DOMENICA 19 APRILE 2020
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Settimanale di Informazione
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ANNO XIX - N° 16 - DOMENICA 19 APRILE 2020
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Organizzazione umana e professionale in emergenza Covid-19
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RITA GIAQUINTO
Terapia Intensiva dell’Ospedale del Mare Organizzazione umana e professionale in emergenza Covid-19
“Quanto manca alla vetta? Tu sali, e non ci pensare”: una scritta nera, stampata su un cartoncino bianco, fissato all’ingresso della Sala B, nel reparto di Terapia Intensiva e Rianimazione al secondo piano del nuovissimo Ospedale del Mare di Ponticelli, sembra dare a tutti, in questa estrema urgenza che viviamo, forza e speranza. Una scritta che ciascun componente del personale sanitario, medici, infermieri ed operatori socio-sanitari del reparto, si è tatuato nel cuore e nella mente per rimanere fedele, con fatica, timore ma tanta professionalità, a ciò che sta alla base di quel Giuramento di Ippocrate che li rende, quotidianamente, degni del proprio servizio e della propria missione: aiutare e salvare chi soffre, ad ogni costo. Ed oggi, in piena emergenza Covid-19, più che mai. Questo breve viaggio, che abbiamo pensato di raccontarvi, ci porta all’interno di uno dei reparti più impegnativi di un qualsiasi ospedale, lì dove i confini tra la vita e la morte sono così sottili, da im-
pegnare 24 ore su 24 personale qualificato dedito a fare di tutto per alimentare ossigeno, respiro, vita a pazienti che si trovano a combattere contro importanti compromissioni della propria salute. Durante l’emergenza causata dalla diffusione del Coronavirus – ci raccontano in reparto – è stata allestita in brevissimo tempo la Sala B della rianimazione, dotata di 4 posti letto, successivamente sostituita dalla Sala C, più grande, do-
tata di 8 posti letto, visto il boom di sospetti Covid-19 provenienti per lo più dal pronto soccorso. Esattamente il 12 marzo, è arrivato intorno alle ore 20, il primo paziente sospetto Covid-19, un uomo di cinquant’anni che è stato assistito ed intubato. A partire da questa data, la rianimazione dell’Ospedale del Mare sta dedicando posti letto ai pazienti sospetti Covid-19 in attesa dell’esito del tampone rino-faringeo: il risultato determina il trasferimento dei pazienti positivi nei centri specializzati di riferimento, quindi l’ospedale Cotugno o il Loreto Mare, e dello spostamento dei pazienti risultati negativi nella Sala A del reparto, quella dedicata ai ricoveri ordinari. L’Ospedale del Mare non è un polo infettivo, per cui tutto il personale si è dovuto adattare, in brevissimo tempo, alla situazione di emergenza nel miglior modo possibile, rispettando le indicazioni fornite dal Cotugno, come ad esempio...., CONTINIUA A PAG. 4
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...la corretta e precisa identificazione del “percorso pulito” e del “percorso sporco”, per evitare ogni possibilità di contaminazione; dando particolare importanza alla vestizione e, soprattutto, alla svestizione, con le tute anticontagio, che rappresenta la fase, secondo alcuni studi, in cui sarebbe più alta la possibilità di infezione; non da ultimi, la diffusione della cultura della massima attenzione, allerta sempre ad alti livelli, con il costante e necessario utilizzo delle mascherine ed il continuo lavaggio delle mani. Ma, sicuramente, l’aspetto che più ha spaventato tutto il personale durante l’attività lavorativa non è stato quello di fronteggiare turni di lavoro stressanti ed impegnativi, ma quello di riuscire a convivere con la scarsa disponibilità dei dispositivi di protezione individuale, indispensabili a preservare l’incolumità di tutto il personale medico e paramedico. E’ stato deciso, in corso d’opera, di modificare, temporaneamente, la classica rotazione dei turni di lavoro così da garantire un doveroso potenziamento delle squadre, una più razionale rotazione del personale dedicato al trattamento dei sospetti Covid, e quindi anche un sostanziale risparmio dei dispositivi di protezione. Fortunatamente, negli ultimi giorni, con l’arrivo e l’incremento delle forniture dei DPI, nello specifico, mascherine FP2 e mascherine FP3 da parte della ASL, si è riusciti a garantire a tutti la possibilità di affrontare la situazione con maggiore
serenità. Dopo le mascherine, è stata la volta dei cinquantasette Tir che, la sera del 6 aprile, provenienti da Padova, sono arrivati all’Ospedale del Mare per portare i moduli di completamento per l’ospedale da campo allestito negli spazi vuoti antistanti il nosocomio di Ponticelli. Sicuramente, potevano essere riconvertiti spazi all’interno dell’ospedale ancora non attivi, per poter installare altre postazioni di terapia intensiva, ma è anche vero, d’altro canto, che uno spazio esterno alla struttura ospedaliera potrebbe aiutare ad evitare ciò che è tristemente accaduto, e ancora accade, in Lombardia, dove sono proprio i reparti interni agli ospedali ad essere diventati i maggiori focolai del virus e dove i contagi non hanno risparmiato anche tanti medici ed infermieri. Ad oggi (l’articolo viene redatto in data 15 aprile, n.d.r.), infatti, dalla Terapia Intensiva dell’Ospedale del Mare ci tengono a farci sapere che, nel loro reparto, nessuno tra i medici, infermieri ed OSS sono stati coinvolti nel contagio. Solo due infermieri sono risultati positivi alle analisi del sangue ma poi, effettuando il tampone, che, fino ad oggi, rimane l’analisi più attendibile, sono risultati negativi. Insomma, continua questa guerra in cui il personale medico ed infermieristico è stato da tutti paragonato ad eroi, gli idoli del momento. Ma loro non si sentono così. Il loro modo di lavorare non è cambiato, sono solo più consapevoli dell’importante ruolo che stanno ricoprendo in questa emergenza mondiale.
“Assolviamo ai nostri doveri – mi raccontano – con estrema umiltà, rispettando quel patto di alleanza che, da sempre, la nostra professione ha stipulato con i pazienti malati e bisognosi di cure”. Per molti, questa guerra ha voluto dire allontanarsi forzatamente dal proprio nucleo familiare di origine, per la presenza di figli piccoli o di genitori anziani, la cui vita potrebbe essere messa in pericolo dalla possibilità del contagio in ospedale: questo ha scavato un solco che, soltanto in parte, la tecnologia riesce a colmare. Quando arriveremo alla “vetta” della normalità? “Ci vorrà del tempo – concludono gli infermieri - molto tempo per ritornare alla normalità. Quella normalità da cui prima volevamo scappare e che adesso rincorriamo con tutte le nostre forze”. Già, quella normalità che dovremmo tutti accogliere, a fine emergenza, con una maggiore coscienza e rispetto per il lavoro di quanti, quotidianamente, rischiano la propria vita per la nostra. Magari, facendo in modo che quelle aggressioni e quegli atteggiamenti violenti di chi non ha mai dimostrato rispetto per il ruolo di medici, infermieri ed OSS, possano diventare solo un brutto ricordo, ed esortando la politica alla sacralità della sanità ed al dignitoso riconoscimento di chi ne fa parte. E se vogliamo considerarli eroi, ricordiamoci che lo sono sempre stati, anche prima del Coronavirus. E, dopo il Coronavirus, cerchiamo di non dimenticarlo!
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VITTORIA CASO
ANZIANI: LA STRAGE SILENZIOSA
È vero che la bieca falce del coronavirus non risparmia nessuna fascia d’età e nessuna classe sociale; tuttavia, nell’ultima settimana è emersa con agghiacciante chiarezza una vera e propria strage di anziani che il virus sta mietendo nelle RSA, Residenze per Anziani Assistite. Dai familiari delle vittime, sconvolti e furiosi, e da qualche dipendente, in forma anonima, sono state narrate storie toccanti, testimonianze raccolte e pubblicate dal Corriere della Sera, da La Repubblica, da trasmissioni televisive. Sotto accusa sono soprattutto le RSA lombarde in cui sono stati commessi gravissimi errori che hanno portato al triplicarsi o al raddoppio delle morti degli anziani, ospitati nelle strutture. Carla, la cui mamma è morta nel Centro Don Gnocchi di Milano, priva anche dell’ultimo saluto della figlia, testimonia che tantissimi sono i contagiati (300 al 13 aprile) “Portare pazienti positivi Covid dentro le Rsa senza tutelare le persone che erano già dentro le strutture è stato un assassinio”, e aggiunge: “Qualcuno la deve pagare. La morte di mia madre deve servire a qualcosa” È dell’11 aprile la notizia che il direttore generale del Pio Albergo Trivulzio, Giuseppe Calicchio, è il primo indagato per epidemia colposa e omicidio colposo nell’inchiesta avviata dalla Procura di Milano sui contagi da coronavirus e sulle morti sospette degli anziani nelle RSA della Lombardia: ben 1833 al 10 aprile. L’eccesso di decessi ha spinto, infatti, la procura di Milano alle indagini tramite un pool di magistrati per fare chiarezza sugli eventuali reati commessi dai medici e dagli amministratori, dopo quanto ricostruito dal Corriere della
Sera. L’indagine si estende alla Baggina con oltre 100 vittime, alla “Anni azzurri” a Lambrate, alla “Don Gnocchi, alla Sacra Famiglia di Cesano Boscone, alla “Monsignor Bicchierai”, Rsa dell’Istituto Auxologico italiano e progressivamente interesserà tutte le RSA. Tre sono i dirigenti dell’istituto Palazzolo-Don Gnocchi di Milano indagati per diffusione colposa d’epidemia e omicidio colposo, e la medesima accusa colpisce i vertici della casa di riposo di Mediglia (MI), la prima in cui è stato segnalato un aumento impressionante di morti tra gli anziani e stranezze nella gestione degli ospiti in piena emergenza coronavirus. In pratica, l’8 marzo la regione Lombardia delibera che i pazienti degli ospedali vengano dislocati nelle case di riposo, al fine di liberare posti in corsia. Il Pio Albergo Trivulzio coordina lo smistamento; solo il 13 marzo, ad es., ne accoglie 113 di cui 60 sono positivi. Operatori sanitari e pazienti, però, non hanno dispositivi di sicurezza perché la direzione del Trivulzio, a detta di alcuni dipendenti, teme che gli ospiti delle RSA possano andare in panico alla vista di mascherine, guanti e simili. Quindi, pazienti positivi dimessi dall’ospedale e anziani sani si trovano l’uno accanto all’altro e il contagio colpisce senza pietà prima gli anziani più
fragili e poi alcuni dipendenti. Le RSA si trasformano in focolai epidemici e tanti anziani muoiono in solitudine, senza nemmeno il conforto della presenza di un parente. Nonostante le diagnosi dei decessi siano genericamente: infezione delle vie respiratorie, sindrome febbrile e respiratoria acuta, bronchite, polmonite, è evidente ben presto che si tratta di covid e che sono stati commessi imperdonabili errori. Il rimpallo di responsabilità tra ospedali e RSA, non evita che lo scandalo scoppi. Nel frattempo si comincia ad indagare anche sulle altre tante residenze e case di riposo (6715, ma è un mistero sapere quante siano veramente, 700 le strutture “fantasma”) disseminate in Italia e vengono alla luce situazioni che fanno accapponare la pelle. Non ultima la Casa di mela – Fuorigrotta con 27 positivi su 43 ospiti e la casa di riposo Madonna dell’Arco a Sant’Anastasia in cui vi sono 3 decessi e ben 32 positivi al coronavirus tra operatori e ospiti; 19 gli ospiti con tampone negativo, trasferiti in un’ala dell’edificio lontano dai positivi. «Il primo tampone è stato richiesto dal medico curante di un degente il 17 marzo. Lo sapete quando sono arrivati ad effettuarlo? il 23 marzo, in seguito a ben tre morti, due dei quali risultati positivi. Otto giorni fondamentali». dichiara su Fb il priore del Santuario della Madonna
dell›Arco, padre Alessio Romano. La magistratura indaga tra chiacchiere e polemiche, (tra data di consegna e pubblicazione del mio articolo sicuramente ci saranno ulteriori novità), qualche testa cadrà ma certamente nessuno potrà restituire la vita ai tanti Maria, Giuseppe, Francesco che non ci sono più. Non numeri ma persone: madri e padri, nonne e nonni, zii, che nessuno potrà riabbracciare, che nessuno potrà restituire al calore di figli e nipoti. Non solo un universo affettivo ricco e rassicurante viene a mancare ma un inestimabile capitale di esperienza, di decenni di impegno professionale, di crescita umana, di prezioso aiuto nell’educazione di nipoti e pronipoti, di attività caritatevoli e di volontariato, di aiuto e sostegno economico per tanti in attesa dell’agognato lavoro. Un patrimonio sociale di straordinario valore sparisce nel vuoto di una solitudine senza parole e gesti di conforto, senza sorrisi e abbracci; custodi di tradizioni, usi, costumi, mestieri aviti, sapori, colori, odori, suoni del passato, interpreti privilegiati di quell’insieme di ideali e di valori comuni che reggono e guidano la convivenza sociale vengono portati via in bare anonime sui camion dell’esercito; soprattutto la generazione dagli 85 anni in su è stata testimone oculare della seconda guerra mondiale, del dopoguerra, della ricostruzione, memoria storica di una storia vera e triste scritta dal popolo, storia che sui libri non è riportata ma che rappresenta il vero travaglio del popolo e che oggi alcuni saccenti tentano di negare. Il pius Aeneas che sulle spalle si caricò il padre Anchise per salvarlo dalle fiamme di Troia con la sua infinita pietas non ci ha insegnato niente!
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Intervista a Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, testimone di pace e di giustizia solidale
“QUANDO DECIDEREMO DI INVESTIRE IN SANITA’, SCUOLA E WELFARE E NON IN ARMI”? “Smantellata in 10 anni la sanità pubblica, dandola in pasto ai privati”
Notevole l’impegno missionario a favore degli “ultimi” di Alex Zanotelli, concretizzatosi in tante iniziative di promozione umana, di pace e di giustizia solidale, fra cui: dal 1965 al 1973 operò nel Sudan meridionale, martoriato dalla guerra civile; nel 1989, tornò in missione in Kenya, a Korogocho, una delle baraccopoli che attorniano Nairobi. In una difficile situazione di degrado umano, dovuto a vari fattori tra i quali AIDS, fame, prostituzione, droga, alcolismo, violenza, dette vita a piccole comunità cristiane, ma anche ad una cooperativa che si occupava del recupero di rifiuti e dava lavoro a numerosi abitanti. Istituì inoltre Udada, una comunità di ex prostitute che aiutò le donne che volevano uscire dal giro e, allo stesso tempo, si batté per le riforme sulla distribuzione della terra, uno dei temi-chiave della politica keniota. Vive nel Rione Sanità, a Napoli. Lei, che ha sempre condiviso la sofferenza degli “ultimi” della terra, mostrando loro, con la sua testimonianza, l’amore misericordioso di Dio per chi subisce le pesanti croci delle ingiustizie e delle disuguaglianze, quale senso profondo dà a questo “tempo pasquale” che viviamo in un clima di smarrimento e di angoscia a causa dell’emergenza epidemiologica? “Che senso avranno le nostre Pasque e questo cantare ancora salmi, se ci troviamo conniventi con gli stessi Faraoni? O chiese!....”. Così scrive il monaco poeta Davide Turoldo nel suo libro dei Salmi che uso per la mia preghiera quotidiana. Domanda esplosiva questa di Turoldo per le nostre Pasque, ma specialmente per la Pasqua di quest’anno che non abbiamo potuto celebrare solennemente nelle nostre Chiese per l’emergenza coronavirus. E’ un momento importante per riflettere su cosa significa celebrare la Pasqua, soprattutto per noi Chiese d’Occidente. Come possiamo celebrare Pasqua, festa di liberazione della schiavitù, quando noi viviamo dentro un sistema economico – finanziario che permette a pochi di avere quasi tutto sulla pelle di miliardi di impoveriti
con milioni di morti di fame all’anno? Lei pone l’attenzione, giustamente, su un’altra emergenza che miete da anni una moltitudine di vittime, ma su cui i Paesi ricchi dell’Occidente fanno “orecchie da mercanti”. Ha dati recenti da fornire per sostenere questa sua vigorosa denuncia? I recenti dati di OXAM sono impietosi: duemila miliardari hanno tanto quanto quattro miliardi e mezzo della popolazione mondiale. Questo Sistema permette che il 10% della popolazione mondiale consumi da solo il 90% dei beni prodotti dal mercato, creando la gravissima crisi ambientale, che già oggi uccide otto milioni di persone all’anno. E perché siamo così terrorizzati dal coronavirus, mentre questo sistema ne ammazza molte di più ogni anno senza che questo ci disturbi? La crisi ecologica costituisce una minaccia alla stessa sopravvivenza di Homo Sapiens, eppure i nostri governi non riescono a prendere decisioni serie per passare dal carbone e petrolio al solare. Non ci dovrebbe spaventare tutto questo scenario più del Covid 19? E poi, questo Sistema profondamente ingiusto può reggersi solo perché chi ha è armato fino ai denti, soprattutto con armi nucleari? Proprio nel messaggio pasquale, Papa Francesco ha condannato con fermezza la fabbricazione e il traffico delle armi, “spendendo ingenti capitali che dovrebbero essere usati per curare le persone e salvare vite umane.” Anche nell’omelia della Messa presieduta a Casa Santa Marta, nel giorno di lunedì “in Albis”, il Santo Padre ha ribadito che “o la nostra scommessa sarà per la vita, per la resurrezione dei po-
poli o sarà per il dio denaro: tornare al sepolcro della fame, della schiavitù, delle guerre, delle fabbriche delle armi, dei bambini senza educazione … lì c’è il sepolcro. Qual è il suo commento al riguardo? “Le armi nucleari” – diceva il grande vescovo di Seattle, R. Hunthousen “proteggono i privilegi e lo sfruttamento. Rinunciare ad esse significherebbe che dobbiamo abbandonare il nostro potere economico sugli altri popoli”. Per capire l’importanza capitale delle Armi per difendere questo Sistema, basta rileggere i dati delle spese militari nel 2019 preparati dal Sipri. Lo scorso anno, a livello mondiale abbiamo speso 1.822 miliardi di dollari, pari a circa cinque miliardi di dollari al giorno. L’Italia ha speso ben 27 miliardi di dollari. Nonostante le proteste, tutti i nostri governi, in questo decennio, hanno trovato i soldi per comperare i 90 aerei F – 35 (che possono portare bombe atomiche), che ci costeranno 130 milioni cadauno. Ed ora, in piena crisi di coronavirus, con la chiusura di fabbriche non essenziali, il governo decide che il settore militare è “strategico” e, quindi, i lavoratori nelle fabbriche d’armi devono continuare a produrre!. Allora mi chiedo: “C’è qualche connessione diabolica tra i nostri governi e le armi?”. E tutte queste armi servono a fare sempre nuove guerre che mietono milioni di morti (6 milioni di morti solo nelle guerre in Congo). E perché ci terrorizzano così tanto le morti per Covid 19 e non tutti questi milioni di morti, vittime di guerre ingiuste come in Iraq, in Afghanistan …? Ma soprattutto mi spaventa il fatto che i nostri governi con il nostro consenso si siano arresi alle necessità di una difesa nucleare sotto l’egida della NATO (lo scorso anno la NATO ha speso mille miliardi di dollari in armi!). Ed ora gli USA, con l’approvazione del nostro governo, ci invieranno anche i missili nucleari a gittata intermedia con base a terra (come quelli di Comiso). Eppure, Papa Francesco è stato categorico, come domenica di Pasqua e lunedì in Albis,
DOMENICA 19 APRILE 2020 anche lo scorso dicembre a Hiroshima: “Come possiamo proporre pace, se usiamo continuamente l’intimidazione bellica nucleare? E’ immorale il possesso di armi atomiche!” Note sono anche le sue battaglie ecologiche per contrastare gli scempi ambientali. A suo avviso, potrebbe esserci una correlazione tra le devastazioni arrecate dall’uomo al Creato e la pandemia da Coronavirus? E’ paradossale e tragico dover notare che ci siamo armati fino ai denti contro il Nemico (quale?), mentre siamo colpiti da un “moscerino” che, come dice il dott. Gianni Tomino, “è una reazione allo stato di stress che abbiamo causato al pianeta.” Un virus che forse ha mietuto ancora più vittime nel nostro Paese perché abbiamo smantellato la Sanità
7 pubblica, dandola in pasto ai privati. In dieci anni i nostri governi hanno tagliato ben 37 miliardi di euro privando i nostri ospedali tra i 40/70 mila posti letto. Quando decideremo di investire in sanità, scuola e welfare e non in armi? E’ l’amara conseguenza di questo Sistema economico finanziario militarizzato nonché ecocida che provoca milioni di profughi in fuga dai loro paesi. L’Italia e l’Europa potranno “curarsi” anche della “globalizzazione dell’indifferenza”, solo se ascolteranno il grido disperato dei profughi che premono alle nostre frontiere e domandano di entrare: sono i nuovi “Lazzari” davanti alle porte chiuse del nostro Palazzo. Davanti a questi scenari, noi cristiani come possiamo celebrare la Pasqua e questo tempo pasquale di liberazione
se siamo conniventi con i nuovi Faraoni? Ora, come comunità cristiane, non ci resta che fare nostra quella straordinaria confessione di peccato fatta da Papa Francesco il 27 marzo scorso in quella Piazza S. Pietro vuota: “Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sani in un mondo malato”. “Esci, popolo mio, da Babilonia”, gridava il profeta dell’Apocalisse alle prime comunità cristiane dell’Asia Minore. Anche noi se vogliamo salvarci, dobbiamo uscire dal Sistema di morte in cui siamo intrappolati. Questa è la nostra Pasqua!
CIRO TROISE
Il calcio ha bisogno di una riforma
riduzione delle squadre nei campionati Una delle legittime critiche al nazionali, introduzione delle cinque Governo (non le strumentalizzazioni) sostituzioni per dare senso anche è che, quando ormai è passato più di all’utilizzo della panchina lunga che un mese dall’inizio dell’emergenza, andrebbe introdotta anche nelle coppe sono pochissime le misure concrete europee. L’equilibrio delle forze in che hanno già aiutato i cittadini a campo in qualsiasi competizione fronteggiare le difficoltà economiche sportiva è fondamentale per rendere e sociali. La stessa critica vale per avvincente, la crisi post coronavirus il mondo del calcio: non c’è un’idea rischia di alimentare la sperequazione che ha messo d’accordo tutti, una a vantaggio dei club più ricchi. proposta che vada oltre il dibattito Servono tanti cambiamenti a Questo tsunami arriva in un mondo sulla ripartenza. Nella fase 2 ci sarà “cascata”, dal livello mondiale dove è diventato consuetudine la anche il calcio, il 4 maggio è il giorno vittoria nei campionati nazionali della del nuovo inizio, sarà superata la palla alle scuole calcio squadra che ha il fatturato più alto posta davanti al motore della storia da presidenti sciacalli che invocano di fermare tutto affinchè e spende di più nel monte ingaggi, però, poi abbiamo tutti possano salvare le proprie squadre e portare a casa interessi nostalgia del Cagliari degli anni ’70, della Sampdoria di Vialli individuali come il taglio indiscriminato agli stipendi. La e Mancini, del Verona di Bagnoli, del Napoli di Maradona. È priorità è l’aspetto medico, mercoledì la Commissione tecnico- necessario introdurre il salary cap, dare uno stop alla spesa sugli scientifica della Figc si riunirà nuovamente per accelerare sotto stipendi per limitare il divario, riformare l’organizzazione dei il profilo della stesura del protocollo che deve disciplinare la diritti televisivi, rivedere la legge sugli stadi e accelerare sotto quest’aspetto in modo da essere pronti quando il vaccino o altre ripresa degli allenamenti. Le società si stanno organizzando per attrezzarsi sotto tutti gli scoperte scientifiche sui farmaci ci consentiranno di riempire aspetti: test sierologici, tamponi, visite cardio-polmonari, il nuovamente gli spalti, introdurre l’obbligo d’investire almeno motore è già partito. L’idea delle due fasi non è congrua con la il 10% del fatturato sul settore giovanile. “Nessuno si salva portata storica del fenomeno che ha cambiato la nostra vita, il da solo” è lo slogan di queste settimane, tutti a chiacchiere concetto per cui ora bisogna pensare a ripartire e poi in futuro sembrano seguire l’indirizzo dettato da Papa Francesco ma si parlerà delle riforme non è sostenibile. Il calcio va cambiato, poi nei fatti ognuno ha come propria religione di riferimento altrimenti non reggerà l’impatto con una crisi profonda, soltanto l’interesse individuale. Il calcio va riformato senza pesante perché dopo lo stop bisognerà poi adattare questo sport tralasciare nessun livello della piramide, serve un intervento ad una fase di transizione pesante e complicata. La riforma generale che coinvolga anche il mondo dilettantistico e del pallone deve coinvolgere tutti i livelli, dalle competizioni l’attività di base. internazionali all’attività di base, in una logica “glocal” dove Nelle scuole calcio e in varie categorie dilettantistiche non è si fondano l’aspetto globale con quello locale. I calendari obbligatorio neanche il medico sociale, si tratta di una regola sono ingolfati, si gioca troppo e sarà difficile coniugare inaccettabile. Qualsiasi attività sportiva deve avere un medico l’attenzione massimale alla tutela sanitaria dopo il Covid-19 di riferimento, l’obiezione sui costi è insostenibile: la lezione con l’organizzazione attuale del calcio internazionale. Le inflitta dal coronavirus è che non si può risparmiare sulla salute soluzioni ci sono: revisione delle regole sui diritti televisivi e delle persone.
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8 ANGELA CAPOCELLI
L’UNIONE EUROPEA NELLA LOTTA CONTRO IL COVID19 Il Coronavirus è un problema che riguarda ormai non più solo la Cina e l’Italia ma l’Europa e il mondo tutto. I primi cinque Paesi europei per trasmissione locale sono: Italia con 159.516 casi e 20.465 morti; Spagna con 166.019 casi e 16.972 morti; Germania con 123.016 casi e 2.799 morti; Francia con 95.403 casi e 14.393 morti; Svizzera con 25.220 casi e 858 morti. E mentre in Europa si registra il maggior numero di vittime, negli Stati Uniti si sfiorano i 21mila morti, con un aumento di quasi 2 mila al giorno. La presidente dell’Ue Ursula Von Der Leyen sottolinea il rischio che l’emergenza possa durare ancora per molti mesi. In questo cammino che si prospetta, dunque, ancora lungo e faticoso, la crisi è coordinata, in Europa, mediante videoconferenze, discussioni periodiche con i ministri della Salute e riunioni del comitato per la sicurezza sanitaria: tutti strumenti che favoriscono la cooperazione, consentono lo scambio rapido di informazioni e permettono il monitoraggio e il coordinamento su vasta scala delle misure di risposta alla pandemia. Per quanto riguarda l’ambito della sanità pubblica, L’UE risponderà alle necessità umanitarie e sanitarie dei paesi partner in tutto il mondo fornendo assistenza finanziaria per oltre 15,6 miliardi di euro. Nel frattempo, la Commissione europea ha pubblicato orientamenti che: garantiscono ai suoi cittadini l’accesso ai farmaci essenziali a un prezzo moderato; cercano di contenere quanto più possibile le carenze; aiutano ad aumentare la produzione di attrezzature e materiali medici essenziali (quali, ad esempio, le mascherine, i detergenti per
le mani da non sciacquare e i disinfettanti per le mani). E a proposito della circolazione di questi che sono diventati praticamente beni di estrema necessità, l’Europa ha accolto le richieste di tutti gli Stati membri e del Regno Unito, rinunciando temporaneamente ai dazi doganali e all’IVA sull’importazione di dispositivi medici e di protezione dai paesi terzi e agevolando sul piano finanziario l’acquisto delle attrezzature mediche indispensabili per medici, infermieri, farmacisti e pazienti. Nonostante questo (apparente?) coordinamento, però, l’Unione Europea si divide sull’argomento “istruzione”: mentre i nostri epidemiologi e medici italiani consigliano di chiudere le scuole fino a Settembre e al ministero dell’Istruzione si interrogano su come mantenere il distanziamento sociale in comunità, Emmanuel Macron annuncia una graduale riapertura degli edifici scolastici in Francia a partire da Maggio, in Germania si discute di ricominciare a scaglioni e dal 14 Aprile hanno riaperto le scuole in Danimarca. La domanda, a questo punto, sorge spontanea : quanto è effettivamente unita l’Europa nell’affrontare questa pandemia? Quanto efficace è il suo coordinamento? E quanto pericoloso può essere il passo falso di uno solo dei suoi Paesi per le conseguenze catastrofiche a cui condannerebbe anche il resto d’Europa? Insomma, i dubbi sono tanti e questa è sicuramente la situazione più difficile che l’Unione Europea si è trovata a dover affrontare dalla sua fondazione: a noi non resta che sperare nel funzionamento dei numerosi provvedimenti presi e attenerci scrupolosamente alle misure di sicurezza.
RAFFAELE silvestro
il premier Giuseppe Conte annuncia la riapertura di alcuni esercizi commerciali
Abbiamo appena superato il mese e mezzo di quarantena. I risultati finalmente s’iniziano a vedere, decessi e contagiati stanno diminuendo a vista d’occhio e i guariti e dimessi amunetano ogni giorno di più. Purtroppo però, questo non vuol dire che possiamo tornare subito alla normalità, bisogna ancora pazientare ed essere fiduciosi. Intanto il premier Giuseppe Conte, in un’altra delle sue dirette Facebook annuncia la riapertura di alcuni esercizi commerciali, ci ricorda di essere uniti e di non perdere mai la speranza in tutto quello che stiamo facendo, perché un giorno ne sarà valsa la pena. E mentre il premier annuncia i nuovi cambiamenti e la firma su un nuovo decreto, le altre sfere politiche remano contro il presidente del consiglio, infatti, duri sono stati gli attacchi da parte
dell’opposizione e di qualche alleato, contro il premier per la sua scelta di parlare al Paese di notte e di farlo su Facebook. Renzi, alleato nella mangioranza di governo: “Non è il Grande Fratello”. La Meloni e Salvini insieme contro la gestione del governo e le modalità utilizzate per la diffusione: “Atteggiamento da regime”, “E il decreto dov’è?”. Zingaretti anche lui, come Renzi, facente parte della maggioranza, è l’unico a prendere le sue parti: “Mai dividersi”. Casellati: “Governo si raccordi con le Camere per ogni iniziativa normativa”. La sede centrale del governo Palazzo Chigi, intanto, difende a spada tratta il premier: “Modalità consueta per raggiungere pubblico più ampio”. In questo periodo nero per la nostra nazione, dove ogni giorno contiamo i nostri concittadini morti per questo tremendo male, i politici, da noi votati, li-
tigano come bimbi dell’asilo, perché ad alcuni non piace la modalità di gestione del presidente del consiglio. Invece di mettere da parte il proprio ego, di rimboccarsi le maniche, continuano a fare propaganda elettorale. Vorremmo ricordare a questi pseudo politici, che il mezzo utilizzato dal premier per informare i cittadini italiani, sulle novità COVID 19, chiamato Facebook, conta oltre 2 miliardi di utenti nel mondo e ben 31 milioni in Italia, questo vuol dire che un’italiano su due utilizza questo social network, numeri da capo giro, che fanno capire come sia diretto ed efficace per dare comunciazioni urgenti alla popolazione. Cari politici, in questo momento bisogna essere uniti. Non esiste destra o sinistra. Ora esiste solo la nostra nazione, perché uniti ce la faremo.
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IMMA CASTRONUOVO
“Il tracollo delle agenzie di viaggio e dei bus turistici tra gli effetti del coronavirus. Lontana la ripresa”
La pandemia in atto, ormai da due mesi, sta facendo letteralmente crollare l’economia del nostro Paese, delle nostre Regioni, dei nostri Comuni. Nello specifico, l’impatto deficitario della malattia da coronavirus sulle agenzie di viaggio e sulle imprese di trasporto turistico, è a dir poco catastrofico. Le aziende lamentano una perdita di fatturato pari al 100%, con aspettative in segno negativo fino al 2021, anno in cui le aziende del settore potranno ripartire. La questione è stata sollevata dal Presidente di Assoturismo Vittorio Messina, che ha rilevato, in un comunicato stampa emesso, 14 aprile 2020, le criticità del recente DL liquidità emanato dal Governo, perché non eroga sufficiente liquidità alle imprese del turismo, in quanto, si legge, “il provvedimento non tiene conto dell’azzeramento dei ricavi degli operatori del settore. Imprese e professionisti di tutti comparti, dalle agenzie di viaggio[…] ai trasporti turistici, hanno visto cancellarsi completamente i propri fatturati, senza prospettive di ripresa a breve termine. Per il turismo, infatti, la Fase 2 è ancora un miraggio: il mercato internazionale è bloccato, ed è difficile che i flussi di viaggiatori tornino a regime prima del 2021. Il nostro sarà il periodo di inattività forzata più lungo di tutti i comparti. In questo scenario, l’intervento del governo, più che liquidità, fornisce un indebitamento che molti operatori non sono in grado di sostenere”, osserva Messina. Gli fa eco Rosario Leoncino, titolare dell’Auto Servizi Viaggi Leoncino S.r.l., azienda storica, presente sul territorio locale dal 1950, nonché dell’Agenzia di Viaggi “I Viaggi del Leoncino”, ubicata sulla centralissima Via Principe di Piemonte, il quale lamenta che “ da febbraio siamo fermi, abbiamo dovuto sospendere le gite già prenotate con gli Istituti scolastici, che ci faceva lavorare bene questi mesi, di febbraio, marzo e aprile, consentendoci un ricavato che è pari al 40% del nostro fatturato annuo. Abbiamo perso tre mesi preziosi, e già venivamo dai mesi invernali in cui si fa poco o niente. Sul fronte Viaggi, non ne parliamo: oltre alla totalità delle disdette dei viaggi che erano stati prenotati, non abbiamo prenotazioni per i prossimi mesi. E, nel nostro settore, la programmazione è parte essenziale del lavoro; senza programmazione, non c’è lavoro. Pensi alle scuole, con le quali programmiamo i viaggi d’istruzione almeno 3-4 mesi prima; ciò vuol dire che il nostro settore, è stato il primo a chiudere, e sarà l’ultimo a ripartire, non prima di Marzo 2021. Abbiamo 30 autobus fermi, oltre al personale di settore, quello del comparto meccanico, carrozzeria, Emergenza h.24 per Ferrovie e Aeritalia di cui
ci occupiamo, costi, questi, che non possiamo coprire con la sola Cassa Integrazione dei dipendenti. Nel 2021, non ci sarà fatturato. E’ necessario che lo Stato protragga la Cassa Integrazione per i dipendenti del nostro settore, fino a marzo 2021, quando effettivamente potremo riprendere la nostra attività “, chiede l’imprenditore. ”In questo periodo di impasse, Noi ci stiamo attrezzando per una Fase 2, rivolgendoci alle aziende, offrendo loro un servizio navetta per i propri dipendenti, nei nostri autobus costantemente sanificati, senza effettuare fermate presso bar ed aree di servizi, con la possibilità di ricevere gli stessi servizi a bordo dei nostri bus, macchina del caffè, colazione a bordo, frigo bar, toilette, defibrillatore, e con la distanza di un metro tra passeggeri assicurata”, dichiara Leoncino. “Oltre ai dipendenti, abbiamo dei costi fissi che dobbiamo sostenere; e questi non sono coperti dallo Stato; ci vuole erogare dei prestiti, che però dovranno pur sempre essere restituiti; nel frattempo, come viviamo?! Occorre che lo Stato ci venga incontro con dei fondi che vadano a coprire, anche se in parte, le nostre perdite di fatturato, altrimenti rischiamo la chiusura”, conclude amareggiato Rosario Leoncino. Identiche lamentele provengono da Vincenzo Petrellese, titolare di un’altra azienda locale di Autobus da viaggio, la Petrellese Tours, che è prettamente un’azienda di Bus Turistici, anch’essa ferma dal mese di febbraio: “Noi non abbiamo avuto alcun aiuto dal Governo. I mezzi di trasporto sono fermi. I costi di manutenzione degli autobus sono fissi e li dobbiamo sostenere. La Petrellese Tours serve, per l’80% il merca to asiatico, e per il 20% quello americano. Il turismo è bloccato, col blocco dei voli Roma-Pechino. Pensate che si possano recuperare questi danni? No. Noi saremo gli ultimi a ripartire, anche perchè la gente ha paura di viaggiare”, tuona Petrellese. “ Noi non abbiamo un piano B. Non vogliamo elemosina dal Governo. Vogliamo essere messi in condizioni di poter lavorare, di poter fare il nostro lavoro”, conclude amareggiato il titolare dell’azienda. Le istanze di settore sono state riprese anche dal Presidente di Assoturismo Messina che, nel Comunicato Stampa, sollecita: “Soprattutto, serve un fondo di emergenza per il turismo, attraverso cui riconoscere alle agenzie di viaggi un indennizzo proporzionale al decremento di fatturato registrato durante l’emergenza e coprire le insolvenze e i fallimenti degli operatori della filiera. Ci sono migliaia di imprese – e quindi di posti di lavoro - a rischio”.
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Crisi d’impresa da Coronavirus
La parola di questa domenica è la “crisi” parola usata per ben rappresentare la situazione presente e futura, dell’economia del nostro Paese. Orbene chi meglio del Prof. Francesco Fimmano’, Ordinario di Diritto Commerciale – Consigliere Presidenza della Corte dei Conti, potevamo intervistare: Professore la parola d’ordine è liquidità, liquidità, liquidità. Veloce e garantita dallo Stato. E’ questa la chiave per salvare l’economia del Paese e assicurare la futura riapertura? Bisogna innanzitutto distinguere il versante macroeconomico da quello microeconomico. Il versante dell’intervento pubblico nell’economia in termini di investimenti da quello della liquidità e del sostegno alle imprese. Fondamentale è innanzitutto il primo che deve essere effettuato sul modello dell’unico periodo di ininterrotta convergenza del Paese: l’era del miracolo economico italiano e della migliore riuscita del cosiddetto “intervento straordinario”. Il ventennio del secondo Risorgimento, tra l’inizio degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Settanta. L’Italia, in questo periodo, è riuscita a realizzare una doppia convergenza sistemica, interna ed esterna. La Casmez istituita nel 1950 dal Governo De Gasperi ha costituito, insieme alla riforma agraria, il vero motore di quegli anni. L’intervento straordinario scaturiva da un modello teorico originale, un paradigma sperimentale con al centro la Banca Mondiale e le politiche di sviluppo internazionali, allo scopo di predisporre i programmi, i finanziamenti e l’esecuzione di opere straordinarie funzionali al progresso economico e sociale dell’Italia. Qual è a suo avviso il principale problema economico che ci troveremo di fronte a causa di questa crisi? L’intervento straordinario ha realizzato investimenti per oltre 192.464 milioni di euro (ai valori del 2012) in particolare al centro sud, per una media annuale di oltre 4.600 milioni di euro l’anno. Gli investimenti della Cassa, il primo strumento attuativo dell’intervento straordinario, hanno prodotto 16.000 km di strade, 23.000 km di acquedotti, 40.000 di reti elettriche, 1.600 scuole, 165
ospedali. Successivamente si è diffusa invece una strategia improduttiva, fondata sulla crescita locale su base regionale non sistemica, con l’impiego delle risorse secondo lo schema della “pentola bucata”, basti pensare alle leggi c.d. 64 e 488, ed all’utilizzo parziale e frammentario, privo di una strategia unitaria, dei “fondi europei”. Le Regioni hanno avuto gravi responsabilità in questo processo acuto da forme di c.d. intermediazione impropria. Quindi, quali pensa siano le priorità nelle prossime settimane a livello economico? Quindi occorre ragionare su 4 o 5 al massimo centri comuni di spesa straordinari, che abbiano forme di controllo concomitante e che consentano di realizzare quegli investimenti pubblici infrastrutturali i cui fondi sono già nelle ultime 10 leggi finanziarie. Parliamo di oltre 120 miliardi di euro già stanziati ma non spesi o spesi in modo irrisorio e male. Peraltro, è giunto il momento di rinazionalizzare gli enormi patrimoni delle fondazioni bancarie che hanno dato cattiva prova di se. Ingentissime risorse pubbliche che devono tornare tali ed essere finalizzate agli investimenti pubblici. Parliamo di oltre 70 miliardi di euro. Ora stiamo parlando di liquidità e diciamo che questi due problemi possono essere risolti, come si fa a far riprendere l’economia? Passando al sistema delle imprese. Secondo lo scenario cauto, potrebbero entrare in crisi di liquidità 124 mila imprese (il 17,2% del campione), raggiungendo un picco a luglio. Successivamente, i casi di crisi
causa da Coronavirus si ridurrebbero velocemente. Secondo lo scenario estremo, il numero di imprese salirebbe a 176 mila (il 33%) a fine anno. In entrambi i casi, il costo sociale di questi fallimenti sarebbe importante: i lavoratori a rischio sarebbero 2,8 milioni nello scenario cauto e 3,8 milioni in quello estremo. Nello scenario pessimistico le iniezioni per “salvare” tutte le imprese ammonterebbero a 80 miliardi: ai 30 spesi tra marzo e agosto secondo lo scenario base, se ne dovrebbero aggiungere altri 50 per far fronte al perdurare dell’emergenza. Le iniezioni necessarie salirebbero rispettivamente a 42 e 107 miliardi senza moratoria sui debiti. Le proiezioni predisposte da molti economisti prevedono che nei prossimi 6/12/18 mesi potrebbero chiudere, fallire o portare i libri in tribunale quasi i 50% delle imprese. Svizzera Spagna ed Austria hanno previsto la sospensione ed attenuazione degli atti esecutivi contro i debitori comprese le dichiarazioni di fallimento, ma non dimentichiamo che per ogni euro non pagato ed a cui non è stata data esecuzione c’è altro imprenditore che lo perde. Quale è lo strumento per raggiungere questo risultato? Si parla di iniezioni di 15 miliardi di liquidità, ora tutto è possibile de iure condendo anche che venga eliminata la fame nel mondo, ma tutto deve essere sostenibile. Creditori deriva dal latino credere ed i creditori devono poter credere nella sostenibilità del sistema. La sospensione può certo contenere la crisi, ma per sua natura è a termine. L’iniezione di liquidità è chiaramente necessaria direzione ma secondo noi deve passare attraverso le normali dinamiche di mercato e di meritevolezza del salvataggio, senza dimenticare che le imprese italiane, cronicamente piccole e sottocapitalizzate, in molti casi hanno trovato nel coronavirus solo il culmine della cd. piramide degli errori di Heinrich. Ci sono molte imprese che non reggerebbero un ulteriore indebitamento e quindi delle due l’una o deve trattarsi di contributi a fondo perduto oppure occorre ragionare su un meccanismo di falcidia o ristrutturazione del debito. Non si possono dare enormi contributi, finanziamenti o garanzie a pioggia, oc-
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corre a guardare alle imprese meritevoli di essere salvate innanzitutto perché resilienti. Il Governo ha predisposto misure che vanno in questa direzione? Sono resilienti quelle imprese che, immerse in circostanze avverse, riescono, nonostante tutto e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria organizzazione e persino a raggiungere mete importanti ed imprevedibili prima degli eventi negativi. Affinché vi sia resilienza, è tuttavia richiesta una strategia preventiva e, al contempo, una strategia reattiva, alle quali devono corrispondere drivers consolidati e non assetti completamenti nuovi, come ad esempio quelli delineati dal “Codice della crisi e della insolvenza”, la cui entrata in vigore, a nostro avviso, va rinviata al futuro, neppure prossimo. Per eliminare tutte le inefficienze di una crisi improvvisa e devastante, occorre innanzitutto segregare tempestivamente il complesso produttivo in modo che sia funzionante e funzionale ad altro soggetto giuridico che abbia il medesimo
assetto proprietario mediante un affitto virtuoso dell’azienda o di suoi rami, subito dopo richiedere l’auto-fallimento da parte del soggetto giuridico locatore ed infine realizzare ad opera dell’affittuario un concordato fallimentare diretto all’acquisto dell’azienda o, meglio ancora, alla fusione semplificata con la società tornata in bonis. Il tutto in modo da avere una sorta di start up dotata però dell’intero corredo aziendale e cognitivo consolidato ma priva di debiti e pendenze da allocare in una bad company destinata alla lenta liquidazione od all’immediato fallimento. Quali misure reali per le imprese? La newco-start up infatti non soffre di tutti i limiti esistenti nell’ordinamento comunitario e nel sistema bancario agli aiuti di stato alle imprese in crisi che rendono impossibili erogazioni di garanzie o finanziamenti pubblici a società in concordato preventivo, anche a seguito delle deroghe prodotte dalla vicenda coronavirus. Un esempio è nel comma 9, dell’articolo 49 del decreto “CuraItalia”, in cui si prevede che il Mef può emanare provvedimenti di natura non
regolamentare con i quali individuare nuove misure a favore delle imprese come finanziamenti agevolati alle stesse e garanzie “primarie” anche a favore di banche per l’erogazione di nuova finanza. Orbene una misura specifica può essere quella rivolta a sostenere questo modello di salvataggio delle imprese ed a proteggerle da competitor stranieri a guisa di un intervento di “golden power” dello Stato. A rischio sono infatti le aziende private e i settori produttivi nei quali si addensa quell’interesse strategico nazionale in cui si sostanzia il centro gravitazionale della moderna idea di democrazia economica, e, quindi, nel senso più alto dell’espressione, di sovranità. Una linea specifica di interventi e garanzie potrebbe essere diretta a consentire il completamento del programma di riacquisto dell’azienda affittata, mediate il finanziamento del concordato fallimentare, a guisa di vero e proprio “investimento” e quindi fuori anche dagli ulteriori limiti agli aiuti di stato che hanno margini molti più ampi rispetto alle erogazioni di mera liquidità.
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Vincenzo D’Anna
Dottore in scienze dell’Ingegneria Collegio dei geometri e dei geometri laureati della Provincia di Napoli
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PARTE PRIMA
Zona a traffico limitato a Casoria… Come funzionerà la ZTL del Centro Storico
Con Delibera di Giunta numero 26 del 5 Marzo 2020 sono stati approvati gli “INDIRIZZI PER L’ISTITUZIONE DELLA ZONA A TRAFFICO LIMITATO (ZTL) E DEL RELATIVO SISTEMA DI CONTROLLO DEGLI ACCESSI DEL CENTRO STORICO DI CASORIA”, una delibera attesa da anni e che diventa finalmente realtà. Avevamo anticipato da queste pagine un progetto per il rilancio del centro storico della città, ed arrivano i primi segnali concreti di realizazzione di questo progetto. La scorsa settimana abbiamo presentato il progetto, ora scendiamo nei dettagli della delibera curata dall’Ing Salomone dell’Ufficio territorio e LL PP, che hanno curate tutte le fasi della realizzazione della ztl. Indirizzi per la regolamentazione della circolazione all’interno della ZTL: Con apposita ordinanza del Responsabile del settore Sicurezza e Mobilità verranno disciplinati gli aspetti seguenti. Innanzitutto occorre precisare che ai fini dell’applicazione i deroghe e autorizzazioni sono equiparate ai residenti le persone dimoranti all’interno della ZTL non residenti nel Comune di Casoria. Per dimorante si intende colui che, pur non avendo la residenza anagrafica, per esigenze lavorative o altre, assume temporaneamente dimora in un’abitazione all’interno della ZTL, che non costituisca già residenza di altra famiglia anagrafica e sulla quale è titolare di un diritto di godimento derivante da un contratto di locazione, comodato o di altra natura, regolarmente registrato. Tipologia delle autorizzazioni al transito e alla sosta Le autorizzazioni al transito e alla sosta nelle ZTL possono essere di due tipi ed entrambe gratuite: Autorizzazione permanente di durata massima quinquennale. L’autorizzazione può essere ottenuta presentando domanda su apposita modulistica predisposta dal Comune e con autocertificazione delle condizioni previste dal presente regolamento per il rilascio dell’autorizzazione. L’autorizzazione permanente è soggetta a rinnovo
fermo restando il possesso dei requisiti che ne hanno consentito il rilascio e secondo le modalità stabilite nel presente regolamento. Autorizzazione temporanea di durata da un giorno a tre mesi. L’autorizzazione può essere libera per l’intera giornata e per tutti i giorni della settimana oppure avere limiti nel corso della giornata o della settimana. L’autorizzazione può essere ottenuta presentando domanda su apposita modulistica predisposta dal Comune e con autocertificazione delle condizioni previste dal presente regolamento per il rilascio dell’autorizzazione. Nel caso in cui non risulti possibile chiedere preventivamente la suddetta autorizzazione, questa può essere ottenuta tramite la presentazione di domanda su apposita modulistica predisposta dal Comune, anche tramite presentazione telematica, ín sanatoria, non oltre 3 giorni dall’av-
venuto primo transito e/o sosta in ZTL non preventivamente autorizzato Orario della ZTL e limitazioni Gli orari di attivazione della ZTL sono i seguenti: nei giorni feriali e festivi nelle seguenti fasce orarie 00:00 – 24:00. All’interno della ZTL vige sempre il limite massimo di velocità di 30 km/h. Sistema di controllo della ZTL dai varchi elettronici Il controllo degli accessi alla ZTL avverrà mediante idoneo sistema di rilevazione degli accessi dei veicoli, omologato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Tale sistema consente di: rilevare ogni veicolo che transita dal varco, acquisire la targa del veicolo in transito, confrontare tale targa con le liste di veicoli autorizzati (WHITE LIST) distinte per giorni e orari, memorizzare le targhe in un data base, inviare al server l’immagine della targa qualora si tratti di un veicolo non autorizzato oppure ed eliminare l’immagine nel caso si tratti di un veicolo autorizzato. Il controllo elettronico sarà installato solo nel varco delle “Zona a Traffico Limitato” posto: all’intersezione fra via Santacroce e p.zza Santacroce; all’intersezione fra Via Cardinale Maglione angolo Piazza Benedetto XV; all’intersezione fra Via San Mauro angolo Via Cavour; all’intersezione fra Via San Sebastiano angolo Via San Rocco. Subito dopo la fine delle restrizioni dovute al coronavirus, questa della ztl sarà una priorità. Poi come commissione lavoreremo ad un progetto per un area con il limite massimo di velocità di 30 km/h, un’area più vasta della città, per favorire l’ambiente ed andare incontro ai commercianti locali, perché se rivive la città, rivive il commercio. La priorità per ora restano anche i parcheggi (pubblici e privati) e presto saremo a lavori su un a serie di proposte per le strisce blu in città. Consigliere comunale e presidente della Commissione “Territorio, Urbanistica, Lavori Pubblici, Ambiente, Viabilità e Vivibilità”
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Anche Casoria piange i suoi morti per Coronavirus Lo scorso Primo Aprile ci ha lasciati Raffaele Russo, ottantatre anni e una straordinaria voglia di vivere, così come straordinario era il suo carattere, come sanno tutti quelli che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Se ne è andato in punta di piedi, così come aveva sempre vissuto, con umiltà e discrezione, dedicando interamente la sua vita al lavoro e alla famiglia che tanto amava, non tralasciando il sociale, interessandosi e dando un contributo alla vita politica della sua comunità. I figli e i tanti nipoti lo hanno accompagnato fino alla fine, fino a che questo male, di cui ancora poco o nulla conosciamo, glielo ha portato via in maniera lenta e inesorabile, senza possibilità di appello. Una fine avvenuta tragicamente lontano dai suoi affetti, una fine solitaria che nessuno merita. Perché ai tempi del Coronavirus sono proprio gli abbracci, la consolazione e la condivisione i grandi assenti. Intere famiglie, come quella di Raffaele Russo, isolate, senza potersi stringere un’ultima volta a lui e tra di loro, senza potersi scambiare i tanti ricordi che pure li tengono uniti da un sottile ed indissolubile filo. In questi giorni, in attesa di potersi riabbracciare, i nipoti hanno scelto di ricordarlo così: “Ciao Nonno, scusaci se non siamo stati in grado di proteggerti, se non abbiamo potuto darti l’ultimo bacio, l’ultimo abbraccio, l’ultimo saluto. È tutto così tremendamente ingiusto! Sei stato un nonno esemplare. Grazie per averci amato e coccolato come solo
tu sapevi fare, perché noi per te eravamo i tuoi “gioielli”. Sei nel nostro cuore, come sono nel nostro cuore i tuoi affettuosi pizzicotti sotto il mento, il tuo sorriso dolce, il tuo dirci sempre di stare attenti, il tuo osservarci amorevolmente dal posto a capotavola durante le cene di famiglia, la tua simpatia, i racconti sulla tua vita, i tuoi abbracci, le tue parole “vi voglio bene assai”. Hai lasciato un bellissimo ricordo in chiunque ti abbia conosciuto, perché eri un uomo buono, generoso, allegro, socievole e rispettoso con tutti; gioivi quando tutti rimanevano sorpresi nello scoprire quanti anni avessi perché non dimostravi la tua età, per il tuo abbigliamento sportivo, per la tua vitalità, per i tuoi capelli ancora scuri. Hai insegnato ai tuoi figli e a tutti i tuoi nipoti tanti valori: la generosità e l’umiltà, l’impegno e il sacrificio perché, come dicevi tu, senza sacrifici nella vita non si va da nessuna parte. E tu di
sacrifici ne hai fatti tanti e di questo ne sei sempre andato fiero. Ma soprattutto ci hai insegnato il valore dell’amore per la famiglia che tu hai sempre combattuto per tenere unita. È stato per noi un grande esempio il tuo grande amore per la nostra amata nonna, che da quando ci ha lasciato ha portato via con sé un pezzo del tuo e del nostro cuore e ha lasciato in te una grande malinconia. Il pensiero che tu ora non ci sia più e che non potremo più condividere con te tanti momenti felici ci distrugge, ma allo stesso tempo sappiamo che ci guarderai da lassù e, insieme alla nonna, sarai al nostro fianco sempre, in ogni nostra scelta e ad ogni nostro traguardo, anche se non fisicamente. Speriamo di poterti rendere sempre fiero e orgoglioso di noi. Ci manchi tantissimo nonno e ci mancherai per sempre, ma ti promettiamo che non passeremo neanche un giorno della nostra vita senza pensarti, non sarai mai dimenticato. Tu e la nonna siete stati un dono prezioso, vi porteremo sempre nel cuore. ” Queste le parole che tutti i nipoti hanno voluto dire per l’ultima volta al nonno, a tutta la città, a tutti noi. Un momento di condivisione, di affetto e di amore, in tanto, troppo ingiusto dolore. Milena, Giuseppe, Salvatore, Francesca, Raffaella, Valeria, Raffaele, Antonio, Mina, Gianluca, Alessio, Annalisa, Anna, Riccardo e Ludovica.
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14 DANIELE ESPOSITO* Un periodo di sgarro continuo è un qualcosa che va oltre alla pancia gonfia e gli addominali non scolpiti. Uno dei problemi che può causare è quello di eliminare la tua motivazione, l’insoddisfazione ti assale e continui a non seguire più le regole che ti eri imposto fin ad ora e rimettersi in forma potrà sembrare davvero un qualcosa di irraggiungibile. Uno dei principali responsabili della perenne voglia di sgarrare è proprio lo zucchero contenuto in tantissimi alimenti che purtroppo ha una leva sull’accumulo di grasso non indifferente. I giorni di sgarro esistono, e nessuno può resistergli così a lungo. Uscire fuori da un regime alimentare sano è normale, il problema è farlo sempre! Se continuamente sfoghi nel cibo a fine serata, se trovi riparo nel cibo, quello è un problema e nemmeno in quel caso bisogna sentirsi in colpa. Ecco perché bisogna conoscere come rimettersi in carreggiata. Ciò può essere anche positivo, concedersi uno sgarro con il sorriso ha molti benefici sulla nostra mente, quindi non sentirti in colpa per ciò che hai fatto, smettila di trafiggerti e inizia capire come rimediare. Ecco alcuni consigli per rimettersi in forma dopo le feste:
HAI MANGIATO TANTO? ECCO COME RIMETTERSI IN FORMA DOPO PASQUA BEVI TANTA ACQUA: inserisci all’interno dell’acqua 2 infusi di te verde, 1 di camomilla e 1/2 limone. Prepara 2 bottiglie di acqua colorandole con gli infusi caldi stesso la mattina e terminale entro la cena. Questo per due giorni consecutivi almeno, servirà ad aiutarti a bere di più. Scegli l’acqua giusta! Può sembrare strano, ma l’acqua non è tutta uguale. L’acqua che consiglio e bevo io, a prescindere dal concetto dimagrante è un’acqua con residuo fisso inferiore a 50 mg. Un concetto un po’ più ampio, legato
alla depurazione del corpo. Il residuo fisso è un valore che distingue le varie tipologie di acqua quantizzato e definito portando ad ebollizione l’acqua di diversi tipi (100°C) con successiva essiccazione alla temperatura di 180° C. MANGIA MENO CARBOIDRATI: gestire al meglio i carboidrati ti aiuterà a riprenderti dallo sgarro. Non vanno assolutamente eliminati ma bisogna mangiarne meno, potresti mangiarli a colazione. Non mangiare troppi dolci. I dolci stimolano l’insulina, che può farti venire fame, potresti
avere un rimbalzo della fame e inalare ogni carboidrato in vista. EVITA I CIBI TRASFORMATI: cos’è un cibo trasformato? Si tratta di un alimento che ha subito una serie di operazioni meccaniche o chimiche per modificarlo o conservarlo. Spesso vengono forniti in scatola o in un sacchetto e contengono diversi elementi negli ingredienti. Cerca di evitare questo tipo di alimenti e scegli verdure e proteine magre per i pasti del dopo festa, per consentire al corpo di disintossicarsi e prevenire l›aumento di peso. ALLENATI: allenarsi più volte a settimana è fondamentale per rimettersi in forma. Non smettere mai di farlo, concederti uno sgarro non significa abbandonare ogni tipo di attività fisica per sempre! Non sperare di dimagrire e restare magro senza allenarti. Non devi effettuare allenamenti distruttivi, ma bastano anche 8 minuti al giorno. Se non sai come allenarti puoi scaricare il programma gratuito da 10 minuti al giorno sul sito www.ilmetodo5. it/bonus *Personal Trainer e consulente della nutrizione sportiva, da oltre 15 anni nel settore, è autore del libro il Metodo 5, premio eccellenza italiana a Washington D.C.
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ESPEDITO D’ANTO’
SERVIZI INPS E AGENZIA DELLE ENTRATE. COME CAMBIANO I SERVIZI DIGITALI ED IL RUOLO DEI CAF A DISTANZA. INTERVISTA AL DOTT. SALVATORE FILACCHIONE DEL CAF FENALCA
In questa fase in cui la regola principale è stare a casa e rispettare le distanze, diventa sempre più importante digitalizzarsi per richiedere ed offrire servizi a distanza. I provvedimenti del governo a sostegno del reddito sono incrementati ed il ruolo dei Caf diventa sempre più centrale per offrire assistenza digitale a distanza. Ne parliamo con Salvatore Filacchione dott. Commercialista iscritto all’ODCEC di Napoli, Laerato in Economia all’Università degli studi di Napoli Federico II, Presidente del Sindacato Fenalca international e responsabile commerciale del Caf Fenalca. Oggi è impegnato nello sviluppo digitale dei rapporti tra il Caf ed i cittadini. Come state vivendo questo momento di emergenza? Il momento di emergenza sanitaria Covid-19 sta avendo un impatto notevole sulle attività relative al settore dell’assistenza fiscale ed in particolare per quanto ci riguarda quello dei Caf. Che ruolo hanno le sedi Caf per i cittadini italiani? In precedenza la nostra utenza si rivolgeva a noi per qualsiasi informazione, oltre a problematiche fiscali e previdenziali per la quali siamo autorizzati ministerialmente, anche per qualsiasi informazione non di nostra competenza. I cittadini ci hanno sempre visto come un punto di riferimento privilegiando sempre il contatto fisico e la consulenza presso i nostri sportelli, sviluppando sempre più un rapporto fiduciario per la risoluzione dei loro problemi o la richiesta di evasione di pratiche ed adempimenti di nostra competenza. Che tipo di persone si rivolgono ai Caf? La platea dei nostri assistiti abbraccia tutte le fasce di età, dai più giovani per le varie agevolazioni scolastiche, alle famiglie per l’accesso ai vari bonus vigenti, ai lavoratori per le loro dichiarazioni dei redditi, ai pensionati per le prestazioni previdenziali. Come si sta evolvendo il vostro lavoro con l’emergenza?
A seguito degli eventi straordinari che noi tutti stiamo cercando di superare insieme, sono venute meno queste certezze che il cittadino aveva in precedenza, infatti non potendo più avere un rapporto diretto presso i nostri uffici, necessariamente le modalità di assistenza sono cambiate nel giro di pochissimo tempo. Infatti siamo impegnati in una rivoluzione digitale nei rapporti con l’utenza, consapevoli della tante difficoltà che stiamo incontrando con utenti che purtroppo non sono ancora pronti a gestire i rapporti in questa modalità. Difficoltà che non sono legate nè a fasce di età e nè ad un ceto sociale e culturale ma riguarda tutti Quindi i cittadini non sono ancora educati al digitale? Si pensi che oggi quasi nessuno è a conoscenza di poter accedere alla propria identità digitale attraverso lo Spid o la Carta di identità elettronica, modalità che permetterebbe di evitare anche gli accessi agli uffici pubblici o, per restare in temi attuali, potersi inviare all’INPS la propria pratica per il beneficio del bonus 600 euro in qualità di lavoratori autonomi. La rivoluzione digitale è partita e ce la siamo trovati addosso improvvisamente e del tutto impreparati come cittadini. Secondo lei è un problema generale, possono essere i Caf una soluzione? Gli stessi enti hanno avuto delle difficoltà, è notizia nota a tutti il down del sito INPS per le accettazioni delle domande del Bonus 600 ma anche la stessa Agenzia delle Entrate si spera possa aver ricevuto tutti i dati da parte di terzi entro il 31 marzo per la generazione del Modello 730 precompilato da mettere a disposizione dei contribuenti. Se cosi non fosse ne minerebbe l’attendibilità costringendo i Caf a ritornare alle vecchie modalità di gestione dei dichiarativi. A tal fine con il Decreto Cura Italia si è previsto di semplificare per l’attuale momento di urgenza il flusso documentale da inviare al Caf da parte del contribuente. E’ stata, infatti, autorizzata la gestione del flusso documentale con gli
intermediari Caf anche in formato elettronico e digitale per evitare il rapporto diretto con l’utenza garantendone sempre la sicurezza della tutela dei dati ai fini della privacy . Come vi siete organizzati voi del Caf Fenalca? Noi del Caf Fenalca siamo pronti ad affrontare questa sfida. Ad oggi tutte le nostre sedi ed i consulenti della nostra rete nazionale lavorano in modalità smartworking attraverso una piattaforma web altamente digitalizzata ed integrata a 360 ° ad una App messa a disposizione dei contribuenti, scaricabile su tutti i dispositivi android ed ios. La app permette ai cittadini che vorranno presentare un Modello 730 o richiedere un Modello ISEE, ad esempio, di poter gestire tutto il flusso documentale da inviare al Caf e di ricevere sul proprio smartphone le proprie dichiarazioni sempre ed ovunque. Il tutto tranquillamente dal divano di casa. Con la speranza che tutti insieme, con coscienza e senso civico, ritorneremo ad un quotidiano che tanto ci manca, ci auguriamo che questo momento di rivoluzione digitale ci lasci comunque delle basi e delle nuove fonti per semplificare il sistema Italia e la burocrazia che da sempre ci ha caratterizzati. Se si vuole si può, in un giorno ai tempi del Coronavirus abbiamo semplificato dei processi che in anni non si è riusciti a snellire. Invitiamo a seguirci sempre sul nostro sito web www,fenalca.it e scoprire tutti gli ultimi aggiornamenti del nostro settore e tutte le novità offerte ai cittadini.
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16 VERONICA CAPRIO Stanziati 85 MILIONI PER LA DIDATTICA A DISTANZA, su questo c’è davvero da discutere. Almeno per i 70 MILIONI destinati all’acquisto dei Tablet, da dare poi in comodato d’uso, COSA VOGLIAMO DIRE? Sappiamo con certezza, perché la stiamo svolgendo, che la didattica a distanza, partita in misura diversa, con l’utilizzo non solo di programmi web già in uso insieme al registro elettronico, ma anche attraverso NUOVE piattaforme telematiche, STA FUNZIONANDO comunque. Benché con difficoltà, si sta riuscendo ad interagire con gli alunni, i quali possono collegarsi anche con il cellulare se non dispongono di PC o di Tablet. Figuriamoci se penso di voler danneggiare la scuola, ma qui stiamo parlando di 70 MILIONI per l’acquisto di TABLET che NON sono così necessari quanto lo sono le ATTREZZATURE OSPEDALIERE per l’emergenza coronavirus. Senza dire che NON ABBIAMO TAMPONI DISPONIBILI PER TUTTI! Fuori dalle nostre case STANNO MORENDO come bestie abbandonate, tante persone da SOLE, senza poter ricevere nemmeno l’ultimo abbraccio di un proprio caro !!!
DIDATTICA A DISTANZA: la parola alla Dirigente Scolastica, Antonella De Novellis MA DI COSA STIAMO PARLANDO?? Pensare adesso ai Tablet in comodato d’uso mentre ci sono IMPELLENTI ESIGENZE SANITARIE??? Abbiamo posti di ricovero che traballano alla ricerca disperata di attrezzature e spazi piu agevoli per far fronte alle
emergenze, mentre il personale sanitario RISCHIA contagi letali nel cercare di salvare la vita a tante persone che ne hanno urgenza??!! CI RENDIAMO CONTO??!! Tutto ciò è un vero insulto all’ umanità e alla civiltà... Adesso ci assegnano questi fondi per cose di cui possiamo farne a meno, mentre finora ci siamo arrangiati in acquisti vari, portando alcuni materiali igienici e didattici da casa, tipo carta igienica e fogli A4, per RISPARMIARE!!!??? La Scuola PUÒ continuare a farcela anche senza TABLET in comodato d’uso, un sacrificio che possiamo fare A FAVORE DELL’EMERGENZA SANITARIA CHE VA AIUTATA ASSOLUTAMENTE IN PRIORITÀ ASSOLUTA!!! Gli alunni avranno tutto il TEMPO per recuperare L’ISTRUZIONE ed anche i mezzi per svolgere al meglio la didattica a distanza, la VITA di tutti, invece, non ha ADESSO tutte queste prerogative e se si PERDE, NON SI RECUPERA PIÙ!! Da componente del Naturalismo politico della Regione Campania, direi che Il nostro dignitoso dissenso è un esempio di sacrificio che da’ lezione a tanti altri che potrebbero contribuire, politici in primis.
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TERESA BLASOTTI
CITTA’ DI CASORIA: PENSARE GLOBALE - AGIRE LOCALE. IL CAMBIAMENTO E’ G-LOCALE! “Dobbiamo trovare la forza nascosta dentro di noi e riscoprire la bellezza, il senso della bellezza. Perché la politica senza bellezza, poesia, emozioni, è uno strumento freddo, maneggiato da tecnici e burocrati. Perché la vita, senza bellezza, è un lento e inesorabile subire il tempo. Chi immagina piani regolatori senza bellezza li riempie di cemento e capannoni. Chi governa una città senza una visione del futuro la riempie di parcheggi, rotonde e centri commerciali. Chi gestisce la cosa pubblica anteponendo sè stesso agli altri specula e traffica e complotta con una mano, mentre con l’altra distrugge il senso di comunità… Se piazze, strade, aree verdi sono animate da cittadini che non volgono lo sguardo altrove, ma ci mettono la faccia reclamando e pretendendo un’altra politica, cominciando essi stessi a praticarla ad ogni istante, ecco che scatta la molla del cambiamento”. (Marco Boschini) La città di Casoria è al terzo tentativo di approvazione del Piano Urbanistico Comunale, speriamo che stavolta il proverbio sbagli e dopo le due bocciature, la prima nel 2013 ad opera della ex-Provincia, oggi Città Metropolitana e la seconda nel 2015 ad opera del TAR Campania, prevalgano gli interessi collettivi e il procedimento, ad oggi in corso, si concluda con esiti positivi. Ma perché è importante per un comune avere un piano? Cos’è l’urbanistica e a chi serve? Quali differenze ci sono con le zonizzazioni del vecchio PRG di matrice fascista? Vogliamo provare a fare un pò di chiarezza. Il vecchio Piano Regolatore Generale veniva istituito dallo stato centrale con la Legge n.1150 del 17 agosto 1942, in piena seconda guerra mondiale e proprio negli ultimi boccheggi del regime (Mussolini fu deposto e arrestato per ordine del Re il 25 luglio 1943). Figlio del suo tempo e della cultura dominante all’epoca, questo documento redatto da poteri “forti e indiscutibili” non aveva nessun carattere di temporalità, era immutabile e conteneva “la regola generale per il territorio”. La Costituzione, che entrerà in vigore solo il 1 Gennaio 1948, sancisce il principio di autonomia di una pluralità di corpi sociali e territoriali e muove invece verso un più democratico principio di autogoverno delle comunità locali. Da qui il crescendo dei poteri amministrativi decentrati
verso le Regioni e le ex-Province, oggi ridotte di numero e trasformate in Città Metropolitane e la creazione del Servizio Sanitario Nazionale con la Legge n. 833 del 23 dicembre 1978, che rappresenta anche un modello di controllo delle autonomie locali da parte del Governo attraverso l’imposizione di vincoli di bilancio pubblico, ma questa è un’altra storia (per quanto in emergenza Covid-19 possa risultare interessante). Saltiamo alla Legge Regionale n.° 16 del 2004. Provvedimento figlio dell’autonomia di cui sopra, ma anche in ultima istanza delle “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione” ad opera della Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 che, in questo tira e molla per la ripartizione delle competenze tra il potere statale e gli enti autonomi e tra gli stessi enti locali, elimina la parola “urbanistica”, il cui senso è legato alla città costruita, sostituendola con un più ampio “governo del territorio” che viene definito come oggetto di legislazione concorrente tra Stato e Regioni. Quindi ogni Regione, più o meno ispirata alle altre, si fa la propria legge e la nostra è già a 16 anni dalla sua emanazione e forse richiederebbe un bilancio per verificare i risultati della sua applicazione. La giurisprudenza costituzionale ha chiarito che per “governo del territorio” si intende tutto ciò che attiene all’uso del territorio e alla localizzazione di impianti o attività, e rientra nella potestà legislativa concorrente delle regioni a statuto ordinario. Resta allo Stato centrale l’onere della Tutela Ambientale e da qui la necessità di sottoporre a Valutazioni di Impatto Ambientale e/o Valutazioni Ambientali Strategiche tutti quei processi materiali e immateriali che concorrono alla modifica e alla trasformazione del territorio, inteso sempre più come “artefatto sociale derivato dai processi umani” (come anche il periodo di profonda crisi attuale ci sta ricordando). Viene introdotto altresì il “principio di sussidiarietà” anche nel merito della pianificazione territoriale, regolato dall’art. 118 della Costituzione, che mette sullo stesso piano “orizzontale” tutti gli enti che insistono con le loro competenze su quel territorio e fornisce riconoscimento formale alla legittimità del ruolo attivo dei cittadini, singoli o associati, nella pro-
mozione di iniziative di interesse generale. In “verticale” invece la sussidiarietà si esplicita nella necessità che l’intervento dell’entità di livello superiore, qualora fosse necessario, deve essere temporaneo e teso a restituire l’autonomia d’azione all’entità di livello inferiore. Un principio potremmo dire rivoluzionario e che restituisce formalmente “capacità e potere al popolo”. Veniamo ad oggi, il Comune di Casoria, in data 23/12/19, il giorno prima della vigilia dello scorso Natale, stipula una “Convenzione per la collaborazione con il Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II di Napoli” e una settimana dopo l’Epifania, il 13/01/20 approva il “Documento degli Indirizzi per la redazione del Piano Urbanistico Comunale”, che in soli tre giorni viene redatto e approvato con delibera del 16/01/2020 nella forma di Preliminare da sottoporre alle procedure di valutazione di impatto ambientale cui facevamo riferimento prima per l’approvazione definitiva. Lungi da chi scrive sollevare qualsiasi dubbio sull’integrità delle procedure, ci pare quantomeno curiosa la cronologia degli eventi e la rapidità con cui si approccia all’elaborazione operativa di documenti che hanno trascorsi ben più lunghi e complessi. Segnaliamo alla cittadinanza tutta, perché non é prevista la partecipazione in termini di abitanti a quei city-users (ad es. lavoratori e/o dirigenti delle imprese) ormai caposaldo nelle letterature scientifiche di settore, che l’approvazione del “Preliminare di Piano” apre una fase di tipo partecipativo e concertativo, della quale il Comune si fa promotore, definendone forme e modalità. Si spera che questa fase consultiva generi un dibattito aperto ed intenso. Di seguito il link al Questionario, che la procedura scelta dall’autorità locale fornisce come unico strumento di partecipazione democratica e popolare: https://drive.google.com/ file/d/1p7P4hfuZWJY682-l7VUbDd8XvrwexNP/view Terminiamo questa puntata dichiarando l’intenzione di riprendere il discorso nelle edizioni a seguire portando alla luce altri frammenti nel tentativo di descrivere “una città a pezzetti”. [di FIAB Casoria Associazione I’Mobility]
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TOMMASO ARCELLA
L’Anima delle cose
“entro il 2020 diventerà di prassi indossare mascherine chirurgiche e guanti di gomma, a causa di una epidemia di una grave malattia simile alla polmonite, che attaccherà sia i polmoni sia i canali bronchiali e che sarà refrattaria a ogni tipo di cura.” Questo si legge nel testo pubblicato nel 2006 da una veggente statunitense di nome Silvia Browne, deceduta nel 2013. Non è vero ma ci credo, diceva un famoso attore napoletano. Ma il punto non è questo. In una fase attuale, dove si viene aggrediti da un virus diverso dagli altri e la scienza non è preparata. Ci si sente indifesi ed incapaci. Nonostante le tecnologie avanzate che ci fanno credere di aver “domato” la natura. Ecco, il punto è proprio questo: la Natura. E’ vero che abbiamo domato la natura? Gli indiani d’America e tutti i popoli antichi adoravano la natura come noi il nostro Dio. Loro vivevano in simbiosi con gli eventi naturali ed il susseguirsi delle stagioni, e accettavano, con rassegnazione, gli eventi catastrofici naturali che si verificavano periodicamente. Oggi noi viviamo in un convulso di tecnologie che hanno stravolto lo spaziotempo, in cui l’intero globo è coinvolto in meccanismi di produzione con sempre più breve “obsolescenza programma”. Oggi l’uomo consuma in un anno risorse naturali di cui la Terra impiega sei anni per rigenerare. L’impatto dell’azione umana ha raggiunto un livello tale da modificare il funzionamento dell’ecosistema terrestre. Viviamo in un’Era definita “Antropogena”. (Termine divulgato dal premio Nobel per la “chimica atmosferica” Paul Crutzen, per definire l’epoca geologica in cui l’ambiente terrestre è
fortemente condizionato dell’azione umana). In altre parole, ogni volta che ci illudiamo di aver creato un profitto, stiamo invece “derubando” l’ambiente in una involuzione irreversibile. L’Ecosistema è un equilibrio perfetto, al punto che modificandone un elemento diviene inesorabile l’alterazione del tutto. Gli elementi che lo compongono si “parlano” tra di loro. Oltre agli uomini e gli animali, è stato dimostrato che anche le piante comunicano tra loro. Esse sono comunque in contatto mediante le radici o tramite gli insetti. Gli ulivi nell’arco della loro lunga vita plurisecolare, si spostano e si moltiplicano per “partenogenesi”; (Pino Aprile “Giù al Sud” §14). E le cose? Qui andiamo nella geologia attraverso cui si spiega il loro mutarsi. Ma non è il nostro campo. Pascoli chiamava: “quid poetico”insito in ogni cosa, quelle che io chiamo: “Anima delle cose”. Faccio riferimento non solo agli elementi della natura, ma a qualsiasi oggetto. James Hillman ci spiega, in uno dei suoi testi, come i “luoghi” hanno un’anima. Un semplice esempio è come sia facile immaginare la vita degli abitanti, in quel borgo archeologico, prima dell’eruzione di Pompei del 79 D.C. Ogni pietra, ogni oggetto, ogni elemento, ha una sua vita vissuta: ha trascorso le epoche e visto il mutarsi dell’umanità davanti alla sua presenza discreta. Ha fatto viaggi involontari a seguito di mezzi umani o animali o a seguito di eventi naturali. Allo stesso modo come l’acqua, che attraversa i fiumi e si sposta negli oceani. Alcune ricercatori, (Jaques Benveniste) studiano la memoria dell’acqua. (Jaques Benveniste). Attraverso di essa, si tra-
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sportano elementi residui, anche infinitesimali, di oggetti lontani nel tempo e nello spazio. E’ in questo che consiste l’anima delle cose, ed è una teoria che da secoli viene utilizzata anche dalle medicina omeopatica: “l’essenza dell’equilibrio universale è in ogni cosa”: Questa è l’asserzione. Tutte le cose hanno un’anima. Ogni oggetto è suscettibile di provocare ricordi o atmosfere particolari, come facilmente succede ascoltando musica o guardando un’opera d’arte. Ne usufruiamo tutti dell’anima delle cose. Certo l’anima degli oggetti non è visibile da tutti allo stesso modo, ma basta trovarne l’essenza. E il nesso con la situazione attuale della pandemia in atto? E’ evidente a tutti che in questo periodo di temporanea assenza dell’uomo nell’uso smodato di attività inquinanti, la Terra si stia riprendendo dagli abusi subiti, specialmente nell’ultimo secolo. La Terra facente parte dell’ecosistema universale, rispetta le sue leggi che io chiamo: “Anima geologica”, a cui non ci si può sottrarre. Qualche scrittore, come Norman Cousins, dice che l’uomo è “obsoleto”. Nel senso che non sopravviverà alle ferite che egli stesso infligge alla Terra. Quindi, secondo alcuni studiosi, “La sesta ondata di estinzione delle specie è già avviata.” Bisognerebbe riscoprire i valori della lentezza; Reinventare la felicità della convivialità; Vivere in simbiosi con le leggi universali che non possono essere manomesse; Cambiare le nostre abitudini quotidiane. Come teorizza Serge Latouche nella sua “decrescita felice”. Teoria utopistica? Si spera almeno, che il Covid-19 possa dare una svolta positiva in questo senso.
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20 RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
UNA RECENSIONE SU “CASORIADUE” n. 15 del 12.4.2020 Oggi parlo di “noi stessi”, perché se “semel in anno” è lecito perfino “insanire”, per una volta lo sarà anche parlar di sé, per riflettere e dare lo spunto all’Esimio Lettore che volesse, di formulare le eventuali critiche che, se costruttive, sono sempre gradite. Guardo, da ultimo degli ignoranti, ma assiduo lettore,all’ultimo numero di Pasqua. Da una prima lettura veloce complessiva, mi appare subito stimolante la varietà degli argomenti, cominciando dalla nuova – necessaria – metodologia di Didattica a distanza, con l’intervista alla Dirigente Prof.ssa Puzone, passando per la “situazione catastrofica del turismo”, per arrivare all’articolo sulla ZTL. Interessante la pagina di “politica europea” con l’intervista al Prof. Piccirilli, dove la lettura scorre piacevole e veloce, sia per la “bella penna” della intervistatrice (I. Castronuovo) che riesce a spiegare abilmente, anche ad uno come me, la forte spinta “antieuropeista” che si è venuta a determinare in questa tragedia, a causa dell’’ostracismo delle Nazioni del Nord a condividere i “CoronaBond”, sia per la chiarezza con cui l’economista napoletano spiega alcuni dettagli di que-
sta tragedia anche economica, stigmatizzando – tra l’altro – l’uscita dall’Euro come una “immensa catastrofe”. Lo sguardo si volge, poi, ai nostri piccoli imprenditori: “L’Urlo di disperazione dei nostri piccoli imprenditori”, e “Le misure economiche per le imprese e persone” sono due articoli che danno voce (una voce forte mai abbastanza) a chi soffre maggiormente questo lockdown, che sembra senza fine. Mi sia consentito, davvero da ultimo degli ignoranti, rivolgere un personale plauso per “Guida all’utilizzo delle mascherine”. Il report si inserisce in quella zona di informazione che, paradossalmente, è rimasta dimenticata dalle grandi Testate e dall’informazione televisiva. Ritengo che un sondaggio sull’uso di tali dispositivi dimostrerebbe che è ancora ampiamente oscura la finalità delle mascherine, come per esempio quelle di “tipo chirurgico” (il cui fine è salvare “l’altro” dalla “mia” possibile capacità di trasmettergli il virus), così come di quelle dotate di filtro, che invece l’articolo illustra molto bene. In questo momento, un servizio a noi tutti più che pregevole. A chiosa, voglio evidenziare l’articolo
sul “Segnale che stai assumendo troppo zucchero”, che noto – mi sia consentito – per un interesse del tutto personale (mi si perdoni il “Cicero pro domo sua”). Dopo aver letto l’articolo, a parte apprendere che con alcuni segnali il nostro corpo ci sta comunicando che qualcosa non va – il che è sempre un importante campanello d’allarme – ho verificato su me stesso, divoratore di dolci, che l’elevato consumo di zuccheri provoca astenia, sete, poliuresi ed un generale stato di malessere, come ben spiegato dall’autore, che in questi giorni ho avvertito tutte! Mi è bastato sospendere per 24 ore per verificare i primi benefici della riduzione di saccariferi. Grazie. Ma, un ringraziamento particolare va al Direttore, che con la fermezza instancabile del Suo lavoro, con l’esperienza e la saggezza, l’acume e la passione, ci consente di ascoltare ogni settimana le voci delle diverse prospettive dei singoli articoli, di cui non è mai sufficiente il numero, perché il pluralismo – anche dell’informazione – esprime la indefettibile molteplicità delle forme della libertà della nostra vita. Ing. Gennaro Mosca
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TERESA D’ANGELO
“Chiacchierando con…Yuliya Mayarchuk, Ludo Brusco (Mr-Hyde) e Massimo Cozzolino
In questa quarantena che persiste, per le numerose restrizioni per questa pandemia ed il nostro difenderci stando a casa, molti artisti che ringrazio, si sono raccontati nel mio format “Chiacchierando con “in diretta Instagram dal mio profilo in orari pomeridiani con una diretta condivisa. Primo appuntamento della settimana con la bravissima attrice Yuliya Mayarchuk, colei che si definisce l’ucraina-napoletana, perché ha sempre accostato le sue origini, all’ormai napoletaneitá che vive da più di vent’anni, trasferendosi a Napoli tanti anni fa, un pò per fato, un po’ perché le veniva parlato sempre di Napoli e della storia di Pompei ed infine perché a Napoli ha incontrato il grande amore della sua vita, colui che tutti prossimamente si aspettano sposerà. Yuliya è stata molto gentile e raffinata nel raccontare tanti aneddoti della sua carriera è come passa il tempo nella sua tenuta di campagna con la sua famiglia. Tra passeggiate mattutine, sport è la sua passione per gli spazi verdi. L’altro ospite, Ludo Brusco cantautore, rapper partenopeo, che si è raccontato con i suoi pomeriggi ricchi di dirette
con i suoi fans, che sono diventati un vero supporto, una vera famiglia.Tante vicende raccontate sulla 10 Lab, la scuola che ha aperto con grande sogni e sacrifici per i tanti talenti canori che ci sono a Napoli. Molto belle le canzoni cantate live alla chitarra che hanno reso la diretta super commovente.Ultimo ospite della settimana, il comico, barzellettiere Massimo Cozzolino. Un uomo super divertente quanto umile, che mi ha raccontato tutti i suoi inizi dal quartiere di Barra, dal Centro Ester, dove esordì come attore comico per tante commedie, a Telegaribaldi, a La Sai l’ultima per ben due volte, dove è arrivato sempre a conquistare il podio del secondo posto. Massimo si è fatto strada da solo, raccontando le sue simpatiche barzellette ai suoi colleghi del Corriere di consegne dove lavora da anni.Diventando così un vero mattatore della risata sul web con tantissime visualizzazioni. Ringrazio di cuore tutti gli ospiti, che hanno partecipato, e continuate a seguire Chiacchierando con, dal mio profilo Instagram con altri artisti ogni settimana, dal mio account (teresadangelo1992), vi aspettiamo.
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