LA CITTA’ DEVE PARTECIPARE
Sono tante le interrogazioni, i comu nicati, le lettere che arrivano. Tante le interrogazioni del già Sindaco Pasquale Fuccio. Critica il metodo del Sindaco e della sua amministrazione. Inneggia alla partecipazione di Angela Russo, degli ex di Obiettivo Comune e dei 5 stelle.
Ecco, invece, la partecipazione del cit tadino: “si venga a vedere in che condi zioni si trova via Padula. Una serie con tinua di fossi ed avvallamenti. Lo stato pietoso dei marciapiedi di via Manzoni. Non esiste un metro quadrato di superfi cie esente da buche. Poi ci sono le graduatorie da scorrere per il fabbisogno del personale. Ci sono varie inchieste su queste vi cende. La sicurezza? Per il mercato dei tessuti del venerdì all’interno del Cen tro Polisportivo in via Michelangelo non esiste alcun controllo mercatale sia merceologico che viario. Pulizia delle
strade? Da noi non c’è una emergenza rifiuti ma una situazione endemica e sta bile” questo quanto arrivatoci dal genti le lettore che ringraziamo.
UNA CITTA’ NEL CAOS
E’ tenuto in corso d’opera il confronto della opposizione consiliare con la Città. Le tematiche che i consiglieri comunali di opposizione affrontano insieme alla Città sono VIABILITA’ – SPAZZATU RA – URBANISTICA.
Da 3 anni Raffaele Bene è il Sindaco di Casoria, dopo aver vinto al ballottaggio con Angela Russo.
Dalle chiacchierate fatte in questi ultimi giorni, da cronista di trincea e periferia, con Pasquale Fuccio, Angela Russo ed Elena Vignati ma anche con autorevoli ed impegnati esponenti di questa mag gioranza esce un quadro agghiacciante e severo dell’operato dell’amministrazio ne comunale: “L’operato dell’ammini strazione è stato deludente – dichiara il
già Sindaco Pasquale Fuccio (la sorpre sa per l’anziano cronista che anche altri già Sindaci la pensino allo stesso modo ma questo Fuccio non lo sa. Non lo di cono in pubblico né organizzano confe renze stampa, convegni, dibattiti no. Lo dicono, però. Chiedono) – le attese di legalità e trasparenza non hanno avu to riscontri nei fatti; le motivazioni che hanno portato allo scioglimento della mia amministrazione comunale non solo non le ho mai conosciute ma piacerebbe sapere a me ed a tanti cittadini di questa Città quale opera di forte rinnovamen to ha portato il nuovo Sindaco e i suoi sconosciuti assessori che governano il nostro territorio”. Nel consiglio comunale con ordine del giorno il sottosuolo gruviera e le ca vità sotterranee con la voragine di via Cardinale Luigi Maglione e gli enormi problemi che essa ha procurato all’inte ro quartiere (via San Mauro, via Santa
Croce, via Cardinale Luigi Maglione ecc.) i movimenti politici di opposizione hanno comunicato alla Città le loro critiche.
E’, comunque, strano che al cuni componenti delle aggre gazioni politiche che hanno governato la Città per tanti anni e dopo aver subito ben quattro scioglimenti si pon gano come alternativa valida, come se i cittadini non li co noscessero, non ricordassero il malgoverno del territorio. Basta leggere gli atti dei quattro scioglimenti. Il pur deludente operato dell’amministrazione non può legittimare la demagogia di chi, non solo ha infestato di degrado Casoria ma non ha avuto neanche il coraggio di fare autocritica e costruire un percorso di partecipazione nuovo che ascoltasse le ri chieste dei cittadini di questa martoriata Città.
Chi oggi denuncia, su fa cebook, la “possibile non avvenuta bonifica dell’Ale nia” ricordi cosa successe sulla Resia, di proprietà Eni chem, dopo il ritrovamento dei 90 fusti tossici di resine fenoliche e superfenoliche. Raccontino su “avvenute bo nifiche” dei terreni della Rho diatoce. Facciano un ricordo della Cutolo Metallorganica, la Montanino, la Dyrup e tanti altri capannoni abban donati ed i loro segreti di morte. Raccontino alle nuove generazioni, magari anche ai nuovi assessori dell’acquisto miliardario degli uffici, da OTTO anni chiusi, all’inter no del Parco Le Querce, in via Po, dove erano allocati gli uffici del Settore Servizi diretti alla Persona. RITOR NIAMO alle nostre proposte. Consigliammo e continuia mo a farlo al Sindaco Raffa ele Bene ed alla sua Giunta Municipale un programma su cui costruire un dibattito vol to ad esprimere delle idee, a mettere al centro delle propo ste per la costruzione dei loro
progetti elettorali, quelli che loro presentarono una matti na, ad inizio campagna elet torale, all’UCI CINEMAS. Un programma, il nostro, che suggeriva ai reggitori della cosa pubblica, la costruzione di un piano regolatore impo stato al recupero degli spazi inutilizzati e delle aree di smesse e in cui venga sancito l’impossibilità di costruire ancora.
Il PUC di questo Ente locale, Comune di Casoria, è bloc cato dal 2009, così come ci informa uno dei gruppi della coalizione di maggioranza che sostiene o dovrebbe so stenere il Sindaco e secondo il leader di quel gruppo, il PUC è (o sarebbe) la panacea di tutti i i mali della Città di Casoria. UN PUC che sem bra ormai vicino o prossimo alla approvazione del Consi glio Comunale.
Suggeriamo, sembra e forse lo è abbastanza dura questa proposta, il cambiamento di tutti i dirigenti di settore di questa Azienda.
Quasi tutti i dirigenti di Set tore di questo Comune sem bra volessero andare via. Sembra abbiano fatto do mande di mobilità, parteci pano a colloqui e concorsi. Quale occasione migliore per cambiarli con concorsi seri e non pilotati, sperando in volti una volta tanto NUOVI. E’nel programma di questa amministrazione l’assunzio ne a breve di due Dirigenti di Settore. Mi diceva un consi gliere comunale di maggio ranza solo pochi giorni fa: “NANDO, se verrà sbagliata la scelta dei due dirigenti che verranno assunti per Casoria è la fine!”
PROPONIAMO la valoriz zazione dei dipendenti co munali per la gestione del verde e per la realizzazione di progetti di riutilizzo delle aree dismesse; la costruzione di una società pubblica per la gestione dei rifiuti e la puli zia delle strade, i cui dirigenti
vengano scelti con regolare e trasparente bando di concor so.
PROPONIAMO IL BILAN CIO PARTECIPATIVO. Consigliamo la costruzione di un organo di partecipazio ne in cui valorizzare le idee dell’associazionismo e dei sindacati; Suggeriamo al Sindaco una CARTA STUDENTI che age voli gli studenti ad accedere ai consumi culturali; un orga no di partecipazione giova nile formato da associazioni territoriali e comitati studen teschi; Suggeriamo al Sinda co l’utilizzo dello Stadio San Mauro con l’organizzazione di eventi sportivi compreso l’atletica leggera ricordando gli che quella pista nel 1958 fu ideata per diventare Velo dromo Comunale; consiglia mo al Sindaco di battersi per la valorizzazione del centro storico e la promozione della Città come luogo di turismo religioso; suggeriamo all’as sessore alla sicurezza socia
le ed all’assistenza sociale I SALOTTI SOCIALI; CHIE DIAMO al Sindaco della Cit tà di Casoria Raffaele Bene, iscritto all’Ordine dei Gior nalisti Elenco Pubblicisti il rispetto e l’applicazione nel campo della Comunicazio ne della Legge 150/2000; la stessa cosa la CHIEDIAMO, ANCHE A NOME del Con siglio Regionale dell’Ordine dei Giornalisti ai tantissimi iscritti all’Ordine dei Giorna listi facenti parte sia del Con siglio Comunale della Città di Casoria e della sua stessa Giunta Municipale; All’Assessore al Personale SUGGERIAMO l’utilizzo del personale dipendente co munale in virtù delle proprie capacità ed attitudini (ed in questa occasione chiarire le polemiche su tante nuo ve figure professionali nate all’interno dell’Azienda Co mune (le guardie ambientali, le guardie particolari giurate, gli ausiliari del traffico ecc.). ALLA
BOTTA
NEL CUORE DELLE RELAZIONI
DI CURA IL SEGRETO DELLA GIOIA
Il 12 novembre scorso, nella parrocchia “S. Antonio Abate” di Casoria, si è svol to l’incontro di coniugi della comunità parrocchiale con suor Katia Roncalli, pronipote di Papa S. Giovanni XXIII, sul tema “Essere Coppia e Genitori oggi”. La Relatrice, appartenente alla famiglia religiosa delle suore francesca ne alcantarine, è Docente presso l’Isti tuto Superiore delle Scienze Religiose di Assisi e Responsabile generale della Fraternità “Evangelii Gaudium”. Ben ché oberata di molti impegni, si è subito resa disponibile all’invito del parroco don Agostino Sciccone, arricchendo i partecipanti anche con i doni della pro pria esperienza di vita con i giovani e le famiglie per una Chiesa sempre più casa di fraternità per tutti. Il brano evangelico delle “nozze di Cana”, tratto da Gv. 2, 1 – 11), ha co stituito lo sfondo da cui suor Katia ha tratto ispirazione per sviluppare le sue riflessioni, ponendo in rilievo che nella Bibbia il vino simboleggia la felicità, una vita appagante, gioiosa; quando, però, in ogni rapporto l’entusiasmo, la gioia come il vino di Cana, vengono a mancare, si cerca di colmare il vuoto dell’insoddisfazione “con l’aumento delle cose, dei beni materiali. La felici tà, invece, sta altrove”, ossia nel cuore delle “relazioni”. E’ nella relazione viva, autentica, di cura che si realizza una condizione di ben – essere e di ben – vivere, con noi stessi e con gli altri, in particolar modo con chi ci è vicino. In primis, occorre valorizzare il rapporto con se stessi. Come? “Dedicandoci del tempo per ricordare che noi siamo figli
di un Padre” la cui misura dell’amore è di amarci senza misura e ciò deve darci lo slancio per imprimere un senso più alto e nobile alla nostra vita, allargando i nostri orizzonti esistenziali, per scoprire ciò che è veramente essenziale. Le do mande, allora, da porre a noi stessi sono: “Come stai”? “Cosa cerchi”? “Qual è la qualità della mia vita”? Dove cer carla”? Sono domande fondamentali,
che ci mettono in crisi, capaci di smuo vere situazioni di grigiore, di noia, di solitudine, che rischiano di incancre nirsi cadendo nella “rassegnazione - il primo veleno -”, fino a “ credere che le cose non possono ormai cambiaresecondo veleno -”, mostrandoci superfi ciali, nel senso di vivere sulla superficie della vita, senza andare in fondo alle cose, - terzo veleno” -. Tali veleni in tossicano la vita di relazione, di coppia, rendendola mediocre con ripercussioni negative anche sulla relazione con figli. Agli invitati alle nozze – cioè ai figli che arrivano – non si ha, spesso, da offrire se non la propria stanchezza, le proprie insoddisfazioni. Anche di queste cop pie, allora, si deve dire: “Non hanno più vino!” Come uscirne? Riconquistando, ha ribadito suor Katia , “la bellezza di farci le domande che contano, invitando Gesù nelle proprie nozze, per chieder gli: “Cosa vuoi da me, Signore? Come posso portare più frutto? Qual è il mio di più?
“Non è vero che non si può cambiare” ha sottolineato, non dobbiamo arrender ci alla mediocrità, non è mai troppo tardi per recuperare le relazioni con le perso ne di famiglia. La Pasqua è la splendida notizia che con l’amore si può vincere ogni morte. Non c’è sepolcro, non c’è abisso, non c’è inferno dove il Signore non si spinga, non si fiondi fino a tocca re il fondo”. Egli ci aiuta a risalire dai nostri abissi (“Cosa ti manca nella vita che vivi nel matrimonio? Cosa è venuto meno? Di cosa hai nostalgia,che ren deva la tua vita appagante e gioiosa?), aiutandoci a trasformare l’acqua dell’a
bitudine, della freddezza, della routine, delle delusioni nel vino dell’amore e della gioia, che manca perché non abbia mo, per trascuratezza, coltivato la vigna, dando spesso “per scontato”troppe cose. Perciò, è necessario, come ordina Ma ria ai servitori, “fare quello che Lui vi dirà”. Suor Katia, a riguardo, ha posto in rilievo che il Signore ci chiede di ri salire dalla morte della solitudine, del lo sconforto, dello scoraggiamento, per aprirci all’amore delle persone che pos sono fare qualcosa per noi. “Non è vero che siamo soli.
Purtroppo, spesso chiediamo aiuto nel posto sbagliato. Bisogna rivolgersi alle persone giuste, a chi è sacramento del la presenza di Cristo. Ma occorre vin cere lo stupido senso del pudore, della vergogna, dell’imbarazzo e smetterla di credere che “i panni sporchi si lava no in famiglia”. Prova a disubbidire a te stesso ( evitando di flagellarti, di af fliggerti, di rimuginare sterilmente su ciò che non va, ndr), e ad ubbidire agli altri, accogliendo consigli che aiutano ad aprire una strada che non riuscivi a vedere. La volontà di Dio è la felicità dei figli, ma non può fare nulla senza di te! Le giare piene d’acqua, sono il simbolo di una religione che non funziona più, una religione che pretenderebbe da Dio
la soluzione ai nostri problemi”.” Oc corre passare dalla religione alla fede, ha rimarcato suor Roncalli, fede che ci incoraggia, compiendo la volontà del Signore, a fare la nostra parte per “tra sfigurare” la vita di relazione con l’a more. Cosa fare, dunque, perché l’acqua della delusione, dell’insoddisfazione, contenuta nelle sei anfore, si trasformi nel vino della gioia? La risposta del la Religiosa è di dare un “titolo”, che indica un proposito di vita, ad ognuna di esse. Prima anfora: l’ASCOLTO, (Come stai? Come stiamo?) nell’apertu ra sincera del cuore dei rispettivi coniugi all’accoglienza delle reciproche esigen ze, senza far accumulare dentro i pro blemi nel silenzio glaciale, fino al punto, poi, di scoppiare; seconda anfora: LA FIDUCIA, “é aumentata o diminuita nel tempo?L’ho alimentata imparando a scusarmi, a perdonare, cercando, poco alla volta, di cambiare in me ciò che è di ostacolo ad una vita relazionale gioio sa”?; terza anfora: LA MEMORIA dei doni, “se una persona ha la memoria dei beni ricevuti ha il paradiso”, perché dalla lamentazione di ciò che le manca, passa ad un atteggiamento di gratitudine per tutte le grazie ottenute dal Signore. Anche dagli eventi dolorosi possiamo trarre opportunità di crescita umana e
spirituale. Rimarcare solo il negativo che ci accade o è accaduto predispone al pessimismo, alla desolazione fino a cadere nel buio della depressione; quar ta anfora: LA TENEREZZA, oltre ai momenti di intimità fisica, una postura di vicinanza, di prossimità amorevole, di sguardi, di gesti di amorevole gentilez za: “Sei preziosa/o per me, importante … ; quinta anfora: LE RELAZIONI DI QUALITA’: non esistono solo rap porti con le famiglie di origine (genitori, suoceri, parenti stretti…), ma occorre coltivare relazioni significative con altri nuclei familiari;evitare di rimanere iso lati; sesta anfora: SOGNO PER IL FU TURO: provare a sognare insieme nella coppia, senza appiattirsi nel presente, cercare insieme il di più, che alimenta l’impegno a crescere insieme nella cura vicendevole, nel sostegno affettivo, so prattutto quando i figli, maggiorenni, si sono costruiti la loro vita. Meravigliosa la conclusione dell’intervento di suor Katia: “ Vi auguro che un giorno i vostri figli possano domandarvi: “Mamma, papà, qual è il segreto del vino buono che siete riusciti a custodire nelle anfo re? Ecco, il “vino buono”contenuto nel le sei anfore , con il suo sapore prelibato e gustoso, è l’eredità più preziosa che si possa donare ai propri figli.
RITA GIAQUINTO LA FOTO DEL GIORNO
…ANZI, “LE FOTO” PER NON SMETTERE DI GUARDARE
E per non dimenticare ! Prendiamo a prestito un afo risma di Daniel Pennac, scrit tore francese appassionato di fotografia, che scattava foto, appunto, “per non dimen ticare e per non smettere di gurdare”. Ecco, ci sembra il modo migliore per rappre sentare in poche, laconiche ma significative parole, l’in tento che vuole raggiungere la rubrica “La foto del giorno” del Dir. Troise trasmessa via web su NanoTV nella fa scia quotidiana di mezzogior no : mostrare per ricordare; far vedere, per non distrarci dall’incuria in cui tante zone della nostra città versano e che, amministrazione a parte, se voltiamo la faccia, anche noi cittadini ne diventiamo in ugual misura responsabili e complici.
Tante le foto che non solo lo stesso Direttore scatta, ma che anche amici, dirigenti, professionisti inviano in re dazione. Ben sedici fotogra fie sono giunte dal Geometra Ernesto Valiante, professio nista che ha svolto anche ruo li politici sulla scena politica casoriana : si tratta di imma gini vergognose – spazzatura ovunque - che rappresentano la bruttura di un posto che si chiama Circumvallazione Esterna di Napoli, che è per
metà territorio del Comu ne di Casoria e per metà del Comune di Napoli, precisa mente VII Municipalità San Pietro a Patierno. Ecco un estratto del suo messaggio a corredo delle foto inviate: “Oggi, Casoria è famosa per le sale eventi, e lì dove stan no queste brutture, ci sono le sale più frequentate non solo di Napoli ma dell’Italia intera. Non dimentichiamo il degrado, lo squallore di tanta spazzatura abbando nata su scorci delle strade limitrofe a queste sale. Che gli amministrazione si prodi gassero a liberare dall’incu ria e dal degrado il tratto di strada in questione, anche in consideratori del fatto che la predetta Circumvallazione di Napoli rappresenta il bigliet to da visita per gli accessi a Casoria da chi viene da fuo ri”.
Si tratta di foto che testi moniano, sostanzialmente, l’abbandono in cui versa la strada. Il messaggio è chia ro, il posto è chiaro, l’unica cosa poco chiara è di chi siano le responsabilità di questo scempio. Ma i nostri dirigenti lo sanno, lo devono sapere perché vengono paga ti per questo. Non sappiamo a chi compete, se al settore ambiente, a Casoria Ambien
te che ha la convenzione per ritirare i rifiuti solidi urbani dalla città, se dipende da Cit tà Metropolitana, se dipende da San Pietro a Patierno; certo è, che è uno squallore, una vergogna. “Ed è giu sto che chi deve provvedere, provveda !” – questo il moni to del Direttore Troise. Ma l’album è pieno. E, vol tando pagina, un’altra foto grafia ci fa raggiungere di rettamente il centro storico di Casoria. E’ stata inviata alla redazione dai residenti del civico n.15 in via Cardina le Luigi Maglione, la strada della voragine che collega Largo San Mauro, dove è si tuata l’omonima basilica, con Piazza Benedetto XV,dove abitava il Segretario di Stato di Papa Pio XII, il Cardinale Luigi Maglione. I condomini comunicano che nonostante la fine dei lavori, la strada è ancora chiusa. Il Direttore ha inoltrato le foto al dirigente del settore tec nico, l’Arch. Salvatore Na politano, ma ancora nessuna risposta. Inoltrata anche al Direttore tecnico della socie tà che gestisce i servizi idri ci integrati, Ing. Milone, ma ancora nessuna risposta. Pur troppo, anche qui, non pos
siamo far altro che sensibi lizzare i responsabili ad una risposta esauriente: si tratta di un’area in cui abitano tante persone, la voragine è chiusa, i lavori sotterranei sono stati eseguiti dalla Ottogas, ma non sappiamo perché la stra da non viene aperta.
Altra foto : un’ochetta, una piccola papera morta nel la ghetto della Villa Comunale. E’ una giovane professioni sta, l’Avv. Roberta Russo, che ci manda le immagini di quello che è, ormai, un leta maio. E scrive : “Stamattina mi sono trovata a Casoria per un’udienza, dato che di fron te alla Villa Comunale c’è il Giudice di Pace, nel palazzo della ex Pretura dove, oggi, vi risiedono anche alcuni set tori del Comune di Casoria, come la Pubblica Istruzione, cultura, sport e tempo libero, l’assessorato alla assisten za e alla sicurezza sociale, e l’azienda in house Ca soria Ambiente. Essendo in largo anticipo, ho pensato di andare a prendere un po’ di sole nella villa comunale, ed ecco, questo è lo scenario che mi sono trovata davanti: il degrado”. Quel degrado che è stato –ed è tuttora – argomento di
articoli del nostro settima nale, delle trasmissioni su NanoTV, di reportage che giornalisticamente denuncia no, con l’enfasi necessaria, la completa assenza di interes se in queste aree della città. “L’incuria in cui versano gli animali nella villa è depri mente oltre che imbarazzan te” – continua l’avvocato. “Mi sono già attivata per adire alle autorità competen ti, e se necessario, sporgerò anche denuncia. Chiedo di far girare il post per sensi bilizzare chi ha l’abitudine di voltarsi dall’altra parte dinanzi a questi orrori, pen sando solo ai fatti propri”.
Il giornalismo locale, che ha coinvolto anche importanti testate giornalistiche nazio nali, ha fatto – e fa - polemi che, ha continuamente dato fastidio, senza concludere niente perché la situazione è nettamente peggiorata. Chiudiamo questo breve excursus con il tema delle strisce pedonali : quelle che ci vengono mostrate durante la trasmissione, sono state realizzate proprio in contem poranea di una delle ultime rubriche del Direttore. Siamo in via Principe di Piemonte, e si tratta di strisce che ven gono da un’ antica polemica della redazione, in cui sono
stati coinvolti anche l’Asses sore agli interventi di Polizia sul territorio, Marco Colurcio ed il comando della Polizia Municipale. Il papà del gio vane Ciro Fusco, che ha man dato le foto ed una lettera al Dir. Troise, era sceso con il suo cane, un robusto pastore tedesco, per i suoi bisogni, all’angolo con via Poerio, nei pressi del Parco Malate sta. Ebbene, il cane è stato investito da un motociclista e ammazzato sul colpo. Se non ci fosse stato il cane, sarebbe morto il padrone. Da allora, si è chiesto per lo meno la realizzazione delle strisce pe
donali. Parliamo di una stra da che possiamo considerare al pari di una statale, giacchè ci troviamo sul punto di ini zio della Sannitica. Diamo senz’altro il giusto merito al comando della PM e all’as sessorato di Marco Colurcio, che sono intervenuti per la messa in sicurezza del tratto di strada, ma il dovere socia le di ciascun appartenente ad una comunità dovrebbe es sere quello di non aspettare che accada qualcosa di grave per mettere in pratica ciò che è utile, necessario e virtuoso per il benessere della comu nità stessa.
I SOGNI PICS DIVENTERANNO REALTÀ?
PICS, PUC… acronimi dietro i quali prova a far si spazio un’idea di città, scolpita a suon di progetti e altisonanti proclami di una Casoria “smart”, “green”, al passo coi tempi. Il ‘Piano Urbanistico Comu nale’, che potrebbe essere approvato entro fine anno, già vede spiragli d’attua zione nel Piano Integrato per Città Sostenibili. Questo grande piano, che a volte sembra il libro dei sogni, va avanti grazie al lavoro dell’Architetto Napolitano, col supporto della Facoltà di Architettura della Federico II e lo slancio propositivo dell’assessora Tommasina D’Onofrio che, subentra ta da poco nella squadra di governo cittadino, sta pro vando a recuperare tempo e a concretizzare gli sforzi su questi progetti fatti in questi anni dall’amministrazione Bene.
Così, presso la biblioteca comunale di via Aldo Moro, si è tenuta venerdì 11 no vembre, una nuova presen tazione dei PICS. Aggiorna menti e avanzamenti sullo stato dei progetti esecutivi delle azioni previste dal pia no che da libro dei sogni è diventato un po’ realtà, gra
zie alle interessanti relazioni dei vari studi professionali e dei vari architetti, agronomi e ingegneri coinvolti.
A inaugurare il giro di pre sentazioni dei progetti, il prof. Enrico Formato che ha dato una visione d’insie me ai vari interventi PICS, parlando della loro realizza zione ma anche della futura gestione o autogestione de
gli stessi grazie alla parteci pazione popolare.
Il nastro ciclopedonale e la Via dei Santi, interventi presentati dallo studio Cia ramella e dall’arch. Volpe, fanno un po’ da collante alle varie ristrutturazioni e ri qualificazioni che verranno messe in atto ed hanno l’in tento di unire i punti cardine della città e offrire una mo
bilità più sicura e a portata di abitante. Studio Battista Associati, con l’ing. Andi ni, ha presentato il restauro della Chiesa del Carmine, adiacente alla piazza ‘del cemento’, Piazza Cirillo. Si sono susseguite, con tan to di proiettore e relazione tecnica, le presentazioni di una struttura socio- educa tiva per l’infanzia che sor gerà nel quartiere Stella in uno spazio confiscato alla camorra e le ristrutturazioni dell’ex-Tribunale, dell’exMunicipio e del casotto cen trale del parco Michelange lo, ideato per accogliere un centro per la biodiversità, progettato da Studiolibero Architettura (in foto). L’exMunicipio in piazza Cirillo dovrebbe diventare un cen tro per la creatività giova nile, la cui presentazione animata, a opera dell’arch. Francesca Avitabile e dei progettisti RTP “Mauro Smith Architetto”, ha saputo suggestionare i presenti in sala.
L’unico intervento da parte della cittadinanza si è avu to alla presentazione del PF8, ossia il parco di via Boccaccio, dove ad affian care l’arch. Bianca Senese e lo studio di progettazione
“Progetto verde società co operativa a RL”, c’è stato l’intervento della comunità di Terranostra che ha posto l’attenzione sui bisogni dei cittadini e sulle proposte di futura gestione partecipata del parco, come degli al tri beni comuni della città. Il progetto esecutivo è in ritardo, perché le caratte rizzazioni del suolo erano propedeutiche all’inizio della progettazione. Ciono nostante, si prospettano la consegna del progetto entro fine anno e l’inizio dei la vori entro la primavera. Ha concluso le presentazioni il PF9 riguardante la ristruttu razione del teatro della M.L. King e degli spazi del Mu seo d’Arte Contemporanea (CAM) di Casoria.
Erano presenti per i saluti il Sindaco Raffaele Bene e il presidente dell’Ordine Ar chitetti prof. Lorenzo Capo bianco.
Quest’ultimo ha sottolineato l’importanza di interazione tra Comune e Università,
quanto sia innovativo il la voro egregiamente svolto dal prof. Enrico Formato e da tutta la squadra di profes sionisti e studenti di Archi tettura, ponendo infine un piccolo accento sull’impor tanza del coinvolgimento della comunità di riferimen to nella progettazione del
parco Terranostra. Presente alla presentazione anche il Senatore Tomma so Casillo, che ha ironiz zato contro chi lo definisce il vero sindaco della città. “Se sono qui è per dare la mia disponibilità, come presidente della SORESA, a supportare il Comune di
Casoria. Questo incarico mette a dura prova anche la mia esperienza, il presidente De Luca mi ha dato fiducia e speriamo di dare risposte anche ai nostri territori, perché attraverso conven zioni la SORESA può dare supporto ai Comuni, lad dove i Comuni lo vogliano, nelle procedure di gara” –ha affermato Casillo a mar gine della manifestazione, ai microfoni di NanoTV –“Mettiamo da parte le po lemiche, in momenti come questo serve che la politica tutta, anche le opposizioni, si possano impegnare per dare risposte concrete alla città”.
Nell’attesa dell’apertura dei cantieri e di avanzamenti re ali per il miglioramento del la vita degli abitanti e delle abitanti, bisognerà monito rare i vari interventi e spera re che tutte queste aspettati ve non siano disattese, bensì rappresentino nuova energia per lo sviluppo del nostro territorio.
I DIRITTI NEGATI PER CHI ABITA IL CAMPO ROM
“Il Campo Rom di Casoria è ormai una casa, a tutti gli effetti, per genera zioni di persone, ragazzi e bambini. E’ lì che si svolge la loro vita, lì che tre generazioni conserveranno ricordi di infanzia, di coppia, di maternità e paternità e di anzianità. Una casa, tuttavia, che diventa confinamento per effetto dell’inerzia amministrativa”.
Non usano mezzi termini e bacchettano l’amministrazione comunale, per la ne gligenza nei confronti dei cittadini Rom casoriani, dei loro bisogni inascoltati, dei loro diritti calpestati: associazioni, volontari e abitanti del campo ‘del Can tariello’ in via San Salvatore, scrivono al Sindaco e a vari funzionari, per chiede re un urgente tavolo di confronto per la risoluzione di annosi problemi, legati ai diritti civili, all’istruzione, alla salute, di chi vive sotto le rampe stradali nei pressi dell’Ikea.
Nel 2019 sembrava essersi avviato un confronto proficuo, per il superamento del modello campo e il raggiungimento di tutti gli obiettivi possibili per rendere la vita dignitosa a cittadini italiani che, per vari motivi, intralci burocratici, inef ficienza degli uffici, restano stranieri in casa propria.
Un milione e 770mila euro sono stanziati per soluzioni abitative e progetti di inse rimento sociale, fondi che il prefetto non sblocca e per i quali l’ultimo sollecito istituzionale è arrivato nel dicembre ’21 dall’assessora Riccardi. Troppo poco, a fronte di una situazione che ha del para dossale e che potrebbe risolversi con un po’ di impegno e volontà politica in più. Impegno e volontà su questo fronte sono proprio gli elementi che sembrano man care al Comune di Casoria, stando alla lettera di denuncia, che accosta alle ri chieste e alla narrazione dei fatti, anche i riferimenti legislativi: “vivere nel Campo Rom di Casoria è significato, per i suoi abitanti, dover sgomitare costantemente per ottenere il riconoscimento dei più elementari diritti da parte delle Ammini strazioni statali e locali, ottenendo trop po spesso risposte tardive ed inefficaci a problematiche che, a fronte dell’assenza di una progettualità strutturata di inclu sione, si ripresentano in modo ciclico: trattasi dell’assenza di ambulatori STP
dedicati, della mancanza di un piano concreto di inserimento abitativo, del negato accesso all’istruzione per minori in età d’obbligo di istruzione, delle diffi coltà di accesso alla residenza di pros simità presso la Casa Comunale, della mancanza di riconoscimento di uno status giuridico ad adulti e minori nati e cresciuti in Italia, dell’assenza di un accordo stabile sulla raccolta dei rifiu ti prodotti sul campo e più in generale, della frequente tendenza dell’Ammini strazione comunale a dinegare o procra stinare impegni che rientrerebbero nelle sue proprie competenze e funzioni, quali il rilascio di atti e documenti utili o l’in tervento tempestivo in situazioni di ille gittima vacanza di diritti”
Sul diritto all’abitare, si sottolinea quan to la credenza che i Rom vogliano autoisolarsi per questioni etniche sia anacro nistica e si fa riferimento alla volontà più volte manifesta dagli abitanti del campo di una regolarizzazione e, sotto continua minaccia di sgombero, soluzioni alterna tive reali e dignitose per le famiglie. Col suo fare l’amministrazione rischia, altresì, di ledere anche il diritto all’i struzione per tanti minori del campo, su tutte due giovanissime donne, Jennifer e Valentina, promosse alle medie a pie ni voti e ammesse alle scuole superiori
solo grazie alla mediazione dei volontari e solo temporaneamente, visto che il Co mune di Casoria deve ancora autenticare il loro certificato di nascita, atto prope deutico per l’ottenimento di un codice fiscale e conseguentemente per la defi nitiva e regolare iscrizione a scuola. “I nomi di questi minori sono presenti nei registri di nascita italiani, tendenzial mente tutti nati negli ospedali di Acerra ed Aversa, dunque in possesso di certifi cati di nascita ed estratti di nascita. An cora, sono inseriti nei censimenti della popolazione Rom di Casoria a disposi zione dell’Amministrazione comunale – ultimo risalente al febbraio 2020 – e tuttavia, incontrano difficoltà di accesso all’istruzione a causa dell’assenza di un documento identificativo e di un codice fiscale”.
Risultati sul diritto di soggiorno regolare sono arrivati per alcuni abitanti del cam po, grazie all’impegno di avvocati e vo lontari, che continuano a trovare ostacoli spesso insormontabili per raggiungere tali riconoscimenti per tutti e tutte. “Nel corso di circa diciotto mesi si è ottenuto il riconoscimento della protezione in ternazionale nei confronti di sei abitan ti del campo, tutti nati in Italia, tra cui tre minori, che per la prima volta hanno avuto riconosciuto il diritto all’iscrizio
ne al servizio sanitario nazionale e ad un medico di base. Ancora, numerosi nuclei sono in attesa di convocazione presso le competenti Autorità per la for malizzazione della propria domanda di regolarizzazione. Il 30 giugno 2022 un neomaggiorenne abitante dal campo ha ottenuto la cittadinanza italiana ex art. 4 co. 2 L. 91/1992, grazie al prezioso contributo della Dott.ssa De Rosa Uf ficiale di Stato Civile presso il Comune di Casoria. Al momento in cui si scrive, sono in corso due richieste di cittadi nanza inoltrate ai sensi della stessa leg ge al medesimo Comune. Si ritiene che tali risultati rappresentino il doveroso riconoscimento di diritti fondamentali, operazione nella quale l’Amministrazio ne Comunale sarebbe chiamata a gioca re un ruolo attivo e decisivo”
Forse meno importante dell’accesso all’istruzione e alle cure, ma comunque esemplificativa della situazione, è la questione rifiuti: le promesse di raccol ta differenziata e di bidoni per il campo sono andate nel dimenticatoio, quando
già due anni fa gli abitanti e le abitanti del campo si erano impegnati a richie dere progetti educativi e maggiore pre senza di Casoria Ambiente per evitare i cumuli e garantire la salubrità dell’area. Così non è stato. A inizio novembre, per due giorni, i cittadini di via San Salva tore hanno ripulito la strada adiacente
al campo, rendendola sicura per le auto, liberandola dalle erbacce e dai rifiuti. In un video girato da una donna del campo, le guardie ambientali si complimentano con gli improvvisati netturbini, ma oltre ai complimenti non è ancora arrivato, dopo quasi due settimane, un camion a ritirare i sacchi di rifiuti sistemati a bor do strada.
Per tutte le motivazioni di cui sopra, “si ritiene indispensabile aprire un Tavolo di confronto con l’Amministrazione del Comune di Casoria, partecipato in spe cial modo dai destinatari della presen te, dagli scriventi e delegati del Campo Rom, con il fine di intraprendere un per corso sinergico con l’Amministrazione Comunale, ove il progetto di volontaria to avviato dagli scriventi, possa coordi narsi con attività, compiti e funzioni di competenza amministrativa. Confidan do nell’univocità dei rispettivi intenti ed interessi da tutelare a favore della popolazione del Campo Rom di Via San Salvatore, si chiede formalmente un in contro presso la sede comunale”.
“LA FOTO DEL GIORNO”: LA COSTANZA PAGA!
“Qualcosa otteniamo”. Inizia con questa sintetica frase una re cente puntata di “La Foto del Giorno” programma condotto dal nostro Direttore Nando Troise che va in onda su Nano TV. Il Direttore si riferisce a due foto inviate da un web spettatore e che immortalano i lavori di messa in sicurezza di Via Cardina le Maglione. “Visto come servono i servizi che fai? Apertura strada a metà. Lunedì il resto” è il commento dell’autore delle foto. Nel corso della puntata, poi, il Direttore da notizia anche di altri due piccoli risultati raggiunti: la botola pericolante di Piazza Trieste e Trento, che da novembre 2021 è stata ogget to di costanti segnalazioni da parte dello stesso Troise, è stata finalmente riparata e sono state finalmente realizzate le strisce pedonali in Via Principe di Piemonte e SS Sannitica numero 87. Sono, forse, piccole cose ma che messe insieme rendono più vivibile il territorio. Gioire per le cose ottenute è lecito e giusto ma ce ne sono anco ra parecchie da ottenere. Una delle tante è il grossolano errore relativo allo stemma ufficiale del comune di Casoria. In molti documenti ufficiali e su molti cartelli stradali campeggia, in fatti, uno stemma sbagliato. Sembra una minuzia ma, nei fatti, non lo è. Come può definirsi credibile un Comune che non sa neanche qual è il suo simbolo ufficiale? Ad ogni modo, piano piano, le cose stanno cambiando: il vero stemma sta già com
parendo in molti documenti ufficiali e già molti cartelli stradali sono stati sostituiti.
Le battaglie del Direttore e di tanti casoriani per bene non si fermano e non si fermeranno mai. Perché se è vero che “una noce nel sacco non fa rumore” è altrettanto vero che “Gutta cavat lapidem” (la goccia scava la pietra). Non bisogna mai stancarsi di segnalare, non bisogna mai smettere di combattere per quello in cui si crede. Non bisogna arrendersi. Mai.
IO RACCONTO STORIE magazine
SABATO ANGIERI: RACCONTARE LA GUERRA
Giornalista viaggiatore, volitivo e appassionato, curioso e temerario, Sabato Angieri, dalle pagine de Il Manifesto e dagli schermi de LA 7, racconta con coraggio e determinazione l’orrore di una guerra fratricida folle e crudele che ha precipitato il mondo sull’orlo dell’abisso
Nato sotto il segno del Sagittario, il 15 dicembre 1988, Sabato intuisce la po tenza della parola scritta fin da bambi no e si affida al magico tappeto volante delle pagine dei libri per visitare mille e uno mondi e viaggiare nel tempo e nello spazio, ovunque la sua vorace smania di esploratore-lettore lo spinga, in parti colare alla scoperta delle antiche civiltà e dei grandi fatti del passato che com pongono il mosaico della nostra Storia. E leggere, lo sanno bene i lettori, è una delle droghe più potenti che possiamo somministrare al cervello, senza che l’assuefazione tolga nulla alla gioiosa esaltazione che attraversa ogni fibra del corpo ogni volta che gli occhi ac carezzano nuove pagine che raccontano nuove storie e ci trascinano in nuove inenarrabili avventure, concedendoci il raro privilegio di vivere un’infinità di vite oltre la nostra. Potenza della paro la, la parola dei grandi narratori, quelli che ti segnano l’esistenza e che ti co
stringono a non smettere mai di cerca re, di sognare, di leggere, di viaggiare. Al liceo viene folgorato dalla poesia di Baudelaire e Francesi Maledetti, Lo Straniero di Camus è la pietra d’inciam po che lo induce ad eleggere l’autore transalpino a suo maestro di scrittura. E infatti scrive, firmando sul giornalino della scuola i suoi primi articoli e tes sendo versi e trame che tiene nel cas setto. Dopo i Grandi Classici francesi, volge lo sguardo oltreoceano ai Grandi Narratori Americani, che gli saranno fa tali, come Kerouac, che Sabato divora. Sulla strada gli buca il cuore e innesca in lui quella fame di viaggio che il ra gazzo alimenta da quando era piccolo, nutrendosi di libri e sogni. Sabato stu dia e lavora, fremendo voglia di indi pendenza: dal commesso in un negozio di computer, al cameriere nei ristoranti. La smania del viaggio lo divora e, gra zie all’Erasmus, durante l’università, vola a studiare letteratura a Parigi, dove
rimane quasi tre anni. Viene poi il gior no in cui, laurea magistrale in Lettere conseguita per puro interesse culturale presso La Sapienza di Roma in tasca, zaino in spalla e sguardo all’orizzonte, il giovane viaggiatore parte per la sua prima avventura, destinazione Australia appena ventitreenne.
La passione per il viaggio è stata sem pre forte in me, ma non potevo permet termi di fare il Grand Tour ottocentesco, quindi, appena arrivato, ho cercato la voro e l’ho trovato in un cantiere. Ho sempre avuto una buona manualità ed avevo l’occasione di vivere l’esperien za di Kerouac: avviarmi “sulla strada” e trovare di che sostentarmi man mano. Mi sono trasferito in posti diversi, ar rivando poi a lavorare in una Farm, una fattoria, come molti stranieri che vanno lì per quella che si chiama Wor king Holiday Visa: se lavori tre mesi in una Farm il governo ti concede un visto per un anno, che si può estendere
continuando questo lavoro. Ottenuto il visto, mi sono successivamente spostato in una città che si chiama Britten, dove ho conosciuto Lars, un danese che era lì dagli anni ’70 e stava costruendo una barca e ho iniziato a lavorare in can tiere con lui, finché la due alberi non fu finita e Lars mi chiese se volessi im barcarmi con lui e lavorare come mari naio. Ovviamente accettai. Navigammo due mesi nel sud-est del Pacifico. Cosa ti è rimasto di quei due mesi in barca?
Fu un periodo incredibile. La prima cosa che ho visto è stata la barriera corallina australiana: un arcipelago di isole per la maggior parte disabitate, dove arrivi dal mare come fossi il primo esploratore che ci mette piede. Anche se sai che non è vero, è una sensazio ne molto peculiare. Conservo i raccon ti degli armatori che ho conosciuto in quei mesi, gente che veniva da tutto il mondo: Inghilterra, Francia, America, Sud Africa. Ho conosciuto uno scozzese che aveva deciso di non usare nessuno strumento elettronico a bordo e faceva tutto con il sestante e le carte! Da lì sono arrivato nelle Molucche, il primo arci pelago colonizzato dagli olandesi. Sono rimasto un po’ lì e poi mi sono spostato a Bali. Per varie questioni sono poi ri entrato in Australia e poi a Roma, per una breve pausa, dopo due anni dalla partenza. Ma quasi subito sono ripar tito e per circa dieci anni non mi sono mai fermato: Canada, USA, Argentina, Cuba. La formula era sempre la stessa: arrivavo e cercavo lavoro, ma accom pagnando sempre tutto con la scrittu ra. Inviavo piccoli racconti di viaggio ad amici e conoscenti, continuando ad impegnarmi in quella che per me era proprio una pratica personale, al di là dei vari sbocchi professionali o di car riera: ho sempre scritto, a prescindere da qualsiasi cosa. In una parentesi tra un viaggio e l’altro, ho poi iniziato a
lavorare come traduttore dall’inglese e dal francese all’italiano e quindi mi portavo i libri da tradurre in giro per il mondo. Tornato in Italia, al Salone del Libro di Torino ho visto lo stand di Lonely Planet, casa editrice notissima che si occupa solo di libri di viaggio e guide, mi sono avvicinato e rivolgen domi alla signora che mi sono trovato davanti ho detto: “Io nella mia vita non ho fatto altro che viaggiare e scrivere: ma perché non mi date un lavoro?”. Ho scoperto poi che era uno dei responsa bili editor: ho fatto colloquio e prova di scrittura e ho iniziato a lavorare per Lonely Planet per un periodo. Finalmente qualcuno ti pagava per fare quello che ami: viaggiare e scrivere!
Eh sì, solo che poi è scoppiato il Covid e gli ultimi arrivati sono stati i primi ad andare e io mi sono trovato in questa situazione.
Quando c’è stata la svolta che ti ha portato ad essere un cronista di guer ra?
Nell’autunno del 2020. Per uno dei miei viaggi mi trovavo a vivere in California dove avevo conosciuto degli Armeni. Quando è scoppiata la guerra Nagorno Karabak, nel settembre 2020, gli scrissi per sapere come stessero, dove fossero e se io potessi essergli utile in qualche modo e li sentivo veramente distrutti. L’Armenia è un Paese che ha sofferto tantissimo, già dal genocidio di inizio ‘900 e poi per la diaspora che c’è stata. In Armenia vivono tre milioni di abitan ti e all’estero, contando i discendenti di prima e seconda generazione se ne con tano sei-sette, oltre il doppio che in pa tria. Sentendo la loro sofferenza e con l’intenzione di fare qualcosa per loro, ho deciso di andare in Armenia. Sono arrivato quasi alla fine della guerra. Quella è stata la mia prima esperien za sul campo con l’intento di produr re un lavoro giornalistico. Ho girato
un video, un breve documentario della guerra, con le interviste, i luoghi che ho visitato e ho iniziato a proporlo a varie redazioni. Io ho sempre pubblicato ar ticoli, anche quando ero all’università; infatti, ho il tesserino dell’Ordine dei Pubblicisti, ma il mondo del giornali smo è molto chiuso e ho ricevuto poche risposte, tra cui solo un paio positive. Ho pubblicato su Il Fatto Quotidiano e su Il Manifesto, con cui ho iniziato da allora un rapporto continuativo, occu pandomi di Est Europa e di Corno d’A frica. Nello stesso periodo ho parteci pato ad un bando europeo con l’intento di creare una realtà dove persone come me o colleghi che volessero scrivere o raccontare tramite video, documen tari e altro potessero trovare spazio. La mia proposta consisteva nel fonda re una rivista, una piattaforma che si occupasse di veicolare questo tipo di contenuti. Dopo molte selezioni, l’ho vinto e ho fondato L’Atlante, che ha da poco compiuto un anno, con la quale avevamo avuto l’intuizione di realizza re una serie di documentari in Est Eu ropa nell’estate del 2021 per indagare come i paesi dell’ex Blocco Sovietico, in particolare Polonia, Bielorussia, Ucraina e Ungheria si approcciasse ro alla contemporaneità e soprattutto perché, in Ungheria e Bielorussia fos se forte la tendenza a derive naziona liste e autoritarie. Abbiamo realizzato il primo documentario in Ungheria dove, in quaranta giorni abbiamo fatto oltre centoventi interviste a personaggi di primo piano di tutti i partiti tranne che di quello di Orban. Lì ho avuto il primo impatto forte col mondo ex so vietico e le sue contradizioni. Ad esem pio, nelle campagne la gente è razzista quasi per indole: chiunque viene da oltre frontiera è percepito come qual cosa di diverso, mentre i ragazzi nelle città dicono che non ne possono più di vivere lì, perché qualsiasi cosa fai ti
controllano ed è mal vista e intanto gli esponenti della destra cittadina parla vano di sostituzione etnica e di difesa dei valori. Dovevamo realizzare gli al tri tre documentari, ma la notte del 31 gennaio al termine dell’inaugurazione, sono tornato a casa dopo mezzanotte con l’idea in testa di andare a vedere cosa succedeva in Ucraina, perché già da dicembre si parlava di truppe rus se affollate al confine e dell’ipotesi di escalation. Così alle cinque del mattino sono partito. Che aria c’era in Ucraina il primo febbraio? La gente percepiva il peri colo?
La cosa singolare era che nell’est, a Kharkiv, vicino al confine russo, era no sicuri dell’invasione russa. Quando scrivevo alle redazioni quello che stava succedendo nessuno mi credeva. An che a Kiev era forte la coscienza che qualcosa stesse per succedere, ma il posto che ricordo fortemente condizio nato da un’aria tetra è stato Mariupol, dove c’erano posti di blocco e attività militari già due settimane prima della guerra. Io ero lì come freelance, senza retribuzione di testata alcuna e così ho fatto come sempre: camminare, cam minare, camminare e parlare con tutti e raccogliere testimonianze di chi era nato, cresciuto e viveva lì, per cerca re di comprendere il più possibile di quella realtà che mi era intorno. Qui da noi la visione dell’Ucraina, come altri dell’Est Europa è molto polariz zata, ovvero c’è già un’idea del Paese, che varia a seconda della parte politica che la racconta, se di destra o di sini stra. La mia curiosità era invece sapere com’era davvero.
E com’è “davvero” l’Ucraina? O almeno com’era prima della guerra? Ho visto un paese già in forte tensione. Tensioni interne o esterne?
Da entrambi i lati: esterne per la faccia reale, per loro palpabile, della Russia
e interne perché in politica interna fino all’inverno del 2021 la situazione non era rosea. Il governo di Zelensky aveva ricevuto diverse critiche, in particolare per le misure anticorruzione che stenta vano ad essere messe in pratica, per le misure sugli oligarchi…
Cosa non era gradito nelle misure anticorruzione e oligarchi? Non erano abbastanza forti?
Non abbastanza. Quelle misure era no state i suoi cavalli di battaglia in campagna elettorale, ma faticavano ad essere introdotte. Bisogna però con siderare che non solo l’Ucraina, ma tutti i Paesi dell’Est Europa avevano la tendenza forte alla corruzione fin dagli anni ’90, dopo la caduta del blocco so vietico, quando gli speculatori, spesso occidentali, arrivavano e compravano tutto, mettendo su un sistema basa to sui favori, sulle tangenti, eccetera. Uno dei cavalli di battaglia di Zelen sky era stato dire basta a tutto ciò. E alcuni prima della guerra, con i quali mi è capitato di parlare, lamentavano che non l’avesse fatto abbastanza. Solo che con lo scoppio della guerra si sono tutti ricompattati attorno a lui che, ve nendo dalla televisione e abituato ai riflettori, è un grande comunicatore e si è rivelato una figura molto utile alla causa ucraina. Non si può dire che non sia stato anche lui uno dei punti cardi ne della resistenza ucraina, perché è riuscito a trasmettere al mondo l’idea della resistenza ucraina, anche grazie ai simboli: dal 24 febbraio si presenta ovunque in tenuta militare, da subito la retorica impostata dall’Ucraina è stata europeista, atlantista nel senso dei va lori, ovvero venite ad aiutarci perché qui si difendono anche i valori di casa vostra, noi siamo come voi, cosa che non era mai stata, perché l’Ucraina era sempre stata recepita come una sorta di appendice della Russia. Scoppia la guerra e…?
…e inizio a ricevere chiamate da quelli da cui avevo ricevuto risposte sibilline: televisioni, radio… mentre Il Manifesto aveva riconosciuto già da prima che la situazione stava precipitando e pub blicava da tempo racconti e interviste che io inviavo. Alle cinque del mattino del 24 febbraio ero a Kiev, ricevo una telefonata allarmatissima dalla mia compagna che mi chiede dove sono e mi dice che è scoppiata la guerra. E in quel momento partì la sirena che avvi sava del primo bombardamento. Sono seguiti giorni difficili, perché Kiev i pri mi giorni è stata presa alla sprovvista: avevano chiuso quasi tutti i negozi, i pochi alimentari aperti avevano code chilometriche e c’era l’impressione che i russi potessero arrivare da un momen to all’altro. La gente scappava come poteva e il clima era pessimo. La not te si dormiva come si poteva nei rifugi improvvisati: garage, cantine, stazioni della metro. Quello è stato il mio impat to con la guerra. Dopo di che? Mi sono spostato prima a Leopoli, dove mi sentivo fuori luogo venendo da Kiev, perché la vita era un po’ più normale. Sono rimasto pochi giorni, ho raccolto qualche storia, ma poi sono andato ad Odessa che già prima della guerra era fortemente militarizzata. Fuori dal mio hotel c’erano due carrarmati sempre pronti al tiro, le strade erano deserte e c’era un posto di blocco ogni cento metri e cavalli di frisia (rudimentali ostacoli difensivi ndr), fortificazioni ovunque, perché si aspettavano che i russi arrivassero da un momento all’al tro via mare. L’immagine era surreale: una bella città ottocentesca, completa mente imbiancata dalla neve, in cui le uniche ombre erano i posti di blocco e i cavalli di frisia. I russi però non arri vavano e allora mi sono spostato più a est, a Nikolaev, dove la situazione era diversa perché è la città che ha tenuto
Piazza Benedetto XV, 5/A 80026 Casoria (NA) itegas.srl@libero.it Tel. 081. 757.31.07 338.490.71.90 339.415.87.00
il fianco a Odessa e ha sofferto tantissi mo: da mesi a Nikolaev non c’è acqua, hanno dovuto pompare acqua salata insieme a quella dolce perché i russi hanno bombardato le condutture, le interruzioni di corrente sono frequen tissime, i bombardamenti sono pesanti e costanti. Una situazione molto più drammatica a livello umano e ovvia mente molto più pericolosa. Poi mi sono reso conto che erano passati più di ottanta giorni da quando ero parti to e che le cose che scrivevo iniziavano a piacermi un po’ di meno: mi sentivo troppo dentro il contesto e ad aprile ho deciso di tornare. Però nella settimana in cui sono rimasto qui ho continuato a scrivere di Ucraina e non uscivo perché non volevo che nessuno mi chiedesse com’era la situazione e soprattutto non ero abbastanza sereno perché qualcu no mi venisse a dire secondo lui come stavano le cose lì dove io ero stato fino al giorno prima e mi desse la sua veri tà. Il dibattito sull’Ucraina in Italia in quei mesi era fortissimo e ognuno si era fatto un’opinione che spesso poi, come succede in queste cose, diventa una ve rità personale. Non ce la facevo a stare e sono tornato in Ucraina, ma nell’est: sono andato nel Donbass, a Karkiv e lì ho trovato una realtà molto più dura a livello bellico. È dal 2014 che lì ci sono diversi fronti aperti o comunque linee di contatto con i russi e ho raccolto sto rie molto più dure da sopportare e da raccontare, ma molto ricche ed emozio nanti, che mi hanno lasciato un carico emotivo non indifferente, ma mi han no consentito di essere a contatto con il lato più interessante di una guerra per un giornalista, per un narratore: il lato umano. In guerra capita che le barriere sociali che separano gli indi vidui, come la conoscenza, o stringere rapporti e diventare amici col tempo, saltano completamente e ti ritrovi sotto un bombardamento con un soldato che ti piange a fianco e ti racconta di sua madre, della sua infanzia, della sua fa miglia, come se fosse tuo amico da tutta la vita. E questo da una parte è molto bello, dall’altra è molto pesante. Come hai fatto e come fai a reggere tutto questo?
La scrittura è la mia grande alleata. Quasi come una seduta di psicoterapia tutte le sere consegnavo le storie al fo glio di carta e dopo mi sentivo sempre un po’ alleggerito e questo nell’imme diato mi ha aiutato a buttare tutto fuori. Nei mesi poi, mi sono reso conto che in
realtà quelle cose sono dentro di me or mai come dei macigni ed escono fuori quando meno te lo aspetti e ti influen zano in alcune cose che tu non pensavi fossero state intaccate.
Per esempio?
Per esempio, il rapporto col mondo che ti circonda: ti capita di ascoltare una storia, una sciocchezza e ti viene in mente la stessa storia, la stessa scioc chezza, raccontata però da un uomo che sta rischiando la vita dentro una trincea, o da una madre che ha appe na perso il figlio dentro ad un palazzo sventrato che è davanti a te e da cui esce ancora il fumo. E ti rendi conto an che di quanto sia gravoso e serio e im portante il mestiere dell’informazione, perché fare informazione non corretta significa che poi il pubblico si crea una visione distorta di quella realtà. E chi ci va di mezzo è non solo la verità, ma sono quelle persone che tu hai cono sciuto, che dovranno subire sulla loro pelle anche una percezione distorta da parte degli altri Paesi perché la tua penna, la tua macchina fotografica o la tua telecamera hanno raccontato una storia he non corrisponde alla verità. Lì veramente ho iniziato a sentire tutta la responsabilità che avevo di fronte a quelle persone e che è quella che mi ha guidato in tutti i racconti che ho fatto. Molto spesso ho raccontato di ucraini che davano la colpa di quello che acca deva all’esercito ucraino. Il Manifesto è stato l’unico a pubblicare queste sto rie e non per faziosità, non per dire che i russi avessero ragione, ma solo per far sapere che le persone che stavano in quel posto raccontavano questo. Ci sono persone nell’Est che sono nate e cresciute nell’Unione Sovietica, che guardano la televisione russa, che an che di fronte all’evidenza condivideva no la versione della TV russa e diceva no “No, qui sono stati gli ucraini.” Tu lì ti trovi di fronte a una scelta: la cosa o la racconti, o dici che questi non capi scono niente, hanno subito il lavaggio del cervello dai media russi, quindi la loro testimonianza non vale. Io perso nalmente non credo che sia così e che anche la loro testimonianza valga, an che perché se non si spiega come siamo arrivati a questa guerra.
E tu che l’hai vista e la segui da vi cino, ti sei fatto un’idea di come si sia arrivati a questa guerra e come e quando se ne uscirà?
Quest’ultima settimana si sono aperti diversi spiragli, soprattutto da parte
americana, che hanno più volte evocato la necessità di interrompere la guerra. Il punto è che da un lato Putin non può permettersi di ammettere di dire ai suoi di aver sbagliato, così come, di fronte all’esercito e alla popolazione ucrai na, agli Stati che lo hanno sostenuto fornendogli armi e sostegno e col resto che sappiamo, Zelensky non può capi tolare. L’esercito, gli estremisti e molta parte della popolazione non glielo per metterebbe. Anche lui ha un po’ le mani legate.
Quello che vedo io è una situazione nella quale la pace ha veramente poco spazio, perché, se ci dovesse essere un cessate il fuoco domani, credo che questo conflitto non finirebbe, ce lo troveremmo tra qualche mese o qual che anno, il tempo di riorganizzare le truppe, perché oramai è una situazione incancrenita, fortemente militarizzata e in tutti i contesti in cui c’è una mi litarizzazione così pesante è molto più probabile che ci siano delle recrude scenze. Anche perché secondo gli stu di statistici fatti dagli analisti militari, una guerra in contesti a rischio, ha una percentuale altissima di recrudescen za nei primi tre anni, superati i quali si abbassa. Però quello che vedo è che l’insistenza sulla necessità della vitto ria ucraina a tutti i costi e dell’annien tamento della Russia porta in realtà ad una situazione pericolosissima. Ieri il capo degli stati maggiori congiunti americani, il generale Minley, ha detto che stando a quanto lui vede, potrebbe darsi che in Ucraina siamo già al punto in cui nessuno dei due eserciti può ar rivare alla vittoria. Militarmente vuol dire che questa situazione provoca sol tanto decine di migliaia di morti senza arrivare mai a un punto.
E quindi?
E quindi non c’è un quindi: bisogna da una parte sperare che ciò che noi vediamo sia meno di quanto accade, ovvero che le diplomazie si stiano muo vendo sottotraccia per sapere cosa sia irrinunciabile da una parte e cosa lo sia dall’altra e cercare di trovare una mediazione.
E tu che sei stato lì quanto credi a questa possibilità?
Ad essere proprio onesto io credo che l’unica via per una pace in tempi rapidi sia che gli USA decidano di costringere l’Ucraina a trattare e a dare qualche tipo di assicurazione alla Russia e li facciano mettere a un tavolo. Io penso che l’unica possibilità reale sia quella.
IL NAPOLI FINORA HA LASCIATO AGLI ALTRI SOLO LE SPERANZE
41 punti in 15 giornate, con 13 vitto rie e solo due pareggi, hanno generato il vuoto alle spalle. Nessuno conosce il futuro, neanche chi si sta dilettando a fare il mago con il malcelato intento di trasformare le proprie speranze nella realtà che, invece, è diversa. È un mec canismo tautologico, l’immaginazione regala scenari che appartengono ai pro pri desideri e non a fattori che si pos sono toccare con mano nella realtà. Le certezze albergano solo in ciò che è già accaduto, trovano una sintesi nella clas sifica ma ancora più espressione in ciò che ha fatto vedere il Napoli sul campo per qualità di gioco, capacità di adattar si alla partita e di sfruttare la profondità della rosa.
Il recentissimo passato dice che il Na poli è andato in fuga, l’ha fatto meri tatamente con la Champions che ha legittimato il proprio valore. È l’unica squadra italiana che ha passato il turno con due turni d’anticipo, non ha dovuto attraversare le vie dell’inferno per an dare agli ottavi di finale ma ha chiuso davanti al Liverpool il proprio gruppo. Si parla troppo poco del fallimento eu ropeo della Juventus che ha chiuso il girone con tre punti, vincendo solo in casa contro il Maccabi Haifa. La fortuna stavolta ha assecondato i meriti: i Reds hanno beccato il Real Madrid con il ritorno al Bernabeu per aggiungere un altro atto all’eterna sfida di Carlo Ancelotti, il Napoli affronterà l’Eintracht Francoforte.
Prima in Germania, poi al Maradona, un fattore che rimane un vantaggio an che quando i gol in trasferta non valgo no più doppio.
Gran parte dei media italiani riflettono le gerarchie socio-economiche del Pa ese, vanno nel vento di Inter, Milan e Juventus: si tratta un po’ di marketing e anche di equilibri che si manifestano riflettendo la storia del Paese.
Il Napoli ha lasciato alla narrazione altrui le briciole, l’idea che ci si possa aggrappare solo a vaghe speranze: la sosta Mondiale, il ritmo che si spezza, Spalletti che crollerebbe nei gironi di ritorno. È accaduto soltanto all’Inter nel recente passato, in una squadra che non era certamente all’altezza per compete re con la Juventus di Allegri e il Napoli di Sarri.
Nella scorsa stagione gli azzurri hanno incassato un punto in più nel girone di ritorno, nella sua ultima Roma i giallo rossi hanno fatto record di punti, chiu so davanti al Napoli di Sarri mandato a fare i preliminari di Champions League al Nizza. Nella stagione precedente an che, quando subentrò a Rudi Garcia, il terzo posto della Roma arrivò con una cavalcata.
Il cammino è ancora lunghissimo, i tre minuti che hanno riaperto NapoliUdinese dimostrano che serve poco per riscrivere gli equilibri della classifica. È inutile pensarci ora, i tifosi del Napoli devono godersi il viaggio, il momento essendo pronti anche a supportare la
squadra se e quando avrà qualche dif ficoltà.
Il Napoli, invece, deve prepararsi al meglio per la ripartenza di gennaio, re cuperando Kvaratskhelia e Rrahmani e lavorando per incrementare la con dizione di Demme che è stato a lungo fuori e ha giocato poco.
S’attende il programma ufficiale, tra il ritiro ad Antalya e le amichevoli. Da questa sosta anomala può nascere l’op portunità per tutti di migliorare ancora, acquisire minutaggio e di conseguenza fiducia. Il Napoli ha fatto un percorso da marziani, dovendo affrontare an che il peso delle assenze, facendo a meno in momenti diversi di Osimhen, Rrahmani, Anguissa e Kvaratskhelia. Se proprio si dovessero individuare degli aspetti su cui migliorare ancora penserei a qualche gol subito di troppo, magari sulla concentrazione dentro l’a rea di rigore e sugli equilibri riguardo al 4-2-3-1 con Raspadori dietro la punta. Il Napoli ci ha provato due volte e in entrambe le occasioni Spalletti ha do vuto correggere la rotta. È accaduto nel primo tempo contro il Lecce e sul risul tato di 1-1 contro la Cremonese quando per una decina di minuti nel secondo tempo il Napoli sembrava aver perso un po’ le distanze.
Se il Napoli riesce a supportare que sta variante, potrebbe diventare una soluzione in più da aggiungere ad una macchina che ha fatto una prima parte di stagione da marziani.
COLPA E RISCATTO AL MONASTERO DELLE PENTITE A NAPOLI
25 NOVEMBRE – CASORIA
È necessario, anzi indispensabile, che la gioventù odierna prenda coscienza di come il sé femminile sia stato lungamente lacerato tra diritti e doveri, tra espressione e repressione, tra emozioni sincere e false apparenze, tra difficoltà e amarezze, sia nel pubblico che nel privato. Contraddizioni e ambiguità hanno costellato un cammino lun go e irto di ostacoli che ha compiuto la donna in quest›ultimo secolo, il cui approdo è sicuramente un traguardo di civiltà, di crescita dell’intera umanità, di rinascita dei generi maschile e femminile in una dimensione di nuova e concreta consapevo lezza.
In verità, questo percorso, tutto in salita, è sicuramente in fieri e tutte le occasioni sono opportune per sottolineare il rispetto che merita non solo l’uomo ma anche la donna.
Il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è uno dei tanti momenti di riflessione per ribadire che la donna non è un disvalore, per continuare a combattere pregiudizi e stereotipi di genere che determinano svariate for me di soprusi e di violenze.
Il 25 novembre, dunque, nella sala consiliare di Casoria, in piazza Cirillo, presenteremo l’ultimo romanzo di Giulia Cam pece “Colpa e riscatto al monastero delle pentite a Napoli”, edito dalla casa editrice D’Anna-Casoria. Questo romanzo, assolutamente da non perdere, è un ottimo strumento di cono scenza di una Napoli che fu; uno spaccato di vita di donne, vittime innocenti di tradizioni, usi, costumi, abitudini, supersti zioni, ambienti peculiari, situazioni caratteristiche della società novecentesca in cui queste drammatiche eroine hanno vissuto, amato, sofferto, sognato. Noi che conosciamo la “fatica di essere donne”, abbiamo volu to creare una nuova rassegna culturale dal titolo VOCE ALLE DONNE. La rassegna organizzata dall’associazione Clarae Musae in collaborazione con D’Anna editore, prende il via proprio il 25 novembre.
Quale data migliore per iniziare una rassegna al femminile? Quale testo più adatto di “Colpa e riscatto al monastero delle pentite a Napoli”, di Giulia Campece, D’Anna editore?
La rassegna VOCE ALLE DONNE, che gode del patrocinio morale del comune di Casoria, non vedrà alla ribalta soltanto donne, autrici di racconti, romanzi, versi ma anche uomini che
hanno saputo scrivere di donne con delicatezza e acume psico logico al fine di sottolineare quanto sia importante affermare e sostenere i diritti delle donne, riconoscerne le indiscutibili capacità, favorirne un reale empowerment dopo secoli e secoli di subalternità.
Vi aspettiamo, 25 novembre, ore 17, sala consiliare, piazza Cirillo - Casoria
UN NUOVO PARCO DI 30.000 MQ NASCERÀ A CASORIA
Casoria diventerà la città dei Parchi, stiamo mettendo in cam po sempre di più una visione GREEN. Purtroppo si pecca sul tema manutenzione del verde, dove a Casoria c’è ancora mol to, troppo, da fare. Dopo il parco al Quartiere Stella, da noi forte mente voluto, è la volta di un Parco (e scommettiamo che non sarà l’ultimo) a via Boccaccio.
Finanziato dalla Regione Cam pania nell’ambito dei PICS. È questa la visione di Città “euro pea” che merita una città di 80 mila abitanti.
Questo sarà anche un parco che si incardinerà con una lunga pista ciclabile, una visione green della nostra città. Ovviamente tutto questo ha senso se presto si affidano (per migliorarle) le tre aree a verde della città: i tre parchi di Arpino e la villa comunale di Casoria Centro, oggetto di un bando per essere affidate e recuperate. Poi sarà la volta del parco al Quartiere Stella (appena sarà inau gurato) e il parco Michelangelo (nel quale presto partiranno la vori). Poi non bisogna dimenticare tre piccole villette: quella di via Castagna, quella vicino Lidl e quella vicino Globo, ma non ultima la piccola area a verde vicino Muzzare’ a via DIAZ. Riporto qui (tratto dai PICS) una breve descrizione di quello che sarà il Parco a Via Boccaccio.
Il progetto attiene alla realizzazione di un parco pubblico su di un’area prossima alla stazione ferroviaria Rfi: un sito trasferito dal Demanio militare al Comune nel 2015 a seguito dell’ap plicazione della legge sul federalismo demaniale (delibera C.C. 71 del 29/11/2013); precedentemente ospitava un centro di stoccaggio di carburante, collegato alla linea ferrata e al vici no aeroporto di Capodichino. Insieme al campo-radar dove ora sorge il Parco Michelangelo, queste aree hanno rappresentato per decenni infrastrutture strategiche dell’Aeronautica Militare. Il sito di via Boccaccio, esteso per quasi tre ettari, è apparente mente inedificato; in realtà esso ospita diversi tipi di cisterne, le più grandi delle quali sono interrate e ricoperte da una folta vegetazione.
Il progetto ipotizza che il parco si strutturi come un mix di aree pubbliche (sentieri e parterre) e di “piazze bianche”: aree co munitarie, recintate con una siepe, che saranno messe a dispo sizione di associazioni e gruppi di liberi cittadini. La rete dei sentieri che attraversa lo spazio verde è connessa con il nastro ciclo-pedonale, di cui costituisce organica articolazione. Com patibilmente con i risultati che emergeranno dall’analisi am bientale, il progetto intende conservare le cisterne con la vege tazione che su di esse si è sviluppata, intendendole come riserve di naturalità e interdicendone prudenzialmente la fruizione da parte del pubblico. Su via Boccaccio, è prevista la costruzio ne di un edificio-rampa, con il tetto praticabile. L’edificio, a un piano, ospiterà servizi comuni (buvette, servizi igienici) e spazi da assegnare ad associazioni e comitati di liberi cittadini per lo svolgimento di attività culturali, aggregative, sociali. L’inter vento ha come finalità la promozione dell’inclusione sociale, il
appare fortemente frammen tato dal punto di vista spaziale e della possibilità di fruizione pubblica. Innanzitutto, separazioni, anche fisiche (muri e re cinzioni che spezzano i tracciati stradali), dividono il quartie re “privato” da quello “pubblico” (ex L. 167). Quest’ultimo, a causa di una dissennata attuazione del Piano di zona, si presenta come un mosaico di lotti residenziali - alcuni dei quali recintati (i “parchi”), altri con giardini aperti su strada (le “palazzine”) –disimpegnati da grandi assi stradali, misti a grandi spazi agricoli generalmente inutilizzati e in stato di abbandono. L’attuazione del Piano di zona è stata incompleta: gestita dalle cooperative che operarono per conto del Comune, non è mai stata completa ta con gli espropri e la conseguente sistemazione delle aree de stinate a standard di quartiere. Tanto paradossale è la situazione che negli anni gli abitanti della 167 hanno determinato con il loro stesso camminare sentieri nei grandi lotti abbandonati di cui si è detto (in particolare, permane oggi quello tra via Caru so e via Alfieri, utile per raggiungere in modo diretto il centro cittadino e la stazione ferroviaria). La situazione di inaccessi bilità è aggravata dalla sistemazione di via Boccaccio, arteria stradale dedicata al traffico veicolare, completamente priva di marciapiede. Il sito di intervento è praticamente invisibile dalla viabilità pubblica, a causa dell’alto muro in calcestruzzo armato che lo recinge. Il muro è stato edificato seguendo un perimetro più ristretto di quello catastale, lasciando una semi corona di aree libere sul lato Sud ed Ovest nella quale venivano svolte attività di tipo logistico. Negli anni, dopo la dismissione, questo spazio è stato utilizzato liberamente dai cittadini del quartiere (infatti dalle foto aeree si vede come, fino al 2008, il sentiero pedonale precedentemente citato si diramasse anche verso via Alfieri). Tuttavia, nel corso dell’ultimo decennio, è stata operata una vera e propria lottizzazione, anche con la realizzazione di mura di cinta, che le ha trasformate in lotti con diverse funzioni: giardini, orti, aree per deposito. Il sito ex militare, all’interno del recinto più ristretto di 27.000 mq, si presenta come un grande prato, corrugato dalle colline artificiali con i serbatoi interrati e la vegetazione sovrastante. I serbatoi interrati sono costituiti da cisterne in calcestruzzo arma to, ognuna delle quali ha una capienza di 1250 mc. Sono inoltre presenti: un serbatoio sopraelevato da 3 mc, una cabina di pro tezione catodica e due piccoli fabbricati, uno originariamente utilizzato come portineria e l’altro contenente una motopompa.
RUBRICA “L’AVVOCATO RISPONDE” DI MARIO SETOLA
Egregio avvocato, mi chiamo Enzo e scrivo da Afragola. Le pongo un quesito in materia di divisione di eredità in nome e per conto di una famiglia “amica”. Ci sono tre figli. La primogenita, circa 30 anni fa entrò insieme al marito a far parte della società del padre che gestiva un noto negozio afragolese, mentre gli altri due figli hanno scelto un lavoro diverso senza pretendere nulla. Alla figlia vennero anche intestati i muri del negozio. Dopo quindici anni la figlia e suo marito diventano unici proprietari della società (snc) essendo i genitori andati in pensione. Durante questi 30 anni figlia e marito hanno ampliato e migliorato con soldi propri l´azienda. All´atto della morte dei genitori, si viene a creare un conflitto: da un lato la figlia che sostiene di non dover nulla ai fratelli se non al massimo il valore dei muri del negozio, visto che l´azienda è andata avanti con gli sforzi anche economici suoi e del marito, mentre dall´altro lato i fratelli sostengono il contrario e che dovrebbero beneficiare anche delle fortune dell’attività. Chi ha ragione?
Gentile Enzo, le donazioni, effettuate in vita dal padre, in favore dei figli (tra cui i muri del negozio donati alla figlia) vanno considerate, in sede di riparto ereditario. Al momento della morte, infatti, è necessario procedere ad una particolare operazione algebrica, deno minata dal codice civile appunto colla zione. Si tratta di un istituto peculiare alla divisione ereditaria. Essa, come indica la parola stessa dal latino “cum fero”, è l’atto con il quale i discendenti e il coniuge del “de cuius” che accet tano l’eredità, conferiscono nell’asse ereditario (in natura o per imputazione) quanto ricevuto dal defunto in donazio ne. La collazione è obbligatoria salvo che il donatario ne sia dispensato dal donante nei limiti della quota disponi bile (737, I° co., cod. civ.). Nel loro caso tuttavia, pare non vi sia stata alcuna di spensa in tal senso. Secondo l’opinione espressa dalla Suprema Corte di Cassa zione, l’istituto della collazione trova il suo fondamento nella presunzione che il “de cuius”, facendo in vita donazioni ai figli ed al coniuge, abbia semplice
mente voluto compiere delle attribuzio ni patrimoniali gratuite in anticipo sulla futura successione. Pertanto, la colla zione serve a rimuovere la disparità di trattamento che le donazioni creerebbe ro ed a ristabilire la situazione di egua glianza tra coeredi. Con la collazione, il bene donato rientra immediatamente nella comunione dei coeredi. L’art. 737 cod. civ. sancisce che il discendente o il coniuge deve conferire “tutto ciò che ha ricevuto dal defunto in donazione, direttamente o indirettamente”. Tanto premesso, per rispondere nello specifi co alla tua domanda, occorre conside rare gli articolo 741 e 743 del codice civile. Ai sensi dell’articolo 741 “E’ soggetto a collazione ciò che il defunto ha speso a favore dei suoi discendenti per assegnazioni fatte a causa di ma trimonio, per avviarli all’esercizio di un’attività produttiva o professionale, per soddisfare premi relativi a contratti di assicurazione sulla vita a loro favore o per pagare i loro debiti”. Ai sensi dell’articolo 743 “Non è dovuta col lazione di ciò che si è conseguito per
effetto di società contratta senza frode tra il defunto e alcuno dei suoi eredi, se le condizioni sono state regolate con atto di data certa”. Alla luce delle sud dette norme, ai fini del riparto eredita rio, i muri del negozio donati alla figlia, devono essere considerati, attribuendo agli stessi un valore pari a quello di mercato al momento della morte del “de cuius”. Devono essere considerate anche tutte le spese effettuate dal “de cuius”, per avviare l’erede all’esercizio dell’ attività. Ai sensi dell’articolo 743 invece, non devono essere considerati i miglioramenti dell’azienda, né tanto meno, la figlia deve conferire agli altri eredi una somma pari ai benefici otte nuti, entrando a far parte della società.
Cordiali salutiAvv. Mario Setola – Civilista Esperto in Diritto di Famiglia Cardito (Na)
Corso Cesare Battisti n. 145 Cell. 3382011387
Email: avvocato.mariosetola@libero.it
ARMANDO DISARMATO IL NUOVO SINGOLO DEI MARCONDIRO
Armando Disarmato è disponibile sui digital stores dal 16 Novembre, Giornata Internazionale della Tol leranza. L’uscita di questo singo lo in questa data ben precisa non è una casualità ed è stata preceduta da un’anteprima del 19 Ottobre al Tea tro Caesar del Comune di San Vito Romano in occasione dell’ evento BULLISMO E CYBERBULLI SMO promosso dall’associazione Enzimi di Roma. Questo evento ha visto la partecipazione di oltre 350 studenti delle scuole secondarie di primo grado, dei dirigenti scolastici, delle Istituzioni e anche del patroci nio di oltre 15 Comuni della Regio ne Lazio, dell’ Ente Parco dei Monti Simbruini.
Con “L’obiettivo di favorire azioni fra i vari soggetti del tessuto socia le, che consentano di proiettarci in un futuro dove attività umane e ri spetto della vita possano coincide re”.
Marco Borrelli, autore del testo, de
FRANCESCO CELIENTOscrive la canzone come una “invet tiva volutamente naif, contro tutti i “Pre-Potenti” della terra, mettendo sullo stesso piano di critica, bulli, dittatori, delinquenti e raccontando la storia di quartiere di un ragaz zo di nome Armando, diventato un piccolo bullo, ma che nascondeva una forte necessità di farsi accetta re. Un giorno, dopo una delusione d’amore, si suicidò, lanciandosi dal 6° piano, lasciando lo sconcerto tra gli adulti e tra noi adolescenti come lui”. Una storia vera che si riallac cia al filone dell’amore ai tempi del la tecnologia iniziato nel 2021 con l’uscita dell’album “DATA”, il terzo della band. Questo brano etichetta Parodoi Dischi / distribuzione Artist First vede anche la partecipazione del chitarrista e produttore Antonel lo D’Urso.
“Se vuoi amarmi, armati del mio amore” un’ ode alla forza dell’ amo re e della compassione contro la fe rocia delle guerre”.
CONVEGNO SUI CENTRI COMMERCIALI, SEMPRE PIU’ NEGOZI CHIUSI
Convegno con molti e qualifica ti relatori a Milano sul tema dei centri commerciali. E’ stato presentato, inoltre, “il manuale del direttore del centro commerciale”, libro istruttivo per chi vuole conoscere più nel det taglio la professione. Al conve gno sono intervenuti, fra i tanti, il presidente della Confcommercio Barbieri, quello dell’Adcc (Asso ciazione dei Direttori dei Centri Commerciali) Stefano Pessina, Roberto Zoia, rappresen tante delle proprietà dei centri commerciali (Cncc), e il Campano Gaetano Graziano, vicepresidente dell’Adcc. Ovviamente, oltre a spiegare cosa significa fare il diretto
re del centro, professione poco in voga fra i giovani laureati, il dibattito è sta to soprattutto l’occasio ne per fare il punto della situazione in cui versa l’importante settore del terziario. Un settore che non ha perso strutture ri spetto al 2021 ma a causa, della crisi economica e delle bollette energetiche salate, sta vedendo chiudere parecchi negozi al suo interno dappertutto, anche perché la crisi Covid, seppur superata, ha abituato molti italiani ad acquistare sempre di più sul web danneggiando tutti gli esercizi commerciali fisici.
Odarka incontra i giovani studenti per spiegare loro il significato dei suoi dipinti. Arrivo nella rettoria come la clas sica turista con un’aria strana, ca pitata la quasi per caso e mi siedo in silenzio a guardare i splendidi quadri, i marmi e gli stucchi che adornano la chiesa. Ma in quel momento ciò rende bello il luogo sacro, è il cuore di quei tanti ra gazzi che, insieme alle loro due insegnanti, sono qui per imparare dall’autrice Pisna. Tuttavia rima nere sulla panchina attrae la curio sità e anche un po’ di diffidenza da parte degli alunni dell’Istituto Er nesto Basile di Viale delle Scienze, la scena oggi è tutta per loro. A parte loro, nessun altro dovrebbe esser là: Così mi volto a risponde re a una di loro, colei che più mi guarda con insistenza: Sono qui per conto del mio giornale. E, a questo punto, smetto di essere oggetto del loro interesse e dei loro sguardi dubbiosi. Odarka e i giovani alunni Subito, amici lettori, iniziano le loro domande. “Odarka cosa ha trovato di bello nella nostra Palermo?”
“Oh: Pizza e gelato. Molto buoni” Risponde in un italiano stentato.
Il rettore, padre Massimiliano Lo Chirco che poi deve anda re a un incontro diocesano, fa una breve ma esaustiva intro duzione sull’Esposizione Credere che è stata fatta in questa Rettoria perché Odarka desidera che la location sia un luogo sacro, visto che ha fatto un’esposizione già nel 2019 nella Basilica Pantheon di San Domenico di Palermo, in città per grandezza seconda solo alla Cattedrale. E la parola torna ad Odarka che comincia a spiegare il signi ficato dei suoi quadri. Il quadro del Bacio di Giuda “Nel quadro - dice Odarka - si vede Giuda che si avvicina a Gesù per baciarlo e tradirlo. I suoi piedi sono caprini: per esprimere che lui agisce perché sobillato dal maligno. Le
sfere luminose che lo affiancano sono otto, perché il numero 8, in posizione orizzontale rappresenta l’infinito”.
I Sette vizi capitali Altri quadri dell’esposizione rap presentano quadri di Odarka, pre senti nell’Esposizione Credere: Lussuria: Rappresentata su tela dalla fornicazione, una donna as sediata da mani vogliose.
Gola. Quando si vive per mangia re e non si mangia per vivere, qui è rappresentata in un quadro che ritrae una donna incredibilmente grassa che non smette di mangiare. Avarizia. L’amore sfrenato per i soldi. Il quadro dedicatogli raffi gura un uomo con le mani avida mente piene di oggetti preziosi che divorerà, ma con un abisso nero al posto del cuore. Titolo del quadro appunto: L’abisso nero dell’avidi tà, poiché è dal cuore dell’uomo che scaturisce il nostro essere. Accidia, pigrizia nell’operare la carità cristiana. Nel quadro dedicato a lei, possiamo vedere la stessa donna che la rap presenta, ma in età diversa. Da giovani spesso rimandiamo le opportunità nel tempo, ma da vecchi non si ha più la forza di realizzarle. Ira, rappresentata nel quadro che urla a bocca spalancata. Invidia, la più pericolosa, perché ci rende insod disfatti di ciò che abbiamo, genera guerre per soddisfare le nostre bramosie di arricchirci. Odarka la dipinge come disgu stosi vermi che divorano chi si fa dominare da lei. Superbia, il quadro, Orgoglio e vanità, che la rappresenta è una testa appena definita, sormontata da una corona d’oro tempestata di grosse pietre preziose. P.S. Amici lettori, sono stata volutamente avara di spiegazio ni, il consiglio che vi do è di visitare questa esposizione il venerdì pomeriggio e il sabato mattina, quando i giovani stu denti dell’Ernesto Basile, vi faranno da Cicerone fino all’11 dicembre di quest’anno. Non mancate all’appuntamento.
VINCITORI PREMIO DI GIORNALISMO FRANCESCO LANDOLFO 2022
Venerdì 18 novembre 2022 alle ore 11 a Napoli, presso la sede dell’Istituto di Cultura Meridionale (via Chiatamone 63, Palazzo Arlotta) si è tenuta la ceri monia di consegna del Premio di giorna lismo “Francesco Landolfo”. Erano presenti: il presidente del Consi glio nazionale dell’Ordine dei Giornali sti, Carlo Bartoli; il presidente nazionale UnArga, Roberto Zalambani; il direttore del “Roma”, Antonio Sasso; il diretto re de “Il Mattino”, Francesco de Core; il presidente dell’Ordine regionale dei giornalisti, Ottavio Lucarelli; il segre tario del Sindacato Unitario Giornalisti Campania, Claudio Silvestri; la presi dente dell’Arga Campania, Geppina Landolfo.
Il Premio, giunto alla undicesima edi zione, ricorda e valorizza l’impegno nella professione di Francesco Landol fo, segretario dell’Ordine dei giornalisti della Campania, già vicedirettore del quotidiano “Roma”, fondatore e presi dente dell’Arga Campania (associazione regionale giornalisti ambiente e agroali mentare), scomparso nel 2006. Nell’ambito del premio viene anche assegnata una targa in ricordo di Gian paolo Necco, consigliere nazionale Fnsi e UnArga, a cui si deve il rilancio delle
attività dell’Arga Campania. Quest’anno un riconoscimento specia le va a Gennaro Famiglietti: avvocato cassazionista, presidente e fondatore dell’Istituto di Cultura Meridionale, da venticinque anni costantemente impe gnato nell’intensa attività di diffusione dei valori della cultura, del giornalismo, dell’arte, dell’economia e della diplo mazia internazionale.
Di seguito i premi assegnati dalla giuria. Carta stampata (ex aequo): “Così il futuro scorre tra due fiumi” di Mariate resa Conte (La Città); “Per chi brucia la Campania” di Raffaele Sardo (Venerdì di Repubblica).
Radio-televisione (ex aequo): “Cozze e uccelli sul Lago Fusaro” di Maria Luisa Cocozza (L’Arca di Noè, Tg5); “Eccel lenze gastronomiche a km 0 per valoriz zare le aree interne della Campania” di Nello Di Costanzo (Buongiorno Regio ne, Tgr Rai Campania).
Web (ex aequo): “L’insalata di rinforzo e la papaccella a rischio estinzione” di Antonella Laudisi (Il Mattino.it); “Cola ta di fango a ogni pioggia, la paura dei residenti di via Campegna a Fuorigrot ta” di Antonio Sabbatino (InterNapoli. it).
Targa Gianpaolo Necco a “Cosa inse
gna la terribile alluvione delle Marche” di Luana Spernanzoni (OmnisMagazi ne.it).
Menzioni speciali a: “Storie di ricerca: dalla pizza alla chirurgia, la robotica è eccellenza napoletana” di Enrico Paro lisi (Fmag.it); “Schiaffo alla mobilità, la pista ciclabile green rischia di non nascere” di Andrea Ripa (Metropolis); “Spazzatura spaziale, Napoli nel piano internazionale” di Mattia Ronsisvalle (Roma).
Il premio è indetto dal quotidiano “Roma”, dal Sindacato Unitario Gior nalisti della Campania, dall’Ordine dei Giornalisti della Campania e dall’Ar ga Campania con il patrocinio morale dell’Ordine nazionale dei Giornalisti e della Fnsi.
La giuria: Antonio Sasso e Pasqua le Clemente, direttori del quotidiano “Roma”; Ottavio Lucarelli, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Cam pania; Claudio Silvestri, segretario del Sindacato Unitario Giornalisti Campa nia; Geppina Landolfo, presidente Arga Campania e vicepresidente nazionale UnArga; Antonella Monaco, consigliere nazionale UnArga; Gennaro Famiglietti, presidente dell’Istituto di Cultura Meri dionale.
GRAZIA GUARINO
“IL MIO CONCERTO”: DOPPIA DATA PER STEFANIA LAY AL TEATRO TROISI
La primadonna della musica neome lodica napoletana vicina al sold out a un mese dall’evento. Stefania Lay, tra le artiste più segui te e amate del genere neomelodico, torna sul palcoscenico, e lo fa con il grande orgoglio che l’ha sempre contraddistinta facendole guada gnare l’appellativo di “primadonna” del panorama musicale partenopeo. “Il mio concerto”, questo il titolo dell’evento quasi sold out che si svolgerà in due serate (ovvero il 14 e 15 dicembre) presso il teatro Troisi di Napoli. “Sono orgogliosa del mio percorso: se potessi tornare indietro nel tempo rifarei tutto tal quale – di chiara la cantante, autrice ed attrice -. I miei brani, i miei successi, il clamore legato al mio ritorno sul la scena dopo una lunga pausa, il progetto de “Le Neomelodiche”, lo devo alla mia voce, al mio impegno e ai miei fan”. “Ho avuto modo di rivederli in occasione del concerto de “Le Neomelodiche” svoltosi ad aprile scorso – continua -, ma sento il bisogno di “dialogare” con loro in un contesto più “intimo”, perciò il concerto è stato organizzato al teatro Troisi, un salotto ubicato in centro città. Avendo meno posti a disposizione ho deciso di organiz zare un evento in doppia data. Sono felicissima che ad un mese dal suo svolgimento, il concerto è già quasi sold out!”. “La mia lunga pausa lavorativa e poi quella forzata le gata al periodo pandemico sono state per me una grande occasione di riflessione e di maggior presa di consapevolezza. Ho raccolto nuovi spunti e prospettive sia sul mio la voro che più in generale sulla mia
vita, e il mondo in cui viviamo - pro segue -. Torno sul palcoscenico con grande gioia e senso di gratitudine “. “Sono salita sui palcoscenici in tante forme diverse ed è sempre sta to bellissimo – conclude Stefania –. Anche stavolta lo sarà!”.
tanto che l’artista negli anni succes sivi arriva a pubblicare un successo discografico all’anno; contempora neamente si avvicina al mondo del teatro e nel 2005 prende parte allo spettacolo teatrale “Cuore pazzo” con Nino D’Angelo. Le collabora zioni con il Maestro continuano a livello canoro, infatti l’artista duet terà con lui sul palco dello stadio Maradona in occasione della festa dei suoi sessant’anni e parteciperà ad un suo tour.
Nel 2007 si ritira dalla scena, per poi ritornare nel 2019 con il brano “ Chistu’ Nnammurato”. A questo punto della sua carriera Stefania si trova di fronte ad una realtà molto diversa da quella che aveva lascia to: da una parte ritrova con enor me piacere i fan che non l’avevano mai dimenticata e con loro le nuove generazioni vicine al genere neo melodico, e dall’altra è costretta a confrontarsi con altri artisti che nel frattempo si sono fatti strada e con un giudice intransigente, ovvero il mondo dei social.
Biografia
Stefania Lay nasce a Napoli nel 1980. A 15 anni muove i primi passi nel mondo della musica partenopea e conduce il programma intitolato MUSIC LIVE. Nel 1996 esce il suo primo album composto da canzo ni neomelodiche tra le quali spicca “A libertà” il cui testo tratta di una ragazzina incinta che cerca di sfug gire ad un uomo che la maltratta. Tale brano viene notato da Maurizio Costanzo che la invita al Maurizio Costanzo Show. La carriera artistica di Stefania prosegue a gonfie vele
Questa nuova realtà però non la spa venta, e prosegue spedita il suo per corso a testa alta e con umiltà, con fermandosi una tra le cantanti più apprezzate del genere neomelodico. Pubblica negli ultimi anni tanti bra ni, tutti divenuti popolarissimi, e decide insieme a Nancy Coppola e Giusy Attanasio, di realizzare pres so il teatro Palapartenope di Napoli un concerto mai svoltosi prima: Le Neomelodiche. Seguono le pubbli cazioni dei singoli “Mi farai morire” e “Quando Fernesce N’Ammore”, che confermano l’eleganza della voce dell’artista e la sua versatilità.
Opera prima di Antoinette Boulat con Lou Lampros e Tom Mercier Esce in sala l’8 dicembre, MA NUIT ope ra prima di Antoinette Boulat, con Lou Lampros (Jacky Caillou, A Night Doctor, De son vivant, Médecin de nuit, Madre), Tom Mercier (We Are Who We Are, Synonymes), Carmen Kassovitz (Heart beast, Atomic Summer, A Girl’s Room),
Emmanuelle Bercot (Goliath, il ballo del le pazze, Polisse, Mon roi) e Maya Sansa (Le mie ragazze di carta, Revoir Paris, Security). Il film presentato in Orizzonti nella 78 edizione della Mostra del Cine ma di Venezia è distribuito da No.Mad Entertainment.
SINOSSI
Marion ha diciotto anni. Da quando è morta sua sorella, la ragazza è piena di dolore, ma ha raggiunto un’età in cui sente un profondo bisogno di libertà. Il giorno dell’anniversario della morte del la sorella, inizia un viaggio per le strade di Parigi. Ne segue una notte di incontri con dei volti familiari, in una città con cui i giovani non riescono più a stabilire un legame, finché Marion non si imbatte nell’impulsivo Alex, uno spirito libero. Grazie all’incontro di due solitudini, il loro percorso si trasforma nel ritmo che scandisce il vagare nella città, come un viaggio nella notte.
La Regista: Antoinette Boulat ha iniziato la sua carriera come direttrice di casting con PONETTE di Jacques Doillon, film per il quale Victoire Thivisol ha vinto il premio di migliore attrice a Venezia nel 1996. Da allora, ha lavorato in più di 120 film con registi importanti come Olivier
Assayas, Leos Carax, Wes Anderson, So fia Coppola, Emmanuelle Bercot, Benoît Jacquot, François Ozon, Mia HansenLöve, Lars Von Trier e Albert Dupon tel. Nel 2015, ha condiviso l’EA Award dell’Alliance of Women Film Journalists con i suoi colleghi direttori del casting di THE GRAND BUDAPEST HOTEL di Wes Anderson. Nel 2017 ha vinto l’Eu ropean Casting Award al Locarno Film Festival per STANDING TALL di Em manuelle Bercot. MA NUIT è il suo pri mo lungometraggio. Ma Nuit – afferma la Boulat - affronta il dolore e il modo in cui esso trasforma, e distorce, la nostra visione del mondo. Per ritrarre una ra gazza di diciotto anni e la Parigi di oggi, ho scelto la forma del viaggio sia interio re sia fisico. È come una lontana versio ne dell’errare mitologico, in cui gli eroi si perdono, si affrontano, alla ricerca di uno scopo stabilito da eventi esterni che loro non riescono a controllare. La notte di Marion a Parigi diventa il riflesso di una generazione che sente di aver per duto per sempre la sua spensieratezza, abbandonata in un mondo spezzato. La ricerca della libertà, o piuttosto il senso di libertà di una generazione che vive nella paura, è il tema centrale di Ma nuit.
CURARE LA SOCIETÀ
“Curare la società”. È decisamente em blematico del momento di crisi globale multifattoriale il tema scelto dall’Uni versità Suor Orsola Benincasa di Napo li per la sesta edizione de “La Settima na della Sociologia”, organizzata dalla Conferenza Italiana dei Dipartimenti di Area Sociologica delle Università ita liane (programma completo su www. settimanadellasociologia.it).
Filo conduttore delle riflessioni di quest’anno è l’analisi dell’impatto com plessivo che i mutamenti di questi ulti mi anni, pandemia da Covid 19, guerra e le risposte del PNRR, hanno prodotto e stanno producendo nel nostro Paese determinando da un lato nuovi disagi e nuove disparità, dall’altro la necessità di ripensare i profili professionali di chi opera nel sociale.
“Le difficoltà, prima legate alla pande mia, poi all’aggravarsi del cambiamen to climatico e all’impatto del conflitto russo ucraino - evidenzia Davide Bor relli, docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università Suor Orsola Benincasa - hanno travol to nell’ultimo triennio le infrastrutture materiali e simboliche del sistema Pae se: dalla sanità alle politiche sociali, al mercato e all’organizzazione del lavo ro, alla ricerca e alla formazione, alle politiche ambientali e di coesione terri toriale, alle infrastrutture tecnologiche e alla comunicazione”.
Ecco che allora, come sottolinea Bor relli che al Suor Orsola fa parte, insie me con Stefania Ferraro, Sergio Ma rotta, Domenico Napolitano, Antonello Petrillo, Ciro Pizzo ed il Rettore Lucio d’Alessandro, del comitato scientifico che promuove la settimana della socio logia, “la pandemia ha precipitato il mondo in una fase critica che occorre far fruttare per maturare una nuova sensibilità e consapevolezza planetaria
e, se vogliamo davvero prenderci cura della società, dobbiamo cominciare a pensarla come parte di un sistema più vasto e interconnesso ma, proprio per questo, anche più fragile e vulnerabi le”.
A Napoli, all’Università Suor Orsola Benincasa, tra gli interventi più signifi cativi della Settimana della Sociologia c’è stato quello di uno dei più illustri sociologi contemporanei, il francese Christian Laval, professore dell’ Uni versité Paris Nanterre, dedicato al tema “Educazione democratica: che cos’è e come si realizza”.
La lectio magistralis di Laval (già on line on demand, come tutti gli incon tri, della settimana della sociologia su www.facebook.com/unisob/videos) ha affrontato il tema del suo ultimo libro (scritto insieme con Francis Vergne) “Educazione democratica. La rivolu zione dell’istruzione che verrà” (No valogos 2022) che analizza due fra i settori su cui maggiormente si sono concentrate negli ultimi anni riforme di sistema di stampo neoliberale: scuola e università.
“È giunto il momento - ha spiegato La val - di affermare il principio per cui l’educazione è un bene comune e non
una merce. Un’altra educazione è pos sibile, meno preoccupata dell’econo mia della conoscenza e della competi tività dei sistemi formativi e più vicina alle reali esigenze di una società demo cratica e attenta alla cura delle perso ne e alla tutela dell’ambiente”. “Mentre studiosi ed aziende si interro gano da anni sul modo per progettare un mondo più accessibile - sottolinea Domenico Napolitano, docente di So ciologia dei processi culturali e co municativi all’Università Suor Orsola Benincasa - grossi limiti permangono sul fronte della possibilità da parte sia delle persone che delle organizzazioni di dotarsi di nuovi strumenti e disposi tivi spesso molto costosi o difficilmen te integrabili con le esistenti strutture. Per fronteggiare questi paradossi di ‘un’accessibilità inaccessibile’ e di un’inclusione non per tutti, gli attivisti disabili stanno negli ultimi anni adot tando saperi e pratiche antagonisti, presi in prestito dalle controculture e dalle culture minoritarie, indirizzati all’appropriazione e alla riformula zione degli strumenti e dei linguaggi in direzione di una ricostruzione dal basso di un mondo pensato per le loro esigenze”.
FABRIZIO KÜHNE
Nei primi due giorni espositivi oltre 12mila visitatori, la kermesse ospita numerosi cantieri stranieri e italiani di prestigio.
Apertura settimanale dalle 12.30 alle 17.30. Sono state ben dodicimila le pre senze di visitatori registrate nelle prime due giornate del Salone Nautico Interna zionale di Napoli in corso al porto turi stico di Mergellina. L’evento, organizza to da Afina, Associazione Filiera Italiana della Nautica, e che resterà aperto sino a domenica 20 novembre, espone oltre 70 imbarcazioni tra gozzi, gommoni, motoscafi e yacht. Modelli tra i 6 e 25 metri che i visitatori dell’evento, con accesso gratuito, possono provare grazie al format che consente testare in mare le potenziali scelte.
Sole, mare calmo e la nuova location espositiva sono stati tra i fattori del suc cesso del 36esimo appuntamento della kermesse che ha traslocato dal circolo Posillipo al molo di sopraflutto del molo Luise a Mergellina. Una scelta, come ha ribadito Gennaro Amato, presidente di Afina, per consentire la crescita dell’ap puntamento nautico internazionale della città di Napoli:
“Il numeroso flusso di visitatori, che hanno gradito la nuova location affol lando nel primo fine settimana il Navi gare, cancella ogni timore di aver la sciato una sede storica come quella del circolo Posillipo. Purtroppo, la darsena del sodalizio era diventata, oramai, un limite per un salone internazionale che ospita imbarcazioni sino a 25 metri e che, in quello specchio d’acqua, non avrebbero avuto possibilità d’attracco. Le dodicimila presenze al molo Luise, che al Posillipo registravamo nell’intero periodo espositivo dei nove giorni, di mostrano la necessità di avere un acces
so e visibilità maggiori per la crescita e sviluppo del Salone Nautico Internazio nale di Napoli”.
Ma se da una parte il pubblico, e gli espositori, hanno trovato largo riscontro tra domanda ed offerta, l’evento è diven tato anche spunto di rilancio e, forse, so luzione di una problematica importante legata all’insufficienza dei posti barca e degli ormeggi lungo la linea di costa cittadina.
“Abbiamo finalmente messo tutti d’ac cordo e questa volta non intorno ad un tavolo, dove spesso si fanno solo chiac chiere, ma proprio sul mare, dove il pro blema è evidente e va affrontato. In oc casione della cerimonia inaugurale del Navigare – spiega Gennaro Amato - alla quale hanno partecipato tutti i rappre sentanti istituzionali e i presidenti dei maggiori sodalizi bancari e associativi, si è trovata la quadra per risolvere la questione. Autorità Portuale, Comune e Regione hanno espresso le volontà pro gettuali che sottoporranno all’organo di controllo paesaggistico per procedere
nell’esecutività migliorativa prevista proprio a Mergellina. Camera di Com mercio e Bcc Napoli, rispettivamente nei propri ruoli, sono pronte a finanziare e sostenere le opere. Noi di Afina, in qua lità di associazione nazionale di catego ria della filiera nautica, siamo pronti a fare la nostra parte sia economicamen te, sia progettualmente”. Tornando all’esposizione, che in setti mana sino a venerdì continuerà con ora rio dalle 12.30 alle 17.30, va sottolinea ta l’omogeneità della proposta in acqua. Si parte dai gommoni dai 6 fino ai 14 metri, rappresentati dai migliori cantieri di battelli pneumatici italiani, passando per i motoscafi dai 10 ai 15, con brand di prestigio come Cayman, Cranchi, Rio Yachts, per citarne alcuni, arrivando ai gozzi di ogni taglia e misura realizzati dai cantieri top del territorio campano. Ma la parte del leone, per i sogni e l’in teresse del pubblico, l’hanno fatta gli yacht con brand come Pershing, Cran chi, Ferretti, Absolute, e stranieri come Jeanneau, Beneteau e Bavaria.
ELENA TORRE
L’idea di realizzare un progetto musica le per dare la possibilità a tanti grandi interpreti e cantautori di esprimere la propria stima nei confronti di un Ami co come Enzo Jannacci, è venuta a suo cugino Tiziano Jannacci e a Sal Di Martino. Questa fantastica avventura si è tradotta in una raccolta di 11 brani disponibili in Vinile e da qualche giorno anche su tutte le piattaforme streaming e download. Il Vinile dal titolo Canzoni per l’ImmEnzo Jannacci è stato pubblicato su Incipit Records e distri buito da EGEA.
Contiene tutti brani inediti per la mag gior parte composti a quattro mani da Tiziano Jannacci autore dei testi e Sal Di Martino compositore delle musiche. Interpretati da Fabio Concato, Marco Ferradini, Enzo Iacchetti, Rosalia De Souza, Valentina Mattarozzi ed altri bravi artisti. https://egeamusic.fanlink. to/IMMENZO
Il disco è stato anticipato dall’uscita in radio da 3 bellissime canzoni di Fabio Concato, Valentina Mattarozzi, ed Enzo Iacchetti. Ecco i link per ascoltarle: Fabio Concato VentiVenti https://youtu.
be/xG2uXFQRrzo
Valentina Mattarozzi Non Basta Mai https://youtu.be/-u7s65_mDmI
Enzo Iacchetti Il Circo https://youtu.be/ i0qWxc8POTE
Di seguito la tracklist completa di Can zoni per l’ImmEnzo Jannacci. Lato A: Ventiventi feat. Fabrizio BossoFabio Concato, É Amore - Marco Fer
radini
Lato
Jannacci Un prezioso disco, unico nel suo genere, da collezione.
La copertina realizzata da Angelo Perrini, rappresenta le famose scarpe da tennis simbolo indelebile che ri porta alla bellissima canzone di Enzo. Insomma, una grande manifestazione di affetto nei suoi confronti.
Non resta che mettersi comodi ed ascol tare queste sonorità realizzate da grandi musicisti del calibro di: Fabrizio Bosso, Paolo di Sabatino trio, Raffaele Koeller, Yazan Greselin, Dario Tanghetti, Fabri zio Saullo,Nicola Zuccalà, Tommaso Sgarbi, Riccardo Ierardi, Marco Nava, Teo Ciavarella, Giannicola Spezzigu, Umberto Genovese, Antonio Raimon do, Andrea Vismara, Silvia Wakte, Do menico Meggiato e la Soprano Daniela Stigliano.
IL CHRISTMAS VILLAGE ILLUMINERÀ LA CITTÀ DI NAPOLI A NATALE: SVELATI I PRIMI OSPITI
La società Eventitalia annuncia le prime pre senze del palco eventi che animeranno la mani festazione alla Mostra d’Oltremare di Napoli, dal 1°al 18 dicembre Prende forma il calendario di eventi e spet tacolo del Christmas Village 2022, la grande kermesse natalizia che si terrà dal 1° al 18 dicembre alla Mostra d’Oltremare di Napoli. Il programma unirà le tradizionali e magiche atmosfere natalizie al mondo dei social net work, consentendo soprattutto ai più giovani di incontrare i loro idoli del web. A confermare la prima partecipazione all’evento organizzato da Eventitalia srl, presieduta da Martina Fer rara, è stata l’influencer Beatrice Valli, ospite d’onore che parteciperà all’inaugurazione del Villaggio, giovedì 1°dicembre alle ore 16.30, con la presenza delle istituzioni locali. Ma l’arrivo a Napoli della celebre influencer bolognese non sarà l’unica sorpresa per i visitatori del Christmas Village. Per loro, infatti, il Natale a Napoli riserva anche altri momenti di festa. Domenica 4 dicembre, alle ore 15, protagoniste dell’area spettacoli del Village saranno le due giovanissime sorelle star di YouTube, Aurora e Ludovica, autrici anche del libro fantasy “Il portale del tempo sospeso”. Il giorno dell’Immacolata, giovedì 8 dicembre, a salire sul pal co sarà un’altra baby influencer del mondo social, Alyssa, che
incontrerà i fan alle ore 15 con la simpatia che ha conquistato milioni di giovanissimi follo wers del canale YouTube ideato dalla madre, “Silvia&Kids”. Al Christmas Village spazio anche alla musica. Domenica 11 dicembre alle ore 18, grande attesa per il concerto di LDA, tra i protagonisti più amati del programma televisivo “Amici” di Maria De Filippi della scorsa edizione. Proprio in questi giorni è sta to rilasciato il nuovo singolo “Cado”, in duo con Albe, compagno nel talent show di canale 5, nato sulle piattaforme social e già diventato virale sul web.
Insieme al palco spettacoli, negli oltre 5000 me tri quadri negli spazi della Mostra d’Oltremare di Napoli, il Christmas Village ospiterà classi che casette in legno in stile nordico, aree d’intrattenimento, un percorso di luci, decorazioni, alberi multicolor e scenografie natalizie straordinarie, che faranno da cornice ad una pista di pattinaggio in ghiaccio, mentre un’area giochi completerà la zona di intrattenimento composta da circa 100 casette in legno. L’area food sarà poi una irrinunciabile tentazione per gustare leccornie con i prodotti tipici del periodo natalizio. Christmas Village, organizzato da Eventitalia srl, sarà aperto dal 1° al 18 dicembre dal lunedì al venerdì con orario 16.30-21.30, il sabato e la domenica dalle 11.30 alle 23.30. info@christmasvillage.it. Sito web: www.christmas-village.it/
ELENA TORRE
STATI D’ANIMO E D’ACCORDO È IL NUOVO SINGOLO DI ANTONIO MAGGIO CHE ANTICIPA L’ALBUM IN USCITA NEL 2023
Dopo un’intensa fase creativa e un intero anno trascorso in studio di registrazione, è uscito Stati d’animo e d’accordo il nuovo brano di Antonio Maggio che an ticipa l’atteso album in uscita nel 2023. L’album è stato prodotto artisticamente da Roberto Cardelli e Antonio Maggio e registrato da Fabrizio Ludovici e Fran cesco Delogu presso i Bloom Recording Studios. Esce su etichetta Incipit Records edizioni Maggio Publishing - Neuma Edizioni - Dischi dei Sognatori ed è di stribuito da Egea.
«Stati d’animo e d’accordo nasce una sera di fine estate, da una commistione di stati d’animo miei, di un mio amico e di… un poster di Lucio Dalla, che sembrava guardarci appeso sulla parete e partecipare alle nostre confessioni. – Racconta Antonio Maggio- Ho provato a dare forma e sostanza ai miei stati d’animo, cercando di met terli d’accordo nel pieno di un loro tumulto, aspirando a una spiegazione che portasse a un equilibrio, perché la scoperta di sé stessi passa necessariamente dal mettere in discussione sia le proprie convinzioni sia quelle degli altri, sfatando perbeni smi e stereotipi”
Antonio Maggio nel febbraio 2020 viene invitato da Amadeus come ospite d’onore alla 70esima edizione del Festival di Sanremo, dove presenta in anteprima il nuovo singolo La Faccia e il Cuore feat. Gessica Notaro, canzone-manifesto contro la violenza sulle donne, riscuotendo grande successo da parte della critica.
Chi è Antonio Maggio: cantautore salentino con all’attivo
oltre 200 concerti in Italia e all’estero, vince nel 2013 il Festival di Sanremo nella sezione “Giovani” con il brano Mi servirebbe sapere, oltre al “Premio Sala Stampa Lucio Dalla”, “Premio Emanuele Luzzati” e “Premio AFI” (come miglior progetto discografico dell’anno). Il sin golo in poche settimane viene certifica to Disco d’Oro per le oltre 25.000 copie vendute e anticipa l’album d’esordio “Nonostante tutto”. Nello stesso anno, la sua “Santo Lunedì” diventa sigla - per due stagioni televisive - dello storico programma “Il Processo del Lunedì”, su Rai1.
Nel 2014 viene pubblicato il secondo al bum, “L’ equazione”, preceduto dal sin golo omonimo; contemporaneamente viene scelto come rap presentante dell’Italia al festival internazionale “New Wave”, a Jurmala in Lettonia; il suo percorso all’estero si arricchisce con concerti in Canada, Russia, Lettonia, Belgio e Albania. Nel 2016 esce Amore Pop, grazie al quale riceve il prestigioso “Premio Giorgio Faletti” per la musica, con menzione speciale al valore letterario.
Amante da sempre del grande cantautorato italiano, il suo spettacolo MAGGIOcantaDALLA in Jazz gli vale l’invito ad esibirsi il 4 marzo 2017 nella casa/museo di Lucio Dalla, in occasione del compleanno del compianto artista bolognese. Il 2018 è l’anno di un’intensa collaborazione live assieme all’amico cantautore Pierdavide Carone: i due danno vita al Diamoci del ToUr, dapprima in chiave acustica nei club e suc cessivamente in versione elettrica durante l’estate.
Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. Reg. 5116 del 28/02/2000
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