DOMENICA 15 OTTOBRE 2017
Settimanale di Informazione
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ANNO XVI - N° 29 - DOMENICA 15 OTTOBRE 2017
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La politica e la Città di Casoria hanno bisogno che ricominci la sfida tra la Sinistra e la Destra
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EDITORIALE di Nando Troise
La politica e la Città di Casoria hanno bisogno che ricominci la sfida tra la Sinistra e la Destra Nessun fatto, purtroppo, contrassegna, più le nostre settimane. La Città di Casoria è avvolta nella nebbia dell’indifferenza e dell’indolenza. Si sente soltanto, ogni tanto, la flebile voce delle denunce del periodico Nuova Dimensione o le interrogazioni di Pasquale Pugliese e di tanto in tanto, attraverso i social, le proteste della rappresentante dei 5 stelle, Elena Vignati. Non è facile, in questi giorni, parlare del Sindaco, ex segretario del deputato di zona di qualche anno fa, il democristiano Salvatore Piccolo, ormai rapito nel cielo della politica e trasformato, attraverso la campagna elettorale di 16 mesi fa, tutta impregnata nella parola rivoluzione, in Santo Salvatore dei destini della Patria. C’è il rischio che scenda in campo l’immancabile idiota per dire che si è ruffiani. Personalmente non corro di questi pericoli, perché mai mi sono intruppato tra i lacchè del Pd né del gruppo consiliare
di opposizione alla precedente amministrazione, e ne tantomeno di questo imperfetto modello casoriano di centro sinistra mischiato a tanto centro destra. Il dato elettorale a Casoria è di difficile lettura proprio per il frastagliamento delle forze politiche in competizione tra di loro. Il 14 ottobre è stato il decimo compleanno del Partito Democratico, nato dalla fusione tra i Democratici di Sinistra e la Margherita. Chi avrebbe mai pensato, durante gli anni 70 e 80 che sarebbero scomparsi la Democrazia Cristiana, il Partito Comunista, il Partito Socialista, il Partito Liberale, il Partito Repubblicano ed il Partito Socialdemocratico. Tutti noi, in quell’epoca, anche se avversari politici pensavamo che questi partiti erano composti da uomini e donne di superiore intelligenza, come hanno dimostrato, specie i democristiani, nel campo degli affari e della politica. continua a pag. 5
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SEGUE da pag. 3
Invece, un gruppo di magistrati, il famoso Pool “Mani pulite”………. 10 anni fa Prodi, Fassino, Rutelli e D’Alema fondarono il Partito Democratico, speravano di risorgere dalle ceneri di un crac politico che era sotto gli occhi di tutti……. Significative le parole, oggi, nella sala stampa del Parlamento Italiano, di Fassino, Rosato, Fiano ecc: “bisogna sconfiggere il populismo della Lega e dei 5 stelle ed abbattere le Destre”. Un dato è certo: per vincere bisogna rischiare ed organizzare. E PER VINCERE non ci si può affidare al caso o al conto in banca ma occorre una superiore visione della vita e dell’impegno. Un altro fatto è la convivenza fra le varie liste della coalizione votata alla rivoluzione i cui rapporti sono, oggi, parecchio sfilacciati. Sono nati, a Casoria, due schieramenti di centro sinistra: quello di Casillo ed una coalizione anti Casillo. Ha vinto le elezioni lo schieramento contrario a Casillo affermando di avere un’anima operaia, culturale e di sinistra. Erano in tanti, 16 mesi fa, i soggetti politici che avevano quale unico obiettivo la sconfitta elettorale di Tommaso Casillo, specie all’interno del Partito Democra-
tico e, particolarmente, nell’Area che fa capo a livello regionale a Lello Topo ed all’altro Casillo, cioè Mario. Casillo ha avuto ed avrà il suo da fare per ridare alla sua azione politica un’immagine credibile. Molti errori sono stati commessi da quell’Amministrazione poi sciolta per dimissioni dal Notaio, anche in termini di forma. Irrecuperabile, ormai, il rapporto con i tanti fuoriusciti dal suo partito, oggi si chiama Campania Libera, e con i partiti della coalizione “rivoluzionaria”. Anche il rapporto con Polizio è deteriorato. Ma forse, i veri problemi sono altri. Non sarà facile, ma Fratelli d’Italia ha il dovere di inserirsi nella lotta fratricida di questi due schieramenti di centro sinistra e, quindi, di compattarsi e di coalizzarsi; ha il dovere di recuperare le liste di destra che sono nella coalizione
“rivoluzionaria”, creando, invece, una squadra e una coalizione moderna e ricca in grado di competere. La coalizione “rivoluzionaria” mista destra e sinistra ha trovato una pesante situazione debitoria ed una macchina comunale incapace di adeguarsi ai tempi. Il nuovo pilota che ha vinto le elezioni di maggio 2016 avrebbe dovuto riaccendere il motore, fidando nella comprensione dei cittadini e sperando in facili operazioni politiche, imprenditoriali, di mercato, di investimenti. Si sente di nuovo parlare del Centro Commerciale, una volta Euromercato. Deve decidere cosa fare delle aree dismesse. Deve sanare, una volta per sempre, la situazione del Patrimonio Comunale. Ha ragione Giovanni Del Prete: “è giusto ricordare sempre coloro che furono sciolti per camorra e non solo: vanno aggiunti anche i collusi”. Il Piano Urbanistico Comunale, le assunzioni da farsi (le figure tecniche ed amministrative apicali), le modifiche della pianta organica, il recupero conservativo degli antichi e storici edifici, la risoluzione dei problemi residenziali degli insediamenti area 167 sono un buon auspicio o nuove preoccupazioni? Ecco perché è indispensabile una democratica sfida tra la Sinistra e la Destra. Lo speriamo…..!
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ROSA DAVIDE
Questo il titolo del primo di una lunga serie di corsi di giornalismo,
che Casoria ospiterà settimanalmente nel corso dei prossimi due mesi
Approfondire i new media,
il rapporto tra social e giornalismo Si è tenuto lo scorso venerdì 6 Ottobre, in biblioteca comunale, il primo degli eventi giornalistici previsti per questa stagione. I “new media” il tema principale di un interessante ed animato dibattito, che ha dato largo spazio anche alle opinioni dei presenti. Ad aprire l’incontro, Massimiliano Musto, neo consigliere regionale dell’ordine dei giornalisti della Campania. A seguire, l’intervento dei giornalisti sportivi Ciro Troise e Antonio Manzo, che hanno portato in sala la testimonianza di due importanti realtà giornalistiche napoletane: IamNaples.it e www.spazionapoli.it. Tra gli organizzatori di questi eventi, il direttore di Casoriadue, Nando Troise. Con l’avvento del digitale il mondo dell’informazione è radicalmente cambiato, il Social Journalism rappresenta un nuovo modo di fare giornalismo. I giornali hanno dovuto necessariamente adattarsi ed essere al passo con le nuove
esigenze dei lettori, che vogliono leggere gratis e con un semplice click, Sui social, giornalisti e comunicatori utilizzano gli stessi strumenti, le stesse piattaforme, ma quali sono i limiti? Quali i rischi? Ciascun relatore, con le sue competenze ha espresso il suo punto di vista sull’utilizzo dei social da parte di giornali, giornalisti e aziende, in un panorama in cui il confine tra informazione e comunicazione è sempre meno evidente. Molto interessanti le considerazioni dei protagonisti dell’incontro. I social media si sono posizionati al centro della nostra vita, la spinta sul web dei giornali è stata inevitabile. Un tempo per ricercare le notizie si usavano le gambe e la testa per scriverle, oggi aumenta sempre di più il numero di giornalisti da poltrona. Probabilmente, sta cadendo (per non dire che purtroppo è già caduto) l’interesse per le forme tra-
dizionali. Le vendite nelle edicole italiane si sono già dimezzate rispetto allo scorso ventennio, in maniera molto più drammatica rispetto agli altri stati (europei e non). “Il web è diventato in breve tempo un punto di riferimento per le testate giornalistiche più importanti quali il New York Times, Le Monde, La Stampa, che hanno compreso che l’unico modo per sopravvivere è quello di adattarsi”. Ha affermato Ciro Troise, consapevole per esperienza personale dei grandi vantaggi e delle opportunità che il web può offrire al giornalismo. Tuttavia, nulla potrà sostituire il piacere di sfogliare un giornale e l’odore della carta stampata. In ultimo, l’appello del direttore di CasoriaDue Ferdinando Troise, affinchè l’ordine dei giornalisti della Campania metta in campo campagne promozionali per incentivare l’acquisto dei giornali cartacei.
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8 ANTONIO BOTTA
Intervista all’on. Pina Castiello, dallo scorso anno esponente della Lega Nord
“GOVERNATORE DE LUCA? GESTIONE DISSENNATA, NON OCULATA, DELLE RISORSE PUBBLICHE” A Casoria, manca un confronto serio sul riutilizzo delle ex aree industriali
Non risparmia critiche a nessuno, l’on. Pina Castiello, che milita, dallo scorso anno, nel partito di Matteo Salvini. Nata politicamente in Alleanza Nazionale, esprime giudizi severi su Forza Italia, su De Luca e su Tuccillo, Sindaco di Afragola, sottolineando che anche Casoria ha accumulato anni di ritardo, mai favorendo, le classi dirigenti della nostra Città, politiche di sviluppo. Ci spieghi i motivi del suo passaggio da Forza Italia a Lega Nord: già, in precedenza, aveva aderito al gruppo scissionista “Conservatori e Riformisti” capeggiato da Fitto. Perché il partito di Berlusconi le “sta stretto”? Debbo subito chiarire che prima di aderire al gruppo parlamentare della Lega Nord – Noi per Salvini, ero in Forza Italia, anche se la mia provenienza politica, come tutti sanno, era Alleanza Nazionale, e non sono transitata per alcun gruppo scissionista, o meglio non ho mai aderito alla “scissione” promossa dall’on. Fitto, che ho sostenuto alle elezioni europee e con il quale ho condiviso alcune battaglie fatte dentro Forza Italia. La trasformazione del Popolo della Libertà, in cui era confluita Alleanza Nazionale, in Forza Italia ha fatto perdere una forte connotazione unitaria a quello che doveva essere il partito di tutto il Centro-Destra. Il ritorno a Forza Italia ha fatto perdere una identità di destra; inoltre, talune battaglie che proponeva Alleanza Nazionale le ho riviste sostenute da Matteo Salvini; da qui una
scelta che ho sentito naturale e consequenziale alle mie radici politiche. Lei è meridionale. E’ possibile lottare per i bisogni sociali delle Regioni del Sud militando in un partito che, sebbene negli ultimi anni abbia assunto un “respiro nazionale” con Salvini, è comunque nato con l’intento di tutelare le realtà settentrionali da “Roma ladrona” e dal Mezzogiorno che, a detta dei militanti di Lega Nord, ha sprecato ingenti risorse pubbliche”? Io non ho aderito alla Lega Nord. Ho meglio, non sarei stata mai disponibile a condividere quelle che sono state battaglie e parole d’ordine di un movimento politico che oggi non c’è più. La Lega di Matteo Salvini è un movimento
nazionale, non più secessionista che ha mutuato da Alleanza Nazionale le parole d’ordine : “prima gli italiani, prima gli interessi nazionali”. In quanto alle “ingenti risorse pubbliche” sprecate nel Mezzogiorno, è una constatazione che facciamo da anni ed è stata una delle principali critiche che la destra ha sempre mosso nei confronti delle classi dirigenti meridionali della cosiddetta Prima Repubblica e non solo. Tra vari incarichi assunti in Parlamento, figura anche quello di essere stata componente della Commissione per l’inchiesta nelle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti: esprima il suo punto di vista autorevole e sincero sul dramma che vive la gente nella “Terra dei fuochi e dei veleni”. Sono ancora componente della Commissione d’Inchiesta sul ciclo dei rifiuti e proprio in questi giorni ritorniamo in Campania ed in provincia di Napoli per rioccuparci della “terra dei fuochi”. La vicenda dei rifiuti in Campania è molto complessa e sotto certi aspetti ancora da esplorare. Non bisogna farsi tentare dalla demagogia e dare per accertate situazioni che, invece, sono ancora da approfondire come la correlazione diretta tra rifiuti, fuochi e tumori. Si tratta di una situazione drammatica che si può superare solo con un grande patto tra le Istituzioni, i territori e le popolazioni interessate. Si sta perdendo troppo tempo per attivare le necessarie opere di bonifica e di risanamento ambientale,
DOMENICA 15 OTTOBRE 2017 interventi necessari per ridare la possibilità d’innescare interventi virtuosi che potrebbero dare occasioni di sviluppo e di lavoro ai nostri giovani. Ma, ripeto, ci vuole un grande patto Istituzionale e l’utilizzo di tutte le risorse finanziarie necessarie ed al momento tutto questo resta solo un proclama o un auspicio. Il fenomeno dell’esodo dei migranti, che scappano dalle loro terre martoriate da conflitti e miserie inenarrabili, è complicato da gestire. Penso che convenga sul fatto che gestirlo unicamente con azioni di forza non è la soluzione da adottare. Come favorire una immigrazione “sostenibile”, a suo avviso? Guardi, ricordo ancora una posizione che alla fine degli anni 90 caratterizzò la posizione sull’immigrazione dell’allora destra missina : “Aiutiamoli a casa loro”, nel senso che quella lungimirante classe dirigente che la Destra esprimeva, non si limitava alla contestazione o alla critica. Analizzando, infatti, il fenomeno migratorio, capendo che era inarrestabile e che poteva essere contenuto, guidato, organizzato solo promuovendo una crescita economica in quei Paesi da cui si fuggiva, negli anni ’90, per fame e per guerre come accade oggi, sosteneva la necessità di sostenere programmi di cooperazione finalizzati a creare condizioni di crescita ed occasioni di lavoro nelle zone da dove provenivano i flussi migratori. Oggi, mi sembra che tutti siano contaminati da queste posizioni e comunque i flussi migratori vanno contenuti e gestiti. Possono essere accolti solo coloro i
9 quali possono integrarsi sul piano lavorativo e non costituire un pericolo per la nostra cultura e la nostra società. Non possiamo sottovalutare la possibilità di una islamizzazione radicale di parte della popolazione immigrata che non appare più un miraggio, ma potrebbe essere un pericolo concreto per le future nostre generazioni. Un suo giudizio su come De Luca sta governando la Campania: non crede che abbia posto mano a una gestione oculata delle risorse pubbliche? Il governatore De Luca crede che la Campania possa essere gestita come un Comune. Ha trasferito lo stesso schema, che utilizzava a Salerno, a Santa Lucia, costituendo un vero e proprio imbuto ed accorpando tutte le decisioni e la gestione al suo staff di fidatissimi. Ma la Regione non è un grande Comune, tutt’altro e non credo alla sua capacità di gestione oculata delle risorse pubbliche, tutt’altro. Se è lo stesso che ha gestito Salerno, saremmo costretti a pagare domani i disastri di oggi, come già sta accadendo a Salerno. Nel senso che non si può governare sui proclami, dissestando le finanze pubbliche e lasciando in eredità a chi subentrerà i debiti contratti oggi. Poi basta guardare alla qualità dei servizi erogati, dalla sanità ai trasporti, dalle emergenze ambientali a quelle occupazionali per rendersi conto che in appena due anni De Luca ha fatto peggiorare di gran lunga la situazione in tutti i settori di competenza regionale. Non c’è che dire, un gran bel risultato negativo.
Per finire, una domanda su Casoria e sulla “sua” Afragola, ambedue governate da una coalizione di centrosinistra. Quali, secondo lei, le urgenze territoriali dell’una e dell’altra per una migliore qualità della vita urbana? I nostri territori ed i nostri Comuni debbono aspirare ad essere governati da classi dirigenti capaci di concretizzare politiche di sviluppo. Su questo terreno abbiano accumulato anni di ritardo. Casoria non riesce ad individuare un percorso virtuoso del riutilizzo delle tante ex aree industriali dismesse, vero terreno di confronto per definire una nuova dimensione di questa cittadina. Afragola, finalmente, dopo il disastroso fallimento dell’Amministrazione Tuccillo, è chiamata, tra pochi mesi, ad un confronto elettorale per eleggere il nuovo Sindaco ed il nuovo Consiglio Comunale. Sarà l’occasione, per tutto il centro-destra, di riprendersi la responsabilità del governo cittadino, rilanciando e aggiornando il percorso programmatico tracciato in precedenza. Tutto ruota intorno alla valorizzazione della Stazione dell’Alta Velocità ed agli interventi che dovranno essere realizzati all’interno dell’area vasta della Piana delle Cinque vie: quei tre milioni di metri quadri che segneranno la svolta dello sviluppo dell’Area a Nord di Napoli. Tutte le scelte da farsi dovranno essere connaturate da trasparenza e legalità con l’unico obiettivo di creare ed innescare occasioni di crescita, con interventi che consentano la creazione di livelli occupazionali stabili e di qualità. Una prospettiva che mi vedrà impegnata molto e più di prima.
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Michele Florino: la crisi figlia della politica senza ideologia The day after anche oggi, fuori dalla mischia, non è ancora giunto per Michele Florino, personaggio indiscusso, per lungo tempo, della destra politica italiana, non c’è il day after per chi, come lui, ha lo sguardo rivolto così al passato come al presente e al futuro. A un politico navigato come lui non puoi non rivolgere, per iniziare, la cosa in fondo più semplice pur nella sua complessità per quello che è il quadro della situazione attuale. Senatore cosa è la politica oggi? “E’ un’insalata russa anche avariata, è un miscuglio che non ha niente a che vedere con la politica, mancano idee e valori, si tende solo ad accaparrarsi posti e si trattano solo temi attuali senza nessun aggancio ideologico” Cosa manca di fondo? “L’idea madre che era l’ideologia, poi si dibatteva sempre comunque nel rispetto delle proprie idee, oggi c’è la dissoluzione di questi valori. C’è stata una metamorfosi in gruppi prima granitici, anche se non mancavano le piccole correnti, come le chiamavo io; non c’è il confronto”. Come si è arrivati a questo? “Per mancanza di ideologie, c’è stata la dissoluzione della Società c’è uno scandalo al giorno, in politica, nelle banche o in qualche altro settore; oggi c’è una moralità ben diversa rispetto a ieri perche la Società non è collegata a fattori ideologici”. Il rischio maggiore? “Più che un rischio un dato di fatto, la dissoluzione dei giovani, a causa della droga sono centinaia di migliaia che hanno deficit cognitivi oltre la perdita dei valori. Io sto leggendo molto, a livello scientifico, su questo argomento che è estremamente drammatico in quanto ormai non coinvolge solo giovani di 18 o 20 anni, che già di per sé sarebbe gravissimo, ma ci sono bambini di 10 o 12 anni dediti alla drog; è il problema di tutti i problemi perché coinvolge i nostri figli, nipoti ed anche pronipoti, in pratica è in gioco non solo il presente ma anche il futuro”.
Cosa si fa o si dovrebbe fare per affrontare un problema così enorme? “Io in prima persona penso di preparare un volantino con un ragazzo che calcia un pallone con la scritta “dai un calcio alla droga, abbraccia la vita”, per dare il mio contributo alla problematica” A livello politico cosa rileva? “Si affrontano solo problemi giornalieri che possono darti visibilità e, quindi, pubblicità con dibattiti televisivi; nessuno lavora in silenzio per risolvere il problema dei problemi: la droga” La scomparsa dei partiti storici come D.C., P.C.I., M.S.I. P.S.I. è stata causa o effetto di tutto ciò? “Negli anni sessanta e settanta c’era una tensione che rafforzava l’ideologia e confronti, anche aspri, che rappresentavano il fuoco politico: la scomparsa dei partiti è stata causa e non effetto” Un ruolo notevole a livello politico avevano certamente le sezioni. “Le sezioni erano uno strumento di valori, una fucina formativa, non solo politica; erano anche un notevole luogo di aggregazione, noi nella sezione di Foria avevamo anche una squadra di calcio e da noi venivano quelli che allora venivano chiamati scugnizzi” Lei, uomo indiscutibilmente da sempre profondamente di destra, che idea ha dello schieramento? “Anche la destra è coinvolta nell’insalata russa di cui dicevo prima, c’è solo la connotazione ma non c’è ideologia e si pensa anche là solo alla scalata, non c’è più compattezza da nessuna parte; basti pensare al P.C.I. di una volta e di come era granitico, organizzato, ferreo” Invece oggi da che cosa si contraddistingue la sinistra? “Le varie formazioni che vengono fuori non si comprende bene se sia per la voglia di essere più o meno di sinistra o per la paura di non essere rieletti, perciò le componenti si attaccano” Per la legge elettorale, in sostanza per stabilire le regole
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DOMENICA 15 OTTOBRE 2017 del gioco, non pare etico il ricorso al voto di fiducia, non pare proprio un bel messaggio al Paese. “La fiducia è prevista dal Regolamento ed è tecnicamente ineccepibile, poi non prevale il confronto politico ma la voglia di essere eletti”. Giorgio Almirante nei suoi discorsi, quando il partito era isolato, era solito dire: non lo vedremo noi, ma i nostri figli o nipoti sicuramente sì, andremo al Governo. La profezia si è avverata anche prima del previsto ma, sotto molti aspetti, è stato un fallimento. “E’ stato un fallimento perché il Partito si è appiattito sulle idee liberal-democratiche di Berlusconi, dimenticando che già nel partito fascista c’era una componente di sinistra” E’ invece mancata questa componente nella vostra politica governativa. “Siamo andati al Governo senza identità e con idee non conformi alle nostre”. Fini ha avuto incarichi di primo piano ma poi, alla fine è stato determinante, non in positivo certamente, nelle sue scelte per il Governo e il Partito. Cosa è successo? “Non è una domanda facile, forse neanche Friedman saprebbe spiegare passo per passo il perché delle idee suicide di Fini; oggi è facile dargli tutte le colpe ma, come ha dimostrato Friedman, fu un grosso complotto esterno a determinare la caduta del Governo Berlusconi” Allora Fini è stato vittima della situazione? “No, lui è stato partecipe al complotto”
11 Oggi come oggi vede all’orizzonte qualche politico che possa sbrogliare la matassa? “No, chiunque finirebbe per restare lui stesso imbrigliato nel sistema della non politica; la situazione è quella che appare ogni giorno, una sarabanda di interessi in cui ognuno pensa solo a se stesso e non alla Pubblica Amministrazione o cosa pubblica che cade a pezzi”. Napoli non è che, nel panorama generale, se la cavi meglio., anzi.. “A Napoli nel passato qualcosa si muoveva, oggi è sotto gli occhi di tutti lo sfascio completo, sono saltate tutte le regole; oggi i cittadini sono smaliziati e in ogni situazione ognuno si arrangia come può; De Magistris si è trovato là per una serie di circostanza; la Città vive tanti problemi, da quello dei trasporti pubblici, a quello del Collana e di Città della Scienza; la Città, poi, è preda della delinquenza organizzata”. Lei è stato anche componente della Commissione Antimafia? “Sì, a lungo. Sostituii Pisanò e diedi il mio valido contributo. In quel periodo furono sciolti i Consigli Comunali di Casoria, Afragola e tanti altri Comuni. In sostanza quando venivo a conoscenza di fatti ed episodi tanto rilevanti da essere oggetto non di un’interrogazione parlamentare ma di Comunicazione alla Commissione si valutava l’invio della Commissione di accesso per verificare se sussistessero gli elementi per lo scioglimento de Consigli Comunali, come avvenne in molti casi”.
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diana.santucci@hotmail.it
DIANA SANTUCCI
I principali artefici della riapertura dello Stadio San Mauro sono i dirigenti del Calcio Casoria
In onda sui canali dgt 210, 613 e 694 di Campania felix tv, il Direttore di CasoriaDue, Ferdinando Troise, ha intervistato, sul terreno di gioco dello Stadio San Mauro, il management del Casoria Calcio, nelle persone del presidente Giovanni Palmentieri, del vicepresidente Luigi Migliore e dell’avvocato Fabio Cristarelli. Dopo un ventennio di abbandono, - afferma Troise - nel 2007 Fiorella Fasano riuscì a convincere il settore lavori pubblici ad impostare una gara ed affidare i lavori per la riapertura dello Stadio. Purtroppo gli architetti dell’epoca dimenticarono il manto erboso, il terreno erboso, così al termine dei lavori non fu possibile riaprire lo Stadio. I principali artefici della riapertura dello Stadio San Mauro sono i dirigenti del Calcio Casoria. Il presidente Giovanni Palmentieri dichiara: “Quando quattro anni fa’ mi fu offerto di aderire al progetto, sono stato subito entusiasta nel provare a fare qualcosa di buono per la mia città. E’ stata un’impresa difficile con tante insidie…
eravamo nomadi…sempre alla ricerca di un campo dove allenarci. Ho cercato tra le prime cose di consolidare la società Casoria Calcio: ogni funzione è importante e tutti insieme siamo una squadra. Da soli non siamo nessuno.” Troise: “Una speranza di questa città è rappresentata dalle Universiadi…quella tribuna è un cantiere aperto…non è stata mai terminata. Fabio, sei persona informata dei fatti.” In relazione alle Universiadi ci siamo confrontati – risponde l’avv. Cristarelli – purtroppo la prima notizia che ci ha rammaricato è quella che non è possibile, nell’ottica di questi lavori, realizzare un campo in erba sintetica, in quanto le Universiadi richiedono prettamente un campo di terreno per le vari attività che verranno svolte. Invece, per gli aspetti strutturali, ci hanno assicurato che verranno ripristinate le tribune, sarà creata una sorta di tribuna stampa e verrà rivalutata la zona con quel piccolo campetto di basket. Interviene il Direttore nel pre-
cisare che il basket, come la pallavolo, rientra in quegli sport che non possono praticarsi all’aperto. Inoltre il casotto destinato allo spogliatoio, seppure terminato, non è stato mai inaugurato e reso funzionale. L’avv. Cristarelli prosegue nel precisare che con i fondi delle Universiadi lo Stadio diventerà una bomboniera, l’unico dubbio resta per la copertura della tribuna, poichè non si sa se nel progetto può essere inserito o meno. Il vicepresidente Luigi Migliore conclude illustrando, dopo l’invito di Troise, le prospettive della società anche in virtù delle Universiadi: “Nella vita ci vuole positività. Ogni cosa ha il suo tempo. Oggi abbiamo una squadra che gioca in Eccellenza ed ora ci stiamo godendo il primo posto. Pian piano cercheremo di conglomerare intorno a noi spettatori e tifosi, in modo da garantirci anche un patrocinio da parte dell’Amministrazione, perché anche l’Amministrazione va invogliata a fare determinate attività.”
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CIRO TROISE
Al Mondiale meno azzurri di quattro anni fa, il segnale di un ciclo da sfruttare Quattro anni fa erano 14 i calciatori del Napoli al Mondiale, più della metà dell’organico a disposizione di Benitez. Il ciclo dell’allenatore spagnolo era al termine della prima stagione, quella della vittoria della Coppa Italia prima del crollo dell’annata successiva. Il Napoli si era rinnovato, il mercato del 2013 che aveva ricostruito la squadra attraverso la cessione di Cavani portava il progetto Benitez nel suo punto più alto. Il Mondiale in Brasile lo dimostrò, senza la Slovacchia di Hamsik non qualificata il Napoli esprimeva dodici giocatori al Mondiale, gli stessi della Juventus dominatrice in Italia sia sotto il profilo del risultato che di fatturato e monte ingaggi. Rispetto a quattro anni fa, considerando l’organico attuale e non possibili acquisti compiuti prima del Mondiale, il Napoli avrebbe sicuramente meno calciatori in Russia rispetto ai 12 spediti in Brasile. Il Mondiale è la vetrina più importante del calcio, la fiera espositiva del talento più ambita. Al momento, proiettandoci con le convocazioni delle gare dei gironi eliminatori, sono solo cinque i ragazzi a disposizione di Sarri con il Mondiale in tasca: Reina, Mertens, Maksimovic Zielinski e Milik. Callejon deve scalzare uno tra Vitolo e Deulofeu nelle gerarchie di Lopetegui, Insigne deve trascinare l’Italia al Mondiale ai play-off che disputerà anche la Croazia di Rog mentre Koulibaly con il suo Senegal dovrà difendere il primato nel girone e la relativa qualificazione nel replay della gara contro il Sudafrica. La gara si rigioca perché fu assegnato un rigore inesistente proprio per un presunto fallo di Koulibaly, la Fifa, dopo aver riscontrato flussi anomali nelle scommesse, ha deciso di radiare l’arbitro e far ripetere la partita. Andranno in vacanza e non al Mondiale Hamsik, Hysaj, Ghoulam, Chiriches, Ounas, Diawara mentre Jorginho proverà a convincere uno tra Ventura e Tite a puntare su di lui ma la missione è molto complicata.
La notizia più interessante riguarda Maksimovic che, rispetto al percorso nel Napoli, ha trovato discreta continuità nella difesa a tre schierata dal ct Muslin. Nell’ipotesi più rosea, con la qualificazione di Italia, Croazia e Senegal e le convocazioni di Callejon e Jorginho, il Napoli raddoppierebbe la sua presenza in Russia con dieci calciatori dell’attuale rosa a disposizione di Sarri. Il calo nelle previsioni rispetto a Brasile 2014 è un segnale di un ciclo che ha raggiunto il suo apice, dimostra che il valore della rosa unito alla sapiente guida di Sarri sotto il profilo del gioco rappresenti una risorsa da sfruttare ora perché per la prospettiva futura c’è da immaginare già un nuovo progetto. Zielinski e Milik sono gli unici “enfant prodige” ad essere certi di giocare il loro primo Mondiale e potrebbe aggiungersi solo Rog. L’exit poll sugli azzurri al Mondiale conferma il trend di questa stagione, la sensazione che sia un’annata spartiacque in cui portare a casa il massimo possibile perché del domani non c’è certezza. A fine stagione un progetto tecnico si esaurirà, la posizione di Sarri è da verificare, dipenderà dalle proposte che riceverà sul mercato ma, anche se dovesse rimanere l’attuale allenatore, ci sarà una svolta sotto il profilo tecnico. Reina, Maggio e Ghoulam sono in scadenza di contratto, Mertens ha una clausola molto invitante per gli acquirenti. Terminata la stagione della continuità, qualcosa cambierà ma al momento è inutile pensarci, bisogna sfruttare al massimo questo ciclo.
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Gaetano De Rosa: da calciatore di Serie A a direttore e referente tecnico della scuola calcio Real Casarea
Intervistiamo per “Casoria due” Gaetano De Rosa, ex difensore che ha giocato in Serie A, ritiratosi nel 2008 che oggi coltiva ancora la sua passione per il mondo calcistico. Il sogno di quasi tutti i bambini è quello di diventare calciatore. Come e quando hai capito che per te il sogno sarebbe potuto diventare davvero un lavoro? Credo che il desiderio di ogni bambino sia quello di giocare ma a questo sogno è necessario che ci sia dell’impegno. Molto spesso la disinformazione può far creare aspettative non sempre veritiere ed è essenziale che se il sogno è concreto si perseveri per realizzarlo. Per quanto mi riguarda ho cominciato ad immaginarmi calciatore durante l’età adolescenziale e sono riuscito a realizzare ciò a cui aspiravo approfittando delle possibilità che mi venivano date. Durante la tua carriera hai giocato in diverse squadre tra cui Napoli e Ge-
noa. Qual è il tuo legame verso queste squadre oggi? A quale credi di aver dato di più il tuo cuore? Sento di aver dato un pezzo del mio cuore a tutte le squadre in cui ho giocato. Credo che questo sia dovuto al fatto che ho giocato sempre con passione cercando di agire con senso di forte rispetto e professionalità. In certi contesti magari sono riuscito a dare il mio massimo mentre in altri meno. A livello emotivo non posso negare di essere legato molto al Napoli, ho cominciato il mio percorso nelle giovanili di questa squadra per poi esordire nel ’93. Crescendo però impari ad agire sempre più da uomo seguendo il senso del dovere e cercando di dare tutto te stesso in ogni contesto. Nel 2008 hai deciso di ritirarti dal mondo del calcio. E’ stata una scelta sofferta oppure ci sei arrivato in maniera consapevole e tranquilla? La mia è stata una decisione molto con-
sapevole. Avevo ancora impegni contrattuali e non ero costretto dagli eventi ad abbandonare il mio lavoro. Molti si ritirano perché non hanno più opportunità di continuare, io invece sono convinto che sia essenziale riconoscere quando è il momento che una cosa finisca. Non ho mai avuto rimpianti per la scelta che ho preso ed ho deciso di continuare a essere partecipe nel mondo calcistico in altri ruoli ma con la stessa enfasi ed empatia. Hai anche più volte dichiarato di aver preso questa decisione per dedicarti di più a tua figlia, quanto è cambiato il rapporto con lei dopo il tuo ritiro? Penso di essere decisamente fortunato perché, purtroppo, molti uomini sono costretti a perdersi momenti importanti della crescita dei propri figli per garantire delle risorse che altrimenti verrebbero a mancare. Io ho potuto invece vivere appieno la crescita di mia figlia ed essere molto presente passando dal
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semplice cambio di un pannolino a cose più importanti. Vedere un figlio crescere è una grande emozione perché i bambini riescono a darti veramente tanto e un rapporto vissuto così acquisisce molta qualità. A proposito del tuo lavoro oggi, sei direttore e referente tecnico del Real Casarea, parlaci un po’ di questa realtà. Il Real Casarea è una realtà fantastica che mi ha permesso di farmi sentire parte di un mondo che sento appartenermi. Ho sempre sognato di utilizzare lo sport come mezzo per operare nel sociale. Non capita raramente che i genitori dei nostri ragazzi vengano da noi anche solo per prendersi un caffè e stare insieme. Il nostro scopo è proprio quello di creare un ambiente armonico dove l’obiettivo principale è quello di spianare la strada al sogno dei nostri ragazzi. La strada che vogliono intraprendere non è facile perché gli ostacoli sono molti, ci sono grandi pressioni culturali e la Federazione è per lo più assente. In questo contesto noi cerchiamo di creare dei presupposti e dare le giuste opportunità ai ragazzi che chiedono il nostro aiuto.
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Quali sono i progetti sui quali state lavorando? Cosa cercate di offrire ai vostri ragazzi? Abbiamo diversi progetti, alcuni già messi in atto, altri che lo saranno a breve. Il nostro scopo è anche quello di fare da “paracadute” e offrire un piano B ai ragazzi che si appassionano al mondo calcistico. Per questo motivo con il decreto della Buona Scuola in collaborazione con un instituto pubblico sono state convertite le materie in ambito calcistico in modo che i ragazzi possano coltivare la loro
passione e siano ben formati. Siamo dotati anche di una squadra femminile e tra qualche settimana comincerà anche un progetto che prevede una scuola calcio per disabili. Un altro piccolo progetto è compreso invece di lezioni individuali con gruppetti di massimo 4 ragazzi seguiti da 4 figure di professionisti, tra cui un fisioterapista che si occupa anche della loro postura. Posso essere soddisfatto perché sicuramente siamo sul pezzo e abbiamo tanta ambizione.
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ROSA BERTENNI
CaRmine Falso: da calciatore ad allenatore Dopo aver vestito le maglie dell’Afragolese, Aversa Normanna, Formia per citarne qualcuna, Carmine Falso appende gli scarpini al chiodo per indossare le vesti di allenatore, fino ad arrivare oggi ad essere il responsabile del settore giovanile del Frosinone. Racconta a noi le varie sfumature di questa professione, dicendo anche la sua sul settore giovanile italiano e non, lasciandosi a qualche flashback sugli anni da calciatore. Prima di parlare della carriera attuale, facciamo un tuffo nel passato. Qual è il ricordo più bello della sua carriera da calciatore? “Da calciatore sicuramente i campionati vinti con le varie società”. Mentre, nello specifico, il ricordo più bello quando vestiva la maglia dell’Afragolese. “Con l’Afragolese sicuramente quando vincemmo la partita a Crotone, nello scontro diretto per la vittoria del campionato. È stato un momento fondamentale per tutti noi, un episodio che ci ha dato più consapevolezza dei nostri mezzi, sia alla società che alla città. Come mai la decisione di diventare proprio allenatore una volta appesi gli scarpini da calciatore? “Penso, come un po’ tutti, la passione. Non si può fare il calciatore in eterno, e quello dell’allenatore è un ruolo che mi ha sempre appassionato, tant’è vero che mi sono sempre confrontato con gli allenatori durante le serate, i ritiri, chiedendo il perché fare questo lavoro, il perché di certe scelte. È una cosa che mi ha sempre incuriosito e in automatico c’ho provato, e nonostante non sia facile, ho avuto le mie piccole soddisfazioni. Qual è secondo lei la differenza tra i
settori giovanili italiani e quelli stranieri? “La differenza è che il settore tecnico, la federazione, sono anni che ci sta lavorando per poter competere con le compagini straniere. Soprattutto alcune come la Germania, Belgio, Olanda o la Francia stessa hanno negli ultimi anni creato un apparato che gli permette di utilizzare i giovani calciatori a livelli nazionali maggiori. Qual è la difficoltà maggiore di allenare e gestire una squadra fatta di giovani giocatori che si stanno formando calcisticamente? “Da questo punto di vista può esserci un atteggiamento alquanto imponente, credendo che tutto sia scontato, sia dovuto, soprattutto quando in campo l’allenatore da loro un’indicazione sul gioco. Difficoltà, quindi, soprattutto caratteriale, che si riversa poi sul gioco”. Può, quindi, il carattere particolare fermare la carriera di un calciatore? “Assolutamente si. E se non lo ferma, lo rallenta nella carriera. Basti pensare a Balotelli, o Cassano i cui comportamenti li hanno penalizzati e avrebbero potuto fare molto di più”.
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Prof.ssa Barbara De Simone
L’istituto Carducci-King e il Collège Jean Baptiste Dumas: un cyber incontro a ritmo di musica e tastiere!
L’Istituto Carducci-King di Casoria da il via a un esperimento che dal punto di vista didattico ben interpreta le tendenze della nuova scuola 2.0. Insieme ai docenti del Collège JeanBaptiste Dumas di Salindres (Francia), il Dirigente e i docenti dell’ I.C. Carducci- King sono impegnati nel progetto europeo e-twinning che vede alunni nostrani e alunni d’oltralpe protagonisti di un progetto multididattico e multimediale! Si, perché l’e-twinning, dall’inglese “gemellaggio elettronico” è una grande comunità Europea dove docenti e alunni di tutto il mondo possono incontrarsi, scambiarsi idee, pratiche didattiche e soprattutto comunicare. Tutto nasce nell’anno scolastico 20162017, quando il Dirigente, prof. Giovanni BUONOCORE durante un convegno E-Twinning tenutosi a Nizza, condivide la sua brillante idea di collaborazione col Preside del Collège Jean-Baptiste Dumas di Salindres, Cittadina della regione
Occitania, al sud della Francia. Ecco che insieme, i due Dirigenti, stipulano un accordo di collaborazione e, a Marzo 2017 ha inizio il progetto franco-italiano curato dalla docente di lingua francese dell’istituto Carducci-King, prof.ssa Barbara DE SIMONE insieme al docente di violino, prof. Luigi FICHERA. Intitolato “Éducation Musicale et TiceIntégration/ Musica e Tic-Integrazione”, il progetto prevede una produzione musicale concordata in comune tra i docenti di musica e strumento musicale dell’Orchestra “The Blue Mops”, (il cui referente è Mr. Didier FASOLO) e dell’Orchestra King (che ha come referente il prof. Luigi FICHERA). Le produzioni delle due orchestre saranno registrate in audio e video per essere in seguito montate in un’unica produzione che verrà caricata nella pagina web pubblica “Twinspace”, creata dagli alunni delle due scuole. Il twinspace è, in effetti, il fulcro del gemellaggio. È attraverso questa piattaforma informatica che gli alunni avranno l’occasione di dialogare, di conoscersi e scambiare conoscenze e notizie sulla pratica musicale da loro svolta e sulle abitudini, gli usi, i costumi e le usanze
della propria città e della propria nazione. La lingua veicolare è la lingua francese mentre l’italiano sarà la lingua prescelta per le esecuzioni canore. Non solo quindi pratica musicale, non solo informatica, ma il progetto è un eccellente esempio di pratica Clil poiché la lingua straniera entra in campo come mezzo di comunicazione su aspetti della vita quotidiani e reali. Progetto completo in tutti i sensi, dove collaborazione e inclusione sono condizione sine qua non. Questa, la prima parte del progetto che si stende su diversi anni scolastici e che prevede in seguito, già a partire dal 2018, anche incontri in presenza, dove alunni italiani e francesi si esibiranno in performance orchestrali e dove avranno modo di conoscersi dal vivo!
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Mariagrazia Ceraso: “Il blog è importante perché fa capire chi tu realmente sia, in che modo ti esprimi e qual è la tua formazione” La bellezza è ovunque. Nel volto della persona amata, nel sorriso di un bambino, in un paesaggio. La bellezza è al centro del lavoro di Mariagrazia Ceraso, storica dell’arte, web editor, blogger e giornalista. Il suo blog ‘Venus at Her mirror’ è seguitissimo e ha già conquistato grandi risultati. Parlando con lei è palese con quanto amore porta avanti il suo lavoro, che è caratterizzato da molto impegno. Come è nato il tuo blog? “Ho una passione smisurata per il bello, per la moda, per i viaggi. Non è un caso che proprio durante uno dei miei soggiorni a Londra, mentre ammiravo ‘Venus at Her mirror’, il celebre dipinto di Velazquez che si trova nella National Gallery, mi sia venuta l’ispirazione. Quella di dare forma a un progetto editoriale tutto mio dove poter parlare di moda, lifestyle, viaggi, tendenze, bellezza e food. Così, prendendo anche spunto dai vari blog già famosi in America, ho dato vita a Venus At Her Mirror, un blog che in poco tempo è entrato nella
classifica dei 20 più visitati in Italia e che mi è valso un intervento sulla Street Art andato in onda su Rai Uno nel corso della trasmissione Top – Tutto quanto fa tendenza oltre che a diversi articoli sui quotidiani. Con VAHM sono cresciuta professionalmente e personalmente, ho
avuto modo di essere la maestra di me stessa, sono completamente autodidatta e autonoma sul mio lavoro ma mi affiancano dei collaboratori molto validi. Ho avviato importanti collaborazioni con marchi internazionali e da qualche mese sono diventata giornalista, scrivendo per diversi magazine di lifestyle”. In che modo scrittura e moda viaggiano su un binario parallelo? “Ho sempre detto ‘Toglietemi tutto ma non la penna’. La scrittura è la parte più bella, stimolante e ricca della mia professione. Senza averne passione non avrei mai aperto il mio blog, ed è su questo che ha le sue fondamenta. Tra l’immagine, l’hashtag e la condivisione di un pensiero, ci sono decine e decine di righe, di pagine di blog in cui si va a fondo su una determinata tendenza. Nel mio caso, cerco sempre di conciliare le foto con la moda attuale e poi, riportando i lettori sul blog, discutere delle tendenze dello streetwear e delle passerelle, che ho interpretato nel mio look. Stessa cosa avviene per i consigli di
DOMENICA 15 OTTOBRE 2017 viaggio, di bellezza, di lifestyle. Il blog è importante perché fa capire chi tu realmente sia, in che modo ti esprimi e qual è la tua formazione. Raccontare la moda per immagini può andar bene fino ad un certo punto, poi c’è bisogno di contenuti da raccontare”. L’espressione fashion blogger spesso viene derisa, alcuni pensano che non sia un’attività seria, invece non è così…. “Ma sai, la comunicazione cambia, il web cambia in modo velocissimo e tutto sta nel sapersi adeguare. Vince sempre chi si sa adattare meglio al cambiamento. Tant’è che nella mia stessa persona, convivono sia la parte di blogger che di giornalista, senza mai entrare in conflitto. Sono semplicemente due professionalità diverse, che in alcune parti si incrociano e in altre no. Il lavoro di un blogger è estremamente sottovalutato ai più che non ne sono a conoscenza. Per tutta quella parte di aziende che ci lavora, non è per niente sottovalutato. Il blogger, intendiamo sempre chi lo fa con professionalità e dedizione, non fa altro che creare una strategia di comunicazione tale da influenzare gli acquisti. Si tratta di fare self branded e di veicolare verso un unico insieme tante skills differenti. Non solo scrittura, ma anche ca-
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pacità di utilizzare tantissimi software, social, interazione con le aziende, curare la parte commerciale, contrattualistica, di calendario. Oltre che generare ogni giorno idee originali, che si differenzino dalle altre, che portino ispirazione per chi ti segue”. Come è la tua giornata da blogger? “Sveglia presto per controllare la posta e in genere ci sono almeno 30 email di richiesta collaborazione. Rispondi a tutte le email, proponendo, dove necessario, media-kit già in precedenza preparato, preventivi e piani comunicazione che includano blog e social. Quindi svolgi attività di commerciale e contatto diretto
con aziende e multinazionali. Una volta fatto questo, più o meno a metà mattinata, si esce per scattare le campagne già calendarizzate in precedenza con altri brand. Già avrai scelto location, mood, copy da girare all’azienda. E, ovviamente, fallo con fotografo e collaboratore. Una volta scattato lo shooting, torna al computer ed edita le foto. Mandale al brand e attendi l’approvazione. Nel frattempo si prepara l’articolo o gli articoli da pubblicare relativamente a un progetto e si aspetta la data di uscita per pubblicare. Prima c’è uno studio attento di SEO, statistiche, engagement, orari, parole chiave. Se il contenuto non è ok per l’azienda, si può riproporre la campagna anche più di una volta. Nel mentre si inseriscono tutta una serie di attività: seguire eventi (che di solito non mi godo per niente perché devo seguirli tramite social), tornare e scrivere gli articoli per gli altri magazine (io ad esempio scrivo per tre magazine di cui uno cartaceo), skype call in lingua inglese, weekend e viaggi fuori città per seguire delle attività - esempio Fashion Week, Pitti, convention. Quando capitano cose del genere, si programma l’attività per tutti i giorni a seguire. Di solito, vado a dormire non prima dell’una di notte”.
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