DOMENICA 13 OTTOBRE 2019
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Settimanale di Informazione
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ANNO XIX - N° 30 - DOMENICA 13 OTTOBRE 2019
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ANTONIO BOTTA
Voragine di largo S. Mauro: i disagi degli evacuati
TRE FAMIGLIE ANCORA LONTANE DALLE LORO CASE “Eppur si muove”: ci riferiamo all’autocompattatore che, caduto nella voragine di largo “S. Mauro, gradualmente, giorno per giorno, è giunto, al momento in cui scrivo, quasi alla sommità dell’ imboccatura. I tecnici stanno procedendo, dunque, con cautela, con oculata perizia e professionalità, osservando tutte le norme
di sicurezza che la delicata situazione richiede. Si tenga anche conto del fatto che Lunedì scorso è piovuto e quindi le operazioni di sollevamento dell’autocompattatore sono state ritardate dal tempo inclemente. E l’area abitativa a ridosso della voragine, situata all’inizio di via Cardinale Maglione? Notiamo che il cancello d’entrata è chiuso. Chiediamo, al signor Esposito, vetraio, che lavora nel negozio attiguo al cancello quali notizie sa fornirci sulle famiglie evacuate: “ Due nuclei familiari” spiega il gentile interlocutore “sono subito rientrati nelle case, non essendo stata riscontrato, dopo le opportune verifiche, alcun pericolo di crollo; le abitazioni, infatti, si trovano nella parte interna e lontana dalla zona della voragine , quindi, non si è rilevato alcun rischio. Come vi si accede se il cancello è chiuso? “Attraverso un cancelletto ” rispon-
de il signor Esposito. “Il problema sussiste” prosegue “per quelle abitazioni che affacciano su via Cardinale Maglione; alle tre famiglie che vi risiedono, al momento, non è stata concessa l’autorizzazione di riprendere possesso dei loro appartamenti, perché le case sono ancora sotto osservazione.” continua a pag. 4
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L’evacuazione degli sfollati dalle loro abitazioni, in caso di eventi sismici e altre calamità naturali, costituisce, purtroppo, un dramma nel dramma per una serie di ragioni, tra cui la più problematica, quale che sia il luogo nel quale si è ospitati (case di parenti/amici o alberghi) risulta essere quella dell’adattamento, poiché si è sradicati improvvisamente dalle proprie abitudini, dalle proprie cose e, tra le varie preoccupazioni per l’evento accaduto, occorre anche adeguarsi alle consuetudini degli ospitanti e, quindi, affrontare e superare non pochi disagi. Purtroppo, negli ultimi tempi, diverse famiglie casoriane hanno dovuto affrontare le conseguenze oltremodo scomode dell’evacuazione, a causa di eventi (palazzi pericolanti, voragini, infiltrazioni d’acqua) dovuti alla fragilità strutturale del nostro territorio, che si manifesta, appunto, con eventi naturali drammatici, mettendo a rischio la vita dei cittadini. Come uscirne? Non si può tacere sul fatto che il problema non si risolve in pochi mesi e, in questo, la nostra Città è accomunata a tante altre d’Italia che stanno subendo gli effetti del dissesto idrogeologico. E’ necessario che i nostri Amministratori prendano consapevolezza della necessità di agire su due fronti: affrontando con determinazione e serietà le emergenze e programmando, allo stesso tempo, in sinergia con le istituzioni sovracomunali (Città metropolitana, Regione, Governo
Questa è la situazione attuale in tempo reale alle 12 del giorno 9 ottobre 2019. Le testate in USA, che hanno scritto della voragine utilizzando le foto del nostro settimanale sono: Yahoo news, CNBC, Yahoo finance, Strange Sounds Quotidiano Roma, You Tube Ruptly. Le operazioni di tiraggio le opera un geoingegnere del Costarica, si chiama Roberto. Le notizie di questa voragine sono arrivate in USA. Tirare un camion da questo canyon, da questi abissi è operazione complicata e difficile. nazionale) un grande piano di messa in sicurezza del suolo, partendo dalla semplificazione degli adempimenti burocratici e dal divieto assoluto dei condoni edilizi, vero scempio che ha contribuito a consumare e a indebolire il nostro suolo, mettendo a rischio la vita di tanti cittadini. Chi si candida a governare il nostro Comune deve avere le competenze necessarie per gestire al meglio il territorio cittadino, valorizzando quello che c’è con la sua messa in sicurezza
e favorendo le buone pratiche ambientali, tra cui è fondamentale quella di continuare a sensibilizzare i cittadini, a cominciare dagli studenti nelle scuole, sul rispetto delle regole per una corretta raccolta differenziata E’ da rimarcare, al riguardo, l’importanza di fruire della nostra isola ecologica e la sollecitazione a Casoria Ambiente di raccogliere a scadenza settimanale il vetro, perché molti lamentano l’irregolarità nel ritiro di tale materiale.
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CARMEN PALUMBO
Questione Via Nicola Rocco: risposta ad un nostro lettore
Questa settimana riprendiamo l’argomento di Via Nicola Rocco, chiusa al traffico dallo scorso 23 maggio, a causa della pericolosità dell’edificio situato all’angolo della strada, confinante con lo storico palazzo dei Conti Rocco di Torrepadula. Il nostro articolo, in copertina del settimanale Casoriadue di domenica scorsa, ha suscitato l’intervento di un lettore, che ci ha mandato questa mail per esprimere le sue considerazioni sull’argomento: “Mi meraviglio molto dell’articolo sul vostro giornale di domenica scorsa relativo all’interruzione di Via Marco Rocco. Il vostro periodico, sempre presente nelle battaglie per la difesa del centro storico, non si è reso conto che è in atto l’ennesima manovra per distruggerlo e demolire uno degli edifici più belli e storici di Casoria. Fatevi una passeggiata a piedi e noterete che non è presente nessun dissesto tale da giustificare quella puntellatura. Fate una bella inchiesta sull’argomento!!!” Premettendo che non siamo soliti rispondere alle mail, arrivate in forma anonima alla nostra Redazione, questa
volta facciamo un’eccezione per ribadire il nostro punto di vista: “Gentile lettore, come lei stesso ha precisato, sono anni che la nostra redazione si occupa del centro storico e della sua disastrosa situazione. Tutti i nostri articoli sono sempre fatti, sulla base di informazioni vere e soprattutto verificate di persona, le foto sono scattate direttamente sul posto e in tempo reale. La questione di Via Nicola Rocco (o
Marco Rocco, come da lei scritto nella mail), è stata sollevata per mettere in luce un altro grave problema della nostra cittadina: la viabilità. Scrivendo quell’articolo sull’edificio pericolante, abbiamo voluto evidenziare la presenza, nel centro storico, dell’ennesima strada chiusa, ormai da diversi mesi. Le cause di questa interruzione sono naturalmente dovute alla pericolosità dell’edificio o almeno questo sembra essere il motivo determinante. Noi ci siamo semplicemente limitati a riportare i fatti così come sono, senza condurre un’inchiesta sul palazzo in questione, anche perché non era questo l’oggetto principale dell’articolo. Accogliamo la sua richiesta di verificare la veridicità del dissesto, nel frattempo, ribadiamo che l’articolo precedente era incentrato sulla viabilità minata del centro storico e non sulla presenza (o assenza) di reale pericolo dello stabile. Sperando di aver dato soddisfacente risposta ai suoi dubbi, la invitiamo a leggere con attenzione i nostri articoli, che seguono sempre con estrema precisione le vicende della nostra cittadina.”
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6 FRANCESCO D’ANNA
MINISTRO SPADAFORA A CASORIA Venerdi 5 ottobre, Vincenzo Spadafora, Ministro per le politiche giovanili e lo sport del Governo Conte II, è stato a Casoria presso la Chiesa ‘’Santa Maria delle Grazie’’, ed ha incontrato una fetta della popolazione casoriana. Un ottima occasione per la comunità di interfacciarsi con uomo politico che ricopre una delle cariche più alte del “cursus honorum’’, durante l’assemblea sono stati trattati temi importanti che hanno portato a lunghe riflessioni: parità di diritti, disoccupazione, scuola, infanzia... Problemi che colpiscono una porzione corposa degli abitanti di Casoria. Il Ministro Spadafora si è mostrato dal principio decisamente partecipe e motivato ad intervenire in qualità di istituzione affinchè si creino soluzioni per risolvere le molteplici difficoltà che affliggono
Casoria. Sul piano logico e dialettico il dibattito è stato rilevante, sono emerse le preoccupazioni di alcuni presenti e affrontate con il dialogo, metodo risolutivo attualmente più forte. Sicuramente un ringraziamento per questa fantastica opportunità va a Don Pasquale Muto, il quale con l’aiuto delle sorelle bigie allontana quotidianamente ragazzi disorientati dalla strada, mediante diverse attività socio-sportive. Questa è una realtà affrontata dal Ministro per le politiche giovanili e lo sport in maniera del tutto dinamica, sensibilizzando i problemi più diffusi, si evidenzia soprattutto che questi, nella stessa giornata è stato anche a Caivano e li’ i cittadini hanno sollevato la tematica “Terra dei fuochi’’ ovvero l’interramento di rifiuti tossici e rifiuti speciali, e l’innesco di numerosi roghi di
rifiuti, tutte circostanze con un potenziale impatto sulla salute della popolazione locale. Sarà interessante capire come si evolveranno tali situazioni nel prossimo futuro, ma non bisogna essere pessimisti e sfiduciati, l’approccio con il Ministro Spadafora è stato sicuramente positivo, bisogna ancora credere nella speranza di una politica che serva il popolo.
EMILIA SENSALE
Angelo Di Gennaro: “Il teatro è la forma più nobile del raccontare stralci di vita”
La gratitudine verso il proprio percorso personale e professionale è meravigliosamente importante: considerare dono quel che si fa grazie al proprio talento permette di trasmettere grandi emozioni al pubblico e lo sa bene Angelo Di Gennaro, attore napoletano, cabarettista, autore, che ha partecipato anche a vari film tra i quali, volendo citarne uno, ‘Made in China napoletano’. Con quale aggettivo descriveresti la tua carriera? “Dono. L’arte è un dono. Per chi ha fede, è un dono di Dio. Bisogna saperlo cogliere, esiste un artista di talento perché ha ricevuto un dono”. Cosa è il teatro per te? “Il teatro è la forma più nobile del raccontare stralci di vita. Il più delle volte fanno confusione tra realtà e finzione, non sai se il teatro è quello che vivi quotidianamente e se la realtà è quella che sai raccontare a teatro”. Dopotutto, nella vita si possono effettivamente incontrare persone che seguono un copione in maniera opportunistica, che per i loro scopi ingannano proponendo uno spettacolo di emozioni? “Faccio fatica a giudicare, è una prerogativa della mia vita. Faccio attenzione alle persone, questo sì, perché credo che ognuno di noi ha il libero arbitrio. Da bambini ci hanno insegnato che esistono i buoni e i cattivi ma non è vero, esistono i veri e i falsi. La divisione tra buoni e cattivi l’hanno fatta per distrarci, per non farci rendere conto che la vita si raccoglie in due fasi, verità e falsità. Falso è colui che fugge dalla realtà,
ma magari capita che lo faccia perché spaventato per mille motivi, ecco perché non giudico”. Cosa consiglieresti a una persona che vuole seguire il tuo percorso artistico? “Questa persona deve fare ciò in cui crede, deve esserne fermamente convinto. Ma per essere convinti e credere non bisogna correre dietro al successo, il più delle volte i grandi vengono raggiunti dal successo ma non gli corrono dietro”. Hai avuto modo di notare negli anni un cambiamento nel rapporto tra pubblico e attori? “Le grandi distrazioni che ci sono in questo secolo mostrano la forza del teatro. Prima al teatro si andava perché non c’erano grandi distrazioni, non c’era la televisione, tutta la tecnologia di oggi, ti sovveniva il dubbio che andassero a teatro perché non c’era altro. Oggi, la gente va a teatro perché è convinta, le persone sono attratte da mille altre cose e se scelgono il teatro è una scelta d’amore, perché davvero lì vogliono andare e non perché, diciamo così, costretti”. In che modo il teatro aiuto la crescita dei bambini? “La favola più bella per i bambini è portarli a teatro. Portarli a teatro significa educarli a conoscere i buoni sentimenti, a non vergognarsi delle proprie emozioni. Il teatro è una fonte inesauribile di grandi emozioni e i bambini ne hanno bisogno. Vi sono molte compagnie fatte di straordinari artisti che raccontano le favole attraverso il teatro con meravigliosi costumi e musiche. Ho visto durante questo spettacoli bambini innamorati, attratti dalla bellezza del teatro”.
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VITTORIA CASO
4 CHIACCHIERE CON….MARIOLINA VENEZIA
Dopo molteplici sollecitazioni da parte dei lettori riparte alla grande la nostra rubrica “4 chiacchiere con…” . Alla grande, perché l’interlocutrice privilegiata è Mariolina Venezia, autrice dei gialli da cui è tratta la fiction di Rai1 “Imma Tataranni – sostituto procuratore”, che sta riscuotendo notevole successo. “Alle origini del mio amore per la scrittura c’è la nonna, che mi narrava tante belle fiabe vicino al camino: più ne narrava, più ne volevo ascoltare. – Afferma la scrittrice - Da qui nacque in me il desiderio di imparare a leggere e divenni molto presto un’accanita lettrice; la lettura a sua volta ha alimentato la passione per la scrittura e la narrazione”. E, infatti, dopo aver pubblicato alcuni libri di poesie in Francia, Mariolina con il romanzo “Mille anni che sto qui”- Einaudi , ambientato a Grottole, piccolo comune della Basilicata, che narra le vicende di cinque generazioni dall’Unità d’Italia fino alla caduta del muro di Berlino, è risultata vincitrice del Premio Campiello 2007; hanno fatto seguito altre opere di successo “Come piante tra i sassi” (2009 e 2018), ambientato a Matera, la raccolta di racconti “Altri miracoli” (Theoria 1998, Einaudi 2009), “Da dove viene il vento” (2011), “Maltempo” (2013 e 2018), “Rione Serra Venerdì “(2018) e “Via del Riscatto” (2019). Una produzione letteraria variegata e interessante che sottende un percorso: “Ho attraversato tutti i generi letterari e non – osserva – poesia, teatro, giornalismo, sceneggiatura, scegliendo di volta in volta la modalità espressiva più pertinente al tipo di scrittura. Assecondando una delle mie passioni, sono stata sceneggiatrice a lungo, lavorando molto per la Rai. Un percorso di scelte e di crescita che si è poi naturalmente volto verso il romanzo giallo, con “Come piante tra i sassi”- 2009, in cui iniziano le avventure di Imma Tataranni, P.M. materana”. Personaggio a tutto tondo, la Tataranni, sostituto procuratore, stravagante e sopra le righe, competente e determinata, non si lascia intimidire facilmente; non passa inosservata sia per l’originale ab-
bigliamento, sia per il passo deciso che ne riflette la fermezza del carattere, integerrimo e incorruttibile, di una donna che ama il proprio lavoro così come la propria famiglia. Una donna da ammirare, che non deve dire grazie a nessuno per i traguardi raggiunti, che non ama i privilegi, il falso perbenismo e le raccomandazioni. Sicuramente accanto alle competenze e all’intelligenza, un’altra qualità di Imma è l’ironia che le consente di non lasciarsi travolgere dalle difficoltà che non mancano nel conciliare professione e famiglia. La P.M. lavora presso la Procura di Matera, città ricca di cultura oltre che di storia, tra i pro e i contro della società contemporanea. Questa donna, sicuramente da ammirare, indaga per approdare alla verità, unica e certa, facendosi largo tra il pungente Procuratore capo, l’affascinante appuntato Calogiuri, il polemico anatomopatologo, vivaci marescialli. Lo scenario in cui agiscono è la Basilicata, in particolare Matera, costantemente presente nelle ambientazioni. Finalmente, grazie alla sagace penna di Mariolina Venezia, una donna è protagonista di una serie di gialli, curata, oserei dire, secondo un’ottica di genere, al femminile, a dispetto dell’imperante maschilismo che generalmente pone in primo piano gli uomini, conferendo alle donne ruoli assai spesso subalterni, senza spessore, intercambiabili e stereotipati. A tal proposito, l’autrice “Mi sono divertita – afferma – a descrivere col tono della commedia, un pizzico d’ironia e il sorriso sulle labbra, la condizione della donna che lavora, oggi e non solo oggi, divisa tra famiglia e lavoro, che si sente in colpa, soprattutto al sud, quando non ricopre il ruolo di madre e di moglie al cento per cento”. E’ vero, ahimè, purtroppo, nonostante il 2020 sia alle porte, c’è ancora una condizionante
persistenza di stereotipi e di pregiudizi nell’immaginario collettivo che certamente non sono di aiuto né all’evoluzione della mentalità, né della società e la visuale femminile di Mariolina Venezia consente di focalizzarne alcuni aspetti oggettivamente. Le donne forti, presenti nei romanzi della Venezia, sono sicuramente rappresentative di quella indomita forza interiore che le donne hanno dimostrato nel corso della storia e siamo certe che, interiorizzate attraverso una lettura attenta o anche attraverso la visione della fiction, possano divenire punti di riferimento e orientamento per le donne di oggi e del futuro. Un personaggio, dunque, quello della P.M. Tataranni, emblematico; una creatura cara al cuore della sua autrice così come le sono care tutte le sue creature, “tutti i figli sono ugualmente cari ai genitori, è il lettore che trova più o meno simpatico un personaggio e sceglie in quale identificarsi”. Analogamente, “una parte di me – precisa - segreta, meno evidente di quanto si possa pensare, si rispecchia in ogni personaggio”. La materia di cui si serve lo scrittore, quale novello demiurgo, da cui plasma ciascun personaggio nel cuore e nella mente, nel fisico e nel carattere e ciascun dettaglio del tessuto narrativo “È la sua stessa vita, sono i suoi sogni, i suoi desideri, i suoi pensieri. Lo scrittore propone la realtà da prospettive nuove, illuminandone aspetti diversi, trascurati, nell’ombra, che inducono il lettore a riflettere; una riflessione che, ben lungi da essere improduttiva, aiuta a spiccare il volo oltre la quotidianità verso orizzonti nuovi, di ampio respiro, a guardarsi intorno secondo ottiche più ampie. Ogni lettore dà la propria interpretazione, fa le sue deduzioni, opera scelte in base alle sensazioni e alle emozioni che suscitano in lui questo o quel personaggio” Guarderemo in TV sicuramente le prossime avventure della Tataranni; tuttavia, il mio personale invito è leggere i romanzi di Mariolina Venezia; sicuramente sono una di quelle letture che riempiono e plasmano la nostra vita, la nostra cultura, la nostra morale.
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RITA GIAQUINTO
Lo scempio di San Martino L’arte, la storia e la bellezza mortificate dai rifiuti E’ di non più di qualche mese fa la foto che ha fatto il giro del web che ritraeva il Belvedere di San Martino, il punto più alto della collina del Vomero, trasformato in un cumulo di rifiuti abbandonati al termine di compleanni, lauree ed eventi importanti che molti giovani, negli ultimi tempi, si prendono la libertà – tutta napoletana - di festeggiare, senza alcun tipo di limite e di controllo, in uno dei punti più splendidi di Napoli. Piatti, bicchieri, posate di plastica e avanzi di cibo sono ciò che rimane ad incorniciare la balaustra e gli angoli del Largo di San Martino dopo goliardiche serate tra amici che mortificano una delle più belle cartoline della nostra città : una vista che abbraccia il golfo, il Vesuvio, la stessa città che, da lassù, sembra chiaramente illustrare, al più distratto degli osservatori, le strade e le vie più antiche, Spaccanapoli e le cupole delle Chiese più importanti. Castel Sant’Elmo alle spalle, a difesa della storia e la Certosa con la Chiesa ed il Museo di San Martino, chiudono il perimetro di un Belvedere che dovrebbe essere protetto, senza risparmio, dall’amministrazione comunale ed ammirato e curato, quotidianamente, di giorno come di notte, da tutti i cittadini. E, invece, come spesso accade in questo pezzo di Paradiso abitato da diavoli, ciò che dovremmo conservare e preservare come il più prezioso dei gioielli, viene costantemente annichilito come se non sapessimo quanta storia e quanta bellezza quella sporcizia, lasciata così distrattamente, nasconde e cela. E forse il problema è proprio questo : non sappiamo. Non sappiamo che quella Certosa di San Martino è uno dei complessi
monumentali religiosi più importanti del nostro Paese e che rappresenta l’incontro più felice di architetti, scultori e pittori che, nei tanti secoli, dalla costruzione ai tanti adattamenti realizzati, si sono succeduti dando il meglio del proprio ingegno e della propria arte. Voluta da Carlo D’Angiò – l’Illustre - al fine di erigere il monastero dell’ordine dei certosini, la costruzione della Certosa cominciò nel 1325 con Tino da Camaino, scultore ed architetto senese, che, a servizio della corte angioina e proprio con la costruzione della Certosa, diede prova delle sue rarissime capacità di ingegnere. La Certosa fu sì inaugurata e consacrata nel 1368, ma possiamo ben dire che fu ultimata soltanto quattro secoli dopo : tanti i rifacimenti, i cambiamenti, le trasformazioni delle molteplici sale interne che rappresentano un archivio delle personalità artistiche più importanti che, nei secoli, sono state presenti a Napoli : da Cosimo Fanzago a Pietro Bernini, dai Vaccaro tutti – Lorenzo, Andrea e Domenico Antonio
- ad artisti come De Mura, Solimena, Luca Giordano – che qui ha lasciato, con “Il trionfo di Giuditta”, non solo uno dei suoi capolavori, ma anche una delle espressioni più alte del Barocco in Italia. E ancora, Battistello Caracciolo, Massimo Stanzione, Jusepe de Ribeira fino a Giuseppe Sanmartino il cui nome viene quasi esclusivamente associato al Cristo Velato della Cappella di San Severo ma, ai più, molto meno noto, per aver lasciato all’interno della Certosa vertici di straordinaria e personalissima presenza. Suoi sono gli apporti nelle sculture tanto nei drappeggi armoniosi, quanto nella tenerezza dei volti delle sue statue; sue sono le decorazioni di una eccezionale verve nei giochi sfrangiati delle cornici, dei frontoni intarsiati, nell’incastro, quanto mai originale dei marmi policromi ; ed, infine, è sua tutta la grazia che traduce tradizioni barocche in una novella arcadia napoletana. Una traccia di estrema grandezza artistica che mette la firma alla fantasiosa balaustra dell’altare della Chiesa finemente realizzata in marmo, pietre preziose e bronzo dorato che rappresentano una ulteriore prova di luce sempre più viva dell’Olimpo del settecento napoletano in Italia. Ecco, se ciascuno di noi avesse anche solo la minima conoscenza ed un’accennata percezione di quanta bellezza e quanta arte, napoletana nelle radici e nello spirito, il Largo San Martino custodisce e ne è dimora, ci avvicineremo tutti a questi luoghi sacri,santificati dalla storia e dalle arti, con un silenzio di umiltà e venerazione. Senza mortificarne, con robaccia insulsa, né l’anima, né la memoria.
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DANIELA CeSARINI
IL TEMPO DELLA TRADIZIONE “Alla Gnoccolata”
Giornata autunnale piacevolmente soleggiata, poco traffico, l’appetito si comincia a far sentire per l’avvicinarsi dell’ora di pranzo; nei dintorni del Santuario di Sant’Antonio c’è un ristorante consigliato da più voci “Alla Gnoccolata” della famiglia D’Iorio, decido di entrare. La spaziosa sala ospita già numerose persone e subito un cameriere mi fa accomodare, mi porta dell’acqua e senza esitazione ordino un piatto di gnocchi al ragù, la specialità della casa. Nella breve attesa respiro gli odori decisi delle pietanze servite, le braciole e le polpette, il coroniello all’insalata, i friarielli, profumi della tradizione che l’animo è contento di riconoscere sempre. Osservo la familiarità con cui la gente seduta parla con i proprietari e i camerieri. Tutto è molto semplice ed arredato con gusto e funzionalità, piccoli particolari denotano una passione per le tradizioni del luogo e l’amore per la cucina. Arriva il mio piatto di gnocchi e il colore del ragù rapisce la mia attenzione già prima di assaggiarlo, il rosso intenso conquista poi il palato accompagnato da uno gnoc-
co fatto secondo tradizione con farina, acqua bollente, un pizzico di sale e lavorazione a mano. Quello che si sente in tutte le sue forme in questo luogo è il tempo. Il tempo della tradizione, che dal 1927 vede “ Alla Gnoccolata” una famiglia che lavora con passione attraversando epoche storiche molto diverse, che ha saputo accogliere e dare ristoro agli abitanti del luogo e ai turisti. Il tempo della cottura, fondamentale per la realizzazione di un ragù fatto a regola d’arte, lasciato pippjare nelle pentole col calore della fornace. Il tempo della lavorazione, gli gnocchi vengono incavati e distesi tutti a mano, uno ad uno. Il tempo dedicato agli ospiti, anche quelli di passaggio. Mario infatti, uno dei fratelli che lavorano al ristorante, mentre Carmine serve ai tavoli, si prende il tempo di sedersi a tavola con me,
descrivermi il piatto che ho appena finito di assaporare. Si prende il tempo di raccontarmi le storie di nonno Mario, di suo padre e le sue, cresciuto tra i muri di quel ristorante. Mi mostra il tavolo su cui sto mangiando, sollevando la tovaglia: è lo stesso tavolo con cui suo nonno ha aperto “Alla Gnoccolata” nel 1927. E’ un tavolo con le rughe che raccontano la storia di tutti quelli che hanno mangiato lì, è stupendo! Già rapita dalla bontà degli gnocchi e dalla gentilezza di Mario, resto ancora più sorpresa quando mi invita ad entrare nella cucina, dove trovo la mamma intenta a controllare con calma il suo ragù, che continua a pippjare girato di tanto in tanto con la cucchiarella di legno. La cucina infatti è ancora quella di una volta, c’è una fornacella tra i marmi su cui bruciano i carboni ardenti, “è il nostro modo di essere ecologici” commenta la signora sorridendo. Guardo gli gnocchi distesi sulle lenzuola, bianchi come il sorriso di questa famiglia che oggi mi ha ospitato e come il mio, che vado via contenta e soddisfatta con ancora il sapore di ragù in bocca.
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Una passeggiata per Napoli Napoli! Città incantevole e unica del globo in cui vive il popolo più caloroso al mondo, ed in cui il caffè è un rito che serve come scusa per incontrarsi o un per godersi un momento dedicato tutto per sé perché “o’ ccafè sol a Napl o’ sann fa”, o come dimenticare la pizza piatto tipico napoletano dichiarato patrimonio immateriale dell’umanità. Ma Napoli è molto di più! Ha un patrimonio culturale e artistico che ci fa ripercorrere grandi tappe della storia. Ci offre una vasta gamma di architetture, musei, strutture ecclesiastiche e paesaggi naturali. Ed è proprio per questo che oggi vorrei fare con voi una visita per la città attraverso le righe di questo articolo. Partiamo dal centro storico con la descrizione della più particolare stradina del mondo, stiamo parlando di via San Biagio dei Librai o comunemente detta “Spaccanapoli”. Caratteristica fondamentale di questa strada è la sua lunghezza, in quanto tale divide esattamente Napoli in due parti ed è chiaramente visibile dall’alto. Un’altra via importante è Via Duomo in
cui è situata la cattedrale di Napoli. Si tratta di una delle più importanti e grandi chiese della città, sia da un punto di vista artistico, essa è di fatto la sovrapposizione di più stili che vanno dal gotico del Trecento fino al neogotico ottocentesco, che sotto un profilo culturale, ospitando infatti tre volte l’anno il rito dello scioglimento del sangue di san Gennaro. Inoltre ospita il battistero più antico d’Occidente. Accanto sorge il museo del Tesoro di San Gennaro, aperto nel 2003 che comprende gioielli, statue, busti, tessuti pregiati e dipinti di grande valore o addirittura di un valore inestimabile. Lì vicino troviamo la Cappella di San
Severo che custodisce un’opera di valore inestimabile e di manifattura di grande pregio ovvero “Il Cristo Velato”. Un’opera creata da Giuseppe Sanmartino nel 1753. E’ una statua di marmo scolpita a grandezza naturale, rappresentante Gesù Cristo morto coperto da un sudario trasparente realizzato dallo stesso blocco della statua. Spostiamoci verso Piazza Plebiscito dove è situato il palazzo reale in cui hanno vissuto i viceré spagnoli per oltre centocinquanta anni, della dinastia borbonica dal 1734 al 1861 e fu edificata e creata da architetti di notevole spessore come Vanvitelli, Fontana e Genove-
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A I R O S A C .S. ONLUS famiglie, si COMUNICA che l’A.I.A.S. Casoria è autorizzata
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DOMENICA 13 OTTOBRE 2019 se. La struttura ospita più di 30 stanze, cortili e i giardini pensili. Appartenente al palazzo reale è anche il più famoso e antico teatro di tutti i tempi e di tutto il mondo ovvero il Teatro San Carlo. Risale al 1737 e fu costruito in onore del re per il suo onomastico da Giovanni Antonio Medrano con uno stile neoclassico e ricco di rilievi e decorazioni. Spostiamoci verso la villa di Rosebery. La struttura si trova nel quartiere Posillipo, ed inizialmente è stata costruita come residenza reale, ma successivamente è diventata una delle tre residenze ufficiali del presidente della Repubblica Italiana e per questo motivo non visitabile, se non in alcuni periodi dell’anno. Ha uno stile che ricorda la cultura greca
13 e risale al 1800. Tipici castelli di Napoli ritroviamo Castel Dell’Ovo, il quale è il castello più antico della città di Napoli e il Maschio Angioino, ovvero lo storico castello medievale e rinascimentale, nonché uno dei simboli della città di Napoli. Entrambi castelli molto antichi situati rispettivamente uno a picco sul mare, l’altro vicino al porto. Il Maschio Angioino rappresentò la prima fortezza utilizzata per la difesa della città dagli attacchi dei nemici e fu desiderata e voluta da Carlo I d’Angiò nel 1200. Per quanto riguarda il Castel Dell’Ovo ci sono tante leggende. Una di queste riguarda la sirena Partenope che è divenuta nel tempo un simbolo di Na-
Crescere insieme...perfezionandosi Sicurezza edilizia Ambiente
poli. La leggenda narra infatti di questa sirena, rifiutata da Ulisse, si lasciò morire e trasportare dal mare lungo le coste. Si narra che morì proprio dove ora sorge il castello. Un’altra leggenda legata al nome del castello vede protagonista Virgilio, il poeta latino, che avrebbe nascosto dentro una gabbia un uovo magico, inserito in una caraffa di vetro e riempita con acqua. Tale struttura sarebbe stata appesa ad una trave di quercia molto pesante per poi venir sistemata in una camera che si troverebbe nei sotterranei del castello. Questo è solo un assaggio della nostra Napoli perché c’è anche altro! Dobbiamo essere turisti della nostra città!
Vincenzo D’Anna
Dottore in scienze dell’Ingegneria Collegio dei geometri e dei geometri laureati della Provincia di Napoli
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DANIELE ESPOSITO*
Ti senti sempre stanco?
Ecco la radice che può aiutarti ad affrontare la giornata, la Maca. Stress, la mancanza di tempo e gli impegni imprevisti ti portano a correre ogni minuto e a consumare più energie del solito. Ti senti sempre fiacco e senza forze. Un affaticamento cronico ti perseguita e ti svegli spesso già stanco, poco riposato. La Maca, una radice scoperta più di 2000 anni fa, potrebbe darti la giusta energia. La Maca è una radice che si coltiva, in base ad alcuni dati archeologici, da 2600 anni sulle Ande peruviane ed è molto vicina a quella del ravanello. E’ uno dei potenti super cibi in grado di aumentare la forza e la resistenza oltre alla libido, come le bacche di goji, quindi ha la capacità di equilibrare e stabilizzare il sistema endocrino, così come quello nervoso, cardiovascolare e muscolare. L’adattogeno è atossico per chi lo assume, produce nell’organismo una risposta non specifica, un aumento della resistenza contro fattori stressogeni multipli, inclusi agenti fisici, chimici e biologici. La Maca è nota per essere efficace nella terapia dei seguenti problemi
di salute: Anemia, Affaticamento cronico, Depressione, Malnutrizione, Sintomi della menopausa e Problemi e disturbi del ciclo mestruale. La maca ha un’elevato valore nutritivo e fornisce macro e micro nutrienti fra cui 31 minerali differenti, per questo è in grado di ottimizzare le funzioni fisiologiche cosi come ottimizza l’equilibrio a livello cellulare. Cosa cercare? Selezionare solo marche biologiche affermate di radice di maca e non di altre parti della pianta, non ci sono specie originali o autentiche. I prodotti consigliati sono: Radice di maca essiccata in polvere, Capsule di radice di maca essiccata in polvere, Maca rossa, Maca nera, Maca gialla, Tavolette di cioccolata, croccanti
e barrette alla maca. Come assumerla? Trattandosi di un super cibo, la maca si può utilizzare in quantità superiori rispetto ad altre piante medicinali. Generalmente si acquista in polvere quindi può essere assunta sciogliendola in tisane, frullati, latte di mandorle e d altre semi oleosi, caffè. Un cucchiaino al giorno è quanto basta per iniziare a vedere gli effetti, mentre 20 g è la dose consigliata dagli esperti in assenza di patologie. Io personalmente l’assumo negli spuntini con tisane oppure nel mio tè verde a colazione. Negli studi di tossicità degli Stati Uniti e del Perù, la maca si è rilevata ATOSSICA e priva di effetti farmacologici avversi. Bibliografia Superfood David Wolfe. Leggi anche “Come dormire meglio” sul blog www.ilmetodo5.it *Personal Trainer e consulente della nutrizione sportiva, da oltre 15 anni nel settore, è autore del libro il Metodo 5, premio eccellenza italiana a Washington D.C.
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RITA GIAQUINTO
La Run for Love p-AC e la Corsa per la beneficenza L’AperiLove alla sua quarta edizione
“Sparirà con me ciò che trattengo, ma ciò che avrò donato resterà nelle mani di tutti” (R. Tagore) : è con questa citazione di amore profondo per il prossimo che la Run for Love p-AC punta sempre più in alto con l’organizzazione della quarta edizione dell’Aperilove in bollicine, diventato uno degli eventi clou dell’associazione podistica afragolese, con cui già nei tre anni scorsi, si è riusciti a trasformare i chilometri percorsi in gesti di grande solidarietà. E, anche quest’anno, Gaetano Brilla, il Comitato Direttivo, gli atleti, i runners, i sostenitori ed i semplici simpatizzanti dell’associazione sono tutti intenzionati a raggiungere gli stessi ambiziosi traguardi delle passate edizioni, fiduciosi e convinti di riuscire a migliorare, e perché no, a superare i numeri, peraltro già più che soddisfacenti, degli eventi trascorsi. E dato che squadra che vince, non si cambia, sarà sempre la spettacolare ed accogliente location del NONAME a Frattamaggiore che giovedì 14 novembre 2019 alle ore 20:00, per il terzo anno consecutivo, ospiterà la tanto attesa kermesse. Come ogni anno, saranno tanti gli amici che metteranno a disposizione la loro bravura, la
loro simpatia e le loro competenze per rendere l’Aperilove una serata brillante di grande allegria: la presenza di un ospite d’onore a sorpresa ed i momenti che ci regaleranno il fantastico Ettore Forte e la verve comica di Giulio Carfora saranno accompagnati dalle musiche, sempre d’effetto, dell’acclamatissimo Dj Red. Il costo del biglietto di ingresso, sarà, come da consuetudine ormai, di € 10 (i bambini fino a 12 anni entreranno gratuitamente) e darà diritto ad una consumazione analcolica, alla consumazione di un buffet rustico e al brindisi finale con cui tutti, speriamo, di poter alzare i calici per un altro straordinario traguardo, e che sarà addolcito da una torta realizzata dalla Pasticceria De Vita di Guerra Francesco di Frattamaggiore. Il 50% del biglietto sarà devoluto in beneficenza ad una famiglia che
si trova in un momento di particolare difficoltà, con la speranza che il raccolto della serata possa contribuire, anche solo in parte, ad alleviare i disagi ed i problemi di una situazione non facile. Come in ogni edizione, ci sarà un’estrazione finale, - quindi non gettare il biglietto! – di un paio di occhiali da sole gentilmente offerti dall’Ottica Auriemma di Afragola e da alcuni buoni per trattamenti ai capelli generosamente offerti dal parrucchiere Lucio Vitale, sempre di Afragola. Ma, in questa che è la maratona per eccellenza della Run for Love, la catena di donne e di uomini che devono poter correre con l’associazione deve essere piena di animi arditi e spiriti coraggiosi che si lasceranno contagiare da questa folle ma ambiziosa corsa. Non si tratta di correre un sentiero, ma correre un rischio: unirsi, per dare forza all’amore. Quanto più si raccoglierà, tanto più si donerà. Tempo e cuore, essenza dello spirito di un runner e beni preziosi per ciascuno di noi, non si acquistano, né si vendono, ma si conquistano e si donano: Corri con la Run for Love la scommessa di un sogno ! Per info e contatti: 347 866 20 56
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ANTONIO BOTTA Nella sala teatro della chiesa S. Paolo, Va edizione del concorso letterario dedicato alla maestra Pina Mugione
GIOIOSAMENTE INSIEME NELL’OTTICA DELL’INTERCULTURALITA’ Non ha tradito le attese la V edizione del Premio letterario organizzata, il 7 Ottobre scorso, dall’I. C. “Carducci – King” in memoria della compianta e dolcissima maestra Pina Mugione, che per anni ha piantato nel cuore dei suoi alunni i semi della bontà, della solidarietà e del rispetto umano, inteso quale arte di apprezzare le diversità di ogni persona. Stimolante il tema scelto dalla giuria, “ASCOLTO… LEGGO… PERCHE’…”, su cui i bambini delle scuole del territorio sono stati invitati a comporre testi vari, tra cui filastrocche, poesie, slogan. Gremita la sala teatro della parrocchia S. Paolo ove si è svolta la cerimonia di premiazione, alla quale hanno partecipato, oltre agli alunni dell’istituto Carducci - King, anche quelli provenienti dalle scuole di Finlandia, Romania, Inghilterra, Francia e Spagna con i rispettivi genitori che, nell’ Ambito del progetto Erasmus, sono in questo periodo ospiti di famiglie della predetta comunità scolastica. Conduttrice della serata, la prof. ssa Adriana Aprea, che ha tradotto tutti i suoi interventi in Lingua inglese per consentire ai graditi ospiti europei e ai loro insegnanti di sentirsi parte viva e integrante della comunità ospitante, favorendo, dunque, il mutuo scambio e la reciproca crescita nel dialogo. Le piacevolissime esibizioni coreografiche dei bambini della scuola dell’infanzia, eseguite con i loro amici/che finlandesi, rumeni, inglesi, francesi e spagnoli, hanno permesso ai piccoli ballerini e baby cantanti, guidati dalle maestre Annamaria Pellino e Rosaria Rossi , di vivere una semplice, ma significativa esperienza di educazione interculturale, come avvio allo sviluppo della consapevolezza che la diversità di lingua, di tradizioni, di abitudini non sono un rischio per la pe-
culiare identità di ogni popolo, ma rappresentano una formidabile ricchezza, attraverso cui valorizzare le differenti espressioni dell’unica umanità . Sono stati premiati i bambini vincitori delle sezioni della scuola dell’infanzia e della scuola primaria della “Carducci – King” ricevendo dai membri della giuria (prof.ssa Giulia Campece, Presidente, il Dirigente scolastico, prof. Giovanni Buonocore, le insegnanti Adriana Aprea, Giuseppina Di Somma, Adele Marino, Maria Tuccillo ) materiale scolastico che ciascun finalista metterà a disposizione della propria classe, nel rispetto del valido principio educativo dell’”uno per tutti e tutti per uno” . E’ doveroso sottolineare tale principio e consentire ai piccoli di apprezzarlo, perché, fin dalla più tenera età, occorre far comprendere che un qualsiasi successo o conquista, non è una vittoria esclusivamente del singolo, ma va partecipata, perché la gioia condivisa è doppia gioia: è così che si contrastano i sentimenti di invidia e di rancore. Degno di menzione, fra le varie premiazioni, l’intermezzo musicale del giovane violinista Francesco Pio Siciliano, il
quale ha deliziato il pubblico con brani del musicista Corelli Al termine della festosa manifestazione, il Dirigente… ha elogiato tutti coloro che hanno offerto il proprio apporto allo splendido evento, assicurando che ogni anno sarà organizzato e realizzato il concorso letterario e promettendo alla scrittrice e poetessa casoriana, prof.ssa Giulia Campece di stimolare gli studenti della scuola che dirige a leggere le sue opere letterarie (“Casoria una volta”, “Donne senza volto”, Te lo racconto”, Farida”) che hanno riscosso successo di critica e di pubblico, oltre a vari riconoscimenti nei concorsi letterari. Il tema del Concorso della V edizione relativo all’importanza della lettura ancor di più richiama alla memoria le grandi e indimenticabili doti educative della maestra Pina Mugione, la quale si impegnò al massimo grado per realizzare la biblioteca scolastica, nella quale svolgeva con passione attività di animazione alla lettura con gli alunni, facendo loro capire i benefici inestimabili che arreca l’abitudine del leggere sul loro sviluppo cognitivo, linguistico, emotivo e sociale. Lei era ben consapevole che comprare e leggere un libro, come scrive Keynes, “non dovrebbe essere considerato una stravaganza , ma un’opera meritoria, un dovere sociale”, qualcosa, dunque, che va fortemente sostenuto nelle scuole italiane. Tra i premiati del Concorso, anche alunni dell’attuale interclasse di quinta primaria dell’I. C. I Ludovico da Casoria centrale. Tutte le classi beneficeranno con profitto e gioia del prezioso materiale scolastico donato. Ciliegina sulla torta, la magnifica esibizione canora, nella chiesa S. Paolo, dei ragazzi, diretti dalla M. Marina Pugliese e la coinvolgente performance dell’orchestra diretta dal M. Luigi Fichera.
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OTTOBRE GIUSTINIANO - DOMENICA 13 - OTTOBRE - 2019
Domenica 13 - Ottobre, la Parrocchia di San Giustino rinnoverà il Suo 2° appuntamento con il mese giustiniano, questa volta dando rilievo ad un evento “Benintegrato” con la partecipazione del console del Bénin Dott. Giuseppe Gambardella. “Benintegrato è un progetto volto a presentare la Repubblica del Bénin come riflesso di un intero continente e, nell’ambito dell’Ottobre Giustiniano, a promuovere la cultura dell’inclusione e della multiculturalità attraverso l’incontro e lo scambio con una delle comunità straniere meglio integrate nel territorio napoletano. Il Console Gambardella, la cui giurisdizione copre il territorio di tutto il sud Italia, non solo svolge compiti amministrativi (visti, legalizzazioni, carte con-
solari, documenti di stato civile etc…), ma ha come missione la promozione sia economica che culturale del Paese, per consentire l’adeguata conoscenza e la consapevolezza delle opportunità offerte dal Bénin alla popolazione italiana.” Alla presentazione del progetto, interverranno oltre il console del Bénin Dott. Giuseppe Gambardella, il Sindaco di Casoria, il Dott. Raffaele Bene, il Parroco di San Giustino de Jacobis Don Arcangelo Caratunti e il Presidente dell’ AIL Associazione Italiana Leucemie, Linfomi e Mieloma – sez. di Napoli, Dott.ssa Valeria Rotoli. Abbiamo voluto mirare, quest’anno, ad una serata che fosse destinata a darci qualche emozione diversa, infatti, significativa attenzione sarà data all’interscambio culturale che condurrà, inevi-
tabilmente al confronto con altre civiltà a noi lontane. Si proseguirà la sera con l’intervento di un gruppo musicale beninese: GUNA PERCUSSION. Non mancheranno, come di consueto, l’arte culinaria, il mercatino dell’usato, la vendita di oggettistica per idee regalo e la vendita di biglietti per la Lotteria con sorteggio a premi, la cui estrazione avverrà tutte le domeniche della manifestazione alle ore 22,00 . Beh, cos’altro dire, il sorriso, la vivacità, il divertimento, la sensibilità, sono tutti gli ingredienti della nostra festa che proveranno a catturare la Tua attenzione e ad assicurare il Tuo divertimento. Per Tutto questo ed altro ancora Vi ASPETTIAMO NON MANCATE …!! Ricorda...Domenica 13 - Ottobre 2019 con.. L’ Ottobre Giustiniano.
MARYLON LONGOBARDI
L’ULTIMO POSTEGGIATORE Festival della Posteggia 2019 terza Edizione
Il 24 Settembre 2019 la Chiesa napoletana di San Tommaso a Capuana ha fatto da meravigliosa cornice al ‘Festival della Posteggia’ giunto alla terza edizione grazie al cultore della tradizione classica Gioacchino Iovino ed all’ Associazione Sisto Riario Sforza presieduta da Modestino Caso. Il Direttore Artistico Gioacchino Iovino nasce artisticamente nel 1986 con la posteggia napoletana. Incontra nel 2014 il mandolinista Raffaele Puglia e con lui forma il duo dei Posteggiatori Decumani Fonda nel 2015 il gruppo folk ‘La Viscianese’ a Visciano, località sua d’origine. Nel 2016 è scelto da Dolce e Gabbana per le riprese del loro notissimo brand a Napoli. E’ il pronipote del più grande posteggiatore napoletano della fine dell’Ottocento, quel Pasquale detto ‘o piattaro’ che cantò insieme a Enrico Caruso, fu giramondo ed allietò perfino lo Zar di Russia. La conduzione del Festival è stata affidata alla nota showgirl Magda Mancuso; la Regia, all’attrice di teatro e di cinema Lucia Oreto. Ecco i nomi degli strepitosi Artisti coinvolti, che hanno ottenuto meritatissimi applausi da parte del folto pubblico presente: Anna Maione, proveniente dala località abruzzese di Vasto, l’ ucraina Maria S.Movchan, Sari Yvonne, che interpreta anche motivi jazz, Deborah Nostrato, proveniente da Procida, il macchiettista che ha rivestito i panni di Totò Umberto del Prete, due cantanti in veste di ‘sciantose’ Loredana Morghen e Maria Red, tre chitarriste cantanti, Sara Gison,
Patrizia Girardi, Ilaria Castaldo, una mandolinista, Claudia Qu, gli altrettanto notevoli cantanti Gino Polese, Sossio Giordano, Rosanna Aprea, Imma Palumbo, Emma Avallone, Lina De Magistris, il mandolinista Raffaele Puglia ‘decumano’ con Gioacchino. Anche la mini sceneggiata proposta inizialmente e diretta dall’attrice regista Lucia Oreto è stata gradevolissima: quattro artiste (Elena Sansone, Susy Liparulo, la stessa Lucia e M. R.Longobardi) capitano in una taverna dove una servetta (Anna Casale) le accoglie. Ha da poco fatto sloggiare un altro avventore (Tony Pedoto) visibilmente alticcio, che cantava la struggente e significativa canzone ‘ Totonno ‘e quagliarella’ di Capurro, l’autore di ‘O sole mio (effettivamente Capurro incontrò un ubriaco ‘filosofo’ proprio in una taverna) Mentre le donne stanno pettegolando tra loro, irrompe sulla scena un finto disperato (Marco Corpo) che strappandosi i vestiti chiede aiuto per sfamare la sua famiglia. Loro lo amentiscono e quello scappa via, poi si accorgono dell’arrivo del posteggiatore Gioacchino che dopo aver dato un saggio della sua Arte deliziandole con ‘Reginella’ si accascia all’improvviso su una sedia. E’ morto ed il ‘sipario’ si chiude con la visione delle donne sbigottite . Fa da sottofondo la colonna sonora bellissima e struggente de ‘L’ultimo posteggiatore’, il film realizzato dallo stesso Iovino.
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