DOMENICA 10 FEBBRAIO 2019
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ANNO XIX - N° 05 - DOMENICA 10 FEBBRAIO 2019
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VERSO LA PRIMAVERA DEL 2019
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NANDO TROISE
VERSO LA PRIMAVERA DEL 2019
Chi non vorrebbe avere una Pubblica Amministrazione efficace ed efficiente, ad alto livello di produttività, fondata sulla fiducia, sulla responsabilità personale, sull’apprendimento continuato, sul merito, sui rapporti di solidarietà? Eppure se nessuno si mette in testa di praticare questo tipo di amministrazione continueremo a vivere nel modo che ben conosciamo. Casoria è un paese bizzarro; riesce bene in tanti settori, ma sempre incapace di curare il suo cancro amministrativo. Concentra la sua attenzione sulla politica, mentre non riesce ad appassionarsi al buon funzionamento del Comune. Architetta Dichiarazioni di Inizio Attività, permessi a costruire, lottizzazioni, PIP, PEEP, piani di recupero, somme urgenze, ma finora non è riuscita ad apprendere i funzionamenti amministrativi corretti. Prevale ancora da noi, largamente, la logica assistenziale della tradizione amministrativa che va dagli anni 50 fino ai giorni nostri. Perché non riusciamo a modificare questo stato di cose?
Perché, accanto alle libertà individuali, politiche e sociali, Casoria non gode della libertà amministrativa? Il risultato di questi paragoni, verifiche ed esperienze che hanno come refrain la penuria delle libertà amministrative è la messa a fuoco progressiva di un handicap – quello amministrativo – che risulta ormai insopportabile al cittadino, da un punto di vista economico, sociale e civile. Una constatazione disarmante di un fenomeno grave, che, se non verrà affrontato nella dovuta maniera, metterà,
senza dubbio, a repentaglio il futuro di Casoria. Ma è un ragionamento che, al contrario, indica la strada di una possibile rigenerazione che approfondendo la tematica della crescita senza sosta del rendimento della pubblica amministrazione, si ispiri alle esperienze personali dei tanti dipendenti della pubblica amministrazione che amano il proprio lavoro e la propria città e fondi la sua ragione di essere, sul modo più genuino di amministrare, vale a dire sulla straordinaria realtà territoriale, frutto di una esperienza storica pluricentenaria. Liberata dal peso e dai condizionamenti di un Comune assistenziale ed incoraggiata nelle sue tendenze economico – sociali più positive, essa può rimettere effettivamente Casoria in carreggiata. Morale della storia: si parla di un cambiamento normale, a portata di mano, che deve prendere piede attraverso esempi parlanti di buona amministrazione, iniziando da “qualche parte” con il concorso di diverse istanze pubbliche, intrecciando volontà differenti verso un unico fine. continua a pag. 5
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Se, come segno di riscossione civile e di assunzione di responsabilità, ciò potesse verificarsi in situazioni particolarmente disagiate, che hanno sofferto indubbiamente della situazione amministrativa che si è venuta a creare, la cosa assumerebbe un significato di particolare valore. “Gli attori negativi”, oggi, sono tranquilli. Invece, restano gli interrogativi inquietanti e sembra inafferrabili. Occorre spaziare per molti fronti, osservando, sempre, la nostra realtà dal punto di vista dell’amministrazione (e non da quello politico – sociale) ed utilizzando un procedimento interattivo di analisi. Bisogna socchiudere varchi inattesi su radici lontane, interrogare Francesco Polizio, deus ex machina della intera Città di Casoria dagli anni 70 ad inizio del 90 e Tommaso Casillo, dominatore assoluto della scena politica casoriana dagli inizi degli anni 90 a tutt’oggi, quali testimoni privilegiati, ricostruire sequenze storiche poco conosciute sulla nascita del nostro sistema amministrativo, attingere a disavventure personali. Avranno modo durante questa campagna elettorale, già iniziata, che finirà alla fine del mese di maggio di organizzare tavole rotonde, congressi, convegni, dibattiti e conferenze stampa. Oggi, Casoria è molto peggiorata, sia rispetto alla sua storia o a quando divenne punto di riferimento di un periodo industriale. Oggi è una Città che sta perdendo la sua identità sociale, storica e religiosa, diventando, invece, il paese dei centri commerciali, con un traffico caotico e che non riesce a fornire i più elementari servizi. Una Città non amata, abitata da cittadini anonimi ed annoiati e da un popolo sussidiato che ringrazia e da migliaia di immigrati che hanno devastato un territorio, non pianificato né controllato, con costruzioni abusive “poi condonate”. Casoria è uno dei più brutti scempi urbanistici al Mondo. Buona notte, Casoria, e Buona Fortuna.
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Tony Colombo e Tina Rispoli coronano il loro sogno In attesa del 28 marzo, data in cui coroneranno il proprio sogno d’amore, Tony Colombo e Tina Rispoli si sono promessi sposi mercoledì 30 gennaio. Al rito legale è seguita una grande festa al Golding di Sant’Antimo che ha visto protagonisti la famiglia e gli amici della coppia, tra cui sono annoverate le più spiccate personalità del mondo dello spettacolo.
Presenti alla kermesse personaggi televisivi che hanno fatto parte - o tuttora ne fanno ancora - di Uomini e Donne, Temptation Island e dell’Isola dei Famosi. Non sono infatti mancati gli opinionisti e i tronisti/corteggiatori di Maria De Filippi: Gianni Sperti, Jack Vanore, Mariano Catanzaro con la sua nuova fiamma nonchè attrice Emanuela Tittocchia, gli innamoratissimi Rosa e Pietro che presto saranno genitori e Gianluca Tornese. Oltre loro anche il chirurgo plastico dei vip Giacomo Urtis, le tentatrici Antonella Fiordelisi e Carmen Rimauro e la coppia di Temptation formata da Raffaela Giudice e Andrea Celentano. Presente la stampa ma anche i fan della coppia. I due hanno infatti invitato tutti coloro che li seguono facendoli partecipare attivamente all’evento: durante la festa infatti hanno ritagliato uno spazio tra le varie interviste facendo le foto con tutti coloro che erano arrivati a dare loro gli auguri. Il cantante ha spiegato che la scelta è stata fortemente voluta perché volevano condividere questo momento con tutte le persone che nutrivano affetto e ammirazione nei loro confronti. I due si sposeranno alla Sonrisa dato il legame con l’ex Boss delle cerimonie Antonio Polese e la loro unione sarà officiata dal sindaco di Napoli De Magistris.
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ILARIA RICCARDI “Kamaak, è un progetto musicale, un collettivo artistico, un esperimento in divenire; una ricerca irrefrenabile di bellezza condivisa”. Ecco come si presenta il duo electro-pop di Stella Manfredi (29 anni, Cardito) e Luigi Castiello (29 anni, Volla), che proprio il 1 Febbraio si è esibito al CAM (Museo d’arte contemporanea a Casoria). Ma scopriamo di più riguardo questo duo! Stella…. Stella ha iniziato a rapportarsi alla musica sin da bambina, ancor prima di riuscire a formulare a parole il suo interesse per questa disciplina : “ Mia mamma dice che da piccola ero appassionata di concerti di musica classica [..]; mi metteva nella culletta ed io rimanevo lì per ore ad ascoltare […] . Quando ho iniziato a parlare, nel mio farfugliare si capiva ‘volino` . Dunque, mia mamma mi comprò un violino di plastica, ma non appena capii che non funzionava, nonostante fossi una bambina molto tranquilla, lo buttai giù” . Insomma, si tratta di una di quelle storie che sembrano tratte dai romanzi. Ma è proprio quest’attrazione, curiosa ed innata, che spinge i genitori della ragazza a farle seguire dapprima delle lezioni private, per poi essere successivamente indirizzata dalla sua insegnante al conservatorio. Qui, ha sin da subito manifestato la sua passione per il violino, cercando sempre un approccio moderno a questo strumento. Luigi…. Luigi ha cominciato a suonare (la chitarra) anche lui da bambino, a soli 9 anni, per un fortunato caso del destino : “Un’accademia musicale (Accademia musicale Giuseppe Verdi) aprí un bando per una borsa di studio, ho avuto l’idea di parteciparvi e ho vinto.[…] Ho deciso di tentare grazie ai miei genitori, da sempre grandi ascoltatori di musica” . Il primo strumento a cui Luigi si è avvicinato è stato la chitarra, nonostante fosse inizialmente propenso allo studio del pianoforte; il cambio di direzione è dovuto alla madre, che lo ha fatto riflettere sulla migliore qualità tascabile dello strumento; successivamente, all’età di 15 anni ha esteso i suoi studi al basso e ancora, a 18 anni, si è dedicato anche al contrabbasso. “E adesso il mio mestiere è di bassista e contrabbassista, poi mi occupo anche di elettronica”. Ma quando nasce la collaborazione
KAMAAK in persiano significa ‘poco,piccolo’, ma rappresenta un grande sogno ed una grande passione
fra i due? I due musicisti si sono incontrati per la prima volta circa un paio di anni fa, ma il loro progetto ha inizio a Milano (dove si trovavano entrambi per diverse motivazioni) da più o meno un anno. Il nome del loro gruppo è frutto della creatività di Luigi : “ ‘kamak` in persiano significa ‘poco, piccolo` , ma in realtà ciò che mi colpiva era il suono” , al che Stella afferma : “ È un palindromo, mantiene lo stesso suono al contrario, e abbiamo anche aggiunto una ‘a` più grande alla prima per richiamare il Monte Somma e dunque le nostre origini […]. L’idea è nata anche grazie al StartUp Music Lab (corso di perfezionamento gratuito rivolto agli artisti emergenti con sede all’Università degli studi di Napoli Federico II) che indirizza gli aspiranti musicisti alla professionalità”. Come compongono i loro strumentali? È Luigi a rispondere prontamente alla domanda : “ Spesso partiamo da delle basi, subito supportate da un tema di
violino. Iniziamo a registrare dei materiali e da lì togliamo ciò che non c’interessa ed iniziamo a sviluppare una melodia”. Per ciò che invece concerne i video, facilmente rintracciabili su YouTube e soprattutto Facebook, sono Dario De Simone (videomaker) e Nadia Rubano (editor) ad occuparsene. Il loro primo videoclip “Incipit” , è stato infatti realizzato dai due, grazie alla musica, che ispirava in Dario paesaggi molto vasti e naturali. Di fatti, i ragazzi propongono appunto degli strumentali, ovvero non vi è un accompagnamento vocale, nonostante abbiano collaborato diverse volte con degli amici cantanti. Il bassista infatti dichiara : “La nostra matrice è strumentale” . Come hanno iniziato ad ottenere ingaggi? Stella : “ A Milano, la primissima performance è stata la Digital Week […] tra grandi musicisti. I nostri ingaggi poi nascono grazie a chi ci ha ascoltati e ha capito che andiamo oltre i canoni pop tradizionali”. Importante è anche il supporto fornitogli dai professori universitari, che appassionatosi al loro progetto, hanno deciso di condividerlo nelle proprie aule. I Kamaak si sono esibiti, inoltre, diverse volte anche a Casoria, al Casoria City Festival il 27 Maggio 2018, e (come già precedente sottolineato) al Museo CAM. Possono infine vantare un’intervista radio a Roma, la trasmissione del loro primo successo su Rai3 ed esibizioni in diverse Regioni italiane, tra cui una al Teatro di Sepino nel Molise (nata da una loro iniziativa, in quanto il teatro è aperto al pubblico) per registrare gli strumenti all’aria aperta sfruttando l’acustica del luogo. Durante l’intervista, per di più , decidono di svelare ai lettori di avere una sorpresa, un lavoro importante in serbo per chi li segue, il 9 Marzo . Chissà. Perché dovremmo ascoltarli? Luigi : “ Le persone dovrebbero ascoltarci, secondo me, perché la nostra musica è molto comunicativa. Il messaggio può non essere chiarissimo proprio perché non c’e alcun testo, ma proprio per questo la musica strumentale ci permette di attraversare dimensioni più profonde e personali. Uno stesso pezzo può avere diverse interpretazioni. Questo è un punto di forza”. Questi sono i Kamaak.
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RITA GIAQUINTO
Al Salotto letterario D’Anna Clarae Musae incontra Vincenzo Di Segni
Martedì 5 febbraio si è svolto nel Salotto letterario del Dr. Sergio D’Anna, in via Campanariello a Casavatore, il secondo degli “AppuntaMenti col libro” del nuovo anno che ha visto come protagonista lo scrittore napoletano Vincenzo Di Segni ed i suoi romanzi “La cena di Audrey” del 2015 e “La primavera di Davide” del 2011. Come sempre, la presentazione dell’autore e dei romanzi è stata realizzata, con l’eleganza che le appartiene, dalla Prof.ssa Vittoria Caso, Presidente dell’associazione Clarae Musae, ormai perfetta padrona di casa del salotto letterario D’Anna. La Prof.ssa Caso ha preferito concentrare l’attenzione di quanti hanno preso parte alla rassegna, sul secondo romanzo dell’autore, “La cena di Audrey”: un breve racconto, apparentemente semplice, che fonda il suo senso sull’eterna dicotomia tra l’essere e l’apparire, sulla reale conoscenza di sé o, quantomeno, sulla costante, incessante ricerca del proprio io, in contrasto con una società che, al contrario, basa la propria esistenza su ben altri valori o non-valori. L’indirizzo degli studi universitari dello scrittore e la sua laurea in filosofia sono certamente alla base dell’idea e dell’obiettivo del racconto, che va letto, cercando tra le righe, significati ben più profondi rispetto al mero racconto del protagonista: Andrea, un giovane laureato, terminati gli studi, avverte la necessità di allontanarsi dalla sua normalità e parte per una vacanza verso una località nel Sud della Germania, dove in una sera di agosto incontra una ragazza inglese, Audrey. Da questo incontro nascerà non solo un’amicizia, ma anche la scoperta di emozioni sconosciute che culmineranno in una cena, appunto, momento domi-
nante del romanzo in cui carnalità e spiritualità troveranno una loro perfetta congiunzione. Quasi come se l’originalità, la prelibatezza delle pietanze, ed il desiderio di gustarle, diventassero gli strati del nostro essere che mano, a mano si rivelano a noi con altrettanto desiderio e meraviglia. Molte le metafore e le suggestive descrizioni paesaggistiche che non sono mai casuali: le Alpi tedesche, il verde ed i fiori che colorano i paesaggi della Baviera ed i laghi cristallini diventano lo scenario necessario che ci consente il passaggio dalla realtà esterna alla nostra interiorità, e che permette quel ricongiungimento con la natura e a quei miracoli dell’universo di cui l’uomo, oggi più che mai, ha un bisogno estremo. Il lavoro di introspezione che è l’ingrediente principale della cena, comincia in realtà già con il primo romanzo dell’autore, “La primavera di Davide”, scritto nella originale forma epistolare, inusuale per i nostri tempi, dove la conoscenza di sé avviene attraverso quattordici lettere che Davide, il protagonista, scrive e si scambia con la madre. La forma epistolare consente al giovane ragazzo di instaurare un dialogo con la mamma, altrimenti difficile, se non impossibile, in quegli anni di crescita e di formazione in cui diventa complicata la gestione, da un lato, del senso di appartenenza e di legame indissolubile tra genitori e figli, e, dall’al-
tro, il bisogno e la necessità dei figli di diventare indipendenti attraverso la conoscenza e la realizzazione della propria individualità. Davide, attraverso la dialettica, maieuticamente imparerà a sbirciare nel suo inconscio e a prendere consapevolezza di sé. Dunque, introspezione ed individuazione, nella loro connotazione filosofica, nei due racconti, diventano, al di là delle storie, i protagonisti principali, forse difficili, ingombranti, ma necessari per la ricerca dell’essere come auspicato da Heidegger in Essere e Tempo, più volte citato durante l’incontro. L’autore, Vincenzo Di Segni, al termine dell’incontro, ci ha anche regalato un’anticipazione del suo prossimo lavoro, terminato da poco, un saggio filosofico dal titolo “Cibo e Sessualità”, un approfondimento della cena di Audrey, in cui la prelibatezza delle pietanze portano all’esaltazione delle nostre emozioni e del nostro spirito. La rassegna di martedì si è aperta e si è conclusa con due piacevoli momenti artistici: l’apertura è stata assegnata a due maestri di musica, il Maestro Francesco Liuzzi, batterista, musicista, professore di musica ed artista a tutto tondo, che ama viaggiare tra la musica ed i colori della pittura, ed il Maestro Sergio De Simone, chitarrista e compositore che vanta notevoli collaborazioni artistiche. Il momento finale è stato invece delegato al vignettista Carmine Mondola, ormai noto agli assidui frequentatori del salotto, che, disegnando, ha “scattato” una foto al gruppo dei protagonisti della serata, dedicando un’ironica vignetta anche al nostro Direttore Nando Troise, sempre presente a questi incontri che ci auguriamo possano portare, sempre più in alto, questi momenti di condivisione poetica e letteraria.
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UOMINI E DONNE ILLUSTRI: LA PUBBLICAZIONE È PRONTA! Ci siamo: finalmente la pubblicazione che ha per oggetto gli uomini e le donne (ebbene sì c’è anche una donna) illustri sepolti nel cimitero consortile ha visto la luce e il 16 febbraio sarà presentata ufficialmente, alle ore 11, presso la Chiesa Madre del Cimitero. Numerosi sono stati gli scambi d’idee e i confronti tra i componenti della Commissione di studio e ricerca tesi a chiarire il concetto di “persona illustre” in modo da non generalizzare, estendendolo a chiunque avesse compiuto egregiamente il proprio dovere ma considerando “illustri”, persone distintesi nel campo culturale per ingegno e creatività oppure per l’impegno personale profuso con abnegazione nel settore socio-assistenziale, realizzando il bene comune e meritando stima generale. Si è deciso d’includere nella ricerca ogni categoria umana senza pregiudizi. Come eseguire le ricerche? A partire dai registri del cimitero per individuare il luogo di sepoltura, estendendo le consultazioni sia agli archivi comunali, sia a riviste e testi scientifici e storici, arricchendo le conoscenze soprattutto attraverso il confronto con i familiari dei defunti e altri documenti utili allo scopo. Certamente non è stato facile svolgere ricerche esaustive soprattutto dove
le fonti erano poche e dispersive e l’oblio della dimenticanza stava avendo il sopravvento sulla memoria; per non parlare della diffidenza da neutralizzare e del poco tempo a disposizione; tuttavia, l’impegno e la volontà hanno reso possibile sia confermare e arricchire le conoscenze relative ad alcuni “illustri”, sia riscoprire le iniziative e i meriti reali ma obliati di altri. E’ opportuno ricordare che con delibera del 31 luglio 2015, il Consiglio del Cimitero Consortile di Arzano, Casavatore, Casoria lanciò l’interessante e lodevole iniziativa di individuare se tra i sepolti, vi fossero uomini e donne illustri, nati nei tre comuni. A tal fine, con lo specifico obiettivo di studiare e ricercare, fu nominata una commissione speciale, che, nella sua configurazione definitiva, è stata costituita da: Prof. Giustino Aruta Dirigente Scolastico, Prof. Simone Russo Docente di lettere, Dott. Piero Antonio Iavarone Avvocato, Prof. Pietro Simonetti Docente di Lettere, Sig. Giuseppe Bianco Giornalista (che si sono occupati di Arzano); Prof. Francesco Iorio Dirigente Scolastico, Prof. Ludovico Silvestri Docente di Religione, Dr.ssa Mariolina Lettieri Archeologa (che si sono occupati di Casoria); Prof.ssa Vittoria Caso docente di lettere classiche (che si è occupata di Casavato-
re). Tutti professionisti che hanno dedicato il loro tempo gratis all’importante lavoro. Dopo aver affidato il compito di coordinare e presiedere i lavori al Prof. Iorio, il gruppo si è messo all’opera, non lesinando energie né per le ricerche, né per le riunioni. I primi incontri, svolti presso l’ufficio del Direttore del cimitero, sono stati finalizzati a fissare le linee guida della metodologia da utilizzare nella ricerca, delimitandone innanzitutto il campo, così come richiesto dalla delibera, a persone sepolte nel cimitero consortile e nate in uno dei tre comuni. A lavoro concluso, tanti piccoli “saggi storici” riguardanti uomini e donne illustri sono stati consegnati al nuovo consiglio, che con entusiasmo e sensibilità ha condiviso lo spirito del precedente, e al suo direttore, dott. Francesco Leo, il quale ne ha scritto la premessa, in cui precisa che “Questo piccolo scrigno di storia è dedicato alla collettività e a tutti coloro che vogliono trovare in esso un motivo di conoscenza e studio”. In questo momento epocale difficile, sia a livello nazionale che locale, sicuramente gli “illustri” possono essere un esempio da emulare così da costituire il punto di partenza per una riscossa delle coscienze e una rinascita del territorio.
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EMILIA SENSALE
Gianni Biccari: “L’arte è aggregante, contribuisce nelle sue varie forme a quella bellezza che può salvare”
La vita di Gianni Biccari è spesso legata al mondo del teatro e ad un obiettivo, in tutti i sensi. Specializzato in ripresa teatrale, ha collaborato con le maggiori compagnie cittadine immortalando grandi protagonisti della scena partenopea. Nell’ottobre del 2018 il suo amore per il teatro si è trasformato nella mostra fotografica ‘Emozioni e palcoscenico’ allestita al PAN e curata da Luca Sorbo, mentre attualmente è coordinatore artistico della seconda edizione di ARTinGARAGE, rassegna di fotografia che ospiterà a Pozzuoli dieci esposizioni a cadenza bi-settimanale dei seguenti artisti: Associazione Scrivendo con la luce, Marco Iannaccone, Lorenzo Leone, lo stesso Gianni Biccari, Federico Righi, Antonio Manno, Salvatore De Rosa, Marco Menduni, Fernando Pisacane. Cosa rappresenta per te la fotografia? “Per me è vita! Molte scelte e conquiste della mia vita le devo alla fotografia, prima di tutto l’avere conosciuto mia moglie che mi ha dato uno splendido figlio. L’ho conosciuta perché ero il fotografo della compagnia nella quale recitava e da allora son passati trent’anni. È il modo di esprimere il mio interiore, le mie potenzialità, al di fuori della mia attività lavorativa ufficiale che in quanto tale spesso risulta alienante e ripetitiva ma che comunque senza la quale non avrei potuto fare l’artista”. Ami fotografare il palcosce-
nico, gli attori e le loro emozioni…. “Mi sarebbe piaciuto recitare ma non ne avevo il coraggio. Ho dirottato quindi questa mia voglia interpretando il teatro dal buio della platea, ho dato attraverso l’occhio della fotocamera la mia interpretazione del gesto dell’attore, del lavoro dei registi, dei disegnatori delle luci, di quello degli scenografi. Al di là dei vincoli imposti dall’esigenze documentali della committenza, mi sono sempre concentrato sul gesto, sulla mimica dell’attore. Infatti, tante delle mie immagini sono state realizzate all’interprete in controscena ripreso con lunghi teleobiettivi per isolarlo dal contesto. Ho cominciato con le compagnie filodrammatiche degli amici e sono arrivato a collaborare con Massimo Ranieri, Luca De Filippo, Vincenzo Salemme, Lina Sastri, Isa Danieli, Luisa Conte e Nando Paone, per citarne solo alcuni”. In che modo secondo te l’arte è presente nella nostra vita quotidiana? “Mi balza all’occhio quanto l’arte stia divenendo importante per la valorizzazione delle nostre stazioni, mi riferisco in particolare a quelle dell’arte della Metro di Napoli. L’arte può essere un volano per la nostra città, crea posti di lavoro e movimento turistico. L’arte è aggregante, formativa e contribuisce nelle sue varie forme, alla bellezza, quella bellezza che può salvare”.
In che modo i social sono un ottimo strumento per il mondo della fotografia? “I social sono un grande mezzo per la diffusione e la fruizione di contenuti e offrono buona visibilità a chi ha qualcosa da dire. Ma sono anche eccessiva sovraesposizione, inflazione di photographers non sempre all’altezza del roboante attributo che si auto-appioppano, omologazione di stili e tendenze. A mio giudizio si tende troppo a uniformarsi alle mode, agli influencer più in voga e si sperimenta poco. I social hanno quasi soppiantato i circoli che a cavallo degli anni Ottanta-Novanta sono state delle grandi palestre, basti pensare che i riferimenti che avevamo all’epoca e con i quali spesso ci confrontavamo de visu rispondevano ai nomi di Mimmo Jodice, Luciano Ferrara, Ricerca Aperta di Gianni Rollin e Lucia Patalano, Fabio Donato. Oggi troppo street, troppo hdr, troppi mossi creativi e basta. Credo che il successo di critica e pubblico avuto dalla mia ultima mostra dedicata al teatro, nasca anche un po’ dall’esigenza di vedere qualcosa di diverso. I social hanno contribuito, a mio parere, a far sì che le immagini restino ancor di più nei server e negli hard disk, si stampa poco. Quest’ultimo concetto è tra le motivazioni che mi hanno spinto a coordinare la rassegna che è partita a Pozzuoli”. Perché il nome ‘Art in Ga-
rage’? “Quando l’abbiamo immaginata insieme a Veronica Grossi e Emma Cianchi, le due padrone di casa, volevamo ospitare anche altre discipline che non fossero necessariamente legate alla fotografia. Strada facendo, abbiamo ospitato solo fotografi ma forse quest’anno ci sarà qualche contaminazione. Mi fa piacere dare la possibilità a validi fotografi di poter esporre, di esortarli a tirare fuori le loro immagini dai computer, dai telefonini. A mettersi in gioco con un pubblico reale insomma. Da qui a giugno avremo dieci appuntamenti, ci sarò anche io con un mio lavoro. Contiamo anche di realizzare dei fuori programma attraverso incontri con autori dal vissuto importante”. Cosa consiglieresti a una persona con la passione per la fotografia che vuole far conoscere al mondo i suoi scatti? “Prima cosa di studiare, di leggere le immagini dei grandi autori, di capirle, analizzarle. Non basta comprare la compattina al negozio, imbroccare una foto decente che ti fa realizzare qualche centinaio di likes da una pletora di ruffiani e pazienti amici per intitolare il proprio profilo Pinco Pallo Photographer…. Le strade non sono mai scorciatoie, sono belle lunghe e spesso irte. Poi per carità, mostre, libri e social sono utilissimi per acquisire visibilità ma ci vogliono idee, progettualità, originalità, studio”.
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ANITA CURCI
PEPPINO DI CAPRI E I SUOI ROCKERS È in tutte le librerie italiane il libro PEPPINO DI CAPRI E I SUOI ROCKERS di Gianmarco Cilento, recentemente pubblicato per i tipi Graus Editore, con la prefazione del compositore e cantautore Mimmo di Francia Il volume, strutturato in sei capitoli di racconto, attraversa il periodo artistico di Peppino di Capri dagli inizi con il batterista Ettore “Bebè” Falconieri nel 1954 circa fino al 1968, anno dello scioglimento del complesso formatosi dieci anni prima, appunto, “Peppino di Capri e i suoi Rockers”, nome formale utilizzato nelle copertine dei dischi 45/33 giri e nei cartelloni per le esibizioni nei locali dal vivo, sia in Italia che all’estero. Finora sul personaggio sono stati pubblicati due volumi di rilievo, quello di Geo Nocchetti, Peppino di Capri. Il sognatore, Edizioni Rai/Eri, Roma, nel 2004; l’altro di Vincenzo Faiella e Sergio Vellino dal titolo Peppino di Capri. Discografia illustrata, cinquant’anni dal 1958 al 2008, Nicola Longobardi Editore, Castellamare di Stabia, 2008. Il primo è una sorta di intervista al cantante sulla vita professionale che va dagli esordi sino agli anni Novanta. Il secondo è un elenco illustrato della discografia italiana e straniera con brevi passaggi monografici. Il libro Peppino di Capri e i suoi Rockers di Gianmarco Cilento, pubblicato da Pietro Graus con la prefazione del compositore e cantautore Mimmo di Francia, 142 pagine, euro 15,00, intende essere ciò che forse è assente nei due precedenti lavori, e cioè una biografia artistica organica del cantante nel suo periodo di militanza con i Rockers, elemento unico e irripetibile, grande motivo della sua fortu-
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na professionale. Nonostante la lunga carriera artistica di Peppino di Capri, questa monografia si ferma allo scioglimento del primo complesso, per una ragione specifica. Poiché è corretto puntualizzare che Peppino non è da considerare un solista assoluto, in quanto nel decennio che ha maggiormente caratterizzato il suo personaggio musicale, appunto gli anni Sessanta, molta della sua fama di interprete e di arrangiatore si lega indissolubilmente al merito dell’eccellente collaborazione coi Rockers, che oltre ad essere stata una delle formazioni più longeve nell’accompagnamento di un cantante in voga, è stata anche tra le formazioni più libere tra quelle affiancate e supportate sulla scena dal cantante leader, quindi in questo caso non totalmente indipendenti come un complesso a sé. Perciò, sebbene la parte complessiva affrontata in questa sede sia solo un sesto della carriera discografica effettiva di Peppino di Capri, essa è in realtà la più importante, redditizia e celebre, ma anche quella dove il cantante e i suoi musicisti hanno lanciato i loro brani più noti. L’autore affronta l’argomento da un punto di vista scientifico, ma anche critico e investigativo, basandosi sulle fonti autorevoli e collaudate presenti in bibliografia. L’autore Gianmarco Cilento vive a Roma, dove studia e si occupa di critica cinematografica. Laureato in Arti e Scienze dello Spettacolo alla Sapienza, collabora con le testate Dasscinemage, Il Marsili Notizie. I suoi principali interessi sono rivolti allo studio della Storia del cinema, dei New media e della Musica popolare internazionale.
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FRANCO D’ANNA
ECO DISTRETTO: SOLUZIONI IN ARRIVO Verso una soluzione il problema dell’ecodistretto di Napoli ai confine con Casoria. La questione sembra stia trovando soluzioni alternative anche grazie alla fattiva collaborazione territoriale di esponenti dell’ATO Na1 per la gestione dei rifiuti. La proposta è stata seguita dal consigliere ATO NA1 Salvatore Iavarone, casoriano che è però presente nell’ATO in quota Comune di Napoli. Per Salvatore Iavarone: “la scelta del posto dove allocare l’ecodistretto, deve essere rivista, ma l’ecodistretto è una necessità, anzi, anche gli altri comuni devono organizzarsi in tal senso. Casoria e Napoli potrebbero superare questo problema pensando ad un ecoditretto in commune. Abbiamo proposto di individuare un’area contigua ai due comuni, ma in zona periferica, per la nascita di un ecodistretto gestito da ASIA ma a servizio di entrambi I comuni. Casoria potrebbe individuare l’area, e il comune di Napoli potrebbe prevedere l’investimento. In tal senso abbiamo proposto un’area sul territorio di Casoria, ma contigua a Napoli, che è proprietà del Comune di Casoria e dal punto di vista urbanistico
è idonea per un intervento di questo tipo. Serve che I due comuni si incontrino per costruire concretamente questa proposta. È un atto di responsabilità a cui certamente neppure il commissario prefettizio di Casoria vorrà sottrarsi”. Per Raffaele Del Giudice assessore all’ambiente di Napoli e firmatario della delibera sull’ecodidtretto: “In questi giorni molti esperti ambientali, alcuni di essi convenuti anche al recente seminario ANCI-CONAI e vertici della magistratura, ritengono indispensabile realizzare impianti ecocompatibili per la corretta gestione dei rifiuti domestici in particolare per le frazioni umida e per quella secca: carta, cartone, vetro, alluminio, plastica, legno e acciaio. Su tali strutture tutte le amministrazioni locali sono chiamate a una accelerazio-
ne al fine di dotare i territori di fabbriche del riciclo o ecodistretti, strutture semplici ed ecocompatibili, volano di sviluppo per l’economia circolare e l’occupazione. La nostra proposta di realizzarne alcuni va proprio in questa direzione, al fine di continuare a migliorare il ciclo della raccolta differenziata nella città di Napoli.Tuttavia si tratta , è bene ribadirlo, di studi di fattibilità, che dovranno essere sottoposti a verifica. A Napoli abbiamo realizzato ben 10 isole ecologiche, un sito polifunzionale ed attrezzato a piccola logistica temporanea, isole ecologiche mobili e progetti di mini impianti di compostaggio: un grande impegno progettuale e una forte impronta green allo sviluppo della raccolta differenziata. Nel caso specifico dell’ecodistretto di San Pietro a Patierno, ribadiamo che si tratta solo di uno studio di fattibilità e quindi nulla di deciso, sono pervenute indicazioni di aree diverse che si intendono accogliere, poiché rappresentano un’efficace alternativa e si inseriscono in un percorso, da noi sempre auspicato, della concreta collaborazione tra Comuni”.
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L’Amore (e la cucina) al tempo dei BorbonE
Il 12 febbraio all’Archivio Storico si svolgerà il secondo capitolo di “Esperienze Borboniche” I Borbone delle Due Sicilie, la dinastia che ha governato il Meridione d’Italia per quasi un secolo e mezzo e che ha reso Napoli capitale della cultura europea, si è distinta non solo per le importanti opere realizzate nel Sud d’Italia, ma anche per la singolarità dei rapporti di coppia dei regnanti che si sono succeduti al trono. Il secondo capitolo di “Esperienze Borboniche” - la kermesse di eventi incentrati sulla cultura borbonica, e sul cibo e le bevande di cui i reali andavano ghiotti – si svolgerà martedì 12 febbraio (ore 21) presso il ristorante e premium bar “Archivio Storico” di Napoli (ubicato in via Scarlatti, 30 – zona Vomero). Essendo questo appuntamento a ridosso del San Valentino, la tematica che lo animerà sarà “L’Amore al tempo dei Borbone”: Gennaro De Crescenzo, Presidente dell’Associazione Culturale Neoborbonica, e Salvatore Lanza, segretario generale, parleranno delle coppie più belle del Regno, delle loro passioni, dei piatti di cui re e regine andavano ghiotti... Per l’occasione lo chef stellato Pasquale Palamaro preparerà per tutti gli ospiti una golosa lasagna (di cui andava ghiotto re Francesco II, detto appunto “Re Lasagna”) e la mozzarella in carrozza (uno dei piatti preferiti della Regina Maria Sofia). A questi piatti saranno abbinati due eccellenti vini del territorio (entrambi delle Cantine Federiciane): rispettivamente un Gragnano Penisola Sorrentina DOC e un Flegreo Cuvée Metropolitano, uno spumante prodotto da viti a piede franco su terreni di origine vulcanica nel cuore dei Campi Flegrei (abbinamenti a cura dell’AIS Napoli). Il percorso di degustazione terminerà con un inconsueto trancio di pizza dolce a cui sarà abbinato un cocktail preparato dal bar manager dell’Archivio Storico, Salvatore D’Anna: la “Birra”, un after dinner che ha l’aspetto di una birra appena spillata (un fizz a base di gin, un liquore spe-
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SABATO 30 MARZO 2019 - ORE 20,30 DOMENICA 31 MARZO 2019 - ORE 18,30 La Compagnia Teatrale “Gli Appassionati” ringrazia il regista Umberto Saba per la partecipazione straordinaria, in occasione del traguardo raggiunto
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“Una storia diversa”, la presentazione del libro di Tina Piccolo al Centro Studi La Contea l’11 febbraio
Compagna assidua del viaggio della vita è la paura. L’uomo teme tante cose, ma la paura deve essere accompagnata dal coraggio di superare gli ostacoli che si incontrano quotidianamente, altrimenti diventa vera e propria patologia e deve essere curata. La protagonista di “Paura – Una storia diversa“, ultimo lavoro editoriale scritto dalla poetessa di Pomigliano d’Arco, Ambasciatrice della poesia nel mondo, Tina Piccolo e pubblicato dalla casa editrice “Il Salotto”, si chiama Irina, bella, dolce, amante dell’arte per cui ha creato anche un prestigioso Salotto che accoglie artisti e promuove la cultura. Irina è affetta da fobie che le rendono la vita difficile. Irina non puo’ uscire di casa e ha malesseri vari, ella vive col figlio a cui è legatissima e ha un amico attore, Gianni, che le vuole un bene dell’anima ed anche qui si instaura una lotta tra il desiderio di essere amata e la paura di questo sentimento vitale. Il libro sarà presentato il prossimo lunedì 11 febbraio alle ore 17,00 al Centro Studi “La Contea”, a Napoli in via Toledo 418.
Il presidente del Centro Studi, l’on. Luciano Schifone, introdurrà questo evento, organizzato dal regista e videomaker Davide Guida di DGPhotoArt (che sarà il moderatore della presentazione) in collaborazione col Circolo Artistico Culturale “Tina Piccolo”. Relatori saranno lo stesso Luciano Schifone, l’editore Gianni Ianuale, il Presidente della Associazione “I nuovi Angeli” Saverio Gatto, la autrice del libro Tina Piccolo, e il giornalista e presentatore Giuseppe Nappa, direttore responsabile della testata “Occhio all’Artista Magazine” che da anni conduce il salotto culturale storico della poetessa. Per l’occasione verrà proiettato in anteprima assoluta il booktrailer del libro, interpretato dalla attrice teatrale e cinematografica Lara Antico, che sarà fra i protagonisti della presentazione con le letture di alcuni passi del libro. Ospiti di gran prestigio della presentazione, con alcuni interventi musicali, il soprano Olga De Maio e il tenore Luca Lupoli, direttamente dal Teatro San Carlo e da numerosi eventi culturali sul ter-
ritorio, reduci del successo del Concerto di Capodanno che hanno tenuto e organizzato con la loro Associazione Noi per Napoli. “Una presentazione di un testo che toccherà realmente il cuore dei presenti, che auguriamo numerosi, per via dell’argomento delicato trattato. Non vorrà essere una tavola rotonda, né un dibattito, ma invitiamo comunque tutti a intervenire e confrontarsi con il tavolo dei relatori, a dire la propria sull’argomento durante la presentazione, perché le paure, le fobie, la depressione sono drammi sempre attuali e presenti in tutti noi e non vanno mai presi sottogamba.” dichiara l’autrice Tina Piccolo. L’ingresso è libero.
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La danza made in Italy conquista la Cina. Roma City Ballet in tournée con “Il lago dei cigni” La danza italiana incanta la Cina. E lo fa per merito del general manager Antonio Desiderio, artefice della tournée targata 2019 della Compagnia Roma City Ballet, di cui ne è anche presidente, impegnata con “Il lago dei cigni”. In questa esperienza orientale i protagonisti, nei 26 giorni di programmazione, stanno mettendo in scena ben 21 spettacoli nei più importanti teatri delle maggiori città, quali: Shenzhen, Nanning, Guangzhou, Hangzhou, Shangai, Jinan, Ashan, Pechino, ottenendo puntualmente consensi dal pubblico, sempre numerosissimo ed attentissimo a manifestare la propria soddisfazione durante le recite. Spettatori praticamente ammaliati dal talento portato in palcoscenico dal Roma City Ballet, che per l’occasione presenta 43 danzatori selezionati in scena, con la partecipazione straordinaria delle etoiles del Teatro Colon di Buenos Aires: Eliana Jimena Valdivia Figueroa e Matias
Ricardo Santos. Le coreografie sono di Maria Grazia Garofoli; assistente alla coreografia e Maitre de Ballet: Zelijko Dubravcic; costumi: Triunfo Dance By Pasquale Triunfo; scenografie: Ciro Rubinacci. Che lo spettacolo sia apprezzato è fuori discussione, a testimoniarlo finanche la decisione di trasmetterlo in diretta tv sulla Rete di Stato cinese BICN; una gran bella conferma, dunque, per quanti hanno lavorato al fine di rendere fattibile l’intera ideazione. Dietro dette programmazioni ci sono enormi sacrifici, da sostenere solo se accompagnati da profonda passione e soprattutto da un lavoro di qualità ad opera di chi lo propone. A tal proposito il general manager Antonio Desiderio ha così commentato: «È un immenso orgoglio per me e tutta la Compagnia, essere presenti in Cina come rappresentanti della danza italiana, ancora una volta a simboleggiare che la nostra cultura è amata ed attesa ovunque venga
presentata. Questo progetto è stato frutto di lunga preparazione ed impegno, ma ogni sforzo è ricompensato dal calore e dagli applausi che il pubblico ci riserva tutte le sere. Inoltre abbiamo avuto l’onore di essere ricevuti dal console italiano in Guangzhou, Lucia Pasqualini». Il console, infatti, ha espresso il desiderio di voler incontrare tutti i membri della Compagnia ed assistere pure ad una delle recite.
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FRANCESCO CELIENTO
L’ATTORE TONY D’ALESSIO IN TOUR Anteprima assoluta in terra partenopea per il tour di “Thor, la morte degli Dei”, che prenderà il via sabato 23 febbraio presso il Palapartenope di Napoli per poi proseguire nei principali teatri italiani. Tratto dal nuovo omonimo Libro-fumetto “La morte degli dei”, per la prima volta in Italia un musical vede come protagonista un supereroe, Thor, figlio di Odino, re degli Dei, e di Joro, dea della terra.
“La morte degli Dei”, appunto è denominato il primo episodio di una suggestiva trilogia dedicata alla saga della mitologia norrenaIl progetto è della Ema Eventi, che ha prodotto uno spettacolo dedicato ad ogni fascia d’età, dall’amante del fumetto creato da Stan Lee, al bambino affascinato dai supereroi, agli appassionati di saghe e leggende. La scelta del musical, già sperimentata con grande successo di pubblico in pre-
cedenti produzioni (“Masha e Orso Live Show”), ha l’obiettivo di restituire qualcosa di più, di più caldo ed emozionante da vivere in teatro, per avvicinare lo spettatore ad un mito fino ad oggi conosciuto soltanto attraverso i fumetti e il grande schermo. Attraverso le vicende di Thor, lo spettacolo racconta sentimenti ed emozioni, la parte umana di un Supereroe, un Mito intramontabile, attraverso contenuti artistici di qualità adatti al grande pubblico. Uno spettacolo avvincente, unico nel suo genere, ricco di personaggi storici come Odino, Loki, Idhunn, le Valchirie e gli intramontabili cattivi di turno. In una scenografia disegnata dai più talentuosi illustratori italiani ed internazionali, e costruita grazie a tecnologie estremamente evolute, come la proiezione 3D, effetti spe-
ciali e un impianto LedWall modulare, si muovono con l’attenta regia di Antonello Ronga e sulle musiche di Emiliano Branda, un cast di 16 ballerini, 2 acrobati e 6 cantanti/attori, tra i quali l’Odino di Tony D’Alessio (voce della storica band Banco del Mutuo Soccorso e II posto ad XFactor 2013).
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TERESA D’ANGELO
Un Teatro Cilea, da cielo stellato per Sal Da Vinci
Sinfonie in Sal Maggiore e’ un viaggio nella musica e nella storia.Svoltosi per il secondo anno nei teatri più importanti di Napoli e non solo. Un viaggio che ha come senso di unione il presente, passato e futuro. Un viaggio di ricordi e di emozioni eterne, a volte anche difficili da affrontare. Uno di quei viaggi che fanno crescere il cuore e l’anima. Storie di italiani, poeti dell’amore, ma con una ferita nel cuore. A dirigere i lavori come saggio timoniere c’è Marco Carniti. Un regista visionario per assemblare la prosa scritta dallo stesso Sal e da Ciro Villano, in scena con Gianni Parisi e Floriana De Martino, e per governare la nave tra le canzoni riarrangiate dal direttore d’orchestra Pennino e i monologhi che narrano i ricordi e i sogni del cantautore napoletano, passando per gli sketch che si ispirano ai gran varietà degli anni d’oro del teatro e della televisione, senza rinunciare al gusto di raccontare temi profondi e scomodi come l’emigrazione di ieri, di oggi e di sempre, visto che i grandi argomenti, come la bellezza della musica, sono sempre attuali. Grandi brani cantati da Sal, insieme ai suoi cavalli di battaglia. Un pubblico che ama il suo amato cantante portando un Cilea da soldout. Intervistando il cast al completo, hanno raccontato di una vera e propria sinergia nata in scena, che con tanto divertimento sono diventati una vera famiglia.
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BIOLOGIA DELLA NUTRIZIONE
Rischio morte aumentato con troppi fritti a tavola a cura della Dott.ssa Flavia Altieri, Biologo Nutrizionista
Consumare troppi alimenti fritti può portare ad un aumento del rischio di morte per tutte le cause, con prevalenza per le patologie cardiovascolari. La regola vale per tutti ma la correlazione sembra essere più evidente nelle donne. A rivelarlo è un lavoro pubblicato sul British Medical Journal, condotto da Wei Bao, epidemiologo del College of Public Health presso la University of Iowa. Lo studio ha coinvolto 106.966 donne in menopausa di 50-79 anni (coinvolte nello studio Women’s Health Initiative) tra 1993-1998, e seguite fino al febbraio 2017. Durante il periodo di monitoraggio sono avvenuti 31.588 decessi, 9.320 per cause cardiovascolari, 8.358 per tumori e 13.880 per altre cause. Gli esperti hanno trovato che il consumo quotidiano di pollo fritto si associa a un rischio di morte per qualsiasi causa maggiore del 12% e un rischio di morte per cause cardiovascolari del 13% maggiore (rispetto a chi ne consuma poco). La frittura di pesce, il classico pesce panato e patatine fritte, consumate tutti i giorni sono associate a un rischio di morte per qualsiasi causa del 7% maggiore, del 13% maggiore per cause cardiovascolari. Per quanto si tratti solo di uno studio di osservazione, i risultati suggeriscono che moderando il consumo di cibi fritti, specie da fast food, si possa incidere in modo significativo sulla salute pubblica.
Augurissimi
4.2.2019 sposi Antonio e Enza Petrellese Con la gioia nel cuore vi auguriamo di essere sempre felici come in questo meraviglioso giorno. Augurissimi da Mamma Papà Maria Grazia e Flavia Petrellese
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