DOMENICA 23 APRILE 2017
Settimanale di Informazione
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ANNO XVI - N° 17 - DOMENICA 23 APRILE 2017
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Intervista al Sindaco Pasquale Fuccio VI RACCONTO LE INIZIATIVE IN ATTO L’OPPOSIZIONE ALL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE
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l’editoriale di Nando Troise
L’OPPOSIZIONE ALL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE
Piange la storica, importante, abbandonata ai suoi crolli, Via Cavour. La strada dove le suore Stigmatine hanno svolto per anni la loro missione. La strada dove ha fatto il Comandante di Stazione, il Maresciallo dei Carabinieri, Carlo Alberto Dalla Chiesa e dove è nata, nel 1948, nella cucina della Caserma, sua figlia Rita. La strada dell’Ufficio Postale. La strada di quel magnifico gioiello del 600 che è la Cappella del Carmine. La strada della Santa Croce (1638) e del monumento a San Ludovico da Casoria. Piange via Santa Croce. La strada dove sono passate le intelligenze dei nostri avi. La strada che porta alla Basilica Minore di San Mauro Abate, uno dei monumenti religiosi più belli di Napoli. Piange Luigi Maglione, Segretario di Stato di Papa Pio XII. A lui fu dedicata la stradina che da Largo San Mauro porta a Piazza Benedetto XV. Per lui fu, invece, pensata la strada poi intitolata a Pio XII. Manca a Casoria via Paolo VI nonostante che varie volte il Cardinale Montini ha alloggiato e studiato presso la casa del Cardinale Luigi Maglione. Piange la “nuova” e non certa bella sede centrale della Scuola Media dedicata proprio al Cardinale Maglione, in una nascosta traversa di via Pietro Nenni (via Gaetano Pelella). Nascosta in una periferia che non è né industriale né residenziale, ha visto crollare il tetto del suo auditorium. Il pensiero ed il ricordo va alla mancata strage. Tre ore più tardi e sarebbero morti decine di bambini (erano quelli della classe 1993 ndr) e le loro insegnanti. La mano divina? San Mauro Abate? San Ludovico da
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Casoria? San Giovanni Paolo II? Neanche questo pensiero fermò alla riflessione la classe politica di allora. Queste morti risparmiate andrebbero ricordate sempre. “Sei sempre il solito. Fai troppe critiche ma sono di stimolo alla Amministrazione che certamente apprezzerà” – mi dice un pubblico amministratore. Crediamoci! Altro capitolo doloroso fu la chiusura dello Stadio San Mauro. Per anni, causa ben individuabili responsabili, è stato cantato il de profundis al calcio ed allo sport casoriano. La Commissione Straordinaria è riuscita a portare a termine i lavori e riaprirlo l’8 novembre del 2015. E’ mancato, però, nel progetto, il terreno di gioco. Occorrerebbe che il Settore Lavori Pubblici ci cominci a pensare. Il nostro consiglio è l’erba sintetica così come hanno fatto i Comuni di Sorrento, Castellamare di Stabia, Arzano, Caivano, Bacoli, Quarto. L’opposizione….. Che tipo di opposizione avrà il Sindaco Pasquale Fuccio? Morbida, dura o…….. ? Morbida è da escludere: i partiti o movimenti che avevano sperato nel voto farebbero una figura di ….; dura è al momento assai possibile. Dell’o……. parleremo alla fine. Il consigliere comunale Pasquale Pugliese, la consigliera comunale del Movimento 5 stelle Elena Vignati ed il periodico Nuova Dimensione, a firma di Francesco Polizio, hanno firmato documenti di proposta e di contestazione verso l’operato dell’Amministrazione Comunale. continua a pag. 5
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Del consociativismo e trasversalismo che denuncio da tanti anni basta osservare come sono scese nella competizione elettorale le coalizioni che avrebbero dovuto esprimere il nuovo Major della Città di Casoria. I nostri tantissimi auguri di voler veder nascere in questa Città l’applicazione di un vero e proprio bipolarismo (liberal democrazia contro social democrazia) è completamente tramontato. E’ nato sul campo di competizione elettorale “il centro” sperando che non sia la rinascita sotto altro nome della fallita formula “Patto per il Progresso” di qualche anno fa. Opposizione dura, dunque, è quella di Nuova Dimensione, tale anche da far saltare la bottiglia. Una battaglia che è nata una diecina di anni fa e portata avanti con costante abnegazione dal suo editore che è Francesco Polizio, che denunciò nel febbraio del 2007: “consultando gli atti deliberativi sulle lottizzazioni convenzionate, con il supporto dell’architetto di turno, si può tranquillamente concludere che, nella Città di Casoria, la legalità, nel settore dell’edilizia privata, è a buon mercato. Non si è mai tenuto conto dei vincoli che andavano imposti a carico dei proprietari quali la presentazione di un progetto esecutivo di sistemazione viaria, fognaria, idrica ed elettrica dell’intera area oggetto della convenzione; l’onere della realizzazione delle infrastrutture primarie; il trasferimento gratuito delle predette infrastrutture; l’affermazione della contemporaneità dell’intervento delle infrastrutture con la realizzazione delle opere; la ricomposizione del tessuto urbano per gli interventi edilizi in corso; la realizzazione di un manufatto al servizio della collettività. Il grido di allarme lanciato da Polizio nel 2007 arriva come una eco fino ai giorni nostri, cioè nel 2017: “siamo in presenza della svendita del territorio. Le forze politiche, che hanno a cuore l’interesse del Paese, devono attivarsi perché il territorio sia salvaguardato e non ulteriormente compromesso da decisioni assunte senza la partecipazione di chi è espressione popolare”. Per quanta riguarda l’o…… di cui parlavamo all’inizio, si tratta, per ora, sempre, delle critiche del periodico Nuova Dimensione e il riferimento principale va alla conferma dei dirigenti a termine oltre a tantissime altre denunce che fa il giornale diretto da Francesco Polizio.
5 PAOLA CONSOLETTI
CASORIA E L’EDITORIALE SEMPRE ATTUALE Nell’editoriale “Casoria”, del Direttore di Casoriadue Nando Troise, si evidenziano delle differenze di valori di 10 anni fa, a Casoria, con la città attuale, dove non esiste certezza della pena, ma del diritto. Si parla in questo “testo”, della Casoria dove avvengono “eccellenti” omicidi, da anni, e della mancanza di applicazione della legge. Le storie criminali sono affollate di volti comuni, nomi ignoti e soprattutto, vittime innocenti. Morti ammazzati solo perché nel posto sbagliato al momento sbagliato, cittadini innocenti da sempre in attesa di verità e giustizia. Il Direttore Troise ricorda, a memoria, l’assassinio di Stefano Ciaramella, un giovane ragazzo che oggi avrebbe 32 anni, tanto clamore attorno a questo assassinio, inviati di tutti i giornali, ma i brutali assassini vengono trovati nel 2002, arrestati, processati e condannati per poi essere liberati nel 2007, tutto davvero sconfortante. Nello scenario della città di Casoria, stessa dinamica per la morte di Salvatore Canneva, aggredito e sparato per una rapina, i suoi assassini continuano a girare liberamente. Non si può dimenticare l’omicidio della signora Parisi, un’anziana donna, uccisa per un tentativo di rapina, gli assassini mai trovati. In questo editoriale, il Direttore Nando Troise, ci ricorda che i numerosi brutali assassini, soprattutto negli anni di sangue (1983/84), non sono mai stati trovati e molti di questi omicidi, sono stati addirittura dimenticati, o fingono di dimenticarli, ed essere coscienti di sapere e capire che anche gli omicidi non vengono pagati, è orripilante. La memoria è per il ferroviere Enzo Pilato, il farmacista Raffaele Ferrara, Sergio e Andrea Esposito, Crescenzo Casillo, Antonio Coppola e Andrea Nollino. Ricordiamo però che hanno invece pagato con una condanna a 25 e 27 anni, gli assassini di Nicola Ferrara, il giovane di 21 anni, ucciso sotto gli occhi della madre e della sorella, solo per aver difeso il proprio padre da ladri di auto e cavalli di ritorno, ma è ancora poco. E’ necessario sottolineare che sono pochissime le cose cambiate nella città di Casoria, si è continuato solo a costruire, tanto da diventare una città cementificata, con discariche illegali, una terra, quella Casoriana, che ha perso totalmente la sua identità, la sua storia è stata cancellata, una città allo sbando, che grida aiuto. Poco hanno fatto le Commissioni e le Amministrazioni che hanno preceduto Pasquale Fuccio, l’odierno sindaco, l’ultima, quella della Prefetto Silvana Riccio, la quale ha finalmente concluso il rapporto con tutti i fitti passivi, ha riaperto dopo tanti anni, l’8 Novembre 2015, lo stadio Comunale San Mauro, ed ha dato incarico alla ditta manutentrice di controllare i pali della pubblica illuminazione. Molte cose invece, ancora adesso, non sono state normalizzate, ed è proprio questo che tra il dare e l’avere Casoria non è in equilibrio, è stato fatto poco, ma davvero poco, per questa città tanto antica quanto ormai dimenticata.
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6 ANTONIO BOTTA
Intervista al Sindaco Pasquale Fuccio
GESTIONE OCULATA DELLE POCHE RISORSE E VARIE INIZIATIVE IN ATTO “Ammessi ai fondi di rotazione della Regione Campania per la progettazione di due importanti opere: l’ex Parco delle Arti e la Scuola innovativa.”
Oberato fra tanti impegni, non è stato facile incontrare il Sindaco, ma la promessa è stata mantenuta e, per questo, lo ringrazio a nome della cittadinanza. Di seguito, il colloquio svolto in un clima di cordialità. La situazione economica del Comune è molto critica. A chi attribuire la grave responsabilità del dissesto finanziario ? “Il mio compito non è attribuire responsabilità, ma risolvere problemi. Sarebbe troppo facile oggi affermare che è tutta colpa di chi c’era prima. Certo, le casse del Comune denotano chiaramente una situazione di sofferenza ed enormi problemi finanziari. Questo non lo si può nascondere. Siamo però al lavoro, senza sosta, confrontandoci con chiunque voglia dare un contributo per ricercare soluzioni che non sacrifichino le esigenze quotidiane di una città grande ed importante come Casoria. Resta comunque il rammarico di dover ammettere che una gestione più oculata nel tempo avrebbe di sicuro determinato un effetto migliore sui conti dell’Ente e avrebbe anche sbarrato la strada alla sensazione, per niente piacevole, che un Sindaco debba ricominciare sempre daccapo”. E’ vero, come sostenuto dal periodico Nuova Dimensione, che il suo Esecutivo ha scelto di tenere in servizio Dirigenti responsabili di danno erariale ed implicati in vicende giudiziarie di non poco conto? “Sul punto vorrei riportare testualmente quanto scrive di recente il Procuratore Generale della Corte dei Conti, il quale, oltre a salvaguardare l’azione di questa
Amministrazione, in un passaggio afferma che “i sopra richiamati conferimenti dirigenziali hanno provocato un contenzioso con i professionisti esterni a causa del quale l’attuale Sindaco Fuccio è stato costretto alla conferma degli stessi”. Ciò detto, credo che i dirigenti seguano un indirizzo politico e sono certo che quello che stiamo tracciando noi porterà nel tempo la città a beneficiare di un evidente miglioramento della qualità della vita”. Quali iniziative ha intrapreso la compagine governativa per un’oculata e trasparente gestione delle risorse pubbliche? «Diverse sono le iniziative che in questi mesi sono state messe in campo per ottimizzare i servizi e ridurre la spesa. Su tutti appare significativo il taglio di 1 milione e 200 mila euro operato nei confronti della società partecipata ‹Casoria Ambiente› e la concertazione avvenuta per l’anno 2016
di riduzione del canone per servizi non resi quantificata in 500 mila euro. Non basta. Puntiamo ad ottenere qualcosa di più nel tempo cercando di ottimizzare il servizio, che appare ancora insufficiente agli occhi della comunità ma che siamo convinti di poter migliorare già prima dell’estate». La ristrutturazione di Piazza Cirillo ha deluso, in particolar modo, i commercianti della zona, i cui clienti incontrano difficoltà a sostare con i veicoli. Cosa ne pensa lei? “Intanto valga il vero, il progetto poteva essere decisamente fatto meglio. Ciò non toglie che di necessità bisogna fare virtù. Oggi la Piazza ed il centro storico devono essere rilanciati portando un nuovo dinamismo. Ad inizio di giugno proveremo a lanciare il progetto della ‘Via dei santi’ e sperimenteremo una prima pedonalizzazione. Il futuro deve essere questo e la Piazza si presta ad accogliere una importante isola pedonale” Tra i punti del suo programma presentato ai cittadini in campagna elettorale figura anche lo sviluppo del turismo religioso: è previsto, anche se non a breve termine, qualche progetto per passare dalle buone intenzioni alla fase realizzativa? “Inizio giugno, come detto, vogliamo istituire una tre giorni dedicata ai nostri Santi e vogliamo che si inauguri una nuova tradizione per la città di Casoria, un evento che duri negli anni e che non sia soltanto una festa occasionale. Siamo certi che sarà una prima importan-
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DOMENICA 23 APRILE 2017 te occasione per far misurare la città con la sfida del turismo religioso”. Gestione del territorio e aree periferiche: che fare? “Bisogna procedere con azioni concrete seguendo il programma che punta a realizzare la nostra idea di città. Abbiamo una periferia cresciuta male, che manca di beni primari, illuminazione e strade. Allo stesso tempo, un centro che ha le strade ma piene di buche ed illuminazioni analogiche e costose. È evidente che soltanto il lavoro, scrupoloso e senza sosta, dell’Amministrazione tutta, squadra di governo e tecnici, potrà dare dei risultati. Su questo punto il mio impegno sarà massimo, sono in ufficio dalle otto del mattino fino a tarda sera, tutti i giorni, compreso il sabato e anche la domenica, se è necessario. Io e la mia giunta intendiamo cambiare il volto di questa città e non ci risparmieremo”. Come sostenere le fasce sociali più deboli della Cittadinanza (disabili, famiglie indigenti, anziani non autosufficienti..) se la finanza locale fa acqua da tutte le parti? “Un serio intervento sulle fasce più deboli non può prescindere da una corretta amministrazione delle casse comunali. Il recupero dell’evasione, ad esempio, è una priorità che si è data questa amministrazione. Allo stato tempo, stiamo sfruttando tutte le opportunità che ci provengono dalla Regione e dallo Stato, anche se il maggiore disagio che vive la nostra comunità è dato da una disoccupazione crescente di giovani e adulti tra i 40 e 50 anni. Sul tema si dovrà richiedere ai governi nazionali di rimettere in agenda e al primo posto la questione meridionale”. In sintesi, tracci un bilancio complessivo dell’operato della sua Amministrazione a pochi mesi dal primo anniversario della sua elezione a Sindaco e indichi, in prospettiva, cosa bolle in
7 pentola per i prossimi mesi. “Guardi, siamo stati costretti a lavorare in questi mesi praticamente senza soldi e, checché se ne dica, le assicuro che non è affatto facile. In questa città fino a ieri tutto veniva pagato e profumatamente. Oggi abbiamo introdotto il fare senza spendere o spendendo poco. Abbiamo illuminato Casoria nel periodo di Natale grazie all’appello rivolto ai privati senza aggravio di costi, abbiamo regalato alla città il primo street fest senza spendere un euro, abbiamo ridotto il numero delle commissioni consiliari con un ulteriore risparmio della spesa, abbiamo lanciato la più grande opera di riqualificazione urbana attraverso il progetto ‘Adotta un’aiuola’ e ci apprestiamo a dare in affidamento 52 spazi e intersezioni di verde. Non solo. Abbiamo approvato un atto di indirizzo per la adozione delle telecamere e pensiamo di dotare in tempi brevi il nostro territorio di numerose videocamere. Basandoci su qualche economia, abbiamo anche iniziato i lavori nel parco di Via Michelangelo, 30 mila mq di verde, che presto saranno donati alla città. Sul fronte dei servizi, abbiamo ottenuto i finanziamenti del primo asilo nido comunale, che potrà aprire a settembre e approvato un progetto di strisce blu finalizzato a creare una maggiore mobilità nelle aree più densamente trafficate, utilizzando in fase sperimentale il personale interno. Inoltre, ci avviamo a disporre sul nostro territorio circa 30 risorse, di recente formate, finalizzate al controllo della sosta selvaggia e dei rifiuti, senza dimenticare che abbiamo messo a gara la riqualificazione dei marciapiedi di via Marconi, i servizi igienici della scuola Brodolini, la palestra della scuola Nino Cortese ed il tratto fognario di via Scarlatti e via N. Sauro, opere che dovrebbero essere consegnate prima dell’estate. Ma siamo andati anche oltre, abbiamo sollecitato gli
imprenditori affinché facessero investimenti sul nostro territorio, come nell’area ex Carrefour, così come ci piacerebbe che Casoria ritorni ad accogliere l’industria aerospaziale, facendo rivivere magari lo stabilimento ex Alenia e l’area ex Telecom. Doteremo poi la città di Casoria di un servizio navette interne, autorizzato da Provincia e Regione, un’iniziativa inedita per il nostro territorio, che dovrà rispondere a requisiti di maggiore efficienza, introducendo una linea su gomma che colleghi Casoria alla stazione dell’alta velocità di Afragola. Abbiamo anche immaginato un servizio di igiene urbana diverso e migliore di quello finora realizzato, con interventi di lavaggio dei marciapiedi finalizzati ad eliminare l’annoso problema della deiezione canina, figlio in ogni caso della diseducazione dei padroni di animali domestici. Questo è quello che abbiamo fatto, ma dimentico sicuramente qualcosa, e l’abbiamo fatto in meno di un anno netto di lavoro. È ancora poco, non v’è dubbio, c’è ancora tanto da fare ma l’impegno è stato massimo e raggiungere questi risultati, in un contesto così difficile, un’impresa. Oggi stiamo lavorando per ottenere i fondi delle Universiadi, siamo stati già ammessi per il Palazzetto, la Piscina e lo stadio San Mauro, abbiamo inoltre partecipato e siamo stati ammessi ai fondi di rotazione della Regione Campania per la progettazione di due importanti opere: l’ex Parco delle Arti e la Scuola innovativa. Nel primo caso l’impegno è realizzare un parco urbano di 55 mila mq, in sostituzione della opera tanto chiacchierata, inutile e dispendiosa pensata in passato; nel secondo caso riusciremo ad ottenere la progettazione per una opera cosiddetta di ‘scuola innovativa’, progettata dal nostro ufficio tecnico e che si è classificata tra i primi 52 progetti italiani”.
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Michele Mitraglia: “Cerchiamo una classe dirigente che non c’è” La politica è lo strumento per valorizzare i giovani ed i professionisti
«Casoria è fatta così e tu devi capirla se vuoi sopravvivere» scrive Michele Mitraglia nel suo articolo “Dopo il voto si esige il buon governo ….. a Casoria”, descrivendo da una lato il compito arduo, complicato e difficile che è toccato al Sindaco, dall’altro la situazione in cui si trova Casoria sul piano sociale e politico. Le precedenti cattive Amministrazioni e l’attuale degrado urbano e sociale non hanno fatto altro che far perdere a Casoria il suo ruolo di città guida dell’Area Nord di Napoli. «Cerchiamo una classe dirigente che non c’è - prosegue Michele Mitraglia, sottolineando la necessità di ridisegnare un nuovo volto alla città, “Casoria ha bisogno di nascere di nuovo. Cominciare da capo. Il personale politico di questi ultimi anni, i loro leader ed i loro referenti provinciali, regionali e nazionali non si sono resi conto di essere stati attraversati da un lunghissimo (dura da tantissimi anni) “tsunami politico e amministrativo e, per loro fortuna, non ancora penale, civile e contabile”, che è stato lo scioglimento per camorra dell’Amministrazione di Giosuè De Rosa e poi gli scioglimenti notarili di Stefano Ferrara prima e Carfora poi. Le responsabilità sono pesanti”». Con il trasferimento di Casillo alla Vice Presidenza del Consiglio Regionale e di Tommaso Girasole alla Direzione del Distretto Sanitario di Casalnuovo, lo scenario è cambiato. Polizio, Casillo, Graziuso, Nocera, Girasole e Pugliese sono tutti fuori dalla gestione amministrativa e politica della Città. Abbiamo assistito ad un vero e proprio decentramento, caratterizzato da un cambio generazionale che ha visto, in occasione delle elezioni amministrative 2016, giovani figure preparate alla guida di Casoria che vedono nella politica lo strumento per valorizzare i giovani ed i professionisti. Si tratta di una gioventù forte, che ha la stessa voglia di rivoluzione e di riscatto propria di ogni cittadino casoriano ma, se non viene
supportata e valorizzata, rischia di spegnersi «con riflessi, sulla politica locale, veramente drammatici. Automaticamente, una parte di questa gioventù si è trasferita nei banchi del Consiglio Comunale, consentendo a Casoria di non essere fuori giro». Per il Sindaco Pasquale Fuccio si presenta sicuramente una sfida difficile, ma c’è la voglia di rivendicare il dovere e il diritto di amministrare con coraggio e con il gusto della novità. Essere giovani amministratori significa innanzitutto prendere coscienza della situazione attuale, esaminare le difficoltà e lottare per superarle. E’ importante comprendere i passaggi che sono stati fatti precedentemente, guardando alle tradizioni con occhio critico, in modo da non ripetere gli stessi errori. «Casoria non deve continuare a non esistere e può rinascere - conclude Michele Mitraglia – attraverso «l’annullamento di tutte le privatizzazioni: società a partecipazione pubblica, con lo scioglimento di Casoria Ambiente. Corsi di formazione per tutti i dipendenti comunali. Annullamento delle concessioni edilizie. Piano regolatore con social plan strutturato da parte di sociologi, urbanisti ed architetti locali, cioè di Casoria. Concorso pubblico per i Dirigenti di Settore. Trasporto funebre pubblico. Affidamento ad una società pubblica che organizzi, specie in prossimità delle Universiadi napoletane del 2019, nello Stadio San Mauro e nel Centro Polisportivo (Piscina e PalaCasoria), eventi sportivi, culturali e di spettacoli. Assessorato alle Politiche giovanili da affidare ad uno staff di giovani che strutturino politiche culturali, valorizzando anche gli spazi come la villa comunale. Stabilizzazione dei precari. Attuazione di un trasporto pubblico interno efficiente. Politiche partecipative come assemblee di quartiere. Creazione di un organismo che faccia emergere le proposte dei sindacati e l’associazionismo».
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ANNA AMBROSIO
CITTA’ DA SCOPRIRE: GIACOMO TORELLO “UOMO DI ARMI” INNAMORATO A CASORIA «…Homo de arme venuto con Innocentio IIII, e in questa villa per la belleza de una donna maritato…». Recita così parte dell’epigrafe, nella chiesa di San Benedetto, apposta sul monumento funerario di fattura gotica di Giacomo Torello da Fano. Epigrafe che racconta una storia fatta di papi, dinastie, guerre e di un amore folle, vissuto tra le strade di quello che allora era un piccolo villaggio del mezzogiorno svevo-angioino: Casoria. L’affascinante e quasi sconosciuta storia di Torello parte nel 1254 quando, al seguito di Papa Innocenzo IV, giunge a Napoli in una spedizione militare contro Corrado IV. L’impresa si rivela però un fallimento. L’esercito è battuto e, morto il Papa, il guerriero è pronto a tornare a casa. Ma c’è qualcosa che lo blocca. Qualcosa che lo lega indissolubilmente alla città di Casoria: una donna. “Venne per fare la guerra e invece trovò l’amore”, scrive Giuseppe Pesce il cui libro (Giacomo Torello da Fano) è un esemplare testimonianza della vicenda. In effetti, sebbene siano poche le informazioni che oggi abbiamo sulla donna, è certo che fu un amore forte, folle che cancellò dalla mente di Giacomo tutti gli amori passati, pare si fosse sposato in giovane età con la figlia di un doge veneziano, e da cui nacquero tre figli. Torello vive il resto dei suoi giorni a Casoria, territorio storicamente legato al potere ecclesiastico, occupandosi, non a caso, di un terreno concessogli dal vescovo di Napoli. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1281, gli viene dedicato poi un monumento funerario in marmo raffigurante un guerriero. La scultura, risalente alla seconda metà del 1300, non ritrae, ovviamente, il vero volto di Torello e presenta delle fattezze molte semplici e lineari ad eccezione dell’unico segno particolare, ovvero un nodo apposto sulla spalla sinistra che simboleggia un ordine cavalleresco detto “Ordine del Nodo”, fondato nel 1352 da Re Luigi di Taranto. Per
lungo tempo il monumento funerario capeggiò nella cappella di famiglia, detta “cappellone del Carmine”, edificata dai Torello anni dopo la morte del capostipite e che rimase in piede fino al 1694 quando iniziarono i lavori di costruzione dell’attuale chiesa di San Benedetto. Non a caso la famiglia dei Torello esercitò per lungo tempo una sorta di protettorato sulla chiesa, laddove il monumento funerario di Giacomo venne spostato, a lavori ultimati, e lì dove ancora tutt’oggi è visitabile. Il monumento rappresenta attualmente per Casoria, non solo una memoria storica attraverso cui raccontare l’incredibile vicenda del guerriero innamorato, ma anche un grande vanto che va ad arricchire l’enorme patrimonio artistico e culturale di cui il territorio è impregnato. Nelle zone circostanti, infatti, e in tutta la provincia napoletana, non vi sono opere di fattezze simili e e solo spostandosi nel cuore di Napoli, nella chiesta di San Domenico Maggiore è possibile trovare un monumento che per fattezze e stile si avvicini a quella casoriana di Giacomo Torello. Ed è proprio il confronto con le grandi opere di fine trecento ed inizio quattrocento napoletane, che il monumento funerario della chiesa di San Benedetto ha acquisito definitivo valore: l’abbigliamento della statua tipicamente anglosassone, la posizione delle mani così come i caratteri dell’armatura confermano l’originalità dell’opera escludendo qualsiasi dubbio di un falso di epoca medievale, così come si era ipotizzato in passato. Insomma ciò che è custodito nella chiesa di San Benedetto, in una nicchia chiusa da una porta di legno a sinistra dell’altare maggiore, è qualcosa dal valore inestimabile. Qualcosa che racconta di Casoria, del conflitto svevo-angioino, dell’amore di un uomo per una donna casoriana e dell’orgoglio dei cittadini che per anni celebrarono l’illustre nome di un uomo venuto dal Nord e mai più andato via.
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DOMENICO BORRIELLO
Napoli, occhio al modello basco Considerare lo sport un semplice “mezzo ludico” è da sprovveduti e per certi versi anche da disinformati. Basterebbe aprire un semplice libro di storia per capire che non è così, oppure ancora basterebbe guardare la replica di una qualsiasi puntata di “Storie Mondiali”, l’ottimo format con cui l’eccezionale Federico Buffa ha raccontato il legame, indissolubile, tra i mondiali di calcio e la storia dell’umanità. “I mondiali hanno scandito i tempi della nostra vita e scandiranno quelli di chi verrà” recitava la sigla di apertura del programma, mentre in chiusura compariva sempre un’eccezionale frase di Josè Mourinho: “Chi sa solo di calcio, non sa niente di calcio”. A cavallo dei Pirenei sorge una regione che “occupa” parte del territorio oggi considerato spagnolo e francese e prende il nome di “Euskal Herria”, il paese basco. Euskal Herria è composto da parte “spagnola” dalla regione di Navarra (di cui la città simbolo è Pamplona) e dalla regione del Pais Vasco (composta dalle provincie di Alava, Bizkaia e Gipuzkoa), mentre da parte francese dalle provincie di Lapurdi, Beherea e Zuberoa. Insomma, il concetto di “Paese basco” non si riduce alla singola regione spagnola che prende proprio il nome di “Pais Vasco”, ma è un concetto un po’ più grande che ingloba i popoli di cultura e lingua basca. Nel 1976, seppur Francisco Franco fosse scomparso un anno prima, le leggi franchiste erano ancora in vigore. Una di queste, volta a salvaguardare l’unità spagnola, vietava l’esposizione dell’Ikurrina, la bandiera simbolo del Paese Basco. Il 5 dicembre di quell’anno a Donostia San Sebastian, città simbolo della provincia di Gipuzkoa nel Pais Vasco, si giocò il derby basco tra la formazione locale, la Real Sociedad, e la squadra di Bizkaia, l’Athletic Club di Bilbao. Una semplice partita? No. La sorella di uno dei giocatori della Real, Uranga, cucì la bandiera basca e la affidò a suo fratello, che la portò con sé all’interno dello stadio (un reato, considerando la validità delle leggi franchiste). Uranga, in gran segreto, provò a mettersi d’accordo con entrambe le squadre, la sua e quella “rivale”. Ottenuto il sì di entrambe le parti, il giocatore affidò la bandiera ai capitani di Real Sociedad e Ahtletic Club che portarono, in uno stadio letteralmente impazzito di gioia, la Ikurrina al centro del terreno di gioco. Un gesto simbolico, ma di un peso specifico decisamente elevato per l’autodeterminazione del Pais Vasco. Oggi, camminando per le strade della storica regione di “Euskal Herria” è possibile vedere, esposto con grande orgoglio, il vessillo verde, bianco e rosso che prende il nome di Ikurrina. Sempre a difesa dell’identità basca, si fa un grande uso della lingua “euskera”, completamente diversa dallo spagnolo. Mentre ciao in spagnolo è Hola, in basco è Kaixo; mentre benvenuto in spagnolo è Binvenido, in basco è Ongi etorri. Anche i segnali stradali sono in lingua basca, a testimoniare l’identità e l’orgoglio di un popolo per le sue radici e per la sua cultura. Sempre nel calcio abbiamo una dimostrazione straor-
dinaria dell’attaccamento basco alle proprie radici: ovviamente parliamo dell’incredibile caso dell’Athletic Club. Gli zurigorri (biancorossi) sono la squadra di Bilbao e sin dalla loro origine portano sul terreno di gioco soltanto calciatori nati nella regione storica di Euskal Herria oppure di origini familiari basche. Con questa filosofia, così lontana dalle logiche del calcio che conosciamo noi, l’Athletic Club è riuscito a mantenere sempre la categoria, senza mai retrocedere nella “seconda divisone spagnola”. Qualcuno mi ha fatto notare come la Campania, Napoli e il Napoli possano vivere di “luce propria” senza dover rincorrere il cartellino più alto, utilizzando proprio la stessa filosofia dei baschi. Infatti, considerando anche l’emigrazione partenopea in Sud America, ci sarebbe un bacino di calciatori di origini partenopee e campane da cui attingere non indifferente. L’altro giorno Adri, un caro amico argentino, mi ha rivelato che nelle strade della nazione che ha dato i natali al nostro Diego è molto più semplice trovare ragazzini che giocano con la maglia del Napoli che con le maglie dei blasonatissimi club iberici, tra cui il Barcellona di Lionel Messi. Questo un po’ perché Diego Maradona ha costruito un ponte, indissolubile, tra Buenos Aires e Napoli, ma anche perché storicamente l’Argentina, così come gran parte dei posti dell’America Latina, ha molto di napoletano nelle sue vene. Come a Bilbao si parla di identità basca, qui da noi si dovrebbe parlare di identità napoletana. Purtroppo, e dico purtroppo, le cose a cavallo dei Pirenei funzionano bene. La politica c’è, non gioca sulla pelle della gente. I ragazzi hanno a disposizione infrastrutture di livello, gratuitamente, per giocare a calcio e pallacanestro, i governi locali investono nello sviluppo urbano, sempre nel rispetto dell’ambiente e del verde. Così Vitoria-Gasteiz, capoluogo del Pais Vasco e della regione di Alava, è anche capitale del verde europeo, ma è riuscita allo stesso tempo a dare alla sua gente campi di calcio, pallacanestro e centri civici. Senza dimenticare che la squadra di pallacanestro locale, il Baskonia, gioca in uno dei migliori palazzetti al mondo, il Buesa Arena, mentre la squadra di calcio locale, l’Alaves, che quest’anno giocherà una storica finale di Copa del Rey contro il Barcellona, traslocherà tra qualche anno nel suo nuovo stadio. A Napoli, invece, abbiamo visto continui fallimenti di squadre di pallacanestro, soprattutto a causa delle vergognose vicende che circondano il Mario Argento e il Palabarbuto, mentre il San Paolo versa in uno stato pietoso. E non veniteci a dire che è questione di burocrazia oppure che “mancano i soldi”. Appena è arrivato il Real Madrid abbiamo subito provato a metterci l’abito buono cercando di fare qualche intervento riparatore, così come quando è arrivato Papa Francesco abbiamo provveduto a dare un manto stradale decente a parte della calata Capodichino. Cito Napoli per non citare Casoria, il Palacasoria. Il problema non è la burocrazia, quella è una semplice scusa. Il problema è la classe dirigente.
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Intervista a Carlo Silipo, ex pallanuotista e allenatore di pallanuoto
ricordi, i traguardi e la filosofia di vita di uno dei più amati protagonisti della pallanuoto italiana
Questa settimana abbiamo intervistato per i lettori di CasoriaDue Carlo Silipo, ex pallanuotista, difensore con ottime doti realizzative prima nella Canottieri Napoli e poi nel Posillipo. Classe 1971, atleta della Nazionale Italiana, con la quale ha realizzato 482 presenze, Silipo ha regalato moltissime emozioni agli amanti della pallanuoto e non solo. Simbolo indiscusso di questo sport, ha arricchito il suo curriculum allenando il Posillipo, in cui ha militato per molti anni, dal 2007 al 2011. Lei ha vinto moltissimo nella sua carriera: due medaglie olimpiche, due mondiali, quattro europee. Quale vittoria ricorda con più orgoglio? Sicuramente, per quanto riguarda le vittorie con la Nazionale, la medaglia più emozionante è stata l’oro olimpico. Vincere un’Olimpiade (Barcellona 1992, ndr) è sempre qualcosa di speciale, soprattutto perché quella era la mia prima
Olimpiade: feci un debutto col botto. Anche l’oro ai Mondiali di Roma (nel 1994, ndr), tuttavia, fu una bellissima esperienza, perché vincere una medaglia così importante davanti al pubblico di casa e a tanti amici dà una grande emozione. L’organizzazione fu perfetta e c’erano moltissimi tifosi a sostenerci. Per quanto riguarda invece le vittorie di club, resta indelebile lo scudetto vinto coi Canottieri (1989-90, ndr), avevo appena 18 anni. Lei è stato capitano sia della sua squadra, il Posillipo, che della Nazionale. Quello del capitano è un ruolo particolare. Cosa le ha dato o tolto svolgerlo? Quali sono le caratteristiche che un buon capitano deve avere? Prima di tutto, il capitano deve essere riconosciuto dal gruppo: non si diventa capitano per imposizione. Per diventare capitano bisogna essere un esempio positivo per tutta la squadra. Questo
implica maggiore responsabilità, maggiore sacrificio: il capitano è il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. L’ho sempre fatto con grande orgoglio e con un’enorme passione, perché per me la pallanuoto è stata soprattutto divertimento e ho cercato di trasmettere al gruppo questa energia positiva, questa voglia di sacrificarsi, ma col sorriso sulle labbra. Un capitano deve essere in grado di assumersi delle responsabilità sia in acqua, durante gli incontri, che fuori, quando ci sono situazioni importanti da affrontare. L’ho fatto con la massima serietà, rispettando sempre prioritariamente il gruppo e credo che mi sia stato riconosciuto. Le più grandi soddisfazioni per un atleta sono quasi sempre le vittorie. La sua più grande soddisfazione come atleta, al di fuori delle competizioni, qual è stata? La soddisfazione più grande da atleta
DOMENICA 23 APRILE 2017 l’ho ricevuta quando già avevo smesso di giocare: due anni fa mi hanno inserito nella Hall of Fame degli sport acquatici in Florida (l’International Swimming Hall of Fame, ISHOF, ndr). Questo è un riconoscimento assegnato a chi ha primeggiato nel proprio sport a livello mondiale. Riceverlo è stato davvero incredibile, anche perché è un riconoscimento individuale, non conferito alla squadra, ma alla persona. Purtroppo è arrivato a fine carriera, ma mi ha riempito di orgoglio. Lei ha smesso di competere nel 2006. E’ stata dura? Ero consapevole di dover smettere, non ho deciso di farlo dalla sera alla mattina. Il pensiero fece capolino durante la stagione, quando la quotidianità iniziava a stancarmi, a diventare pesante. Iniziai a perdere l’entusiasmo. Avendo anche un ruolo importante, quello di capitano della squadra, preferii scegliere il momento giusto per uscirne fuori. All’inizio non fu neanche tanto sofferta, perché quando arrivi a una decisione del genere sei quasi saturo, ti mancano le energie, però dopo i primi due mesi senza vasca fu difficile accettare la nuova vita. Pian piano, però grazie anche alla famiglia, cercando nuovi impegni con cui tenermi occupato, ne sono venuto fuori, anche se la vita da atleta è ineguagliabile e mi manca tuttora. In seguito è diventato allenatore del Posillipo, la squadra in cui ha giocato per molto tempo. Com’è stato tornare in attività in queste vesti? Una continuazione o una scoperta? Sicuramente è stata una nuova storia, una nuova prospettiva. Fare l’atleta è un conto, fare l’allenatore ne è un altro. Quando sei in acqua fai quello che ti viene detto e torni a casa una volta finito; fare l’allenatore è un impegno costante: bisogna stare sempre sul gruppo, organizzare la settimana di lavoro, interfacciarsi con tutto lo staff tecnico, dirigenziale e medico. E’ stato, tuttavia, un passaggio abbastanza naturale, in quanto, mi è sempre piaciuto disciplinare il gioco anche quando ero in vasca. Ero un regista, dettavo i tempi. Certa-
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mente, però, fare l’allenatore è difficile, più di quanto possa sembrare dall’esterno. E’ stata un’esperienza molto molto positiva. Qual è stata la sua più grande soddisfazione come allenatore? Dal punto di vista dei risultati, purtroppo, per tutti gli anni il Recco ci ha sempre impedito di poter vincere lo scudetto. La mia più grande soddisfazione, però, è quella di aver creduto in tanti giovani che ad oggi fanno parte della Nazionale. Ho avuto il coraggio di andare un po’ in controtendenza rispetto a quella che era la filosofia del Posillipo di prendere giocatori già formati e di inserire in squadra giovani che ancora si dovevano formare. Proprio queste ultime convocazioni mi hanno dato ragione, premiandoli. La pallanuoto è stata molto importante per lei. Le ha dato moltissimo, ma le avrà anche tolto qualcosa. Le è capitato di odiarla? Assolutamente no. L’ho sempre praticata con tanto entusiasmo. La vita dello sportivo è una vita privilegiata: si conosce gente, si viaggia tanto, si sta in un ambiente sano. Mi saranno mancate le gite con gli amici o le vacanze lunghe, però non mi è mai pesato nulla. Per me è stata un’avventura affascinante. L’ho sempre vissuta in maniera non spensie-
rata, ma col sorriso sulle labbra. Che rapporto ha con Napoli? Un legame profondo. Ho avuto la possibilità di andare a giocare nel Recco che mi offriva compensi maggiori rispetto al Posillipo, ma non me la sono sentita, perché la mia vita è legata a questa città e non ho avuto il coraggio di tradirla. Questa è stata anche una mia vittoria personale. Non ho mai girato le spalle a Napoli: ho iniziato con la Canottieri Napoli e poi ho proseguito la mia carriera nel Posillipo, mi sono spostato di pochi chilometri e mi sono voluto fermare lì. Mi ha sfiorato l’idea di andare a giocare a Recco, ma fortunatamente ha prevalso il mio lato passionale. Sono contento e orgoglioso di aver fatto questa scelta. Che rapporto ha coi giovani? Cosa si sentirebbe di consigliargli? Avendo due figli, ho un ottimo rapporto coi giovani. Mi piace il loro modo di esplorare, la loro curiosità, il loro tentativo di crescere. Bisogna dare spazio alle loro fantasie e alle loro passioni. Purtroppo le distrazioni sono molte e quindi è compito nostro, prima in qualità di genitori, e poi di allenatori, indirizzarli e aiutarli a rimanere in carreggiata. Il mio consiglio è quello di seguire i propri sogni, che riguardino lo sport, la musica o il lavoro, avendo sempre correttezza e rispetto per gli altri e per tutto quello che si fa. Le soddisfazioni, prima o poi, arrivano. Ciò che le ha lasciato la mentalità dell’atleta la ha aiutata e l’aiuta tuttora nella vita quotidiana? Attualmente mi occupo di ristorazione, ho un locale sul lungomare. Ho parecchi dipendenti e farli andare tutti d’accordo è un po’ come fare l’allenatore di una squadra: devo cercare di far rispettare i ruoli, mantenere sempre disciplina e rispetto tra loro. La filosofia che mi ha accompagnato per tanti anni nello sport, mi sta aiutando anche molto al di fuori e sto cercando di trasmettere a chi mi circonda gli stessi sani valori che ho ricevuto dalla pallanuoto. A noi non resta che ringraziare Carlo Silipo per il tempo concessoci e augurargli ancora numerosi successi.
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DOMENICA 23 APRILE 2017 BIOLOGIA DELLA NUTRIZIONE
15 A cura della Dott.ssa Flavia Altieri, Biologo Nutrizionista
Sindrome metabolica: si contrasta mangiando avocado L’avocado, un frutto oggi sempre più diffuso anche nel nostro Paese, è uno scudo contro la sindrome metabolica, quell’insieme di fattori di rischio, tra cui la glicemia alta, colesterolo, pressione sanguigna e obesità, che portano ad aumento del rischio di diabete di tipo 2 e di malattie cardiovascolari. La conferma arriva da una revisione della letteratura scientifica condotta presso l’Università di Scienze mediche di Mashhad, in Iran, e pubblicata sulla rivista Phytotherapy Research. La revisione, che ha preso in considerazione studi in vivo e in vitro, su animali e sull’uomo, conferma i risultati degli studi riportati in letteratura scientifica. L’avocado è un frutto molto oleoso che ha effetti benefici sulla salute perché ha un profilo nutrizionale simile all’olio di oliva. Entrambi sono ricchi di acidi grassi monoinsaturi, principalmente acido oleico”, chiarisce Rosalba Giacco, ricercatrice dell’Istituto di Scienze dell’Alimentazione del Cnr di Avellino. Nell’avocado, precisa l’esperta in nutrizione della Società italiana di diabetologia (Sid), “ne abbiamo 16 grammi e nelle olive 17 ogni 100 grammi di prodotto edibile”. Questo spiega gli effetti ipoglicemizzanti dimostrabili anche nell’uomo: “gli acidi grassi monoinsaturi, se consumati in sostituzione dei grassi saturi, migliorano la sensibilità all’insulina e, quindi, la glicemia; abbassano i livelli di colesterolo «cattivo» LDL, aumentano quelli di quello «buono» HDL e abbassano i trigliceridi”. L’avocado ha anche un elevato contenuto di fitosteroli, che diminuiscono l’assorbimento di colesterolo, e un elevato contenuto di potassio che giova alla pressione Inoltre contiene molti polifenoli, che riducono la glicemia poiché’ inibiscono gli enzimi deputati alla digestione dell’amido. Per tutti questi motivi sostituire nella dieta grassi assunti da avocado a quelli saturi può aiutare a contrastare la sindrome metabolica, anche e soprattutto in persone con diabete di tipo 2, che sono spesso affette da dislipidemia e ipertensione. Ne bastano circa 150 grammi al giorno, ma tenendo presente che è molto calorico. La sindrome metabolica è una condizione clinica meritevole di particolari attenzioni per via della sua gravità e diffusione. Con questo termine non si indica una singola patologia ma un insieme di fattori predisponenti che, uniti insieme, collocano
il soggetto in una fascia di rischio elevata per malattie come diabete, problemi cardiovascolari in genere e steatosi epatica (fegato grasso). Per poter parlare di sindrome metabolica devono essere presenti contemporaneamente ALMENO TRE dei seguenti fattori di rischio: Pressione arteriosa superiore a 130/85 mmHg Trigliceridi ematici superiori a 150 mg/dl Glicemia a digiuno superiore a 110 mg/dl (100 mg/dl secondo l’ADA) Colesterolo HDL inferiore a 40 mg/dl nell›uomo o a 50 mg/dl nelle femmine Circonferenza addominale superiore a 102 centimetri per i maschi o a 88 centimetri per le femmine In base a tali parametri di riferimento, un soggetto affetto da sindrome metabolica potrebbe anche avere i singoli valori perfettamente nella norma. La sindrome metabolica interessa quasi la metà degli adulti al di sopra dei 50-60 anni. Un’incidenza, questa, già di per sé allarmante, ma che verosimilmente crescerà nei prossimi anni sulla scia del dilagare dell’obesità infantile. Il fattore di rischio più importante è infatti IL SOVRAPPESO: tanto più questo è accentuato e tanto maggiori sono le probabilità di essere colpiti dalla sindrome metabolica. Un eccesso di grasso corporeo, soprattutto se concentrato nella regione addominale, porta ad uno squilibrio del metabolismo dei grassi e degli zuccheri che ha come risultato finale l’iperinsulinemia (elevato livello di insulina nel sangue, indice di un’aumentata resistenza a questo ormone. Il rischio di sviluppare la sindrome metabolica aumenta con l’età ed è quasi sempre una diretta conseguenza di stili di vita errati (ridotta attività fisica, alimentazione scorretta, abuso di alcol e/o droghe). Dato che oggi anche molti bambini e ragazzi fanno i conti con i chili di troppo, l’incidenza della sindrome metabolica è in aumento anche tra giovani adulti ed adolescenti. La maggior parte delle persone affette da sindrome metabolica si sente bene e frequentemente non presenta sintomi particolari. E’importante quindi fare prevenzione, seguire un’alimentazione corretta e una costante attività fisica.
il SETTIMANALE consultabile sul sito casoriadue@libero.it
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Insieme hanno segnato 43 dei 96 gol realizzati dal Napoli nella stagione in corso, quasi la metà, De Laurentiis riparte dai rinnovi di Insigne e Mertens Nella serenità di Fuorigrotta, dopo il 3-0 all’Udinese che porta il Napoli a -2 dalla Roma seconda in classifica, spicca un “dolce assalto”: è quello all’auto in cui viaggia Maurizio Sarri per raggiungere il ristorante dove rifocillarsi prima di tornare a casa. Maradona ha scelto le parole giuste sull’allenatore del Napoli: “Non ha alcuna superbia, perciò la gente lo ama” e, infatti, quando già è trascorsa la mezzanotte, all’uscita dal tunnel del San Paolo Sarri è bloccato dall’amore dei
Mertens e Insigne, le storie d’amore di una città che sa incantare
tifosi che vogliono manifestargli quanto vogliono bene a lui e al suo Napoli che non è riuscito ancora a vincere ma entusiasma ed appassiona. L’assalto d’amore è una prova tangibile di ciò che diceva Sarri in conferenza stampa: “mi rendo conto che questa tifoseria così umile avrebbe bisogno di vincere”, concetto che nel post-partita di Napoli-Udinese è finito anche nel consueto dibattito con Massimo Mauro. L’ex centrocampista azzurro campione d’Italia è ancora folgorato dalla massima espressione della passione calcistica espressa dalla città di Napoli: la frase al cimitero “guagliù ch ve sit pers!” apparsa il 10 Maggio 1987, il giorno del
ORARIO CONTINUATO TUTTI I GIORNI
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primo scudetto. L’amore tra il pubblico napoletano e questa squadra ha da colmare l’ultimo step: quello della vittoria, del trionfo. Per raggiungere quest’obiettivo, bisogna trattenere i simboli di questo ciclo. Più che degli acquisti, bisogna evitare le cessioni e non sarà assolutamente facile considerando le proposte che arriveranno e i sacrifici già compiuti in passato. De Laurentiis nella scorsa estate ha rinunciato a 58 milioni dal Chelsea per Koulibaly, il punto fermo dell’organizzazione difensiva della formazione di Sarri. I blues quest’estate saluteranno John Terry e soprattutto, se dovesse restare Conte in panchina, potrebbero ar-
DOMENICA MATTINA APERTI
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SARTORIAITALIANA
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rivare nuove proposte molto allettanti. il Barcellona hanno più volte raccolto in primavera sono diventati finalmente Il progetto del Napoli, però, ha scelto informazioni. applausi anche quando la giocata non Lorenzo Insigne come suo punto fer- Tutte queste proposte ruotavano attor- riesce ad essere produttiva. mo, capitano in seconda per il presen- no ad uno schema economico simile: Della capacità d’incantare e travolgere te e guida tecnica e morale del gruppo 4,5 milioni più i diritti d’immagine che ne sa qualcosa Mertens che, dopo un azzurro per il futuro. “Lasciatemi la quindi potenzialmente gli avrebbero lunghissimo tira e molla, sembra abbapoesia che il lavoro sul campo può an- consentito di guadagnare di più rispetto stanza vicino al rinnovo del contratto cora pagare, che sia compatibile con la al contratto di grande spessore che sta con il Napoli. C’è l’accordo sull’invittoria”, diceva Sarri nella conferenza sottoscrivendo con il Napoli. gaggio che consentirà al belga di guastampa prima di Napoli-Udinese. Ha Nel calcio delle bandiere che non esi- dagnare più di 4 milioni, resta il nodo applicato in prima persona il peso della stono più, del dominio assoluto del Dio della clausola che Mertens vorrebbe poesia Lorenzo Insigne che, frastornato Denaro, Insigne nella sua miglior sta- abbassare per facilitare eventuali acdai mormorii dell’ambiente, in questi gione, soddisfatto dalla proposta di De quirenti nella prossima stagione, che anni ha avuto importanti lusinghe men- Laurentiis, sceglie di anteporre il club siano in Europa o in Cina. Mertens è un tre il Napoli latitava per il rinnovo del in cui è cresciuto al fascino dei soldi, giocatore polivalente, può occupare le contratto e gli faceva perdere proposte rinuncia alla libertà assoluta sui diritti tre posizioni dell’attacco, che andrà già di contratti pubblicitari, compresa quel- d’immagine perché questa città sa anco- rinforzato con un’alternativa a Callejon, la della Duracell che doveva diventare ra incantare. I soldi non fanno la felicità, nDe ia Laurentiis non vuole farselo sfuggia p m a C e n virale in occasione del mondiale del lo dimostra Lorenzo Insigne, la bandiere per poi investire di più per un altro a Regdiiosventolare acquisto ll a a t a it d 2014. Fabio Paratici per la Juventus ra–azzurra che non smette da realizzare. “Ne parliamo e Accr le a n io s s ha più volte sondato il terreno, il direte fa resistenza al vento che porta via il fra un anno”, strada già spianata e f e Pro Ausilio peso dei sentimenti ed impone la ditta- per la cessioneconè illa progetto nPiero io z a m r o F tore sportivo dell’Inter, del presii cuola d ci Sha provato in due estati diverse con tura per cui tutto è misurato secondo i dente già realizzato con Lavezzi e Caun’offerta di 12 milioni nella prima canoni del calciomercato, seguendo l’e- vani. Yes, we can, avrebbero detto negli occasione e di 30 nella seconda, le ma- sempio di Hamsik che in frangenti di- States ma tutto ciò è possibile grazie ad novre dell’Atletico Madrid sono state versi non ha ascoltato le sirene di Milan una città che sa incantare e travolgere. respinte duramente da De Laurentiis, e Juventus. Insigne si è fatto già sedurre, Mertens è Mirabelli per il Milan dei cinesi aveva Napoli è una città che sa travolgere, ad un passo dal sì e per la settimana di puntato al talento classe ’91 come uno l’entusiasmo ha fatto dimenticare ad In- Pasqua ha portato a Napoli tutta la sua dei nomi più importanti per la prossima signe anche il peso dei momenti diffici- famiglia, oltre agli avvocati che curano campagna acquisti e anche l’Arsenal e li, dei fischi del San Paolo che, invece, i suoi interessi.
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EMILIA SENSALE
Fiamma Satta: “La malattia è una forma di conoscenza” Definire la vita è difficile, l’interpretazione soggettiva permette parole ed emozioni sempre diverse quando si tenta una descrizione. Ogni giorno è una nuova opportunità ma anche una prova e succede che sia necessario affrontare un percorso che inevitabilmente spaventa. La nota giornalista Fiamma Satta ha incontrato nel suo cammino la Sclerosi Multipla e affronta tutto con il coraggio e quel pizzico di ironia che la contraddistingue, evidenziando anche i disservizi quotidiani che i disabili sono costretti a vivere. Il 18 aprile è uscito il suo nuovo romanzo per Mondadori dal titolo “Io e lei, confessioni della Sclerosi Multipla”, un libro dove per la prima volta nella narrativa mondiale l’io narrante e la malattia stessa. Cosa significa per Lei essere una giornalista? “Significa essere al servizio degli altri, informando con onestà e nel rispetto della verità. Del resto l’idea di ‘servizio’ fa parte di ogni mia attività, anche del mio lavoro in Radio2, durante i venticinque anni del programma quotidiano ‘Fabio&Fiamma’. Intrattenere in modo intelligente e non volgare è, infatti, un servizio agli altri”. ll mondo di internet ha cambiato il modo di fare giornalismo e l’approccio stesso dei lettori…. “I tempi e i modi cambiano, quel che dovrebbe rimanere immutabile per tutti, invece, è il principio del rispetto della verità e dell’onestà intellettuale. In che modo le città italiane non sempre offrono i giusti servizi a chi ha una disabilità e cosa dovrebbero fare le istituzioni e le autorità competenti per garantire i diritti di tutti?
“In Italia dilaga una grande inciviltà ovunque, soprattutto nella Capitale dove anche le chiese sono spesso inaccessibili e dove vige il concetto che una rampa deturpa un monumento. Le autorità e le amministrazioni dovrebbero per prima cosa introiettare il concetto basilare che una rampa non deturpa un luogo ma lo rende più bello in quanto più civile. Il resto verrebbe da sé”. Cosa possono fare i singoli cittadini per eliminare l’inciviltà e creare città e situazioni serene per tutti? “Recuperare la consapevolezza di quanto sia sbagliato, per esempio, parcheggiare in un posto riservato ai disabili, ostacolare il permesso a montare una rampa nel proprio condominio, occupare un bagno per disabili o peggio trasformarlo in un deposito di scope, secchi, spazzoloni e casse di bottiglie, dare del tu a qualcuno solo perché è su una sedia a rotelle. Recuperare la consapevolezza che anche una piccola mancanza di rispetto o distrazione arreca grandi disagi al prossimo in difficoltà
e che ogni azione scorretta nei confronti di qualcuno nuoce a tutti perché genera ondate di sentimenti negativi quali rabbia, frustrazione, umiliazione, astio. La convivenza civile tra le persone crea invece armonia, la base della pace e del reale benessere delle persone”. La scoperta di una malattia cambia la vita. Lei ha dimostrato una grande forza e ha deciso anche di parlarne pubblicamente. Cosa ha rappresentato per Lei questo passaggio? “Accettare una malattia cronica, invalidante e progressiva come la Sclerosi Multipla non è facile. Inevitabile è la paura, accentuata dalla misteriosità e imprevedibilità della malattia stessa. Paura che può cogliere anche chi gravita intorno al malato e, per questo, tanto più è lungo il periodo dell’accettazione tanto più è forte il rischio che produca dolore a livello psicologico e danni in ambito familiare-affettivo. L’accettazione può passare anche attraverso la strumentalizzazione della SM, paradigma di disabilità, trasformandola, per esempio, in una lente di ingrandimento per osservare i modi della dilagante inciviltà e combatterli. O in un ascensore che conduce in zone profonde della persona, altrimenti irraggiungibili. In ogni caso, quindi, la malattia è una forma di conoscenza”. Cosa sente di dire a chi sta affrontando un periodo difficile legato a una malattia? “Di tener duro, di esercitare la preziosissima virtù della pazienza, di scoprire la propria quinta marcia, di imparare piano piano a gestire la paura e ad affrontare prima possibile il percorso dell’accettazione della malattia”.
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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
ALLA MENSA DI SANTA CRISTINA...ED ALTRO Formazione e cultura all’istituto Brando di Casoria
E’ questo ormai il tempo dell’accoglienza, dell’apertura incondizionata e scevra di pregiudizi all’altro, in un’era in cui non vi è più alcuno spazio per discorsi pregiudizievoli e snobismi privi di fondamenta: la società multietnica e multireligiosa, auspicata dai più in tempi non lontani, quale fonte di arricchimento reciproco e di crescita umana, si sta ora materializzando sotto i nostri occhi, con i connotati drammatici del dolore, della sofferenza e delle più estreme forme di povertà. Dunque, non c’è bisogno di proclami governativi o di particolari colpi di genio, in quanto tutti, in particolare noi, che ci diciamo credenti, abbiamo l’obbligo, come diceva papa Giovanni Paolo II, di “spalancare le porte a Cristo”, in tal caso a quel Cristo reietto dall’umanità, che alberga negli immigrati, in chi è qui solo e senza patria, disprezzato da tutti, condannato perché ritenuto un elemento di disturbo di un già precario equilibrio nazionale; eppure, è proprio a loro, nostro prossimo, che dobbiamo tendere le nostre mani, per dare da bere, da mangiare, da vestire, memori che ogni gesto compiuto a loro beneficio ci sarà compensato direttamente da Dio. Questa è l’ottica nella quale stanno muovendosi diversi enti religiosi, in collaborazione anche con l’istituzione scolastica, con cui il 15 dicembre 2016 è stato firmato un protocollo d’intesa, in virtù del quale, gli studenti hanno la possibilità di accedere ai percorsi previsti dall’alternanza scuola-lavoro anche con enti religiosi, impegnati nel volontariato; ed è questo quanto si è verificato all’Istituto Brando di Casoria, impegnato periodicamente nell’accoglienza e nel sostentamento di un folto gruppo di immigrati. Va sottolineata anche un’altra encomiabile iniziativa, germogliata nel territorio dell’antica “Casaurea”, quale il gemellaggio tra la mensa dei poveri “ Santa Teresa di Calcutta” della parrocchia di Sant’Antonio Abate in Casoria e quella della Basilica di sant’Antonio di Padova in Afragola, che hanno accolto ben 120
fratelli privi di ogni bene materiale e, soprattutto, di calore umano. Lo scorso 9 Aprile, una simile iniziativa, inquadrata, come si è precedentemente accennato, nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro, ha avuto luogo presso l’istituto Brando, dove un’intera giornata è stata dedicata alla solidarietà concreta; le Suore della Congregazione delle Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato hanno organizzato questa sorta di giornata “pro-immigrazione” e i ragazzi della IV sez. A del Liceo delle Scienze Umane hanno accolto una comunità di immigrati , provenienti da diverse zone dell’Africa, quali Nigeria, Congo, Burkina Faso, Egitto, allo scopo di festeggiare insieme la Domenica delle Palme. Nel corso del sentito incontro, gli studenti del Brando hanno interagito con i ragazzi della comunità, condividendo con loro lo svolgimento di varie attività, tra cui dei divertenti giochi con i più piccini. E’ stata poi celebrata una Messa solenne presso la chiesa del SS. Sacramento, annessa all’istituto, dopo di che tutti hanno preso parte ad un momento conviviale, all’interno del refettorio; successivamente, ancora uno spazio di tempo è stato riservato alla ricreazione e, infine, la Dirigente Scolastica del Liceo, suor Giocondina Ciervo, ha regalato ai più piccoli giocattoli, vestiti e scarpe. Ricordi, fotografici e non solo, rimangono di questo indimenticabile evento nel cuore di tutti: un giorno diverso, che riempie l’anima perché fare del bene è ciò che arricchisce lo spirito dell’uomo più di ogni altra cosa e ciò che più rinnova e rigenera è il sentirsi utili, il diventare servi umili degli ultimi, come ci ha insegnato Gesù stesso, liberando il nostro io da pregiudizi e da ogni forma di chiusura che rende l’uomo, spesso, l’essere più spregevole del creato, mentre egli ha in sé le facoltà per essere sempre più simile agli angeli: basta aprirsi agli ultimi, come hanno fatto gli studenti del Brando e come dovrebbe fare, ogni giorno, ciascuno di noi…. Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. Reg. 5116 del 28/02/2000
Editore CASORIA DUE s.a.s Direttore Responsabile: Ferdinando Troise Stampa: PRINTING HOUSE - CASORIA Tiratura 7000 copie. Distribuzione gratuita. Questo numero è stato chiuso il 20 aprile 2017
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L’AVVOCATO RISPONDE
a cura dell’avv. Diana Santucci
Uso degli smarphone alla guida: in arrivo la sospensione della patente fino a tre mesi Entro il mese prossimo un decreto legge per affrontare l’emergenza.
Dekra, l’organizzazione mondiale di consulenza per la sicurezza nel mondo automotive, nel “Rapporto 2016 sulla sicurezza stradale” ha dichiarato che ad oggi “il 90% degli incidenti stradali è causato da cattive abitudini”, come l’utilizzo del cellulare alla guida. L’uso improprio dello smartphone è il tema centrale affrontato in occasione dell’incontro tenutosi al Salone della Giustizia con il Vice Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Riccardo Nencini: “A chi fa uso durante la guida di telefoni cellulari, smartphone o apparecchi simili occorre applicare sanzioni più severe fino a prevedere la sospensione della patente di guida per un periodo determinato. Sono emersi interessanti suggerimenti per completare il lavoro in corso sulla sicurezza stradale - ha precisato Nencini - sui quali avviare un confronto con il Ministero degli Interni’’. Entro maggio l’esecutivo emanerà un decreto legge ad hoc per affrontare l’emergenza, poiché,
stando ai dati, circa il 75% delle persone alla guida usa impropriamente l’apparecchio per inviare e ricevere sms, chattare su Whatsapp, navigare su internet e persino scattare selfie da inviare agli amici. Il Codice della Strada, ai sensi dell’art. 173, secondo comma, dispone che “È vietato al conducente di far uso durante la marcia di apparecchi radiotelefonici ovvero di usare cuffie sonore, fatta eccezione per i conducenti dei veicoli delle Forze armate e dei Corpi di cui all’articolo 138, comma 11, e di polizia, nonché per i conducenti dei veicoli adibiti ai servizi delle strade, delle autostrade ed al trasporto di persone in conto terzi. È consentito l’uso di apparecchi a viva voce o dotati di auricolare purché il conducente abbia adeguate capacità uditive ad entrambe le orecchie (che non richiedono per il loro funzionamento l’uso delle mani)”. La violazione è punita con una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 160 a
euro 646 (112 se si paga entro 5 giorni) oltre a decurtazione di 5 punti dalla patente. La sospensione della patente, da uno a tre mesi, è prevista invece al terzo comma del medesimo articolo, il quale prevede che “si applica la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da uno a tre mesi, qualora lo stesso soggetto compia un’ulteriore violazione nel corso di un biennio”. Il decreto legge che arriverà il prossimo mese apporterà un’importante novità, infatti è già pronosticata una strage di patenti poiché è previsto un inasprimento delle sanzioni che vede la sospensione della patente già a partire dalla prima violazione (e non come sanzione accessoria nel caso di recidiva) ed il sequestro dello smartphone in caso di un incidente. Purtroppo in Italia manca la cultura della guida sicura e l’unico modo per responsabilizzare gli automobilisti è la sanzione.
Augurissimi 18 aprile 2017 Benvenuto fra noi, piccolo Francesco “che la vita ti sorrida sempre e che tu possa donare i tuoi sorrisi a tutti quelli che ti ameranno e ti saranno vicino”. Tantissimi auguri ai due fantastici genitori, Luigi e Cristina Stilo. Nonna Lisanna e zia Grazia.
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