DOMENICA 20 MARZO 2022
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ANNO XXII - N° 12 - DOMENICA 20 MARZO 2022
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4 ANTONIO BOTTA
CONVERSAZIONE – INTERVISTA CON L’AVV. TOMMASO MANDATO, AUTORE DEL LIBRO “IL CENTRAVANTI IN GIACCA E CRAVATTA”
AMARCORD DEL CALCIO CAMPANO, ANNI ’70 – FINE ANNI ‘90 L’avv. Tommaso Mandato è stato l’“ospite illustre” nella trasmissione “La Copertina”, condotta su Nano Tv dal giornalista Nando Troise, Direttore del settimanale digitale Casoriadue e del sito web omonimo. Argomento della conversazione – intervista è il libro scritto da Mandato, “Il centravanti in giacca e cravatta”, edito da “Homo Scrivens”, acquistabile nelle librerie e su Amazon. Il Conduttore, nel presentare l’Autore, ha ricordato brevemente momenti in cui entrambi si sono incontrati: “Centravanti nella squadra del Portici nel1977, poi ci siamo visti all’Holiday Inn di Castelvolturno, quando tu, da Procuratore, stipulavi il contratto col Napoli, con te c’era anche Pier Paolo Marino; in seguito, ci siamo visti sul lungomare di Napoli dove, con la prof.ssa Annamaria Colao, hai organizzato la straordinaria iniziativa Campus 3. E’ tutto in questo libro?
Dopo avere ringraziato Troise per l’invito, accolto con enorme piacere, ancor di più contento perché ospite in un programma in onda su “un’eccellente
WEB TV”, Tommy Mandato, richiamando quanto detto dal Conduttore, in cui “hai condensato molto bene 40 anni della nostra amicizia”, ha spiegato che
DOMENICA 20 MARZO 2022 nel libro ha ripercorso tre passaggi fondamentali della sua vita; esso, infatti, è un libro autobiografico, nel quale “racconto momenti, emozioni, tutti legati al pallone”. Momenti, emozioni, interviene Troise, “che s’intrecciano con i miei, perché quando tu eri centravanti del Portici, io mi trovavo sulla panchina dell’Arzanese”, sottolineando che l’episodio del libro più gradito è stato quello della “serata con tuo fratello Giovanni, tanto che nella presentazione del libro al Campus3, l’attrice Rosaria De Cicco lesse proprio ciò che hai scritto di lui. “Infatti”, spiega l’Autore, “il libro mi sta offrendo la gioia di rincontrare tanti amici della nostra generazione, molti si sono rivisti negli episodi da me narrati, avendo provato le mie stesse emozioni, sensazioni”. Interloquisce il Conduttore spiegando che le rimpatriate, il rivedersi dopo tanti anni con persone che hanno segnato con la loro presenza momenti del nostro passato, sembrando quasi di non essersi per nulla persi di vista per 30 anni e oltre, desta una grande soddisfazione; al riguardo cita Giovanni Buonanno, rivisto, dopo molto tempo al Campus3, il quale gli ha permesso di colloquiare al cellulare con Pasquale Cannavaro, e reciprocamente hanno manifestato una grande gioia nel risentirsi. Ha citato un’altra persona cara, Gioacchino Di Maso, morto da poco, alla cui famiglia si stringe in un virtuale abbraccio. “Si prova un afflato meraviglioso nel rivedere gli amici di un tempo, è stupendo il riabbracciarsi”. Eh, sì! In questo commento, molto sentito, mi è parso di cogliere l’anima tenera del Direttore, dall’apparenza burbero, ma capace di apprezzare i sentimenti che nella vita veramente contano. Lo scrittore del “Piccolo Principe”, A. De Saint Exupery, scriveva che “l’essenziale è invisibile agli occhi”e tale grande verità la si riscopre quando riappare agli occhi del nostro cuore qualche amico della gioventù, con il quale si sono condivisi, sogni, speranze, delusioni, interessi e passioni. Conferma ciò Mandato che ha voluto mettere in risalto nel libro “un periodo d’oro, in cui si praticava un calcio di-
5 verso”. Spiega che certamente non si militava nella massima serie, ma nelle interregionali, nelle serie minori; tuttavia, la passione era tantissima e anche la qualità di tanti calciatori era alta; oggi sicuramente “non avrebbero sfigurato, neanche in serie A, come Mario Loffredo, Pietro Costantino, i fratelli Vinci, Mauro Bencivenga, Peppe Caramanno… ; ma, al di là di questo, è molto bello, ha ribadito, ricreare, quando ci si rivede, il clima di amicizia di una volta, com’è accaduto anche al compleanno di Campania Sport e anche certi attriti, inevitabili, col tempo si dileguano, i dissapori scompaiono come neve al sole con un abbraccio, un sorriso, una stretta di mano. “Tutto questo ho voluto rimarcare nel mio libro.” Spostando la conversazione su aspetti tecnici del calcio passato, in particolare su quello che veniva praticato nei campionati minori, il Direttore di Casoriadue puntualizza che gli allenatori “del nostro tempo, anni 70 -90”, non sono da considerare inesperti, con strategie calcistiche improvvisate, ma essi hanno anticipato modalità di gioco ora in voga e i conduttori dei programmi televisivi campani sul Napoli e sulle partite della serie A farebbero bene a ricordare i coach del passato: prof. Giglio, Peppe Cresci, Giovanni Simonelli, tanto per citarne alcuni,“ che sono stati i pionieri del calcio moderno. Invitato ad esprimere la sua opinione al riguardo, anche Mandato ha affermato che gli allenatori del tempo predetto erano molto preparati, degli innovatori; ancora di più da apprezzare per le loro competenze tecniche, perché il calcio veniva praticato in stadi dove lo stato erboso non era adeguato, con pietruzze, polveroso, quindi era difficile controllare la palla, oggi è molto più agevole praticare negli stadi un bel calcio con un manto erboso curato. “L’esperienza va valorizzata, è un elemento aggiuntivo”. Ha raccontato che in una trasmissione calcistica, parlando dei bomber del passato, che hanno giocato nelle categorie di serie minori, molti telespettatori hanno ricordato i loro idoli, che, pur non avendo quella risonanza riservata ai campioni della massima serie, comunque sono ricordati
per le loro abilità e doti calcistiche. Tra i vari nomi citati dall’ospitante e dall’ospite, ambedue hanno ricordato particolarmente Carmine Grascone, a cui è stato dedicato anche un capitolo del libro per ciò che ha saputo insegnare sul calcio di allora e per quello che potrebbe insegnare anche oggi. Dopo che Mandato ha ricordato l’esperienza calcistica vissuta nella squadra dell’Avellino, passando al calcio professionistico grazie al Presidente Sibilia - il cui ricordo è “indelebile” per l’affetto che ha nutrito per lui e per i legami di stima con il figlio Cosimo, oggi senatore della Repubblica - su invito di Troise ha parlato del periodo in cui ha ricoperto il ruolo di Procuratore, riuscendo a portare nella squadra partenopea anche il casoriano Erminio Rullo, classe 84. Questo ruolo, ha risposto, l’ha assunto per aver conseguito la laurea in Giurisprudenza, specializzandosi in “Diritto sportivo”, non senza aver accennato ad alcune valutazioni sbagliate, per le quali non continuò la sua carriera calcistica come giocatore. La scelta di diventare Procuratore nasce, appunto, dal fatto che non fu aiutato da qualcuno che lo avrebbe potuto aiutare a scegliere con oculatezza; quindi, nel ruolo di Procuratore ha accompagnato i ragazzi che avevano bisogno di essere aiutati nelle decisioni riguardanti il loro futuro. Tra essi, anche Erminio Rullo: “aveva la possibilità di diventare un campione di altissimo livello, ma arrivò a Napoli in un momento in cui forse non era ancora maturo sotto il profilo caratteriale. Fu subito catapultato nella squadra nella partita, da te citata, Napoli – Genoa, senza conoscere i compagni, poi nelle successive tre – quattro partite, non mostrò il meglio di sé. Un vero peccato, avendo vinto tre scudetti nel campionato giovanile con l’Inter e fu convocato anche nell’Under 21. Altra domanda, l’esperienza del Campus 3. “Dopo 15 anni da Procuratore, cominciarono a mancare gli stimoli, ma, sentendomi debitore verso tutti coloro che sono appassionati di calcio e di sport,io e la prof.ssa Colao, una delle più grandi scienziate a livello mondiale nel campo dell’endocrinologia, nonché titolare di cattedra presso l’UNESCO;
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7 “Nel libro racconto momenti, sensazioni, emozioni, tutti legati al pallone; Campus 3? Progetto di prevenzione sulle tre “esse”: Sport, Salute e Solidarietà, realizzato con la prof.ssa Annamaria Colao, una delle più eminenti scienziate a livello mondiale di endocrinologia. Poco ha fatto la Società “Calcio Napoli” per trattenere Lorenzo Insigne. La sua una scelta di vita. Pene più severe per gli episodi razzistici negli stadi.
da dodici anni promuoviamo un progetto fondato sulle “tre esse”, ossia sulla prevenzione attraverso la “Salute, lo Sport e la Solidarietà”. Allestiamo in Campania, e non solo, maxivillaggi in cui ci sono molte strutture dove si effettuano visite preventive completamente gratuite ai minori e agli adulti in cui contemporaneamente creiamo eventi sportivi, spettacoli, iniziative culturali per i ragazzi; questi, quindi, insieme ai genitori, tra un divertimento e l’altro, sono anche invitati a sottoporsi a visite preventive”. Si passa successivamente a commentare al cune “copertine” del settimanale Casoriadue: la prima riguarda il calciatore del Napoli di Frattamaggiore, dal titolo. “Insigne, Napoli e il Napoli”. Dopo avere espresso giudizi lusinghieri sul periodico diretto da Troise, l’avv. Mandato ha posto l’accento sul fatto che Lorenzo Insigne, pur essendo considerato “un calciatore “bandiera” del Napoli, personifica “un’azienda”, gestita da agenti, procuratori, consulenti, che badano ai numeri, al fattore economico; ragion per cui gli aspetti sentimentali e passionali passano in secondo piano; anche se ciò può dispiacere ai tifosi legati al loro beniamino – campione, nell’ottica del calcio moderno vanno comprese certe scelte compiute da un ristretto numero di calciatori eccellenti, divenuti “idoli” per le loro doti calcistiche. Insigne ha fatto una scelta di vita, non in funzione della squadra, ma della sua vita: una scelta che va rispettata, anche se non condivisa, e va rispettato anche l’uomo”. A tal proposito, il Conduttore stigmatizza la consuetudine della città di Napoli “di massacrare i propri figli, non solo calciatori (Antonio Iuliano,
Fabio Cannavaro, i portieri Ferdinando Coppola e Luigi Sepe), ma anche di altri ambiti, artisti, politici, intellettuali … ed è il caso di chiedere a sociologi e a psicologi come curare da questa malattia del massacro. Tu che ne pensi? Facendo riferimento a Masaniello, l’Ospite ha sottolineato che i cittadini napoletani si compattano e si indignano giustamente quando ricevono insulti e giudizi offensivi, ma non sono, poi, capaci di tutelare i concittadini che danno lustro alla Città nei vari campi. Lo stesso è successo con Insigne, nei confronti del quale la società “Calcio – Napoli” si è mostrata indisponibile a rinnovare il contratto, poiché ha ritenuto che, in base a quanto richiesto dagli agenti del calciatore, egli non “non avesse i requisiti giusti”. Anche il Napoli ha avuto, quindi, le sue responsabilità nel non rinnovare il contratto”, evitando di trovare un punto di mediazione, che accontentasse, benché in parte, le richieste del proprio “Capitano”. Anche la comunicazione, da parte della Società, non ha aiutato a risolvere la vertenza in maniera positiva, essendo stata “ambigua, poco trasparente, non chiara, dando spazio anche a pettegolezzi”. Mostrando l’articolo del figlio Ciro, dal titolo “De Laurentiis e Insigne: il gioco di strategia non deve disturbare il Napoli”, pubblicato nella prima pagina di Casoriadue con copertina già commentata, datato 21/11/2021, Troise chiede se il disturbo vi sia stato. Rispondendo affermativamente, Mandato evidenzia che Insigne, pur mostrando lo stesso impegno dello stesso anno, non esprime lo stesso gioco champagne, ciò dovuto alla mancanza di “tranquillità mentale” . Un altro articolo dello stesso numero del
Settimanale, nel quale viene riportata l’intervista di Ciro Troise a Claudio Gavillucci sugli aberranti episodi di razzismo, Mandato, facendo riferimento alla decisione di Gavillucci di sospendere la partita Sampdoria – Napoli, dichiara che le sanzioni comminate alle società calcistiche nei cui stadi si verificano atti razzistici, o si offendono con espressioni offensive giocatori e/o l’intera squadra avversaria, sono poco influenti, perché “venali, non deterrenti, 5.000 – 10.000 euro alla Società servono a poco; occorrono sanzioni più severe, tipo penalizzazione di punti della squadra o chiusura di stadi per qualche periodo”. Santa verità! Sia consentita al cronista un altro commento: è da ipocriti scandalizzarsi per atti ed espressioni ingiuriose, come l’ultimo striscione apparso nello stadio del Verona, indicante le coordinate per colpire con una bomba la città di Napoli, se poi, passata la momentanea indignazione emotiva del momento, non si fa nulla per contrastare i fenomeni di razzismo nel calcio, che prendono di mira i meridionali, in particolare, e i calciatori di colore. Le lacrime da coccodrillo non servono! La conversazione – intervista si conclude con il riferimento a un altro articolo dello stesso numero di Casoriadue, nel quale si racconta la serata di festa a Villa Egle organizzata dallo stesso Troise per celebrare i “cinquant’anni di informazione sportiva campana”, nella quale presenziarono, tranne Antonio Sasso, lo stesso Mandato, Ottavio Lucarelli, Gregorio Di Micco e altre note “firme”. Commento di Mandato sull’ evento: “eccezionale, emozionante”, rinnovando i complimenti al Direttore.
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8 CIRO TROISE
ACCENDETE IL VAR, REGALATECI UN FINALE DI CAMPIONATO ALL’ALTEZZA
Il rigore su Belotti non dato è una fotografia allarmante, non rovinate il finale di campionato Il calcio italiano è pieno di problemi, poco competitivo in Europa, rovinato da lotte intestine, incapace di affrontare storiche difficoltà compreso il macabro razzismo che si respira a certe latitudini, come ricordato dal becero striscione apparso a Verona o dagli ululati per Koulibaly. C’è, però, un dato a cui aggrapparsi: dopo dieci anni finalmente si ha un campionato equilibrato, con scenari aperti per tutti gli obiettivi e soprattutto per il primato che addirittura è teoricamente un affare per quattro squadre. Può essere un finale di campionato bellissimo, emozionante, anche prezioso per esportare la visione del nostro calcio all’estero. Nessun paese dovrebbe avere uno scenario del genere: il Paris Saint Germain conta le ore per festeggiare, il Real Madrid è in fuga, il Borussia Dortmund, vincendo il recupero con il Mainz, può andare a -4 dal Bayern Monaco e in Inghilterra c’è il duello Man-
chester City-Liverpool con Klopp che insegue a un punto di distacco. L’altalena di emozioni che c’è in Italia, con le situazioni che cambiano costantemente, non trova altre corrispondenze. Va rispettata, coltivata, anche perché è vero che si è abbassato il livello del vertice (vedi Inter senza Lukaku, Hakimi e Conte) ma è cresciuta anche la base, con quanto espresso da Verona, Torino, Fiorentina e anche realtà come Empoli e Spezia. Bisogna accendere il Var, che ancora è un mare di contraddizioni soprattutto per gli episodi in area di rigore. È sempre la stessa maledetta zona grigia del chiaro ed evidente errore perché non si vuole fare il passo in avanti nell’innovazione con “challenge” agli allenatori, comunicazione pubblica tra arbitro e Var e ideazione di metodi affinchè i direttori di gara spieghino le loro decisioni. È giusto che la situazione dubbia venga decisa dall’arbitro di campo ma, quando ci sono episodi evidenti il Var deve intervenire. Non è possibile assistere ogni settima-
na a situazioni di questo tipo: il fallo di mano di Luiz Felipe in Lazio-Napoli, l’intervento di Tomori su Osimhen e il contatto Ranocchia-Belotti. Non è possibile che in ogni finale di campionato avvengano errori clamorosi. Abbiamo ancora negli occhi le immagini della stagione dei 91 punti: il fallo di mano di Bernardeschi a Cagliari, l’entrata da arti marziali di Benatia su Lucas Leiva in Lazio-Juventus, l’intervento di Pjanic in Inter-Juventus con il clamoroso secondo giallo non dato. Molti poi dimenticano lo scorso campionato: il gol incredibilmente annullato ad Osimhen in Napoli-Cagliari, i disastri di Calvarese in Juventus-Inter (dal gol tolto a Lautaro Martinez fino all’inesistente rigore concesso a Cuadrado), lo sfogo di Vigorito dopo Benevento-Cagliari. Non è possibile rivedere lo stesso film, l’arbitro di campo può sbagliare, il Var serve proprio ad intervenire per ciò che il direttore di gara non vede in maniera corretta. Non l’ha fatto né Valeri con Orsato in Napoli-Milan né Massa con Guida in Torino-Inter ed è un problema serio. Il Napoli si faccia sentire perché giocare per lo scudetto non è una cosa usuale e la sensazione di poter essere competitivo va onorata in tutti gli aspetti, anche fuori dal campo. Non è un problema ammettere che forse il secondo giallo per Ceccherini in Verona-Napoli sia eccessivo, sarebbe stato più giusto fischiare solo il fallo, probabilmente ha inciso l’accumulo di situazioni in cui era stato graziato e la costruzione di una ripartenza con Osimhen che raccoglie il pallone a 50 metri dalla porta. Gli episodi, però, si pesano e il rigore non dato al Torino è inaccettabile.
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MARIA CRISTINA ORGA
IO RACCONTO STORIE magazine
MARCELLO ALTAMURA E IL NAPOLI: 25 ANNI DI PASSIONE Il protagonista della storia che voglio raccontare oggi è a sua volta un raccontastorie, testimone dei tempi e osservatore speciale da ben cinque lustri di quella mitica entità sportivo-antropologica che si chiama Società Sportiva Napoli Calcio. Da oltre vent’anni Marcello scrive per il quotidiano Cronache di Napoli che ha il basket nel cuore e segue gli azzurri del pallone nella buona e nella cattiva sorte, testimone di voli pindarici e cadute rovinose, fiammate di speranza e cocenti delusioni, dell’osmotico respiro della squadra e del suo popolo di tifosi, non semplici appassionati, ma devoti indiscussi ai colori azzurri in ogni condizione per omnia saecula saeculorum amen. Osservatore curioso e instancabile, Marcello è un giornalista con la passione dell’inchiesta e ha al suo attivo molti libri “scomodi”, l’ultimo dei quali “L’Idolo infranto: chi ha incastrato Maradona” , pubblicato nel 2021 su pagine Ponte alle Grazie ripercorre i misteri irrisolti degli anni vissuti dal campione argentino nella città di Partenope, dalla presentazione in tromba nell’estate del 1984 alla fuga notturna consumata nella primavera del 1991, in un’inchiesta rigorosa e documentata, che getta una nuova luce sulle torbide vicende dell’irripetibile Era Maradona. Marcello, come e quando è nata in te la passione per la cronaca e l’inchiesta? È un amore che parte da lontano. Quando andavo al liceo è nato in me un particolare interesse per la storia contemporanea, in particolare per il periodo che va dagli anni Sessanta agli anni di Piombo. Sono stato poi particolarmente colpito dal delitto Moro. È stato quindi il delitto Moro il grande evento che ha innescato la tua voglia di sapere? Ero troppo piccolo per avere cognizione diretta di quei tragici giorni, però già alle scuole medie e poi al liceo ho cominciato ad approfondire quell’episodio e quel periodo. Se devo cercare un evento che ha innescato la mia voglia di raccontare storie è un episodio forse minore, ma per me molto importante: l’omicidio del generale Licio Giorgeri, generale dell’Aeronautica Militare,
dagli anni della crisi del “Ciuccio” ai sogni di gloria dell’ultimo Napoli a guida Spalletti, una conversazione dolceamara sul filo del fuorigioco con il giornalista e scrittore napoletano autore di molti libri inchiesta “scomodi”, tra cui “L’Idolo infranto: chi ha incastrato Maradona?”, il bestseller che fa luce sugli anni bui del Diego mondiale affiancato in auto e crivellato di colpi che lasciarono illeso l’autista dalle BR, mentre tornava a casa il 20 marzo del 1987. Per la verità non mi sono mai chiesto quale sia stato l’evento che mi ha spinto nella direzione che poi ho preso e mai me l’hanno chiesto, perché sono sempre stato appassionato di storia, ma se devo individuare un interruttore credo sia stato questo episodio. Ho un ricordo nitido anche dell’assassinio di Piersanti Mattarella… La tua è stata più voglia di sapere o di raccontare? Prima di tutto volevo sapere e capire. Raccontare è venuto dopo, anche se fin da piccolo sapevo che da grande volevo fare il giornalista. E mi ritengo un uomo fortunato, perché faccio il lavoro che mi piace, nonostante avessi avuto input diversi in famiglia: mia madre, che pur-
troppo è mancata a dicembre era professore universitario di chimica farmaceutica, mio padre è primario anestesista. Loro ti avrebbero voluto “scienziato della salute”. Sì, ma io ho sempre avuto una repulsione per la matematica e le materie scientifiche. Io, come dice il grande Totò, sono un uomo di lettere e la mia inclinazione è stata evidente fin da bambino. Ho iniziato la carriera molto presto: avevo solo sedici anni quando misi piede alla Rotopress, la storica agenzia giornalistica che aveva sede a via Diocleziano. Trent’anni fa la Rotopress era esclusivista per tutto il calcio minore e forniva Il Mattino, Il Roma, IL Giornale di Napoli e allevava ragazzi che volevano avvicinarsi alla professione giornalistica. Sei partito dalla passione per la storia e le grandi inchieste sugli omicidi eccellenti e sei approdato in una redazione sportiva: com’è successo? Il mio lavoro, anche oggi è occuparmi di calcio, del Napoli Calcio in particolare e questa è una delle colonne fondanti della mia professione e della mia vita, perché la passione per il calcio ha da sempre affiancato quella per la storia. Hai praticato il calcio anche come sport? Solo come passatempo amatoriale, fino a pochi anni fa. Ho giocato invece a basket a buoni livelli fino in promozione, poi mi sono sfasciato un ginocchio e ho dovuto smettere. Alla Rotopress arrivai con un passaparola: cercavano ragazzi che andassero a lavorare soprattutto la domenica, quando bisognava andare a recuperare sui campi minori tabellini, notizie, a vedere partite e da lì sono diventato prima pubblicista, poi professionista, redattore, inviato… la mia carriera è stata molto lineare. E la linea ti ha portato al Napoli. Quando e come? Seguo il Napoli da venticinque anni. Sono il più “anziano” della mia generazione e tutti i miei colleghi, come me, sono usciti dalla Rotopress, una palestra formidabile a cui devo molto. Siamo approdati al Napoli: parliamone. In questi venticinque anni ne hai viste tante, tra episodi memorabili e stagioni da dimenticare: raccontaci
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10 qualche retroscena e i cambiamenti a cui hai assistito nella tua lunga storia di testimone oculare. In questo quarto di secolo il Napoli è molto cambiato, soprattutto nelle relazioni con la stampa e con i tifosi. Quando ho cominciato, vedere un allenamento era la normalità, come chiacchierare con i calciatori anche a microfoni spenti e instaurare un rapporto di cordialità che andava al di là del momento, per cui si andava insieme a cena o a prendere il caffè. Oggi non è più così. Da dieci anni a questa parte, il calciatore è diventato irraggiungibile non solo per il tifoso, ma anche per i giornalisti. Noi facciamo conferenze stampa solo con l’allenatore. Le interviste con i calciatori, dalla fine deli anni Novanta al fallimento della società nel 2004, si facevano anche negli spogliatoi al termine della partita, quando gli atleti sfilavano davanti ai giornalisti che potevano fermarli al volo e parlarci. Oggi non è più possibile. Molte interviste rilasciate dai tesserati sono “a pagamento” perché sono riservate ai broadcaster che comprano i diritti per le pay per view. È tutto molto cambiato purtroppo. I ricordi più belli sono quelli legati al sito di Soccavo. Negli anni del prefallimento abbiamo assistito a scene clamorose: una per tutti la presenza di un asino vivo che ragliava chiedendosi, poverino, perché fosse lì, mentre la squadra si allenava voluto in campo dal presidente Salvatore Naldi, chiaro messaggio ai suoi giocatori. Un’altra volta, fuori dai cancelli c’era il Mago di Arcella, con la palandrana, la sfera… indimenticabile. Oggi invece i calciatori sono distanti anche dai giornalisti che seguono il Napoli, come me, nonostante quello che pensa la gente. Questo è un cambiamento in peggio: la distanza non solo dalla stampa ma anche dai tifosi, dalla gente è negativa. Il calcio è uno sport popolare, se lo allontani dal pubblico finisci per svuotarlo.
È ormai solo una macchina per far soldi. Sì, ma questa macchina comincia a mostrare delle crepe: in qualche modo i soldi devono venire dai fruitori, ma se i clienti, come li chiamano ora, li fai allontanare, puoi allestire la miglior vetrina per il tuo negozio, ma se nessuno entra a comprare anche la merce più bella del mondo ti resta sul groppone. Bisogna far riavvicinare i tifosi, che sono i clienti, il motore che fa girare la giostra. Le regole sono destinate a cambiare. Anche la telecrazia mostra segni di logoramento perché la gente è stanca di vedere partite dal lunedì alla domenica e cerca la qualità: Napoli-Juventus me la vedo, ma le squadre che non mi interessano no. Si sta tornando a quando c’era stream e si compravano solo le partite di interesse. La gente non vuole pagare per spettacoli mediocri. In questa stagione il Napoli ha promesso tanto ma concretizzato poco. Come è possibile che proceda sempre di illusione in delusione? Credo si debba alla schizofrenia
dell’ambiente: se il Napoli vince sono tutti belli e bravi. Se perde una partita, se ne devono andare tutti. È stato sempre così. questa è una zavorra per il Napoli perché l’ambiente non vive con serenità i risultati della squadra, buoni o cattivi che siano e la società non fa nulla per fare chiarezza. Il Napoli è stato fondato nel 1926 e in quasi 93 anni di storia ha vinto soltanto due scudetti. Non si può paragonare alle milanesi, però si fa fatica ad ammetterlo e ad ogni sconfitta si spera di conquistare il trofeo successivo. Ci si carica sempre di aspettative e quando queste vengono deluse iniziano i mal di pancia. Se si facesse un discorso di buon senso da parte soprattutto della società, ammettendo i limiti e le possibilità andrebbe tutto meglio. E invece si preferisce quella che io chiamo la teoria della fisarmonica: quando il Napoli va bene sono tutti eccezionali, giocatori e allenatori, quando va male si dice che non possiamo competere con le grandi perché non abbiamo giocatori, né soldi. Bisogna mettersi d’accordo se è una grande o no. Secondo te il Napoli è una grande o non lo è? È una media. Non ha né la struttura societaria della grande, perché non ha struttura, né un centro sportivo di proprietà, né spazio per le giovanili, ha pochi dirigenti, è troppo snella, sul campo è una grande, fuori no, quindi è una media, al pari con Roma, Lazio, Fiorentina. L’eterna rivalità Montecchi-Capuleti con il Verona è andata oltre il tollerabile dopo lo striscione con le coordinate di Napoli e l’invito a bombardarla, nel pieno di una tragica guerra fratricida in corso alle porte dell’Europa che sta facendo tremare il mondo. Usque tandem Catilina-Verona abutere patientiae nostre? Quello striscione fuori dallo stadio non è più calcio, è odio. Gli Italiani non
DOMENICA 20 MARZO 2022 sono un unico popolo e queste differenze storiche e culturali ci sono. Quando un veronese o un bresciano mi dicono “non siamo uguali, perché tu sei napoletano” io gli do ragione, perché antropologicamente siamo diversi. Ma purtroppo il calcio è lo sfogatoio di gente senza cervello e questo striscione è stato concepito da subumani. Questo però è lo specchio di una mentalità condivisa. Io ho seguito molti Verona-Napoli al Bentegodi e mi ha sempre colpito il fatto che nel momento dei cori che inneggiavano al fuoco, alla lava, eccetera, non cantassero solo gli ultras, ma anche i signori in giacca e cravatta della tribuna centrale che è proprio sopra la postazione stampa. Negli anni noi giornalisti “terroni” abbiamo dovuto difenderci da insulti, sputi, bottigliate… per dire che quello striscione non è solo espressione del decerebrato di turno, ma anche di tanti borghesi “perbene”. Non di tutti, certo, ma di molti. Non c’erano secondo te gli estremi per un 3-0 a tavolino? No, perché lo striscione era fuori dallo stadio, quindi la FGC ha ragione a dire che la procura federale non può intervenire perché non ha giurisdizione all’esterno dello stadio. Quell’immagine però è circolata sui social di mezzo mondo e il questore, il prefetto, il sindaco e il governatore Zaia hanno fatto una bella noticina ciascuno per prendere le distanze dal gesto, ma nessuno ha chiesto scusa. Probabilmente il giudice sportivo punirà i cori razzisti, ma è un deterrente debole, perché è consuetudine che il Verona venga multato per fenomeni di razzismo e non fa nulla per contrastarli, ma strizza l’occhio a questi soggetti, dichiaratamente di estrema destra. Società così andrebbero penalizzate sotto il profilo sportivo, ma purtroppo la responsabilità oggettiva non è della società. Verona è probabilmente la patria del neofascismo, basti pensare che Ordine Nuovo è nato a Verona. Proprio perché c’è questo background culturale, ma lo spettacolo deve continuare e allora la società piuttosto che prendere le distanze da questi soggetti e intervenire per condannare cori e striscioni razzisti preferisce pagare le multe.
11 Uno scenario sconfortante e indegno, in linea con la deriva che hanno preso gli eventi internazionali… meglio cambiare argomento. Parliamo dell’Idolo infranto: Chi ha incastrato Maradona? Questo libro fonde i miei due mondi: l’ambito sportivo e il giornalismo di inchiesta. La genesi parte da lontano, quando circa dieci anni fa, a vent’anni dalla squalifica di Diego ho fatto un’inchiesta su quei fatti, perché è stata sempre una vicenda oscura e ho voluto vederci chiaro. Ho sempre saputo che quella squalifica aveva qualcosa di torbido e negli anni ne avevo raccolto pezzettini, come le mollichine di Pollicino. Quell’inchiesta è stata la base di partenza per il libro, arricchita poi da fonti di varia provenienza, documenti e testimonianze dirette accumulati nel corso degli anni e dai fascicoli dell’inchiesta sui Giuliano di Forcella che hanno coinvolto tangenzialmente Maradona, le famose fotografie nella vasca eccetera. Questo libro è nato così. Alla mia casa editrice, Ponte alle Grazie è molto piaciuto e devo dire che ha venduto molto bene e se ne è molto parlato: ha voluto presentarlo anche Piero Chiambretti a Tiki Taka. Questo libro è stato anche un omaggio a Maradona, figura molto importante nella mia vita, prima da tifoso, poi da giornalista e ora anche da scrittore. Diego l’hai conosciuto di persona? Sì. Tutte le volte che dal 2005 in poi tornava in Italia l’ho sempre seguito per il giornale. Gli ho fatto una domanda in una conferenza stampa in cui facevo un paragone tra Messi e Diego e lui mi rispose: “Io voglio molto bene a Leo, è un grande giocatore, però io sono io e non ci sarà nessun altro come me”. Lì ho sentito la mia professionalità vacillare: avrei voluto alzarmi e andarlo a baciare. Non solo i napoletani, ma tutti gli appassionati di sport credo convengano sul fatto che Maradona è stato il calciatore più grande di tutti i tempi. La consapevolezza del suo valore non credi sia stata il suo tallone d’Achille, ciò che ad un certo punto gli ha fatto perdere il contatto con la realtà, confondendolo?
Più che altro, lui è stato schiacciato dal peso di dover essere Maradona: Diego era un uomo fragile, Maradona era invece un personaggio talmente ingombrante che ha finito per schiacciare Diego. Non si è più ripreso. La cocaina è una diretta conseguenza di un mal di vivere dovuto alla convivenza forzata col suo personaggio, di una vita blindata che si può esprimere solo di notte, perché se esci di giorno ti assalgono. Non deve essere stato facile essere Maradona. io non avrei voluto essere lui, perché il peso della fama, dei riflettori sempre accesi ti schiaccia. E se non sei robusto di nervi e di spalle, non ne vieni fuori e purtroppo lui non ce l’ha fatta. Dopo la droga ha vissuto di depressioni, malori, problemi di cuore, una vita molto complicata e una fine tragica, da eroe tragico. Fosse vissuto nel IV secolo avanti Cristo, sarebbe stato il protagonista perfetto di una tragedia di Sofocle… a proposito dell’ultimo giallo imbastito sulla sua morte: pensi, come molti dicono, che sia stato ucciso? Io credo che non sia stato ucciso nei termini classici di un omicidio, però è stato ucciso nei termini che Carlo Bo utilizzò per Aldo Moro: un malore è un delitto di abbandono. Lui dopo l’operazione al cervello fu ricoverato in una casa non attrezzata, in una stanzetta che non aveva neanche il bagno, ma solo un wc chimico, senza adeguata assistenza, né struttura, con sciacalli che lo circondavano e gli dicevano sempre sì. Questa è una nemesi costante di Diego: la presenza di una Corte dei Miracoli che campava sulle sue briciole ed era disposta a dire sempre sì pure alle sue richieste più folli. Qual è stata la “richiesta fatale”? Non credo ce ne sia stata una. Lui purtroppo soffriva di una cardiopatia molto grave e nell’ultimo periodo non aveva assunto medicinali adeguati e quindi, unitamente all’abuso di alcol, farmaci e alimentazione sbagliata il suo fisico ha ceduto e ora lui vive nel mito. Nel mito e nel cuore di tutti i napoletani, tifosi e non e di tutti i tifosi, napoletani o non. Sì.
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12 ANGELA CAPOCELLI
GOL DEL NAPOLI … E NON SOLO Antonio Russo è un giovane giornalista che segue il Napoli da tanti anni. Direttore del sito web GOL DEL NAPOLI, segue la squadra come nei ritiri estivi così nelle partite sia in casa che fuori. Lei segue il Napoli da tanti anni: ci fa una sorta di resoconto sull’ “evoluzione” che ha avuto la squadra del nostro cuore nel corso del tempo? … Se è sempre vivo, da anni, “il sogno nel cuore” è per la crescita step by step del club, basandosi prima sul ritorno in serie A, e poi il consolidamento nell’elite del calcio italiano ed europeo con il paradigma del risultato sportivo, di dare stabilità e continuità: vittorie di coppe Italia, una Supercoppa Italia, una semifinale d’Europa League, qualificazioni Champions o in Europa League. Chiaramente tutti hanno il sogno nel cuore… il Napoli dell’attualità è in piena corsa per il titolo e il gruppo di lavoro darà tutte le energie possibili per tendere al titolo. Ci parli del suo sito web “gol del Napoli”: quando è nato? Qual è il suo obbiettivo principale? Che tipo di informazioni fornisce al tifoso?
Un 30 ottobre, in nome della nascita del CALCIO! Dell’Eterno Diego e immortale Maradona. Del 2014, un portale non solo di Napoli, non solo di sport, con il collegamento rapido e costante al nostro canale youtube e alla smart tv www.planetaweb.tv Dopo una lunga esperienza come redattore di Cronache di Napoli, articolista e inviato sul campo, quando allora si vedevano fasi di allenamento quotidiane, avendo posto in essere una mia azienda inerente la comunicazione, la GDNCOMUNICAZIONE, con una squadra di tecnici e giornalisti mi sono dedicato al mio progetto. Come pensa stia andando questa stagione calcistica? Molto, ma molto bene, nel complesso. Con il sogno nel cuore molto vivo a 9 dalla fine… mal che vada sarà Champions League, obiettivo primordiale per un club che si autofinanzia quale è il Napoli In cosa, secondo lei, il Napoli dovrebbe migliorare? I numeri dicono che il Napoli va meglio fuori che in casa. Con il San Paolo trascinante si può dare una mano al gruppo
azzurro per mettere da parte quest’eventuale tabù-Maradona. Come nell’età dell’oro Fuorigrotta può fare la differenza. In trasferta in unico settore si sente il calore della tifoseria, ora si deve fare la differenza anche in casa. Da sabato e dopo la sosta, sino a maggio, tutto l’ambiente può trasformare un sogno in realtà come nell’età dell’oro maradoniano, l’unico periodo storico che ha visto per due volte la realizzazione del sogno-tricolore, più una vittoria in Europa.
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CHIARA D’APONTE
ERNESTO APUZZO: “COL CAMBIO DI MODULO IL NAPOLI PUÒ GIOCARSELA”
Per i grandi appassionati di calcio e per coloro che amano ascoltare la radio il suo è un nome noto. Non ha peli sulla lingua e non ha alcun timore ad esprimere la propria opinione. E questo perché non è solo un grande tifoso del Calcio Napoli ma è soprattutto un uomo che ha vissuto il calcio in ogni sua forma: è stato calciatore ed allenatore, ha militato nelle serie minori ma è stato anche in serie A, ha avuto la possibilità di allenare Lorenzo Insigne quando militava nelle giovanili del Napoli. Abbiamo chiesto ad Ernesto Apuzzo un parere sulle ultime partite disputate dal Napoli e un pronostico sul finale di stagione. Vorrei analizzare con lei le ultime due partite disputate dal Napoli. Iniziamo con la gara persa contro il Milan. Per i più è stato un match che ha dimostrato la debolezza e la poca maturità della squadra che, nei fatti, ha perso senza giocare… Io non la penso così. Sono un po’ controcorrente perché analizzo la partita in momenti. Nei primi venti minuti il Napoli ha schiacciato i rossoneri. Il rigore era nettissimo e questa è la classica partita decisa dagli episodi. Se ci fosse stato concesso il rigore avremmo assistito ad una partita totalmente diversa considerato anche il fatto che il Milan, tanto celebrato da tutti i Soloni e dai vari “fenomeni” che si trovano in giro, in realtà non ha fatto un tiro in porta. Ha vinto la partita grazie ad una mezza carambola. Tutto questo, unito allo scandalo della partita Torino-Inter, mi porta a fare un’amara riflessione: la classe dirigente di questo nostro calcio va totalmente
cambiata. Auspico una pulizia generale. Questo mi porta ad aprire una piccola parentesi: ma allora questo VAR serve a ben poco? Il VAR è molto poco consultato perché gli arbitri centrali vogliono decidere sempre in autonomia. E, se nota, ciclicamente ci sono squadre che si lamentano e se lo fanno è perché i punti persi per errori arbitrali a fine stagione possono avere un peso determinante. Ciclicamente si lamentano tutti, tutti tranne noi e un’altra squadra ma per motivi diversi. A noi non conviene lamentarci perché ci hanno già abbondantemente massacrati non concedendoci, ad esempio, ben due rigori durante la trasferta a Roma. Gli altri non si lamentano per il motivo opposto: basti guardare alla partita da loro vinta contro la Sampdoria per capire il perché. L’arbitro concede un rigore inesistente a loro ma, soltanto pochi giorni prima, non ha richiamato un suo collega per concedere a noi un rigore solare. Sia ben chiaro: il mio non
è un piagnisteo. Sono oggettivo e non sono l’unico a pensarla così. Ora andiamo alla partita vinta a Verona… Mister Spalletti è un grande! Ha capito che la squadra in questo momento non era in grado di giocare col 4-3-2-1 e si è quindi convertito al 4-3-3. Con questo schema copriamo meglio il campo e gli estremi hanno più lucidità in fase di attacco perché non sono costretti a correre per novanta minuti. Se questo modulo dovesse riproporsi nelle restanti nove partite io credo che potremmo fare bene. Ora mi rivolgo più all’ex giocatore che al tifoso e all’allenatore: ma davvero insulti e cori razzisti possono influenzare l’andamento di una partita? Davvero influiscono a livello psicologico sui calciatori? Io credo che il professionista importante non vada dietro a queste cose. E che quando la stampa si profonde in lodi esagerate nei confronti della squadra avversaria la cosa può infiammare la piazza ma, in genere, la squadra non viene minimamente toccata da questo. Certamente quello che è successo a Verona è ignobile ma la squadra ha dimostrato coi fatti di essere superiore. Quindi io ritengo che sia necessario dimenticare i brutti episodi e concentrarsi sulle cose positive: sull’entusiasmo ritrovato, sul cambio modulo, sul recupero di vari giocatori importanti. Insomma concentriamoci sul fatto che in questo momento possiamo giocarcela. Godiamoci la vittoria contro una squadra tosta che marca ad uomo e non concede spazi. Ovviamente sarà fondamentale dare
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14 continuità e non abbassare la guardia visto che le ultime partite saranno tutte contro squadre che hanno forti motivazioni perché o lottano per la salvezza o lottano per un piazzamento migliore in classifica. Mi permetta di dirle che sono piacevolmente colpita dalla sua sincerità. Di solito chi parla di calcio è sempre molto abbottonato e poco incline ad esprimere una propria opinione. Le confesso che a me non interessa essere equilibrato ed abbottonato. Sono stato calciatore, sono stato allenatore, ormai ho una certa età e posso permettermi di dire quello che penso! Sono tifoso ma sono anche obiettivo e così come mi arrabbio per il rigore negato contro il Milan allo stesso modo non ho paura di affermare che l’espulsione del veronese Ceccherini oggettivamente non c’era. E non ho neanche timore di dire che purtroppo in Italia, sia a livello politico
che a livello calcistico, il potere lo esercita chi ce l’ha. Credo ci sia un enorme conflitto di interessi visto che l’AIA (Associazione Italiana Arbitri) è sponsorizzata da una certa società. Tutto questo io lo ritengo abominevole e soprattutto fa perdere di credibilità a tutto il mondo del calcio. Quando anche i migliori arbitri commettono colpevolmente degli errori allora viene spontaneo chiedersi “ma cosa sto guardando?” e pensare che in fondo anche questo sarà l’ennesimo campionato falsato. Finché i vertici del calcio non cambieranno, finché le conversazioni tra arbitro centrale e VAR saranno tenute segrete, fin quando si farà andare avanti sempre i soliti noti le persone oneste appassionate di calcio vivranno sempre in questo clima di insoddisfazione e di rabbia. Voglio congedarmi da lei con un’istantanea della partita di Verona: Insigne ed Osimhen che giocano con la
macchina fotografica. Non le sembra un metaforico passaggio di consegne tra il campione ormai adulto che sta per cambiare vita e il giovane che si accinge a prendere il suo posto? Si sono d’accordo con lei. Insigne io lo considero un campione. Nonostante sia criticato da molti io ritengo che svolga il suo lavoro ancora in maniera egregia. Anche a Verona ha dato il suo contributo. Lo dico spesso: lui ha la sfortuna di essere napoletano. Come si dice? Nemo propheta in patria! Io ho avuto la fortuna di allenare Lorenzo. E’ un bravo ragazzo, un eccellente professionista. Merita il successo che ha avuto e merita i tanti soldi che andrà a guadagnare oltre oceano. Perché ricordiamoci sempre che essere calciatore è un lavoro, un lavoro che non dura per sempre, quindi è giusto fare scelte economicamente vantaggiose. Io sono contentissimo per Lorenzo e sarei contentissimo se ci aiutasse a vincere qualcosa.
RITA GIAQUINTO
SALUTE & BENESSERE
CON IOSSA E IULIANO, ROSSELLA RACCONTA “LA LETTURA COME FONTE DI BENESSERE PSICO-FISICO”
Con la sua ultima puntata di Salute & Benessere sulla rete web NanoTV, la conduttrice Rossella Giaquinto torna a parlarci del positivo connubio tra la lettura ed il nostro benessere: una innegabile correlazione che, a tutte le età, diventa una fonte a cui attingere per ampliare la nostra immaginazione, conoscere noi stessi, rievocare il passato, imparare e migliorarci. Per approfondire l’argomento, Rossella ha scelto, come sempre, due pregevoli ospiti: torna, per il piacere di quanti amano ascoltare le sue storie, il Dr.Michelangelo Iossa, giornalista, scrittore e docente universitario, ed il Dr. Mario Iuliano, psicologo e psicoterapeuta. Sul perché possa farci così bene leggere, lo scrittore Michelangelo Iossa ci ricorda le parole del grande Umberto Eco: leggere ci permette di vivere più vite.
Vantaggio tanto di chi legge quanto di chi scrive, lo scrittore partenopeo ci confessa di non avere la sindrome da foglio bianco: più scrive, più ha voglia di scrivere come gli è capitato con il suo ultimo lavoro sulla vita di “Rino Gaetano. Sotto un cielo sempre più blu” (Hoepli): il racconto a 40 anni dalla sua morte, di un giovane artista talentuoso prematuramente scomparso, i cui versi,originalità e musica sono ancora di straordi-
naria modernità. La testimonianza di Renzo Arbore, tra le tante, che Michelangelo ha raccolto è uno dei punti di partenza del suo racconto: “E’ stata una grande fortuna per me avere la testimonianza del Cavalier Arbore. Per raccontare la vita di Rino Gaetano ho dovuto lavorare sulle fonti primarie, guardare le sue partecipazioni televisive, le interviste radiofoniche. Mi sono rivolto a musicisti, collaboratori,
assistenti che hanno lavorato in studio con lui, familiari. Quella di Arbore è, secondo me, una testimonianza molto bella perché ha voluto descrivere il momento in cui ha conosciuto la sua musica. Erano i tempi in cui la RCA a via Tiburtina era considerata la grande pentola, dove c’era tutto il ribollire della musica italiana. La RCA era Dalla, De Gregori, Mia Martini, Morandi, Baglioni solo per citarne alcuni, e Arbore andava lì per annusare l’aria che tirava. Precisamente andava al bar, che era una sorta di piattaforma social dell’epoca: lì ci si riuniva e si capivano gli umori della musica che stava per arrivare. E proprio lì Arbore ascolta il primo singolo di Rino e ricorda che ebbe la sensazione di avere tra le mani il disco di un cantautore fuori ordinanza, completamente
DOMENICA 20 MARZO 2022 diverso da quello che si era ascoltato fino ad allora. E poi, Renzo ha voluto ricordare il momento della morte: Rino è morto ufficialmente la notte del 2 giugno, la dichiarazione di morte dall’ospedale arriva alle sei del mattino, quindi a quell’ora fu lanciata l’agenzia ANSA. Nello stesso momento, Arbore arriva negli studi, e ricorda distintamente questo clima di gelo che si creò in Rai: da un lato avevamo perso un grande artista che aveva ancora molto da raccontare, da dire, da cantare e da scrivere; dall’altra, la tragedia di una giovane morte, Rino era di ottobre quindi, non aveva ancora compiuto 31 anni. La prefazione del libro, quella canonica, è di Sergio Cammariere, grande musicista, anche lui di Crotone, cugino di Rino Gaetano e che, esattamente 25 anni dopo, nel 2003, arriva terzo a Sanremo come Rino nel 1978.”. Nel leggere un libro sulla vita di Rino Gaetano che ha unito generazioni, quanto migliora la nostra socialità e le nostre facoltà empatiche? – chiede Rossella al Dr. Mario Iuliano: “In effetti lo abbiamo appena detto, stiamo parlando di un artista che ha scritto canzoni che ancora oggi sono attuali. Tra l’altro, stiamo vivendo un periodo particolarmente intenso e
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drammatico, in cui l’evasione di un libro sicuramente fa bene all’anima, apre degli orizzonti. Ovviamente dipende dal libro,quelli noiosi è meglio non leggerli. Ritengo faccia sempre bene leggere una bella storia, che induce a buoni sentimenti, ad esempio le avventure di Pinocchio, che si lega alla musica del nostro Bennato; il libro “Cuore”, l’ho letto da piccolo e ricordo perfettamente tutte le storie; o anche Peanuts, Snoopy, molto divertenti ma con una sotto-storia che sviluppa un grande senso critico. In terapia, noi consigliamo libri ma possiamo anche proibirli. Anche la lettura può fare impazzire”. Ritorniamo a Rino Gaetano ed ai suoi primi passi nel mondo della musica: “E ‘stato un viaggio molto appassionante per me” – ci confessa lo scrittore. E continua: “Sono partito da Crotone, poi Rino arriva a Roma, va in seminario, per tre anni, dove si avvicina ai classici, a Dante, Omero, da lì la vicinanza al mondo del teatro: è l’unico che, insieme a Modugno, ha studiato teatro. E’stato un attore di tutto rispetto, anche le sue performance, , il suo modo di vestire è sempre stato molto teatrale. Renato Zero è uno degli amici di Rino: a Rena-
to, Rino confessa di volersi esibire a Sanremo in maniera atipica, in frac ma con le scarpe da ginnastica ed una coppola da emigrante; ma Renato gli disse “questa coppola ti schiaccia i pensieri, non va bene, devi presentarti più scintillante”. Rino gli chiede incautamente se avesse un cappello da prestargli e Renato apre tre armadi solo di cappelli. Ne sceglie uno tondo, nero, da prestigiatore: gli dà un pugno e diventa un cilindro. Glielo regala, lo indosserà a Sanremo e gli porterà fortuna”. Tanta fortuna : le frasi di molte delle canzoni di Rino – come ci svela lo stesso Michelangelo nel suo splendido racconto –rappresentano i testi più tatuati sulla pelle dei ragazzi; le sue canzoni sono tra le più usate nei tik-tok dei tredicenni; sono le più suonate nei falò, insieme a Battisti. Perché nelle sue canzoni ci sono tutti gli italiani dai 9 ai 90 anni. Ma sono davvero tante le sorprese che riserva questo libro, come scoprire perché a Sanremo, al posto di “Nuntereggae più”, fu presentata “Gianna” che, poi, venderà più di seicento mila copie, rimarrà per 14 settimane al primo posto e sarà la canzone più ascoltata del 1978 solo dopo Stayin’ Alive dei Bee Gees. Impossibile non chiudere con tre partico-
lari che Iossa ci racconta su Rino Gaetano: gli incontri di notte tra lui e Bennato in un bar di Roma, dove si scambiavano la reciproca ammirazione; Mia Martini che confessa, anni fa, al nostro giornalista, che Rino era uno dei pochi che, nel momento più difficile della sua vita, non l’ha mai lasciata sola. Infine, “A mano a mano” scritta e cantata da Riccardo Cocciante nel ‘78 che Rino canta insieme a lui durante alcuni concerti, e che decide di registrare in studio il 31 maggio, soltanto tre giorni prima della sua morte. Una registrazione che rimarrà nel cassetto per anni, fino a che il regista turco Ferzan Özpetek la sceglierà come colonna sonora di un suo film: da quel momento, questo inno alla nostalgia di un amore, diventa un classico della musica di Rino Gaetano, pur non essendo suo. Il Dr. Iuliano chiude, simpaticamente, ricordandoci che, in fin dei conti, il bello di un libro è che se non ci piace, basta chiuderlo e riaprirne un altro. Ma non sarà certo il caso dell’ultima opera di Michelangelo Iossa. Ancora una volta, Rossella riesce, con i suoi ospiti, a solleticare la nostra curiosità e ad aprirci mondi nuovi, dove la musica risveglia le parole, ed entrambe ritemprano l’anima.
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ELENA TORRE NOSTRA INVIATA AL CARNEVALE DI VIAREGGIO
CONCLUSA L’EDIZIONE DEL CARNEVALE 2022 SUL LUNGOMARE DI VIAREGGIO
4, 12, 16, 19, 21 e 25 febbraio 2023 sono le date del Carnevale di Viareggio che il prossimo anno tornerà a sfilare sul Lungomare di Viareggio con i suoi giganti di cartapesta per festeggiare il centocinquantesimo anno della manifestazione. Quella che si è appena conclusa è stata un’edizione che verrà ricordata per molti motivi a partire dal coraggio degli organizzatori Comune di Viareggio e della Fondazione Carnevale che hanno investito in una manifestazione pubblica in un momento in cui non era semplice mantenere i criteri di sicurezza e in un momento storico in cui ancora i numeri dei contagi condivisi dai media erano ancora alti e le ombre di una guerra non troppo distante. Ma la voglia delle persone di tornare in strada, di divertirsi e di dimenticare almeno per un po’ i propri affanni con la complicità di sei sfilate baciate dal sole tiepido hanno concorso a regalare al numeroso pubblico arrivato a Viareggio di vivere un’esperienza che difficilmente dimenticheranno. Tutte le costruzioni in gara dai carri di prima categoria alle maschere isolate si sono distinte per l’alta qualità e la maestria dei maestri della cartapesta che con satira, ironia, e critica sociale hanno fatto sfilare sotto i coriandoli vizi e virtù di un mondo che sempre meno ci piace. Ma ecco tutte le classifiche del Carnevale di Viareggio 2022 Classifica CARRI di 1° categoria Il sognatore di Jacopo Allegrucci E quindi uscimmo a riveder le stelle di Umberto, Stefano, Michele Cinquini e Silvia Cirri Reset Si riparte da sottozero… di Lebigre e Roger La festa dei folli di Luca Bertozzi Il futuro…? Un’ipotesi! di Luciano Tomei La formica e la cicala di Luigi Bonetti Manipulation di Roberto Vannucci Dotti, medici e sapienti di Alessandro Avanzini Homogeneity di Fabrizio Galli (bozzetto di Valentina Galli) Classifica CARRI DI 2° categoria Quinto comandamento di Massimo e Alessandro Breschi La Regina del potere di Marzia Etna e Matteo Lamanuzzi Buffalo Biden di Carlo Lombardi Voglio una vita decovizzata! di Priscilla Borri Classifica MASCHERATE IN GRUPPO I have a dream di Silvano Bianchi Qui è ora di Matteo Raciti Piazza delle paure di Edoardo Ceragioli In bocca al lupo! di Roberto De Leo e Vania Fornaciari Finale di partita di Giacomo Marsili Vinyago (Maschere) di Michele Canova In carrozza si riparte!! di Giampiero Ghiselli e Maria Chiara Franceschini Perché sei un essere speciale di Libero Maggini ARMercato di Stefano Di Giusto Classifica MASCHERE ISOLATE E’ polvere di sole di Michelangelo Francesconi Se ci credi niente e’ impossibile di Lorenzo Paoli Rise (risorgi) di Edoardo Spinetti To bit or not to bit? di Alessandro Vanni Il tempo non ha età di Federica Bonetti
Ex aequo: WicCan Do it! di Susanna Carofiglio e Il rogo della satira di Serena Mazzolini Non assegnato Verso l’infinito e oltre di Andrea Scaccianoce CleoPatria di Andrea Giulio Ciaramitaro Battiato Eterni orizzonti di Michele Deledda PREMI SPECIALI CARNEVALE DI VIAREGGIO 2022 Premio Colore dedicato a ANTONIO D’ARLIANO Al carro di seconda categoria “Quinto Comandamento” di Massimo e Alessandro Breschi Premio Modellatura dedicato a ALFREDO MORESCALCHI Al carro di prima categoria “La festa dei folli” di Luca Bertozzi Premio Scenografia dedicato a ALFREDO PARDINI Al carro di prima categoria “E quindi uscimmo a riveder le stelle” di Umberto, Stefano, Michele Cinquini e Silvia Cirri Premio Allegoria dedicato a SILVANO AVANZINI Ex aequo al carro di seconda categoria “Buffalo Biden” di Carlo Lombardi e alla maschera isolata “Il rogo della satira” di Serena Mazzolini Premio della critica dedicato a GIOVANNI LAZZARINI Alla mascherata in gruppo “Piazza delle paure” di Edoardo Ceragioli Premio Fantasia dedicato a SERGIO BARONI Al carro di prima categoria “Il sognatore” di Jacopo Allegrucci Premio miglior bozzetto dedicato a GUIDUBALDO FRANCESCONI Ex aequo ai bozzetti delle maschere isolate “E’ polvere di sole” di Michelangelo Francesconi e “Il tempo non ha età” di Federica Bonetti Premio Tradizione dedicato a CARLO BOCCO VANNUCCI Al carro di prima categoria “La formica e la cicala” di Luigi Bonetti Premio all’Opera più brillante dedicato a EROS CANOVA Alla mascherata in gruppo “I have a dream” di Silvano Bianchi Premio al movimento più spettacolare dedicato a RENATO VERLANTI Al carro di prima categoria “Manipulation” di Roberto Vannucci Premio alla migliore colonna sonora originale per opere in concorso ICILIO SADUN, dedicato a Roberta Bartali Alla canzone per il carro di prima categoria “Il sognatore” di Jacopo Allegrucci, dal titolo “Il sognatore” di Massimo Domenici e Simone Simonini, interpretata da Massimo Domenici Appuntamento quindi al 2023 per festeggiare insieme i 150 anni di uno dei carnevali più belli del mondo!
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RUBRICA “L’AVVOCATO RISPONDE” DI MARIO SETOLA
TRADIMENTO ED ADDEBITO DELLA SEPARAZIONE
Egregio avvocato, mi chiamo Raffaele e scrivo da Afragola. Ho scoperto che mia moglie mi tradisce, lo sospettavo da due anni, ma lei ha sempre negato. L’altra sera ho trovato in macchina un telefonino con messaggi inequivocabili sia ricevuti che inviati. Ma non solo, anche foto osè di lei, e foto di loro due insieme, nonché lunghe telefonate verso il telefono dell’amante. Posso usare questo telefonino come prova per l’addebito anche se è del suo amante, che ha già minacciato di denunciarmi se non glie lo riconsegno? Io lavoro part-time e guadagno 800 euro al mese lei ne guadagna 1800. Cosa mi spetta in caso di separazione? Gentile Raffaele, la tua situazione, purtroppo non è diversa da molte altre che ci sono pervenute in redazione. Innanzitutto confermo l’opportunità, per non passare dalla parte del torto, di riconsegnare il cellulare. In caso di mancata riconsegna dello stesso infatti, saresti querelato per appropriazione indebita, reato previsto dall’articolo 646 del codice penale. Prima di riconsegnare il cellulare tuttavia, ti consiglio di segnare date ed orari degli SMS incriminati (risulteranno comunque dai tabulati telefonici). Non c’è violazione della privacy, visto che il signore ha lasciato il suo cellulare nell’auto utilizzata anche da te. Venendo ai tuoi diritti in caso di separazione e di addebito alla tua infedele consorte, di certo otterrai l’assegno di mantenimento. Cos’è? Il concetto di mantenimento ha una portata più ampia dell’assegno per gli alimenti, essendo relativo alla prestazione di tutto quanto risulti indispensabile alla conservazione del tenore di vita equivalente alla posizione economico-sociale dei coniugi. Il mantenimento spetta al coniuge che non ha avuto responsabilità nella separazione, in proporzione alle sostanze dell’obbligato (Cassazione 8 maggio 1980, n. 3033). Presupposto della concessione dell’assegno è l’inadeguatezza dei mezzi finanziari del coniuge istante, da in-
tendersi come insufficienza degli stessi a conservare un tenore di vita analogo a quello avuto in costanza di matrimonio (Cassazione 27 novembre 1992, n. 12681). Puoi chiedere con separazione giudiziale, l’addebito della colpa della separazione, al tradimento di tua moglie. La Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione, con sentenza n. 13431 del 2008 ha stabilito che “la dichiarazione di addebito della separazione richiede la prova che la irreversibilità della crisi coniugale sia collegabile al comportamento contrario ai doveri nascenti dal matrimonio di uno o di entrambi i coniugi, sussistendo un nesso di causalità fra di esso e il determinarsi dell’intollerabilità della convivenza”. In merito all’inosservanza dell’obbligo di fedeltà del coniuge, la Corte ha evidenziato che “rappresenta una violazione particolarmente grave, la quale deve ritenersi, di regola, circostanza sufficiente a determinare l’addebito della separazione a carico del coniuge responsabile, fermo restando che deve sussistere il nesso di causalità fra l’infedeltà e la crisi coniugale, il quale viene meno ove preesista una crisi già irrimediabilmente in atto”. Nel vostro caso, mi pare di aver intuito, la crisi del rapporto di coniugio è addebitabile esclusivamente
al tradimento di tua moglie. Spero tu conosca la differenza tra separazione giudiziale o consensuale. Nella separazione consensuale sussiste un accordo tra i coniugi in ordine alle condizioni (personali e patrimoniali) della separazione stessa. Il Tribunale si limita ad omologare tale accordo (cioè ad assicurarsi che siano rispettati i diritti di ciascun coniuge e della eventuale prole) mediante decreto. Si ricorre, invece, alla separazione giudiziale in caso di disaccordo. In tale ipotesi la separazione viene pronunciata con sentenza dal Tribunale, che si impone nel determinare le condizioni. Il diritto di chiedere la separazione (consensuale o giudiziale) spetta a ciascun coniuge, anche in mancanza di accordo dell’altro coniuge. La procedura si avvia mediante ricorso al Tribunale competente. Se tua moglie non vorrà concederti il mantenimento (intorno ai 500/600 euro mensili), proporrai ricorso al tribunale civile, per ottenere la separazione giudiziale. Avv. Mario Setola – Civilista Esperto in Diritto di Famiglia Cardito (Na) Corso Cesare Battisti n. 145 Cell. 3382011387 Email: avvocato.mariosetola@libero.it
Piazza Benedetto XV, 5/A 80026 Casoria (NA) itegas.srl@libero.it Tel. 081. 757.31.07 338.490.71.90 339.415.87.00
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ANTONIO BOTTA
SCUOLA S. MAURO: ACCOLTI, IN UN CLIMA EMOZIONANTE DI GIOIA, DUE BAMBINI UCRAINI CON LA MADRE
QUEI BAMBINI UNITI MANO NELLA MANO Martedì mattina, clima di trepidazione festosa nella scuola San Mauro: palloncini blu e gialli incorniciano, a forma di cuore, l’ingresso principale dell’edificio scolastico. La Dirigente dell’I.C. 1° Ludovico da Casoria, prof. ssa Maria Grazia Puzone, e la vicaria, ins. Fiorenza Minunno, sono in attesa, con gli insegnanti Salvatore Pezzella, Anna Sequino e i collaboratori scolastici, di due bambini ucraini che, insieme alla loro mamma, hanno raggiunto l’Italia; il papà è rimasto in Patria. A pochi minuti dal loro arrivo, i bambini di classe quinta e i piccolini della scuola dell’infanzia sono giunti in cortile per accogliere, in un’atmosfera gioiosa, MARCO, 5 anni, e SOFIA: il primo frequenterà una sezione dell’infanzia e sua sorella la classe quinta F. Gli alunni si dispongono ai lati dell’ingresso centrale con le loro maestre: da una parte i “cuccioli” dell’infanzia, dall’altra i ragazzini della primaria. Li si vede, ad un tratto, varcare la soglia del cancello d’ingresso, preceduti dal sindaco Raffaele Bene e dall’assessore all’istruzione Giovanna Guarino : Marco, tra la mamma e la sorella, avanza lentamente, un po’ intimidito, ma la madre lo rassicura stringendogli la manina e rassicurandolo; la sorella, invece, sorride contenta, insieme con la mamma, nel notare i bambini che, al loro passaggio, sventolano le bandierine dell’Ucraina e dell’Italia, da loro stessi realizzate; felicissimi anche i piccoli dell’infanzia che sollevano e agitano, in segno di gioia, le girandole, anch’esse costruite dai bambini aiutati dalle maestre. Poco prima dell’ingresso nell’edificio, si ascolta l’inno ucraino e quello italiano: intensa l’emozione provata, sono attimi che regalano ai due bambini e alla madre il respiro della vita, il calore della solidarietà, la letizia di avvertire, dopo giorni di angoscia, vissuti tra bombardamenti e devastazioni infernali, il senso di un’umanità ritrovata accanto a bambini e adulti che mostrano mani tese, gesti di amicizia,volti gioiosi. “Siamo qui, come fratelli”paiono
dire gli alunni, i docenti e le Autorità istituzionali ai loro ospiti “vi siamo vicini per colmare il vostro cuore di speranza, per rendere bello, magnificamente bello, il tempo che trascorreremo insieme, come bello e stupendo è il sentirsi amati, voluti bene, amorevolmente accolti e rispettati”. La Dirigente, nel porgere il saluto accogliente ai due bambini e alla madre, ha posto in rilievo che “nell’incontro di culture diverse” si fonda la convivenza pacifica fra i popoli. Solo l’amore costruisce la concordia: chi ama è capace di donare con gioia, e tutto ciò che si dà è restituito in una reciprocità fraterna. “Noi siamo stati prontissimi nell’accogliervi, speriamo che possiate ritornare nella vostra Patria, perché significherebbe che la pace si è di nuovo ristabilita.” Anche il Sindaco ha evidenziato che i “gesti d’affetto valgono più di mille parole e alla barbarie si risponde allargando le braccia per accogliervi,come ha fatto questa mattina la comunità scolastica della “Ludovico da Casoria” e la famiglia che vi ospita”. L’assessore Guarino ugualmente, nel porgere il suo “benvenuti” ai due bambini e alla loro madre, ha sottolineato che “nel momento difficile che state vivendo, noi ci siamo per sostenervi, per condividere il vostro dolore e renderlo più leggero”.
Quando è giunto il momento di entrare nell’edificio, Marco si stringeva alla sua mamma; poi, si sono avvicinate due bambine, lo hanno preso per mano e lui, volgendo indietro brevemente lo sguardo per salutarla, è entrato nella scuola, tenendo le manine strette alle due nuove compagne. Quell’andare uniti verso la classe, come amichetti che si conoscono da tempo, è stata una grande lezione di pace impartita dai tre bambini, insieme alla splendida accoglienza riservata dalla comunità scolastica della S. Mauro e dalla comunità civile di Casoria ai tre ospiti ucraini. Quelle bandierine sventolanti nel cortile, quei tre bambini che si tengono per mano dicono agli adulti da che parte sta la pace: dalla parte della riconciliazione, dell’unità pur nella diversità, unità costruita sull’abbattimento dei muri edificati dall’odio, dalla dominanza, dall’arrogante superiorità, dalla forza aggressiva; quelle manine strette ci indicano una direzione da seguire, quella del condividere gioie e dolori, progetti e speranze, portando gli uni i pesi degli altri. Anche il viso della signora ucraina ha lanciato messaggi positivi, pur nel dolore. Serena, ha sorriso a Marco, lo ha incoraggiato, gli ha stretto la mano, trasmettendogli coraggio e sicurezza, tanto che, benché riluttante, il figlioletto si è lasciato prendere per mano e andare in classe, dove ha vissuto altri momenti felici con i nuovi compagni e le maestre. Sì, una mamma coraggiosa, come tutte le mamme ucraine che hanno lasciato la loro terra, partendo con figli. Sono donne forti che scappano dalla guerra mostrando la capacità di affrontare le paure, l’ignoto, per tutelare la vita e averne cura. Grazie Dirigente Puzone, grazie bambini, maestre e collaboratori scolastici, grazie famiglia ospitante, grazie Autorità istituzionali: in questo tempo di barbarie, di sconvolgimenti che angosciano il cuore, avete donato non solo ai tre ospiti ucraini, ma anche a tutti i presenti fremiti di pace e brividi d’amore.
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AD MULIERES
VERSI E NOTE PER CELEBRARE LA DONNA Un momento di grandi emozioni, il 7 marzo, non un convegno, non una tavola rotonda ma un incontro di poesia quello che è stato organizzato dall’ Associazione Clarae Musae, in sintonia di intenti e sinergia di forze con la Biblioteca Popolare Borgo di Capodimonte e l’Associazione Rosso Democratico. AD MULIERES: versi scritti da persone dotate di particolare sensibilità, che si dilettano a poetare, hanno celebrato la donna. Sono emerse le mille e mille sfumature dell’essere donna, i sacrifici, la fatica di vivere e di superare quotidianamente le difficoltà che ancora oggi costituiscono un percorso ad ostacoli; le situazioni estremamente complesse in cui si destreggiano le donne in guerra senza scoraggiarsi; le azioni delittuose di cui le donne sono vittime innocenti, la violenza fisica oltre quella psicologica che si abbattono come una scure su mogli e fidanzate, su donne di tutte le età da parte di uomini che non accettano la fine di una relazione o di un matrimonio, che non tollerano di essere in secondo piano. I versi, sia liberi, sia in rima, dunque, hanno cantato la donna, che dalla notte dei tempi ad oggi fatica ad esprimere se stessa, a partire da Saffo, poetessa straordinaria che riesce a sintetizzare nei suoi versi la complessità dell’animo femminile, fino ai nostri giorni, cadenzati da indubbi progressi, ma ancora caratterizzati da ostacoli, pregiudizi, stereotipi, che impediscono alle donne
di dimostrare appieno le loro capacità, smarrite nei molteplici ruoli: madre, moglie, sorella, amica, amante, figlia… Tutto ciò e molto di più è emerso dai versi di Antonio Botta, Maddalena Cenvinzo, Carlo De Felice, Ciro De Novellis, Loredana Di Pietro, Jacopo Re, Giuseppe Vetromile, Mario Volpe, Raffaele Zocchi, Tiziana Nasta, Maurizio Gambardella, coordinati da Vittoria Caso, presidente dell’Associazione Clarae Musae, organizzatrice dell’evento. Dopo l’intermezzo musicale, realizzato con maestria da Emanuel Calvani, promettente chitarrista che sicuramente diverrà un musicista di successo, le
emozioni si sono moltiplicate grazie ad Anna Maria Ackermann, star assoluta della serata. La grande attrice, infatti, ha interpretato non solo un brano di Shakespeare, ma ha dato voce alle eroine del mito grecoromano. Attraverso le sue parole chiare e modulate è pervenuto ai tanti presenti: il dolore dell’abbandono di Didone, la preoccupazione di Penelope nel vedere Ulisse partire ancora una volta, la determinazione di Antigone nel seppellire il fratello, lo strazio di Medea; e non sono mancati personaggi femminili, sempre attuali, tratti dal vasto e straordinario repertorio del grande Eduardo De Filippo. Durante la performance, ascoltata in religioso silenzio dal numeroso pubblico, l’emozione era palpabile ed intensa. Un ringraziamento doveroso va a Patrizia Russo, responsabile della Biblioteca popolare borgo di Capodimonte; a Mario Festa, presidente di Rosso Democratico ed a Enzo Acampora; a Sara Cucciolito, presidente ANPI - Capodimonte, amanti della cultura, per il grande impegno nel collaborare con Clarae Musae per la buona riuscita dell’evento. Un grazie di cuore ad amici, poeti e scrittori che hanno voluto essere presenti assieme ai coniugi tra cui: Francesco Iorio, Giulia Campece, Gennaro Maria Guaccio, Silvana Pesola, Nancy Amato, Melania Mollo, Adriano Spagnuolo Vigorita, Diego Re, Luigi Costanzo... Alla prossima!
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
CAMPIONATO INTERREGIONALE UNION FIGTHERS OPES
Domenica 13 Marzo si è svolto a San Sebastiano al Vesuvio il Campionato Interregionale Union Figthers Opes, valevole per la seconda tappa del Campionato Nazionale presieduto e diretto dal Maestro Gennaro Cifuni . Si sono affrontati atleti provenienti dal Centro e Sud Italia, nelle discipline : Kick Boxing, K1 Style, Muai Thai, Boxe, MMA, Point Fighting . A rappresentare la città di Casoria in questa bellissima manifestazione ci sono stati i ragazzi del Team Russo del Maestro Pietro Russo, i quali hanno raggiunto risultati eccellenti . Nel Point Fighting: 1° Classificato: Jacopo Russo cat. 32 kg 1° Classificato: Leo Piccolo cat. 40 kg 1° Classificato: Salvatore Di Lauro cat. 31 kg 2° Classificato: Fabio Palumbo cat. 45 kg 2° Classificato: Mauro Ferrara cat. 32 kg 2° Classificato: Giancarlo Sartori cat. 31 kg Alla Kick Light: 1° Classificato : Vincenzo Iorio cat. 90+ kg 1° Classificato : Raffaele Papa cat. 65 kg
Il Maestro Pietro Russo è molto orgoglioso dei suoi ragazzi che con spirito di sacrificio e abnegazione affrontano gli allenamenti in modo eccellente per prepararsi al meglio in ogni competizione e ricorda che per alcuni di questi atleti domenica è stata la prima volta in assoluto a far parte di una competizione. I ragazzi già sono proiettati al 10 Aprile per la Coppa Italia valevole come terza tappa per la finalissima del Campionato Nazionale che si terrà a Maggio . Tutti facciamo un grosso in bocca al lupo ai ragazzi e al loro Maestro per renderci ancora una volta orgogliosi di questa bellissima realtà della nostra città.
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CHE PIZZA!!! LA VOGLIAMO CA’ PUMMAROLA NCOPP’
Ovunque si ci trovi in questo mondo, è facile gustarne una, facendola in casa con le proprie manine, andando in un locale apposito o addirittura farsela portare direttamente a casa dal fattorino. Non traggano in inganno la semplicità dei suoi ingredienti di base, farina, acqua, pomodoro e olio d’oliva, ecc. Il suo sapore inconfondibile, rustico, semplice insieme, la fa apprezzare anche ai palati raffinati di monarchi, Borboni e Savoia. Le sue radici attecchiscono nel neolitico, cioè da quando l’uomo ha potuto impastare la farina con acqua e ha potuto cuocerla su pietre roventi. È con la scoperta del lievito da parte degli antichi Egizi, anche se nel 3000 A.C. si trovano tracce di lievito in Sardegna, che la storia della pizza ha una volta decisiva. Di li la sua evoluzione si è diversificata nei secoli avvenire e si è adattata a tutte le culture che l’hanno adottata nella loro tradizione culinaria. È nell’antica Roma che i contadini, siamo ancora ad un livello alimentare estremamente basso e quindi popolare, dopo aver imparato a miscelare la farina di tutti i tipi di farro allora conosciuti la preparano creando la farina (deriva da “far”, che in latino farro), con acqua ed insaporendola con erbe aromatiche e sale: i tantissimi ingredienti, molti dei quali sconosciuti fino a secoli e secoli dopo, per la gioia delle nostre papille gustative. Per ottenere una focaccia rotonda da cuocere sul focolare, al calore della cenere. Nel VII D.C., con l’arrivo in Italia dei Longobardi, inizia a circolare un nuovo vocabolo gotico-longobardo: “bizzo”, talvolta detto “pizzo”. In tedesco “bizzen”. Nel Medioevo, più precisamente dopo l’anno Mille quindi basso medioevo, si trovano i primi documenti ufficiali col termine “pizza”. Come in uno datato 1195 e redatto a Penne, in Abruzzo. O quelli della Curia Romana del 1300, dove ci riferisce a lei con i temini di “pizis” e “pissas” conosciuta in quel periodo come tipico prodotto di forno, quindi non più cotta al calore della brace, nel centro-sud della penisola. La pizza propriamente come la intendiamo noi, per convenzione vede i natali nel Regno di Napoli tra il ‘500 e il ‘600,
con la Pizza Mastunicola condita con lardo, cicoli, formaggio di pecora, pepe e basilico. Fu nella metà del ‘700 che si cominciò a usare il pomodoro come condimento base. Sempre a Napoli, dopo l’Unità d’Italia fu sfornata per i nostri reali da Raffaele Esposito la pizza Margherita che presentava i tre colori della bandiera: Basilico per il verde, mozzarella per il bianco e pomodoro per il rosso. La Sicilia si è sbizzarrita nella creazione autoctone di sue varianti golosissime, differenziandosi nettamente da tutte le altre, sia nell’impasto che nel condimento e prende nomi i più diversi: scaccia, pitone, focaccia, pizzolo per citarne solo alcune. I condimenti utilizzati sono: pecorino, piacentino, ragusano, caciocavallo, tuma. Ma la più apprezzata variante e lo sfincione che secondo la tradizione più accreditata è stato inventato dalle pie suore San Vito a Palermo per offrirlo durante le festività ai più danarosi, il ricavato della vendita poi è riservato ai più deleritti perché avessero almeno un pasto quotidiano. Bisognerà attendere la fine della Seconda Guerra Mondiale perché la pizza esca dai confini del meridione d’Italia per sbarcare al nord e col boom industriale nel triangolo Milano, Torino e Genova migliaia di emigranti si spostano con le loro famiglie con i modi, gli usi e costumi a loro pertinenti. Incominciano pian piano a fare le prime pizze per i compaesani e via via con il successo ottenuto anche per la gente del posto. Negli anni Sessanta, poi, le pizzerie arrivano praticamente in tutto il Paese. E nel giro di qualche anno, in tutto il mondo. Dalla Cina al Medio Oriente, dall’Europa dell’est all’America del sud. Nel 5 febbraio del 2010 la commissione dell’Unione europea ha varato un regolamento che disciplina la produzione della pizza napoletana, per poi giustamente dichiarare patrimonio dell’umanità dell’Unesco nel 2017 l’arte dei pizzaioli napoletani, elevandola da cucina da strada a gourmet. Quindi, ovunque siamo, a casa nostra o seduti al tavolo di una pizzeria rinomata, non possiamo più farne a meno di mangiarla, dicendo che pizza!!!
Via Pietro Nenni snc 80026 Casoria (Na)
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FABRIZIO KÜHNE
SOLD OUT A PALERMO PER LA TAPPA INAUGURALE DEL COCA-COLA PIZZAVILLAGE@HOME 2022
Oltre 6.500 le pizze consegnate durante le 4 serate di evento nel capoluogo. Il tour proseguirà a Padova dal 7 al 10 aprile e poi a Bologna dal 28 aprile al 1° maggio. Ancora una volta la città di Palermo risponde con entusiasmo all’appuntamento con il Coca-Cola PizzaVillage@Home. Dopo il grande successo riscontrato lo scorso anno, l’evento ha registrato un boom di richieste, nella prima tappa del tour 2022, con oltre 6.500 pizze sfornate in soli quattro giorni. Il sold out delle vendite dimostra che la kermesse, con la sua formula “in delivery”, ha incontrato il gusto dei palermitani che hanno potuto godere dell’unicità dell’evento potendo apprezzare, contemporaneamente sulla propria tavola, diverse pizze realizzate dai migliori maestri pizzaioli italiani. I quattro top player maestri pizzaioli, i siciliani Ron Garofalo (pizzeria Mistral) Nunzio Billi (Re Borbone) ed i napoletani Paolo Pangia (L’antica pizzeria da Michele) e Davide Segreto (Rossopomodoro), hanno lavorato incessantemente ai forni a legna nell’hub di produzione, realizzando oltre le proposte classiche anche le loro specialità e realizzando così il numero record di oltre 1.500 pizze a sera. Le special box, ricche di tanti prodotti d’eccellenza e consegnati da Glovo, delivery partner dell’iniziativa, hanno valorizzato ulteriormente l’esperienza molto apprezzata dai cittadini palermitani. Altro successo, conseguito a Palermo, quello della mission solidale del CocaCola Pizza Village@Home con la donazione, durante la quattro giorni, di 1.000 pizze a Banco Alimentare, per aiutare chi è in difficoltà. Il charity partner dell’iniziativa, che lotta contro lo spreco alimentare, ha operato a fianco degli
C&C
organizzatori ricevendo, a fine tappa, le materie prime inutilizzate. Grande sensibilità dimostrata anche da Coca-Cola, title sponsor dell’evento, che, per ogni pizza venduta, donerà un contributo a Banco Alimentare consentendo di distribuire alimenti alle persone in difficoltà pari a un pasto* attraverso le strutture caritative convenzionate (*1 pasto corrisponde a 500 gr di alimenti). La manifestazione si sposterà, il mese prossimo, nel nord Italia con i prossimi due appuntamenti in programma tra aprile e inizio maggio. Ad ospitare la seconda tappa, dal 7 al 10 aprile, sarà la città di Padova con l’hub di produzione che vedrà protagonisti i maestri pizzaioli Davide Civitiello e Antonio Sorrentino, (Rossopomodoro), Alberto Buonocore (Fresco), Errico Porzio (Pizzeria Errico Porzio) e Fabio Cristiano (Antica Pizzeria Da Gennaro). Mentre la terza tappa sarà in programma a Bologna dal 28
CENTRO STAMPE SRL
aprile al 1° maggio. Per il secondo anno consecutivo CocaCola conferma la sua partecipazione, in qualità di title sponsor, dell’edizione 2022: pizza e Coca-Cola è il binomio perfetto, una combinazione che mette tutti d’accordo, ideale per trascorrere un momento con gli amici o con la famiglia all’insegna del divertimento e convivialità. L’evento, ideato e prodotto da Oramata Grandi Eventi e AADV Entertainment, trova il prezioso sostegno anche di Mulino Caputo (founding partner) da sempre supporter del progetto PizzaVillage e fornitore di un prodotto apprezzatissimo da tutti i migliori professionisti al mondo. Official partner: Lurisia, Birrificio Angelo Poretti, Latteria Sorrentina, Ciao-Il Pomodoro di Napoli, Caffè Kenon, Ricola, Amaro Montenegro, Infinity+. Technical partner PizzaMaster, delivery partner in esclusiva, Glovo.
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VILLA COMUNALE DI CASORIA LO SCEMPIO GIOSTRE ROTTE, OPERE RUBATE E DETURPATE
ECCO L’ATTUALE STATO DELLE GIOSTRE
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ALCUNE OPERE RUBATE E ALTRE DETURPATE
ECCO COSA RESTA ALLO STATO ATTUALE
Gli artisti che realizzarono le opere: il napoletano Renato Barisani, lo spagnolo Fernando Barredo, la slovena Metka Erzar, il bulgaro Simon Kamen, la giapponese Kaory Kawakami, il croato Vladimir Gasparic, il cinese Suo Tan, l’italiano Luciano Campitelli, la tedesca Gisella Jackle e il casoriano Antonio Manfredi.
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UNA SQUADRA, UNA CITTÀ, UNA FEDE
1926: Il 1 Agosto veniva fondata l’Associazione Calcio Napoli . Siamo ad una data storica. Primo presidente della storia del Napoli viene nominato Giorgio Ascarelli. Tra le tifoserie più passionali e pittoresche del mondo, il Napoli ha sicuramente un posto d’onore. Una squadra e soprattutto un tifo diversi dalla maggior parte dei club professionistici. Squadra dalla chiara connotazione identitaria, l’amore con la città ha radici profonde che si diramano sotto il tessuto cittadino, dal Vomero, passando per i Quartieri Spagnoli, giù fino al mare. E’ un’unica realtà. Ed è proprio nei quartieri spagnoli che inizia la storia del calcio a Napoli, quando sul finire dell’Ottocento un gruppo di marinai inglesi allestisce un campo vicino al porto, al Mandracchio. Dalla nascita del club nel 1926 è un susseguirsi di imprese gloriose e rovinose disfatte: un moto armonico del tutto simile a quello della città. Il Napoli e Napoli vanno di pari passo. Il Napoli, infatti, finisce per incarnare fino in fondo gli eccessi e le contraddizioni, sociologiche e culturali, di un’intera metropoli. Squadra popolare e interclassista, che accomuna nella “malattia” del tifo il sottoproletario, l’operaio, il professionista e l’uomo di cultura, diventa subito strumento e simbolo del riscatto rivendicato da una ex capitale mortificata nei suoi antichi splendori, da anni trasformati in pregiudizi. Quando si tifa per il Napoli, scompaiono ogni tipo di differenze, di conflitti: si è uniti semplicemente per la squadra. In questo numero ci siamo dedicati alla squadra, ai tifo-
ANTONIO GIORDANO RIPERCORRE ASSIEME A NOI ALCUNE DELLE TAPPE FONDAMENTALI DELLA STORIA DEL NAPOLI “PENSO CHE, FORSE, NON ESISTERÀ MAI QUALCUNO COME MARADONA” si, con il contributo di figure che da sempre ed attivamente hanno partecipato alla storia del Napoli. Antonio Giordano, uno dei più grandi e famosi cronisti che segue il Napoli e che dal 2007 lavora al Corriere dello Sport, ha accettato di scambiare due chiacchiere con noi sulla squadra. Salve Antonio e grazie per aver accettato di scambiare due chiacchiere con me. Come ti ho detto, questo numero del giornale sarà dedicato interamente al Napoli. Cominciamo subito con una domanda di rito: quando e come è nata la passione per il calcio e, successivamente, quella per il giornalismo? Per il calcio da bambino, subito con mio padre che mi portava allo stadio: se la memoria non mi inganna, la prima partita fu quella della salernitana, se ricordo bene finì 4 a 0. Mio padre lavorava a Salerno ed avevo, ed ho ancora, molti amici a Saler-
no. Per il giornalismo ugualmente da ragazzino, con i giornali, con le telecronache, con il racconto. Tutti vorrebbero riuscire a fare delle proprie passioni il proprio lavoro, ma non sempre questo è possibile; quando hai capito che questa tua passione per lo sport, per il calcio, così forte, si potesse trasformare nella sua professione? A casa mia entravano due giornali al giorno: cosa che oggi potrebbe sembrare eclatente, ma che all’epoca era normalissima. Mio padre compravo un giornale politico ed un giornale sportivo. Li leggevo tutti, soprattutto il Corriere dello Sport. Adesso ci lavoro, mi è andata di lusso. L’ho sognato tantissimo e alla fine ci sono riuscito. Da bambino non ci avevo mai pensato, non avevo mai immaginato che sarei riuscito ad arrivare a questo punto, non ci pensavo, pensavo semplicemente che mi sarebbe piaciuto fare il
giornalista. A quell’età non sia manco qual è lo sviluppo della vita. Ne ho dovuto fare di strada, di gavetta: lavoro per il corriere dello sporto “solo” dal 2007, ma ogni passo che mi ha portato a questo momento è stato importante. Sono contento ed orgoglioso di esserci riuscito. É difficile separare lo status di tifoso da quello di giornalista? Riuscire a separare lo status di tifoso da quello di giornalista è sicuramente quello che fa capire che tu sei un buon giornalista. Chi legge il tuo racconto, deve essere in grado di immedesimarsi anche se non tifa per quella squadra, si devono far trasparire si emozioni, ma senza mai esagerare, portanto sulla carta sempre quella oggettività tipica di chi racconta. Credo sia giusto separare le cose, è necessario essere onesti, soprattutto con chi è tifoso. In ognuno di noi si nascondono le simpatie, l’importante è essere sempre onesti ma anche imparziali. Attraverso questo atteggiamento si crea quella credibilità che ti viene riconosciuta oppure no. I momenti, secondo te, che hanno segnato di più (sia positivamente che negativamete) la lunga storia del Napoli. Ce ne sarebberoo da raccontare, ma se cominciassimo a parlare non la finiremmo più. Senza voler andare troppo indietro nel tempo andando troppo lontano nel tempo rischiando di confondere chi ci legge, dal punto di vista “banale”, dal punto di vista positivo sicuramente il settennato di Maradona, indiscutibilmente il punto più alto. Non so se sarà equiparabile in futuro, non so se ci
DOMENICA 20 MARZO 2022 sarà un’altra epoca Maradona. Non so se ci sarà la possibilità di far arrivare a Napoli il più grande calciatore di tutti i tempi, ammesso che esista un altro più forte di lui. Poi il fallimento, io l’ho vissuto in prima persona: il calcio non è solo un gioco, è un aspetto sociale che non può sfuggirci, sennò finiamo col raccontarci favole. Tutto ciò che il calcio riesce a trasmettere, sono valori che non si possono quantificare. Il Napoli va di pari passo con la Napoli città, anche se oserei quasi dire che negli ultimi anni la squadra è andata più avanti della città stessa. Parlando di uno dei grandi, della storia del Napoli non possiamo che parlare di Maradona: la decisione
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di intitolare lo stadio a lui ed il tributo fatto allo stadio Diego Armando Maradona, è stato particolarmente toccante, emozionante è dire poco. L’intitolazione dello stadio a Maradona era un qualcosa di scontanto, una semplice “conseguenza”, ha dato tanto, troppo a questa città: orgoglio, rivalsa e questa è stato solo uno dei tanti modi per ringraziarlo, uno dei tanti modi di una città intera di onorarlo. Le gesta di Maradona non sono solo di chi ha vissuto quegli anni, ma anche di chi è venuto dopo ed ha appreso tutto tramite la tv, i giornali, ma soprattutto i racconti di chi ha vissuto quegli anni. Forse un giorno non ci saranno più testimoni
SALVATORE IAVARONE*
viventi di quei tempi, ma la tradizione rimarrà, ciò che è accaduto non verrà mai dimenticato. Cosa ne pensa degli striscioni che più volte sono stati “dedicati” al napoli, recente quello razzista contro i napoletani a verona. L’errore di fondo è sempre lo stesso: quello di confondere la goliardia con la delinquenza. Questa è una forma di razzismo, siamo andati ben oltre ogni forma di limite. C’è una forma di razzismo che non può essere ignorata, come è sempre stato fatto. Non c’è posto negli stadi o nella società civile per questa gente. Chi si inventa uno striscione del genere è capace di qualsiasi altra cosa, magari di aspettarti sotto il portone
di casa. Chi ha il germe della violenza può estrapolarlo in qualsiasi momenti. Non possiamo voltarci e pensare che sia un demente, servono delle leggi. Lo Stato e il calcio devono smetterla di fingere. Queste cose si devono punire. Mi sembra comunque che a Napoli una cosa del genere capiti ma molto raramente. E dobbiamo preoccuparci anche di questo, non possiamo far finta di niente. Anche in una città che viene sommersa dagli insulti (e che non ha mai reagito con veemenza, anzi magari l’ha presa con ironia) viene manifestata intolleranza. Dobbiamo superare l’interesse personale dei club che vogliono far finta di niente per tenersi buoni i loro tifosi”.
CONSIGLIERE COMUNALE DI CASORIA
IL FORUM DEI GIOVANI A CASORIA
Arriva finalmente in Consiglio comunale la prossima settimana la modifica del regolamento per il Forum dei Giovani di Casoria. È stato un lavoro della IV Commissione consiliare, che ho il piacere di presiedere. Un lavoro che ci è incentrato intorno a richieste di modifica del regolamento arrivate direttamente dai giovani, associazioni locali, ex membri del forum e rappresentanti delle scuole del territorio. Un bel lavori di partecipazione dal basso, che ha visto accolte alcune delle proposte, purtroppo lunghi i tempi della burocrazia, per giungere poi in consiglio comunale. Subito dopo l’approvazione bisognerà poi pensare a predisporre gli atti utili per l’elezione dei giovani, così da metterli nelle condizioni di essere presto operativi. Nel 1985 l’ONU organizzò l’Anno Internazionale della Gioventù. Da quel momento, le politiche in favore delle giovani generazioni acquisirono una dignità autonoma all’interno delle politiche sociali, focalizzando un’attenzione
sempre maggiore sugli strumenti per promuovere una maggiore partecipazione dei giovani nei processi di trasformazione della società. Dopo oltre 30 anni, le politiche per la gioventù sono presenti all’interno dei programmi di governo. Forme di rappresentanza autonoma ed indipendente dei giovani a livello locale e nazionale sono regolamentate da apposite leggi. Il Comune di Casoria ha approvato il regolamento per il Forum dei Giovani. Ma cos’è e come funziona? Il Forum dei Giovani è un’organizzazione composta da giovani che operano per i giovani e con i giovani. E’ un organismo di partecipazione a carattere elettivo, che si propone di avvicinare i giovani alle Istituzioni e le Istituzioni al mondo dei giovani. Lo scopo è quello di essere parte attiva della comunità con idee, proposte e suggerimenti da condividere con l’amministrazione. Il Forum può proporre progetti a livello locale e possono essere coinvolti in progetti proposti da Enti, Istituzioni, Asso-
ciazioni presenti sul territorio. Gli eletti nel Forum si impegnano a rappresentare tutti i giovani del territorio, dialogando con essi attraverso tutte le forme utili (incontri, lettere, comunicazioni via internet, e-mail…). Il Comune si impegna a ottimizzare le condizioni istituzionali di partecipazione dei giovani alle decisioni e ai dibattiti che li riguardano. Incoraggiando i giovani ad esprimere la loro opinione sui problemi che li concernono, si permette loro di avere una preparazione e una formazione alla vita democratica e alla gestione della vita cittadina. Oggi più che mai, sviluppare politiche per la gioventù richiede una visione globale ed una applicazione locale, in maniera da fornire le migliori risposte possibili a problemi comuni e per promuovere le più efficienti opportunità di crescita personale e professionale dei giovani, in un’ottica che necessariamente supera i confini locali e nazionali. *presidente della IV Commissione Consiliare
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28 DAVIDE GUIDA
MASSIMO CURZIO NEL SUO PERCORSO ARTISTICO, DA CANTAUTORE A PRODUTTORE MUSICALE
È l’inizio degli anni ’80 periodo in cui il panorama della musica italiana viene scosso da una “nuova ondata” di artisti, segnale di un fermento che ben presto popola la scena musicale di nuovi talenti. E’ proprio in questi anni che nasce la vena artistica di Massimo Curzio, il quale, dopo aver conseguito la Maturità Artistica, a diciassette anni assorbe le tendenze di quei tempi e inizia a scrivere le sue prime canzoni, saggi, poesie, racconti, realizza monologhi recitativi e canzoni che risentono del clima tra surreale e fantasioso caratteristico di quegli anni. Ma è del 1979 la prima grossa occasione per mettersi in evidenza, agli incontri di Alternativa Musicale a Castellana Grotte organizzato da Mario Acquarone insieme a tutti i big degli anni ’80 dove Massimo presenta un suo brano “Ti regalo la mia ombra” ed il monologo intitolato “Diventammo palloni gonfiati” col quale si impone in quella manifestazione per giovani talenti: il SIM – Salone Internazionale della musica di Milano – che gli conferisce una borsa di studio ed un viaggio in America, e sarà in quel contest che Mario Luzzato Fegiz sul Corriere della Sera lo definisce “un cantore dell’amore e dell’angoscia adolescenziale“. Massimo Curzio attualmente collabora nell’ambito musicale della discografia e viene invitato spesso come presidente di giuria in vari concorsi e talent musicali, ma ha fatto la sua gavetta muovendo i primi passi come tanti cantautori che si presentavano negli studi dell’ RCA per far ascoltare le loro canzoni. Oggi si reputa un talent-scout se si può usare ancora questo termine, non si accontenta delle visualizzazioni o di ascoltare i brani su Youtube, ma preferisce andare ad ascoltare le esibizioni live degli artisti: per questo ama definirsi “un addetto ai lavori con competenze musicali sperimentate direttamente sulla sua pelle“. La musica è stata sempre al centro della sua vita, fin da quando decise di partire, armato solo della sua chitarra, per Milano, meta delle grandi occasioni e delle case discografiche che in quel periodo erano molto potenti: iniziando poi con le sue partecipazioni a Castrocaro, a Sanremo Giovani, Gli incontri di alternativa musicali, ai Festivalbar e ai Girofestival. Oggi però si trova dall’altra parte, de-
sideroso sempre di dare un consiglio e trasmettere la sua esperienze ai giovani, sottolineando che è ben felice se l’allievo possa superare il maestro; ciò significa che è stato condotto nella giusta direzione, mettendo al primo posto l’anima e la musica trasmessa con il cuore. Infatti Massimo tiene sempre bene in mente una frase scritta nel libro da John Coltrane, che afferma “Di poter migliorare come musicista solo migliorando come persona. Tutto dipende dalla vita che uno vive e che prima della tecnica viene sempre un dovere morale; bisogna opporsi alle forze del male per contribuire ad un mondo migliore, convinto che tutto si materializzasse fuori dal suo strumento, per mostrare il divino attraverso un linguaggio che trascende le parole per influenzare l’anima delle persone verso il bene.” Massimo si avvicina al Buddismo di Nichiren Daischonin, e in questo periodo nasce il suo primo album intitolato “Specchio Chiaro” arrangiato dal produttore Luigi Stazio, che riassume la serenità di quel periodo e di vedere le cose con più chiarezza nella propria vita. Il secondo disco ” Volo Continuo”, prodotto dal M° Ciro Barbato, segna la voglia di aver preso quota e di non voler fermarsi più. Nel suo “Periodo Romano” conosce Gaio Chioccho e Vincenzo Micocci (padre dei cantautori) frequenta la IT, la casina bianca situata in via Guido Banti, succursale della RCA, e il CENACOLO, luogo dove gli artisti si incontravano e cercavano di approfondire la loro personalità artistica davanti ad un mitico registratore a bobine TEAC. Si trasferisce a Milano dove tiene lezioni-concerto nelle scuole sulla mu-
sica d’autore per il progetto ”Musica e parole” avvalendosi di quell’esperienza maturata attraverso un’intensa attività artistica nutrita da diverse esibizioni nei locali di Milano e Hinterland. A Milano frequenta lo studio di Alberto Radius “Il Guscio Recording Studio”, in via Bazzini, conosce Mario Ragni, Vince Tempera, Roberto Cacciapaglia, frequenta il Centro Ricerca Teatro situato nella zona di Cadorna, dove collabora per delle produzioni teatrali con il direttore Diego Ruvidotti, sarà lì che conosce Laura Pausini ed Eros Ramazzotti. Con la Top Records di Guido Palma invece inizia a selezionare i candidati per il Festival di Sanremo: Imma Poricelli; Alfredo Lopes; Tailò; Silvio Longo; Milena Setola;Vincenzo Fusco; Adenia; Ilenia Mazzà; Antony; Antonio De Rosa; Cristiano Esposito; Angela Delli Carpini; Pietro Polieri. Ritorna a Napoli e decide di aprire la Big Stone, studio di registrazione e edizioni musicali. Lo studio ha sede in via San Biagio Dei Librai al centro storico di Napoli. Si occupa inoltre di pubbliche relazioni, comunicazione e di produzioni artistiche, ovvero di tutto ciò che riguarda la fase di pre-produzione: valutare il talento di ogni artista e svilupparne la personalità, sulla base di un lavoro accurato di ricerca del repertorio, di programmazione elettronica, dalle stesure dei brani fino alla fase di produzione vera e propria in studio e realizzazione del master. Diventerà in poco tempo una solida realtà musicale, un punto di riferimento che accoglie tantissimi giovani emergenti. Conosce Angelo Valsiglio e inizia a collaborare con lui nel suo format “Giulietta Loves Romeo” che si tiene ogni anno a Verona e nelle sue masterclass nazionali di conseguenza con la Noveenti, è partner di Castrocaro Terme, seleziona e produce diversi gruppi per Sanremo Rock ogni anno, “Una voce per l’Europa“, Eurovision a San Marino, ecc. Intanto non ha mai smesso di scrivere brani per sé e per le giovani promesse candidate a Sanremo nelle nuove proposte e nei Big, con produzioni proprie. Tra le ultime produzioni bolle in pentola un disco del DJ Matthew Fischer che ha suonato in tutte le discoteche più importanti Nazionali ed estere. Escono ancora produzioni di dischi fisici
DOMENICA 20 MARZO 2022 di giovani interpreti, fra questi il cantautore Mauro Mignosi e Roberto Crespi; un disco de “i Marcellos Ferial” riarrangiato con la voce originale del cantante originario John Mezzadri “Quando calienta el sol”, “Sei diventata nera ” e altri suoi nuovi inediti. Ancora, produce un DVD dell’ opera
29 teatrale ITACA dell’attrice Rosalba Di Girolamo e Mejri Marzouk, un disco di musica da camera del M° Luca De Rosa, una compilation “La mia musica al tempo del Covid” che vede la partecipazione sia di artisti emergenti che affermati, stando sempre vicino ai giovani che giorno dopo giorno scopre, avvalendosi
della collaborazione dell’amico percussionista Tony Cercola che spesso appare come featuring nelle sue collaborazioni discografiche. Massimo, come era abitudine dei più importanti produttori americani, ama trascorrere la domenica nel suo studio, dedicandosi all’ascolto e alle audizioni.
DIANA KÜHNE
PER IL SECONDO ANNO IL TROFEO ITALO KÜHNE ALLA SQUADRA ROMANA DELLO SCI CLUB CZERO6
Nelle finali del Circuito Mastermind, lo sci club romano vince il challege perpetuo intitolato al giornalista sportivo. Assegnati i titoli regionali della categoria Master: vincono Andrea e Aldo Ballabio, la Capuano e Riccardo Sanges. Si sono svolte a Roccaraso le ultime due gare di Gigante del Circuito Mastermind che hanno assegnato alla migliore squadra, il Trofeo Italo Kühne, il giornalista sportivo scomparso nel 2001, organizzate dallo sci club 0.40. Per il secondo anno consecutivo il team romano dello sci club Czero6, ha conquistato il prestigioso challenge perpetuo lasciando al secondo posto il SAI Napoli che per anni ha conservato il Trofeo nella sua bacheca. Dei due giganti in programma, il primo era anche valido per l’assegnazione dei titoli di Campioni Regionali delle categorie Master. Nella categoria Femminile la campionessa regionale di gigante per il 2022 è stata Paola Capuano dello sci club Posillipo. Non poteva deludere Andrea Ballabio del SAI che ha vinto nella categoria Master C ed anche suo nipote Aldo, che corre con i colori dello sci club 0.40 che ha conquistato il titolo regionale nella categoria Master A. Il primo campano tra i Master C è Ric-
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cardo Sanges dello sci club Posillipo che sarà in carica fino al 2023. Nella categoria femminile che comprendeva anche Giovani e Senior, il miglior tempo assoluto è stato fatto registrare da Sveva Limauro dello sci club Vesuvio, mentre tra i master B il più veloce, tra tutti i concorrenti è stato Matteo Covatta dello sci club Senigallia del comitato umbro-marchigiano. Pier Michael Vitto Massei del SAI ha vinto nella categoria giovani Senior. Nel secondo gigante di giornata la classifica è stata praticamente la fotocopia della prima gara con i vincitori di categoria, ma con qualche piccola
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variazione sui podi nelle piazze d’onore. Nel week end sono in programma altre due gare che mettono in palio due trofei intitolati ad altrettanti indimenticabili protagonisti dello sci napoletano del secolo scorso, Emilio Buccafusca e Egidio Amato. Coetanei di Italo Kühne erano tre amici nella vita e nello sport e come dirigenti e appassionati hanno avuto il merito di costruire le basi in Campania di sodalizi sportivi che ancora oggi sono una fucina di campioni. Le gare sono organizzate dallo sci club 0.40, presieduto dal figlio di Emilio, Stefano Buccafusca.
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MAYA REGGI E RAFFAELLA SPIZZICHINO
VI EDIZIONE AQUA FILM FESTIVAL 2022
In giuria Remo Girone, Regina Orioli, Andrea Roncato e tanti altri. Oltre cinquanta opere in concorso da tutto il mondo e il primo lavoro di Michelangelo Antonioni, il doc ‘Gente del Po’ Si tiene, in presenza alla Casa del Cinema di Roma l’8 e 9 aprile e in streaming su MyMovies dal 14 al 17 aprile 2022 la sesta edizione dell’Aqua Film Festival, rassegna internazionale per lavori dedicati al tema dell’acqua organizzata dall’Associazione Culturale no profit UNIVERSI AQUA. Il festival, a ingresso gratuito fino a esaurimento posti, vuole rappresentare, con lo strumento cinematografico e di documentazione, lo straordinario mondo dell’acqua nei suoi diversi valori, bellezza e per stimolare una maggiore consapevolezza, scoprendo anche nuovi talenti cinematografici nel campo dell’audiovisivo. In programma Corti (massimo 25 minuti) e Cortini (massimo 3 minuti) provenienti da tutto il mondo per raccontare l’acqua in tutte le sue forme. In programma fiction e documentari, videoclip e anche video-ricette. Quattro giorni di film e grandi storie legate alla sostenibilità ambientale del festival diretto e fondato da Eleonora Vallone - pittrice, stilista, autrice, attrice di cinema, televisione e teatro, giornalista ed esperta di metodologie salutistiche in acqua. Quasi cinquanta i lavori in concorso, su più di trecento arrivati al festival: oltre a registi italiani, figurano opere provenienti da Turchia, Paraguay, Spagna e Ungheria, per citarne alcuni. A giudicare i lavori, una prestigiosa giuria formata da Remo Girone (Presidente di Giuria), Regina Orioli, Andrea Roncato, Michela Andreozzi, Luca Manfredi, Jessica Zufferli, Alexandra Celi, Roberto Girometti e Federica Xotti. Il festival si apre con Gente del Po, il primo film documentario (7 minuti) di Michelangelo Antonioni (girato nel 1943 e uscito nel 1947), che racconta le fatiche quotidiane e la vita rassegnata dei pescatori sulle rive del Po. Ripreso nella zona di Porto Tolle, il documentario è stato gi-
rato a bordo di un barcone a vapore, dove trascorre le sue giornate una famiglia polesana, tra miseria, fango e la paura delle piene. Al festival sarà presente anche il regista Pippo Cappellano, che presenterà due suoi documentari dedicati all’acqua: ‘Gym Nuoto’ con la direttrice del festival, Eleonora Vallone e ‘Gli squali dell’isola di Cocos’, un film che è un grido di allarme per questa isola al largo del Costa Rica, santuario per gli squali che percorrono le rotte migratorie dell’oceano Pacifico e con una biodiversità unica al mondo, oggi minacciata dalla pesca di frodo. Tra i lavori in concorso, Y (Water In Guarani), di Cris Arana, dal Paraguay, in anteprima mondiale, la storia di Basilio, abituato alla mancanza d’acqua, all’abuso dell’autorità, alla sofferenza e alla solitudine che la corruzione genera. Intrappolato, come molti altri, nel sistema che regna dove vive. Tra i documentari, L’Aniene e i suoi giganti, di Domenico Parisse: dalle sorgenti dell’Aniene sui Monti Simbruini fino a Roma, il racconto degli acquedotti romani, seguendo il percorso dell’archeologo Thomas Asbj. Un viaggio fra le bellezze naturalistiche e le opere dell’ingegneria romana giunte fino ai nostri giorni. La sezione Aqua & Animation presenta, tra gli altri, l’ungherese Reduction, di Anna Reka Szakaly. La storia di due ragazze che vivono insieme lungo la costa post-apocalittica, condividendo lo stesso obiettivo di raggiungere la sponda opposta nella speranza di una vita migliore... Da quest’anno fa il suo ingresso nella grande famiglia del Festival anche Aqua & Cooking, la sezione speciale dedicata ai cortini che presentano le migliori
ricette di una cucina sostenibile, sia per la provenienza di eco-prodotti Made in Italy che per la creatività della pietanza. La giuria di Aqua & Cooking è capitanata da Alessandro Circiello, chef e presidente della Federazione Italiani Cuochi Regione Lazio. Sempre in ambito gastronomico, sabato 9 aprile saranno presenti alla Casa del Cinema, la Scuola Chef Gourmet diretta da Giulia Steffanina e Padre Pierpaolo Ottone, Padre Spirituale della Federazione Italiana Cuochi dei Caracciolini, che prendono il nome da San Francesco Caracciolo, patrono dei cuochi. Per la sezione Aqua & Music in concorso i videoclip: Il Compleanno di Nino D’Angelo e Jerry di Giancarlo Di Muoio. Grazie alla collaborazione intrapresa con le Scuole e le Università, il festival ha aperto anche un concorso parallelo a quello ufficiale, Denominato Aqua & Students, che avrà come protagonisti Cortini(massimo 3 minuti) realizzati dagli allievi alunni di scuole e università di tutto il mondo. I Cortini potranno essere realizzati con smatphone e dovranno avere come protagonista assoluta l’acqua in tutte le sue forme e funzionalità. Gli archivi delle passate edizioni sono consultabili sul sito www.aquafilmfestival.org. Sarà possibile anche diventare un Aqua Supporter, contribuendo agli importanti scopi di difesa del nostro ambiente, su cui è improntata l’Associazione UNIVERSI AQUA, che organizza questo Festival per gli scopi statutari e altre iniziative di volontariato. Con un piccolo contributo, sarà infatti possibile, oltre a frequentare gratuitamente il workshop annuale per imparare a filmare correttamente dal proprio smartphone, soprattutto contribuire a realizzare gli eventi atti a favorire una tutela e maggiore coscienza del nostro territorio e ambiente, prevenire l’inquinamento e siccità dell’acqua che sta causando gravissimi danni al nostro pianeta. Per diventare un Aqua Supporter seguire le istruzioni al link www.aquafilmfestival.org/chi-siamo/aqua-supporter
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CITTA’ DI CASTELLO, EDITORIA: AL VIA IL PREMIO LETTERARIO “CITTÀ DI CASTELLO” PER GIOVANI TALENTI
L’Associazione Culturale Tracciati Virtuali indice la XVI edizione del Premio Letterario «Città di Castello», riservato a opere inedite di Narrativa, Poesia e Saggistica. Il concorso è patrocinato dalla Provincia di Perugia, dal Comune di Città di Castello, dall’Associazione Italiana Biblioteche, dalla Società Dante Alighieri e dalla Federazione Unitaria Italiana Scrittori. Il Premio Letterario “Città di Castello” è una manifestazione annuale a carattere internazionale ideata da Antonio Vella e riservata agli scrittori di ogni fascia d’età, anche ai non residenti nel nostro Paese purché le opere pervengano in lingua italiana. Il Premio è diventato nel corso degli anni uno dei concorsi letterari di riferimento nel panorama culturale italiano, e ha contribuito a promuovere talenti di notevole caratura. Il concorso, a tema libero, è diviso in tre sezioni: Narrativa, Poesia e Saggistica, alle quali si può accedere solo con opere inedite, che dovranno essere tali sia al momento dell’iscrizione che al momento della premiazione finale. La quantità di pagine (circa 2.000 caratteri cad.) per la sezione Narrativa dovrà essere compresa tra un minimo di 50 pagine e un massimo di 180; per la sezione Saggistica il quantitativo minimo dovrà essere di 60 pagine per un massimo di 200; per la sezione Poesia, le raccolte dovranno contenere un minimo di 25 poesie per un massimo di 60. Il Premio prevede anche due sezioni speciali: “Mondi e Culture sulle sponde del Mediterraneo”, che ha come obiettivo quello di promuovere l’interazione tra la cultura italiana e quella araba, e “Riprendiamoci il futuro”, dedicata agli studenti degli Istituti Superiori. Il Premio Letterario “Città di Castello” si avvale di una giuria altamente qualificata, nominata e coordinata dall’Associazione Culturale Tracciati Virtuali, ed è da sempre presieduta da Alessandro Quasimodo, critico letterario, attore e regista teatrale. Ogni anno diverse personalità del mondo della letteratura, del giornalismo, del cinema e della cultura si avvicendano per scegliere con la massima professionalità gli scrittori da premiare.
Tra tutti i lavori pervenuti saranno selezionate 20 opere per ognuna delle tre sezioni principali; di queste soltanto 10 saranno ammesse alla cerimonia finale di premiazione. Nel corso del 2022 si svolgeranno inoltre numerose iniziative collaterali connesse al mondo della poesia e della letteratura, presentazioni, convegni, seminari ma anche mostre d’arte e di fotografia. Il primo evento, il lancio della XVI edizione 2022 del Premio Letterario “Città di Castello”, è previsto per il giorno 23 marzo alle ore 17:30 presso la Società Dante Alighieri, sede centrale di Roma - Sala del Primaticcio di Palazzo Firenze in piazza Firenze, 27. I partecipanti: Alessandro Masi (Segretario Generale della Società Dante Alighieri), Antonio Vella (editore e promotore del Premio Letterario Città di Castello), Luca Secondi (Sindaco di Città di Castello), Michela Botteghi (Assessore alla Cultura del Comune di Città di Castello), Osvaldo Bevilacqua (giornalista e conduttore di programmi televisivi), Anna Kanakis (attrice e scrittrice), Claudio Pacifico (Ambasciatore d’Italia e saggista), Benedetta Rinaldi (giornalista Rai e conduttrice del programma “Elisir”), Alfonso Pecoraro Scanio (Presidente Univerde), Mauro Macale (Vicepresidente della Federazione Italiana dei Club e Centri per l’Unesco), Claudio Mattia Serafin (docente alla Luiss e scrittore) e Pier Luigi Vercesi (inviato speciale del Corriere della Sera). Organizzatore: Antonio Vella Sezioni: Narrativa/Poesia/Saggistica (opere inedite) Termine per l’invio delle opere: 30 giugno 2022 Data premiazione: 29 ottobre 2022 . Giuria: Alessandro Quasimodo (Presidente di giuria), Osvaldo Bevilacqua, Maria Borio, Giulio Ferroni, Anna Kanakis, Daniela Lombardi, Mariangela Mandia, Alessandro Masi, Luciano Monti, Claudio Pacifico, Antonio Padellaro, Alfonso Pecoraro Scanio, Benedetta Rinaldi, Marinella Rocca Longo, Claudio Mattia Serafin, Pier Luigi Vercesi e Giovanni Zavarella.
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ANITA CURCI
ARRIVA IN LIBRERIA “CACCIA ALLE STREGHE” DI LUIGI ANGELINO, EDIZIONI STAMPERIA DEL VALENTINO
L’operato dell’Inquisizione, paradossalmente definita “santa”, rappresenta uno dei passi più oscuri e aberranti della storia europea, sostenuta dalla forma più fanatica e deviata dell’apostolato cristiano. L’argomento è approfondito in un volume di 94 pagine scritto da Luigi Angelino e edito da Stamperia del Valentino (collana I Polifemi), dal titolo “Caccia alle Streghe - Le follie dell’Inquisizione, da Giovanna d’Arco al noce di Benevento. La lotta umana per la conoscenza e il mito di Faust”. Il “Malleus Maleficarum”, un capolavoro di idiozia e di malvagia superstizione, è il compendio dell’orribile “caccia alle streghe” che, al di là delle sue terrificanti manifestazioni, viola il principio del “femminino sacro” di classica memoria, abbracciando ogni contesto sociale e culturale del Vecchio Continente, come ben testimoniano la triste vicenda di Giovanna d’Arco, condannata, riabilitata postuma e perfino santificata, e la leggenda popolare del “noce” di Benevento. Ma non tutto è perduto: l’uomo è, comunque, destinato a lottare per la conoscenza ed a recuperare l’antica sapienza, confrontandosi con i propri demoni interiori. Nella stessa epoca tardo-medievale nasce il mito del Faust, che troverà in Goethe, alcuni secoli dopo, la sua espressione letteraria più compiuta. Sul tema, e in particolare sulla leggenda di Benevento, “città delle streghe”, diffusa in tutta Italia come quella del famoso
noce sotto cui le malefiche si incontravano per celebrare il sabba e l’adorazione del diavolo, la casa editrice sta elaborando un altro importante approfondimento in prossima uscita. L’autore Luigi Angelino nasce a Napoli, dove si laurea in Giurisprudenza. Nel 2017 pubblica il romanzo “Le tenebre dell’anima”, nel 2018 la sua versione inglese “The darkness of the soul” e la raccolta di saggi “I miti: luci e ombre”. Nel 2019, il thriller filosofico-teologico, “La redenzione di Satana I-Apocatastasi”. Nel 2020, “L’arazzo dell’apocalisse di Angers” e “Pandemia-il mondo sta cambiando”, nonché il racconto dedicato a
sua madre “Anna”. Nel 2021 ha prodotto “Nel braccio di Orione”, un viaggio onirico attraverso il sistema solare, “La redenzione di Satana II-Apostasia”, “La ricerca del divino”. Nello stesso anno è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica italiana. La casa editrice Editore dal 2002, Paolo Izzo, alter-ego della Stamperia del Valentino, gestisce con estremo rigore le scelte editoriali della sua “creatura”. Il risultato è un catalogo di alto profilo sia nell’ambito della cultura napoletana, che in quello della produzione di stampo umanistico, esoterico e storico. La Stamperia del Valentino vuole riportare all’attenzione del pubblico la Napoli colta, folkloristica e letteraria. A tal proposito seleziona opere rivolte al curioso colto come allo studioso, con un occhio all’originalità e completezza dei temi proposti. La collana – I Polifemi Il ciclope Polifemo - che sembra risiedesse nella napoletana isoletta di Nisida - dovette il suo nome alla propensione al “molto parlare”. Un chiacchierone, dunque, stando all’etimo greco polì-femì. Questa collana mutua dal mitico personaggio omerico l’interpretazione più nobile di quel nome, intendendo proporre libri piccoli (nei costi e nel formato) ma che “hanno molto da dire” e che quindi vale la pena di “ascoltare”.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
DISCARICA SULLA CIRCUMVALLAZIONE ESTERNA
All’uscita di Casoria sacchi della spazzatura, materassi e divani invadono la corsia. Borrelli : “Pericoloso per gli automobilisti e l’ambiente. Chiesti urgenti interventi di bonifica ma serve attività di prevenzione.” La circumvallazione
esterna di Napoli in prossimità di Casoria è nuovamente invasa dai rifiuti. Come segnalato da un automobilista al Consigliere Regionale di Europa Verde Francesco Emilio Borrelli, i rifiuti sono accumulati lunga la banchina ma ad un certo punto, arrivati all’uscita Casoria, nasce una vera e propria discarica, che include sacchi della spazzatura ed anche divani e materassi, che invade la corsia. “Abbiamo richiesto urgenti interventi di bonifica anche perché questa situazione, oltre a rappresentare un pericolo ambientale, crea disagi ed ostacoli pericolosi per automobilisti e centauri. Non è la prima volta che ci troviamo a denunciare un simile scempio e non sarà certo
l’ultima se non si cominciano a prendere contromisure preventive in modo da incastrare e punire gli incivili e gli inquinatori sui quali va applicato il metodo della tolleranza zero.” - ha dichiarato Borrelli.
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PREMIO GIORNALISMO “FRANCESCO LANDOLFO” TEATRO AUGUSTEO ANGELO PINTUS “NON È COME SEMBRA”
Con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime della guerra in Ucraina si è aperta la decima edizione del premio di giornalismo “Francesco Landolfo”, dedicato alla memoria del vicedirettore del “Roma”, segretario dell’Ordine dei giornalisti della Campania e fondatore dell’Arga Campania, venuto a mancare 16 anni fa. Doverosamente, il presidente dell’Istituto di Cultura Meridionale, l’avvocato Gennaro Famiglietti, console onorario di Bulgaria, ha tracciato il quadro della situazione internazionale e ha fatto il punto sulle iniziative di accoglienza e solidarietà. Gremita, nel rispetto della normativa anticovid, la splendida sala di Palazzo Arlotta, sede dell’Istituto. Al tavolo dei relatori il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli; il direttore del Roma, Antonio Sasso; il segretario del Sindacato Unitario dei giornalisti della Campania, Claudio Silvestri; il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli; e Geppina Landolfo, figlia di Franco e presidente dell’Arga Campania. Presenti anche la moglie di Landolfo, la signora Francesca Fimmanò, e la figlia Adelia. Nel suo intervento Bartoli, per la prima volta in visita in Campania dalla sua elezione, ha sottolineato quanto sia importante una corretta informazione in tempi di guerra, così come lo è stata durante i tempi più difficili della pandemia. Poi spazio ai ricordi nelle parole del direttore Sasso, del presidente Lucarelli e del segretario Silvestri, che ha portato i saluti del presidente della Fnsi, Beppe Giulietti. E negli interventi dei colleghi Gerardo Ausiello, Enzo Colimoro, Umberto Belpedio e Antonella Monaco. Geppina Landolfo ha portato i saluti del presidente di Unaga, Roberto Zalambani. Nell’occasione è stato ricordato l’anniversario del Mattino, che compie 130 anni. Tredici i premi assegnati nelle diverse categorie. Carta stampata (ex aequo): “Allo sportello del cielo” di Fabrizio Geremicca (Extra, Corriere del Mezzogiorno), “La magia del mare pulito, l’uomo sporcherà ancora” di Teresa Palmese (Metropolis). Menzioni speciali a “A tavola la confusione è servita” di Giuseppe Giorgio (Roma); “IngannaPastore, la vite che promette miracoli” di Gianrolando Scaringi (Il Mattino). Radio-televisione (ex aequo): “Bioplastica biodegradabile per i retini per l’allevamento delle cozze, così salviamo il mare” di Andrea Caruso (Buongiorno Regione, Tgr Campania); “Svendita del litorale, la pineta di Varcaturo e la vecchia foce nelle mani di un privato” di Gaetano Pragliola (TeleClubItalia). Menzioni speciali a “La colatura di alici di Cetara diventa Dop” di Roberto Esse (Sapori in Tv, Piuenne); “La Terra dei Fuochi continua a bruciare” di Alice Martinelli (Le Iene Show, Italia 1). Web (ex aequo): “G20 a Napoli, il ministro di Biden a San Giovanni: «Qui c’è la vera fonte d’ispirazione»” di Giuliana Covella (Il Mattino.it), “Ornitologi sull’Appennino campano: gli uccelli stanno perdendo la bussola” di Pasquale Raicaldo (Repubblica.it). Menzioni speciali a “Decarbonizzazione, utopia o realtà” di Ada Vittoria Baldi (NewsExpress.it) e “Sequestrati negli alvei fusti tossici e carcasse di animali a Marigliano” di Gabriella Bellini (La Provincia online). Targa Gianpaolo Necco a “Il Future Food Institute e la valorizzazione del miele del Cilento” di Domenico Letizia (Cook magazine). Il premio è indetto dall’Ordine dei Giornalisti della Campania, dal Sindacato Unitario Giornalisti della Campania, dal quotidiano “Roma” e dall’Arga Campania con il patrocinio morale dell’Ordine nazionale dei Giornalisti e della Federazione nazionale della Stampa.
Aperte ufficialmente le vendite del nuovo spettacolo di Angelo Pintus, in scena martedì 3 maggio 2022 a Napoli, al Teatro Augusteo in Piazzetta Duca D’Aosta 263. Angelo Pintus, dopo i clamorosi successi teatrali e televisivi, torna a Napoli con “Non è come sembra”, uno spettacolo che promette una serata indimenticabile di risate. Al riguardo Pintus ne anticipa il tema: «Cosa ci nascondono e perché, ma soprattutto chi? Dove ho messo le chiavi della macchina? Chi è il mio vero padre, ma soprattutto dove ho messo le chiavi della macchina?! C’è confusione, sarà perché ti amo? Sì, assolutamente, o forse no? Qual è la vera risposta a una domanda che forse non esiste? Ora vi starete chiedendo “ma cosa diavolo c’è scritto?”, beh è la stessa domanda che mi sono fatto io rileggendolo. Non vi dirò di che cosa parla questo spettacolo, se volete venire venite, altrimenti Bau. Ricordo a tutti gli adulti che è assolutamente vietata l’entrata in teatro per chi arriva in monopattino».
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L’INNOCENZA OLTRE LE NUVOLE
(Dedicata agli Ucraini e ai popoli dov’è in corso “la terza guerra mondiale a pezzi”)
di Antonio Botta Ed esplodono ancora bagliori d’odio a inorridir vergini occhi. Ogni giorno ha le sue mattanze, la sera spettrali silenzi, il cuore le rare speranze. Avvolge l’Ucraina cappa mortale, d’intorno massacri atroci, uncini conflitti in lacerate carni, sangue d’infanti rappreso su nivee strade. Immani croci donne e bimbi sorreggono, su faticosi calvari anime erranti mani tese cercano e cuori accoglienti, a sé stringendo di domestica vita pochi frammenti. Treni in partenza recidono legami d’amore, su vetri opachi manine tenere imprimono sigilli d’affetto bagnati da rivoli di dolore. Restano lì gli uomini, tra fragori di scempi, a lottare per terra devastata, ove corpi sterminati cadono qual alberi da fulmini schiantati e in strazi sogni di pace svaniscono nell’ombra del nulla. Risuona il vento di sospiri e lamenti, ultimi ansimi di vita al Ciel spingendo per ferire dell’eterno Padre il cuore piangente, che a Caino chiede conto del fratello con la voce del Vicario di Cristo in terra. Grida, uomo, alla tua coscienza che oltre le nuvole l’innocenza è volata per indicarti una via! Nessuno cresce troppo per capire del nostro tempo la follia.
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