EQUIPèCO RIVISTA di
Anno I n. 1-2 Autunno-Inverno 2004 - € 10,00
CARTE
trimestrale di ricerca e documentazione artistica e culturale_www.rivistadiequipeco.it
LABORATORIO DI MESSAGGI_ARTI VISIVE_IDEE
EQUIPèCO
RIVISTA di
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Fondata e diretta da Carmine Mario Mulière
REDAZIONE AMMINISTRAZIONE PUBBLICITÀ 00030 S.Cesareo (RM) - C.P. 49 - Via Donnicciola 25 - telefono + fax 06 9570723 -
Collaboratori di questo numero
Anno I n.1-2 Autunno-Inverno 2004
SOMMARIO
co es no c ri an Fr and a Luciano i M es De Belvis Po Architettura
Gianni Scialanga Paesi
G ia Cr nlu u Q cia ca u n è i ello i n a ch l to e
re liè ale u M nn a Bie ur 7. itett ch Ar
Arte Alice Orlandi R. Dadd
Testa Vin Laura Durer e c o e i n l’alchimia d A au ga dino zo Czl zen A lfi str a olo Me e t za gia r Aien c S dio a au zeng l C az M ola u a Sc an m Ro
Pirofilo Racconto
Ed i to ria le
to us to n i g Au tran as M sica u M tica An
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udio ga ClaMazzensi Versi Ver di-
GianFranco Cruciani Teatro
Mulière Vizi&Virtù MailArt
Direttore responsabile: Carmine Mario Mulière. Grafica e impaginazione: mcm art&copy. Stampa: Grafiche effesei, Grosseto. Abbonamento: annuale (4 numeri) € 34,00 Estero: € 54,00 e può decorrere da qualsiasi numero. Versamento Conto BancoPosta n. 56774979 intestato a Carmine Mario Mulière , C. P. 49 - Via Donnicciola 25 - 00030 S. Cesareo (RM). Registrazione del Tribunale di Tivoli n.11 del 15 luglio 2004. Il materiale pervenuto, anche se non pubblicato, non verrà restituito. Editore: PICCIONETTI GROUP, Grosseto.
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Mu Mu lière s B o eo rg ia
Arte pubblica Saramicol Viscardi
Microgalleria in Accademia
Arte Francis Bacon
Francesco Di Mario
Archeologia olo Pa ita rio v Ci rato ggi bo a La ess M di
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ni di cui non sia stato possibile reperire la fonte. Illustrazioni: Archivio Rivista di Equipèco: pp.1, 2; Pad. Italia, Francia, Ungheria, Makoto Sei Watanabe, Fiber Wave, pp. 5, 9,11,16,18,20; 40-44; 50-54; 55-60; 71-77. Courtesy: Uff.stampa 7.Biennale di Architettu-ra, Venezia 2001; Uff.stampa Ass.ne Civita, La Collezione Borgia, Velletri 2001; Gruppo Musica Antica La Fontegara, Roma; Uff. Cultura Comune di Rosignano Mar.mo, Dai Macchiaioli agli Impressionisti - Il mondo di Zandomeneghi; Microgalleria Accademia Belle Arti, Aquila 2004.
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EDITORIALE
LA FORMA CHE DEVE VENIRE La nostra ambizione è spinta all’eccesso compreso nel SempliceMente.
Mulière, Aleph_La forma che deve venire, matita, 1992
Abbiamo preso atto che “la differenza tra la concezione occidentale e quella orientale di Dio è primordiale e assoluta. Le nostre lingue alfabetiche danno al nostro argomento di studio un nome di poche lettere, Dio; un nome che è di un concretismo meraviglioso e così preciso, che talvolta ne vediamo i limiti; insoddisfatti anche di tale designazione, gli occidentali lo raffigurano come un vecchio barbuto... oppure come un triangolo che ha nel suo centro un occhio”. In Cina, “invece, quello che noi chiamiamo Dio non ha nome; viene rappresentato da un carattere chiamato Tien (cielo), che suppone e comprende una quantità di proprietà specifiche non del cielo ma di ciò che è nel cielo o dietro al cielo.” Quindi, “è un’idea generale. Tuttavia, Fo-hi, giudicò che questa ‘idea generale’ fosse del tutto insufficiente, ingiusta e generatrice di errore; rimpiazzò dunque il carattere con un disegno geometrico, non specificato, il più possibile generalizzato, la cui forma doveva essere rappresentativa dei ragionamenti che si possono fare per accostarsi a un’idea che non è possibile concepire; e così questo disegno geometrico assume il valore di un arcano metafisico”. E allora, “La rappresentazione grafica della Perfezione è concepita sulla base del simbolismo più semplice. Il disegno dell’idea infinita essendo l’indefinito, non vi è niente di meglio se non un elemento senza inizio e senza fine; tale elemento è la linea retta, infinitamente prolungabile da una parte e dall’altra: nel grafico essa ha ovviamente un termine, ma non ne ha nel pensiero...” (1). 1 - MATGIOI, La via metafisica, cap. III, I grafici di Dio, BASAIA EDITORE, Roma 1983.
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Quello che è in Alto - ScientificaMente
Perché questa rubrica? di Gianluca Cruciani Ho sempre pensato che qualunque scritto scientifico, specie se di argomento teorico, sia esso a carattere storico, divulgativo o di ricerca, dovrebbe essere definito comprensibile e, dunque, riuscito nel suo intento di comunicare sapere al lettore, stimolandone la riflessione più ancora che informandolo in modo asettico, solo quando si sia stati in grado di convincere quest'ultimo della giustezza ed opportunità dell'impostazione scelta, chiarendone con precisione il ruolo e l'importanza di ogni singola fase in cui essa si articola. Alcuni autori, invece, hanno l'aria di voler anzitutto risultare brillanti nella loro analisi, ritenendo quasi di poter essere considerati banali o noiosi se scegliessero la strada della chiarezza. Per intendersi, si sentirebbero come un Simenon o un'Agatha Christie che, invece di articolare il proprio narrato con l'intento di lasciare il più a lungo possibile aperta ogni possibilità di indagine per l'appassionato che voglia gareggiare con Maigret o Poirot nel risolvere il delitto di turno, presentassero fin dall'inizio le situazioni ed i personaggi della vicenda assegnando loro un'etichetta di maggiore o minore "sospettabilità" che lo guidi alla soluzione del mistero nel più breve tempo possibile. Un simile giallista non farebbe di certo la fortuna del suo editore, ma tra i polverosi scaffali di una biblioteca il discorso è ben diverso: mantenere la suspense qui serve solo a far andare fuori dai gangheri studenti e studiosi che tutto chiedono fuorché lambiccarsi il cervello, già provato dalla ruvidezza della materia, ad inseguire i ghirigori stilistici di chi vuol giocare a nascondino per puro narcisismo intellettuale. Ebbene, perché anche un "lettore non professionista" non andrebbe trattato allo stesso modo? Lo sport di capire il mondo ha i suoi atleti di punta ma anche schiere di dilettanti che puntano più a divertirsi che a competere, e che divertimento c'è se non si rimedia altro che un mal di testa? Così, ho deciso di fare un esperimento per mio conto: scrivere (modestamente e rilassatamente) di scienza tentando di mettermi dalla parte di chi legge, camminandogli a fianco e limitandomi a suggerire il percorso da compiere, l'itinerario da seguire e la meta da raggiungere. Qualcuno penserà: sì, le solite parole, ma poi... sempre a geroglifici si finisce! E allora, fidando nello Champollion che è in ognuno di noi, andiamo ad incominciare.
Una questione di ruoli Se c'è una cosa che l'uomo di scienza non deve temere è che all'improvviso comincino a mancargli le possibilità di prendere un abbaglio, qualunque sia l'argomento di cui si occupi. E ce n'è una schiera di possibili: alcuni generalmente innocui o facilmente riconoscibili, qualche cifra mancante qui, un grafico sottosopra là, due o tre citazioni sballate... roba di ordinaria amministrazione; altri francamente più insidiosi, come due errori madornali che, però, in qualche modo finiscono col compensarsi a vicenda, creando un illusorio accordo con i dati sperimentali che si stanno sottoponendo ad analisi (1); altri ancora che si rivelano provvidenziali, permettendo di scoprire qualcosa che non si aveva minimamente l'intenzione di cercare (gli anglosassoni, che amano avere una parola per tutto, parlano allora di serendipity (2)) e, non di rado, tali avventurose vicende hanno trascinato i loro fortunati protagonisti al massimo grado della gloria scientifica (3); altri, infine, che sono così comuni ed accettati, in quanto hanno l'avallo della cultura ufficiale, da costituire un freno epocale allo sviluppo della conoscenza (l'antichità è piena di esemplari di quest'ultima specie, basti pensare ad Aristotele ed alla sua legge di caduta dei gravi, ufficialmente smentita in Occidente solo da Galilei duemila anni dopo). C'è, poi, una categoria di problemi che non riguarda un singolo risultato in sé, né va attribuita ad imperizia In alto, da sinistra, Euclide, Karl Friedrich Gauss, Farkas Bolyai; in tecnica o ad approssimazione di calcolo; la si potrebbasso, Janos Bolyai, Nikolaj Ivanovic Lobacevskij, Bernhard be piuttosto definire "degli equivoci gerarchici" ed accoRiemann. muna le più raffinate menti matematiche all'uomo della strada, vittima del suo stesso senso comune. In uno dei recenti, immancabili servizi televisivi sulle prove di maturità assegnate agli studenti di quinto liceo scientifico, è stato evocato, a mo' di test improvvisato della preparazione dei candidati all'entrata della prova scritta di matematica, il secondo teorema di Euclide (4). Proprio questo grande alessandrino (325 - 265 circa A.C.), al cui nome si associa il primo compendio assiomatico di proposizioni relative alla geometria (i citati Elementi), fondamento di ogni successivo sviluppo di RIVISTA di EQUIPèCO_Autunno 2004
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come obbiettivo il sistemare una questioncina secondo loro lasciata da sempre in sospeso: collocare al suo giusto posto, nell'edificio euclideo, l'affermazione secondo la quale per un punto esterno ad una retta data passa una ed una sola retta ad essa parallela. Si tratta, come oggi sappiamo con certezza e come lo stesso Euclide aveva correttamente intuito, di un postulato, precisamente il quinto nell'ordine di formulazione scelto, ossia un asserto indimostrabile ma necessario allo sviluppo dell'intera teoria. Nondimeno quelle schiere indomite di combattenti del pensiero, probabilmente infastiditi dalla prolissità della formulazione originale euclidea ("Se due rette intersecate da una terza formano, sullo stesso versante di essa, una coppia di angoli la cui somma è inferiore ad un angolo piatto, allora le due rette si incontreranno dalla parte di quei due angoli.") vollero in ogni modo cercare di derivarlo dai quattro precedenti, mostrando a quali inverosimili conclusioni si perverrebbe se, unico, lo si negasse mantenendo veri gli altri (in termini tecnici, se ne cercò una dimostrazione per absurdum). Si dovette aspettare il XIX secolo della nostra era ed il genio di K. F. Gauss (Brunswick, 1777 - Göttingen, 1855) perché, con la collaborazione di alcuni brillanti matematici (5), tutti più o meno in contatto con lui, fosse "dimostrata l'indimostrabilità" del quinto postulato e chiarire definitivamente i termini dell'equivoco gerarchico: nessun assurdo, nessuna stravaganza, al contrario, attraverso la corretta interpretazione delle scelte euclidee è possibile la transizione ad altre geometrie, simili per impostazione assiomatica ma distinte per l'ambiente in cui sono immerse. Come tutte le storie edificanti, anche questa contiene una morale, che potrebbe, pressappoco, ridursi al seguente precetto: anche quando una causa si rivela persa, gli sforzi ad essa vanamente destinati possono servire a vincerne un'altra. Euclide non scende dal suo piedistallo, ma gliene è stato costruito un altro al suo fianco, più alto, da cui si gode un più vasto panorama. Note 1 - Il fisico tedesco P. K. L. Drude (Brunswick, 1863 - Berlino, 1906), autore della prima teoria dei solidi metallici nel 1900, ebbe gloria soprattutto per la spiegazione teorica della legge empirica di Wiedemann-Franz, che afferma la proporzionalità del rapporto tra conducibilità termica ed elettrica nei metalli nei confronti della temperatura, per valori non troppo bassi di quest'ultima; peccato che tale accordo sia ottenuto in virtù di una sovrastima di un fattore 100 del calore specifico degli elettroni metallici, perfettamente bilanciata da una sottostima di un analogo fattore 100 della velocità quadratica media degli stessi. 2 - Il letterato inglese Sir Horace Walpole (Houghton, Norfolk, 1717 - Londra, 1797), noto antiquario e grafomane (la sua corrispondenza completa occupa 31 volumi), coniò questo termine in una lettera al suo connazionale Horace Mann -legato di Giorgio II Herrenhausen a Firenze- in cui, volendo descrivere in modo efficace ed originale una sua scoperta pittorica accidentale, fece ricorso ad una dotta citazione di un testo cinquecentesco da lui stesso riscoperto, I tre principi di Serendip (toponimo riferibile all'odierna Sri Lanka), edito e probabilmente scritto dal veneziano Michele Tramezzino ispirandosi ad un collage di antiche leggende orientali, in cui si narra, fra l'altro, delle scoperte casuali e fortunate dei tre figli del Re di quell'isola, effettuate durante un lungo viaggio d'istruzione. 3 - W. C. Röntgen (Lennep, 1845 - Monaco di Baviera, 1923) condusse un esperimento sui raggi catodici (così erano chiamati i fasci 4
di elettroni generati in un tubo a vuoto, prima che tale particella fosse scoperta, nel 1897) con uno strumento mal tarato, che produsse un effetto imprevisto su di un vicino schermo fluorescente: era la prima traccia dei raggi X, che fecero di lui il primo Nobel per la fisica, nel 1901; A. Fleming (Lochfield, Scozia, 1881 - Londra, 1955) contaminò accidentalmente una coltura batterica con una strana muffa; il seguito della storia è ben noto: fu scoperta la penicillina che fruttò anche a lui un biglietto di piroscafo per Stoccolma, nel 1945. 4 - Per chi non potesse restare nell'eventuale dubbio di confonderlo con altre proposizioni faticosamente mandate a memoria nel tempo della gioventù: "In un triangolo rettangolo, la misura dell'altezza relativa all'ipotenusa è media proporzionale tra le misure delle due porzioni, da essa divise, di quest'ultima". È singolare il dover osservare che anche questa qualifica, con tanto di solenne ordinale associato, è frutto di una sorta di equivoco storico: si tratta, infatti, non di un vero e proprio teorema, ma di un semplice corollario alla proposizione 8 del libro VI degli Elementi, sulle similitudini e proporzioni geometriche. 5 - I protagonisti della storia sono, oltre al grande matematico tedesco, il russo N. I. Lobacevskij (Nizhny-Novgorod, 1792 Kazan, 1856), gli ungheresi F. e J. Bolyai, padre (Bolya, 1775 Marosvásárhely, 1856) e figlio (Kolozsvár, 1802 - Marosvásárhely, 1860) ed il tedesco B. Riemann (Hannover, 1826 - Selasca, 1866). In breve: la geometria euclidea è piatta, ossia la "casa" di tutti gli oggetti bidimensionali è un piano, mentre quella dei solidi è lo spazio tridimensionale come siamo abituati a pensarlo, in cui piani paralleli sono equidistanti ovunque; fu Gauss a capire per primo che una particolare grandezza associata a tali spazi ambiente (la curvatura) poteva dare conto dell'esistenza di altre possibili geometrie, non paraboliche, come quella euclidea, a curvatura nulla, ma ellittiche (con segmenti, rette e triangoli disegnati su superfici curve chiuse, come una sfera) o iperboliche (costruite su di una specie di sella, o all'interno di un cerchio finito). In questi mondi "curvi" il quinto postulato suonerebbe, rispettivamente: "non esistono rette parallele passanti per un punto esterno ad una retta data", nel caso ellittico, e "per un punto esterno ad una retta passano infinite rette parallele ad essa", in quello iperbolico. Lobacevskij e Janos Bolyai resero esplicite queste nuove varietà, riformulando la geometria come assoluta, se basata sui primi quattro postulati, ed euclidea o non euclidea quando si adotti o meno il quinto nella sua forma nota. Farkas Bolyai rappresenta l'elemento di transizione fra la vecchia impostazione e la nuova, nel senso che attraversò tutte le fasi evolutive di questa storia: dapprima tentò di dimostrare il quinto postulato, poi (dopo che Gauss lo ebbe convinto di essere nel torto) di sostituirlo con altri più chiari e succinti, infine divenne sostenitore della tesi del figlio Janos, che incoraggiò a pubblicare la sua scoperta. Bernhard Riemann, allievo di Gauss ed egli stesso uno dei più grandi matematici della storia, risistemò, anche prendendo spunto dalla vicenda del quinto postulato, l'intera geometria all'interno di una struttura analitica che la rese atta ad accogliere quelle esigenze rappresentative che, nel nuovo secolo, sarebbero nate dall'affermarsi delle grandi rivoluzioni della fisica teorica, in particolare della Teoria della Relatività Generale.
GIANLUCA CRUCIANI è nato a Roma nel 1967. Si è laureato (con comodo) in fisica all'Università di Roma "La Sapienza" nel 1999 con una tesi di astrofisica relativistica sull'uso della Computer Algebra nel calcolo tensoriale. Ha conseguito il dottorato di ricerca in fisica presso l'Università di Perugia con una tesi sulle Onde Gravitazionali. Ha pubblicato alcuni articoli sulle maggiori riviste specializzate del settore nell'ambito della sua attività di ricercatore presso l'ICRA (International Centre for Relativistic Astrophysics) diretto dal Prof. Remo Ruffini.
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ARCHIVIO_EVENTI to finale dell’architetto invitato alla mostra, ma la incalzante e spesso tragica realtà con cui ha a che fare e nella quale opera, le visioni e le immagini che ne stimolano la creatività, le ricerche nelle quali è impegnato, le tecnologie che gli dischiudono nuove possibilità, le soluzioni cui sta lavorando.
7. Mostra Internazionale di Architettura
CITTÀ: LESS AESTHETICS, MORE ETHICS Venezia, Giardini di Castello, Arsenale, Corderie, Artiglierie, Gaggiandre.18 giugno - 29 ottobre 2000. di Carmine Mario Mulière
In tal modo la Mostra può divenire spazio di incontro tra architetti, tra l’architetto e l’artista; e di incontri con altri, impegnati nelle più diverse attività e discipline, e tra questi e il pubblico. A questi spazi fisici straordinari si aggiungono i siti virtuali. Al sito internet aperto dalla Biennale lo scorso anno e che si va arricchendo con i contributi dei vari settori, il Settore Architettura ha dato un decisivo impulso, con la mostra on line e con il concorso ‘Città: Terzo Millennio’. Nasce così un nuovo spazio per la Biennale, per le sue iniziative, che consente di dilatare e stabilizzare il suo dialogo con il mondo, arricchendola di nuovi strumenti. Tutto ciò rappresenta un nuovo impegno per la Biennale, un nuovo impegno per chi vi opera, cui va il mio ringraziamento, un nuovo impegno per i suoi direttori di settore. Per cogliere tutte le potenzialità che questa nuova dimensione offre per una Mostra di Architettura occorre una apertura, una disponibilità, un desiderio di osare, una visione, che sono certamente tra le doti di Massimiliano Fuksas. (PAOLO BARATTA) * * * La trasformazione urbana degli ultimi dieci anni non ha eguali sia per la dimensione dei fenomeni che per l’ampiezza delle aree investite. Per chiarezza va detto che l’aumento di popolazione ha investito principalmente le città del sud-est asiatico, di parte del continente africano e dell’America del Nord, con problematiche differenti ma con alcune patologie rilevanti. Nell’estate del 1998 sono stato chiamato da Paolo Baratta e dal consiglio di Amministrazione ad occuparmi del settore Architettura della Biennale di Venezia e la prima idea è stata di utilizzare la Biennale come laboratorio per analizzare e cercare di dare forma comprensibile alla nuova dimensione planetaria dei comportamenti e delle trasformazioni urbane. Dopo i primi mesi di riflessione, le analisi e le intuizioni sull’evoluzione delle città che per un ventennio mi avevano accompagnato, presero forma in una domanda inquietante.
Padiglione Italia Presidente, PAOLO BARATTA. Consiglio di Amministrazione, LAURA BARBIANI - PAOLO COSTA (vicepresidente) GIORGIO ORSONI, GIORGIO VAN STRATEN. Comitato Scientifico, Cinema ALBERTO BARBERA – Teatro, GIORGIO BARBERIO CORSETTI - Musica, BRUNO CANINO. Danza, CAROLYN CARLSON – Architettura, MASSIMILIANO FUKSAS. Asac, GIANFRANCO PONTEL - Arti Visive, HARALD SZEEMANN. Collegio Sindacale, LIONELLO CAMPANARI, PIERGIORGIO BRIDA, ADAMO VECCHI, RANIERO SILVIO FOLCHINI. Coordinatore Generale, MASSIMO CODA. La 7a Mostra Internazionale di Architettura ha luogo nel secondo anno della nuova Biennale: nel bel mezzo, dunque, del programma di ricostruzione e rinnovamento che stiamo attuando. Sono elementi essenziali di questo programma: 1- la contestualità della vita attiva di tutte le sue sezioni, dalle Arti Visive al Cinema, all’Architettura, al Teatro, Musica e Danza, di cui abbiamo recentemente presentato il programma per l’anno in corso; 2- la continuità dell’attività dei settori, rispetto alle incostanze del passato; continuità che rappresenta la premessa per poter sviluppare attività permanenti e quella interdisciplinarietà che è obbiettivo tipico di un organismo speciale che opera in ben sei settori delle arti contemporanee; 3- la realizzazione e la gestione stabile di nuovi spazi per le nostre attività. Ai lavori, realizzati direttamente dalla Biennale, lo scorso anno nell’Arsenale si aggiungono quelli svolti quest’anno. Si va realizzando l’ambizioso progetto di un’area unitaria, di un continuum di spazi eccezionali dedicati sia alle esposizioni che alle attività dal vivo e ai laboratori: dalle Corderie alle Artiglierie, fino al punto estremo del cosiddetto Arsenale monumentale. La Mostra di architettura inaugurerà nuovi spazi. Nello stesso contesto vengono inaugurate due nuove strutture: il Teatro piccolo arsenale e lo spazio teatrale delle Tese (che si vanno ad aggiungere al Teatro Verde all’aperto nell’isola di San Giorgio, presso la Fondazione Cini, restaurato dalla Biennale lo scorso anno). In queste nuove strutture si svolgeranno eventi del Settore Danza, Musica e Teatro durante la Mostra di Architettura che, appositamente, prolungherà i suoi orari. L’incastonatura tra spazi espositivi ed attività dal vivo si addice alla vocazione interdisciplinare della Biennale di Venezia. Questi spazi monumentali si vanno ad integrare con il tradizionale spazio a superfici bianche del Padiglione Italia. Disporre di questi spazi eccezionali ci mette nella condizione di offrire ai direttori di settore premesse per progetti di più ampio respiro e non solo quantitativamente, nelle loro attività. In particolare tale dilatazione e articolata varietà possono consentire di esprimere appieno e di evidenziare quegli “sconfinamenti” tra diverse arti che gli artisti operanti in tutti i campi sono interessati a percorrere nel tempo presente e che interessano con altrettanta forza il mondo dell’architettura. Tale dilatazione può consentire di rappresentare non solo l’elabora-
Vale la pena di raccontare la storia dall’inizio. Dopo anni di alti e bassi nelle relazioni con Bruno Zevi, dopo un suo fax in cui per la prima volta mi riconosceva qualche merito, da anni vivevo ormai a Parigi, lo chiamo e, come era sua abitudine, mi chiede di andarlo a trovare, subito. Era aprile ed eravamo nel 1995. Arrivo a Roma il giorno successivo. Lo trovo nella sua casa di via Nomentana in piena forma, circondato da libri attualissimi e dal suo studio in legno polveroso. Dopo un tentativo di abbraccio, abortito sul nascere con la sua solita frase: “abbraccio solo le donne” (ma in ogni caso ci abbracciammo), a bruciapelo mi trafigge con: “che cosa farai nei prossimi dieci anni?” Devo dire che ho impiegato diverse settimane per riprendermi. La domanda, posta in questi termini, non ha grandi risposte, a meno che si metta in discussione molto di quello che si è fatto e pensato prima. Credo che alcune idee per la settima mostra di architettura della Biennale di Venezia sono figlie in linea diretta di questo “atroce” quesito. In altri termini, era una richiesta d’”altro”. Altro dall’architettura alla quale ogni giorno tentiamo di prolungare una vita difficile, e con la quale viviamo l’intero arco della nostra esistenza, ed altro dal successo dei progetti delle architetture: si trattava di ritrovare la consapevolezza che non bastava la qualità degli architetti e delle opere. Sembrava quasi volermi dire che la schizofrenia tra la buona architettura (che si continua a realizzare, e sempre meno di quella di cui ci sarebbe bisogno) e le trasformazioni incredibili delle città, rischiano di allontanarci definitivamente dalla nuova realtà. La Biennale del 2000 a questo punto aveva un tema: “CITTÀ, LESS AESTHETICS, MORE ETHICS”. Le istruzioni per l’uso consigliano di non cercare spiegazioni etimologiche o fare la filologia di LE, LE. Oppure non pensare che siamo tra le origini del mondo ed il suo futuro. O ancora passare mesi a dibattere se l’Estetica contiene l’Etica o viceversa. Spero che a nessuno venga in mente di riprendere in mano le tre critiche kantiane. La risposta è nelle circa novanta installazioni che, come deve essere, sono il cuore della mostra. La domanda è posta, e credo che in moltissimi lavori della Biennale ci siano le risposte che aspettavamo. Si tratta di un laboratorio di idee, ed è troppo presto per trarre conclusioni. Per il momento è l’inizio di un processo, di un investimento sul futuro. Le trasformazioni e i cambiamenti ai quali assistiamo sono in molti casi accompagnati da conflitti, aumento della popolazione urbana, nuove e vecchie povertà, inquinamento, disperazione, grandi flussi migratori, rifugiati,
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… ma anche da una grande energia, dalla moltiplicazione delle informazioni, da una nuova cultura in cui le differenti origini ed i paesi di appartenenza si confondono dando vita, in alcuni casi, ad espressioni e vitalità straordinarie. La complessità delle condizioni oggettive sono testimonianza dell’accelerazione dei processi e sarebbe un grave errore cercare di “fissarne” i termini: nel momento in cui crediamo di aver colto il principio generale d’ordine, immediatamente scompare come un miraggio. Il “CAOS” non è disordine ma un ordine “sublime” che nell’evoluzione della fisica trova maggiori spiegazioni di una semplice geometria. Alle certezze dobbiamo contrapporre i “dubbi”. Come convivere con la fine dei “modelli” possibili? Gli ultimi tentativi di avere una materia facilmente organizzabile e ordinabile, sono naufragati all’inizio degli anni Ottanta. Per la città, come l’abbiamo conosciuta, si tratta di accettare la fine del “modello militare”, che per moltissime è stato origine, avamposto della “civiltà”, linea di demarcazione tra città e campagna. Pensare di dare un ordine “militare” a megalopoli che contano tra i dieci e i venti milioni di esseri umani è una follia. Trovare chiavi di lettura per regioni intere che sono di fatto urbanizzate, è ridurre la complessità in frammenti di realtà che, seppur veri, non hanno logiche comuni. Le città erano identificate da emergenze urbane o topografiche; oggi la riconoscibilità fa parte delle ultime nostalgie che stentano a morire. Il falso, la copia, sono migliori dell’originale. Si riproduce idealmente quello che è parte dell’immaginario: monumenti, parti di città, luoghi decontestualizzati. La città moderna è accompagnata, almeno da due secoli, dall’abbandono della campagna e dalla crescita lineare e non reversibile della popolazione urbana. La sola “megalopoli” della storia, Roma, aveva in sé la reversibilità della sua crescita: dopo aver toccato oltre un milione di abitanti, multietnica, multi religiosa, luogo di accoglienza di popoli lontani, arriva nell’alto medioevo a contare non più di 30.000 abitanti. La città viene abbandonata. Roma, che in un furore di “decontestualizzazione” aveva riprodotto monumenti greci, asiatici ed egizi, sculture greche all’origine di bronzo in marmo, modello inconscio di Las Vegas, scompare dalla scena. Villa Adriana, collezione e plagio di monumenti noti ai quattro angoli della terra, viene inghiottita dalle tenebre. L’architettura autoreferenziale, con lo sguardo rivolto perennemente indietro nel tempo, non ha più interesse: viviamo tutti in una border-line con sconfinamenti ed incursioni continue. Il moto ondulatorio con il quale si può sintetizzare il nostro modo di procedere ha come costante la curiosità e le informazioni di universi lontani. Stiamo passando da una posizione critica, forse aristocratica, esterna al “Magma” delle infinite relazioni ed interferenze, a navigare e muoverci insieme ad una “materia” sconosciuta, piena di energia e contraddizioni. Gli spostamenti progressivi minimi sono anche i nostri, e nel contempo da noi prodotti. La scelta è dunque sempre la stessa: essere parte del processo, oppure continuare, in uno stato di perenne pacificazione, a vivere all’esterno. La rappresentazione di questo “magma” mi affascina. Lo si ritrova nel manifesto, tra le installazioni dei partecipanti, tra le immagini dei trecento metri dello schermo alle Corderie, nel sito-web: tracciati invisibili, ci rimandano al nomadismo degli aborigeni australiani, con lingua comune, poesie/canti, ma non scrittura. Sembra l’origine della materia, informale, molecolare, in perenne movimento, “magma” di conflitti, di “forme liquide”. Visioni notturne, nelle lunghe ore di volo, di città che scorrono in notti chiare come “filamenti”, sorgenti luminose, “ragni” che si scompongono in mille direzioni. Visioni dal satellite, immagini gassose in cui il molto grande è simile all’infinitamente piccolo. Altra riflessione. La passione dell’architettura virtuale per le “masse liquide”, “informi”, produce naturalmente una strana architettura organico/virtuale. Sembra alla fine riprodurre con testardaggine la struttura profonda della “vita”. Costruisce frammenti e dettagli minuti, viscere e organi. Non si tratta più di mostrare l’esterno dell’uomo, la sua introvabile centralità, ma il meccanismo vitale, l’alchimia ed il soffio vitale. L’uomo, scampato ad una insulsa centralità, si ritrova ad essere “oggetto” di investigazione, parte di un invisibile laboratorio. All’inizio di questo secolo ci ritornano, in altro modo, gli interrogativi e le speranze del precedente. Per le avanguardie, l’industrializzazione rappresentava il mito della velocità e del volo, ma anche la possibilità di liberare un numero maggiore di abitanti dalle necessità materiali e di riprodurre l’arte in innumerevoli esemplari rendendola disponibile a grandi masse. Il risultato, tra guerre, conflitti, crisi economiche ed intolleranza, è noto a tutti. Un’altra volta, con grande simmetria, si riproduce il quesito. L’informazione e le comunicazioni possono essere utilizzate, attraverso le nuove tecnologie, come AIUTO per dare agli uomini opportunità maggiori, oppure tutto questo può essere manipolato contro la stragrande maggioranza degli esseri viventi? Credo che esistano condizioni straordinarie e risorse mai messe in campo prima, si tratta di utilizzarle con attenzione ed indirizzare le energie per iniziare a risolvere una buona parte delle contraddizioni e dei conflitti. L’attenzione di questa Biennale di Architettura verso le megalopoli cerca di trovare una scala di intervento che, dopo le utopie e gli inizi del movimento moderno, non ci appartiene più. 6
La prima considerazione emersa dopo aver girato undici video in altrettante città, è l’assoluta bivalenza e ambiguità: possono mostrare immagini di città come stereotipi classici, turistici, pittoreschi, etnici, colti, oppure le contraddizioni e la crudeltà di cui la città sa essere sapiente spettatrice. Per ogni città prende corpo, da un pulviscolo impalpabile, la favela oppure un centro di affari, uno shopping center o i quartieri della disperazione. Vicino allo “stocking exchange”, folle di marginalità estrema. Stranamente mi sembra di ritrovare descrizioni del romanticismo sociale francese dell’Ottocento. Calcutta, megalopoli sterminata, dopo l’abbandono progressivo delle strutture pubbliche e dei servizi collettivi, trova quasi una forma molecolare di vita, di organizzazione, di lavoro, di piccole minuziose forme di imprenditoria privata. Forme autonome ed anarchiche in cui la non appartenenza alla forma stato trova un naturale scenario nelle individualità e nelle energie che il sistema/non sistema sprigiona. Questo “magma” vitale nel quale naviga una nuova forma di vita e organizzazione delle relazioni tra uomini, attraversa inesorabilmente tutte le società, le più ricche e le più povere, le più tecnologicamente avanzate e le più arretrate: assistiamo alla fine della “centralità” dei governi? Le contraddizioni interne sia alle società avanzate che alle società più povere aprono faglie di ogni tipo: la tecnologia e le reti informatiche sono oggi estremamente più disponibili e meno sofisticate di dieci anni fa. Gli Hackers possono annidarsi in qualunque lembo estremo di terra, con strumenti semplici possono creare danni immensi, dimostrando, se ce ne fosse bisogno, la fragilità di un sistema che in alcuni casi è estremamente discriminante. Il mondo più avanzato è sempre il più esposto. La fragilità strutturale è complementare allo sviluppo degli strumenti di controllo. La crescita incontrollata nelle megalopoli del terzo mondo o nei paesi emergenti si accompagna al furore distruttivo di porzioni incredibili del pianeta: il processo sembra inarrestabile oltre che sfuggito ad ogni controllo. Se fossimo cinici potremmo con leggerezza affermare che la struttura anarchica di aggregazione delle favelas latinoamericane sia molto più interessante di qualunque altro tentativo di architettura sociale organizzata e programmata. Come in molte forme di costruzione spontanee, anche in questo caso le relazioni e l’identità geografica fanno parte di un’idea di insediamento di grande umanità. Luoghi di disperazione e di “non integrazione”, accumulatori di energie, le forme di aggregazione dettate dall’illegalità comunicano necessità, istinto di sopravvivenza, bisogno individuale e collettivo di essere parte di una comunità. I drammi di profughi, rifugiati ed emarginati, dà vita a vere e proprie città “clandestine”, visibili, fortemente radicate nel territorio, ufficialmente non riconosciute, ma di fatto laboratorio vivente di nuove relazioni. La fine del modello unico, RAZIONALE, da introdurre come sistema ordinatore, altro non è che la fine della concezione “militare” della città come luogo di difesa. Il MODELLO MILITARE URBANO, con il piano e la pianificazione, non resiste all’energia di un “magma” in costante mutazione. Qualunque struttura rigida salta in mille pezzi: sopravvive solo chi ha l’intelligenza di modificarsi insieme. Prendendo energia ma anche rimandandola. Le risposte di questa Biennale-laboratorio sono in parte contenute nelle domande. Gli architetti, artisti e fotografi hanno mostrato una grande vitalità, le cui proposte possono essere riassunte in tre gruppi. AMBIENTE, come oggetto e soggetto di riflessione; SOCIALE, attenzione alle trasformazioni attuali; TECNOLOGICO, informazione, comunicazione, rete, virtuale. Potremmo a questi aggiungere un quarto: la sintesi dei tre precedenti. CONCLUSIONE Le idee e l’impegno di tutti i partecipanti alla settima mostra di architettura della Biennale di Venezia sono stati notevoli e generosi. Voglio ringraziare coloro che hanno animato la mostra on-line, gli studenti e gli architetti che hanno inviato idee e progetti per il concorso della Città del Terzo Millennio, i partecipanti ai consigli di orientamento, i padiglioni nazionali ed infine un grazie particolare agli autori delle installazioni e opere presenti in questa Mostra. Un ringraziamento al Presidente Paolo Baratta, con il cui entusiasmo c’è un contagio reciproco e continuo, a Massimo Coda, coordinatore, a Dario Ventimiglia e a tutto il personale della Biennale che ha contribuito alla realizzazione della Mostra. Va un caldo ringraziamento anche a Doriana ed ai miei collaboratori più vicini che in questi mesi hanno condiviso le difficoltà ma anche l’entusiasmo di contribuire alla realizzazione della Biennale di Architettura del 2000: Pino Brugellis, Cettina Schepis, Michele Azzopardi; un grazie affettuoso a mia figlia Elisa che ci ha aiutato in tutto questo lungo periodo con ostinazione e passione. (MASSIMILIANO FUKSAS)
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PARTECIPAZIONI NAZIONALI
positiva delle città come luogo dell’attività umana.
ARGENTINA – Etica ed estetica degli ambienti urbani nel ventunesimo secolo.
BELGIO – Homeward (Verso casa). Architettura contemporanea nelle Fiandre.
Commissario, Jorge Glusberg. Partecipanti, Mario Roberto Alvarez e associati; Antonini-Schon-Zemborain e associati; ArX Arquitectura (Gonzalo Navarro, Hugo Alfredo Gutiérrez, Patricio Martin Navarro, Héctor Farina, architetti); Baudizzone-Lestard-Varas, architetti; Gradel, Blinder e Janches, architetti associati; Mariano Bilik e associati; Mario Roberto Álvarez e associati; Architetto Roberto Converti (Direttore di Puerto Madero Corporation); Studio Grupo Tres (Dergaraberian-Frangella-Del Puerto-Parodi-SardinFerrari-Frangella, architetti); Goldman/Gómez Luengo e associati (José Luis Álvarez y Carlos López Neris, architetti; Studio associato Cartuccio, Laguna, Lebuis; Hampton/Rivoira e associati (Miguel Pérez architetti associati); LierTonconogy architetti; Manteola-Sánchez Gómez-Santos-SolsonaSallaberry; Jorge Prieto-César Lopez Osornio architetti; Rafael Viñoly architetti; Urgell-Fazio-Penedo- Urgell-Llauro.
Commissario: Katrien Vandermarliere, Architetti: Erik Van Belleghem, Wim Cuyvers, Stéphan Beel, Paul Robbrecht & Hilde Daem in collaborazione con José Van Hee, Xaveer De Geyter, Willem Jan Neutelings, Guy Châtel in collaborazione con Marc de Kooning, Ronny De Meyer & Lut Prims; Idea dell’esposizione: Steven Jacobs, Maarten Delbeke, Katrien Vandermarliere; Design dell’esposizione: Erik Van Daele; Video: Terenja Van Dijk.
Xaver De Geyter, Progetto per lo svincolo Europa, 1997-’98
Argentina-Museo di arti visuali di Fortabat - Rafael Vinoly architetti. AUSTRALIA – City of Fiction (Città di finzione).
Una selezione di nove edifici ed un progetto di pianificazione urbanistica per costituire una panoramica di opere architettoniche realizzate nelle Fiandre negli ultimi dieci anni. Il tentativo di sviluppare un paradigma dell’architettura contemporanea basato sulla pianificazione urbanistica è stato stimolato dall’approvazione, da parte del parlamento fiammingo, del Piano di Strutturazione Ambientale delle Fiandre, attraverso cui c’è la volontà di dare forma concreta ad un intervento coerente a favore del frammentato paesaggio delle Fiandre. BRASILE – Architettura, città e territorio.
Commissario: Leon van Schaik; Architetti: Lyons (Corbett Lyon, Cameron Lyon, Carey Lyon).
Commissario: Carlos Bratke; Curatore: Glória Bayeux; Curatore aggiunto: Rosa Artigas; Commissario aggiunto: Jens Olesen; Architetti: Paulo Mendes da Rocha, João Filgueiras Lima (Lelé).
Mendes da Rocha, Città sulle sponde del fiume Tietê, 1980
Filgueiras, Asilo Bom Juá in ferro-cemento, Salvador, 1987
Lyons, Installazione, 7. Biennale di Venezia Il progetto esplora le riflessioni attuali dello studio Lyons sulla pratica architettonica, in particolare ciò che esso vede come la tendenza crescente nell’architettura, di incorporare un’immagine invece di perseguire la pura astrattezza o la funzionalità del progetto. Lyons ha costruito due pareti formate da immagini impresse su cartoline sistemate a guisa di mattoni. L’unione delle piccole immagini formano la raffigurazione della città di Melbourne. Lo spuntare del Sole al centro dell’immagine determina ciò che Lyons definisce ‘un’utopistica e sublime qualità’, suggerendo una visione
Il lavoro degli architetti scelti affronta eticamente il tema della città, infatti, le loro opere sono la risposta decisa alle attuali correnti esclusiviste dell’architettura e dell’urbanistica. Altresí, non evoca modelli bensí idee la cui forza sta tutta nella capacità di trasformare un luogo. Mendes da Rocha considera la città come sede privilegiata delle relazioni umane e per la produzione di conoscenza opponendosi allo spirito d’avventura coloniale e a quelle proposte d’élite che segregano, escludono e separano le persone, le regioni e i continenti. João Filgueiras Lima, basa la sua ricerca sul rigore tecnico che unisce con proposte estremamente creative. È riuscito a tracciare un sentiero personale nel contesto dell’architettura brasiliana elaborando soluzioni nel campo della prefabbricazione che non esclude la qualità estetica. CANADA – Un dictionnaire…(Un dizionario…). Commissario: Phillis Lambert; Architetto: Melvin Charney.
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Commissario: Cartsen Juel-Christiansen. Architetti: Tage Lyneborg, Steen Høyer, Jens Kvorning, Niels Grønbæk, Svein Tønsager, Kristine Jensen, Anders Abraham, Anders Munck, Poul Ingemann. Coordinazione: Danish Centre for Architecture. Design dell’esposizione: Arne Kvorning Disign & Komunikation.
Kristine Jensen, Esplanade per un luogo di margine vicino al Sydhavn (Modello). Charney, Installazione 7. Biennale di Venezia Guardare il sistema dall’esterno è illuminante, poiché apporta sempre giudizi freschi e acuti. Gli eventi inattesi trasmessi via cavo - servizi, notizie, fotografie - selezionati, classificati e incollati da Charney al fine di costruire il suo dictionnaire ci provocano uno “shock del riconoscimento”, consentendoci di osservare l’architettura al di fuori della sua rappresentazione come monumento isolato. Un dictionnaire… presenta il monumento del ventesimo secolo come materiale in continua evoluzione, direttamente coinvolto nel flusso della vita. REPUBBLICA CECA e REPUBBLICA SLOVACCA – Formato carta da parati: Paesaggio, Insediamento, Popolazione, Dimora: le Repubbliche Ceca e Slovacca nel 20° secolo.
Nell’ultima metà del secolo, in cui lo spazio urbano si è così veementemente espanso, si è dato per scontato, rispetto al progresso della società, che le condizioni materiali migliorassero e che il senso di fiducia nella società da parte della popolazione aumentasse. Si sono questi obiettivi concretizzati in qualche immagine urbana riconoscibile? Forse solo nella nuova città europea: lo spazio urbano ha rivelato le dimensioni implicite nella sua evoluzione, espandendosi simultaneamente sul paesaggio. Lo spazio urbanizzato sta per essere chiuso nella sua stessa forma. I progetti presentati al padiglione danese si occupano di zone di confine e della rottura tra differenti elementi dello spazio urbano. GERMANIA – (StadtWende) La trasformazione di una città. Commissario: Thomas Herzog.
Commissari/Partecipanti: Jirí Ševcík, Imro Vaško, Marian Zervan. Coordinatori: Alexandra Homol’ová, Rodomíra Sedláková. Con la cooperazione della Galleria Nazionale di Praga e Nazionale Slovacca e con il sostegno del Ministero della Cultura Ceco e Slovacco.
Dimora a pannello , Muro, Il problema dell’edilizia abitativa, Disastri, Rifugi, Dimora di villaggio (Reflex). Dimora tradizionale/Contesto Riabilitativo/Margini e Consapevolezza delle Esteriorità. Dopo le sollevazioni del 1989 si è avuta una trasformazione dell’intera struttura spaziale dell’ex-Cecoslovacchia, derivante dai cambiamenti politici, sociali ed economici verificatisi nei paesi post-dittatoriali dell’exblocco dell’Europa orientale. Ciò ha comportato un cambiamento dello schema di rappresentazione nell’architettura e cambiamenti strutturali delle funzioni e dei valori dell’architettura. L’architettura nell’Europa dell’Est opera in un contesto sociale completamente riformulato ed esprime il crollo della prassi costruttiva stabilita e la fine del controllo su di essa, così come l’indebolimento del programma statale di edilizia abitativa nelle Repubbliche Ceca e Slovacca di nuova formazione. Il concetto di edilizia abitativa d’avanguardia è stato programmaticamente ristretto alla produzione in serie di blocchi di appartamenti prefabbricati che hanno formato una parte essenziale della produzione edilizia statale, venendo a costruire una sorta di tipologia di dimora standard per i paesi ex socialisti. Ma le ideologie che permeano questa immagine di dimora sono crollate e i nuovi limiti della normalità post-dittatoriale sono il libero mercato, la deregulation dei prezzi e la privatizzazione. Una delle domande chiave è: dove possiamo trovare immagini appropriate per analizzare la nostra situazione nel periodo di transizione? DANIMARCA – Transizioni: spazio nella città dispersa. 8
Lavori in corso alla stazione della metropolitana di Potsdamer Platz (Photo Erik-Jan Ouwerkerk) Basata su un’idea di Hans Stimmann, direttore del Senato Edilizio di Berlino, la mostra illustrerà gli enormi cambiamenti avvenuti nel centro di Berlino dal 1940 al 2000. REPUBBLICA DI ESTONIA La Città simulacro: una visione concettualizzata dello sviluppo dell’ambiente urbano nell’Estonia degli anni ‘90. Commissario: Anu Liivak. Curatore: Anders Härm, Tarmo Maiste. Partecipanti: Anders Härm, Jaak Kilmi, Arme Maasik, Andres Maimik, Tarmo Maiste, Vonsuck. Analizzato sullo sfondo degli sviluppi che hanno interessato l’Estonia nell’ultimo decennio, il concetto generale di base per questa Mostra appare piuttosto problematico, se non addirittura contraddittorio. Per un verso il crollo dell’Impero Sovietico ha aperto le frontiere al libero contatto con l’architettura internazionale. Secondo gli estoni, questa nazione appartiene all’Europa; abbiamo iniziato a copiare il linguaggio dell’architettura europea e siamo entrati in un processo di dialogo più chiaro ed articolato con le idee predominanti, a livello mondiale, per quanto riguarda l’architettura
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1- Künnapu & Padrik AS, Sede centrale della Siim & Kreis Hansabank. 2 pea e siamo entrati in un processo di dialogo più chiaro ed articolato con le idee predominanti, a livello mondiale, per quanto riguarda l’architettura e la progettazione della città. Spagna. Actar arquitectura, Barcellona
IRLANDA– Sito in costruzione (Ireland N3). Commissario: Raymund Ryan. Architetto: Tomás de Paor con il supporto di Bord na mon fuels limited.
Moreno Mansilla, Atzu Amann, Andrés Cánovas, Nicolás Maruri, M. José Aranguren, José Gonzáles Gallegos, Beatriz Matos, Alberto Martinez Castillo, Fuensanta Nieto, Enrique Sobejano, Ángela García de Paredes & Ignacio García Pedrosa, Iñaki Ábalos, Juan Herreros, Foreign Office Architects Ltd (Farshid Moussavi, Alejandro Zaera-Polo), Pere Joan Ravetllat, Carme Ribas, Rafael Aranda, Carme Pigem, Ramón Vilalta, Actar Arquitectura, Jesús Irisarri, Guadalupe Piñera, Alfredo Payá, Javier GarcíaSolera, Juan Domingo Santos, José Morales, Juan Gonzáles Mariscal, Ignacio Rubiño, Pura García Márquez, Luis Rubiño. La generazione dei trentenni: Raúl del Valle Gonzáles, Eduardo Pérez Gómez, Juan Llorente, Miguel Ángel Sánchez, Iñaqui Carnicero, Alejandro Virseda, Héctor Fernández Elorza, Manuel Sánchez Vera, Pedro Pablo Arroyo Alba, Ignacio Martin Asunción, Manuel Collado, César Jiménez Benavides, José M. Hurtado de Mendoza, Andrés Jaque, Miguel Bernardini, Antón GarcíaAbril, Ibón Bilbao, Marta Peris, Caterina Figueroa, Noelia Portugal, Frágil (Eugeni Bach, Ricardo Devesa, Amadeu Santacana), José Ángel Carreira Montes, Marta Orts Herrón, Carla Sentieri, Omarremenderia e Juan Carlos Trullenque, Teresa Escrig Melia, Sandra García-Prieto Ruiz, Alejandro Muñoz Mirans, Julio Barreno Gutiérrez, Salvador Cejudo Ramos. I maledetti costruiranno la città del terzo millennio. L’unum, il verum ed il bonum invocati dai classici non sono, in definitiva, quello che anche Fuksas invoca per la costruzione di questa città nuova, questa città etica, che sarà costruita dagli architetti ancora indenni, che resistono e che io chiamo maledetti. FRANCIA – All’ombra dell’etica. Commissari: François Geindre, Henri-Pierre Jeudy, Jean Nouvel, Hubert Tonka; Architetti: Jacques Hondelatte, Anne Lacaton & Jean Philippe Vassal, Matthieu Poitevin (Studio Art’M), Rudy Ricciotti, François Roche & Stéphanie Lavaux (R&Sie.D/B:L).
Tomás de Paor, ‘N3’ Con questa sua prima presenza alla Biennale di Venezia, l’Irlanda intende nel vero senso del termine preparare il terreno per le future apparizioni a questo prestigioso evento. L’intenzione è quella di segnalare con un singolo gesto alcune tematiche affrontate attualmente nell’architettura e nelle progettazioni realizzate in Irlanda.
Francia, Padiglione Biennale
SPAGNA – Tenete duro maledetti!.
GRAN BRETAGNA – Alsop & Stormer: l’arte nella comunità.
Commissario: Alberto Campo Baeza. Commissario aggiunto: Eduardo Pérez Gómez. Architetti – la generazione dei quarantenni: Jesús Aparicio Guisado, Sol Madridejos, Juan Carlos Sancho Osinaga, Emilio Tuñón, Luis
Commissario: Andrea Rose. Commissario aggiunto: Brendan Griggs. Architetti: Alsop & Stormer, David Chipperfield, Branson Coates, Zaha Hadid.
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Penezic & Rogina, Interspazio per inter-tempo
David Chipperfield, Palazzo di Giustizia-Salerno; Città delle Culture Ansaldo-Italia; Casa a Martha’s Vineyard-USA Il ruolo dell’arte nella comunità si è ampliato, così come il concetto di pratica dell’arte. In passato l’espressione “arte della comunità” era guardato con sospetto dai circoli delle “Belle Arti”, quasi come se rivestisse scarsa importanza, oggi invece sta assumendo una rilevanza che la riscatterà dalla definizione di attività “marginale”. REPUBBLICA DI ARMENIA Commissari: Ashot Haykazun Grigoryan, Arà Zaryan. Architetti: Levon Vartanyan, Garegin Yegoyan, Isahak Nersysyan.
L’ambiente elettronico ha esteso i nostri sistemi nervosi oltre gli spazi corporativi. Nelle nostre società liberali e permissive, con i mezzi ed i gingilli della terza era della macchina, creiamo quotidianamente mondi di realtà virtuale, che sono un dato di fatto indiscutibile e rappresentano una realtà più reale del reale. Oltre a sviluppare l’ecologia dell’ambiente artificiale, l’architettura dovrebbe dare luogo ad una cultura più sensibile, (audio-tattile) in cui movimento, velocità e dimensione divengano irrilevanti. GRECIA Commissario: Elia Zenghelis. Architetti: Yannis Aesopos, Andreas Angelidakis, Iro Bertaki, Caterine Diakomidis, Penelope Haralambidou, Nikos Haritos, Demetrios Issaias, Maria Kokkinou, Takis Koubis, Andreas Kourkoulas, Nikos Ktenas, Christina Loukopoulou, Pantelis Nicolacopoulos, Marcos Novak, Costis Paniyiris, Tassis Papaioannou, Alexandros Patsouris, Zoi Samourka, Athanasios Spanomaridis, Dimitri Tsakalakis, Katerina Tsigarida, Sofia Vyzoviti, Ioannis Zachariades, Aris Zambicos, con il supporto di Alas, Studio Pangaia, Axon Airlines, Stilvi.
Vartanyan, Linee generali dello sviluppo architettonico e spaziale e della ristrutturazione del centro di Yerevan-progetto basico La situazione contemporanea dello sviluppo urbano della città di Yerevan, la capitale dell’Armenia, è molto complessa. La struttura della città si è formata nel corso di molti secoli, dal 782 a.C. fino ad oggi. La principale sfida di questo progetto è di sviluppare una nuova immagine per la città, pur conservando i suoi valori storici e le sue peculiarità. Il punto di partenza per ogni sviluppo contemporaneo è il piano maestro denominato “Città giardino”, elaborato da Alexander Tamanian e parzialmente realizzato nel 1924. CROAZIA – La trasparenza dell’iperreale. Commissario: Velimir Neidhardt. Architetti: Penezic & Rogina.
Marcos Novak, veduta dell’installazione L’obiettivo di questa esposizione è di dimostrare il potenziale, la visione e il talento di una generazione emergente di architetti greci, con il nuovo secolo quale trampolino di lancio. UNGHERIA – Verso una nuova Atlantide. Commissario: Janos Gerle. Vice Commissario: György Szegö. Partecipanti: Géza Maróti, L’Associazione Károly Kós, István Gellér, La società del Caffè Ungherese, L’Istituto Journeyman dell’Associazione Károly Kós, Kecskemét, Kosice, Frigyes König, Studio di Architettura Kör, Imre Makovecz, Tamás Nagy, Ágnes Németh, István Orosz, Studio di Progettazione del Paesaggio Pagony, Il Gruppo Pécs, Anna Perczel, Marko Pogacnik, Janos Romvári, Subotica, Török and Balázs, con il supporto di Arcadom, Bausystem, Bonex, Hungarian Gallup Insiture, Váti, Latidea, Fenyátherm, Termonivo, Zolivili, Profivill, Narva. Géza Maróti, l’architetto progettista del padiglione ungherese della Biennale di Venezia, si è occupato per vent’anni dello studio della cultura dell’Atlantide affondata, e nel suo lavoro di storia culturale, ancora da pubblicare, ha fatto la ricostruzione della capitale. Il modello all’ingresso della mostra è esposto in onore dell’architetto, nato 125 anni fa. La cultura di
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Atlantide è simbolo dell’armoniosa e fruttuosa convivenza dell’Uomo e della Terra. L’affondamento di Atlantide è un avvertimento che richiama l’attenzione sulle conseguenze dello scioglimento di quest’armonia. La civiltà di oggi e con essa la cultura urbana millenaria di nuovo corrono il pericolo di essere annullate. L’uomo, spinto dall’idea fissa dello sviluppo e dalla costante voglia di qualcosa di nuovo, ha perso il rapporto sensibile e vivo con le forze della Terra e del Cosmo. L’antico ordine interno delle città, il loro equilibrio con l’ambiente sono stati straziati e distrutti dalla politica urbana, sensibile solo alla sfera materiale e diretta dagli interessi economici. Il messaggio di questa Biennale è che la coscienza e la responsabilità degli architetti sono assolutamente indispensabili per trovare la via d’uscita dalla crisi. La Nuova Atlantide costituisce la ricostruzione dell’unità spirituale dell’Uomo e della Terra. L’architettura deve basarsi sull’antica saggezza! L’uomo, soprattutto l’architetto, deve sviluppare delle capacità per sentire i sistemi di energia che riempiono di vita la Terra. Ogni costruzione è un atto di distruzione e agisce contro la vita se non esprime le forze della Terra. Ogni attività di trasformazione dell’ambiente contribuisce alla ristabilizzazione dell’equilibrio della Terra se essa nasce dall’affettuosa comunicazione con gli esseri viventi visibili e invisibili della Terra, con gli spazi della vita.
“liscio”. La metropoli emergente e in rapida ascesa è ora obbligata ad espandersi nello spazio liscio mentre assimila simultaneamente il crescente fenomeno del nomadismo globale. Il Cairo non può non soddisfare la pretesa di essere solo una metropoli oberata; sta costantemente trasformandosi in una cosmopoli alla disperata ricerca di un’intuizione. Negli anni della rivoluzione dell’informazione e della globalizzazione, una visione per Il Cairo diventa una questione di vita e di rinascita. Il risveglio della Fenice è ormai atteso da molto tempo. OLANDA – Città privata/Casa pubblica. Commissario: Kristin Feireiss. Commissari aggiunti: Herman van Dongen, Angela van der Heijden. Design del padiglione: NI. Architects. Equipe interdisciplinare: Installazione video: One Architecture and Elisbeth Dijkstra. Film: Anna Abrahams, Jan Frederik Groot, Maria Mok, Rongvrong foundation. Fotografia: Nico Bick. Design degli interni: Copray & Scholten and Dumoffice. Rivista del NL Lounge De-Fence: Rianne Makkink, Herman Verkerk, Jop van Bennekon. Sito web del NL Lounge: Just Schimmelpenninck. Consulente multimedia: Willelm van Veelden. In cooperazione con la Rijksacademie van beeldende kunsten: vari artisti, ospiti. Dal Netherlands Architecture Institute: Angela van der Heijden, Angela Grasso, Sarah van der Pijl, Rob van Leeuwen, Herman van Dongen, Godard van Randwijck, Roderick Guèpin.
Ungheria, Padiglione Biennale EGITTO – La rinascita della Fenice: una visione per un Cairo cosmopolita. Commissari: Mohammed Gamal El-Din Bakri, Akram El Magdoub. Architetto: Tarek Naga. Firepatio Il padiglione olandese presenta ai visitatori un problema che non solo nei Paesi Bassi ma in tutto il mondo sta esercitando una grande influenza sulla vita sociale e urbana: i progressi della tecnologia, dell’economia e della società stanno eliminando la distinzione tra la vita pubblica e quella privata e porteranno ad una nuova relazione tra le due sfere. L’argomento approfondito è l’effetto sull’architettura e sulla pianificazione urbana della “privatizzazione” della sfera pubblica e viceversa. GIAPPONE – City of Girls (La città delle ragazze). Commissario: Arata Isozaki. Curatore: Kazuko Koike. Commissario aggiunto: Masayuki Kuriyama. Architetti: Kazuyo Sejima, Ryue Nishizawa. Artsti invitati: Kosuke Tsumura, Hellen Van Meene, Yayoi Deki.
Tarek Naga, Condizione liscia Alla vigilia del ventunesimo secolo, il Cairo è all’inizio di una nuova era nel suo lungo sviluppo. Questo comporta una nuova spinta al cambiamento, più potente di quella di Alessandro Magno o Cesare al delta del Nilo. I venti della globalizzazione stanno soffiando e poche città al mondo sono nella straordinaria posizione di gareggiare per un ruolo preminente all’interno della nuova equazione. Economicamente, culturalmente e politicamente sta emergendo un nuovo tipo di città, la cosmopoli. La storia urbana del Cairo è una testimonianza-archetipo di una metropoli formata dalle forze della sua geografia. Ma un’accurata lettura rivela una “geofilosofia” che trascende la pura morfologia del posto. Pertanto la “meta-geografia” diventa lo strumento essenziale per ogni approccio ad una visione della sua crescita futura. Storicamente, l’Egitto e, in particolar modo, Il Cairo (MemphisHeliopolis-Fustat) hanno costituito l’archetipo della condizione sedentaria (in contrasto con la condizione nomade). Nella similitudine deleuziana, Il Cairo rappresenta uno spazio striato circondato da uno spazio vasto e
1-2, Hellen van Meene Untitled, 2000 – courtesy: Gallery Koyanagi, Galerie Paul Andriesse L’idea alla base di questa presentazione è scaturita da discussioni che si svolsero nel 1999 fra il Commissario, Arata Isozaki, e me, curatrice del
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padiglione giapponese. Convenimmo che il tema di Fuksas “Meno estetica, più etica” ci sollecitava a ripensare la nostra concezione di sistema urbano, spingendoci verso una struttura che fosse conforme e contribuisse all’immagine complessiva della nostra epoca. Mi sembrava un concetto particolarmente importante per il Giappone, dove i luoghi della politica, dell’economia, dell’istruzione e quelli sociali sono logorati da “affaticamento strutturale”, e molte loro parti sono rovinate ed esposte. Da quale pulpito possiamo noi giapponesi predicare un’etica? “Noi possiamo solo pensare al genere” mi disse Isozaki. “In questo caso, voglio concentrarmi sulle ragazze”, gli risposi. Perché? Per prima cosa lasciatemi definire come Girl quello splendido periodo di esistenza che la ragazza attraversa prima di rimanere catturata all’interno di un sistema di generi, prima della separazione del maschile e del femminile. Le ragazze attualmente sono più sradicate. Nel sistema delle famiglie giapponesi, il gruppo familiare a conduzione paterna è scomparso da tempo. Oggi esse sentono che il loro unico bastione di difesa è il loro corpo: fluttuano e vagano per tutta la città. Non esiste una decisione consapevole che separa ciò che è dentro da ciò che è fuori. È come vivere nel mezzo di un ambiente costantemente sottoposto a luce fosforescente: tutto sembra uguale e indistinguibile a questa creatura, la ragazza, benché sia a proprio agio nella situazione, non sa bene come comportarsi in questa luce.
l’architetto Aarno Ruusuvuori “La costruzione inizia dalla distruzione. Inserire un nuovo elemento in un contesto già esistente è sempre una forma di violenza. Ciò che esisteva prima, svanisce. È una verità che riguarda le opere inserite nei paesaggi naturali come quelle circondate da altri elementi architettonici. Il nuovo può diventare elemento di disturbo per l’ambiente, o suo necessario complemento, dipende dall’artefice dell’opera, dal suo senso etico del lavoro, dalle sensibilità delle sue intenzioni e dal suo talento artistico”. PAESI NORDICI: NORVEGIA – Multi-pli-city: Futuring Filipstad (Molte-plicittà: futurizzando Filipstad). Commissario: Reiulf Ramstd. Architetti: Reiulf Ramstd, Thomas Fagernes, Eirik Ryssgárd, Mette Røsbekk, Espen Surnevik, Cecilie Wille.
PAESI NORDICI: FINLANDIA – L’altra Helsinki - L’altra faccia dell’architettura della città (Città di pietra). Commissario: Kirsi Leiman. Architetto: Juha Ilonen. La partecipazione finlandese è organizzata dal Museo d’architettura finlandese.
Studi strutturali
Juha Ilonen, Pietrarinkatu 15 La struttura urbana di Helsinki è caratterizzata dalla sua collocazione sul Mar Baltico. Il centro è su di un promontorio – in realtà si tratta di un arcipelago, in quanto il Mar Baltico si apre proprio a sud delle isole fortificate Suomenlinna. Con il procedere dello sviluppo urbano, i terreni edificabili sono aumentati riempiendo piccole baie poco profonde tra le isole e lungo la spiaggia. La base di pietra della città ha in realtà ingoiato più di venti isole, la cui esistenza nelle profondità della città viene ricordata agli attuali abitanti soltanto dai nomi delle strade e delle piazze. All’inizio del 21° secolo, tali operazioni sono ancora in corso, in quanto vi è molta richiesta di terreni edificabili. Un’altra caratteristica tipica della città è quella derivata dallo scontro tra l’uomo e la natura. L’imposizione della struttura a griglia sulla topografia del territorio collinare e granitico ha creato spazi urbani sorprendenti tra gli isolati della città. La Finlandia presenta anche Spazi concreti - I lavori degli anni sessanta del12
Viviamo in una città di nuove realtà. Lo spazio concettuale della tecnologia ha creato un nuovo regno, nel quale lo spazio fisico viene trasgredito da quello virtuale. Vengono create nuove reti di comunicazione che ridimensionano il ruolo della città. Questa diventa, pertanto, un luogo di intrattenimento e di rappresentazione piuttosto che la catalizzatrice delle funzioni tradizionali. La maggior parte della nuova attività edilizia è filtrata attraverso la lente della modificazione e del consumo. Stiamo continuamente creando una cultura di simulazioni in cui controllo, sicurezza e segregazione diventano gli aspetti dominanti della vita cittadina. Paradossalmente, il bisogno di spazi fisici che evochino sentimenti ed emozioni non diminuisce. Il surplus erotico della città scaturisce dalla capacità dei luoghi, non dalle loro strutture fisiche. La capacità di aree diverse di sviluppare una propria atmosfera e fare riferimento alle proprie condizioni ambientali è essenziale. Il potere di uno spazio o di un oggetto deriva dalla sua autenticità, più che dalla sua immagine o dimensione. PAESI NORDICI: SVEZIA – Bo01 City of Tomorrow (Bo01 Città del domani). Commissario: Joran Lindvall. Architetti: Santiago Calatrava, Ralph Erskine, Gert Wingárdh, Kai Vartiainen, MRY – FFNS, Malmö, Kim Dahlgaard e Tue Traerup Madsen. “Bo01 City of Tomorrow” sarà la più grande esposizione europea e costituirà un’attrazione a livello mondiale; il tema centrale di questa importante esibizione è l’uomo nell’architettura. Sono prese in esame le esigenze sen-
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La casa in legno di Kim Dalgaard e Tue Traerup Madsen, Copenhagen, Danimarca. sitive ed emotive dell’uomo all’interno del proprio ambiente fisico. “La città del domani in una società dell’informazione ecologicamente sostenibile e in un’epoca di benessere”: questo è il tema di Bo01.
Peter Cook & Colin Fournier, Skin and Pin, Kunsthaus, Graz 2000-2003. Un alieno amichevole.
AUSTRIA – “Austria – Forum di Architettura per architetti internazionali” è diretto a stranieri che insegnano, progettano e costruiscono in e per l’Austria. Area di Tolleranza. Per la pace e la libertà dell’arte contro il razzismo e la xenofobia. Commissario: Hans Hollein. Architetti: Ben van Berkel, Peter Cook e Colin Fournier, Norman Foster, Massimiliano Fuksas, Zaha Hadid, Greg Lynn, Tom Mayne, Jean Nouvel. Con il supporto di Interunfall Landesdirektion, Bregenz; Austri Ski-Veranstaltungsgesellschaft, Innsbruk; DEG Stadterneuerungs-und Eigentumswhonungsges. m.b. H, Vienna; Arge EUROGATE,Vienna; EUROGATE Consortium (BIG Bundesimmobiliengesellschaft m. b. H, Vienna; (BIG Bundesimmobiliengeselischaft m. b. H, Vienna; ARWAG Bauträger Gesellschaft m. b. H, Vienna; B.A.I. Bauträger Austria Immobilien GmbH, Vienna; WED Wiener Entwicklungsgesellschaft für den Donauraum AG, Vienna; IHAG Investment, Immobilien & Hotels Beratungs – und Handels – AG, Zurich-London; Hypo Adria Bank, Klagenfurt; Kunsthaus AG, Graz; Federal Ministry for Economic Affairs and Labor, Vienna; Wienerberg Baustoffindustrie AG, Vienna; Österreichische SPAR AG; Salsburg; DESPAR ITALIA, Padova; Europark SPAR, Salsburg.
Zaha Hadid, Spittelau Viaducts. Complesso multiuso, Donaukanal, Vienna PARAGUAY – Città : architettura ed immaginario. Commissario: Javier Rodríguez Alcalá. Commissario aggiunto: Gustavo Carabajal. Partecipanti: Arnaldo Acosta, Luis Alberto Boh, Fredi Casco, Javier Corvalán & Paola Moure, José Luis Ayala & Alberto Marinoni & Solano Benítez, Yona Muñoz, Pablo Ruggero & Tona Zarza & Sergio Ruggero, Gabriela Zuccolillo.
Arnaldo Acosta, Dichiarazioni esplicite – Casa Bittar
Massimiliano Fuksas, Torri gemelle, Vienna.
In merito alla città di Asunción e ad una certa architettura che in essa si inserisce, sorgono inetrrogativi che indirizzano in modo problematico, ma anche positivo, la riflessione e il disegno. RIVISTA di EQUIPèCO_Autunno-Inverno 2004
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ROMANIA – Ricostruire la città – Ricostruire l’architettura. Commissario: Marius Marcu-Lapadat. Commissario aggiunto: Ana Maria Zahariade. Partecipanti: Adam Drisin, Amy Anderson, Florin Biciusca, FranzJohann Echeriu, Saywell Domenico Fiorani, Meinhard von Gerkan, Viorel Hurduc, Munteanu-Perianu-Munteanu, Kay Nytman, Dragos Petrasco, George Postelnico, Richard Rogers, Anna Rozhdenstvenskaia, Pierre Sicard, Radu Vincenz.
Commissario: Pierre-André Lienhard. Curatore: Harm Lux (Zurigo). Concetto dello spazio: Marco Koeppel e Carlos Martinez (Widnau), Bob Gramsma (Zurigo). Markus Wetzel (Zurigo), Gerda Steiner e Jörg Lenzlinger (Basilea, Uster), Christoph Büchel (Basilea), Relax (Biel). Rappresentazione: KLARA Theatreproductions: Christoph Frick (Basilea), Dominique Rust (Zurigo). Interventi: Mourad Cherait (Berlino), Järg Geismar (Düsseldorf), Erik Hattan (Basilea), Claudia und Julia Müller (Basilea). Pubblicazioni/Autori: Marc Angélil (ETH di Zurigo), Seyla Benhabib (Università di Harward), Heinz Bude (Hamburger Institut f ür Sozialforschung, Amburgo), Georg Kohler (Università di Zurigo), Harm Lux (Zurigo), Heikyöng Moser-Ha (Zurigo), Richard Rorty (Università di Stanford).
Concorso internazionale di pianificazione urbana Bucuresti 2000 I dieci anni trascorsi dalla conferenza che ha consentito la nostra partecipazione hanno sancito il ritorno alla normalità per l’architettura di questo paese. Lasciando da parte le questioni economiche e politiche, per quasi cinquant’anni la vita professionale rumena è rimasta estranea sia all’autocritica del modernismo di fine anni ’50, sia all’assimilazione dei cambiamenti critici degli anni ’80. Perciò i dibattiti sull’architettura in Romania affrontano problemi del tutto specifici. Due questioni emergono: la prima concerne la natura della differenza tra una Romania marginalizzata e il resto del panorama architettonico; la seconda riguarda la possibilità di dialogo tra le diverse prospettive. Al fine di stimolare un dibattito particolarmente urgente su questi argomenti, abbiamo scelto di rimanere nella logica di un discorso marginale: per noi, ogni ipotesi di intervento sulla città significa di fatto ricostruire la città e, con ciò e tramite ciò, ricostruire la professione. RUSSIA – Le Rovine del Paradiso. Commissario: Gregory Revzin. Curatore: Elena Gonzales. Curatore aggiunto: Senen Mikailovsky. Partecipanti: Mikail Filippov, Ilya Utkin. Con il supporto di MKK-Holding.
Bob Gramsma, Uomini sospesi a fili dell’elettricità (fonte sconosciuta) Oltre a trattare direttamente i temi della Biennale, presenteremo un linguaggio formale, quale analogia al tema dell’immigrazione. Inizialmente non avrà nessun significato funzionale. Gli “immigrati” prolifereranno e s’insedieranno nel parco in qualità di ospiti o come intrusi, incollati come bozzoli agli alberi ed all’architettura, giocando negli spazi liberi. Non vogliono prenderne possesso, non sono parassiti, vogliono solo mostrare la loro natura. Sono “stimolatori di speranza” che si riproducono orizzontalmente. GEORGIA – Il centro Direzionale. Commissario: Ekaterina Beridze. Architetti: David Achvlediani, Ghiorghi Beridze.
Centro direzionale a Tbilisi - Teatro Mikail Filippov, Isola Il tema di questa Biennale, è una risposta all’esperienza della realtà contemporanea occidentale. Questa esperienza crea la necessità di una nuova utopia. Noi russi abbiamo molta esperienza con le utopie. Abbiamo vissuto questo Paradiso per settant’anni. Tutte le correnti dell’architettura russa hanno rifiutato i propri predecessori per ragioni etiche differenti. Ciascuna ha introdotto una nuova formula estetica allo scopo di salvare il mondo. Il costruttuvismo definiva il passato “un mondo di menzogne”. Il modernismo si riferiva all’architettura stalinista negli stessi termini. Il neoclassicismo dell’epoca di Stalin criticava il costruttivismo per il suo desiderio di far vivere la gente in baracche. Gli architetti postmoderni si lamentano per lo stesso motivo dei modernisti. Ciò è avvenuto in ogni parte del mondo, ma in Russia ogni corrente è divenuta di proporzioni utopiche. La società ha cercato di trasformare il mondo, e non ha incontrato ostacoli, a causa della mancanza della proprietà privata sulla terra e sui beni immobili. Nessun architetto occidentale può aver mai sognato tali possibilità di trasformazione della città. Una dopo l’altra, tutte le utopie sono crollate, ondate etiche ed estetiche si sono diffuse liberamente in tutto il paese. Ogni Paradiso ha lasciato dietro di sé le rovine del Paradiso “che era venuto prima”.
Con questo progetto gli autori, pensando alla situazione del Paese, avviatosi verso la democrazia, i pirncìpi della proprietà privata e nuove relazioni sociali, si sono posti come obiettivo la creazione di un complesso multifunzionale, che per la Georgia del XXI secolo potrebbe avere, oltre alla sua utilizzazione pratica, un significato simbolico dal punto di vista architettonico. REPUBBLICA DI SLOVENIA Commissario: Toni Biloslaw. Commissario aggiunto: Lidija Šircelj. Architetto: Vojteh Ravnikar.
SVIZZERA – In uno stato di sviluppo costante. 14
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Ravnikar, Presidente del Piranesi Days of Architecture La Slovenia offre un esempio di rapporto tra città, etica ed estetica abbastanza eccezionale nella storia dell’architettura europea. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, le autorità decisero di costruire una città vicino al confine, di fronte alla città italiana Gorizia. La città – Nova Gorica – doveva esemplificare tutti i parametri positivi della nuova società socialista, per dimostrare il potere e le capacità delle nuove autorità e divenire monumento architettonico senza precedenti. FINLANDIA - Spazi concreti. Commissario: Kirsi Leiman. Architetto: Aarno Ruusuvuori.
Chiesa a Huutoniemi, navata e campanile sulla strada, facciata dell’altare, rivolta ad est. Vaasa, Finlandia, 1964. I lavori degli anni sessanta dell’architetto. “La costruzione inizia dalla distruzione. Inserire un nuovo elemento in un contesto già esistente è sempre una forma di violenza. Ciò che esisteva prima, svanisce. È una verità che riguarda le opere inserite nei paesaggi naturali come quelle circondate da altri elementi architettonici. Il nuovo può diventare elemento di disturbo per l’ambiente, o suo necessario complemento, dipende dall’artefice dell’opera, dal suo senso etico del lavoro, dalla sensibilità delle sue intenzioni e dal suo talento artistico.” REPUBBLICA DI COREA – Seul: città dell’etica, città di natura. Commissario: Seok Chul Kim. Architetti: Min Choi, Kun-Young Cho, SangHae Lee, Kun-Hyuk Ahn, Sang-Hyun Lee, Dong-Kun Kim. Invitati: Liangyong Wu, Franco Mancuso. Con il supporto di Hanssem co., L+d e Samsung Electronics co., L+d.
do è che Seul di oggi, in diretto contrasto con quell’originaria concezione, esemplifica tutti i malesseri della moderna megalopoli asiatica. Per affrontare tali problemi si propongono due strategie che dovrebbero facilitare la trasformazione di Seul in una città cosmopolita del futuro. STATI UNITI D’AMERICA – Laboratori d’architettura in collaborazione con Columbia University ed UCLA. Commissario: Max Hollein. Capo del Progetto: Philip Rylands. Coordinatore: Chiara Barbieri. Partecipanti: Hani Rashid con la Graduate School of Architecture Planning and Preservation della Columbia University. Gregg Lynn con il Department of Architecture and Urban in the School of Arts and Architecture di UCLA. Con il supporto di IBM IntelliStation, Crysler Italia, 3M. Delta Air Lines, Zero U.S. Structures & Systems, BTicino, Precix Advanced Cutting Technologies Inc., The Walter Lantz Foundation, The William Kinne Fellows Trust, Kaindl Flooring, Zuntobel Staff, Bisazza, Dieti International Services, Alias/Wavefront, trivioquadrivio, Bruno e Cristina Bischofberger, Un donatore aninimo, Intrapresae Collezione Guggenheim.
Columbia University - 2, Moduli per ambienti espositivi. Studi per moduli con retroazioni attive, costruzioni in cavi, metallo e tecnologie con Fili Attivi In quest’epoca non possiamo pensare alla nostra condizione urbana solamente in termini d’infrastrutture od orientamento fisico. L’urbanizzazione deve essere concepita come qualcosa in continua evoluzione, influenzata da tutti quegli aspetti che caratterizzano la nostra società. Le nuove tecnologie utilizzate in campi diversi, nonché la totale ed immediata disponibilità d’informazioni, non solo trasformano la nostra vita quotidiana e le nostre abitudini, ma ridefiniscono anche il concetto e la definizione della stessa città. Ammettere che le strutture cittadine devono adeguarsi a processi ben definiti, che non devono essere statiche bensì mutevoli, richiede un’architettura sperimentale ed aperta, che sia soprattutto fisica, virtuale e dinamica. Rispecchiando questi cambiamenti, il padiglione è, per questa occasione, una struttura che ospita una produzione in via di sviluppo, che lascia spazio ad un processo dinamico piuttosto che all’analisi, un terreno fertile per idee nuove, un luogo di raccoglimento per conversazioni intellettuali, uno spazio di prova architettonico ed un laboratorio di ricerca contemporanea. URUGUAY – Montevideo, una città per un teatro, un teatro per una città. Commissario: Ricardo Pascale. Commissario aggiunto: Lionello Puppi. Architetti: Alvaro Farina, Carlos Pascual.
Il Teatro Solís Vista di Seul, edifici cementati e massicci che alterano la struttura della vecchia città e strada principale sopraelevata sul fiume Chongye-chon che è completamente coperto da strade Ci sono due fattori che rendono Seul una città particolarmente interessante da esaminare. Il primo è costituito dalla sua originaria e trecentesca concezione di città, che potremmo definire di città dell’etica e di natura. Il secon-
Gli obiettivi del “Progetto Solís” si fondano sul riconoscimento di una struttura teatrale esistente – ma resa obsoleta dall’usura di un’attività indiscriminata e martellante nel corso del secolo e mezzo della sua vita e resa inattuale dal mancato aggiornamento dei suoi impianti funzionali – rappresentativa della vita storica, culturale e materiale della ciudad vieja di Montevideo e localizzata nel cuore del suo “distretto culturale”. Un complesso che collega l’altro grande teatro – il Sodre, attualmente in costruzio-
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ne – con un’area pedonale, in parte realizzata ma destinata ad essere ampliata da nord a sud per agganciare il “mercato del porto”, e scandita dalle piazze storiche Independencia, Matriz (Constitución) e Zabala, dove già hanno luogo attività culturali. VENEZUELA – ‘Ciudad Universitaria de Caracas’. La costruzione di una moderna Utopia. Commissario: Guillermo Barrios. Commissario aggiunto: Miryam Castellanos. Architetto: Carlos Raúl Villanueva.
la sua capacità di mescolare tradizione ed innovazione sono troppo noti per essere discussi. Da vero praticante del Buddhismo, Lee propone una visione autenticamente Cino-Taiwanese, ben lontana dall’approccio metafisico tipico dell’estetica e dell’etica urbane occidentali. Poiché la nostra intenzione era di integrare l’architettura con le arti, Wang Chung Ping, partner di Lee da molti anni, e l’artista Hsiao Chin si sono uniti a lui. La solida praticità di Wang apporta al design “filosofico” di Lee un tocco di realismo. Hsiao, maestro dell’arte della pittura, è a sua volta conosciuto anche per la conoscenza e la pratica della filosofia orientale. Riflettendo sul presente con l’obiettivo di progettare una visione futurista della città, Lee suggerisce che si adotti il suo innovativo modulo Life city (Città della vita). “L’umanità, sostiene Lee, esiste all’interno di un dualismo in cui la città interiore (inner.life city) e quella esteriore, materiale (outer-material city) interagiscono una con l’altra come Yin e Yang, e convergono in una sola”.
Ciudad Universitaria de Caracas: 6-Aula Magna; 7-Tetti; 8- Cammino coperto Dopo quasi due anni di intenso lavoro, un gruppo di specialisti nel campo dell’Architettura Moderna ha presentato, in nome del proprio paese, una richiesta perché il Campus della Central University del Venezuela venga dichiarato parte del Patrimonio Culturale dell’Umanità amministrato dall’Unesco. La cosiddetta Città Universitaria, progettata dal venezuelano Carlos Raúl Villanueva (1900-1975), si trova oggi nel cuore della città come un’isola – un simbolo del potere dell’architettura e della fede incrollabile nella Comunità Ideale – in mezzo all’area urbana caotica e disordinata della moderna Caracas. ISRAELE – Intimo anonimato – Un approccio umanista alla città contemporanea. Commissario: Hillel Schocken. Partecipanti:Danny Lazar & Leonardo Kelijman - Hagai Nagar -Ulrik Plesner & Daniela Plesner & Ruty Pacher & Gal Gaon - Orit Siman Tov / Pinchas & Doron Pinchas - Uri Shetrit & Gerde Ullmann.
Lee & Wang, Life City PADIGLIONE ITALIANO
Hagai Nagar, Asdf Il filosofo tedesco Max Horkheimer inizia il suo libro Eclipse of Reason (Eclisse della ragione) con una frase che, sostituendo la parola ragione con città, sembra indicare il problema di fondo della progettazione urbana di oggi: “Quando all’uomo comune si chiede di spiegare cosa significa città (Ragione nel testo di Horkheimer), la reazione è spesso di imbarazzo ed esitazione. Sarebbe un errore pensare che ciò nasconda una saggezza troppo profonda o un pensiero troppo complesso per essere espresso in parole. In realtà questa incertezza nasconde la sensazione che non ci sia niente da analizzare, che il concetto di città si spieghi da sé e che la domanda sia di per sé superflua”. Ciò nel caso della progettazione urbana si applica a professionisti e persone comuni. CINA-TAIWAN - Taiwan Museum of Art – Città della vita. Commissario: Ni Tsai Chin. Curatore: Beatrice Peini Gysen-Hsieh. Partecipanti: Hsiao Chin, Lee Chu Yuan, Wang Chung Ping. Abbiamo considerato l’architetto Lee Chu Yuan il candidato ideale per rappresentare Taiwan, perché è anche uno stimato maestro della pittura ad inchiostro. Il suo enigmatico stile architettonico può colpire in quanto ambivalente e controverso, ma il suo sforzo di unificare Oriente e Occidente e 16
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UN Studio / Ben van Berkel-Caroline Bos, William Alsop, Interview, Paola Yacoub & Michel Lasserre, Fernando Romero Havaux, Didier Fiuza Faustino, Armin Linke, Architects interviews, Elisabeth Diller & Ricardo Scofidio, Greg Lynn, Coop Himmelb(l)au / Wolf D. Prix & Helmut Swiczinsky, Alenia Spazio, NOX – Lars Spuybroek, dECOI Mark Goulthorpe, Zaha Hadid, Hiroaki Kitano, Toyo Ito, Zvi Hecker, Kas Oosterhuis, Franco Purini, William SiewWai Lim, Clorindo Testa, Peter Cook, Gruppo A 12, Paolo Soleri, Peace Center, Futurama y2k, Asymptote / Hani Rashid & Lise-Anne Couture, Gigantes Zenghelis Architects. Progetti speciali a cura di Doriana O. Mandrelli: Jean Prouvé; Jean Maneval; Alenia Aerospazio – Divisione Spazio; Peace Center, a cura di Massimilano Fuksas realizzato da Alberto Rossini Milano.
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Credo che questa prima Biennale di Architettura del 2000 apra prospettive feconde che inquadrano e focalizzano scenari di intensa vitalità immersa e immessa consapevolmente nella Forma che deve venire. (1) Vitalità di una energia pulsante, ad alta tensione, che permea e si trasfonde – con una analisi attenta e lungimirante già auspicata nella presentazione in catalogo dal Presidente Paolo Baratta e indicata inequivocabilmente nella premessa, dal Direttore del Settore Architettura Massimiliano Fuksas – anche laddove esistano resistenze dovute alla necessità di cambiamenti in atto che richiedono certamente tali e precipui assestamenti organizzativi che toccano e riguardano – in alcuni casi – ridefinizioni totali. Ed anche riconsiderazioni attente, «per cogliere tutte le potenzialità che questa nuova dimensione offre nel proporre questa Mostra per la quale occorre una apertura, una disponibilità, un desiderio di osare, una visione, che sono tra le doti di Massimiliano Fuksas». (2) Com’è nostra consuetudine, per cercare di fornire una panoramica globale alla quale peraltro i nostri videolettori sono abituati, abbiamo riportato la presentazione, la premessa, l’elenco dei partecipanti e le partecipazioni nazionali. Una consuetudine determinata dalle scelte iniziali attuate insieme allo Studio Architetti Associati di Roma, degli amici Cuttica, Di Giamberardino e Candeloro, con la proposta lanciata e presentata ufficialmente a Roma nel gennaio 1997 attraverso EQUIPèCO ART FOR INTERNET uno spazio tutt’ora aperto agli artisti che vogliano dare il proprio contributo affinché la Rete non resti soltanto magazzino e ricettacolo evasivo e/o commerciale ma anche e sopra tutto spazialità per dare e avere la possibilità di scambiarsi informazioni e idee. All’interno di questa Biennale abbiamo verificato un’apertura grande in questo senso, attestata con l’attuazione del concorso on line la CITTÀ: TERZO MILLENNIO e la disponibilità del sito preparato per l’occasione. Ci sentiamo anche un po’ premiati dalla nostra intuizione che auspicava e anticipava l’avvento di una sensibilità sottile e leggera sottesa alla ÉQUIPE amplificata dalla ECO di una informazione a portata di tutti. Questa è la sfida affidata agli artefici della creatività. E qui si inseriscono i contributi dei singoli artisti con le loro installazioni e delle partecipazioni nazionali valorizzabili dalla e per la loro straordinaria interconnessione. A questo proposito sarebbe opportuno rileggersi gli scritti di Charles Baudelaire sulla Esposizione Universale di Belle Arti – Parigi 1855. I – Metodo di critica. Dell’idea moderna del progresso applicato alle Belle Arti. Spostamento della vitalità, dove egli subito afferma che, «Per un critico, per un sognatore dello spirito incline alla generalizzazione, non meno che allo studio dei particolari, e, per dire in modo piú esatto, all’idea di ordine e di gerarchia universale, poche attività sono cosí interessanti, attraenti, ricche di sorprese e di rivelazioni, quanto quella di porre a confronto le nazioni e ciò che esse hanno prodotto. Quando dico gerarchia non intendo affermare il primato di una nazione sull’altra. Sebbene nella natura vi siano piante piú o meno venerande, forme piú o meno spirituali, animali piú o meno sacri, e sia legittimo concludere, sotto la spinta dell’analogia universale, che certe nazioni – smisurati animali di organismo conforme all’ambiente, - siano state preparate e educate dalla Provvidenza a un fine preciso, piú o meno elevato, piú o meno contiguo al cielo, - non mi propongo ora altro che affermare le loro pari utilità agli occhi di Colui che è indefinibile, e il prodigioso soccorso che esse si danno a vicenda nell’armonia dell’universo. » (3) Il catalogo delle partecipazioni nazionali apre con la proposta dell’ARGENTINA che verte su – Etica ed estetica degli ambienti urbani nel ventunesimo secolo: “Siamo giunti alla conclusione di un millennio i cui ulti-
mi cento anni meritano senz’altro la definizione di ‘Secolo dell’architettura’. O quanto meno potremmo definire la produzione architettonica mondiale dell’ultimo secolo come la più importante della storia… «La storia dell’architettura è la più antica rispetto a quella di tutte le arti e non ha mai conosciuto interruzioni». (4) L’architettura costituisce un esempio impressionante dell’espansione artistica dei nostri tempi. Oggi abbiamo compreso che essa non rappresenta più solamente l’arte di erigere edifici, ma soprattutto l’arte di saper costruire un vero ambiente umano”(5). Questo inizio viene dall’Ordine alfabetico che è un Ordine stabilito per accordo semantico globale, e non è un caso quindi se collima – per il discorso che vado esplicando – con l’Ordine essenziale dei contenuti poiché mi ricollega al ‘Manifesto blanco’ (6), documento a mio parere eccezionale redatto da Lucio Fontana nel 1946 a Buenos Aires e nel quale sono annunciate le linee di una ricerca interdisciplinare indagata a partire dal XIII secolo “nel quale comincia la rappresentazione dello spazio… Successivamente i barocchi fanno un salto in questo senso: lo rappresentano con una grandiosità non ancora superata e aggiungono alla plastica la nozione di tempo. Le figure sembrano abbandonare il piano e continuare nello spazio i movimenti raffigurati. (7) Questa concezione fu conseguenza del concetto dell’esistenza che andava formandosi nell’uomo. La fisica di questa epoca, per la prima volta, esprime la natura per mezzo della dinamica. Si determina che il movimento è una condizione immanente alla materia come principio della comprensione dell’universo… Conquistato il tempo, la necessità di movimento si manifestò pienamente. La liberazione progressiva dei canoni diede alla musica un dinamismo sempre crescente (Bach, Mozart, Beethoven)… Gli impressionisti sacrificano il disegno e la composizione. Nel futurismo vengono eliminati alcuni elementi ed altri persero la loro importanza rimanendo subordinati alla sensazione… Ultimamente non si è intuita la «forma» del suono? (Schoenberg) o una sovrapposizione o correlazione dei «piani sonori»? (Scrijabin). È evidente la somiglianza fra le forme di Stravinsky e la planimetria cubista. L’arte moderna si trova in un momento di transizione nel quale si esige la rottura con l’arte antecedente per dar luogo a nuove concezioni… Noi raccogliamo questa esperienza e la proiettiamo verso un avvenire chiaramente visibile… Le antiche immagini immobili non soddisfano più le esigenze dell’uomo nuovo, formate nella necessità dell’azione, nella convivenza con la meccanica, che gli impone un dinamismo costante… L’esistenza, la natura e la materia sono una perfetta unità. Si sviluppano nel tempo e nello spazio… La costruzione di forme voluminose in mutamento mediante una sostanza plastica e mobile. Disposti nello spazio agiscono in forma sincronica, integrano immagini dinamiche… Concepiamo l’uomo nel suo nuovo incontro con la natura nella sua necessità di vincolarsi ad essa per trovare nuovamente l’esercizio dei suoi valori originali. (8) Chiediamo una comprensione esatta dei valori primari dell’esistenza, per questo instauriamo nell’arte i valori sostanziali della natura. Presentiamo la sostanza, non la marginalità delle cose. Prendiamo l’energia propria della materia. La sua necessità d’essere e di svilupparsi. Postuliamo un’arte libera da qualunque artificio estetico. Approfittiamo di ciò che l’uomo ha di naturale, di reale. Rinneghiamo le falsità estetiche inventate dall’arte speculativa. Ci troviamo così vicini alla natura come mai l’arte lo è stata nel corso della storia… Il subcosciente modella l’individuo, lo integra e lo trasforma. Gli dà l’ordinamento che riceve dal mondo e che l’individuo adotta… E il suo sviluppo attraverso l’esperienza è l’unico cammino che conduce ad una manifestazione completa dell’essere… Concepiamo la sintesi come una somma di elementi fisici: colore, suono, movimento, tempo, spazio, la quale integri una unità fisico-psichica. Colore, l’elemento dello spazio, suono, l’elemento del tempo, il movimento che si sviluppa nel tempo e nello spazio, sono le forme fondamentali dell’arte nuova, che contiene le quattro dimensioni dell’esistenza. Tempo e spazio. La nuova arte richiede la funzione di tutte le energie dell’uomo nella creazione e nell’interpretazione. L’essere si manifesta integralmente, con la pienezza della sua vitalità”. Questo riferimento viene riproposto in sintesi per entrare coscientemente nel cuore della mostra, le cui pulsazioni rimbombano nelle parole del Direttore Fuksas quando scrive che: ‘La fragilità strutturale è complementare allo sviluppo degli strumenti di controllo’. E continua acutamente osservando: ‘Se fossimo cinici potremmo con leggerezza affermare che la struttura anarchica di aggregazione delle favelas latinoamericane sia molto più interessante di qualunque altro tentativo di architettura sociale organizzata e programmata. Come in molte forme di costruzione spontanee, anche in questo caso le relazioni e l’identità geografica fanno parte di un’idea di
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insediamento di grande umanità’. (9)
alle installazioni presentate all’Arsenale, al ‘Muro Video’ che anima le Corderie. (14)
Questi accenni danno corpo alla nostra riflessione che abbandonerà l’Ordine alfabetico e salirà liberamente sul Vaporetto per non restare fermi ‘All’ombra dell’etica’. (10) www.levaporetto.org
NOTE (1) Tematica di miei lavori. (2) Cfr. CITTÀ: LESS AESTHETICS, MORE ETHICS, Catalogo della mostra, Prefazione, Paolo Baratta, p.9, Marsilio Editori, Venezia 2000. (3) Cfr. Charles Baudelaire, Scritti sull’Arte, I MILLENNI, Einaudi, Torino 1981. (4) Walter Benjamin. (5) Cfr. CITTÀ: LESS AESTHETICS, MORE ETHICS – PADIGLIONI, Catalogo della mostra, Argentina, p.22, Marsilio Editori, Venezia 2000. (6) Cfr. ARTE ASTRATTA ITALIANA 1909-1959, Catalogo Galleria Nazionale d’Arte Moderna – Roma, a cura di Giovanna De Feo, Ida Panicelli, Livia Velani, Pia Vivarelli, De Luca Editore, Roma 1980. Il ‘Manifesto blanco’, redatto da Lucio Fontana nel 1946 a Buenos Aires, fu firmato da Bernardo Arias, Horacio Cazeneuve, Marcos Fridman, Pablo Arias, Rodolfo Burgos, Enrique Benito, César Bernal, Luis Colla, Alfredo Hause, Jorge Rocamonte, giovani artisti e allievi dell’Accademia di Altamira, ma non fu firmato dall’artista.
Padiglione della Francia. La partecipazione francese, per meglio coincidere con, e incidere sul, tema generale – la città e il suo divenire – ha riposto l’azione nella Association française d’action artistique, una équipe che ha elaborato Una posizione di principio: i rapporti Nord-Sud / Sud-Nord, attraverso cui i commissari hanno voluto “reinserire il tema proposto nella sua dimensione politica. Considerando il ruolo derisorio dell’architetto nell’urbanizzazione accelerata che colpisce il pianeta, hanno inteso sottolineare la differenza tra le preoccupazioni e i modelli urbani del mondo ricco e la precarietà spoglia nella quale vive un quarto della popolazione mondiale e il divario che l’esportazione di tali modelli contribuisce a creare”. Essi domandano al mondo dell’architettura: «In che modo è possibile far fronte alle necessità o alla miseria di una popolazione che non ha accesso alle condizioni abitative di base?». E ancora: «Quale può essere l’impegno critico e politico dell’architetto rispetto alla potenza della mondializzazione?». Perciò, la partecipazione francese propone Una casa aperta che costituisce un “dispositivo di accoglienza, di scambi e di espressione cui si aggiunge la volontà di dare la parola a coloro che non sono rappresentati in queste manifestazioni”. Il padiglione dei Giardini che è stato trasformato da Jean Nouvel mostra il senso della partecipazione francese e dirige il visitatore verso il vaporetto che è trasformato da Matthieu Poitevin e Pascal Reynaud secondo quest’idea di casa accogliente. Servirà da salone in cui avranno luogo gli incontri programmati. (11) Questa presa di posizione è stata comunicata anche al Presidente francese con la lettera firmata da Jean Nouvel, (12) il cui punto centrale è questo: «Lo scopo del nostro intervento a Venezia è quello di censire i professionisti competenti, gli architetti, gli urbanisti, gli ingegneri, gli economisti, i geografi, i paesaggisti, i sociologi, gli intellettuali…che possono impegnarsi ad effettuare studi strategici su grandi tematiche che ci sforzeremo di delineare». Questa della Francia, ci sembra un’opera viva e necessaria perché si inserisce nella panoramica mondiale e riguarda tutti nessuno escluso. Nello stesso tempo può essere l’invito ad una riflessione attenta per valutare e vivificare tutte le potenzialità che questa 7. Biennale di Architettura contiene. Dal Progetto speciale Alenia Aerospazio (13) curato da Doriana Mandrelli, 18
(7) Cfr. ALENIA – Spazio. STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE, ovvero la ricerca di una nuova casa per l’Uomo. (8) Cfr. Joseph Beuys, Sei stanze per Beuys a Venezia, Galleria Bevilacqua La Masa (S.Marco, 71/c) 18 giugno-8 ottobre ’00. (9) Cfr. CITTÀ: LESS AESTHETICS, MORE ETHICS, Catalogo della mostra, Premessa, Massimiliano Fuksas, pp.12 e 15, Marsilio Editori, Venezia 2000. (10) ALL’OMBRA DELL’ETICA. L’etica maschera il vuoto del politico. L’etica, un altro nome attribuito al moralismo contemporaneo che trionfa con i grandi slanci umanitari, diventa un’arma di controllo transfrontaliera. Al cospetto della miseria del mondo, la pubblica commiserazione è il campo d’azione di questa buona coscienza umanitaria che impone il consenso con l’evidenza della necessità. È inutile diffidare delle nostre idee umanistiche, ogni azione intrapresa per il Bene del prossimo consacra l’ecumenismo dei nostri valori. Ma occorreva un nemico dell’etica ed eccolo qui: l’estetica. Siate ragionevoli, impegnatevi nel sociale! La città ne ha così bisogno, guardate come le sue escrescenze la fanno ammalare! L’etica universale, invocata come unica alternativa alla violenza dei conflitti urbani, dovrebbe quindi far da sceriffo contro la stravaganza estetica. Come e perché gli architetti sarebbero in grado di rispondere a una tale ingiunzione etica? Se la risposta consiste in un silenzio passivo, li si accuserà di tirarsi indietro, di non voler guardare in faccia la realtà e di trincerarsi in un ‘rifugio estetico’. È nelle condizioni politiche della questione etica
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che si impegnano gli architetti francesi: poiché il padiglione francese è il simbolo del potere istituzionale, esso non può essere che oggetto di un’inversione simbolica. L’attuazione di interrogazioni a livello politico sulle relazioni tra nord e sud per rispondere alle sfide della globalizzazione neoliberale in urbanistica e in architettura è resa possibile soltanto a scapito della legittima rappresentanza. I dibattiti, i dialoghi e gli interventi avranno luogo ‘dall’altra parte’, sul vaporetto accessibile a tutti. Un buco nel muro del padiglione ai Giardini (‘padiglione di comodo’): l’apertura sulla città, i piedi in mezzo ai detriti. E qui, sul vaporetto, sempre pronto a partire o a ritornare, insomma immobile come il ‘motore primo’ di Aristotele, ecco lo spazio per interrogarsi, scambiarsi informazioni ed elaborare un ‘inventario della situazione’. Gli interventi proposti nelle salette del vaporetto non intendono essere esemplari e non costituiscono una mostra; proseguiranno e provocheranno un pluralismo dell’interpretazione che non esclude la parodia dei discorsi umanitari triti e ritriti. La questione essenziale è di non limitarsi a ciò. Nei confronti tanto delle illusioni angeliche quanto del cinismo più disincantato, bisogna darsi, almeno, dei mezzi per credere nella creazione dei possibili. Basta con il discorso rassicurante sull’etica: crediamo al ‘reale così com’è’, che contiene la propria potenza offensiva! I commissari: Jean Nouvel, François Geindre, Henri-Pierre Jeudy, Hubert Tonka. (11) Giornate dei commissari. Un incontro inaugurale, la cui programmazione è stata affidata a Henri-Pierre Jeudy, avrà luogo nei tre giorni precedenti l’apertura al pubblico e consentirà di comprendere le questioni oggetto del dibattito nel corso della Biennale. In luglio e ottobre ne succederanno altri due, i cui temi sono ‘Un’ecologia politica urbana?’ e ‘Costruzione o distruzione della città?’. Incontri con Rudy Ricciotti: Parole impegnate. Ricciotti ha scelto di offrire una tribuna ad attori impegnati nel loro territorio, (giugno-luglio-ottobre). Incontro con Matthieu Poitevin: Marsiglia monumento, Marsiglia sentimento. Poitevin sottoporrà ai suoi ospiti provenienti dalle due rive del Mediterraneo la sua visione provocante e corroborante di Marsiglia, (luglio). Incontri con Jacques Hondelatte: Deserto dei ricchi, deserto dei poveri; il primo a Venezia, l’altro nel nord del Senegal, a settembre a Diakhao. Città ospiti: Dakar (19/06), Quito(30/07), Bombay(19/10). Personalità impegnate in queste città sono invitate ad esporre, attraverso le proprie esperienze, il modo in cui percepiscono i temi proposti e le impressioni che suscitano. (12) Parigi, 10 giugno 2000. Signor Presidente, In occasione della più grande manifestazione internazionale di architettura, La Biennale di Venezia, che quest’anno ha come tema ‘meno estetica, più etica’, il padiglione francese organizza un’esposizione incontro sulla ‘emergenza permanente’. In questo modo descriviamo la situazione precaria di un terzo degli abitanti del nostro pianeta sia nei paesi e nelle metropoli del Sud, sia nelle minoranze urbane ed extraurbane delle città del Nord. Dopo esserci informati sui principali programmi studio intrapresi dalle ONG e dalle più grandi società su scala internazionale, ci troviamo di fronte ad una colossale mancanza di studi su argomenti volti a migliorare o a risolvere le condizioni di vita di un terzo dell’umanità. ........................... Contemporaneamente, dalla fine degli anni ’70, si registra un disinteresse da parte del settore architettonico nei confronti di questa spaventosa questione. Lo scopo del nostro intervento a Venezia è quello di censire i professionisti competenti, gli architetti, gli urbanisti, gli ingegneri, gli economisti, i geografi, i paesaggisti, i sociologi, gli intellettuali…che possono impegnarsi ad effettuare studi strategici su grandi tematiche che ci sforzeremo di delineare. La nostra ambizione è quella di creare un legame Nord-Sud, Sud-Nord per uscire da soluzioni ‘preconfezionate’, pre-pensate o non pensate per scaturire delle soluzioni comuni ben lontane sia dalle vecchie tesi di Illich (arrangiatevi), che dal semplice dono umanitario (lo facciamo per voi). Ecco perché auspicheremmo vedere svilupparsi degli studi generali e mirati su questioni quali per esempio: - come accelerare i cambiamenti? Fino a dove si può trasformare? – Si possono trarre le conseguenze negative e positive della mondializzazione? – Quando si costata che è mille volte più semplice acquistare una televisione piuttosto che un lavandino, quali sono i ‘readymade’, i prodotti planetari da inventare? – In che modo le reti mondiali d’informazione possono essere portatrici di speranza in materia di democrazia ed istruzione? In che tipo di terminali e integrazione architettonica? –Quando costruire con materiali endogeni o esogeni? Come semplificare, costruire direttamente, rapidamente, spendendo meno? Con che parte di autocostruzione? – Pensando al futuro, nell’ambito dello sviluppo sostenibile, in che modo evitare gli errori passati commessi nella fabbricazione urbana? Come combattere l’inquinamento? Come sviluppare l’autonomia energetica, l’eliminazione dei rifiuti, l’idroenergia? – Come utilizzare le tecniche dell’immateriale e dell’economia di materia? Riteniamo che alcuni di questi problemi vi riguardino. Riteniamo inoltre che se è compito dei politici orientare e decidere, i professionisti del mondo del-
l’architettura possono elaborare delle strategie che aumentano le possibilità. Lo scopo di questa lettera è ottenere da parte vostra due risposte: 1. Finanziate o partecipate a studi strategici in questo settore? Se sì, quali e in che misura (investimento)? 2. Accettereste in futuro di finanziare uno o più studi e di parteciparvi? Si tratta di una lettera aperta indirizzata a un centinaio di organizzazioni e imprese il cui scopo è quello di partecipare a una ricerca sull’emergenza permanente. I visitatori della Biennale di Venezia verranno informati della vostra risposta o della vostra ‘non risposta’. Signor Presidente la preghiamo di accettare la nostra più cordiale stima. (Jean Nouvel, commissario del Padiglione Francese alla Biennale di Venezia). (13) ALENIA – SPAZIO, Stazione Spaziale Internazionale, ovvero la ricerca di una nuova casa per l’Uomo. La costruzione in orbita della nuova Stazione Spaziale Internazionale, iniziata con il lancio del primo elemento il 20 novembre 1998, è forse il simbolo, oltreché di una nuova grande ed emozionante avventura dell’Uomo, di una sua diversa sensibilità e prospettiva nei confronti della sua ‘casa naturale’, la Terra, e del modo di abitarla. Nella costruzione di questa strana architettura abitativa dello Spazio, non certo ‘bella’ ma molto funzionale, l’aspetto più significativo è che il nostro pianeta non rappresenta più l’unico ecosistema per l’Uomo. Quando, nel 2004, la ISS sarà completata ci apparirà da Terra come una stella di prima grandezza: l’abitazione dell’intera umanità nello Spazio. Avrà inizio allora, per almeno dieci anni, la fase operativa, di abitabilità permanente, di ricerca e d’effettiva utilizzazione di questa complessa opera ingegneristica, risultato della cooperazione di 15 nazioni e delle rispettive agenzie spaziali. Ma la stazione, oltreché un grandioso laboratorio di ricerca, sarà anche un luogo privilegiato di osservazione della Terra: ‘una finestra sul mondo’, dotata di sensori e apparati ottici in grado di monitorare lo stato dell’atmosfera, le condizioni meteorologiche e i cambiamenti climatici, le possibilità di sfruttamento delle risorse minerarie e delle zone agricole, oltreché lo stato di salute degli oceani e dei corsi d’acqua, migliorando pertanto la qualità di vita degli uomini sulla Terra. In un contesto tecnologicamente tra i più avanzati al mondo, l’Europa e l’Italia, in particolare mediante le Agenzie Spaziali ESA e ASI, svolgono un ruolo fondamentale fornendo nella sua fase di progettazione e costruzione un contributo produttivo notevole e di riconosciuto prestigio internazionale. Una gran parte degli elementi pressurizzati, e perciò abitabili, della Stazione, superiore al 50% del volume disponibile di circa 1300 m³, è costruita proprio negli stabilimenti Alenia Spazio. La società sviluppa infatti per l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) i tre moduli logistici MPLM (Multipurpose Pressurised Logistics Module) per il trasporto, tra la terra e la stazione, di carichi scientifici, rifornimenti e materiali; per l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e l’ASI sviluppa i Nodi 2 e 3, moduli di interconnesione tra i vari elementi pressurizzati, dotati di Cupole (ESA) vere e proprie torri di controllo e osservazione, e il laboratorio scientifico Columbus (ESA), dove gli astronauti-ricercatori europei effettueranno esperimenti e ricerche in microgravità. Sempre su commessa dell’ESA, Alenia Spazio partecipa alla costruzione del veicolo ATV (Automated Transfer Vehicle), utilizzato per il trasporto logistico alla stazione con il lanciatore europeo Ariane 5. Inoltre, presso gli stabilimenti di Torino di Alenia Spazio, sta sorgendo un Centro MultiFunzionale Spaziale (CMFS) dell’Agenzia Spaziale Italiana che ospiterà tutte le funzioni di supporto alle operazioni dei moduli logistici MPLM e, probabilmente, di alcuni elementi europei. Dal 2004, gli astronauti-ricercatori vi potranno operare, in condizioni di microgravità, per condurre ricerche mediche, fisiche, biologiche, per mettere a punto nuovi materiali e processi produttivi e collaudare tecnologie che saranno quelle di domani. La ISS sarà dunque innanzitutto l’officina e la casa del futuro. Ma questa offrirà ai suoi inquilini anche uno dei panorami più belli, se sapremo preservarlo: la nostra casa naturale, la Terra. In tal senso la prospettiva del turismo spaziale non è così lontana. (14) JVC – PROFESSIONALE PRODUCTS ITALIA S.P.A. MILANO. Il ‘Muro Video’ – Descrizione dell’utilizzo della tecnologia. Il progetto del ‘Muro Video’ dello Studio Fuksas è una video proiezione che si estende, senza soluzione di continuità di immagini, per circa 280 metri di lunghezza per 5 metri di altezza. Lo schermo è una parete unica, dipinta con una speciale vernice bianca per il miglior risultato di visione delle immagini. La proiezione proviene da 39 video proiettori basati sull’esclusiva tecnologia D-ILA™ (Direct Drive Image Light Amplifier) di proprietà della JVC, basata sul principio di LCD di tipo riflettente, la cui caratteristica è di produrre immagini eccezionalmente luminose e contrastate, con “colorimetria cinematografica”. Gli obiettivi speciali dei proiettori permettono di formare immagini di 7 metri di base ad una distanza di 7 metri dallo schermo, consentendo quindi di inserire tra le colonne dell’edificio delle Corderie i proiettori stessi. Vengono così composte 39 immagini combacianti “side by side” per un’estensione totale di 273 metri. I proiettori ricevono le immagini da D.V.D. (Digital Video Disk) programmati per leggere i “software” creati in post produzione, con riferimenti di sincronismo che rispettano la precisione del “frame”, in modo che le immagini si compongano secondo un
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progetto di sequenze, fino a portare un’unica immagine con effetto a dir poco “eclatante”. La colonna sonora segue la stessa sincronizzazione ed è diffusa da speciali altoparlanti il cui volume è regolato dal passaggio del visitatore lungo il percorso multimediale, da speciali cellule, volume che sale e scende in rampa, per ogni schermo. Un computer centrale regola la sincronia generale con sofisticati software creati “ad hoc”.
possibile grazie alla programmazione al computer. Ciò che più conta è che la libertà ottenuta tramite questo metodo, è una libertà più ampia e autentica di quella offerta dai convenzionali processi di progettazione. Perché? La motivazione risiede nelle differenze di carattere tra il cervello umano e il processore centrale del computer.
Muro video, proiezione in tempo reale tramite internet, di immagini delle maggiori capitali del mondo. RaiSat. Le immagini della videoinstallazione alle Corderie nascono dalla collaborazione produttiva tra la Biennale di Architettura e RaiSat Art con la collaborazione di Studio Azzurro – per le riprese originali e il montaggio sincronizzato – e di Ciro Giorgini (Fuori Orario/Rai Tre), per la ricerca dei materiali d’archivio: 6 ore e mezzo di immagini che compongono i 39 schermi, nucleo centrale del progetto elaborato dal Direttore Massimiliano Fuksas. *** Dai Giardini eccoci all’Arsenale. Tra le colonne del primo locale che introduce ai trecento metri delle Corderie illuminati sulla destra dal Muro Video e sulla sinistra dalle installazioni, mi sono trovato nella magica atmosfera della installazione di Makoto Sei Watanabe: Fiber Wave II, che al centro prevede 4 monitor sui quali scorre Subway 2000-Web Frame. Fiber Wave II (1995-99) “rende visibile il vento invisibile della città. Subway 2000 cerca di rendere visibile il sistema invisibile della città. Web Frame non è ‘progettato’ nel senso convenzionale, ma viene ‘generato’ dal programma del computer; cresce automaticamente, ma non in modo casuale. La crescita avviene risolvendo diverse condizioni, seguendo le loro indicazioni”. Il progetto THE FLUID CITIES di Makoto è eccezionale ed è stato reso possibile dalla collaborazione di KUMAGAI GUMI, Co., Ltd. C-Three Inc.
Makoto Sei Watanabe - Fiber Wave Con A New ‘Method’ for Architecture and the City / Biorganic Design egli dichiara: «Gli organismi viventi sono stati progettati. Ognuno dovrebbe avere la possibilità, almeno una volta nella vita, di incontrare il suo Progettista. Si intende qui con il termine “progetto” un processo che comincia con una serie di condizioni da soddisfare e, adoperando un numero ristretto di materiali a disposizione, arriva ad una soluzione richiedente il minor numero di operazioni. Così definito, il termine “progetto” vale anche per l’architettura. Non dovrebbe allora essere possibile concepire un’architettura analoga alla progettazione dell’organismo vivente? Il progetto Le Città di Induzione si fonda proprio su questo concetto. Il progetto non verrà più eseguito nel modo convenzionale. Anziché disegnare un progetto e la forma risultante, questo Progetto disegnerà un “meccanismo” di generazione del risultato. Questo nuovo tipo di approccio al progetto è 20
Il progetto della Stazione della metropolitana è la prima traduzione in pratica nell’architettura attuale, delle Città di Induzione. Inoltre sarà il primo esempio al mondo di generazione di architettura tramite un programma di computer. In questo progetto, la parte chiamata WEB FRAME non è progettata in modo convenzionale ma prodotta dagli originali programmi del computer. WEB FRAME si sviluppa nel sottosuolo di Tokyo, come alcune piante. Esso si attiene alle norme stabilite: altezza, campata, angoli, e numeri di nodi. Queste sono le rigorose condizioni cui deve attenersi. Allo stesso tempo WEB FRAME segue l’indirizzo dell’architetto. Questo indirizzo non è rigido, ma viene fornito secondo una certa elasticità. L’architetto indirizza il programma in modo da dare risalto ad alcuni caratteri, ad esempio, un punto di alta densità, una zona di spazio più ampia, un punto stretto, ecc. Quindi il programma comincia a svilupparsi in conformità con le condizioni rigorose e seguendo l’indirizzo fornito. Quindi il risultato, corrispondente ad un corpo sviluppato, è ben libero come una creatura naturale vivente. Libertà e regola non risultano più in contraddizione in questo caso. La serie di FIBRE ONDULATE mostrano l’altro aspetto di questo concetto. Esse sono il dispositivo che rende visibile il vento invisibile. FIBRA ONDULATA I oscilla per effetto del vento naturale, FIBRA ONDULATA II oscilla per effetto del vento che soffia in tempo reale su un’altra città. I dati relativi al vento provengono via Internet ogni ora. FIBRA ONDULATA III si muove nello spazio cibernetico. Attraverso questa fase progettuale ho elaborato soltanto la specifica dei materiali, e non la forma stessa. Le forme provengono dal vento invisibile. FIBRA ONDULATA raccoglie il codice reale esistente in natura. Questa è un’altra traduzione in pratica del progetto CITTÀ DI INDUZIONE». Questo progetto è il corrispettivo del valore artistico che ho cercato di indicare con la tematica La Forma che deve venire e Dentro l’Immaginel’Immagine Dentro, il cui processo di realizzazione consiste nel realizzare un’opera che si attualizza attraverso la reciprocità di una informazione che si libera nella interconnessione Immagine/Realtà dell’Immagine. Il Lavoro di Makoto Sei Watanabe è il propellente di K-Museum: “Sul lungomare della Baia di Tokyo (Koto-ku, 1996) sta sorgendo un nuovo centro
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della vecchia metropoli. Lo scopo del museo è di spiegare l’infrastuttura invisibile di questa nuova città. Rendere visibile la struttura invisibile della città”. E di Mura-No-Terrace (Sakauchi Village, Gifu, Japan: “Si tratta di un complesso pubblico localizzato tra le montagne. Il concetto su cui si basa è di non lasciare la natura immutata ma cercare di evidenziarne la bellezza con piccoli oggetti artificiali. Rendere visibile la struttura invisibile della natura è il concetto che sta alla base di questo progetto”.
come noi si sono sentiti in dovere di intervenire in qualunque modo nella realtà, convinti ancora di poterla cambiare. Anche con la rete: www.labiennale.org. Come nel concorso, anche l’expo-on-line aveva come obiettivo quello di individuare e produrre una “mappa” del mondo dell’architettura internazionale. Tanti sconosciuti che, presentatisi per questo, sono poi stati scelti per la mostra. Studenti…Ancora una volta, Beuys aveva ragione: l’artista è in tutti noi, la rivoluzione siamo noi».
K-Museum, lungomare della Baia di Tokyo (Koto-ku, 1996)
Mura-No-Terrace (Sakauchi Village, Gifu, Japan * * * Nell’invitare anche i ‘non addetti ai lavori’ a visitare questa 7. Biennale di Architettura, affido la conclusione alle parole di Doriana Mandrelli: «Abbiamo accolto con entusiasmo tutte le immagini e le idee originali, pensate, progettate e prodotte per la Biennale, soprattutto quelle in analogia critica o didattica rispetto al tema. Il risultato è stato estremamente stimolante e positivo. Un nuovo processo è iniziato. Le idee sono tornate a circolare e ad alimentare il nuovo millennio. Certi e fiduciosi nella capacità di modificare propria dell’uomo, mettiamo a disposizione questo nuovo prezioso momento di ricerca, a tutti coloro che
Tom Kovac e Geoff Malone – Ikon Tower, Melbourne, Australia 1999.
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La Ikon Tower sfida le nozioni convenzionali di struttura e spazio. La forma è ottenuta con un gioco interno di spazio volumetrico, in cui si evita la tradizionale delimitazione ottenuta dall’incontro di due pareti optando per l’uso di pareti curve senza giunzioni. L’esterno dei 16 piani della costruzione ha un aspetto glaciale, simile ad una massa traslucida, con una ipersuperficie contenente pannelli di informazione, connessi da una rete di fibre ottiche.
Didier Fiuza Faustino - F.O.B. Association – Edouard François – Philippe Gazeau – Anne-Flore Guinée & Hervé Potin - Gutierrez & Portefaix – Zaha Hadid – Hiroshi Hara – Itsuko Hasegawa – Seung H-Sang – IaN + I-Beam Design – Toyo Ito – Atelier Feichang Jianzhu / Yung Ho Chang – Marin Kasimir - Vladislav & Liudmila Kirpichev – Kolatan / Mac Donald Studio – Lucien Kroll – Kengo Kuma - LCM / Fernando Romero – Duncan Lewis – William Lim – Armin Linke – MA’nGO - Stéphan Maupin – Gianluca Milesi – Sohn-Joo Minn – Morphosis – MVRDV – NAÇO - Maurizio Nannucci – NOD – NOX / Lars Spuybroek – Kas Oosterhuis – Ortlos – Philipp Oswalt - Anton Markus Pasing – Luigi Pellegrin – Gaetano Pesce – Sandro Poli – Eko Prawoto - Progetto Azzero – Project.co.jp – PUSH – Jessie Reiser + Nanako Unemoto – Rudy Ricciotti and Mathieu Briand – R & Sie.D/B:L – Lord Richard Rogers – Sharon Rotbard – Livio Sacchi - Sarajevo Concert Hall Stripes – Sciatto – Beniamino Servino – Kazuo Shinohara – Paolo Soleri - S-Parkling – Stalker – Otto Steidle – SYSTEMarchitects – Stefan Tischer – Team Made in Tokyo - UN Studio Van Berkel & Bos – Roemer van Toorn – Jelena Vesic – Xzhome – Makoto Sei Watanabe - James Wines – Paola Yacoub and Michel Lasserre – Hideyuki Yamashita – Peter Zellner CITTÀ: TERZO MILLENNIO. CONCORSO DI IDEE
Il Museo Guggenheim Virtuale, 1999-2000. Il Solomon R. Guggenheim Museum ha incaricato Asymptote (Lise Anne Couture – Montreal, 1959, e Hani Rashid – Il Cairo, 1958) di progettare ed emplementare una nuova galleria d’arte specializzata in arte digitale. Il GVM non soltanto ospiterà e connetterà tutti i musei Guggenheim nel mondo, ma sarà anche il primo museo a contenere arte generata esclusivamente in e per Internet. Il Museum contiene esposizioni speciali permanenti, un archivio di architettura digitale ed anche spazi tri-dimensionali colleganti i vari musei della “prima realtà”. Il progetto consiste in entità spaziali tri-dimensionali navigabili ed accessibili tramite Internet, e in un componente interattivo “in tempo reale” installato presso la sede del Soho Guggenheim di NYC e delle altre gallerie Guggenheim di varie città”.
PARTECIPAZIONI ARSENALE Yung Ho Chang Bamboo wall - Makoto Sey Watanabe - MVRDV - 3R’W arkitekter - E-City - riken Yamamoto - Paragon Archtects - Anne Lacaton & Jean Philippe Vassal - Itsuko Hasegawa - Gaetano Pesce - Kazuyo Sejima + Ryue Nishizawa - Odile Decq - Dunca Lewis - NAÇO/Marcelo Joulia and Alain Renk - Vito Acconci - R & Sie.D/B:L - Union of young architects in 30 years-Project.co.jp - Seung H-Sang - Rudy Ricciotti - Shigeru Ban - Jesse Reiser & Nanako Umemoto - Kovak Malone - Bernard Tschumi - Stéphane Maupin - Königs Architekten - Jacques Hondelatte - Architekturbüro Böhm - Kengo Kuma - Jean Nuovel (Nemausus) + (AMIS) - Ti-Nan Chi - Elia Zenghelis - Michael Bell - Dominique Perrault - Yung Ho Chang - Eko Prawoto - Philippe Gazeau - Stefano Boeri - Wiel Arets - Robert Venturi & Denise Scott-Brown - Richard Roegrs - Judith Barry - Renzo Piano - Sohn Joo Minn - Gary Chang - Alain Guiheux et Dominique Rouillard - Ortlos Architects - ART’M Architecture - Hitoshi Abe - Metápolis / M. Gausa, V. Guallart, W. Müller - Arata Isozaki - Shigeru Ban - Jean Prouvé (Baraquement Militaire, 1940 4×4 + Maison des sinistrés de Lorraine, Galerie Jousse-Seguin + Maison 6×6 USINOR + Maison des réfugiés + Auvent de la securité sociale au Main, Galerie Enrico Navarra + Maison des sinistrés de Lorraine, Vitra Design Museum ) - Architecture Office / Casagrande & Rintala - James Wines / SITE - Otto Steidle - Hans Hollein Marin Kasimir - Stalker - Krzysztof Wodiczko - Jean Maneval (Maison Boulle Multicoque) Philippe Jousse, Matthias Jousse and Jean Philippe Mercier
Il concorso per la città del terzo millennio nell’ambito della settima mostra di architettura della Biennale di Venezia, ideato e lanciato nell’autunno del 1999, era sostanzialmente complementare all’EXPO-ON-LINE. Ancora una volta, oltre alla mostra sul sito web, il concorso aveva come obiettivo quello di individuare e stabilire una “mappa” della condizione dell’architettura internazionale e del suo insegnamento nelle scuole. Aperto a tutti gli studenti ed architetti, rigidamente on-line, consisteva nell’invio, entro il 31.12.1999, di quattro immagini digitali 800×600 pixel a 72 dpi in formato JPG o GIF in cui fosse descritta l’immagine di città proposta. Il contenuto del concorso era incentrato sulla riflessione dell’evoluzione e trasformazione della città del terzo millennio, non necessariamente vincolata ad un luogo fisico o specifico, quanto piuttosto come sistema di relazioni e di strutture che definiscono la vita contemporanea. I lavori arrivati sul sito, provocando un grande “ingorgo” telematico, sono stati circa 1000. Provengono da ogni parte del mondo, anche da paesi finora non raggiunti capillarmente dall’informazione. Abbiamo visto insieme per la prima volta un coinvolgimento globale di studenti e architetti, dall’Estremo Oriente al Sudafrica. La giuria, composta da François Barré, Greg Lynn, James Wines, Frédéric Mygairou, Peter Cook, Paul Virilio, Massimiliano Fuksas, si è riunita, come stabilito, “virtualmente”, e sono stati attribuiti sei premi. I premiati sono: CATEGORIA ARCHITETTI: 1. Christophe Cornubert – USA. 2. Shuhei Endo – GIAPPONE. 3. Pasi Kolhonen – FINLANDIA. CATEGORIA STUDENTI: 1. Michael Benarroch & Mehdi Berrada – FRANCIA. 2. Thomas Bisiani & Stefano Antonelli – ITALIA. 3. SAND-CITY – ITALIA Domenico Cannistraci, Piero Chiodi, Matteo Costanzo, Valerio Frantone. Infine riportiamo il giudizio di M. Fuksas e D. O. Mandrelli: “Quello che può essere detto a conclusione di questa prima esperienza di concorso, che utilizza le nuove tecnologie ed internet, è la grande disponibilità e generosità di idee dei partecipanti. Potremo, in conclusione, identificare quasi per tutti, tre famiglie di riflessioni. La prima è la propensione ad una soluzione “ambientale”. La seconda è una visione delle nuove “tecnologie” capaci di incidere positivamente. La terza è un’attitudine rivolta a cercare di risolvere i gravi problemi che la “globalizzazione” in parte ha prodotto: immigrazione, rifugiati, nuove povertà, profughi, conflitti sociali… Il concorso ha coinvolto alcune migliaia tra architetti e studenti. Corsi universitari italiani e stranieri lo hanno adottato come tema di corso. È la testimonianza che ci stiamo avviando verso un coinvolgimento maggiore di intelligenze che finora non avevano potuto affiorare e, che nel momento in cui la nuova situazione e le nuove tecnologie hanno permesso un’informazione più completa e capillare, diventa evidente e fa ben sperare per l’immediato futuro.”
* * *
ELENCO DEI PARTECIPANTI - Expo On line Hitoshi Abe – Alenia Spazio-ESA – Matteo Apuzzo – ART’M Architecture Poitevin-Reynaud - Asymptote – AT-103 – AT-MF – Barcelona Metápolis – Gruppo A12 – Shigeru Ban - Barkow Leibinger Architects – Brenac & Gonzales – Stefanie Bürkle & Thomas – Sakschewski - Build inX – Pietro Caruso – Casagrande & Rintala – Giancarla Ceppi & Borje Tobiasson Chi’s Workshop – Minsuk Cho and Kwang Soo Kim – Coop Himmelb(l)au – dECOi - Elisa dell’Onda – Diller + Scofidio – EDGE Michael Chan – 22
Crediti per i testi di P. Baratta, M. Fuksas, D. O. Mandrelli, e per le fotografie: Catalogo La Biennale di Venezia - 7. Mostra Internazionale di Architettura - 2000 - Marsilio Editori s.p.a., Venezia. Per le fotografie: Padiglione Italia, Padiglione Francia, Padiglione Ungheria, Makoto Sei Watanabe - Fiber Wave, mcm art&copy, RIVISTA di EQUIPèCO.
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MAIL ART
VIZI & VIRTÚ - Rassegna di E-mail Art e Mail Art a cura di Carmine Mario Mulière
Premessa ovvero, personale lettura cronologica della rassegna.
Q
uesta rassegna non è nata soltanto in Virtú dell'essenza racchiusa nell'etimo del Vitium, bensí ed anche per il Vezzo artistico affinché il difetto insito nella violazione che è azionata - crediamo - non "solo attraverso una interpretazione integralmente magica, per la quale l'intensità del volere si identifica con la 'inesistenza' dell'oggetto avversato e questo viene praticamente 'evitato'" (1) ma, soprattutto, attraverso l'azione specificamente creativa scevra da pregiudizi dando cosí un contributo mirante all'approfondimento per evidenziare - laddove si rilevassero - sia i Vizi di Forma sia quelli di Sostanza. Come si vedrà, le immagini perARTISTI: paolo STROPPA venute, rendono conto delle reali michele MARINACCIO possibilità di ampliamento di 'vemarianne KORPORAAL elio dute' inquadrabili in una prospetCAREDDA rosalba MUSUtiva volta ad una Metafisica penMECI natale PLATANIA sabile. mimma PISANI mirella BENAltrimenti, sarebbe soltanto un TIVOGLIO luca maria volgersi statico verso i ricorsi di PATELLA vettor PISANI lamerudizione che, invece, devono e berto PIGNOTTI monica possono essere supporti di aperMICHELOTTI alfredo ANtura mentale da poter e voler ZELLINI anna TORELLI riflettere nell'esistenza. Non tanto henrry LOPEZ alfonso LENe non solo per un qualsivoglia e TINI antonio SASSU mauro tuttavia auspicabile miglioramenDAL FIOR fernando ANto bensí con la certezza di ulterioDOLCETTI cosimo CIMINO ri e proficue indagini. mauro MANFREDI COBÀS Rinunciamo perciò al giudizio (mario CARCHINI) fiorella personale davvero con la convinCORSI gloria PERSIANI zione di dover lasciare a ciascuangela NOYA VILLA rosetta no la libertà di lettura e di interBERARDI franco OTTAVIApretazione delle opere che gli NELLI anna MAIORANO artisti hanno inviato ma, al conmarilena PECORARO sitempo, vogliamo almeno dare mon BAUDHUIN claudio conto ad essi della interconnesJACCARINO giulia SINI sione e straordinaria successione geppi SANNA ruggero temporale dell'arrivo delle E-mail MAGGI matteo ALBERTIN e Mail. carla CANTATORE alberto Una conferma ulteriore dell'inviSORDI paolo GOBBI delio sibile filo che lega la Causa al GENNAI paola BABINI virgiCaso e viceversa. nia FAGINI franco ZINGAÈ ormai evidente a molti che, RETTI claudia GORA valeria questo tipo di espressione artistiVERONESI giuseppe DI VINca o, ancor meglio, la sua speciCENZO m.m. TORCELLI fica modalità di attualizzazione dórian RIBAS MARINHO proprio e in quanto sono opere gisella MEO ilaria nate da una estrema ed intima OCCHIGROSSI maurizio necessità di comunicazione MOCHETTI carmine mario C.M.Mulière, Maria Imperatrice e/o Immacolata Concezione possiede e assume connotati MULIèRE. particolarissimi. Anche quando si tratta di opere già realizzate e quindi volutamente selezionate per proporle ad una rassegna di E-mail Art e Mail Art che diventa E-mail Art amalgamando cosí le varie possibilità dell'interscambio della comunicabilità. Tutti gli artisti ci danno la possibilità di sottolineare che l'Arte è viva quando è libera 'a prescindere', vale a dire totalmente libera per poter riflettere opportunamente su un problema fondamentale già espresso arditamente da san Paolo: "La creazione stessa attende con impazienza di essere lei pure liberata dalla schiavitú della corruzione". (2) È un riferimento, questo, che ci pone al centro dell'idea che si è concretizzata in questa rassegna per la quale l'immagine piú completa per rispondere alla constatazione esemplare indirizzata ai Romani, l'abbiamo ancora trovata nella iconologia della religione cristiana che indica Maria quale Immacolata Concezione: una purezza cosí incondizionatamente forte che domina le forze della natura rappresentate dalla Luna e controlla il potere creativo incarnato dal Serpente. Un potere che il lavoro di Paolo Stroppa conferma per suggerire una operatività riposta nell'equilibrio alchemico evidenziato dalla combinazione dei tre colori detti puri, appunto! L'immagine da me scelta, Maria Imperatrice, oltre alla Luna e al Serpente contiene un terzo elemento, la Corona che è un inequivocabile parallelismo preso dal Libro dei Tarocchi che è un Mutus Liber, ossia Libro delle Immagini: Lama numero 3, L'Imperatrice, il cui significato è: Intelligenza, Potere materiale, Fecondità, Azione, Eleganza, Amabilità, Dominio dello spirito, Abbondanza. Altresí, crediamo che per la totalità significante della Immacolata Concezione, sia obbligatorio unire alla Lama numero 3 il significato della Papessa (Lama numero 2), che è il seguente: Trionfo sul male, Giorno e notte, Protezione dall'occulto, Sentimento religioso, Molteplicità di idee, Pazienza, Intuizione, Soluzione dei problemi, Riflessione, Discrezione, Sottomissione rispettosa, Yin e Yang, Rassegnazione, Fede, Pazienza, Meditazione, Silenzio, Speranza. Attraverso l'immagine della Papessa viene posto in evidenza l'interrelazione fra macro e microcosmo (giorno e notte) e quello che ci fa riflettere è la qualità riposta nella Sottomissione rispettosa, poiché in essa è compresa l'essenza del principio femminile pronto a ricevere in Silenzio la Speranza. 72
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Ma per far nascere quella sublime Idea occorre anche la Giustizia, Lama numero 8 che significa: Ordine, Stabilità, Legge, Senso comune, Flessibilità, Economia, Laboriosità, Senso pratico, Obiettività, Equilibrio, Disciplina, Facilità di adattamento, Moderazione, Obbedienza, Responsabilità. Il potere del Serpente amalgamato con la qualità di Maria, da creativo diviene procreativo. Una Purezza e sincerità dell'atto procreativo che Michele Marinaccio affida alla forza esplicita della forma purificata dalla propria essenza indorata per sublimarsi nel sacrificio dell'offerta consapevole. Consapevolezza rintracciabile in Marianne Korporaal: 'L'occhio del Golem' da lei elaborato che sembra aver superato il cinismo tecnologico che gli viene attribuito e prendere atto della situazione attua- Maurizio Mochetti, Freccia laser, le per evitare la colazione in casa di Elvis, (3) un Roma. Mirella Bentivoglio, Eclisse, luogo di perdono per il lavacro della 'materia fotolito, Roma. del nulla: matter of nothing', come Elio Caredda ritiene. Il significante sotteso all'opera di Elio mi permette di confidarvi l'opportunità umanamente comprensibile e fors'anche utile per riporre nella Speranza uno sviluppo diverso della propria volontà di pensieri e azioni. O non vale dedicare un po' del proprio tempo alla Verità? Anche la parte umana e senziente lo richiede per dare consistenza all'esile filo dell'esistenza collocata e compresa nei Collegamentiatemporali. (4)I lavori inviati attingono a questa inesauribile fonte di Ispirazione, perciò come artista voglio affermare che la Speranza è Virtú primaria riposta nella sottile consapevolezza acquisita per le nostre intime e nobili aspirazioni che dal profondo della nostra interiorità possiamo affidare all'Intuizione: qui il pensiero prende La forma che deve venire (5) e che sarà la nostra vera Identità perché e se Natale Platania, Virtú / Vizi - Vizi / Virtú, foto elaborata al computer, S. Giovanni La Punta escluderà la Proiezione per liberarci da ogni (CT). Marianne Korporaal, L'Occhio del Golem, Fotografia elaborata al computer e colresiduo egoico ed essere come veramente lage, Sant'Oreste (RM). siamo. Lo sguardo interiore di Rosalba Musumeci ci avverte che "Il sonno, cattura l'occhio, posto al centro, come qualcosa di prezioso, è un'arma dell'inconscio" e quest'arma che possiede l'immagine, và gestita pariteticamente nell'intimità condivisa con amore come ispira il lavoro di Natale Platania. Mimma Pisani approfondisce questo tema che inquadra con La Vergine si lava con Omo, frasOpera di Vettor Pisani, per ricordarci che "...tutte le religioni decretano che è la donna a rappresentare l'impuro con il rosso flusso mestruale, con la raccolta del seme spermatico nel proprio ventre... in effetti, la donna è considerata impura, poiché non partecipa di quel matrimonio mistico tra Dio e l'uomo, che, solo in realtà, purifica macchie e peccati, essendo la donna soltanto una figura mediatrice tra l'uomo e il suo Dio. La vergine è pura poiché non è contaminata dallo sperma, è dunque Vettor Pisani, Il pranzo è servito, courtesy Umberto Di Marino Arteconteporanea, casta, celibe, androgina. Nella ondulata cirGiugliano (NA). Elio Caredda, Dinner in Elvis' home, legno e sapone, courtesy of conferenza della Macchia, precipitano illusioni LipanjePuntin - artecontemporanea - Trieste. e sogni di perfezione, desiderio di immortalità, mondo organico e inorganico, la paradossale Vergine a macchia di Picabia..." (6). Il lavoro dell'artista appartiene alla sfera universale che comprende il visibile e l'invisibile: Mirella Bentivoglio scava-seziona-estrae dal simbolo e dalle parole l'azione che le ha determinate per recuperare, difendere e preservare tutte le loro qualità intrinseche. Qualità che Luca Maria Patella centellina dal suo 'ritratto realdigitale' collegato al grande René Magritte, con il quale dice…navigo nel vuoto (o pieno) dell'etere o della rete, completandomi con "l'anima junghiana (?) - (l'Inconscio maschile è femminile!): questa verità egli la rafforza con il riferimento al misterioso capolavoro di Leonardo che sonda rispondendo a Duchamp la cui Gioconda "à caldo al culo", mentre la sua qui è "con la mosca al naso". Infatti, "Dietro al sorriso della Gioconda non c'è soltanto la cortesia della sua figura, il sorriso è anche allusivo a un mondo che noi dobbiamo percepire al di là della sua apparenza. La filosofia nasce dalla nostra razionalità, è ciò che riusciamo a produrre come volontà di conoscenza. L'arte invece si geneRIVISTA di EQUIPèCO_Autunno-Inverno 2004
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Luca Maria Patella, Ritratto realdigitale,Gioconda con la mosca al naso, Come non sarete mai, Roma.
Michele Marinaccio, W, dipinto su ostia, Roma. Lamberto Pignotti, Io sono l'AMORE ha detto lui! I'm Love, he said!, Immagine tratta dalla BIBLIA PAUPERUM, courtesy EDIZIONI ELLE CI - Roma.
Paolo Stroppa, Sui muri del mondo, Pennarelli, Licenza (RM). Matteo Albertin, Vizi & Virtú, pennarelli, Torreglia (PD). Monica Michelotti, Così si ama la giustizia, tempera e inchiostro, Carrara (MS).
ra dove inizia il silenzio, dove comincia il silenzio e appare l'immagine, dove si instaura uno spazio completamente diverso, forse muto" (7) afferma Giorgio Verzotti a proposito del lavoro di Vettor Pisani che qui - con Il pranzo è servito, opera che rientra in "I giuochi della memoria e dell'oblìo" - ci suggerisce una indagine nei luoghi misteriosi e celati negli interstizi invisibili delle tematiche da cui secerne il senso segreto dei suoi lavori. Parimenti fa, dal suo versante, Lamberto Pignotti con la sua Biblia Pauperum, (8) "Una Bibbia - ci avverte da leggere anche con gli occhi (Pictura est laicorum litteratura), una Bibbia dove i protagonisti non sono né le divinità né gli angeli, che qui non hanno voce in capitolo. Qui parlano (o meglio hanno un fumetto), solo gli "altri", coloro che per millenaria convenzione dovrebbero unicamente sottostare all'ordinamento, alle volontà, alle leggi che provengono dall'alto". In questa scia possiamo inserire i lavori di Monica Michelotti, Alfredo Anzellini, Anna Torelli, Henrry Lopez, Alfonso Lentini, Antonio Sassu, Mauro Dal Fior, Fernando Andolcetti, Cosimo Cimino, Mauro Manfredi, Cobàs, Fiorella Corsi, Angela Noya Villa, Gloria Persiani, Rosetta Berardi, Franco Ottavianelli, Anna Maiorano, Marilena Pecoraro. Luca Maria Patella, 1, Ritratto realdigitale: Uno strano omaggio..realdigitale al grande René. (La modella è però realmente "riflessa". Lo scatto fotografico è di Pino Settanni); 2, "Gioconda con la mosca al naso", Roma. Vettor Pisani, I giuochi della memoria e dell'oblìo, "Il pranzo è servito", collage su carta, courtesy Umberto Di Marino Artecontemporanea, Giugliano (NA), Roma. Lamberto Pignotti, "Io sono l'AMORE ha detto lui! - I'm Love, he said!", Immagine tratta dalla BIBLIA PAUPERUM. (Le 52 tavole sono state riprese dalla Storia del Testamento Vecchio e Nuovo stampata a Prato nel 1851 presso la Tipografia D. Passigli), courtesy EDIZIONI ELLE CI Roma. Simon Baudhuin sottopone l'aspetto erotico con la sua Pig Dada
Fernando Andolcetti, Il Pipistrello 2000, t.mista; Mauro Manfredi, Una rosa è una rosa, t.mista; Cosimo Cimino, Vizi & Virtú: Clonazione, t.mista, courtesy Galleria "Il Gabbiano", La Spezia. 74
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mail Art e gli fanno eco Claudio Jaccarino, Giulia Sini, Geppi Sanna, Ruggero Maggi, Matteo Albertin, Carla Cantatore, Alberto Sordi, Paolo Gobbi, Delio Gennai, Paola Babini e Virginia Fagini con la sua "Ispirazione dai Tarocchi" che vede Giunone in congiunzione magica con Le Diable. Franco Zingaretti esalta la virtú della carta stampata mentre il gruppo formato da Claudio Gora, Valeria Veronesi, Giuseppe Di Vincenzo, M. M. Torcelli propongono un dialogo piú immediato, diretto da una visione religiosa della vita nel quale rientrano pure i lavori di Dórian Ribas Marinho. Le E-mail di Gisella Meo e Ilaria Paola Babini, Virtú - Vizi, inchiostro su carta, S. Michele (Ravenna). Alfredo Anzellini, Baby party: vizio Occhigrossi, giunte peraltro all'ultimo o feticcio?, foto-chimica elaborata al computer, Castel S. Elia (VT). Carla Cantatore, Vizi & Virtú, acqua- momento - quasi per consentirmi di forte, Roma. ribadire quella conferma ulteriore della straordinarietà dichiarata all'inizio di queste annotazioni - trattano un avvenimento attuale: il Giubileo del 2000 e rientrano entrambe nel gruppo che abbiamo unito di seguito alla Bentivoglio, Patella, Pisani e Pignotti. Gisella Meo, con il suo "Pride and Prejudice", Roma, Giubileo 2000, ha elaborato una composizione complesRosetta Berardi, Vizi - Virtú, t. mista, courtesy ARTESTUDIO SUMITHRA, Ravenna. Paolo Gobbi, Vino sa, articolandola con una finezza di cotto, t. mista, S.Severino (MC). Virginia Fagini, Ivnon - Le diable, Un'ispirazione dai Tarocchi in una particolari e allusioni ineccepibili per congiunzione magica...I VIZI E LE VIRTÙ, collage e inchiostro, Roma. lasciare a ciascuno il vaglio delle proprie conclusioni per cui non posso tacere le mie: la sua è una profonda allegoria che si collega incredibilmente all'essenza del lavoro di Paolo Stroppa che abbiamo posto all'inizio di questa personale lettura cronologica della rassegna. Infatti, lei sostituisce le 'poppe' con la cupola di S. Pietro cui fornisce due magnifici capezzoli pronti Geppi Sanna, Senza titolo, jpeg, Sassari. Alfonso Lentini, E - A, collage, Ponte nelle Alpi (BL). Alberto ad 'abbeverare' chi voglia dissetarsi. Il Sordi, Il Vizio è Virtú - La Virtú è Vizio, inchiostro su foto, La Spezia. collegamento essenziale accennato sopra consiste nel parallelismo e/o similitudine tra la cupola e il simbolo fallico che Paolo ha preso "Sui muri del mondo". L'immagine di Ilaria Occhigrossi rifuggendo dal facile giudizio di blasfemìa - vuole abolire la differenza e l'ipocrisia dichiarando senza mezzi termini e senza particolari esclamazioni: "Sacro è profano". Ciò può equivalere a confermare che la Virtú - per essere nella sua interezza - dovrà contenere anche la sua forza contraria che è il Vizio. Ed è proprio questo il punto focale: la "Freccia laser" di Maurizio Mochetti - opera da me scelta (9) Cobàs (Mario Carchini), La strada Vizio e della Virtú, pastello, Marina di Carrara (MS). Antonio Sassu, Io centra il bersaglio con la precisione, la amo la mia terra, terra+video, Torreglia PD. Fiorella Corsi, In vitio virtus, in virtute vitium, inchiostro, velocità e la leggerezza della luce da Roma. cui scaturisce anche la nostra esistenza. Queste considerazioni ho voluto condividere con tutti voi e ringraziarvi per la generosa partecipazione a questa iniziativa il cui intent resta quello di voler percorrere una via priva di cartelli indicatori, un'area dagli argini pieni di implicazioni che scaturiscano dalla Dórian Ribas Marinho, The Vices and the Virtues, serigrafia, Florianópolis (SC) BRASIL Angela Noya Villa, intelligenza. (MCM) Otium!?, inchiostro e collage, Roma. Franco Zingaretti, Virtù della carta!, carta fatta a mano e inchiostri, Fabriano (AN). RIVISTA di EQUIPèCO_Autunno-Inverno 2004
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Giulia Sini, Idra tanta, jpeg, Sassari. Ruggero Maggi, Vizi & Virtú, collage, Milano. Simon Baudhuin, La Vice et la Vertu - PIG DADA mail Art, collage, Habay La Neuve (Belgium). Anna Maiorano-Marilena Pecoraro, Lete, Mnemosine: alla memoria dei ragazzi del 1899, 1999, Roma - Palermo.
Mauro Dal Fior, La Poesia è il nostro Vizio e la nostra Virtú, inchiostro, Verona. Delio Gennai, Vizi & Virtú, garza-fotocopia, Pisa. Claudio Jaccarino, Vizi & Virtú, t. mista, Milano.
Henrry Lopez, Vizi & Virtú, foto elaborata al computer, La Spezia. Gisella Meo, Pride and Prejudice, Giubileo 2000 (t. mista: 1 reggipetto, 2 cartoline della cupola di S.Pietro, 2 moduli di acetato), Roma. Franco Ottavianelli, Wunderkammern Spello ironicamente tra Virtù e Vizio, testi su fotografia, Roma.
Rosalba Musumeci, Occhio, foto elaborata al computer, Linguaglossa (CT). Anna Torelli, Virtuosismo, inchiostro, Roma. Gloria Persiani, Virtú / Vizi, inchiostro e collage, Roma.
Giuseppe Di Vincenzo, Claudio Gora, Valeria Veronesi, M.M. Torcelli, courtesy, DSM - Bologna. 76
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NOTE: (1) - Cfr. GIACOMO DEVOTO, Dizionario etimologico, Edizione CDE spa - Milano 1984, su licenza della Casa Editrice Felice Le Monnier, Firenze. (2) - Cfr. Lettera ai Romani, 8, 19. (3) - Cfr. ELIO CAREDDA, matter of nothing, cdrom a cura di Marvin Saša, Edizione Lipanjepuntin, Trieste 1998. 'Dinner in Elvis' home', opera scelta per questa rassegna, estratta dalla sezione Places of Forgiveness a proposito della quale Sabrina Zannier scrive: "The idea as shape forming. The idea that from time to time it yields into diversity. May it be a way to establish yourself in denial? I breate the wide horizons of research, touch with hand the insatiability of a running tought its step is delicate… doesn't crush details. So the path becomes the way to essence." "Luoghi di Perdono. L'idea come formazione di forme. L'idea che di tempo in tempo conduce nella diversità. Può essere una strada per porsi stabilmente nel diniego? Io respiro gli ampi orizzonti di ricerca, tocco con la mano l'insaziabilità di stare correndo sebbene i suoi passi sono delicati e non annientano i dettagli. Cosí il cammino conduce verso l'essenza." (4-5) - Tematiche di miei lavori. (6) - Cfr. VETTOR PISANI - VIRGINIA ART THEATRUM (Museo della Catastrofe), Mimma Pisani, Alcune considerazioni sul concetto di Catastrofe nel lavoro di Vettor Pisani, p.78, Edizioni Charta - Milano, 1998. (7) - Cfr. Op. citata, Giorgio Verzotti, Vettor Pisani a Serre di Rapolano, p.36. (8) - Cfr. LAMBERTO PIGNOTTI - BIBLIA PAUPERUM, con scritti di Eugenio Battisti, Umberto Eco, Pietro Favari, Mario Lunetta, Valerio Riva. Le 52 tavole sono state riprese e ingrandite dalla Storia del Testamento Vecchio e Nuovo stampata a Prato nel 1851, presso la Tipografia D. Passigli. Edizioni ELLE CI, 1977 Roma. (9) - Cfr. EQUIPèCO - EVENTI, MAURIZIO MOCHETTI - Elica infinita.
RACCONTO Questa rubrica ho voluto dedicarla a Göethe e Schiller con riferimento alla pubblicazione di Favola (Märchen) sulla rivista «Die Horen» fondata da Schiller nel 1795. Pubblichiamo le prime pagine del testo di Göethe che abbiamo preso per il Tedesco dalla Edizione 1988: Philipp Reclam jun. GmbH & Co., Stuttgart; per l’ Italiano dalla Edizione 1990: Adelphi S.p.A. Milano - Traduzioni di Luciano Foà e Gilberto Forti. DAS MÄRCHEN
FAVOLA
An dem großen Flusse, der eben von einem starken Regen geschwollen und übergetreten war, lag in seiner kleinen Hütte, müde von der Anstrengung des Tages, der alte Fährmann und schlief. Mitten in der Nacht weckten ihn einige laute Stimmen; er hörte, daß Reisende übergesetzt sein wollten. Als er vor die Tür hinaustrat, sah er zwei große Irrlichter über dem angebundenen Kahne schweben, die ihm versicherten, daß sie große Eile hätten und schon an jenem Ufer zu sein wünschten. Der Alte säumte nicht, stieß ab und fhur, mit seiner gewöhnlichen Geschicklichkeit, quer über den Strom, indes die Fremden in einer unbekannten, sehr behenden Sprache gegeneinender zischten und mitunter in ein lautes Gelächter ausbrachen, indem sie bald auf den Rändern und Bänken, bald auf dem Boden des Kahns hin und wider hüpften. Der Kahn schwankt! rief der Alte, und wenn ihr so unruhig seid, kann er umschlagen; setzt euch, ihr Lichter! Sie brachen über diese Zumutung in ein großes Gelächter aus, verspotteten den Alten und waren noch unruhiger als vorher. Er trug ihre Unarten mit Geduld und stieß bald am jenseitigen Ufer an. Hier ist für Eure Mühe! riefen die Reisenden, und es fielen, indem sie sich schüttelten, viele glänzende Goldstücke in den feuchten Kahn. - Ums Himmels willen, was macht ihr! rief der Alte, ihr bringt mich ins größte Unglück! Wäre ein Goldstücke ins Wasser gefallen, so würde der Strom, der dies Metall nicht leiden kann, sich in entsetzliche Wellen erhoben, das Schiff und mich verschlungen haben, und wer weiß, wie es euch gegangen sein würde; nehmt euer Geld wieder zu euch! Wir können nichts wieder zu uns nehmen, was wir abgeschüttelt haben, versetzten jene. So macht ihr mir noch die Mühe, sagte der Alte, indem er sich bückte und die Goldstücke in seine Mütze las, daß ich sie zusammensuchen, ans Land tragen und vergraben muß. Die Irrlichter waren aus dem Kahne gespungen, und der Alte rief: Wo bleibt nun mein Lohn? Wer kein Gold nimmit, mag umsonst arbeiten! riefen die Irrlichter. - Ihr müßt wissen, daß man mich nur mit Früchten der Erde bezahlen kann. - Mit Früchten der Erde? Wir verschmähen sie und haben sie nie genossen. - Und doch kann ich euch nicht loslassen, bis ihr mir versprecht, daß ihr mir drei Kohlhäupter, drei Artischocken und drei große Zwiebeln liefert. Die Irrlichter wollten scherzend davonschlüpfen; allein sie fühlten sich auf eine unbegreifliche Weise an den Boden gefesselt; es war die unangenehmste Empfindung, die sie jemals gehabt hatten. Sie versprachen seine Forderung nächstens zu befriedigen; er entließ sie und stieß ab. Er war schon weit hinweg, als sie ihm nachriefen: Alter! hört, Alter! wir haben das Wichtigste vergessen! Er war fort und hört sie nicht. Er hatte sich an derselben Seite den Fluß hinabtreiben lassen, wo er in einer gebirgigen Gegend, die das Wasser niemals erreichen konnte, das gefährliche Gold verscharren wollte. Dort fand er zwischen hohen Felsen eine ungeheure Kluft, schüttete es hinein und fuhr nach seiner Hütte zurück. In dieser Kluft befand sich die schöne grüne Schlange, die durch die harabklingebde Müunze aus ihrem Schlafe geweckt wurde. Sie ersah kaum die leuchtenden Scheiben, als sie solche auf der Stelle mit großer Begierde verschlang und alle Stücke, die sich in dem Gebüsch und zwischen den Felsritzen zerstreut hatten, sorgfältig aufsuchte. Kaum waren sie verschlungen, so fühlte sie mit der angenehmsten Empfindung das Gold in ihren Eingeweiden schmelzen und sich durch ihren ganzen Körper ausbreiten, und zur größten Freude bemerkte sie, daß sie durchsichtig und leuchtend geworden war. Lange hatte man ihr schon versichert, daß diese Erscheinung möglich sei; weil sie aber zweifelhaft war, ob dieses Licht lange dauern könne, so trieb sie die Neugierde und der Wunsch, sich für die Zukunft sicherzustellen, aus dem Felsen heraus, um zu unter-
Sulla riva del grande fiume, che una violenta pioggia aveva da poco ingrossato fino a farlo straripare, il vecchio barcaiolo, stanco per le fatiche della giornata, giaceva nella sua piccola capanna e dormiva. Nel bel mezzo della notte alcune voci forti lo svegliarono; udì che dei viaggiatori volevano essere traghettati. Uscito davanti alla porta, vide librarsi sopra la barca ormeggiata due grossi fuochi fatui, i quali gli assicurarono di avere gran fretta e di non veder l'ora di essere sull'altra sponda. Il vecchio non indugiò, si staccò da riva e, con la sua solita abilità, tagliò di sbieco la corrente, mentre i forestieri sibilavano velocissimi tra loro una lingua sconosciuta, scoppiando ogni tanto in una sonora risata e saltellando qua e là, ora sui bordi e sulle panche, ora sul fondo della barca. "La barca traballa!" gridò il vecchio. "E se siete così irrequieti, può rovesciarsi; sedetevi, fuochi!". A tale richiesta quelli scoppiarono in una gran risata, si burlarono del vecchio e furono ancora più irrequieti di prima. Lui sopportò con pazienza le loro scortesie e toccò presto l'altra sponda. "Questo è per il vostro disturbo!" esclamarono i viaggiatori e, scrollandosi, lasciarono cadere nella barca umida una quantità di luccicanti monete d'oro. "Per l'amor del cielo, che cosa fate!" gridò il vecchio. "Volete proprio rovinarmi! Se nell'acqua fosse caduta una moneta d'oro, il fiume, che non può tollerare questo metallo, si sarebbe sollevato in onde spaventose, avrebbe inghiottito la barca e me, e chissà che cosa sarebbe avvenuto di voi: riprendetevi il vostro denaro!". "Non possiamo riprenderci niente di quel che ci siamo scrollati di dosso" replicarono quelli. "Così mi procurate anche la fatica di doverle raccattare, "disse il vecchio mentre si chinava a raccogliere le monete d'oro nella sua berretta "di portarle a terra e di seppellirle". I fuochi fatui erano balzati fuori della barca e il vecchio gridò: "Dov'è allora il mio compenso?". "Chi non prende oro può lavorare gratis!" esclamarono i fuochi fatui. "Dovreste sapere che mi si può pagare soltanto con frutti della terra". "Con frutti della terra? Noi li spregiamo e non li abbiamo mai assaggiati". "Eppure, non posso lasciarvi andare finché non mi promettete di consegnarmi tre cavoli cappuccio, tre carciofi e tre grosse cipolle". I fuochi fatui volevano sgaiattolare via scherzando, senonché si sentirono inspiegabilmente inchiodati al suolo; era l'impressione piú spiacevole che avessero mai provato. Promisero di soddisfare al piú presto le sue pretese; lui li liberò e si staccò da riva. Era già alquanto lontano quando quelli lo richiamarono: "Vecchio! Ascolta, vecchio! Abbiamo dimenticato quel che piú importa!". Lui era distante e non udì. Si era lasciato sospingere dalla corrente, lungo la medesima sponda del fiume, verso una zona montuosa che l'acqua non avrebbe mai potuto raggiungere e dove voleva sotterrare l'oro pericoloso. Là, fra alte rocce, scoprì un enorme crepaccio, vi rovesciò dentro l'oro e ritornò alla sua capanna. In questo crepaccio si trovava il bel serpente verde che, al tintinnio delle monete cadute, si ridestò dal sonno. Aveva a malapena scorto quei dischetti luccicanti che subito li ingoiò con grande avidità, ricercando poi con cura tutte le monete sparse nei cespugli e tra le fenditure della roccia. Non appena le ebbe ingoiate provò la piacevolissima sensazione dell'oro che si fondeva nelle sue viscere e gli si propagava per tutto il corpo, e con la gioia piú grande si accorse di essere diventato trasparente e luminoso. Già da tempo gli avevano assicurato che tale fenomeno era possibile; ma poiché dubitava che quella luce potesse durare a lungo, la curiosità, e il desiderio di garantirsi per l'avvenire, lo spinsero fuori dalla roccia per ricercare chi fosse stato a disseminarvi il bell'oro. Non trovò nessuno. Ma tanto piú piacevole era per lui, mentre avanzava strisciando fra erbe e cespugli, ammirare se stesso e la sua deliziosa luce che si diffondeva nel verde ancora tenero. Tutte le foglie parevano di sme-
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chen, wer das shöne Gold hereingestreut haben könnte. Sie fand niemanden. Desto angenehmer war es ihr, sich selbst, da sie zwischen Kräutern und Gesträuchen hinlroch, und ihr anmutiges Licht, das sie durch das frische Grün verbreitete, zu bewundern. Alle Blätter schienen von Smaragd, alle Blumen auf das herrlichste verklärt. Vergebens durchstrich sie die einsame Wildnis; desto mehr aber wuchs ihre Hoffnung, als sie auf die Fläche kam und von weitem einen Glanz, der dem ihrigen ähnlich war, erblickte. Find ich doch endlich meinesgleichen! rief sie aus und eilte nach der Gegend zu. Sie achtete nicht die Beschwerlichkeit, durch Sumpf und Rohr zu kriechen; denn ob sie gleich auf trocknen Bergwiesen, in hohen Felsritzen am liebsten lebte, gewürzhafte Kräuter gerne genoß und mit zartem. Tau und frischem Quellwasser ihren Durst gewöhnlich stillte, so hätte sie doch des lieben Goldes willen und in Hoffnung des herrlichen Lichtes alles unternommen, was man ihr auferlegte. Sher ermüdet gelangte sie endlich zu einem feuchten Ried, wo unse beiden Irrlichter hin und wider spielten. Sie schoß auf sie los, begrüßte sie und freute sich, so angenehme Herren von ihrer Verwandtschaft zu finden. Die Lichter strichen an ihr her, hüpften über sie weg und lachten nach ihrer Weise. Frau Muhme, sagten sie, wenn Sie schon von der horizontalen Linie sind, so hat das doch nichts zu bedeuten; freilich sind wir nur von seiten des Scheins verwandt, denn sehen Sie nur (hier machten beide Flammen, indem sie ihre ganze Breite aufopferten, sich so lang und spitz als möglich), wie schön uns Herren von der vertikalen Linie diese schlanke Länge kleidet; nehmen Sie’s uns nicht übel, meine Freundin, welche Familie kann sich des rühmen? Solang es Irrlichter gibt, hat noch keins weder gesessen noch gelegen
fiori stupendamente trasfigurati. Invano traversò quella boscaglia solitaria; ma la sua speranza si fece piú grande quando arrivò nella pianura e scorse da lontano un luccichio che era simile al suo. "Trovassi finalmente qualcuno come me!" esclamò, e si affrettò verso quel luogo. Non badò all'incomodità di strisciare per acquitrini e canneti; sebbene preferisse di gran lunga vivere sugli asciutti prati montani, nelle profonde fenditure rocciose, cibandosi volentieri di erbe aromatiche e solendo placare la sete con leggera rugiada e fresca acqua di fonte, il serpente tuttavia, a causa dell'amato oro e nella speranza di quella magnifica luce, avrebbe intrapreso qualsiasi cosa gli fosse stata imposta. Molto stanco arrivò infine a un canneto palustre dove i nostri due fuochi fatui giocavano a rincorrersi. Si lanciò verso di loro, li salutò e gioì di trovare signori così ameni tra la sua parentela. I fuochi gli volarono addosso, passarono sopra di lui d'un balzo e risero alla loro maniera. "Signor cugino, " dissero "anche se lei appartiene alla linea orizzontale, questo non significa nulla; certo, noi siamo imparentati soltanto dalla parte della luce ¹ poiché, guardi un pò," - e qui entrambe le fiamme, sacrificandoutta la loro larghezza, si fecero il piú possibile lunghe e appuntite - "guardi come sta bene, a noi signori della linea verticale, questa altezza e snellezza; non se l'abbia a male, amico caro, ma quale famiglia può vantarsi di ciò? Da quando esistono i fuochi fatui non ce n'è stato uno che si sia seduto o coricato". ¹ La parola Schein significa in tedesco sia 'luce', sia 'apparenza'. L'ambiguità è qui deliberata e si richiama alla categoria filosofica schilleriana dell'"apparenza estetica", cioè del 'bello'.
Il testo di Pirofilo che qui pubblichiamo ha origine da un racconto di fantascienza, letto dall'autore diversi anni fa, intitolato proprio "L'utilizzatore di classe A" e scritto da Robert Sheckley, scrittore straordinario. Il nome “Pirofilo” è preso in prestito da un antico trattato alchemico ed è lo pseudonimo di un ricercatore che, seguendo la tradizione, preferisce non accentuare l’identità dell’autore. Pirofilo - L'utilizzatore di classe A ovvero La lampada di Aladino Gluck Feuer Stein Kupfer Orakel Wohldenkenden Dreieinig Quecksilber Unechtesgold Unwahrkupfer Einwanderung
Fortuna, felicità Fuoco Pietra Rame Oracolo Benpensanti Uno e trino Mercurio Oro falso Rame non veritiero Immigrazione
Leben Luft Gold Eisen Widerhallend Einfall Salz Gewissen Unreinquecksilber Blei SchwelleWächter
Vita Aria Oro Ferro Il risonante Ispirazione Sale La coscienza Mercurio impuro Piombo Guardiani della soglia
Wasser Acqua Erd Terra Silber Argento Licht Luce Verrückten Matti Fall Evento Schwefel Zolfo Siebenrotte La banda dei sette Falscheeisen Ferro falso Auswanderung Emigrazione Verkehr Traffico
Capitoli 1_L'utilizzatore di classe A ovvero La lampada di Aladino. 4_Interludio ovvero Alla ricerca della Rosa dei Venti. 7_Una Società Dreieinig ovvero Storia di una riunione. 10_Il Giardino della Vita ovvero Il Gran Libro della Natura. 13_Preliminari alla terza esplorazione.
2_L'utilizzatore di classe B ovvero Il microscopio interiore. 5_Le ispirazioni ovvero Il magico mondo delle risonanze. 8_L'utilizzatore di classe " W " ovvero Una nuova dimensione. 11_Cronache di Esplorazioni ovvero La visione dall'altra parte - Prima esplorazione. 14_Terza esplorazione.
3_L'utilizzatore di classe C ovvero Il vento.
16_Elaborazione cartografica preliminare.
17_Quinta esplorazione.
18_Seguito della elaborazione cartografica.
19_Sesta esplorazione.
20_Nuove correzioni alle mappe.
21_Tentativo di riflessione.
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6_L'altro sentiero ovvero Procedendo oltre. 9_L'utente di classe " W " ovvero Un nuovo statuto. 12_Seconda esplorazione. 15_Quarta esplorazione.
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RACCONTO_Capitolo_1° L'utilizzatore di classe A ovvero La lampada di Aladino Un giorno qualsiasi di un mese qualsiasi… Oggi mi è capitata una vicenda che mi lascia molto perplesso. Stavo uscendo da casa, quando ho incontrato un fattorino di un'agenzia di recapiti, che mi ha portato un pacco da parte della Ditta Gluck & Leben. A mia conoscenza non ho mai avuto rapporti con tale Ditta, perciò ho domandato al fattorino se era sicuro di recapitarlo alla persona giusta. Mi ha letto l'indirizzo, che corrispondeva perfettamente. Sempre piú perplesso ho allora domandato se anche lui apparteneva alla Ditta sunnominata. No, mi ha risposto, la Cooperativa Eventi, alla quale appartengo, cura da anni la distribuzione dei prodotti della Ditta Gluck & Leben. Mai errori, a mio ricordo, mi ha detto. Troverà in ogni modo all'interno del pacco tutto quello che è necessario.
Io sono il Signor Wasser, l'incaricato che le è stato assegnato personalmente all'atto dell'invio dell'Utilizzatore. Aspettavo da tempo di essere da lei contattato. Lei ha aspettato, invece, piú di un mese e purtroppo per lei debbo dirle che ha perso il diritto di esercitare le funzioni complete previste nell'Utilizzatore. Si rende conto di quello che ha perso con questa sua imperdonabile negligenza? Caro Signor Wasser, ho risposto, sono io che debbo lamentarmi con voi per la vostra negligenza. Ho ricevuto il vostro pacco senza alcuna istruzione. Inoltre non mi sono mai sognato di concordare con voi l'invio di tale apparecchiatura. Senza indicazioni del vostro recapito non sono poi stato in grado di contattarvi prima. Naturalmente mentivo spudoratamente. Avrei potuto farlo benissimo, o almeno tentare di farlo, ma si sa bene come vanno le cose quando si discute. Non si vuole ammettere l'evidente.
Ma lei sa cosa contiene il pacco, ho domandato. No, veramente non lo so. Mi scusi, debbo andare perché vado molto di fretta. La mia Cooperativa è piena di lavori. A questo punto, dato che andavo di fretta anche io, ho lasciato il pacco a casa e sono uscito. Piú tardi… Rientrando piú tardi, mi ero quasi dimenticato dell'esistenza del pacco. Si trattava di un pacco di medie dimensioni, grande circa come le scatole di imballaggio che contengono i televisori. Sono rimasto parecchi minuti ad osservarlo, prima di decidermi di aprirlo, sempre piú convinto che si trattasse di un errore: non avevo mai sentito neanche lontanamente nominare la Ditta Gluck & Leben. Ho pensato anche a qualche nuovo sistema per ingannare in modo indiretto la buona fede del destinatario. Congratulazioni! Lei ha vinto un favoloso premio ecc. ecc.! Alla fine ha prevalso la curiosità. Anche un po' della nostra innata furbizia. Se c'è scritto il mio nome, mi sono detto, sono anche autorizzato ad aprire il pacco. Detto, fatto. Dentro al pacco ho trovato una specie di sfera metallica, con tre zampe per poggiare in terra ed un grande pulsante rosso sulla sommità. Un cavo di alimentazione normale, con presa normale. Di lato una targhetta con le indicazioni dell'apparecchiatura e le specifiche elettriche d'uso. C'era scritto: Gluck & Leben, Utilizzatore di classe "A", modello ……., serial number……., 220 Volts AC, 1 Ampere, 50Hz.
Ma come, caro Signore, mi ha replicato il Signor Wasser, non mi vorrà dire che nessuno della sezione commerciale della nostra Ditta ha parlato con lei? Proprio cosí. Non so nulla. Fra l'altro a cosa serve un Utilizzatore di classe "A"? Quello che mi dice è veramente grave. Non è mai successo prima di ora. Lei avrebbe dovuto avere un colloquio con il nostro addetto commerciale. Ancora piú grave perché l'invio gratuito di un Utilizzatore di classe "A" costituisce un evento del tutto straordinario. Non si può dare un Utilizzatore a una persona qualsiasi, con accesso all'uso completo delle funzioni. Relativamente, invece, alle istruzioni di solito non ne mandiamo per il fatto che è ben difficile descrivere il vero significato di un Utilizzatore. Preferiamo farlo a voce. Proprio per questo mi meraviglio che si sia potuto commettere il cosí imperdonabile errore di non prendere con lei diretti contatti. Aprirò subito un'inchiesta molto rigorosa. Lasci perdere. In fondo non è successo niente. Ma lei non mi ha ancora detto a che serve un Utilizzatore, per di piú di classe "A". Lei non si rende conto di quello che ha perso. Lo ribadisco ancora una volta. A cosa serve un Utilizzatore di classe "A"? Lei ha mai sentito parlare della Lampada di Aladino? Scusi, Signor Wasser, lei mi sta forse dicendo che …?
Ho cercato invano all'interno della scatola il manuale d'uso. Niente di niente. Neanche un briciolo di informazione su un eventuale recapito della ditta produttrice. Io sono fondamentalmente pigro. L'idea di fare ricerche per rinviare il pacco al mittente mi ha profondamente disturbato. Perciò ho deciso di fare come faccio sempre: aspettare. Di solito le pratiche noiose si risolvono da se stesse. Mi sono detto: aspettiamo che la Ditta Gluck ecc. mi invii una fattura per un oggetto che non ho mai richiesto. Allora, senza particolare fatica, salvo quello di scrivere o telefonare, potrò risolvere il problema. In fondo sono loro che mi hanno inviato qualcosa non da me espressamente richiesta. Cosí ho fatto. Ho messo da una parte l'oggetto misterioso, nel suo imballaggio, e mi sono occupato d'altro.
Ma di solito, almeno nel Software, uno può mettersi in regola anche oltre i trenta giorni.
Poco piú di un mese piú tardi… Sono stato assente per qualche settimana. Al mio ritorno, nella posta ricevuta, nessuna traccia di comunicazioni da parte della Ditta Gluck ecc. L'utilizzatore di classe "A" sempre al medesimo posto. Sempre piú perplesso, ma anche piú curioso, con la naturale furbizia incoraggiata dall'assenza di notizie dirette, sono arrivato alla conclusione di attaccare la spina e vedere il risultato. Niente di particolare, salvo l'accensione di una piccola spia luminosa. Anche un lievissimo ronzio come qualsiasi altra apparecchiatura elettrica alimentata. Ho notato l'assenza di un qualsiasi interruttore On-Off. Di solito, uno aspetta qualche minuto. L'utilizzatore non dava alcun segno di riscaldamento anomalo. Perciò, la tentazione di spingere l'unico pulsante, quello rosso, è diventata sempre piú grande. Mi sono domandato: cosa mai può succedere? Un'esplosione? La push botton mania alla fine ha prevalso. Improvvisamente, non so per quale nuova diavoleria tecnologica, sulla superficie della sfera è comparso una specie di schermo televisivo, con l'immagine di un signore dall'aria molto distinta, giacca e cravatta, che si è presentato immediatamente. 102
Esattamente. Si tratta ovviamente di una versione piú moderna. Non le dico le reali probabilità delle nostre scelte di un cliente adatto. Una volta ogni morte di Papa, si fa per dire, un fortunato essere vivente viene scelto per ricevere un Utilizzatore di classe "A". Deve però entro un mese dal ricevimento mettersi in contatto con noi per stabilire, dopo il periodo di prova, che appunto dura un mese, le regole per l'utenza, che ora non le sto a dire, anche perché non ne ha piú il diritto d'uso. Il periodo di prova gratuito è ormai una normale prassi commerciale in uso nel Software. Si prova il prodotto e se si rimane soddisfatti si conferma un contratto d'uso.
Non per noi. Siamo molto rigidi in materia. Ma se questo è avvenuto non è per colpa esclusivamente mia. Non importa. La Ditta Gluck & Leben ha le sue regole. Anche se possono sembrarle troppo rigide. Tuttavia l'Utilizzatore rimane di sua proprietà e lei accede automaticamente al subset ridotto delle funzioni. Lei per ora non lo sa, ma anche l'utilizzo ridotto dell'Utilizzatore, mi perdoni il bisticcio delle parole, comporta grandi vantaggi. Non molti su questa terra sono autorizzati all'uso ridotto. Si figuri quanti pochi all'uso completo. Che peccato per lei! Non capisco molto bene. Mi vorrebbe gentilmente spiegare cosa significa un uso ridotto? Mi scusi. Nella foga del discorso avevo dato per scontato che lei conoscesse di già le regole d'uso. Mi sono dimenticato che nessuno del Commerciale non le ha mai parlato. Con uso ridotto si intende che la "Lampada di Aladino" può essere utilizzata solo nel dominio della Potenza. L'uso completo si estende invece anche all'Atto.
RIVISTA di EQUIPèCO_Autunno-Inverno 2004
Mi rendo conto che lei non è preparato in materia, perciò incontra tante difficoltà. Partiamo dall'uso completo. Lei desidera una cosa. Preme il pulsante rosso, arrivo io, Wasser, ed esaudisco il suo desiderio.
minato numero di accessi. Esiste anche un fattore correttivo in funzione dello stile dei desideri da lei formulati. Il peso di tale correttore è di solito determinante.
Intende dire come il genio della Lampada?
Mi faccia capire bene. Voi farete passare solo i miei desideri che superano un livello di qualità da voi stabilito?
All'incirca. Io faccio solo da coordinatore tecnico. Tutto lo staff della Produzione della Ditta Gluck & Leben si mette all'opera. Creda, non sempre è una cosa da poco. Non mi permetterei di dubitarne. Ha detto desiderio esaudito? Proprio cosí. Ossia desiderio attuato, cioè in Atto. Il mio cognome dovrebbe suggerirle qualcosa. Forse incomincio a capire. Come funziona invece per la Potenza? Nel caso specifico l'assistente tecnico diventa il Signor Feuer, che le presento. Mi ricresce, non avrò piú a che fare con lei, salvo che si verifichi una evento abbastanza improbabile, che comunque le spiegherà il mio collega. La saluto. Anch'io la saluto. Da quello che mi dice spero di rivederla. Certo, ripensandoci sopra, avete due strani cognomi. Forse alla Gluck assumono personale solo quando hanno nomi particolarmente strani. Sto scherzando. Allora Signor Feuer come sta? Quali sono le funzioni di assistenza che potrò beneficiare da lei? Senta, caro Signor Cliente, io credo che per oggi possa bastare. Mi chiami domani, con la stessa procedura, cosí potremo concordare meglio le norme d'uso.
Non è esatto quello che dice. Un suo desiderio in potenza passa comunque, ordinato o disordinato che sia e si fissa in una sua forma potenziale. Noi siamo qui per consigliare. Se lei è spontaneamente d'accordo con i nostri suggerimenti, allora scatta un premio di qualità per le forme piú armoniche da lei immaginate. Noi teniamo alla qualità dei desideri dei nostri clienti. Ma scusate: quanto mi costa tutto questo? I vostri servizi avranno bene un costo. Mi fornite un Utilizzatore a titolo gratuito, mi passate suggerimenti senza spesa da parte mia. Ma quale è lo scopo di tutta questa filantropia? Egregio signor Cliente: nessuna spesa aggiuntiva da parte sua. La sua è una domanda del tutto normale. Quasi tutti i clienti nostri ce la pongono all'inizio. Non riescono a comprendere che fra gli scopi sociali della Ditta Gluck & Leben ci sia il raggiungimento di un ordine nella grande confusione che regna nei desideri degli uomini. Allora, crede di poter accettare le nostre condizioni di servizio? Onestamente, quello che mi ha detto mi sembra quasi incredibile. Naturalmente accetto, ma mi riserbo di rinunciare all'Utilizzatore se mi dovessi accorgere strada facendo che le cose non vanno poi esattamente come mi dite. Per ora non credo di riuscire a chiarire meglio i miei pensieri. Confermate che si tratta di un accordo sulla parola fra uomini liberi e leali? Certamente. Nessun rischio da parte sua. Quando vuole può recedere dall'accordo. Da adesso può incominciare ad utilizzare i nostri servizi di consulenza.
Pulsante rosso? Pulsante rosso. Arrivederci. Il giorno dopo
Dopo un periodo sufficientemente lungo, un anno, due anni …
C'è qualcosa che non mi torna nei discorsi di Wasser. Per prima cosa come è possibile credere alla Lampada di Aladino. Ma anche tutto il resto, relativo alla Potenza, come può logicamente star su. Se si tratta di Potenza a quale scopo dobbiamo ricorrere ad un Utilizzatore per vedere realizzati i nostri desideri?
Mi accorgo che il tempo sta passando velocemente. Continuo a adoperare l'Utilizzatore e, naturalmente le consulenze dei Signori Luft e Feuer. Non posso assolutamente lamentarmi della loro opera fattiva. Sono sempre attenti e scrupolosi e molto comprensivi. Non c'è dubbio che con il tempo ho imparato a migliorare la qualità dei miei desideri, anche e forse soprattutto grazie al loro apporto. Comunque, è sempre un'impresa molto faticosa. Quello che mi preoccupa è che sto diventando sospettoso, anche perché mi rendo meglio conto che i desideri molto spesso non hanno una solida base. Non riesco a cogliere il filo logico di tutta questa avventura, di cui intuisco l'esistenza, senza peraltro esserne del tutto sicuro. Per esempio, non riesco a conoscere informazioni esatte sull'accumulo dei miei "bonus". Quando faccio domande dirette mi viene sempre risposto in modo molto evasivo. Artisticamente evasivo. Si alternano risposte sfumate ad altre che farebbero intravedere una rapida soluzione finale in senso positivo. Ma poi tutto continua come prima. Forse avrei dovuto chiarire meglio, prima di accettare, le condizioni d'uso, soprattutto in materia di bonus. Ma ora è tardi e, purtroppo o per fortuna, mi sono abituato all'Utilizzatore. Ma oggi mi sento particolarmente aggressivo e desidero chiarire molte cose con i Signori Luft e Feuer. In fondo si tratta di un mio desiderio, perciò si rientra nell'area di pertinenza dell'Utilizzatore. Pulsante rosso premuto.
Ora chiamo il Signor Feuer. Pulsante rosso premuto. Signor Feuer, sono pronto a parlare con lei delle norme d'uso dell'Utilizzatore. Le va bene farlo ora? Certamente. Sono sempre a sua disposizione. La Ditta che rappresento è molto seria e ci tiene molto ad accontentare i clienti. Signor Feuer, mi sembra di aver capito che l'Utilizzatore mi consente l'uso di funzioni che trattano solo i desideri nel dominio della Potenza. È esatto? Esattissimo. Mi è difficile capire molte cose. Provo a comunicargliele. Per primo, se si tratta di desideri solo in Potenza, che bisogno ho di un Utilizzatore? Non posso forse fare le cose da me stesso? È qui che si sbaglia. Anche profondamente. Se agisce da solo, la probabilità di creare disordine nella formulazione dei suoi stessi desideri è quasi certezza. I desideri debbono essere belli. Premere il pulsante rosso significa per lei avvalersi delle competenze quasi insuperabili, come qualità e stile, della Ditta Gluck & Leben. Oltre alla mia assistenza di natura maggiormente realizzativa, lei utilizzerà tutto il talento del Signor Luft, esperto di progettazione. Luft, che stranissimo nome! Ma se io non volessi utilizzarvi cosa potrebbe succedere dei miei desideri in Potenza? Niente, sarebbero desideri disordinati e basta, fine solo a se stessi. Tuttavia, mi permetta di dirle che ogni utilizzo spontaneo da parte sua dei nostri servizi, le consente, oltre alla creazione di desideri dalle forme armoniche, di accumulare una serie di "bonus" di merito. Oltre un certo limite, l'accumulo dei bonus consente nuovamente l'accesso, senza limiti di qualsiasi genere, alle funzioni complete dell'Utilizzatore. Lei potrebbe recuperarne l'uso, che solo la sua sbadataggine, mi scusi, non le ha consentito. Sento però il dovere morale di dirle che non è sufficiente solo superare un deter-
Buongiorno a voi Signori Luft e Feuer. Buongiorno a lei, Signor Cliente. Sbagliamo se scorgiamo in lei un atteggiamento differente dal solito? Non sbagliate affatto. Ho deciso di chiarire con voi tutta una serie di dubbi che progressivamente stanno crescendo in me. Vi dico subito che non mi lamento del vostro servizio di consulenza, che non potrebbe essere migliore. I miei dubbi riguardano la vostra Ditta, soprattutto in materia dei suoi veri scopi, che francamente mi sembrano poco chiari. O meglio, ho la sgradevole sensazione di essere utilizzato. Mi domando per quale scopo si debba dare forma ordinata ai desideri degli uomini. A cosa serve tutto questo ordine? A me oppure soprattutto a voi? La sensazione che ho è che la vostra Ditta utilizzi a nostra stessa insaputa il risultato dei nostri miglioramenti. Ma non riesco a comprendere come e per quale scopo. Caro Signor Cliente. Quello che dice costituisce un'accusa molto grave nei nostri confronti. Prima però di dare vita in noi a legittimi risentimenti, vorremmo che lei ci chiarisse meglio i suoi pensieri. In base a quali percezioni è arrivato a dare corpo a pensieri cosí ostili verso di noi?
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Mi rendo conto che lei non è preparato in materia, perciò incontra tante difficoltà. Partiamo dall'uso completo. Lei desidera una cosa. Preme il pulsante rosso, arrivo io, Wasser, ed esaudisco il suo desiderio.
minato numero di accessi. Esiste anche un fattore correttivo in funzione dello stile dei desideri da lei formulati. Il peso di tale correttore è di solito determinante.
Intende dire come il genio della Lampada?
Mi faccia capire bene. Voi farete passare solo i miei desideri che superano un livello di qualità da voi stabilito?
All'incirca. Io faccio solo da coordinatore tecnico. Tutto lo staff della Produzione della Ditta Gluck & Leben si mette all'opera. Creda, non sempre è una cosa da poco. Non mi permetterei di dubitarne. Ha detto desiderio esaudito? Proprio cosí. Ossia desiderio attuato, cioè in Atto. Il mio cognome dovrebbe suggerirle qualcosa. Forse incomincio a capire. Come funziona invece per la Potenza? Nel caso specifico l'assistente tecnico diventa il Signor Feuer, che le presento. Mi ricresce, non avrò piú a che fare con lei, salvo che si verifichi una evento abbastanza improbabile, che comunque le spiegherà il mio collega. La saluto. Anch'io la saluto. Da quello che mi dice spero di rivederla. Certo, ripensandoci sopra, avete due strani cognomi. Forse alla Gluck assumono personale solo quando hanno nomi particolarmente strani. Sto scherzando. Allora Signor Feuer come sta? Quali sono le funzioni di assistenza che potrò beneficiare da lei? Senta, caro Signor Cliente, io credo che per oggi possa bastare. Mi chiami domani, con la stessa procedura, cosí potremo concordare meglio le norme d'uso.
Non è esatto quello che dice. Un suo desiderio in potenza passa comunque, ordinato o disordinato che sia e si fissa in una sua forma potenziale. Noi siamo qui per consigliare. Se lei è spontaneamente d'accordo con i nostri suggerimenti, allora scatta un premio di qualità per le forme piú armoniche da lei immaginate. Noi teniamo alla qualità dei desideri dei nostri clienti. Ma scusate: quanto mi costa tutto questo? I vostri servizi avranno bene un costo. Mi fornite un Utilizzatore a titolo gratuito, mi passate suggerimenti senza spesa da parte mia. Ma quale è lo scopo di tutta questa filantropia? Egregio signor Cliente: nessuna spesa aggiuntiva da parte sua. La sua è una domanda del tutto normale. Quasi tutti i clienti nostri ce la pongono all'inizio. Non riescono a comprendere che fra gli scopi sociali della Ditta Gluck & Leben ci sia il raggiungimento di un ordine nella grande confusione che regna nei desideri degli uomini. Allora, crede di poter accettare le nostre condizioni di servizio? Onestamente, quello che mi ha detto mi sembra quasi incredibile. Naturalmente accetto, ma mi riserbo di rinunciare all'Utilizzatore se mi dovessi accorgere strada facendo che le cose non vanno poi esattamente come mi dite. Per ora non credo di riuscire a chiarire meglio i miei pensieri. Confermate che si tratta di un accordo sulla parola fra uomini liberi e leali? Certamente. Nessun rischio da parte sua. Quando vuole può recedere dall'accordo. Da adesso può incominciare ad utilizzare i nostri servizi di consulenza.
Pulsante rosso? Pulsante rosso. Arrivederci. Il giorno dopo
Dopo un periodo sufficientemente lungo, un anno, due anni …
C'è qualcosa che non mi torna nei discorsi di Wasser. Per prima cosa come è possibile credere alla Lampada di Aladino. Ma anche tutto il resto, relativo alla Potenza, come può logicamente star su. Se si tratta di Potenza a quale scopo dobbiamo ricorrere ad un Utilizzatore per vedere realizzati i nostri desideri?
Mi accorgo che il tempo sta passando velocemente. Continuo a adoperare l'Utilizzatore e, naturalmente le consulenze dei Signori Luft e Feuer. Non posso assolutamente lamentarmi della loro opera fattiva. Sono sempre attenti e scrupolosi e molto comprensivi. Non c'è dubbio che con il tempo ho imparato a migliorare la qualità dei miei desideri, anche e forse soprattutto grazie al loro apporto. Comunque, è sempre un'impresa molto faticosa. Quello che mi preoccupa è che sto diventando sospettoso, anche perché mi rendo meglio conto che i desideri molto spesso non hanno una solida base. Non riesco a cogliere il filo logico di tutta questa avventura, di cui intuisco l'esistenza, senza peraltro esserne del tutto sicuro. Per esempio, non riesco a conoscere informazioni esatte sull'accumulo dei miei "bonus". Quando faccio domande dirette mi viene sempre risposto in modo molto evasivo. Artisticamente evasivo. Si alternano risposte sfumate ad altre che farebbero intravedere una rapida soluzione finale in senso positivo. Ma poi tutto continua come prima. Forse avrei dovuto chiarire meglio, prima di accettare, le condizioni d'uso, soprattutto in materia di bonus. Ma ora è tardi e, purtroppo o per fortuna, mi sono abituato all'Utilizzatore. Ma oggi mi sento particolarmente aggressivo e desidero chiarire molte cose con i Signori Luft e Feuer. In fondo si tratta di un mio desiderio, perciò si rientra nell'area di pertinenza dell'Utilizzatore. Pulsante rosso premuto.
Ora chiamo il Signor Feuer. Pulsante rosso premuto. Signor Feuer, sono pronto a parlare con lei delle norme d'uso dell'Utilizzatore. Le va bene farlo ora? Certamente. Sono sempre a sua disposizione. La Ditta che rappresento è molto seria e ci tiene molto ad accontentare i clienti. Signor Feuer, mi sembra di aver capito che l'Utilizzatore mi consente l'uso di funzioni che trattano solo i desideri nel dominio della Potenza. È esatto? Esattissimo. Mi è difficile capire molte cose. Provo a comunicargliele. Per primo, se si tratta di desideri solo in Potenza, che bisogno ho di un Utilizzatore? Non posso forse fare le cose da me stesso? È qui che si sbaglia. Anche profondamente. Se agisce da solo, la probabilità di creare disordine nella formulazione dei suoi stessi desideri è quasi certezza. I desideri debbono essere belli. Premere il pulsante rosso significa per lei avvalersi delle competenze quasi insuperabili, come qualità e stile, della Ditta Gluck & Leben. Oltre alla mia assistenza di natura maggiormente realizzativa, lei utilizzerà tutto il talento del Signor Luft, esperto di progettazione. Luft, che stranissimo nome! Ma se io non volessi utilizzarvi cosa potrebbe succedere dei miei desideri in Potenza? Niente, sarebbero desideri disordinati e basta, fine solo a se stessi. Tuttavia, mi permetta di dirle che ogni utilizzo spontaneo da parte sua dei nostri servizi, le consente, oltre alla creazione di desideri dalle forme armoniche, di accumulare una serie di "bonus" di merito. Oltre un certo limite, l'accumulo dei bonus consente nuovamente l'accesso, senza limiti di qualsiasi genere, alle funzioni complete dell'Utilizzatore. Lei potrebbe recuperarne l'uso, che solo la sua sbadataggine, mi scusi, non le ha consentito. Sento però il dovere morale di dirle che non è sufficiente solo superare un deter104
Buongiorno a voi Signori Luft e Feuer. Buongiorno a lei, Signor Cliente. Sbagliamo se scorgiamo in lei un atteggiamento differente dal solito? Non sbagliate affatto. Ho deciso di chiarire con voi tutta una serie di dubbi che progressivamente stanno crescendo in me. Vi dico subito che non mi lamento del vostro servizio di consulenza, che non potrebbe essere migliore. I miei dubbi riguardano la vostra Ditta, soprattutto in materia dei suoi veri scopi, che francamente mi sembrano poco chiari. O meglio, ho la sgradevole sensazione di essere utilizzato. Mi domando per quale scopo si debba dare forma ordinata ai desideri degli uomini. A cosa serve tutto questo ordine? A me oppure soprattutto a voi? La sensazione che ho è che la vostra Ditta utilizzi a nostra stessa insaputa il risultato dei nostri miglioramenti. Ma non riesco a comprendere come e per quale scopo. Caro Signor Cliente. Quello che dice costituisce un'accusa molto grave nei nostri confronti. Prima però di dare vita in noi a legittimi risentimenti, vorremmo che lei ci chiarisse meglio i suoi pensieri. In base a quali percezioni è arrivato a dare corpo a pensieri cosí ostili verso di noi?
RIVISTA di EQUIPèCO_Autunno-Inverno 2004