DOMENICA 27 FEBBRAIO 2022
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Settimanale di Informazione
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ANNO XXII - N° 09 - DOMENICA 27 FEBBRAIO 2022
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LA RIVOLUZIONE MANCATA
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L’EDITORIALE DI NANDO TROISE
FUCCIO 3 ANNI FA RIVOLUZIONE MANCATA CHE HA RESO I CASORIANI PIÙ FAZIOSI
Quella mattina a Casoria c’era il sole. Nello studio del Notaio di via Taverna Rossa, tra Casavatore e Casoria ed anche un po’ Napoli, arrivano 14 consiglieri comunali. Ed è rotta da un vocione che pare dirigere il traffico: “Di qua, di qua, venite di qua!”. Si sbraccia Giovanni Del Prete mentre colloca per le firme i consiglieri comunali: un Caronte che smista anime in pena. Annoto con scrupolo, ma non capisco. Non ho gli elementi per rendermi conto che quella mattina del 28 dicembre 2018 sto assistendo alla conferma di un metodo purtroppo non solo più casoriano: giudiziario e mediatico. Quando, oltre tre anni dopo, mi ritrovo davanti quel conosciuto consigliere comunale con astuzie da commissario messicano ed eloquio da presepe vivente, il metodo è perfezionato. E molte cose sono cambiate. E DA NOI: ve lo racconto quel periodo. Pasquale Fuccio ha governato la Città di Casoria per 922
Tutto cominciò a Casoria a dicembre 2018: il notaio riceve da 14 consiglieri comunali 14 dimissioni. E parlarono a nome di Casoria. giorni, avendo battuto al ballottaggio il boicottato dalla sua stessa coalizione Giuseppe Santillo. L’operato dell’amministrazione mista tra Pd e liste civiche di centro destra è stato deludente. Le attese di legalità e trasparenza non hanno avuto riscontro nei fatti; le motivazioni che portarono allo scioglimento dell’amministrazione comunale a guida Casillo & Carfora non hanno prodotto un’opera di rinnovamen-
to da parte di Pasquale Fuccio e degli assessori che avrebbero dovuto governare il territorio. In quei mesi di gestione della cosa pubblica da parte di Pasquale Fuccio i movimenti politici di opposizione presenti nel Consiglio Comunale ma anche alcuni facenti parte sia della maggioranza che della stessa Giunta Municipale hanno più volte comunicato alla Città le loro critiche. E’ veramente strano che le aggregazioni politiche che hanno governato Casoria per tanti anni si posero, a dicembre del 2018, in vista delle elezioni amministrative del 26 maggio, come alternativa valida, come se i cittadini non li conoscessero, non ricordassero il malgoverno del territorio con tre scioglimenti di Consiglio Comunale con dimissioni davanti ad un notaio, uno scioglimento per infiltrazioni camorristiche, un Sindaco, Salvatore Graziuso, non ricandidato nonostante avesse governato per l’intero
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DOMENICA 27 FEBBRAIO 2022 mandato di 5 anni, un Sindaco progressista, Franco De Luca, caduto nell’approvazione del bilancio ecc.ecc.ecc. L’operato dell’amministrazione di Pasquale Fuccio, caduta anche essa in uno studio notarile con le dimissioni di 14 consiglieri (9 di opposizione e 5 di maggioranza), non può legittimare la demagogia di chi, non solo ha infestato il degrado di Casoria, ma non ha mai avuto il coraggio di fare autocritica e costruire un percorso di partecipazione nuovo che ascoltasse le richieste dei cittadini in questa martoriata Città. 922 giorni PRIMA consigliammo al Sindaco di Casoria, avv. Pasquale Fuccio, un programma su cui costruire un dibattito volto ad esprimere delle idee, di mettere al centro delle proposte onde poter realizzare i suoi progetti elettorali. Nessuna risposta né da parte del Sindaco né alcun esponente politico si è interessato a quelle proposte. E’ importante ricordarne qualcuna: la costruzione di un piano regolatore impostato al recupero degli spazi inutilizzati e delle aree dismesse e in cui venga sancito l’impossibilità di costruire ancora; Proponemmo il cambio di tutti i dirigenti della macchina comunale, da scegliere con regolari e trasparenti bandi di concorso: Chiedemmo la valorizzazione dei dipendenti comunali per la gestione del verde e per la realizzazione di progetti di riutilizzo delle aree dismesse; Proponemmo lo scioglimento della fallimentare “Casoria Ambiente” e la costruzione di una società pubblica per la gestione dei rifiuti e la pulizia delle strade, i cui dirigenti vengano scelti con regolare e trasparente bando di concorso; Suggerimmo IL BILANCIO PARTECI-
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PATIVO; Proponemmo la costruzione di un organo di partecipazione in cui valorizzare le idee dell’associazionismo e dei sindacati; Suggerimmo al Sindaco ed all’Assessore alle politiche giovanili una carta studenti che agevoli gli studenti ad accedere ai consumi culturali; un organo di partecipazione giovanile formato da associazioni territoriali, comitati studenteschi delle scuole; Suggerimmo di non chiudere lo Stadio San Mauro tenendolo otto mesi chiuso in attesa dell’apertura dei cantieri per le Universiadi ma, anzi, nel frattempo che ciò avvenisse e cioè da luglio alle UNIVERSIADI utilizzarlo per organizzare eventi sportivi compreso l’atletica leggera; Chiedemmo al Sindaco la valorizzazione del centro storico e la valorizzazione della Città come luogo di turismo religioso; (lasciamo stare ogni commento sulla loro cosiddetta “via dei Santi”). Suggerimmo all’Assessore alla Sicurezza Sociale ed all’Assistenza Sociale la organizzazione di SALOTTI SOCIALI. Organizzare ogni tre mesi, all’esterno della sede comunale, incontri con i cit-
tadini, specie quelli più bisognosi, raccontando ciò che si è fatto e quanto si è intenzionati a fare. Anche a Pasquale Fuccio, ricordando la sua passione giornalistica in giovane età, gli chiedemmo di applicare nel campo della comunicazione l’applicazione della legge 150 del 2000; una legge dello Stato Italiano che suggerisce a tutte le Pubbliche Amministrazioni di dotarsi di un Ufficio Stampa, Informazione e Comunicazione. Scrivemmo al Sindaco di Casoria, avv. Pasquale Fuccio, pochi giorni dopo la sua elezione, di utilizzare il personale comunale in virtù delle proprie capacità ed attitudini. NON UNO SOLO di questi suggerimenti, dati solo nell’interesse della mia, sua e nostra Città FU ASCOLTATO. Naturalmente dopo di lui c’è stata la gestione commissariale di Santi Giuffrè da Milano, una campagna elettorale vinta dall’avvocato Raffaele Bene e, tanto per non cambiare, neanche i successori hanno preso in considerazione uno solo dei suggerimenti o proposte fatte al Sindaco Fuccio. Adesso ci avviamo ad una stagione caratterizzata da tante sigle, PUC, PICS, PNRR, credetemi, con situazioni politiche, amministrative ed anche elettorali così in evoluzione, difficile seguirle attraverso un settimanale. Cercheremo di essere utili ai nostri lettori pubblicando oltre gli approfondimenti di questo nostro settimanale anche notizie sul nostro portale di informazione www. casoriadue.it ed anche collaborando con i tre quotidiani Il Mattino, Roma e Cronache di Napoli, la web tv Nano TV ed altri. Alla prossima.
Piazza Benedetto XV, 5/A 80026 Casoria (NA) itegas.srl@libero.it Tel. 081. 757.31.07 338.490.71.90 339.415.87.00
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ZEUDI DI PALMA, DI SCAMPIA, ELETTA MISS ITALIA 2021
SE LO SPLENDORE ESTETICO SI FONDE CON LA BELLEZZA DEL CUORE
Una ragazza di Napoli, 20 anni, Zeudi Di Palma, è stata eletta Miss Italia 2021. Proclamata la più bella d’Italia nel corso della diretta sulla piattaforma Helbiz Live dal Casinò Italia 2021, dopo aver già conquistato la fascia di Miss Napoli. Al di là della fascinosa bellezza mediterranea, bruna, alta, snella, occhi neri, lucenti, sguardo espressivo e sorriso smagliante, ha sorpreso buona parte dell’opinione pubblica per il fatto che lei sia cresciuta e abiti a Scampia, il quartiere dell’area nord di Napoli, reso noto a livello mediatico anche dalla serie TV “Gomorra” per le faide tra i clan camorristici. Ciò richiama alla memoria la nota frase evangelica riferita a Gesù pronunciata da Natanaele: “Da Nazaret può mai uscire qualcosa di buono”? La studentessa di sociologia alla Fedrico II, solo perché proveniente da un territorio marchiato con lo stigma di zona malfamata, ha destato meraviglia, quasi a dire appunto: “Ma da Scampia può mai uscire qualcosa di buono”? Insomma, i pregiudizi, le ostilità preconcette, le generalizzazioni sono dure a morire! La madre di Zeudi,signora Mariarosa, intervistata nella trasmissione “Porta a porta”, condotta da Bruno Vespa, ha dichiarato di essere ancora più contenta del traguardo della figlia, perché la vittoria contribuisce a sfatare la falsa convinzione che a Scampia tutti siano delinquenti e dediti ad attività illegali. “Quando cercavo un lavoro” ha affermato “non dovevo assolutamente dire di abitare a Scampia, per avere la speranza di essere assunta”. Zeudi, che da ragazzina ha vissuto in un contesto familiare non agiato, perché il padre abbandonò la famiglia, è riuscita, grazie ai sacrifici materni - operaia in un’azienda di materiali elettrici di Poggioreale – e alla propria caparbia volontà, a diplomarsi al liceo scientifico Vittorini con la votazione massima: 100 /100. Mariarosa, donna forte, di alto profilo etico, non ha pensato solo a spalancare agli occhi dei figli orizzonti radiosi di onestà, di probità, di serietà, di traguardi da raggiungere fidando nelle loro forze, senza lasciarsi ammaliare dalle “sirene”che invitano ad ottenere facili guadagni in maniera illegale, ma
Mariarosa, la madre di Zeudi, ha fondato l’associazione “La lampada di Scampia”, di cui la figlia è Presidente, per offrire ai ragazzi del quartiere una opportunità di crescita culturale, civile e sociale. ha anche provveduto, fondando l’associazione “La lampada di Scampia” , di cui la figlia è Presidente, a offrire ai ragazzi a rischio di Scampia una opportunità di crescita culturale, civile e sociale, per porre le basi di un progetto di vita da costruire con le proprie doti ed energie interiori, sostenuti e incoraggiati da cuori d’oro, da mani aperte e accoglienti, da persone che seminano speranza e alimentano fiducia. Sì, Scampia è abitata da tanti giovani come Zeudi, da molti genitori come Mariarosa, che nel silenzio, nel nascondimento educano e operano per il bene, per la giustizia, in un clima di coerenza eroica, fedeli ai valori in cui fortemente credono. “Mamma, dove sta mamma?” ha chiesto Miss Italia ai tanti che l’attorniavano non appena è giunta nel quartiere, quando è scesa dall’auto con la sua corona in testa e la fascia Si guardava intorno, poi gliel’hanno indicata, è corsa, allora, immediatamente verso di lei e l’ha abbracciata in un impeto di gioia. Una scena
commovente, di forte impatto emotivo: che cosa ha voluto esprimerle con quel forte abbraccio? “Grazie, mille volte grazie, mamma! Sono salita sul podio più alto, sono stata proclamata la più bella d’Italia, anche perché hai reso bello, bellissimo soprattutto il mio cuore, per avermi accompagnata nell’avventura di essere figlia, fornendomi esempi di resilienza, di capacità di affrontare le difficoltà senza cedere allo sconforto e alla rassegnazione; mi hai reso bellissima con il tuo coraggio, con la fiducia che hai mostrato in me, spronandomi a superare gli ostacoli senza perdermi d’animo; grazie per avermi fatto capire che con la tenacia ci si può liberare dai condizionamenti dei profeti di sventura, di chi dice che a Scampia regnano solo lo squallore, la marginalità degradante e che il destino infame è già segnato. Mi hai donato la tua bellezza, mamma, quella più affascinante, che si manifesta, certo, anche nel mio aspetto esteriore, ma soprattutto quella bellezza di chi crede fermamente nei diritti che devono essere riconosciuti a tutti e fa di tutto per realizzarli: il diritto ad una vita dignitosa, alla gioia, all’istruzione, al lavoro, alla libertà, alla voglia di mettersi in gioco, il diritto a provarci, senza impedimenti, a credere in se stessi e a potenziare le proprie doti per trasformare i i propri sogni in realtà, e, infine, il diritto a valorizzare la preziosità delle cose belle presenti nel nostro ambiente di vita.” Di questa bellezza, mamma, che tu hai coltivato in me, io sono, in particolar modo, fiera”! Per questi motivi, lei ha dedicato la vittoria alla madre. I mezzi di comunicazione diano spazio anche a questi giovani, non solo mostrando e additando quelli che “si bucano” “sballano”, ubriachi di sesso e noia, quelli che sparano e uccidono per rapinare. Zeudi, ne sono certo, sarà modello , per le sue coetanee, non solo per la sua bellezza estetica, ma anche per il fascino che emana il suo mondo interiore, che non sfiorirà con il passare del tempo, una bellezza che incanta e incanterà ancora di più. Sarà capace di portare la corona della vittoria con dignità, fierezza e letizia. Ad maiora, Zeudi!
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MARIA CRISTINA ORGA
IO RACCONTO STORIE magazine
GIANFRANCO COPPOLA: UNA VITA DA RACCONTASTORIE Salernitano, classe, 1961, Gianfranco Coppola, storico caporedattore RAI, segretario dell’Ordine dei Giornalisti della Campania e padre nobile dei giornalisti sportivi è stato il primo giornalista campano ad essere eletto con un’ampia maggioranza presidente nazionale dell’USSI (Unione Stampa Sportiva Italiana) ed è uno dei volti televisivi più familiari al grande pubblico del piccolo schermo e agli appassionati di sport e di calcio in particolare. Segnato dal marchio di fabbrica della passione, della lucidità e della tenacia propri dei nati sotto il segno della Vergine, fin da bambino ha sentito che il suo posto nel mondo era stare alla finestra dell’attualità da cui affacciarsi per raccogliere le storie e raccontarle agli altri. Un narratore di tale calibro non poteva proprio mancare tra i protagonisti della nostra rubrica. E allora, che il racconto abbia inizio! Dottor Coppola, uno dei suoi “giochi” preferiti da bambino era comporre dei personalissimi giornali. Ci racconta da dove nasce la sua passione per il giornalismo? Proprio recentemente ho ritrovato un po’ di “giornalini” che scrivevo alle scuole medie, perché dei primissimi, quelli risalenti alle elementari, esiste una sol copia che conserva mia madre. Sia per altri sport che per le partite di calcio, scrivevo il mio articolo e poi lo completavo attaccando sul foglio le foto che ritagliavo dai quotidiani e dalle riviste. Ho sempre desiderato fare quello che faccio, non ho mai immaginato di poter svolgere un altro lavoro. Da dove è nata questa passione? eppure in famiglia non avevamo nessun parente giornalista. Probabilmente da un amico di mio padre che faceva il capo redattore del Roma a Salerno e a me piaceva il fatto che lo chiamassero sui telefoni fissi, o al ristorante, o a casa per dirgli che avevano ammazzato uno, o era successa un’altra cosa degna di notizia, eccetera. Questo stare al centro dei fatti in anticipo, per uno malato di curiosità come me era una cosa incredibile. Che bambino era lei? Ero molto tranquillo. Difficilmente perdevo la pazienza. Non ero mai lamentoso, mi accontentavo di pochi giocattoli. Non sono stato viziato, anche perché ero secondo figlio e il primo aveva avuto già
Innamorato del giornalismo fin dall’infanzia, appassionato cronista sportivo, inesauribile narratore, instancabile sognatore, raddrizzatore di torti, maestro di fair play, lo storico caporedattore della TGR si racconta per noi tutto, quindi… Che letture faceva da bambino? Mi piacevano molto i libri di avventura, Emilio Salgari, per esempio e i fumetti i cui protagonisti erano soli contro tutti, Batman, Zagor, i giusti che affrontavano i cattivi quasi a mani nude. Non mi piacevano quelli troppo tecnologicamente armati o quelli come Diabolik che riusciva sempre a beffare tutti. Invece quelli che piacevano a me puntavano sull’intelligenza, sull’astuzia, sul coraggio. Intelligenza e coraggio, conoscenza dei propri limiti e voglia di superarli sono poi state le sue linee guida. Ancora oggi, l’unica soddisfazione che provo con grande gioia è quando difendo con veemenza davanti ai poteri delle testate nazionali o quant’altro qualche collega che ritiene di aver subito un so-
pruso o un torto, perché io non accetto che qualcuno possa pensare di essere più importante di un altro solo perché lavora per una testata più prestigiosa. Anzi, è un fatto che mi dà grande fastidio. Vivo sempre su questa mia linea. Lei è un raddrizzatore di torti. Sì, brava. Proprio così. Torniamo a raccontare gli esordi: dopo i giornali artigianali, che piega ha preso la storia? Al liceo collaboravo con una radio locale, la radio dei circoli San Paolo italiani, ANSPI, erano i circoli dei Paolini, quelli che poi hanno editato nel tempo riviste importanti diventando Edizioni San Paolo. Loro furono tra i primi a capire l’importanza della radio privata. Io ero ancora minorenne e facevo un programma che raccontava gli altri sport, non il calcio, ma l’atletica, l’hockey su pista e altri. Per procurarmi i risultati, andavo nell’impianto comunale di Salerno, dove l’addetto comunale mi spiegava tutti i risultati delle squadre, io li copiavo tutti a penna e poi li dicevo per radio. Lo sport è stato sempre la mia passione. anche gli sport olimpici, non solo il calcio. Lei ha praticato qualche sport? Sì. Pugilato. A livello provinciale. In quale categoria? Pesi medi. Il mio maestro era Mario Santucci. Il direttore sportivo era Ciro Sapere, una scuola di vita. Mi ha insegnato il rispetto per le persone. Cosa le piaceva del pugilato? Andavo lì a fare dei servizi, mi piaceva questo sport di sacrificio ma anche di grande intelligenza e poi dopo aver combattuto con l’avversario si diventava grandi amici. Poi mi ritirai perché mi dissero che a furia di fare a pugni mi avrebbero spaccato il naso. Cosa le ha insegnato la boxe? La lealtà. Perché tu non devi dare colpi scorretti per vincere e poi la capacità di soffrire, perché le botte fanno male, ma bisogna imparare a prenderle. Quindi la boxe l’ha aiutata a prenderle. Quand’è che le ha prese sul ring? C’era un dilettante di 23-24 anni, si chiamava Capodrise. In quell’occasione volai fuori dalle corde Metaforicamente parlando, invece, quando la vita le ha fatto un mazziatone inaspettato?
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8 Lavoravo a “Il Mattino” ed ero molto contento. Ma oggi nelle grandi aziende sei una matricola. A quei tempi prevaleva il lato romantico, il piacere di fare tardi la notte in redazione senza guardare l’orologio. Invece pensiamo a cos’è l’editoria oggi: quando giornali radio, televisioni sono in difficoltà che cosa fanno? Licenziano. Anche se tu per tutta la vita ti sei impegnato a lavorare, quando c’è un problema aziendale tu sei una matricola come tutte le altre. Quindi negli anni questo lavoro si è disumanizzato. Assolutamente sì. Poi la pandemia lo ha definitivamente cambiato. Perché tutti hanno preso a lavorare da casa e la tecnologia ha aiutato, ma di pari passo ha impoverito i rapporti umani. Prima le redazioni erano una famiglia. Si stava più tempo coi colleghi che a casa. Oggi si manda il pezzo e basta. Non c’è più modo di scambiarsi un’opinione, farsi anche uno scherzo, niente. Che differenza c’è tra carta stampata e televisione anche come giornalismo e come rapporto umano tra colleghi? Come giornalismo la televisione ha la capacità di cogliere cosa interessa alla gente a casa e anche la costruzione di un pezzo parte da un particolare che agli altri potrebbe sembrare ininfluente. Quando Meryl Streep venne al Festival di Giffoni, ad esempio, mentre lei era travolta da fotografi, operatori e quant’altro, c’era una signora che sul suo balcone continuava tranquillamente a stendere i panni, come se nulla fosse. Io ero lì e il mio operatore inquadrò prima la signora e poi spostò la camera in basso. Nel paese le persone continuano a vivere la loro vita anche se arrivano i vip. Questo è il senso. È la curiosità che fa la differenza. Se scrivi su un giornale hai tempo di raccogliere tutti gli elementi per fare un buon pezzo e hai il tempo. Ma in televisione no. Io ho seguito l’alluvione di Sarno, con collegamenti a ripetizione, dalle 6 di mattina fino a mezzogiorno. In situazioni così ci vuole grande prudenza, per evitare toni patetici ma anche per dare la giusta allerta alle persone, tutto in diretta. Molta gente non sa che mentre noi giornalisti parliamo in diretta, abbiamo nell’orecchio chi ci dice mille cose “chiudi stringi, hai tre secondi, non si sente dobbiamo collegarci con…” e dobbiamo contemporaneamente continuare a dare correttamente le informazioni come niente fosse. Mantenersi indifferenti e parlare mentre abbiamo questo traffico negli auricolari non è per niente
semplice. Preferisce stare al fronte come inviato o in studio come conduttore del Tg? La popolarità del video paga molto, ma io amavo molto andare tra la gente, raccontare storie, conoscere situazioni. Facendo prima il conduttore stai attento soltanto a come comunicare alle persone, poi il caporedattore come adesso che devi tu guidare le persone, comunicando al meglio quello che hai imparato negli anni, sei sicuramente fuori dal campo. Io ho coordinato le Universiadi del 2019 ed ogni servizio che è andato in onda su RAI2 ecc., era programmato da me. Ma io ho visto una sola gara perché ce l’avevo a cinquanta metri alla Mostra d’Oltremare. Stare sul campo le manca molto, quindi. Moltissimo. Ma ormai non ho più l’età. Nel marzo del 2021 lei è diventato anche presidente nazionale dei giornalisti sportivi, ricevendo ben 50 voti di preferenza. Sì. Tutte le mie cariche sono state elettive, mai di nomina. Chi viene nominato appartiene ad una cordata, chi viene eletto gode della stima dei colleghi. A proposito dei nominati che arrivano e dei talentuosi che restano in ombra: nel tempo il trend secondo la sua esperienza è migliorato o peggiorato? Peggiorato. Per un motivo molto semplice: quando io ero giovane sapevo scrivere e c’era un capo dello sport de Il Mattino il quale disse che, avendo collaborato con il Guerin Sportivo eccetera era ora di assumermi. A quel tempo ognuno che veniva assunto aveva una maglia politica, però capitava anche di prendere quello immodestamente bravo. Anche in RAI si faceva così: mettiamo un democristiano, un comunista, un socialista… …e uno bravo. …era un vecchio modo di fare. Oggi è peggio, perché uno bravo ha solo la speranza di essere un bravo collaboratore, niente i più. Ed è un vero peccato perché abbiamo tanti talenti, che hanno fatto studi impegnativi e sacrifici, ma poiché non frequentano segreterie politiche devono piegarsi a fare altre cose. Questo mi amareggia ancora tantissimo, anche se io sono ormai in dirittura d’arrivo… Come si fa ad invertire la tendenza? È importante capire che questi nuovi mezzi di informazione, come il canale YouTube che ognuno se lo fa per sé possono essere una svolta se lo riempi di contenuti, perché saranno prescelti per qualità. E c’è qualcuno che se ne accorge. Non
voglio scoraggiare nessuno, ma quello che oggi può pagare di più è la comunicazione. Se dovessi dare un consiglio a qualcuno gli direi di diventare un ottimo comunicatore. Capire i tempi, guardare la gente, parlarci, realizzare foto urbane. Secondo lei, la carta stampata può avere un futuro di riscoperta come i vinili, o sparirà del tutto? Può avere un futuro come giornale di commenti con pochi fogli, come in America, dove non esiste un quotidiano nazionale a parte USA Today. Noi dobbiamo andare verso giornali di grandi opinioni. Il primo a capirlo è stato Il Foglio, poi è arrivato Il Fatto Quotidiano, anche il Corriere della Sera non è più quasi un giornale di notizie del giorno prima, ma ci sono molti commenti, approfondimenti e quant’altro. Poi ci sono i siti. Noi ci dobbiamo rendere conto che dobbiamo andare a parlare col pubblico di questi tempi, cioè con i giovani, che fanno tutto col telefonino. Il vecchio televisore in cui uscivo io tutto impupazzato sta passando di moda, così come il giornale nelle edicole, che ormai vendono ricariche, libri, biglietti, rotocalchi…così come l’Ufficio Postale in cui ora c’è di tutto. Quindi il giornale di carta stampata rimarrà, ma come foglio di grandi opinioni. A proposito di fatti e di opinioni: ci racconta l’incontro con il nostro direttore Nando Troise? Erano i primi anni ’80. Io lavoravo per una rivista di Montecatini che si chiamava Tutto B-C perché si occupava di serie B e di serie C, era diretto da Alfio Tofanelli, che è stato il mio secondo padre, persona eccezionale. Tutto B-C ed era una costola del Guerin Sportivo che era un settimanale storico a quei tempi. Io seguivo le squadre emergenti e scoprii che a Casoria c’era Francisco Ramon Loiacono, uno dei cosiddetti angeli dalla faccia sporca, i giocatori argentini venuti in Italia negli anni Sessanta. Mi incuriosì il fatto che era stato fidanzato di Claudia Mori e quindi lo volli conoscere. Il segretario del Casoria era Nando Troise. Fu affettuosissimo, mi presentò tutta la squadra. Un vero gentiluomo non sapeva più cosa fare per me, che ero un giovanissimo giornalista. Lui ebbe l’intelligenza di capire che per Casoria uscire su una testata nazionale in cui si parlava di altre squadre molto importanti era un’occasione unica. Non lo faceva per vanagloria, ma per amore del territorio, cosa di cui oggi non interessa nulla a nessuno. Ci siamo conosciuti in quegli anni e siamo sempre rimasti molto molto amici. L’ultima volta che
DOMENICA 27 FEBBRAIO 2022 ci siamo visti, tre anni fa, mi ha fatto un grande regalo, perché mi ha regalato una maglia del Casoria e una tuta viola come la Fiorentina, che sarà degli anni Settanta, Ottanta e che tengo gelosamente conservata con grande piacere. Spero di rivederlo presto e mi fa piacere che suo figlio abbia intrapreso la strada del giornalismo con passione e tenacia. Spero che possa fare delle cose importanti. Se non avesse seguito lo sport, di cosa le sarebbe piaciuto interessarsi? Esteri, politica estera. Viaggi. Sono un grande curioso. Grazie al lavoro che ho fatto quando andrò in pensione farò un libro: Una vita da ricco senza esserlo. Perché ho avuto il piacere per lavoro di girare mezzo mondo, cosa che non avrei potuto fare altrimenti, perché sono nato in una famiglia abbastanza umile. Le avventure dall’estero mi intrigavano molto e ancora adesso ho molti amici sparsi per il mondo, faccio parte della stampa sportiva internazionale, il cui acronimo è AIPS, come unico italiano delegato e quando vado ai congressi faccio il giro del mondo attraverso i colleghi degli altri paesi. Qual è il Paese che le ha colpito il cuore? Il Brasile. Io sono anche cittadino benemerito di Rio De Janeiro perché regalai a un prete per dei bambini delle favelas delle magliette di calcio date da un’azienda campana. Arrivai con gli scatoloni in cui c’erano 500 magliette, pantaloncini… fecero uno striscione “Grazie Gianfranco”. Fu una grande emozione e rimane tra i miei ricordi più cari. Devo dire he mi sono trovato bene ovunque e ho amici in tutto il mondo. A Natale ricevo e faccio oltre centocinquanta telefonate, non messaggi What’s App, dal Kenya a New York, dal Brasile alla Russia, dagli Stati Uniti ad Israele. Lei è molto attivo anche nel sociale e non manca di tendere mano a chi ha bisogno. È un modo per restituire quello che le vita le ha dato? Credo che avrei cercato di aiutare gli altri anche se la vita non mi avesse privilegiato, perché mi piace proprio vedere la gioia negli occhi degli altri e condivido quei momenti con grande piacere. Quello che faccio sono sciocchezze, tipo aste di beneficenza per le quali chiedo agli amici di regalarmi qualcosa. L’ultima l’ho fatta con l’Ordine di Malta al consolato di Rio de Janeiro, una sede prestigiosa. C’erano dei bambini piccolissimi che si divertivano a fare le pizze, tutti sporchi di farina… eccezionale. Questo mi piace, questo mi diverte: co-
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noscere le persone in buona fede. Qual è stato il suo scoop più grande e quale quello mancato? Il più grande scoop lo feci quando, avendo amici brasiliani, scoprii che il Napoli aveva comprato Edmundo, un grande giocatore brasiliano. Quello mancato fu quando Maradona mi disse una cosa contro Platinì e io, siccome eravamo nella piscinetta di un albergo non volli rivelare la confidenza. Evidentemente però, Maradona ne parlò poi anche con qualcun altro e la cosa arrivò al collega che era corrispondente per La Stampa di Torino, il quale giustamente, si giocava Napoli-Juve da lì a tre giorni, riferì la confidenza. Avrei potuto farlo io, ma ho preferito conservare l’amicizia con Diego. Non ha rimpianti, perché l’amicizia vale più di uno scoop. Assolutamente. Le sarebbe piaciuto essere al posto di Fazio e intervistare il papa? Mah… lì sono cose preparate. Indubbiamente è un gran colpo, ma ritengo che l’unico scoop giornalistico degli ultimi vent’anni l’abbia fatto la giornalista dell’ANSA Giovanna Chirri che intuì le parole in latino di papa Ratzinger quando si dimise e fece il lancio di agenzia “Ratzinger si è dimesso”. Nessuno l’aveva capito, perché lui parlava del padre che lascia il gregge ma senza abbandonarlo, eccetera eccetera e lei aveva capito. Credo proprio che questa vaticanista dell’ANSA abbia realizzato il più grande scoop degli ultimi vent’anni. A proposito di donne nel giornalismo: ci dica quale delle sue colleghe apprezza di più Sono veramente tutte brave, soprattutto quelle che lavorano sulla cronaca. A livello nazionale mi piace molto la croni-
sta di giudiziaria del Corriere della Sera Fiorella Sarzanini. È sempre equilibrata, non è una che usa la penna come clava per colpire. A proposito di penna usata come clava: oggi il fair play tra colleghi giornalisti nei talk show televisivi deficita un po’. Questo la infastidisce? Io non ho mai partecipato ad una trasmissione televisiva privata di calcio, ma non per supponenza, non condivido lo stile: il fatto di gridare, di dare in testa a uno o a un altro, sembra di stare in una gabbia di antagonisti. Non lo trovo una maniera per far capire alla gente a casa che magari si diverte pure, ma alla fine è più confusa di prima. Il suo sport del cuore qual è? Il ciclismo. E il suo campione di sempre? Ovviamente non l’ho conosciuto, ma è Fausto Coppi. Tra quelli che ho conosciuto, Gianni Bugno. Coppi è una leggenda del popolo. L’uomo più vicino al popolo, che aveva anche il vizio, per quei tempi, di avere un’altra donna, cosa che provocò uno scandalo e fece nascere il figlio in Argentina, ma non lo nascose. Anzi, il suo sentimento più bello lo propagandò. Quella fu una scelta di grande onestà morale. Avrebbe potuto tenere nascosta la sua relazione chissà per quanti anni, perché con il potere che aveva sarebbe stata sottaciuta da tutti. E invece ha scelto di metterci la faccia e dare lezione di onestà. Certo. È l’unico campione che i francesi che sono ipernazionalisti e sciovinisti ci hanno invidiato. Coppi è amatissimo in Francia. Credo che lui e Mennea siano stati gli atleti che chiudono storie leggendarie, anche dal punto di vista umano. E oggi? Oggi no. Anche i nostri olimpionici, che sono ragazzi puri, appena finiscono per vincere hanno già il manager, l’agenzia… io sono rimasto a Patrizio Oliva, a Careca, quei campioni che ho conosciuto negli spogliatoi a tu per tu. Questi sono già dei piccoli divi, hanno l’agenzia che gli organizza le ospitate. Il mondo dello sport è molto peggiorato. In chiusura, faccia un augurio a se stesso e uno al mondo. A me stesso auguro di essere sempre ascoltato dai colleghi, come uno che non parla come un trombone sfiatato, ma come uno che vuole condividere quello che ha imparato in quarant’anni. Al mondo… è un compito troppo impegnativo per me, ma mi pare che siamo circondati più da folli che da gente saggia.
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10 RITA GIAQUINTO
SALUTE & BENESSERE
TOMMASO D’ALTERIO ED I PROGETTI DELLA FONDAZIONE ISAIA
Non basterebbe un intero giornale per riassumere, con gli onori che merita, la prestigiosissima realtà che la conduttrice Rossella Giaquinto ha presentato ai suoi web spettatori di NanoTv nell’ultima puntata del suo nuovo format di successo Salute & Benessere. Cercheremo di farci bastare un articolo con la speranza di potervi riportare i punti salienti di un salotto molto interessante. Come Rossella ci ha più volte spiegato, con il mese di febbraio, la trasmissione è dedicata alla rubrica Moda & Shopping per percorrere, parallelamente alla Fashion Week di Milano, queste giornate dedicate a tutto quanto fa moda, stile ed eleganza nella nostra Napoli. Per dare lustro a quella straordinaria tradizione che è l’arte sartoriale napoletana, Rossella non poteva scegliere ospite migliore del Gruppo ISAIA, casa sartoriale attiva da più di sessant’anni nell’abbigliamento di alta classe. A rappresentare il gruppo, è intervenuto il Dr. Tommaso D’Alterio che ci ha parlato di intenti e progettualità non solo professionali, ma soprattutto di storia, identità ed inclusione sociale che sono alla base della Fondazione ISAIA. ISAIA, infatti, non è più soltanto una firma, ma è anche una Fondazione di cui il Dr. D’Alterio è il Direttore Generale. Una Fondazione nata con il preciso intento di portare Napoli nel mondo, affinchè un po’ della nostra cultura sia sparsa ovunque, partendo proprio da quella difesa del nostro saper fare, universalmente riconosciuto come simbolo di raffinetezza.Tommaso D’Alterio ce lo
riassume così: “Il successo della sartoria napoletana è legata all’eccellenza del prodotto, alle sue qualità intrinsiche ma, soprattutto, al fatto che questo prodotto racconta una storia. Oggi, qualsiasi cosa è replicabile senza eccessive difficoltà; ciò che però non è replicabile è l’identità di un territorio. Quello che fanno aziende come ISAIA, è raccogliere l’eredità di questo antico mestiere per farla arrivare nei mercati di tutto il mondo. Per noi la sartoria non è solo un’attività economica ma è anche un’eredità da curare e da trasmettere”. Come nasce la Fondazione? “E’ nata circa quattro anni fa, per volontà del Presidente ed Amministratore Delegato dell’azienda, Gianluca Isaia. E’ stata intitolata al nonno e alla moglie, Enrico Isaia e Maria Pepillo , con la mission di preservare i saperi presenti sul territorio campano. Non c’è separazione tra lavoro e cultura. ”. Fondazione che vanta una sede molto prestigiosa, Palazzo Lancellotti a Casalnuovo, esempio di fusione tra arte e moda “Approfitto per ringraziare il Comune di Casalnuovo per averci dato questa op-
portunità. Pochi mesi dopo la costituzione della Fondazione, il Comune ha lanciato un bando per la concessione in comodato di alcuni moduli all’interno di questo bellissimo palazzo che era in stato di abbandono, ma che è stato interamente recuperato dal Comune. Noi abbiamo presentato il nostro progetto e siamo contenti di aver vinto”. Eppure, non è un caso che la sede si trovi a Casalnuovo dove il passato tramanda un’antica tradizione di una sartoria addirittura “casalnuovese”.D’Alterio approfondisce, e spiega: “Il gruppo Isaia nasce a Napoli nel 1930 con nonno Enrico che apre un negozio di tessuti in una traversa di Piazza Nicola Amore. Dopodichè, nasce l’idea di produrre capi finiti, e siamo nel 1957. Nel frattempo, subentrano i figli (i genitori degli attuali azionisti) che decidono di trasferirsi a Casalnuovo per riuscire ad avere una produzione importante di abbigliamento. Già da allora Casalnuovo era il paese dei sarti, attività della metà dei suoi abitanti. Vero è che l’arte sartoriale a Casalnuovo era presente in ogni famiglia. Tra l’altro, con la ricerca e l’aiuto dei
nostri studiosi, cercheremo di approfondire la questione per capire perché proprio Casalnuovo, e non altre province di Napoli, sia diventata praticamente una delle culle della sartoria napoletana”. Inclusione sociale attraverso la conoscenza della sartoria : questo è un altro dei vostri progetti. “La fondazione nasce con l’intento di guardare al territorio, ma anche alle sue fasce più deboli, al disagio sociale. Riteniamo che un’azione di inclusione sociale possa essere realizzata sui saperi legati alle nostre identità. Quindi abbiamo deciso di trasmettere conoscenze e competenze sartoriali ai giovani che vivono situazioni di disagio con l’idea di non limitarci alle conoscenze tecniche tradizionali che sono, ovviamente, fondamentali per svolgere questo mestiere, ma inserire anche elementi innovativi legati ad esempio al digital, all’inglese, al mercato del lusso. Tant’è vero che noi parliamo di “Sarto 2.0”, come se parlassimo di una evoluzione della specie. In questo, è importante stimolare i giovani, rendendoli più orgogliosi del loro territorio e di ciò che può esprimere. Smuovere questa pati-
DOMENICA 27 FEBBRAIO 2022 na di sfiducia, facendo leva sulle nostre radici”. Il Dir. Maurizio Cerbone, presente in studio con Rossella, rivolge al nostro ospite due domande molto importanti per capire realtà come queste dove possono arrivare e, soprattutto, con quali mezzi. PNRR e sviluppo di aree come, ad esempio, la stazione TAV di Afragola, una cattedrale nel deserto che però, grazie alla fondazione, potrebbe trasformarsi in un polo campano della moda. Cosa possono fare istituzioni, politica, imprese, stampa per supportare progetti del genere?: “Per i fondi europei la sostenibilità è sicuramente il criterio principale, ma la sartoria è sostenibile da sempre : per un capo sartoriale si utilizzano materiali naturali, che ne detrminano l’alta qualità, quindi l’impatto sull’ambiente è limitato. Ma abbiamo anche sostenibilità sociale ed economica : per sua natura, è un’attività che non può subire delocalizzazioni, e che crea lavoro sul territorio, rafforzando la comunità. Per l’arricchimento del territorio, qualsiasi cosa
si voglia fare deve essere di altissima qualità e deve durare nel tempo. Se facciamo una piccola cosa che dura un paio di anni, rischiamo solo di fare del male al nostro comparto. Noi ci confrontiamo con manifestazioni come Pitti, la fashion week. La moda italiana ha tre capitali molto forti: Milano, Firenze e Roma. Credo che Napoli possa diventare la quarta capitale e che l’intero Sud possa diventare un quarto polo. Credo anche, però, che sia finito il tempo in cui si deleghi ad altri restando ad aspettare. Oggi le aziende sanno esattamente quello che serve. Dobbiamo essere noi a farci promotori di un’iniziativa cercando poi sul campo alleanze e collaborazioni”. Chiudiamo ricordando ai
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nostri lettori che “I libri indossano le scarpe rosse”, un’altra delle innumerevoli attività di cui la Fondazione si fa portavoce a sostegno delle donne vittime di violenza: una biblioteca tematica condivisa attraverso prestiti e donazioni di volumi che, in qualche modo, parlino di Napoli e della Campania. Inaugurato a novembre da tutti gli organi competenti, il centro prevede anche un rifugio con otto posti per donne che hanno subito violenze. In suo favore, quest’anno la Fondazione auspica il raggiungimento dell’arrivo di 100 libri. Siamo, in realtà, già a metà del traguardo: cinquanta volumi sono stati già offerti dalla libreria vomerese IoCiSto, già partner della Fondazione in altre at-
tività. Per arrivare all’ambito traguardo -e magari superarlo- invitiamo i nostri lettori a scrivere all’indirizzo e-mail info@fondazioneisaia.org comunicando di voler donare un libro. Responsabili del progetto invieranno le modalità da seguire. Prima di farlo arrivare in bioblioteca, la Fondazione ha chiesto che il donatore possa scrivere una dedica sul libro alla donna che lo leggerà. Che sia una frase originale o una famosa citazione poco importa. La più bella, però, sarà letta in una diretta facebook a metà marzo in occasione della presentazione dei cento volumi donati alla biblioteca. Ci incontreremo su una piattaforma internazionale, la Giving Tuesday che parte ogni anno in America il martedì dopo il giorno del Ringraziamento. Rossella, NanoTV e noi saremo senz’altro presenti. Insomma, ci sembra che la Fondazione sia più che pronta a stampare su tutte le meraviglie che realizza l’etichetta “FATTO A NAPOLI”. Con le mani, con il cuore, con l’estro e la fantasia di cui storicamente questo popolo è capace.
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“NOI NON CI STANCHEREMO, FAREMO STANCARE LORO”
Il Covid ha cambiato letteralmente la vita di tutti: partendo dalla vita sociale fino ad arrivare ai vari settori lavorativi. Alcuni sono più colpiti degli altri, ma oltre il danno anche la beffa: sono inesistenti aiuti da parte delle istituzioni. Non importa quanto si faccia rumore, c’è sempre chi farà orecchie da mercante. Non si chiede molto, semplicemente di essere ascoltati. Non “sentiti” ma davvero ascoltati. Questa è la situazione in cui si trovano centinaia di lavoratori, soprattutto quelli che lavorano a stretto contatto con il pubblico. Il turismo è sicuramente una delle risorse più importanti non sono della nazione, ma anche della stessa regione Campania. Il covid, ovviamente, ha arrestato tutto improvvisamente e le varie restrizioni che sono vigenti ancora oggi, rendono difficile la ripresa del turismo e quindi la ripresa di lavoro da parte di tutti gli autisti dei bus turistici, non solo in Campania, ma in varie parti dell’Italia. E’ da mesi che gli autisti si radunano per manifestare in maniera pacifica e che richiedono semplicemente di essere ascoltati ed aiutati. Il 14 febbraio c’è stato un corteo di protesta degli Autobus Gran Turismo, autonoleggio bus, NCC e dell’intero comparto della Campania sull’autostrada A1 in direzione Caianello. Preceduti da un auto delle pompe funebri listata a lutto - con tanto di manifesti – e accompagnati dalle forze dell’ordine, 100 tra autobus e van, partiti alle ore 8 dal Centro Direzionale, hanno marciato a 30 all’ora in segno di protesta. Alla manifestazione ha aderito anche Confesercenti Campania/Federnoleggio con grande partecipazione. «La nostra categoria - ha detto Gennaro Lametta, Coordinatore di Federnoleggio/Confesercenti Campania - è completamente dimenticata . L’unico nostro obiettivo è tornare a lavorare ma se non si eliminano le restrizioni allora il governo deve darci la possibilità di sopravvivere . I nostri bus si sono svalutati ed hanno perso due anni di vita utile. Tutto è ripreso, finanziamenti, tasse, caro carburanti e stipendi ai dipendenti , tranne il lavoro. Non possiamo fallire per scelte non nostre. Viviamo di turismo ma non siamo destinatari dei
Vincenzo Petrellese ci racconta la situazione dei bus Turistici in Campania e nel resto d’Italia ai tempi del Coronavirus. Un altro schiaffo a chi si guadagna da vivere onestamente.
provvedimenti varati per il turismo, facciamo parte del comparto trasporti ma non rientriamo neanche nei provvedimenti adottati per questo settore, perché non siamo trasporto pubblico locale. Ovviamente ci scusiamo per il disagio procurato a coloro transitavano oggi in autostrada e contestualmente ringraziamo la Digos di Napoli, la polizia stradale e i carabinieri per l’eccellente lavoro svolto al nostro fianco. Purtroppo il settore noleggio bus e vetture con conducente sta per fallire ma venderemo cara la pelle» . Ma le proteste non si sono esaurite: l’ultima manifestazione avvenuta in Campania, risale al 17 febbraio ai piedi di Palazzo Santa Lucia. Così, con un sit-in organizzato dinanzi la Regione Campania, continua la protesta delle categorie Nnc, Acncc e Bus turistici. Ma la protesta continua non solo a Napoli, ma anche a Roma, Milano, Torino, Palermo, Campobasso e Catania. I noleggiatori si fermano sotto le Regioni, sotto a quel pezzo di Stato che governa il territorio perché hanno bisogno di ricevere delle risposte. Abbiamo quindi chiesto a Vincenzo Petrellese, di raccontarci la situazione dei
bus Turistici in Campania vivendola in prima persona. Salve Vincenzo. Voglio lasciarle carta bianca, questa è una situazione di cui è necessario parlare. Quindi le chiedo di parlare a cuore aperto e di partire dalla Manifestazione avvenuta il 17 febbraio. C’è stata il 17 Febbraio a Santa Lucia una protesta di tutti i noleggiatori di Napoli e provincia, uniti alla provincia di Caserta, di Avellino, di Salerno. Siamo andati a Santa Lucia, al palazzo della regione, dove risiedono gli assessori e risiede il Presidente della Regione Campania, il dottor De Luca. Una protesta per richiamare ancora una volta l’attenzione delle istituzioni nei nostri confronti, perché noi siamo stati l’unica categoria che si è fermata per prima e ad oggi ancora si deve riprendere, perché i turisti non ci sono, noi lavoriamo con i turisti stranieri; le linee aeree sono ancora chiuse, quindi il giapponese non viene, l’americano non viene anche se pare che abbiano aperto le frontiere però ad oggi noi siamo ancora fermi. Quindi siamo stati sotto la sede delle istituzioni per richiamare l’attenzione, per darci un ristoro, noi chiediamo lavoro. Purtroppo ci rendiamo conto che il lavoro non c’è perché i turisti non ci sono; abbiamo chiesto di sospendere le tasse di circolazione dei bus, non delle proprie autovetture, dei bus turistici che stanno fermi, stiamo pagando la tassa di circolazione senza poter usufruire del mezzo. E la regione pare che abbia fatto orecchie da mercante “Adesso vediamo, ci sta un bando, mo lo sblocchiamo, vi faremo sapere, non vi faremo sapere.” Al momento non ci hanno fatto sapere ancora niente. Le altre regioni, vedi Lombardia, Friuli Venezia Giulia, l’Emilia Romagna, le Marche, stanno dando dei ristori alle compagnie di bus turistici. La regione in Campania? Stiamo ancora attendendo. Ho letto infatti alcuni articoli, ma la cosa che volevo chiedere: questa è una situazione che era riscontrabile anche prima del Covid? Nel senso: le difficoltà di dialogo con la regione c’erano già prima? Mai, non abbiamo mai rotto le scatole a nessuno, non abbiamo chiesto niente a nessuno, abbiamo pagato regolarmente
DOMENICA 27 FEBBRAIO 2022 i nostri leasing, quindi i nostri debiti con le finanziarie o banche. E’ chiaro che il governo centrale ci ha dato una moratoria sui leasing che è scaduta il 31 dicembre 2021; dal 1 gennaio 2022 dovremmo pagare le rate dei leasing. Ma se io non lavoro come faccio a pagarti le rate del leasing? Abbiamo chiesto al governo centrale di allungare la moratoria fino al 31 Marzo, perché lo stato di emergenza finisce il 31 Marzo, quindi allungami la moratoria anche per quanto riguarda i leasing fino al 31 Marzo. Hanno bocciato l’emendamento che era stato presentato alla Camera dei deputati. Non so se ha letto ma è una notizia appena uscita: Speranza in pratica ha detto che gli stranieri che arrivano in Italia non dovranno più fare il tampone. Questo potrebbe essere tra virgolette anche un incentivo per gli stranieri per ritornare a viaggiare? Sicuramente. Perché se tu mi fai venire in Italia e poi mi dai 4 - 5 giorni di quarantena, ma io non ci vengo proprio, sono più spese. Io vengo in Italia, atterro a Roma oppure atterro ad Amsterdam, perché li prendiamo in tutta Europa, se tu quando io entro in Italia mi blocchi io non vengo proprio. I tempi saltano, i tour saltano, gli appuntamenti con le guide, gli appuntamenti con i ristoranti, con gli alberghi. Perché secondo lei le istituzioni tra virgolette se la prendono più con la parte turistica, quindi i lavoratori che lavorano nell’ambito turistico? Come ora succede a voi con gli autobus turistici, come anche il mondo dello spettacolo, perché queste sono le categorie più colpite a cui lo stato, le istituzioni sembra sempre che se ne dimentichino? Ah, bisognerebbe chiederlo a loro. Evidentemente non hanno il polso della situazione, non conoscono la realtà che è fuori Montecitorio. Questo è il discorso. Noi abbiamo fatto una manifestazione
13 l’anno scorso alla prefettura: ricevettero una delegazione nostra, alla fine della della discussione che noi esplicitammo tutte le nostre difficoltà, il signor prefetto chiese alla delegazione a chi doveva scrivere, se al ministero del turismo o al ministero dei trasporti. Questo è gravissimo. Dovrebbero loro darci le soluzioni. Noi stiamo parlando di un comparto di 6000 aziende, in tutta Italia ci sono 6000 aziende di bus turistici, ci sono 25.000 bus che viaggiavano sulle strade europee ed italiane, 25.000 bus immatricolati in Italia quindi con la targa italiana dietro, che viaggiavano in Europa (perché noi facciamo l’Europa, non facciamo solo l’Italia). A questo aggiungici gli autisti: se vogliamo fare un autista per bus, sono 25.000 famiglie, mettici il contorno e vedi a che budget arriviamo, altro che Fiat. Alla fine uno non chiede chissà che cosa, ma essendoci un momento in cui non è possibile accogliere i turisti, almeno essere agevolati. Ci dobbiamo mettiamo la mascherina e la mettiamo, dobbiamo sanificare i pulman e sanifichiamo i pullman, bisogna farsi i vaccini ed uno si vaccina; nella nostra categoria non esistono i novax perché sappiamo benissimo che se ti ferma la polizia e ti trova che tu non sei vaccinato, ti fa scendere dal mezzo e quindi tu devi mandare un altro autista per continuare; però è chiaro che non possiamo continuare perché il lavoro non c’è. Parlo della mia azienda: siamo tutti vaccinati con tutte e tre le dosi. Purtroppo il lavoro non c’è ma non per colpa nostra, se la colpa fosse nostra allora non ci sarebbe la faccia di protestare. Purtroppo è il lavoro che manca. Se esce il lavoro chi pensa ai consiglieri regionali, ai parlamentari, per carità. Infatti, se uno si rivolge alle istituzioni è proprio perché ne ha bisogno. E c’è il rischio in quelle postazioni che noi autisti italiani abbiamo occupa-
to negli anni che se le prenda qualcun altro, gli spagnoli, i portoghesi ovviamente perché loro hanno più libertà di muoversi rispetto a noi. Abbiamo fatto anche una manifestazione in cui abbiamo bloccato l’autostrada da Napoli fino a Caianiello, oltre 100 pullman tutti in fila, scortati dalla polizia quindi una manifestazione regolarmente autorizzata. E poi abbiamo fatto quella del 17 febbraio. Quindi dopo la manifestazione del 17 febbraio, si è incominciato a muovere qualcosa? Al momento ancora niente, promisero ai nostri rappresentanti che salirono in delegazione che avrebbero sbloccato un bando di 5 milioni, siamo ancora in attesa. Approfittando dell’articolo che verrà messo sul giornale, che cosa lei magari vuole dire alle istituzioni? Noi vogliamo lavorare, noi non chiediamo l’elemosina, noi vogliamo lavorare, quello che abbiamo sempre fatto, non abbiamo mai dato fastidio a nessuno. Dovete aprire come stanno facendo ovunque. Stiamo attraversando questo momento bruttissimo, dateci un ristoro; avete dato la cassa integrazione agli autisti fino a settembre 2021, quei 700 - 800 € al mese che prendevano; gli autisti da ottobre fino ad oggi è scaduta la cassa integrazione, non vedono un euro. Se noi fossimo una categoria che avesse sempre chiesto sostegni negli anni, allora sarebbe un altro discorso, ma noi in questo frangente ti stiamo chiedendo un sostegno perché effettivamente la situazione è drammatica. Poi si parla di una situazione che ha colpito il mondo intero. I mezzi si stanno svalutando, due anni fermi è chiaro che si sono svalutati, se un mezzo all’epoca valeva come costo 150.000 €, oggi devi ringraziare nostro signore se vale 70.000 €. Quindi anche sotto l’aspetto economico stiamo per-
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14 dendo noi. Oltre poi la svalutazione, anche stando fermi i mezzi necessitano di più manutenzione. Noi non abbiamo più soldi, prendiamo i soldi dalle banche ovviamente con la speranza di ritornare a lavorare. Capisci come uno di noi va a dormire la notte, col pensiero dei debiti, con la svalutazione dei mezzi, non si lavora, ognuno di noi ha una famiglia. Poi si lamentano quando magari ci sono persone che compiono dei gesti estremi, ovviamente poi si va subito alla notizia sui tg. Un altro pericolo che potrebbe incorrere è che qualcuno vada a prendersi i soldi dove non dovrebbe andare a prenderli. Voi volete combattere lo strozzinaggio, ma se non ci sono aiuti uno che può
fare? Giustamente a casa di ognuno ci sono i problemi. Uno è costretto a fare delle scelte e poi sentirsi giudicati. Ma se uno avesse i giusti da parte delle istituzioni aiuti non arriverebbe a questi gesti estremi. Deve essere un 50 e 50. Vorei concludere chiedendole: ipoteticamente passassero giorni e ancora voi non riceveste una risposta da parte delle istituzioni, sapete già come agire? Se fare un’altra protesta? Oggi c’è stat una protesta a Palermo. Si, ho letto che ci sono state anche in altre regioni, soprattutto del Sud, sempre al sud. Faremo un’altra protesta ma sicuramente sarà più forte: abbiamo bloccato l’autostrada e non abbiamo ottenuto niente, siamo andati sotto le prefetture,
quando noi siamo andati alla Regione Campania, le altre città (Milano, Palermo, Roma, Firenze, Bologna) sono andate anche loro sotto alle istituzioni. Quindi quella giornata è stato un poco una giornata di lotta di tutta la categoria. Significa che ci confronteremo con i nostri rappresentanti delle associazioni, vedremo il da farsi con una manifestazione che sia ancora più massiccia e che possa fare ancora più rumore. L’importante è non fermarsi, semplicemente per il fatto che l’istituzione sempre di far portare allo sfinimento, di far stancare. Ma noi non ci stancheremo. Siamo abituati a lavorare ore ed ore al giorno sui pullman, figuriamoci se ci stanca un’altra manifestazione. Noi non ci stancheremo, anzi faremo stancare loro.
ELENA TORRE
LA SICUREZZA SUL LAVORO VIENE PRIMA DI TUTTO
Mai come oggi, il tema della sicurezza sul lavoro deve essere al centro delle scelte aziendali. Lo sanno bene i titolari di Solema srl di Massarosa che al momento ne stanno facendo il fulcro del proprio lavoro per stare al passo con i tempi e in linea con gli ideali che da sempre li contraddistinguono. Ma quello di Solema non è solo un lavoro, è un modo di intendere la professione: rendere più agevole il lavoro delle aziende e salvaguardare gli operai sono le linee che guidano questa azienda toscana nata nel 2009 ma che affonda le sue radici in una consolidata tradizione familiare nel settore di installazioni e manutenzione di portoni industriali e residenziali. Il benessere psico-fisico, la tranquillità ambientale, il senso di sicurezza, un atteggiamento propositivo e una maggiore produttività aumentano nei luoghi in cui ci si sente più tranquilli e protetti e per questo della sicurezza sul lavoro ne ha fatto il cuore dell’azienda Solema srl.
“È fondamentale che le aziende oggi investano sulla formazione del personale dichiara Alessio Genovali AD di Solema srl - bisogna conoscere cosa prevede il decreto legislativo 81/08 (decreto sulla sicurezza del lavoro) ma anche come utilizzare correttamente i macchinari speculari alla propria attività lavorativa. Anche dall’apertura errata di un portone può dipendere la propria sicurezza”. “I nostri clienti (per lo più aziende) -aggiunge Simona Genovali direttrice generalesono molto sensibili al tema della sicurezza sul lavoro; per questo programmiamo insieme a loro i cicli di ma-
nutenzione ordinaria annuale - almeno due interventi sono obbligatori per legge (per porte automatiche, portoni sezionali, basculanti, cancelli automatici e portoni industriali). La manutenzione ordinaria è fondamentale per preservare la durevolezza dei prodotti e garantire la massima sicurezza al proprio personale”. Consci che una corretta manutenzione riduce drasticamente il rischio di incidenti sul lavoro, ne hanno fatto un fiore all’occhiello della propria attività, realizzando progetti su misura con pacchetti completi di assistenza e servizi sia per aziende che per privati che abbinano i
controlli di conformità previsti per legge alla manutenzione periodica programmata, perché investire in sicurezza significa investire sulla vita. La loro attività nel tempo è cresciuta e oggi come rivenditori e tecnici autorizzati di marchi d’eccellenza vendono, installano e naturalmente manutentano portoni industriali, rampe e pedane di carico, infissi in legno, alluminio, PVC, porte blindate, porte interne, ma anche tende tagliafuoco e serrande senza dimenticare le automatizzazioni e le riparazioni grandi o piccole che siano L’esperienza maturata negli anni, la professionalità che da sempre li contraddistingue, la voglia di crescere e fare sempre meglio li hanno portati a pensare e creare soluzioni personalizzate che uniscono la sicurezza alla funzionalità, ma anche all’estetica. Per proteggere persone e ambienti si occupano di ogni aspetto dal sopralluogo al progetto, dal montaggio ai collaudi ordinari e straordinari; dalla riparazione alla sostituzione di parti danneggiate.
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ANGELA CAPOCELLI
PASSIONE E IMPEGNO: GLI INGREDIENTI PERFETTI PER SVOLGERE AL MEGLIO IL PROPRIO LAVORO
Questa settimana abbiamo intervistato Lucia Della Corte, infermiera che a 24 anni lavora già presso l’Emicenter di Casoria. La sua dedizione nello svolgimento delle mansioni che le vengono assegnate è un esempio per tutti i giovani che, come lei, hanno voglia di lavorare, mettersi in gioco e, soprattutto, aiutare i pazienti. Cosa ti ha spinto a iscriverti a scienze infermieristiche? Mi sono iscritta a scienze infermieristiche perché mi piace aiutare le persone, sono contenta quando stanno bene e mi piace contribuire alla salute dei pazienti stessi. Sono diventata un’infermiera anche perché mi è sempre piaciuto quest’ambito della medicina. Qual è stato l’argomento della tua tesi di laurea? L’argomento della mia tesi di laurea è stato “morte cerebrale e donazione degli organi”: ho spiegato come un infermiere effettua un accertamento di morte cerebrale (di competenza medica ma anche infermieristica) e ho parlato della successiva proposta di donazione degli organi alla famiglia. Un argomento tanto delicato quanto importante, perché donando un organo stiamo donando la vita ad un’altra persona.
In cosa consiste il tuo lavoro all’Emicenter? Il mio lavoro all’Emicenter consiste nel fare prelievi, analisi di sangue, tamponi molecolari, nonché la preparazione del paziente quando deve effettuare indagini diagnostiche (TAC, VET, scintigrafie ecc). Oltre ai classici prelievi di sangue venosi ci occupiamo anche di effettuare test (come quelli per le intolleranze), elettrocardiogrammi e così via… Quali sono i sacrifici a cui deve adattarsi chi svolge il tuo stesso lavoro e quali, invece, le soddisfazioni che se ne ricavano? Io non posso dire quali siano i sacrifici principali perché lavorando in un centro analisi non è che ne faccia chissà quanti. Però, avendo fatto tirocinio in ospedale, posso dire che il sacrificio principale è quello di mettere la vita delle persone in primo piano, cercare di aiutarle, recargli sollievo. Perché, pur essendo il medico che cura, l’infermiere allevia il dolore, contribuisce alla guarigione e soprattutto instaura un rapporto più confidenziale con il paziente. Le soddisfazioni sono sicuramente quelle di aver salvato la vita delle persone, averla resa migliore, aver alleviato le sofferenze e i dolori altrui.
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ELENA TORRE NOSTRA INVIATA AL CARNEVALE DI VIAREGGIO
FOLLA E GIOIA SUL LUNGOMARE DI VIAREGGIO PER IL CARNEVALE 2022
Un debutto straordinario quello del Carnevale di Viareggio di domenica 20 e giovedì 24 febbraio baciato dal sole e applaudito da una folla festante che ha invaso pacificamente il lungomare dove hanno sfilato le costruzioni allegoriche vanto della città. Tanta voglia di stare insieme, di cantare, di ballare, di gettarsi alle spalle il periodo buio che abbiamo attraversato. E niente meglio del carnevale che per tradizione rovescia il mondo con la sua energia vitale ci trascina fuori dall’inverno verso la stagione della rinascita. I maestri della cartapesta anche quest’anno in tutte le categorie (carri di prima e seconda, mascherate di gruppo e maschere isolate) hanno dato prova di qualità portando all’attenzione del pubblico, numeroso e partecipe arrivato da tutta Italia, temi forti sui quali è importante riflettere. E così il maestro Jacopo Allegrucci stupisce con “Il sognatore” interpretato dal gigantesco Don Chisciotte che invita a
non arrendersi e a rialzarsi dopo ogni difficoltà, il maestro Bonetti con “La formica e la cicala” pone l’accento sulla sicurezza sul lavoro, mentre i maestri Lebigre- Roger con il loro “Reset” incitano al coraggio e all’azione per ricostruire un mondo che riparte da sotto zero.
E ancora Carlo Lombardi con “Buffalo Biden” che cavalca un bufalo che incarna la promessa elettorale assediato da tanti piccoli Trump, i Fratelli Breschi con “Quinto comandamento” e i suoi tre draghi simboli del potere umano portatori di guerre e distruzione senza dimenticare le mascherate come quella di Michele Canova, di Roberto De Leo e Vania Fornaciari o le isolate di Mattero Raciti, Libero Maggini o Lorenzo Paoli solo per citare alcuni dei tanti nomi che fanno grande il carnevale di Viareggio. Non manca certo la satira politica che da sempre connata il carnevale viareggino e così ne “La regina del potere” carro di seconda categoria di Marzia Etna e Matteo Lamanuzzi vediamo seduta sul trono di spade la presidente Christine Lagarde difesa dal drago Drogon… E la magia del Carnevale continua domenica 27 febbraio, 1,5 e 12 marzo.
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GAIA MOSCHETTI NOSTRA INVIATA AL CARNEVALE DI VIAREGGIO
VIAREGGIO IN MASCHERA
Se volete vivere un’esperienza unica e indimenticabile, il Carnevale di Viareggio è la manifestazione che fa per voi. Il clima che si respira da quando si arriva in questa città è di festa, allegria e gioia. Tutti gli abitanti, sia sui carri che dai balconi delle loro case o per strada prendono parte rendendo il carnevale ancora più spettacolare. In una città come Viareggio è un evento di arte e cultura, molto sentito tanto che per la preparazione ci impiegano tanti mesi, affascina così tanto da avere visitatori da tutto il mondo. Il carnevale a Viareggio dura per un mese intero, si tengono feste dal giorno alla notte con sfilate di carri allegorici, feste rionali e rassegne mascherate. La storia del Carnevale di Viareggio La tradizione va avanti dal 1873 e la prima sfilata per il Martedì Grasso, si ebbe nella via Regia della città vecchia e fu ideata da alcuni giovani che frequentavano il caffè del Casinò. I carri man mano sono cresciuti fino a divenire enormi, trionfali, in legno, juta, e scagliola fino a modernizzarsi sempre di più come li vediamo oggi. La sfilata a inizio Novecento, fu trasferita alla Passeggiata a mare, dopo una piccola sospensione, dovuta alla prima guerra mondiale, la manifestazione riprese a ritmo serrato e nel 1921 iniziò a promuoversi attraverso la rivista ufficiale “Viareggio in maschera”; qualche anno dopo, venne
introdotto il movimento nei carri e alcuni costruttori li perfezionarono con una nuova tecnica con la carta a calco meglio conosciuta come cartapesta. La seconda guerra mondiale mise un altro freno, ma nel 1954 arrivò la prima diretta televisiva da parte della Rai e successivamente in Eurovisione. Il rogo di via Cairoli, luogo in cui si costruivano i carri, nel 1960 non fermò l’evento, si trasferirono nei capannoni di via Marco Polo. Nel 1984, la Lotteria nazionale di Viareggio venne
abbinata al concorso dei carri di prima categoria e fra il 1988-1989 su RaiUno, il sabato sera venne dedicato ai coriandoli di Viareggio. Nel 2001 è stata inaugurata la nuova Cittadella del Carnevale: nell’ enorme complesso architettonico, si trovano sedici hangar-laboratori in cui i Maestri carristi mettono in pratica le loro idee. All’interno vi troviamo anche il Museo del Carnevale, l’Espace Gilbert e l’Archivio Storico. La maschera simbolo di Viareggio di Bonetti Uberto Bonetti, pittore e grafico futurista, nel 1930 ideò Burlamacco, appunto la maschera simbolo della città, qualche anno dopo fu affiancato da Ondina. Queste due maschere furono usate nel manifesto del 1931 che rappresentano i simboli della città e del suo Carnevale. L’edizione 2022 è stata un pò come l’anno della rinascita, domenica 20 Febbraio c’è stata l’inaugurazione, con un omaggio alla celebre Monica Vitti, scomparsa di recente. Durante la manifestazione, erano presenti: Beatrice Valli, modella e influencer, Valerio Aspromonte, campione olimpico a Londra 2012 nella scherma e campione del mondo nel fioretto a Budapest nel 2013, nonché campione europeo fra il 2010 e il 2012, Carolina Erba, campionessa del mondo nella scherma a Budapest e campionessa europea nel 2013. Hanno sfilato 9 carri di prima categoria, 4 di seconda categoria, 9 mascherate in gruppo, 10 maschere isolate e le pedane aggregative. Ogni carro è stata una scoperta, l’allegria generale non ha lasciato da parte i problemi del mondo e la situazione che stiamo vivendo per via del Covid-19, dietro questi carri non ci si ferma solo alla maestosità di queste opere d’arte ma guardandole attentamente troviamo il senso racchiuso nelle maschere, il profondo che si nasconde dietro un momento così burlesco ricco di significato. Ogni carro, ogni maschera ha un tema, ha qualcosa da raccontare a ritmo di musica. La musica infatti è stata un elemento fondamentale della manifestazione, sia per dire che per divertire. Foto di Marta Barbalace
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18 RUBRICA “L’AVVOCATO RISPONDE” DI MARIO SETOLA
LA SEPARAZIONE “DI FATTO” DEI CONIUGI
Egregio Avvocato ci chiamiamo Nicoletta ed Alessandro e siamo sposati da quattordici anni. Io e mia moglie avremmo bisogno di una consulenza: vogliamo separarci ma non legalmente per il momento. Non abbiamo figli e ci separiamo amichevolmente. Nonostante ciò vogliamo chiederle un parere. Siamo sposati in comune dal 1996 in regime di comunione dei beni, lavoriamo entrambi, io con un tempo pieno, lei con un contratto tempo part - time. Un mese prima del matrimonio mia moglie ha ricevuto in donazione dal padre, l´appartamento in cui viviamo pagando nove milioni delle vecchie lire al notaio, e per sistemarlo tra lavori e arredamento circa cinquanta milioni sempre delle vecchie lire. Il quesito e´ questo: premettendo che se anche ne ho il diritto sull’appartamento io non voglio e pretendo niente visto che è stato regalato a mia moglie da mio suocero. Ma delle spese sostenute ho diritto a qualche indennizzo da parte di mia moglie? Poi, come possiamo tutelarci entrambi se nel periodo in cui siamo separati diciamo “abusivamente” uno dei due dovesse morire? E´ legale e valido fare uno scritto privato in cui dichiariamo i beneficiari degli averi? Gentili Nicoletta ed Alessandro, la separazione di fatto dei coniugi è una situazione non contemplata dalla legge e quindi, giuridicamente irrilevante. In considerazione di quanto premesso, rispondo alle vostre domande:in primo luogo è bene precisare che ai sensi dell’articolo 179 del codice civile, sono esclusi dalla comunione i seguenti beni: i beni di cui il coniuge era titolare prima del matrimonio; i beni acquistati da un coniuge per successione o donazione (salvo non sia espressamente dichiarato che sono attribuiti alla comunione); i beni di uso strettamente personale; i beni che servono all’esercizio della professione; i beni ottenuti a titolo di risarcimento danni; i pensione per la perdita totale o parziale della capacità lavorativa; i beni acquistati con il prezzo del trasferimento di altri beni personali o con il loro scambio, purché espressamente
dichiarato. Detto questo, andando ad analizzare il caso di specie, ti posso dire che l’appartamento donato a tua moglie (e mi rivolgo ad Alessandro) quindi, è di sua esclusiva proprietà e pertanto, in ogni caso, non potrai avanzare diritti su di esso. Relativamente ai cinquanta milioni di vecchie lire, investiti per la ristrutturazione dell’immobile, avrai diritto ad un rimborso spese, soltanto se riuscirai a dimostrare, nel corso di un processo, di avere sopportato personalmente tali costi (ad esempio, con una dichiarazione scritta di tua moglie ovvero con una copia degli assegni utilizzati per il pagamento). In mancanza di prove, non sorgerà nessun diritto al rimborso. In secondo luogo, ti ricordo che il coniuge ha diritto alla quota di legittima e pertanto, è qualificato dalla legge come soggetto legittimario. In mancanza di separazione e di divorzio, dovrete redi-
gere un testamento olografo, al fine di disporre delle vostre sostanze, a favore degli eredi designati. Se nel testamento non sarà prevista la quota di legittima a favore del coniuge, il documento olografo sarà impugnabile, dinanzi all’autorità giudiziaria, dal coniuge pretermesso e dai suoi eredi. Le norme sul diritto alla quota di legittima sono inderogabili; in caso di mancata impugnazione del testamento olografo, da parte del coniuge pretermesso ovvero dei suoi eredi, i suoi effetti non saranno rimossi e continueranno ad essere in vigore. In caso di divorzio, l’ex coniuge non avrà più diritto alla quota di legittima. Avv. Mario Setola – Civilista Esperto in Diritto di Famiglia Cardito (Na) Corso Cesare Battisti n. 145 Cell. 3382011387 Email: avvocato.mariosetola@libero.it
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ANITA CURCI
“Al di là del buio – L’incredibile storia di una non vedente” è l’appassionante racconto autobiografico di una donna, Antonietta Caruso, affetta da una rara malattia della retina. Presentazione del volume il 4 marzo 2022 alla libreria Raffaello di Napoli “Al di là del buio – L’incredibile storia di una non vedente” è l’appassionante racconto autobiografico di una donna stravagante e coraggiosa affetta da una rara malattia genetica della retina, la Stargardt, ereditata dalla nonna paterna. Antonietta Caruso affida la redazione del testo alla giornalista e scrittrice Anita Curci. Il volume sarà presentato venerdì 4 marzo 2022 alla Libreria Raffaello in via Michele Kerbaker 35 Napoli, alle ore 18,00. A discuterne con l’autrice e con la redattrice del volume, saranno presenti Alexandra Rendhell, antropologa, studiosa di tematiche dell’esoterismo e del mistero; Fiorella Franchini, giornalista e scrittrice; Maria Rosaria Riccio, psicologa e scrittrice. L’ambientazione del romanzo è essenzialmente napoletana tra l’infanzia e la giovinezza – trascorse a Villa Vittoria a Chiaiano, dove per Antonietta il mondo è ancora a colori –, e la maturità che la vede avanzare con andamento audace verso la cecità definitiva. Il libro, che muove i primi passi alla fine dell’Ottocento per narrare le singolari vicende dell’avo, il marchese Pasquale Garofalo, arriva fino ai giorni nostri e ci restituisce l’immagine di una persona vitale che ha affrontato la sua esistenza, non priva di insidie, brancolando nel buio eppure col sorriso sulle labbra, nutrendo costantemente il germe della speranza verso il presente e il futuro. Antonietta, incapace, per indole, di sottomettersi ai limiti della disabilità, si lancia nell’universo dello sport ricavandone trionfi inaspettati. Campionessa di Torball, di Calcetto e di Judo (Medaglia d’Oro nazionale 2012), approda come timoniere alla Vela in forma agonistica, salendo più volte sul podio del primo e del secondo posto in competizioni tra partecipanti “non svantaggiati”. Nel
2014 ottiene la Laurea di Campionessa regionale di Vela. Nel 2019 riceve dalla FIFA il Premio Fair Play per comportamenti ispirati ai valori di lealtà e correttezza sportiva nonostante le avessero sabotato vele e timone durante una regata nazionale. Tra episodi di chiaroveggenza, magia e situazioni anomale che hanno costellato di mistero le sue giornate, l’autrice si racconta in maniera lucida e a tratti umoristica. L’autrice Antonietta Caruso napoletana, classe 1959. A quindici anni apprende di avere ereditato, assieme alle sorelle, una rara e incurabile forma di distrofia maculare, la Stargardt. Vive un periodo di trasformazione e di adeguamento alla malattia, che dai diciotto anni la porta a vedere il mondo a macchie. A vent’anni cala sui suoi occhi il buio completo e definitivo. Conosce nel frattempo l’amore. Dal felice matrimonio con Roberto Maglio
nascono Alessandra e Daniela. L’elaboratrice del testo Anita Curci giornalista napoletana. Editor e promotrice di eventi culturali. Autrice di “Non mi vendo – Storia di una partigiana del Petraio”, edizioni Apeiron; del romanzo storico “Nina o sia la pazza per amore”, edizioni Kairós e di quello onirico, esoterico, sentimentale “L’Inverno di Ramona Adler”, Phoenix Publishing. Uno stralcio dell’opera: Andavo avanti spensierata, aspettando l’attimo della resa dei conti. L’ora in cui avrei dovuto affrontare il mio destino. Lo avrei fatto a testa alta, consapevole, coraggiosa, senza rimpianti. E, col sorriso sulle labbra, avrei stupito perfino i miei genitori. Avrei illuminato la tragedia col bagliore della mia audacia, con forza d’animo e prode saggezza. Avrei sorvolato sulle ali del vento ogni difficoltà, brandendo fiera la spada dell’infausta ventura, senza dolore e senza pena. Avrei, avrei, avrei… ma, poi… Invece, si sa, la realtà è sempre molto diversa dalle previsioni. Nonostante la buona volontà e gli edificanti propositi; nonostante avessi nutrito il mio spirito, giorno dopo giorno, con stille di valorosa e impavida rugiada al miele, niente servì. M’accorsi lucidamente che restavo un’adolescente non diversa dagli altri. Un’adolescente con sensibilità e debolezze che, prima di tutto, voleva vivere. Ardentemente vivere. Esistere nel sole. Spensierata e felice. E il futuro a luci spente che si profilava di fronte a me, per quanto fossi preparata emotivamente, mi terrorizzò oltre ogni aspettativa. Così, quando arrivò il momento, come accaduto alle mie sorelle, anche a me il mondo crollò addosso. E nulla poté consolarmi. Almeno, non subito.
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PIETRO BARATTA UNA VITA TRA POESIA E MUSICA
Pietro ti senti più poeta o musicista? Mi sento sia poeta che musicista, la passione per la scrittura e quella di fare musica sono nate insieme, entrambe sono state fondamentali per la mia formazione artistica. Ho iniziato a scrivere poesie all’età di quindici anni, il cui tema principale è l’amore, inteso in tutte le sue sfaccettature, l’amore nel senso più universale del termine: Amore per la vita, per il proprio partner, per tutto ciò che è mistero e per le piccole cose che appartengono al nostro quotidiano vivere. Ho pubblicato nel corso degli anni della mia gioventù, tre raccolte di liriche, per le quali ho ricevuto diversi riconoscimenti e trofei ai vari concorsi letterari a cui ho partecipato. A queste pubblicazioni sono succedute numerose presentazioni organizzate dal sottoscritto in giro per l’Italia, accompagnato da una band di musicisti. Ho ricevuto diverse proposte editoriali, anche di una certa rilevanza, che ho sempre rifiutato in quanto non mi piaceva essere vincolato a contratti che non mi lasciassero la giusta libertà di potermi organizzare nel modo a me più congeniale. Quali eventi sono stati focali nella tua formazione artistica? Ho iniziato da giovanissimo a suonare con diverse band, e allo stesso tempo scrivere brani per artisti del territorio. Questo è stato il mio primo momento di formazione, dopodiché ho intrapreso un breve percorso di cantante solista, e soltanto successivamente quello di organizzatore nonché direttore artistico di varie rassegne, come quelle di teatro, musica, danza e cabaret. Da pochi anni invece mi sono dedicato a organizzare anche
contest canori per cantanti emergenti. Come è nata l’idea di una voce per l’agro? Nasce dall’esigenza di dar voce, in particolar modo a quei giovani di un territorio che non riesce a dare particolari sbocchi a coloro che desiderano intraprendere un percorso di crescita professionale nel settore canoro. A tal motivo voglio ringraziare in primis il presidente della provincia di Salerno, dr. Michele Strianese, che da subito ha dato fiducia al mio progetto di riqualificazione dei talenti nostrani, scegliendo il suo territorio, quello dell’agro nocerino sarnese, in particolar modo il Comune di San Valentino Torio, come luogo di aggregazione dei giovani provenienti da diverse realtà artistiche e culturali. Prossimi progetti per il futuro? Il mio progetto imminente, dopo il grande successo delle precedenti edizioni, è quello di organizzare la quarta edizione del contest canoro “Una voce per l’Agro”, per dare ancora una volta uno spazio utile alla formazione professionale dei giovani talenti nostrani. Colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente i giurati che hanno preso parte alla finale della terza edizione, che hanno donato la loro grande professionalità al servizio di questi artisti. Ringrazio di cuore il prestigioso cantautore Lino Blandizzi, il discografico Massimo Curzio, la musicologa Giulia D’Alessandro, il cantante internazionale di musica latina Luis Navarro, la fashion blogger Lina La Mura, la giornalista nonché referente della Performer Italian Cup Maria Puca e il direttore d’orchestra nonché compositore Rai il
Maestro Ciro Barbato. Ringrazio Radio Italia anni 60 da sempre media partner del contest, le emittenti televisive Piuenne Tv e Teleischia che hanno sposato il progetto. Gli ultimissimi ringraziamenti, ma soltanto in ordine di uscita, vanno a Marianna Chiariello direttrice della Asd Free Dancing, che con il suo corpo di danza ha creato delle magiche e suggestive coreografie, e infine a te carissima Veronica, che ancora una volta mi hai supportato e sopportato in questa bellissima intervista, regalandomi un immenso spazio su questo fantastico settimanale. Ringrazio per l’attenzione tutti i lettori di questa testata abbracciandoli affettuosamente. Un caro saluto dal vostro Pietro Baratta. Alla prossima!
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA FP CAMPANIA
ISPETTORATO LAVORO E ANPAL, TORTORA (CISL FP NAPOLI): «PIÙ CARICHI DI LAVORO E NESSUN AUMENTO DEL SALARIO ACCESSORIO, SUBITO IN PIAZZA PER LE INDENNITÀ DI AMMINISTRAZIONE»
Il 4 marzo previsto sciopero nazionale “Uno dei loro compiti è portare a galla il lavoro sommerso ma questo impegno non sarà riconosciuto economicamente dal datore di lavoro. Una beffa dello Stato che ha letteralmente ‘scippato’ il salario ai dipendenti dell’Ispettorato nazionale del Lavoro e Anpal”. Sono le parole di Carlo Tortora, segretario delle Funzioni Centrali Cisl Fp Napoli in merito allo sciopero del 4 marzo proclamato a seguito della esclusione dell’armonizzazione GAIA MOSCHETTI
delle indennità di amministrazione ai dipendenti Inl e Anpal. “Al Sud non occorre soltanto un piano speciale per le assunzioni ma occorre mettere in condizioni chi ha un lavoro, di poter vivere dignitosamente e di poterlo svolgere al meglio. Aumentare il carico di lavoro e non quantizzarlo significa svilire professionalmente un dipendente della pubblica amministrazione. Ed è per questo che sosterremo con forza e determinazione le manifestazioni annunciate dal coordinamento nazionale”. A.N.I.D.A. ONLUS
IL PRESIDENTE SANNINO HA RICHIESTO EMANUELE PISA E IL SUO LIBRO UN INCONTRO CON IL D’ESORDIO “AMIDST THE DARKNESS”
Napoletano di nascita ma cittadino del mondo, è così che si sente Emanuele Pisa il giovane autore del libro dark fantasy: “Amidst the darkness”. Emanuele sin da piccolo viaggia molto per via del lavoro del padre, poi a vent’anni si trasferisce per una breve esperienza di lavoro a Londra. Decide di tornare dalla famiglia in Italia con l’inizio della pandemia, ed è proprio durante questo periodo particolare che Pisa mette nero su bianco e nasce la sua prima opera. La propensione al viaggio viene messa in risalto nel suo romanzo d’esordio in quanto vissuta come avventura sia fuori che dentro di sé. Nel romanzo si assiste alla costruzione di un mondo che ha vissuto un’ennesima guerra e dal quale è sorto un nuovo ordine mondiale, il Bene e il Male si confondono, nel corpo di alcuni ragazzi adolescenti risiedono poteri ancestrali di cui l’uomo ha perso memoria. Ed è proprio a loro, a questi enfants prodiges che è affidato il destino del mondo, sono la longa manus di un burattinaio che Pisa non ci svelerà mai ma a cui lascia al lettore la libertà di dargli forma e aspetto, diversamente per le descrizioni, accurate, minuziose da lasciare, in questo caso, poca immaginazione.
MINISTRO GIOVANNINI
Il 15 febbraio 2022 con decreto firmato dai ministri Enrico Giovannini (Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile) e Erika Stefani (Ministero della Disabilità) è stata istituita la Commissione studio accesso a servizi mobilità con lo scopo di garantire il diritto alla mobilità e l’accesso ai servizi delle persone con disabilità. Entro 6 mesi dal suo insediamento, dovrà presentare una relazione sull’attività svolta, proponendo azioni mirate e spunti per eventuali modifiche normative. A tal riguardo l’ A.N.I.D.A. ha intenzione di proporre un suo “cavallo di battaglia” la revisione dei contrassegni per ridurne il numero attuale di oltre 1 Milione, attraverso una seria verifica della sussistenza dei requisiti per il rilascio e una riforma dei criteri di assegnazione per arginare le maglie larghe create dalle varie delibere regionali, che spesso hanno permesso alle singole Asl un “facile” rilascio a danno dei veri Diversamente Abili. Inoltre, proporrà anche controlli tecnologici almeno dei posti numerati e riservati ai Diversamente Abili per ovviare all’assenza di controlli da parte delle Polizie Locali. Il Presidente Sannino vista l’esperienza ventennale su tali tematiche confida in una convocazione a breve per sottoporre tali proposte a costo zero o con investimenti minimi, ma con un ritorno sicuro per lo Stato in termini di risparmio forza lavoro (vigili urbani) e costi (amministrazione e burocrazia). STAFF ANIDA
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LA CARICA DEI 300 PER IL MINI SCI A ROCCARASO Un esercito di piccoli sciatori dai 4 agli 8 anni al cancelletto di partenza per la prima gara del Circuito. Grande festa, divertimento e medaglie per tutti Ognuno dei 300 piccoli sciatori che ha gareggiato a Roccaraso è tornato a casa con una medaglia al collo. Un premio per la partecipazione, l’impegno e l’entusiasmo che ci hanno messo per la prima gara di stagione dedicata espressamente a loro. Uno slalom gigante “su misura” per i piccoli atleti, molti dei quali non superano il metro di altezza, dai 4 agli 8 anni organizzata grazie alla collaborazione dei quattro sci club del Comitato Campano, lo sci club 3punto3, lo sci club Napoli, il SAI e lo sci club 2010. Il Comitato Campano, tra i primi in Italia, ha aderito nel 2019 al modello proposto dalla FISI–SALT (Sviluppo Atleta a Lungo Termine) creando il Criterium Mini Sci, un circuito di tre gare riservato esclusivamente alle categorie denominate super baby e topolini nati negli anni dal 2014 al 2018. Tutti felici, forse un po’ di più quelli che hanno vinto, quelli che sono saliti sul podio e, comunque, i primi 5 classificati che hanno ricevuto anche una coppa. Per tutti,
invece, oltre alla medaglia, anche un pupazzo offerto da Carpisa, una bella felpa con cui hanno gareggiato, blu per i maschietti e rosa per le femminucce con il logo della mascotte del Minisci.
Tra i Topolini nati nel 2016 hanno vinto Gaia Oddis dello sci club Roccaraso e Matteo Cozzolino dello sci club Napoli. Dello sci club partenopeo anche i vincitori della categoria del 2017 Ginevra
Taricani e Giuseppe Seccia. Tra più piccoli di tutti, alcuni dei quali non hanno ancora compiuto i 4 anni (nati nel 2018) i primi sono stati Andrea Pisani Massamormile, nella categoria femminile e Vittorio Marinari, nella maschile entrambi dello sci club Napoli. Tra più grandi, della categoria superbaby 1 (si fa per dire perchè sono nati nel 2015) ancora due vincitori del Napoli Davide della Noce e Giulia Archetto. Mentre nella categoria superbaby 2 (del 2014), sono stati Martina Schiano e dello sci club Napoli e Daniel Oddis dello sci club Roccaraso a salire sul gradino più alto del podio. Le gare sono state trasmesse in streaming sul sito www. sportcultura.tv e alle ore 12.00 sono state oltre 1800 le visualizzazioni, come se fosse una piccola Olimpiade. Così, sono tornati a casa tutti con un sorriso, pronti a replicare l’esperienza di oggi il prossimo 3 marzo quando giocheranno tutti insieme in un percorso di mini cross, dove saltini, onde e curve paraboliche rappresentano un’ottima occasione per sviluppare le abilità motorie e il 20 marzo mini mix, per imparare i cambi di ritmo, con alternanza di pali stretti e curve da gigante.
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MAYA REGGI E RAFFAELLA SPIZZICHINO
DAL 30 MARZO AL 4 APRILE 2022, TORNA IN ITALIA RENDEZ-VOUS, IL FESTIVAL DEDICATO AL CINEMA FRANCESE
La kermesse, giunta alla sua XII edizione, apre i battenti, come ogni anno, a Roma, al Cinema Nuovo Sacher, dove sono accolti film e ospiti della rassegna. Il viaggio, partito dalla Capitale, fa poi tappa, con sezioni speciali e ospiti, alla Cineteca di Bologna, al Cinema Massimo di Torino, agli Institut Français di Napoli e di Palermo. Il più prestigioso evento cinematografico italiano dedicato al cinema francese, nasce da una iniziativa dell’Ambasciata di Francia in Italia, è realizzato dall’Institut français Italia, co-organizzato con Unifrance. Il responsabile del progetto è Benoît Blanchard e la direzione artistica affidata a Vanessa Tonnini. BNL BNP Paribas, per il dodicesimo anno consecutivo, è sponsor principale della rassegna. Il festival beneficia anche del sostegno della Fondazione Nuovi Mecenati – fondazione franco-italiana per la creazione contemporanea – del Sofitel Rome Villa Borghese, di France 24, la chaîne d’information internationale. Il FILM DI APERTURA della XII edizione del festival Rendezvous è TRA DUE MONDI | OUISTREHAM, l’atteso ritorno alla regia del celebre e amatissimo scrittore Emmanuel Carrère che vede protagonista una straordinaria Juliette Binoche. Il regista presenterà il film il 30 marzo, a Roma, al Cinema Nuovo Sacher. Proiettato nella giornata di apertura della Quinzaine des Réalisateurs del 74° Festival di Cannes, Ouistreham è il riuscito adattamento del best seller della giornalista Florence Aubenas, il romanzo-inchiesta sul mondo delle lavoratrici precarie impegnate nelle imprese di pulizie sui ferryboat che attraversano la Manica. Alla terza prova dietro la macchina da presa, Carrère ci conduce in viaggio sul battello di quelle invisibili – incarnate da Juliette Binoche, circondata da un cast sensazionale di attrici non professioniste - protagoniste di una Francia periferica, fortemente colpita dalla crisi economica. Il dramma sociale, nello sguardo di Carrère, diventa un’ode intima e umana degli ultimi, ma anche l’occasione, per interrogarsi con onestà quasi feroce,
ancora una volta, sull’ambivalenza del giornalismo di infiltrazione, sull’etica nella finzione, sul rapporto tra verità e menzogna, perseguendo la sua tutta personale esplorazione dell’incontro con l’altro. Il film, distribuito in Italia da TEODORA FILM, uscirà nelle sale italiane il 7 aprile 2022. TRA DUE MONDI | OUISTREHAM – sinossi | Marianne – interpretata da Juliette Binoche - è una scrittrice affermata e per preparare un libro sul lavoro precario prende una decisione radicale: senza rivelare la propria identità, si presenta all’ufficio di collocamento e viene assunta come donna delle pulizie sul traghetto che attraversa la Manica. Riesce così a toccare con mano i ritmi massacranti e le umiliazioni che affronta chi è costretto a quella vita, ma anche l’incrollabile solidarietà che unisce le sue compagne, tra cui spicca Christèle, madre single che non si dà mai per vinta. La vera identità di Marianne, però, non può restare nascosta per sempre... Emmanuel Carrère | Bio | scrittore, giornalista e regista, nasce nel 1957 a Parigi, dove vive. È considerato uno dei maggiori scrittori francesi contemporanei francesi, ha al suo attivo una decina di libri, tradotti in tutto il mondo e acclamati in Italia. Laureato in Scienze Politiche, ha iniziato la sua carriera come critico cinematografico, il suo primo libro è una monografia sul regista Werner
Herzog. Con la pubblicazione del libro Io sono vivo e voi siete morti del 1993, la biografia dedicata allo scrittore Philip Dick, inizia a lavorare sul suo stile unico che mescola verità e finzione. L’indagine del reale è ancora più centrale nel romanzo L’Avversario (2000) - che segna un punto di svolta snella sua scrittura e in Vite che non sono la mia (2009), mentre su temi più biografici e personali si basano i libri Facciamo un gioco, e La vita come un romanzo russo. Del 2011 la biografia Limonov (2011), pluripremiato in Francia e divenuto caso letterario internazionale. In tutti questi anni, dal suo esordio come critico, Carrère non ha mai lasciato il suo legame con il cinema. È del 2003 il suo primo lungometraggio Ritorno a Kotelnitch, in cui fonde la storia russa con la sua biografia personale. Presentato al Festival di Venezia, ottiene la menzione speciale con il Premio Città di Roma. Nel 2005 adatta per il cinema il suo romanzo La Moustache, interpretato da Vincent Lindon ed Emmanuelle Devos, che viene presentato alla Quinzaine des Réalisateurs, ricevendo diversi premi e menzioni. Per la tv firma numerose sceneggiature tratte da libri di Simenon, e la serie di successo Les Revenants. Il suo ultimo film Tra due mondi | Ouistreham (2021), ha aperto la Quinzaine des Réalisateurs del 74 Festival di Cannes. Le proiezioni sono in versione originale con sottotitoli in italiano.
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CHE BRUTTA NOTIZIA! Non avrei mai voluto riceverla. Ci ha lasciato GIOVANNI ONORATO Una giovanissima vita spezzata Sono vicino al dolore che ha colpito i genitori ed un abbraccio va al papà Luigi (vice comandante della P. M. Casoria) Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. Reg. 5116 del 28/02/2000
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