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DOMENICA 08 GENNAIO 2017

Settimanale di Informazione

Distribuzione gratuita - E-mail: casoriadue@libero.it

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ANNO XVI - N°2 - DOMENICA 8 GENNAIO 2017

CasoriaDue spicca il volo: vecchi valori, nuovi orizzonti!

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DOMENICA 08 GENNAIO 2017

2 ALESSIA MANCO

CasoriaDue spicca il volo: vecchi valori, nuovi orizzonti! CasoriaDue è nato il 1 Gennaio 2000, da allora ne è passato di tempo, ma il nostro settimanale ha sempre costituito un’importante presenza sul territorio comunale. CasoriaDue ha sempre mostrato di essere una forte realtà, una coscienza critica costantemente attiva ed è forse per questo che resiste al passare degli anni. Basti pensare che le sue radici affondano in un passato ancor più lontano: il giornale nacque nel ’94 con il nome di Casoria Oggi. Le ragioni della durevolezza? Molte. CasoriaDue in 26 anni non ha mai accettato, né ricevuto contributi di natura pubblica. CasoriaDue non è mai stata legata a nessuno: nessuna associazione, nessun partito, nessun movimento, nessun sindacato, nessuno a cui dovere spiegazioni o ringraziamenti. Esistiamo da sempre grazie alle inserzioni pubblicitarie. CasoriaDue non ha bisogno di fare gli interessi di nessuno, se non quelli dei cittadini, fornendo loro un’informazione libera e gratuita. Così come l’informazione dovrebbe essere per definizione: libera da logiche politiche e interessi di sorta; accessibile a tutti; imparziale e super partes. CasoriaDue deve il suo successo, però, anche alla continua voglia di evoluzione. Saldi i pilastri fondanti, resistenti i valori e gli obiettivi, ma le teste, gli occhi e le orecchie sempre rivolti all’oggi e proiettati al domani, per offrire il meglio ai lettori. Cosa conta per un giornale se non essere attuale, stare

al passo coi tempi? CasoriaDue non è un giornale locale, è un giornale generalista, e lo è soprattutto grazie al suo sito web (www.casoriadue.it), che ha permesso alla nostra testata di allargare i suoi confini, di piacere alle nuove generazioni, digitali e social. CasoriaDue piace, piace molto. Nell’epoca della connessione piace il suo slancio oltreconfine, piace il suo respiro ampio, non solo territoriale. Ed è per questo che Casoria, la città a cui il giornale deve molto, sarà costantemente presente tra le pagine cartacee e virtuali della testata, ma saprà sempre più fare spazio ad altro, sia sul settimanale che sul sito. Piace la scienza, piace la Salute, piacciono le interviste ai medici, da quello di famiglia al Primario, dallo specialista al luminare. Piacciono le interviste in generale, quelle con cui vi sorprenderemo. Piace lo sport e piace il Napoli, sempre presente tra le nostre righe, grazie anche alla collaborazione e alla sinergia con iamnaples, testata giornalistica sullo sport campano. La Redazione dal canto suo, eterogenea per età e aree di competenza, è compatta e sa amalgamare gli ingredienti con passione. Speriamo di rendere ai nostri lettori un servizio sempre migliore, perché un giornale non è un mero elenco di notizie. Vogliamo stimolare i vostri interessi, innescare il dibattito, trascinarvi con noi in giro per il mondo, allargare i vostri orizzonti, farvi sentire realmente informati. Noi siamo pronti… e voi?


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CIRO TROISE

Il nodo rinnovi e il Napoli che verrà: dopo Pavoletti si guarda al futuro

Consegnare a Sarri un attaccante con le caratteristiche di Milik per gestire il recupero del centravanti polacco era la priorità assoluta del mercato di gennaio del Napoli. La missione è stata quasi compiuta, Pavoletti corrisponde al profilo voluto dall’allenatore, bisogna solo attendere il suo ritorno in campo perché le visite mediche hanno confermato che non può essere ancora utilizzabile. Sarri può affrontare il 2017 con Mertens in grande spolvero e la coppia Milik-Pavoletti, pronta a trascinare l’attacco del Napoli quando entrambi saranno a disposizione. Non è per nulla scontata la partenza di Gabbiadini, devono incastrarsi il recupero di Milik e Pavoletti e un’offerta congrua affinchè l’ex Sampdoria possa lasciare il gruppo di Sarri. Giuntoli, una volta risolta la carenza in attacco, affronta questa campagna trasferimenti pensando al futuro.

Riguardo ai “rinforzi di prospettiva”, sono state realizzate le mosse Leandrinho e Zerbin, che andrà in prestito al Carpi. Il Napoli che verrà nella prossima stagione non contempla certamente i rinforzi pescati nelle fila del Ponte Preta e del Gozzano, che rappresentano profili da valorizzare nel corso degli anni. I pensieri riguardo alla prossima stagione naturalmente passano per il nodo rinnovi, che condiziona qualsiasi spunto di riflessione per il Napoli che sarà. La questione più spinosa è quella di Faouzi Ghoulam, che va in scadenza nel 2018, “flirta” con il Bayern Monaco e sogna il Paris Saint Germain. L’entourage del terzino sinistro algerino, lo stesso del “caso Lapadula”, ha chiesto più del doppio di quanto percepisce ora il terzino che a gennaio sarà impegnato in Coppa d’Africa.

Con Pavoletti è stata affrontata l’esigenza relativa al mercato di gennaio, Giuntoli studia il Napoli che verrà

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DOMENICA 08 GENNAIO 2017 SEGUE da pag. 3

Il nodo rinnovi e il Napoli che verrà: dopo Pavoletti si guarda al futuro

Il Napoli si guarda intorno, sugli esterni ha degli intrecci interessanti: Maggio va in scadenza nel 2018, Strinic non è soddisfatto del minutaggio ottenuto finora e, quindi, Giuntoli deve concentrarsi nella ricerca di profili da studiare per rinforzare la batteria dei terzini. Sarri dovrà fare a meno di Ghoulam e Koulibaly per cinque partite di campionato (il calcolo tiene conto di una finale Algeria-Senegal), la sfida contro la Spezia in Coppa Italia e l’eventuale quarto di finale del 24 Gennaio. Sarà l’occasione giusta per dare spazio a Maksimovic, considerato nei programmi estivi l’”upgrade” del franco-senegalese, promesso sposo per la prossima stagione del Chelsea, club pronto ad investire circa 60 milioni per lui. La scelta più giusta sarebbe puntare su un giovane da bloccare in vista della prossima stagione, seguendo la sua crescita. Giuntoli sabato ha visionato Benevento-Pisa, il terzino destro della formazione giallorossa Lorenzo Venuti è una promessa di valore dai tempi del settore giovanile della Fiorentina che, però, difficilmente lo lascerà partire, considerandolo una risorsa per il futuro. Sulla fascia sinistra, oltre all’impiego di Strinic, sono valutabili le soluzioni d’adattare Hysaj o Maksimovic nella zona storicamente occupata da Ghoulam ma è sicuramente nell’agenda di Giuntoli la necessità d’individuare un’alternativa all’algerino, considerando anche la complicata situazione del suo rinnovo. Il Napoli è al secondo posto in serie A nella classifica dei tiri subiti a partita, è la realtà che ne subisce di meno dopo la Juventus ma ha incassato più reti anche della Roma. Influisce su questa statistica il rendimento mediocre di Pepe Reina che ha commesso almeno cinque errori gravi riguardo ai gol subiti: i tiri dalla distanza di Verdi e Bernardeschi, la papera sulla rete di Keita, la mancata uscita sulla punizione che ha portato al 3-2 in fuorigioco del Besiktas al San Paolo, la presa difettosa in occasione del sigillo di Rossettini che ha tenuto aperta la sfida interna contro il Torino. Una grande squadra non può permettersi tanti errori del suo estremo difensore, Giuntoli lo sa ed era corso ai ripari quest’estate quando ha trattato Sportiello con l’Atalanta e con Giuseppe Riso, il manager del portiere classe ’92. L’affare non si è concretizzato perché Reina non ha voluto dividere la titolarità del suo ruolo con nessuno, vuole essere ancora il primo portiere indiscusso nonostante la sua reattività non sia più quella dei tempi migliori, forse a causa anche dei vari problemi muscolari affrontati in carriera. Ne ha fatto le spese Sportiello che ha perso prima la serenità e poi ha dovuto dare spazio a Berisha, quando Gasperini ha notato le sue distrazioni. Callejon ha rinnovato fino al 2020, lo sta per fare anche Mertens ufficialmente ma sono entrambi dei classe ’87, Insigne è un ’91 ma la distanza tra le richieste del suo entourage e l’offerta del presidente non trasferisce certezze, quindi, nel Napoli che verrà c’è bisogno di pensare anche agli esterni offensivi. Gnabry è un profilo che piace, è considerato tatticamente perfetto per Sarri e la trattativa con il Werder Brema non è un ostacolo insormontabile. Al momento è un’idea, chissà se poi diventerà trattativa concreta.

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TENERE poesia di Emilia Sensale

Tènere le foglie cadenti lungo cieli arrugginiti, le stelle secche da alberi color zaffiro. Tènere le pareti di cristallo di una triviale paura, le bucce di un infruttuoso disinganno. Tènere le speranze che non credevo più possibili, le sognanti piaghe del cuore. Tenére il tuo viso tra uggiose mani, la tua bocca sulla mia pelle, le dita indomite sulle carni tènere e tremanti e temere. Non sono sicura se sia dono di Dio, Venere, non sono sicura d’aver sorriso altrove. Ho lasciato che l’acqua s’infiltrasse nelle vetuste rovine e lascio lo sgomento fuori delle alcove. Spiove.

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6 ANTONIO BOTTA

“UNA COMUNITA’ EDUCANTE NELL’OTTICA DELLA CORRESPONSABILITA’” In vista dell’Open day, che l’I.C. 1° Ludovico da Casoria centrale ha fissato per il giorno 11 Gennaio per la scuola secondaria di primo grado, presso la sede centrale di via Pio XII, e per il giorno successivo per la scuola primaria, presso la sede S.Mauro, ho chiesto alla Dirigente scolastica, prof. ssa Maria Grazia Puzone, un’intervista che lei, sempre disponibilissima e molto cordiale, ha concesso per il nostro Settimanale. Quali punti di forza caratterizzano la “mission” educativa della scuola che dirige? La Mission dell’I.C. è sintetizzata nel PTOF con la seguente asserzione “Formare futuri cittadini consapevoli, aperti al dialogo e al confronto”. È un grande impegno ed in questa affermazione sono delineate le linee educative che determinano le scelte progettuali ed il percorso di crescita della scuola che dirigo. Le esperienze formali di apprendimento che i nostri studenti sperimentano attraverso i saperi disciplinari - indispensabili per fornire gli strumenti di interpretazione della realtà “devono tendere alla costruzione di competenze spendibili in modo autonomo e permanente, a garantire il pieno sviluppo delle potenzialità di ciascuno e a sostenere una piena partecipazione alla vita sociale nel rispetto delle diversità. Individuali. La nostra mission si concretizza attraverso la scelta e condivisione di una progettualità organica e coerente, che tenga conto delle finalità istituzionali della scuola e dei bisogni formativi espressi dall’ambiente in cui essa opera. Entriamo nello specifico: si legge sul

Intervista alla prof.ssa Maria Grazia Puzone, Dirigente scolastica dell’I. C. 1° Casoria “Ludovico da Casoria centrale”

sito dell’I.C. 1° Ludovico da Casoria centrale che è “a pieno ritmo la progettualità d’Istituto”. Per ordine di scuola, ci parli, in sintesi, della valenza formativa di alcuni progetti che ritiene maggiormente significativi per la crescita culturale degli studenti. Bisogna premettere che la progettualità dell’Istituto, pienamente condivisa con i genitori, attraverso le loro rappresentanze nei diversi organi collegiali, sposa pienamente sia i bisogni dell’utenza, sempre più attenta ai necessari percorsi integrativi che completano e sostengono le esperienze di apprendimento, sia le aspettative delle priorità strategiche italiane ed europee.

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L’attenzione che da anni il nostro istituto, e ancor prima le due scuole che sono confluite nell’I. C., danno al potenziamento della lingua straniera con il supporto di docenti madrelingua, la spinta verso l’uso consapevole delle tecnologie che diventano veri strumenti didattici e di apprendimento in una dimensione epistemologica e culturale, lo studio approfondito delle discipline artistiche quali arte e immagine e musica, rappresentano solo alcuni esempi. Quest’anno, in particolare, tutti i docenti dei tre segmenti scolastici, grazie alla flessibilità organizzativa e all’uso intelligente del monte ore annuale delle discipline, hanno dato vita a laboratori permanenti dove ciascun alunno, messo a proprio agio in contesti nuovi per metodologie e setting, ha la possibilità di esprimersi al meglio delle proprie potenzialità in tutte le dimensioni del sapere formale e non. La “Ludovico da Casoria” si avvale delle competenze di un’insegnante “animatrice digitale”. Quali le sue attribuzioni e le attività che svolge? L’Azione #28 del PNSD ha previsto l’individuazione e la formazione di una nuova figura: l’Animatore Digitale. I compiti di questa figura sono molteplici e vanno dalla formazione interna e coinvolgimento della comunità scolastica alla progettazione di soluzioni metodologiche e tecnologiche sostenibili da diffondere all’interno degli ambienti della scuola. L’animatore digitale si avvale della collaborazione di un team per l’innovazione e di un team digitale. Il nostro animatore

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DOMENICA 08 GENNAIO 2017 digitale, la maestra Genni Tuccillo, è divenuta un punto di riferimento per la nostra comunità scolastica ma anche per la rete di scuole del territorio ed i partenariati che si sono creati intorno alla tematica. A breve sarà organizzato un evento “Il caffè digitale” che vedrà coinvolte le scuole della rete, di cui il nostro istituto è capofila, e i partner, per presentare alla più vasta comunità locale la progettualità sul tema. Dal 28 Ottobre è aperto presso l’Istituto uno sportello DSA (Disturbi Specifici dell’Apprendimento) per docenti e genitori. Quali le finalità? L’attenzione e la sensibilità di tutti i docenti per questa tematica e i rapporti di collaborazione costruiti negli anni con l’Associazione Italiana Dislessia (AID), sono sfociati: • Nell’organizzazione, nell’ambito della giornata nazionale sulla dislessia, di un seminario “Dislessia?...Parliamone” rivolto agli studenti. • Nella stipula di un protocollo di intesa che ha determinato l’istituzione di uno sportello di consulenza. • Nella partecipazione di 50 docenti ad una formazione specifica che partirà a breve. In particolare avere un esperto dell’AID in sede che offre gratuitamente il proprio tempo e la propria competenza per dare risposte alle tantissime domande che genitori e docenti quotidianamente si pongono, rappresenta una grande opportunità per il nostro istituto. L’accesso allo sportello è mediato dai docenti referenti dei due ordini di scuola, la maestra Fusco per la scuola Primaria e la prof.ssa Buonomo per la scuola secondaria, che, grazie all’esperienza e alle competenze acquisite, filtrano le richieste e forniscono le prime risposte a docenti e genitori. A suo avviso, quali percorsi didattici

7 potrebbero essere definiti i “fiori all’occhiello” della “Ludovico da Casoria” centrale, di cui essere fieri? Ho veramente l’imbarazzo della scelta. I progetti di rilievo realizzati ed in cantiere sono molteplici e tutti coerenti con la mission e la vision dell’istituto. Sicuramente uno dei fiori all’occhiello è rappresentato dalla Musica: la primaria è una scuola ad indirizzo musicale ed abbiamo la fortuna di avere un docente interno esperto, il maestro Salvatore Pezzella, che si prodiga affinché i nostri alunni che lasciano le classi quinte sappiano suonare uno strumento e leggere la musica; anche nella scuola secondaria il nostro coro e le diverse performance musicali hanno sempre riscosso molto successo. Un altro progetto di rilievo è quello degli Scacchi: i nostri alunni sono campioni regionali pluridecorati e più volte finalisti nazionali. I progetti di Arte non sono da meno: la scuola è ricca di murales e diversi manufatti realizzati dai ragazzi. Ma il progetto più significativo è quello che si realizza quotidianamente grazie a grandi professionisti, quali sono i miei docenti, che accompagnano, guidano, sostengono i bambini ed i ragazzi nell’impegnativo compito di farli crescere nel migliore dei modi. Nella lettera di auguri inviata agli operatori scolastici nell’imminenza delle festività natalizie, lei giustamente utilizza il termine “comunità”. Le famiglie degli alunni ne fanno parte a pieno titolo. Cosa si sente di auspicare loro all’inizio di questo nuovo anno ? Il nostro Istituto, in linea con la propria mission, sostiene e promuove una partnership educativa tra scuola e famiglia, fondata sulla condivisione dei valori e su una fattiva collaborazione delle parti, nel reciproco rispetto delle

competenze. Sostenere la crescita di un modello di SCUOLA/COMUNITA’ che promuove il dialogo e forme efficaci di collaborazione con le famiglie per sostenere gli alunni nei diversi momenti del loro percorso formativo nell’ottica della Corresponsabilità, dà vita ad una più ampia lettura del concetto di educazione. Utilizzo spessissimo il termine “comunità educante”. Credo fortemente nell’importanza di una sinergia di interventi, in una reale integrazione fra tutti gli attori sociali che in diversi modi e a diversi livelli devono cooperare con lo scopo comune della formazione delle giovani generazioni. L’impegno è quello di costruire un sistema reticolare in cui l’integrazione “longitudinale” e “verticale”, nella scuola e tra scuole, si coniughi con l’integrazione “trasversale” con il territorio, non solo per ottimizzare i servizi all’interno del sistema di istruzione- formazione ma, soprattutto, per creare la continuità di un sistema di apprendimento lungo tutta la vita al cui centro sta la persona nella sua unitarietà. Proprio in quest’ottica, su mandato del Collegio docenti e del Consiglio di Istituto, sono stati stipulati numerosi accordi, convenzioni, protocolli di intesa con diverse realtà sociali e istituzionali del territorio. Mi piace immaginare ”una scuola oltre la scuola” dove tutti gli adulti sentano la grande responsabilità e contribuiscano con esempi positivi all’educazione dei loro e dei nostri figli. L’auspicio per questo nuovo anno è che possa consolidarsi e allargarsi questa comunità perché possiamo avvalerci pienamente delle piccole e grandi ricchezze che ciascuno di noi può e deve condividere con gli altri superando la barriera dell’egoismo che caratterizza il nostro tempo.


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8 GIUSEPPE NAVARRA

Casoria, la monnezza e le spazzatrici In seguito alla verifica dei Servizi Ispettivi di Finanza Pubblica eseguita dal 29/09/2013 al 18/10/2013 i quattro dell’Apocalisse all’opposizione nella defunta Amministrazione Carfora, tra cui l’attuale sindaco avv. Fuccio, presentavano, una puntuale e dettagliata interrogazione sull’operato di CASpA (acronimo di Casoria Ambiente S.p.A). In verità, le irregolarità emerse dalla verifica sono abbastanza corpose: proroga irregolare del Consiglio di Amministrazione, eccessi di compensi per indennità e altre voci retributive, consulenze illegittime ecc. Gli interroganti chiedevano al sindaco, tra l’altro, se intendeva intraprendere azione risarcitoria per i compensi elargiti ma non dovuti e chiedevano di attivarsi per la riduzione dei costi di CASpA (in che modo non è dato sapere). Questo preambolo è stato necessario per chiarire che c’è una grande differenza tra l’opporsi e il governare. Ne è la dimostrazione la diatriba che si è aperta nell’attuale Giunta, dopo che l’opposizione ha propalato ai quattro venti la lettera dell’ assessore all’ambiente, arch. D’Anna, critico sul noleggio di due spazzatrici, e inviata a

CaSpA, Fuccio e dirigente V settore. Si teme che questo mini-attrito sia foriero di futuri mal di pancia. Il pomo della discordia, è stato lanciato per l’irritualità della proposta, (comunicata a voce ed in modo casuale all’assessore), di noleggiare per 6 mesi due spazzatrici al modico costo di 180.000 euro. L’assessore, nella lettera pubblicata anche dal Giornale di Casoria, invoca la sospensione della “procedura di noleggio” per valutare in maniera approfondita la situazione. Pare che il neo-assessore preferisca l’acquisto di una spazzatrice piuttosto che un noleggio, oneroso secondo lui, e che, aggiungo io, risolve un problema, (se lo risolve), per soli sei mesi. Tra 180 giorni saremo punto e daccapo? Si proporrà un proroga del noleggio? Altri 180.000 euro? Caro sindaco, appellarsi al senso civico dei cittadini perché collaborino è “cosa buona e giusta”, ma l’appello, purtroppo, non sarà accolto, come sempre, dalla maggioranza dei cittadini. Del resto anche gli amministratori non scherzano in quanto a prestar orecchio alle lamentele dei cittadini. La sua sarà una “vox clamans in deserto”. Anche la mia è stata, è, e sarà un vox in

deserto. Ho abbaiato per anni contro i cinofili che non raccolgono gli escrementi che i loro e nostri migliori amici spargono per la città. Sono anni che abbaio contro l’esposizione in strada di generi alimentari e, a sostegno della mia campagna, il 14/06/2015 citavo in un articolo su Casoriadue la sentenza della CASSAZIONE NR 6108/2014. “Esporre ortaggi in strada è reato”. Il sindaco Carfora, però, era ”in tutt’altre faccende affaccendato”. Era alle prese con una cambiale che, puntualmente, fu presentata all’incasso presso un notaio a settembre 2015. Tra l’altro i consiglieri del tempo erano alle grandi manovre e nessuno prestò attenzione ai guaiti di un cittadino-elettore. L’ultimo mio latrato è dell’11 settembre scorso quando su Casoriadue ho proposto al neo-sindaco di far riportare i rifiuti ortofrutticoli al mercato di provenienza e di farli sversare in macro-raccoglitori da portare, poi, al compostaggio. Latrati al vento. I nostri amministratori, purtroppo, sono sordi e ciechi. Quanto a me, a furia di abbaiare, mi è venuta la raucedine. Quindi, per far riposare le mie corde vocali, per un po’ me ne starò a cuccia.

PAOLA CONSOLETTI

GENNARO MONACO: CARISMA E PASSIONE NEL GIOCO DEL CALCIO

Gennaro Monaco nasce a Napoli il 5 Gennaio del 1968, ex calciatore italiano nel ruolo di difensore. Nella sua carriera calcistica ha giocato in serie B, con le maglie di Empoli, Casertana e Catania. Il suo ritiro in qualità di calciatore è avvenuto nel 2009, per approdare alla carriera di allenatore per la Boys Caivanese, in seguito per la Palmese (Eccellenza Campana) e l’Ercolano. Difensore arcigno, nonché personaggio, uomo, molto carismatico al quale sono legati tanti ricordi, di un Catania di qualche anno fa, un Catania che abbandonava le serie minori dopo lunghissimi anni, fatti di delusioni e sorprusi. Sessanta presenze e due reti, uno score rilevante per un calciatore, un uomo che si è perdutamente innamorato del Catania e di Catania. Napoletano di nascita ma Catanese d’adozione, Gennaro Monaco è stato uno dei beniamini più acclamati dell’orgoglio rossazzurro, infatti a Catania ha lasciato un ottimo ricordo, e per lui stesso è una grande emozione, soprattutto quando si vede sommerso dal calore dei catanesi che gli permettono di rivivere ricordi dei suoi anni vissuti in quella città. Monaco rivela un suo sogno nel cassetto, un sogno rossazzurro, vivere e allenare il “suo” Catania, rifare parte, quotidianamente, di quello stadio, di quella curva, sedendosi su quella panchina,

con l’obiettivo di raggiungere grandi risultati, restituendo tanta gioia alla tifoseria. Nella sua carriera Mister Monaco, ha avuto anche la fortuna di ricoprire il ruolo di Osservatore per il Catania, tra i giovani della Campania, dedicandosi prettamente a visionare dei talenti nelle varie Scuole Calcio Campane. E’ necessario sottolineare che grazie alla sua passione, alla sua caparbietà ed al suo lavoro meticoloso nel mondo del calcio, ha ottenuto a Coverciano il patentino come allenatore professionista, sicuro di poter dimostrare che anche da tecnico, ha la tenacia di un vincente. Gennaro Monaco spiega che come esempio segue Mister Ancelotti, il quale ha una grande prerogativa, riesce a stabilire sempre un legame con i suoi giocatori, conferendo la carica che serve per raggiungere alti livelli. Il Mister afferma di aver vissuto a Catania come pochi giocatori hanno fatto, è riuscito ad identificarsi nel catanese come persona e a sentirsi uno di loro. Spesso e volentieri ha seguito le partite allo stadio insieme ai tifosi del Catania, come lui stesso spiega, non si vede spesso un giocatore che va in curva, che canta e saltella con gli altri tifosi, sono cose che devi sentire e avere dentro. Catania è la sua squadra del cuore e viene al di sopra di tutto e di tutti, dal Vesuvio all’Etna, Napoli e Catania sono due città molto simili, con due tifoserie legate da una bella amicizia.


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Raffaella Battinelli

A.A.A. Legalità cercasi C’è chi il posto fisso lo cerca e chi se lo inventa

Lo spirito speranzoso portato dalle festività natalizie non si esaurisce per chi, con l’arrivo dell’anno nuovo continua, o almeno si sforza, nel continuare a sperare di trovare una certa stabilità economica. Il percorso scolastico più o meno brillante, affrontato da ognuno di noi, porta nel bagaglio della conoscenza costruito man mano, il concetto che viviamo in uno Stato fondato, tra i tanti diritti, anche sul diritto al lavoro. Più che un diritto a volte sembra una grazia, ricevuta o attesa, in cui credere e sperare. I pochi eletti possessori del tanto agognato “posto fisso” non sembrano comprendere né tantomeno apprezzare lo stato di grazia in cui si trovano. Del resto si è sempre detto “Il pane a chi non ha i denti”. Basti pensare, giusto per citarne qualcuno, agli sgarbatissimi lavoratori che sbruffando e borbottando trattano spazientiti e con aria di sufficienza i propri clienti. Sarà poca dimestichezza, assenza di professionalità o ingratitudine pura? Poi ci sono loro, che nel lavoro non ci sperano, se lo costruiscono, se lo inventano … Ma sarà legale? Seppur ammissibile il dover fare di necessità virtù, è anche vero che viviamo in una società fatta di regole e, per quanto assurdo possa sembrare (siamo ormai desensibilizzati anche alla legalità), occorre rispettarle. Oggi vi vogliamo parlare di una strana consuetudine: rivendere pezzi usati, usurati e talvolta rubati, ma messi a nuovo di alcune malcapitate autovetture.

MAURO INGANNATO

Ebbene sì, esistono alcuni modelli di automobili soggetti a ricambi frequenti e non autorizzati, i cui pezzi da sostituire si possono recuperare a poco prezzo e con un particolare occhio di riguardo. Parliamo dei Signori dei Cerchioni. Loro sì che hanno una garanzia lavorativa! C’è sempre qualche automobilista distratto che si ritrova un cerchione mancante. A questo punto ecco che arrivano loro con la soluzione su misura. La loro presenza è una garanzia e il trovarli sempre nello stesso posto, pure. Qualcuno penserà ad un bugigattolo nascosto, rintracciabile soltanto attraverso un accurato e selezionato passaparola (considerata la non completa limpidezza della situazione ). Invece no. Se occorre, l’interessato può rivolgersi a loro h24 in Via delle Puglie, alla luce del sole … sono all’angolo della strada, bene in vista per i passanti. Impossibile non notarli. Sono in quella postazione da anni ormai e nessuno li ha mai smossi da lì. Durante alcuni periodi espongono anche altre tipologie di merce, ognuna corrispondente ad una diversa esigenza del cliente. Sì perché la postazione indicata, quella in Via Nazionale delle Puglie, all’altezza di un noto ristorante, si presta all’occorrenza a diventare una location di rivendita di sigarette, go kart, giochi per bambini e fuochi d’artificio. Insomma ce n’è per tutti. Del resto c’è chi spera che il Comune ripari le strade e chi, invece, spera nella “buca della provvidenza”

Commercialista - Consulente Lavoro - Revisore

LE NOVITA’ PER LA CASA NELLA LEGGE DI BILANCIO 2017

Con la Legge di HYPERLINK “http:// www.fisco7.it/category/bilancio/bilanciobilancio/” \o “Bilancio” Bilancio 2017 sono entrate in vigore misure fiscali per le quali i contribuenti potranno orientare le loro scelte e quindi prendere decisioni più oculate. Adesso, in sintesi, parliamo delle misure che riguardano la casa. Anche per l’anno 2017 sono prorogate le maggiori detrazioni dalle imposte versate per chi effettua alcuni tipi d’interventi innovativi all’immobile, ossia: del 50% sulle ristrutturazioni edilizie delle proprie abitazioni fatte antro il 31 dicembre 2017, fino a euro 96.000 come massimo di spesa ammessa al beneficio che avverrà a rate e per 10 anni; detta percentuale aumenta nel caso in cui gli interventi interessano l’adozione di mi-

sure antisismiche; del 65% per il risparmio energetico. Gli interventi su singole unità immobiliari per l’efficientamento energetico, i cui tetti massimi di spesa ammessa al beneficio variano in base alle categorie di intervento ed avverrà ugualmente a rate e per 10 anni; del 50% per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici, fino a euro 10.000. L’acquisto dev’essere collegato a lavori di ristrutturazione anche se d’importo inferiore. Attenzione, nella Legge di HYPERLINK “http://www.fisco7.it/ category/bilancio/bilancio-bilancio/” \o “Bilancio” Bilancio il bonus mobili per le giovani coppie non è in vigore per il 2017. Inoltre, circa gl’interventi antisismici è da segnalare:

le detrazioni per le misure antisismiche che si applicheranno fino al 31/12/2021 e riguarda gli edifici ubicati nelle zone sismiche 1, 2 e 3, aumenteranno fino al 70% (75% per i condomini) e 80% (85% per i condomini) a seconda del miglioramento di classe di rischio sismico (uno o due classi); la nuova detrazione del 70% per il quinquennio 2017-2021, riguarda gli interventi di riqualificazione energetica di parti comuni condominiali, che interessano l’involucro dell’edificio con un’incidenza superiore al 25% della superficie disperdente lorda dell’edificio medesimo. Questo bonus arriva al 75%, se si conseguono determinati indici di qualità media di cui al decreto 26 giugno 2015.


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SUCCESSO DEI BLOG, MA LA QUANTITA’ NON FA LA QUALITA’ Ancora non individuati i terreni sani da quelli contaminati: richiesta di don Patriciello disattesa dal 2012

Ringrazio Francesco Celiento per la sua disponibilità e cortesia nell’accettare l’intervista, augurando che il sito web www.ilgiornaledicaivano.it continui a svolgere un servizio di informazione di elevata qualità. Il sito web da lei fondato mediamente da quanti lettori è seguito? “Innanzitutto preciso che ho fondato il sito insieme al collega Lino Gallo e scrivo quotidianamente sul blog; mediamente almeno 5000 persone si collegano ogni giorno, un buon risultato se si considera che mettiamo notizie soprattutto di Caivano, un paese di 37mila abitanti”. Quali notizie sono ritenute più appetibili? “Quelle di cronaca nera, ovviamente, ma anche alcune di cronaca bianca, più curiose sono, maggiormente attraggono gli internauti”. Caivano è tra i Comuni investito dal gravissimo fenomeno dei rifiuti pericolosi interrati e dai roghi tossici. A suo avviso, si è creato un allarmismo ingiustificato, danneggiando l’economia locale, oppure c’è da preoccuparsi a giusta ragione, mantenendo alto il livello di attenzione, come continua a sostenere con forza l’indomito don Maurizio Patriciello? “Credo che bisogna sempre

tenere alta la guardia, ho letto l’ordinanza del giudice che ha dissequestrato i terreni: dice è stato adottato questo provvedimento perché la Regione Campania ed il Comune di Caivano non hanno fatto il loro dovere di caratterizzare la terra. Poi quando ci fu il sequestro della Forestale vidi coi miei propri occhi che furono rinvenuti dei bidoni di rifiuti tossici con la scritta “Milano”. Quindi dire che la Terra dei Fuochi non esiste è come dire che l’Olocausto non è mai esistito, naturalmente ciò non significa che tutti i terreni coltivati siano inquinati. Questo è il vero problema: il governo avrebbe dovuto già attivarsi in tempo per farci conoscere quelli contaminati da quelli sani. Ciò lo chiese proprio Don Maurizio Patriciello nel 2012 all’allora ministro dell’agricoltura Nun-

zia De Girolamo che venne in visita alla parrocchia di Caivano, ma rimase lettera morta…”. I siti web, si sa, pullulano in rete. Quale ruolo, allora, assegnare alla carta stampata? I giornali cartacei, a suo avviso sono destinati a scomparire o, comunque, continueranno ad assolvere a una funzione importante. E se sì, quale? “Proprio oggi (domenica 1° gennaio) ho letto che i lettori dei giornali della carta stampata quotidiana sono calati di un ben 10% in appena un anno. Credo sia purtroppo un processo irreversibile, anche se oggi i quotidiani cartacei e la carta stampata in generale rivestano ancora un ruolo da protagonista (soprattutto per gli articoli-inchieste), ma col tempo il web prenderà il sopravvento essendo prati-

camente gratis per l’utenza e ai giornalisti permette di inserire immediatamente una notizia, non dà problemi di spazio e di foto. Ma sul web, finora, la quantità non fa la qualità, ancora oggi e fino all’ultimo numero stampato preferirò sempre acquistare un buon quotidiano la mattina per informarmi”. Il fascino del negativo è un criterio in base al quale nelle redazioni, anche web, si selezionano le notizie, ma con il rischio di offrire ai lettori una immagine della realtà fuorviante, violenta, alimentando la sfiducia dei ragazzi nei confronti del mondo adulto. Non pensa che inserire anche una rubrica di notizie positive nel sito web da lei fondato possa attirare i lettori? “Non c’è bisogno di rubriche, basta scorrere il nostro sito e vedrete che inseriamo spesso molte news di progetti, eventi, manifestazioni, storie a lieto fine, ovviamente escono pure molti articoli di tanti arresti e brutte cose, ma ciò non certo dipende da noi che letteralmente scriviamo la realtà in base agli accadimenti”. Un auspicio per il 2017 relativo ai Caivanesi e a tutta l’area a nord di Napoli “Che finalmente possano esaudire i loro desideri e soprattutto vivere in città degne di essere chiamate tali”.

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Alessia Diano

“Il giornalismo non si fa sui social, ma per strada” - Geppino Riccio

Quanto è diventato difficile al giorno d’oggi intraprendere la carriera giornalistica e soprattutto, quanto è diventato difficile raccontare la realtà in modo lucido e obiettivo? Nell’era dei social network, in cui chiunque si sente in grado di dire la propria su qualsiasi argomento, con commenti che vanno dall’ultima trovata di Belen Rodriguez (per restare sempre e comunque sulla cresta dell’onda) a pareri tecnici, o presunti tali, sulla Brexit, sembra di essere circondati da tuttologi. Pagine Facebook, blog; ognuno deve dire la sua. Per carità, è giusto esprimersi, ma fare giornalismo è tutt’altro. Il vero giornalista è quello che va sul campo, che verifica la notizia e che si affida a pilastri del mestiere per intraprendere questa carriera. Abbiamo deciso pertanto di parlare con un vero giornalista, uno di quelli che ha sgobbato per arrivare all’ambito traguardo. Il giornalista in questione è Geppino Riccio, uno dei componenti della mitica famiglia di “Sport 7” ed ideatore assieme ad Antonio Sasso (oggi direttore de “Il Roma”) di “Campania Sport”. Abbiamo chiesto a Geppino Riccio qualcosa in più sulla sua carriera e in generale sul mestiere del giornalista. Come è iniziata la sua carriera di giornalista? Era il 1962, avevo 16 anni. Avevo la fortuna di avere come parente acquisito Gaetano Sasso. Chiesi di scrivere degli articoletti su “Il Roma” e mi fu concesso, a patto che coinvolgessi anche il figlio Antonio. Nel ’67 approdai a “Sport 7”. Nel giugno del ’70 però “Sport 7 chiuse i battenti. Io, Sasso, Pagliaro e Di Micco fummo molto dispiaciuti per la vicenda, ma non demordemmo. Ad agosto inventammo “Campania Sport” e convinsi i miei colleghi ad andare da Alessandro Torella, già tipografo di “Sport 7”. Fui etichettato come pazzo sia dai miei colleghi che dallo stesso Torella, che però ci concesse quattro numeri in regalo. Vincemmo la scommessa. “Campania Sport” fu un grande successo. Nel ’72 partii poi alla volta di Torino, dove ho iniziato a lavorare per le ferrovie dello Stato pur non abbandonando mai la mia prima passione, il giornalismo. Tornai a Napoli nel ’76 e fino al ’92 in concomitanza con il lavoro per le ferrovie ho continuato ad occuparmi di giornalismo per “Rotopress”. In quegli anni ho conosciuto personaggi che sono poi diventati dei mostri sacri del settore, come Sergio Curcio e Gigi Di Fiore. Nel ’99 sono diventato direttore di “Mediapress”, avventura conclusasi con un fallimento dopo quindici anni, ma comunque ne è nato qualcosa di buono. Ragazzi che hanno iniziato con me lavorano oggi per grandi emittenti. Quanto è cambiato il giornalismo da quando ha iniziato? Secondo lei, è peggiorato? Sicuramente non è migliorato. Purtroppo oggi si fa molto affidamento ai social, ma a mio parere i social offendono il vero giornalismo. Oggigiorno c’è purtroppo un approccio diverso alla notizia. La passione che induceva la mia generazione a sporcarsi le scarpe per inseguire inchieste, a fare interviste e a verificare prima di scrivere il pezzo è venuta a mancare. Internet è un mondo senza regole. Si pubblicano notizie su notizie senza accertare l’attendibilità delle fonti, ma in questo modo si perde l’autorevolezza della notizia. Inoltre questi presunti giornalisti del web non fanno altro che parlare male del politico di turno o offendere un personaggio in voga al momento. Certo attirano

lettori, ma questo non è giornalismo. Quali sono dunque le caratteristiche che secondo lei deve avere un buon giornalista e quali sono i suoi consigli per coloro che si stanno affacciando al mondo del giornalismo? Bisogna frequentare una redazione seria e affidarsi a dei giornali consolidati, come sta facendo lei. La strada da percorrere è lunga ed impervia, ma non bisogna mai arrendersi. Il mondo della carta stampata è in crisi. Molti aspiranti giornalisti scrivono quindi per il web affidandosi ai social e a siti che non hanno nessuna autorevolezza perché credono che questi siano una scorciatoia per avere dei guadagni facili, ma sbagliano di grosso. La prima cosa che un vero giornalista deve fare è verificare la notizia, essere attivo, scendere per strada. Non si può scrivere qualcosa di cui non si è certi. Scrivere semplicemente perché si viene retribuiti non significa essere un giornalista. Per fare questo mestiere bisogna avere una vera vocazione, quindi consiglio a chi non ha tale vocazione di cambiare strada. Per diventare giornalista occorre essere disposti al sacrificio, soprattutto agli inizi i guadagni sono davvero minimi, occorre quindi impegnarsi seriamente giorno per giorno per raggiungere degli obiettivi prestigiosi. Lei gli obiettivi che si era prefissato li ha raggiunti. La sua è stata una carriera brillante. So che ora però ha nuova passione: il teatro. Sì, dal 2011 ho iniziato a scrivere pezzi per il teatro ed ho fondato una compagnia. Stiamo avendo un discreto successo. Ci siamo esibiti al “Caffè Gambrinus”, nel chiostro del “Convento di San Domenico Maggiore” e abbiamo inoltre preso contatto con “L’Istituto italiano per gli Studi Filosofici”. Uno degli ultimi spettacoli che abbiamo presentato si chiama “Gli artisti innamorati”. Nei pezzi teatrali che scrivo, parlo di Napoli, delle tradizioni e della cultura partenopea. Sono racconti in cui in modo simpatico si cerca di trasmettere l’importanza della cultura della nostra città. Presentiamo al pubblico non solo i personaggi creati dalla penna di Di Giacomo, Eduardo e degli altri grandi della letteratura napoletana ma anche gli autori stessi, spesso poco conosciuti, soprattutto dal pubblico più giovane. Abbiamo pertanto ideato anche un format per trasferire le storie di questi grandi nelle scuole. Mi sono appassionato al teatro, ma d’altronde continuo a fare quello che ho sempre fatto: scrivere. Prima scrivevo per i giornali, ora per il teatro. Chi ha questa vocazione, non si ferma mai. In foto Geppino Riccio e Antonio Sasso


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Francesca Marini, la voce magica

La domanda iniziale forse un poco la spiazza, ma sicuramente la definisce alla grande. Chi è Francesca Marini? Come ti definiresti? “Una persona che ama cantare, ama l’arte, ama sperare e regalare sogni, la musica giunge dove le parole non arrivano, dona serenità, mi fa stare bene. In fondo sono una persona timida ma sul palcoscenico mi posso sfogare e mostrare la mia anima”. E’ un transfert che si crea tra te e il pubblico? “Sicuramente, tutte le sensazioni che io avverto voglio che giungano al mio pubblico, si crea con loro un feeling, cantare una canzone significa sentirla, comprenderne il senso, interpretarla è tutto questo: il pubblico l’avverte, entri in sintonia con la gente, per questo l’arte è magia” Questo non succede con la televisione? “Succede nel teatro perché hai un rapporto diretto, dialoghi perché vedi le persone. Io non sono, in questo senso, figlia della televisione ma all’inizio, ho cominciato con la musica internazionale per poi passare alla canzone napoletana, sono stata supportata da Napoli International e Teleakery” La televisione ha una veloce presa sul pubblico. “Non credo sia positivo il successo immediato, occorre fare gavetta, imparare sempre cose nuove, guardare avanti, ci vuole voglia di faticare per questo e il successo deve arrivare perché sei bravo e lo meriti”. Grande il successo sia come interprete de canzoni napoletane che di Edith Piaf o Amalia Rodrigues. “Io ho ho tre grandi musi : Giulietta Sacco che canta meravigliosamente le canzoni napoletane, la cui poesia poi ritrovi nelle melodie francesi di Edith Piaf come lo stesso calore nella musica portoghese di Amalia Rodrigues, sono proprio loro tre le mie musi ispiratrici” Edith Piaf la riproporrai anche quest’anno. “Si, dal 20 aprile al Teatro Totò metteremo in scena, con Massimo Masiello, “Verso il mito Edith Piaf: le canzoni e gli amori, con la direzione di Gaetano Liguori. Il 2 febbraio, invece, sarò al Teatro di Afragola con lo spettacolo “Emo-

zioni”, quindi sarò in scena sia a Napoli che nell’hinterland”. Una ditta artistica consolidata quella tra te e Massimo Masiello. “Massimo è molto simile a me e lavoriamo spesso insieme. Nel 2015 abbiamo messo in scena “Io vivo dove c’è il mare” la storia e le canzoni di Antonio Sorrentino di Gaetano Liguori e Massimo Abate sempre con la direzione di Gaetano Liguori e sempre prodotto dal Teatro Totò”. Anche con Gaetano Liguori rapporto artistico consolidato. “Gaetano Liguori è il mio produttore ed io ho grande fiducia in lui per la mia crescita artistica e professionale. Gaetano fa molto per la canzone e il teatro napoletano e le istituzioni dovrebbero essergli più vicino, tra l’altro al Totò c’è anche una scuola di teatro che svolge un ruolo molto importante sia sotto l’aspetto artistico che sociale.Un’attività estrema-

mente meritoria la sua per Napoli” Cosa ti unisce e cosa ti differenzia dalle tue “muse ispiratrici”? “Non ho la loro vocalità, sono ovviamente diverse, ma mi sento vicina a questi mostri sacri perché la mia anima è come la loro, mediterranea, ho il Sud nell’anima e ho voglia di cantare la mia terra. Giulietta Sacco, l’ascoltavano anche Milva e Mina; sia pure in tempi diversi è l’Amalia Rodrigues del Golfo. Un cantante deve sempre puntare a dare emozioni come fanno loro e punto a fare io”. Hai lavorato con molti interpreti di spessore? “Veramente molti e ognuno mi ha dato qualcosa da Nino D’Angelo, con Aitanic, a Andy Luotto, a Marisa Laurito in Novecento Napoletano, a Claudio Mattone, Sal Da Vinci, i Neri per caso” Hai fatto anche molto teatro oltre la canzone. “Certamente, sono stata dodici anni con Peppe Barra ed è lui che mi ha fatto innamorare del teatro napoletano, io sono come una spugna e assorbo tutto quello che mi viene insegnato; il teatro mi piace perché ti permette di diventare personaggi diversi e dialoghi con le persone, le vedi a differenza della televisione. Comunque artisticamente nasco e resto prevalentemente una cantante, diciamo che il teatro è il secondo amore, del resto io penso che un artista quando cantare deve sapere anche “interpretare” il testo, come già ti ho detto, di una canzone ed è quello che io faccio sempre con molto impegno. Avrai certamente, come tutti, i tuoi bravi sogni nel cassetto. “Altro che cassetto, io ho proprio un comodino, sono bambina in questo, e quindi i sogni sono tanti. Certamente sogno Sanremo ma anche un musical, sogno di fare capire la mia anima. Nelle vetrine internazionali devi mostrare la tua identità, per i Queen si muovono tante persone per il messaggio d’amore” Come raggiungere un grosso successo. “Io credo che questo vada progettato, bisogna proporre qualcosa di nuovo e non un progetto che non ti appartiene, devi trovare la tua identità, cercare nuove strade, in televisione devi apparire con un programma


DOMENICA 08 GENNAIO 2017 mirato e non tanto per starci. Col mio management ponderiamo due o tre strade per vedere quale possa concretizzarsi per raggiungere gli obiettivi ” Cosa pensi dei neomelodici? “Appartengono al mondo della musica come tutti gli altri e quindi come per tutti gli altri è il pubblico che giudica; i giovani debbono crescere e poi andrebbe fatta una selezione a monte dagli addetti ai lavori. Quelli che hanno avuto successo negli anni hanno un loro filone, una loro identità e stile, qualcuno si è anche saputo autoprodurre, poi magari ti capita l’occasione giusta come succede sempre nella vita” Una ricetta per fare successo? “Credo molto nei progetti, cerco di creare una mia identità: io all’inizio mettevo dei vocalizzi nelle canzoni napoletane e a molti non piaceva, poi col tempo l’hanno

13 fatto in tanti. Per il futuro sono tranquilla e fiduciosa, anche se sembro piccolina io tengo ‘a capa tosta”e vado avanti” Un’esperienza che ti è particolarmente piaciuta? “La Crociera della Canzone Napoletana ideata da Francesco Spinosa, ho partecipato a quattro edizioni con colleghi come Peppe Barra, Sal Da Vinci, Massimo Masiello” Cosa non ti piace del mondo musicale oggi? “Manca la volontà di creare progetti a lungo termine, si fanno solo quelli a breve termine, le canzoncine del momento “frijenno magnanno”, bisognerebbe invece non imitare ma creare, anche a costo di piacere a una persona, per realizzarsi: personaggi come Marco Mengoni e Tiziano Ferro hanno una vocalità particolare”

E se dovessi descrivere la canzone napoletana? “E’ uno scrigno, e proprio a Napoli è spesso incredibilmente snobbata, diversamente da quanto avviene all’estero dove talvolta la canzone napoletana si identifica con la canzone napoletana che qui andrebbe capita e amata, è una vera e propria cultura da non disperdere. In Germania esiste un fans club “Francesca Marini” i cui soci, ed è questa la cosa straordinaria, non sono napoletani emigranti ma proprio dei tedeschi che amano la nostra canzone. Nella canzone classica napoletana c’è dolore, gioia e passione. Pensa alla liricità, nella descrizione di Napoli, che c’è nella canzone “Bella” di Nino D’Angelo: bella comm’ a ‘na regina c’ha perduto ‘a curona e s’è misa a guardà ‘o mare p’accuità ‘o dolore”: straordinaria città. Sono orgogliosa di essere napoletana.”

EMILIA SENSALE

Gennaro Bottone, una vita col cioccolato… che fa bene alla salute

Il cioccolato fa bene all’umore e alla salute: grande amico del cuore, a dispetto del tanto tempo in cui è stato demonizzato, è consigliato anche dai medici, ovviamente nelle giuste dosi. Piace a grandi e piccini, è compagno indiscusso delle feste in generale e quella simpatica vecchietta della Befana non ne può fare a meno per poterlo mettere nelle calze di chi ha fatto il bravo nell’anno precedente… altrimenti carbone! E c’è chi il cioccolato lo lavora, esattamente dal 1979: Gennaro Bottone, maestro cioccolattiere di fama e bravura indiscussa. La sua azienda ‘Dolce Idea’ a Napoli, col laboratorio in Via Pietro Castellino, si chiama così proprio perché unisce la bellezza della fantasia alla tecnica di un’arte antica, venuta dall’America come prodotto inizialmente non apprezzato fino al successo che vediamo ancora oggi. Non si vive davvero se non si ha assaggiato almeno una volta una delle sue Palle, una sua esclusiva sfera golosissima come quella che oltre all’anima di gianduia ha un doppio strato che ricopre l’interno. Gennaro Bottone, una vita col cioccolato… “Sono trentacinque anni che faccio questo mestiere. Io da ragazzino iniziai nella pasticceria di famiglia, poi andai in Marina e lavorai in uno studio dentistico. Al mio ritorno nella bottega di famiglia ho cominciato ad appassionarmi davvero all’arte della pasticceria e quindi del cioccolato, nonostante i tanti sacrifici tipo lo stare sveglio la notte e il lavorare fino a tardi”. Ma cosa è il cioccolato per te? “Per me è la materia più preziosa che c’è. La condivido come lavoro con molti ragazzi al mio laboratorio e con i clienti,

è sempre un piacere quando ritornano in negozio per acquistare il mio cioccolato dimostrando stima per la mia passione e per i prodotti, riconfermando interesse. È parte integrante della mia vita”. Prima il cioccolato non era visto di buon occhio, invece fa bene e finalmente questa notizia è stata divulgata. “Sì, possiamo dire che il cioccolato fa bene, senza smentite. Qualsiasi medico oggi consiglia di mangiare il cioccolato, ovviamente in maniera non eccessiva. Specialmente quello fondente, è quello che fa più bene alle arterie, all’umore. Bastano 20gr di cioccolato fondente la sera per fare bene all’umore e accarezzare il sonno. E poi, è bello mangiare il cioccolato!” Per Natale hai sfornato tanti panettoni, spesso colmi del tuo cioccolato. In realtà a Napoli sono sempre stati altri i dolci tradizionali, invece adesso sono sempre più richiesti e apprezzati… “Adesso il panettone artigianale effettivamente è molto più richiesto rispetto agli anni passati. Prima il panettone era considerato un regalo prestigioso, oggi c’è il consumo familiare, è un vero dolce natalizio di tradizione. Bisogna dire che ho notato che i cittadini napoletani gradiscono di più quelli sì artigianali ma caratterizzati da cioccolata o altre creme”. Che consiglio vuoi dare a una persona che vuole diventare maestro del cioccolato come te? “Perché no? Non è difficile. Anche se una persona oggi si laurea e dopo decide di diventare un bravo artigiano, può farlo tranquillamente. Vengono organizzati molti corsi, ti iniziano al cioccolato e se dentro di te c’è un cioccolattiere… esce fuori”.


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Quando l’amore salva

Eleonora Belfiore

I sentimenti, quelli veri, sfiorano l’anima, e arricchiscono la sensibilità di ciascun di noi

Ogni anno, in Italia, moltissime donne vengono uccise da uomini, quasi sempre quelli che sostengono di amarle. E ai femminicidi si aggiungono le violenze che spesso sfuggono ai dati ma che lasciano una ferita destinata a non rimarginarsi mai del tutto. Da qui la necessità di intervenire con misure concrete. Anche Francesco Torellini è in prima linea nella lotta contro la violenza sulle donne e a questo drammatico tema ha dedicato il suo struggente libro, “Una nuova vita”, edito da Turisa Editrice. Giornalista e direttore responsabile del giornale on line, da lui fondato, “quotidianoitalia.it”, Francesco Torellini è impegnato nel sociale con progetti contro la violenza sulle donne. Oggi, abbiamo la possibilità di intervistarlo per Casoria Due. Francesco, nel suo romanzo affronta un tema di grande attualità. Senza svelare troppo della trama, può parlarci di “Una nuova vita”? Una nuova vita nasce dopo che ho iniziato nel 2002 a relazionarmi con il mondo della violenza sulle donne, nello specifico quella sessuale. Da qui, lo spunto di raccontare una storia d’amore di fantasia che, spiegasse, un percorso partendo da una storia di violenza sessuale. Avvicinarmi al mondo della violenza di genere mi ha trasformato professionalmente, maturato, e dato modo di capire tante ragioni che portano a questo reato. Nel lungo percorso ho capito che alla base di tutto c’è sempre la perdita dell’amore tra due persone, che credevano di amarsi, ma hanno vissuto l’amore in maniera sbagliata. E, spesso, questa perdita dell’amore porta dritti all’odio che può generare violenza. Come mi sono relazionato anche con il mondo dei papà separati, che mi ha arricchito notevolmente, lasciandomi trattare la violenza di genere nei miei progetti in maniera diversa dagli standard abituali, fatti di solo numeri e studi psicologici ma, invece, cerco di far capire il valore forte dell’amore attraverso la mia esperienza diretta vissuta sul campo in questi 14 anni. Il filo conduttore del romanzo è l’amore, la forza più potente, capace persino di dare nuova vita ad una donna ferita nell’animo e nel corpo. Che messaggio ha voluto lanciare ai lettori ed in particolar modo alle donne?

Una nuova vita si fonda su due pilastri importante per la vita di ognuno di noi: l’amicizia e l’amore. Partendo da questi due punti fondamentali ho strutturato una storia che vede una bambina trovare il suo papà, e un padre scoprire l’esistenza di una figlia, alla quale racconta la storia della sua vita, e di come è venuta al mondo dopo l’amore clandestino nata con la sua mamma che, appunto, è una ragazza violentata. Chi legge il romanzo gli arriva un messaggio chiaro e limpido, dove l’amore diventa fulcro di due relazioni parallele che hanno dinamiche diverse, e dove un uomo cerca di rendere felici due donne allo stesso tempo. Un percorso non proprio facile fatto di tanti avvenimenti che, però, alla fine portano l’amore ad essere il pilastro solido che serve per garantire alle persone una vita serena. È la piccola diventa la terza donna di questo uomo, che fa ricadere su di lei l’amore paterno regalandogli tanta felicità dopo aver trascorso anni a chiedersi chi fosse il suo papà. Uno degli aspetti più interessanti di “Una nuova vita” riguarda il modo in cui viene resa l’interdipendenza tra i due protagonisti, così complicati e proprio per questo deliziosamente veri. Ma il prezzo che viene pagato per questo legame è piuttosto alto. Crede che l’amore debba essere sempre considerato una benedizione? Certo, l’amore è il pilastro di tutto, anche se oggi credo che molti valori dell’amore si sono persi. Il romanzo serve proprio a questo: ricostruire il legame con l’amore. Tra le incomprensioni che ci sono tra gli adulti, a pagare un prezzo alto sono proprio i bambini, quindi il romanzo porta avanti il ruolo di tre protagonisti,

ma tra di loro c’è un unico filo conduttore che è l’amore. Una nuova vita lancia più di un segnale di speranza, ed è quello che serve per indurre a crederci nonostante le enormi difficoltà che possono entrare nella vita di ognuno di noi. L’amore non è inteso solo come sentimento tra due persone, l’amore è tutto quello che ci circonda, quindi non possiamo fare a meno di amare, altrimenti distruggiamo, al di là del sentimento tra due persone, la nostra stessa vita. Ognuno di noi impara ad amare un secondo dopo essere nato, e la prima persona che amiamo è la donna che ci mette al mondo: la mamma. Dopo di lei impariamo ad amare tutto quello che ci viene dato durante la nostra fanciullezza, noi nasciamo per amare tutto e tutti. Quindi senza amore non si vive. Una curiosità per i nostri lettori: come ha conosciuto la “Turisa Editrice”? A me capita sempre tutto per caso, quindi anche l’incontro con la Turisa è frutto di una conoscenza, restando in tema, dopo un’amicizia. Tutto arriva dopo l’incontro con Sabrina Ciani per motivi professionali, che ha portato poi al concretizzare l’idea di pubblicare il romanzo. Chiaramente ringrazio Sabrina per averci creduto ed auguriamoci che possa essere un grande successo. Quali sono i suoi prossimi progetti letterari e nel sociale? Può fornirci qualche anticipazione? I miei progetti sono tanti, sto cercando di portarli a buon fine tutti. Prima, continuare a dare lustro al giornale che ho fondato nel 2010, poi continuare con la scrittura. In cantiere ci sono già altri tre romanzi finiti, un saggio sulla nostra terra, un lavoro più giornalistico che, comunque, è anch’esso un atto d’amore per il mio sud e, per finire, ci sono ben quasi cento racconti d’amore già scritti che attendono di essere collocati in un libro attraverso una prima raccolta. Non mi fermo, scrivere per me è una ragione di vita che solo nel 2002 prende corpo e ho iniziato a crederci sul serio. Non mi sono più fermato, e se il tempo non mi tradisce sentirete parlare molti di me, nonostante oggi il giornalismo mi ha dato già quel sussulto di cui avevo bisogno. Non vediamo l’ora di leggere il suo libro, che verrà presentato in anteprima assoluta il 13 gennaio ad Aversa. Grazie per il tempo che ci ha concesso e...ad maiora!!


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Paolo Esposito: “La passione per il Napoli mi ha portato fin qui” Giornalista e conduttore televisivo sportivo, Paolo Esposito, con grande disponibilità ci racconta di sè, del programma che conduce e del Napoli. Com’è nata la passione per questa professione? Con la passione per il calcio e per il Napoli. Infatti conduco una trasmissione televisiva molto seguita. Lei è conduttore televisivo oltre che giornalista. Cosa ci può raccontare di questo ruolo? Lo faccio da tanti anni; ho condotto su Julie Italia un programma intitolato “Settimana Azzurra” ora conduco su Rtn tv un programma intitolato “Area di rigore” in cui parliamo del Napoli insieme ad ospiti importanti come: l’ex portiere del Genoa Soviero, l’ex attaccante del Torino Quadri, Carannante, Citarelli e spesso viene a trovarci il comico Angelo Di Gennaro. Il programma che conduco esce dai consuetudinari programmi sul calcio, in particolare, sul Napoli; all’interno del quale creiamo rubriche sui calciatori, portieri e allenatori. Ci può raccontare qualche episodio particolare? Come giornalista ho avuto l’opportunità di intervistare grandi del calcio come Buffon, Zoff, Albertosi, Sandro Mazzola. Fa sempre piacere intervistare persone di un livello così alto del mondo del calcio. Sono l’unico giornalista che segue la partita a fianco al presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis con cui ho un rapporto speciale di amicizia e di grande stima; e se si deve criticare il lavoro lo si fa in modo costruttivo. BIOLOGIA DELLA NUTRIZIONE

Cosa consiglia a chi vuole intraprendere la carriera da giornalista e conduttore? Lo consiglio a chi ha passione per il calcio. Bisogna avere tanta voglia di fare e di saper reagire alle avversità e alle delusioni. Una considerazione sul giornalismo Ci sono giornalisti bravi e preparati e giornalisti impreparati. Spesso accade che molti giornalisti copiano da altri colleghi le notizie e ciò non è professionale. Il giornalista deve fare informazione di cui i protagonisti sono i calciatori e chi li circonda, il giornalista deve limitarsi a controllare la notizia e capire se è veritiera o meno. Per quanto riguarda il Napoli cosa ci può dire? Il 27 agosto 2016 diedi l’esclusiva di Pavoletti,centrale del Genoa, primo acquisto del Napoli a gennaio. Questa notizia fu ripresa dopo due giorni da organi importanti come Sky e Premium. Con il rientro di Milik a febbraio possiamo avere la possibilità di avvicinarci alla Juventus perchè secondo me il Napoli,con la Roma e la Juventus sono squadre che si giocano lo scudetto, il quale, non è stato ancora aggiudicato; c’è ancora tanto da fare e a primavera possono succedere tante cose. La Juventus non è piu quella di una volta. I calciatori come Chiellini, Bonucci, Barzagli sono dei veterani della squadra e presto andranno via; come anche lo stesso Buffon che ha 40 anni. Il Napoli, invece, può essere la squdra del futuro con le nuove e giovani promesse che ha acquistato.

A cura della Dott.ssa Flavia Altieri, Biologo Nutrizionista

Zucchero che passione! È un mondo complesso quello degli “zuccheri”. Ne abbiamo di vari tipi, possono essere semplici come il glucosio o il saccarosio (il comune zucchero da tavola), o complessi come l’amido (presente in pane e pasta). Sono naturalmente presenti nella frutta e nella verdura (saccarosio, glucosio e fruttosio), nel miele (fruttosio e glucosio) così come nel latte e nei prodotti lattiero-caseari (lattosio, glucosio e galattosio), in misura minore nei cereali (maltosio). Possono trovarsi in diversi alimenti e bevande, come succhi di frutta, confetture e marmellate, bibite, dessert e altri dolci, come zuccheri aggiunti durante i processi produttivi o nella preparazione artigianale degli alimenti. Soprattutto è complicato districarsi nella giungla delle numerosissime definizioni legate agli zuccheri negli alimenti. E così, tra definizioni che recitano “free sugar”, “added sugar”, “Intrinsic sugar” e “Extrinsic and non-milk extrinsic sugars”, il disorientamento è grande e, spesso, si cade nell’errore di demonizzare alimenti dolci

o contenenti zuccheri, etichettandoli come “non salutari”. Insomma, bisogna guardare agli zuccheri con attenzione. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha emanato nuove linee guida sul consumo di zucchero: la dose giornaliera consigliata è pari al massimo al 10% del totale dell’energia giornaliera da zucchero (50g al giorno per una dieta da 2000 kcal). La raccomandazione non riguarda gli zuccheri presenti nella frutta fresca e nei vegetali o quelli naturalmente presenti nel latte, ma si rivolge agli zuccheri aggiunti ad alimenti e bevande, sciroppi, succhi di frutta

e concentrati di succhi di frutta. Nell’ambito di una dieta varia ed equilibrata e di uno stile di vita sano è quindi accettabile un consumo moderato di alimenti o bevande contenenti zucchero. Anche perché il consumo eccessivo di qualsiasi tipo di alimento ha sempre e comunque un impatto negativo sulla salute e sul peso corporeo mentre, quando consumati con moderazione, tutti gli alimenti, compresi quelli zuccherati, possono essere goduti come parte di una dieta equilibrata e di uno stile di vita salutare. Importante è quindi porre molta attenzione alle porzioni e al contenuto energetico delle stesse. Attenzione quindi ai succhi di frutta, alle bevande come cola, gassose e aranciate (non spremute d›arancia, che sono invece consigliate!), alle merendine in particolare quelle di basso costo, che sono veleno per i nostri figli. Via libera a frutta, verdura, spremute e centrifughe soprattutto in questo periodo di post- abbuffate natalizie. Lo zucchero in eccesso è una droga, facciamo attenzione!


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ANTONIO BOTTA Antonio Di Donna e Raffaele Lettieri, rispettivamente Vescovo e Sindaco di Acerra, scrivono separatamente al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, per protestare contro il varo del nuovo piano regionale rifiuti che autorizza l’ incremento della percentuale di spazzatura da bruciare nell’inceneritore. I motivi che hanno indotto gli autorevoli esponenti delle istituzioni religiosa e civile a rivolgere un vibrante appello al Governatore campano sono ben esplicitati nelle loro missive: il Presule spiega che il pieno utilizzo della struttura potrebbe causare “un drammatico,inspiegabile e irresponsabile accanimento che potrebbe rivelarsi mortale per una città che ha già pagato a caro prezzo scelte sbagliate e perverse di sviluppo, e che non può continuare a pagare per tutta la Regione o per gli errori compiuti”. Il Vescovo, inoltre, dopo aver posto in rilievo che non sono state realizzate le bonifiche del territorio stabilite nell’accordo di programma del 2009 tra Regione, Comune, Commissariato e Mi-

modo stemperare i toni e rasserenare l’ambiente”. Una comunicazione è stata inviata dal Prelato anche ai parroci della Diocesi di Acerra, esortandoli a chiedere ai fedeli di invocare nella preghiera il Signore “perché di fronte a rinnovati pericoli in relazione all’inquinamento ambientale, siano difese la vita e la salute degli abitanti di questo territorio.” Un “no”, dunque, fermo, determinato, accorato, affinché “non ci siano più madri e padri che piangano figli morti per l’inquinamento ambientale; perché le nostre città non siano più oggetto di “scarto”; perché sia promossa la vocazione agricola delle nostre terre”. Molto preoccupato per gli effetti perniciosi sulla salute pubblica del decreto regionale anche il sindaco Lettieri, il quale afferma in maniera perentoria e tassativa che occorre assolutamente “scongiurare il pieno utilizzo dell’inceneritore”, evidenziando che “un ampliamento di fatto della struttura è un sopruso cui il popolo resisterà”. Il che fa supporre che saranno organizzati presso la Regione sit in di protesta.

VESCOVO E SINDACO DI ACERRA CONTRO IL PIENO UTILIZZO DELL’INCENERITORE nistero, sottolinea che è stata disattesa finanche la promessa di “garantire il controllo dell’inceneritore da parte dei cittadini, che pure potrebbe in qualche


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