Sabato 1 Gennaio

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SABATO 01 GENNAIO 2022

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Settimanale di Informazione

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ANNO XXII - N° 01 - SABATO 1 GENNAIO 2022

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ANTONIO BOTTA

CROLLATA LA QUERCIA SECOLARE DEL GIARDINO ALL’INTERNO DEL PALAZZO MARCO ROCCO

TROISE: “RESTO DUBBIOSO SUI MOTIVI: CAUSE NATURALI O CADUTA PROVOCATA? IL CENTRO STORICO A PEZZI PER INCURIA E ABBANDONO, DA ANNI, DELLA CLASSE POLITICA LOCALE”

Ancora un pezzo importante del patrimonio storico di Casoria è miseramente crollato: nel palazzo Marco Rocco, che si trova in via Nicola Rocco, all’interno del quale si estende un giardino, è caduta una quercia secolare, che ha colpito anche un muro. Ne ha parlato il Direttore di Casoriadue Nando Troise, in collegamento audio con il giornalista Maurizio Cerbone, durante il programma “Polis Nostrum” . “Siamo costretti ancora una volta a denunciare lo stato di incuria e di degrado in cui versa il Centro storico di Casoria “ ha affermato Troise. “ E’ noto, e più volte ne abbiamo parlato nel programma “La Copertina”, ma anche sul settimanale Casoriadue,da me diretto, che Marco Rocco da Torrepadula è autore del famoso “Codice penale Rocco, ancora in vigore”. Come è scritto nella lapide a lui dedicata dal Comune di Napoli, egli è stato una “nobile figura di uomo e cittadino, che, come deputato al Parlamento e come assessore alle finanze, nel culto della libertà e della patria

continuò con la sua luminosa azione la sua tradizione a vita per il nostro Meridione. Il Municipio di Napoli pose a ricordo di tanto retaggio di alte virtù”. Troise e Cerbone hanno ricordato che altri Comuni, ai confini con la città di Casoria, tra cui Afragola e Frattamaggiore pongono un’attenzione maggiore al loro Centro storico, soprattutto Fratta. “A Napoli”, prosegue Troise “ soprattutto il Sindaco Bassolino valorizzò tutti i “Palazzi” di eminente valore storico ed artistico. Qui, a Casoria, sto battagliando da anni per la valorizzazione di via S. Croce, via Marco Rocco, via S. Benedetto, per la preservazione della memoria storica della Città, ma non c’è peggiore sordo di chi non vuole sentire. Sempre la solita risposta: “Non abbiamo personale, non abbiamo fondi”. Quando passeggio per le strade di Sorrento, provo, sono sincero, una grande invidia verso i Sorrentini, chiedendomi perché in quel Comune le strade e i palazzi che richiamano la storia locale debbano essere


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4 valorizzati e qui, invece, l’incuria e l’abbandono regnano sovrani. Mi chiedo quale sia il motivo della caduta della quercia. Le guardie forestali ne sanno la causa? Resto dubbioso sui motivi del crollo: è crollato per cause naturali o provocato? Spero che almeno i Vigili del fuoco abbiano scritto una dettagliata relazione in proposito”. A tal riguardo, Cerbone ha lamentato il divieto impostogli di entrare nel Palazzo per riprendere con le telecamere l’accaduto. Il Direttore Troise ha concluso il suo intervento sottolineando che, quale giornalista, Direttore e conduttore dei programmi su Nano Tv, continuerà a segnalare i problemi, come lo stato di dissesto di via Cesare Battisti, per pungolare l’Amministrazione civica, perché mai bisogna rassegnarsi allo “status quo”, Uno dei compiti della stampa locale è proprio quello di valorizzare l’identità perduta, e qui, a Casoria, se n’è smarrita

tanta per inadempienze della classe dirigente, che in passato ha alimentato non poco l’abusivismo edilizio, la speculazione. Il giornalista e scrittore Giuseppe Pesce, nostro concittadino, nel suo libro “Casoria, ricostruire la memoria di una città”, a tal riguardo, ha scritto: “nel solo mese di agosto del 1968 il Comune di Casoria firmò oltre 300 licenze edilizie per palazzi multipiano che sarebbero

stati realizzati in zone dove mancavano persino fogne, acqua e rete elettrica, senza lasciare spazio neanche per strade e marciapiedi. Come se non bastasse, l’assenza di controllo determinò il dilagare dell’abusivismo: ad occidente il quartiere S. Paolo si saldò con Casavatore; ad est le costruzioni dilagarono fino a sfiorare la Circumvallazione esterna. Nella Napoli del dopo – terremoto – e nell’Italia degli anni “ot-

tanta”, che alla repressione preferì i condoni – le periferie di Casoria continuarono a crescere “abusivamente”, fino a raggiungere le autostrade (via Capri) e la vicina Afragola (quartiere Stella). Cos’altro aggiungere? Che quelle irresponsabili scelte hanno compromesso la valorizzazione del Centro storico, quindi, il profitto ha prevalso sulla Cultura, sull’Arte, sulla Storia. Ricordo bene ciò che affermo un Ministro delle Finanze del nostro Governo nazionale: “Con la Cultura non si mangia”. Di questa spuria affermazione ne vediamo le nefaste conseguenze anche qui, a Casoria: il crollo di una quercia secolare ne è, purtroppo, uno sconfortante esempio. Ma va denunciato, e con forza! Perché la funzione della stampa locale é di favorire attraverso l’informazione l’acquisizione di una sensibilità più viva per gli interessi generali della collettività.


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MARIA CRISTINA ORGA

IO RACCONTO STORIE magazine

UNA RACCHETTA PER NON DIMENTICARE Oggi voglio raccontare una storia triste ma bella. Una storia che accarezza il cuore in questi tempi tribolati. Una storia che vuole essere una speranza in questo inizio d’anno carico di angoscia e domande che non trovano risposta, perché risposta non c’è. Una storia di sport nobile e di ancor più nobile amicizia. D’accordo, se parliamo di sport, il più popolare in Italia è il calcio. Almeno tra quelli di squadra. Se parliamo di discipline singolari, è indubbio che il tennis ha sempre esercitato un fascino particolare. Chi non ha sognato di impugnare una racchetta sulla terra rossa del Roland Garros o sul verde prato inglese di Wimbledon, col sole contro e gli occhi strizzati, i muscoli tesi e la racchetta roteata tra i palmi, gli occhi puntati all’avversario che alza la palla per l’ultima battuta, quella decisiva del set, quella che assegna il match, quella che chi porta a casa quell’ultimo, fatale punto alza la coppa? Chi non ricorda le mitiche sfide Borg,-McEnroe, i colori italiani difesi allo stremo nei doppi da Panatta e Bertolucci, l’imbattibile Martina Navratilova, l’inossidabile Steffy Graf, solo per citare alcuni immortali campioni del passato (in modo da non far torto a nessuno di quelli attuali perché magari me ne sfugge qualcuno)? Sport di nicchia, certo, annoverabile con la scherma e il golf tra quelli d’elite per i non proprio popolari costi da sostenere, sport estremo per stress ed esposizione mediatica dei campioni considerati nel mondo vere e proprie star e talvolta schiacciati dall’avida, im-

Si è tenuto, non per caso, l’antivigilia di Natale al Tennis Club Casoria il Memorial Roberto Fiorentino, dedicato all’amato tennista sorrentino prematuramente scomparso un anno fa

placabile macchina del marketing che di sportivo ha veramente poco. Sport elegante e raffinato, di grande fascino, una danza figurata, un passo double con la rete tra i ballerini. Una continua sfida con se stessi e con i propri limiti, disciplina ferrea, che insegna a sopportare la frustrazione della sconfitta e a ri-

conoscere il valore dell’avversario che non esce mai dal campo a capo chino e accompagnato dal disdoro del pubblico e dallo sberleffo del vincitore, ma sempre tra gli applausi e la sincera stretta di mano sotto rete a sugellare la fine delle ostilità e il rispetto reciproco tra i contendenti. E proprio con un torneo amichevole di tennis è stato ricordato, il 23 dicembre scorso, il tennista sorrentino Roberto Fiorentino, che nei primi giorni dell’Hannus Horribilis che ci siamo appena lasciati alle spalle, dopo un estenuante match nel quale non ha mai smesso di profondere tutte le sue energie e il suo coraggio si è arreso all’avversario, una terribile malattia oncologica, che ha impietosamente interrotto la sua vita, la sua carriera di sportivo e i suoi sogni. Roberto aveva 42 anni e un entusiasmo ragazzino con il quale tutti gli amici che si sono ritrovati al Tennis Club Casoria hanno voluto ricordarlo. Originario della splendida Sorrento, Roberto, come molti giovani della penisola dei Monti Lattari aveva navigato per molti anni con la compagnia MSC, nell’ufficio del Commissario e poi in un prestigioso Hotel di Piano di Sorrento, ma le sue passioni erano i colori rossoblù del Sorrento Calcio e il tennis, del quale era stato promessa mantenuta. Grandissimi i nomi convenuti a Casoria per onorare la memoria dell’amico scomparso incrociando le racchette in amichevoli di alto livello tecnico e agonistico, come Matteo Fago e Potito Starace e le tenniste Chiara Pascale e Daniela Quaranta. Tra i protagonisti dell’evento, anche Silver Mele, giorna-

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6 lista sportivo, che, ringraziando il maestro Pino Ferrara, maestro FIT e coordinatore delle attività tennistiche dello Sport Village Campania che ha sposato l’iniziativa, ha così commentato: Roberto era un grande tifoso di Fago, che molti tornei ha vinto a Sorrento, e tutti lo ricordiamo come un grande sportivo e un uomo di grande generosità. Grazie al maestro Pino Ferrara lo ricordiamo oggi qui, con la presenza di grandi campioni come Potito Starace, Matteo Fago, Fabio Teneriello, cioè tennis di altissimo livello. Senza dimenticare, poi, Chiara Pascale e Daniela Quaranta, Per avere un’idea valga dire che, Potito, per esempio, ha un best rating 26 o 27 al mondo e arrivò a tanto così dal battere il numero uno al mondo sulla terra rossa del Roland Garros, perdendo solo al tie break. Fago a sua volta è stato campione italiano di seconda categoria ed è in partenza per l’Australia perché oggi segue Flavio Cobolli che è il ragazzo più interessante del panorama italiano. Il tennis è uno sport nobile e insegna valori come il rispetto, anche terribile perché alla fine vince sempre solo uno, ma è una scuola per la vita perché insegna a perdere e nella vita succede spesso. Toccante anche il ricordo di Matteo Fago:

ra così forte in chi l’ha conosciuto e se i grandi del tennis italiano hanno voluto onorarlo con l’emozionante evento che ha avuto luogo a Casoria pochi giorni fa, esce dal campo come vincitore. I genitori di Roberto, presenti all’evento, hanno ricevuto l’abbraccio del pubblico e dei campioni e una targa commemorativa. Certo, questo non restituirà loro l’amato figlio, ma è una testimonianza d’amore tale da riuscire a rimarginare i lembi di una ferita aperta, che pur continuando a pulsare e a dolere, troverà sempre conforto nel calore dell’amicizia vera.

La vita è come una partita a tennis: non bisogna mai mollare. Poi si vince o si perde, ma se perdi avendoci messo il cuore, hai vinto lo stesso. E Roberto Fiorentino, diviso tra la passione per il Sorrento Calcio e il tennis, in una delle occasioni in cui Fago giocava a Sorrento gli chiese di fare un selfie insieme. Da lì nacque una grande amicizia durata sei anni e coltivata anche nei momenti più difficili della lotta contro la malattia. Roberto ha però quel match estremo, ma se il suo ricordo vive anco-

A tutti voi

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CHIARA D’APONTE

A “POLIS NOSTRUM” IL DIRETTORE CERBONE ED IL DIRETTORE TROISE PUNTANO I RIFLETTORI SUL PROBLEMA “PALACASORIA”, SUL PROBLEMA “ACQUA” E SULL’EX ALENIA

Nel corso di una delle ultime puntate di “Polis Nostrum”, rubrica di informazione a cura di Nano Tv il Direttore Maurizio Cerbone ed il Direttore Nando Troise hanno affrontato alcune delle criticità più urgenti che affliggono la città di Casoria. Nel mare magnum delle problematiche il Direttore Troise ha pescato tre problemi che “l’amministrazione comunale avrebbe il dovere non di risolvere, ma quanto meno di affrontare”. Il primo problema è il contenzioso giudiziario che coinvolge il complesso sportivo “PalaCasoria”, una struttura costata milioni di euro ma che è attualmente (eccezion fatta per la piscina) chiusa. “Speravo che dopo le Universiadi si potesse muovere qualcosa” ha dichiarato il Direttore Troise “ma, ad oggi, nulla è cambiato. Si parla di fantomatici problemi strutturali, ma non saprei dire fino a che punto questo sia vero. Il Sindaco si è impegnato ad affrontare il problema con l’inizio del nuovo anno”. “La questione” come sottolinea il Direttore Cerbone “è seria e va risolta presto giacché non solo questa struttura non genera utili nonostante sia costata tanto ma anche perché a Casoria ci sono varie squadre di vari sport, penso ad esempio alla pallavolo o al calcio a 5, che avrebbero bisogno di una struttura di pregio come il “PalaCasoria” per disputare i loro match e che attualmente sono costretti ad usufruire di altre strutture”.

La seconda questione riguarda il l’approvigionamento di acqua ed interessa sia il comune di Casoria che quello di Afragola nonché la società Ottogas che però si è detta disponibile a risolvere le problematiche in essere. A quanto pare i problemi nascono non dalla mancanza atavica di denaro per poter mettere mano a consistenti opere di ristrutturazione ma dalla atavica mancanza di personale addetto alla presentazione di progetti per poter ottenere finanziamenti dalla Comunità Europea. Insomma i soldi ci sono ma non c’è nessuno che li chieda. Del resto il Comune di Casoria, ma in realtà questa è una problematica che interessa quasi tutti i comuni campani, è decisamente a corto di personale, falcidiato da pensionamenti, prepensionamenti e dalla dipartita di molti dipendenti. Personale che non viene rimpiazzato a causa della mancanza di

soldi nelle casse comunali. Ma senza personale la macchina comunale fa fatica ad andare avanti ed anzi in molti casi è proprio impossibilitata a muoversi. Il terzo problema riguarda la grande area dismessa dell’ex Alenia. Un residente della zona ha notato che nei giorni scorsi sono iniziate delle attività di smantellamento di uno dei capannoni che però, a quanto pare, sarà ricostruito tal quale da una società edile di Marigliano. Il Dirigente di settore ha assicurato che non verranno costruiti altri palazzi ad uso abitativo. Resta però una grande amarezza relativamente al tema delle aree dismesse ed abbandonate: “Sogno che Casoria un giorno possa diventare come Sesto San Giovanni “ afferma il Direttore Troise “ Un comune che è riuscito a riconvertire tutte le sue aree dismesse. A Casoria invece abbiamo 500 mila metri quadri di aree dismesse e inutilizzate”.

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TAMPONI IN FARMACIA: È CAOS. FILE INTERMINABILI E LA STRANA RICHIESTA DEL TAMPONE ANONIMO Nel corso di una delle ultime dirette di Polis Nostrum, programma di approfondimento di Nano Tv, si è affrontato quello che è probabilmente il tema più dibattuto di questa fine d’anno: il caos tamponi. In particolar modo ci si è soffermati su ciò che sta accadendo nelle farmacie. Il Direttore Maurizio Cerbone ha riferito di segnalazioni, nell’ambito del territorio di Afragola e Casoria, di code interminabili, di tensioni e della richiesta di poter effettuare i tamponi in maniera anonima (cioè senza esibire la tessera sanitaria in modo da non essere segnalati). A fare tale richiesta, stando alle varie segnalazioni, sarebbero stati dei positivi asintomatici. “Fatto gravissimo” ha commentato, lapidario, il Direttore Cerbone “chiediamo a gran voce che le forze dell’ordine effettuino controlli in tal senso, sarebbe davvero molto pericoloso se dei positivi con tampone non processato se ne andassero tranquillamente in giro”. “Vorrei un tampone non processato sulla piattaforma” pare sia una frase che si sta sentendo sempre più spesso in farmacia e nei laboratori di analisi. CHIARA D’APONTE

ANTONIO ONORATO SCRIVE AL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA: “CARO DE LUCA PENSA ANCHE A NOI ARTISTI”

“Caro Vincenzo De Luca”. Inizia così la lettera aperta che il compositore Antonio Onorato ha scritto indirizzandola al nostro Presidente di Regione. A pubblicare per primo la lettera, che è poi stata ripresa anche da altre testate, il sito internet dell’emittente NanoTV. Come se si riferisse ad un vecchio amico o ad un Babbo Natale che al posto dei regali porta decreti e restrizioni, Onorato ha sottolineato che, per l’ennesima volta, il mondo delle arti e dello spettacolo si trova a vivere settimane terribili, fatte di concerti saltati, di ingaggi sfumati e di teatri chiusi. Il tutto però mentre “i centri commerciali sono super affollati, le partite allo stadio vanno avanti tranquillamente e sono piene di gente senza mascherina. Ho preso un aereo giorni fa stracolmo di passeggeri”. Il compositore ha rivendicato il ruolo importante che, anche a livello psicologico, hanno gli artisti nella società ed ha esortato il Governatore a pensare anche a loro che non godono dello sti-

pendio fisso mensile. Con la sua lettera Antonio Onorato si è fatto portavoce del disagio che quotidianamente vivono gli oltre trecentomila professionisti che lavorano nell’ambito dello spettacolo e che da quasi due anni vivono nell’incertezza e nell’impossibilità di portare avanti i loro progetti. Lo sfogo di Onorato, che si spera non resti lettera morta, solleva un interrogativo: come è possibile che in quasi

due anni di emergenza sanitaria non si siano messe in campo maggiori risorse per poter portare avanti lo scalcinato carrozzone dei sogni che è il mondo dello spettacolo? Non sono stati forse attori, cantanti, musicisti, ad averci tenuto compagnia durante le lunghe settimane di lockdown con dirette sui social e spettacoli virtuali? Possibile che una parte così consistente di lavoratori sia stata totalmente dimenticata dalle istituzioni?


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MARIA SAVERIA RUSSO

CARLO SILIPO E L’AMORE PER LA PALLANUOTO Sicuramente, anche se ingiustamente, molto meno popolare di altre discipline come il calcio, il basket e la pallavolo, la pallanuoto è praticata soprattutto negli Stati Uniti, in Europa e in Australia. La pallanuoto è nata nel XIX secolo in Inghilterra e Scozia; le regole sono state codificate da un giornalista ed istruttore di nuoto britannico, William Wilson, che inizialmente denominò la disciplina acquatic football, calcio acquatico. I ranking mondiale vede l’Italia in buone posizioni, sia in ambito maschile che in ambito femminile: la nazionale maschile italiana di pallanuoto, detta anche Settebello, vanta diverse vittorie, tra cui tre vittorie alle Olimpiadi, quattro campionati mondiali, tre campionati europei e una volta la Coppa del Mondo; anche la nazionale femminile italiana di pallanuoto, conosciuta come Setterosa, ha un palmarès di tutto rispoetto, tra cui una vittoria olimpica, due vittorie ai campionati mondiali e cinque vittorie nei campionati europei. Come facilmente si può intuire, la pallanuoto è uno sport abbastanza faticoso, i ritmi sono generalmente piuttosto sostenuti, il giocatore deve eseguire accelerazioni e decelerazioni, nonché cambi di

“E’ uno sport pulito, completo, uno sport che ti prepara alla vita” direzione e gesti tecnici non banali. Sono tanti i campioni che hanno portato in alto il tricolore nelle varie competizioni, nazionali ed internazionali; tra questi spicca senza dubbio Carlo Silipo. Napoletano, ex pallanotista e ora allenatore, il napoletano Carlo Silipo è uno dei simboli della pallanuoto vincente italiana. Ha giocato con la Canottieri Napoli e il Posillipo. Sette campionati italiani, un oro olimpico con la Nazionale, campionati mondiali

e europei sono parte di un palmares di tutto rispetto. Silipo è uno dei pochissimi pallanotisti ad aver vinto ogni tipo di trofeo internazionale ed è il più azzurro di sempre con 482 presenze collezionate tra il 1991 e il 2004. La sua storia è raccontata all’International Swimming Hall Of Fame, il suo nome è una garanzia. Dal giugno del 2014, infatti, Silipo fa parte della «Hall of Fame» internazionale del nuoto, organizzazione educativa non a scopo di lucro con sede in Florida, che si propone di promuove-

re l’insegnamento e la pratica del nuoto in tutto il mondo, e di onorare i grandi campioni degli sport acquatici. Già responsabile tecnico del CN Posillipo dal 2007 al 2012, Silipo collabora con la federazione sin dal 2007 quando fu nominato team manager delle selezioni giovanili; successivamente guida la nazionale universitaria a Belgrado nel 2009; nel 2018 porta la nazionale under 19 agli europei di Minsk e la nazionale under 18 ai mondiali di Szombathely e nel 2019 conquista la medaglia di bronzo con la nazionale under 20 ai mondiali in Kuwait. Quando è nata questa passione per la pallanuoto e quando ha capito che poteva essere qualcosa di più di una semplice passione? Prima di essere un pallanuotista, sono sempre stato un nuotatore. Frequentavo la piscina già da nuotatore che da pallanuotista, ero un buon nuotatore, mi piaceva stare in piscina, stare in acqua. Poi con il passaggio dalla piscina di quartiere dove abitavo a quella di Napoli, dove c’erano e ci sono ancora i circoli storici che hanno dato tanto alla pallanuoto italiana e mondiale, intorno all’83 -84, sono stato avvicinato da un grande campione che mi ha


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10 trasmetto tutta questa passione per la pallanuoto. Quali sono i valori che le ha trasmesso la pallanuoto? Valori che l’accompagnano anche nel quotidiano. Quello della pallanuoto è un mondo fatto di esercizio, di passione e soprattutto di grande sacrificio. E’ un gioco di squadra, aiuta nella coordinazione e a saper sfruttare non solo le proprie forze e le proprie energie, ma ad imparare anche a come fare a metterle a disposizione della squadra e a combinarle con quelle dei compagni. E’ uno sport in cui ci vuole tanta dedizione, continuo allenamento. Ma la cosa che non deve mai mancare è la voglia di fare, la passione, la voglia di mettercela tutta. Ci vuole la giusta base fisica, è grazie ad un corpo sano che si riesce a fare e a dare il meglio di sé. E’ uno sport completo, è affascinante perché ti da le basi giuste per affrontare le difficoltà in maniera veloce e ragionata. Uno dei momenti che più la emoziona guardando al passato, il suo traguardo più grande. Quando si parla di sport, tutto emoziona. Non c’è nessun avvenimento, nessuna vittoria che non susciti emozione. Sicuramente c’è qualche momento più forte dell’altro, una vittoria più combattuta e sudata. Sicuramente uno dei momenti più belli, riguardando indietro nel passato, è stato vincere la Champions League, con la mia squadra, con la mia città. Quindi è stato sicuramente un grande orgoglio. Sono quei momenti, quelle esperienze che ti accompagneranno per sempre per tutto il resto della vita. Ha invece qualche rimpianto? Rimpianti non ce ne sono, perché comunque io ho sempre fatto ciò che si doveva fare, ciò che volevo fare e soprattutto ciò che potevo fare. Quindi sono certo di aver dato sempre il meglio di me, di aver dato tutto me stesso durante ogni competizione. Sicuramente ci sono piccole delusioni, ma questo fa parte di quello che è il tortuoso ma anche meraviglioso viaggio che è la vita. Come è stato passare dallo stare in acqua in prima persona ad allenare? E’ stato un cambio molto stimolante dal punto di vista lavorativo. Sicuramente è un grande passo avanti, diciamo la ciliegina sulla torta di una carriera molto vissuta. Dal punto di vista personale, sicuramente è stato strano vedersi in vesti

nuove, diverse, non stare più in acqua, ma stare “all’asciutto”. Avere la responsabilità di un gioco è tutt’altra cosa. E’ stato un passaggio inizialmente traumatico, non lo nascondo, ma adesso sono felice e sono dove devo essere. Qual è la differenza più grande tra l’essere allenatore e l’essere giocatore? Cosa le manca di più dell’essere lei quello in azione? Sono due ruoli che sono tanto diversi quanto simili. Sicuramente stare in acqua ed essere un giocatore ti da quell’ adrenalina, l’adrenalina di essere in azione, di giocare praticamente con la palla, un lavoro di squadra, un lavoro comunitario; mentre invece quello dell’allenatore sicuramente è un lavoro più isolato, individuale, devi fare delle ricerche per creare uno schema di gioco che possa permettere alla squadra di dare il proprio meglio e quindi di vincere la partita. Come ha influito la pandemia ed il covid sul mondo della pallanuoto? E’ certamente diventato una causa della difficoltà di riuscire a mantenere sempre la concentrazione, importante e fondamentale nello sport ed in particolar modo nella pallanuoto. Ripartire è stato difficile. Però siamo riusciti a superare questo ostacolo e ritrovare la forma mentis giusta, lo sport si è adattato a questo nuovo modo di vivere e di conseguenza anche noi ci siamo adattati, cercando di far diventare questa nuova realtà la nostra normalità. La bravura è quella di sapersi adattare. Lo sport va di pari passo con quelli che sono i cambiamenti storici, è un fenomeno sociale. Cosa si aspetta, anzi che cosa si augura per il suo futuro e per la nazionale italiana di pallanuoto femminile?

Mi auguro che il lavoro che stanno facendo le ragazze, che è un lavoro magistrale, possa portare dei risultati immediati, perché noi siamo ancora troppo indietro rispetto alle grandi nazioni, con il lavoro che stiamo facendo spero che riusciremo ad arrivare tra le grandi. Perché, secondo lei, in Italia la pallanuoto è così poco praticata e, soprattutto, così poco seguita rispetto magari ad altri sport come il calcio? Qual è la differenza con gli altri stati? Diciamo che in Italia ci sono delle realtà in cui la pallanuoto ha molto seguito, come ad esempio Catania, Padova e Verona; ci sono poi realtà in cui è completamente estranea. E’ necessario sostegno anche per tramandare e far conoscere la pallanuoto, è necessaria una memoria storica. All’estero, come in America ed Ungheria, quello della pallanuoto è sicuramente uno degli sport più seguiti e con più seguito. Sarebbe bello che anche in Italia riuscissimo ad arrivare a questo livello di visibilità. Per riuscire a dare così rilevanza a tutti quelli che sono gli sport, esistono anche altri sport oltre al calcio. Ci si ferma solo ad una realtà, invece di prendere il bello da ogni mondo. Che consiglio darebbe a chi vorrebbe entrare nel mondo della pallanuoto? Sia come passione o per farne, poi, una professione. Quello della pallanuoto è uno sport completo, pulito, chi fa questa scelta lo fa con la consapevolezza che non si trovano grandi sbocchi lavorativi come invece può succedere con altri sport; però ti da tanto, soprattutto a livello emotivo. Chi riesce in questo sport, quasi sempre riesce nella vita, poiché ti porta ad affrontare diversi sacrifici, quindi ti prepara alle difficoltà della vita.


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MARIA SAVERIA RUSSO

E’ TEMPO DI FARE GIUSTIZIA

IL CASO ANTONIO COPPOLA: L’EDICOLANTE CHE È MORTO SENZA SAPERE IL PERCHÉ Siamo abituati a vedere certe scene solamente nei film americani, a pensare che la violenza, soprattutto quella ingiustificata, sia un qualcosa lontano da noi, qualcosa che appartiane ad un altro mondo. Eppure quello di Antonio Coppola è un caso che, più di undici anni dopo, ancora non si riesce a spiegare. Una triste vicenda che ha attraversato la storia non solo locale, ma nazionale. Uno dei tanti episodi che dimostrano che si può morire anche senza sapere il perché. Antonio Coppola, era un edicolante di Casoria, ucciso fuori alla sua edicola mentre sistemava i giornali. Tre colpi di pistola, tre proiettili calibro 9: uno alla nuca, uno al volto ed uno alla schiena. Undici anni dopo ed ancora non si conoscono risposte e, soprattutto, non si è fatta giustizia. Proprio per questi casi irrisolti, esiste Hermes, obiettivo giustizia - Il messaggero di NanoTv. Si da la possibilità ai cari delle vittime di poter parlare, di raccontare la loro storia, mostrando un lato che spesso non viene mostrato: il lato umano. Durante la diretta del 28 dicembre, con Carmen Di Pierno alla conduzione, con la presenza del direttore di NanoTv Maurizio Cerbone e in collegamento Nando Troise, il giovane Angelo Coppola, figlio di Antonio Coppola, ha avuto finalmente la possibilità di mostrare e raccontare a tutti l’altra faccia della medaglia, come queste morti senza un perché influenzi e cambi radicalmente i cari di chi ne è vittima. Angelo, un ragazzone di 2 metri e 4 centimetri, ha ricordato in studio quella

giornata, quelle 6:30 del 19 agosto del 2009 che hanno stravolto la vita a lui e alla sua intera famiglia. Angelo è uno dei tre gemelli a cui è stato tolto un padre. Una morte che ancora non conosce risposte, così ricordata da Antonio Iazzetta, direttore di Cogito: “A Casoria, in provincia di Napoli, in Italia, non in uno sperduto villaggio del vecchio West, si può morire anche senza sapere perché. Ipotizzando, magari, che sia successo per aver sgridato un ragazzo che stava rubando dell’uva. E’ la storia di Antonio Coppola, edicolante che avrà sempre 40 anni perché, il 19 agosto del 2009, fu ucciso mentre sistemava i giornali fuori la sua edicola. Non si è mai saputo chi l’ha ucciso e la moglie, che era presente al momento dell’omicidio ma non vide nulla perché era impegnata a sistemare la parte interna dell’edicola, non ricorda nulla che possa aver armato qualcuno se non quella lite scoppiata la sera prima tra il marito e un ragazzo che stava rubando l’uva dal terreno di fronte all’edicola”. La sfortuna di quella famiglia non si ferma a quel giorno, però, perché due anni dopo, un barista di Casoria, Antonio Nollino, che aveva aiutato i tre figli gemelli di Coppola a inserirsi nella comunità parrocchiale di San Mauro, fu ucciso per errore mentre apriva la saracinesca, allungando l’elenco delle vittime innocenti della camorra e di chi crede che la violenza sia il modo per risolvere le ‘questioni’. Questo è solo uno dei tanti episodi a cui non viene dato la giusta importan-

za, la giusta visibilità mediatica, non se ne parla abbastanza. Solo uno dei tanti casi archiviati perché “non si riesce a capire.” L’ennesima storia archiviata, è impossibile che non ci sia nessuno che abbia visto qualcosa, è impossibile che esista anima viva che possa testimoniare. E’ necessario trovare spunti per riaprire il caso. Spunti portati anche dal figlio stesso di Antonio Coppola in studio: un video proveniente da una telecamera di un distributore di benzina vicino all’edicola del padre. Un video purtroppo sfocato, poco visibile, tecnologia ovviamente figlia del proprio tempo. Si intravede la figura di un uomo che si allontana, un uomo che corrisponde alla descrizione data dalla moglie di Antonio Coppola. Eppure, nonostante questo nuovo spunto si sta ancora fermi, in attesa. La cosa che più ha scioccato Angelo Coppola guardando quel video, è stata la nonchalance con cui l’uomo, che lui pensa sia l’assassino, si allotanava: aveva appena ucciso una persona e si allontanava dall’edicola come se avesse comprato un pacchetto di sigarette. Come ha fatto notare il direttore di Casoriadue, Nando Troise durante il collegamento, è necessario l’aiuto dei più “potenti” per avere la possibilità di poter essere ascoltati e donare un po’ di pace alle famiglie che hanno perso un caro “per sfortuna.” Le grandi reti nazionali, dovrebbero essere alleate, raccontare di questi episodi di violenza a livello nazionale, non devono essere solamente i giornali locali a


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12 parlarne, ma è necessario che si diffondano i fatti in tutte le case degli italiani. Lo scopo di Hermes è proprio questo: dare voce alle famiglie delle vittime, trovare nuove testimonianze, nuove prove che possano aiutare a trovare nuove piste e a riaprire casi archiviati da anni, fare in modo che la giustizia faccia finalmente il proprio corso. Sono tante le storie non solo di Casoria, ma dell’intera area di Napoli nord che vengono dimenticate dopo i primi giorni di scalpore. Come si può dimenticare la sofferenza di tre bambini e di una moglie? Come

si può “giustificare” addirittura questo gesto dicendo che “le cose purtroppo vanno così”? E’ questo il prezzo che si deve pagare per far sentire la propria voce? Morire? E’ arrivato il momento di fare qualcosa di concreto, agire, non limitarsi a commentare le notizie, ma cercare di fare la differenza continuando a dare voce a chi non riesce a farsi sentire da solo. Chiedere aiuto alle istituzioni, chiedere aiuto a chi di politica ne fa la propria vita, mandare richieste, inviare email: utilizzare qualsiasi mezzo a propria disposi-

zione per riuscire a riportare la luce della giustizia a brillare sempre di più. Cercare di azzerare l’indifferenza di quelli che ci stanno attorno e far comprendere che stare per sempre zitti e continuare a pensare che “le cose qui vanno così”, non farà altro che aumentare questa anarchia, questo gioco del silenzio che non farà altro che ritorcersi contro noi stessi. Una storia di dolore, ma anche di speranza che finalmente le cose riescano a smuoversi, ad arrivare nelle sedi opportune e restaurare la fiducia verso la giustizia nei cuori delle persone.

RITA GIAQUINTO

SALUTE & BENESSERE: IN STUDIO CON ROSSELLA, LA PROF.SSA COLAO E GINO SORBILLO

Ospiti prestigiosi e vere eccellenze napoletane nel mondo, la Prof.ssa Annamaria Colao – professore ordinario del dipartimento di endocrinologia e oncologia molecolare del Policlinico di Napoli - e Gino Sorbillo - imprenditore diventato ambasciatore della pizza napoletana nel mondo - hanno dato lustro ed autorevolezza al salotto del giovedì pomeriggio abilmente condotto dalla nostra Rossella Giaquinto sulla rete web NanoTV. In studio, accanto a Rossella, questa volta ha preso parte al dibattito Maurizio Cerbone, direttore della rete. L’argomento del giorno è stato il fondamentale rapporto tra cibo e salute, l’importanza che, oggi più che mai, ha una sana alimentazione fatta di qualità e senza rinunciare a quelli che, comunemente, amiamo definire i piaceri della tavola. Rossella entra subito nel vivo del discorso chiedendo alla Prof. Colao cosa si intende quando si parla di “sana e corretta alimentazione”: “Bisogna innanzitutto tener presente che tutte le volte che ingeriamo alimenti nel nostro organismo, essi ci nutrono, ci danno energia ma, nello stesso tempo, ci infiammano. Queste infiammazioni portano, a mano a mano, a quelle patologie gravi, croniche di cui soffre tanta parte della popolazione occidentale. Quindi, dobbiamo fare attenzione a calibrare gli zuccheri ed i grassi per far sì che questo bilanciamento sia favorevole, cioè che ci porti un beneficio e non si trasformi in qualcosa di negativo. Naturalmente,

tutto quello che vi sto dicendo si compone bene in tutti quei modelli nutrizionali come la dieta mediterannea che è, probabilmente, il capostipite del mangiare sano. Dobbiamo solo calibrare bene le calorie, dato che nella dieta mediterranea si tende ad andare oltre a quello che realmente ci serve. Ma possiamo confermare che è un modello di riferimento del mangiare sano”. E, a proposito di mangiare sano e mangiare “buono”, Gino Sorbillo è la persona migliore per parlarci di uno degli alimenti più gustosi della nostra tavola e delle nostre tradizioni, la pizza, appunto, che con Gino sta facendo il giro del mondo nel vero senso della parola. Un giro in cui, però, la vera pizza napoletana non sta perdendo la sua identità, si è, sì, rinnovata ma non ha perso la sua semplicità di base. Come dice Rossella “un prodotto senza sbavature”. Come si fa a mantenere questo standard e qual è la chiave del suo successo è proprio

Gino che, con l’umiltà che lo ha da sempre contraddistinto, ce lo racconta: “Il segreto è l’identità del prodotto stesso, quindi, fare ciò che ci appartiene. Io non faccio altro che realizzare un prodotto della tradizione che ho vissuto, che vivo, e che, quindi, posso raccontare, che posso rappresentare. Un po’ come tutte quelle attività che, negli anni, si sono distinte per la forte identità che hanno. La chiave del successo in alcune attività della ristorazione è fare ciò che si sa, ciò che si vive, non è necessario uno sforzo particolare, basta guardarsi dentro e attorno a sé”. Ovviamente, è inevitabile il riferimento a Sua Maestà la Margherita con la leggendaria storia che vuole questa pizza nata in onore della Regina di Casa Savoia e che, dalla fine dell’800 in poi, avrebbe rappresentato il nuovo vessillo del tricolore con il bianco della mozzarella, il rosso del pomodoro ed il verde del basilico. Che rapporto hai con


SABATO 01 GENNAIO 2022 questa storia, Gino? “Per me è stato un ottimo punto di partenza, il legame della pizza con la Regina Margherita è una storia che mi ha sempre affascinato e non vi nascondo che avrei voluto vivere quell’epoca. Io cerco di fare quello che posso nell’era in cui vivo, cercando di dare il mio contributo. C’è chi, negli anni, pur avendo lavorato tanto non è riuscito ad ottenere il successo, magari è stato anche sfortunato, noi invece abbiamo la tecnologia che ci aiuta tantissimo. E ora posso dire che è stato un crescendo di energia, qualità, tecnica, ammodernamento, di cui beneficiano tutti”. L’arte della pizza è patrimonio dell’UNESCO anche grazie a te. Come è cambiata la tua vita ed il tuo modo di lavorare? “Questo riconoscimento ci ha reso più consapevoli rispetto a quello che facciamo e del ruolo che abbiamo; quindi, ci ha dato anche un maggiore conforto. In fondo, il nostro lavoro non è cambiato. Nel mio caso, produco una pizza che ci appartiene e che fondamentalmente ricerca sul territorio nazionale le eccellenze. Le mie pizze non hanno prodotti tanto elaborati. L’identità di ogni singolo ingrediente è DOP e restano tali, utilizzo le eccellenze che appartengono al Made in Italy. E non si tratta

13 nemmeno di un prodotto “a chilometro zero” che, molto spesso, per alcuni diventa il pretesto per aumentare il prezzo. Se parliamo di speck possiamo tranquillamente appoggiarci all’Alto Adige, non ne parliamo dell’olio o dei formaggi e dei salumi. Quindi vorrei poter rappresentare il buono dell’Italia che portiamo sulle nostre pizze senza troppe trasformazioni o alterazioni particolari”. Ma infatti tu spesso definisci il tuo prodotto una “pizza gentile”, come se fosse rimasta, negli anni, così com’è stata generata dalla tua famiglia. È così? “Si, perché alla fine è l’evoluzione della pizza del centro di Napoli, della cosiddetta “pizza a portafogli” che ha sfamato migliaia di persone a prezzi accessibili. Anche questo è un aspetto importante, ultimamente stiamo vivendo il fenomeno di pizzaioli che si sentono grandi chef e questa cosa è come se giustificasse l’aumento dei prezzi. Per me invece la pizza deve rimanere ancora un alimento democratico, accessibile a tutti, agli studenti, a chi non ha tante possibilità. Sicuramente rispetto la scelta di chi non agisce così, ma è una scelta che io non condivido”. Ma la pizza è parte integrante della dieta mediterranea che pare vanti anche un potere antinfiammatorio. Ce

lo può confermare Prof.ssa Colao? “Si, è vero. E quindi è un modello che può essere preso anche come prevenzione. La dieta mediterranea si basa su prodotti dell’agricoltura, ecco perché è nata nel bacino del Mediterraneo. Ed è un’alimentazione che vede nei cereali e nei vegetali, nell’olio di oliva e nei prodotti lattico-caseari una importante base nutrizionale. A questi elementi, si aggiungono poi le carni, il pollo, il pesce quindi le proteine animali. È����� ������ evidente che noi ci dobbiamo alimentare soprattutto di vegetali. Benissimo anche la pizza che mette insieme i cereali con i vegetali (olio di oliva, pomodori), quindi con l’alimentazione ci siamo, sono le porzioni che dobbiamo rivedere perché è con i quantitativi che a volte esageriamo. E questo è quello che poi non ci fa troppo bene”. Una curiosità di Rossella: quando io mangio la pizza, mi sento bene, felice, contenta. Cosa si attiva nel nostro organismo? Cosa accade a livello ormonale? “Tieni presente che esistono proprio i cosiddetti “cibi di conforto”, come la cioccolata ad esempio, perché alzano il livello della serotonina, quell’ormone che, tra le varie funzioni, ha anche quella di regolare il tono dell’umore. Sono cibi che inducono alla felicità, il proble-


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14 ma è che possono creare anche una certa dipendenza, ecco perché si tende poi a mangiare continuamente quel cibo. Si crea un circolo vizioso, secondo cui più ne mangi, più ne vuoi mangiare”. Dalla Mediterranea alla chetogenica. Si parla tanto di questa dieta e Rossella, che è anche presidente dell’associazione ECO EPILESSIE CAMPANIA ODV che difende i diritti di chi soffre di epilessia, ha spesso letto di una connessione tra dieta chetogenica ed epilessia. La Colao ce la spiega così: “Questa dieta elimina gli zuccheri dalla nostra alimentazione costringendo l’organismo ad utilizzare i grassi come fonte di energia. I corpi chetonici hanno il vantaggio straordinario di essere calmanti sull’attività elettrica celebrale; infatti, la dieta chetogenica è nata proprio per trattare i bambini epilettici e farmaco-resistenti. Anni fa, si scoprì – infatti - che eliminando gli zuccheri dalla dieta dei bambini, le crisi epilettiche perdevano di intensità e di durata. Noi siamo così abituati a mangiarli che rinunciare agli zuccheri ci risulta molto difficile, però è una dieta valida per perdere peso, e soprattutto per utilizzare le riserve di grassi. Va detto che è un regime più duro e deve essere elaborato da nutrizionisti esperti, endocrinologi, esperti di questa tecnica”. Con Gino Sorbillo sarebbe ipotizzabile una pizza chetogenica? “La pizza si basa sull’impasto di farina, acqua e lievito” – dice la Colao – “e la farina

contiene zuccheri; quindi, la pizza è uno di quegli alimenti che non possiamo rendere chetogenico; dovremmo fare un tentativo con Gino, realizzando un panetto con un estratto proteico e vediamo che ne viene fuori. Ne dubito, ma possiamo provarci”. Interessante lo sguardo che la trasmissione ha posto sull’iper-produttività che si sta verificando negli ultimi anni, con l’impiego di fertilizzanti, additivi, un sistema produttivo intensivo le cui conseguenze più nefaste ricadono inevitabilmente sul nostro metabolismo. La Colao ci parla, infatti, di un aumento esponenziale di donne con l’ovaio policistico ma anche un numero impressionante di pubertà precoce; quindi, è evidente che c’è qualcosa nel modo di produrre il cibo che ha cambiato radicalmente i quadri clinici nelle giovani generazioni. E questo è anche molto pericoloso. Così come è rischioso, anche per la bio-complessità, l’eccessivo utilizzo di carne la cui produzione, a livello industriale, rappresenta un’emissione globale di gas con effetti disastrosi sull’ambiente che, oggi più che mai, dobbiamo difendere. È chiaro che, come ci dice anche la Prof. Colao, dobbiamo prediligere frutta e verdura: “E’ dimostrato scientificamente che le prime tre cause di morte sono: troppo sale, fumo e mancanza di frutta e vegetali. Quindi diminuendo il consumo di carne e assumendo più vegetali e cereali aumentiamo sicuramente le nostre aspettative di vita, salvaguardando anche l’ambien-

te”. Chiudiamo, infine, con qualche consiglio per le feste. Oltre ad andarci a fare una piacevole passeggiata nelle sedi storiche delle pizzerie Sorbillo o sul lungomare Caracciolo chiudendo il pranzo o la cena con una gustosissima pizza, approfittiamo della Dott.ssa Colao per chiederle come godere a pieno delle nostre antiche tradizioni culinarie, senza nuocere eccessivamente alla nostra salute: “Ma io vi dico quello che dico sempre ai miei pazienti, e cioè che si ingrassa tra Capodanno e Natale e non tra Natale e Capodanno. Sono giorni in cui finalmente riusciamo a stare un po’ rilassati, in famiglia quindi non possiamo pensare a diete o a restrizioni. Cerchiamo di ricordarci sempre di utilizzare cibi di alta qualità, perché tutto ciò che noi ingeriamo, dentro di noi si trasforma. Stiamo in allegria e in amore perché questo fa salute. Poi penseremo con calma a registrare meglio ciò che va rimesso in equilibrio. Ma non certo a Natale, e non certo a Capodanno”. Chiudiamo con le parole usate da Rossella all’inizio della trasmissione: “Fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”. Una frase scritta da Ippocrate, con cui il padre della medicina, invitava gli uomini ad usare il cibo con consapevolezza e senso di responsabilità, senza rinunce ma avendo sempre a mente la nostra salute e il nostro benessere…come ci racconta Rossella, ogni giovedì!


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CIRO TROISE

LA CHAMPIONS È UN TESORO DA ATTACCARE ANCHE CON IL MERCATO

Stessa spiaggia, stesso mare, avrebbe cantato Mina ma stavolta non c’è l’atmosfera gioiosa dell’estate che ritorna. Siamo in pieno inverno e, come un anno fa, per il Napoli arrivano le delusioni. Gli azzurri sono stati colpiti dallo stesso problema: la contemporanea mancanza di uomini-chiave che determinano identità di gioco e soprattutto valore dell’organico. Le ultime otto gare del girone d’andata registrarono il calo nello scorso campionato, la stessa cosa è accaduta nella stagione in corso. 10 punti nelle otto partite “incriminate” un anno fa, 8 nelle ultime otto con Spalletti ma qualche sorriso c’è. Il Napoli ha cinque punti in più alla fine del girone d’andata, è terzo e non settimo come un anno fa al giro di boa, ha ancora la migliore difesa della serie A nonostante l’assenza di Koulibaly da inizio dicembre. Sono i dieci punti potenziali persi contro Verona, Sassuolo, Empoli e Spezia a pesare come un macigno sui sogni coltivati nella splendida cavalcata delle prime undici giornate. C’è da stringere ancora i denti, la resistenza alle avversità non è ancora terminata, anzi entra nel vivo ancora di più. All’orizzonte è in programma JuventusNapoli, gli azzurri ci arriveranno in grande emergenza. C’era la speranza di recuperare Fabian Ruiz, fermo dal 1 dicembre per una sindrome retto-adduttoria, ma la positività al Covid-19 mentre il giocatore è in vacanza in Spagna ha spento le speranze almeno per la partita contro la Juventus. Si spera almeno di

Il Napoli è ancora in emergenza, la stagione passa anche per il mercato

recuperare Insigne, tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 dovrebbe esserci il tampone di controllo. Lorenzo era già rientrato in gruppo, con il tampone negativo potrebbe esserci a Torino, bisognerebbe poi ovviamente verificare il livello di condizione atletica. Ounas e Anguissa vanno in Coppa d’Africa, Koulibaly anche ma dovrebbe saltare le prime due gare del Senegal per recuperare pienamente dall’infortunio, anche Osimhen scalpita per giocare con la sua Nigeria. Contro la Juventus non ci sarà neanche Mario Rui squalificato, probabilmente Spalletti dovrà riproporre la difesa di Milano, con Malcuit a destra e Di Lorenzo a sinistra. La Champions è il tesoro ambito da tutti, una volta dava la sensazione di spiccare

il volo, oggi rappresenta un toccasana indispensabile per le finanze dei club. La Fiorentina ha preso Ikonè, l’Atalanta Boga con un investimento di 22 milioni più 3 di bonus, la Roma vuole rinforzare la fascia destra con Maitland-Niles, il Napoli ha bisogno di innesti. Con soli due difensori centrali, in un reparto che potrebbe essere orfano di Koulibaly fino a metà febbraio, non si va da nessuna parte, si rischia di farsi travolgere dalla tempesta. Non si può pensare di colmare le lacune dirottando Di Lorenzo ovunque: a sinistra o anche al centro come capitato in passato. Il Napoli valuta tante idee, si pensa anche al ritorno di Luperto che, essendo prodotto del vivaio, non occuperebbe spazio in lista e in passato ha giocato anche da terzino sinistro. L’Empoli fa resistenza, anche il giocatore vorrebbe continuare l’avventura in Toscana, dove sta trovando spazio e riconquistando fiducia nei suoi mezzi. Il suo arrivo non chiuderebbe le porte anche in termini di lista ad un’altra operazione per riempire il vuoto lasciato da Manolas. Il Napoli si guarda intorno, l’identikit è un centrale di piede destro che possa arrivare in prestito con diritto di riscatto, in stile Anguissa, magari dall’estero. Lunedì 3 gennaio inizierà il mercato ufficialmente, ogni giorno senza un innesto al centro della difesa rappresenterà un problema per Spalletti e la squadra. Il Napoli sia tempestivo, quando c’è un’emergenza il tempo d’intervento fa la differenza.

www.casoriadue.it


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ANGELA CAPOCELLI

INTERVISTA A CARLO VERNA: COVID E NON SOLO… Cessata il 1 dicembre la sua carica di Presidente, oggi Carlo Verna è consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti, di cui rappresenta uno dei tre membri della nostra regione, la regione Campania. Vediamo da vicino quali sono le sue mansioni. Cominciamo subito con lo spiegare quali sono i compiti e le responsabilità del suo nuovo ruolo: in cosa consiste la figura del consigliere nazionale dell’Ordine? Il consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti è composto per il triennio 2021-2024 da 54 componenti, visto che ai 58 originariamente eletti sono stati sottratti i 4 passati al consiglio nazionale di disciplina. Si tratta di giornalisti eletti nelle diverse regioni. La Campania ha tre rappresentanti, due giornalisti professionisti e un pubblicista (ovvero il sottoscritto che è stato Presidente per oltre un quadriennio), il Direttore del Roma Antonio Sasso e l’ex componente dell’ esecutivo dell’ordine, Alessandro Sansoni. Il Cnog si occupa delle regole per l’accesso alla professione nell’ambito di quelle che sono le definizioni della legge, di formazione e di deontologia, statuendone le regole. I consiglieri costituiscono una sorta di “parlamentino”, quindi ciascuno di noi ha diritto di parola e potere di proposta su quelle che sono le prerogative del consiglio stesso. Per quanto mi riguarda, continuerò nell’azione avviata da Presidente, ripartendo dalle tante cose fatte e cercando di promuovere un processo di riforma dell’accesso alla professione, dal momento che quello attuale è diventato anacronistico in era digitale e in presenza di un fenomeno di polverizzazione dell’offerta editoriale. In cosa consiste il processo di riforma che intende promuovere? Il Cnog all’epoca da me presieduto ha già approvato nell’ottobre 2018 una proposta di riforma dell’accesso (la si trova sul sito odg.it) di cui si sarebbe dovuto occupare il Parlamento, ma le varie crisi di governo e il Covid hanno impedito che la questione potesse essere messa all’ordine del giorno. Bisognerà rilanciare l’esigenza e ottenere che la discussione in sede legislativa sia effettivamente fatta. A proposito di Covid, cosa ne pensa

dell’evolversi (o forse dovremmo dire involversi) della situazione? Penso che dovremmo maturare un senso maggiore di responsabilità individuale, al di là delle misure governative che a mio giudizio dovrebbero essere più drastiche perché il contagio è a livelli altissimi anche se è diminuito il rischio di gravi conseguenze e di morte. Pure noi giornalisti potremmo dare un contributo ad esercizi di buon senso personale, finché non ci sarà la discesa dei contagi per esempio mi sono imposto una sorta di lockdown parziale, ovvero nulla faccio in socialità se non strettamente indispensabile ed evito contatti ravvicinati senza mascherina, dunque al bar o al ristorante vado esclusivamente da solo o con la famiglia. Quando usciremo completamente da questa situazione, secondo lei? Questa è una delle domande alle quali un giornalista non deve mai rispondere anche in base alle modifiche che abbiamo apportato durante il mio mandato di Presidenza al testo unico deontologico, rafforzando l’attenzione al rigore scientifico. Dunque, se ne hanno gli elementi, a una domanda del genere possono rispondere solo coloro che sono in possesso di scienza medica, mentre noi operatori dell’informazione dobbiamo astenerci da asserzioni che non attengono ai nostri compiti e stare attenti a non fare da megafono a chi non ha titoli per pronunciarsi su questioni del genere. Dunque, un’informazione più attenta e “pulita”! Credo che il giornalismo avesse bisogno di una riforma del genere: oggi si sentono tutti in dovere di esprimersi su tutto, anche su ciò che non gli compete… Non trova? Ora, chiunque grazie alle tecnologie può

parlare da uno a tanti, non c’è più la verticalità che consentiva solo ai mass media di far circolare notizie e idee. I giornalisti hanno perso una prerogativa ma hanno l’accresciuta opportunità di fare nel segno della responsabilità la differenza, essendo diversamente dall’uomo o dalla donna qualunque formati per svolgere il ruolo di portatori di consapevolezza e riconoscendosi all’interno di un quadro di regole condivise per garantire il diritto del cittadino ad essere correttamente informato in base a quello che la Corte Costituzionale ha evidenziato come rovescio passivo dell’art.21.


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Egregio Avvocato, mi chiamo Stefano e vi scrivo da Napoli. Sono divorziato da circa 6 anni e passo regolarmente l’assegno divorzile a mia moglie e mia figlia (che vive ancora con lei pur avendo superato la maggiore età). L’importo è sempre stato abbastanza cospicuo dal momento che ho svolto per più di 30 anni la professione di dirigente di un Ente Pubblico. Qualche mese fa tuttavia, mia moglie attraverso il suo avvocato mi ha fatto sapere che intende chiedere un aumento dell’assegno considerato che le mie condizioni economiche sono migliorate. In realtà è vero che adesso guadagno di più, perché essendo andato in pensione ho intrapreso una redditizia professione libera. Pensa che debba rassegnarmi a darle di più o ci sono gli estremi per potermi opporre? Anticipatamente la ringrazio e le faccio i complimenti per la rubrica. Gentile Sig. Stefano, innanzitutto grazie per i complimenti e per averci contattati. Deve sapere che, nel bene e nel male, tutti i mutamenti delle condizioni economiche di chi ha l’obbligo di versare l’assegno divorzile, ricadono inevitabilmente sulla “consistenza” dello stesso. Tuttavia in particolari casi, ed il suo potrebbe rientrarvi, quando i miglioramenti economici del coniuge obbligato scaturiscono da eventi autonomi, non collegati alla situazione di fatto e alle aspettative maturate nel corso del matrimonio e aventi carattere di eccezionalità (in quanto connessi ad eventi e circostanze del tutto occasionali ed imprevedibili), questa ricaduta di “benefici”

anche nella sfera economico – giuridica dell’ex consorte non c’è. In soldoni, eventuali miglioramenti in quella che era l’attività lavorativa svolta dal coniuge obbligato già durante il matrimonio, possono essere oggetto di pretese da parte dell’ex coniuge beneficiario dell’assegno divorzile, al contrario quando questi miglioramenti siano collegati ad un’attività successiva, autonoma e/o ulteriore, non ci può essere tale pretesa. Tutto ciò per il principio secondo cui il matrimonio che si conclude con un divorzio, è stato inteso dall’orientamento giurisprudenziale, come un pezzo di strada che i due coniugi hanno fatto in-

sieme, che per tanto che è durato ha creato degli affidamenti di cui si deve tener conto anche nei periodi successivi, senza però che ciò possa estendersi a eventuali nuove “vite” e nuove potenzialità che ciascun coniuge abbia sviluppato successivamente, qualora queste non siano la conseguenza di situazioni esistenti durante il matrimonio. Quindi, così come stabilito anche dalla Corte di Cassazione con la sentenza 20204/2007 nella risoluzione di un caso analogo al suo, le preciso che ha tutti i motivi per considerare vano ogni tentativo da parte della sua ex moglie di “attentare” alle sue “nuove ricchezze” scaturite dalla nuova attività lavorativa.

ASS. VESUVIUS

NAPOLI , IL CALENDARIO DI ANGELO IANNELLI A SOSTEGNO DI PULCINELLA COME PATRIMONIO UNESCO

Dopo il successo della passata edizione del primo calendario umano al mondo di Pulcinella, richiesto in Giappone e U.S.A. l’instancabile produttore di emozioni, l’attore e scrittore Angelo Iannelli, interprete del personaggio simbolo di Napoli e Acerra, continua a regalarci momenti di spensieratezza e allegria, con il suo personaggio, nella speranza di esorcizzare il Covid 19 nell’anno 2022 e che il calendario venga affisso in ogni abitazione, attività commerciale e scuola. Il progetto è stato curato minuziosamente in stile settecente-

sco, con bellissimi scatti fotografici effettuati a Napoli sul lungo mare, Acerra Museo di Pulcinella e foto da studio, con strumenti tipici del tempo come: la fisarmonica, il mandolino, la tammorra, la tombola, il corno, la pizza, i maccaroni, le freselle, l’aglio, le spadelle e un buon bicchiere di vino nella speranza che possa avvicinare la nomina di Pulcinella come Patrimonio Unesco di Pulcinella come bene immateriale. Progetto Angelo Iannelli, foto Vincenzo Burrone, Partner Progetto Associazione Vesuvius, Video Ragosta Production, Pulcinella Angelo Iannelli


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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO NAPOLI EST TEATRO Una nuova produzione Nest in collaborazione con Mario Tronco, COSÌ FAN TUTTE liberamente tratto dall’opera di Mozart, sarà in scena dal 27 al 30 dicembre 2021 e dal 6 al 9 gennaio 2022 al teatro NEST di Napoli. Il ruolo di Fiordiligi e Dorabella è affidato a Serena Pisa e Viviana Cangiano, conosciute come Ebbanesis, la rielaborazione musicale è stata composta assecondando e ispirandosi al loro straordinario mondo interpretativo. “È stato divertente ed emozionante - dice il regista Giuseppe Miale di Mauro scoprire la vicinanza caratteriale tra i due personaggi e le due interpreti”. Fiordiligi e Dorabella vivono dunque da sole e, da quel giorno in cui accaddero gli avvenimenti e l’imbroglio organizzato da Don Alfonso e i loro promessi sposi, è passato circa un anno. Sotto la cenere cova ancora qualche scintilla d’amore per i loro ex fidanzati, ma non per questo le due sorelle hanno intenzione di tornare con loro. La rielaborazione musicale attinge dallo stile della Musica ambulante napoletana conosciuta come “Posteggia”. Le azioni cantate e i recitativi, saranno accompagnate da un trio di corde classico di questo genere (chitarre e mandolini) e spazieranno dal tessuto popolareggiante cinquecentesco (villanelle, moresche), da quelle dell’opera buffa napoletana fino alla sceneggiata. Tutto il mio lavoro – dice Mario Tronco – da sempre, dagli Avion Travel fino all’Orchestra di Piazza Vittorio, segue una linea che è quella della ricerca dell’origine che muove il processo compositivo. E questo, puntualmente, si presenta attraverso una matassa disordinata di notizie, esperienze, totalmente diverse che improvvisamente si snoda seguendo il percorso di un unico filo con cui costruire il disegno. Il Così fan tutte mi porta a Napoli, non solo come ambientazione geografica ma come mondo musicale e linguistico. Nella Napoli libertina e cosmopolita, colta e scurrile. Il filo della matassa,

questa volta, seguirà la strada tracciata dal Maestro De Simone con le sue trasposizioni della musica popolare in forma di melodramma, facendo finta che Mozart abbia ascoltato le melodie del “Così fan tutte” per strada, a Napoli, da musicisti ambulanti. A tal proposito i linguaggi adoperati saranno diversi, pur essendo attinti dalla stessa espressività napoletana. L’idea è stata quella di trasformare COSÌ FAN TUTTE in una storia cantata e recitata da due sole attrici, che vestono i panni di Fiordiligi e Dorabella. La storia è raccontata dalle due sorelle come fosse un lungo flash-back.”.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

NATALE SOLIDALE EDIZIONE 14 DELL’ASSOCIAZIONE LA MESCOLANZA ODV

Si Ringraziano infinitamente tutte le persone che, con le loro donazioni, hanno reso possibile anche quest’anno questa piccola magia.

Grazie all’ambulatorio di medicina solidale San Ludovico, il cui lavoro, sostegno e amore si configurano sempre come fondamentali per La mescolanza. Una vera e propria perla del territorio di Casoria. Grazie agli attivisti di terranostra, che nonostante il momento difficile hanno rappresentato spalle, braccia e cuori che hanno creduto in questa iniziativa,diventandone parte integrante, dimostrando ancora una volta che siamo un’unica energia.

Grazie a Babbo Natale Angelo Vozzella, per la cura e la dolcezza mostrate nei giorni scorsi e soprattutto oggi. Grazie a Babbo Natale Bruno Santos, per i sorrisi teneri e rassicuranti.

Grazie a: Susy Condemi, Gabriella D’Amico, Rosa Maresca, Anna Romano e Ida Romano, Riccardo Cocca, Gilda Longhi e Alberto, Pasquale Longhi, Santa Scotti, Suor Marilena, Luana Maione, Rosa Vitale, Gina, Laura Ricci, Amalia Petrone, Gianna Mele, Tiziana Mele, Rafik, Monica Esposito, Giulia Rullo, Ilaria Marino, Roberta Migliaccio e Samba, Roberta D’Alesio, Dora Sebastio, Luigi Simonetti, Lidia Aveta, Salvatore

Grazie a Raffaele Botta, Patrizia Maresca e Lamin Darboe per la pazienza. Siamo riusciti a raggiungere con giocattoli, doni di vario tipo per adolescenti e pacchi alimentari una casa famiglia e varie famiglie del territorio delle quali cerchiamo di prenderci cura da anni, ormai; con pacchi alimentari alcune famiglie del campo rom di Casoria; con caramelle gli anziani del Madrinato San Placido e con cioccolatini un centro di accoglienza. Adesso ci prepariamo per la Befana solidale al campo rom, già sono pronti vari pacchetti. Ancora buon Natale a tutti. Bruna Botta Presidente dell’Assoziazione La Mescolanza ODV


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DOMENICO PANICO RACCONTA IL SUO POMIGLIANO

Finalmente si può dire che anche nel nostro paese, dopo anni di indifferenza quasi totale nei confronti del calcio femminile, si sia aperta una finestra che dapprima contribuisce ad analizzare la posizione della donna rispetto al calcio, poi a sfatare anche alcuni tabù importanti imposti per fin troppo tempo dal costume e dalla società nella quale viviamo. Le donne ad oggi si sono impossessate del calcio, che nei più infimi luoghi comuni è per antonomasia lo sport più distante dalla sfera d’influenza femminile. Questa è una vittoria innanzitutto di carattere etico oltre che sociale, che stabilisce quella condizione di parità fra i sessi e fa sì che anche le donne in questo sport vengano altrettanto considerate e poste sotto ai riflettori del calcio che conta, la Serie A. La Serie A Femminile italiana fondata nel 1968, oggi alla sua cinquattaquattresima edizione, vede coinvolte in un avvincente campionato a girone unico ben dodici squadre. Le campionesse in carica sono le ragazze della Juventus che anche in questa stagione, dopo un cambio sulla panchina con l’arrivo di Adrian Joseph Montemurro, stanno offrendo una dimostrazione di forza importante rispetto alle altre squadre. La Juventus dopo undici giornate difatti primeggia in classifica con otto punti di distacco dalla seconda che è la Roma di Alessandro Spugna. D’altra parte abbiamo una sorpresa, quella che è una vera e propria rivelazione di questo campionato, ovvero il neopromosso Pomigliano di Domenico Panico. La Serie A Femminile è un campionato arduo e ogni giornata può comporta-

re degli stravolgimenti della classifica. Contro ogni pronostico della vigilia, e dopo una partenza affannosa con solo un punto nelle prime tre giornate con il conseguente esonero di Manuela Tesse, la dirigenza del Pomigliano ha fatto una scelta oculata. Mimmo Panico è un profilo di esperienza, vero conoscitore del calcio dilettantistico e non solo. Prima di approdare al Pomigliano ha collezionato panchine di prestigio allenando le Giovanili della Juve Stabia, poi Napoli e Paganese. Il curriculum è arricchito dalle esperienze in Eccellenza e in Serie D rispettivamente con il Virtus Volla e il Portici. Un allenatore dalla mentalità vincente che in poco più di tre mesi, che si riducono a poco più di due considerando le soste nazionali, è riuscito a rivitalizzare un intero gruppo di ragazze e questo a prescindere dal posizionamento finale è già un traguardo raggiunto. Ho avuto il piacere di chiacchierare con lui ana lizzando alcuni aspetti di questo suo nuovo Pomigliano: Mister come nasce la passione per il calcio? “Nasce molto tempo fa, avevo ventun’anni e stavo per terminare precocemente la mia carriera da calciatore al Pomigliano. Un giorno mi fecero allenare un gruppo di ragazzini di sei/sette anni molto talentuosi. Da quel giorno si accese una lampadina nella mia testa e continuavo a ripetermi che allenare era tutto ciò che volevo fare e al più presto. Da quel momento iniziai ad essere smanioso, pensa che arrivai ad un punto in cui non vedevo l’ora di finire i miei allenamenti per andare dai ra-

gazzi e trasmettergli la mia conoscenza calcistica. Da lì ebbi proprio la certezza del percorso che volevo intraprendere. Era più grande la voglia di allenare che quella di giocare. Così interruppi la mia carriera da giocatore e iniziai allenando in una scuola calcio di Pomigliano. Dopo quattro anni trascorsi a Pomigliano, città che è e resterà sempre nel mio cuore, andai al Napoli dove ho allenato per circa dieci anni. Successivamente al Napoli ho iniziato ad irrobustire il mio curriculum andando ad allenare anche squadre perofessionistiche come l’ Aversa Normanna, poi a Pagani con la Paganese, ho allenato le Giovanili della Juve Stabia e tante altre. Ho fatto in totale quindici anni di Settore Giovanile e a partire dal 2000 in poi non mi sono più fermato.” Qual è quell’esperienza da allenatore che ricorda con più piacere? “Allora devo dire che nel panorama dei Settori Giovanili ho sempre avuto la fortuna di allenare squadre forti come Juve Stabia o la Paganese con ragazzi selezionati. Detto ciò l’anno che ricordo con più piacere è quando ho iniziato a Volla due anni fa. Avevo a disposizione un gruppo di ragazzi fantastici, oltre ad essere una squdra molto giovane e c’è da dire che quando si allenano i giovani il primo obiettivo non è mai quello di vincere i campionati, bensì quello di valorizzare al meglio i ragazzi che fanno parte della rosa. Con la prima squadra invece è tutto molto diverso, perché lì si lavora alla settimana pensando a fare risultato la domenica in campo. Gli anni passati nel Settore Giovanile per me sono stati come una palestra, una gavetta eccezionale dalla quale ogni aspirante allenatore dovrebbe passare. La mia mentalità è sempre stata quella di proporre bel gioco con ragazzi giovani anche all’interno della rosa della prima squadra da poter far crescere.” Pomigliano on fire ! Nessuno alla vigilia di questa edizione del campionato di Serie A femminile si sarebbe mai aspettato un piazzamento del genere in classifica. Siete ottavi con un ruolino di marcia positivo. Le chiedo qual è il segreto di questa continuità e di questi risultati? “Parto col dire che ho preso la squadra


SABATO 01 GENNAIO 2022 a stagione già in corso dopo la terza giornata e purtroppo non ho avuto modo di conoscere per bene le ragazze nel periodo del precampionato che è una fase importantissima per la preparazione atletica e mentale. Sono stato chiamato il dodici settembre dopo le prime tre giornate in cui le ragazze erano sconfortate e psicologicamente a terra per aver fruttato solo un punto. Se a questo aggiungiamo il fatto che si tratta in assoluto della mia primissima esperienza nel mondo del calcio femminile possiamo dire che era tutto in salita. Dopo poco tempo però sono riuscito ad ambientarmi grazie anche al contributo dell’egregio Presidente Pipola che ringrazio per avermi dato questa opportunità e ho iniziato a rendermi conto che mi ci potevo trovare davvero bene in questo tipo di ambiente. Le ragazze mi seguono e assorbono tutto come spugne, inoltre si applicano in maniera diversa rispetto al maschio e riuscirebbero a stare sul campo per ore e ore come martelli senza fermarsi. Certo i mesi iniziali che ho perso perché c’era un altro allenatore si sono fatti sentire, ma con il lavoro e l’abnegazione pian piano sono riuscito a trasmettere le mie idee a questo gruppo di ragazze eccezionali e forti e a compensare così le mancanze iniziali. Le mie idee si sono sposate alla grande con il loro modo di intendere il calcio e infine il campo ha parlato per noi. Siamo riusciti a chiudere il girone d’andata sopra la soglia salvezza che per tutti è stato un qualcosa di straordinario. Quando il Pomigliano ha iniziato questo progetto la critica e i più affermavano senza dubbio che saremmo stati i primi a retrocedere in B e invece siamo riusciti a smentire questi pronostici.” Qual è l’obiettivo primario per questa stagione? “L’obiettivo primario è sicuramente quello di mantenerci in Serie A, cioè la salvezza per intenderci. A differenza delle passate stagioni dove retrocedevano sempre due squadre, quest’anno a retrocedere saranno in tre. Se si da un’occhiata al nostro girone di campionato si possono scorgere squadre importantissime come Verona e Lazio sulle quali abbiamo un vantaggio esiguo ma vitale, ancora il Napoli di Carlino che insegue, la Fiorentina a pari punti e la Sampdoria. Noi siamo il Pomigliano al

21 primo anno di Serie A e confrontarci con queste realtà solide e costruite per questo tipo di palcoscenico è già un onore per noi, motivo per il quale restare in questa categoria sarebbe una soddisfazione ulteriore. Cosa accadrà in futuro non lo so attualmente. Potrei andare via dal Pomigliano così come rimanere per proseguire questo progetto. Fatto sta che ora stiamo andando bene e dobbiamo restare concentrati sul presente.” Come reputa il livello del calcio femminile made in Italy ? “Il livello negli ultimi quattro anni si è alzato di parecchio anche per quanto riguarda il calcio femminile. Io credo fermamente che la differenza in uno sport la fa anche il tipo di cultura di un determinato paese. Qualche anno fa le ragazze iniziavano a giocare molto tardi a livello professionistico, mentre negli altri paesi c’era e c’è una cultura del calcio molto diffusa anche tra le donne e questo ovviamente risulta nel lungo periodo essere un vantaggio. Non a caso a livello di calcio femminile nazionali come gli USA o la Germania sono molto forti ed esperte proprio perché la maggior parte delle calciatrici che vi militano hanno iniziato molto presto, fin da piccolissime a calciare il pallone. Fortunatamente anche in Italia, già rispetto a cinque o sei anni fa si sta avvertendo un cambiamento di rotta in questo senso. Le ragazze iniziano da piccole nelle scuole calcio. Anche al Pomigliano abbiamo numerose iscritte (circa 80), ma anche nello stesso Napoli c’è un settore completamente dedicato alle ragazze e questo è molto importante. Di conseguenza anche la nostra nazionale ha assunto valore e nuova consapevolezza, tant’è che si sta giocando anche quest’anno un importante spareggio con la Svizzera per le qualificazioni ai prossimi mondiali.” La prossima giornata vi vedrà impegnati contro la capolista Juventus. Cosa servirà per fare risultato ? Crede inoltre che la formazione di Montemurro abbia già in pugno il titolo, oppure da qui alla fine ci saranno colpi di scena? “Il sedici gennaio scenderemo in campo contro la Juventus e per noi è un immenso onore giocare a questi livelli contro squadre del genere. Contro la Juve ci giocheremo la prima di ritorno a Pomigliano. Ci sarà un lavoro di un mese che

cercherò di fare al meglio e a tal proposito mi ricollego al discorso che ti facevo prima di quel lavoro iniziale mancato per via di contenziosi societari interni. Ecco sarà un mese in cui cercherò di inculcare ulteriormente la mia visione di calcio a queste ragazze e in cui cercherò soprattutto di compensare il lavoro che a luglio scorso non è stato fatto per i motivi preelencati. La Juventus è un modello sotto ogni punto di vista. E’ forse stata una delle prime società calcistiche in Italia a credere nel programma femminile. Investe tanto nel femminile, sia per la prima squadra che per il Giovanile e ha una struttura societaria solida che non scopriamo di certo adesso. Quest’anno con Montemurro la società punta a ricevere un riconoscimento anche a livello internazionale dopo gli ottimi rislutati ottenuti con l’ex Guarino che oggi allena l’Inter dove pure sta facendo bene. Anche quest’anno vedo la Juve nettamente superiore rispetto alle altre squadre sia sotto il profilo tecnico che mentale. Per noi sarà un vanto affrontare questa squadra, ma anche un test fondamentale per capire dal canto nostro a che punto siamo, magari prendendo spunto dai nostri avversari. Detto ciò cercheremo in tutti i modi di rendere la vita difficile alla Juventus e magari con anche un pizzico di astuzia portare a casa un risultato positivo.” Cosa possiamo aspettarci dal mercato? “La società sa bene quando e come deve intervenire per cercare di ampliare un pò la rosa laddove ce ne sia necessità e sotto questo punto di vista mi pare di potermi ritenere fortunato e quindi sto tranquillo. Sia il Presidente Pipola che il DS sono delle persone competenti e saprebbero accontentarmi nel caso in cui richiedessi dei rinforzi dal mercato. Certamente non fa piacere quando ci sono degli infortuni e magari restiamo un po’ contati. Se vediamo squadre come la Roma o la stessa Juventus possiamo dire tranquillamente che dispongono di due squadre. In particolare abbiamo l’esigenza di prendere un altro attaccante dato che mi piace giocare a tre davanti e ho solo cinque giocatrici in quel ruolo. Inoltre un centrocampista mediano davanti alla difesa sarebbe un altro rinforzo che farebbe comodo al quale stiamo pensando.”

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TORNA LA TOMBOLA VAJASSA IN SICUREZZA!

E anche quest’anno torna la spensieratezza della tombola dei femminielli più divertente di Napoli “la Tombola Vajassa”: un vero e proprio fenomeno di massa, citato nei libri e consigliato nelle guide turistiche, adottando tutte le misure previste dalla normativa anti-covid. Si tratta della spettacolarizzazione del gioco della tombola così come viene giocato nei “bassi” dei quartieri più popolari (e per questo più coloriti) di Napoli esclusivamente da femminielli e donne (anche se alla Tombola Vajassa possono partecipare anche gli uomini). Il femmenello estrae i numeri dal panaro proclamando ad alta voce il loro significato secondo la smorfia napoletana. E qui sta il divertimento: man mano che i numeri escono, li associa creando una storia che si forma dalla casualità del sorteggio e dalla sua fantasia! Il linguaggio utilizzato è quanto di più fantasioso e colorito si riesce a immaginare, senza alcun pelo sulla lingua e ovviamente senza limiti alla fantasia ma soprattutto alla volgarità ....

E’ la tombola dei femminielli! Ovviamente nel caso della Tombola Vajassa i doppi sensi e le continue allusioni sessuali rimangono ma il Femminiello riesce a farlo senza mai scadere nel volgare esprimendosi in un dialetto napoletano che risulta comprensibile a tutti, perfino da stranieri! I Napoletani e i turisti scelgono la tombola vajassa di Insolitaguida proprio per questo: sano divertimento unito all’allegra compagnia ed un’organizzazione impeccabile. Tantissime date della tombola scostumata al Teatro Lazzari Felici ( centro storico di Napoli): Martedì 28 – Mercoledì 29 – Giovedì 30 Dicembre e a seguire 1 – 2 – 5 – 6 – 8 – 15 -22 Gennaio 2022 al fine di protrarre l’atmosfera natalizia il più a lungo possibile. Ogni spettacolo riserverà sorprese uniche in quanto molto dipende dal pubblico in sala e soprattutto dai numeri che verranno estratti dallo scoppiettante femminiello! Non sono previsti premi in denaro ma solo tantissime risate e premi peperini. Location dell’evento il caratteristico Teatro dei Lazzari Felici, a Vico Santa Maria dell’Aiuto 17 in pieno centro storico e adeguato alla normativa anti-covid vigente. Trattandosi di una cena spettacolo a numero chiuso è obbligatoria la prenotazione tramite il sito istituzionale dell’evento www.tombolavajassa.it oppure chiamando/ whatsappando il 350 012 1224

Buon Anno Nuovo


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FRANCESCO CELIENTO

IL SANTO NATALE DELL’ORDINE MILITARE DI SANTA BRIGIDA DI SVEZIA A SOSTEGNO DEI PIÙ BISOGNOSI

“Il Natale non è una festa per bambini, come erroneamente qualcuno ultimamente ha affermato, rappresenta invece la nascita di Gesù e la presenza di un Dio non distante, ma che si rivela ed entra nel mondo”. Con queste parole Padre Domenico Aiuto, parroco di Santa Brigida, ha sintetizzato l’importanza del 25 dicembre durante la celebrazione eucaristica, che ha visto la partecipazione dei cavalieri e le dame dell’Ordine Militare del Santissimo Salvatore e di Santa Brigida di Svezia (nella foto), con una delegazione proveniente dalla Regione Puglia e dalle varie province della Campania. I partecipanti con mantello ed insegne dell’Ordine sono stati: Biagio Abbate, Luogotenente Generale, Vincenzo Rascato, criminologo e giudice onorario del Tribunale dei Minori, Pierluigi Scarpa, storico dell’Ordine, Gerardo Palmese, Colonnello dell’Esercito e preside della Campania, Raffale Preziuso, Gran Giudice dell’Ordine, Raffaele Giordano, teologo, Roenzo Paiano, delegato provinciale di Foggia e Adolfo Della Monica, Gran Gonfaloniere, accompagnato

Happy New Year

dalla moglie Dama di Commenda. Il Luogotenente Generale Biagio Abbate ha portato i saluti del Gran Maestro, Conte Federico Abbate de Castello Orleans, bloccato a Roma per motivi di salute e ha poi dichiarato: “aiutare gli infermi e i più bisognosi è tra gli scopi del nostro antico sodalizio, che anche durante queste festività natalizie cercherà di aiutare i meno fortunati attraverso un sostegno economico alla Parrocchia di Santa Brigida e alla Caritas, che rap-

presentano due importanti strumenti per l’individuazione di tali esigenze”. La serata è stata segnata anche da un momento prettamente cavalleresco con la cerimonia di consegna delle patenti di nomina a Cavaliere dell’Ordine da parte del membro del Gran Consiglio Raffaele Preziuso e dal Luogotenente d’Italia Giannangelo Marciano rispettivamente al Funzionario Felice Marciano di Striano e allo psicologo Raffaele Menzione di San Giuseppe Vesuviano. A seguire la presentazione del calendario 2022 dell’Ordine, realizzato graficamente dal colonnello Palmese con i testi dello storico Pierluigi Scarpa. La prima copia dell’Ordine è sta consegnata a Padre Domenico Aiuto, che oltre ad aver ringraziato i cavalieri e le dame dell’Ordine per il sostegno caritatevole alla comunità parrocchiale, si è dichiarato onorato di far parte da oltre un anno dell’istituzione cavalleresca brigidina. Al termine del cerimoniale i partecipanti hanno brindato al Santo Natale e al nuovo anno auspicando con l’aiuto della loro fondatrice, Santa Brigida di Svezia, un 2022 all’insegna della pace e della serenità.

Happy New Year


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ROBERTA D’AGOSTINO

ALLA FESTA DI ROMEO E GIULIETTA AL TEATRO SANNAZARO

Debutta al teatro Sannazaro da mercoledì 5 a domenica 9 gennaio Alla festa di Romeo e Giulietta di Shakespeare/ D’Errico/Sicca con Francesco Aricò, Clara Bocchino, Marialuisa Bosso, Emanuele D’Errico, Teresa Raiano, Francesco Roccasecca, Dario Rea per la regia di Benedetto Sicca. Putéca Celidònia e Benedetto Sicca collaborano consecutivamente da tre anni, arricchendo reciprocamente i propri percorsi attraverso uno scambio continuo di idee e persone. Nel 2018, una parte della compagnia ha partecipato alla residenza del progetto “Pochos”, condotta da Benedetto Sicca e divenuta, l’anno successivo, una produzione del Teatro Sannazaro. “Pochos” ha vinto il Premio Carlo Annoni 2020 per la drammaturgia, ed è stato già replicato a Milano ed a Novara. Sempre nel 2019 la collaborazione continua con il progetto “Per tutti!” scritto da Emanuele D’Errico e Benedetto Sicca, commissionato dal Festival Internazionale della Valle d’Itria nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della nascita di Paolo Grassi. Ancora da questo incontro e con il sostegno del Teatro Sannazaro è nato un terzo ambizioso progetto intitolato “Caravansaray – Selinunte San Siro” che ha debuttato al Piccolo Teatro di Milano a settembre 2020. Quest’anno Putéca Celidònia e Benedetto Sicca affronteranno un ciclo di residenze nell’ambito del “Cantiere Sartoria” su Romeo e Giulietta di William Shakespeare, durante le quali si avrà la possibilità di verificare il lavoro di traduzione e drammaturgia portato avanti da Emanuele D’Errico e

Benedetto Sicca, nonché sperimentare – molto liberamente – diverse possibilità di mettere in scena questo grande classico, in maniera che possa continuare a parlare ai nostri contemporanei. Il punto da cui si partirà è il fatto che all’interno del testo ogni festa sfocia in un funerale: la festa in cui i due innamorati si incontrano per la prima volta sfocia nel funerale di Mercuzio; la festa (mancata) delle nozze tra Giulietta e Paride sfocia nel funerale di Romeo e Giulietta. Il nostro intento è che il frutto di queste residenze ci porti alla costruzione di uno spettacolo/festa a pianta circolare durante il quale gli eventi della tragedia di Shakespeare permettano agli spettatori/invitati di interrogarsi con noi sui grandi temi che il testo contiene: l’edonismo e il nichilismo, l’odio gratuito verso chi è diverso da noi, il valore centrale dell’amicizia come fondante dell’individuo. La domanda che ci porremo e che porremo ai nostri invitati è:

in che modo, c’entra tutto questo con l’amore? Estratti dalla rassegna stampa Alessandro Toppi da La Repubblica Lo sappiamo: la trama non prevede futuro e gli adolescenti sono destinati alla morte, eppure nonostante la vicenda sia nota e il finale scontato, Romeo e Giulietta riescono a trasmetterci l’ardimento di chi non vede altra via se non quella di darsi in tutto e per tutto al proprio destino. Avviene in Alla festa di Romeo e Giulietta (regia di Benedetto Sicca). Avviene in una messinscena che fonde i versi del Bardo, la musica techno, il dialogo al balcone, gli abiti da discoteca e questa giovinezza effettiva degli interpreti. Avviene insomma in uno spettacolo [...] che adopera le pagine di Shakespeare non per riproporre per l’ennesima volta il grande classico, ma per approfondire certe questioni essenziali per ognuno di noi.

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PREMIATO IL TEAM RUSSO

Il giorno 29 Dicembre i ragazzi del Team Russo del Maestro Pietro Russo, sono stati ricevuti dal Sindaco Raffaele Bene e dal Consigliere Vincenzo Rossetta per essere premiati per i risultati sportivi che stanno raggiungendo in tutta la Campania, come unici rappresentanti della città di Casoria nella disciplina della Kick Boxing. Essere premiati dal Sindaco per i meriti sportivi che stiamo ottenendo mi riempie di orgoglio, sono sicuro che lavorando a testa bassa questi ragazzi regaleranno a me come Maestro e alla città di Casoria ancora tante soddisfazioni, sono orgoglioso di rappresentare nello sport la città di Casoria, grazie al Sindaco Raffaele Bene e al Consigliere Vincenzo Rossetta per questa bellissima gratificazione.


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TRIANON VIVIANI, BENVENUTO AL 2022 CON LA SERATA/EVENTO TV SU SERGIO BRUNI E IL CONCERTO DI ROSA CHIODO

Sabato 1° gennaio, su Rai 1 la messa in onda del ricordo della “Voce ‘e Napule”, condotto da Marisa Laurito. Domenica 2 gennaio, la giovane artista canta la favola di Cenerentola. Il Trianon Viviani dà il benvenuto al nuovo anno con una serata/evento su Rai 1 a Capodanno e un concerto in teatro di Rosa Chiodo il 2 gennaio.

In tv, su Rai 1, Serata d’Onore Sergio Bruni – Sabato 1° gennaio, in seconda serata, la rete ammiraglia della Rai trasmetterà la Serata d’Onore dedicata a Sergio Bruni, condotta da Marisa Laurito, recentemente registrata nel teatro della Canzone napoletana. Definito «‘a Voce ‘e Napule» da Eduardo De Filippo, Bruni è un artista assolutamente centrale in tutta la storia della canzone napoletana. Scritta da Marisa Laurito, Salvatore Palomba e Giorgio Verdelli, con la consulenza di Massimo Andrei, la Serata ricorda e racconta l’Artista anche a un pubblico meno attento alla grande storia della canzone napoletana. A introdurla Vince Tempera, con una fantasia di celebri canzoni di Bruni (da Il mare a Vieneme ‘nzuonno), mentre scorrono immagini pubbliche e private dell’artista. Marisa Laurito, che fu una sua allieva, conduce il racconto tra documenti d’epoca, fotografie, filmati e una serie di esibizioni del repertorio più interessante di Bruni. Ecco, quindi, Andrea Sannino, che interpreta Maruzzella e Amaro è ‘o bene; Raiz canta Palcoscenico; Tosca si esibisce in Graziella; ed Enzo Gragnaniello in Indifferentemente. Tony Esposito con la compagnia Stabile della Canzone napoletana si produce in una versione spettacolare della celebre Rumba scugnizza di Raffaele Viviani, con l’arrangiamento e la direzione di Pino Perris. Quindi il ricordo del musicologo Pasquale Scialò e di Adriana Bruni, figlia del Maestro. Altre interpretazioni dal vivo quelle di Irene Scarpato in Scètate, Tony Esposito e Nello Daniele per Notte napulitana, e di Raiz e Fausta Vetere della Nccp, con la partecipazione di Lino Vairetti, in Napule doceamara, l’ultima canzone scritta da Bruni. Tra le testimonianze che contrappuntano la narrazione, quelle di Renzo Arbore, Enzo Avitabile, che racconta l’incontro con Bruni ed esegue un’esclusiva versione di Carmela, e Massimo Ranieri. Con la produzione delegata Rai di Eleonora Iannelli, la regia teatrale della Serata d’Onore è di Bruno Garofalo, quella televisiva di Barbara Napolitano.

In teatro, Immagine che contiene testo, persona, donna, posando Descrizione generata automaticamenteRosa Chiodo in “Cenerentola è nata a Napule” – Domenica 2 gennaio, alle 19, Rosa Chiodo dà il benvenuto al nuovo anno con un concerto teatrale dedicato alla figura di Cenerentola. Per la giovane e brava interprete la favola popolare rimanda pienamente a Napoli, che per l’artista è «una città bella, romantica e spesso maltrattata». «La figliastra più famosa al mondo ha forse origini partenopee perché prima, ma molto prima di Walt Disney, il nostro Gianbattista Basile parlò di lei in una sua fiaba – spiega il regista Paolo Caiazzo, che ha scritto per l’occasione alcuni testi che contrappuntano il concerto –: e, allora, “Cenerentola è nata a Napule”, o forse Cenerentola è Napoli, ma la cosa certa è che in molte donne di Napoli c’è il sogno, la forza e la magia di Cenerentola». Con la sua intensa voce, Rosa Chiodo racconterà la sua lettura della celeberrima favola musicale, accompagnata da Lorenzo Maffia alle tastiere, Franco Ponzo alla chitarra, Emidio Ausiello alle percussioni, Davide Frezza alla batteria, Roberto De Rosa al basso e Sasà Piedepalumbo alla fisarmonica. La direzione artistica è di Pippo Seno. Il teatro della Canzone napoletana propone ancòra la sottoscrizione di una card, con la quale lo spettatore potrà assistere a sei spettacoli, al prezzo speciale di 90 € in poltrona e di 60 € in palco, scegliendoli liberamente dal cartellone. Inoltre, per il pubblico giovanile, ovvero “under 30”, il teatro rende disponibile, per ogni spettacolo, cento ingressi a 10 €. I miniabbonamenti e i biglietti sono acquistabili presso il botteghino del teatro, le prevendite autorizzate e online sul circuito AzzurroService.net. Il botteghino è aperto dal lunedì al sabato, dalle 10 alle 13:30 e dalle 16 alle 19; la domenica e i giorni festivi dalle 10 alle 13:30. Per accedere in teatro è obbligatorio il possesso del super green pass (detto anche “green pass rafforzato”) e l’uso della mascherina. Informazioni: sito istituzionale teatrotrianon.org, tel. 081 2258285.


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Autorizzazione del Tribunale di Napoli n. Reg. 5116 del 28/02/2000

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Direttore Responsabile: Ferdinando Troise WEB: C&C CENTRO STAMPE SRL - CASORIA Questo numero è stato chiuso il 23 dicembre 2021

Direzione, Redazione, Amministrazione e Pubblicità Via Pietro Casilli, 26 - 80026 Casoria (NA) - Tel. /Fax 08113086022 email: casoriadue@libero. it

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