LA MIA NAPOLI
Veniamo a Napoli, alla mia Napoli. E’ una Città assediata da se stessa e pri gioniera dei suoi mali. È però, bellissi ma!!! Il degrado corrode Napoli come una ruggine inarrestabile, distruttiva, paralizzante. La malattia che affligge Napoli, città di una bellezza stratosfe rica, antica signora, nata nobile, oggi scalmanata, perché violentata “dint a nu vico scuro”, seduta sui gradini della Chiesa del Carmine a chiedere la carità. In pieno centro, in via Carducci ed a Chiaja, trovi lo stesso degrado che puoi trovare a via Ghisleri, o al CONACAL di Ponticelli.
Vico Lungo San Matteo ai Quartieri Spagnoli, il Pallonetto di Santa Lucia, Forcella sono l’esatto opposto di quanto hanno a pochi metri di distanza e cioè via Toledo, via Santa Lucia ed il Ret tifilo. Sono il cono d’ombra della città impiegatizia, dei quartieri borghesi (via Michelangelo Schipa, via Tasso, via Ce sario Console e via Depretis), delle pro
taglia il Corpo di Napoli in più parti, sempre più indifferenti, estranee e nemi che. Questo miscuglio delle carte sociali convive ed è la materia prima dell’Oro di Napoli.
A Napoli non ci sono mai stati ghetti, perché non ne aveva bisogno. I pochi metri di strada o di cortile che separano, per esempio, il Pallonetto di Santa Lucia con via Santa Lucia e via Chiatamone o quelli di vico Lungo San Matteo da via Toledo, erano una distanza invalicabile. Abitare in un basso all’Arco Mirelli o ai piani alti di vico Fiorentine a Chiaia, significa vivere su piani differenti del tempo, appartenere a storie diverse. L’accordo di convivenza sta per saltare. Masseria Cardone, Cupa dell’Arco, Scampia, San Giovanni a Teduccio, Barra, la Sanità e Bagnoli si saldano e potrebbero occupare tutto il resto. Questo è uno dei motivi che Napoli so miglia sempre di più a un suk medio rientale.
criminalità.
Due facce di un male fisico, Mergellina e via Baku, che sta condannando la città più bella del mondo a un destino di de grado da terzo mondo.
Bisogna denunciare l’inerzia colpevole che può condannare Napoli.
Aspettiamo che passi la nottata. Il medi cinale c’è. I problemi tutti hanno sempre la soluzione.
Aspettiamo……
Chi non vorrebbe avere una Pubblica Amministrazione efficace ed efficiente, ad alto livello di produttività, fonda ta sulla fiducia, sulla respon sabilità personale, sull’ap prendimento continuato, sul merito, sui rapporti di soli darietà? Eppure se nessuno si mette in testa di praticare questo tipo di amministra zione continueremo a vivere nel modo che ben conoscia mo. Casoria è un paese biz zarro, riesce bene in tanti settori, ma sempre incapace di curare il suo cancro am ministrativo. Concentra la sua attenzione sulla politica, mentre non riesce ad appas sionarsi al buon funziona mento del Comune. Architetta Dichiarazioni di Inizio Attività, permessi a costruire, lottizzazioni, PIP, PEEP, piani di recupero, PICS, PUA, PNRR, ma fino ra non è riuscita ad appren dere i funzionamenti ammi nistrativi corretti.
Prevale ancora da noi, larga mente, la logica assistenziale della tradizione amministra tiva che va dagli anni 50 fino ai giorni nostri. Perché non riusciamo a modificare que sto stato di cose?
Perché, accanto alle libertà individuali, politiche e so ciali, Casoria non gode della
libertà amministrativa?
Il risultato di questi parago ni, verifiche ed esperienze che hanno come refrain la penuria delle libertà ammi nistrative è la messa a fuoco progressiva di un handicap –quello amministrativo – che risulta ormai insopportabile al cittadino, da un punto di vista economico, sociale e civile.
Una constatazione disarman te di un fenomeno grave, che, se non verrà affrontato nella dovuta maniera, mette rà, senza dubbio a repenta glio il futuro di Casoria.
Ma è un ragionamento che,
al contrario, indica la strada di una possibile rigenera zione che approfondendo la tematica della crescita senza sosta del rendimento della pubblica amministrazione, si ispiri alle esperienze perso nali dei tanti dipendenti della pubblica amministrazione che amano il proprio lavo ro e la propria città e fondi la sua ragione di essere, sul modo più genuino di ammi nistrare, vale a dire sulla sua straordinaria realtà territo riale, frutto di una esperien za storica pluricentenaria. Liberata dal peso e dai con dizionamenti di un Comune
assistenziale ed incoraggiata nelle sue tendenze economi co – sociali più positive, essa può rimettere effettivamente Casoria in carreggiata.
Morale della storia: si parla di un cambiamento normale, a portata di mano, che deve prendere piede attraverso esempi parlanti di buona amministrazione, iniziando da “qualche parte” con il concorso di diverse istan ze pubbliche, intrecciando volontà differenti verso un unico fine. Se, come segno di riscossione civile e di assunzione di responsabili tà, ciò potesse verificarsi in situazioni particolarmente disagiate, che hanno soffer to indubbiamente della si tuazione amministrativa che si è venuta a creare, la cosa assumerebbe un significato di particolare valore.
“Gli attori negativi”, oggi, sono tranquilli. Invece, re stano gli interrogativi inquie tanti e sembra inafferrabili. Occorre spaziare per molti fronti, osservando, sempre, la nostra realtà dal punto di vista dell’amministrazione (e non da quello politico –sociale) ed analizzando un procedimento interattivo di analisi.
Bisogna socchiudere varchi inattesi su radici lontane, in
terrogare Francesco Polizio e Tommaso Casillo quali te stimoni privilegiati, ricostru ire sequenze storiche poco conosciute sulla nascita del nostro sistema amministra tivo, attingere a disavventu re personali. Il revisionismo storico di questa Città do vrebbe raccontare la mania verticale e newyorchese, i 40 miliardi di lire per costruire il Centro Polisportivo in viale Michelangelo, i due miliardi di lire più Iva per comprare gli uffici in via Piave desti nati ai “SERVIZI DIRETTI
ALLA PERSONA” E POI
ABBANDONATI; raccon tare quell’orribile obbrobrio di Piazza Domenico Cirillo e Piazza Trieste e Trento co stato qualche milione di euro per ridursi ad un tormentone che tormenta (scusate la ca cofonia) addetti ai lavori o i cittadini.
Raccontare “l’omicidio po litico” avvenuto a dicembre 2018 del Sindaco Pasquale Fuccio rivelando tutti gli
interrogatori avvenuti alla Procura della Repubblica di Napoli Nord ad Aversa alla presenza degli avvocati degli interrogati, gli agenti di Po lizia Giudiziaria e lo stesso Fuccio Pasquale, Sindaco e Persona Informata dei Fatti. Raccontare perché una Città con 5 Santi, una Basilica, un Santuario e diversi Comples si Monumentali non riesce ad avere un normale TURI
SMO RELIGIOSO
Raccontare i 166 mila metri quadri della Rhodiatoce ed i 500 mila metri quadri totali di aree dismesse con i loro capannoni ed i loro segreti di morte.
Il “Caso Casoria, storie, primati e segreti” e la sua “geografia giudiziaria”; Inu tili ripetizioni, voi dite?; Il Sindaco Raffaele Bene, chi lo ha proposto, perché, quando, dove e per cosa?; Il Cinema Rossi nel centra lissimo Corso Umberto I, IL VERO MONUMENTO al degrado ed all’abbandono di
questa Città; Il PalaCasoria, è aperto? Funzionante? Fun zionale? Chi lo sta gestendo, Alba Oriens o il Comune di Casoria? I veleni tossici che ammorbano sia Casoria che Arpino ma anche Afrago la, Arzano e Casavatore; la diatriba non ancora chiarita tra il Comune di Casoria e la Collegiata di San Mau ro; L’INDIFFERENZA E’ CONNIVENZA! (è un reato penale); la Villa Comunale di via Pio XII o Parco delle Sculture (come l’ammini strazione del 2005 voleva si chiamasse), le giostrine rotte ed arrugginite, il suo laghetto una volta verde oggi vuoto con le sue papere; i TROPPI SUICIDI; il Consorzio Ci miteriale di Casoria, Casa vatore ed Arzano con il suo Consiglio di Amministrazio ne; il Consiglio Comunale, questo Consiglio Comunale, la maggioranza, la oppo sizione e la “maggioranza oppositiva”; i rifiuti speciali denunciati dal consigliere
verde sul Ponte tre luci; gli omicidi a Casoria, le vittime innocenti da mano criminali; i Santi, i suoi Santi.
DOMANDE SENZA RI SPOSTE!!!!!!!!
Oggi, Casoria è molto peg giorata, sia rispetto alla sua storia o a quando divenne punto di riferimento di un periodo industriale.
Oggi è una Città che sta per dendo la sua identità sociale, storica e religiosa, diventan do, invece, il paese dei centri commerciali, con un traffico caotico e che non riesce a fornire i più elementari ser vizi. Una Città non amata, abitata da cittadini anonimi ed annoiati, e da un popo lo sussidiato che ringrazia e da migliaia di immigrati che hanno devastato un ter ritorio, non pianificato né controllato, con costruzioni abusive “poi condonate”. Casoria è uno dei più brutti scempi urbanistici al Mondo. Buona notte, Casoria e Buo na Fortuna.
ANTONIO BOTTA
SOLENNE CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA NELLA RICORRENZA DEL 50° ANNIVERSARIO DI ORDINAZIONE SACERDOTALE DI DON MAURO ZURRO, PREPOSITO CURATO DELLA BASILICA PONTIFICIA S. MAURO.
“SCELTO PER MISERICORDIA”
Solenne concelebrazione eucaristica, Martedì 18 aprile, nella basilica pontifi cia “S. Mauro”, in Casoria, in occasione della ricorrenza del cinquantesimo an niversario di ordinazione sacerdotale di don Mauro Zurro, Preposito curato del tempio predetto. La Santa Messa, pre sieduta dall’arcivescovo di Capua mons. Salvatore Visco, è stata celebrata, oltre che dal parroco don Mauro, anche da al tri confratelli, tra cui il decano don Carmine Caponetto. Il canto dell’alleluia, intonato dalla corale delle suore sacra mentine di S. Cristina Brando, ha ben espresso la gioia profonda della comuni tà parrocchiale, che ha reso lode a Dio, insieme con l’amato Pastore, per il tra guardo di 50 anni di sacerdozio, spesi al servizio dei fedeli a lui affidati durante il cammino alla sequela di Cristo Signore. Zurro, infatti, è preposito di S. Mauro dall’otto marzo 2008, dopo essere stato parroco di altre comunità religiose di Napoli e della stessa Casoria.
Dopo la proclamazione della Parola, tratta dagli Atti degli Apostoli e dal Van gelo di Giovanni, mons. Visco, nell’o melia, dopo aver detto che ha frequenta to il seminario insieme con don Mauro, legati, quindi da anni da una profonda amicizia, ha richiamato il primo brano nel quale S. Luca evidenzia che dopo la Risurrezione di Gesù i discepoli “erano un cuore solo e un’anima sola”; a tal proposito ha posto in rilievo che anche la comunità parrocchiale è un “cuor solo e un’anima sola” nell’adesione al festeg giamento del proprio Parroco. Occorre essere uniti, ha aggiunto, in particolar modo nella “preghiera per lui, affin-
ché egli abbia sempre di più la forza di poter guidare e di servire la comunità affidatagli dal Signore”. Facendo, poi, riferimento al brano del Vangelo, ha
spiegato il senso del discorso di Gesù con Nicodemo, un fariseo che si reca di notte dal Signore, perché, essendo fariseo, “ha paura di sentirsi giudicato dall’elite a cui appartiene. Egli è combattuto dentro, perché dovrebbe avversare il Nazareno, ma è colpito anche dai suoi segni, rivelanti che è veramente il Messia atteso. Il Signore gli parla di rinascita dall’alto, nello Spirito, per fargli intendere che il rinnovamento del cuore avviene accogliendone il soffio”. “Gesù” ha spiegato l’Arcivescovo “fa riferimento al sacramento del Battesimo che, rendendoci figli di Dio, ci rinnova interiormente”. In quanto battezzati e membri della Chiesa, siamo chiamati, ha proseguito il Celebrante, a testimoniare la nostra fede in questo mondo secola rizzato, indifferente ai valori evangelici. Come? Non basta ricevere la Parola e Gesù sacramentato, partecipando alle liturgie e accostandoci all’Eucaristia, ma bisogna “incarnare la Parola e trasmetterla a chi è lontano E’ questo il vero aiuto che “potete offrire al vostro parroco. Ciascuno di voi si impegni a trasmettere a qualche conoscente non praticante, lontano dalla chiesa, la Parola ascoltata e ricevuta durante le celebrazioni. Continuate, poi, a pregare per lui, affinché si senta da voi sostenuto, siategli sempre vicini nei momenti di gioia e di difficoltà” e accrescete la vostra fede in voi e negli altri”. Al termine della celebrazione, dopo un dono offerto dal sindaco Bene a don Mauro, a nome della cittadinanza, il Pre posito è intervenuto per ringraziare tutti coloro che hanno partecipato al banchet
“Bisogna festeggiare la fedeltà del Signore che ha saputo fare della mia pochezza umana uno strumento prezioso nelle Sue mani per l’annuncio del Vangelo. I doni del mio sacerdozio: la gioia di servire Gesù e la libertà di fronteggiare tutto e tutti senza dovere nulla a nessuno se non al Signore e al Suo amore”
DOMENICA 23 APRILE 2023
to eucaristico: capitolo collegiale di S. Mauro, il diacono del presbiterio, don Carmine Caponetto con i diaconi e con fratelli, tutte le congregazioni religiose, le Autorità istituzionali e le confraterni te, le corali delle suore del Sacro Cuore di S. Giulia Salzano e delle suore sa cramentine, i collaboratori don Danilo ed Enzo Esposito per la preparazione della concelebrazione. Soprattutto ha ringraziato l’Arcivescovo, mons Visco, il quale ugualmente ha festeggiato il 50° del suo sacerdozio. Ha proseguito, poi, evidenziando che “il vero protagonista da festeggiare è il Signore Gesù che il 18 aprile 1973, per le mani del Cardinale Corrado Ursi, mi ha chiamato a servirlo nella Sua chiesa come prete, aggiungendo di aver fatto suo il motto scelto da Papa Francesco “Miserando atque Eligendo” (scelto per misericor dia), spiegando di sentirsi anche lui “un peccatore sul quale il Signore ha posto
ANTONIO BOTTA
il Suo sguardo”. “Solo questo sguardo” ha posto in rilievo don Mauro “é la ragione per cui sto compiendo questo cammino. Pertanto, ciò che bisogna festeggiare è la fedeltà del Signore che ha saputo fare della mia pochezza umana uno strumento prezioso nelle Sue mani per l’annuncio del Vangelo. Dopo aver indicato i due doni ricevuti negli anni del suo sacerdozio, la gioia che si vive quando si incontra Gesù e la libertà di affrontare tutto e tutti “senza dovere nulla a nessuno se non al Signore e al Suo amore, donandomi senza riserve e senza attendersi nulla in cambio”, ha ringraziato tutti i fedeli che, nel corso del suo sacerdozio ministeriale, in ogni parrocchia in cui il Signore lo ha inviato , si sono presi cura di lui; inoltre, ha mostrato la sua gratitudine a tutti gli operatori pastorali, al tanto e al poco che ognuno pone a disposizione della comunità. Infine è stata letta la let
tera del Papa che gli ha espresso i fervi di auguri, impartendogli la benedizione apostolica.
La festa per il cinquantesimo di sacerdo zio dell’amato don Mauro, è proseguita il 20 aprile scorso nel Madrinato S. Pla cido con uno spettacolo e con l’offerta di una gustosissima torta.
NELLA PARROCCHIA S. ANTONIO ABATE, CELEBRATA LA RICORRENZA DEL CINQUANTESIMO DI SACERDOZIO DEL VESCOVO EMERITO MONS. LUCIO LEMMO
CINQUANT’ANNI RICCHI D’AMORE
“PRIMA DI DIVENTARE SACERDOTE, HO VOLUTO METTERMI ALLA PROVA SVOLGENDO IL MIO DIACONATO IN UNA COMUNITÀ SACERDOTALE, CONSAPEVOLE CHE PER ESSERE
SACERDOTE DOVEVO IMPARARE A VIVERE LA FRATERNITÀ EVANGELICA
E A SPERIMENTARE LE DIFFICOLTÀ CHE PROVANO LE FAMIGLIE AD ANDARE AVANTI, A CAPIRSI OGNI GIORNO.”
Luned� scorso, 1� aprile, la famiglia parrocchiale di S. Anto � nio Abate, in Casoria, si è stretta intorno al Vescovo emerito, Mons. Lucio Lemmo, per elevare a Dio, in unione col Pastore che ha servito con amore i fedeli del quartiere Duca D’Aosta per 10 anni, il proprio rendimento di grazie per il cinquantesi mo anniversario della sua ordinazione sacerdotale. Nell’espri mergli i sentimenti di tutta la comunità, il parroco don Agostino Sciccone ha citato le parole di S. Giovanni Paolo II tratte dal libro “Dono e Mistero”, nel quale il Papa polacco eviden zia che “la vocazione sacerdotale è un mistero, il mistero di un meraviglioso scambio fra Dio e l’uomo. L’uomo sacerdote dona a Cristo la sua umanità, perché Egli se ne possa servire come strumento di salvezza, quasi facendo di quest’uomo un altro se stesso”. Nei 50 anni di sacerdozio, ha proseguito don Agostino, il mondo è cambiato, poiché si sono avvicendati problemi da affrontare, stili di vita con cui confrontarsi, nuo
ve sfide, “eppure la tua fedeltà al Signore è rimasta intatta”. Dopo avere rimarcato che “negli anni spesi al servizio di questa comunità” don Lucio é riuscito ad entrare nei cuori e nelle coscienze di tanti fedeli per lenirne le sofferenze, sostenerli nelle difficoltà, condividendone momenti lieti e tristi, a nome di tutti i fedeli ha porto gli auguri al Vescovo emerito, ringra ziando al Signore “per il dono del suo sacerdozio.”
Nell’omelia, don Lucio, prendendo spunto dalla Parola del Vangelo proclamata, sul dialogo tra Gesù e Nicodemo, ha, in primis, spiegato il senso profondo della “rinascita”, eviden ziando che essa non significa tanto riprendere coraggio, “ma è entrare in Dio per seguirlo, imparando a morire a se stessi per amare fino a perdersi per mettersi nei panni dell’altro”. Occorre entrare nella logica di morte e risurrezione, soprat tutto in questo tempo fragile, povero di valori; una logica da mettere in atto in famiglia, nella parrocchia, al lavoro; senza
di essa il rischio è “il protagonismo e ci gloriamo di essere portatori di Dio”, ma, in realtà, ha sottolineato il celebrante, emerge il nostro “io”, il nostro modo di pensare, di agire, non la volontà di Dio. Tutti siamo chiamati a “perdere noi stessi, in ogni contesto in cui viviamo, perché si realizzi il disegno del Padre”. Altro punto posto in rilievo da don Lucio è che l’azione dello Spirito è efficace lì dove si vive l’amore reciproco. Quando in una comunità, dove ci si sente uguali in dignità e differenti solo nella diversità dei carismi, “si gareggia nel servizio, a chi si mette maggiormente a disposizione, a chi cerca di togliere ogni forma di vizio, a chi si impegna sempre a unire, mai a dividere e a creare discordie, allora lo Spirito Santo si trova a suo agio, perché non trova una organizzazione, ma una comunità che si fonda sulla pace. E’ chiaro che se non vivo l’unità, la concordia in famiglia, anche nella comunità troverò un modo per generare disunità. Ultimo punto, messo in rilievo da Vescovo emerito, è che “quando si vive il comandamento dell’amore reciproco, succede qualcosa di bello: circola la vita soprannaturale, per cui nessuno si sente protagonista, perché è Dio che opera. Ho tentato di fare questo che sto dicendo da quando sono entrato in seminario, all’età di 18 anni. Prima di diventare sacerdote, ho voluto mettermi alla prova, recandomi, col permesso del Cardinale Corrado Ursi, a svolgere il mio diaconato in una comunità sacerdotale, formata da 99 membri, tra seminaristi, sacerdoti e vescovi; lì ho imparato a morire a me stesso, a risorgere, a vivere il comandamento nuovo. Si sono accese tante luci nella mia vita”, rimarcando che quella esperienza “ha stampato dentro di me l’importanza della comunione, consapevole che per essere sacerdote dovevo imparare a vivere la fraternità evangelica e a sperimentare la durezza della vita comunitaria, la difficoltà che provano le famiglie ad andare avanti, a capirsi ogni giorno. Come, infatti, insegnare agli altri, ai fedeli affidatimi,
a relazionarsi, se prima io non avevo sperimentato le problematiche della convivenza? Come posso parlare di amore, se non imparo a morire a me stesso? In questi 50 anni mi sono sforzato di fare questo.
Ciò lo possiamo fare tutti, lo dovete fare anche voi, perché, in virtù del Battesimo ricevuto, siamo tutti sacerdoti”, con cludendo con queste parole di evangelica umiltà: “Nonostante me, Dio ha portato avanti la Sua storia”.
Al termine della celebrazione eucaristica, Maria Esposito, nel porgere a don Lucio un dono offertogli dalla famiglia parroc chiale e interpretandone i sentimenti, ha ringraziato il Vesco vo per il dono d’amore che, da Parroco, ha elargito a tutti, “amando ognuno di noi in maniera unica e speciale”, con un atteggiamento accogliente, inclusivo, empatico, di servizio e di cura. Nel salone parrocchiale, dopo un video che ha illustrato momenti significativi del cammino pastorale di don Lucio nella Parrocchia e durante il servizio episcopale, è stato offerto un gustoso rinfresco, concludendo, cos�, in un clima di gioia fraterna, la serata dedicata al Pastore, che in questi primi 50 anni di sacerdozio non ha mai amato in astratto, ma sempre in maniera concreta, fattiva, chiamando, per nome, uno a uno, i suoi figli spirituali.
Hai imitato e continui ad imitare il Signore, carissimo don Lu cio, pronto a dare la vita per le tue “pecorelle”, sempre in ansia e alla ricerca di quelle smarrite. Grazie per averci fatto gustare la gioia della fede, che esprimi sempre con il sorriso sincero e contagioso; grazie per avere condiviso solitudini, sofferenze, drammi che lacerano interiormente. E’ proprio vero, sai? Con te abbiamo capito una sacrosanta verità, espressa dallo scritto re francese Frossard: “Il sacerdote è un uomo solo, perché gli altri non lo siano”. E con te carissimo don Lucio, nessuno si è sentito, né si sente mai solo. Dio ti benedica!
Grati al reporter Biagio Bencini per la concessione delle foto
ANTONIO BOTTA
MIGNANO MONTE LUNGO (CE): VI EDIZIONE DEL CONCORSO LETTERARIO “EMOZIONI IN VERSI”
IMMERSI IN UN OCEANO DI BELLEZZA
La musica, la poesia, il bel canto sono stati il delizioso “cibo” che ha nutrito di bellezza, di maestà divina e di in tenso struggimento l’animo dei conve nuti nel suggestivo castello di “Ettore Fieramosca” in Mignano Monte Lungo (CE), dove si è svolta la sesta edizione del Premio Internazionale di Poesia e Narrativa Contemporanea “Emozioni in versi”, organizzato dall’associazione culturale “La Madia dell’arte”, di cui sono rispettivamente Presidente e Vi cepresidente il professore, poeta e arti sta Massimo Capriola e il sociologo, aforista ed eclettico Christyan Sanna Patrocinato dal Comune ospitante, nelle persone del Sindaco, dott. Andrea De Luca, e del Vicesindaco, dott. Antonio Verdone, l’Evento, in virtù dell’acco rata e intensa esibizione della cantan te Francesca Gaudiero, dei melodiosi interventi musicali di Michele Leone e di Agostino Izzo al pianoforte e dei su blimi virtuosismi musicali del violinista Aldo D’Onofrio, ha ulteriormente ine briato lo spirito dei presenti, già elevato verso il “secondo piano dell’esistenza”, quello delle idealità e dei nobili sentimenti, grazie alle emozionanti declamazioni dei poeti, delle poetesse e all’intervento degli scrittori risultati finalisti nelle sezioni in lingua italiana, in vernacolo e nei racconti brevi. Come ha ben evidenziato il conduttore Sanna, la cui arte oratoria non finisce mai di sorprendere chi ha la fortuna di ascoltar lo, “la musica è il linguaggio di Dio”, ed io aggiungo che anche l’arte poetica e letteraria lo sono quando forzano il li mite razionale, come lo hanno forzato romanticamente due grandi poeti italia ni, Ugo Foscolo e Giacomo Leopardi,
benché atei: il primo nel sentimento del sepolcro, il secondo nella concezione evangelica dell’amicizia.
E mi è parso, nella splendida serata de de dicata alla Cultura, che nella osmosi di delicate suggestioni dei versi e delle note musicali risuonanti nel medioeva le maniero, ottimamente restaurato dal Comune con i contributi della Regione Campania e i fondi europei, l’animo de gli astanti abbia varcato i confini della materialità, avvertendo nelle fibre del cuore quel “quid” misterioso, che potrebbe essere definito in vari modi: senso del divino, intuizione dell’infi-
nito, desiderio di autenticità esistenziale, percezione del bello, verso cui tendono nostalgicamente, ma con enorme difficoltà, gli uomini, perché si lasciano troppo impelagare nella me diocrità di un’esistenza piatta, priva di aneliti, di orizzonti vasti, fino al punto di compiere atti e misfatti che violano la dignità umana. Ha scritto un poeta polacco, Cyprian Norwid: “In quanto ricerca del bello, frutto di un’immaginazione che va al di là del quotidiano, l’arte è, per sua natura, una sorta di appello al Mistero. Persino quando scruta le profondità più oscure dell’anima o gli aspetti più sconvolgenti del male, l’artista si fa in qualche modo voce dell’universale attesa di redenzione”. Si ritor ni, allora, nelle scuole a far gustare agli studenti/esse il valore etico ed estetico della bellezza, attraverso lo studio serio e sistematico della Letteratura e della Storia dell’arte, disciplina, quest’ultima in un Paese ricco di opere che tutto il mondo ci invidia – alla quale sono state insensatamente decurtate ore nell’orario settimanale scolastico.
Chi sono i poeti, gli scultori, i pittori, gli scrittori, i musicisti? Per saperlo, basta partecipare ai convegni culturali, alle presentazioni di libri, alle mostre, alle visite dei musei, ai concerti e ai concorsi letterari seri, come quello di “Emozio ni in versi”, per rendersi conto che una funzione essenziale della bellezza con siste nel comunicare all’uomo una sa lutare “scossa”, che lo fa uscire da se stesso, lo strappa alla rassegnazione, all’accomodamento del quotidiano, lo fa anche soffrire, come un dardo che lo ferisce, ma proprio in questo modo lo “risveglia” aprendogli nuovamente
gli occhi del cuore e della mente, mettendogli le ali e sospingendolo verso l’alto. E’ vero, occorre fare attenzione a una spuria bellezza, che imprigiona gli uomini in se stessi, nella loro brama di possesso, di sopraffazione sull’altro, assumendo i volti del potere che umi lia, dell’oscenità che sfrutta e deturpa i corpi, scadendo nell’estetismo fine a se stesso; ma l’autentica bellezza, che si è avvertita durante la kermesse tramite i linguaggi meravigliosi della musica e della poesia, ha colmato il nostro mondo interiore di sentimenti di gioia e di stupore, ma anche di dolore nella condivisione degli altrui drammi. E’ vero, l’arte musicale e poetica, di cui il pubblico ha fruito nella sala del castello di Ettore Fieramosca, “schiude”, come ha scritto il compianto poeta casoriano e amico fraterno Antonio D’Anna, “l’animo alla nostalgia, al desiderio profondo di amare, di andare verso l’Altro, verso l’Oltre da sé”, ponendo in rilievo che “se accettiamo che la bellezza ci tocchi intimamente, ci ferisca, ci apra gli occhi, allora riscopriamo la gioia della visione, della capacità di cogliere il senso profondo del nostro esistere, il Mistero di cui siamo parte e da cui possiamo attingere la pienezza, la felicità, la passione dell’impegno quotidiano”. Penso che il monologo di Chrystian Sanna, non preparato, perché ispirato,
nell’attimo presente, dalle note musicali della canzone “Amore perduto” di Fabrizio De André, sia stato pervaso da sensazioni, vibrazioni, emozioni, sentimenti richiamanti quanto espresso poc’anzi sul senso del bello e sulla “nostalgia di futuro, di qualcosa non ancora accaduto,”, espressione da lui pronunciata nel corso della serata, un futuro verso cui è bello essere protesi con la poesia, che Voltaire definì “musica dell’anima”, per illuminare il nostro percorso esistenziale in questo pazzo e meraviglioso mondo.
Un grazie sincero ai finalisti della sesta edizione “Emozioni in versi” che hanno immerso il cuore di tutti i partecipanti in un oceano di bellezza; per il vernacolo/ napoletano: A. Sbarra, A. Barracato,
E. Maneo, F. Gemito (I premio), G. Balsamo, G. Venafro, G. Modica, M. De Bellis, M. Marasco, P. D’Amore, R. Di Pane, S. Greco; per la lingua ita liana: A. Centi, A. Bono, A. Spagnuolo, A. Calvani, A. Pederiva, A. Botta, G. Balsamo, I. Colangeli, J. A. Trotta, M. Clotilde Cundari, M. V. Catapano (premio in denaro con la lirica “Don ne del Sud”), P. D’Amore, P. Spirito, R. Trotta, S. Siriaco, S. Volpe, V. De Ruvo; per i racconti: F. Gemito, L. Ficco, M. T. Tedde (I premio) , P. Cecchini, P. Cavallone, Pietro Rainero, P. Caserta, U. Di Pietro; complimenti ai musicisti già citati, alla prestigiosa giu ria per avere valutato con imparzialità e obiettività (Presidente di giuria, prof. Pietro Boccia, prof.sse Eleonora Di Giovanni, Giulia Campece, Tania Valentino, preside Lelio Imbriglio, per la lingua italiana; Antonio Covino, Enrico Del Gaudio e Vincenzo De Simone, per il vernacolo/napoletano); oltre al Presidente e Vicepresidente di Madia dell’arte, un encomio anche a Rosa Nunziante per la professionalità, l’im pegno, la sensibilità e l’amore per l’arte. Si è grati, infine, per la fattiva collabora zione, ad Anna Maria Fiumara, a Giovanni Aversano, alla fotografa, prof.ssa Iana Salerni, alla Protezione Civile. Gustoso il buffet con cui si è conclusa l’indimenticabile serata.
LE STORIE, I PRIMATI E I SEGRETI DEL CASO CASORIA
Il titolo che ho scelto per il magazine di oggi è quello che il nostro Chiarissimo DiRettore ha impresso a fuoco digitale sulla prima pagina del CasoriaDue consegnato al web domenica 9 aprile. Non una domenica qualun que, che già è un giorno di per sé molto poco ordinario (non fosse altro che per il fatto che viene pubblicato il nostro settimanale!), ma per ché nella scorsa domenica 9 aprile si è celebrata la festa più importante del calendario cattolico: la Santa Pasqua di Resurrezione, che per tutti, credenti e non credenti, rap presenta una fortissima inie zione di rinascita o quanto meno di speranza. O ancor meglio di speranza nella rina scita, quella speranza tenace fino alla pervicacia che muo ve gli animi di tutti gli uomi ni di buona volontà che non si rassegnano ad un destino di decadenza e oscurantismo, di declino irreparabile su cui porre il sigillo della resa in condizionata per la mal trat tata e da decenni peggio am ministrata ex Casa d’Oro a nord di Napoli. Nel primo ap puntamento seguito alla Pa squa del suo sempre più ap prezzato e sferzante del suo format web televisivo messo in onda virtuale da NANO TV, l’implacabile Nando Troise ha sfogliato a favore di telecamera il numero pa squale del nostro periodico, avviando la conversazione
con il lancio di una prima pe sante pietra (verbale) in dire zione di quei decisionisti che, hanno depotenziato la sezio ne distaccata del tribunale di Casoria, che era in via Pio XII. Eppure Casoria fa capo al Tribunale di Napoli, da cui dista solo tre chilometri, ma adesso, i cittadini sono costretti a recarsi ad Aver sa, lontana oltre venticinque chilometri, per vertenze giu diziarie. I locali che fino a poco tempo fa ospitavano gli uffici giudiziari ridotti quasi completamente in disarmo, saranno diversamente impe gnati, secondo la logica in tramontabile del gioco delle tavolette, da uffici della pub blica amministrazione, a loro
volta traslocati da altra sede per la quale tanto denaro pubblico venne speso e che per due miliardi di euro, “al mercato mio padre comprò”. Perdonate l’irriverenza, ma ormai è noto a tutti che non resisto alle citazioni auliche (in questo caso cantautorali. Nelle more ringrazio l’igna ro capelluto genio violinista Branduardi per il verso che mi ha involontariamente pre stato). È più forte di me, non resisto. Soprattutto quando l’assurdità di certe posizioni politiche o amministrative, oscillando tra ottusità, ma lafede, incapacità, pressapo chismo, arroganza ignorante e arrogante ignoranza, pro ducono effetti di un’inten
sità tragica parossistica tale da scantonare nella parodia. Una risata vi seppellirà, pro metteva l’irriducibile Baku nin nell’800 e scrivevano sui muri gli altrettanto giovani sognatori che nel ’68 vagheg giarono quel mondo giusto e sensato peace and love che stiamo ancora aspettando. E allora, perdonatemi se per preferisco ridere, irridere e sorridere di fronte alle assur de disfunzioni che ci propon gono come buongoverno il cui unico faro etico di rife rimento è l’intramontabile e sempre efficace legge dello scaricabarile. Tutto cambia perché nulla cambi, mutatis mutandis omnia munda mundis amen. Basta mo’. Smetto di farneticare e torno a se ria a commentare, come si conviene ad una giornalista per bene. quale ovviamente io non sono. Mi piacciono troppo le parole per non far ne un’abbuffata ogni volta che posso e, ancora pervasa dalla grazia altruistica della trascorsa Santa Pasqua, come leggete, offrirne a piene mani anche a voi. Perché le parole sono importanti. Sono poten ti e sono doni preziosi, quan do non usate clava e franca mente io, di brandire clave o altre armi da percossa, da taglio o peggio, oggi non mi firo proprio. E poi non sono sicura sicura che queste mie farneticazioni non siano urti canti per la delicata pelle di chi nasconde la proverbiale
Accoglienza, inserimento e futuro per le persone affette da disturbi dello spettro autistico: un’eccellenza che restituisce speranza a tante persone speciali e ai loro familiari
serpe nel manicone quanto i documentatissimi, circostan ziati e appassionati je accuse tuonati dal Nostro. Anzi, a dirla tutta me lo auguro pro prio.
Almeno non avrò farneticato invano. A proposito del No stro, torniamo a La Copertina oggetto del nostro interesse (forse dovrei più onestamen te dire pretesto per le mie divagazioni…), nel corso della quale, auspicando da inguaribile ottimista che la resurrezione attesa da anni prima o poi Casoria la do vrà pur vedere (per la verità ammettendo di cominciare a dubitarne un po’) Nando si sofferma sull’editoriale a sua firma che apre il gior
RITA GIAQUINTO
nale con l’eloquente titolo “Siamo nella primavera del 2023”, per ricordare a chi ha promesso e non ha fatto che il tempo passa e i risultati non si vedono. Di assenza in negligenza e viceversa, il Di rettore Mattatore ritorna su quella sedia vuota del sinda co di Casoria su cui mi sono sufficientemente soffermata due settimane fa,(d’altronde le sedie a questo servono), reiterando l’invito all’avvo cato sindaco Raffaele Bene a partecipare ad una delle sue trasmissioni in diretta web per rispondere ad alcune del le domande (tre sembrano essere quelle più urgenti e ri correnti) che i cittadini scon tenti rivolgono accoratamen
te al Troise confidando nella sua indiscussa vis persuasionae giornalistica. Ma sem bra che al momento il primo cittadino abbia altre priorità e quindi tace. Il numero, la tipologia e la sorte dei beni confiscati alla camorra occu pano un interessante spazio di approfondimento a firma del consigliere Salvatore Iavarone, immediatamente seguiti dall’intervista che Vivien Buonocore ha fatto a Maurizio De Giovanni che non ha bisogno di presenta zioni, neopresidente del pre stigioso Premio Napoli. Ogni tanto qualche buona notizia da dare c’è. Ah, che soddi sfazione! E non è l’unica. Di pagina in pagina notizie di
servizio e motivi di rallegrar si se ne trovano, d’altronde oltre le storie di malgoverno, i segreti inconfessabili (alcu ni di Pullecenella) e la pro pensione all’annichilimento civico, Casoria vanta anche primati interessati e lodevoli. E se ne rallegra il buon Nan do commentandoli volentieri con i suoi affezionati web spettatori: voi, che appena terminato di leggere questo mio divertissement (almeno mi auguro lo sia stato), vi prenderete una mezzoret ta tutta per voi, vi metterete belli comodi, cliccherete sul link sottostante e vi godrete il Magnifico e la sua La Coper tina. Buona visione!
https://fb.watch/jQ__1619qc/
POLITICA, CULTURA E SOCIETÀ DA CASORIADUE AL ROTOCALCO SU NANOTV
Come ogni luned�, il Dir. Troise sfoglia il settimanale CasoriaDue in edizione digitale sulla rete web NanoTV. “Al Comune inutili ripetizioni”, questo è il titolo del numero preso in esame. Una copertina chiara, eclatante, lampante : riguarda Casoria, riguarda via Domenico Cimarosa Parco SIE che congiunge via Puccini con via Calvanese che versa sempre nelle stesse condizioni. Da qui le “inutili ripetizioni” di chi come il Di rettore e gli organi di stampa a lui colle gati – segnala al servizio manutenzioni, settore lavori pubblici, non solo questo sconcio ma tanti altri marciapiedi come quello di via Kennedy, via Carducci, le caditoie – vergognose – come quella di Via Marconi � bis completamente ottura te. E anche nel suo editoriale, sono stati inserite foto di questi sconci, con il titolo “
C’era un’altra volta il Comune”, non sappiamo se c’è ancora. Vediamo sui so cial alcune iniziative del Sindaco, ma il Direttore suggerisce di scrivere quando le cose si sono fatte, quando i lavori sono finiti, quando le opere sono realizzate;
allora s�, che è giusto parlarne. Andando avanti, troviamo un articolo della sotto scritta – Rita Giaquinto interamente dedicato alla trasmissione che il Diretto re realizzò in occasione delle domande che i cittadini mandarono in redazione da sottoporre all’attenzione del Sindaco. La foto su cui arrivarono 41 minuti di commenti mostrava la stanza del Mu nicipio del Sindaco Raffaele Bene. Tante furono, infatti, le domande da parte di semplici cittadini e di addetti ai lavori. Nel titolo, ci siamo posti la domanda –quasi retorica : “Il Sindaco…risponderà?”. Ancora non lo sappiamo. L’ultimo suo messaggio alla redazione viene letto in diretta da Troise : “Non ho difficoltà e ti ho chiesto la modalità. Whatsapp, e-mail, video-call, in studio”. Ed il Di rettore gli ha risposto: “Puoi, potrai, potresti rispondere come vuoi”. Quando ha voglia di rispondere noi – in quanto organi di stampa attraverso il settima nale CasoriaDue e la rete web NanoTv – siamo a sua completa disposizione per ascoltarlo. Non per lui direttamente, ma
per la città di Casoria che merita atten zione e rispetto soprattutto da parte delle istituzioni locali. Dopo la Giaquinto, tro viamo Antonio Botta che elabora i com menti dei lettori pibblicati sul numero del 12 marzo. Tra i commenti, troviamo quelli del Sindaco, e degli assessori Ro berta Giova e Marco Colurcio. Il sottotitolo è un commento dei fratelli Cerrota, due affezionati lettori del nostro settimanale, sul fatiscente cinema Ros si, per loro “un pugno nello stomaco”. Roberta Giova dichiara : “Ho chiesto la possibilità di far andare in diretta i lavori del Consiglio Comunale”. A tal propo sito, Troise ricorda che qualche ammini strazione in passato mostrava, attraverso un video, anche all’esterno del Munici pio cosa accadeva durante un consiglio comunale. Qualsiasi cittadino poteva assistere all’interno, in presenza, o all’e sterno attraverso un video. L’operatore era Cannavacciuolo. La TV era Italia Mia. Quanto propone la Giova era qual cosa che Casoria aveva già realizzato. Ma ora non sappiamo il motivo per cui
queste modalità di comunicazione sono scomparse. Un altro bellissimo articolo che ha ricevuto molti complimenti da parte dei lettori è scritto ancora da Anto nio Botta e racconta le vittime delle ma fie: “Tutti in prima linea per una crescita della cultura della legalità”. Sono anni che commemoriamo quanti sono caduti – da innocenti – per mano delle mafie: Andrea Nollino, Stefano Ciaramella, Antonio Coppola, Mauro Mitilini, D’Ar minio, Citarella e Pino Liotta. Questi ultimi due, Guardie giurate in servizio, furono barbaramente ammazzati da due criminali che volevano rapinare il Cre dito Italiano di Via Marconi. Con Ciro Troise approdiamo alle pagine azzurre del settimanale sul Napoli calcio: “Una squadra impressionante per ferocia e attenzione”, è questo il titolo del suo ar ticolo, nella speranza che la squadra par tenopea non cadi nelle sirene di quanti credono che lo scudetto sia già stato vin to. La ferocia e l’attenzione vanno man tenute alte, senza crogiolarsi su quanto già fatto. Maria Cristina Orga, invece, dedica una pagina al FAI dell’Osservato rio vesuviano che riapre al pubblico: un successo senza precedenti nelle giornate di primavera dedicate alla scoperta delle bellezze nascoste del nostro Paese. Il Dir. Troise ha suggerito al delegato FAI di Napoli, il giornalista e scrittore Miche langelo Iossa, di arrivare fino a Casoria con le giornate del FAI dove è grande il tesoro monumentale ed artistico. Chiara D’Aponte ha redatto un articolo sul Pre mio letterario e ha pubblicato la poesia vincente dal titolo “Le mie poesie”. Elena Torre ci scrive da Viareggio e ci dà in anteprima il titolo del nuovo brano di Grazia Di Michele – sua amica “Dalle parti del cuore”. Nella stessa pagi
na, compare il premio CAM, assegnato al gruppo musicale LA MASCHERA. Avanti, segnaliamo i consigli – come da consuetudine ormai – di CasoriAmbiente che questa settimana ci parla del multi materiale: plastiche e metalli. Di fianco tre articoli: il primo dedicato al Distretto 43 della ASL NA 2 Nord, di cui vorrem mo raccontare successi e problemi ma nutriamo forti dubbi che ci risponderan no. Il secondo articolo è un comunicato stampa della Consigliera Gaeta, che dice “NO” alla frammentazione del Paese, contraria all’autonomia differenziata voluta dal Senatore della Lega Nord per l’autonomia della Padania, Calderoli. Speriamo che questo disegno di legge venga quanto prima bocciato da questo Governo. Dal Comune di Casalnuovo ci arriva un comunicato della Bibliotece dedicata a Leopardi. Diana Kuhne ci informa che i campioni italiani cuccioli sono tutti campani. Con un altro comu nicato stampa, riceviamo la notizia della
pubblicazione di un nuovo graphic novel intitolato “L’uomo elastico”, sceneggia to da Giuseppe Cossentino, disegnato da Tiziano Riverso, edito da Anthea, già presentato alla libreria IO CI STO di Napoli. Anita Curci ci racconta dei libri che presenta LA STAMPERIA DEL VALENTINO di Paolo Izzo, il titolo del libro è “Simboli e Misteri nelle avventure di Alice nel paese delle meraviglie”, scritto da Foschi. Siamo in chiusura con il grande successo della Compagnia te atrale Gli Appassionati che abbiamo più volte presentato anche in altre pun tate al teatro De Filippo di Arzano; con il memorial Carlo Coda che si è svolto a Pagani, una serata di beneficenza per la raccolta fondi a favore di oncologia e di ematologia dell’ospedale di Pagani; infine, con un’altra compagnia teatrale, IL CANITIERE che fa parte della Par rocchia San Benedetto di Casoria , che si è cimentato nell’opera “Le pillole di Ercole”.
L’INTERVISTA SOSPESA
Si ripete ancora e ancora l’invito al Sin daco Raffaele Bene di rispondere alle tante lamentele e alle numerose doman de che ormai s’accavallano nelle puntate de “La Copertina”, condotta su NanoTV da Nando Troise, e sui numerosi settima nali di Casoriadue.
“Il sindaco non ci fa un piacere se risponde ai cittadini, ma soltanto il suo lavoro”, scrive una lettrice dalla Germa nia, stupita per gli inviti disattesi dal pri mo cittadino casoriano.
E’ stato proprio il direttore Troise, nel le ultime settimane, a gettar benzina sul fuoco su un confronto mai avvenuto col sindaco, invitato a più riprese in diretta, a metterci la faccia su tutta una serie di questioni, per garantire informazione e trasparenza alla cittadinanza casoriana.
“Le persone ti vogliono conoscere, vogliono sapere! Ormai non ti invito più, non te lo dico più!” – ha tuonato quasi rassegnato il direttore, che ha ospitato ultimamente il consigliere Trojano e in diverse circostanze ha ottenuto risposte da qualche assessore, ma… “Il sindaco tace”, “E ti vengo a cercare” ,“Il sindaco non risponde”… sono titoli che cam peggiano ormai perennemente in gras setto dalle pagine del giornale e questo trafiletto si aggiunge alla collezione di ‘evocazioni dell’evanescente’.
Le questioni aperte e da approfondire sono diverse: il pieno utilizzo delle strut ture sportive, come lo Stadio e il Palaz zetto dello Sport, da parte delle squadre e dei giovani sportivi casoriani; la gestio
ne delle ville comunali, come il futuro di tanti spazi inutilizzati o in via di ristrut turazione; il corretto ed efficace funzio namento della macchina amministrativa; la questione dei rifiuti abbandonati un
po’ ovunque; la valorizzazione del cen tro storico e della cultura cittadina; gli scempi edilizi e le aree dismesse… e, naturalmente, si potrebbe continuare… e, soprattutto il direttore Nando Troise saprebbe continuare all’infinito… Sarà, forse, questa eternità delle questioni più spigolose e annose che attanagliano la politica locale e il territorio, a inibire il Sindaco e a spingerlo a eludere cos� pla teali richiami a dar conto?
Eppure, un po’ già lo immaginiamo tut ti e tutte quel momento in cui Raffaele Bene sarà finalmente ospite sotto- tor chio del direttore Troise: una diretta annunciata tempo prima e tutta la po polazione a sintonizzarsi in trepidante attesa di ascoltare, come un Berlusconi intervistato da Travaglio, come un presi dente americano a reti unificate, un Putin seduto alla poltrona di Bruno Vespa… o, semplicemente, come un buon primo cit tadino capace di spiegare come stanno le cose, quali sono i limiti della propria am ministrazione, quali le buone intenzioni e i propositi per il futuro.
Un futuro che, se continua cos�, roseo non lo sarà mai… ma almeno avremo delle informazioni in più per poterlo cambiare in meglio, per poter interpre tare e plasmare la realtà che ci circonda. Almeno conosceremo, sapremo le cose come stanno e agiremo, discuteremo con più consapevolezze, per il bene di Caso ria, per il bene comune, come giornalisti, come amministratori, come cittadini ro mantici in attesa di una nuova alba.
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MARGHERITA DE BLASI:
UNA MANZONISTA EQUILIBRISTA
Oggi abbiamo avuto il piacere di intervi stare la Dottoressa Margherita De Blasi, ricercatrice presso l’Università degli studi di Napoli “l’Orientale”, docente di scuola secondaria, blogger, saggista e grande ap passionata di teatro. L’abbiamo incontrata in occasione dell’uscita del suo ultimo li bro “I Manzonisti”.
Partiamo dalle origini. Lei, figlia di un professore universitario, è nata in una famiglia in cui si respira cultura. Cosa l’ha spinta a seguire le orme paterne e ad occuparsi sia di ricerca che di insegnamento?
La risposta è piuttosto semplice: era una delle possibilità! Sono nata in mezzo ai libri, tanti libri. E poi ho avuto la possibilità di andare a conferenze, presentazioni, teatro, concerti, convegni fin da quando ero giovanissima. Ho semplicemente preso una delle tante strade che avevo davanti a me.
Posto che Lei ha ancora tanto tempo per diventare tutto ciò che vuole, se non fosse stata ciò che è cosa sarebbe voluta diventare?
Cioè se non fossi stata una precaria della ricerca? (ride) Probabilmente sarei stata comunque una precaria della cultura. Magari una giornalista. Mi sarebbe piaciuto molto lavorare in radio ad esempio. Ma sempre scrivendo non mettendoci la faccia o la voce. Perché io per lavoro devo parlare tanto in pubblico, devo espormi, ma lo faccio perché devo, non è una cosa che amo.
Lei è anche impegnata come docente sia in Università che nella scuola secondaria di secondo grado. Recentemente ha iniziato anche a lavorare in una scuola serale. La mia curiosità è la seguente: quale situazione preferisce?
Scuola ed Università sono due mondi totalmente diversi. Gli studenti universitari sono lì perché decidono di essere lì, dunque sono persone potenzialmente più interessate a ciò che gli proponi. Sono però anche quelli che devi conquistarti ogni giorno perché tra i vantaggi dello studio universitario c’è la facoltà di non frequentare alcuni corsi e di presentarsi solo agli esami. A scuola il discorso è diverso: gli studenti sono più giovani e devi inventarti milioni di escamotage per poter attirare la loro attenzione. E devi conquistarli non soltanto con la materia
che insegni ma anche col modo in cui la insegni. E nell’ambito stesso della scuola ci sono abissali differenze: i ragazzi delle prime classi sono un pubblico difficile che in molti casi è costituito da persone che sono lì perché devono. Già con quelli che sono a fine percorso il discorso è diverso, c’è più possibilità di dibattito e di scambio di opinioni. Quando invece insegni alle scuole serali ti trovi a dover svolgere il tuo lavoro con degli adulti, adulti che sono lì perché vogliono esserci, perché hanno capito (tardi, ma lo hanno comunque capito) quanto l’istruzione sia importante. E allora con loro la lezione diventa anche più stimolante perché c’è possibilità di confrontarsi sui vari argomenti. Devo dire però che io imparo tantissimo dai miei allievi, qualunque sia la loro età. E’difficile insegnare senza imparare ogni volta qualcosa di nuovo.
Autore più amato ed autore più odiato? Sia da lei che dai suoi studenti.
Ma è facilissimo! Il più amato mio e il più odiato loro coincidono! Sempre! E’ Manzoni! Il mio amato Manzoni faccio tantissima fatica a farlo leggere. Al biennio lo odiano, non gli interessa. All’Università e agli ultimi anni delle superiori è parimenti difficilissimo perché è arduo sradicare il pregiudizio che si è radicato negli studenti a 15/16 anni. A volte ci riesco, altre no. Una grande soddisfazione però c’è quando riesco a far leggere le sue opere a qualche studente che ha in odio il Manzoni e questi mi dice “ah! Però in fondo non è male!”. Per quanto riguarda l’autore più odiato da me…beh…non posso proprio dirlo! E’ il mio lavoro, non posso parlare male degli autori!
E veniamo alla sua ultima fatica letteraria: il saggio “Manzonisti”. Vorrei che ne parlasse ai nostri lettori. Iniziamo con l’anno di pubblicazione del
testo che non è affatto casuale: 2023. Esattamente 150 anni fa Manzoni moriva ed io ho voluto rendergli omaggio in questo modo. “Manzonisti” è di solito un termine che si usa per parlare di chi, come me ad esempio, studia Manzoni. Io sono una Manzonista. Ma Manzonista è anche un termine che può riferirsi a tutti gli autori che hanno imitato Manzoni (per lo stesso principio per cui i poeti che componevano alla maniera di Petrarca vennero definiti petrarchisti). Ho dunque utilizzato il termine Manzonisti per parlare di una serie di autori che nell’Ottocento, quindi quando Manzoni stesso non solo era ancora vivo ma era ancora alle prese con la pubblicazione dei “Promessi Sposi”, avevano pubblicato dei testi con l’intento non di copiare Manzoni ma di celebrarlo. Tra i Manzonisti c’è chi riscrisse i “Promessi Sposi” in terza rima dantesca, chi scrisse storie ispirate ai “Promessi Sposi” e chi scrisse una storia simile e la racconta alla maniera di Manzoni. Ma si tratta in ogni caso di vari modi di omaggiare l’autore. Vorrei concludere questa nostra chiacchierata con un suo pensiero in merito ad una questione che mi sta parecchio a cuore. Lei è Manzonista ma è anche Moglie e Mamma. Quanto è difficile tenere insieme tutto, considerato il fatto che le madri, anche se spesso supportate (come nel suo caso) da compagni affidabili e presenti, siano tutto sommato lasciate totalmente sole dalla società e dalle istituzioni? Insomma non si sente un’equilibrista?
Siamo abbandonati. In quanto famiglie con bambini noi siamo totalmente abbandonati a noi stessi. Noi siamo due genitori che lavorano e non abbiamo nessun tipo di supporto, di nessun genere. Io sono fortunata perché lavoro sia a scuola che all’università ed entrambi sono ambienti molto attenti alla parità di genere, ai diritti di madri e padri, lavoro a contatto con persone che hanno figli e mi aiutano, ci aiutiamo per quel che possiamo. Ma le autorità ci abbandonano continuamente, i supporti o non esistono o non sono sufficienti. Però se continuiamo a lavorare e contemporaneamente a fare ancora dei figli vuol dire che vale la pena fare entrambe le cose. Vale la pena fare figli e vale la pena scrivere libri (che poi per chi li scrive sono come dei figli)!
VIA NAZIONALE DELLE PUGLIE, UNA STRADA DAL PASSATO GLORIOSO MA CHE AL GIORNO D’OGGI VERSA IN UNO STATO DI DEGRADO
La strada nazionale 54 delle Puglie era una strada nazionale del Regno D’Ita lia, che congiungeva Napoli a Foggia. Il tracciato ripercorreva quello della strada regia delle Puglie, le cui origini sono at tribuite a re Filippo II D’Asburgo che ne ordinò la realizzazione nel Cinquecento, sebbene l’effettiva apertura avvenne so lamente agli inizi del secolo successivo. Nel 1608 furono costruite anche le regie fontane ( in totale 11), tuttora esistenti, di notevole valore storico e architettonico. Ma è con Carlo III di Borbone che l’arte ria venne rimodernata, e le regie fontane adornate con lo stemma reale, in alcuni casi ancora evidente. La manutenzione avvenne comunque tra le non poche dif ficoltà, specialmente nel tratto che attra versa la valle del Cervaro a causa della perenne frana di Montaguto, che alcuni secoli più tardi avrebbe causato disagi più gravi.
La strada agli inizi del XX secolo vide cambiare il suo punto di inizio, esso fu stabilito a Ponte Ciccione; le località at traversate erano: Cimitile, Sperone, Baiano, Mu gnano del Cardinale, Avellino, Pratola Serra, Dentecano, Campanariel lo, Grottaminarda e Ariano di Puglia; in quest’ultima era situato il punto più alto in altitudine dell’intera via. Nel 1923, ri nominata strada nazionale 80 della Cam pania e delle Puglie, riprendendo però stavolta l’itinerario iniziale secondo il percorso: Napoli Marigliano Avellino Pratola Grottaminarda Ariano Foggia. Nel 1928, in seguito alla contemporanea ridefinizione della rete
stradale nazionale, il suo tracciato venne attribuito in parte a un tratto intermedio strada statale � Via Appia (da Napoli ad Avellino) e in parte all’intera strada sta tale 90 delle Puglie ( da Avellino a Fog gia). Dunque un patrimonio culturale, artistico e storico degno di nota, eppure al giorno d’oggi versa in condizioni fati scenti: buche, manto stradale incompleto e traffico all’ordine del giorno; un fatto paradossale.
Nel corso degli anni ci sono stati vari tentativi di riqualificazione del territorio, ma ahimè la classe dirigente politica non si è mai seriamente interessata, facendo scaricabarile (enti,sindaco, Regione e burocrazia); d’altronde tipico modo di agire del politico italiano. Uno spiraglio di speranza si apre, Salvatore Napolita no, architetto e dirigente del settore dei
lavori pubblici del comune di Casoria dice: “il progetto esecutivo è in gara, per luglio-agosto si avvieranno i lavori di riqualificazione riguardante la strada di Via Nazionale delle Puglie”.
Una delle regie fontane, il cosidetto Càrpino della Pila, in agro di Ariano di Puglia (l’attuale Ariano Irpino)
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Gestire le richieste di manutenzione e sostituzione dei contenitori per utenze domestiche e non domestiche.
Informare sui servizi e sugli orari delle isole ecologiche. Segnalare problematiche del servizio di raccolta, spazzamento e diserbo. Prenotare il ritiro di ingombranti e sfalci d’erba.
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IL SACRO FUOCO DELL’ARTE: SAL DA VINCI
Da queste pagine spesso si è parlato di artisti, noti a livello locale e nazionale e, sicuramente, tra questi è annoverato anche Sal Da Vinci; certamente molti storceranno il naso, perché, figlio di Ma rio Da Vinci, Sal affonda la sua matrice artistica nella sceneggiata, genere popo lare non gradito a tutti; ma vale la pena spendere ancora qualche parola circa il talento e la versatilità dell’artista in questione, che ha riscosso un notevole successo col musical “Masaniello” e ha replicato il trionfo della rappresentazio ne di qualche anno fa “La fabbrica dei sogni”, tenutasi al Teatro Eduardo di Arzano. Complessa e delicata la trama della storia, ambientata in un manico mio i cui ospiti, tra cui Sal e la bravissi ma Fatima Trotta, avevano trasformato la struttura, all’indomani della Legge Basaglia, in un’oasi protetta, al fine di difendersi da un mondo infido e ingan nevole, insensibile e codardo, nel quale questo gruppo di “matti” proprio non si sentiva a suo agio. La storia si complica per l’intervento delle forze dell’ordine, rappresentate da una donna, comandante dei Vigili Urbani, che ordina agli occu panti del manicomio di abbandonare l’e dificio, perché esso servirà ad ospitare altri bisognosi: l’aspetto squallido della vicenda è che quanto voluto dall’odioso comandante in gonnella, è uno sporco business, da cui lei trarrà grandi vantaggi economici, infischiandosene della sorte
di quegli “scarti”, direbbe papa France sco, che non interessano a nessuno e con i quali non può essere realizzato alcun il lecito affare….la ribellione dei “folli” è totale e compatta e, alla fine, sulla scorta di una millantata esplosione, minaccia a cui si affianca l’arrivo una folla di dere litti, giunti sul posto per dare man forte ai “pazzi”, folla richiamata dagli appelli virtuali di uno stravagante cardinale, in terpretato da un versatile Enzo Fischetti, tutto cambia, la comandante corrotta si arrende e quel manicomio diventerà un teatro, ossia “la fabbrica dei sogni”, poi ché il teatro è un mondo parallelo fatto di sogni e follia, come dichiara Fatima Trotta, e coloro che sognano, oggi, che
ancora sanno sognare, sono proprio i pazzi, quelli che noi definiamo tali ma che, spesso, hanno una sensibilità stu pefacente che gli altri non comprendono e forse temono…sotto il profilo conte nutistico, ‘La Fabbrica dei Sogni’ può apparire un elogio della pazzia, intesa come creatività, ma vissuta anche come paura dell’indifferenza altrui, bisogno di appartenenza, sete di amore e umani tà; a ciò si aggiunge la denuncia di af fari illeciti truccati da “opere di bene”, in cui la fanno da padroni corruzione e degrado morale, quindi, stiamo parlando di un testo forte, sebbene reso gradevole dall’aspetto comico, talvolta esilarante, che accompagna l’intero spettacolo: ma come tacere delle performance canore di Sal Da Vinci, che si è prodotto nel suo repertorio, già di tutto rispetto, aggiun gendovi anche brani di Bocelli, che ha interpretato mostrando le sue non comu ni capacità canore. Insomma, ancora una volta Salvatore Sorrentino ha mostra to di meritare il successo che ormai da tempo ottiene, delineando la faccia bella di Napoli, fatta di lacrime, sorrisi, rifles sione, sensibilità e tanta buona musica, resa ancora più suggestiva da una voce potentissima e ricca di sfumature, frutto di studio, tecnica ma, soprattutto, di pas sione, perché, ed è bene ricordarlo, sono le passioni che trasmettono emozioni e sono le emozioni che ci fanno sentire vivi!
RUBRICA “L’AVVOCATO RISPONDE” DI MARIO SETOLA
Egregio avvocato, mi chiamo Sandro e scrivo da Nola, l’estate scorsa un amico di mio fratello è entrato nel nostro giardino saltando la recinzione. Il mio cane, vedendolo e credendo fosse un malintenzionato, gli è saltato addosso, mordendogli il braccio e procurandogli una ferita.
Mia mamma ha accompagnato subito il ragazzo al pronto soccorso, dove gli hanno medicato la ferita e dato 15 punti.
Oggi ci è arrivata una richiesta di risarcimento danni di 15.000 euro. Siamo sconvolti per l’accaduto, spero presto di ricevere qualche suo consiglio.
Gentile Sandro, la domanda di risarci mento, appare infondata. La responsabi lità del padrone o del detentore dell’ani male per i danni dallo stesso cagionati a terzi va esclusa quando il danno è stato determinato dal fatto colposo del dan neggiato. In questo caso è evidente che il ragazzo, accedendo alla vostra pro prietà privata attraverso un movimento anomalo, ossia saltando un muretto, ha involontariamente creato una situazione di grave pericolo, un evento cioè che il cane ha percepito come pericolo per la casa e per l’incolumità dei suoi abitan ti. L’istinto di fare la guardia è innato nel cane e non si può certo penalizza re l’animale per una reazione naturale scatenata da un gesto umano sbagliato. Il cane ha giustamente cercato di bloc care “l’intruso” che, pur con le migliori intenzioni, ha certamente compiuto un gesto sciocco. Saltare la recinzione rap presenta una grave imprudenza specie perché, trattandosi di un amico di fami
glia, certamente era a conoscenza della presenza dell’animale. Questo fatto po trebbe però essere messo in discussione e sarebbe quindi opportuno provarlo, anche tramite la dimostrazione dell’e sistenza di appositi avvisi “attenti al cane” ai margini della vostra proprietà. In ogni caso l’accedere ad una proprietà privata in quel modo potrebbe integra re gli estremi del reato di violazione di domicilio, reato perseguibile a querela dell’offeso.
L’art. 124 c.p. prescrive che la querela sia presentata nel termine perentorio di tre mesi dalla notizia del fatto costituen te reato. La giurisprudenza ha chiarito che tale termine comincia a decorrere dalla effettiva conoscenza del fatto che ha la persona offesa, anche in relazione alla sua qualifica di reato e alla indivi duazione dell’autore. Si può, ad esem pio, sapere che è accaduto un determi nato evento, ma non avere da subito gli elementi per qualificarlo come reato. In
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Esperto in Diritto di Famiglia
Cardito (Na)
Corso Cesare Battisti n. 145
Cell. 3382011387
Email: avvocato.mariosetola@libero.it
tali casi il termine comincerà a decorrere dal momento in cui il quadro oggettivo e soggettivo sarà completo. Inoltre, l’one re di provare che la querela è stata pro posta non tempestivamente grava su chi vuole far valere la decadenza, e l’even tuale incertezza deve essere interpretata a favore del querelante. Quindi ritengo abbiate sufficiente “potere contrattuale” per far ritirare la richiesta di risarcimen to danni. Immagino che nessuno di voi voglia intentare una causa, però potreste rappresentare alla famiglia del ragazzo tale circostanza, magari mandando una lettera di risposta alla richiesta di risar cimento danni.
Sarebbe importante verificare se nella richiesta di risarcimento danni o in altro documento viene descritta la dinamica dell’incidente. Credo, comunque, che vi siano gli estremi per resistere in giudizio contro la richiesta di risarcimento danni avanzata dalla controparte.
Cordiali saluti
Filomena Pezzullo 14 Anni Allieva dell’Ateneo della Danza Centro Di Formazione Professionale sito in Grumo Nevano (Napoli ) con la Direzione Artistica e Didattica del Docente e Coreografo Luigi Liccardo è entrata ufficialmente nel cast del programma Ho Scelto te Talent 2 Edizione .
Le puntate live si terranno presso il Teatro Lendi di Sant’Arpino il prossimo 28/29 aprile è ancora possibile acquistare i biglietti per assistere alle puntate live .
Il pubblico sarà determinante poiché attraverso il suo voto decreterà il vincitore del Talent Ho scelto te .
DOMENICA 23 APRILE 2023
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA A.N.I.D.A. ONLUS
COMUNICAZIONE
Ieri si è tenuto presso il Comune di Casoria l’incontro annunciato tra una delegazione dell’A.N.I.D.A. presieduta dal Presidente Giuseppe Sannino, il Sindaco Raffaele Bene e gli Assessori alle Politiche Sociali Marianna Riccardi, alla Mobilità Marco Colurcio e alle Risorse Umane Roberta Giova.
La riunione fiume è durata circa 4 ore, il Sindaco e gli Assessori presenti hanno condiviso le giuste rimostranze dell’associazione e si sono impegnati a portare a termine quanto richiesto dalla stessa nei prossimi mesi, con la promessa di coinvolgere in futuro maggiormente le parti sociali nelle decisioni che impattano sulla vita dei Diversamente Abili di Casoria.
Vi terremo aggiornati sugli sviluppi e, come al solito, vigileremo sugli impegni assunti.
BARBARA CARERE
Staff A.N.I.D.A.Un successo preannunciato il concerto alla Casa della musica a Napoli. Il suo primo concerto ha centrato subito il sold out l’artista Paola Pezone gestita dalla MG Production di Giorgio Mascitelli noto per la sua agenzia che vanta tanti artisti famosi e giovani di talento come Paola Pezone che non ha certamente deluso le aspettative offrendo musica e spettacolo grazie anche alla supervisione del direttore artistico Gianni Fiorellino: “Una serata indimenticabile. Un sogno che è diventato realtà. Ancora stento a crederci! Grazie di cuore a tutte le persone presenti, per tutte le emozioni che mi hanno regalato. Grazie naturalmente alla mia produzione Giorgio Mascitelli che è’ la mia colonna portante artisticamente parlando ed al mio direttore artistico Gianni Fiorellino che è stato fondamentale. Ho vissuto uno dei momenti più belli della mia vita, tutto questo una cornice bellissima per una gioia in più , condividere davanti al mio pubblico e alla mia famiglia e alle persone che mi vogliono bene pronunciare il fatidico “SI” all’amore della mia vita, Raffaele. Una sorpresa inaspettata, se è’ un sogno non voglio svegliarmi!”
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA FP CAMPANIA
SANITA’, MEDICI (CISL FP): “500 MILIONI SPESI IN CAMPANIA PER I VIAGGI DELLA SPERANZA” FUNZIONE PUBBLICA IN PIAZZA: DIRITTO ALLA SALUTE PER TUTTI
“Basta. E’ una vergogna. In Campania si spendono 500 milioni per i viaggi della speranza, oltre il 15% dei 3 miliardi complessivi pagati per la mobilità sanitaria in tutta Italia. I cittadini salgono al Nord per farsi curare, nonostante le eccellenze esistenti da noi, perchè qui le liste di attesa sono secolari e gli organici continuano a non essere adeguati. Diamo altri soldi alle regioni settentrionali, dove vanno a ricoverarsi i ricchi e compromettiamo il diritto universale alla salute per tutti, a partire dai poveri. Il sistema ormai è scoppiato. Purtroppo il fallimento è totale”.
Lorenzo Medici, leader della Cisl Funzione Pubblica della Campania conclude l’ennesima manifestazione di protesta promossa dalla sua federazione nei pressi del palazzo della Regione, con un duro attacco alla Giunta De Luca. “Ormai – dice – le liste di attesa sono lunghissime, e chi può permetterselo se ne va altrove. Colpa di una programmazione inesistente, di una carenza paurosa di personale nel settore che rischia di compromettere anche le attività ordinarie, di assunzioni e stabilizzazioni mai realizzate. Siamo allo sfascio davvero.”
Al comizio di chiusura, a cui hanno partecipato numerosi rappresentanti delle federazioni dei pensionati e del lavoro attivo, sono intervenuti i segretari generali della categoria di Napoli Luigi D’Emilio, Irpinia Sannio Massimo Imparato, Caserta Franco Della Rocca e Salerno Miro Amatruda, ciascuno raccontando problemi, limiti e lacune sanitarie sulle rispettive province, ed i grandi disagi a cui sono sottoposti i cittadini e gli ammalati nonostante ospedali di rilievo presenti nei singoli territori, che non riescono più a soddisfare la domanda di salute per i vuoti di organico che si registrano dappertutto.
“E’ in atto un subdolo ma progressivo tentativo – sottolinea il numero uno regionale della Fp – di distruggere il sistema della sanità pubblica con lo slittamento occulto verso il privato. Non siamo d’accordo, e siamo qui oggi a ribadire che i servizi devono essere reinternalizzati, che bisogna stabilizzare tutti i precari che da anni prestano la loro attività professionale presso gli ospedali, che va definito subito un piano di assunzioni necessario ed urgente perché i lavoratori sono sottoposti a
carichi di lavoro impossibili e non ce la fanno più. La soluzione è una sola: sfondare il muro dell’assenza di dialogo con una grande alleanza tra le istituzioni ai vari livelli e le forze sociali. Altrimenti non c’è via d’uscita. Noi andremo avanti ogni giorno –conclude Medici– con forza e determinazione nella lotta e nella mobilitazione. I cittadini della Campania meritano ben altro, e non possono continuare a morire prima degli altri, con l’aspettativa di vita più bassa del paese, perché la sanità, nonostante gli sforzi immani del personale, qui non funziona”.
HOGEWEY, IL VILLAGGIO DI CHI HA PERSO I RICORDI
A pochi passi dalla città di Amsterdam esiste un piccolo villaggio con un grazio so centro, ricco di stradine e spazi verdi, i cui abitanti sono sorvegliati da teleca mere 24 ore su 24: si tratta di Hogewey, il “dementia village” pensato per gli anziani affetti da demenza senile o dal morbo di Alzheimer.
Yvonne van Amerongen non ha mai ac cettato l’idea che alle persone colpite da demenza non spettasse altro che rassegnarsi alla propria malattia, aspettan do che il resto di una vita fatta di ricordi confusi passasse in strutture asettiche e avvilenti, tra letti bianchi e medicinali ad ogn iora, come quella in cui lei stessa lavorava.
PAOLO ANIMATO
Nel 1992, allora, pensò alla possibilità di normalizzare, per quanto possibile, la quotidianità degli anziani di cui si oc cupava: nacque cos� Hogewey, patria di 152 uomini e donne, assistiti da 250 tra medici ed infermieri.
Hogewey ha tutto l’aspetto di una citta dina qualunque: ci sono negozi d’abbi gliamento, un salone di bellezza, super mercati, ristoranti; c’è una chiesa per pregare, una piazzetta dove passeggiare e persino un cinema.
MOSTRA FOTOGRAFICA “SGUARDI. LELLI E MASOTTI”
Fino al 4 giugno a Palazzo Fruscione, Tempi Moderni presenta la grande mostra fotografica e la VII edizione dei Racconti del Contemporaneo Continua, fino al 4 giugno prossimo, la grande mostra “SGUARDI. Lelli e Masotti” che abiterà le stanze e i saloni di Palazzo Fruscione (Salerno). Organizzata dall’associazione
TEMPI MODERNI e curata da Silvia Lelli con Tempi Mo derni, SGUARDI racchiude le opere frutto di oltre 40 anni di carriera di Silvia Lelli e Roberto Masotti la coppia – nella vita e nel lavoro - di fotografi ravennati di nascita e milanesi d’a dozione, che ha saputo raccontare il mondo delle performing arts e della musica attraverso la sensibilità del loro sguardo. Come scrive il direttore scientifico Alfonso Amendola, lavori fotografici che nascono per specifiche occasioni o eventi o accadimenti ma che nel tempo si condensano dentro uno spazio di visione che davvero ha capacità di sfidare gli orizzonti del tempo. Un lavoro poderoso e infatica bile, quello di Lelli e Masotti, che ha dato origine a un archivio di immagi ni talmente esteso, ricco e importante da avere indotto il Ministero dei Beni Culturali a dichiararlo, nel 2018, “bene di interesse storico”.
La mostra SGUARDI si suddivide in tre sezioni: Musiche/ Kontakthof Kontrapunkt/Nucleus che a Palazzo Fruscione sa ranno declinate nei tre piani: Musiche (fotografie di Lelli e Masotti). In questa sezione si sca va nell’archivio di Lelli e Masotti che, come scriveva Dome nico Piraina, direttore di Palazzo Reale di Milano che nel 2019 ospitò la grande mostra, è una miniera inesauribile di cono scenza e di memoria che consente di ricostruire e rivivere quasi
mezzo secolo di storia del teatro, della musica, della danza, di performing arts, di vedere “all’opera” migliaia di personalità, di avere una visione puntuale anche dei cambiamenti sociali e culturali che si sono verificati. Una sezione composta da 109 fotografie e un’installazione video dal titolo Musiche Revisi ted.
Kontakthof – Kontrapunkt (fotografie di Silvia Lelli). La se zione è composta da 20 opere fotografiche e ripercorre la storia di 3 rappresentazioni in 30 anni, del celebre lavoro dedicato alla complessità dei rapporti uomo donna della coreografa e regista tedesca Pina Bausch. Leonetta Bentivoglio, cos� descrive il lavoro della Lelli: Le foto che rappresenta no il frutto del viaggio di Silvia attra verso i tre “Kontakthof”, definite da una beltà essenziale e vigorosa, mai affettata o patinata, ci danno un’ottica in più sulla sostanza di quella specie di monumento al teatrodanza che è lo spettacolo di Pina nato nel ‘�8. Lo sguardo della fotografa non si limita a registrare l’attimo, ma ce lo fa vedere tramite il filtro di una sensibilità per cos� dire “aggiuntiva”.
Nucleus (fotografie di Roberto Masotti). La sezione è un omag gio al lavoro di Roberto Masotti e al suo rapporto di lungo cor so, professionale e umano, con il cantautore catanese Franco Battiato, scomparso nel maggio 2021. L’esposizione è una anteprima internazionale e si compone di 16 scatti, che, come scrive Carlo Maria Cella, sono un viaggio nel tempo, dai primi anni �0, in cui Battiato si forma e si afferma nel mondo della musica, fino al 1997 dei grandi concerti, in cui i fan di quasi tre generazioni, comprese alcune nemmeno nate quando certe can zoni erano state scritte, lo innalzano nel cielo delle stelle fisse.
Afragola street workout è una camminata spor tiva alternata con stazioni di tonificazione ,aper ta a tutti, sotto la guida di due trainer che grazie all’ utilizzo di cuffie con sistema di diffusione wireless, conferirà ad ogni partecipante ritmo ed energia
Programma:
Ore 8.30 Check in all’interno del campo sporti vo “Luigi Moccia” (Afragola)
Partenza ore 9.30
Arrivo previsto al punto di partenza ore 11.00
Percorso previsto 5 km
Durata allenamento circa 1.20/30 h
k. Calorie bruciate circa 500/600
Alta percentuale di combustione grassi
Tipologia lavoro aerobico/cardiovascolare/toni ficazione
L’evento è aperto ai partecipanti di tutte le età
Occorre prenotare la cuffia ed Il costo è di euro
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T shirt dell’evento in omaggio
Acqua in omaggio durante il percorso
Al termine della camminata che si concluderà sempre all’interno del campo sportivo Luigi Moccia ,con stazione di stretching ci sarà frutta omaggiata sempre da noi
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