L’Arte che comunica Messaggio di un Anonimo
Art that communicates Gospel of the Anonymous
Carmine Mario Muliere
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iamo giunti al settimo anno e vogliamo predisporci materialmente e spiritualmente all’imminente Solstizio di Estate. Vogliamo darci ed offrire uno spunto per meditare giacché Meditazione vuol dire SempliceMente: «studio della mente raccolta a cercare la verità, le ragioni, il senso, gli aspetti celati delle cose». Di questo processo ognuno può comunicare la propria esperienza e condividerla. In altre riflessioni espresse su EQUIPèCO abbiamo avuto modo di proporre l’approfondimento e l’indagine su uno dei nomi di Dio attraverso le antiche lettere che compongono i Testi sacri.
e’ve reached the seventh year and we want to materially and spiritually be ready for the summer solstice. We want to give and offer the starting point to meditate as meditation simply means: «the study of mind in order to find the truth, the reasons, the sense, the hidden aspects of things» of this process anyone can tell and share his own experience. In other analysis expressed on EQUIPèCO we have had the possibility to expose a deeper research on one of God’s names through the classic letters that are part of the Sacred Texts.
Abbiamo parlato del Berešit - (In principio)
We spoke of the Berešit - (At first)
e di uno dei nomi di Dio: He Vaw He Yod
And of one of God’s names: He Vaw He Yod
L’Ebraico si legge da sinistra a destra quindi leggeremo: Yod He Vaw He, il cabalista legge:
Hebrew is read from right to left so we read: Yod He Vaw He, the cabalists reads:
il Padre,
The Father,
la Madre,
The Mother,
l’Androgino cosmico, o Figlio-e-Figlia, creati congiunti schiena contro schiena ma separati nel processo di evoluzione per ricongiungersi faccia a faccia.
The Cosmic Androgyny, or daughter-and-son, created joined back by back but separated during the evolution process to join again face to face.
è la manifestazione primordiale della divinità,
It is the primordial expression of divinity,
la successiva unificazione».1
The subsequent unification.1
Un’altro dei nomi sacri è ELOHYME
Another holy name is ELOHYME
che è «il processo d’auto creazione dell’essere. La coscienza crea l’universo e l’universo crea la coscienza».
that is «the process of self-creation of the human being. The conscience creates the Universe and the Universe creates the conscience».
Le implicazioni insite in queste premesse sono molteplici e mi riportano ad un dono che ho ricevuto il 25 giugno del 1995 da Bruno Berardinone (che per me è piú che un Amico) e sua moglie Sabine a Sant’Elena Sannita (IS), luogo d’origine per entrambi. Si tratta di riflessioni e insegnamenti che un Comunicatore Indiano elargiva ad amici che andavano a trovarlo. Questi hanno redatto quanto hanno recepito in un forma molto spartana – un plico dattilografato in inglese – di cui ho avuto una copia da Bruno e Sabine che mi hanno fornito anche la traduzione italiana come viene riportata qui.
The inborn implications of these preliminary remarks are many and they remind me a gift I received on 25 June 1995 from Bruno Berardinone (that is more than a friend to me) and his wife Sabine in Sant’Elena Sannita (IS), hometown of both. I’m talking about reflections and lessons given by an Indian Communicator to who went to visit him. They have wrote down what heard in a very rough form – a typescript in English in a parcel – of which I received a copy together with a translation in Italian as shown here.
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MESSAGGIO DI UN ANONIMO
Ci sono due movimenti di Una Energia 1. Universo 2. Uomo cioè 1. Non pensante 2. Pensante
L’albero non è creato dal Pensare quindi, l’albero non è Pensiero perciò, l’Universo non è Pensiero.
Quando vedi, non pensi quando pensi, non vedi perciò, Vedere non è Pensare Pensare non è Vedere.
Vedere è un fatto (Verità) ma, Pensare non è Vedere perciò, Pensare non è un fatto.
L’Universo non è pensante l’Uomo è pensante perciò, l’Universo è un fatto (Verità) l’Uomo non è un fatto.
Ci sono 2 movimenti. 1. Universo 2. Uomo cioè, 1. L’Universo è movimento del fatto 2. L’Uomo è movimento del pensare.
GOSPEL OF THE ANONYMOUS There are two movements of One Energy 1. Universe 2. Man i. e., 1. Not Thinking 2. Thinking
Tree is not created by Thinking therefore, Tree is not Thought therefore, Universe is not Thought.
When you are seeing, you are not Thinking When you are thinking, you are not Seeing therefore, Seeing is not Thinking Thinking is not Seeing.
Seeing is Fact (Truth) but, Thinking is not Seeing therefore, Thinking is not fact.
Universe is not Thinking Man is Thinking therefore, Universe is fact (Truth) Man is not fact.
There are 2 movements. 1. Universe 2. Man i.e., 1. Universe is movement of fact 2. Man is movement of Thinking. EdItOrIalE | EdItOrIal - n.24 - 2010 EQUIPèCO
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Riferimenti del mito di Wagner nell’arte di Anselm Kiefer
Wagner's myth references in Anselm Kiefer's art
Luca Maffeo
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’attività pittorica di Anselm Kiefer ha colto e coglie nel suo inesauribile divenire una delle problematiche più avvincenti della recente storia europea a partire dal secondo dopoguerra: l’abbandono dello Stunde Null, grado zero dell’arte tedesca dopo Auschwitz, e la riflessione sulla sua propria identità artistica e culturale. Nato l’8 marzo 1945 a Donaueschingen mentre la città – una delle più popolate dello Schwarzwald sudorientale – era assediata da un’intensa pioggia di bombe alleate, Kiefer vive sin dai suoi primi natali la fine dell’utopia nazionalsocialista e la caduta di quegli dèi che si erano imposti di fare la Germania grande e pura. Questo lo stimolo essenziale e fondante per la ricreazione di un’arte geneticamente germanica e, da qui, l’inizio dell’interrogativo sul ruolo dell’artista e sul gravoso compito di cui si deve fare carico per riportare la tradizione alle sue origini, una volta constatato l’uso improprio e corrotto che l’ideologia hitleriana ne aveva fatto. L’esaltazione della Deutsche Kultur riletta all’interno di un idealistico disegno politico ebbe come conseguenza inevitabile non solo la separazione territoriale di una nazione, ma, ancora più grave, lo smembramento di un’identità popolare viva nel mito letterario, la quale, da quel momento storico, non poté essere vista se non in memoria della peggiore tragedia novecentesca: l’Olocausto. Pensare alla cultura tedesca contemporanea senza l’«elemento ebraico» sarebbe un fuorviante rinnegamento, tanto più per chi come Kiefer non lo guarda con un senso di pietistico compianto, ma lo considera parte integrante dello spirito germanico: «Tutto ciò che c’è di interessante nella poesia e nella filosofia tedesche nasce dalla commistione tra tedeschi ed 8 EQUIPèCO n.24 - 2010 - artE | art
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nselm Kiefer's pictorial activity catches the most enthralling issues of the current European history starting from the second post-war: the abandon of the Stunde Null, zero grade of German art after Auschwitz, and the reflection on its proper artistic and cultural identity. Born on the 8th of March, in 1945 in Donaueschingen while the city – one of the most populated of the South Oriental Schwarzwald – it was besieged by an heavy rain of allied bombs, Kiefer lived since his child wood the end of the national socialist utopia and the fall of those Gods that wanted a great and pure Germany. This is the basic and the establishing stimulus for the rebuilding of an art genetically German and, from now on, the beginning of the questioning on the role of the artist and on the his onerous task of taking back the tradition to its origins, once established the improper and corrupted use that Hitler's ideology has made of it. The exaltation of the Deutsche Kultur read inside an idealistic political plan has been the cause of a nation territorial division, but, even more serious is the split of a folk identity that lives in the literary myth, that, since that historical period, has been considered the memory of the worst tragedy of the twentiethcentury: the Holocaust. Thinking to the German contemporary culture without the «Jewish element» it would be a misleading repudiation, all the more for who like Kiefer does not look at it with a feel of a pitiful lament, but considers it as integral part of the German spirit: «Inside the German poetry and philosophy anything interesting arises from the conjugation between Ger-
Pagina di sinistra_Left page: Anselm Kiefer, Parsifal. Olio, carboncino su sacco di tela, 300×533 cm, 1973
Anselm Kiefer, Brünnhildes-Grane. Olio su xilografia, 242,5×193 cm, 1978 artE | art - n.24 - 2010 EQUIPèCO
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Nicola Artico Arianna Carcano
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na serata insolita direi, quella trascorsa assieme all'artista Nicola Artico. Una personalità forte, ma assolutamente equilibrata e gentile nei modi, un personaggio di ampia cultura artistica, del tutto privo di arroganza o presuntuosità. La sua creatività è sempre attiva, il suo essere fatica a rimanere quieto, anche nei momenti di riposo la mente di Nicola immagina nuovi progetti o possibili evoluzioni dei lavori ai quali sta lavorando. Il suo percorso artistico è molto vario: Nicola da inizio alla sua carriera con la passione per il restauro conservativo, in passato avremmo potuto conoscerlo nelle vesti di restauratore di affreschi presso le storiche chiese di Venezia; successivamente decide di dedicarsi allo studio della tradizione musicale indiana, la sua cultura musicale spazia tra i tradizionali strumenti indiani (le tablas, il tamburo pakwaj e il flauto bansuri). Un’importante fase di vita trascorsa nelle terre americane, esperienza che gli ha permesso di crescere non solo culturalmente ma anche e soprattutto artisticamente ed emotivamente, lo ha aiutato a sviluppare una sensibilità ed un equilibrio che saranno poi fondamentali per lo stile di vita 20 EQUIPèCO n.24 - 2010 - artE | art
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would say unusual, the evening spent with the artist Nicola Artico. A personage of wide artistic culture and strong personality but absolutely balanced and mild-mannered, completely free from arrogance and ostentation. His creativity is always productive, his being is never quiet, even in rest periods, Nicola’s mind is constantly thinking new plans or hypothetical evolutions of his works. His artistic training has been quite varied: Nicola starts his career with the passion for the conservative restoration, in the past we could have met him in the shoes of a frescos restorer in the Venice historical cathedrals; later he dedicates himself to the study of the Indian musical tradition, his musical culture ranges among the traditional Indian instruments (tablas, pakwaj drums and bansuri flutes). An important period of life spent in the American lands, has been an experience of cultural, artistic and emotional development which helped him in developing a sensibility and a balance that will be pivotal for his current life style. It is just starting from the philosophy linked to the Indian music that we can comprehend the meaning of the word «Mutations»,
Nicola Artico, Mutant canvas, Piero Chiambretti; Vittorio Feltri; Oliviero Toscano; Enrico Deaglio. Pagina di sinistra_Left page: Macchina scenica progettata per Life Collection.
al quale deciderà di dedicarsi. È proprio partendo dalla filosofia legata alla musica indiana che si riesce a comprendere il discorso di «Mutazione», che appare nei suoi lavori come passaggio necessario e fondamentale per il compiersi dell'evoluzione del «Dio» che si trova in ognuno di noi e che ci aiuta a cambiare. L'opera più conosciuta di Artico è naturalmente Mutant Canvas, grazie alla quale l'artista ha avuto modo di lavorare accanto ai più noti critici d'arte come Sgarbi e Philippe Daverio, ai più amati personaggi della televisione come Iacchetti e Chiambretti, ed a personalità appartenenti al mondo della politica. Personaggi difficili da avvicinare, soprattutto se con l'intenzione di sottrarre loro del tempo prezioso ma Nicola sembra esserci riuscito senza il minimo sforzo, conquistandoli con simpatia, originalità ed un pizzico di follia. Nonostante gli impegni e la notevole diversità di caratteri e di modalità con le quali ogni singolo personaggio è abituato ad essere trattato, nessuno di loro ha saputo resistere al fascino di un artista così ricco idee, in grado di stupire con arguzia e competenza ogni
that appears in his works as fundamental transition for the accomplishment of the evolution of the «God» that lives in us and that make us changing. The most famous work by Artico is naturally Mutant Canvas, thanks to whom he succeeded in working with art critics as Sgarbi and Philippe Daverio, with the most loved tv characters as Iacchetti and Chiambretti, with personalities of the political world. People hardly approachable and normally impossible to stop, mostly if you ask them part of their time. However, apparently, Nicola succeeded in his task without the minimum difficulty, conquering them with his liking, originality and a tweak of craziness. Despite their engages and the considerable difference in characters and conditions that each character is normally accustomed to, no one of them refused the fascination of an artist so full of ideas, able to enchanting with his wit and competence every moment spent with him. artE | art - n.24 - 2010 EQUIPèCO
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L’Istituto Polacco di Roma e il Museo d’Arte Moderna di Varsavia presentano la mostra
The Polish Institute in Rome and the Museum of Modern Art in Warsaw present the exhibition
VEDO COSE CHE NON CI SONO
I SEE THINGS THAT ARE NOT THERE
25 maggio - 10 settembre 2010
25 May - 10 September 2010
Evento speciale - Conferenza: Sebastian Cichocki e Ana Janevski I primi anni: 2005–2014. Il caso del Museo d’Arte Moderna di Varsavia mercoledì 26 maggio
Side-Event - Conference: Sebastian Cichocki and Ana Janevski The Early Years: 2005-2014. The case of the Museum of Modern Art in Warsaw Wednesday, 26 May
Wojciech Bakowski, Tania Bruguera, Oskar Dawicki, Aneta Grzeszykowska, Sanja Ivekovic, Deimantas Narkevicius, Agnieszka Polska, Katerina Seda, Piotr Uklanski Rd
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l museo, in quanto strumento istituzionale, contribuisce sia alla creazione e fissazione di canoni storici sia al loro oblio. Gli oggetti artistici, insieme alle narrazioni che li accompagnano, investiti dai meccanismi di legittimazione del potere e del prestigio, tra allestimenti in sale espositive e depositi nei magazzini, trovanoil proprio posto all’interno o al di là della storia. La mostra è un breve racconto del museo di Varsavia, della sua creazione ancora in corso, attraverso opere prodotte dal museo e/o che fanno parte della collezione. Uno sguardo speciale nella mostra è rivolto difatti al bisogno compulsivo delle istituzioni artistiche di accumulare oggetti, partecipando, di consequenza, alla stesura e alla redazione sia della storia dell’arte che della storia in senso generale. Le opere selezionate per questo progetto, mettono in questione le narrazioni storiche ufficialmente in vigore e la costruzione di biografie individuali. Gli artisti, utilizzando strategie manipolative, propongono il che cosa e il come debba essere ricordato, indipendentemente dal fatto che si tratti della retorica obbligatoria del popolo eletto (Uklanski) o di mitologie private (Bakowski, il cui lavoro – che per l’artista costituisce un monumento dedicato alla conversazione con un amico – dà il titolo all’intera mostra). Il Museo d’Arte Moderna di Varsavia, una delle più giovani istituzioni artistiche in Europa (creata nel 2005), può vantare già un’intensa attività espositiva e produttiva, pur non avendo ancora una sua propria sede. Le opere prodotte si riferiscono principalmente al contesto locale e alle transformazioni politico-sociali degli ultimi vent’anni. La collezione contribuisce già alla riscrittura della storia dell’arte più recente, rispetto alla quale trovano un’appropriata collocazione, nel panorama internazionale, artisti dimenticati o misconosciuti dell’Europa Centrorientale. L’apertura di VEDO COSE CHE NON CI SONO, presso l’Istituto Polacco di Roma, costituisce una prova di strategie istituzionali e, non a caso, coincide con l’apertura del MAXXI - Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo. Allo stesso tempo si tratta di una postilla al dibattito internazionale sul futuro e sulla missione dei musei pubblici. La mostra è a cura Sebastian Cichocki e Ana Janevski, curatori del Museo d’Arte Moderna di Varsavia. Produzione: Katarzyna Karwanska.
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ith the help of institutional structures such as museums we learn to remember and to fix historical canons, but we also improve in the art of oblivion. The objects as well as their accompanying narratives find a place inside or beyond history and are mixed with the help of defensive displays, rotation between the showroom and the warehouse, and the strength of involvement in mechanisms of legitimization of power and prestige. The exhibition is a short story about museums and their compulsive and also capricious need of collecting objects - a feature that distinguishes these institutions as a building tool for writing and drawing on both history and art history. The works in this show refer to the process of distortion of the most popular historical narratives of today and the methods of reporting individual biographies. The artists, who are aware of the strategies adopted in museums, make a manipulation of language and memory. In doing so, they anticipate what and how should be remembered, either in the case of the obligatory rhetoric of the chosen people (Uklanski) or in private mythologies (Bakowski, whose work - considered a monument dedicated to a conversation between the artist and a friend - gives the title to the entire show). The exhibition mainly consists of works from the Museum’s collection. The Museum of Modern Art in Warsaw is one of the youngest art institutions in Europe (established in 2005) which has already developed an intensive program of exhibitions, although it does not have its own permanent building yet. The Museum, among other activities, contributes actively to the production of new works referring to its local environment and political and social transformations taking part in rewriting the recent history of art, in which forgotten or misunderstood artists from Central and Eastern Europe find a place within the international art history canon. The opening of the exhibition I SEE THINGS THAT ARE NOT THERE at the Polish Institute in Rome offers visitors a taste of high-level institutional strategies and, not surprisingly, it coincides with the Roman opening of MAXXI - National Museum of XXI Century Arts. At the same time this show is an addendum to the international debate on the future and mission of public museums. The exhibition is curated by Sebastian Cichocki and Ana Janevski, Curators, Museum of Modern Art in Warsaw. Production: Katarzyna Karwanska.
Piotr Uklanski, Untitled (Ioannes Paulus PP.II Karol Wojtyla), 2004 color photograph, 200×174,9 cm artE | art- n.24 - 2010 EQUIPèCO
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Miriam Secco Nila Shabnam Bonetti
Kathèuda Le quattro figure dormienti The four figures dormant Rd
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athèuda è una performance d’arte contemporanea, rivolta al pubblico dei passanti, che ha avuto luogo mercoledì 26 maggio 2010 a Milano, dalle ore 17.00 alle 19.00 in via Dante (presso Largo Cairoli), Galleria Vittorio Emanuele II, Piazza Fontana e Piazza Sant’Eustorgio. Si tratta di quattro figure femminili dormienti (sdraiate, immobili), ognuna delle quali è stata presente in uno dei quattro punti menzionati della città. Le figure scelte rappresentano quattro passaggi importanti nella vita della donna: primo ciclo mestruale (Menarca), matrimonio, parto, lutto. Ognuna di queste figure è riconducibile alle stagioni, in un tentativo di riconnessione delle «cerimonie dei passaggi cosmici alle cerimonie di passaggio umane» (Arnold Van Gennep, I riti di passaggio). Ognuna della figure è strettamente legata all’ambientazione architettonica in cui è inserita. Il colore dell’abito che indossano ha un preciso significato. Il Menarca, in abito rosso, via Dante, la rinascita della natura e la maturità sessuale; fa da sfondo il Castello Sforzesco che richiama una dimensione fiabesca, legata ancora all’infanzia. Il Matrimonio, in abito bianco, la donna che raggiunge la piena maturità emotiva e sessuale, nella Galleria Vittorio Emanuele II, al centro dell’intersezione delle due braccia della struttura, come l’incontro della donna con l’amore, un luogo coperto e protetto dalle intemperie, così come l’unione coniugale è fonte di protezione e sostegno. La Gravidanza, abito verde, in Piazza Fontana, l’acqua come fonte di vita. La figura che si confronta con il Lutto, abito nero, la natura si addormenta. Il luogo scelto è stato piazza Sant’Eustorgio con sfondo la Basilica intitolata al santo, luogo sacro, di raccoglimento e riflessione, abbandono e conforto nella fede, chiusura del ciclo esistenziale. Nelle varie stazioni della performance era presente un testo di presentazione dell’evento. 40 EQUIPèCO n.24 - 2010 - artE | art
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athèuda is a performance of contemporary art took place on May 26 in Milan for to the passersby. This performance is an artistic and anthropological reflection about rite of passage in the modern society. It was conceived by the artist Miriam Secco and curator Nila Shabnam Bonetti of Cultural Association Laboratorio Alchemico, based in Milan. By the wonderful architectural background of Via Dante, Galleria Vittorio Emanuele II, Piazza Fontana and Piazza Sant’Eustorgio, four sleeping women laid in the ground (one for each place) representing some important passages in the female life: menarche, bride, pregnant, mourning. Each character recalls a different season, trying to reconnected the ceremony of cosmic passage to the ceremony of human passages, as Arnold Van Gennep says in his book Rites of passage. Each of them wears clothes whose color has a specific mean: red dress for first menstruation, in Via Dante, is the revival of nature and the sexual maturity, the Castello Sforzesco in the background recalls a fable dimension of lost childhood; the bride in the white dress represents the top emotive and sexual maturity, protected from bad weather by the intersection of the wings of Galleria Vittorio Emanuele II, as the conjugal union gives support and protection; the pregnant woman wears green clothes near the fount of water that beget life in Piazza Fontana; and finally the character in black that lies in front on the church of Sant’Eustorgio, confronts herself with death and mourning, as closing the cycle of existence.
Nila Shabnam Bonetti e Miriam Secco, Kathèuda – Menarca_Menarche, 2009, stampa fotografica, 50×70 (3 + 2 p.a.) Courtesy delle artiste
Nila Shabnam Bonetti e Miriam Secco, Kathèuda – Sposa_Bride, 2009, stampa fotografica, 50×70 (3 + 2 p.a.) Courtesy delle artiste
Nila Shabnam Bonetti e Miriam Secco Kathèuda – Gestante_Pregnat, 2009, stampa fotografica, 50×70 (3 + 2 p.a.) Courtesy delle artiste
Nila Shabnam Bonetti e Miriam Secco Kathèuda – Lutto_Mourning, 2009, stampa fotografica, 50×70 (3 + 2 p.a.) Courtesy delle artiste
Progetto_Project: Miriam Secco - Nila Shabnam Bonetti Organizzazione_Organization: Associazione Culturale Laboratorio Alchemico Milano, Via Palmieri 19 Patrocinio_Legal aid: Comune di Milano. Sponsor San Carlo SpA Ringraziamenti_Thanks: Giada Nossa, Elena Cattaneo, Stefania Testagrossa, Carlotta Origoni, Stefano Grassi, Famiglia Locatelli, Federica Fugazza. artE | art - n.24 - 2010 EQUIPèCO
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Philip Taaffe Disvelamenti/Unveilings a cura di_curated by Vittoria Coen Rd
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opo la recente mostra tenutasi alla Galleria Gagosian di New York, la personale a Pieve di Cento (25 giugno 30 settembre 2010) consente di ripercorrere le tappe più importanti del lavoro di Taaffe. Con circa quaranta dipinti di medie e grandi dimensioni che abbracciano un arco temporale compreso fra la seconda metà degli anni ’80 e il 2009 si attraversa la vita del pittore nelle sue diverse stagioni artistiche. Diviso tra una ferma volontà di astrazione e una piena ricchezza della forma Taaffe si allontana da un linearismo formale avvicinandosi via via ad atmosfere formali, articolate e varie. Lo spazio poetico di Philip Taaffe è popolato da elementi geometrici, da soggetti ispirati al mondo animale e da un biomorfismo diffuso che crea complessi e articolati effetti ottici. Tra le opere provenienti da importanti collezioni è esposto Harlequin, del 1988, una composizione geometrica che gioca tra i pieni e i vuoti dove è ravvisabile quasi una silloge dei numerosi fattori che caratterizzano l’arte di Taaffe: un grande equilibrio compositivo, un’attenzione volta ai toni cromatici, le forme geometriche allineate, ma sempre rigorosamente modulate, quasi sino a sfociare in una insospettata tridimensionalità. Con la mediazione di letture accurate di testi di storia naturale del diciannovesimo e ventesimo secolo, Taaffe si interessa al mondo animale e vegetale. Tipico delle opere degli anni ’90 è il motivo del serpente, diabolico e divino al contempo nel suo movimento così articolato. Taaffe lo eleva a simbolo di una vita naturale che sente di poter indagare nella sua complessità con il contributo costante del colore nell’assoluta libertà delle forme. In esposizione anche Passage III (Rainbow Fish), del 1998, dove l’artista rappresenta il mondo sommerso e popolato di stelle marine e pesci variopinti. Si trova in Taaffe un legame armonioso fra astrazione geometrica e forme organiche ben definite, grazie al quale nelle immagini di diatomee e rettili si scoprono altre nascoste simmetrie del tutto esterne. In Disvelamenti/Unveilings si legge un reale desiderio di indagare e di estrarre i motivi che sono nella natura come nella tradizione artistica, forse un tentativo di trovare ordine nelle forme che sono anche manifestazioni di vita reale e dunque natura e cultura assieme, microcosmi che non escludono analogie e armonie con un ordine del macrocosmo. Come scrive Vittoria Coen, curatrice della mostra: «Da una miniera di informazioni che si suppone inesauribile le atmosfere brulicanti di segni prima o poi finiranno con lo scoprire ciò che vi si nasconde dentro, perché c’è un incessante inseguirsi, senza fine, del superficiale e del profondo, della forma e dell’informe, dell’essere e dell’apparire, un dialogo fra il sensibile e il suo versante più strettamente estetico». PHILIP TAAFFE nasce nel 1955 nel New Jersey. Tra il 1988 e il 1991 vive a Napoli dove lavora con la galleria di Lucio Amelio. Le sue opere si trovano nei musei più importanti quali il MOMA di New York, il Whitney Museum of American Art di Philadelphia, il Guggenheim Museum e il Reina Sofia di Madrid.
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fter the recent exposition that took place at the Gagosian Gallery in New York the personal one at Pieve di Cento gives us the chance to understand the most important phases of Taafee’s work. With about 40 paintings of medium and big size that have been painted between the mid 80s and 2009 we can analyze the artist’s life and his different artistic seasons. Being divided between abstractionism and a full richness of shape he leaves behind a formal linearism creating formal, articulate and various atmospheres. Philip Taaffe’s poetic space is full of geometric elements, characters inspired by animals and a spread bio morphologythat creates complex and articulate optical illusions. Among the works coming from important collections we find Harlequin, 1998, a geometric composition playing between full and empty where we can notice nearly a sylloge of many factors that are part of Taaffe’s art: a great compositional balance, a particular attention to colour shades, aligned geometric shapes always rigorously modulated nearly becoming surprisingly tridimensional. Through the analysis of texts on natural history of the XIX and XX century Taaffe gets interested in the animal and vegetal world. Typical of his works in the 90’s is the snake pattern, diabolic and divine at the same time with his articulate movements. Taaffe makes it a symbol of a life that he feels he can analyze with the help of colors and an absolute freedom of shape. Exposed is even Passage III (Rainbow fish), 1998, where the artist represents an underwater world full of starfishes and multicolored fish. Analysing Taaffe we can see an harmonic merge of geometric abstractionism and well defined organic forms thanks to which behind the diamond like and reptile images we can see other hidden unrelated symmetric ones. In Disvelamenti/Unveilings we can see an eager desire to investigate and to analyze natural elements that are part of art tradition maybe an attempt to find an order to those forms that are a demonstration of real life so nature and culture together, microcosms that to not exclude harmonies and analogies with an order of the macrocosm. As Vittoria Coen, curator of the exposition, writes: «From a gold field of information that is supposed to be never ending the atmospheres are full of symbols and sooner or later we will find out what is inside because there is an unstoppable chasing of superficial and deep, of shape and unshaped, of being or appearing, a dialogue between sensitive and the more aesthetic side». [Translated by Anthony Spigone] PHILIP TAAFFE was born in 1955 in New Jersey. He has lived and worked in Naples at the Lucio Amelio gallery between 1988 and 1991. His works are exposed at the most important museums around the world like the MOMA in New York, the Whitney Museum of American Art in Philadelphia, the Guggenheim and the Reina Sofia in Madrid.
Philip Taaffe, Bizerte, 2009, tecnica mista su tela, 108,4×108,4 cm. Pagina di sinistra_Left page: Chorisia Speciosa, 2007, olio su tela, 98×127 cm. artE | art - n.24 - 2010 EQUIPèCO
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ONE MINUTE TREE Progetto d’arte per l’inaugurazione del Giardino di Pianamola Opening of The Garden of Pianamola, Inaugural Exhibition and Roundtable 30 Maggio_May 2010 Curatore_Curator Elisa Resegotti
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lisa Resegotti è lieta di annunciare l’inaugurazione del Giardino di Pianamola Nature and Art Projects con una mostra e una tavola rotonda. L’obiettivo è promuovere un programma d’approfondimento della relazione tra arte, paesaggio e natura attraverso progetti in collaborazione con artisti, curatori, collezionisti, galleristi, istituzioni, giardini e musei e la partecipazione ad eventi internazionali. La mostra One Minute Tree presenterà opere create per l’occasione da artisti italiani ed internazionali ed avrà come tema centrale la percezione dell’albero. Artisti: Paola Babini, Krzysztof Bednarski, Jacopo Benci, Violeta Caldrés, Silvia Camporesi, Manuel Casimiro, Anne Demijttenaere, Antoine Des Jardins, Theo Eshetu, Martin Figura, Alexandra Hughes, Abbas Kiarostami, Hans-Hermann Koopmann, Regine Körner, Maria Korporal, Ariane Michel, Sarah Oberrauch, Silvio Pasqualini, Luisa Rabbia, Rivka Rinn, Seifollah Samadian, Benedetta Scatafassi, Stefano Scheda, Silvia Stucky, Dora Tass, Tamara Triffez. One Minute Tree sarà una pausa nella natura dopo una settimana d’eventi a Roma in occasione di Roma Contemporary e dell’apertura del MAXXI, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo. One Minute Tree aprirà con la presentazione del giardino da parte della scrittrice Pia Pera, dell’architetto paesaggista Sofia Varoli Piazza e del botanico e studioso di flora spontanea Enrico Scarici. Nell’anfiteatro sotto le grandi querce, una tavola rotonda riunirà artisti e studiosi per discutere dell’importanza di leggere il paesaggio attraverso la sua storia, preservando tradizioni e saperi: un viaggio nel tempo e nello spazio, dove l’artista interviene a dare un nuovo senso di bellezza alla natura, in opposizione alla visione di degrado che permea la società contemporanea. Partecipanti alla tavola rotonda: Laura Barreca, curatrice, Paolo Camilletti, architetto, Luca De Troia, Giardino Hortus Unicorni, Julie e Pierre Higonnet, collezionisti e galleristi, Dr. Jonathan Lahey Dronsfield, filosofo, Lauro Marchetti, Curatore Giardino di Ninfa, Pia Pera, scrittrice, Joanna Przybyla, artista, Giusto Puri Purini, architetto, e altri. Il Giardino di Pianamola è situato a 50 km a nord di Roma nel cuore di un paesaggio etrusco, con vista sul Lago di Bracciano e sul mare. Negli ultimi quindici anni Elisa Resegotti ha ripristinato il profilo di un declivio massacrato dalle ruspe, dissotterrando massi, veri monumenti naturali, disegnando sentieri e terrazze, recuperando la flora autoctona. Oltre ad aver distribuito e prodotto film per molti anni ha curato mostre in Italia e all’estero. Tra le più rilevanti: Sulle strade di Kiarostami, allestita nel 2003 alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino e in seguito in importanti musei in tutto il mondo. La collaborazione con Kiarostami, vero paladino della “forza del paesaggio”, continua a tutt’oggi e l’artista iraniano ha appena terminato un video per One Minute Tree. Tra le altre mostre: nel 2006 Miti portoghesi di Manuel Casimiro alla Cittadella della cultura di Bari e nel 2009 durante la manifestazione “Rome Contemporary” Panìco Pànico di Hans-Hermann Koopmann per Giardino Segreto. Anche le opere della collezione privata evidenziano come l’interazione con gli artisti abbia contribuito alla creazione del giardino e viceversa. Un esempio è l’artista polacco Krzysztof Bednarski di cui è collezionista sin dagli anni Ottanta e che ha appena vinto il concorso per la realizzazione del monumento a Frederyk Chopin nello Schweizer Park a Vienna. Elisa Resegotti - Nature and Art Projects: Il Giardino di Pianamola - www.pianamola.org Mary Mc Caughey - English Garden Lounging - www.englishgardenlounging.com Foto: courtesy Elisa Resegotti.
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lisa Resegotti is delighted to announce One Minute Tree, an exhibition and roundtable that creates an opportunity to investigate the relationship between art, landscape and nature. One Minute Tree is the inaugural Event of The Garden of Pianamola: Nature and Art Projects, an ongoing programme of Artists’ Projects and Commissions in the Garden. Nature and Art Projects will create a platform for the appreciation of the art of the garden through collaboration with artists, collectors, galleries, museums and gardens and participation in international art events. The exhibition One Minute Tree will present new artworks specially created for the Exhibition by both Italian and International artists with a relationship to this beautiful garden, set within the stunning Etruscan landscape, overlooking Lake Bracciano and the Mediterranean Sea. One Minute Tree offers refreshment after a week of Events in Rome coinciding with Roma Contemporary and the opening of the National Museum of 21st Century Arts (MAXXI). Artists: Paola Babini, Krzysztof Bednarski, Jacopo Benci, Violeta Caldres, Silvia Camporesi, Manuel Casimiro, Anne Demijttenaere, Antoine Des Jardins, Theo Eshetu, Martin Figura, Alexandra Hughes, Abbas Kiarostami, Hans-Hermann Koopmann, Regine Körner, Maria Korporal, Ariane Michel, Sarah Oberrauch, Silvio Pasqualini, Luisa Rabbia, Rivka Rinn, Seifollah Samadian, Benedetta Scatafassi, Stefano Scheda, Silvia Stucky, Dora Tass, Tamara Triffez. One Minute Tree opens with a presentation by writer Pia Pera, followed by a tour of the garden led by architect and garden historian Sofia Varoli Piazza and by botanist Enrico Scarici, expert in spontaneous flora. Then, under the oak trees in the amphitheatre, a roundtable will discuss the importance of reading the landscape through its history, preserving its tradition and wisdom: a travel through space and time where the contemporary artist contributes to a new perception of beauty in nature. Roundtable speakers include: Laura Barreca, Art curator, Paolo Cammilletti, Landscape Architect, Luca De Troia, Julie e Pierre Higonnet, collectors and gallerists, Art Garden Hortus Unicorni, dr. Jonathan Lahey Dronsfeld, Philosopher, Lauro Marchetti, Curator Giardini di Ninfa, Pia Pera, Writer, Joanna Przybyla, artist, Giusto Puri Purini, Architect. Elisa Resegotti over the past 15 years has been recovering the garden’s spontaneous flora, reshaping its hill slopes, uncovering stones to build paths and planting trees. After having worked extensively in film, both as a producer and distributor, she has curated exhibitions in Italy and abroad – among the most significant On the Roads of Kiarostami, at the Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, in Turin in 2003 and in other prestigious museums worldwide. Her collaboration with Kiarostami, one of our greatest advocates of the power of the landscape, has continued for two decades and the Iranian artist just finished a new video work, for One Minute Tree. The Garden of Pianamola - Nature and Art Projects: One Minute Tree Press Release Among other exhibitions Elisa has also curated Portuguese Myths of Manuel Casimiro in 2006 at the Cittadella della Cultura in Bari and Hans-Hermann Koopmann’s exhibition Panìco Pànico in 2009 at Giardino Segreto during Rome Contemporary. The guests will be able to view works in the Garden of Pianamola Private Collection and see how Elisa’s interaction with the artists informs the creation of her garden and vice-versa. One example is Polish artist Krzysztof Bednarski whose works Elisa has been collecting since the 1980s and who has just won the commission to create the Chopin monument in Vienna. Address: The Garden of Pianamola is a private garden located 3 km outside Bassano Romano village less than one hour from Rome. Photo: courtesy Elisa Resegotti. PrOgEttI | PrOjECts - n.24 - 2010 EQUIPèCO
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Poème Èlectronique, opera del futuro
Poème Èlectronique, artwork of the future
Il Poème èlectronique, progettato da Le Corbusier per l’Esposizione Universale di Bruxelles del 1958, è stata una delle prime opere multimediali della storia per la quale fu costruito un ambiente architettonico in cui la tecnologia elettronica consentiva di integrare in modo innovativo, spazio, immagini, luci e suoni.
The Poème èlectronique, conceived by Le Corbusier for The Brussels World Fair in 1958, was one of the first multimedia works of art in history. For this project, an architectural environment was constructed, in which electronic technology allowed the innovative integration of space, images, light, and sound.
Silvia Lanzalone
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a Royal Philips Electronics of the he Royal Philips Electronics of Netherlands (Koninlijke Philips the Netherlands (Koninlijke Electronics N. V.) volle realizzare, in Philips Electronics N. V.) wanted to occasione dell’Expo di Bruxelles del create, for the Expo of Bruxelles in 1958, una dimostrazione dei nuovi 1958, an exhibition of their new prodotti per la trasmissione della products for the transmission of luce e del suono all’interno di un amlight and sound in a specially made biente architettonico appositamente environment. The planning of this progettato. La scelta di affidare la work of art, to be designed with progettazione di un’opera d’arte these products, was entrusted to a realizzata con tali prodotti ad un artop contemporary architect, Le Cortista contemporaneo del calibro di busier, a winning choice. In fact, his Le Corbusier, fu vincente. La sua aesthetics included expressive sympoetica comprendeva contenuti bols that used the artistic potential simbolici ed espressivi che si integraand power of the technology, perrono perfettamente con la versatifectly integrating it to achieve a lità, il potenziale artistico ed il great impact on the public for the potere suggestivo della tecnologia company. The project Poème èlecimpiegata, ottenendo un grande imtronique was seen by Le Corbusier patto pubblicitario per l’azienda. Il as an opportunity to concretely exprogetto del Poème èlectronique fu periment with his own ideas, creatvisto da Le Corbusier come un’occaing a convergence of all the sione per sperimentare in concreto perceptual systems, united in one le proprie intuizioni sulla converartistic work, formed by a combinagenza dei diversi fenomeni percettion of colors, lights, symbols, abPoème èlectronique, Edgard Varèse e Willelm Tak nello studio di Eindoven. tivi in uno spettacolo d’arte unitario, stract forms, architectural Poème èlectronique, Edgard Varèse and Willelm Tak in the studio in Eindoven. formato da combinazioni di colori, environment, music composed of luci, immagini simboliche, forme electronic sounds, and movement in astratte, ambiente architettonico, musica composta da suoni elettronici the space. The celebration of the economic power and the products of in movimento nello spazio. La celebrazione della potenza economica e a great industry was transformed, both cleverly and miraculously, into a dei prodotti di una grande industria si trasformò, tanto abilmente quanto bold representation of the aesthetic ideals and philosophy of a great miracolosamente, in un’audace rappresentazione delle idee estetiche e artist. Le Corbusier entered his contract with Philips in October 1956. filosofiche di un grande artista. Il contratto per Le Corbusier fu stipulato dalla Philips nell’ottobre del 1956. Il progetto architettonico fu realizzato utilizzando le proporzioni tratte dalla forma stilizzata dello stomaco: i visitatori sarebbero entrati da una parte del padiglione, avrebbero seguito lo spettacolo lungo un percorso prestabilito, e sarebbero poi usciti dalla parte opposta dell’edificio, come se fossero stati evacuati, ma anche evidentemente trasformati nello stomaco attraverso le immagini, le luci ed i suoni dell’opera d’arte, fortemente pregnante di significati e forza espressiva. Furono utilizzati i nuovi sistemi di simulazione dello spazio acustico realizzati dalla Philips già dal 1956, quali la riverberazione artificiale, in grado di simulare ambienti acustici cangianti in dimensioni e caratteristiche di assorbimento, e la diffusione multicanale, in grado di simulare il movimento di sorgenti sonore da diverse direzioni. La realizzazione di tali effetti acustici richiese l’impiego di particolari superfici a curvatura variabile dette paraboloidi iperbolici, che potevano risolvere contemporaneamente sia i problemi tecnici 48 EQUIPèCO n.24 - 2010 - sOUnd dEsIgn
The architectural part of the project was created using the proportions derived from the form of the stomach. Visitors would enter one side of the pavilion, follow the exhibition along a predetermined path, and then exit out the other side of the building, as if they were evacuated, but also transformed in the stomach passing through the images, lights, and sounds of the artwork, overflowing with meaning and expressive power. New simulation systems of acoustic space were already being used by Philips in 1956, these being artificial reverberation, able to simulate acoustic environments with various dimensions and characteristics of acoustic absorption, and the multi-channel diffusion, able to simulate the movement of sound sources in different directions. The creation of these acoustic effects required the use of a special surface with variable curves called parabolas and hyperbolas that could create the correct conditions for the perception of both the music and the images. Showing the pro-
Poème èlectronique, due pagine del copione definitivo di Le Corbusier realizzato con la collaborazione di Jean Petit, con alcune correzioni effettuate durante l’installazione dello spettacolo.
Poème èlectronique, two pages of the definitive script by Le Corbusier created in collaboration with Jean Petit, with some corrections made during the installation of the exhibition.
legati alla percezione della musica, che delle immagini. Per rendere visibili le proiezioni da qualsiasi parte della sala e realizzare una sensazione avvolgente anche dal punto di vista visivo, furono realizzate pareti concave e convesse molto alte con funzione di schermo, sulle quali le imponenti immagini potevano essere efficacemente deformate in modo da slanciarsi anche verso l’alto, lungo tre cuspidi che creavano dei sorprendenti «punti di fuga».
jections all over the room gave the feeling of being completely surrounded by the artwork. The walls were very tall, some concave and some convex, functioning as screen on which the images shown could be distorted, being thrown towards three cusps, which created surprising «vanishing points».
Nel giugno del 1956 Le Corbusierproposea Varèse di realizzare la musica per lo spettacolo lavorando in stretta collaborazione con lui, in modo da realizzare un perfetto sincronismo tra suoni ed immagini. Tuttavia, dopo una prima fase in cui i due artisti tentarono di coordinare i loro rispettivi percorsi, la distanza e i numerosi impegni fecero sì che, quando nel settembre del 1957 Varèse iniziò il suo soggiorno a Eindoven per la realizzazione della musica presso lo studio predisposto dalla Philips, Le Corbusier non poté essere presente. Una volta ultimato il progetto, la realizzazione del padiglione fu affidata all’ingegnere costruttore H.C. Duyster, direttore della ditta belga N. V. Strabed, che inventò uno speciale sistema di costruzione dell’edificio, consistente nella produzione di più di duemila lastre di cemento della grandezza di circa 1 m2 la cui curvatura fu ottenuta facendole seccare su mucchi di sabbia precedentemente modellati. Le lastre vennero poi sorrette da due tele di cavi d’acciaio, una interna ed una esterna, messe in tensione tramite tendicavi: l’edificio era come una grande tenda interamente autoportante. L’architetto e musicista Iannis Xenakis, insieme al consulente per la parte acustica Willem Tak, si occupò del progetto per la collocazione di 350 altoparlanti, di cui 300 per le frequenze medio-acute e 50 per i suoni gravi. I diffusori delle frequenze medio-acute furono collocati direttamente sulle pareti del padiglione ed inseriti parzialmente al loro interno, in modo da integrarsi con esse; furono disposti in gruppi compatti (in alto, sopra l'ingresso e l'uscita dell'edificio e sopra le tre cuspidi), oppure in gruppi dispersi, come congiungimento dei precedenti, per consentire la realizzazione di percorsi di movimento del suono, denominati «routes du son» (strade del suono), lungo le armature dell'edi-
In June 1956, Le Corbusier invited Varèse to create the music for the exhibition, planning on collaborating closely together to create synchrony between the sounds and the images. During the first phase the artists attempted to coordinate their respective paths, but they were unsuccessful with the distance and numerous obligations.In September of 1957, Varèse began his stay in Eindhoven for the production of the music in the studio arranged by Philips. Le Corbusier wasn’t able to be present. Once the plan for the project was complete, the creation of the pavilion was entrusted to engineer and builder H.C. Duyster, director of the Belgian company N.V. Strabed, which invented a special system of construction for the building, consisting of the production of more than two thousand slabs of concrete, with a width of one meter. The curve was obtained by letting the concrete dry on piles of sand previously molded into the desired shape.Once in place, two steal cables, one internal and one external, strained between tension cables, supported the slabs. The building looked like a giant, completely freestanding curtain. Architect and musician Iannis Xenakis, together with acoustics consultant Willem Tak, planned the placement of 350 loudspeakers, 300 of which were for medium-high frequencies and 50 for low sounds. The speakers for the medium-high frequencies were integrated with the walls, inserted partially inside; they were placed in dense groups (up high, above the entrance and exit and the three cusps) and also scattered about, as if connecting the previous groups to produce paths of movement with the sound, called «routes du son» or «paths of sound», horizontally placed along the building’s framework. To allow the perfect synchrony of lights, sounds, and images, a complex mechanism of commutation was studied, sOUnd dEsIgn - n.24 - 2010 EQUIPèCO
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Museo Stibbert Museum Francesco Civita
Veduta del Museo Stibbert dalla parte del parco. Stibbert Museum garden-side. Ritratto di Frederick Stibbert (1838-1906). F.Stibbert’s (1838-1906) Portrait. Pagina di destra_Right page: Veduta Neo-gotica del Museo Stibbert. Stibbert Museum Neo-Gothic garden-side façade detail.
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l Museo Stibbert è uno dei luoghi più affascinanti e inaspettati di Firenze. In una casa-museo realizzata dal suo proprietario, Frederick Stibbert (18381906), sono raccolte e disposte secondo un allestimento emozionante e scenografico, le eccezionali collezioni che egli ha lasciato alla sua morte alla Città, tra queste una straordinaria collezione di armi ed armature, oggetti d’arte e di vita quotidiana della civiltà europea, islamica ed estremo orientale, in particolare giapponese. È la testimonianza del gusto e dell’intelligenza di un individuo e insieme rappresenta la sintesi dei più alti valori culturali del secolo scorso: interesse per il passato, esaltazione dell’arte e passione per l’esotico. La villa che Stibbert possedeva alle pendici dei colli fiorentini venne da lui trasformata in castello neogotico, con ampi ambienti a piano terreno pensati per ospitare le collezioni nella successione e nella forma scenografica da lui ideata. L’altra parte dell’edificio accoglie gli sfarzosi appartamenti privati, arredati e decorati secondo i criteri ottocenteschi, che assegnavano ad ogni ambiente la rievocazione di uno stile: Neorinascimentale per il salone da ballo, Rococò per i salottini, Impero per le camere da letto. Lo stesso gusto eclettico, la stessa curiosità per il passato e l’esotico caratterizza il parco che circonda la villa. Boschetti, padiglioni, statue, false rovine e un piccolo tempio egiziano scandiscono o sono la meta di percorsi naturalistici-evocativi apparentemente casuali: una visione romantica del giardino che rappresenta un’ulteriore adesione di Stibbert all’ambiente culturale del tempo. 62 EQUIPèCO n.24 - 2010 -MUsEI_MUsEUMs
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he Stibbert Museum is one of the most fascinating and unexpected places in Florence. In a house-museum realized by his owner, Frederick Stibbert (1838-1906), they are collected and prepared according to an exciting preparation, the exceptional collections that he has left to his death to the town, among these an extraordinary collection of weapons and armours, objects of art and daily life of the European, Islamic and far east, particularly Japanese civilization. It is the testimony of the taste and the intelligence of a single man and as a whole it represents the synthesis of the tallest cultural values of last century: interest for the past, exaltation of the art and passion for the exotic one. The villa that Stibbert possessed to the slopes of the Florentine hills was by him transformed into a neo-gothic castle, with ample room environments terrestrial thought to show at ground floor the collections in the succession and in the show form by him conceived. The other part of the building welcomes the sumptuous private apartments, furnished and decorated according to the nineteenth-century criterions, that assigned to every environment the evocation of a style: neo renaissance for the dance room rococo for the parlors, empire for the bedrooms. The same eclectic taste, the same curiosity for the past and the exotic characterizes the park that surrounds the villa. Groves, tents, statues, false ruins and a small Egyptian temple are scanning or are apparently the destination of casual naturalistic-evocative runs: a romantic vision of the garden that represents a fur-
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