Ticino Business

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nr. 1 / Gen./Feb. 2010


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Sommario

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Gennaio/Febbraio 2010 Strong opinion Editoriale Contromano Il Tema

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Ospite Ospite Biblioteca liberale Diritto Attualità Attualità Attualità Attualità Attualità Attualità Eventi

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Formazione Osec Fiere internazionali Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci

nr. 1 / Gennaio 2010

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RSI: un'azienda importante per il Ticino, ma che deve rinnovarsi Nuove sfide e vecchi difetti Stipendi di Stato, fisco e sussidi pubblici, la via ticinese al socialismo Occupazione, donne e maternità, la politica familiare alla prova della rivoluzione nel mercato del lavoro Primi passi verso la conciliabilità We are family: il congedo paternità Lavoro e famiglia, esempi pratici pronti per l’uso Conciliare lavoro e bambini aprendo un asilo nido aziendale Conciliabità tra lavoro e... Le molteplici tessere del mosaico Storie di furti e belle notizie: il 7 marzo c’è tutto da guadagnare! Anche il 2010 all’insegna della mobilità sostenibile nelle aziende! ESPOprofessioni 2010 Piazza Riforma, il nuovo giornale della Città di Lugano Il “Continente” giapponese e l’accordo di libero scambio con la Svizzera, il 1° marzo 2010 CADES acquisti, il 2 marzo 2010 Corsi proposti dalla Cc-Ti Economista aziendale nelle arti e mestieri diplomato Commercio estero I prossimi appuntamenti FPCE IPT - Integrazione per Tutti Stierlin SA Migros Ticino SI Ascona – Società Imprenditori di Ascona Boss Editore SA Salone Rosi - Gierrevi SA Arch. Paolo Ortelli, SSIC TI Winteler SA NOSI SA

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Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti

RSI: un'azienda importante per il Ticino, ma che deve rinnovarsi

La difficile situazione finanziaria della RSI preoccupa molto l’opinione pubblica ticinese non fosse altro perché la RSI la guardano o ascoltano tutti ed è il più grande datore di lavoro del Cantone dopo lo Stato. Quando un’azienda si trova in difficoltà è perché non copre più i costi con i propri ricavi; per quanto banale possa sembrare o si aumentano quest’ultimi (leggi canone) o si riducono i primi (costi). La riduzione dei costi è la strada che intende seguire la RSI. Premetto che nonostante creda fermamente che il mercato e la libera concorrenza siano pilastri insostituibili per il buon funzionamento di un’economia liberale, i media radio televisivi sono un’eccezione. Per beni e servizi che usiamo quotidianamente, il mercato è la soluzione migliore, propone prodotti al minor costo possibile per tutte le fasce di acquirenti e la qualità non viene alterata dalla concorrenza. Diverso è il mondo radiotelevisivo in cui, invece, il consumatore ha poco o nulla da dire su ciò che la rete gli propone. Il meccanismo che regola la concorrenza televisiva è soltanto una misura di ascolto quantitativa e non qualitativa. La rete deve far numero e lo misura con un criterio definito in vari modi come quota di mercato, percentuale di ascolto, auditel, audience; ecc.. La rincorsa dei numeri causa un abbassamento della qualità, come è successo in USA dove le televisioni private (quelle pubbliche sono quasi inesistenti) da anni rincorrono l’audience (quantità) a scapito della qualità. Il motivo è che sbandierando numeri alti di ascolto si ottiene più pubblicità fonte principale di entrata per le TV e radio private. Da noi c’è il canone obbligatorio, una delle tante tasse che siamo costretti a pagare, e ciò si giustifica con il fatto che la RSI è un servizio pubblico. Cosa è il servizio pubblico? Una definizione accettabile potrebbe essere: un servizio che ha per oggetto cose pubbliche e come fine l’interesse generale. Esso serve un interesse pubblico su materie di importanza pubblica. Il concetto di qualità è implicito in questa definizione, non si soddisfa il criterio di

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servizio pubblico cercando di acchiappare tutti. Così era la nostra RSI quando non c’era l’assillo della quota di mercato; è durato un trentennio. Avendo il canone garantito non ci sarebbe nessun motivo per istaurare il dogma dell’audience che oggi imperversa sovrano negli studi radiotelevisivi. Ci dicono che per raccogliere pubblicità, sia indispensabile. Ma non bastava il canone? Che bisogno c’era di espandersi per invadere con l’arroganza del monopolio il mercato pubblicitario mettendo in difficoltà gli altri media (privati) usando soldi pubblici? Perché seguire a tutti i costi una strategia espansiva in un mercato granitico? Ora non bastano più né il canone né la pubblicità a coprire i costi. Il che non stupisce perché da anni siamo 300'000 abitanti, ma la RSI ha più che triplicato il personale. Per un monopolio statale che non sottostà alle regole di mercato, l’imperativo non è crescere à tout prix ma offrire qualità. Certo, l’espansione della RSI non è solo una conseguenza della maggior offerta di servizi (non tutti richiesti); gioca un ruolo importante anche la lottizzazione partitica all’interno dell’ente. Per offrire carriere ai membri meritevoli di un qualsiasi partito, ci si rivolge allo Stato, agli enti statali (BdS, AET, ecc.) e alla RSI. Basta vedere la composizione del Consiglio di amministrazione RSI per capire che il celebre Manuale Cencelli, tanto amato nella vicina Repubblica, ha fatto scuola anche da noi. Mi pare evidente che in queste condizioni, mettere mano alla forbice non sarà così facile. E comunque, conoscendo le abitudini dell’ente, la falce si abbatterà sui quadri medi e inferiori come se fossero loro i responsabili della pessima situazione finanziaria. In tanti anni, (di cui 30 come collaboratore), non ho mai visto direttori andarsene come è usanza nelle aziende private. Da noi chi sbaglia va a casa. Per gli enti statali è diverso; chi sbaglia non soltanto non se ne va, ma viene incaricato di mettere a posto la situazione, contravvenendo a un principio fondamentale di buona gestione, e cioè che non si ripara un errore con la testa di chi quell’errore l’ha


compiuto. E che il management abbia una responsabilità grave in un dissesto di questa portata, mi sembra evidente. Perché un buon manager deve saper prevedere dove va il mercato e da dove arrivano le batoste. Ma ex-ante, non con il senno di poi. Per terminare, mi rivolgo al futuro con un breve accenno all’offerta di programmi, senza entrare in dettaglio. A me pare che nel palinsesto televisivo la cultura manchi quasi totalmente. Poca letteratura, zero teatro, pochissima musica, poche trasmissioni di approfondimento che non siano legate all’informazione o alla cronaca. E giochi il cui livello è talmente basso da creare imbarazzo anche a uno scimpanzé. Perché? Perché la cultura è noiosa e fa scappare il pubblico. Alla seconda affermazione rispondo che finché i ricavi sono garantiti da soldi pubblici non c’è da preoccuparsi più di quel tanto. Se il pubblico che scappa è quello del grande fratello, meglio così. Sul primo punto invece, che la cultura sia noiosa, rispondo che non è vero. Dipende da chi la fa e come. Esiste un modo intelligente di far cultura, divulgando quasi tutti gli argomenti tenendo livelli alti. Italo Calvino nelle sue “Lezioni americane” (‘85) tra i valori da portare nel 2000 propone anzitutto la leggerezza. Lo riferisce alla letteratura, ma si può estendere alla cultura in generale oltre che alla vita. Leggerezza è un modo di essere e non vuol dire superficialità. Leopardi è pesante? No, certo. Non lo sono nemmeno Kafka, Dante, Emily Dickinson, Chopin, Ravel, Coltrane, Picasso, Klee, Jean Nouvel, Shaekspeare, Puccini, per citare qualche nome a caso. Si può trasmettere la conoscenza con leggerezza mantenendo lo spessore. Questo dovrebbe fare maggiormente la nostra RSI: (Rete 2 fa già bene, e quasi sempre), leggeri nella forma, con spessore nei contenuti: Dario Fò, Baricco, Lella Costa, Piero Angela, Paolini e altri, sono personaggi che inscenano la cultura appassionando il pubblico. Vuol dire che è possibile. Anzi, è un dovere perché infischiandosene dell’audience, si ritorna alla dimensione for-

mativa, seminando oggi per raccogliere fra 10 anni, come nella ricerca. Fra i compiti principali di un servizio pubblico c’è anche quello di combattere l’analfabetismo di ritorno sempre più presente. Quello che scrive il Professor Zambelloni a proposito del rapporto Pisa dovrebbe far riflettere il sesto piano dell’ente affinché pur rispettando le regole che si impongono per una corretta gestione aziendale, si trovi il coraggio di innovare in un campo, quello culturale, totalmente dimenticato da anni grazie all’ubriacatura per i numeri. Molti pensano che il futuro ci riservi grosse sorprese come la TV on demand. Sarà una vera concorrenza? Non ne sono sicuro. La RSI è una radio televisione di nicchia. Se punta alla qualità sopravvive. Ampliamo per esempio i programmi rivolgendoci agli italofoni oltre Gottardo per interessarli e legarli a noi con programmi che non siano rivolti solo al nostro amato ombelico insubrico come avviene ora. Lasciamo da parte l’audience, come fa la BBC, manteniamo il buon livello di informazione e l’ottima programmazione di film e apriamo quei campi (leggi cultura) in cui da anni siamo assenti, pur con rispetto per l’importanza di sport e attualità. Il piano di ristrutturazione proposto per risolvere i problemi è un piano fatto da contabili. E non tocca nemmeno lontanamente la composizione del CdA. Un breve ripasso delle regole di corporate governance svizzere servirebbe a focalizzare almeno due punti fondamentali per una corretta gestione, oggi ignorati: il conflitto di interessi e l’indipendenza dei singoli amministratori. Woody Allen diceva che gli “americani non gettano mai via i loro rifiuti. Li trasformano in show televisivi”. Meglio evitare, non vi pare?

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Editoriale di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti

Nuove sfide e vecchi difetti Fra le molte sfide, anche epocali, che la nostra società deve affrontare vi è senza dubbio quella di rendere conciliabili gli impegni professionali e quelli familiari, soprattutto perché ormai, per scelta o per necessità, vi sono diversi modelli di vita familiare di cui occorre tenere conto. Abbiamo quindi ritenuto opportuno dedicare buona parte di questo Ticino Business ad un tema che necessita approfondimenti per capire quali siano le possibili vie per affrontarlo in modo costruttivo nel futuro prossimo. Come sempre le ricette proposte sono numerose, ma non sempre idonee. Basti pensare che qualche mese fa la Confederazione annunciò pomposamente la possibilità di aiuti finanziari per progetti di creazione di asili-nido, salvo poi varare parallelamente un cervellotico progetto di Ordinanza con assurde disposizioni per la custodia di minori da parte di terzi (ad esempio con un obbligo di autorizzazione cantonale per qualsiasi parente, eccettuati i nonni, che avesse avuto l’intenzione di occuparsi di bambini per oltre due giorni). Fortunatamente l’Ordinanza è stata affossata durante la procedura di consultazione, ma essa dimostra che tutto sommato si sta navigando a vista e in modo scoordinato, senza chiare strategie per rendere effettivamente conciliabili lavoro e famiglia e ragionando solo su vetusti schemi legati a sussidi e burocrazia onnipresente. Anche per un’azienda creare un asilo-nido è oneroso e difficile, per cui la buona volontà, che non manca, non è sufficiente. È quindi particolarmente importante ragionare su quei pochi modelli certi che esistono e che hanno già dato buoni frutti, anche in Ticino. È il caso ad esempio del partenariato pubblico-privato, che permette interessanti collaborazioni in particolare fra i comuni e le aziende per organizzare strutture di accoglienza, con benefici per tutti. Per le famiglie in primis, ma anche per le aziende, che possono mantenere il personale femminile e quindi un importante capitale di know-how e pure per l’ente pubblico che, con facilitazioni poco costose, rimane attrattivo per aziende e dipendenti. Nell’ottica delle nuove sfide rientrano anche tutti gli sforzi di diversificare e rafforzare la struttura economica del nostro Cantone e di attuare le riforme più che necessarie per riuscire a reggere il confronto con una concorrenza nazionale ed internazionale che non concedono sconti a nessuno, come i fatti degli ultimi mesi dimostrano ampiamente. Anche qui sono molte le proposte e le idee che meritano approfondimenti, ma il tempo è poco e non possiamo indugiare troppo per trovare soluzioni innovative e coraggiose. Rimanere bloccati dalle sterili contrapposizioni ideologiche che impediscono ogni discussione costruttiva potrebbe avere conseguenze gravissime sul futuro del Ticino. Esemplare il fatto che la coraggiosa proposta formulata dal Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE) per un’amnistia fiscale cantonale e una riduzione della fiscalità dei redditi elevati sia stato immediatamente impallinato, senza che nemmeno ne fossero noti né discussi i contenuti di dettaglio. Questo malgrado il fatto che il recente studio del Professor Marco Ber-

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nasconi, la cui autorevolezza ed indipendenza di pensiero sono al di sopra di ogni sospetto, abbia chiaramente evidenziato l’assoluta necessità di intervenire sulle aliquote dei redditi alti, che contribuiscono al gettito fiscale cantonale nella misura del 27% circa. Mica roba da poco. Eppure è più facile nascondersi dietro facili slogan di presunti regali ai ricchi, perché così si evitano scomode discussioni sui compiti dello Stato e sulla spesa pubblica, assolutamente intoccabili. Inoltre, così facendo, ci si culla nell’illusione che la produzione di ricchezza sia scontata e che l’unico problema sia quello della redistribuzione, mentre le cose stanno ovviamente molto diversamente. Se la Cc-Ti non aveva ritenuto fondamentale lo sgravio dello 0,5% sull’utile aziendale rifiutato dal popolo, l’impegno a sostegno delle nuove proposte del DFE sarà invece totale, perché un’amnistia fiscale sarebbe utile e uno sgravio sui redditi alti fondamentale, anche perché si tratterebbe finalmente di una modifica strutturale e non di una semplice misura isolata. È quanto da tempo la Cc-Ti auspica, visto che già in occasione della nostra Assemblea generale dello scorso mese di ottobre abbiamo chiaramente sottolineato come misure fiscali di tipo strutturale, concernenti sia persone giuridiche che fisiche, fossero assolutamente necessarie. Pertanto questa deve essere l’occasione di procedere a quelle riforme che potrebbero portare anche all’insediamento di nuove aziende in Ticino. Basti pensare al fatto che numerose società di gestione di hedge Funds stanno lasciando Londra a causa di pesanti inasprimenti fiscali e non tutte queste società si stanno insediando a Ginevra, come in un primo tempo ipotizzato. La fiscalità ginevrina e le difficoltà legate all’alloggio (prezzi e disponibilità) fanno sì che alcune persone giuridiche si siano stabilite a Neuchâtel, Cantone non certo noto per essere un paradiso fiscale. Il Ticino ha quindi ottime carte da giocare e sarebbe un peccato mortale non valutare le possibilità di offrire sbocchi interessanti a questo tipo di attività. È ovviamente solo un esempio fra tanti. Basta non dormire… Un altro tema che ci sta particolarmente a cuore è ovviamente quello dei rapporti fra Ticino e Berna ed in particolare del rafforzamento della nostra presenza nella Capitale federale. Se ne è discusso nelle scorse settimane e la Cc-Ti è convinta che si tratti di qualcosa di indispensabile. Ci stiamo quindi muovendo per poter designare in tempi rapidi una persona che funga da punto di riferimento soprattutto verso l’Amministrazione federale e che possa collaborare strettamente anche con la Deputazione ticinese alle Camere federali. Peccato che il Cantone non sia riuscito a realizzare un’operazione simile, ma visto che gli interessi in gioco sono parecchi e non sempre convergenti, i tempi ovviamente si allungano. È per questo che, senza polemiche, abbiamo deciso di muoverci, sperando che questo possa stimolare una maggiore compattezza del Ticino verso Berna. Non dimentichiamo che se non siamo ascoltati spesso è anche e soprattutto colpa nostra.


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Contromano di Alessio del Grande

Stipendi di Stato, fisco e sussidi pubblici, la via ticinese al socialismo

Bastano pochi numeri per capire che in Ticino c’è qualcosa che non va. Che qualcosa non funziona più nella politica, nell’economia e nella società: ✓ 330 mila abitanti e 112 mila cittadini sussidiati in un modo o nell’altro dallo Stato, quasi la metà della popolazione residente; ✓ 200 mila occupati di cui un buon 22% manodopera frontaliera, impiegata nell’industria, nei commerci e in tante altre attività del terziario. Circa 45 mila lavoratori senza i quali la produzione cantonale di beni e servizi si fermerebbe, nonostante si imprechi spesso contro di loro perché “rubano” il lavoro ai ticinesi e intasano il traffico con le loro colonne d’auto; ✓ i frontalieri aumentano e, intanto, l’Ufficio cantonale del Lavoro a dicembre ha registrato un tasso di disoccupazione del 5,7%, quasi 8.500 disoccupati e 11.697 persone in cerca di un impiego, secondo le stime ufficiali. Stando ad altri calcoli, l’area dei senza lavoro sarebbe molto più vasta, mentre nell’ottobre scorso si contavano 176 aziende in orario ridotto con 240.886 ore di lavoro perse; ✓ un’industria che nelle sue componenti più competitive e innovative è orientata sulle esportazioni, ma che si scontra all’interno del Paese con un clima di chiusura e velleità protezionistiche che pretenderebbero di murare le frontiere, sebbene il PIL, il prodotto interno lordo cantonale, nel giro di un anno sia diminuito di un buon 3%; ✓ oltre 42 mila cittadini, ossia il 13% della popolazione, esentasse per reddito insufficiente. Un Cantone con un substrato fiscale sempre più fragile: soltanto 143 mila contribuenti, dei quali l’80% dichiara un imponibile sotto i 60 mila franchi e un 5% di contribuenti che da solo paga il 45% delle imposte. Su uno gettito fiscale complessivo di 632 milioni di franchi delle persone fisiche, ben 170 milioni sono versati all’erario da cittadini con redditi al di sopra dei 250 mila franchi. Una fascia di contribuenti facoltosi che il Ticino rischia, però, di perdere, perché troppo penalizzata dal fisco e che in altri cantoni troverebbe di sicuro condizioni fiscali più vantaggiose, come avvertiva non molto tempo fa uno studio della SUPSI curato da Marco Bernasconi; ✓ il Ticino turistico, altro settore chiave dell’economia locale, da un ventennio ormai perde posti letto e pernottamenti, scivolando sempre più in basso nella classifica nazionale delle mete preferite dalla clientela svizzera e internazionale. Tuttavia orari più flessibili per negozi e altri servizi che potrebbero anche

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incentivare e sostenere il turismo sono osteggiati ferocemente dai sindacati; ✓ una quota consistente di residenti vive di stipendi di Stato grazie ad un’amministrazione cantonale con un organico ipertrofico se paragonato a quello degli altri Cantoni, ad uffici federali, comunali e di altri enti pubblici o parapubblici. In una realtà come quella ticinese che per numero di abitanti equivale appena ad una cittadina italiana o ad un paesone dell’hinterland milanese, la Rsi, azienda parastatale, con oltre mille dipendenti, è il secondo datore di lavoro del Cantone. E si potrebbe continuare con tanti altri esempi che denotano pericolosi squilibri nel sistema economico e sociale, ma soprattutto una realtà ripiegata su stessa, priva di visioni e progettualità, capaci di stimolare la produzione di vera ricchezza e rivitalizzare la società con una forte spinta verso la modernizzazione. Della brutta aria che ormai tira in Ticino si è avuto un chiaro segnale nel novembre scorso con la bocciatura in votazione popolare dello sgravio fiscale, appena lo 0.5%, per le aziende che fanno utili. Partito socialista, frange radicali e sindacati si sono mobilitati in massa contro quello che hanno spacciato come un “regalo ai ricchi”. Produrre ricchezza senza produrre in perdita, non merita di essere premiato con un pur minimo alleggerimento fiscale. Per la sinistra, politica e sindacale, il fisco non è semplicemente una leva della politica economica: tasse e imposte non servono solo per far funzionare in modo efficiente i servizi per i cittadini, sono soprattutto uno strumento per ridistribuire la ricchezza. Per finanziare un sistema di sussidi che sta creando sempre più dipendenza dallo Stato e per mantenere apparati amministrativi di anno in anno più grandi e costosi. La lotta di classe ormai la si fa usando il maglio del fisco. Tant'è che il PS ha già preannunciato un referendum contro un eventuale sgravio fiscale per i contribuenti più facoltosi. Alla radice di tante distorsioni e squilibri del sistema, c’è questa regressione politica, che ha innescato una pericolosa deriva statalista e assistenziale, ma anche culturale. Invece, quello di cui il Ticino avrebbe oggi più bisogno è proprio una politica fiscale che liberi per le imprese risorse da usare per nuovi investimenti e che lasci anche più soldi in tasca ai cittadini per sostenere risparmi e consumi. Ma non è solo una questione di soldi. Soltanto incentivando, premiando l’iniziativa privata e la responsabilità personale potrà ripartire una vera ripresa. Perché è da qui che si può ritrovare quella voglia di fare, rischiare e sognare che eviterà al Cantone di avvitarsi su se stesso.


Il tema di Alessio del Grande

Occupazione, donne e maternità, la politica familiare alla prova della rivoluzione nel mercato del lavoro

Con l’arrivo del 2010 negli Stati Uniti è stato raggiunto un traguardo impensabile sino a qualche decennio fa: il numero di donne che lavorano ha eguagliato quello degli uomini. L’altra metà del cielo si è saldamente insediata a terra occupando il 50% del mercato del lavoro. La percentuale era del 33% appena una sessantina d’anni fa e del 45% nel 1970. Per coprire questo scarto del 5% ci sono voluti altri 40 anni, ora però si profila addirittura il sorpasso. Nelle università americane le studentesse hanno superato gli studenti sia per le iscrizioni che per lauree e diplomi. Nel 2011 le universitarie saranno oltre due milioni e mezzo in più. Scuola e mondo del lavoro si tingono sempre più di rosa. Sebbene negli altri Paesi avanzati la marcia delle donne nella formazione e nel lavoro non sia così veloce, il trend è comunque analogo. In Svizzera già qualche anno fa una statistica federale rilevava che il 68% delle madri con figli di età inferiore ai 15 anni erano professionalmente attive. In cifre assolute circa 516 mila donne. Ma nella Confederazione, come in tanti altri Paesi, le politiche sociali e familiari non pare abbiano recepito questa rivoluzione del mercato del lavoro, offrendo strutture e servizi più mirati e diffusi alle madri che lavorano. Per quanto si lamenti sempre l’allarmante declino demografico, maternità e cura dei figli restano purtroppo assai spesso inconciliabili col lavoro. A stimolare questa radicale trasformazione nella composizione della forza lavoro hanno contribuito i movimenti di emancipazione femminile, la scolarizzazione di massa e l’uso diffuso della pillola anticoncezionale che, nel bene o nel male, ha liberato le donne dal concetto di maternità come inevitabile destino biologico, per farne invece una scelta consa-

pevole e persino programmabile. Non meno importanti sono stati, però, i profondi mutamenti di questi ultimi decenni negli assetti produttivi e nel lavoro stesso. Flessibilità, tempo parziale, impieghi a tempo determinato, esternalizzazioni, telelavoro e tante altre nuove modalità di lavoro hanno indubbiamente favorito l’occupazione femminile. Le donne, inoltre, per talune specifiche qualità di genere rappresentano pure un’ “intelligenza produttiva” più rispondente a modelli aziendali del postfordismo, che si è lasciato alle spalle la fatica pesante della semplice forza muscolare e la tradizionale routine dei vecchi e gerarchizzati saperi maschili. Tuttavia, sia negli Stati Uniti che altrove quella delle donne sul mercato del lavoro non è stata e non è tutt’oggi una marcia facile. La parità con gli uomini nelle retribuzioni non è ancora pienamente garantita e l’accesso ai vertici di molte professioni è sempre limitato da strettoie e condizionamenti duri a cadere. Ma resta in gran parte irrisolta, soprattutto, la contraddizione di sempre tra produzione e riproduzione, tra il diritto-bisogno di accedere ad un lavoro e il sacrosanto diritto-bisogno naturale della maternità. Lo dimostra ancora una volta il caso degli USA dove un terzo delle laureate preferisce, o è costretta preferire, il lavoro non pagato di mamma a quello di un impiego retribuito in ufficio o in fabbrica. Nonostante in Europa la tutela della maternità e della condizione di lavoratrice madre sia più sostenuta con aiuti e servizi sociali che non negli USA, anche qui, Svizzera compresa, resta parecchio da fare. C’è da capire innanzitutto che la famiglia può essere la più grande risorsa di un nuovo modello di Welfare State non più incardinato sull’assistenzialismo passivo, bensì sul sostegno all’attivazione e al

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Il tema di Alessio del Grande

senso di responsabilità personale. Benessere delle famiglie e benessere sociale sono le due facce della stessa medaglia. Perché la famiglia significa legami, solidarietà spontanea, relazioni che durano nel tempo, trasmissione di valori, identità, cultura e di senso di appartenenza ed è attorno ad essa che si tessono quelle reti di prossimità che solidificano la coesione sociale. È nella famiglia che trovano una prima risposta i bisogni di protezione e di cura con un ricco insieme di relazioni e scambi. La famiglia non è, dunque, solo portatrice di bisogni, ma anche di soluzioni e innovazioni. Una dote che purtroppo è stata mortificata da una malintesa politica sociale e assistenziale, che l’ha progressivamente espropriata di questa sua qualità naturale con l’intrusione sempre più invasiva dello Stato nella sfera domestica. La famiglia come nucleo primario di un Welfare leggero, più incisivo e meno dispersivo, non può prescindere dal suo attributo più importante, i figli. Se si vuole davvero recepire la grande rivoluzione della presenza sempre più massiccia delle donne nel mondo del lavoro, e trasformarla in una politica familiare per nuove opportunità di crescita economica e sociale, bisogna ripensare tutto il sistema

di protezione della maternità e della cura dei figli. La gamma delle misure possibili che si stanno sperimentando in diversi Paesi è assai diversificata e investe tutti gli ambiti della vita lavorativa e sociale: da un maggior numero di asili nidi - facendo di più leva sull’iniziativa privata e su una meno rigida e disincentivante regolamentazione di Stato - agli orari calibrati nelle scuole, dai congedi maternità/ paternità ai trasporti con agevolazioni tariffarie per le madri, dai bonus per facilitare l’accesso e la scelta delle scuole private ai voucher per le baby sitter, dagli asili aziendali allo job sharing, al telelavoro, alla mensa aziendale col take away per il pranzo o la cena da portare a casa. Nel “Manuale per le PMI. Lavoro e famiglia” della SECO, che Ticino Business presenta nella pagina di Biblioteca liberale, sono riportate alcune esperienze significative fatte in Svizzera e tanti consigli concreti per conciliare lavoro e famiglia nelle piccole e medie imprese. Una lettura stimolante per capire che impiego, maternità, famiglia e impresa non sono realtà separate e incomunicabili, ma che possono essere un nuovo percorso verso una dimensione condivisa, socialmente ed economicamente più arricchente.

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Ospite di Lisa Pantini

Primi passi verso la conciliabilità L'esperienza di IBSA SA

Monica Lucci ed Ellen Metzger

La testimonianza di IBSA e del suo asilo nido aziendale “Primi passi” è preziosa perché ci aiuta a capire quali possono essere le misure da adottare per un’impresa che, per essere al passo con i tempi e dare un valore aggiunto ai propri dipendenti, desidera introdurre misure adeguate per garantire un clima aziendale efficiente e adatto ad una politica del personale aperta alla famiglia ed alla conciliabilità tra posto di lavoro e famiglia. I

vantaggi per il personale sono di tipo immateriale in termini di serenità e produttività, di riduzione delle assenze, di miglioramento generale della qualità di vita dei dipendenti. L’asilo nido va visto come un supporto per le famiglie nella scelta educativa dei figli, ma anche come uno strumento utile ad aiutare quei genitori che devono lavorare e non vogliono rinunciare alla gioia di una famiglia. Perché può essere interessante affrontare il discorso del nido aziendale? Innanzitutto il nido permette di conciliare le scelte professionali e familiari di entrambi i genitori, inoltre sostiene le famiglie nella scelta della genitorialità e nell'educazione dei figli. Diventare papà e mamma oggi non può e non deve essere un sacrificio. Infine offre ai bambini un luogo di formazione, cura e socializzazione che permette loro una crescita armonica e completa. Garantisce benessere e permette di sviluppare le loro potenzialità cognitive, affettive e sociali. Il rientro del dipendente in azienda dopo l’esperienza di divenire genitore è, nella maggior parte dei casi, garantito.

IBSA: UN BREVE PROFILO IBSA - INSTITUT BIOCHIMIQUE SA è un azienda farmaceutica con sede a Lugano, fondata nel 1945, condotta

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Ospite di Lisa Pantini

oggi dal Presidente, Dott. Licenziati. Nel 1985 IBSA è stata rilevata dall’attuale proprietà, iniziando uno sviluppo che l’ha portata alle odierne dimensioni; infatti oggi IBSA è presente in più di 50 Paesi nel mondo, occupa circa 500 dipendenti in Svizzera, ripartiti su 13 siti, circa 750 nel resto del mondo. La media degli occupati secondo il sesso è quasi paritaria: 51% donne e 49% uomini. L’azienda conta una media di circa 19 nascite annuali, e lo zero % di abbandoni del posto di lavoro dopo il parto da parte delle neo mamme.

“PRIMI PASSI” – L’ASILO NIDO DI IBSA “Primi passi” apre i battenti a gennaio 2009, dopo un intenso anno di preparazione e strutturazione. Il nido, che sorge a pochi passi dalla sede IBSA di Pambio Noranco, in via La Risciada 48, è aperto dalle 7.00 alle 18.00, copre tutta la giornata per far fronte a tutte le necessità dei papà e delle mamme che lavorano; è sempre aperto, dato da non sottovalutare (tranne, è bene dirlo due settimane di chiusura per manutenzione). Ad oggi ospita 38 bimbi, con più di dieci in lista d’attesa. “Primi passi” accoglie bambini dai tre mesi ai quattro anni, suddivisi in tre classi: neonati e bebé (3 mesi – 1 anno), mezzani (1–2 anni) e grandi (dai 2 ai 4 anni). Non è riservato solo ai figli dei dipendenti IBSA, ma è aperto anche a bimbi di alcune aziende site in zona e a bambini dei Comuni limitrofi. Il nido “Primi passi” IBSA è autorizzato ad operare dal Cantone Ticino, poiché ha superato le norme imposte dalla Legge in merito. Bisogna sottolineare che IBSA ha stabilito di andare oltre queste normative, aggiungendo personale supplementare per la sicurezza ed il benessere totale dei piccoli ospiti.

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✓ COME NASCE IL PROGETTO ASILO NIDO Il progetto Primi passi nasce grazie alla passione e allo studio della Direttrice, Ellen Metzger, che dopo la maternità ha ripreso gli studi, conseguendo una laurea in Scienze dell’educazione. Con diverse esperienze di creazione e conduzione di nidi in Italia, ha sottoposto al Dottor Licenziati, Presidente di IBSA SA, il suo progetto per un nido aziendale a misura di bambino. Allo stesso tempo già in IBSA i dipendenti stavano manifestando il forte desiderio di avere un nido sicuro dove portare i loro pargoli. ✓ I DIPENDENTI PRIMI PASSI Oggi “Primi passi” dà lavoro a 9 persone (educatrici diplomate, una cuoca e la Direttrice). Tutto il personale è fisso, in quanto si è cercato di creare una continuità per il benessere del bambini. Si è creato un clima di completa fiducia che favorisce l’ambiente del nido, il benessere dei bambini e la conciliabilità tra la famiglia e il lavoro per i genitori, che sanno sempre dove è il proprio piccolo e che sta bene perché è in buone mani. Il personale è stipendiato dalla Fondazione IBSA for Children, che è parte integrante di IBSA SA. Si è voluto puntare sulle persone e sul loro valore e non sul guadagno monetario per l’azienda. Il nido, va sottolineato, non è un’attività che porta un guadagno all’azienda, se non in termini di visibilità, fiducia e soddisfazione dei dipendenti, poiché sentono che è stato fatto qualcosa per loro e si sentono parte di un insieme, grazie a un servizio che stimola anche la loro motivazione. Il nido riceve alcuni contributi cantonali.


✓ LA STRUTTURA L’asilo nido è nuovo. È stata scelta una location con lo spazio necessario secondo i rigidi dettami normativi cantonali, in uno stabile di recente costruzione, con diversi posteggi a disposizione. In circa 18 mesi è stato progettato e strutturato il tutto. Lo spazio a disposizione è stato modulato e studiato da architetti che hanno lavorato con un team di educatrici e pedagogisti, affinché la realizzazione procedesse secondo elevati standard di qualità sia per i materiali e la struttura, sia per l’equilibrio del bambino. ✓ GLI INCENTIVI IBSA AI PROPRI DIPENDENTI I costi delle rette del nido non sono esorbitanti e rientrano nella media dei costi per un asilo nido. IBSA offre un vantaggio per i propri dipendenti che iscrivono il figlio al nido, nella misura di una percentuale di sconto sulla retta mensile, sconto proporzionato al reddito del dipendente. VERSO LA CONCILIABILITÀ: LE MISURE ADOTTATE DA IBSA SA Un tasso di abbandono del posto di lavoro post parto pari a… zero. Nessuna mamma ha scelto solo la famiglia, ma ha continuato a mantenere il lavoro e badare alla propria famiglia allo stesso tempo. Alla base di questo successo vi è una misura di incoraggiamento che IBSA ha voluto introdurre: il tempo parziale per le mamme che rientrano in azienda dopo il congedo maternità di 16 settimane. Un tempo parziale fino al 70%, prolungabile sino al compimento del primo anno di età del neonato, e oltre a ciò, la possibilità di estensione dello stesso tempo parziale per ulteriori tre mesi (fino al compimento dei 15 mesi del bambino). In aggiunta è prevista, per quanto concerne i papà, la possibilità di convertire parte dei giorni di ferie in permessi per accudire i figli, spiega Monica Lucci, HR Manager presso IBSA SA. PROPOSTE FUTURE: VALUTAZIONE E ANALISI Confermandosi quale azienda all’avanguardia, IBSA e la Fondazione IBSA for Children stanno vagliando due progetti su cui intervenire per migliorare ancora la conciliabilità, riuscendo a conciliare lavoro e famiglia in maniera esemplare:

- “Servizio di baby sitting a domicilio”: si vorrebbe far sì che le educatrici del nido possano essere anche a disposizione dei genitori, ad esempio per recarsi al domicilio del bambino se fosse malato e il genitore dovesse lavorare, o eventualmente anche la sera come “baby sitter”; - “Colonia estiva per bambini”: progetto in fase di studio, che vorrebbe porsi come utile strumento per le famiglie dei dipendenti IBSA quando i genitori lavorano e le scuole e gli asili sono chiusi. Nella maggior parte dei casi l’estate è un periodo problematico per “piazzare” i figli… IBSA con questa iniziativa vorrebbe proporre ai propri dipendenti una valida alternativa.

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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Rosy Croce, Capo Dipartimento Risorse Umane di Migros Ticino

We are family: il congedo paternità Migros Ticino ha introdotto il congedo paternità di 4 settimane, per tutti i dipendenti, un'ulteriore importante misura a sostegno della politica famigliare dell’azienda, che si affianca a quello di maternità Rosy Croce

Il congedo paternità è una misura molto innovativa nell'ambito delle politiche di sostegno alle famiglie, come siete arrivati a questa decisione? “Migros ha da sempre una politica attenta alla famiglia, anche per il congedo maternità, che offriva condizioni all'avanguardia già prima che questo venisse riconosciuto a livello legislativo dalla Confederazione nel luglio 2005. Per migliorare la conciliabilità tra professione e famiglia, dettata dalla nuova organizzazione nei ruoli famigliari, sempre più donne sono attive nel mondo del lavoro e sempre più uomini vicini alle tematiche legate alla paternità, Migros ha deciso di offrire anche agli uomini un congedo che permettesse di contribuire attivamente agli impegni che la nascita di un figlio comporta. Questo promuove inoltre un'effettiva parità tra uomo e donna a livello di responsabilità e gestione quotidiana della famiglia”. In che modo è strutturato il vostro congedo paternità? “Il congedo paternità è della durata complessiva di 4 settimane durante il primo anno di vita del bambino. Due settimane sono pagate dall'azienda e in più il collaboratore può chiedere altre due settimane sotto forma di congedo non pagato. Si può usufruire di queste settimane anche in singole giornate”. Come si integra questo congedo paternità con quello maternità e con le politiche del personale di Migros in favore della famiglia? “Oltre al congedo maternità che attualmente da diritto all'intero salario per 16 settimane (fino a 18 in casi particolari) e del congedo paternità, offriamo importanti agevolazioni che migliorano ulteriormente la conciliabilità tra professione e famiglia, per esempio la possibilità di beneficiare di congedi pagati in caso

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di necessità particolari o di congedi non pagati. Vi è inoltre la possibilità di rientrare in un posto di lavoro vacante dopo aver usufruito fino a un anno di congedo prolungato (maternità o paternità) oltre al regolare congedo. Non meno importante è la possibilità di accedere a diversi posti di lavoro a tempo parziale, a orario flessibile e a modelli di orario favorevoli alla famiglia, soluzioni molto apprezzate dai nostri collaboratori che, non dimentichiamolo, per il 62% sono donne”.

Come è stato recepito dai dipendenti? “Su un totale di circa 2’000 collaboratori, ci risulta che tutti i neo papà (ben 26) abbiano usufruito del congedo, che quindi è stato molto apprezzato. Di regola ne usufruiscono già nelle prime settimane della nascita del figlio, in certi casi anche per occuparsi dei figli più grandi durante l'assenza della madre, oppure ripartiscono le settimane a seconda delle necessità”. Pensa che sia importante estendere il congedo paternità anche ad altre grandi aziende per favorire le famiglie? Ma è possibile? “Sicuramente sarebbe un modello molto apprezzato dalle famiglie. Naturalmente questi congedi hanno dei costi finanziari che implicano degli impegni organizzativi per le aziende; i collaboratori ne traggono però una grande soddisfazione dal punto di vista personale e questo si rivela poi essere un vantaggio motivazionale per l'azienda. Con i cambiamenti intervenuti nell'organizzazione sociale, professionale e famigliare risulta sempre più importante trovare dei modelli che possano essere di reciproco vantaggio”. Per quanto ci si lamenti spesso del basso indice di natalità, in questi anni non si è fatto molto per


conciliare famiglia e lavoro, cosa si potrebbe invece fare? (più asili nido, forme di aiuto a genitori che lavorano, ad esempio) “Un'azienda privata ha il compito di offrire delle buone condizioni contrattuali e deve essere attenta anche alle esigenze dei propri collaboratori con responsabilità familiari. Questo non può che giovare alla motivazione. Per quanto riguarda gli asili nido, il Cantone Ticino offre diverse possibilità sia pubbliche sia private”. Padre e madre. Dal suo osservatorio come è cambiato il ruolo dell'uomo in casa e nella famiglia? “Con il fatto che la donna è sempre più presente e attiva nel mondo del lavoro, dal mio punto di vista, è cambiato anche il ruolo dell'uomo, perché se da una parte una grande percentuale dei compiti legati alla gestione dei figli e della casa rimangono ancora a carico delle donne, dall'altra il compagno è sempre più partecipe nei compiti famigliari sia come genitore sia nell'assumersi incombenze domestiche”.

"Un'azienda at tenta alle esigenze dei propri collaboratori incentiva anche la loro motivazione" .

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Biblioteca liberale di Lisa Pantini

Lavoro e famiglia, esempi pratici pronti per l’uso Nel 2007 la SECO – Segreteria di Stato per l’economia ha pubblicato un interessante ed utile manuale che parla dei diversi aspetti di cui tener conto per conciliare lavoro e famiglia. Pubblicato in 3 lingue (IT/DE/FR), si intitola Manuale per le PMI «Lavoro e famiglia». Questa pubblicazione è già stata presentata su queste pagine nel 2007, ma è bene riproporre una breve scheda di presentazione di questo utile strumento poiché rappresenta una valida risorsa da cui trarre spunto per misure da mettere in atto con esempi pratici e indirizzi utili a cui rivolgersi in caso di dubbi. Un utile vademecum dunque. Ma vediamo come è strutturato. Il manuale è in un pratico classatore con 4 sezioni, facilmente consultabili: SEZIONE

TEMA

1. PROFITTO

Una gestione aziendale che tiene in considerazione la conciliabilità tra lavoro e famiglia comporta molti vantaggi concorrenziali. In questa sezione, oltre a venir spiegato come è strutturato il manuale, si presentano alcuni vantaggi della conciliabilità, come: una più ampia ripartizione delle responsabilità e delle conoscenze riduce i rischi per l’impresa; una maggiore motivazione e una maggiore disponibilità dei collaboratori aumentano la loro produttività; meno assenze e un tasso di fluttuazione più contenuto consentono di ridurre i costi per la ricerca e l’inserimento del personale, ecc..

2. MISURE

Le PMI hanno innumerevoli possibilità di rispondere in modo flessibile alle esigenze dei loro dipendenti tenendo comunque ben presenti i loro obiettivi aziendali. Non esistono ricette assolute. Il manuale presenta perciò un ampio ventaglio di idee. Non si limita però a una semplice elencazione di tutte le misure possibili: per ognuna di esse sono indicati anche i vantaggi e i costi prevedibili.

3. SÌ PERÒ...

Nel capitolo “Sì, però…”, il manuale mostra che anche quando le circostanze sembrano sfavorevoli vi è spesso una soluzione e in molti casi proprio queste sfide rappresentano delle opportunità. Ciò che a prima vista sembra un problema può trasformarsi in un’opportunità di miglioramento. Un’impresa può cogliere l’occasione per ripensare e ottimizzare la propria organizzazione del lavoro e così facendo oltretutto ridurre anche i rischi per l’impresa.

4. SUPPORTO

Questo capitolo propone una serie di aiuti pratici per l’attuazione delle misure. Sono anzitutto descritte le questioni di principio che occorre porsi man mano nel realizzare una migliore conciliabilità tra lavoro e famiglia nell’azienda, e che indicano gli aspetti cui occorre prestare attenzione.

Gli esempi pratici

25 aziende hanno testimoniato la loro esperienza con le diverse misure adottate. Si tratta di PMI scelte secondo i criteri della regione linguistica, delle dimensioni e del settore. Sono PMI di tutti i settori e di diverse dimensioni, a testimoniare che la conciliabilità non è una pratica per pochi eletti, ma è per tutti. Il manuale è distribuito gratuitamente su ordinazione e può essere ottenuto anche scaricando la versione elettronica al seguente link: www.bundespublikationen.admin.ch/index.php?id=72&L=0&tx_ttproducts_ pi1[product]=84366; o seguendo il percorso www.seco.admin.ch > Temi > Lavoro > Dossier Conciliabilità tra lavoro e famiglia > Manuale per le PMI «Lavoro e famiglia». La Cc-Ti ha alcune copie dello stesso a disposizione per chi fosse interessato, vi preghiamo di contattarci in merito, telefonando allo +41 91 911 51 11. Vi segnaliamo anche la piattaforma: www.lavoroefamiglia.admin.ch.

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Dirit to di Simona Morosini Marconi, Responsabile Servizio giuridico Cc-Ti

Conciliare lavoro e bambini aprendo un asilo nido aziendale

In Ticino sono ancora poche le aziende che propongono un sevizio di nido aziendale per i dipendenti con bambini. All’estero, questa pratica di “wellness aziendale” è maggiormente diffusa e contribuisce, unitamente ad altri vantaggi, a rendere più piacevole il clima aziendale, a migliorare la qualità di vita dei lavoratori e delle lavoratrici, migliorando al contempo l’immagine dell’azienda e distinguendola da quelle concorrenti. L’azienda che intende aprire un asilo nido aziendale dovrà anzitutto determinare, ad esempio tramite un sondaggio presso il personale, se esiste un domanda in tal senso. Se a seguito di questo rilevamento si constata che il numero di interessati è limitato, può essere valutata l’opportunità di unirsi ad altre aziende per realizzare congiuntamente un nido interaziendale, oppure ospitare bambini provenienti da altri Comuni. In Ticino la creazione di un asilo nido deve rispettare le esigenze poste dalla Legge sul sostegno alle attività delle famiglie e di protezione dei minorenni (Legge per le famiglie del 15 settembre 2003) e relativo Regolamento (Regolamento della Legge per le famiglie). Tali norme discendono dall’Ordinanza federale sull’accoglimento a scopo di affiliazione e di adozione (OAMin).

Definizione di asilo nido aziendale e forma giuridica

La legge non contiene la nozione di asilo nido “aziendale”, termine utilizzato nel linguaggio comune per definire la struttura presente all’interno o in prossimità dell’azienda, voluta e creata dall’azienda medesima. Essa si limita a definire i “nidi dell’infanzia” come centri diurni con una capacità di accoglienza superiore a 5 bambini, aperti più di 15 ore alla settimana (art. 8 del Regolamento). I nidi dell’infanzia possono nascere dall’iniziativa di una o più aziende. È tuttavia utile sapere che l’autorizzazione è rilasciata unicamente alla persona del Direttore dell’asilo nido. Inoltre, eventuali sussidi sono accordati esclusivamente ad entità senza scopo di lucro, che assicurano un’apertura regolare durante tutto l’anno civile. Per questo motivo gli asili nido, compresi quelli cosiddetti “aziendali”, sono costituiti nella forma dell’associazione o della fondazione avente per scopo la gestione di tale attività. Se il nido è costituito nella forma dell’associazione, questa dovrà essere iscritta a registro di commercio.

Quali autorizzazioni sono necessarie?

Come detto, per aprire e gestire un nido occorre un’autorizzazione, da richiedere al Cantone (Divisione dell’azione sociale e delle famiglie, DASF) che viene rilasciata nominalmente al Direttore responsabile del nido. L’autorizzazione determina quanti bambini e in quali fasce d’età possono

essere accolti e specifica quanto personale educativo è necessario. Essa è a tempo indeterminato e revocabile allorquando i requisiti per il suo rilascio non sono più soddisfatti. Come accennato poc’anzi non è quindi possibile rilasciare l’autorizzazione nominalmente all’azienda. Inoltre, se cambia il Direttore responsabile del nido, dovrà essere richiesta una nuova autorizzazione (art. 16 OAMin), la quale viene rilasciata in tempi brevi se il nuovo Direttore dispone dei requisiti minimi richiesti. Il percorso di autorizzazione inizia con un sondaggio di valutazione del bisogno. Vi sono infatti zone già piuttosto coperte dove l’ulteriore apertura di un nido non sarebbe necessaria. Ha inoltre luogo un incontro preliminare con la Divisione dell’azione sociale e delle famiglie. In seguito, si passa alla verifica e all’adeguamento degli spazi che ospiteranno il nido e che dovranno rispettare tutta una serie di norme. L’azienda dovrà inoltrare tutta la documentazione richiesta. In tale fase, vi è la possibilità di beneficiare della consulenza dell’Ufficio delle famiglie e dei giovani, rispettivamente dell’Associazione ticinese degli asili nido (ATAN). Dal momento della consegna della documentazione completa all’Ufficio preposto, in 1-2 mesi è possibile ottenere l’autorizzazione. Esempi di nidi aziendali sono quelli costituiti da RSI, SUPSI e IBSA, le quali hanno costituito delle fondazioni ad hoc.

Quali requisiti devono essere soddisfatti per ottenere l’autorizzazione?

Uno degli ostacoli maggiori alla creazione di un asilo nido è probabilmente dato dalla severità delle condizioni poste, la cui finalità è quella di garantire il benessere dei bambini ospitati. Da qui la necessità di predisporre delle condizioni organizzative e educative volte a garantire un contesto d’accoglienza adeguato, se non ottimale. Tali condizioni sono raggruppabili in tre categorie. Anzitutto, vi sono delle rigorose condizioni relative all’adeguatezza degli spazi, arredamento, sicurezza, salute e igiene. Per quanto riguarda l’adeguatezza degli spazi, segnaliamo ad esempio che occorrono diversi ambienti separati, fra cui uno spazio multiuso per le attività creative, i giochi, il movimento ed i pasti, di una superficie minima di 3 m2 per bambino, oltre ad uno spazio esterno (giardino o ampio terrazzo con un parco giochi). Una seconda categoria di requisiti riguarda il personale: oltre al Direttore, che deve essere (in linea di principio) al beneficio di una formazione terziaria in ambito pedagogico o sociale, oppure sanitaria con specializzazione in prima infanzia, anche l’équipe educativa deve disporre di una persona con una formazione idonea (delle deroghe sono possibili). Deve inoltre essere rispettato un preciso rapporto numerico tra personale educativo presente ed il numero di bambini, a

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Dirit to di Simona Morosini Marconi, Responsabile Servizio giuridico Cc-Ti

dipendenza della loro età: un educatore può occuparsi al massimo di 4 bambini nella fascia di età da 0 a 12 mesi, di 5 bambini nella fascia da 13 a 24 mesi, di 8 per la fascia dai 2 ai 3 anni e di 12 per bambini nella fascia dai tre anni compiuti. Una terza categoria di esigenze è legata alle attività domestiche e di preparazione dei pasti, che deve essere assunta da personale non occupato con i bambini e adeguatamente formato o con comprovata esperienza. Sebbene la legge non lo specifichi, è ammissibile che i pasti vengano preparati nella mensa aziendale. L’autorità richiede alle aziende - trattasi di una raccomandazione - che si avvalgono di un servizio di catering, che stipulino un contratto con un fornitore che possa garantire la qualità nel servizio pasti per bambini da zero a 3 anni. Queste sono le principali esigenze a livello organizzativo e logistico. Per una panoramica completa, si invita a voler esaminare il regolamento summenzionato, in particolare gli articoli 9 sino a 19.

Copertura assicurativa

L’apertura di un nido aziendale non può prescindere da una riflessione circa le responsabilità che possono sorgere in caso di problemi. Sarebbe però peccato che l’azienda abbandonasse il progetto di creazione di un nido aziendale unicamente per questo motivo. Come per gran parte delle attività comportanti rischi, vi è infatti la possibilità di assicurarsi. Anzi, la legge prevedere l’obbligo di stipulare un’adeguata copertura assicurativa di Responsabilità civile per i danni cagionati dai bambini e dal personale.

Possibilità di sussidiamento

Possono beneficiare di sussidi per l’esercizio i nidi dell’infanzia autorizzati che dispongono di almeno 10 posti, assicurano un’apertura di almeno 220 giorni all’anno e di almeno 10 ore continuate al giorno (delle deroghe su questo requisito sono possibili), offrono un servizio di refezione di qualità, presentano un piano di finanziamento sostenibile di almeno 3 anni, tengono conto degli interessi ed esigenze delle famiglie, presentano la documentazione richiesta e destinano almeno il 2% del preventivo di spesa riconosciuto alla formazione permanente del personale (art. 26 del Regolamento). Inoltre, gli organi esecutivo e di revisione devono essere indipendenti (nessun membro alle dipendenze del nido in seno all’esecutivo, rispettivamente nessun membro dell’esecutivo in seno all’organo di revisione). Fra le condizioni di sussidiamento, l’art. 26 del Regolamento prevede inoltre che il richiedente abbia richiesto “eventuali contributi previsti dalla legislazione federale in materia”. Si tratta di contributi previsti dalla Legge federale sugli aiuti finanziari per la custodia di bambini complementare alla famiglia, in vigore dal 1° febbraio 2003. Essa è alla base di un programma d’incentivazione, limitato a 8 anni, volto a promuovere la creazione di posti supplementari per la custodia di bambini, di modo che i genitori possano conciliare meglio l’attività lavorativa o la propria formazione con i compiti familiari. Vengono concessi importi forfettari per un massimo di 5’000 franchi per posto e anno (offerta a tempo pieno). Il contributo forfettario è calcolato in base al numero di giorni e di ore di apertura dell'istituzione: un'offerta a tempo pieno corrisponde ad un'apertura annua minima di 9 ore al giorno per 225 giorni. Per un numero minore di giorni o di ore di apertura il contributo forfettario viene ridotto in modo proporzionale. Gli aiuti finanziari vengono

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concessi per un periodo di 2 anni. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito dell’amministrazione federale: www.bsv.admin.ch/praxis/kinderbetreuung/01153/ index.html?lang=it. Va precisato che la legge cantonale prevede che il sussidio federale venga dedotto dal sussidio cantonale. È inoltre possibile ottenere un sussidio per l’acquisto di arredamento e attrezzature, che deve essere richiesto prima dell’acquisto.

Come viene erogato il sussidio cantonale?

Il sussidio cantonale per l’esercizio si basa sulla determinazione di un contributo fisso calcolato in base alle spese riconosciute (40% dei salari e degli oneri sociali del personale educativo, delle spese di formazione e del materiale ludico) ed in base alle giornate di presenza. Nel nido possono essere ospitati anche bambini in provenienza da altri Comuni. Ciò è del tutto auspicabile, segnatamente nelle regioni scoperte di posti nido. Avendo una valenza non solo locale, bensì regionale il nido può dunque accogliere bambini provenienti da altri Comuni e, naturalmente, da altre aziende. Un asilo nido può accogliere anche bambini domiciliati all’estero (ad esempio i figli di frontalieri), ma in tal caso le giornate di presenza di questi bambini non vengono considerate nel calcolo per il sussidio.

Principali voci di costo di un nido aziendale

In base ai dati gentilmente forniti dal DASF, un nido medio di 23 posti autorizzati, aperto 11 ore per 228 giorni all’anno, dispone di 5 unità (4.84) di personale educativo ed ha un costo globale di fr. 333'000, di cui 226'000.- sono costituiti dai costi del personale. Le altre spese rilevanti sono costituite dall’eventuale locazione di spazi e dalla spese per l’alimentazione. Il sussidio cantonale si aggira attorno a fr. 93'000.-, mentre quello comunale è di ca. fr. 25'000.-. La parte restante deve essere coperta dalle rette o da capitale proprio.

Determinazione delle rette applicabili

Spetta all’ente gestore stabilire la retta applicabile. Di regola, la retta è calcolata in base alle ore di permanenza. Della quarantina di nidi esistenti in Ticino, solo un quarto fattura in base al reddito delle famiglie, mentre i nidi che fatturano in base all’età del bambino sono un’esigua minoranza. Criteri di favore possono ad esempio essere dati dal domicilio (nidi comunali) o dall’impiego in un’azienda (nidi aziendali). Le rette non soggiacciono al controllo dell’autorità cantonale. Il Cantone verifica però che il piano finanziario sia solido. Elemento determinante di tale piano finanziario è la parte costituita dall’insieme delle rette. Dovendo presentare un piano finanziario solido, l’ente gestore dovrà mantenere un certo equilibrio tra convenienza, sostenibilità ed esigenze di bilancio. In caso di nidi che presentano dei piani finanziari fragili, uno dei primi parametri che l’autorità verifica, unitamente al tasso di occupazione, è l’ammontare delle rette. Se del caso, il Cantone comunica al nido il proprio parere in merito, invitandolo a verificare la pertinenza delle rette. Si ringrazia la Divisione dell’azione sociale e delle famiglie (DASF) per i dati e le precisazioni gentilmente forniti.


At tualita` di Daniela Lepori, Avenir Suisse

Conciliabità tra lavoro e...

Daniela Lepori

Parlare della “conciliabilità tra famiglia e lavoro” è molto in voga di questi tempi. Non sono però solo i motivi famigliari a rendere plausibile un impegno lavorativo a tempo parziale. Anche chi per esempio sta intraprendendo una formazione continua, chi è impegnato a livello politico o sociale, chi ha un handicap, chi desidera avvicinarsi alla pensione in maniera più “soft” ha la necessità o la volontà di ridurre il proprio carico di attività lavorativa. Di fatto diverse occupazioni con funzioni direttive non sono svolte al 100%: prendiamo per esempio un Presidente di un Consiglio d’Amministrazione, un Gran Consigliere o un Ufficiale dell’esercito, queste persone praticano già da tempo il part-time, ma in modo a prima vista non così visibile. È tempo di maggiore flessibilità Ma andiamo con ordine: il vero boom del lavoro a tempo parziale è scoppiato tra gli anni ‘70 e ‘90 in concomitanza con il forte sviluppo del settore terziario. In costante crescita anche negli ultimi anni continua sempre però ad essere una forma di lavoro prettamente femminile: basti pensare che l’80% degli occupati a tempo parziale sono donne. Il part-time continua a rivestire un’importanza notevole nei servizi. Non a caso a livello europeo, gli Stati che dispongono di un settore terziario particolarmente sviluppato hanno pure un tasso di lavoratori a tempo parziale importante (vedi Svizzera, Paesi Bassi, Norvegia e Regno Unito) in contrapposizione con le nazioni del Sud Europa. Per tornare alle nostre latitudini: un terzo della popolazione attiva svizzera lavora part-time. Partendo dalla definizione comunemente usata nel mondo statistico si identifica come lavoratore a tempo parziale una persona che svolge almeno un’ora settimanale di attività retribuita e non supera l’89% di carico lavorativo. Tra piene opportunità e svantaggi ridotti Per far quadrare meglio il work-life-balance di ognuno di noi non ci sarebbe, a mio modo di vedere, bisogno di macchinosi strumenti, uno sforzo utile su tutti sarebbe quello di offrire senza tabu ai propri collaboratori la possibilità di lavorare a tempo parziale anche a livello dirigenziale. I modelli lavorativi flessibili diventano sempre più importanti anche a causa delle mutate condizioni sociali: vedi per es. il desiderio di mantenere il know-how di donne sempre meglio qualificate nel ciclo produttivo (conciliabilità lavoro e famiglia) anche per venire incontro alla contrazione demografica. A livello microeconomico invece bisogna annoverare tra i vantaggi del part-time una maggiore produttività: grazie ad esso si può raggiungere per esempio un miglior sfruttamento delle infrastrutture aziendali o assicurare aperture più estese nel settore terziario.

È stato inoltre dimostrato, non da ultimo da uno studio pubblicato dalla McKinsey apparso già nel lontano 1994 che un dipendente non occupato a tempo pieno lavora in modo più concentrato, motivato, fa meno assenze dal lavoro, è meno incline ad ammalarsi, resterà per un maggior lasso di tempo fedele all'azienda e non da ultimo, sarà più facilmente disposto a venire incontro alle necessità della propria ditta, come per esempio svolgendo delle ore lavorative supplementari. Vi è anche da ricordare che più teste pensanti motivate daranno un maggiore apporto creativo e dinamico allo sviluppo della ditta e proprio i collaboratori a tempo parziale porteranno in azienda le competenze di vario tipo acquisite durante il loro tempo passato al di fuori dell’ufficio. Sarebbe miope affermare che il part-time porti solo vantaggi. I costi infrastrutturali, amministrativi, per la formazione e di reclutamento vengono però a mio modo di vedere ricompensati dai frutti della maggiore produttività che scaturisce dai lavoratori a tempo parziale. Il problema della coordinazione e dell’organizzazione del lavoro (soprattutto nel caso di un jobsharing) viene risolto dall’odierna “cultura della reperibilità” grazie al telefono cellulare e alle e-mail. In Ticino un’impresa impossibile? Secondo i dati dell’UST, il Ticino è il cantone dove il lavoro a tempo parziale viene meno praticato: solo un impiegato su 5 ha un’occupazione di meno del 90%. Sarà solo una questione culturale? È necessario rompere alcuni tabu e cominciare a vedere le potenzialità celate soprattutto nel lavoro a tempo parziale tra gli uomini, esso sarebbe possibile in tantissimi settori. Passare da una cultura della presenza costante sul posto di lavoro ad una cultura più flessibile del risultato, della realizzazione di un progetto, se c'è volontà, non risulta un'impresa così impossibile.

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At tualita` di Françoise Gehring

Le molteplici tessere del mosaico Conciliare vita privata e sfera professionale non è solo importante per costruire un’effettiva parità tra donna e uomo, ma rappresenta una sfida per tutta la famiglia Françoise Gehring

Il tempo scandisce la nostra vita. Definisce l’organizzazione del lavoro per il mercato, interviene nelle forme del lavoro di cura e di condivisione, influenza le forme della vita sociale, ritma gli spazi dello studio, crea varchi per divertimento e passioni. La qualità della vita non dipende soltanto dal denaro. Oggi più che mai il tempo assume un valore non solo economico, ma anche sociale e psicologico. Non c’è solo il tempo del lavoro, il tempo libero, il tempo per la cura e per le relazioni, ma anche il tempo per sé. Il tempo per sé è importante perché, come dice la sociologa Carmen Leccardi, è il “tempo per il dialogo interiore, per l’attenzione a se stesse, per il sostegno al proprio desiderio” (Carmen Leccardi, “La reinvenzione della vita quotidiana”, in “Il femminismo degli anni Settanta, Viella, 2006). Da sempre le donne hanno dovuto cercare uno spazio in cui coltivare se stesse e ritrovarsi libere dai condizionamenti, dagli obblighi, dai ruoli, dalle scadenze delle quotidianità. In una società, come quella attuale, in cui le donne sono costrette al successo sul piano della realizzazione personale, familiare e professionale, rischiano di perdere il contatto con la loro parte più intima e profonda. Nonostante l’emancipazione e le conquiste ottenute nel campo delle pari opportunità, le donne tendono ancora a restare prigioniere di modelli che le vogliono completamente dedite alla cura dell’altro e non riescono a liberarsi dal senso di colpa al solo pensiero di non essere sempre, interamente, a disposizione degli altri. Perché parlare di tempo? Ma perché è appunto attorno a questa questione che ruota il tema della conciliazione. “Il tempo familiare si riversa sul tempo produttivo e viceversa in un intreccio molto forte. Non è più un tempo individuale quello su cui avviene la contrattazione, ma proprio un tempo della famiglia, dove la negoziazione avviene, ancor prima che con l’esterno, all’interno stesso della famiglia, tra i suoi vari membri (part-time dell’uno, turni dell’altro, incastro per portare e ritirare i figli dal nido o dalla scuola, ecc.)” (Marina Piazza, “Il concetto di conciliazione tra vita e lavoro” in “Cosa vogliono le Donne. Cosa fanno le Donne per conciliare Lavoro & Famiglia”, 2001) Conciliare le due vite, quella di donna lavoratrice e quella di madre, è oggi ancora molto faticoso, anche perché la società attribuisce molta importanza al mondo del lavoro, scoraggiando spesso la maternità. Le donne che riescono a non farsi condizionare dalle logiche del mondo del lavoro

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e realizzano il passaggio alla genitorialità, devono poi però fare i conti con le nuove esigenze di organizzazione e di tempo. E correre il rischio, quando riprendono l’attività professionale, di doversi confrontare con condizioni di lavoro peggiorate: minori responsabilità, mansioni meno interessanti, diminuzione delle opportunità di carriera, minore partecipazione a corsi di formazione. “Nella situazione attuale, la maternità diventa un nodo, si fa problema, impone decisioni sulla propria identità e figura sociale, prefigura un conflitto. E sono le donne – spiega Marina Piazza - ad essere al centro del conflitto: nei maschi il desiderio di paternità è allo stato ‘puro’, nelle donne il desiderio di maternità è contaminato dal peso della responsabilità. Nel processo di negoziazione sulla decisione di avere un figlio – pur essendo presente il desiderio di entrambi - è lei, più di lui, che visualizza il cambiamento che un figlio porterà nella sua vita e quindi prende tempo per elaborare davvero la portata del cambiamento” (Marina Piazza, “Maternità oggi, tra desiderio e conflitto” in “Donna Lavoro Maternità”, 2007). Ecco dunque che il problema della conciliabilità fra famiglia e professione deve essere risolto non solo a livello pubblico, ma anche e soprattutto a livello privato: i partner devono negoziare ruoli, aspirazioni, responsabilità. Devono decidere insieme come fare convergere esigenze e aspettative di ognuno nel progetto di vita familiare e professionale. Rispetto al modello familiare tradizionale, costruito su una chiara distribuzione dei ruoli e per certi versi ancora persistente, il principio della parità nella vita di coppia e della famiglia si sta comunque diffondendo. I modelli familiari delle economie domestiche recensiti


dall’Ufficio federale di statistica sono sostanzialmente cinque : il modello tradizionale (solo l’uomo lavora), il tradizionale modernizzato (tempo pieno per lui, tempo parziale per lei), l’egualitario orientato al lavoro (entrambi i coniugi occupati a tempo pieno), l’egualitario orientato alla famiglia (entrambi i coniugi impiegati a tempo parziale) e le famiglie monoparentali. Nonostante i cambiamenti economici e sociali, l’idea tradizionale di famiglia e di ripartizione dei ruoli fra i sessi – che assegna l’attività professionale agli uomini e il lavoro familiare alle donne – è ancora profondamente radicata e costringe madri e padri a confrontarsi con il dilemma della conciliabilità tra famiglia e professione. Per favorire la conciliazione dei tempi della vita, sono prevalentemente le donne a ridurre il tempo di lavoro. E sono ancora soprattutto le donne ad occuparsi dei lavori domestici e dell’educazione dei figli. Anche se esistono segnali di cambiamento, seppur ancora timidi. In Svizzera il modello più comune vissuto dalle economie domestiche di coppie con figli è quello in cui il padre svolge un’attività remunerata a tempo pieno e la madre una a tempo parziale. Man mano che i bambini crescono, il numero di economie domestiche con madri non attive professionalmente diminuisce, mentre aumenta in maniera proporzionale quello con madri occupate a tempo parziale o a tempo pieno. Solo nel 4% circa delle economie domestiche di coppie entrambi i partner hanno un impiego a tempo parziale, indipendentemente dalla presenza di figli e dalla loro età . I padri, come conferma l’ultimo rapporto nazionale sull’evoluzione della parità in Svizzera, adattano la loro situazione professionale alla vita familiare in maniera opposta rispetto alle madri: essi esercitano infatti un lavoro a tempo pieno leggermente più spesso degli uomini senza figli. Nonostante ciò, la quota di padri occupati a tempo pieno è leggermente scesa rispetto al 1991, mentre quella di coloro che lavorano a tempo parziale con un grado di occupazione tra il 50% e l’89% è salita . Se nel resto della Svizzera il modello di coppia più diffuso contempla il lavoro a tempo parziale per la donna e il lavoro a tempo pieno per l’uomo, in Ticino la realtà è diversa: il modello più diffuso è quello della coppia in cui l’uomo lavora a tempo pieno e la donna non è attiva professionalmente. Se la necessità di conciliare famiglia e lavoro appare nel tempo come una costante, è cambiato il modo in cui questa conciliazione può avve-

nire, perché grazie a qualche elemento di flessibilità, risulta forse più facile. Per favorire davvero un processo di conciliazione dei tempi della vita, occorre però che la flessibilità sia “sana”, cioè utile per il/la lavoratore/trice e per l’azienda. Una flessibilità “sana” è tale quando porta benefici sia al/la dipendente, sia al/la datore/trice di lavoro. Il concetto di flessibilità finisce invece per degenerare in precariato quando intervengono fattori di instabilità, come la mancanza di continuità nella partecipazione al mercato del lavoro e la mancanza di un reddito adeguato. Nella terminologia corrente delle pari opportunità, conciliazione è generalmente intesa come equilibrio tra tempi di lavoro e tempi di cura, all’interno della tradizionale divisione del lavoro, produttivo e riproduttivo. La difficoltà di combinare lo svolgimento di un lavoro retribuito (necessario per la gran parte delle famiglie) e la responsabilità di assicurare la cura, sono infatti presenti lungo tutto il corso di vita famigliare pur in combinazioni e con criticità diverse. Le riflessioni sui mutamenti delle relazioni genitoriali e, in particolare, sulle nuove paternità, sono attualmente al centro dell’attenzione e dei dibattiti a livello europeo. “Se l’aumento delle donne nel mondo del lavoro ha portato sempre più uomini a riscoprire l’importanza del rapporto con i figli, permane un diverso approccio, maschile e femminile, nell’adempimento del compito di genitore. Laddove la maternità assorbe la donna totalmente, la paternità sembra non implicare un ridisegnarsi delle priorità nel contesto familiare” (Francesca Zajczyk, Elisabetta Ruspini, “Nuovi padri - Mutamenti della maternità in Italia e in Europa”, Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2008). Conciliare sfera privata e sfera professionale non è solo importante per costruire un’effettiva parità tra donna e uomo, ma rappresenta una sfida che interessa tutta la famiglia. Oggi però le possibilità di conciliare famiglia e lavoro non sono ancora soddisfacenti, né per le madri né per i padri. “Conciliare vita privata e lavoro professionale significa mettere sul piatto della bilancia i pesi diversi che questi fattori assumono nella vita quotidiana di una persona, nella consapevolezza che è necessario fare qualche sforzo, pagare qualche prezzo perché questi tempi e mondi diversi non si schiaccino a vicenda o non si alleino per schiacciare la stessa persona, la sua identità e il suo benessere” (Marina Piazza, “Il concetto di conciliazione tra vita e lavoro” in “Cosa vogliono le Donne. Cosa fanno le Donne per conciliare Lavoro & Famiglia”, Regione Lombardia).

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Attualita` di Angelo Geninazzi, Coordinatore di economiesuisse per la Svizzera italiana, Federazione delle imprese svizzere

Storie di furti e belle notizie: il 7 marzo c’è tutto da guadagnare! Al popolo svizzero viene chiesto un ulteriore, ennesimo, sacrificio. La nuova Legge sulla previdenza professionale, che regge il secondo pilastro o più comunemente la cassa pensione, propone in votazione popolare un taglio delle rendite del secondo pilastro. Un ennesimo furto a detta dei referendisti. Un furto? Un taglio? Un sacrificio? Dal 1985, momento in cui è entrata in vigore la LPP, chiunque guadagni più di 20’850 franchi all’anno si vede obbligato a costituire, con il contributo del datore di lavoro, un secondo pilastro. Questo consiste in un capitale accumulato nel corso degli anni lavorativi che durante il pensionamento viene restituito all’assicurato sottoforma di rendita. Questa rendita annuale è calcolata sulla base di un tasso di conversione che viene applicato al capitale al momento del pensionamento. Attualmente questo tasso di conversione (minimo) è fissato al 6,8%. Questo significa che per ogni 100'000 franchi di capitale accumulati , l’assicurato beneficia di 6'800 franchi di rendita all’anno. Il tasso di conversione viene definito principalmente in base a due criteri. La speranza di vita al momento del pensionamento e le attese di rendimento del capitale residuo dal momento che le rendite vengono erogate. Il Consiglio federale e il Parlamento, constatando che questi parametri si sono sostanzialmente modificati nel corso degli ultimi anni, hanno optato per un abbassamento del tasso minimo di conversione dal 6,8% al 6,4%. Complice un referendum lanciato dalla sinistra e dai sindacati, gli aventi diritto avranno l’occasione di esprimersi a tal proposito il prossimo 7 marzo. L’allungamento della speranza di vita è stato oggetto nel corso degli ultimi decenni di una costante evoluzione. Così ad esempio, se al momento dell’introduzione della previdenza professionale obbligatoria 25 anni fa gli uomini di 65 anni avevano

una speranza di vita media di 16,3 anni, nel 2008 essi vivevano mediamente 20,1 anni dopo l’età di pensionamento. Questa di per sé bella notizia, si scontra con le esigenze delle casse pensioni che devono erogare rendite per una durata più lunga, sebbene il capitale costituito dagli assicurati rimanga costante. La soluzione a questo problema è la riduzione del tasso di conversione, in modo da poter erogare rendite annue leggermente ridotte ma per un numero di anni maggiore. Di furto però non si può assolutamente parlare: l’intero capitale di proprietà degli assicurati (ritirabile anche al momento del pensionamento) viene restituito ai beneficiari. Alla luce degli sviluppi degli ultimi anni, anche il secondo parametro che influisce sul tasso di conversione ha dovuto essere oggetto di una revisione. I rendimenti attesi sui mercati finanziari hanno costretto ad un adattamento verso il basso delle attese. Questo incide sul capitale che a sua volta subisce una riduzione. Le rendite erogate dovranno essere direttamente correlate con il capitale a disposizione: si impone dunque una leggera riduzione delle prime. Non adattando il tasso di conversione alle nuove realtà dei mercati finanziari, ignorando che i rendimenti per gli investimenti a basso rischio sono notevolmente diminuiti si costringono inoltre le casse pensioni a rischiare eccessivamente al momento di investire i nostri risparmi. Le conseguenze di una simile politica sono facilmente intuibili. Questi fattori hanno indotto le autorità federali a proporre una riduzione del tasso di conversione. Questa mossa, imprescindibile per adattarsi a nuove realtà demografiche ed economiche, non ha nulla a che vedere con un furto a scapito dei pensionati ma piuttosto con una misura volta a consolidare le casse pensioni ed ad evitare una serie di inconvenienti.

5 buoni motivi per approvare un adattamento del tasso di conversione: Rafforzare il secondo pilastro I parametri relativi al secondo pilastro hanno subito notevoli cambiamenti. In particolare la crescente speranza di vita impone un adattamento del secondo pilastro affinché possa preservare un equilibrio che gli permetta di adempiere pienamente al suo ruolo. Preservare i nostri risparmi Il secondo pilastro è un sistema che si basa sul risparmio individuale. Oggi questo però non è più totalmente il caso. Per colmare le crescenti lacune finanziarie si è costretti a ricorrere al risparmio delle persone ancora attive, a scapito della loro futura rendita. Evitare contributi supplementari Se la situazione continua a degradare, gli assicurati attivi saranno chiamati a versare ulteriori contributi. Pagheranno più caro ma il loro capitale non aumenterà. Una simile ridistribuzione è ingiusta e contraria allo spirito del secondo pilastro. Garantire un reddito adeguato durante il pensionamento Il secondo pilastro, unitamente alla rendita AVS, continuerà ad assicurare un reddito equivalente a circa il 60% del reddito prima del pensionamento. Questo obiettivo sociale è completamente mantenuto. Offrire una garanzia supplementare ai pensionati Gli attuali beneficiari di rendite del secondo pilastro non sono direttamente toccati da un’eventuale riduzione del tasso di conversione. La loro rendita è garantita. Per contro, essi non hanno alcun interesse ad un peggioramento della situazione finanziaria delle casse pensioni. Adattare il 2° pilastro alla realtà odierna preserva la sicurezza delle loro rendite future. Insomma. Niente furti. Il 7 marzo c’è tutto da guadagnare.

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At tualita`

Anche il 2010 all’insegna della mobilità sostenibile nelle aziende!

OBALE

NO

ARC

Ticino Business e la Comunità tariffale Ticino e Moesano (CTM) rinnovano la loro collaborazione ed il loro impegno per promuovere gli spostamenti ecologici nelle imprese ticinesi

L A S C E LTA G I U S TA PER LA SUA AZIENDA

Il 2009 è stato un anno di successo per arcobaleno aziendale, l’abbonamento specificatamente concepito dalla CTM per rispondere alle esigenze di mobilità delle aziende e dei loro collaboratori. La partecipazione in costante crescita e l’entusiasmo di coloro che hanno aderito al progetto, sottolineano quanto sia positiva la risposta da parte del mondo delle aziende a questa iniziativa e come quindi le soluzioni proposte siano valide. In questo 2010 la CTM non vuole certo fermarsi: “Proprio il successo ottenuto - spiega Mauro Verdone - ci stimola a proseguire sulla strada intrapresa e a continuare ad impegnarci nel rendere sempre più agevole, pratico e conveniente l’accesso al trasporto pubblico, anche e soprattutto, per quanto riguarda la mobilità nelle trasferte quotidiane verso i luoghi di lavoro. Continueremo a promuovere con entusiasmo arcobaleno aziendale.” In questo senso è in fase di progettazione una campagna di edutaiment che dovrebbe prendere avvio nella tarda primavera e che permetterà, con concorsi e giochi, “d’imparare divertendosi” tutti gli aspetti ed i vantaggi della mobilità sostenibile nelle aziende. Naturalmente, un tassello importante per arcobaleno aziendale sarà, anche in questo 2010, la preziosa collaborazione con la Camera di commercio del Cantone Ticino. Nel 2009, grazie alla rubrica mensile sulle pagine di TicinoBusiness, abbiamo potuto far conoscere il mondo di arcobaleno aziendale ai lettori. Continueremo ad approfondire il tema della mobilità sostenibile e a

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raccontarvi, mese per mese, le storie delle imprese che hanno già deciso di impegnarsi in questo importante ambito di responsabilità aziendale. Perché la mobilità sostenibile viaggia anche con l’informazione!

arcobaleno aziendale in sintesi • Come funziona arcobaleno aziendale? Grazie al sostegno del Cantone, la CTM concede uno sconto minimo del 5% sugli abbonamenti annuali sottoscritti dai dipendenti di una stessa azienda. • Ma c’è molto di più! Se l’azienda decide di coprire una parte del costo dell’abbonamento, la CTM raddoppia il contributo (per un contributo massimo del 25%)! • Un esempio? L’azienda decide di pagare il 10% del costo dell’abbonamento ai propri collaboratori. La CTM raddoppia il contributo offrendo un ulteriore sconto del 20%. Il vantaggio per il collaboratore è un sconto complessivo del 30%! • Il primo passo da fare? Contattare la CTM per trovare la formula più adatta alle esigenze della propria azienda e dei propri collaboratori. Per maggiori informazioni: www.arcobaleno.ch Tel. +41 91 835 48 70

Torna il corso di "Management di organizzazioni sportive": quest’anno a Bellinzona! L’edizione 2010 del corso di “Management di organizzazioni sportive” che prenderà il via il 6 marzo 2010 si svolgerà per la prima volta a Bellinzona, presso il Centro Sportivo La Torretta, sede di Gioventù e Sport Il corso, organizzato da SRI Group SA con il patrocinio del DECS e di Swiss Olympic, si rivolge a tutti coloro che operano o intendono operare a livello dirigenziale in associazioni ed organizzazioni sportive, a persone attive in ambito commerciale sportivo, a professionisti del marketing e della comunicazione di realtà aziendali che hanno interesse nel mondo sportivo, come pure ad appassionati, studenti e sportivi che intendono approfondire l’aspetto manageriale delle società sportive in generale. Il corso, che gode della certificazione EDUQUA (Certificato svizzero di qualità per istituti di formazione), si articola in sette lezioni, tenute sempre nella giornata di sabato e permette di ottenere il diploma di “Management di organizzazioni sportive (livello base)” rilasciato da Swiss Olympic e dal DECS (Dipartimento Educazione, Cultura e Sport del Canton Ticino). Ciascuna giornata sarà dedicata alla trattazione di un tema specifico: dalla gestione delle risorse umane, alla programmazione e al marketing, proseguendo con il bilancio, le sponsorizzazioni e la comunicazione esterna. Le lezioni, tenute da docenti universitari ed esperti del settore sportivo, coniugheranno approfondimenti teorici ad esercitazioni pratiche. È possibile ottenere maggiori informazioni riguardanti iscrizioni, programma e calendario del corso consultando il sito www.srigroup.ch, scrivendo ad ask@srigroup.ch o telefonando allo +41 91 695 38 80. Il corso è a numero chiuso e i posti a disposizione sono limitati.

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At tualita` di Alessandra Barbuti Storni, Responsabile della comunicazione nel CO di ESPOprofessioni

ESPOprofessioni 2010: giornate d’orientamento e formazione professionale ESPOprofessioni 2010 si terrà dall’8 al 13 marzo 2010 Nato a Corzoneso in Val di Blenio 47 anni fa, Reto Stöckenius dirige con successo dal 2007 l’Hotel Villa Principe Leopoldo, ricopre inoltre la carica di Direttore generale del Gruppo Tessal SA (che include anche gli alberghi Cademario Hotel & SPA, l’Esplanade Hotel Resort & SPA di Locarno-Minusio e l’Hotel Villa Sassa Residence & SPA) e dirige dal 1° ottobre 2009 anche il ristorante Villa Saroli a Lugano. La carriera di questo manager affermato è iniziata nella Panetteria-pasticceria Münger di Lugano con un apprendistato di pasticciere. Terminato l’apprendistato con l’attestato federale di capacità si diploma alla Scuola alberghiera di Losanna. Nel Canton Ticino è rientrato dopo ricche esperienze maturate all’estero e in patria: in Kenia, in Florida (al Boca Raton Resort & Club), a Santo Domingo, a St. Moritz (Hotel Kulm, 5 stelle), a Panama (Hotel Caesar Park, albergo a 5 stelle del Gruppo Westin), in Spagna sull’isola di Gran Canaria (alberghi a 5 stelle del Gruppo Riu). Nato a Lugano 40 anni fa, Oliviero Milani è il giovane Direttore in carica dal 2006 nel gruppo Garage Cassarate, di AMAG Automobili e Motori SA, uno dei più importanti concessionari che operano con successo nel Cantone Ticino con ben sei marchi all’attivo Skoda, Volkswagen, Volkswagen Veicoli Commerciali, Seat, Audi e Porsche. Quella di Oliviero Milani è stata una carriera lineare ma fulminante: sì perché nell’evoluzione del suo percorso formativo è rimasto fedele alla sua passione per i motori. Alla base ha seguito l’apprendistato di meccanico d’auto alla Scuola professionale artigianale e industriale di Trevano con attività pratica nella filiale MERBAG del Garage AVP SA Mercedes-Benz di Lugano. Ottenuto l’attestato di capacità, decide di approfondire le sue conoscenze tecniche e si iscrive così alla Scuola universitaria professionale di Bienne dove nel 1992 ottiene il diploma di ingegnere HTL, divisione Tecnica Automobilistica. Al Garage Cassarate è approdato dopo esperienze a San Gallo nel Servizio tecnico per la Svizzera specializzato sui carri blindati Leopard del Dipartimento federale militare e a Ginevra per l’importatore Fiat Auto Suisse. I due profili professionali appena descritti dimostrano come partendo da una prima formazione professionale di base attraverso l’acquisizione di nuove conoscenze (professionali e linguistiche), di esperienze fuori Cantone (in Svizzera e all’estero) e la riqualifica professionale si possano abbracciare carriere imprenditoriali di successo. Ma non finisce qui.

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Come sostiene il presidente del Consiglio di Stato e Direttore del DECS Gabriele Gendotti “La formazione è il punto di partenza anche per ogni progresso, per ogni volontà d’indipendenza delle persone, soprattutto d’indipendenza economica, che ne assicura la piena integrazione nella società. Senza la formazione vi è spesso assai rapidamente la caduta nella dipendenza e, soprattutto, la dipendenza dalle strutture sociali dello Stato. Con i relativi costi”. Inoltre, come afferma anche la consigliera di Stato e Direttrice del DFE Laura Sadis “La formazione, di base e continua, è uno strumento fondamentale, per le persone e per le imprese, per affrontare i cambiamenti. Anche e soprattutto nei momenti di crisi, che vanno affrontati con coraggio, intraprendenza e capacità progettuale e non semplicemente subiti. D’altra parte, occorre anche essere consapevoli del fatto che viviamo in una società che richiede continuamente risposte nuove. Anche quando avremo superato l’attuale crisi, non potremo certo adagiarci sugli allori: sarebbe un’illusione dal sapore amaro”. Oggi, più che mai, è importante promuovere la collaborazione fra pubblico e privato. Ed è proprio questa la tesi sostenuta dal Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni, il quale afferma “Che il partenariato tra pubblico e privato rappresenti uno strumento eccellente per promuovere e sostenere la formazione è un fatto assodato, in particolare in questi momenti congiunturali molto delicati. Le aziende hanno dimostrato una chiara e forte volontà di continuare ad investire nella formazione (di base e continua) malgrado le difficoltà del contesto economico e questo rappresenta un segnale estremamente significati-


vo del valore che il mondo imprenditoriale attribuisce alla possibilità di poter disporre di un capitale umano con un alto livello di conoscenze generali e specialistiche”. Stefano Modenini, Direttore di AITI, aggiunge pure: “Accanto a professioni che continuano ad essere gettonate nonostante le possibilità di reperire posti di lavoro siano scarse, vi sono invece formazioni e professioni sostanzialmente neglette. È il caso certamente di diverse posizioni dell’industria. E allora se è giustificato e opportuno che lo Stato richiami anche le aziende al loro impegno formativo, è anche doveroso fare uno sforzo per indurre i giovani e le famiglie a scoprire e conoscere le molte formazioni e professioni esistenti nell’insieme dell’economia cantonale”. E questo è esattamente ciò che il DECS in collaborazione con la Scuola professionale artigianale e industriale di Bellinzona, la Scuola d’arte applicata di Lugano, la Camera di commercio dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, diversi istituti pubblici di formazione ed organizzazioni del mondo del lavoro interessate, si prefigge di fare attraverso la promozione di ESPOprofessioni. Organizzata a cadenza biennale la prossima edizione di questa fiera è in programma al Centro esposizioni di Lugano dall’8 al 13 marzo 2010. Molte sono le novità che caratterizzeranno la nona edizione. Prima fra tutte un partenariato fra due cantoni: Neuchâtel e Ticino. Così, ESPOprofessioni accoglierà a Lugano la Scuola di Le Locle che forma gli specialisti nel settore orologiero, mentre una fiera analoga di Neuchâtel e La Chaux-de-Fonds denominata CapaCité ospiterà nel settembre 2010 la Scuola specializzata superiore dei tecnici dell’abbigliamento e dello stile (STA) e la Sezione dei “tecnologi tessili (indirizzo designe)” del CSIA (il Centro scolastico per le industrie artistiche) di Lugano. “Con questo partenariato – come conferma il Presidente del CO Gianni Moresi – si tratta di offrire, a ticinesi da un lato e a neocastellani dall’altro, un’importante opportunità per conoscere nuove vie formative non presenti nelle loro vicinanze”. Fra i nuovi espositori possiamo ancora citare: Geosuisse con la professione di geomatico, l’Associazione bancaria ticinese, la Città di Lugano, i costruttori nautici e le Fondazioni Diamante e SwissSkills. Attraverso la Fondazione Diamante, il Pretirocinio e il

Case management, ESPOprofessioni si apre anche a pubblici più deboli affinché anche loro possano occupare un posto in un luogo di lavoro dignitoso con possibilità di crescita (in questo ambito il ristorante Canvetto luganese ne è un esempio concreto di successo). La Fondazione SwissSkills si presenta al pubblico per illustrare tutte le importanti attività per indirizzare e incitare i giovani professionisti, d’età massima 22 anni e con eccellenti risultati scolastici e professionali, a partecipare a campionati svizzeri, europei (i prossimi in programma nel novembre 2010 a Lisbona) e mondiali (previsti a Londra nel 2011). Inoltre, quest’anno in collaborazione con le associazioni professionali SwissSkills organizzerà in fiera dei campionati regionali. Si potranno vedere all’opera apprendisti di varie professioni intenti a gareggiare per accedere poi ai livelli dei campionati nazionali e mondiali. Infine, come ci illustra la Vicepresidente del CO Rita Beltrami “Nella prossima edizione verrà introdotta una novità anche in campo didattico: si tratta di un atelier all’interno del quale chi vorrà, giovane o meno giovane, potrà lavorare sulla propria candidatura. Giovani studenti con una specifica preparazione animeranno questo stand per aiutare giovani o meno giovani ad allestire un curriculum vitae, a redigere correttamente una lettera di presentazione e a simulare un colloquio di lavoro”. Vi aspettiamo numerosi ad ESPOprofessioni 2010, accompagnate i vostri figli, i vostri nipoti o venite semplicemente per una vostra curiosità o perché intendete riqualificarvi o realizzare un sogno formativo rimasto chiuso in un cassetto! Apritelo questo cassetto e vedrete che le porte del mondo si spalancheranno per voi con uno spirito rinnovato!

ESPOprofessioni 2010 si svolgerà dall’8 al 13 marzo 2010 (nona edizione) al Centro esposizioni di Lugano Orari di apertura (entrata libera) Lunedì 8 marzo 2010 18.00 – 22.00 Martedì 9 marzo 2010 09.00 – 22.00 Mercoledì 10 marzo 2010 09.00 – 22.00 Giovedì 11 marzo 2010 09.00 – 22.00 Venerdì 12 marzo 2010 09.00 – 22.00 Sabato 13 marzo 2010 09.00 – 18.00 Maggiori informazioni: www.ti.ch/espoprofessioni

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At tualita` Comunicato stampa

Piazza Riforma, il nuovo giornale della Città di Lugano Dopo un anno di attesa, nel dicembre 2009, è tornato nelle case dei cittadini il giornale edito dal Municipio di Lugano. Un prodotto editoriale innovativo, che vuole da un lato comunicare il presente e il futuro della Città, dall’altro riscoprirne l’identità, la storia e i luoghi più singolari e autentici La Città di Lugano si trova in una fase estremamente dinamica: in un orizzonte temporale assai ristretto verranno prese, e tradotte in realtà, importanti decisioni. Quest’ultime avranno grandi ripercussioni sull’identità della Città e sulla vita dei suoi abitanti. Attraverso ambiziosi e coraggiosi progetti, come quello dell’aggregazione o i cosiddetti Grandi progetti, la Città verrà resa più forte e pronta ad affrontare con rinnovata energia le sfide future. In un momento così delicato i cittadini devono essere informati tempestivamente su quanto verrà realizzato in ambito amministrativo, economico, viario, culturale e strategico. Il coinvolgimento della cittadinanza è una parte fondamentale nel progetto della Nuova Lugano. Con queste premesse il Municipio di Lugano ha deciso di ideare e progettare un nuovo giornale destinato ai suoi cittadini. L’idea di base è stata quella di fare un passo avanti rispetto a “La Città”, creando un mezzo di comunicazione innovativo, aperto agli stimoli esterni e in grado di approfondire temi delicati e di interesse generale. Il risultato di questo lavoro si chiama Piazza Riforma, un giornale nuovo nella forma, nel taglio degli articoli, nella grafica, nella qualità delle immagini e nell’equilibrio tra temi di interesse collettivo e comunicazione istituzionale. A questo proposito una delle novità più interessanti è la presenza di un inserto centrale dedicato ad un unico importante argomento, inserto che offre la possibilità d’essere staccato dal resto del giornale e conservato insieme agli altri nella propria libreria. Piazza Riforma è un prodotto editoriale studiato nei minimi dettagli che ha l’obiettivo da un lato di mettere in luce i progetti in essere e quelli futuri, dall’altro di andare a riscoprire l’identità, la storia e gli angoli più caratteristici della nostra Città. Piazza Riforma uscirà cinque volte all’anno, un numero sarà monotematico mentre gli altri quattro avranno contenuti eterogenei. Sarà un giornale fatto per i cittadini, con i cittadini, che racconterà sotto forma di storie i luoghi, la vita, i volti, i personaggi che vivono Lugano e che ne attraversano idealmente la piazza più importante. Per fare questo lavoro, alla redazione è stata data grande autonomia, ciò che ne assicura l’indispensabile credibilità e la giusta flessibilità. Lo confermano anche le parole del Sindaco Giudici, primo fautore del progetto: “Piazza Riforma nasce dopo un lungo e accurato lavoro e pone Lugano in una posizione

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privilegiata tra le città che dispongono di un proprio organo d’informazione. L’autonomia garantita alla redazione assegna al giornale un’imparzialità non sempre facile da trovare nei giornali istituzionali. È davvero una piccola e coraggiosa rivoluzione, con Piazza Riforma comunicheremo la nostra Città in modo semplice e originale con articoli pensati come tante fotografie che racconteranno com’è e come sarà Lugano”. Città di Lugano Servizio informazione e comunicazione Piazza della Riforma 1, 6900 Lugano Tel. +41 58 866 70 99/87, Fax +41 58 866 71 03 com@lugano.ch www.lugano.ch

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Eventi di Marco Passalia, Responsabile Servizio Export e Legalizzazioni

Il “Continente” giapponese e l’accordo di libero scambio con la Svizzera Leggendo il titolo si potrebbe dubitare assai sulle conoscenze geografiche di chi scrive, tuttavia prima di tirare delle conclusioni troppo affrettate vale la pena leggere i prossimi paragrafi per capire il vero significato del titolo. Infatti, il Giappone è sì un isola geograficamente separata dal continente asiatico, ma è anche un Paese che sotto vari aspetti pare avere poco o nulla a che fare con il resto dell’Asia.

Il Giappone in pillole

Organizzazione perfetta, puntualità costante, ordine ovunque e buone maniere in ogni caso; questi i termini che descrivono in modo tanto chiaro quanto succinto il Giappone visto da un occidentale. L’organizzazione perfetta di questo Paese è visibile in qualsiasi attività in cui interviene l’uomo: dalle edificazioni curate ed architettonicamente precise ai ben noti prodotti hi-tech, dalla cartellonistica stradale impeccabile al comportamento di guida irreprensibile, dal modo ordinato e strutturato di pensare alla maniera di organizzare il lavoro, lo sport, il tempo libero, ecc.. Insomma, l’impressione è che nulla sia lasciato al caso proprio perché il giapponese medio per indole ama l’ordine e l’organizzazione nel senso che ha una predisposizione naturale ad evitare il caos ed il caso. Ed usando questi due termini non si può fare a meno di parlare anche della puntualità: questo concetto sta alla base di ogni relazione interpersonale o rapporto di lavoro visto che è uno dei principi basilari dell’educazione e del bon ton giapponese. Quest’ultima frase da anche lo spunto per accennare qualcosa sulle buone maniere di questo popolo che non sono il frutto di un perenne ottimismo o di una costante positività, ma si tratta semplicemente del modo migliore per evitare i conflitti interpersonali in una qualsivoglia relazione.

Il sistema politico

Per decenni il Giappone è stato circondato - ed in parte lo è tuttora - da Paesi soggiogati da dittature o da sistemi dispotici di varie forme. Ciononostante il “Paese del Sol Levante” è l’unico in tutto l’Estremo Oriente a mostrare una democrazia parlamentare moderna, libera e non dominata dalla corruzione. E per un Paese senza alcun passato liberale - dominato fino a qualche anno prima da un sistema feudale - si tratta di un fenomeno quasi inspiegabile. Così come è apparentemente difficile capire la stabilità politica e la regolare governabilità del Paese.

La coalizione di centro-destra ha dominato la scena politica degli ultimi sei decenni e la domanda retorica sorge spontanea: chi non avrebbe dato fiducia ad un governo che è stato in grado di sollevare le sorti di una nazione gravemente ferita dalla devastazione della Seconda guerra mondiale fino a creare negli anni Novanta la principale economia esportatrice al mondo? Detto ciò credo che sia lapalissiano dire che non valga la pena elencare gli argomenti di questa stabilità politica che ha portato, un partito, a dominare la scena nazionale, e tutti gli altri, ad inseguire ritrovandosi a dover forzatamente rispettare gli strumenti democratici offerti dal sistema. Ed attualmente non stupisce nessuno che il partito democratico - a seguito di una vittoria storica - abbia voltato con decisione una pagina della storia politica giapponese convincendo la popolazione sulla necessità di un cambiamento dopo anni di crescita insufficiente, di tassi d’interesse vicini allo zero e di consuetudini economiche e sociali non al passo col tempo. Per passare ad una breve spiegazione delle modalità d’elezione, da quanto mi è stato raccontato di prima mano, la campagna elettorale rispecchia lo stile di vita giapponese. Innanzitutto, gli sforzi della campagna elettorale sono concentrati negli ultimi giorni prima di recarsi alle urne e le regole scritte nonché quelle non dette sul modo di far campagna sono ben chiare a tutti: si pensi, ad esempio, che il numero di cartelloni pubblicitari per strada è limitato oppure che i finanziamenti per le campagne elettorali dei politici sono fissati per legge limitandoli ad un tetto massimo.

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Eventi di Marco Passalia, Responsabile Servizio Export e Legalizzazioni

Un ultimo elemento interessante riguarda gli emolumenti dei politici (compreso quello del Presidente del Consiglio) che sono chiaramente definiti e rispettosi di un sistema che pone la sua forza nell’eguaglianza. Insomma, un modo diretto – o forse qualcuno direbbe ipocrita o addirittura demagogico - di mostrare che fare politica non porta con sé dei vantaggi monetari immediati. Sembra quasi che i giapponesi abbiano trovato un modo per evitare i malcontenti e le battute di spirito su quei politici che oltre a gestire male la spesa pubblica, guadagnano anche troppo; ed in questo ambito la vicina penisola italiana insegna.

Il Giappone ed il segreto del successo economico

Quando si parla dell’economia nipponica, non si può fare a meno di evidenziare alcuni tratti caratteristici del sistema-Paese Giappone. Questo Paese è privo di materie prime, è fortemente protezionista ed allo stesso tempo è decisamente votato all’esportazione. In parecchi settori è leader mondiale e nell’immaginario collettivo la tecnologia pare essere solo di suo appannaggio. Come è possibile tutto ciò? Per rispondere a questa domanda si potrebbe certamente parlare dell’importanza dei rapporti produttore-subfornitori, degli orari di lavoro da stacanovisti o del senso di appartenenza - quasi innato - verso la “kaisha” (l’azienda). Tuttavia, credo che sia un altro l’elemento cruciale ed implica l’inserimento nella discussione del concetto di “kaizen” che, come vedremo, è direttamente legato all’importanza che l’economia giapponese attribuisce alla risorsa umana nel suo insieme. “Kaizen” è un elemento chiave che – come detto – va logicamente legato all’individuo ed al suo operato in una qualsivoglia attività. L’idea stessa che con dei piccoli cambiamenti si possano migliorare i processi di fabbricazione o il prodotto stesso, appunto “kaizen”, significa valorizzare il contributo di ogni singolo anello dell’intera catena “umana”, ma si traduce anche nel rispetto dei concetti di efficienza ed efficacia che si sposano perfettamente con la visione nipponica dell’economia e, più in particolare, dell’azienda. Detto in altre parole, questo concetto di miglioramento incrementale fornito da chiunque operi in azienda tende a coinvolgere tutti i lavoratori con il fine esplicitamente annunciato di migliorare i risultati aziendali e di venir eventualmente premiati all’interno dell’azienda. Ed ovviamente - più per i giapponesi che per noi - quando si parla di premi non s’intende solo l’incentivo monetario, ma anche il riconoscimento pubblico all’interno dell’azienda. Per essere più concreti, si pensi ad esempio alla casa automobilistica Honda: in effetti, rifacendosi in maniera naturale all’applicazione dell’idea di “kaizen”, all’interno delle varie catene produttive che combinano il lavoro dell’uomo con quello dei robot, a tutti i lavoratori viene data la possibilità di proporre delle modifiche di processo che portano ad un risparmio di tempo o di costi. Ecco svelato il segreto del sistema economico giapponese: tutto ciò che ruota attorno a quanto appena spiegato

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è sì importante, ma la mancata considerazione del principio del “kaizen” non sarebbe sufficiente a giustificare i tempi di risposta immediati e le abilità camaleontiche delle aziende nipponiche; d’altra parte, la buona istruzione, la libertà economica, il rispetto delle istituzioni, la certezza del diritto, ecc. ce l’hanno anche tanti altri Paesi.

L’accordo di libero scambio e di partenariato economico tra la Svizzera ed il Giappone

La recente attenzione elvetica verso il “Paese del Sol Levante” non è casuale, ma è strettamente legata all’accordo di libero scambio e di partenariato economico tra la Svizzera ed il Giappone entrato in vigore il 1° settembre dello scorso anno. Al di là dei ben noti elementi che accomunano i due Paesi, questo accordo storico – lo è sicuramente per il Giappone protezionista per indole – va a sancire una tradizione di rapporti bilaterali che è cresciuta negli anni andando ad abbracciare gradualmente diversi aspetti economici. Con la zona di libero scambio sono stati eliminati praticamente tutti i tributi doganali dei beni industriali (a parte alcune eccezioni transitorie), mentre nel settore agricolo permane un certo protezionismo facendo delle concessioni relative solo ad alcuni prodotti. In particolare, per quanto riguarda la Svizzera c’è un trattamento preferenziale di prodotti d’esportazione quali il formaggio, la carne secca, il cioccolato, il vino e le sigarette. Per quanto riguarda il Giappone, invece, le concessioni concernono le piante ornamentali (“bonsai”), determinati frutti di alta qualità, il sakè e le sigarette. Naturalmente, sono state regolamentate anche le regole d’origine, le procedure doganali, le disposizioni sugli ostacoli tecnici al commercio nonché le misure sanitarie e fitosanitarie nel settore alimentare. Per quanto attiene ai servizi, questo accordo prevede delle eccezioni importanti ad alcuni principi di libero mercato sanciti dai trattati dell’OMC (l’accesso al mercato, il trattamento nazionale ed il trattamento della nazione più favorita) sulla base di una “lista negativa”. In pratica, tutti gli ambiti legati ai servizi sottostanno ai principi summenzionati a meno che non siano esplicitamente esentati dalle riserve fatte dalle parti. Inoltre, è da notare che nell’ambito della circolazione delle persone i due Paesi hanno voluto favorire le collaborazioni reciproche favorendo l’entrata ed il soggiorno temporaneo delle persone fisiche per delle finalità economiche o commerciali. In aggiunta a ciò, l’accordo ha messo anche l’accento sull’accesso e la protezione degli investimenti, sulla salvaguardia della proprietà intellettuale (marchi, brevetti, diritti d’autore, ecc.), sulla promozione del commercio elettronico di beni e servizi ed anche sulle regole finalizzate alla prevenzione della concorrenza sleale. In conclusione, è importante ribadire che la Svizzera negli ultimi anni ha imboccato la strada del libero scambio che


risulterà più che mai importante nel medio e lungo termine per favorire le esportazioni elvetiche. In quest’ottica, i rapporti con il Giappone sono una chiara testimonianza di come il nostro Paese grazie alla sua indipendenza nonché alla sua flessibilità nello stipulare accordi e collaborazioni in vari ambiti riesca a garantire alle proprie azienda dei vantaggi concorrenziali interessanti rispetto alle condizioni presenti in altri Paesi. Nelle prossime edizioni di Ticino Business si parlerà delle opportunità d’affari in Giappone, verranno riportate delle testimonianze di aziende e si aprirà una breve parentesi su alcuni aspetti culturali importanti nelle relazioni interpersonali con un partner giapponese.

Giappone e Svizzera: due Paesi geograficamente lontani, ma economicamente vicini Organizzato da:

Partner e sponsor dell'evento:

Data: Lunedì 1° marzo 2010 Ora: 16.30 - 18.30 Networking-apéro: 18.30 -19.30 Luogo: Hotel Parco Paradiso, Via Carona 27 a Lugano Disponibilità di parcheggi gratuiti Programma 16.30 Saluto di benvenuto 16.40 Il punto di vista di un’azienda ad alto valore aggiunto tecnologico Giangiacomo Colleoni, Chief Executive Officer, RKB Europe SA 16.55 Will the Country of the Rising Sun keep shining in the medium and long term? Thomas Herrmann, Global Economic Research Credit Suisse (in inglese) 17.15

How to do business successfully in Japan? Tomoko Imagawa, Trade Advisor, Swiss Business Hub Japan (in inglese)

17.35

La testimonianza di un Manager del settore tessile, dell'abbigliamento ed accessori Andrea Cuccolini, Responsabile Operations, Giorgio Armani S.P.A., Milan, Swiss Branch Mendrisio

17.50

L’accordo di libero scambio e di partenariato economico fra la Svizzera e il Giappone Maurizio Cerratti, Capo supplente, Settore Accordi di libero-scambio/AELS, Segreteria di Stato dell'economia SECO

18.10

“Do’s and Don’ts”: gli aspetti culturali più rilevanti nelle relazioni d’affari Kyoko Nesa, Rappresentante dell’associazione “Camelia Club Giappone”

18.30 Networking apero

La manifestazione è aperta a tutti gli interessati. Entrata libera. Per iscrizioni prego rivolgersi entro il 23 febbraio 2010, alla Cc-Ti, Signora Veljkovic, Tel. +41 91 911 51 11, Fax +41 91 911 51 12, veljkovic@cc-ti.ch, www.cc-ti.ch

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Eventi

CADES acquisti, un servizio per le strutture socio-sanitarie ticinesi

CADES è stata fondata nel 1968 sotto l’egidia del “Groupement des hopitaux régionaux vaudois”, l’attuale FHV, Fédération des hopitaux vaudois; la centrale ha esteso progressivamente le sue prestazioni a altre istituzioni e Cantoni. Ha preso il nome di CADES nel 1987 e si è fondata come cooperativa senza scopo di lucro del 1994. Attualmente CADES raggruppa buona parte degli istituti sociali e sanitari in Svizzera Romanda e Ticino. Una partnership con CURAVIVA, l’associazione delle istituzioni sociali Svizzere, consente alla centrale di essere attiva su tutto il territorio nazionale e di rappresentare gli interessi dei propri membri con forza e coesione presso i fornitori. Nel mese di agosto del 2008 ha visto la propria nascita anche la filiale ticinese con il supporto delle diverse associazioni cantonali del mondo socio-sanitario EOC, ACPT, ATIS, ATCA e ARODEMS. Acquisti-Cades propone un assortimento completo di servizi legati all’acquisto. La centrale consente ai propri membri di beneficiare del supporto necessario a una perfetta interpretazione dei loro bisogni; questo processo permette loro di effettuare la scelta ottimale del prodotto o delle prestazioni alle migliori condizioni di mercato agevolando quindi il loro operato. Cades acquisti accompagna i propri membri nella valutazione del fornitore favorendo nel contempo importanti contenimenti di spesa. L’obietivo di base di CADES acquisti è di raggruppare gli stabilimenti in modo omogeno (stessa tipologia, stesso settore) per creare un consenso e un “peso” commerciale comune, ricordando che la scelta finale del fornitore è e resta sempre e in ogni caso prerogativa di ogni singolo membro. Durante la prima fase di creazione della filiale ticinese, si è lavorato sul fronte delle affiliazioni delle strutture pubbliche e private presenti sul territorio; ad

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oggi acquisti-CADES rappresenta l’80% dei posti letti disponibili nel Cantone. Negli impegni assunti, aquisti-CADES ha dichiarato la propria volontà di difendere gli interessi economici del Cantone Ticino e in special modo quelli del tessuto economico – industriale ticinese, nel pieno rispetto della politica d’acquisto definita con i propri soci. Per una corretta informazione degli operatori e potenziali futuri partners, in collaborazione con la Camera di commercio è stato programmata una conferenza di presentazione del progetto acquisti che si terrà il 2 marzo prossimo presso il mulino di Maroggia, alla quale verranno invitati e saranno i benvenuti tutti i soci camerali.

Programma dell'evento 17.00 Ritrovo 17.15 Saluto da parte del Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni 17.30 Saluto e presentazione della struttura CADES 17.45 Presentazione del progetto acquisti-Ticino 18.15 Aperitivo

Per maggiori informazioni: CADES acquisti via Fusoni 4 6900 Lugano Tel. +41 91 922 09 65


pronto, chi parla? ASSICURAZIONI Alessandro CEDRASCHI Agente Generale

San Valentino Domenica, 14 febbraio 2010 MENU Aperitivo con stuzzichino **** Torre di patate croccanti con gamberi e misticanza d’insalata **** Tortellone di “San Valentino” Profumato alle erbe **** Le guancette di vitello baciate dal nettare rosso Flan di mais e perle vegetariane **** Delizia alla frutta con sorbetti Fr. 69.—p/p

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Modulo 1 – Introduzione alle assicurazioni sociali Assicurazioni sociali federali e cantonali in generale, il finanziamento e le prestazioni. In particolare AVS, AI, prestazioni complementari, disoccupazione, assegni familiari, malattie, maternità, infortuni e previdenza professionale. Date: 23 febbraio e 2 marzo 2010, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 2 – Aspetti contributivi delle assicurazioni sociali Le attività dell’ufficio dei contributi dell’IAS: alcuni aspetti riferiti all’affiliazione, la fissazione dei contributi, la revisione dei datori di lavoro e l’incasso dei contributi. Data: 9 marzo 2010, dalle 14.00 alle 17.30

zione. Il sapersi muovere con successo in pubblico, conoscendo i comportamenti e gli atteggiamenti più corretti da tenere in determinate situazioni, è sicuramente un grande vantaggio e può aprire molte porte nel lavoro e nella carriera. Relatrice Edith Dolder, Consulente d’immagine e del comportamento, attiva presso primari istituti ticinesi nel ramo dei servizi e della comunicazione

RECLUTAMENTO E SELEZIONE DEL PERSONALE Mercoledì 3 marzo 2010, dalle 09.00 alle 13.00 Temi: Reclutamento (fasi e politica, organizzazione, analisi dei profili, metodi di ricerca) e Selezione (i tipi di intervista, le fasi essenziali, la decisione di assunzione)

Modulo 3- Rendite di vecchiaia, superstiti e invalidità Modalità per l’ottenimento e il calcolo delle prestazioni di vecchiaia, dei superstiti e d’invalidità (prestazioni relative al I pilastro). Data: 16 marzo, dalle 14.00 alle 17.30

Relatrice Carmen Fontana-Maggi, Consulente HR e formatrice aziendale, già capo delle risorse umane di un’azienda della grande distribuzione.

Relatori Gabriele Grossi, Calcolatore, servizio rendite e indennità, IAS; Alessandro Mazzoleni, Giurista, IAS; Siro Realini, Capo ufficio contributi, IAS; Marco Seregni, Capo servizio rendite e indennità, IAS; Anna Trisconi Rossetti, Capo ufficio prestazioni, IAS

PRESENTAZIONI EFFICACI TRAMITE POWERPOINT

RELAZIONARSI CON SUCCESSO

Lunedì 8 marzo 2010, dalle 13.30 alle 17.30 In questo mondo di sempre maggiore competitività nel campo del lavoro, tanti sono laureati, hanno conseguito un master, conoscono più lingue, ma quanti veramente hanno quei tratti distintivi per ottenere il punteggio massimo nella scala dei valori? Forse tanti non si rendono conto che proprio sul piano della competitività una delle poche cose che può distinguere una persona dall’altra è la buona educa-

Modulo 1 - Come preparare una presentazione efficace • Come il pubblico recepisce le informazioni, come comprende e memorizza • Principi di base della comunicazione visiva, errori più comuni, metodologie di lavoro necessarie • Come strutturare una presentazione • Come creare titoli avvincenti • Semplici principi di design: come impaginare, quanto testo per diapositiva, dimensioni minime dei testi, colori efficaci • Come lavorare con grafici e tabelle • Come e quando utilizzare immagini e dove reperirle • Come presentare e coinvolgere il pubblico • Come evitare o risolvere eventuali problemi tecnici Data: 24 febbraio 2010, dalle 13.30 alle 17.30

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Formazione

Modulo 2 - Analisi ed elaborazione di presentazioni È necessaria la partecipazione al Modulo 1 • Esame di alcune presentazioni sottoposte nei giorni precedenti dai partecipanti • Rielaborazione delle presentazioni • Sintesi degli errori e bilancio finale Data: 10 marzo 2010, dalle 13.30 alle 17.30 Relatore Valentino Szemere, graphic & industrial designer opera da oltre trent’anni nel settore del design grafico e della comunicazione ed è titolare della società di comunicazione e design Apaxcreativi E nel mese di marzo: 15.03.2010 Il telefono…la voce dell’azienda 22.03.2010 Come valorizzare la propria immagine

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Economista aziendale nelle arti e mestieri diplomato

Da sinistra: Hans-Jürg Gerber (Responsabile SIU Berna), Simon Aytogan, Reto Giannini, Emil Weiss (Presidente della Commissione d'esame e Presidente Unione Svizzera del Metallo), Rinaldo Gobbi (Vice Direttore Cc-Ti Lugano), Erik Pinketti e Alfio Daldini

Alla fine di ottobre si sono conclusi gli esami federali di “Economista aziendale nelle arti e mestieri” e abbiamo il piacere di annunciare che anche sei ticinesi hanno conseguito questo importante diploma federale. La consegna delle pagelle è avvenuta il 27 novembre 2009 a Berna, città nella quale si sono dati appuntamento tutti i neodiplomati svizzeri. La migliore media svizzera è stata ottenuta dal ticinese Erik Pinchetti (Rigassi & Pinchetti SA, Lodrino), conseguendo la nota di 5.2. Gli altri diplomati sono: Simon Aytogan (FFS Infrastruttura, Bellinzona), Paolo Bezzola (FFS SA, Quartino), Alfio Daldini (Figli fu A. Daldini Vini, Savosa), Reto Giannini (Graniti Rossi SA, Lodrino) e Sacha Milani (Elettro Controlli SAGL, Mendrisio). A tutti le nostre più vive felicitazioni!

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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino

GIORNATE DI CONSULENZE PAESE LUGANO, MARZO 2010 Giappone: l’accordo di libero scambio crea nuove opportunità d’affari Lugano, 1 marzo 2010 • più facile accesso al mercato grazie all’accordo di libero scambio; • l’occasione per entrare in un mercato pregiato che vale 127 milioni.

Russia: cogliere l’occasione – prepararsi ad entrare nel mercato

Lugano, 22 marzo 2010 • speranza di ripresa grazie al prezzo crescente del petrolio; • sfruttare l’attuale situazione congiunturale per un ingresso nel mercato; • il boom edilizio a Sochi (Olimpiadi Invernali del 2014) entra nel vivo. Nel corso delle giornate di consulenza proposte alle aziende, avrete l’occasione di fissare un incontro individuale con i consulenti dell’Osec e con gli specialisti provenienti direttamente dai paesi di riferimento. Le aziende intenzionate ad espandere le loro attività nei paesi sopra citati o che hanno esigenze concrete non esitino a mettersi in contatto con l’Osec e a fissare un appuntamento con i suoi esperti! CONTATTATECI AL NO. TEL. +41 91 911 51 37 OPPURE TRAMITE E-MAIL ALL’INDIRIZZO INFO.LUGANO@OSEC.CH, SAREMO LIETI DI FISSARVI UN APPUNTAMENTO.

Le opportunità d’affari nell’ambito dei programmi congiunturali dell’UE

L’Osec, in collaborazione con l’azienda specializzata in ricerche di mercato BMS AG, ha eseguito un’analisi approfondita dei programmi congiunturali lanciati nell’UE per contrastare la crisi finanziaria ed economica globale. Ne risultano circa 10’000 progetti infrastrutturali con opportunità d’affari d’interesse per le PMI svizzere. Gli Stati membri dell’UE hanno varato vasti programmi per un totale di 230 miliardi di euro per contrastare la crisi economica. Anche i fornitori svizzeri possono trarne profitto, soprattutto nei settori edile, tecnica abitativa, trattamento e depurazione delle acque, sistemi di trasporto, trasporti pubblici, comunicazione ed energia. Le PMI svizzere possono trovare le informazioni dettagliate sui 10’000 progetti infrastrutturali e le opportunità d’affari che ne derivano nella serie di studi pubblicati dall’Osec in collaborazione con la BMS AG e contenuti in un CD-Rom ottenibile gratuitamente all’indirizzo e-mail asilini@osec.ch (persona di contatto: Alberto Silini). La documentazione specifica il genere di progetto, la tempistica, i contatti, le fonti e l’amministrazione competente nei seguenti settori: • energia: produzione, distribuzione; • acqua: depurazione, trattamento, distribuzione; • gestione dei rifiuti: riciclaggio, incenerimento, smaltimento;

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• cleantech: energie rinnovabili, tecnica ambientale; • infrastrutture di trasporto: strade, gallerie, ferrovie, trasporto urbano, trasporto via acqua; • comunicazione: invio di dati, banda larga, network, wireless, distribuzione; • edifici pubblici: scuole, ospedali, case per anziani, luoghi pubblici; • ricerca e formazione: equipaggiamento.

UE: standard energetici più severi per le nuove costruzioni

A partire dal 2021, tutti gli edifici nuovi e ristrutturati nell’UE dovranno rispettare standard energetici severi. Gli edifici pubblici dovranno sottostare alle direttive emanate dal Parlamento europeo e dal Consiglio dei ministri europeo già due anni prima. La nuova direttiva sulle prestazioni energetiche degli edifici entrerà in vigore nella primavera del 2011 e dovrà essere applicata dagli Stati membri entro due o tre anni. Le principali novità sono le seguenti: • i singoli Stati membri dell’UE fissano gli standard minimi a livello nazionale per le nuove costruzioni e per le ristrutturazioni di ampia portata. Gli standard nazionali dovranno basarsi su un metodo comparativo unico a livello europeo; • dal 2021, tutte le nuove costruzioni e gli edifici con ri-


strutturazioni di ampia portata dovranno rispettare standard energetici elevati; per gli edifici pubblici, questo provvedimento vigerà già dal 2019; • in futuro, le inserzioni immobiliari dovranno recare un codice che specifichi l’efficienza energetica degli edifici; • le direttive non riguardano le case piccole con una superficie inferiore ai 50 m2, le dimore di vacanza abitate per meno di quattro mesi l'anno, le chiese, gli immobili provvisori utilizzati per meno di due anni, gli edifici industriali, le officine, i fabbricati agricoli e gli edifici storici tutelati. Comunicato stampa del Parlamento europeo: “Energysaving buildings: agreement reached” w w w.europarl.europa.eu/news /exper t /infopress _ page/051-64747-322-11-47-909-20091118IPR6474618-11-2009-2009-false/default_de.htm Comunicato stampa del Ministero tedesco dell’economia e della tecnologia: “Einigung über GebäudeeffizienzRichtlinie legt Grundstein für europaweite Verbesserung der Energieeffizienz von Gebäuden” w w w.bmwi.de /BMWi/Navigation / Pre s se / pressemitteilungen,did=320898.html

Gli Stati dell’AELS firmano accordi di libero scambio con Serbia e Albania

In occasione di un incontro ministeriale a Ginevra lo scorso 17 dicembre 2009, gli Stati dell’AELS Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda hanno firmato accordi di libero scambio con la Serbia e l’Albania. Gli accordi prevedono il libero scambio nei seguenti ambiti: • prodotti industriali; • pesce e altri prodotti del mare; • prodotti agricoli trasformati. e comprendono prescrizioni in materia di: • protezione della proprietà intellettuale; • agevolazioni al commercio; • concorrenza; • servizi; • investimenti; • appalti pubblici. È altresì regolamentato il commercio di prodotti agricoli non trasformati tra i singoli Stati dell’AELS e la Serbia, rispettivamente l’Albania. Con l’Albania è stato concordato quanto segue: • l’abolizione dei dazi sui prodotti industriali nonché sul pesce e sugli altri prodotti del mare; • il libero scambio di prodotti agricoli trasformati e di prodotti di base agricoli tra l’Albania e la Svizzera segue (in linea di massima) le prescrizioni stabilite nell’accordo di stabilizzazione e d’associazione stipulato tra l’Albania e l’UE. L’accordo con la Serbia prevede le seguenti misure: • l’abolizione di quasi tutte le discriminazioni che gli esportatori svizzeri subiscono dal 1° febbraio 2009 a causa di un’applicazione unilaterale delle parti rilevanti per il commercio dell’accordo di stabilizzazione e d’associazione vigente tra la Serbia e l’UE; • l’abolizione dei principali dazi sui prodotti industriali nonché sul pesce e sugli altri prodotti del mare (l’abolizione di tutti i dazi in questi settori sarà completata entro il 31 dicembre 2013).

L’entrata in vigore di entrambi gli accordi di libero scambio è prevista per la prima metà del 2010. Comunicato stampa del Dipartimento federale dell’economia DFE: “Firma di accordi di libero scambio tra gli Stati dell’AELS, l’Albania e la Serbia” www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=30798

Polonia: novità nelle procedure di aggiudicazione delle gare d’appalto

La revisione della procedura di aggiudicazione delle gare d’appalto in Polonia è quasi conclusa. Le novità più rilevanti sono le seguenti: • le richieste per requisiti particolari nell’ambito di una procedura di aggiudicazione possono essere inoltrate solo entro la prima metà del termine per la presentazione. La risposta deve essere fornita al più tardi sei giorni prima della scadenza di tale termine; • il pegno sarà restituito direttamente agli offerenti scartati dopo la decisione in favore di un’offerta inferiore (finora avveniva dopo la conclusione del contratto); • l’ente appaltante non dovrà restituire il pegno se l’impresa ha presentato i documenti richiesti fuori termini stabiliti ed è sola responsabile per la consegna tardiva; • l’ente appaltante può richiedere il coinvolgimento di persone disabili quale condizione per concedere un appalto; • offerenti giudicati colpevoli di reati ambientali possono essere esclusi dalle gare d’appalto; • gli offerenti potranno ora rifarsi a risorse personali e tecniche di subfornitori, possibilità concessa finora solo ai consorzi; • i ricorsi sulle procedure di aggiudicazione non devono più essere inoltrati per primo all’ente appaltante, ma possono essere trasmessi direttamente alla camera d’appello nazionale del tribunale arbitrale di Varsavia. La relativa tassa si basa sul valore d’appalto e varia tra il controvalore di 1’870 euro, 2’500 euro, 3’750 euro e 5’000 euro. • le tasse in caso di rinvio della decisione sul riscorso alla prossima istanza sono ora più elevate (controvalore di 750 euro). Per ricorsi che riguardano azioni precedenti all’apertura della gara sono previste tasse quintuplicate rispetto all’istanza precedente; per azioni successive, la tassa ammonta al 5% del valore dell’appalto per un massimo di 1,25 milioni di euro.

Stati dell’OCSE: calo del gettito fiscale

Il gettito fiscale nella maggior parte dei Paesi dell’OCSE è calato già nel 2008 a causa della crisi economica. Questa è una delle conclusioni tratte dall’attuale rapporto dell’OCSE sulle entrate delle amministrazioni pubbliche nei propri Stati membri. Rispetto all’anno precedente, l’aliquota fiscale media (entrate tributarie in rapporto al PIL) degli 30 Stati membri dell’OCSE (paesi UE + Svizzera, Norvegia, Islanda, USA, Canada, Giappone, Messico, Turchia, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda) è calata del 0,6%, dal 35,8% al 35,2%. La flessione maggiore è stata riscontrata in Islanda (dal 40,9% al 36,0%), Spagna (dal 37,2% al 33,0%) e Irlanda (dal 30,8% al 28,3%).

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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino

Sono poche le nazioni che hanno registrato un aumento. La Svizzera ne è un esempio, con un incremento della quota fiscale dal 28,9% (2007) al 29,6% (2008), percentuale che rimane tuttavia nettamente inferiore alla media del 35,2% nell’OCSE. Gli aumenti più consistenti risultano in Messico (dal 18,0% al 21,1%) e in Lussemburgo (dal 36,5% al 38,3%). OCSE: “Tax burdens falling in OECD economies as crisis takes its toll” www.oecd.org/document/47/0,3343,en_2649_34533_ 44115887_1_1_1_37427,00.html OCSE (Berlin Centre): “Schweiz weist 2008 noch steigende Steuer- und Sozialabgabenquote aus” www.oecd.org/document/46/0,3343,de_34968570_ 35008930_44120046_1_1_1_1,00.html Comunicato stampa del Dipartimento federale delle finanze DFF: “Onere fiscale in Svizzera sempre basso” www.news-service.admin.ch/NSBSubscriber/message/attachments/17497.pdf

Cina e ASEAN: zona di libero scambio comune a partire dal 2010

La “China ASEAN Free Trade Area” (CAFTA), la maggior zona di libero scambio del mondo, è entrata ufficialmente in vigore il 1° gennaio 2010. Vi fanno parte la Cina e gli Stati dell’ASEAN (Malesia, Tailandia, Singapore, Indonesia, Filippine, Vietnam, Cambogia, Myanmar e Brunei). Insieme rappresentano un mercato di 1,9 miliardi di persone e un volume di scambio di 4,5 miliardi di dollari. L’introduzione del CAFTA comporta l’abolizione dei dazi doganali all’interno della zona di libero scambio per 7’000 gruppi di merci (ca. il 90% delle posizioni doganali) a partire dal 1° gennaio 2010. Fanno eccezione Cambogia, Laos, Myanmar e Vietnam, cui è stato accordato un periodo di transizione fino al 2015 per azzerare le tariffe doganali per i prodotti cinesi. China Observer: “Aufbruchsstimmung in Chinas Südwesten” www.china-observer.de/druckansicht/entry091115 -094502.htm China Daily: “New era of China-ASEAN tie-up” w w w.chinadaily.com.cn /cndy/20 0 9 -10 /22 /con tent_8828949.htm

La Cina lancia il progetto faro di Hengqin

Un centro turistico high-tech per un costo preventivato in 10 miliardi di dollari sorgerà sull’isola di Hengqin, situata sulla costa meridionale della Cina. L’isola misura 106 km2 (all’incirca le dimensioni di Hong Kong) e conta 4’000 abitanti, che secondo le proiezioni del governo cinese ammonteranno a 200’000 entro il 2020. Oltre alle infrastrutture che si renderanno indispensabili causa la crescita della popolazione e l’afflusso di visitatori, i seguenti grandi progetti sono previsti: • la zona commerciale di Shizimen Central Business District, che comprenderà un parco high-tech e diversi alberghi; • il parco di divertimenti Chime Long Ocean Resort, con una capacità da 10 a 15 milioni di visitatori l’anno;

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• un impianto per la produzione di energia della China Power Investment Corp.; • un centro accademico dell’Università di Macao. A livello di trasporti, l’isola sarà accessibile: • grazie alla costruzione di una linea verso la stazione ferroviaria ad alta velocità di Zhuhai-Guangzhou; • con la realizzazione di un raccordo verso Macao; • tramite il ponte pianificato di Hong Kong-Macao-Zhuhai, che la congiungerà a Hong Kong. Secondo il piano di sviluppo del governo centrale cinese, l’isola Hengqin sarà costruita e gestita congiuntamente dalla Regione amministrativa speciale di Macao e dalla metropoli costiera di Zhuhai. Delta Bridges: “Reporters get scoop on Hengqin” www.deltabridges.com/news/zhuhai-news/reporters-getscoop-hengqin Asia Times: “China’s sleepy Hengqin wakes up” www.atimes.com/atimes/China/KK06Ad01.html

Malesia: obiettivi ambiziosi

La Malesia intende continuare sulla via della prosperità, come delineato dal Governo nel progetto preliminare di bilancio nazionale. I progetti comprendono le seguenti vaste misure infrastrutturali: • progetti per la costruzione di strade e ponti per un importo complessivo di 2 miliardi di euro; • risanamento e ampliamento della gestione delle acque ammontante a 500 milioni di euro; • progetti ferroviari (200 milioni di euro); • piani portuali e di trasporto marittimo (160 milioni di euro); • ampliamento degli aeroporti (60 milioni di euro). Sono inoltre previste le seguenti misure fiscali: • riduzione dell’aliquota massima dal 27% al 26% (nella zona franca di Iskandar, questa aliquota sarà diminuita persino al 15% per i lavoratori dei rami in crescita); • aumento dell’esenzione fiscale del minimo vitale dal controvalore di 1’600 euro a 1’800 euro. Gli obiettivi del progetto preliminare di bilancio costituiscono il prologo per il decimo “Malaysiaplan” (2011-2016), che intende continuare a favorire lo sviluppo della Malesia in un paese industrializzato e sarà presentato a luglio 2010. Yahoo News: “Highlights of 2010 Budget: Malaysia, Together We Prosper” http://malaysia.news.yahoo.com/bnm/20091023/tts-budget-highlights-993ba14.html

Migliore protezione per la designazione “Svizzera” e la croce svizzera

Il 18 novembre scorso, il Consiglio federale ha licenziato il messaggio sul progetto legislativo “Swissness”, volto a migliorare la protezione dell’indicazione di provenienza “Svizzera” e della croce svizzera a livello nazionale e internazionale. I prodotti e i servizi svizzeri godono di ottima fama sia in Svizzera che all’estero poiché sono considerati affidabili e di alta qualità. Il valore economico della provenienza svizzera è notevole: secondo gli studi più recenti, per i prodotti tipicamente svizzeri, per i prodotti agricoli naturali


e per alcuni beni di consumo destinati all’esportazione, esso ammonta fino al 20% del prezzo di vendita. Sempre più spesso quindi le imprese usano espressioni come “Svizzera”, “qualità svizzera” o “Made in Switzerland” per designare i propri prodotti o servizi. Tuttavia, con il successo del “marchio Svizzera” sono aumentati anche gli abusi, con conseguenti lamentele da parte dell’economia e dei consumatori e vari interventi parlamentari. Il Consiglio federale ha licenziato il messaggio sulla revisione della legge sulla protezione dei marchi e la nuova legge sulla protezione degli stemmi volte a rafforzare la protezione del “marchio Svizzera”, con criteri più precisi per definire la provenienza svizzera dei prodotti o dei servizi: • per i prodotti naturali (come le piante o l’acqua minerale), il criterio decisivo dipende dal tipo di prodotto. Nel caso dei prodotti vegetali, ad esempio, il luogo del raccolto deve trovarsi in Svizzera; • per i prodotti naturali trasformati (come la maggior parte dei prodotti alimentari) almeno l’80% del peso delle materie prime deve provenire dalla Svizzera. Diverse eccezioni permettono di escludere dal calcolo in particolare le materie prime che non esistono in Svizzera (p.es. il cacao) o che temporaneamente non sono disponibili (p.es. a causa della distruzione del raccolto in seguito a maltempo). Motivi puramente economici (p.es. materie prime meno costose all'estero) non giustificano un’eccezione; • per i prodotti industriali (come macchine e coltelli) almeno il 60% dei costi di produzione deve essere realizzato in Svizzera. Nel calcolo è possibile tenere conto anche dei costi per la ricerca e lo sviluppo. Le eccezioni valide per i prodotti naturali sono applicabili anche ai prodotti industriali; • per i prodotti industriali e i prodotti naturali trasformati deve essere soddisfatto anche un secondo criterio: l’attività che conferisce al prodotto le sue caratteristiche essenziali deve svolgersi in Svizzera (p.es. la trasformazione del latte in formaggio); • un’impresa può offrire servizi svizzeri se la sua sede sociale e un centro di gestione effettivo si trovano in Svizzera. La legge sulla protezione degli stemmi permetterà di utilizzare in futuro la croce svizzera sui prodotti svizzeri: attualmente l’uso è consentito soltanto per i servizi svizzeri. La possibilità di iscrivere anche le indicazioni geografiche per prodotti non agricoli in un nuovo registro presso l’Istituto federale della proprietà intellettuale (p.es. “Genève” per orologi) e la possibilità di registrare marchi geografici permettono ai settori interessati di ottenere un titolo di protezione ufficiale in Svizzera. Ciò agevolerà notevolmente in futuro l’ottenimento e l’applicazione della protezione anche all’estero. La documentazione e ulteriori informazioni relative al progetto “Swissness” sono disponibili sul sito dell’Istituto federale della proprietà intellettuale (www.ige.ch).

La libertà di stampa nel confronto internazionale

Secondo l’attuale “Press Freedom Index” stilato da Reporters sans Frontières, la stampa gode di maggior libertà

in Scandinavia: infatti, i primi cinque paesi classificati risultano essere Danimarca, Finlandia, Irlanda, Norvegia e Svezia. La Top ten comprende anche Estonia, Paesi Bassi, Svizzera, Islanda e Lituania. Per quanto riguarda gli stati extraeuropei, vige molta libertà in Nuova Zelanda (15°), Australia (16°), Giappone (17°), Canada (19°) e USA (22°). Risulta spiccatamente negativo il piazzamento di Francia (43°), Spagna (45°) e Italia (49°). Si registrano invece progressi nei paesi in via di sviluppo (Stati BRIC): la stampa può esprimersi più apertamente rispetto agli anni precedenti in Brasile (attualmente 71°) e India (105°), mentre è limitata in Russia (153°) e Cina (168°). La nazioni in fondo alla classifica (posizioni 169 a 175) risultano essere Laos, Cuba, Myanmar, Iran, Turkmenistan, Corea del Nord ed Eritrea. Reporters sans frontières: “Press Freedom Index 2009” www.rsf.org/en-classement1003-2009.html

“Go!” – è disponibile la seconda edizione della rivista del commercio estero

Il secondo numero della rivista del commercio estero “Go!” edita dall’Osec tratta i seguenti temi: • misure di stabilizzazione per la promozione del commercio estero svizzero, che l’Osec realizza su mandato della Confederazione (tema prioritario); • gestione della crisi e futuro dell’industria solare (intervista con Peter Pauli, CEO di Meyer Burger, subfornitore di tecnologie solari con sede a Thun); • success story (Filtrox AG: impianti per la filtrazione da San Gallo per il mondo intero); • accorgimenti per assicurarsi contro i rischi valutari; • campionati mondiali di calcio 2014 in Brasile: opportunità d’affari per le imprese svizzere; • importanza degli accordi di libero scambio per l’export svizzero (a titolo d’esempio, gli accordi bilaterali con Canada e Giappone); • “Swiss Health”: promuovere la destinazione sanitaria Svizzera. “Go!” appare due volte l’anno in lingua francese e tedesca ed è destinato soprattutto alle PMI esportatrici svizzere. Il secondo numero di cui sopra è altresì allegato all’attuale edizione della “Handelszeitung” e appare pertanto con una tiratura eccezionale di 67’000 esemplari invece degli usuali 12’000, di cui 2’500 in lingua francese. “Go! Le magazine du commerce extérieur” 2/2009 (versione francese) www.osec.ch/internet/osec/fr/home/export/publications/ go.-ContentSlot-9750-ItemList-22390-File.File.pdf/ Osec_Magazin_Go2_09_f.pdf

Osec

Corso Elvezia 16 Casella postale 5399 - CH-6901 Lugano Tel. +41 91 911 51 35/37 Fax +41 91 911 51 39 info.lugano@osec.ch www.osec.ch

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Fiere internazionali

BIOTECNOLOGIA: I MAGGIORI EVENTI DEL 2010 BIO 2010 Chicago, 3 – 6 maggio 2010

L’organizzatore della fiera, la “Biotechnology Industry Organization”, rappresenta circa 1’200 aziende e organizzazioni correlate, attive nella ricerca e lo sviluppo della biotecnologia nei rami sanità, agricoltura, industria e ambiente. La BIO International Convention abbina in modo ottimale il salone alle conferenze per soddisfare le necessità dell’industria intera. Il BIO 2010 Business Forum offre un’occasione eccezionale per le imprese biotech e farmaceutiche, per gli istituti di ricerca e per gli investitori provenienti da tutto il mondo per incontrarsi, allacciare contatti, scambiare esperienze e cogliere opportunità d’affari d’interesse comune. L’edizione precedente ha contato 1’827 espositori e 14’040 riunioni di partnering one-on-one; vi hanno partecipato 14’532 rappresentanti di 58 paesi e imprenditori di 1’800 industrie. Informazioni generali sulla fiera: http://convention.bio.org Informazioni sullo “SWISS Pavilion”: www.osec.ch/fiere > Fiere all’estero > BIO International Convention 2010

L’anno scorso, Biotechnica ha accolto 650 espositori e oltre 11’000 visitatori provenienti da 40 nazioni. 500 relatori internazionali hanno presentato tendenze, gli ultimi risultati della ricerca ed esempi di successo tratti dalla prassi. Informazioni generali sulla fiera: www.biotechnica.de Informazioni sullo “SWISS Pavilion”: www.osec.ch/fiere > Fiere all’estero > Biotechnica 2010 Agli espositori degli SWISS Pavilion presso le fiere sopra citate è accordato uno sconto per prenotazione anticipata quale misura di sostegno congiunturale. Vi segnaliamo inoltre la presenza svizzera alla seguente fiera, organizzata grazie alle misure di stabilizzazione congiunturale a favore del commercio estero svizzero:

Globe 2010 Vancouver, 24 – 26 marzo 2010

Si tratta della maggiore manifestazione internazionale dedicata a tecnologie, prodotti e servizi ambientali innovativi. La fiera/conferenza si tiene ogni due anni; nel 2008 vi hanno affluito 735 CEO e presidenti, 11’206 visitatori provenienti da 71 paesi, 2’187 delegati, 229 BioJapan 2010 relatori, 497 espositori e 219 rappresentanti Yokohama, 29 settembre – 1° ottobre 2010 della stampa. BioJapan, che si è svolta dieci volte dal 1986, I tre giorni di fiera permettono di frequentare è la fiera internazionale più longeva nel settoseminari formativi, di incontrare noti esperti “SWISS Pavilion”: la qualità re della ricerca biotecnologica fondamentale e della sostenibilità e oltre 10’000 responsasvizzera sbandierata! applicata in Asia. Il salone mira a offrire una bili e imprenditori attivi nel cleantech. Si vipiattaforma per la biotecnologia ambientale in sionano soluzioni innovative per la protezione rapido mutamento e a proporre contatti tra gli artefici del dell’ambiente e si trae profitto dalle eccezionali opportunità ramo; sarà corredato da seminari e riunioni di business partdi networking e di sviluppo degli affari, particolarmente pronering. ficui negli ambiti delle energie rinnovabili e della produzione All’edizione del 2009 hanno partecipato oltre 483 espositori; energetica. 23’846 persone hanno visitato il salone, i diversi seminari, Le conferenze approfondiscono le seguenti tematiche: sosteworkshop, convegni e le conferenze. nibilità aziendale, cambiamenti climatici e gestione del carboInformazioni generali sulla fiera: ne, energia pulita, finanza, sviluppo di città sostenibili, risorse http://www.jba.or.jp/english/index.html idriche e tecnologie pulite. Informazioni sullo “SWISS Pavilion”: La presenza svizzera è organizzata in collaborazione con la www.osec.ch/fiere > Fiere all’estero > BioJapan 2010 Swiss-Canadian Chamber of Commerce a Vancouver, il Consolato generale di Svizzera a Vancouver (che ospiterà un ricevimento), l’Associazione svizzera per le tecnologie ambientali Biotechnica 2010 (Schweizerischer Verband für Umwelttechnik SVUT) e l’UffiHannover, 5 – 7 ottobre 2010 cio federale dell’ambiente. Biotechnica rappresenta l’evento di punta dell’industria bioInformazioni generali sulla fiera: tech europea. Copre tutti i rami, dalla biotecnologia di base www.globe.com alle attrezzature, la bioinformatica e i servizi nei cinque ambiti Informazioni sullo “SWISS Pavilion”: di applicazione: farmaceutica/medicina, industria, alimentawww.osec.ch/fiere > Fiere all’estero > Globe 2010 re, agricoltura, chimica e ambiente. Informazioni sulla piattaforma SwissCleantech creata grazie Il nuovo concetto di fiera propone quattro parti: salone, conalle misure di stabilizzazione: ferenze, partnering e premio. Il settore espositivo presenta www.osec.ch/internet/osec/it/home/export/stabilisation/exla catena di valore aggiunto dell’industria biotech dall’inizio portplattform/energy.html alla fine.

Informazioni sugli “Swiss Pavilion”: www.osec.ch/FIERE

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Vita dei Soci

NUOVI CORSI PROPOSTI DALLA FPCE

La FPCE promuove, coordina e organizza la formazione professionale continua nel ramo elettrico, proponendo corsi ed esami professionali riconosciuti a livello federale nonché corsi e seminari di aggiornamento. Essa si rivolge ai professionisti attivi sul territorio ai diversi livelli (Operai, Quadri intermedi e Quadri superiori), offrendo percorsi formativi in grado di soddisfare le esigenze di formazione richieste dal mercato del lavoro. Dal 2004 certificati dal Servizio cantonale di certificazione per enti di formazione continua – eduQua. Corsi proposti durante il 2010: • CORSI DI PREPARAZIONE AGLI ESAMI PROFESSIONALI FEDERALI E AGLI ESAMI CANTONALI

Inizio previsto: fine estate/autunno2010 Corso di 360 lezioni Costi: CHF 3'900.– Luogo: FPCE Gordola Minimo 15 partecipanti

Inizio previsto: settembre 2010 Corso di 420 lezioni ca. Costi: CHF 4’500.– Minimo 15 partecipanti

ELETTRICISTA CAPO SQUADRA CON DIPLOMA CANTONALE Formazione tecnica e pratica della gestione di un cantiere. Conoscere piani e schemi, offerte e rilievi. Prescrizioni nella pratica. Gestire al meglio il proprio lavoro e il personale affidato. Esami finali con diploma cantonale Requisiti minimi: montatore o disegnatore elettricista; titolo equivalente

CONSULENTE IN SICUREZZA ELETTRICA Corso di preparazione all’esame di Consulente in sicurezza elettrica con attestato professionale federale. Requisiti minimi: montatore o disegnatore elettricista e aver partecipato al corso di preparazione della FPCE o essere in possesso della maturità prof. tecnica o essere in possesso del diploma di Elettricista Capo Squadra. Allegare certificati

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Vita dei Soci

• CORSI TEORICI E PRATICI SU MATERIE E TEMI MIRATI

Inizio previsto: marzo 2010 Corso di 40 lezioni Costi: CHF 600.– Luogo: SPAI Mendrisio Minimo 15 partecipanti

Inizio previsto: appena raggiunto il numero minimo richiesto Corso di 30 lezioni Costi: CHF 390.– Luogo: FPCE Minimo 10 partecipanti

Inizio previsto: appena raggiunto il numero minimo richiesto Corso di 30 lezioni Costi: CHF 450.– Luogo: FPCE Gordola Minimo 10 partecipanti

Inizio previsto: appena raggiunto il numero minimo richiesto Corso di 25 lezioni Costi: CHF 380.— Luogo: SPAI Trevano Minimo 10 partecipanti

DISEGNARE SCHEMI ELETTRICI CON IL CAD Avere la padronanza del software; riuscire a sviluppare uno schema elettrico,saper estrarre e introdurre nella libreria personalizzata nuovi elementi o blocchi; imparare nuove tecniche per velocizzare l'esecuzione e la stesura dei propri lavori Requisiti minimi: Conoscenze minime della piattaforma AutoCad 2006 in avanti o simili, 4° corso apprendisti installatori o disegnatori elettricisti

RETI INFORMATICHE TCP/IP Il corsista saprà capire il funzionamento del TCP/IP e installare gli elementi di base di una piccola rete. Requisiti minimi: montatore o disegnatore elettricista, titolo equivalente; riqualifica prof., 4° corso apprendisti installatori o disegnatori elettricisti

BUS 2 Il corsista acquisirà le competenze per progettare un sistema Bus KNK, sarà in grado di identificare apparecchi guasti e integrare apparecchi nuovi nel Bus; saprà programmare una struttura Bus KNK semplice. Requisiti minimi: conoscenze minime del PC

RICEZIONE DI SEGNALI RADIO E TV DIGITALI SATELLITARI E TERRESTRI Il corsista acquisirà le competenze per realizzare un’installazione fissa, motorizzata, mono e multi utenza per la ricezione di segnali TV e radio da satellite. Requisiti minimi: montatore o disegnatore elettricista, titolo equivalente; riqualifica prof., 4° corso apprendisti installatori o disegnatori elettricisti

Trovate maggiori informazioni e ulteriori dettagli sul sito www.fpce.ch, così come il formulario d’iscrizione da stampare, compilare e inviare al Segretariato FPCE. Formazione Professionale Continua nel ramo Elettrico Via St. Maria 27 6596 Gordola Tel. +41 91 730 90 25 Fax +41 91 730 90 26 corsi@fpce.ch www.fpce.ch

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Vita dei Soci Comunicato stampa

Le PMI all’avanguardia nell’ambito del reinserimento professionale

Per il quarto anno consecutivo, alla fine del 2009, IPT integrazione per tutti ha realizzato un sondaggio sull’integrazione nelle aziende di persone lese nella loro salute. Mirato ad aziende con più di 50 collaboratori situate prevalentemente nella Svizzera tedesca, il sondaggio 2009 si aggiunge a quello effettuato l’anno scorso presso 1'700 imprese, in maggioranza romande. Complessivamente, la banca dati si fonda su 1958 aziende che rappresentano più di 123'000 collaboratori. Realizzato in collaborazione con l’Osservatorio Universitario dell’Impiego a Ginevra, l’analisi ha messo in evidenza un tasso d’integrazione minimo del 2,9% (parliamo di tasso d’integrazione minimo tenuto conto del fatto che alcune richieste legate al numero di persone lese nella loro salute presso l’azienda non hanno potuto essere completate da certi partecipanti). Sono pertanto 3'555 i collaboratori lesi nella loro salute impiegati nelle imprese partecipanti. Se il tasso minimo d’integrazione è identico in Svizzera romanda e in Svizzera tedesca, nell’ordine del 3% e del 3,1%, in Ticino è nettamente inferiore (1,8%). La palma spetta alle aziende svizzere tedesche con meno di 50 collaboratori, con un tasso d’integrazione di oltre il 6%, contro il 3,4% per le aziende romande di uguale dimensione e il 2,3% per quelle ticinesi. Benché 47% delle persone lese nella loro salute siano impiegate da grandi aziende con più di 250 collaboratori, queste ultime presentano un tasso d’integrazione più basso (2,6%). Il settore «amministrativo pubblico, istruzione, sanità e assistenza sociale» raggruppa il 40% dei collaboratori lesi nella loro salute e presenta il tasso d’integrazione più alto (4,5%). Dal canto loro, le industrie manifatturiere impiegano più di 900 persone con una situazione di handicap per un tasso d’integrazione del 3,1%. Orientato anche su dei criteri di management, il sondaggio dimostra che il 42% delle aziende affrontano la tematica dell’integrazione nella loro comunicazione interna. Per le grandi aziende, il tasso sale a due terzi mentre meno di un terzo delle micro aziende (meno di 10 collaboratori) dicono di abbordare questo argomento. Questo aspetto è quanto più rilevante visto che il tasso d’integrazione è superiore nelle aziende che trattano in-

ternamente questa tematica. In un quarto delle aziende, una persona di riferimento è incaricata di facilitare questa integrazione e il 16% si fissa degli obiettivi in questo senso. Come per la comunicazione interna, questi due fattori giocano un ruolo favorevole nell’integrazione. Le aziende che attuano tali strategie impiegano in generale più persone lese nella loro salute. Un’azienda su cinque precisa inoltre di avere assunto, nei 24 mesi precedenti all’inchiesta, una o più persone lese nella loro salute e il 9% ammette di aver dato prova di discriminazione positiva. I risultati completi dello studio si possono scaricare all’indirizzo: www.fondation-ipt.ch/CMS/default.asp?ID=1932

IPT - Integrazione per tutti

Fondazione privata, senza scopo di lucro, IPT integrazione per tutti è un’azienda di servizi specializzata nel reinserimento professionale di persone lese nella loro salute. Creata nel 1972 da imprenditori romandi, IPT impiega un centinaio di collaboratori in più di 20 uffici in Svizzera. In stretta collaborazione con gli ambienti economici e patronali, IPT lavora sull’adeguazione delle risorse dei candidati con i fabbisogni delle aziende. Nel 2008, la Fondazione ha preso a carico più di 2'500 persone, di cui il 45% ha ritrovato un impiego duraturo. Leader svizzero nel suo ambito d’attività, IPT propone un largo ventaglio di prestazioni che si rivolgono alle aziende, ai medici, agli assicuratori privati, agli uffici regionali di collocamento, agli uffici dell’assicurazione invalidità e ai servizi sociali. Per maggiori informazioni: Jonathan Emonet, Incaricato della comunicazione, Tel. +41 21 925 92 46, jonathan.emonet@fondation-ipt.ch Fondazione Integrazione per Tutti via Besso 5, 6900 Lugano Tel. +41 91 800 10 40 Fax +41 91 800 10 49 www.fondation-ipt.ch

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Vita dei Soci

RENATO STIERLIN, LA 4a GENERAZIONE DI UNA FAMIGLIA AL SERVIZIO DEL VERDE

all'età di settant'anni lasciò le redini della ditta al figlio Alberto, che da allora la conduce con grande zelo. Dalla metà del 2009 ad Alberto si è affiancato il figlio Renato, la 4a generazione di Stierlin al servizio del verde, che abbiamo incontrato per farci raccontare il futuro della più importante azienda florovivaistica del Ticino.

Signor Renato Stierlin, quella di affiancare papà Alberto nella conduzione dell’azienda è stata una scelta di tradizione o di passione?

Alberto Stierlin con il figlio Renato

La ditta Stierlin nacque nel lontano 1903 fondata da Ferdinando Stierlin di Sciaffusa che, dopo gli studi di giardinaggio in parte anche all'estero, si fermò a Crocifisso di Savosa dove si era innamorato della regione e del clima mite. Più tardi lo raggiunse da Sciaffusa il fratello Carlo, allora ventenne, che dopo avere svolto gli studi con successo nella scuola specializzata per il giardinaggio di Kostriz, era pronto ad intraprendere nuove specializzazioni. Nel 1945 appena terminata la seconda guerra mondiale, Carlo Stierlin decise di comperare la prima parcella di terreno nel piano di Agno vicino alla Piodella nel comune di Muzzano, dove nel 1947 trasferì tutti i vivai. Nel 1951 al padre Carlo si affiancò il figlio maggiore Fritz, che dopo aver frequentato le scuole ed il ginnasio a Lugano ed in seguito le migliori scuole del settore Svizzere, completò il tutto con una lunga pratica. La ditta si arricchì di nuovi sistemi e tecniche progredendo sempre più rapidamente. Nel 1966 si trasferì alla Piodella l'intera organizzazione aziendale. Verso la fine del 1967 Carlo Stierlin lasciò l'attività affidando il tutto al figlio Fritz che, nel 1968, ne assunse la completa conduzione. Per poter sapientemente dirigere un'azienda, sviluppatasi notevolmente, occorreva una preparazione adeguata, sempre più tecnica e professionale e perciò il figlio maggiore di Fritz, Alberto, dopo avere frequentato le scuole ed il ginnasio a Viganello, trascorse ben otto anni lontano da casa frequentando le migliori scuole Svizzere e rientrando in azienda nel 1981. Nel 1997 Fritz Stierlin

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“Credo che entrambi gli aspetti abbiano contribuito alla mia scelta. Ovviamente la tradizione di famiglia, ha svolto un ruolo importante, visto che il nostro nome da così tanti anni è strettamente legato al settore di giardinaggio e del «verde» in Ticino. Esiste una base solida su cui si può costruire anche in futuro anche se però devo ammettere che, senza la grande passione che nutro per l'architettura, per i fiori, le piante ed i giardini, non mi sarebbe stato facile continuare con entusiasmo questa grande tradizione di famiglia”.

Che studi ha seguito e quali innovazioni pensa di portare in azienda?

“Ho conseguito il Bachelor come architetto paesaggista alla Hochschule für Technik a Rapperswil. Trovo il mio mestiere molto affascinante in quanto riunisce aspetti architettonici, naturalistici e richiede una vasta conoscenza nel mondo delle piante, visto che ci occupiamo soprattutto di parchi, giardini, recupero di aree dimesse, rinaturalizzazioni e allestimento di piazze multifunzionali. Inoltre come dice la parola cerchiamo di considerare il paesaggio, preso nel suo complesso. Non si cerca quindi di pianificare solo in base alle esigenze di un privato ma anche di considerare il paesaggio intero, le esigenze di un intera città o di una valle. Per quanto riguarda la seconda domanda credo che sia ancora un po' presto per dare delle risposte definitive. Negli ultimi anni ho accumulato parecchia esperienza lavorando sia in svizzera, che all'estero, a scuola o frequentando dei corsi. Per prima cosa oggi intendo conoscere bene la ditta, comprendere tutti suoi i meccanismi e vivere ulteriori esperienze nei vari settori. Solo dopo questo processo, che durerà si-


curamente del tempo, potrò dare una risposta in merito. Sono sin d’ora certo che sarò sempre molto attento al mutamento delle esigenze dei clienti cercando di fare evolvere l’azienda mantenendo il più possibile invariata la straordinaria varietà delle attività e dei prodotti offerti. Quella che non cambierò di certo è la grande qualità dei servizi che offriamo ai nostri clienti. Per apprendere e così potere apportare il mio personale contributo, conto comunque sull'esperienza di mio padre, che da parecchi anni gestisce la ditta e che saprà guidarmi tra le varie opportunità aiutandomi a superare ogni difficoltà”.

L’azienda florovivaistica Alberto Stierlin rappresenta la più grande impresa del settore a livello ticinese ed una delle principali a livello svizzero. Quali sono i motivi di tale eccellenza?

“Ritengo che il nostro plusvalore possa essere perfettamente rappresentato dalla cura e dall’attenzione che quotidianamente poniamo per soddisfare tutte le esigenze dei nostri Clienti. Naturalmente non è da escludere l’infinita passione che noi Stierlin e tutti i nostri collaboratori «coltiviamo» per un lavoro che è fatto di tanti sacrifici, rischi concreti ma anche di grandi soddisfazioni. Alzarsi presto al mattino e lavorare all’aperto con qualsiasi tempo non sono nulla in confronto all’appagamento che si prova ad ogni lavoro ultimato”.

L’azienda Alberto Stierlin si occupa di progettazione, costruzione e manutenzione di un giardino ma il vostro lavoro non si limita a questo, non è vero?

zione deve essere considerato come una vera e propria parte della casa, fonte di soddisfazione e gradevole luogo per vivere. Mio padre lo ha definito in una recente pubblicità «la vostra seconda casa» e per questo il giardino e i suoi particolari devono sempre essere pensati e progettati in ogni loro dettaglio. La scelta delle essenze, la suddivisione degli spazi a seconda delle esigenze di ogni componente della famiglia, la presenza di eventuali cani, la volontà/capacità di mantenere lo spazio verde nel tempo… Sono tante le variabili e spesso siamo chiamati a rimediare a situazioni pregresse e non completamente ragionate”.

Ma se qualcuno ritenesse di possedere il famoso «pollice verde»?

“Allora può benissimo venire a trovarci e scegliere tutto quanto necessario: oltre alle piante vendiamo direttamente al pubblico anche terra, torba, concimi e prodotti per trattamenti fungicidi, insetticidi ed erbicidi. Oltre a questo è possibile trovare un ampio assortimento di vasi, mastelli, cachepot, ciottoli e figure decorative”.

Grazie dunque a Renato Stierlin e tanti auguri per altri 100 anni di passione per il verde! Il centro di florovivaistica Alberto Stierlin è in via Piodella 18, Muzzano, di fianco all'aeroporto di Lugano/Agno Tel. +41 91 967 12 68, Fax +41 91 966 24 17 info@albertostierlin.ch, www.albertostierlin.ch

“Assolutamente si, la nostra azienda è attiva da oltre 100 anni nella progettazione, costruzione e manutenzione di giardini, campi sportivi, parchi giochi, viali, pergole, biotopi, ruscelli, fontane, lavori in pietra, recinzioni e molto altro ma siamo anche una delle pochissime in Ticino ad avere un vivaio aperto al pubblico. Qui chiunque può trovare tutto quello che cerca: piante da frutta, bacche, agrumi, arbusti, fiori annuali e biennali, piante da appartamento e conifere. Piante da siepe, perenni, tappezzanti, acidofile, piante acquatiche, aromatiche ed ortaggi. Il mio consiglio è sempre quello di venire di persona per rendersi conto della vastità del nostro assortimento”.

Perché una persona che sta pensando ad un giardino dovrebbe prima rivolgersi a voi?

“Un giardino non si improvvisa! Il giardino di un'abita-

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Vita dei Soci

MIGROS: UN PRIMO BILANCIO PER IL 2009

2009 - un anno influenzato delle diminuzioni di prezzo

Il 2009 della Cooperativa Migros Ticino è stato influenzato da importanti diminuzioni di prezzo che hanno interessato una vasta serie di prodotti di prima necessità e ad ampia diffusione, diminuzioni di cui i clienti hanno potuto interamente beneficiare. In aggiunta alle riduzioni dei prezzi di vendita, altri fattori hanno influenzato l’andamento degli affari nel corso del 2009, in particolare i radicali lavori di ristrutturazione della filiale di Locarno e il mantenimento della superficie di vendita, dal momento che lo scorso anno non sono stati aperti o rilevati nuovi negozi. L’impatto di tali eventi ha comportato una diminuzione della cifra d’affari netta, che si è attestata a fine 2009 a 566,7 milioni di franchi, in diminuzione del 3,1% rispetto all’anno precedente. Nonostante la diminuzione di cifra d’affari la Cooperativa Migros Ticino chiude l’anno con un risultato soddisfacente, grazie soprattutto a migliori condizioni di acquisto della merce e a misure di ottimizzazione dell’efficienza, anche in ambito energetico. Un ringraziamento particolare va all’impegno dei 2'000 collaboratori, per i quali a fine anno l’azienda ha destinato l’1,2% della massa salariale per adeguamenti e per un contributo straordinario individuale di 400 franchi nella forma di carta regalo, inteso quale partecipazione alle spese delle economie domestiche.

Nuovo look per Migros Locarno

È stata presentata all’inizio dello scorso mese di dicembre 2009 la filiale Migros di Locarno, che è stata oggetto di importanti e radicali lavori di ristrutturazione. Con un investimento di 7 milioni di franchi, metà dei quali destinati al rinnovo dell’arredo, il negozio si caratterizza ora per luminosità, ampi spazi di vendita e un migliore orientamento nell’esposizione della merce, in particolarmente per i prodotti freschi e i banchi a servizio. Inaugurata nel 1993, la filiale Migros situata in via Franscini a Locarno è stata oggetto di lavori nell’arco del 2009 che hanno portato a un radicale cambiamento di look: nella prima fase dell’anno la ristrutturazione ha interessato la superficie di vendita del supermercato,

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Lo staff di Locarno

mentre nel corso dell’autunno i lavori si sono concentrati sul rifacimento della facciata esterna dello stabile - in particolare con la realizzazione di ampie vetrate, fonti di luce naturale e di un effetto di maggior respiro grazie al contatto con l’esterno - e degli spazi destinati alla ristorazione e agli inquilini. Il concetto di ristrutturazione è caratterizzato dalla volontà di offrire un’immagine coordinata che, considerata la luminosità e la trasparenza che le nuove vetrate danno all’insieme della superficie, tiene conto della necessaria armonia tra colori, illuminazione e arredo nella sua globalità. Importanti anche le migliorie tecniche e di tutela ambientale: grazie alla realizzazione delle fonti di luce naturale già citate, l’intero sistema di illuminazione artificiale ha potuto essere ottimizzato. Nel corso della ristrutturazione sono inoltre stati sostituiti i frigoriferi, che funzionano ora con gas naturali: tale intervento ha permesso un risparmio energetico e un minor impatto ambientale. Innovativo infine il sistema di raffreddamento dei frigoriferi: anziché ricorrere ai tradizionali condensatori ad aria, l’impianto utilizza ora l’acqua del Lago Maggiore.


Vita dei Soci Comunicato stampa

SI ASCONA SOCIETÀ IMPRENDITORI DI ASCONA La società imprenditori di Ascona (ex-SCADA) si è riunita in Assemblea giovedì 10 dicembre 2009 con la finalità dichiarata di ribadire la propria presenza effettiva sul territorio, la recente creazione del nuovo Comitato e gli obbiettivi per il 2010. In particolare, tema al centro della serata è stato il cambiamento del nome dell’associazione. In effetti, dopo un coinvolgimento di tutti i soci tramite la convocazione a questo appuntamento a partecipare a nuove proposte di nomi, durante l’Assemblea si è aperta la discussione sui motivi che giustificano la necessità di cambiare nome. A questo proposito tra le varie voci che hanno preso la parola sono emerse due motivazioni da tutti condivise: da una parte, vi è la necessità di trasmettere energia ed entusiasmo tramite un logo che sia facilmente riconoscibile da tutti (anche dai turisti) e riconducibile al marchio “Ascona”. D’altra parte, vi è invece la volontà di coinvolgere nelle attività associative non solo i commercianti e gli artigiani, ma anche tutti quegli altri operatori che contribuiscono al successo ed al buon funzionamento dell’economia locale e regionale. Dopo varie osservazioni e commenti dei soci, l’Assemblea ha votato le sei proposte di nome per giungere alla decisione finale di SI ASCONA, ovvero Società Imprenditori di Ascona. Durante l’Assemblea è stata presentata la cartina per i turisti che promuove le varie attività locali in maniera molto chiara e che uscirà all’inizio dell’estate 2010 in 50'000 copie tramite una modalità di distribuzione capillare e mirata. In aggiunta a ciò, sono stati menzionati i progetti

Il nuovo Comitato di SI Ascona

“carta di credito” e “Titanium wo-men” ed in seguito è stata data particolare attenzione alla nuova veste grafica ed ai nuovi contenuti della rivista annuale “Ascona per Lei”. Infine, l’Assemblea ha accolto all’unanimità l’entrata in Comitato di Michele Cerciello ed ha salutato con gratitudine i due membri di Comitato dimissionari Brigitte Willi e Romina Marghitola-Mercurio Per maggiori informazioni: SI Ascona - Società Imprenditori di Ascona Casella postale 583 6612 Ascona

contatti d'affari La Società belga Eloy Water, specializzata nel trattamento delle acque, dopo numerose esperienze riuscite in Belgio, Francia ed Irlanda, cerca dei partner locali per distribuire o installare i propri prodotti nel Cantone Ticino. Eloy Water è una società belga specializzata nella depurazione delle acque biologica compatta di alta qualità, che propone anche delle stazioni di depurazione su misura. Eloy Water fa parte del Gruppo Eloy, che è composto da 4 società: Eloy Travaux (costruzione, genio civile), Eloy Béton (beton), Eloy Prefab (stabilimento di fabbricazione delle stazioni di depurazione), ed Eloy Water (concezione e commercializzazione delle stazioni di depurazione). Dati essenziali del Gruppo Eloy Anno di fondazione 1965 Capitale sociale 7'218’000 Euro Cifra d’affari nel 2008 32'000’000 Euro Personale impiegato 198 dipendenti

Contatto: Dominique Chibel, Commercial Engineer Tel. +32 473 29 86 42 d.chibel@eloywater.com ww.eloywater.com

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Vita dei Soci Comunicato stampa

Congresso Lavoro: «HRM di successo in tempi di cambiamenti»

Le sfide poste dal management delle risorse umane (HRM) in questi tempi di forti cambiamenti sono state al centro di Congresso Lavoro tenutosi lo scorso 24 novembre 2009, a Villa Negroni a Vezia. Dirigenti di PMI, responsabili e specialisti della gestione del personale hanno incontrato e interagito con affermati esperti del diritto del lavoro e di Human Resources e rappresentanti del mondo imprenditoriale ticinese. Complessivamente un'ottantina di persone - prevalentemente attive in aziende industriali, nel settore terziario e nella gestione di istituti sanitari - si sono chinate su aspetti diversi del cambiamento psicologici e organizzativi, sociali e culturali, economici e giuridici - per poi discutere, nell'ambito di una tavola rotonda, le conseguenze concrete per HRM. Nel pomeriggio i lavori congressuali si sono suddivisi in tre open forum per approfondire, dal profilo giuridico e della gestione, tre momenti del rapporto di lavoro: l'assunzione (1), il mantenimento, la motivazione e la formazione dei collaboratori (2) e la separazione dal dipendente (3).

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Infine, quattro dirigenti di aziende ticinesi private e pubbliche hanno presentato le loro buone prassi improntate alla gestione del cambiamento. Promosso da Boss Editore SA, Congresso Lavoro ha consentito, attraverso l'aggregazione di competenze e nella pluralità di esperienze, uno stimolante confronto per un HRM di successo, ritenuto che le risorse umane costituiscono il capitale più prezioso di ogni azienda che guarda al futuro.

Una sintesi degli interventi

Sandro Lombardi, già Direttore di AITI, ha parlato del cambiamento come atto voluto (il bisogno psicologico di cambiare) e come atto dovuto (imposto da chi o da ciò che ci sta attorno), invitando a farne in ogni caso un atto voluto, un'opportunità per crescere e migliorare. Anna Zanardi, Psicologa del lavoro e Consulente strategica, ha sviscerato le ragioni che creano resistenza di fronte a ciò che cambia per individuare come motivare


le persone e i team ad affrontare positivamente i mutamenti. Franco Zambelloni, Professore di filosofia, ha condotto la riflessione sui radicali cambiamenti sociali e culturali, in particolare l'influsso dei mezzi e delle modalità di comunicazione sui comportamenti delle persone. Luca Albertoni (Direttore della Camera di commercio) e Stefano Modenini (Direttore di AITI) hanno presentato i cambiamenti in atto nell'economia e nel mercato del lavoro e le prospettive per l'anno 2010. L'Avv. Costantino Delogu ha passato in rassegna le novità in ambito legale, dalle nuove leggi all'evoluzione della giurisprudenza. La tavola rotonda sulle conseguenze concrete dei cambiamenti sulla gestione delle risorse umane ha visto confrontarsi - fra loro e con i partecipanti - tre esperti HR, Maurizio Camponovo (Presidente di HR Ticino), Carlo Martines (Direttore Eurojobs) e Rosy Croce (Responsabile HR di Migros Ticino). Partecipazione attiva e formazione intensiva hanno caratterizzato gli open forum del pomeriggio: assumere nuovi dipendenti, con la moderazione di Rosaria Croce (Migros Ticino) e Tanja Uboldi Ermani (Avvocato e Membro del team di esperti di Boss Editore); mantenere, motivare e formare personale, moderato da Raffaella Delcò (Head of Development presso BSI Bank) e Simona Morosini Marconi (Responsabile del servizio giuridico della Camera di commercio); separarsi dal personale, condotto da Domenico Basile e Costantino Delogu (Redattori responsabili de Il diritto del lavoro applicato di Boss Editore).

L'ultima parte della giornata congressuale ha permesso di focalizzare su quattro aziende che hanno saputo innovare, gestire e valorizzare il cambiamento: Pini & Associati, rappresentata dall'Ing. Olimpio Pini, SUPSI, presentata dal Direttore Franco Gervasoni, l'Amministrazione cantonale, rappresentata da Raniero Devaux della Sezione risorse umane del DFE, Prodir SA, presentata da Susanne Cedraschi. Boss Editore SA 6997 Sessa www.boss-editore.ch

I diversi relatori che si sono susseguiti durante la giornata del Congresso Lavoro 2009

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Vita dei Soci di Lisa Pantini

Da oltre 30 anni sulla cresta del capello Il salone Rosi a Minusio ha compiuto i 30 anni a giugno del 2009, ed ha festeggiato in grande stile, con un cospicuo investimento in un nuovo progetto nel cuore di Locarno Forbici, shampoo, profumo, balsamo, lozioni, impacchi… Ricci, lisci, carré, una spuntatina o un taglio radicale…

UN’ATMOSFERA SPECIALE

Il mondo del Salone Rosi è magico: un’atmosfera serena e gioviale dove, quando vi si entra, si vive un’esperienza unica. No. Non è solo un taglio di capelli. È molto di più. Si tratta di un momento di coccole e benessere in un salone completamente rinnovato, moderno ed accogliente. Un concetto di consapevolezza e benessere che coinvolge non solo i capelli, ma tutta la persona nel suo insieme, puntando anche all’immagine e all’estetica con una consulenza personalizzata. Verso un “Total Look” che armonizza la figura del parrucchiere completandola con un’assistenza specifica al cliente. Rosi apre il suo primo salone a Muralto nel 1979, trasferitosi poi a Minusio nel 2007. Dieci anni dopo, nel 1989, Giovanni apre un secondo salone nel cuore di Bellinzona. Con rinnovato spirito, dal oltre trent’anni, Rosi e Giovanni emozionano e “lavorano” sulle teste di migliaia di clienti in Ticino, suscitando stupore e gioia.

Lo staff al completo

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Un cospicuo investimento per un traguardo aziendale che conferma, ancora una volta, quanto quest’azienda sia ben radicata in Ticino e che anche in momenti di crisi economica, si possa vedere la luce in fondo al tunnel e si reagisca investendo in un nuovo progetto che, ne siamo sicuri, porterà presto nuovi frutti.

BENESSERE E BELLEZZA SI FONDONO

Il nuovo salone a Minusio, sito in Via San Gottardo 80, è un bellissimo spazio aperto che coniuga le più moderne ambientazioni al benessere di un clima caldo ed ospitale. Nuovi concetti di bellezza e benessere come un soffitto con una luce che cambia colore per un effetto di cromoterapia, che rilassa gli occhi ed il corpo, o le poltroncine vicine ai lavatesta con un massaggio elettronico incorporato. Così nel mentre che mani professionali massaggiano delicatamente la vostra testa, la cromoterapia con i colori dell'arcobaleno che si alternano, favorisce il vostro benessere e stimola l'energia vitale, e la poltrona massaggiante rilassa le tensioni e crea le condizioni ideali per occuparsi di se stessi e dei propri bisogni. Una situazione ideale, mentre i professionisti dei capelli si prendono cura di noi, valorizzando la nostra immagine, con un nuovo colore o un nuovo taglio. L’esperienza dal parrucchiere deve essere un momento di relax, il lusso di prendersi un po’ di tempo per sé stessi. Con un’équipe di 18 persone (8 a Minusio e 10 a Bellinzona), formando numerosi apprendisti, Rosi e Giovanni sono da oltre 30 anni sulla piazza ticinese, quale rinomato e affermato salone e punto d’incontro per gli ultimi trend stagionali.

Gierrevi SA Salone Rosi Via S. Gottardo 80 6648 Minusio Tel. +41 91 743 41 11 Fax +41 91 743 42 87 rosi@rosi-giovanni.ch

Rosi Albanese

UN NUOVO SALONE NEL CUORE DI LOCARNO

All’inizio di febbraio è stato aperto il nuovissimo salone “Total Look by Rosi e Giovanni” all’interno della Boutique Borgonovo - La Rinascente, sita in Piazza Grande a Locarno, nel cuore della Città. Si tratta di un nuovo concetto che abbina la bellezza ed il benessere allo shopping, puntando davvero ad un “total look” nel vero senso della parola. La Boutique Borgonovo - La Rinascente si presenta su 5 piani con abbigliamento uomo-donna di grandi griffes, prodotti per il bagno e la casa, un piano dedicato alla bellezza con il nuovo salone, ed uno riservato al “Borgo Lounge”, uno spazio destinato alle pause dallo shopping sfrenato dove gustarsi un buon caffè o una bibita in completo relax.

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Vita dei Soci di Paolo Ortelli, Arch., Direttore del Centro di formazione professionale a Gordola della SSIC TI

Ridare identità, valori e passione alla professione

Se anche distrattamente si prova ad assumere un atteggiamento di ascolto rispetto alle modalità del lavoro che contraddistingue la nostra modernità, non si può che amaramente constatare come il racconto e l’immagine percepita dai protagonisti moderni dei processi lavorativi e produttivi, indipendentemente da situazioni di contingenze congiunturali particolari, sia manifestamente negativa. La percezione del lavoro, pur concedendo delle derive di tipo eccessivamente negative soprattutto in periodi di difficoltà generale del sistema produttivo come quelli che stiamo vivendo e che noi tutti tendiamo ad assimilare e riprodurre, è per lo più tratteggiata da disincanto e negatività diffusa. L’amore ed il trasporto per la propria attività lavorativa sembra essere solo ad appannaggio dell’estrema frontiera delle vocazioni più spinte. Vocazioni che peraltro sembrano essersi volatilizzate dal contesto lavorativo. Frasi del tipo: ”il lavoro non è più quello di una volta” o “il lavoro è diventato una serie di procedure amministrative gestionali a scapito dell’agire concreto”, ecc.. sono lo specchio fedele della percezione diffusa delle pratiche lavorative. Un sistema lavoro in cui neppure negli ambienti più stabili e corporativi riesce più a suscitare condivisione ed apprezzamento del contesto e delle modalità in cui si svolge. Per fortuna il sistema lavoro sebbene in palese difficoltà funziona ancora. Cosa non del tutto scontata con le premesse appena evocate. Certo ancora possiamo assistere alla nascita di storie imprenditoriali di successo anche nel nostro piccolo Cantone. Ma tutto questo sarà sempre destinato a ripetersi? E ancora, fino a quando ed in che termini i protagonisti del lavoro continueranno a coltivare quelle premesse indispensabili al successo? Fino a che punto il nostro sistema lavoro locale, impegnato obbligatoriamente a metabolizzare le continue modifiche ed accelerazioni prodotte dalle tendenze globali, riuscirà a produrre spontaneamente storie di successo? Ben conscio dell’impossibilità di rispondere a questi interrogativi, in una posizione personale di osservazione del mercato del lavoro, ed in particolare del settore edile, che tradizionalmente si costituisce come una cartina tornasole per l’intera economia del nostro territorio, ritengo che le diverse espressioni economiche di questo

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Cantone, non possano continuare a far finta di nulla, a non raccogliere questi segnali importanti non solo dal punto di vista individuale, ma che coinvolgono il sistema lavoro nel suo complesso interessando in modo oserei dire vitale, il presente ed il futuro dei diversi corpi di mestiere. Come dunque tentare di ricucire e riannodare il filo della partecipazione e del coinvolgimento personale dei singoli attori dei processi lavorativi? La risposta solo apparentemente banale, sta nello sviluppo di processi formativi in grado di scardinare la logica della prestazione performante a tutti i costi (peraltro mai minimamente raggiunta nei processi formativi in atto ai diversi livelli) a favore di una prestazione lavorativa che si sviluppa in primis attraverso il riconoscimento, la comprensione responsabile del ruolo che una prestazione lavorativa richiede al protagonista della pratica. Nel corso degli anni, nella mia attività quotidiana di formatore in ambito professionale, ho sempre più rafforzato la convinzione che nessuna formazione professionale per risultare veramente efficace, a prescindere dal contesto specifico (scuole professionali a tempo pieno e non, centri di formazione interaziendali o formazione in impresa) possa sfuggire ad una profonda e costante riflessione sulla professione stessa e il concetto di professionalità specifica che ne deriva. Riflessione che trova scarsissimo seguito negli attuali processi formativi professionali. Quale ordinanza o piano di formazione infatti fa riferimento esplicito al contesto storico e culturale che ha contribuito a strutturare una pratica lavorativa? Quale programma formativo prova a tornare a raccontare come lo svolgimento di un’attività professionale comporta la comprensione profonda di un testo valoriale di riferimento ed il riconoscimento responsabile, di un metaracconto professionale e come solo attraverso lo stesso sarà possibile declinare un proprio solido percorso professionale? È mia convinzione, e sarei felice di essere smentito, che l’intero sistema formativo abbia preferito, quasi sottoforma di tacito accordo, sfuggire alla responsabilità di affrontare un tema delicato e spinoso come questo. Paradossalmente sembra essere stato più facile definire contenuti, obiettivi di formazione e strutturare un ordinamento formativo di riferimento; concentrarsi su aspetti


indubbiamente importanti quali le competenze richieste per i diversi profili e indirizzi professionali; aspetti che a conti fatti risultano assolutamente inefficaci di fronte ad un’assenza di un quadro di riferimento esplicito che parli dei valori profondi del nostro fare ed agire quotidiano in ambito lavorativo. Un quadro questo che si può delineare esclusivamente attraverso il riconoscimento dei valori, dei ruoli e delle competenze specifiche dei diversi attori, delle relazioni e della capacità di ogni singolo di assimilare e fare riferimento ad una costruzione immaginaria quale struttura referente costante all’interno della quale sia possibile riconoscere e progettare il nostro essere, il nostro percorso ed il nostro futuro. Un quadro di responsabilità consapevole, appassionato, e pertanto in ultima analisi, trasmissibile. Questo quadro è limite, etico quindi, ed è il riconoscimento dell’essere parte di un tutto che, proprio grazie a questa consapevolezza, si pone come potenzialmente illimitato poiché destinato al superamento nel processo di costruzione di un’identità personale che si manifesta e riconosce all’ interno di un “territorio” di appartenenza. È insomma tempo di ricordare come difficilmente si possa costruire terreno fertile per delle competenze professionali senza passione e come la stessa sia direttamente connessa alla nostra capacità di generare valori riconosciuti e condivisi. La trasmissione del sapere, attraverso la crescita di competenze, può raggiungere una piena efficacia nella misura in cui si riesce a superare questo vuoto apparente. È un’assenza che deve essere colmata al più presto quale unica possibilità per garantire la sopravvivenza delle diverse identità professionali. In un mondo professionale in cui da tempo si constatano vertiginosi processi di accelerazione della prestazione lavorativa, in cui il cambiamento di scala dei processi lavorativi, con prestazioni lavorative sempre più orientate ad una sequenza di procedure in rincorsa, ci costringe ad un agire (meglio reagire) costante in risposta a sollecitazioni di un mercato disperatamente organizzato in tempo reale con evidenti deficit di momenti per la riflessione e l’approfondimento strategico; ecco che credo, a costo di apparire per taluni quale sostenitore di tesi di retroguardia, sia ormai giunto il mo-

mento di affermare come “il sistema delle professioni” sia chiamato a sviluppare, senza più indugi, strategie per recuperare consapevolezza identitaria e valoriale. Dal mio osservatorio personale sulle professioni del settore edile appare evidente come per molte delle professioni cosiddette “tradizionali” si sia di fronte ad un a sorta di punto di non ritorno, e come per le stesse, ormai non sembra più possibile rimandare un tentativo, probabilmente disperato, di promuovere una sorta di riallineamento implicito al termine Professione rispetto al suo radicale tedesco, quel “Beruf” “…nel senso di una posizione occupata nella vita, di un ambito di lavoro preciso e circoscritto…” che come messo in luce da Weber quale eredità Luterana, evoca con pathos protestante un’idea di vocazione e di chiamata verso un destino possibile. Individuare strategie per tentare di colmare questo vuoto appare difficilissimo ma nessuno dei professionisti impegnati nelle singole aziende si può chiamar fuori. Tornare a parlar bene del proprio lavoro, riproporre e tornare a far sentire il piacere per la propria attività lavorativa, raccontarla come una storia che valga la pena di essere vissuta, con rispetto e se del caso con amorevole disincanto perché, quasi che fosse la nostra ultima battaglia, è tempo di tornare a dare speranza al lavoro per alimentarne nuove tensioni, tentare di renderlo inappagato e progettarlo affinché sia in grado di accogliere in chi lavora il gusto e il desiderio d’esistere.

Arch. Paolo Ortelli

Laureato in architettura presso l’Istituto universitario di Architettura di Venezia (IUAV) nel 1993; dallo stesso anno 1993 al 2002 ha svolto nel Cantone Ticino l’attività di progettista indipendente con parallelamente incarichi formativi presso la SPAI di Trevano, dal 2002 lavora presso il CFP, dapprima come Responsabile della formazione e dal 2007 come Direttore. Nel 2009 ha conseguito il Master of Advanced Studies in Gestione della Formazione presso l'USI di Lugano.

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Vita dei Soci di Lisa Pantini

Winteler: 10'000 mq per la nuova sede a Giubiasco

Lo scorso novembre è stato ufficialmente inaugurato il nuovo centro Winteler in via Mondari 7 a Giubiasco, presso lo svincolo autostradale Bellinzona Sud, con due giornate che hanno riscosso un eccellente successo di pubblico e di partecipazione. La storia Winteler è da sempre una realtà di successo. Fondata nel 1964 ad Arbedo da Willy Winteler l’allora garage dava lavoro a tre dipendenti e si presentava sul mercato come un’azienda di famiglia; impronta che nonostante siano passati gli anni, è sempre stata mantenuta come tratto distintivo della società. Oggi ai vertici del Gruppo lavorano i figli Ralph e Stefano che affiancano nell’attività il padre Willy. L’anno successivo Winteler diventa concessionario Mercedes-Benz. Nel 1973 si trasferisce nella sede in centro a Giubiasco (Via Bellinzona 37), nel ’75 acquisisce anche il marchio Alfa Romeo. Dagli anni ’90 in poi l’azienda comincia un’espansione costante che la porta ad aprire alcuni dei più importanti centri nel Cantone: nel 1991 a Losone, nel 2003 lo Smart Center a Grancia e Giubiasco, nel 2005 a Riazzino, con l’acquisizione di tre nuovi marchi per potenziare l’offerta già molto vasta: Jeep, Dodge e Chrysler.

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Il 20 luglio 2009 Winteler SA ha aperto i battenti del nuovo centro di Giubiasco, situato in Via Mondari 7, il più grande centro del settore in Ticino; i lavori erano cominciati con lo scavo a gennaio 2008. La vecchia sede di Giubiasco è stata venduta. Il nuovo centro ha una superficie di 4'000 mq.: un grande show room (1’200 mq), ampi spazi, in un’atmosfera accogliente. Sotto lo stesso tetto si trovano l’officina meccanica, la carrozzeria, il magazzino ricambi, un magazzino per stoccare 7’000 ruote di clienti. Tutte le attrezzature sono all’avanguardia e rispettano i criteri ambientali e di sicurezza ISO 9001 e ISO 9014. Tra le tante attività del nuovo Garage Winteler sono molteplici anche le novità: Winteler è l’unica azienda ticinese ad avere al proprio interno l’AMG Performance Center Ticino di Mercedes-Benz (sono 8 in tutta la Svizzera), che presenta vetture con modelli super sportivi, come la nuovissima SLS AMG, presentata in esclusiva per l’inaugurazione del centro dello scorso novembre 2009, vettura che è bene ricordarlo verrà immessa sul mercato solo a marzo 2010. Winteler è l’unico smart Center Ticino autorizzato con sedi a Giubiasco, Lugano-Bioggio e Riazzino. Novità


nel 2010 è la concessione di vendita e riparazione dei veicoli commerciali Mercedes-Benz e Mitsubishi Fuso. Nelle serate inaugurali era presente anche il CEO di Mercedes-Benz Svizzera Karl Schregle, parlando in termini positivi di Winteler, che nel 2009 è stata insignita del prestigioso Mercedes-Benz European CSI Award 2009, classificandosi al primo posto per la Svizzera, e al secondo posto per le smart. Inoltre è stata creata un’offerta speciale denominata “Black & White by Winteler” che ha visto la vendita di 30 vetture Classe A e 20 smart Pulse in versione esclusiva e limitata. Una volta esaurito lo stock di vendita, è stato sorteggiato un fortunato acquirente per modello al quale è stata regalata la vettura acquistata in precedenza. Anche Winteler si conferma l’eccellenza nel proprio settore: ad ogni crisi economica presente e passata l’azienda si è chinata su sé stessa ed ha sempre reinvestito nella società, potendo così contare su una florida attività, che

oggi la porta ad essere un leader sul mercato, nonché un punto di riferimento per molti clienti. L’affetto dei clienti, dimostrato dal successo dell’inaugurazione, che ha visto oltre 2'500 persone visitare la nuova sede in due giornate, testimonia il fatto che l’attività ed i servizi dell’azienda vanno incontro ai desideri ed ai bisogni dei clienti e del mercato. Oggi il Gruppo Winteler occupa circa 100 dipendenti e forma costantemente nuovi apprendisti in diversi settori (meccanico, carrozzeria, commercio). Winteler SA Via Mondari 7 6512 Giubiasco Tel. +41 91 850 60 60 Fax +41 91 850 60 68 info@winteler.ch www.winteler.ch

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Vita dei Soci

Nosi presenta MissoniHome 2010 NOSI SA ha presentato a gennaio 2010 la nuova collezione 10 alla fiera ORNARIS di Zurigo, tenutasi dal 15 al 18 gennaio. Il prossimo appuntamento con altre collezioni NOSI sarà per la fiera AMBIENTE a Francoforte dal 12 al 16 febbraio 2010 (Halle 11, Stand 61 A / 61 B) Nuove visioni a sorpresa e coerenza con i valori di sempre

Iconici, lussureggianti o ritmici, i motivi novità s’intrecciano con i simboli storici. Trame evidenti e colori dal forte appeal: ecco i falsi uniti innovativi. Energia dei tartan rivisitati, di greche dominanti e replicate, fascino ipnotico dei fiori dirompenti aggrovigliati o sospesi tra righe e geometrie. Luci e colori da mixare, sovrapporre, dosare per creare e reinventare alternanze umorali, quasi ritmate dalle stagioni. Osare, cogliere emozioni e spunti per comporre melodie e puzzle d’arredo molto personali, mai uguali. Fiori per tutta la casa. La quintessenza dei giardini. Moltitudini, aiuole e mazzi, scompigliati e variegati - margherite, fresie, anemoni, non-ti-scordar-di-me. Blow-up di corolle ritagliate, replicate, ingrandite. Ma anche metodiche composizioni da medaglione, impeccabili e scontornate. Sono letti di fiori, per il letto. Ma anche per tende e arredi outdoor, per sofa dentro casa, per tappeti e spugne ritagliati. Sono rampicanti su garze a rete di pannelli indoor e sulle tele di gazebo outdoor. Lo strapotere dei fiori s’interrompe e s’intreccia ai moderni motivi clan. Emozioni

geometriche dai tratti rarefatti e irripetibili, tartan sgranati dagli ingrandimenti, macropixel policromi ricomposti a rilievo sui tappeti, a frantumazioni multicolori sui plaid. Energia e mistero nei toni mixati, aspri e indefiniti, d’innegabile attualità. Ruolo protagonista anche per le onde magnetiche, stilizzate a greca, imponenti serpentine definite e flessuose, repliche a colori prepotenti, sfumature nebulizzate per evanescenti degradé.

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Inattesa evidenza di proposte e moduli in tinta unita, formule di ricca consistenza con effetto di falso unito, tessuti mossi da ritmiche strutture e di solida matrice, a macropanama o in picchè jacquard corrugato a rilievi. Il loro appeal veste volumi e rotondità di sedute e isole d’appoggio su cui poter comporre e inventare giochi policromi. “Per me” spiega Rosita “la Home non è solo una licenza, ma lo stile Missoni per la casa. Che affonda le sue radici nella tradizione Missoni. Sono sempre la stessa Rosita che ha semplicemente trasferito la sua passione per la moda nel design. E che alla casa vuole trasmettere gli stessi valori. Ora più che mai apprezzo le sensazioni catturate nell’entourage incontaminato. Spontaneità e natura, che tanto m’ispirano, sono da tutelare. Mi affascina l’uso di materiali organici, anche per le trame più sofisticate. La più semplice delle fibre, il cotone domina nella mia casa. E il lino ha sempre un suo spazio”. MissoniHome è prodotta da T&J Vestor e distribuita da NOSI SA.

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