Le Siciliane n. 65

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Antonio Mamì candidato sindaco

Antonio Mamì candidato sindaco Alessio Pracanica Barcellona Pozzo di Gotto, per grandezza e rilevanza economica, è uno dei centri più importanti della provincia di Messina. Altrettanto può dirsi, purtroppo, per la frequenza con cui la cittadina, negli anni scorsi, è stata al centro di inchieste giudiziarie, aventi per oggetto fenomeni di stampo mafioso. In occasione delle elezioni amministrative, Antonio Mamì, candidato sindaco per una coalizione composta dall’Associazione Città Aperta, Pd, Nuovo Psi, Leu e 5stelle, ha gentilmente accettato di essere intervistato. Può raccontarci com’è nata la sua voglia di impegnarsi in politica? Nasce con la candidatura di Rita Borsellino alle regionali. In quell’occasione, sono nati diversi gruppi, provenienti dalla società civile. A Barcellona si è formato il gruppo Città Aperta, che mi ha fornito l’opportunità di impegnarmi per il bene della Sicilia.

partiti tradizionali del centro-sinistra, ma semmai di unirli. Volevamo essere un valore aggiunto e crediamo di esserlo diventato, avendo intercettato una parte di elettorato che altrimenti si sarebbe disperso. Nel 2012, candidando Maria Teresa Collica, avete vinto con più del 60% di preferenze. Un’esperienza prematuramente interrotta nel 2015, da un voto di sfiducia. Che cosa non ha funzionato allora e come evitare, se possibile, di incorrere nello stesso problema? Il problema principale è stato la mancanza di consiglieri comunali. Per la legge, il consiglio comunale, dopo due anni e mezzo, ha facoltà di sfiduciare il sindaco. Un potere

Voi di Città Aperta vi definite un movimento non alternativo, ma complementare ai partiti tradizionali. Complementare in che senso? Può spiegarci meglio? Noi da sempre, già dal 2007, non avevamo lo scopo di sostituirci ai LeSciliane - Casablanca 36

che è stato puntualmente esercitato. Avendo solo 2 consiglieri su 30 e con un consiglio molto frammentato nelle sue componenti, era molto difficile anche cercare un qualsiasi dialogo. La sua candidatura è supportata, oltre che da Città Aperta e da diverse associazioni culturali, dal Pd, dal Nuovo PSI, da Leu e in seguito a un accordo molto recente, anche dai 5stelle. Non c’è il rischio che coalizioni un po’ troppo eterogenee e senza un collante ideale, se non ideologico, si sfaldino strada facendo? O basterà blindare il programma?


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