DOMENICA 8 OTTOBRE 2017
Settimanale di Informazione
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ANNO XVI - N° 28 - DOMENICA 8 OTTOBRE 2017
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EDITORIALE di Nando Troise
Concediamoci, almeno, i ricordi
Via Cavour al numero 20, o vico e sant lione. Di fronte, la magnifica Cappella del Carmine, gioiello del tardo 1600. All’inizio, la farmacia di Maria Del Giudice, donna pioniera del lavoro femminile, cultura e scienza. La strada, dove, nel 1948, il giovane Carlo Alberto Dalla Chiesa, comandava la Caserma dei Carabinieri e dove nella cucina della stessa, la moglie Dora dava alla luce la figlia Rita. Di fronte alla Caserma vi era l’Istituto delle Suore Stigmatine dedicato ad Anna Lapini. Vi passava il tram, scendeva da Napoli ed arrivava fino ad Afragola, passando per il Corso Garibaldi ed arrivando fino a Piazza Belvedere. L’Ufficio Postale non era in via Cavour bensì in Piazza, sotto al Municipio, costruzione in stile barocco palermitano. Tutto giù per terra! Le ruspe dei palazzinari e del boom edilizio sono passate sulla storia abbattendo sia l’Anna Lapini che il bellissimo Municipio in piazza. E via Cavour è anche la strada che percorreva Fra Ludovico, con i sandali ed a piedi nudi, al ritorno dalla sua Napoli o da altri viaggi.
La presenza di questo monaco la si trova in qualsiasi sito francescano sia in Italia che nel Mondo. Percorrendola si fermava a pregare davanti alla Santa Croce
che è lì dal 1638 e nella Cappella del Carmine. Una Casoria pulita, ordinata, profumata, agricola e nobile. Agli inizi degli anni 60 l’Italia fu raggiunta dal “benessere” ed a Casoria cominciavano a nascere i primi palazzi. La mania verticale colpiva i nostri palazzinari; simboli di tutto questo sono il grattacielo in via Marco Rocco ed i palazzi di Piazza Trieste e Trento. Andiamo in via Santa Croce, la strada della processione del Corpus Domini e dove sono passate le intelligenze dei nostri avi, dove le carte sociali si mischiavano e trovavi lo sciuscià ed il panettiere discutere e parlare con il Medico o l’Ingegnere. Una strada che poteva e doveva essere il fulcro, il polmone ed il cuore del turismo religioso. La strada che conduce ad una delle più belle Chiese in Italia, la Basilica Pontificia Minore di San Mauro Abate, Invece……… Le tre strade su cui si affaccia la Chiesa ed il suo Campanile (Santa Croce, Cardinale Maglione e San Mauro) dovevano essere ordinate, pulite, organizzate e conservate. segue a pag. 5
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Invece: i piani di recupero, i palazzi, il cemento, i crolli……. Non un solo intervento conservativo. Una Chiesa che è il trionfo della bellezza, della religione e della cultura, della storia e dell’arte. Oggi, grazie a Monsignor Carmine Genovese, i visitatori trovano all’ingresso di ogni Cappella descrizione analitica delle tantissime opere d’arte e storiche. Lorenzo e Domenico Antonio Vaccaro, Angelo Mozzillo, il De Martino, gli allievi del Solimena e di Salvator Rosa arricchiscono la Basilica, pregna di tantissima storia e tantissimi ricordi. Una Chiesa che potrebbe abbracciare in un binario religioso e storico la Basilica Minore di San Benedetto Abate, quella del Sacramento, il Sacro Cuore e Santa Maria delle Grazie, coinvolgendo in un solo percorso le vite di Padre Ludovico da Casoria, donna Giulietta Salzano, Maria Cristina Brando, Suor Luigia Velotti, Anna Lapini, Padre Antonio Casolaro ecc. Le Chiese in cui tutti sono passati. Tutte le generazioni. Da San Mauro arrivi in Piazza Giovanni Pisa, il Sindaco che, insieme a Donato e Pietro Ferrara, nel 1600, riscattò Casoria. La ricomprò. Il paesino agricolo e polveroso si ribellò. Popolo e borghesia insieme. Lo stesso ideale. La libertà. La piazza dove avvenivano le impiccagioni. In quella piazza donna Giulietta Salzano creò, con l’aiuto del Preposito Curato del 1848, don Arcangelo Paone, e l’immancabile Padre Ludovico, l’Ordine del Sacro Cuore ed il bellissimo Complesso religioso e scolastico. Nel frattempo sorgevano palazzi ovunque. “I ragazzi nati negli anni 50”, vedevano scomparire i loro prati ed i propri terreni di gioco: “areta a terra”, “l’autostrada”, “la ferrovia”, “San Paolo”, “via Marconi” ecc. Il Cemento è stato ed è il petrolio di Casoria. Le ruspe, le pale meccaniche dei
5 nuovi ricchi sono passati sulla storia e sulle campagne, distruggendo i ricordi storici (il Palazzo Carmignano non c’è più), e le campagne ed i campi di giochi di quei ragazzi. Il Palazzo con annesso giardino dei Conti Rocco di Torrepadula è un esempio di abbandono e di ignoranza. C’è stata poi la invasione delle campagne confinanti con Afragola (Contrada Casamerola, lo Sportiglione, il quartiere Stella, la via vecchia, il rettifilo, via Indipendenza) con tante costruzioni abusive poi “condonate”. Il ricordo dei ricordi è lo Stadio San Mauro. Mi insegnarono a scavalcarlo da viale Olimpico, tempio inaccessibile per i ragazzini di quelle epoca. Teatro di imprese di un antico Casoria (Sgueglia, Lupoli, De Gregorio, Milano, Gison, Mongelli, De Cicco, Simonetti, Ortolani, Roberti, Vignis ecc), campo di allenamento del Napoli di Pesaola, Canè, Fanelli, Postiglione e della Nazionale Bulgara di Asparukov. Stadio sbirciato da ragazzino, onorato da giovane e da adulto con campionati di altissimo livello con storie personali e generazionali importanti, Nel 1978 l’inizio di quel periodo d’oro, con l’arrivo a Casoria di Guido Madonna, Bruno Tintori, Mario Silvestro, Renato Blasotti, Gaetano Piscopo, Giggino Romano e Sebastiano Ilardi, Francisco Ramon Lojacono, con la regia illuminata di Francesco Polizio. Una cavalcata trionfale dall’Eccellenza alla C2. Fino al 1984 il Casoria ha girato l’Italia, con ricordo indelebile la reliquia della schedina totocalcio con Lucchese – Casoria. Non erano anni facili. Basta ricordare. Il fronte di guerra era caldo. Omicidi, sparatorie, morti avvenivano per strada, ogni giorno. Uno Stadio che ci invidiavano finché un giorno decisero di chiuderlo: si inventarono “la mancanza di agibilità”. La chiusura dello Stadio fu il funerale
del calcio. Infine, il miracolo! La D.ssa Fiorella Fasano, componente della Commissione Straordinaria Amministratrice, donna di intelligenza e di temperamento, riuscì a smuovere il Settore Lavori Pubblici, nei primi mesi del 2007, dieci anni fa, ottenne che si facesse la gara e si assegnassero i lavori. I lavori iniziarono con la Eco Road di San Cipriano di Aversa di Mimmo Diana, sarebbero dovuti finire a dicembre del 2007. Dimenticarono il terreno di gioco……… Passerà ancora molto tempo……… ed un altro miracolo: da una commissione ad un’altra: 8 novembre 2015: la Commissione Straordinaria, guidata da Silvana Riccio, inaugura lo Stadio. Plauso va dato, senza alcuna ombra di dubbio, alla spinta sportiva del management del Casoria Calcio ed al Dirigente del Settore Lavori Pubblici, architetto Salvatore Napolitano. Mi fermo qui! Alla prossima………..
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ANTONIO BOTTA
Alla I Ludovico da Casoria, percorso formativo del MIUR per indirizzare le studentesse verso le discipline scientifiche
“E...STATE CON MISS STEM”
E’ in piena fase di realizzazione, presso l’I.C. I° Ludovico da Casoria, il progetto “E...STATE CON MISS STEM” nell’ambito dell’iniziativa “In estate si imparano le STEM”, promossa dal Ministero dell’Università e della Ricerca in collaborazione con il Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio. I fondi messi a disposizione, ammontanti a oltre due milioni di euro, hanno permesso di finanziare oltre 209 progetti di Istituti Comprensivi di tutta Italia, selezionati, fra oltre 1000 presentati, per la loro alta valenza formativa. Tra essi, anche quello della scuola di Casoria, di cui è Dirigente la prof.ssa Maria Grazia Puzone. Lo scopo dell’iniziativa è di far accrescere nelle studentesse e negli studenti l’importanza del proprio pari contributo allo sviluppo sociale del Paese, anche in aree dello scibile ritenute tradizionalmente ed erroneamente poco attrattive per le donne. STEM é un acronimo che si usa per indicare le materie scientifiche
(Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica ), a cui tradizionalmente si avvicinano di più i ragazzi, soprattutto per ragioni sociali e culturali. Infatti, solo il 38% delle studentesse italiane indirizza il percorso formativo verso le discipline STEM, spesso per ostacoli culturali dettati da stereotipi. La Dirigente Puzone ha pienamente “abbracciato” la finalità dell’iniziativa progettuale del MIUR, consapevole che essa, come ha sostenuto, “contribuisce indubbiamente a contrastare i pregiudizi, che alimentano il gap di conoscenze tra le studentesse e gli studenti rispetto alle discipline scien-
tifiche”. “La nostra scuola” ha rimarcato con soddisfazione “é stata finanziata per la validità della progettazione: accanto a partners di eccezione, quali le Officine Leonardo e la Fondazione Cultura e Innovazione, abbiamo coinvolto la nostra scolaresca di 20 alunni, in maggioranza studentesse (sei di scuola primaria, 14 di prima classe scuola secondaria), in un percorso di Coding e robotica educativa: i ragazzi sono stati coinvolti in attività altamente motivanti mirate ad una loro sensibilizzazione sul fenomeno del cyber bullismo”. L’animatrice digitale della scuola, prof. essa Genny Tuccillo, che coordina le attività, seguendo con competenza e alta professionalità gli allievi, ha riferito che il 26 Ottobre prossimo, dalle 15,30 alle 17,00, a conclusione del percorso effettuato, gli studenti allestiranno, coadiuvati dalle due Associazioni, un workshop nell’Auditorium della sede centrale, in via Pio XII, per presentare il lavoro svolto.
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Sintesi della lettera di commiato a don Marco Liardo, trasferito a Ponticelli
“HAI MOSTRATO IL POTERE DEI SEGNI CONTRO I SEGNI DEL POTERE” “Sempre fra voi con il cuore dilatato”
Caro don Marco, oggi ci siamo riuniti attorno a te per celebrare il giorno del Signore e per ringraziarlo del dono di questi 12 anni in cui con zelo apostolico, con fede ardente e dedizione incondizionata hai svolto fra noi il tuo ministero sacerdotale, condensabile nella toccante espressione del Santo Curato D’Ars: “Il sacerdozio è l’amore del cuore di Gesù”. Infatti, sei stato testimone autentico della radicalità evangelica e servo premuroso e disponibile dei tanti, soprattutto ammalati e fedeli segnati dalle prove, che hanno bussato alla porta del tuo cuore per un consiglio, una richiesta di aiuto, uno sfogo, una parola di conforto, condividendo pienamente i loro problemi.[…] Fra noi, per noi e con noi sei stato, in primis, il parroco del silenzio orante e adorante. Una immagine di te, ben definita, è impressa nel cuore e nella mente: quella della tua figura, in ginocchio o steso prono, davanti all’Eucaristia, per esprimere, nella preghiera, l’empito della tua fede granitica, l’amore totalizzante per Cristo, su cui hai investito la tua vita e al quale hai sempre affidato le nostre speranze, delusioni e sofferenze. […] Una delle tue priorità pastorali è stata quella di farci riscoprire la bellezza di essere “affamati” di Dio, di stimolarci, con il tuo riferimento costante a Cristo, ad avere un rapporto continuo con il Signore, affinché Egli sia guida ai nostri passi, sostegno nelle prove, sprone ad essere noi stessi il volto di Gesù per chi Lo cerca e non Lo trova. Sacerdote del silenzio carico di attese, dunque, ma anche “uomo della Parola
di Dio”.[…] Ci hai sempre sollecitato a frequentare corsi biblici da te organizzati, a partecipare ad incontri sulle lettere pastorali del Cardinale, sulle encicliche ed esortazioni del Papa; ciò non doveva affatto apparirci un lusso aggiuntivo per soddisfare la nostra curiosità intel-
lettuale e arricchire la nostra cultura, ma una sacrosanta necessità per il fatto che il Signore, in virtù del Battesimo da noi ricevuto, ci ha scelti come “strumenti” di annuncio della Sua Parola e non di parole nostre e della nostra sapienza umana. Lo stesso foglietto domenicale “Parola che si fa vita”, pubblicato per 12 anni anche d’estate, è espressione della tua ansia evangelizzatrice, permettendo ai fedeli di meditare sul Vangelo della Domenica e offrendo loro una lettura cristiana della realtà. Ma per saper parlare di Dio e per poterlo fare - questa è un’altra sollecitazione di cui ti siamo grati - bisogna vivere di Lui, come tu fai. Per te, infatti, carissimo don Marco, come afferma S. Paolo, “il vivere è Cristo”, e, quindi, non sei per niente legato ai beni materiali, per nulla attaccato al denaro, a quegli atteggiamenti mondani che Papa Francesco , proprio a Napoli, condannò nel discorso al clero tenuto nella Cattedrale. Lo stile di vita parsimonioso e sobrio da te adottato, la piena adesione alla logica evangelica sono, in questo mondo infognato nella corruzione e soggiogato dal consumismo e dal godimento effimero, un chiaro segno di trasparenza, una forte testimonianza di povertà. Perciò, tu credi fermamente in ciò che dici e ciò che dici fai. La tua povertà è anche questa: una vita scarna di retorica, amante della semplicità, lontana dalle lusinghe della carriera, desiderosa soltanto dell’unica affermazione del Cristo Signore. Scardini “i segni del potere”, per usare un’espressione di Don Tonino Bello e mostri “il potere dei segni”.
DOMENICA 8 OTTOBRE 2017 Per stare dalla parte degli ultimi –ecco un altro tuo “segno” - non basta diventare poveri, bisogna anche aiutarli concretamente. E tu lo hai fatto donando, talvolta, nel nascondimento, anche ciò che ti era necessario per vivere e creando, un anno fa, la mensa dei poveri: hai consentito, così, alle famiglie indigenti della Parrocchia di avere non soltanto un pasto caldo, ma anche e soprattutto il cibo spirituale, che nutre il cuore e affranca dall’angoscia di sentirsi soli e abbandonati: la calda accoglienza, la premura fraterna, l’affetto sincero, mani aperte e braccia spalancate per accarezzare e abbracciare, mostrando, così facendo, a chi frequenta giornalmente la mensa , il volto di Dio, che opera mediante i gesti amorevoli dei volontari. Grazie, allora, p. Marco, per averci incoraggiato a cambiare il nostro modo di vivere la fede, per averci incitati ad essere cristiani coerenti in tutte le manifestazioni della nostra vita sociale, a partire dalla famiglia, e poi nel lavoro e nella società civile. Che bella idea avesti quando creasti il movimento “Opinione pubblica”, mirato a sensibilizzare le coscienze sulle problematiche del territorio, al fine di contrastare il disimpegno sociale e lo scarso
9 senso civico. Ricordi? Stavi in prima fila in occasione del corteo organizzato dalla Parrocchia, che percorse le strade di Casoria per protestare pacificamente e civilmente contro lo scempio ambientale nel nostro quartiere sommerso dai rifiuti. Ci hai insegnato che essere veri cristiani è scomodo, ci si sporca le mani e talvolta si è perdenti su questa Terra. Ci hai ricordato che Cristo non è venuto a proporci il “quieto vivere”, come obiettivo, ma la salvezza eterna. Ci hai aiutato a ‘sbloccare’ le nostre ali, perché noi siamo fatti per “volare”, ma spesso lo dimentichiamo, perché è più facile rimanere a terra e accontentarsi delle minuzie, di ciò che offrono le fugaci emozioni, piuttosto che volare verso ideali di pace, di riconciliazione e di amore, che danno pienezza di senso alla nostra vita. Grazie, infine, per la tua discrezione, per essere entrato in punta di piedi nella nostra vita e per il tuo “pollice verde” , per il tuo amore per la natura, facendoci capire che vivere la Bellezza del Creato è già un passo decisivo nel percorso verso il Vero e che l’offesa della Bellezza è offesa a Dio, e ricordare ciò non solo è dovere di chi crede, ma di ogni uomo. Ora mettiamo un punto, andiamo dacca-
po e da domani ci affidiamo con fiducia, come tu vuoi, nelle mani del nostro nuovo pastore al quale, a nome della comunità parrocchiale S. Antonio Abate, porgo il benvenuto. Siamo consapevoli, don Salvatore, che troverai una realtà con alcuni limiti, ma con molte risorse, frutto del servizio pastorale di don Marco e dell’impegno di tanti laici. Tra esse,figurano i giovanissimi, l’oratorio per i ragazzi e i giovani, una realtà, quest’ultima, che sta magnificamente sorprendendo per la gagliarda forza dello Spirito Santo che ha invaso il loro cuore.[…] Noi, don Salvatore, con il tuo aiuto siamo pronti a continuare il cammino alla tua guida per realizzare una comunità siffatta, com’è nel desiderio di don Marco. Siamo vicini a te e a don Marco con la nostra preghiera, sostenendo il vostro cammino presbiterale lungo la via che il Signore ha tracciato per voi, un unico disegno di amore incommensurabile e perpetuo; il nostro filiale affetto vi sia di consolazione nei momenti lieti e tristi delle vostre esistenze sacerdotali; vi terremo sempre nel cuore. Il Signore vi benedica entrambi e la Vergine Santissima vi sostenga nel vostro Ministero.
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L’IGIENE URBANA E CASORIA AMBIENTE Per migliorare l’igiene urbana, Casoria Ambiente, rappresenta un’opportunità per la città in termini di risorse, competenze ed organizzazione, un’opportunità che va però monitorata e stimolata efficacemente affinchè produca risultati tangibili che possono rappresentare dignitosamente la città. Abbiamo incontrato il Presidente di Casoria Ambiente, Vincenzo Auricchio, il quale ci ha accolto e spiegato, con estrema chiarezza, come funziona l’organizzazione di raccolta rifiuti. Quest’ultima viene effettuata con il metodo porta a porta sull’intero territorio comunale, sia per le utenze domestiche che commerciali. In particolare, per le utenze domestiche e similari, la raccolta dell’umido viene effettuata tre volte a settimana, mentre la raccolta dell’indifferenziato, della carta, del multimateriale e del vetro, viene effettuata una volta a settimana, invece la raccolta dei beni durevoli di grandi dimensioni e la raccolta degli sfalci d’erba e della potatura delle piante viene effettuata presso il domicilio dell’utente, previa prenotazione telefonica. Il call center, per le prenotazioni del ritiro dei rifiuti ingombranti, è situato presso gli uffici di Casoria Ambiente ed è gestito da una persona estremamente gentile e disponibile, il Sig. Cardinale, il quale organizza telefonicamente, e ad orari stabiliti, il ritiro dei rifiuti di grandi dimensioni, conferendo all’utente un codice da rispettare.
Il servizio di raccolta dei rifiuti, a Casoria, viene effettuato in un vasto territorio e l’igiene urbana non prevede la raccolta dell’amianto, infatti le numerose aree ancora occupate da rifiuti non “riconosciuti”, diventano discariche a cielo aperto e non possono essere ripulite se non per ordine dell’Ufficio Ambiente, un ufficio nato per tutelare i cittadini dai disordini ambientali, ma non ancora in grado di esercitare tali compiti. Bisogna sottolineare che in tutto il territorio di Casoria Ambiente, ci sono numerose aree private che non possono essere ripulite in quanto tali, e questo crea ulteriori disagi all’ambiente e alle aree circostanti. Per sensibilizzare i giovani ad una corretta procedura della raccolta differenziata dei rifiuti già vigente sul territorio comunale, è stato creato un progetto didattico “Differenziare e riciclare per una città pulita”, con lo scopo di coinvolgere gli alunni di ogni ordine e grado attraverso una discussione con i docenti di tutte
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le discipline. Gli studenti, grazie alle direttive dell’Assessore alle Politiche per l’Ambiente e ciclo integrato dei rifiuti, hanno avuto il compito di confrontarsi insieme ai docenti, sui temi dell’ambiente, della raccolta differenziata del riciclo dei rifiuti, e in base a tali argomenti sono stati individuati dei temi specifici, con la formazione di gruppi di lavoro per la corretta gestione dei rifiuti prodotti nelle scuole. Tutti gli elaborati prodotti dagli alunni (video, poster, foto, slogan, loghi e temi più significativi), servono a promuovere la salvaguardia dell’ambiente e della raccolta differenziata, con documenti e pubblicazioni. Il progetto dei giovani con l’operatività e la costanza di Casoria Ambiente, che riserva per il futuro delle innovazioni e cambiamenti, hanno il compito di inserire la città di Casoria, in un contesto di Comune preparato a semplificare il riciclo e lo smaltimento dei rifiuti. Buon Lavoro a Casoria Ambiente.
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ANNA AMBROSIO
SCIPPI, ESTORSIONI E VIOLENZA: CASORIA SI BARRICA E CHIEDE AIUTO!
Casoria sempre più invivibile. Tra le strade della città, e nei canali dedicati suoi social, la voce dei cittadini diviene ormai un grido unico. Quella che un tempo era una delle provincie più floride e tranquille dell’hinterland napoletano, si sta pian piano trasformando in un territorio nelle mani di piccole gang e microcriminalità che terrorizza ed intimorisce cittadini privati fin anche del piacere di passeggiare tra le strade del centro, fra negozi e luoghi d’incontro. Numerose sono le testimonianze, come quella di una giovane mamma che si è vista scippare la collana che portava al collo a Via Principe di Piemonte, altezza Galleria Marconi, zona centralissima della città ed in un’ora di punta, le 18. Tra le persone che passeggiavano o che si intrattenevano nei negozi in una apparente tranquillità che si è trasformata in paura per la malcapitata. E non è di certo un caso isolato. Chi ha soccorso la donna dopo i primi attimi di paura, l’ha fatto con arrendevole rassegnazione, quasi come se non si fosse più sorpresi. “Qui capita tutti i giorni, ad ogni ora” raccontano i negozianti della zona “c’è solo da ringraziare che la donna non si sia fatta nulla”. Perché ormai è così. Nell’estrema paura, restare illesi dopo uno scippo od una rapina appare come un miracolo. Ed è proprio per evitare conseguenze peggiori che, ad esempio, numerose persone non hanno denunciato soprusi subiti dai parcheggiatori abusivi arrivati a monopolizzare ormai spazi liberi e parcheggi in realtà gratuiti di ogni angolo della città. Lo racconta un papà che, all’uscita dalla villa comunale di Casoria
con i suoi bambini, si è visto minacciare da un parcheggiatore abusivo che gli ha estorto così il pagamento richiesto. “Ero con i miei figli piccoli, non volevo spaventarli visto che quell’uomo aveva iniziato ad urlare e minacciarmi, dopo che gli avevo detto di aver già pagato un’altra persona quando avevo parcheggiato, in un posto fra l’altro libero” ha scritto su Facebook l’uomo, usando come mezzo di sfogo e denuncia il gruppo social dedicato alla città. Paradossale, inoltre, è come il tutto sia avvenuto ad un marciapiede di distanza dalla centrale dei Carabinieri, ignari di ogni cosa. La tassa dovuta ai parcheggiatori abusivi, vista ormai con gli occhi della consuetudine da ogni cittadino napoletano, è in realtà emblema ed esempio dei continui soprusi a cui ogni casoriano si è ormai assuefatto. E’ considerata abitudine non passeggiare per strada in tarda ora, è considerata abitudine non sfoggiare oggetti preziosi timorosi di subire uno scippo, sta diventando, purtroppo, abitudine impedire ai più piccoli di scendere in strada a divertirsi con gli amici per la paura di ritrovarseli in una stanza del pronto soccorso. Perché è questa la nuova frontiera della criminalità che terrorizza Casoria. Gruppi di ragazzini, poco meno che quindicenni, che girano fra le strade ed i vicoli della città in cerca di guai. Un modo per divertirsi, fatto di zuffe, calci e pugni, intimidazioni. Alla continua ricerca di gruppi di coetanei da istigare per poi fare a botte. Molte mamme terrorizzate denunciano la situazione. Aumentano sempre più i casi di ragaz-
zi, poco più che bambini, che ritrovatesi per strada nella centrale piazza San Paolo per incontrarsi con gli amici, si sono ritrovati al pronto soccorso con ferite alla testa ed al corpo per i calci ed i pugni subiti. Ed apparentemente senza alcun motivo. “Non c’è stato un litigio, un screzio” raccontano le mamme dei ragazzi “Improvvisamente dal nulla si sono avvicinati ed hanno iniziato a picchiare”. E quando non si fa a botte con i propri coetanei ce la si prende con i beni pubblici, come panchine e fontane distrutte o date a fuoco, o con i più anziani. Vittime di numerosi scippi nell’ultimo periodo proprio a piazza San Paolo. Le persone intervenute durante queste azioni barbare raccontano di ragazzini senza scrupoli, forse cresciuti troppi in fretta, sfuggiti probabilmente al controllo di ogni istituzione, da quella scolastica a quella famigliare. Nel frattempo sempre più cittadini denunciano la totale assenza degli organi di controllo. Poche pattuglie che presiedano la città, poche iniziative per rendere anche le zone più isolate, vivibili. Tutto questo mentre, con un comunicato su Facebook, il Sindaco Fuccio comunica l’avvenuta intensificazione dei controlli sul territorio per assicurare maggiore sicurezza ai cittadini. In attesa che l’incontro tra le forze dell’ordine del territorio casoriano, Carabinieri e Polizia Locale, avvenuto nell’ufficio dello stesso sindaco, porti i suoi tanti desiderati frutti, Casoria si barrica. Tra la paura ed il disgusto per il degrado che da troppo tempo infanga una città definita un tempo “la piccola Milano del sud”.
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Peppe Ammaturo e il calcio: uno sguardo dal ponte
Uno sguardo dal ponte di quella nave chiamata calcio, uno sguardo a 360 gradi rivolto al presente, al passato e, perché no?, al futuro con un comandante di lungo corso quale è Peppe Ammaturo, direttore sportivo navigato quanto mai, un “generale” a livello calcistico. Un generale a riposo, Peppe? “Diciamo in attesa di una buona occasione, se con “a riposo” si intende che ho deposto le armi definitivamente, amo troppo il calcio per fare o solo pensare a una cosa simile”. Diciamo un pit stop, sei al box. Cosa chiedi per ripartire? “Semplicemente un buon programma serio, con un preliminare esame della situazione e la definizione di un obiettivo, poi un preventivo sicuro. Oggi succede molto spesso che chi deve chiedere e vuole dieci, ti fa una richiesta di venti e alla fine si chiude per nove, dando l’impressione a uno di avere risparmiato e all’altro di essersi sacrificato, in realtà i valori erano chiari in partenza, è solo manfrina” Solo e sempre Direttore Sportivo?
“Assolutamente, sono tra gli inventori di questo ruolo nelle squadre calcistiche. Prima c’era il Segretario che aveva funzioni diverse, curava l’organizzazione, i rapporti con la Federazione, si occupava del comunicato della società, di cose amministrative” Un ruolo prevalentemente burocratico. L’identikit di un Direttore Sportivo, invece? “Coadiuva l’allenatore nello spogliatoio e la Società, dirige un poco tutte le problematiche e gestisce i rapporti tra le
varie componenti di una squadra, valuta economicamente il giocatore da acquistare, un ruolo non facile che richiede tante competenze. Oggi tutti si spacciano per Direttori Sportivi senza averne i requisiti”. Viene da dire non ci sono più i Direttori Sportivi di una volta. “Il ruolo è molto cambiato, in giro ci sono molti ‘giovanottielli’ con molta arroganza, potrei farti il nome di un di questi che è in quel posto solo per essere il nipote del Presidente”. Con i tempi che corrono, in tutti i campi, anche questo è un ‘merito’. Ma cosa portano? “Oggi c’è clientelismo, portano gli sponsor mentre il nostro sponsor era il calcio. Succede semplicemente che portano dieci per prendere tre” La causa prima di questo decadimento del calcio? “La scomparsa del campanilismo, un tempo c’erano le squadre dei vari Rioni di Napoli, come il Montecalvario, il Secondigliano o il Marianella, per fare dei nomi, e in tutti i Paesi come Arzano,
DOMENICA 8 OTTOBRE 2017 Afragola e tanti altri il Presidente era sempre una persona locale e conosciuta che lo faceva per attaccamento ai colori sociali ed i tifosi erano legatissimi alle persone”. Oggi invece cosa succede e perché sopratutto? “Succede che uno che viene, tanto per dire, da Casandrino va a fare il Presidente a Torre Annunziata o a Ischia, millantando possibilità economiche e capacità che spesso non ci sono e i tifosi lo accolgono entusiasti con prevedibile delusione finale. E’ solo un business che non sempre porta vantaggi alle parti in causa, queste situazioni non attirano persone competenti”. Anche a livello di allenatori c’è qualche problema. “Per forza, ogni anno se ne sfornano 120 e, progressivamente, l’offerta cresce rispetto alla domanda con problemi sempre maggiori per la categoria”. Si dice addirittura che ci sia chi lavora a costo zero. “Magari solo a costo zero, ci sono anche quelli che ci rimettono o per allenare o per mettersi in vetrina mediaticamente per restare nel giro”. Questo incide sul clima anche dei calciatori. “E’ tutto diverso. Una volta dopo la partita ci si riuniva, magari tutti al bar, tutti insieme qualche volta anche fino all’una di notte per discutere di quello che era successo in campo confrontarsi e migliorarsi. Adesso appena finisce la partita, ognuno mette in borsa le sue cose e se ne va per i fatti suoi. Quando ho iniziato al Montecalvario, ci si vedeva prima della partita e si faceva colazione al bar tutti insieme, si faceva così gruppo” Come è che hai cominciato proprio al Montecalvario. “Era il mio quartiere e, quindi, era più che logico che il mio approccio avvenisse lì perché, come ti dicevo, c’erano
13 squadre calcistiche rionali che oggi non esistono più”. Dopo il Montecalvario, la squadra dei Quartieri Spagnoli per farci intendere dai più giovani, hai girato un poco in tantissime squadre campane. “Sono stato alla Viribus Unitis 7 o 8 anni vincendo due campionati e facendo due play off nell’ultimo dei quali ritirandoci a Terni per protesta; poi sono stato a San Giuseppe Vesuviano, a Pomigliano, a Pozzuoli, a Cercola, a Pomigliano, Ottaviano, molto ho operato nella zona Vesuviana. Anche allora non sempre un calcio ricco. “Certamente era sempre ricco di passione, oggi si fa principalmente per se stessi. A Pozzuoli facemmo un campionato in autogestione povera in quarta serie, allora c’erano in tanti che per essere vicini alla squadra si tassavano anche per piccole somme, magari anche 5.000 lire al mese, però era sicuro che quei soldi a fine mese arrivavano. Ad Aversa con il presidente Caccavale, negli anni settanta,con una conduzione familiare e senza strutture, facemmo 4 o 5 campionati di vertice avendo in panchina Carmine Tascone, poi Paolo Specchia e Romaniello, con tanti giovani in campo”. A Sorrento sono stato per 3 anni direttore giovanile, erano gli anni della promozione dalla C2 alla C1, in panchina c’era Canè. Non solo il Montecalvario nella tua esperienza cittadina napoletana. “No, sono stato al Vomero con l’ingegnere Roccasalva come presidente e il dottor Giuseppe Del Barone vice presidente. Il primo anno puntammo a vincere il campionato, poi negli anni successivi mirammo a una squadra giovane” Poi un brand storico come quello dell’Internapoli. “Sì, ma giocammo a Pozzuoli con Fazzi in panchina”.
La tua ricetta per un calcio tranquillo. “Ti farò degli esempi e dei nomi al di là delle parole, Casoria, Afragola, Sessa Aurunca, Monte di Procida: campionati adeguati alle possibilità economiche, forte senso di appartenenza e riportare al posto giusto gente competente” Il rischio invece quale è? “Il calcio muore quando non c’è amore per lo sport, ma per se stessi, si va per apparire e si vuole prendere invece che dare, ovviamente senza programmazione”. Un ruolo molto presente, oggi, è quello del Procuratore. “Più che presenza è invadenza, nel mondo dilettantistico non dovrebbero esserci, inoltre dovrebbero basarsi sul professionismo, invece 8 su 10 sono abusivi e ognuno cerca di occupare spazi, tutto questo è concausa della crisi del calcio”. Il settore giovanile potrebbe risollevare il mondo calcistico. “Oggi prevalgono le scuole calcio che badano più alla quantità che alla qualità per un fatto economico; essendo a pagamento è chiaro che se tu hai uno che vale 100 e uno che vale 60 devi ugualmente far giocare tutti e due perché è gente che paga. Sui giovani influiscono il fattore fisico, i preparatori atletici, gli insegnamenti: l’allenatore con gli attributi ti trasferisce la competenze”. Il settore giovanile del Napoli. “Fa quello che può, ogni tanto esce fuori qualcuno ma è chiaro che non è quello dell’Atalanta, del Torino, dell’Inter, che impegnano notevoli badgets, qui si improvvisa e uno come Insigne ha avuto la fortuna di trovare Zeman sulla sua strada; tra i giovani del Napoli vedo bene Gaetano, è uno che avrà un avvenire”. Calciatore si nasce o si diventa. “Calciatore si nasce nelle gambe e nella testa, hai doti diverse come l’istinto e lo stare in campo, certamente puoi migliorare ma di fondo ci nasci”.
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Maurizio De Giovanni: “I miei personaggi sono amici che vado a trovare ogni tanto, la cui vita senza me va avanti” Scrivere è un talento, un bisogno, una necessità. Chiedere a uno scrittore quali sono le sue sensazioni quando scrive è entrare nel suo mondo, restandone incantati. Ognuno ha una sua risposta, ma c’è un’emozione che collega tutti: la possibilità di andare da un’altra parte, distaccarsi dalla vita di tutti i giorni entrando in un’altra realtà dove ogni personaggio ha il suo vissuto, la sua esistenza, le sue speranze. Anche Maurizio De Giovanni, scrittore di romanzi gialli, va da un’altra parte quando scrive, come afferma lui stesso in questa intervista che con grande gioia sono riuscita a firmare, scoprendo in lui una persona che si emoziona quando parla dei suoi personaggi e della Napoli nella quale si muovono. È stato pubblicato proprio quest’anno il primo volume di una sua nuova saga, ‘I Guardiani’. Cosa prova quando scrive? “Vado da un’altra parte. Io scrivo per immersione. Io scrivo un romanzo mediamente in un mese e in quel periodo faccio in modo di potermi immergere completamente nel mondo che devo raccontare. Vado da un’altra parte proprio fisicamente,
mi distacco un pò dalla realtà che mi circonda per andare appunto nel posto che devo descrivere”. Come descriverebbe il rapporto con i suoi personaggi? “Per la maggior parte scrivo romanzi seriali ed è un po’ come quando si va in vacanza sempre nello stesso posto. Lì trovi gli stessi amici, c’è qualcuno di nuovo e qualcuno che non c’è più, ti raccontano cosa è successo nel frattempo. Per me succede più o meno così: sono degli amici che vado a trovare ogni tanto, la cui vita però senza di me va avanti. C’è questa separazione da loro per poi incontrarli di nuovo”. Che rapporto c’è fra la città descritta nei suoi romanzi e la Napoli che vive da cittadino tutti i giorni? “Io cerco di lasciare un’aderenza massima alle due realtà. Io racconto storie inventate a Napoli, raccontare la città in sé è materia di altre figure e non sta a me e io racconto Napoli per come stanno i miei personaggi dentro, ovviamente parlo della serie contemporanea poiché la serie di Ricciardi ambientata negli anni Trenta è oggetto di studi e di ricerche.
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DOMENICA 8 OTTOBRE 2017 Ne ‘I bastardi di Pizzofalcone’ io racconto la città così come la abbiamo intorno. Napoli è una realtà complessa, io racconto la città non nella parzialità di una sua realtà ma nell’intermedio, con le sue bellezze e le sue problematiche, così come tutti quanti noi la viviamo ogni giorno”. Napoli è una città dove si organizzano molte iniziative culturali…. “Io la trovo di una grandissima forza
15 creativa. Ci sono molti incontri, vengono organizzati molti eventi. Abbiamo vivacissime realtà, fondamentali, e credo che questo sia un fatto bellissimo. Molte realtà culturali stanno risorgendo dalle proprie ceneri, tutte diverse e complesse, eccellenti. Sono molto contento di essere all’interno di questa voglia di ricrescita”. Quale consiglio può dare a un aspirante scrittore?
“Sono due le cose che uno scrittore deve avere secondo me: deve leggere e avere una storia. Deve essere una persona che legge, la lettura è il fattore primario e non ho mai conosciuto uno scrittore valido che non leggesse. A meno di pochissimi che hanno un talento puro e non hanno bisogno di una storia, il resto deve avere una storia da raccontare e decidere poi di scriverla”.
CIRO TROISE Il Napoli di De Laurentiis ha riportato i trofei in città, due Coppe Italia ed una Supercoppa rappresentano un bottino importante ai tempi dello strapotere della Juventus. Il trionfo più bello, quello che mette i brividi nel ricordo del periodo di Maradona, è lo scudetto, un sogno che è diventato credibile grazie al lavoro di Sarri. La Juventus ha un organico più ampio e competitivo ma le certezze acquisite dal Napoli grazie alla sua identità di gioco possono ribaltare il dominio bianconero. Il tricolore fu inseguito anche nell’ultimo anno di Mazzarri, nella stagione 2012-13 quando lo 0-0 contro la Sampdoria a metà febbraio colpì i sogni di gloria degli azzurri. Anche in quel caso era un’annata di fine ciclo con Mazzarri e Cavani già pronti a partire ma le basi stavolta sembrano molto più solide. “Per un mese ci riescono tutti, per sei mesi in pochi, per dieci uno solo”, così Sarri ha parlato dopo la sfida contro il Cagliari del percorso che ha portato il Napoli in testa alla classifica. Un primato solitario grazie al pareggio dell’Atalanta in casa contro la Juventus, una piccola gioia che Sarri sulla panchina del Napoli ha vissuto già in altre otto occasioni. Nella stagione 2015-16 gli azzurri hanno guardato tutti dall’alto per sette partite. Il Napoli si laureò campione d’inverno, nel giorno del successo di Frosinone e della contemporanea sconfitta interna dell’Inter contro il Sassuolo. Gli azzurri trascinarono il primato solitario fino alla sconfitta contro la Juventus, quella del gol di Zaza, una mazzata sulle speranze di Higuain e compagni. Non è finita qui, anche nello scorso campionato chiuso al terzo posto il Napoli per una domenica è stato in testa alla classifica. Era la quarta giornata, Milik con una doppietta piegava il Bologna mentre la Juventus veniva sconfitta sul
campo dell’Inter e la Roma su quello della Fiorentina. La Juventus mostra dei segnali di sofferenza, va in difficoltà contro le squadre che la aggrediscono con il pressing alto e l’intensità. I codici imparati a memoria nell’era post-Conte sono stati cancellati, la capacità di Bonucci di guidare l’uscita dalla propria area di rigore gestendo sia il corto che il lungo è un ricordo non ancora metabolizzato. La Juventus ha assunto una sfida di stampo europeo, diventare una squadra che punta sul palleggio, dalla mentalità propositiva per inseguire la Champions League spesso sfumata in finale. Questa trasformazione avrà bisogno di tempo e ha registrato degli errori di connessione, come la sconfitta contro la Lazio e il pareggio contro l’Atalanta. La furia juventina si è scatenata sul Var, la sudditanza psicologica negli anni del calcio ancorato al vecchio rifiuto della tecnologia ha consentito tanti privilegi alle big (soprattutto la Juventus) ed è difficile adeguarsi alla “democrazia della telecamera”, capace d’individuare anche il fallo di Lichtensteiner sul Papu Gomez prima del gol annullato a Mandzukic. Si tratta di una rivoluzione, il calcio è cambiato dopo aver resistito per anni a tutte le trasformazioni della società in altri settori a causa della tecnologia. Nel 1984 la rivoluzione del sorteggio integrale spinse il Verona verso lo scudetto, la Var, nonostante qualche errore, ha già ridimensionato la portata dei disastri arbitrali. Il Verona è una delle favole degli anni ’80 e ’90, quelle annullate dal dominio bianconero. “La Juventus è la squadra più forte della serie A negli ultimi sette anni”, ha dichiarato ieri Sarri, consapevole del gap con la rosa a disposizione di Allegri ma anche che stavolta si può credere nell’impresa.
Le nove domeniche di Sarri in testa: “Per dieci mesi ci riesce solo uno” Dall’estate del 2015 ad oggi il Napoli per nove volte ha guardato tutti dall’alto, la sfida di questa stagione è riuscirci a Maggio
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16 FRANCESCA CHINELLI
Intervistiamo Leandro Del Gaudio, noto giornalista e scrittore, che ha scritto per il “Roma” ed è ora impegnato con “Il Mattino” Intervistiamo Leandro Del Gaudio, noto giornalista e scrittore, che ha scritto per il “Roma” ed è ora impegnato con “Il Mattino”. Leandro, ci racconti come è nata la tua passione per il mondo del giornalismo e la scrittura? Hai sempre avuto le idee chiare o questo lavoro ti ha conquistato con il tempo? Da ragazzo ho studiato presso la facoltà di “Lettere e Filosofia” ed è durante il periodo universitario che ho cominciato a nutrire un forte interesse sia per l’insegnamento che per il giornalismo. In quegli anni sono stati tanti gli avvenimenti che hanno contribuito a orientarmi verso una scelta. Ricordo che le varie stragi, come quelle in cui persero la vita Falcone e Borsellino o quella in via dei Georgofili a Firenze, mi toccarono molto da vicino, al punto che avevo un gran desiderio di fare un lavoro che mi permettesse di denunciare. Grazie alla scrittura questo è possibile. Ho coltivato per un po’ anche il mio sogno di diventare insegnante, infatti l’ho fatto per qualche anno ma poi ho capito che la mia strada era quella del giornalismo ed è così che è cominciato il mio percorso. Nel tuo lavoro ti occupi in particolare di “cronaca nera” e di “cronaca giudiziaria”. Sei stato tu a scegliere questo ambito e ad intraprendere questo tipo di giornalismo o sei stato indirizzato e hai poi coltivato questo percorso? Questa scelta non mi è stata imposta ma ci sono arrivato con il tempo, con l’esperienza e dopo anni di praticantato. Nel 1996 ho fatto il corrispondente da Casoria, l’anno dopo ho cominciato a scrivere per il “Roma” occupandomi di cronaca bianca e questa mi ha permesso di entrare in contatto con la gente e garantirmi un’ottima esperienza. La cronaca di cui mi occupo adesso, invece, mi ha sempre affascinato perché ti da la possibilità di accedere alla vita degli altri in maniera sempre più approfondi-
ta. Questo è il motivo per cui ho scelto di dedicarmi a questo ambito anche quando ho cominciato a scrivere per “Il Mattino”. Il giornalismo deve essere orientato sempre verso la ricerca di una verità che sia quanto più oggettiva possibile. Come può oggi, un giornalista in erba, cominciare a lavorare in questo campo cercando di non venire mai a mancare in questi principi? E’ fondamentale, per chi ha interesse nel cominciare a svolgere questo lavoro, avere un approccio a questo mondo sempre meno da autodidatta e più legato ad una formazione professionale. Le regole del nostro mestiere sono stabilite ed è necessario cercare di essere sempre in linea con la nostra deontologia, utilizzarla come scudo nel nostro lavoro. Nella vita ci si può sempre sbagliare ma è opportuno tenere saldi certi doveri come verificare sempre le fonti ed essere certi che esse siano attendibili cercando di non farsi mai condizionare negativamente. Com’è il tuo rapporto con i social? Utilizzo molto poco i social perché li considero un caos continuo e permanente e possono rappresentare, a mio parere, un pericolo per il giornalismo. Mi capita a volte che mi segnalino che dei miei articoli sono stati pubblicati su facebook senza che la fonte sia stata citata. Ci sarebbe bisogno di rispettare le regole in modo che il nostro lavoro non venga offeso e distrutto. “Cattivo Infinito” è uno dei libri che hai scritto e racconta la storia di un giovane che, dopo aver deciso di abbandonare il mondo della criminalità organizzata, è costretto a fuggire per salvarsi la vita dagli agguati del clan. La salvezza è strettamente legata solo alla fuga o è possibile, secondo te, ricostruire la propria vita senza dover abbandonare i posti in cui si è cresciuti?
La storia che racconto nel mio romanzo è una storia vera di un aspirante killer che non è mai riuscito ad uccidere, pur avendoci provato. Mentre seguivo un’inchiesta sono inciampato in questa storia che mi ha molto affascinato e mi sono aiutato intervistando anche Fabrizio, il protagonista. La storia è volutamente romanzata proprio perchè il messaggio che volevo trasmettere è che se vuoi, puoi farcela. Sono tante le storie di ragazzi che ce l’hanno fatta, storie che non fanno notizia ma che raccontano di persone che abbandonano la delinquenza e cominciano a dedicarsi ad un lavoro onesto. Queste persone si trovano a condurre una vita meno eclatante, con qualche ristrettezza economica in più ma molto più ricca di valori. Hai scritto anche un altro romanzo più recente “Senso di Marcia” con l’apporto del magistrato Catello Maresca, da cui poi Duccio Giordano ha tratto un documentario. Cosa vuoi dirci a proposito di questo tuo ultimo lavoro? Hai in progetto la scrittura di un altro libro? Anche questo romanzo racconta di una storia vera. Lo consigliamo in particolare ai ragazzi che si affacciano al mondo universitario perché può essere formativo soprattutto per quando riguarda una visione più completa della lotta alla mafia. Non voglio aggiungere altro perché mi piacerebbe che le persone lo leggessero. Sono molto legato anche al saggio che ho scritto con il giornalista Gerardo Ausiello: “Dentro la terra dei fuochi”. In generale mi piace parlare di storie vere, storie di cui vengo a conoscenza e che voglio approfondire raccontandole non solo con l’oggettività che richiede il mio lavoro ma anche immergendomi in esse come solo uno scrittore può fare. Mi piacerebbe continuare a scrivere e sono occupato nella stesura di un nuovo romanzo.
Le interviste di Nando Troise ogni sera alle ore 20.20 sui Canali 210 dgt - 613 dgt - 694 dgt
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19 diana.santucci@hotmail.it
avv. diana santucci
Mauro Ferrara: non dobbiamo far pagare ai cittadini quella che è stata la mala gestio negli anni precedenti
Chi è Mauro Ferrara? Broker assicurativo, Consigliere comunale della nuova Amministrazione, Presidente della Commissione bilanci e tributi. Un ragazzo giovane, under 40, ma con una storia antica alle spalle in quanto appartiene ad una famiglia storica di Casoria che ha avuto cariche politiche importanti sia a livello comunale che regionale e nazionale: figlio di Stefano Ferrara, sindaco dal 2008 al 2011, nipote dell’avv. Mauro Ferrara, che è stato assessore ai giardini pubblici con il sindaco Paone, nipote del giornalista Mimmo Ferrara, nipote di Alberta Ferrara. L’incontro, preceduto da una breve presentazione, prosegue nell’affrontare uno dei primi problemi emersi all’insediarsi della nuova Amministrazione: era stato previsto un aumento della tariffa TARI dal 20% al 30% e, per bloccare quest’aumento, sono stati tolti dal bilancio di Casoria Ambiente un milione e duecentomila euro. In relazione al problema TARI ed al problema Casoria Ambiente, è necessario premettere che il 2016 è stato un anno molto complicato dal punto di vista economico e finanziario – afferma il consigliere Ferrara – in quanto questo Comune è stato condannato dalla Corte dei Conti ad una somma pari ad un milione di euro per un bilancio 2012 poco chiaro e l’esigenza di bilancio imponeva un aumento della TARI dal 20% al 30%. Tale aumento è stato bloccato da me e dalla mia Commissione in quanto abbiamo ritenuto di non dover far pagare ai cittadini quella che è stata la mala gestio in questi anni, quindi abbiamo deciso di operare attraverso questo taglio sul bilancio di Casoria Ambiente. Abbiamo così trovato quelle risorse da impegnare affinchè l’aumento della TARI non avvenisse. Ha preso la parola il Direttore di CasoriaDue sottolineando che anche in quest’Amministrazione c’è malumore in Casoria Ambiente, c’è polemica tra le parti all’interno dell’Amministrazione, non c’è chiarezza. Perché Casoria Ambiente è un problema che non può e non si vuole risolvere? Il discorso Casoria Ambiente – risponde Ferrara - è molto complesso e complicato, come hai evidenziato. Come tutte
le aziende, va guidata ed è necessaria una programmazione. Che cosa abbiamo fatto? Qualche giorno fa è partita la pulizia dei marciapiedi in quasi tutte le strade di Casoria centro. A breve verrà calendarizzata anche Arpino. C’è molto da lavorare. E’ un’azienda con poco personale, tra cui anziani che non riescono a sopperire ai servizi che dovrebbero garantire. I cittadini si lamentano perché Casoria Ambiente ha un costo ed è giusto che loro pretendano dei servizi. Noi lo stiamo facendo con una programmazione che porteremo a termine entro fine anno. Interviene Troise facendo una puntualizzazione: - questa pulizia dei marciapiedi, per quanto riguarda via Calvanese, via Castagna e traverse, non viene fatta. Ma veniamo ad un’altra tua iniziativa: il nonno vigile. Ferrara: L’esigenza di ripristinare il servizio del nonno vigile è nato dall’essere anch’io cittadino di Casoria. Io la mattina mi sveglio presto ed ho riscontrato che fuori le scuole c’è il caos. Questo servizio è importante soprattutto per la mobilità e la sicurezza. Nei prossimi giorni ci sarà una Commissione in cui si dovranno chiudere questi lavori ed adottare poi una delibera per il nonno vigile. Di fronte ad una esigenza bilancio, dovremo dare una priorità alla materna ed alle scuole elementari. Ci tengo a precisare che quest’Amministrazione vuole dare segnali forti per garantire ai cittadini un minimo di servizi. Il Direttore di CasoriaDue risponde: lungi da me, ma questo è il dovere di ogni Amministrazione. La politica è un servizio. Quindi se ciò è nelle vostre intenzioni, non è niente di esagerato né particolare, ma è un fatto normale. “Niente è nuovo” diceva Giambattista Vico, quindi facciamo le cose nell’interesse del cittadino, ma facciamolo in maniera discreta. Ci troviamo nel tuo studio, che affaccia su piazza Trieste e Trento e su piazza Cirillo, mi viene spontanea una domanda: alla famiglia Ferrara che è effetto fa vedere questa piazza? Hai toccato un argomento molto delicato sulla questione piazza – risponde Ferrara – il progetto di una piazza internazionale è un progetto che a Casoria è
fallito. Per realizzare questa piazza sono stati utilizzati i fondi di P.I.U. (Piano Integrato Urbano) Europa ed il progetto iniziale di piazza era un progetto diverso, prevedeva la possibilità di posti auto. Oggi non possiamo tornare indietro e con delle iniziative stiamo cercando di renderla più vivibile. Abbiamo fatto il regolamento “adotta un’aiuola” con lo scopo di affidare a privati queste aiuole che sono state create in modo che diventino oasi più belle da guardare. Ci sono dei correttivi che andrebbero apportati: c’è il problema parcheggio ed il problema viabilità. Anche i commercianti hanno lamentato questo problema, infatti sono stati fatti dei tavoli d’incontro in modo che ci possono dare dei consigli giusti affichè le condizioni possano essere migliorate. Senza volerlo, hai aperto un’altra piaga – riferisce Troise – noi abbiamo in questa piazza il più grande concentramento di zona religiosa: la cappella del Carmine, la casa natale di Ludovico da Casoria, il convento delle Suore Elisabettine Bige, le Francescane (tra poco diverrà beata Maria Luigia Velotti), il complesso religioso di Maria Cristina Brando. Tutto in pochi metri. Se viene un pullman di turisti e vuole visitare questo straordinario agglomerato religioso, dove devono fermare il pullman? Non è stata pensata la definizione del parcheggio…inizialmente si era pensato al cinema Rossi…che fine farà quella struttura? La città dei Santi non deve essere una città dei Santi solo in campagna elettorale, ma deve esserlo anche nei fatti – risponde Ferrara.- questa città ne potrebbe trarre tanto dal turismo religioso. Quando ci siamo insediati abbiamo presentato un progetto sulla terra dei Santi, ma ci è stato bocciato alla Regione. Però non ci siamo persi d’animo, ci siamo rimboccati le maniche ed abbiamo creato l’evento la “via dei santi” in cui sono stati fatti dei percorsi culturali alla chiesa di San Mauro. Il discorso della piazza comprometto quello del turismo religioso. Qualcosa sta cambiando…c’è il progetto del parcheggio dell’Ospedale che dovrebbe dar respiro alla zona del centro storico, portando così qualche vantaggio sia ai commercianti che al turismo religioso.
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20 BIOLOGIA DELLA NUTRIZIONE
A cura della Dott.ssa Flavia Altieri, Biologo Nutrizionista
Pressione alta: il rischio si riduce facendo spesso la sauna
Per gli amanti della sauna c’è un motivo in più per continuare a farla: le saune frequenti possono essere di aiuto per ridurre il rischio di pressione alta. Farle dalle quattro alle sette volte a settimana riduce le possibilità di sviluppare ipertensione del 50% rispetto a chi le fa una volta sola. A evidenziarlo è uno studio della University of Eastern Finland, pubblicato su American Journal of Hypertension. I ricercatori hanno preso in esame 1.621 uomini di mezza età, nell’ambito di uno studio denominato Kuopio Ischaemic Heart Disease Risk Factor Study, sui fattori di rischio cardiovascolari. I partecipanti avevano un’ipertensione diagnosticata o una pressione su valori normali. Sono stati divisi in tre gruppi: quelli che facevano la sauna una volta a settimana, due-tre volte, oppure dalle quattro alle sette volte. Durante un follow-up, un periodo in cui sono stati seguiti, di circa 22 anni, il 15,5% dei partecipanti ha sviluppato un’ipertensione clinicamente definita. Il rischio di pressione alta, invece, risultava diminuito del 24% tra gli uomini che facevano la sauna 2-3 volte la settimana e del 46% in coloro che la facevano 4-7 volte a settimana. Secondo gli studiosi, la sauna può diminuire la pressione sanguigna attraverso diversi meccanismi biologici: durante la sauna, la temperatura corporea può salire fino a 90°C, causando la dilatazione dei vasi sanguigni. Non solo: fare la sauna regolarmente migliora la funzione endoteliale, cioè quella dello strato interno dei vasi sanguigni, cosa che ha effetti benefici sulla pressione arteriosa. Il sudore, a sua volta, fa rimuovere fluidi dal corpo, un fattore che contribuisce a ridurre i livelli di pressione. Inoltre, il bagno in sauna provoca rilassamento complessivo del corpo e della mente. L’ipertensione arteriosa è una patologia caratterizzata da un aumento della pressione sanguigna con valori oltre la norma. Si è in presenza di pressione sanguigna elevata quando la pressione massima o sistolica misurata dal medico ha valori superiori o uguali ai 140 mmHg (135 se automisurata al domicilio) e la pressione minima o diastolica superiori o uguali ai 90 mmHg (85 se automisurata al domicilio). Nei bambini, nelle donne gravide, nei diabetici e in patologie
specifiche i valori di riferimento sono più bassi. L’aumento dei valori pressori non sempre si accompagna alla comparsa di sintomi per lo più aspecifici quali mal di testa, specie al mattino, stordimento e vertigini, ronzii nelle orecchie (chiamati acufeni), alterazioni della vista (presenza di puntini luminosi davanti agli occhi), perdite di sangue dal naso (epistassi) poiché, soprattutto se avviene in modo graduale, l’organismo si abitua progressivamente ai valori sempre un po’ più alti e non manda segnali. Tuttavia l’ipertensione è uno dei fattori di rischio dell’insorgenza della malattia cardiovascolare aterosclerotica (per esempio: l’ictus, l’infarto del miocardio, lo scompenso cardiaco e le malattie arteriose periferiche) e di insufficienza renale. In una percentuale molto bassa (5%) l’ipertensione rappresenta la conseguenza di malattie, congenite o acquisite, che interessano i reni, i surreni, i vasi, il cuore, e per questo viene definita ipertensione secondaria, nella restante percentuale (95%) si tratta di ipertensione primaria la cui eziopatogenesi è multifattoriale. Diverse condizioni infatti predispongono all’insorgenza di ipertensione arteriosa tra cui: familiarità, età, alcune patologie come il diabete e stili di vita non corretti. In particolare è stato dimostrato che un consumo eccessivo di sale può favorire l’instaurarsi dell’ipertensione arteriosa, soprattutto nelle persone predisposte. Elevati apporti di sodio (che è contenuto nel sale) aumentano il rischio per alcune malattie del cuore, dei vasi sanguigni e dei reni, sia attraverso l’aumento della pressione arteriosa sia indipendentemente da questo meccanismo. L’ OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) raccomanda di non superare i 5 g di sale al giorno (che corrispondono a 2 g di sodio) in tal modo è possibile ridurre il rischio di ictus del 23% e quello di malattie cardiovascolari del 17% (raccomandazioni che non si riferiscono solo alle persone ipertese, ma anche alla popolazione generale, quindi devono essere applicate a tutta la famiglia, bambini inclusi). L’eccesso di peso aumenta il lavoro che il cuore deve fare per pompare il sangue in tutto il corpo.
MARICA DE MARTINO
Manifestazione a Casalnuovo di Napoli “Calici e cotone”
Casalnuovo di Napoli, paese vicino Casoria, ha ospitato una manifestazione che ha richiamato grandi e piccoli. “Calici e cotone” è il nome dell’evento organizzato da Nicoletta Romano, che ha riscosso notevole successo nelle serate di venerdì 29 e sabato 30 settembre. Il tutto si è svolto sul corso principale di Casalnuovo, Corso Umberto I, il quale è stato chiuso al traffico veicolare per lasciare spazio al transito dei pedoni e all’allestimento di vari stands tra cui pizzerie, birrerie ed enoteche che offrivano specialità enogastronomiche. Come suggerisce il nome dell’evento, oltre a questi, vi erano gazebi con allesti-
menti che esponevano modelli e abiti sartoriali per pubblicizzare il proprio brand e far riscoprire ai cittadini quest’arte, fulcro della vita dell’antica Casalnuovo. Ad accompagnare la passeggiata lungo il corso, c’erano anche i negozi che hanno deciso di allungare il proprio orario di chiusura rimanendo aperti per tutta la durata della manifestazione. Nella serata di venerdì i partecipanti hanno potuto assistere al concerto di Rocco Hunt, cantante rap vincitore della categoria “nuove proposte” dell’edizione di Sanremo 2014, il quale si è esibito sul palcoscenico cantando le sue canzoni seguito da una folla di fan che hanno ac-
compagnato la sua esibizione. Il giorno seguente invece, ad esibirsi sono stati modelli che hanno sfilato durante il gran galà di moda, il tutto accompagnato dall’esibizione di giovani artisti del paese. Ad una cittadina come Casalnuovo, manifestazioni di questo genere non fanno che bene, in quanto aiutano a promuovere la propria cultura e le antiche tradizioni così da poterle tramandare ai più giovani e non lasciare che esse finiscano nel dimenticatoio. In questo modo la propria città non diventa un luogo da cui evadere, ma un posto in cui non mancano opportunità di divertimento e interesse.
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IDA PICCOLO
LA STAR DELLE FICTION ITALIANE A FRATTAMAGGIORE
Il 27 settembre in Piazza Umberto I a Frattamaggiore si è tenuto il grande evento dell’anno “Dolce per te sotto le stelle” di cui ne ha fatto parte il sovrano della bellezza e virilità Gabriel Garko, voluto fortemente dal pasticciere Rocco Paolella, ideando l’avvenimento e attirando a sé migliaia di ammiratori e stimatori dell’attore torinese, avvalendosi di un’agenzia di grandi spettacoli di Casandrino “La nuova Napoli” di Domenico Landolfo. Dal palcoscenico alla testata giornalistica gli abbiamo fatto tante domande con l’aiuto anche del pubblico per smentire pettegolezzi e gossip su Garko. Ciao Gabriel, alcuni siti affermano di una presunta crisi con Adua Del Vesco, tua attuale fidanzata, è vero? “Assolutamente no, distaccati ma la crisi non c’è mai stata, ma in realtà sto bene con lei e la storia continua”. E il matrimonio è in arrivo? Pensi di crearti una famiglia? “Il matrimonio non ci sarà, ma mi piacerebbe diventare papà; può anche darsi (ridendo), confesso il desiderio di paternità”.
Hai lasciato i panni e i conflitti di Tonio Fortebracci con la 5a edizione dell’ultima stagione, ma ritornerà la fiction “onore e rispetto”? “Resterà solo un bel ricordo, sicuramente ci saranno repliche; mi fermo televisivamente, ci sono altri progetti che poi vi svelerò, sto preparando anche una tournée teatrale e approderò anche in questa città “Napoli” dove sono di casa e il calore della gente mi carica sempre di più”. Quali sono le tue abitudini e cosa ami fare? “Sveglia puntualissima alle 7,00, colazione, studio, allenamento poi a lavoro, così passo le mie giornate”. Tra il cinema e il teatro dove ti rivedi di più? “In entrambi, per me sono due forme d’arte differenti ma coincidono enormemente specie per chi ama e con passione rende il proprio lavoro impeccabile”. Così ha concluso la star, rispondendo a tantissime domande dei fans che con gioie e pianti manifestavano il grande amore per il Divo Italiano.
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