DOMENICA 3 NOVEMBRE 2019
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ANNO XIX - N° 33 - DOMENICA 3 NOVEMBRE 2019
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DALLA MONNEZZA DELL’ASSE MEDIANO E IN UNA DELLE PIAZZE PIU’ BRUTTE DEL MONDO PUO’ NASCERE UN FIORE?
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L’EDITORIALE DI NANDO TROISE
DALLA MONNEZZA DELL’ASSE MEDIANO E IN UNA DELLE PIAZZE PIU’ BRUTTE DEL MONDO PUO’ NASCERE UN FIORE?
Usciamo dall’estate più imbarazzante della storia della Città di Casoria: non ci sono stati assalti ai due Municipi di quella bruttissima piazza una volta dedicata a Zanardelli e poi, molto poi, al martire del 1799, medico di Grumo Nevano con studio a Casoria, Domenico Cirillo ma l’estate della voragine di Largo San Mauro e di via Cardinale Luigi Maglione; l’estate di tanti di noi, giovani e meno giovani; l’estate di chi aspetta la destinazione d’uso delle aree dismesse, tutte di proprietà private, Rhodiatoce, Resia, Tubi Bonna (ISP), Alenia; l’estate del problema dei rifiuti maleodoranti abbandonati un po’ ovunque ma con picchi di esagerazione sulle rampe autostradali dell’asse mediano e di quelle che da via Boccaccio vanno ai centri commerciali; l’estate che vede ancora chiuso quel gioiello seicentesco che è la Cappella del Carmine; l’estate che ha regalato a questa Città quel magnifico evento delle Universiadi con il trionfo delle strutture sportive casoriane. La piscina comunale
gestita da un privato mi fu definita dal coach della nazionale russa, Marcock, “bella, pulita e moderna”, “da 1 a 10 vale 8 mi disse a livello internazionale”; il PalaCasoria che ha ospitato gli atleti di taekwondo di tutto il Mondo e lo Stadio San Mauro illuminato di notte a cui sono arrivati i complimenti delle delegazioni di Uruguay, Messico, Irlanda del Nord, Corea del Nord ecc.; lascio a voi, cari lettori, il pensiero su un PalaCasoria di nuovo chiuso e su uno stadio che ha visto il suo terreno di gioco in appena un mese trasformare il colore dell’erba da verde a giallo paglierino; l’estate dello svuotamento di personale del Comando di Polizia Municipale; l’estate delle fibrillazioni all’interno del Consiglio Comunale: “manca unità di intenti e scambio di amorosi sensi” diceva uno sconfortato nuovo consigliere comunale. L’estate di 20 interrogazioni del consigliere comunale Pasquale Fuccio, Sindaco fino a dicembre del 2018, mandato a casa dalle dimissioni notarili
di 14 consiglieri comunali di quel Consiglio Comunale che fu; l’estate degli interrogatori avuti da Pasquale Fuccio ad Aversa dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord. Non si stupisca il lettore della fetida franchezza del titolo che ho scelto per questo editoriale; in realtà l’invito mi è arrivato da un vecchio amico di gioventù, un meraviglioso numero 10 dei tempi giovanili, elegante come Gianni Rivera, mi scrive: “Caro e grande amico mio di circa 60 anni fa. Tu, in qualità di ottimo direttore molto letto a Casoria non puoi non scrivere un editoriale sulla condizione gravissima in cui versa il nostro amato paese”. Rispondo: non sto scrivendo da quando è caduto Fuccio chiedendo, nel mio ultimo articolo, il perché ai 14 consiglieri comunali dimissionari. Ho scelto una linea giornalistica che mette in evidenza i problemi della nostra Città: la voragine, lo Stadio San Mauro, via Nicola Rocco ecc. CONTINUA A PAG. 4
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Non contento, il mio gentile interlocutore incalza: “rifiuti in tutti gli angoli, scippi, assenza totale delle forze dell’ordine, inquinamento di tutti i tipi, traffico indecente ecc.ecc.ecc. Scusami, un caro abbraccio, a presto”. Il titolo di questo editoriale sottintende una speranza che, ci auguriamo, non sia solo la mia. Ora, quale sia il letame che ha sommerso negli ultimi 50 anni la Città di Casoria, è sotto gli occhi di tutti: è dal 1989 che denuncio la miopia, l’arroganza, l’imprevidenza, la superficialità, l’atteggiamento camorristico o mafioso e la cialtroneria di chi regge le sorti di quella che una volta, era una Città in cui si veniva a curare la tosse convulsa per l’aria sopraffina e che, poi, divenne a detta dell’allora Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, “la Sesto San Giovanni del Sud”, con la differenza che la Città della Marelli attaccata a Milano come lo è Casoria con Napoli ha trasformato la Città delle aree dismesse in Città dei Servizi mentre Casoria…. E’ riuscita ad entrare così come anche Rho, Rozzano, Gessate, Abbiategrasso nella cintura milanese mentre Casoria è ritenuta anche dagli stessi napoletani che ve l’abitano PAESE, suscitando anche gli studi di un noto “paesologo”. Nessun dirigente di azienda, neanche nessun padre di famiglia – per quanto ricco, per quanto impunito, per quanto protetto – avrebbe mai gestito le cose a lui care con la stessa scellerata stupidi-
tà. I Grandi Peccatori del Passato sono coloro che, spendendo diversi milioni di euro, hanno partorito quell’obbrobrio di Piazza Domenico Cirillo e Piazza Trieste e Trento; chierichetti innocenti, invece, hanno ridotto le vie del centro antico nelle condizioni del presente. DOMANDO: i candidati alle ultime elezioni amministrative che tanto hanno girato alla ricerca del voto e del consenso sono passati per via San Sebastiano, via Santa Croce ed i suoi vicoli, via Cardinale Luigi Maglione, via San Mauro, via Marco Rocco e via Nicola Rocco????? I Grandi Peccatori del Presente sono quelli che non si accorgono di uno stabile in via Po che per anni ha ospitato il settore dei Servizi diretti alla Persona e costato 2 miliardi di lire più IVA è da più di tre anni abbandonato o non san-
no che in via Castagna ci sta uno stabile “regalato” dalla convenzione lottizzata della cooperativa Smeraldo oppure delle opere compensative TAV mai utilizzate. Eppure, la forza della passione, deve avere veramente qualcosa di magico, se si trovano ancora migliaia di cittadini disposti a perdonare tutto, a credere a tutto; fino al masochismo, fino alla cecità. Questo di Casoria è un popolo sussidiato che ringrazia, anonimo ed annoiato; La nostra Città, Casoria, è sopravvissuta alle macerie della guerra, è sopravvissuta al terremoto del 23 novembre del 1980, è sopravvissuta a delusioni cocentissime come il fallimento di molte amministrazioni del dopo Tangentopoli; da quella progressista di Franco De Luca, caduta sulla approvazione del bilancio, a quella sciolta per camorra del Sindaco Giosuè De Rosa ed a quelle mandate a casa con dimissioni davanti a un notaio, del centrodestra di Stefano Ferrara e poi quella di Vincenzo Carfora ed ultima quella di Pasquale Fuccio. Casoria è sopravvissuta agli scandali ed ai concorsi truccati. Gli architetti di Casoria stanno studiando come organizzare un incontro tra le parti: amministrazione comunale, partiti e movimenti per affrontare il ventennale problema del Piano Urbanistico Comunale per ridare euforia, bontà loro, a una estate di mille bugie e imbarazzante micragna. Tutti scodinzolano acriticamente pensando che il gioco delle tre carte possa improvvisamente sanare ogni magagna.
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ANTONIO BOTTA
Intervista a Monica Cito, giornalista del quotidiano “ROMA”, malata di cancro
“VIVERE E’ MERAVIGLIOSO, SEMPRE E COMUNQUE”
Monica Cito, residente a Brusciano, giornalista del quotidiano “ROMA”, si fa apprezzare dai suoi lettori per le inchieste in cui lucidamente indaga, sui fenomeni di degrado, di malaffare e di macro e micro delinquenza, che accadono nel territorio in cui risiede. Da alcuni anni lotta contro il cancro e ne parla senza alcun imbarazzo. Questa intervista consideratela come una confidenza, uno sfogo, una condivisione di vissuti interiori di una bell’anima: per riflettere, insieme con lei, sulla vita, sul senso che dobbiamo darne, sullo stile comportamentale da assumere nei giorni di pioggia e di sole, quando il percorso esistenziale è in discesa e quando è in faticosa salita. Ciascuno tragga dalle sue parole qualcosa di bello, di utile e di vero, che possa servire ad andare avanti nella nostra complicata, tormentata, ma pur sempre affascinante avventura umana. Lei avrà saputo del gesto suicida di una donna casoriana, cinquantenne, malata di tumore, che qualche settimana fa, si è lanciata sotto il treno nella stazione della sua Città. Quale la sua opinione sulla decisione della signora di porre fine alla sua vita ? Sì, ho saputo e vorrei dirle che, benché non condivida affatto la scelta del suicidio, comprendo perfettamente quello che accade alla mente umana, che può essere annebbiata dalla paura e dalla mancanza di speranza in alcuni momenti. Non è facile. Non lo è affatto. E se non si ha qualcuno a cui si tiene, può diventare davvero insostenibile andare avanti. La paura e lo sconforto attanagliano anche me, spessissimo. Mi capita di camminare, lavorare, parlare, vivere... E pensare che potrei non esserci più, presto. E mi chiedo cosa sarà delle persone che amo, soprattutto i miei figli e cosa sarà di me... Cosa ci aspetta dall’altra parte del muro. Se sarà solo il nulla. Poi però mi riprendo, penso che la cosa importante sia l’amore che si lascia, il come si vive e allora cerco di farlo al meglio... Che duri un giorno, un anno o più. Ha toccato un punto cruciale quando ha detto che “se non si ha qualcuno a cui si tiene, può diventare davvero insostenibile andare avanti”. Aggiungerei che é altrettanto importante, per
chi soffre enormemente, avvertire il calore dell’amore dei propri cari, di una “rete” amicale che sostiene e dà forza… Certo, certo! Le racconto, a tal proposito, un episodio personale accadutomi all’inizio del mio percorso di lotta contro il cancro: Ero a letto nella mia stanza all’ospedale di Reggio Emilia e mi sentivo “felice”. Ero stata operata il giorno prima, e cominciavo a fare i conti con la realtà di un corpo ferito, segnato e con la paura di ciò che sarebbe avvenuto dopo. Eppure, mi sentivo felice, in maniera forse anomala...ma felice. Felice e carica. Sarei tornata presto a casa dai miei ragazzi. Ero viva... E questo mi bastava. Sapevo che per quanto difficile potesse essere, avrei lottato con le unghie e con i denti facendo tutto ciò che sarebbe stato necessario per sopravvivere e poter accompagnare i miei figli ancora per un pezzetto di strada. Il letto accanto al mio era vuoto. La giovane signora che era stata operata la stessa mattina del mio intervento, era già stata dimessa. Il suo era stato un intervento semplice, durato poco più di un’ora. Era ritornata per il controllo e la medicazione e mentre attendeva l’arrivo del dottore, chiacchierava, parlando di quanto fosse pesante tutta quella situazione per lei che era in fissa con l’aspetto fisico, la cura del corpo e la bellezza. Ed io continuavo a pensare: “Sono viva e voglio vivere”. Lei intanto, aveva confidato alle mie amiche venute a sostenermi, che nel caso si fosse reso necessario sottoporsi a chemioterapia, piuttosto sarebbe andata in Svizzera per il suicidio assistito. Aveva già deciso. Non l’ho giudicata,
ma semplicemente non riuscivo a comprendere. Come poteva essere possibile una tale scelta? Io avrei fatto qualunque cosa per vivere. Non importava quanto avrei dovuto soffrire. Non importava nulla se non continuare a vivere. Mi si è stretto il cuore, ed ho provato tanta compassione. Possibile che oltre la sua bellezza, non avesse null’altro per cui vivere? Possibile che non avesse nessuno per cui desiderare di continuare ad esserci? Mi sono detta che probabilmente doveva essere terribilmente sola. Ed ho capito ancora di più quanto io sia fortunata per tutto l’amore di cui è colmo il mio cuore. Cos’altro le ha fatto capire l’esperienza che sta vivendo, nella quale si alternano giorni di angoscia e di speranza, di paura di morire e di voglia di fare progetti per sé e per i suoi cari. Ho capito che vivere è meraviglioso, sempre e comunque. Non sprecate il tempo ad arrabbiarvi, a litigare, ad affannarvi per salvare le apparenze o a darvi da fare per compiacere gli altri solo per dare retta a pregiudizi, andando contro voi stessi. Amate, baciate, abbracciate, guardate negli occhi, sorridete e abbiate il coraggio di essere felici. Se la vita che state vivendo non vi piace, mandate tutto all’aria e ricominciate. Se pescare o dipingere o anche lustrare le scarpe, vi rende più felici che stare rinchiusi in un ufficio piuttosto che fare il medico o l’avvocato, toglietevi la cravatta, spalancate la porta e correte incontro ai vostri sogni. Non sprecate neanche un istante e imparate a guardare il bambino che eravate un tempo, prendetelo per mano, abbiatene cura e accompagnatelo al mare. Mostrategli la bellezza tutt’intorno, le onde sulla riva, il vento nei capelli, i gabbiani in volo, le conchiglie sul bagnasciuga. Costruite insieme a lui castelli di sabbia mettendoci tutta la passione che avete e ditegli che non conta se poi vento e mare lo spazzeranno via, quel castello resterà per sempre la dimora dei sogni e i sogni lo custodiranno, anche quando sarà solo un mucchio di granelli dispersi... Amate, amate ogni cosa e amate voi stessi e gli altri. Io mi auguro di poter “allargare” questa vita (come diceva Luciano De Crescenzo) il più possibile.
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6 RITA GIAQUINTO
Ricordando le Universiadi con Martina Miceli E’ stata sicuramente una delle protagoniste delle scorse Universiadi di luglio 2019 : Martina Miceli, l’allenatrice della Nazionale femminile di pallanuoto che, proprio nella piscina comunale di Casoria, ha dato inizio alla fase a gironi delle Olimpiadi universitarie femminili, debuttando contro la nazionale americana e vincendo la prima delle sei gare casoriane, tutte a favore delle italiane. Ex pallanuotista, romana, classe ‘73, attualmente allenatrice della Orizzonte Catania, la società più titolata d’Europa in questa disciplina, la Miceli ha un palmarès di tutto rispetto, incredibile per la sua giovane età : più di nove Campionati vinti, Coppe Italia, sia da atleta che da allenatrice, Champions e Supercoppe LEN, il tutto accompagnato da innumerevoli riconoscimenti ricevuti per meriti sportivi. Una carriera piena di grandi soddisfazioni che l’ha portata a guidare la Nazionale femminile di pallanuoto durante le Universiadi. Un grande onore come la stessa Martina ci ha raccontato per i lettori del nostro giornale : “Sicuramente è stata un’esperienza bellissima e molto positiva, a prescindere dagli importantissimi risultati ottenuti. Per me,
è stato un onore ed un motivo di grande orgoglio essere stata chiamata per guidare la Nazionale in un evento sportivo di così grande prestigio che si è tenuto, per di più, in casa nostra. L’accoglienza ed il sostegno del proprio pubblico e della propria gente hanno un valore di straordinaria importanza ed influiscono enormemente sugli esiti delle gare”. Qual è stata la grande sorpresa delle Universiadi ? “Non ci aspettavamo assolutamente di arrivare così in alto, sebbene io conoscessi perfettamente la qualità delle nostre atlete. Il problema era che sapevamo che avremmo avuto pochissimo tempo
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per organizzare una squadra, creare un gruppo affiatato e studiare gli schemi di gioco. Le atlete venivano quasi tutte dal Campionato, quindi, più o meno, avevano già avuto modo di incontrarsi in altre occasioni, però, fondamentalmente, si conoscevano poco quindi sono state molto brave, a prescindere da quelle che possono essere le capacità del coach, ad allenarsi con grande impegno, e ad essere sempre molto positive. Ma, anche qui, non posso non sottolineare la grande partecipazione di pubblico che abbiamo avuto a Casoria prima, e alla Scandone poi, dove abbiamo disputato la semifinale e la finale. La presenza massiccia del pubblico ed il sostegno sono gli elementi che fanno uscire il meglio, assolutamente tutto il meglio di un atleta”. La fase a gironi qui a Casoria si è conclusa con sei vittorie su sei : c’è qualche partita che la squadra ricorda maggiormente? “Devo dire, onestamente, che le ricordiamo tutte: dall’esordio con gli Stati Uniti che, fino ad allora, avevano vinto tutto quello che si poteva vincere, e contro cui abbiamo portato avanti una gara
Vincenzo D’Anna
Dottore in scienze dell’Ingegneria Collegio dei geometri e dei geometri laureati della Provincia di Napoli
VIA G. ROCCO, 2 - 80026 CASORIA (NA) TEL./FAX +39 081 19105654 - CELL. +39 335 8157475 E-MAIL: stdgroupsrls@virgilio.it - stdgroupsrl@pec.it
DOMENICA 3 NOVEMBRE 2019 a ritmi davvero molto alti, fino alla finale con la Russia. Tutte partite non facili, molto sofferte, proprio per questo, tutte molto emozionanti”. Come ha trovato l’accoglienza delle strutture sia alla piscina comunale di Casoria che alla Scandone di Napoli ? “A Napoli ci siamo stati veramente molto poco, abbiamo alloggiato a Caserta, quindi il tempo maggiore lo abbiamo trascorso proprio qui alla piscina di Casoria: un’esperienza più che positiva, per noi è stato tutto perfetto, la piscina sempre piena ed il calore del tifo è stato, come già detto, determinante. Indimenticabile l’accoglienza al San Paolo che è stata da brividi per me ma, soprattutto, per le ragazze, alcune delle quali non avevano mai vissuto l’esperienza di un evento olimpionico. E, ti assicuro, che non è un fatto scontato. Noi, subito dopo le Universiadi, a fine luglio scorso, abbiamo partecipato ai Mondiali in Gwangju, in Corea del Sud, dove ho invitato gli organi competenti a riflettere un po’ su come organizzare eventi di così grande importanza sportiva”. E, a proposito di grandi eventi, non possiamo non ricordare la Sua medaglia d’oro – da atleta – alle Olimpiadi
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di Atene 2004. “E anche lì, se fosse stato un film non saremmo mai stati in grado di immaginarlo così perfetto: la semifinale contro gli USA, rimontata a due secondi dalla fine, una partita tecnicamente difficilissima; la Grecia in finale, in casa loro, con un pubblico di migliaia di persone ed atleti che ci tifavano contro; i tempi supplementari, eravamo sotto di due
gol e poi, alla fine, vincere è stata un’emozione grande per noi che l’abbiamo vissuta e per chi l’ha guardata. Una vittoria molto sofferta, ma proprio per questo, bellissima”. Come si è avvicinata a questo sport ? “Era quasi inevitabile: sono la quarta di quattro figli tutti nuotatori, papà appassionato di mare e di nuoto, ho cominciato a nuotare a tre anni, e quando dopo avermi lanciato una palla, ho capito che, così, sarebbe stato più divertente, diciamo che è un “gioco” che non ho più voluto abbandonare”. Dal passato al futuro : quali gli obiettivi e come raggiungerli. “Ma quelli non mancano mai! Sicuramente continuare a rimanere ai vertici con la Orizzonte Catania con cui abbiamo davvero raggiunto uno straordinario numero di traguardi. Ci aspetta la Supercoppa, gli Europei e, ovviamente, lo scudetto. Sicuramente conta tanto la tenacia ma ciò che mi aiuta più di tutto è che mi diverto moltissimo a fare quel che faccio: mi piace, mi appaga e poi voglio vincere. Gioco anche per partecipare, ma soprattutto per vincere e questa ambizione mi ha sempre aiutato a raggiungere grandi traguardi”.
DANIELA CESARINI
COSA C’E’ NELLA PIPI’?
Cosa c’è nell’urina umana? Quante volte andiamo in bagno per fare pipì?Quanta pipì facciamo? Domande semplici e scontate alle quali ognuno di noi dovrebbe prestare attenzione. Da quest’azione funzionale alla nostra sopravvivenza possiamo, infatti, scoprire molte cose sul nostro corpo e sul stato di salute. Proviamo ad approfondire l’argomento. L’analisi delle urine è uno degli esami clinici più comuni e richiesti, ma forse non tutti sanno che è anche il più antico. Questo esame, anche se non vi sono prove certe a riguardo, veniva già eseguito dagli Assiri e dagli antichi Egizi; con la scuola di Ippocrate, poi, abbiamo testimonianza certa che fu assunto ad esame diagnostico: “Nessun altro sistema di organi del corpo umano fornisce così tante informazioni, come fa la secrezione del sistema urinario”, scriveva così il padre della medicina tra il IV e il V sec A.C.. Sin da allora i medici analizzavano l’aspetto delle urine per avere un quadro clinico dei loro pazienti. Osservando il colore, la densità, l’odore e, talvolta, anche il sapore riuscivano a determinare lo stato fisico delle persone. Ovviamente poi dal 1700, con lo sviluppo della chimica, questo esame ha avuto
valenza scientifica e con l’introduzione di nuove tecniche di laboratorio nel corso dei secoli è diventato un potente mezzo diagnostico. Ma perché questo esame è sempre stato così importante? Lo abbiamo chiesto al dott. Salvatore Marino. “L’esame complessivo di tutti i parametri chimico-fisici e la relativa lettura del sedimento urinario conducono ormai il Medico ad un’interpretazione dello stato di salute dei pazienti molto accurata”. Le analisi delle urine danno risultati utili in più campi, da quello nefrologico e urologico a quello internistico generale. Dal momento che l’urina rappresenta il prodotto della filtrazione e del riassorbimento renale che ha la funzione di mantenere stabili il pH e i vari soluti del sangue, vi si possono trovare indizi di malattie infettive, endocrinologiche, epatiche. L’urina, inoltre, fa la spia sull’avvenuta assunzione di sostanze illecite. Grazie a questo esame di routine, continua il dottore, è dunque possibile rilevare un’ampia gamma di disturbi, tra cui malattie e infezioni del tratto urinario, problemi renali, calcolosi, diabete. Sarebbe importante sottoporsi a questo esame una-due volte all’anno per avere un monitoraggio del nostro stato clinico costante.
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FRANCESCO D’ANNA
I BAR STORICI DI CASORIA
Il bar raccoglie in sè una tradizione secolare, ha rappresentato per molte generazioni un luogo dove vi era la possibilità di svagarsi, di incontrarsi con amici, di conoscere nuove persone; tuttavia, soprattutto in passato gli uomini potevano condurre affari e discutere di politica. É interessante partire da una visione semantica della parola ‘’bar’’: la terminologia è da ricondursi alla contrazione dell’inglese barrier, che significa letteralmente barriera. Considerato ciò, ci sono due possibili interpretazioni: la prima parte dal fatto che, nelle antiche osterie, l’angolo riservato alla vendita degli alcolici era separato dal resto del locale da una sbarra, che poi ha finito per indicare l’esercizio stesso; mentre la seconda ci conduce all’aggettivo inglese barred, che significa sbarrato, dal quale, sempre per contrazione, ha avuto origine l’odierno bar, inteso come luogo il cui ingresso era “sbarrato” a causa delle leggi inglesi che vietavano il consumo di bevande alcoliche. Entrambi i termini sono di derivazione latina: dal latino volgare “barra”. In settimane consecutive parleremo dei bar
storici di Casoria partendo dai 4 i quali si trovano in Piazza Cirillo: “Bar Sgambati’’, “Bar Centrale’’, “Il Bar dello Sport’’ e ‘’Bar Mugione’’. Tutti questi hanno una storia importante sul piano cognitivo. Partendo dal primo sopracitato secondo fonti attendibili nel 1879, Vincenzo Marino aprì un caffè a Santujanne nei locali del palazzo chiamato «del fascio». Era un bar dell’epoca dove si gustava caffè, latte e cioccolata calda, ma si poteva acquistare di tutto, dai chiodi alla farina. Nel 1890, don Vincenzo lo volle caratterizzare a Caffetteria e per dargli un aspetto ortodosso acquistò tavolini in ferro fuso con marmo bianco, sedie e suppellettili vari dal GRAN CAFFE’ GAMBRINUS di NAPOLI che nel frat-
tempo cambiava look. Contemporaneamente il locale fu spostato con tutto il suo arredo e la sua denominazione in via Cavour n° 4, di fronte alla chiesa del Carmine. Don Vincenzo Marino nel 1913 sposò la giovane Adelina Legler, donna concreta e dedita al duro lavoro; per l’arrivo del loro primogenito, acquistò un importante servizio per sponsali da 60 invitati, di Alpacca Berndor con triplo strato d’argento sui quali fece incidere, pezzo per pezzo, le sue iniziali V.M. I Casoriani furono serviti in bricchi, tazze, coppe d’argento ed ebbero il piacere di sorseggiare thè e caffè prodotti sul luogo del festino da un samovar russo a carbone, una stravaganza del Marino. La giovanissima Adelina, dopo la dipartita del marito Don Vincenzo alla fine degli anni ‘20 gestì per oltre mezzo secolo la caffetteria e ne divenne l’animatrice del locale, sposò quindi Carmine Sgambati un giovane sveglio e amante della caccia e diede un nuovo impulso alla caffetteria e nel dopo guerra ripristinò anche la pasticceria. Si diede il nome al locale ‘’Bar del Cacciatore’’ e solo successivamente “Bar Sgambati”.
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GIUSEPPE NAPPA Una bella e piacevole intervista con una bravissima cantante
Milena Setola una cantante che con la sua musica comunica sentimenti reali facendoli arrivare diritto al cuore delle persone Come e quando inizia la sua carriera artistica? La mia carriera inizia più o meno nei primi anni dell’adolescenza, quando ho incontrato il mio primo maestro di canto che ha creduto in me, facendomi cantare dopo soli 2 mesi di lezioni davanti a Papa Giovanni Paolo II. Una fortissima emozione cantare in Vaticano. Si sono alternati diversi palchi, dai semplici saggi scolastici, alle piazze, al teatro, i villaggi turistici. Ho iniziato come cantante e mi sono perfezionata anche come vocal coach. Una bella voce e una forte passione per la musica. Quella passione che poi è tramutata in lavoro e cerca di impostarsi sempre di più? Ho avuto la fortuna di fare della mia passione, il mio lavoro. Più che fortuna però direi tenacia. Sono sempre stata molto insicura nella mia vita, cercando l’approvazione in tutto ciò che facevo. Quando ho capito che il mio era un potenziale accettato da molti, mi sono convinta anche io che quello che avevo era un dono; proprio per quello ho deciso di studiare senza sosta, di ascoltare, di sperimentare, e dopo ho deciso di mettere a disposizione degli altri ciò che avevo appreso negli anni. Potendo in questo modo, non solo educare la mia voce, ma anche quella degli altri. Quale messaggio vuole emanare attraverso le sue canzoni? Con le mie canzoni voglio comunicare verità, che sia gioia, tristezza, paura, vo-
glio far capire alle persone che io sono quella che ascoltano. E nel momento in cui racconto una storia cantando, perchè cantando si racconta un momento di vita, voglio comunicare sentimenti reali. 80 voglia di cantare un grande spettacolo che si terrà il 13 Dicembre al Teatro Bolivar di Napoli. Di cosa tratta? Ci saranno ospiti? 80 voglia di cantare è il sottotesto, se possiamo dirlo in gergo teatrale, il titolo vero è proprio è PRIMA O POI (80 voglia di cantare), Quel “prima o poi” sta proprio a specificare che chi combatte per i propri sogni prima o poi li raggiunge. Questo spettacolo nasce da un’idea mia e di Salvatore Catanese, che è l’autore e il regista, la mia idea in realtà sta nel dire a Salvatore i miei sentimenti per la musica, cosa provavo quando mi sono avvicinata a questo mondo, cosa provo attualmente e cosa mi aspetto dalla musica, e Catanese, quale talento come autore ha colto in pieno le mie idee. E’ uno spettacolo per i “sognatori”, quindi se avete voglia di sognare il 13 non potete davvero mancare a teatro. Le musiche sono tutte ri-
visitate dal M° e amico Luigi Pignalosa. Ci sono numerosi ospiti, a partire dal Patron della serata, l’attore Angelo Di Gennaro con tanto affetto e stima sarà con me sul palco a regalarmi un po’ della sua arte e sostenermi in questa avventura che sto portando avanti, ma anche tanti amici colleghi come Peppe Rienzo, Gennaro De Crescenzo, Youri Menna ed Ernesto Dolvi, magico sassofonista con il quale ho duettato nel mio brano “wake me up before yo gogo”. Il mondo dello spettacolo bello, magico ma tortuoso allo stesso tempo un consiglio che può dare ai giovani che vogliono intraprendere il modo dello spettacolo e dell’arte. Ai ragazzi consiglio di credere in se stessi, per crescere ma restare sempre umili e con i piedi per terra. Di non sottovalutare lo studio anche se si è gia talentuosi. Poi se il destino sarà quello di fare musica, srà la musica stessa ad irrompere nelle loro vite senza preavvisi. Un tuo sogno nel cassetto? Il mio sogno nel cassetto è quello di sostenere un concerto con tutti i miei fan che cantano le mie canzoni, e creare così tanti battiti uniti l’uno con l’altro Progetti Futuri? Tra i miei progetti futuri c’è un feat con un’artista napoletana che stimo molto. Non posso svelarvi altro. Saluto il direttore Nando Troise, e a lei per la piacevole intervista e tutti i lettori di Casoria Due.
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Il diabete: una realtà vissuta da 4 milioni di italiani
Il diabete è una malattia cronica che si presenta quando il nostro organismo non produce abbastanza insulina, l’ormone coinvolto nel metabolismo dei carboidrati che consente al glucosio l’ingresso nelle cellule e il suo utilizzo dal nostro corpo come fonte di energia. Nei diabetici l’insulina non svolge correttamente la sua funzione, facendo aumentare la concentrazione di glucosio nel sangue. “Si calcola che in Italia circa 4,3 milioni di persone sono affette da diabete e 2 milioni di persone, pur non avendo il diabete conclamato, hanno difficoltà a mantenere la glicemia sotto controllo a digiuno o dopo il pasto” dice la dottoressa Nicoletta De Rosa, diabetologa da noi intervistata questa settimana. Buona sera dottoressa. Ci spiega i sintomi attraverso cui si manifesta il diabete? I sintomi che possono indurre il sospetto del diabete sono l’aumento della frequenza di minzione (poliuria) e il conseguente aumento della necessità di introdurre liquidi (sete intensa o polidipsia) per compensare le perdite dovute alla poliuria, fame, stanchezza, intorpidimento di mani e piedi, vista offuscata. Spesso il diabete insorge in modo silenzioso e la diagnosi viene fatta tardivamente. Come si cura? Il diabete si cura con una alimentazione più sana: pochi grassi e carni rosse, uova e formaggio con moderazione, si a frutta e verdura. Meno sedentarietà e più attività fisica. Un calo del peso è raccomandato per tutti i soggetti adulti in
sovrappeso oppure obesi. Un ulteriore aiuto può venire dai farmaci: diversi tipi di compresse e l’insulina. Ma da soli non bastano. Quanto è importante la figura del medico e quanto lo sono i farmaci, nella cura di questa malattia? L’Italia è considerata un modello nel mondo per quanto riguarda l’organizzazione delle cure alle persone con diabete. Esiste una rete di strutture specializzate Centri di Diabetologia all’interno di strutture territoriali negli ambulatori delle ASL o ospedaliere. Non è più il singolo medico a curare il paziente diabetico ma il “Team Diabetologico”. Medici diabetologi che hanno il compito della gestione del Diabete, devono realizzare una diagnosi ed una cura adeguata, e coinvolgendo i colleghi del Team Diabetologico rendono la gestione del Diabete più semplice. Infermieri professionali che svolgono un ruolo importante nell’educazione sanitaria. Di questa “squadra” fanno parte anche altri specialisti come cardiologi oculisti, neurologi, nefrologi, che seguono specifiche tematiche. Dietista che sulla base delle indicazioni del Medico e delle abitudini alimentari del paziente costruisce una o più diete personalizzate, cercando di fissare degli obiettivi (calo di peso, controllo delle calorie) Psicologo che è un valido aiuto per la gestione degli aspetti emotivi e personali relativi alla gestione e convivenza con il diabete. La visita presso un Centro diabetologico dovrebbe essere considerata un salvavita: riduce notevolmente la mortalità.
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ESPEDITO D’ANTO’
NAPOLI: UNA CITTÀ RICCA DI OFFERTE CULTURALI
Napoli è una delle città più influenti d’Italia culturalmente parlando. Si presenta come un microcosmo di storia europea che, partendo dalle dominazioni di secoli fa, ha lasciato negli anni tracce ancora oggi evidenti. Accoglie ogni anno milioni di turisti nazionali e soprattutto stranieri provenienti da tutto il globo, incentivati dal patrimonio che la stessa ospita e conserva con cura. Prendendo in considerazione solo ed esclusivamente la città di Napoli ed escludendo località limitrofe ugualmente ricche di arte, architettura, storia e bellezze naturali, contiamo più di un migliaio di luoghi di interesse tra edifici, architetture civili, religiose e militari, siti archeologici, musei e istituti. Essenziali per il patrimonio monumentale cittadino sono opere come la Certosa di San Martino, eretta sulla sommità del colle di Sant’Erasmo a partire dal 1325, che costituisce un chiaro esempio di architettura barocca e che fiancheggia il Castel Sant’Elmo, castello medievale risalente al X secolo. Scendendo verso il livello
del mare, emblematici simboli della città partenopea sono sicuramente la Galleria Umberto I, una galleria commerciale composta da due strade che si incrociano ortogonalmente e al centro della stessa si protraggono verso l’alto chiudendosi in una magnifica cupola vetrata; il Palazzo Reale che affaccia su Piazza del Plebiscito fronteggiando la neoclassica Basilica reale pontificia di San Francesco di Paola; il Maschio Angioino o Castel Nuovo, antichissimo castello medievale e rinascimentale; fino ad arrivare al Castel dell’Ovo, parte integrante del golfo di Napoli nonché il castello più antico
della città e uno degli elementi di maggiore spicco per il panorama cittadino. Napoli possiede una moltitudine di aree verdi libere, tra cui il Parco di Capodimonte con all’interno l’omonima reggia; la Villa Reale, oggi comunemente chiamata Villa Comunale, separata dal Golfo di Napoli dalla celebre Via Caracciolo: ospita la Stazione Zoologica Anton Dohrn, che comprende l’acquario più antico d’Italia e secondo più antico d’Europa; il Parco Vergiliano a Piedigrotta che conserva il sepolcro di Virgilio e un monumento sepolcrale che contiene le spoglie di Giacomo Leopardi, da non confondere con il Parco Virgiliano a Posillipo, chiamato anche “Parco della Rimembranza”, che affaccia sul mare e sull’area marina protetta di Nisida. Sul territorio della città partenopea sono attive 14 biblioteche comunali, numerosi centri di ricerca riguardanti scienza, salute, arte, e studi storici e filosofici, istituti per l’alta formazione, nonché una variegata offerta museale che la rende una delle capitali mondiali dell’arte.
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14 CARMEN PALUMBO Questa settimana, seguendo un po’ un filone di cultura e spettacolo ci occupiamo delle origini del teatro dei pupi, un’antica opera siciliana che nel corso del XIX secolo fece la sua comparsa anche nel panorama napoletano. Questo tipo di teatro così particolare aveva come protagonisti i “pupi” (dal latino pupus che significa bambino), ossia delle marionette che rappresentavano vari personaggi sulla scena teatrale. Questi pupazzi portavano in teatro principalmente le vicende di Carlo Magno e dei suoi cavalieri, ricollegandosi ai romanzi del ciclo carolingio e dell’Orlando Furioso. Le prime apparizioni di quest’opera avvengono in Sicilia nel corso del settecento, dove si rappresentavano anche racconti siciliani popolari. Queste marionette avevano una struttura in legno ed erano riccamente decorate. Dovendo rappresentare i cavalieri, i pupi avevano delle vere e proprie corazze e scudi. A curare lo spettacolo invece era il puparo, che si occupava delle sceneggiature e utilizzava un timbro di voce particolare, riuscendo di volta in volta a dare pathos e suggestione alle scene epiche rappresentate. A Napoli l’opera dei pupi appare per la prima volta nel XIX secolo, grazie alla famiglia Corelli, fondatori della famosa
teatro Corelli, oggi conosciuto come il “ Politeama” e l’altro in Via Fortuna, successivamente trasferito in Corso Umberto I, che era un vero e proprio teatro di pupi e marionette. Oltre a quelli stabili a Torre Annunziata, Nicola riuscì a creare anche un teatro viaggiante e i primi spettacoli si svilupparono a Castellammare intorno al 1902. Successivamente l’opera di Nicola fu portata avanti dai figli Alberto, Arturo, Amedeo e Vincenzo, che continuarono a mantenere in vita l’arte del puparo anche dopo la morte del padre nel 1926. Addirittura nel 1930 a Castellammare di Stabia fu fondato il primo teatro stabile, diventato poi il cinema “Nazionale”. In questo teatro la famiglia Corelli negli anni ha portato in scena tutte le rappresentazioni del ciclo carolingio ( costituito da circa 160 episodi), ottenendo dei grandi riscontri da parte del pubblico. Una vita di attività e di arte, quella della compagnia Corelli, che non si è ancora fermata. Dopo una lunga assenza, anche a causa della morte di molti membri della famiglia, nel 2010 Lucio Corelli ( figlio di Vincenzo), ha avuto la possibilità di far riscoprire ai giovani l’arte dei pupi mettendo in scena diversi spettacoli, grazie alla collaborazione del comune di Torre Annunziata.
L’origine del “teatro dei pupi”: dalla Sicilia a Napoli compagnia di “pupanti napoletani”. Il fulcro di questa famiglia di artisti era Giuseppina Errico, pupante attiva a Napoli dal 1826. Per tutti conosciuta come “Donna Peppa”, Giuseppina fu la moglie di Salvatore Petito, uno dei più famosi pulcinella della tradizione napoletana. Una delle loro figlie, Adelaide, sposò l’ufficiale borbonico Fausto Corelli e da questa unione nacque Nicola Corelli. Quest’ultimo ereditò dai nonni l’arte del pupante, anche se inizialmente il suo mestiere fu quello di impresario teatrale. Intorno al 1880 Nicola si trasferì con la sua famiglia a Torre Annunziata dove fondò due teatri: il
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DANIELE ESPOSITO*
IL TE’ VERDE FA DIMAGRIRE? PROPRIETA’ E BENEFICI
Gonfiore addominale, ritenzione idrica, spossatezza fanno parte della tua vita? Bene…, anzi male! Oggi parleremo della pozione magica inviataci da madre natura: il tè verde. E’ conosciuto come bevanda, ma sono in pochi a sapere i suoi tantissimi benefici per la salute: antiossidante, sgonfiante, drenante, e non solo. Ha una forte azione dimagrante dovuta alle metilxantine (caffeina, teobromina, teofillina) con effetto sul metabolismo. Hanno azione ipoglicemizzante, perché riducono l’assorbimento degli zuccheri, e dimagrante in quanto favoriscono l’eliminazione dei grassi dagli adipociti, per stimolazione enzimatica. Queste sostanze promuovono perciò la perdita di peso, favorendo la mobilitazione dei grassi localizzati nel tessuto adiposo e la loro eliminazione a scopo energetico. Il consumo di tè verde è inoltre utile nel ridurre il rischio di ipertensione. Ma non solo! Ecco 8 delle tantissime proprietà di questa naturale pozione
magica: (1) Antiossidante perché combatte efficacemente radicali liberi. (2) È inserito tra gli alimenti utili nella prevenzione dei tumori. (3) Tampona gli effetti negativi del fumo. (4) Due infusi al giorno sembrano ridurre il rischio di aterosclerosi del 50% perché proteggono le arterie da nuovi depositi e quindi la formazione di nuove placche nella carotide. (5) Rallenta l’invecchiamento. (6) Risulta utile nel rafforzamento del sistema immunitario (da quando prendo il tè verde in modo continuativo e non più latte, quindi circa 8 anni, non ho più l’influenza). (7) Neutralizza l’acidità di stomaco e I numerosi flavonoi-
di, sostanze antiossidanti, hanno azione protettiva contro l’infarto. (8) Aiuta la coagulazione del sangue e la cicatrizzazione delle ferite data la presenza di vitamina K. Come si prepara? Normalmente si porta l’acqua a temperatura di ebollizione, quindi si fa raffreddare per circa 30/60 secondi facendole raggiungere la temperatura ottimale compresa tra 60° e 80°. Il tempo di infusione e la quantità di foglie dipende molto da chi prepara il tè: il metodo occidentale, prevede l’utilizzo di poche foglie e tempi di infusione più lunghi (circa 5 minuti). Il metodo orientale invece vuole molte foglie di tè e tempi di infusione breve (30-40 secondi). Alleniamoci insieme! Sorseggia un te ed inizia ad allenarti, ti sentirai subito meglio. Ecco per te un allenamento facile, scaricalo gratuitamente sul sito www.ilmetodo5.it/allenamento *Personal Trainer e consulente della nutrizione sportiva, da oltre 15 anni nel settore, è autore del libro il Metodo 5, premio eccellenza italiana a Washington D.C.
TERESA D’ANGELO Una persona semplice, umana dal sorriso dolce sempre pronto ad aiutare gli altri, sempre pronto a stendere la propria mano lì dove necessita, un uomo forte, corazzato dalle avversità della vita ma che lo hanno reso ancor più forte e determinato, diventando simbolo di lotte che si possono vincere. Mario qualche anno fa ha scoperto di avere un tumore e dopo un lungo calvario, fatto di ansie, cure e tante medicine ha annunciato di aver vinto contro il terribile male del secolo. Il cantante di San Pietro a Patierno, non ha mai nascosto la malattia e soprattutto, non ha mai deposto le armi. Ha combattuto la malattia del secolo, guardandola in faccia. Grazie anche alla fede in Dio. Oggi il cantante è più forte, ha più consapevolezze ed è uno degli artisti simbolo della musica neomelodica napoletana. Amatissimo dal suo pubblico per le sue doti artistiche
Mario forte vince contro la vita con il sorriso
non seconde a quelle umane. Mario era tra gli oltre 25 artisti che hanno riposto presente alla chiamata di Giusy Attanasio per l’evento di beneficenza dedicato alla piccola Ginevra, la bimba che a soli che a soli 7 anni combatte contro un astrocitoma pilocitico prechiasmatico al cervello. Questo il post di Mario Forte che tutti aspettavano: “La pet tac che ho fatto giorni fà, anche quest’anno è uscita negativa, anche quest’anno contro il mostro bastardo ho vinto io ringrazio tutti per i messaggi di solidarietà e delle preghiere. Grazie anche ai presenti all’evento, mi avete fatto piangere sul palco, grazie dell’applauso. E mi scuso se questa settimana sono stato poco presente con la musica ma avevo un ansia indescrivibile, ora dobbiamo solo esultare per questa piccola figlia di Napoli.” Vai Ginevra Dio è con te.
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Libero Giacchetti
Il passato visto da vicino
Archivio Afragolese è al n° 35
Costante nel suo scopo di contribuire alla conoscenza del passato, è da alcuni giorni in distribuzione la rivista Archivio Afragolese giunta ormai al n° 35, Come ogni volta, la curiosità di conoscere il contenuto invita a sfogliare il volume sempre grazioso nella sua veste tipografica, frutto dell’impegno di Marco Dulvi Corcione, direttore editoriale della rivista, di Francesco Giacco, direttore responsabile, di Catello Pasinetti, coordinatore del periodico e di don Giuseppe Esposito per la storia ecclesiastica, oltre a tanti altri valenti collaboratori che periodicamente ci presentano interessanti contributi. La rivista è aperta dall’intervista di Luigi Antonio Gambuti a un personaggio che appartiene alla storia cittadina, “Gennaro Piccirillo. ‘A gioia ‘e vivere”. Dopo una presentazione dei momenti biografici salienti di Piccirillo - non solo uomo di scuola che ha forgiato intere generazioni di afragolesi, ma impegnato nel sociale e nella sfera spirituale, aspetti della sua esistenza che poi ha espresso nella sua ricca vena poetica, apprezzata e premiata più volte - Gambuti lascia spazio al “poeta” che, attraverso le sue risposte, affida al lettore il messaggio di chi ha attraversato un lungo periodo di vita cittadina, evidenziando progressi e “regressi”, chiudendo comunque con un messaggio di speranza attraverso il recupero di una dimensione umana più spirituale sempre continuamente marginalizzata. Ampio spazio è dato in questo numero alla nona parte del “Viaggio nella canzone napoletana” che Raffaele Cossentino propone ai lettori da alcuni anni. Anche questo intervento si presenta particolarmente interessante per le vicende storico-biografiche dei tre artisti rappresentati: E.A. Mario, Armando Gill e Raffaele Viviani. Il primo, E.A. Mario (Giovanni Ermete), ha saputo coniugare la poesia con la canzone ed è universalmente conosciuto per l’immortale “Canzone del Piave”, che suscita ancora un senso di orgoglio patriottico anche a distanza di un secolo
dalla sua composizione. Ovviamente la sua fama non si ferma a quella canzone che riecheggia le vicende belliche, anche se da sola basterebbe, ma è legata anche a tanti altri successi, tra i quali “Santa Lucia lontana”, “Core furastiero”, “Mandulinata a Surriento”, “Tammurriata nera”. Armando Gill (Michele Testa), passato alla storia come il primo cantautore della canzone napoletana, rinunciò alla tranquilla professione di avvocato verso cui era avviato per dedicarsi alla canzone napoletana e italiana come autore di versi e musica cantati da lui stesso. Ricca la sua produzione che presenta brani indimenticabili come “E quatt ‘e maggio”, “O zampugnaro nnammurato”, “Canti nuovi”, “Varca d’ammore”. Personaggio poliedrico fu invece Raffaele Viviani, poeta e musicista, attore e autore di teatro, che ha contrassegnato un momento importante nella storia della cultura napoletana, e non solo. Molta della sua produzione ci presenta uno spaccato della società e dei personaggi della Napoli del suo tempo. Tra le tante opere che lo hanno reso celebre ricordiamo “Guaglione”, “O tammurraro”, “O Pizzaiuolo”, “A rumba d’ ‘e scugnizze”. Giacinto Libertini, in Studi e ricerche,
presenta “Il territorio di Caivano nella sua evoluzione storica nel contesto dell’area atellana”, un lavoro esaustivo, ben documentato e riccamente corredato di foto e tabelle esplicative che descrivono il territorio atellano con un’attenzione particolare a Caivano, iniziando dal periodo paleolitico e proseguendo nell’esame delle varie dominazioni dei popoli che hanno lasciato testimonianze storiche su quel territorio. Altro collaboratore, frequentemente ospitato nella Rivista da alcuni numeri, è Franco Pezzella che con “Angelo Mozzillo. I dipinti napoletani” prosegue nel suo viaggio a tappe nella descrizione dell’artista afragolese. Questa volta l’autore ha focalizzato la sua trattazione sui dipinti napoletani del Nostro a partire dagli anni ’60 del XVIII secolo ai primi anni dell’Ottocento. Le varie opere del Maestro vengono puntualmente descritte e corredate di notizie storiche, tanto da offrire una conoscenza ampia dell’artista non facilmente riscontrabile nella produzione specialistica. A impreziosire il testo contribuisce inoltre una vasta presenza di foto delle opere trattate del Mozzillo. Chiude la sezione Studi e ricerche un interessante lavoro, “Il palazzo Alfieri”, di Catello Pasinetti L’edificio analizzato, ubicato in uno dei quartieri storici di Afragola, S. Giorgio, e non lontano dal Castello, si presenta con una tipologia tipica di tutti i centri dell’agro campano, anche se l’attuale aspetto, di tipo barocco, non esclude una sua più antica costruzione. Pasinetti, dopo aver chiarito l’origine del nome Alfieri e della sua presenza ad Afragola, passa poi a descrivere nel dettaglio la costruzione con precise informazioni storicoarchitettoniche. La rivista si congeda dal lettore con la “Rassegna stampa” che “archivia” momenti legati alle attività culturali di Archivio Afragolese, una rivista che da sempre, grazie alla munificenza dell’Azienda “Grillo sport”, è diffusa gratuitamente agli interessati.
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GIUSEPPE NAPPA
Il Comitato dell’ordine del Gran Premio Internazionale di Venezia del leone d’oro conferisce un riconoscimento speciale alla carriera al Cav. Domenico CannonE Il Comitato dell’ordine del Gran Premio Internazionale di Venezia del leone d’oro, che dal 1947 premia le arti e l’imprenditoria, ha deciso all’unanimità con protocollo n.720934 del 5 ottobre 2019 di conferire il “riconoscimento speciale alla carriera” al Cav. Domenico Cannone. Ecco le dichiarazioni del Dott. Cav. Domenico Cannone: “Questo è stato, oltre ad altri riconoscimenti giunti da diversi Stati Europei, come titoli accademici, quello che ho accettato di buon grado dopo l’evento organizzato dalla gloriosa Accademia Internazionale Partenopea Federico II di Napoli nella manifestazione della giornata internazionale del volontariato. Dopo questo grande successo i soci hanno portato all›attenzione del consiglio un progetto per la giornata mondiale della fratellanza tra i popoli ache questa manifestazione ebbe enormi consensi. Tutto ciò ha contribuito ad altri importantissimi riconoscimenti che sono giunti in
questo periodo - continua il cavaliere Cannone - come quello dalla Casa Bianca. Un titolo ad Honorem e cittadinanza americana a firma del presidente Trump. Poi mi è arrivata la notizia che l’Accademia Internazionale Partenopea Federico II di Napoli aveva ottenuto la nomination per il Gran Premio Internazionale Leone D’Oro di Venezia. Questa notizia mi ha davvero entusiasmato» conclude il Cavaliere Domenico Cannone. Alcune settimane dopo giungeva il documento ufficiale firmato dal presidente dell’ordine del Leone D’Oro Dott. Sileno Candelaresi che annunciava un premio speciale alla carriera per Domenico Cannone. Il 25 ottobre 2019 presso lo storico Palazzo della Regione del Veneto il Cavaliere Cannone ritira l’ultimo riconoscimento di valore umanistico. E tiene inoltre a precisare e ringraziare tutti per il grande successo di critica e di pubblico per IX edizione del premio d’arte, cultura e moda Città di Napoli.
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
“Jules & Roméo” Napoli, Teatro Piccolo Bellini
Il 5 e il 6 Novembre ore 21:15 si terrà al Teatro Piccolo Bellini “Jules & Roméo”, tragedia coreografica composta da 3 atti, nata da una collaborazione tra due ballerini dell’Opera de Paris (Jean-Sébastien Colau e Grégory Gaillard), un compositore di musica elettronica (Stéphane Jounot). Jean-Sébastien Colau, Danzatore Etoile Internazionale, ha messo la sua esperienza ricca dei numerosi coreografi con i quali ha collaborato, mista a savoir faire e sensibilità al riadattamento di questa toccante storia d’amore. In questo balletto neoclassico, liberamente adattato dall’opera letteraria di William Shakespeare « Romeo e Giulietta », la scenografia si alterna alle immagini e ai filmati di Francesca Tortorelli, Giuliana Tarallo, Nicole Gaudio, Ludovica Sciannamblo. Storia che è stata riadattata alla nostra epoca contemporanea, in concomitanza con la tormentata situazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso,
l’amore omosessuale. Lontano da tutte le polemiche, il principio di questa di questa tragedia coreografica è quella di suscitare curiosità e riflessione nello spettatore, dimostrando che ogni legame d’amore può essere eterno. Per la messa in scena JeanSébastien Colau ha voluto tradurre la dimensione sociale della tragedia di William Shakespeare attraverso il linguaggio coreografico associato al teatro, la musica e la danza. Questi Artisti raccontano una storia d’amore piena di tenerezza, dolore e passione attraverso la raffinatezza e la fluidità della danza. Grazie alle loro capacità tecniche e stilistiche oltre che al loro carisma, gli artisti cercheranno di trasportare gli spettatori nella loro tragica storia. Dopo il successo dello spettacolo in Francia ed essendo spesso invitato come Maitre de Ballet del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli, Jean-Sébastien Colau è rimasto colpito dalla personalità dei ballerini Na-
poletani e ispirato, ha deciso di rimettere in scena « Jules & Roméo » composto totalmente da un cast di ballerini provenienti dalla regione Campania. Regia e Coreografia Jean-Sébastien Colau Musica Sergei Prokofiev / Stéphane Jounot Video, foto e comunicazione Francesca Tortorelli, Giuliana Tarallo, Nicole Gaudio, Ludovica Sciannamblo Produzione: Centro Studi Ateneo Assistente di produzione: Antonio Avolio Trama Paris , talentuosa fotografa , vive un’amore reciproco con Jules. Durante un vernissage dell’esposizione fotografica di Paris , Jules incontra Romèo. Il colpo di fulmine è immediato. Da quel momento , il Destino ha deciso di prenderli ,facendoli cadere perdutamente l’un dell’altro. In occasione di una cena al ristorante, Thibalt, amica di Paris, scopre la relazione dei due amanti . Esplode lo scandalo...
ANITA CURCI
preseNTAzione libro “La Nemesi di Medea” di Silvana Campese
LA NEMESI DI MEDEA - Una storia femminista lunga mezzo secolo, l’ultimo libro della Nemesiaca Silvana Campese, sarà presentato mercoledì 6 novembre 2019 alle ore 17,00 alla Fondazione Humaniter in Piazza Vanvitelli a Napoli L’opera di Silvana Campese, nasce dal desiderio di dare veste editoriale alla storia di mezzo secolo del gruppo storico femminista napoletano, le Nemesiache, che aveva come leader l’artista e intellettuale Lina Mangiacapre/Nemesi, fondatrice del gruppo negli anni Settanta, nel pieno della contestazione giovanile e della rivolta femminile. Il libro, che parte dal 1968 per arrivare al 2018, attraverso la narrazione in prima persona di un percorso emozionale e documentaristico, sarà presentato mercoledì 6 novembre 2019 alle ore 17,00 alla Fondazione Humaniter in Piazza Vanvitelli 15 Napoli. Con l’autrice ne discuteranno Franco Lista e Rita Felerico tra le letture teatralizzate di Teresa Stesy Raiano, Anna e Clara Bocchino. Modera l’evento Maurizio Vitiello. Pubblicato dalla casa editrice L’Inedito di Fabio Martini, questa sorta di saggio/racconto traccia un quadro realistico, attento, a volte romantico, di donne, moderne guerriere, figlie di un’epoca bisognosa di nemesi, appunto. Di donne in lotta, a quel
tempo, per difendere spazi vitali, guadagnare un palmo di autonomia col sangue delle proprie consapevolezze e raggiungere l’emancipazione, l’indipendenza culturale e personale. La Nemesi di Medea, per dirla con le parole dell’editore, rappresenta un monumento di esperienza civica, civile, teatrale, musicale, politica ed è esponenzialmente un patrimonio unico e indissolubile appartenente al mondo femminile e non solo. Un libro da divulgare oltre che da leggere, un punto di vista umano fuori da ordinarie parabole che, invece, in questo caso si nutrono di pane e vino quotidiano, fatica, pianto, passione, e si arricchiscono per ricondurre a due nomi propri di persone, intuibili nel titolo stesso: “La Nemesi di Medea”. E qui Medea sta per Silvana. Dunque, la Nemesi/Lina, nei ricordi e nei racconti di Medea/Silvana. Cinquanta anni di femminismo consapevole, non solo napoletano, ma appartenente ad ogni latitudine, e dietro cui si cela un mondo folto e colto, un gruppo che, partendo dall’esempio e le parole della filosofa nata a Napoli nel ʼ46, si è esteso e ha germogliato soprattutto in chi, come l’autrice, ha avuto la fortuna di frequentarla, ascoltarla, comprenderla, e poi riportarla in vita nelle appassionanti 400 pagine che compongono il volume.
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Augurissimi
26 Ottobre 2019
Ai novelli sposi Antonello e Pina, auguriamo una vita piena di amore e felicità. Auguri da mamma papà. Pietro, MariaGrazia, Francesca e Sofia GAETANO MASSA
23 Augurissimi
Auguri al dott.ssa MariaTeresa Manco
Che ha conseguito con l’ottimo voto di 107/110 presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, al Dipartimento di Farmacia, la Laurea in Scienze Nutraceutiche, corso diretto dalla dottoressa Luciana Marinelli, discutendo la tesi di Laurea dal titolo “Nutraceutici come agenti terapeutici per il trattamento dell’eccesso di peso corporeo” con il ch.mo relatore d.ssa Carmen Formisano, assistita dal tutor aziendale d.ssa Claudia Guerra. Alla giovane d.ssa la famiglia intera con in testa il piccolo Francesco augurano successi professionali e personali.
www.casoriadue.it Luciano Buonfiglio nasce il 03 ottobre 1979 a Napoli (Na) residente in Casoria. Fin da piccolo, ama lo spettacolo ma soprattutto il mondo della musica, ispirandosi a grandi artisti come Stevie Wonder e Witney Huston praticamente ama il genere Soul e Gospel, anche se la sua timbrica vocale è rock. Ha sempre considerato la musica un dono di Dio. Inizia il suo percorso con lo studio e seguendo con la realizzazione del suo primo disco nel 2004 DEDICATO A TE ...un disco dedicato interamente a Dio! Luciano decide di avere un nome d’arte e cosi tratto dalla bibbia scelse NAZIREO! Il nome Nazireo, in ebraico significa “SCELTO PER UNO SCOPO”. Nel corso degli anni Nazireo partecipa a tanti festival regionali e nazionali iniziando.
PER LA TUA PUBBLICITA’ info@CECSTAMPE.it 3384356954 - 3404820171 Salvo accordi scritti, la collaborazione con questo settimanale è da considerarsi del tutto gratuita e non retribuita. In nessun caso si garantisce la restituzione dei materiali inviati. Del contenuto degli articoli e degli annunci pubblicitari sono legalmente responsabili i singoli autori. E’ vietata la riproduzione anche parziale di testi, grafica, immagini e spazi pubblicitari.
Augurissimi Auguri al dott.ssa Che ha conseguito in Stefania Sodano maniera brillante presso l’Università degli studi di Napoli Suor Orsola Benincasa la laurea in Scienze dell’Educazione e ha discusso la tesi dal titolo “Ascolto empatico come strumento di empowerment”. Auguri per la tua carriera da tutta la famiglia. Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. Reg. 5116 del 28/02/2000
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