Ticino Business

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nr. 1 / Gen. /Feb. 2012

Aziende e sicurezza


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Sommario

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Gennaio/Febbraio 2012 Strong opinion Editoriale Contromano Il Tema Ospite Ospite Ospite Biblioteca liberale Attualità Attualità Attualità Attualità Attualità

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Un’iniziativa fallace 6 settimane di vacanza e altro: buone idee, in teoria... Se soffre l’Europa soffre anche la Svizzera Sentirsi sicuri per sentirsi più liberi È necessario dare un’occhiata anche alla privacy ed alla protezione dei dati Disciplina ed organizzazione per la sicurezza in azienda Sicurezza: il «do it youserlf», anche per le PMI, è sempre un rischio La Repubblica dei tartassati 6 settimane di vacanza: dimenticare tutto il resto Molti i cantieri fiscali svizzeri 10a edizione di ESPOprofessioni: dal 12 al 17 marzo a Lugano Negoziare una partecipazione d’impresa con i fondi di private equity La banda larga del futuro: work’in progress per migliorare e potenziare la comunicazione Corso di «Management di organizzazioni sportive» Save the date: 26 marzo 2012, approfondimento sul Kazakistan La giornata dell’export in Ticino, il 29.2.12 Quo vadis, Ucraina? Da granaio d’Europa a Paese industrializzato moderno Corsi proposti dalla Cc-Ti Commercio estero Misure attive in favore dell’internazionalizzazione e dell’export I prossimi appuntamenti Migros Ticino Boss Editore SA Assidu SA CONSEL SUISSE SAGL HSI SIRIO SA Lugicons SA ESA Ticino Gehri Rivestimenti SA Istituto Alpino di Chimica e Tossicologia Luisoni Consulenze SA

Redattrice responsabile: Lisa Pantini Comitato redazionale: Franco Ambrosetti, Luca Albertoni, Rinaldo Gobbi, Lisa Pantini, Simona Morosini Marconi e Marco Passalia

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Impressum Editore: Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Lugano

Aziende e sicurezza

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Foto di copertina: © iStockphoto.com/JuSun

Redazione: Cc-Ti, Corso Elvezia 16, 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 11 Fax +41 91 911 51 12 pantini@cc-ti.ch www.cc-ti.ch Pubblicità: Pubblicità Sacchi, C.P. 558 6928 Manno Tel. +41 91 600 20 70 info@pubblicitasacchi.ch www.pubblicitasacchi.ch

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Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti

Un’iniziativa fallace

“Le idee sono il contrario del pensiero”, scriveva Camus e a ben vedere, l’idea di raccogliere firme per reintrodurre la tassa di successione e donazione abolita da anni, deve essere figlia dell’amore sconfinato per l’ideologia socialromantica di ottocentesca memoria in cui imprenditori senza scrupoli e prepotenti si opponevano ad un’equa redistribuzione dei redditi, sfruttavano cinicamente i lavoratori con turni massacranti ricattandoli con la minaccia di perdere il posto di lavoro. Forse qualcuno si è perso qualche puntata della storia sociale degli ultimi cent’anni. Sebbene oggi il mondo non sia diventato perfetto, nel nostro Paese da molti anni esistono reti di protezione sociali ben sviluppate a sostegno della disoccupazione, sistemi pensionistici evoluti, assicurazioni perdita di salario e malattia, e quant’altro. Ciò è possibile perché chi crea ricchezza è tenuto a contribuire in proporzione alla sua forza economica al funzionamento dello Stato sociale nel quale viviamo. I redditi e la sostanza vengono tassati in varie forme in ossequio a un liberalismo che rispetta e difende la socialità, quella ex- post, dopo l’accumulazione di ricchezza. Il meccanismo redistributivo funziona fintanto che la produzione ricchezza e cioè la crescita economica continua. Ridistribuire la ricchezza non è un atto di benevolenza degli agiati nei confronti dei più disagiati, non è un atto volontario di solidarietà, è una semplice confisca operata con autorità dallo Stato per fini etici e pratici ormai condivisi da tutti o quasi. L’iniziativa in questione propone di reintrodurre un imposta del 20% sulla massa successoria complessiva con una franchigia di 2 milioni e sulle donazioni superiori ai 20’000 franchi per tutti gli eredi tranne il coniuge o il partner registrato. Per farne che? Due terzi servirebbero per finanziare l’AVS, un terzo andrebbe ai Cantoni. Non è finita. Con stile da commissario Colombo che prima di andarsene si voltava a sorpresa dicendo “ancora una domanda...”, ecco che dal cilindro spunta la sorpresa: la retroattività della riforma all’1°.1.2012. Gli iniziativisti si propongono di raccogliere 3 miliardi. A parte il fatto che la Svizzera è uno dei Paesi OCSE che tassa maggiormente la sostanza (2,2% del PIL contro l’1,8 dell’OCSE), nascono spontanee alcune domande: 1) Dato per scontato che l’equità fiscale sia un principio fondamentale fortemente sostenuto dalla sinistra, quante volte lo stesso franco deve venir tassato? Faccio un esempio semplificativo. Un franco di reddito viene tassato (se non fai parte di quella decina di migliaia di cittadini ticinesi che godono di esenzione) una prima volta con un’imposta poniamo del 20%. Quel che resta, 80 cts. si divide in consumo e risparmio, diciamo 60 cts. per il consumo e 20 cts. sul libretto in banca. I 20 cts. risparmiati sono ora capitale e pagherete un’imposta sugli interessi ricevuti (reddito) e una sul capitale. Lo stesso franco è stato tassato ben tre volte. Se al posto di risparmiarli li aveste spesi comportandovi come una cicala, lo Stato avrebbe incassato un’imposta soltanto; come pure se aveste acquistato un’opera d’arte, francobolli, monete d’oro. Non verreste tassati nemmeno vendendo pur realizzando un utile sulla vendita. Qualora l’iniziativa in

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questione fosse accettata allora lo stesso franco verrebbe tassato ancora una volta e cioè 4 volte. Vi pare equo? Dopo aver “punito” i padri con l’imposta sul capitale si devono “punire” i figli con l’imposta di successione? Ovviamente la situazione per gli indipendenti e per le aziende è ben più complessa, un sì all’iniziativa creerebbe non poche difficoltà nei trapassi di proprietà da una generazione all’altra, come pure per le proprietà immobiliari in cui la materia si complica assai. Ma resta valido il principio: reddito e capitale sono entrambi tassati pur essendo il capitale una somma di redditi già tassati. Molti Stati europei sono passati all’imposizione di una componente o il reddito o la sostanza non entrambi, per esempio la socialissima Svezia. 2) perché tartassare i cittadini in questo modo quando la Costituzione federale prevede all’articolo 130, comma 3, la possibilità di aumentare il prelievo dell’IVA proprio per garantire il finanziamento dell’AVS? A mio modo di vedere un’iniziativa specifica aggiuntiva in favore dell’AVS si giustifica soltanto per ragioni meramente ideologiche, per la simpatia smisurata di un certo socialismo verso “l’interesse generale”, un concetto derivante da una concezione collettivistica della società, usato da chi vuole imporre agli altri il proprio sistema di valori. Come al solito nel voler spogliare ulteriormente il cittadino, si dimentica che “ogni ricchezza è prodotta da qualcuno e appartiene a qualcuno” come dice Ayn Rand. Oltre alle questioni morali che abbiamo illustrato, ci sono anche due aspetti politici e giuridici che non convincono affatto. Con l’introduzione dell’iniziativa i Cantoni verrebbero di fatto privati dalla sovranità fiscale riguardante imposte di donazione e di successione. Un primo passo per togliere un arma importante della concorrenza fiscale intercantonale vista come il fumo negli occhi da una sinistra perennemente anti mercato, con lo scopo ultimo di abolirla definitivamente e per sempre. Dulcis in fundo: la retroattività. Se passasse l’iniziativa la validità della legge partirebbe dal 1°.1.2012. Che credibilità può avere uno Stato che cambia le regole del gioco mentre stai giocando? È un imbroglio, una presa per i fondelli, è sleale, è ingiusto. Come promettere e non mantenere, non vale. Prendiamo la proprietà, garantita dalla Costituzione, che prevede la possibilità di confisca con indennizzo. Se lo Stato decide che è imperativo espropriare un bene lo può fare retroattivamente? Come? Cancellando il passato con la macchina del tempo? Quando introdurremo la tassa sul CO2, la facciamo retroattiva? Tassiamo le Balilla, le Fort T, le locomotive a vapore? La retroattività è una insopportabile prevaricazione della buona fede, è tradimento, è dogmatismo becero figlio del fondamentalismo che pretende di essere padrone assoluto della Verità. Ci dicono che la retroattività potrebbe anche essere conforme alla Costituzione. Sarà. Ma non interessa la questione giuridica, è una questione morale. La retroattività a me pare un’enorme trombata, una vigliaccata, un atto di prepotenza, una dimostrazione di arroganza sul genere de “il fine giustifica i mezzi”, che pone chi la vuole al livello di quegli imprenditori ingloriosi che per secoli in nome della giustizia la sinistra ha con onore e vigore combattuto senza esitazione.


Editoriale di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti

6 settimane di vacanza e altro: buone idee, in teoria...

Il prossimo 11 marzo saremo chiamati alle urne per una votazione federale che prevede 5 oggetti. Temi impegnativi e complessi, non sempre di facile interpretazione, soprattutto quanto si tratta di tracciare un limite credibile fra la buona idea e la reale possibilità di applicazione concreta. L’esempio più macroscopico è ovviamente l’oggetto di cui si parla di più, cioè l’iniziativa volta ad introdurre nella Costituzione federale un minimo di 6 settimane di vacanza all’anno obbligatorie per tutti. Idea affascinante e alzi la mano chi non vorrebbe avere più vacanze, guadagnando magari anche di più e ovviamente lavorando qualche ora in meno. Aspirazioni legittime, ma chiaramente irrealistiche, per tutta una serie di motivi. In primis, introdurre nella Costituzione una regola del genere, magari accompagnata dal salario minimo di 4’000 franchi su cui saremo chiamati a votare fra non molto tempo, sarebbe un tassello fatale verso l’irrigidimento di un sistema legislativo di chiara matrice liberale come quello svizzero, che ha dato numerose prove di solidità anche in questi ultimi anni, proprio grazie alla sua flessibilità. Si tratta di un fattore di competitività che non dobbiamo per nessuna ragione abbandonare e conferire rango costituzionale alle regole sulle vacanze, sul salario ecc., andrebbe nella direzione opposta a quanto dobbiamo invece salvaguardare. La sede per regolare questioni di questo tipo è la legge (nello specifico il Codice delle obbligazioni, come è già attualmente il caso per le vacanze) e non la Costituzione, molto più difficile da modificare e quindi inadatta a regolare questioni di dettaglio. Nella Costituzione vi devono essere i principi fondamentali, per le regole di dettaglio vi è lo strumento della legge. A parte queste considerazioni “tecniche” e di principio, ovviamente la proposta di 6 settimane di vacanza senza possibilità di differenziare secondo settori economici, realtà aziendali ecc. non è proponibile. Non tutte le aziende, e pensiamo in particolare a quelle di piccole dimensioni, sono in grado di sostenere l’impatto finanziario legato ad una regola del genere. Uno dei rischi conseguenti sarebbe il taglio di posti di lavoro e/o la diminuzione del livello salariale per poter mantenere un budget sostenibile. Con tanti saluti anche alla competitività. Chi può andare oltre il minimo legale odierno di 4 settimane già lo fa, o motu proprio, oppure nel quadro di negoziati fra partner sociali (in concreto: i contratti collettivi di lavoro). Così è e così deve rimanere, perché è l’unica via per trovare soluzioni ragionate e sostenibili per l’economia e quindi per il Paese. L’illusione che l’introduzione costante di nuove regole, più restrittive (per i datori di lavoro) e dettagliate, possa migliorare la situazione delle lavoratrici e dei lavoratori è appunto, un’illusione. Basterebbe domandare ai francesi cosa pensano delle tanto decantate 35 ore, corrette immediatamente dopo la loro entrata in vigore. Seguire la strada francese o, peggio, quella italiana, come sembrano voler fare taluni esponenti del mondo politico elvetico, sarebbe un errore assurdo ed irreversibile, perché significherebbe barattare lo spirito liberale e la flessibilità con il dirigismo e la rigidità. Un chiaro no al’iniziativa si impone. Nella stessa ottica di dirigismo ed intervento statale regolatore come panacea di tutti i mali rientrano altri due oggetti: l’iniziativa per limitare la costruzione di residenze secondarie e il progetto di legge (contro cui è stato impugnato il referendum) volto a fissare un prezzo unico per il libro. Anche l’iniziativa

denominata “Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie” vuole ancorare nella Costituzione federale il principio secondo cui la quota di residenze secondarie non può eccedere il 20% dello spazio abitativo complessivo. Fantastico! Nelle città probabilmente una norma del genere avrebbe un impatto nullo o limitato. Ma al contempo si ucciderebbero le regioni di vacanza. La proposta non tiene infatti minimamente conto delle peculiarità regionali e locali ed è uno strumento assolutamente improprio per combattere ad esempio la questione dei “letti freddi”. Non a caso l’impatto dell’accettazione di un’iniziativa del genere sarebbe particolarmente devastante per tre Cantoni: Vallese, Grigioni e Ticino. Cioè quelli che più di altri dipendono dal turismo (anche interno) legato alle residenze secondarie. Anche in questo caso, la sede giusta per combattere gli eventuali eccessi è la legge, nello specifico quella sulla pianificazione del territorio, che dallo scorso anno prevede già diversi strumenti per un promuovere un utilizzo armonioso del territorio, rispettando anche la struttura federalista che sarebbe praticamente cancellata con il succitato limite del 20% imposto a tutti i comuni svizzeri. Ovvio quindi che l’iniziativa vada respinta. Intenti “nobili” ma troppo penalizzanti. Delicata, ma non per questo da evitare, la discussione sul referendum che giustamente contesta il progetto di legge, secondo cui il prezzo dei libri dovrebbe essere unico in tutta la Svizzera. Questo obbligherebbe i librai a vendere i libri ad un prezzo fisso. In sostanza, si tratterebbe di riesumare un sistema che vigeva anni fa grazie ad un’eccezione prevista nella legge federale sui cartelli, che permetteva di tollerare cartelli “giustificati” ad esempio da preponderanti interessi culturali. I risultati non sono però stati edificanti e oggi non vi sono più ragioni perché il libro resti escluso dal gioco della concorrenza, soprattutto tenendo conto dell’evoluzione della tecnologia, che facilita l’approvvigionamento con acquisti effettuati all’estero tramite Internet o scaricando direttamente il libro in formato elettronico. Varianti che non sarebbero contemplate dalla “nuova” legge, che di fatto sarebbe quindi completamente inutile. Le difficoltà dell’industria musicale e cinematografica dovrebbero insegnare che ignorare l’evoluzione della realtà e poi cercare di combatterla solo con misure rigide e repressive non serve a nulla. Per questi motivi, e non certo per mancanza di rispetto verso il valore culturale del libro, occorre sostenere il referendum contro la legge che impone un prezzo fisso. Idea utile sulla carta, ma irrealistica. Sostenuta va anche l’iniziativa sul risparmio per l’alloggio, che mira ad agevolare fiscalmente il primo acquisto di una proprietà abitativa ad uso proprio, perché si tratterebbe di un modo intelligente di facilitare l’accesso alla proprietà. L’iniziativa ha inoltre il pregio di chiedere che le misure edilizie di risparmio energetico e di protezione dell’ambiente vengano privilegiate fiscalmente, con l’encomiabile doppio obiettivo di incentivare gli investimenti nel patrimonio immobiliare, favorendo però in particolare quelle con impatto positivo sul risparmio energetico e sull’ambiente, seguendo quindi una linea sostenibile. Pure l’ultimo oggetto, il Decreto federale per il disciplinamento dei giochi in denaro a favore dell’utilità pubblica, può essere sostenuto. Si tratta di un controprogetto equilibrato ad un’iniziativa che nel frattempo è stata ritirata.

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Contromano di Alessio Del Grande

Se soffre l’Europa soffre anche la Svizzera

Ha festeggiato i primi dieci, ma in cattiva salute. Per l’euro il 2011 è stato un anno nero. L’esplosione del debito pubblico di alcuni Stati europei ha sfibrato la moneta unica, sprofondandola nella più grave crisi della sua pur breve storia. E con essa è entrata in crisi anche l’architettura istituzionale dell’UE, la sua legittimità politica e rappresentativa. La crisi monetaria e politica dell’UE è stata vista da taluni in Svizzera con una sorta di schadenfreude. Con quel sottile compiacimento per i guai politici e finanziari di un’Unione, che in questi ultimi anni sembra essersi sempre più allontanata da quella vocazione federalista, che ne plasmava lo spirito originario, e che, è invece, strettamente connaturata alla storia e alla cultura politico-istituzionale del nostro Paese. Una vocazione soffocata dal prevalere di una tecnoburocrazia invasiva a cui, in un deficit generale di procedure democratiche, si sono pericolosamente sovrapposte le posizioni di forza di alcuni capi di Governo che hanno scompensato l’equilibrio dei rapporti fra i Paesi UE. Tutto ciò non può, però, far dimenticare che l’euro è oggi la moneta di 17 Paesi, che è usata da 332 milioni di cittadini dell’eurozona, e non va soprattutto dimenticata l’importanza dell’UE come partner commerciale e principale mercato di riferimento della Svizzera. Detto in altri termini, se soffrono l’euro e l’UE, soffre anche la Svizzera. Nonostante l’oltranzismo isolazionista dei soliti noti e taluni effetti collaterali indesiderati, è ormai per tutti chiaro che i tanto criticati Accordi bilaterali con Bruxelles hanno dato un impulso notevole all’economia svizzera. Certo, oltre a quello europeo ci sono pure altri mercati. Ci sono quelli emergenti dell’Asia, con Cina e India in testa, ci sono quelli del Brasile e di alcuni Paesi latino americani in crescita. Ma il riorientamento delle esportazioni e le articolazioni di una bilancia commerciale non sono cose che si cambiano dall’oggi al domani. Senza trascurare, poi, il fatto che la Svizzera, cuore stesso dell’Europa geografica, volente o nolente subisce inevitabilmente quanto di positivo e di negativo accade nel Vecchio Continente. In questi mesi per l’euro e per l’UE si continuerà a giocare una partita molto difficile. Il 2012 sarà un anno cruciale. Perché decisivo sarà l’esame della gestione del debito sovrano di alcuni Stati, dell’efficacia delle misure di austerità decise da Governi sovraindebitati (per

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l’esplosione incontrollata della spesa pubblica), e della strategia della Banca centrale europea per il salvataggio del sistema bancario dell’UE. C’è il rischio che queste misure di austerità, intraprese purtroppo fuori tempo massimo, sollecitino quelle tendenze recessive già in atto nell’eurozona. Troppo rigore, se non accompagnato dalla riattivazione delle condizioni di crescita economica, potrebbe spingere del tutto alcuni Paesi verso la bancarotta di Stato. Per Eurolandia, recessione e austerità rappresentano una miscela devastante. Secondo molti analisti nel corso di questo anno uno o più Paesi saranno costretti ad abbandonare l’euro. Nel dicembre scorso l’UE ha rafforzato con un nuovo pacchetto di provvedimenti, il “Sixpack” il Patto di stabilità e di crescita, prevedendo un più severo controllo dei bilanci dei singoli Paesi e delle sanzioni automatiche, in caso di mancato rispetto degli obiettivi budgettari. Sanzioni non da tutti condivise, che hanno innescato uno scontro all’interno dell’Unione. Dopo il declassamento della Francia da parte delle agenzie di rating, tutti sembrano consapevoli che il risanamento dei bilanci pubblici è la condicio sine qua non per recuperare credibilità sui mercati finanziari. Una condizione a cui non si sfugge: nei prossimi quattro mesi i Paesi dell’eurozona dovranno raccogliere nelle aste dei titoli pubblici 500 miliardi di euro, e si vedrà allora qual è la credibilità finanziaria dei singoli Stati. Ma si vedrà soprattutto se la crisi in cui versano già Grecia, Irlanda, Portogallo, Italia, Spagna e ora la Francia sarà circoscritta e risolta oppure se si apriranno per l’Europa nuovi scenari monetari. Di fronte a questo marasma, e nonostante il forte apprezzamento del franco sull’euro, il nostro Paese ha mantenuto una sostanziale solidità finanziaria, conti pubblici invidiabili e le posizioni di testa nella classifica mondiale dell’innovazione economica e della competitività. Si può anzi dire che in questi anni di crisi la nostra economia ha rafforzato la sua vocazione internazionale, grazie anche ad un insieme articolato di accordi con gli altri Stati. Ecco perché sono da respingere con fermezza tutte quelle proposte che tendono a creare barriere e ostacolare le intese economiche con gli altri Paesi. Senza queste intese il nostro sistema economico si ripiegherebbe su stesso, non beneficerebbe più di quelle aperture che ne hanno sinora garantito il successo.


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19.4.2010

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Il tema di Alessio del Grande

Sentirsi sicuri per sentirsi più liberi Dalle fabbriche ai negozi, dalle abitazioni private ai quartieri residenziali, dagli stadi ai parcheggi, per arrivare ai centri o alle periferie urbane dove è maggiormente sentita l’esigenza di sicurezza, oggi si ricorre sempre più ai sistemi di video sorveglianza. In Ticino ormai vi ricorrono quasi tutti i comuni sia per controllare impianti o infrastrutture particolari, così come aree cittadine particolarmente sensibili. Con un duplice vantaggio. Innanzitutto il ricorso alla video sorveglianza permette d’impiegare in altre attività gli agenti delle polizie comunali, il che non è poco anche in termini di risparmi finanziari. In secondo luogo le videocamere rappresentano un ottimo deterrente contro ogni tipo di delinquenti. Vantaggi a cui si può anche aggiungere il fatto che le riprese video effettuate sono pure molto importanti nelle indagini di polizia. È grazie a queste riprese che recentemente, tanto per fare qualche esempio, sono stati arrestati alcuni rapinatori poche ore dopo i colpi. Per i cittadini, poi, rappresentano anche una sicurezza psicologica in contesti e situazioni particolari dove non sempre è possibile poter disporre di poliziotti o agenti privati. Motivi questi che hanno favorito un uso estensivo della video sorveglianza, che in una società che si vuole sempre più “securizzata” si sta rivelando un vero business. È perciò importante che per l’installazione di questi impianti gli enti pubblici innanzitutto si affidino ad operatori che offrono solide garanzie di competenza e professionalità. Che sappiano, cioè, calibrare le reti di controllo video non solo sulle esigenze di sicurezza di oggi, ma anche sul loro sviluppo sulla base dell’evoluzione delle varianti di rischio, e che trattino le informazioni acquisite con la riservatezza necessaria per il più rigoroso rispetto della privacy dei cittadini. C’è da prevedere che lo sviluppo delle tecnologie indurrà ad un’utilizzazione, sia pubblica che privata, ancora più diffusa della sorveglianza video. Basta pensare che già oggi è possibile controllare con telecamere panoramiche o a zoom cosa accade dentro o fuori una casa, intercettare ogni movimento sospetto e ricevere le immagini sul telefonino, sul computer portatile o sul tablet, da cui si possono subito attivare sistemi antintrusione, allertare la polizia o le società private di vigilanza. Oltre alla qualità e al raggio delle immagini con qualsiasi condizione di luce, in questi ultimi anni è migliorata anche la cosiddetta capacità di “analytics”, grazie a particolari software, collegati alle videocamere, che riescono ad analizzare le sequenze video in tempo reale individuando fatti ed elementi sospetti. I progressi dell’elettronica riserve-

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ranno ulteriori sorprese, come dimostrano i dispositivi di rintracciamento satellitare, oggi usati per scongiurare i furti o per recuperare la refurtiva attraverso speciali applicazioni che individuano in tempo reale il luogo dove si trovano gli oggetti rubati. Al proposito si può annotare un fatto significativo: l’anno scorso in Inghilterra per la prima volta nelle statistiche della polizia sono raddoppiati i furti di pecore, mentre sono drasticamente diminuiti quelli di automobili, computer, tablet e telefonini. Una differenza dovuta al fatto che i greggi di pecore, spiegano gli esperti, non sono dotati di chip per il rintracciamento satellitare, mentre automobili, telefonini e computer, come tanti altri oggetti, incorporano dispostivi che mettono sempre più in difficoltà i ladri. Certo da qui ad immaginarsi un mondo senza ladri ce ne corre, anche loro si evolvono: ai furti di oggetti si stanno sostituendo i furti d’informazioni digitali, di “identità” sottratte nella grande rete, come codici di accesso, numeri di carte di credito o conti bancari. Insomma, il crimine e la lotta al crimine dal mondo reale si stanno spostando a quello online. Ma la potenza della tecnologia oggi ci fa sentire comunque più sicuri, anche se non mancano gli allarmi sul rischio di un “Grande fratello” capace di scrutare in ogni piega della nostra vista. Pericolo reale, con l’avvertenza però che la tecnologia di per se stessa è una risorsa neutra, il problema è l’uso che se ne fa. Benjamin Franklin diceva che chi è pronto a dar via le proprie libertà fondamentali per comprarsi briciole di temporanea sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza. Libertà e sicurezza, da secoli rappresentano un’accoppiata difficile su cui si sono aggrovigliate filosofia e scienze politiche e sociali. Ma che la sicurezza sia un presupposto della libertà è fuori discussione. Ci sentiamo uomini liberi, difatti, se ci sentiamo concretamente tutelati nei nostri diritti di persone fisiche e di proprietà da ogni illegittima ingerenza, da ogni violenza e intrusione che possano attaccare o semplicemente minacciare la nostra sfera fisica e giuridica. Il nodo vero è trovare il giusto equilibrio tra sicurezza e libertà, in modo che la prima non prevarichi la seconda o al contrario che la nostra libertà arrechi danno alla libertà degli altri. È, dunque, fondamentale che i sistemi di video sorveglianza, i dispositivi elettronici di sicurezza, così come molti servizi on line, siano gestiti da società serie, rispettose della sfera privata delle persone che è oggi tutelata dalle nuove leggi sulla privacy. Solo, così, sentendosi più sicuri ci si sentirà anche più liberi.


Ospite Intervista di Lisa Pantini con Michele Albertini, Dr. iur., Incaricato cantonale della protezione dei dati e Consulente giuridico del Gran Consiglio

È necessario dare un’occhiata anche alla privacy ed alla protezione dei dati Michele Albertini

Come si combinano il diffondersi di sistemi di sicurezza e videosorveglianza pubblici e privati con le norme di protezione dei dati? “La protezione dei dati non impedisce affatto l’impiego della videosorveglianza per proteggere persone o impedire danni materiali, ma pone dei paletti giuridici e tecnici per la sua liceità, se le immagini filmate si riferiscono a persone identificate o identificabili. E qui occorre distinguere tra la videosorveglianza operata dall’ente pubblico e quella di privati. Per essere lecita, la videosorveglianza pubblica deve disporre di una base giuridica nella legge: i Comuni, per esempio, devono dotarsi di un regolamento approvato dal Consiglio comunale. La videosorveglianza da parte di persone private può essere effettuata solo se è giustificata da una legge, da un interesse preponderante pubblico o privato oppure dal consenso della persona interessata. I sistemi di videosorveglianza devono rispettare anche altri principi della protezione dei dati, in particolare quello della proporzionalità: così, i sistemi devono essere un mezzo idoneo e adeguato per conseguire lo scopo prefissato e le immagini registrate (se lo sono) devono essere conservate solo per il periodo necessario per appurare i fatti. In definitiva, chiunque intenda installare un sistema di videosorveglianza deve chiedersi anzitutto se, nel caso concreto, altre misure di tipo logistico e tecnico non siano maggiormente idonee (e quindi preferibili) per raggiungere l’obiettivo di sicurezza perseguito (per esempio porte d’ingresso rinforzate, sistemi d’allarme, personale di sorveglianza). Le questioni che si pongono sono comunque tante: consiglio pertanto di consultare l’ampia documentazione, ricca di esempi, disponibile nei siti Internet dell’Incaricato federale della protezione dei dati e della trasparenza (www.lincaricato.ch, per le persone private e gli organi pubblici federali) e dell’Incaricato cantonale della protezione dei dati (www.ti.ch/protezionedati, per gli organi pubblici cantonali e comunali e per i privati che adempiono compiti pubblici)”. Il progresso tecnico della comunicazione, da Internet ai social network (Facebook, Twitter, ecc.)

non aumenta il rischio di violazioni nell’ambito della sfera personale? “Indubbiamente. Ma questo rischio non è di per sé colpa dello sviluppo tecnologico, quanto piuttosto dell’uso, spesso sconsiderato, che si fa dei nuovi mezzi di comunicazione di massa. Dovremmo essere tutti un po’ più critici e chiederci se ciò che scriviamo, e che rendiamo di fatto pubblico, sia opportuno. Non si può comunque prescindere dal sensibilizzare costantemente gli utenti, in particolare quelli più giovani, non solo sulle molte opportunità offerte dai moderni strumenti di comunicazione, ma anche e soprattutto sui rischi che ne possono derivare. Possiamo leggere ogni giorno notizie di violazione della sfera privata su ampia scala, di furti e perdita di dati, di uso improprio di informazioni e fotografie inserite nei social network e così via”. Come è cambiata la concezione della «privacy» negli ultimi decenni? “È cambiata molto. Inizialmente era concepita solo come un meccanismo di difesa del cittadino e della sua sfera privata nei confronti delle autorità, le quali, grazie anche all’affermarsi dell’infrastruttura elettronica, aumentavano gradatamente le possibilità di elaborare e di interconnettere i dati, generando quindi anche un rischio potenziale di abuso di informazioni e di lesione della personalità e della sfera privata del cittadino. Questi strumenti, che ora sono alla portata di tutti, e non più solo delle autorità e delle grandi aziende, diventando sempre più sofisticati e di facile uso, inducono a comportamenti individuali e collettivi suscettibili di aumentare a dismisura i rischi di lesione della privacy. È spontaneo quindi chiedersi dove porterà la cessione costante di spazi di libertà: la privacy, ormai entrata in una dimensione globale, diventerà presto un’illusione? Non lo sappiamo: tutto dipende anche dall’attitudine del singolo. È comunque certo che la protezione dei dati non più ribadire un puro ruolo difensivo, fondato sulla tutela della personalità, ma deve diventare un vero e proprio diritto fondamentale multifunzionale, che serva per fruire anche altri diritti, in particolare quello del singolo di potersi efficacemente affermare

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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Michele Albertini, Dr. iur., Incaricato cantonale della protezione dei dati e Consulente giuridico del Gran Consiglio

nella società dell’informazione. Bisogna ribadire che tutelando la persona e mettendola in grado di decidere quali valori riconoscere nelle informazioni che lo riguardano, si difendono in definitiva i valori fondamentali del sistema democratico in cui viviamo”.

Le attuali leggi in vigore tutelano sufficientemente la privacy o richiederebbero un adeguamento? “Sia a livello nazionale che internazionale, le leggi sulla protezione dei dati sono tecnologicamente neutrali, nel senso che si applicano a ogni trattamento di dati personali, indipendentemente dagli strumenti e dalle procedure utilizzati. Tuttavia, con l’avvento di nuovi mezzi di comunicazione e di elaborazione dei dati, come i social network e il cloud computing, in un’epoca globalizzata in cui le autostrade dell’informazione corrono senza più confini, è emersa l’esigenza di migliorare l’efficacia normativa per rispondere ai nuovi quesiti e alle nuove esigenze di tutela. L’effettività della protezione implica un’armonizzazione a livello internazionale non soltanto dei principi della protezione dei dati ma anche, in una certa misura, degli strumenti per concretizzarli, in un settore estremamente dinamico e in rapida evoluzione. Questo processo di analisi e di revisione normativa – che tocca tanto il piano internazionale (Consiglio d’Europa e Unione Europea) quanto quello svizzero – comporterà delle conseguenze che interesseranno con ogni probabilità anche l’ambito economico. Si pensa ad esempio all’introduzione di un sistema di azioni collettive o altri meccanismi per la soluzione di litigi, a un maggior ricorso a regole d’impresa vincolanti, all’adeguamento delle garanzie esistenti con l’obbligo di impiegare tecnologie che rinforzino la protezione della sfera privata e il controllo del cittadino sui dati che lo concernono, all’adozione di un impianto giuridico che preveda garanzie appropriate per il flusso internazionale di dati e per l’accesso ai dati tramite Internet, al miglioramento della trasparenza dei trattamenti (informazione attiva), quale premessa fondamentale per permettere alle persone di esercitare un controllo sui propri dati, e così via. A livello svizzero, in dicembre il Consiglio federale ha approvato il rapporto di valutazione concernente la legge federale sulla protezione dei dati e ha incaricato il Dipartimento federale di giustizia e polizia di esaminare eventuali misure legislative”. Solitamente quali sono le trasgressioni delle norme a cui si assiste maggiormente? “Al di là dei casi gravi di rilevanza penale (furti di dati, lesione degli obblighi di confidenzialità, ecc.), le violazioni sono spesso dovute a una mancata informazione sui principi che regolamentano la materia e anche a una mancanza di cultura della privacy. Capita infatti di accertare elaborazioni di dati (compresa la loro trasmissione a terzi) senza base legale

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o motivo giustificativo, come pure la conservazione di dati oltre un termine ragionevole e l’impiego di informazioni personali per scopi non previsti all’atto della raccolta. E questo non necessariamente in mala fede. Va comunque anche detto che il cittadino medesimo non interviene molto spesso a tutela delle informazioni che lo riguardano, malgrado le leggi gli conferiscano ampi diritti! Per questo occorre sempre e costantemente informare il pubblico su queste facoltà. In merito attiro l’attenzione sui siti Internet delle varie autorità, che forniscono indicazioni utili in merito”.

Esistono problemi specifici per quello che riguarda la tutela della privacy di un dipendente in azienda oppure per la tutela dell’immagine della PMI stessa? “Il rapporto di lavoro tra azienda e dipendente è da sempre un settore delicato. Non a caso, con l’adozione della legge federale sulla protezione dei dati era stata anche approvata una modifica del Codice delle obbligazioni intesa a disciplinare il trattamento dei dati personali del dipendente. A livello di amministrazione federale dal 1° gennaio di quest’anno è in vigore un strutturato impianto giuridico che stabilisce, nella legge sul personale federale, le regole per la gestione di un sistema di informazione concernente i dipendenti, come pure per la gestione dei dossier di candidatura e degli atti del personale. Queste nuove disposizioni concretizzano in sé i principi generali e appaiono quindi utili anche per le PMI. Per la loro immagine, e non solo, oggi è sempre più importante che le PMI possano dimostrare di rispettare adeguatamente la privacy in azienda, creando al contempo un impulso pubblicitario interessante. Per questo esiste la possibilità per le aziende di chiedere e ottenere una certificazione in materia di protezione dei dati presso un organismo accreditato, che esaminerà l’organizzazione e le procedure di trattamento dei dati, le misure tecniche e organizzative per la sicurezza delle informazioni, come pure alla gestione e i prodotti, pensando agli hardware, ai programmi e ai sistemi per le procedure automatizzate di trattamento di dati, tenendo conto degli standard internazionali. In definitiva, la protezione dei dati e il complesso di norme che la concretizzano non ha affatto esaurito il suo potenziale. Per questo è auspicabile che le aziende e i cittadini, oltre a interessarsi delle quasi infinite possibilità di trattare i dati, si concentrino anche sulle misure, magari anche di facile adozione, che possono contribuire a tutelare la privacy, perché è un valore che rimane importante, indipendentemente dall’evoluzione tecnologica”.


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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Lorenza Bernasconi, Marketing Manager Gruppo Sicurezza SA

Disciplina ed organizzazione per la sicurezza in azienda Lorenza Bernasconi

Come sono cambiate in questi anni le esigenze relative alla sicurezza dei cittadini?

“Dimenticati i tempi in cui si poteva lasciare aperta la porta di casa e le chiavi dentro l’automobile, gli ultimi decenni hanno visto un incremento costante dei rischi legati alla macro e micro criminalità. L’aumento del benessere, un sempre maggiore sbilanciamento delle fasce di reddito e una situazione internazionale che ha delineato poche, ma facilmente identificabili, isole economicamente felici; hanno creato i presupposti per rendere l’appropriazione indebita di beni altrui una delle attività più redditizie e, in alcuni casi, anche insufficientemente punita dal punto di vista penale. La sicurezza, sia in termini di misure attuative che di percezione, si è sviluppata partendo da un ambito prettamente privato, abitazioni, piccole e medie imprese, quindi confinato entro limiti ben precisi. Da un po’ di tempo questi limiti stanno assumendo confini molti più ampi spostandosi verso contesti pubblici. In altre parole, il bisogno di sicurezza è ormai un requisito imprescindibile sia tra le mura domestiche che al di fuori delle stesse. Se da un lato il singolo provvede ai propri bisogni di sicurezza, dall’altro le istituzioni e i grossi centri di aggregazione, come centri commerciali e centri di attività dedicate al tempo libero, stanno provvedendo alla sorveglianza e alla protezione di massa. I cittadini chiedono, soprattutto al di fuori dell’ambito privato, un certo livello di tutela e sicuramente l’ambito pubblico sta rispondendo a questa crescente richiesta. La nostra trentennale attività ci porta quotidianamente in contatto con persone dai diversi ruoli professionali e dal diverso ceto sociale e il comune denominatore che lega situazioni e posizioni anche molto diverse è la consapevolezza di vivere in una società a più alto rischio di criminalità, cui deve fare da contraltare un maggior livello di sicurezza. Da questo punto di vista si potrebbe suggerire alle istituzioni, di ogni ordine e grado, una maggiore sensibilizzazione verso i cittadini dando maggiore risalto alle misure intraprese, e che si intende intraprendere, per aumentare ulteriormente la percezione di sicurezza”.

Le nuove tecnologie consentono sistemi di videosorveglianza sempre più sofisticati. Non c’è il rischio di una possibile violazione della sfera privata della persona?

“Diventa quasi impossibile stabilire un confine ben delineato che consenta di identificare se e quando viene violata la sfera privata della persona. Ogni individuo ha una percezione soggettiva, peraltro legittima, della propria privacy e se si dovesse cercare una soluzione adatta per ognuno di noi, soprattutto al di fuori dei confini privati, sarebbe impro-

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ponibile qualsiasi tipo di soluzione. Si sono quindi stabilite delle direttive precise in tal senso che vanno incontro sia alla richiesta di protezione dei cittadini che alla richiesta di protezione di dati sensibili. Se da un lato è vero che la sofisticazione dei sistemi di videosorveglianza rende facilmente riconoscibile ogni persona è anche vero che la stessa sofisticazione è in grado, per esempio, di mascherare i volti delle persone riprese da una telecamera. Solo in caso di analisi di un’immagine video, a seguito di un evento delittuoso, è possibile rendere riconoscibile il volto di una persona. Questo garantisce quindi l’anonimato delle persone in un contesto di comportamento normale, ma garantisce anche la certezza di poter verificare fatti, situazioni e persone qualora l’evento stesso lo richieda. Detto ciò, che rimane in un ambito prevalentemente pubblico, cittadino, bisogna però considerare anche quelle situazioni, che possiamo definire vie di mezzo, nelle quali il sistema di videosorveglianza privato ha di riflesso anche valenza pubblica. Ci vengono in mente a titolo di esempio, i centri commerciali e i condomini. In entrambi i casi, adducendo giustificate e reali ragioni di sicurezza, si deve tenere presente che valgono le stesse regole dell’ambito cittadino. Tornando quindi alla sofisticazione dei sistemi video, e dovendo anche considerare questioni di natura economica, c’è oggi la possibilità di fare in modo che la conservazione di dati sensibili abbia durata limitata nel tempo e, soprattutto per la parte di controllo, abbia una persona di riferimento che si identifica nel responsabile della sicurezza. Scaduti i termini temporali, i dati vengono automaticamente cancellati ed eventuali abusi in tal senso verranno sanzionati al responsabile stesso. In queste situazioni giocano un ruolo fondamentale la professionalità e la competenza dell’azienda che propone e vende questo tipo di servizio; professionalità e competenza che devono tenere conto sia dell’aspetto tecnico, materiali e tecnologie per esempio, che dell’aspetto normativo sapendo quindi consigliare e guidare il cliente. Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con Internet si rende conto che la videosorveglianza può anche assumere la caratteristica di un’attività hobbistica. Senza entrare nel merito della questione puramente tecnica, optando per una soluzione «fai da te» c’è il rischio di violare le più elementari norme legate alla privacy, spesso inconsapevolmente, e frequentemente si assiste a controversie di natura personale dovute alla violazione delle norme stesse. Crediamo comunque che, visto l’incremento della delinquenza, in nome della sicurezza di tutti, la sfera privata ha sicuramente un alto valore, ma la protezione e la certezza di prendere e punire i delinquenti sia un controvalore altrettanto importante”.


Dal profilo tecnico-operativo, un sistema di sicurezza per un’azienda comporta problemi particolari?

“Partendo dal presupposto che in qualsiasi azienda esiste comunque un minimo di organizzazione interna, la risposta è sicuramente no. Oggi quasi tutte le aziende hanno un responsabile nominato che si occupa di tutti gli aspetti di sicurezza sul lavoro. Da un punto di vista puramente tecnico Gruppo Sicurezza assiste i suoi clienti a partire dalla fase progettuale, attraverso quella esecutiva, fino alla parte di manutenzione degli impianti stessi, garantendo quindi un appoggio totale. Operativamente parlando noi possiamo fornire una completa consulenza al cliente, guidandolo nello studio e nell’approntamento delle linee guide che saranno poi il filo conduttore dell’organizzazione all’interno dell’azienda stessa, relativamente ai sistemi di sicurezza. Deve essere particolarmente chiaro che, quando si parla di sicurezza, modalità, comportamenti, decisioni e azioni devono far parte di una disciplina interna ben precisa. In caso di incendio, per esempio, deve essere noto a tutti quali sono le vie di fuga e i punti di ritrovo. Se si parla invece di controllo accessi, le modalità di entrata e uscita, così come gli orari, devono essere rispettati secondo disposizioni interne. In altre parole, la presenza di un sistema di sicurezza impone un’organizzazione e una disciplina senza le quali verrebbe parzialmente vanificata l’esistenza della sicurezza stessa”.

Come è strutturato in generale un sistema di sicurezza per una PMI (controllo accessi, Internet, videosorveglianza, ecc.)?

“La tendenza attuale, e le tecnologie oggi a disposizione lo consentono, è quella di integrare il più possibile i vari sistemi di sicurezza così da ottenere una piattaforma di controllo unica. Per rendere l’idea, visto che abbiamo dei riferimenti precisi alla domanda, se con un controllo accessi posso sapere nominalmente chi è entrato in azienda, con la telecamera che sorveglia il varco posso effettivamente verificare l’identità della persona stessa. Questo è possibile grazie all’integrazione dei vari sistemi. A seconda della tipologia della PMI si parte, ad esempio, con la rilevazione incendio. Questo sistema, apparentemente passivo, nel senso che monitorizza costantemente l’eventuale presenza di elementi derivanti da un incendio, fumo, calore, fiamma, viene poi collegato telefonicamente con una centrale operativa pronta a far intervenire i pompieri. A questo possiamo aggiungere un impianto antintrusione nel caso in cui l’azienda debba proteggersi contro eventuali furti. In tal caso l’impianto potrà essere collegato alla stessa centrale operativa, con la differenza che gli organi di intervento saranno diversi, per esempio una pattuglia privata o la Polizia. Salendo con il livello di protezione, la stessa azienda potrebbe voler controllare anche chi entra e chi esce così da avere - sia in termini di sicurezza sia contabilmente - sotto controllo la situazione delle presenze. Aggiungendo ai tre sistemi appena menzionati anche la videosorveglianza, ovvero la memoria visiva di quanto avviene, diventa evidente il fatto che si possono creare matrici di causa, effetto e verifica estremamente ampie. A titolo di esempio, diventa interessante poter proteggere il perimetro esterno di un capannone industriale con barriere perimetrali e in caso di allarme, le telecamere che sorvegliano il perimetro, registrano l’evento. Centralizzando su una piattaforma software le varie segnalazioni e incrociando le varie informazioni che si possono ricevere è possibile arrivare a un controllo pressoché totale, in termini di sicurezza, del sito protetto. L’avvento di

Internet e la possibilità di rendere disponibili le tecnologie di sicurezza sulle reti Ethernet, apre un un’infinita serie di possibilità di controllo sia su rete locale che su rete remota. Oggi molti clienti ci chiedono, per esempio, la possibilità di controllare le telecamere di videosorveglianza attraverso l’uso di un telefono mobile e questo è possibile con pochi e semplici passi di programmazione. Non bisogna comunque dimenticare che una volta introdotto il concetto di collegamento remoto attraverso Internet, entrano in gioco altri fattori legati prevalentemente alla sicurezza dei dati che transitano in rete. In questo caso le specifiche normative legate ai prodotti e la competenza di società specializzate nel settore informatico, possono mettere al riparo da spiacevoli sorprese. Gruppo Sicurezza, nel settore della sicurezza, è l’unica società ticinese che incorpora tutti i servizi legati all’integrazione e centralizzazione dei sistemi di allarme. Siamo quindi in grado di fornire al potenziale cliente la soluzione tecnica legata a tutti i sistemi di allarme, ricevere sulla nostra centrale operativa tutte le informazioni che arrivano dai sistemi stessi e provvedere all’intervento che deve seguire ogni diversa tipologia di allarme, sia con l’intervento del nostro servizio di pattuglia che attraverso organi ufficiali di intervento”.

Anche gli enti pubblici (Comuni, Cantone) richiedono sempre di più sistemi di videosorveglianza, è un mercato in crescita per il Ticino?

“Certamente. Abbiamo già collaborato in passato con istituzioni cantonali e comunali e continuiamo a farlo anche oggi. La videosorveglianza, con la costante evoluzione della tecnologia che la contraddistingue, è oggi l’unico sistema di sicurezza che consente di vedere quello che succede. Con il passare degli anni e la continua crescita qualitativa delle apparecchiature, le istituzioni, e non solo loro ovviamente, hanno la garanzia che all’effetto deterrenza di un impianto di videosorveglianza cittadino, segue anche la quasi completa certezza di poter identificare i responsabili di eventi dolosi. Abbiamo quindi realizzato, e stiamo realizzando, in collaborazione con le amministrazioni diversi sistemi di controllo. Possiamo citare, per esempio, l’ambito cittadino di Locarno, diverse isole ecologiche di raccolta rifiuti per cercare di debellare il fenomeno di deposito rifiuti di non residenti, aree pubbliche comunali per controllare i fenomeni di vandalismo gratuito. Sappiamo tutti che il consenso popolare e il rapporto di fiducia tra cittadini ed enti governativi è fondamentale per l’equilibrio di una società che si possa definire stabile e democratica. Garantire quindi la sicurezza dei cittadini è fondamentale e possiamo dire che è anche la nostra missione professionale. Tuttavia assistiamo anche a una discreta improvvisazione in questo settore della sicurezza. È credenza abbastanza comune che la videosorveglianza richieda conoscenze tecniche piuttosto modeste che, se da un punto di vista prettamente strutturale può essere parzialmente vero, dal punto di vista invece della messa a punto e della resa complessiva richiede competenze decisamente approfondite. Per fare un paragone calzante, oggi in molti sono in grado di utilizzare macchine fotografiche digitali compatte ad alta risoluzione, ma richiede una vera passione e conoscenze tecniche approfondite saper sfruttare una macchina fotografica professionale in modo da ottenere sempre e in qualsiasi condizione il miglior risultato. Possiamo quindi dire che nel settore della sicurezza, soprattutto nell’ambito della videosorveglianza, non è difficile installare un impianto, ma è estremamente complicato ottenere il meglio dalla tecnologia così da non vanificare l’aspetto economico dell’investimento”.

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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Stefano Piazza, Direttore e titolare della ditta Eyeswiss Sagl

Sicurezza: il «do it youserlf», anche per le PMI, è sempre un rischio

Stefano Piazza

Quali problematiche e/o difficoltà comporta la videosorveglianza e la messa in sicurezza di una grande area o di una grande azienda? “Le difficoltà possono essere diverse sia tecniche che concettuali. Un classico esempio di difficoltà tecnica è quando vi sono delle zone non coperte da elettricità (le telecamere vanno alimentate) oppure quando non è possibile creare dei collegamenti in fibra ottica per trasferire le immagini. La creazione dell’infrastruttura a supporto della videosorveglianza richiede progettualità e tempi tecnici ben definiti. Come esempio di difficoltà concettuale posso testimoniare che in determinate situazioni è difficile arrivare a una sintesi tra desideri della committenza e quelli dei progettisti. L’installatore quando si delineano questi ostacoli è in grossa difficoltà e deve fare ricorso alla progettualità interna per superare l’empasse che si crea”. La videosorveglianza risulta un deterrente per la criminalità, e, indirettamente, un aiuto alla polizia. In che misura questa funzione di deferenza è un supporto di «sostegno» alle forze dell’ordine? “È un grande sostegno alle forze di Polizia, negli ultimi anni diversi fatti di cronaca sono stati chiariti grazie alle immagini della videosorveglianza e oggi si stanno compiendo importanti azioni di supporto alle indagini con mezzi tecnologici quali la videosorveglianza”. Nel comparto sicurezza e videosorveglianza quanto è alto il rischio che le imprese e i cittadini facciano da sé (ad esempio acquistando su Internet)? Cosa comporta questa situazione? “È un rischio molto alto, in molti, esercizi commerciali compresi, acquistano (sperando in una riduzione di prezzo) attraverso il web sistemi TVCC «fai da te» che vengono poi installati nelle forme più varie e spesso al limite se non fuori legge. Abbiamo così telecamere che inquadrano illegalmente spazi pubblici, aree private, ecc.. Altro pericolo anche per gli operatori del nostro settore sono le ditte italiane che

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arrivano senza conoscere le nostre leggi ed il territorio installano «mordi e fuggi» sistemi di videosorveglianza molto spesso scadenti che vengono poi lasciati senza manutenzione e senza controllo”. Quando si pianifica un sistema di sicurezza e videosorveglianza per un’area urbana, quali sono i concetti base di cui tener conto? Si guarda e si valutano le necessità di sicurezza presenti o si predispongono anche misure volte all’evoluzione della sicurezza stessa nel futuro? “Pianificare un sistema di sicurezza urbano richiede molte cose: informazioni sui pericoli che si vogliono monitorare, informazioni sulla storia di quella zona, conoscenza dei regolamenti comunali, … insomma più informazioni si hanno e più il lavoro di progettazione sarà ottimale. Per raggiungere gli obiettivi occorre una professionalità rilevante e una capacità di ascolto delle esigenze della committenza che deve tener conto anche delle espansioni future. Per questo parlo sempre di «architettura di sistema» e non di semplice installazione di un sistema di TVCC”. Oltre all’uso di sistemi di sicurezza, in Ticino vi è la necessità prevenire anche un possibile spionaggio industriale? “È un tema molto delicato, credo vi siano molte situazioni di questo genere specie nel settore farmaceutico (penso ai brevetti) e bancario, ma proprio per la delicatezza di questo comparto di attività chi fornisce questo tipo di servizio deve possedere le necessarie qualità professionali e non affidarsi ad «apprendisti stregoni»”.


Biblioteca liberale di Alessio del Grande

La Repubblica dei tartassati Gli italiani quest’anno lavoreranno una settimana di più per pagare tasse e contributi. Per effetto delle manovre di risanamento dei conti pubblici, il Tax Freedom Day si è spostato dal 14 al 20 giugno. Dunque, nel 2012 un italiano medio sarà costretto a lavorare 171 giorni, quasi sei mesi, per il fisco. Con l’ultimo “decreto salva Italia” del nuovo Governo Monti, la pressione fiscale ha raggiunto il massimo storico del 45%. Ma, secondo il sociologo Luca Ricolfi, i mercati finanziari - come dimostra l’andamento dello spread dei titoli di stato italiani decennali - non si fidano di Monti come non si fidavano di Berlusconi, per il semplice fatto che i tentativi di raddrizzare i conti pubblici si risolvono soprattutto in un aumento della pressione fiscale, che rischia di strozzare l’economia e di bloccare la crescita. Nell’estate scorsa il Governo Berlusconi ha deciso misure per 28 miliardi di cui il 73% di nuove tasse; Monti ha varato ulteriori provvedimenti per 20 miliardi di cui l’88% di nuove tasse. Dunque, un’impennata della pressione contributiva che non ha riscontro in altri Paesi. Nel suo ultimo saggio “La Repubblica delle tasse”, Ricolfi mette bene in luce quella peculiarità tutta italiana di far quadrare i conti ricorrendo alle tasse, caratteristica che ha contraddistinto sia la sinistra che la destra al Governo. È a partire dagli anni ‘80 che si è registrata un’escalation fiscale con una parallela esplosione del disavanzo, a causa di un uso folle della spesa pubblica, orientata a creare consenso attraverso il sistema tentacolare dei partiti e con la tutela di clientele e privilegi corporativi molto estesi e ben ramificati. Un degrado della gestione della cosa pubblica che, peraltro, continua a generare corruzione con la partecipazione attiva della casta politica e dell’amministrazione statale. Il risultato è che si sono sottratte ingenti risorse all’economia, e quindi agli investimenti che potevano dare impulso alla crescita. Ma anche ai cittadini, con l’erosione continua dei redditi che ha frenato i consumi. Così è peggiorato il tenore di vita di ampie fasce della popolazione, è aumentata la disoccupazione e si è pure indebolito lo Stato sociale, privandolo dei mezzi per una sua modernizzazione orientata sui nuovi bisogni della società. Inevitabile, poi, che in un paese di tartassati aumenti anche l’evasione fiscale, che pare essere diventata oggi il nemico pubblico numero 1 del Governo Monti. Un’analisi assai istruttiva quella di Ricolfi che va al di là del caso italiano, offrendo notevoli spunti di riflessione su come l’uso sconsiderato della tassazione e della spesa pubblica possono spingere un paese sulla strada del declino economico e politico, con la conseguente perdita della sua credibilità internazionale. Il vero problema dell’Italia, sottolinea il sociologo non è tanto l’elevata imposizione fiscale, ma il fatto che questa si esercita soprattutto sui produttori di ricchezza, ossia le im-

prese e il popolo delle partite IVA. Alcuni Paesi scandinavi , nota, hanno una pressione fiscale complessiva superiore a quella italiana e registrano comunque alti tassi di crescita: “Ma quell’alta pressione fiscale, si è sempre accompagnata ad una modesta pressione sulle imprese: nel medesimo periodo che li vedeva crescere ad un tasso vicino al 3%, i Paesi scandinavi avevano un’imposta societaria ferma al 28%, mentre la nostra (quella in Italia) superava il 42%. È questo modello di tassazione, peculiare dell’Italia e unico tra i Paesi avanzati che ha inflitto al nostro Paese prima il rallentamento, poi il ristagno e infine il declino cui oggi assistiamo”. Le tasse possono essere basse o alte a seconda del modello sociale scelto da uno stato, tuttavia, avverte il sociologo: “Sono le tasse sui produttori di ricchezza che non possono essere troppo alte, pena la stagnazione”. Per questo Ricolfi è scettico sull’efficacia delle ultime misure per risanare i conti della Repubblica. Si tratta difatti di una manovra, sottolinea, troppo sbilanciata dal lato degli inasprimenti fiscali e troppo debole, invece, nella riduzione della spesa pubblica. “Pensare che il debito si possa abbattere senza crescita, semplicemente azzerando il deficit, è già alquanto azzardato - scrive -, ma pensare che la crescita possa ripartire con questo livello di pressione fiscale sui produttori lo è forse ancora di più”. Secondo il sociologo “le malattie” dell’Italia sono essenzialmente due, un difetto di competitività e una pubblica amministrazione ipertrofica e inefficiente: “Le due malattie sono intimamente collegate: la scarsa competitività dipende anche, se non soprattutto, dall’enorme massa di risorse che una pubblica amministrazione inefficiente sottrae ai produttori, in particolare alle imprese, all’economia emersa, che stando sul mercato pagano le tasse e cercano di competere”. Gli sprechi della pubblica amministrazione Ricolfi li stima in 80 miliardi di euro all’anno a cui ne aggiunge altri 120 di evasione fiscale. Una voragine che si dilata di anno in anno e in cui l’Italia rischia ormai di affondare. Titolo: La Repubblica delle tasse

Autore: Luca Ricolfi

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Attualita` di Angelo Geninazzi, Responsabile di economiesuisse per la Svizzera italiana, Federazione delle imprese svizzere

6 settimane di vacanza: dimenticare tutto il resto

Il prossimo 11 marzo 2012, i cittadini svizzeri saranno chiamati ad esprimersi sull’iniziativa «6 settimane di vacanza per tutti». Quest’ultima è stata depositata dal sindacato Travail Suisse il 26 giugno 2009 e mira a fissare nella Costituzione un diritto alle vacanze pagate di sei settimane per tutti i lavoratori. Attualmente in Svizzera, conformemente al Codice delle obbligazioni, i salariati hanno diritto ad un minimo di quattro settimane di vacanze all’anno e a cinque settimane fino ai 20 anni. Minacciate le piccole e medie imprese Se l’iniziativa venisse accettata, a farne maggiormente le spese sarebbero soprattutto le piccole e medie imprese (PMI), la gran parte delle aziende elvetiche – il 97,5% delle imprese occupa meno di 250 collaboratori. Queste strutture dovrebbero far fronte a costi supplementari pari a oltre 6 miliardi di franchi all’anno, un fardello insopportabile. Già oggi esse soffrono parecchio a causa del franco forte, del netto rallentamento economico mondiale e del costo elevato della manodopera nel confronto internazionale. Trascurare le esigenze delle nostre imprese equivale a mettere in gioco la competitività della nostra piazza economica: un ulteriore aumento del costo della manodopera penalizzerebbe inoltre la Svizzera quale luogo di insediamento per le imprese internazionali. In altre parole, l’attrattività del nostro Paese verrebbe nettamente limitata. Meno impieghi, meno salario, più stress Aumentare il diritto alle vacanze non resterebbe senza conseguenze per l’organizzazione interna delle imprese. Innanzitutto, è irragionevole pensare di ridurre i giorni lavorativi mantenendo costanti gli stipendi. Numerosi imprenditori non sarebbero in grado di aumentare gli stipendi negli anni successivi, rispettivamente sarebbero costretti ad una riduzione. Anche il carico di lavoro per ogni dipendente ne risentirebbe e incrementerebbe a causa di maggiori assenze.

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Le conseguenze di questa tendenza si rifletterebbero sullo stress sul posto di lavoro – che paradossalmente gli iniziativisti vogliono combattere con questa iniziativa – che raggiungerebbe i suoi picchi proprio nei periodi di grandi vacanze, quando le assenze dei collaboratori si sovrappongono. L’aumento generale del costo del lavoro cela minacce ancor più serie per l’occupazione e gli impiegati. Infatti numerose imprese sarebbero tentate di rifornirsi all’estero, dove gli oneri salariali sono ridotti oppure a trasferire la propria produzione oltre i confini elvetici. Entrambi i casi coinciderebbero con una riduzione degli impieghi in Svizzera e un conseguente aumento della disoccupazione. Impossibilità di garantire flessibilità ai lavoratori La qualità del posto di lavoro non dipende unicamente dal numero di giorni vacanza. Sempre di più i lavoratori, in particolare quelli di sesso femminile, necessitano di più flessibilità sul posto di lavoro. I modelli di lavoro flessibile che contraddistinguono la Svizzera permettono oggi sempre di più di conciliare carriera e vita privata. Una disposizione rigida che impone ai datori di lavoro la concessione di almeno sei settimane di vacanze limiterebbe notevolmente lo sviluppo della flessibilità e costituirebbe un passo indietro per quanto riguarda la qualità del posto di lavoro. L’iniziativa “6 settimane di vacanza per tutti” è molto attraente. Ma il lavoratore – a cui gli iniziativisti strizzano l’occhiolino – non si lasci incantare e non tagli il ramo – solido e robusto – su cui è seduto. Ampia coalizione per combattere questa iniziativa Il PLR, il PPD, l’UDC, i Verdi liberali e numerose organizzazioni economiche si battono affinché questa iniziativa dannosa che butta fumo negli occhi dei lavoratori, venga rifiutata . Anche il Parlamento ha rifiutato l’iniziativa, per 122 voti contro 61 al Consiglio nazionale e per 32 voti contro 10 al Consiglio degli Stati.


Niente di grande è stato fatto al mondo, senza il contributo della passione. Hegel

Con passione lavoriamo per voi.

Liberi di sentirsi sicuri


At tualita`

Molti i cantieri fiscali svizzeri

In una nuova pubblicazione di Avenir Suisse, dodici economisti valutano i più importanti cantieri fiscali della Svizzera. L’imposta sulle successioni e la riforma della tassazione del valore locativo invece, sono dal punto di vista degli autori, impraticabili. Quanto alla riforma fiscale ecologica, è poco probabile che riesca a soddisfare le aspettative politiche. Avenir Suisse ha chiesto a dodici economisti il loro parere sui principali cantieri della politica fiscale svizzera. Il verdetto: nella maggior parte dei settori fiscali, la politica ignora sistematicamente gli insegnamenti fondamentali delle scienze economiche. La quotidianità politico-fiscale è invece dominata da un guazzabuglio d’interessi particolari che mina la coerenza del sistema fiscale svizzero e il suo marchio di fabbrica - il federalismo fiscale. Gli autori del libro «Steuerpolitische Baustellen» (titolo in italiano: «I cantieri fiscali in Svizzera») sconsigliano l’introduzione di una nuova imposta sulle successioni e donazioni. Benché le caratteristiche individuali di questa imposta siano dal punto di vista della finanza pubblica ben auguranti, per essa nel contesto del nostro «sistema fiscale» non c’è posto. Infatti, se confrontata con altri Paesi, la Svizzera già preleva un’imposta sulla ricchezza con aliquote abbastanza elevate. Un’imposta sulle successioni graverebbe sugli investimenti e avrebbe quindi serie ripercussioni sull’innovazione e – a medio-lungo termine - sull’occupazione. Altro cantiere fiscale: la proprietà immobiliare. La modesta quota di proprietari spesso serve quale pretesto alle richieste di ulteriori esonerazioni per gli stessi. Eppure, nonostante l’imposizione del valore locativo, la quota dei proprietari è cresciuta in modo continuo negli ultimi 20 anni. Al punto che un ulteriore aumento non porterebbe grandi benefici per la collettività. La pratica fiscale svizzera in questo ambito è migliore della sua reputazione. L’iniziativa dell’Associazione dei proprietari d’immobili (HEV) «Sicurezza dell’alloggio per i pensionati» avvantaggia i proprietari di casa di una certa età a discapito dei giovani inquilini. Le proposte dell’iniziativa «Sul risparmio per l’alloggio» devono venir altresì respinte: l’esperienza con questi modelli è stata deludente. Un saggio del nuovo libro «I cantieri di politica fiscale» è dedicato invece alle tasse d’incentivazione e alle imposte ambientali. Rumore, inquinamento ambientale e cambiamenti climatici creano costi per la società. In questi casi, una tassa ecologica può correggere e migliorare i risultati del libero mercato perché obbliga chi inquina a sopportarne i costi. Gli incentivi di questo tipo messi in atto in Svizzera ottengono però raramente risultati scontati. In generale, i mutamenti comportamentali indotti sono modesti. Se invece vi sono dei cambiamenti, essi vanno a scapito delle entrate fiscali per cui vengono subito alzate le aliquote fiscali, spesso ben al disopra dei costi ambientali effettivi. Così l’obiettivo fiscale dell’iniziativa popolare «Imposta sull’energia invece dell’IVA» ne contraddice lo scopo incentivante. Delle tasse energetiche elevate causerebbero distorsioni che avrebbero poi un impatto negativo sulla produttività e sui salari.

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Pubblicazione: Gerhard Schwarz e Marco Salvi (Avenir Suisse, a cura di): «Steuerpolitische Baustellen», 288 pagine, ISBN 9783-03823-743-3, edizioni Neue Zurcher Zeitung, dal 25 gennaio nelle librerie. I messaggi più importanti della pubblicazione «Steuerpolitischen Baustellen» in breve: Tipo di tassa

Necessità di riforma secondo Avenir Suisse

Tassa di successione

Crea, in combinazione con la già esistente imposta sulla sostanza, un doppio carico ed è ostile agli investimenti

Valore locativo

L’attuale pratica fiscale del valore locativo segue una logica economica coerente. In questo campo non sono necessarie riforme

Tasse d’incentivazione Sensate per correggere i probleed ecologiche mi ambientali,anche se si rivelano spesso un mero strumento fiscale Agevolazioni fiscali

Rendono il sistema fiscale selettivo e poco trasparente. Ogni agevolazione rappresenta un fardello per la maggioranza dei contribuenti

Imposte sul reddito delle imprese

Una minaccia per gli investimenti e la produttività e quindi per i salari: una tassa controproducente

IVA

Aliquota unica e meno deroghe possibili

Tassazione forfettaria

Gli stranieri sottoposti alla tassazione forfettaria pagano dieci volte più imposte di uno svizzero medio. I criteri di agevolazione andrebbero inaspriti

Prossimo appuntamento di Avenir Suisse in Ticino: Mercoledì 15 febbraio 2012 alle ore 18:00 presso le ex cantine Lucchini in via Cantonale 27 a Pregassona. Serata sul tema: «Il valore dei valori - una prospettiva liberale» con la partecipazione di Marina Masoni e di Gerhard Schwarz (direttore di Avenir Suisse e già caporedattore della redazione economica della Neue Zürcher Zeitung) moderati da Moreno Bernasconi (Corriere del Ticino). Iscrizioni presso: http://www. circolobattaglini.ch oppure prendendo contatto con daniela. lepori@avenir-suisse.ch o +41 44 445 90 18.


At tualita`

10. po sioni Es ofes 2 pr 201 7.03 NO

Il pubblico atteso è quello delle grandi occasioni: si stima, sulla base dei dati delle ultime edizioni, che saranno 30 mila le persone che si riverseranno, nella settimana dal 12 al 17 marzo, al Centro Esposizioni di Lugano. L’appuntamento è quello con la decima edizione di ESPOprofessioni, la manifestazione che, dedicata all’orientamento e con venti anni di esperienza nel settore, accende i rilettori sui giovani e il lavoro. E li fa sognare, gli fa venire voglia di trovare un buon mestiere, li proietta nel loro futuro professionale ancora lì da plasmare con un’infinità di opportunità. In che modo? Presentando ai ragazzi che stanno terminando le scuole dell’obbligo, ma anche agli adulti intenzionati a riqualificarsi, il mondo del lavoro non solo a parole, ma con i mestieri che si metteranno in bella mostra. Su un’unica superficie di 10 mila mq, grazie a un centinaio circa tra associazioni professionali e istituti di formazione, saranno illustrate oltre 200 professioni nei settori agricolo, artigianale, artistico, industriale, commerciale e sociosanitario. Professioni interessanti per le quali è possibile seguire una formazione nel nostro Cantone. Il mondo del lavoro sarà dunque in vetrina per farsi conoscere e accompagnare i giovani confrontati con questa scelta significativa, che rappresenta in fondo la prima vera decisione da adulto. In che modo ci si avvicinerà al pubblico? Con una formula che si è rivelata vincente, vale a dire coinvolgendo direttamente i visitatori. In fiera ad animare gli stand saranno infatti presenti, oltre ai professionisti del ramo, pure degli apprendisti, i quali mostreranno i gesti del mestiere ai coetanei in un invito a partecipare attivamente alle fasi di informazione. Insomma, si tratta di dare una risposta al… disorientamento con un orientamento pratico e attivo. “La particolarità dell’evento”, spiega Gianni Moresi, Presidente del Comitato organizzatore di ESPOprofessioni, “è di interagire con il pubblico, dando la possibilità di «toccare con mano» il lavoro attraverso dimostrazioni dal vero”. Alla base dell’evento c’è dunque l’interattività: “Gli stand sono animati, vivi per sollecitare la curiosità dei giovani e aiutarli a formarsi un’idea più precisa delle varie professioni”. La parola d’ordine è dunque sì informare in maniera documentarista (materiale cartaceo, opuscoli e monografie disponibili per gran parte delle professioni), ma anche con un «marketing» stimolante: “La buona scelta di un mestiere, si sa, dipende molto dalla qualità dei dati a disposizione. Occorre fare in modo che il maggior numero di input arrivi ai destinatari dell’evento”. L’evento, sul cui modello in Svizzera sono state create molte iniziative simili, intende far partecipe anche le ditte. “Una manifestazione come ESPOprofessioni deve rivestire un ruolo di sensibilizzazione anche verso le aziende, invitate a riflettere sull’importanza di partecipare alla formazione di apprendisti. Un obiettivo in larga parte raggiunto come confermano i dati: in questi anni sono sensibilmente aumentati i contratti di tirocinio stipulati” prosegue Moresi. Il grande ruolo che ricoprono le aziende

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10a edizione di ESPOprofessioni: dal 12 al 17 marzo a Lugano

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At tualita`

formatrici nella solidità e stabilità del mercato cantonale e nazionale è sottolineata pure da Paolo Colombo, Direttore della Divisione della formazione professionale: “Per l’azienda assumere un apprendista significa seguire un giovane nell’acquisizione di solide competenze disciplinari (il saper fare) e culturali (il saper essere) indispensabili per il suo inserimento nel mondo del lavoro e della società. Non solo: formare significa anche investire, sviluppare e fissare stabilmente nelle attività produttive quelle competenze necessarie per affrontare un mercato sempre più concorrenziale e competitivo”. Ma perché mai i privati dovrebbero mettere a disposizione posti per apprendisti? Studi scientifici dimostrano che alle aziende conviene formare i giovani secondo il sistema duale: “Investire nella formazione significa riconoscere la centralità del capitale umano per la crescita sociale, culturale, economica di un Paese che chiede di poter contare su individui preparati, pronti ad assumere compiti e responsabilità in una società in cui i motori di crescita sono l’innovazione e la fiducia nel futuro” dice Colombo. Lo scopo di ESPOprofessioni resta però principalmente – come ci ricorda Rita Beltrami, Direttrice dell’Ufficio dell’orientamento scolastico e professionale – quello di educare il giovane e l’adulto alla scelta della propria via di formazione professionale (di base, superiore, riqualifica o formazione continua) attraverso un processo di sensibilizzazione e di autoinformazione attiva. “Per gli allievi la visita è un momento di indiscutibile festa, ma sul momento giocoso va innestato un percorso educativo in grado di aiutare il giovane a trarre il massimo beneficio dalla manifestazione, che puntualmente si ripresenta ogni due anni, costando grossi sforzi finanziari e non, a chi la coordina” continua Beltrami, che è pure Vicepresidente del Comitato organizzatore. E proprio nella direzione di un ulteriore strumento da mettere a disposizione dei ragazzi, per la decima edizione è stato realizzato il Passaporto delle professioni: “Concepito per accompagnare i giovani alla visita di ESPOprofessioni è destinato unicamente alla classi di terza media per migliorarne la partecipazione. È un mezzo, che si spera intrigante, per entrare nel vivo dello spirito della fiera che vuole avere anche un prima e un dopo. Il Passaporto delle professioni richiede infatti una prima elaborazione in classe e il completamento durante la visita alla manifestazione” conclude Rita Beltrami. Sì, perché tutta il lavoro fatto a ESPOprofessioni si inserisce – come evidenzia ancora Moresi – nella promozione di una politica atta a favorire le condizioni migliori affinché i curricoli formativi professionali siano scelti nel rispetto delle attitudini che caratterizzano il giovane. “Il tutto nell’ottica di un principio di autodeterminazione, che dovrebbe appunto essere maturato prima, durante ma soprattutto dopo avere visitato ESPOprofessioni. Ricordiamoci che l’iniziativa risponde a una specifica esigenza dell’orientamento, quella dell’informazione che rappresenta l’elemento insostituibile per effettuare scelte consapevoli e responsabili. E così al momento più appariscente dovrebbe seguire un atto introspettivo di riflessione, premessa fondamentale per l’elaborazione di una scelta coerente e adeguata”. In fiera non ci saranno solo stand informativi, ma sono previsti pure concorsi, sfilate, momenti di intrattenimento, atelier per imparare a preparare “una candidatura vin-

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cente” in nome di un orientamento che non vuole essere solo libresco, ma moderno, puntuale, stimolante e coinvolgente. Già, perché uno degli obiettivi è anche quello di trasmettere entusiasmo e speranza. Qual è dunque il consiglio che il Presidente sente di dare ai giovani che stanno per fare il loro ingresso nel mondo del lavoro? “Di non avere paura e di seguire istinto e sogni. La scelta è importante, va ponderata bene, è un tassello significativo del processo che porta a diventare adulti, ma non devono avere paura di sbagliare. Oggi, ci dicono le statistiche, il primo lavoro intrapreso, difficilmente sarà quello di tutta la vita, vista la grande mobilità professionale”. Un trend confermato anche da Rinaldo Gobbi, membro del Comitato: “Il posto sicuro, quello per tutta la vita, non esiste più. Nel corso della propria carriera ognuno deve essere disposto in qualsiasi momento a fare cambiamenti anche radicali”. Per Gianni Moresi si tratta di “una chance ma anche di una sfida: si può cambiare, ma occorre essere flessibili e volenterosi. Io ho comunque fiducia nelle risorse dei giovani e la maggior parte di loro riesce sempre a trovare la propria strada”.

ESPOprofessioni, le giornate dedicate all’orientamento, è in caledario dal 12 al 17 marzo al Centro esposizioni di Lugano. Una vetrina sul mondo del lavoro dove sarà mostrata su una superficie di 10 mila mq una panoramica realistica delle possibilità di formazione professionale esistenti in Ticino (più di 200) e, in parte, anche in altri parti della Svizzera. Come quella della Scuola d’ingegneria di Changins, nel Canton Vaud, che sarà l’ospite d’onore dell’edizione 2012. Il programma ben collaudato non mancherà di sorprendere: alle attività promosse dagli espositori nei rispettivi stand si affiancheranno quelle presentate sul Palco, i grandi eventi, e in Arena, manifestazioni di altrettanto richiamo. La fiera si potrà visitare tutti i giorni dalle 9 alle 22 (con entrata libera). Il programma completo lo si può seguire sia sul web (www. espoprofessioni.ch), che dal proprio smartphone grazie all’App appositamente creata.


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At tualita` di Gianluca Olivieri, Managing Partner di Financial Technologies

Negoziare una partecipazione d’impresa con i fondi di private equity Finanza d’impresa - appunti di viaggio da un mondo che cambia Gianluca Olivieri

Gennaio 2012, spazio aereo statunitense

L’altoparlante si attiva ed il comandante, dalla cabina di pilotaggio, annuncia con voce cortese e pacata che l’atterraggio all’aeroporto JFK di New York è previsto fra un’ora. La comunicazione distoglie per un attimo la mia attenzione dal documento descrittivo sui micro torni, lancio un’occhiata fuori dall’oblò alla ricerca della costa americana, di cui però non c’è ancora nessuna traccia. I miei pensieri corrono liberi, al tepore del sole che m’accarezza la fronte. La distesa d’acqua è ancora talmente lontana da rendere difficoltoso, a prima vista, persino il suo riconoscimento. Nessuna nube tra l’aereo e la terra. La TV di bordo ha già ripreso a trasmettere i dati tecnici, segno dell’atterraggio ormai prossimo. Come d’abitudine mi soffermo sulle temperature esterne, che mi fanno sentire come stessimo violando uno spazio a noi precluso, nonostante all’interno dell’abitacolo tutti, me compreso, sembrino perfettamente a proprio agio tra caffè, riviste e cuffiette: -51° C. Qualche anno fa mi sarei atteso una gelida giornata newyorkese, ma ormai le temperature a terra sembrano essere irrimediabilmente aumentate. In due soli giorni di permanenza e con tutti gli incontri che il mio ufficio è riuscito a programmare avrò a mala pena il tempo di mettere il naso per strada. Penso a quanto sia mutato il mio rapporto con la Grande Mela rispetto ai tempi dello studio. Allora me la giravo tutta, con calma, tanto da farla diventare quasi familiare. Dopo tanti anni non riesco mai a trovare il tempo per girarla come allora e verificare quanto sia realmente cambiata. La risata allegra di un altro passeggero mi riporta bruscamente a bordo. L’ispirazione nei confronti della meccanica di precisione è svanita. Chiudo gli occhi e tiro un profondo respiro, pensando alle lunghe discussioni tecniche che caratterizzeranno i due giorni che mi aspettano e che m’impediranno di percorrermi a piedi tutta la quinta e la settima strada, in assoluto le mie preferite. Due giorni consacrati agli incontri con gli esponenti dei tanto famigerati fondi di private equity, per discutere dell’eventualità di entrare nel capitale di una media impresa europea attiva nella meccanica di precisione. Una bella impresa, controllata da una bella proprietà, una di quelle famiglie unite che ha saputo costruire nel tempo una cultura del “fare” e renderla diversa da tutte le altre. Un’impresa che realizza una discreta cifra d’affari e produce ottime marginalità. Ma, soprattutto, un’impresa con un prodotto d’avanguardia ed un modello industriale facilmente replicabile, in grado dunque di giocarsi una crescita importante e rapida su nuovi mercati, ciò che ha ingolosito parecchi investitori d’oltreoceano. Ora sta a me, in qualità di Advisor della Proprietà, difendere gli

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interessi della famiglia dalle bordate spregiudicate di questi investitori professionali, senza tuttavia rinunciare alle opportunità offerte da una finanza fresca e libera dai soliti vincoli imposti dal credito bancario. Nel nostro studio, in Svizzera, ripetiamo spesso che gli investitori devono soprattutto essere interessanti per il nostro committente, e non solo interessati alle sue attività. Prima di chiudere l’incarto rileggo le offerte ricevute e per le quali mi trovo su questo aereo. Manifestazioni d’interesse a rilevare la maggioranza delle quote dell’impresa ad una serie di condizioni variegate, ma predefinite. I fondi di private equity sono tutti esponenti di un’unica “specie”, quasi tutti “leggono” le imprese allo stesso identico modo, ovvero come vettori attraverso i quali moltiplicare il denaro, tanto quello proprio quanto quello sapientemente preso a prestito. Ma con l’esperienza che lo studio ha accumulato in questi anni di contrattazioni, ho perfettamente imparato a tenere a bada le loro argomentazioni e pretese. L’obiettivo esplicitato dai vari fondi di private equity, che si reclamizzano come “Società create da Imprenditori per Imprenditori” è quello di “far crescere” l’impresa attraverso il progressivo raggiungimento di una serie di obiettivi ambiziosi. L’attività esplicitata è quella d’investimento in Imprenditori solidi, ambiziosi e dall’alto potenziale. La sinergia promessa consiste nel cogliere opportunità che aumentino, complessivamente, il valore della società oggetto dell’investimento. Partono dal giusto presupposto che se l’Imprenditore desidera raggiungere una posizione di leadership sul proprio mercato, il più delle volte, ha bisogno di aiuto. Il primo obiettivo riguarda generalmente l’ottenimento di uno sviluppo internazionale (se l’impresa non ha ancora messo piede all’estero, pur magari vendendo all’estero buona parte della propria produzione) oppure un miglioramento nel suo posizionamento internazionale (se invece l’impresa ha già un certo, anche limitato, respiro internazionale). Il secondo obiettivo è, in genere, più variegato: il reperimento di nuove professionalità da inserire nell’impresa a sostegno della sua crescita, il potenziamento della struttura direzionale ed il miglioramento dell’efficienza organizzativa, l’introduzione di nuove linee di prodotti, la crescita commerciale ed eventualmente anche produttiva, lo sviluppo di un sistema gestionale integrato, la possibile acquisizione di un operatore di nicchia che consenta un incremento della quota di mercato e/o l’arricchimento di gamma, e via dicendo. Tra questi, più o meno mascherato, figura anche quello sul reperimento del debito, attraverso cui l’operazione viene realizzata. Perché di questo si tratta: i fondi di private equity ragionano “a leva”, si avvalgono cioè, in misura maggiore o minore, del finanziamento bancario.


Il fine ultimo di questi interventi (almeno apparentemente) virtuosi vuole essere quello di consentire di creare, nel tempo, un valore sostenibile maggiore di quello raggiunto dalla Proprietà con le sole proprie forze, permettendo così alla nuova compagine azionaria di realizzare un cospicuo plusvalore a termine, e di spartirselo nelle rispettive proporzioni. Il fondo, in sede dibattimentale, vende generalmente in maniera molto abile ed elegante alcuni atout a sostegno della propria offerta, a dimostrazione che il supporto non si limita al puro aspetto finanziario o d’indirizzo strategico: un approccio informale che si riflette in un taglio operativo molto snello, l’accesso ad un network di contatti in grado di velocizzare la penetrazione in nuovi mercati, la possibilità di mantenere riservato ogni mutamento di proprietà in itinere, e via dicendo. Insomma, quel taglio imprenditoriale evoluto che alla Proprietà sembra mancare. Il tutto, talvolta, nonostante una conclamata carenza di esperienza da parte del fondo nella gestione degli aspetti più tecnici e specifici. Ma a questo aspetto descritto quasi come “secondario” generalmente sopperisce il nuovo azionista di minoranza, che altri non è che la Proprietà precedente che con il proprio lavoro ha fondato l’impresa facendola crescere negli anni. L’operazione di compravendita di quote si realizza di solito con la cessione, da parte della proprietà cedente, di tutte le attività e passività industriali, ad eccezione degli immobili di proprietà (nonché dei contratti di locazione finanziaria ad essi relativi e dei debiti di medio/lungo termine contratti per gli investimenti realizzati sugli immobili stessi), ad un’entità intermedia, una società a responsabilità limitata di nuova costituzione, la cosiddetta “Conferitaria”, che godrà della piena disponibilità su detti attivi immobiliari in ragione di un contratto di locazione di lungo termine, rinnovabile. Il canone previsto raggiunge in una delle proposte un valore che a prima vista potrebbe apparire quasi eccessivo, ben superiore al valore minimo richiesto al fine di rispettare le norme in tema di società di comodo, ben superiore anche al valore di mercato. Il veicolo per promuovere l’operazione è una società di capitale (la cosiddetta “NewCo”, New Company, letteralmente nuova società), domiciliata nello stesso Paese in cui è domiciliata l’impresa oggetto di contrattazione, e partecipata (in tutte le proposte ricevute) per una quota di maggioranza dal socio investitore (il fondo di private equity appunto) e per una quota di minoranza dal socio operativo (la Proprietà precedente), la quale acquisterà il 100% del capitale sociale della “Conferitaria” dall’impresa cedente, al prezzo e secondo le modalità proposte dai diversi fondi e che saranno oggetto di imminenti accese discussioni. Nelle varie proposte che ho in mano cambia la percentuale di partecipazione richiesta dal fondo di private equity, nonché il suo prezzo e i termini di perfezionamento del deal. Nelle suddette ipotesi la finanza veicolata dal soggetto investitore (e come detto libera dai vincoli del credito bancario, ancorché da esso proveniente) ha peraltro un costo non indifferente che, come molti dei costi riferiti alle attività propedeutiche alla transazione, sarebbe integralmente ribaltato sulla NewCo. L’obiettivo della mia breve trasferta è proprio quello di discutere le varie proposte ricevute e conformarle, nel limite del possibile, alle attese della Proprietà. Non le abbiamo ancora discusse con il nostro Committente, quello che

in queste proposte viene definito come la Proprietà (o il “futuro socio operativo”), ma sappiamo come la pensa: non capisce, a ragione, come un socio finanziario possa entrare nel capitale e rilevare la maggioranza mettendo (grazie all’effetto leva) molti meno soldi di quelli da lui investiti negli anni. Potrò dunque permettermi di “strapazzare” un po’ le controparti, smontare la loro visione di alto profilo per allinearle, almeno parzialmente, alla nostra visione più terre à terre dell’operazione. Quando il committente è la proprietà di un’impresa fiorente, interessata all’ingresso di un socio non per finalità di salvataggio ma solo per far evolvere il modello gestionale (da famigliare a manageriale) l’Advisor ha vita ben più facile, e “il coltello dalla parte del manico”. Nella proposta che riteniamo più interessante l’assetto societario definitivo scaturisce dalla cosiddetta “fusione inversa” della NewCo nella “Conferitaria”. Si tratta di un genere di fusione che ha la medesima rappresentazione contabile della fusione per acquisizione, ma annulla le complessità contabili quali il cambio di partita IVA, l’aggiornamento delle certificazioni e le modifiche normative normalmente insite nei processi di fusione tradizionali. Tranne una, tutte le offerte si esplicitano nell’identificazione di un prezzo di riferimento per il 100% del capitale della Conferitaria (dal quale scaturisce poi proporzionalmente il valore del pacchetto negoziato), nonché di un premio sui risultati reddituali evidenziati ad una determinata scadenza (generalmente alla chiusura del primo esercizio di compartecipazione), pagabile entro un lasso di tempo variabile da 30 a 90 giorni dall’approvazione del bilancio consolidato certificato. Nei termini di corresponsione del prezzo e del premio esce generalmente il peggio dei fondi di private equity, per i quali l’intervento di un Advisor della Proprietà qualificato ed esperto in trattative negoziali è certamente peggio di un sasso nella scarpa. Il disegno strategico dei vari proponenti appare subito chiaro: qualche carezza (in un caso la concessione di un canone di locazione insolitamente generoso) anticipa solitamente gli sgambetti, tutti focalizzati sul percorso di definizione del prezzo e sulle sue modalità di corresponsione. Gli investitori finanziari tendono generalmente a porre l’enfasi sul fatto che il prezzo proposto evidenzi un significativo avviamento (Goodwill) rispetto al patrimonio netto d’impresa (o della Conferitaria). Il pagamento del prezzo è proposto alla data di esecuzione del contratto, salvo per una sua quota (sostanziale!) pagabile in maniera dilazionata nel tempo, che vorrebbe fungere da garanzia reale per le usuali dichiarazioni e clausole di garanzia e di indennizzo da parte del soggetto venditore (la Proprietà) nei confronti del nuovo azionariato (o dei soci Conferitari, cioè socio investitore e socio operativo, congiuntamente e per le rispettive proporzioni di compartecipazione), in relazione a qualsiasi perdita, insussistenza dell’attivo o sopravvenienza passiva conseguente ad eventi, fatti o atti compiuti e/o sorti anteriormente alla data di esecuzione dell’operazione. Segue generalmente una lunga serie di presupposti alla formazione del valore d’offerta (molti dei quali piuttosto discutibili), che sarà rettificato in base alle risultanze di una Due Diligence condotta dal compratore sulla documentazione contabile, amministrativa e legale dell’impresa (oltre alle usuali verifiche in ambito giuslavoristico, di tutela ambientale e sicurezza del lavoro). La Due

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At tualita` di Gianluca Olivieri, Managing Partner di Financial Technologies

Diligence ha anche l’obiettivo di redigere una situazione contabile definitiva relativa all’operazione finanziaria, da presentare alle banche finanziatrici interpellate dal fondo subentrante. Le proposte contengono poi riflessioni più o meno approfondite sull’impatto delle regolamentazioni nei processi operativi; molte di queste sono pretestuose e funzionali ad una riduzione di prezzo (alcuni degli scenari prospettati si rifanno a regolamentazioni prive di una chiara base legale). Tranne che in un caso, la struttura finanziaria proposta dai vari fondi per l’operazione fa più o meno ampio ricorso al debito bancario (proveniente dalle banche d’affari, le merchant banks, e non dalle più tradizionali banche universali). La struttura patrimoniale della NewCo è composta da capitale proprio (suddiviso tra i soci in base alle percentuali di compartecipazione), finanziamento bancario a medio/lungo termine e garanzia della parte cedente (Seller’s Note) come poc’anzi evidenziato. L’indebitamento bancario viene generalmente limitato in maniera tale da non pregiudicare la capacità d’investimento futuro dell’impresa compartecipata. Il rimborso del debito bancario è a quote di capitale costanti e prevede, come garanzia, un pegno (a favore delle banche d’affari finanziatrici del fondo) sulle quote della NewCo (e della Conferitaria). Sul piano degli interessi delle parti, in tutte le proposte la Proprietà cedente continuerà a possedere gli immobili e a percepire un congruo canone d’affitto, il cui valore attualizzato (anche solo sulla durata del contratto d’affitto) ammonta comunque ad un importo di tutto rispetto. Al termine della Due Diligence sarà fissato un limite agli indennizzi, nonché le abituali compensazioni tra cui, a titolo esemplificativo, quelle relative all’effetto fiscale dell’operazione per la parte cedente e ai vari possibili indennizzi assicurativi. Durante la fase conclusiva della Due Diligence vengono definiti e negoziati il contratto di compravendita delle partecipazioni e i patti parasociali sulle regole di co-gestione d’impresa da parte dei nuovi azionisti e di condivisione delle responsabilità sociali. I patti parasociali nel loro insieme definiscono (più o meno equamente) la composizione del Consiglio di Amministrazione, i temi di delibera a maggioranza qualificata e relativi quorum, l’impegno congiunto dei soci a perseguire una congrua valorizzazione a termine, l’impegno della proprietà cedente ad operare attivamente per un periodo di tempo minimo, la garanzia di un’adeguata transizione della conduzione dalla Proprietà cedente ad un management più strutturato, il diritto e l’obbligo di co-vendita per un periodo minimo. I patti parasociali, in più di una proposta, vengono integrati da un mandato a favore del fondo (o di un suo Advisor) a vendere il 100% delle quote della NewCo (anche quelle di proprietà del soggetto cedente) a condizioni pre concordate. In buona sostanza, i fondi di private equity promuovono le loro proposte evidenziando l’interesse, per l’attuale Proprietà d’impresa, nel diversificare il proprio portafoglio di ricchezza. Attraverso l’ingresso del socio investitore (fondo) il socio operativo ha modo di mantenere un’interessenza nella società attraverso una compartecipazione minoritaria nella struttura che rileva le attività d’impresa (NewCo), di condividere in futuro il rischio imprenditoriale (insieme con un socio “forte”), di realizzare un notevole profitto (in parte istantaneo ed in parte diluito su qualche esercizio) e di mantenere, infine, il pieno controllo delle at-

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tività immobiliari. Le proposte avanzate dai diversi fondi di private equity convergono sull’opportunità, per la Proprietà attuale, di cedere una percentuale variabile della maggioranza del capitale sociale dell’impresa a fronte di una contropartita che, sommando le sue varie parti costituenti, sembra generare un’indubbia plusvalenza. Il mio obiettivo, con le diverse controparti interessate all’operazione, è quello di spostare il centro focale del ragionamento su quanta parte di valore debba oggi essere sacrificata dal mio Cliente a fronte di quanta possa esserne “riguadagnata” a termine, possibilmente seguendo lo stesso archetipo strutturale utilizzato da chi ha formulato le proposte. Un approccio che, generalmente, ha l’enorme pregio di spiazzare pressoché chiunque. Stavolta i fondi di private equity non avranno vita facile e dovranno affrontare un percorso in salita, trovandosi a negoziare con una figura come la nostra, abituata ai negoziati tecnici, direttamente incaricata dall’Imprenditore (nei confronti del quale godiamo di un rapporto fiduciario forte) ad intervenire in sua vece. L’obiettivo del nostro lavoro consiste nel valutare le proposte degli investitori, nello “smontare” quelle ritenute sbilanciate (o faziose) perché ad esclusivo vantaggio loro e, possibilmente, nel riconstruirne di nuove, più eque e percorribili, d’interesse per ambo le parti, e dunque sostenibili da entrambe. Tra due giorni, al momento del mio imbarco sul volo di ritorno, le controparti statunitensi che avrò nel frattempo incontrato saranno chiamate, innanzitutto, ad esplicitare in maniera dettagliata il loro piano industriale. Prevedere clausole di dilazione del pagamento di una quota di maggioranza del capitale di un’impresa è cosa assai facile. Questa dilazione, in presenza di taluni tipi di correttivo, azzera di fatto il rischio imprenditoriale a carico del fondo di private equity, il cui affare, a questo punto, corrisponde a moltiplicare per 4, nel giro di 5 o 6 anni, il valore della propria quota di partecipazione nell’impresa, avendola acquistata (a spese dell’Imprenditore) a forte sconto e rivenduta (a terzi) a forte premio. Una speculazione, insomma, senza una corrispondente adeguata assunzione di rischio. In queste situazioni la Proprietà non fa mai un buon affare nell’aprire il capitale della propria impresa al socio investitore. Le garanzie è legittimo che vengano richieste e giusto che vengano fornite, ma da ambo le parti. Anche il fondo sarà chiamato ad esprimersi sulle garanzie fornite alla Proprietà: domanderò ai miei interlocutori di rendere intellegibile il loro processo di quantificazione del valore d’impresa, ivi incluse le varie partite di ottimizzazione. Noi sappiamo esattamente qual è il valore che il mercato riconosce all’impresa del nostro Cliente, e come questo valore scaturisce. Il prezzo proposto dai vari fondi è frutto dell’attualizzazione dei flussi di reddito (cassa) attesi sulla base di uno scenario elaborato da ciascun soggetto proponente, tenendo conto delle previsioni formulate dai principali centri di ricerca sull’andamento della domanda nel comparto industriale della meccanica di precisione, ponderato alla luce di non meglio precisati “algoritmi di proprietà”. Il valore del premio, dal canto suo, è calcolato proporzionalmente all’entità del margine operativo al lordo di oneri finanziari e fiscali, ammortamenti ed accantonamenti (in gergo tecnico, EBITDA – Earning Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization). Dovranno spiegarmi meglio quali sono queste loro previsioni e convincer-


mi della loro attendibilità, anche in relazione alla visione imprenditoriale del mio Cliente, sulla quale l’impresa si è mossa ed è cresciuta nell’ultimo decennio. Poi, spiegherò loro che la dotazione immobiliare di un’impresa industriale come quella in questione è parte del valore sostanziale del business, anche in considerazione della capacità produttiva potenziale, e risponde a precisi criteri produttivi. I fondi di private equity giudicano il rendimento immobiliare annuo (6,5% – 7,5%) non particolarmente significativo. Preferiscono quindi evitare di immobilizzare denaro a questi tassi di rendimento, motivo per cui sono generalmente propensi ad acquisire i rami industriali d’impresa, quelli che generano marginalità più elevate (abitualmente almeno il doppio del rendimento immobiliare testé indicato). Pensare di dislocare la produzione altrove, con tutto quello che ne consegue in termini di impiantistica speciale, è semplicemente impensabile. Quel tipo di prodotto può essere realizzato in quegli stabilimenti meglio che altrove, ed in nessun altro luogo. Alienare gli stabilimenti industriali costruiti ad hoc significa privarsi di un valore intrinseco certo, ciò che avrà un costo pesantissimo in termini di valorizzazione allorquando si tratterà di cedere l’impresa, in un futuro ancora remoto, ad un concorrente multinazionale interessato ad un’integrazione ad alto rendimento industriale. Sacrificare l’immobile significa, per la NewCo, rinunciare ad una parte sostanziale del futuro plusvalore. Ma questo è un concetto che sfugge a chi non è Imprenditore per davvero. I fondi, nel loro modello di business, ragionano in termini di “replicabilità low cost”, o comunque in maniera piuttosto semplicistica. Inoltre, chiederò ai miei interlocutori che circostanzino in maniera precisa e dettagliata il loro contributo nel percorso di crescita atteso per l’impresa. Se il fondo di private equity si aspetta di realizzare nel prossimo quinquennio un multiplo di 4 in termini di rapporto tra capitale investito e profitto realizzato, perché mai l’imprenditore non dovrebbe aspettarsi, al momento dell’entrata del nuovo socio, il riconoscimento di un livello di rendimento analogo? E quali sono, per l’imprenditore, le garanzie a che la redditività dell’impresa, grazie all’ingresso del nuovo socio, cresca effettivamente di 4 volte? E se anche le loro risposte dovessero convincermi, testerò comunque la loro reazione richiedendo un diritto d’opzione, a condizioni predefinite, a valere sul riacquisto del pacchetto che dovesse eventualmente essergli ceduto, nel caso in cui non siano in grado di mantenere le promesse che si accingono a fare ora. Il grande limite dei fondi di private equity risiede nel fatto che loro, nonostante il bel gergo imprenditoriale, fondamentalmente non ragionano da imprenditori, ma da banche. Poiché analizzano molti possibili deal, si aspettano che quelli nei quali andranno effettivamente ad investire (denaro loro ma anche preso a prestito) consentano loro di “spesare” le molte risorse investite nelle loro attività di esplorazione generica sulle altre opportunità d’investimento (anche su quelle che nel frattempo avranno scartato). Essenzialmente per questa ragione si posizionano soltanto in quei business nei quali possono ragionevolmente moltiplicare almeno per 3, su un periodo temporale medio di 5 o 6 anni, il valore del capitale investito. Ma per poter raggiungere un rendimento simile, questi investitori devono necessariamente acquistare a forte sconto ed escludere la possibilità di riconoscere all’imprenditore cedente, sulla

quota negoziata, un adeguato premio sul rischio corso (e sulle risorse impiegate) in molti anni di solida attività. Molti di questi soggetti continuano a quotare le partecipazioni in PMI applicando un multiplo alla sommatoria di margine operativo lordo e componenti straordinarie di reddito, dopo averla rettificata (mediante sottrazione) dal valore degli investimenti (annuali) ricorrenti e dal valore delle immobilizzazioni. Questo multiplo arriva oggi a 5, difficilmente a 6, mentre solo qualche anno fa superava abbondantemente il 12. Le quotazioni si sono praticamente più che dimezzate. Mentre molte imprese continuano ad essere sempre le stesse, o addirittura a crescere. Questo perché il processo di valutazione dell’impresa, quando a farlo è un investitore finanziario, si genera a ritroso, partendo cioè dalla plusvalenza attesa a termine (e realizzabile in sede di dismissione della partecipazione), sulla base delle attese di rendimento del capitale e del costo del denaro. Il valore d’impresa scaturisce come “dato d’arrivo”, assumendo come “dato di partenza” il plusvalore che il fondo si aspetta di conseguire, da quell’immobilizzo di capitale, a 4/5 anni. Chiunque potrà convenire sul fatto che questo “ragionamento al contrario” può lasciare perplessi. Un paio di proposte contengono infine l’imputazione di una serie di costi di consulenza preliminare e propedeutica all’operazione riconducibili a società facenti parte del gruppo d’investitori medesimo. È bene prestare attenzione a queste situazioni, nelle quali si rischia di gravare l’impresa, attraverso l’operazione, di costi che si traducono in profitti mascherati per il socio investitore. Tre sono generalmente i “momenti” dell’intervento del fondo di private equity, per l’imprenditore. Un primo momento, dove l’imprenditore realizza (monetizzandolo) parte del valore “intrappolato” nella sua impresa; un secondo momento, dove il nuovo socio “sgrava” l’imprenditore di parte delle attività ordinarie mediante la creazione di sinergie gestionali (lasciando a quest’ultimo la supervisione strategica del business); un terzo momento, cosiddetto di Way Out (o di Exit), che consiste nella raccolta del profitto a termine, mediante rivendita dell’impresa, nella sua totalità ed ognuno per la propria quota (generalmente a condizioni paritetiche) ad un soggetto terzo (il più delle volte un concorrente, diretto o indiretto). Mentre richiudo la cartelletta una forte vibrazione al pavimento segnala la fuoriuscita del carrello. L’atterraggio è imminente. Il mio compito, in questa trasferta, consiste nel verificare le diverse possibilità di allineamento all’operazione da parte dei fondi che andrò ad incontrare. Ed è esattamente quello che farò in questo mite gennaio newyorkese, perfettamente consapevole del fatto che l’ingresso di un fondo di private equity non è una necessità per il nostro Cliente, ma soltanto un’opportunità, l’alternativa ad uno sviluppo che potrà comunque essere condotto dalla Proprietà in totale autonomia (anche se forse più lentamente nel tempo, e con un rinnovato sacrificio in termini d’impegno). Ripensando allo slogan utilizzato dai fondi di private equity per promuoversi al mondo delle PMI, è indubbio che il nostro Committente sia un Imprenditore vero; voglio vedere quanto sapranno esserlo anche i signori che sto per incontrare. Una cosa è certa: se non dovessi convincermi della validità (e dell’equità) delle proposte, queste neppure giungeranno sulla scrivania del nostro Committente. Le mie controparti questo lo sanno.

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At tualita` di Lisa Pantini

La banda larga del futuro: work’in progress per migliorare e potenziare la comunicazione Il potenziamento della rete in fibra ottica in Ticino è cominciato già lo scorso autunno da parte di Swisscom, il colosso delle telecomunicazioni in Svizzera. Il progetto Ticino sta procedendo a pieno ritmo, affinché la comunicazione, Internet, e la fruibilità delle nuove tecnologie siano più efficaci e semplici sia per i privati che per le PMI Fermento tecnologico

La fibra ottica garantirà la banda larga e l’accesso alle più moderne tecnologie di comunicazione, in Ticino si sta lavorando alacremente per far sì che questo futuro sia sempre più accessibile e immediato. L’evoluzione tecnica è rapidissima, ed è dimostrato come il fabbisogno di larghezze di banda continui a crescere: le reti di telecomunicazione stanno diventando punti nevralgici della società dell’informazione. Il volume di traffico dati nella rete fissa raddoppia ogni 19 mesi, mentre nella rete mobile addirittura ogni 7 mesi. Questi pochi dati evidenziano come sia costante il bisogno di un’infrastruttura che possa reggere e garantire il flusso e lo scambio di informazioni e di comunicazioni che sempre di più viaggiano online. Le esigenze dei clienti, sia privati, come pure le PMI sparse sul territorio svizzero e, in particolare ticinese sono in crescita, non solo per l’utilizzo di Internet per la comunicazione, ma perché sono sempre maggiori i dispositivi elettronici e le applicazioni che utilizzano la banda larga: non più solo l’e-mail, ma anche web TV, HDTV, ecc.. Swisscom, da sempre attenta alle esigenze dei clienti ed al progresso tecnologico, propone un mix di tecnologie che soddisfino i clienti in tutta la Svizzera. È importante che tutte le regioni della Svizzera possano usufruire di un’ampia rete a banda larga: lo scambio rapido di immagini e dati, la televisione ad alta risoluzione, la navigazione in viaggio, le videoconferenze e il telelavoro richiedono infatti larghezze di banda elevate. Grazie alla possibilità di intraprendere delle collaborazioni con altre aziende interessate allo sfruttamento della fibra ottica, si evitano reti parallele, e viene garantita la concorrenza. Infatti il collegamento di un primo 23% delle economie domestiche svizzere è assicurato dai contratti di cooperazione. La Legge sulle telecomunicazioni rivista nel 2007 limitava espressamente la regolamentazione alla precedente rete in rame delle PTT allo scopo di incentivare gli investimenti in nuove reti. Questa situazione a livello

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di concorrenza ha fatto sì che Swisscom promuovesse il potenziamento della fibra ottica fin nei quartieri e nelle abitazioni, che le aziende elettriche procedessero alla realizzazione della tecnologia FTTH e che venisse impedito un nuovo monopolio. Il settore delle telecomunicazioni concorda un modo di procedere comune, con un modello multifibra. Infatti la rete in fibra ottica è aperta a tutti, gli operatori di rete e i fornitori di servizi possono accedere alla rete alle stesse condizioni e su diversi livelli di rete, ed i consumatori possono scegliere liberamente il fornitore di servizi di telecomunicazione.


Il futuro è ora, la comunicazione è adesso

Risale al 2006 il potenziamento della rete di fibra ottica in tutta la Svizzera da parte di Swisscom, che ha già raggiunto i quartieri (Fibre to the curb - FTTC), ed ora entra nelle case. Dal 2008 invece è iniziato il potenziamento della rete di fibra ottica verso le case e le aziende (Fibre to the home - FTTH). Gli investimenti di Swisscom sono cospicui, ma data la priorità del servizio è una prerogativa imprescindibile. Nell’estate dello scorso anno è cominciato l’incremento anche in Ticino: prima a Lugano, con i lavori di posa in centro (seguiranno Breganzona e Massagno); e da settembre 2011 anche a Bellinzona, con l’allacciamento di alcuni quartieri. Si calcola che entro il 2014 a Lugano saranno circa 35’000 gli appartamenti e gli spazi commerciali allacciati alla rete FTTH, mentre a Bellinzona in due anni, il numero sarà di oltre 10’000. Parallelamente alla posa di fibre ottiche fin negli appartamenti e negli spazi commerciali, Swisscom aumenta di parecchio le larghezze di banda dei collegamenti già esistenti. A tale scopo si avvale di differenti tecnologie, ad esempio della fibra ottica fin nei quartieri o di una

connessione dati rapida attraverso la rete di comunicazione mobile. L’investimento monetario è davvero importante: entro il 2015 il colosso della comunicazione svizzero investirà circa 2 miliardi di franchi nel potenziamento della fibra ottica. Si stima che entro la fine del 2015, tra appena 3 anni, oltre un milione di economie domestiche saranno collegate alla rete in fibra ottica. La fibra ottica ha visto la sua diffusione in diverse tappe, cominciando con la sostituzione dei cavi principali in rame tra le centrali, proseguendo con la posa delle reti FTTC nei quartieri e nei comuni periferici, ed ora il tutto viene potenziato con il raggiungimento della fibra fin dentro le case e le aziende nelle città. La fibra ottica presenta anche numerosi vantaggi, verrà sempre più sfruttata e potenziata per la comunicazione del futuro: l’ampiezza della banda verrà accresciuta, così da aumentare la velocità di trasmissione ed incrementare la qualità dei servizi che riceviamo e riceveremo attraverso essa; inoltre si prevede che la purezza e la qualità del quarzo vengano migliorate con il passare del tempo, per un prodotto sempre più performante.

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Attualita`

Corso di «Management di organizzazioni sportive»

Il Centro Sportivo La Torretta di Gioventù e Sport ospiterà anche quest’anno il Corso di “Management di organizzazioni sportive” (livello base) che inizierà il prossimo 10 marzo. Questo percorso formativo, patrocinato dal DECS e da Swiss Olympic e certificato EDUQUA (Certificato Svizzero di qualità per istituti di formazione), si rivolge a coloro che operano o intendono operare a livello dirigenziale in aziende, organizzazioni sportive ed associazioni, a professionisti del marketing e della comunicazione attivi in realtà aziendali con interesse per il mondo sportivo, così come ad appassionati, studenti e sportivi che desiderano approfondire l’aspetto manageriale di una società sportiva. Ogni lezione si incentra sull’approfondimento di un tema specifico permettendo così di spaziare dai principi di mana- La consegna dei diplomi dell’edizione 2011 tenutasi lo scorso 25 ottobre 2011. Nella foto gement all’organizzazione dell’associa- compaiono, partendo da sinistra, Marco Passalia, Bixio Caprara e Agnès Pierret. A seguire zione, alla gestione delle risorse umane, alcuni dei partecipanti al corso. Ultimo a destra Stefano Ferrando e, accanto a lui, John Hatch, alla programmazione e al marketing, per intervenuti nel corso della serata poi proseguire con la redazione del bilancio e concludersi con le sponsorizzazioni sportiva deve affrontare. Infine, è utile sottolineare che si ed i grandi eventi. L’obiettivo è formare figure professionali tratta di un percorso formativo specifico unico sul territorio dotate di significative competenze manageriali che siano ticinese che fornisce le conoscenze fondamentali per poter in grado di applicare i meccanismi e gli strumenti di tipo accedere ad una formazione avanzata superiore, gettando aziendale appresi durante il corso all’interno delle proprie solide basi per lo sviluppo di figure professionali altamente realtà, incrementandone la qualità gestionale. qualificate.” Le lezioni, tenute da docenti universitari ed esperti del settore sportivo, offrono un iniziale approfondimento teoÈ possibile ottenere maggiori informazioni riguardanti iscririco per poi lasciare largo spazio allo studio di casi pratici zioni, programma e calendario del corso consultando il sito e alle esercitazioni che si svolgono in gruppo. Questo rapwww.srigroup.ch, scrivendo ad ask@srigroup.ch o telefopresenta un momento centrale della formazione in cui i nando allo +41formazione:specialisti 91 695 38 80. Il corso è a numero chiuso 24.11.2 partecipanti sono chiamati a confrontarsi e a condividere equipe e i posti a disposizione sono limitati. le proprie conoscenze nonché esperienze maturate in contesti spesso molto diversi. “Il corso di Management di organizzazioni sportive” spiega Bixio Caprara, Direttore del Centro Sportivo Nazionale formazione della Gioventù di Tenero e Presidente della Commissione d’Esame, “rappresenta una risposta alla crescente complessità che caratterizza le società sportive odierne che, a differenza di 20 anni fa, per poter affrontare con successo le sfide sempre più impegnative, devono dotarsi di un’organizzazione più articolata. Questo si traduce nella necessità di avvalersi di una struttura adeguata animata da personale competente. Solo così la società sportiva può pensare di avere successo. Anche il contesto esterno in cui le società sportive operano è profondamente mutato nel corso degli anni restituendo realtà complesse, animate da innumerevoli portatori di interesse sempre più esigenti e da una concorrenza più agguerrita. Sulla base di queste considerazioni, le sette giornate di corso offrono ai partecipanti gli strumenti di base adatti a far fronte a questa www.equipe-formazione-suisse.ch crescente complessità attraverso l’approfondimento delle principali tematiche gestionali che ogni organizzazione

• Seminari multi-aziendali • Corsi presso le singole aziende

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Eventi

Save the date: 26 marzo 2012, approfondimento sul Kazakistan che si terrà dalle ore 16.30 alle ore 18.30 presso l’Hotel Parco Paradiso, Via Carona 27 a Lugano

Presentazione: Con un’estensione geografica di quasi 3 milioni di chilometri quadrati, corrispondenti a circa tutta l’Europa occidentale, e con una popolazione di oltre 16 milioni di abitanti, il Kazakistan si classifica al nono posto fra i Paesi più grandi al mondo, rispettivamente, tra gli ultimi posti nella classifica della densità di abitanti per chilometro quadrato (5.8 ab./km2). Questo Paese dell’Ex-Unione Sovietica posizionato fra Europa ed Asia, negli ultimi due decenni si è sviluppato con una certa regolarità dal punto di vista economico. In particolare, negli ultimi anni ha mostrato una crescita annuale media del 10% (7% nel 2010), raggiungendo un prodotto interno lordo (PIL) di circa 140 miliardi di dollari ed un PIL pro capite in continuo aumento. Una ricchezza sostenuta soprattutto dalle materie prime (risorse minerarie, giacimenti petroliferi e prodotti agricoli) che ha portato alla seguente ripartizione settoriale dell’economia: servizi (54% del PIL), industria (30%), edilizia (8%) ed infine il settore agricolo (7.7%) che tutt’oggi occupa circa il 30% della popolazione. Dal 1999 sono in vigore degli Accordi bilaterali con l’UE, mentre a partire dal 2010 è diventata una realtà l’unione doganale con la Russia. Accanto ai principali partner commerciali del Kazakistan (ovvero, Russia, Germania, Francia e Italia), troviamo la Svizzera, verso cui questo immenso Paese esporta il 3% dei propri prodotti; sul fronte delle importazioni, invece, solo lo 0.6% dei prodotti viene acquistato dalla Svizzera. Da notare che nonostante una bilancia commerciale in netto disavanzo già dal 2005, non si arresta l’entrata sul mercato kazako di molteplici investitori esteri, tra cui quelli svizzeri. Fra questi vi sono ben 35 grandi aziende elvetiche, come Nestlé, Roche, ABB, ecc.. Durante questo appuntamento si passerà in rassegna sia la situazione economica del Paese che le potenzialità di sviluppo nei vari settori. In seguito, prima della testimonianza di un’azienda ticinese, si metterà l’accento anche su alcuni aspetti legali e culturali connessi alle attività d’affari in questo Paese. Sul prossimo numero di Ticino Business seguiranno tutti i dettagli con il programma completo. Per maggiori informazioni vogliate visitare il nostro sito web www.cc-ti.ch.

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Eventi

La giornata dell’export in Ticino che si terrà mercoledì 29 febbraio 2012 presso la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti) (6° piano)

Partner e sponsor dell’evento:

www.cippatrasporti.ch

Presentazione: Il commercio con l’estero si manifesta chiaramente nelle attività d’esportazione delle aziende e nella loro crescente volontà di internazionalizzarsi. Ma, purtroppo, non si tratta di un’operazione facile, priva di rischi e alla portata di tutti. Questo perché diventa sempre più difficile muoversi in un contesto globale costituito da molteplici fonti di informazione, situazioni di incertezza tra partner commerciali (solvibilità e affidabilità), problematiche contrattuali complesse, novità legislative quotidiane, accordi internazionali compositi e imprevedibili, rischi politici, doganali e di spedizione, ecc.. In questo ambito, la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti), quale piattaforma dell’export nel nostro cantone, gioca un ruolo importante nella formazione specifica e pratica, nell’informazione su temi d’attualità, nella consulenza ad hoc per gli associati e nella creazione di contatti con l’estero. Tutto ciò viene svolto regolarmente e puntualmente innanzitutto grazie alla fondamentale collaborazione con l’Osec, e naturalmente anche grazie a diversi partner pubblici (Dogane, DFE, SECO, ecc.) e privati che cooperano con la Cc-Ti nel migliore dei modi nel sostegno alle aziende. La giornata dell’export mira a sensibilizzare sia l’opinione pubblica sia le aziende sull’importanza dell’internazionalizzazione delle attività economiche per un Paese come la Svizzera, molto aperto al contesto economico globale. Durante questa giornata suddivisa per moduli (che possono essere seguiti separatamente), verrà messo l’accento sull’ambito delle esportazioni in Ticino e sul sostegno del cantone e della Cc-Ti, sulle possibilità di internazionalizzazione delle aziende e delle associazioni di categoria nonché sulla partecipazione alle fiere. Programma della giornata suddiviso in 4 momenti ognuno dei quali rivolto ad un pubblico preciso e con degli obiettivi ben definiti. I singoli incontri possono essere seguiti anche separatamente. 30  Ticino Business

Cc-Export-Ticino: il centro di competenze dell’export in Ticino

Obiettivo e pubblico di riferimento

11.30 Saluto di benvenuto Luca Albertoni, Direttore, Cc-Ti

Sensibilizzazione sull’importanza del settore dell’export e conoscenza dei nuovi strumenti strategici atti a dinamizzare l’economia

11.40 L’importanza dell’export per il Ticino e il sostegno del cantone all’internazionalizzazione Laura Sadis, Consigliera di Stato, Presidente del Governo 12.00 La Cc-Ti e i nuovi compiti di sostegno all’internazionalizzazione Luca Albertoni, Direttore, Cc-Ti 12.15 L’export in Ticino e il centro di competenze della Cc-Ti Marco Passalia, Vice Direttore, CcTi e Monica Zurfluh, Responsabile, Osec Ticino 12.30 Standing lunch

L’incontro è rivolto a: giornalisti e media, partner e soci della Cc-Ti, consulenti, politici, funzionari, rappresentanti del settore della formazione e altri interessati

Consiglio economico della Cc-Ti sull’internazionalizzazione

Obiettivo e pubblico di riferimento

14.00 Saluto di benvenuto Luca Albertoni, Direttore, Cc-Ti

Cc-Export-Ticino: opportunità derivanti dall’internazionalizzazione delle aziende e dal commercio con l’estero

Il programma dell’incontro del Consiglio economico viene inviato separatamente ai delegati. 15.30 Conclusione della seduta

Incontro rivolto ai delegati del Consiglio Economico della Cc-Ti


I primi passi nell’export: suggerimenti e sostegno

Obiettivo e pubblico di riferimento

16.00 Saluto di benvenuto Marco Passalia, Vice Direttore, Cc-Ti

Fare affari con l’estero non è facile, ma neanche impossibile. Ci sono semplicemente delle regole del gioco che vanno rispettate. Per chi muove i primi passi nell’export è utile capire chi sono i partner di riferimento, quali sono le difficoltà, ma soprattutto come si può beneficiare del commercio con clienti residenti in altri Paesi

16.05 Compiere i primi passi nel commercio con l’estero Monica Zurfluh, Responsabile, Osec Ticino e Marco Passalia, Vice Direttore, Cc-Ti 16.20 Un esempio aziendale di successo Hisako Hashikawa e Saverio Adamo, Titolari, JDC International Sagl 16.30 Brevi e utili consigli dagli esperti Spedizioni e trasporti Roberta Cippà, Titolare, Cippà Trasporti SA Questioni doganali

Giorgio Binda, Capo-sezione tariffe e regimi doganali, AFD Lugano

Aspetti finanziari

Roberto Gagliardi, Head of Trade Finance Service Center (Lugano), Credit Suisse

Aspetti assicurativi

Paolo Cavalli, Agente Generale, Zurich

L’incontro è rivolto a: aziende interessate all’internazionalizzazione, neo-imprenditori e altri interessati

17.15 I contributi cantonali di sostegno all’internazionalizzazione attraverso l’Osec Valesko Wild, Capo dell’Ufficio dello Sviluppo economico, DFE 17.20 Networking apero

Fiere: i contributi cantonali e vari consigli pratici 18.00 Saluto di benvenuto Marco Passalia, Vice Direttore, Cc-Ti 18.05 Le fiere nel mondo Monica Zurfluh, Responsabile, Osec Ticino 18.15 Stand e display per fiere Hanjörg Hasler, Direttore, Rutschi Ticino SA e Marco Zimmermann, Direttore, Tecnostil Arredamenti SA 18.30 Comunicazione multimediale per le fiere Maura Benazzo Lafranconi, Responsabile Agenzia Ticino, Astramedia 18.40 Una testimonianza concreta Gastone Farolfi, Export Manager, Chocolat Stella 18.50 I contributi cantonali per le fiere Gianluca Chioni, Capo dell’Ufficio dell’amministrazione e del controlling, DFE 19.00 Networking apero

Obiettivo e pubblico di riferimento Dove è possibile reperire informazioni utili sulle fiere? Chi può dare consigli sullo stand più adatto alle proprie necessità? Come rivolgersi e presentarsi al pubblico fieristico con efficacia? Non meno importante è l’aspetto finanziario: ci sono strumenti a disposizione per ridurre l’impatto di una partecipazione ad una fiera sul proprio budget? È stata valutata la possibilità di parteciparvi aderendo ad un padiglione ufficiale elvetico?

Incontro rivolto a: aziende, associazioni di categoria e altri interessati

La manifestazione è aperta a tutti gli interessati. Entrata libera. Per iscrizioni prego rivolgersi entro venerdì 24 febbraio 2012, alla Cc-Ti, Signora Anna Locatelli Tel. +41 91 911 51 11, Fax +41 91 911 51 12, locatelli@cc-ti.ch, www.cc-ti.ch

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Eventi

Quo vadis, Ucraina? Da granaio d’Europa a Paese industrializzato moderno Vi proponiamo di seguito alcune riflessioni emerse dagli interventi dei relatori dell’ultimo evento del 2011 che è stato dedicato all’Ucraina, tenutosi lo scorso 5 dicembre presso l’Hotel Parco Paradiso. Lo stesso è stato organizzato dalla Cc-Ti, in collaborazione con Osec, Credit Suisse e l’Ambasciata Ucraina in Svizzera. L’Ucraina è il secondo Paese europeo per estensione territoriale dopo la Russia e riveste una posizione geografica strategica avendo uno sbocco sul Mar Nero a Sud e confinando con la Russia ad Est, con la Bielorussia a Nord e con Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania e Moldavia ad Ovest. Dalla sua indipendenza nel 1991, lo sviluppo economico del Paese è stato lento e difficoltoso, ma l’arrivo al potere di Victor Yanukovic a febbraio 2010 ha dato il via ad una serie di riforme economiche che hanno trasformato il Paese portandolo a diventare un’economia di mercato in espansione. Come sempre vi auguriamo buona lettura!

I recenti sviluppi delle relazioni politiche ed economiche tra Svizzera ed Ucraina di Ihor Dir, Dr., Ambasciatore dell’Ucraina presso la Confederazione Svizzera Dr. Ihor Dir

Il Dr. Ihor Dir è uno dei più giovani diplomatici ucraini, e rappresenta l’Ucraina in Svizzera dal 2008 Nel 2011 è iniziato il percorso di riforme portato avanti dal Presidente ucraino, volto a modernizzare in maniera profonda e completa lo Stato ucraino. L’idea del cambiamento è supportata da tutti i cittadini del nostro Paese. Queste riforme hanno anche consolidato la maggioranza dei parlamentari nel nostro Parlamento. Siamo riusciti a fare una serie di passi importanti nella riforma del sistema economico e giudiziario del nostro Paese. Ma abbiamo un compito enorme davanti, e non è un’esagerazione. Il Governatore della Banca Nazionale Ucraina, Signor Arbusov ha visitato la Svizzera nel mese di novembre 2011. Egli ha assicurato le imprese svizzere che la ferma politica monetaria ucraina sta portando buoni risultati,che la valuta nazionale dell’Ucraina è stabile, e che il PIL ucraino sta crescendo in modo dinamico. Quali sono le opportunità che possiamo offrire oggi? In primo luogo la nostra agricoltura, con un potenziale di transito unico e un alto livello di ingegneria con competenze tecniche primarie. Il mondo sta iniziando

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ad affrontare il problema della carenza di cibo. L’Ucraina, quale Nazione con la più alta concentrazione di terre nere (carbone vegetale), possiede un notevole potenziale per la partecipazione alla risoluzione di questo problema. Ci aspettiamo già prossimamente di essere in grado di soddisfare pienamente la domanda interna di cibo, oltre che di giocare un ruolo più significativo sul mercato alimentare internazionale. Questi progetti sono volti a modernizzare il settore agro-industriale, al miglioramento del potenziale di esportazione e alla competitività del settore stesso. L’eliminazione delle numerose barriere e la semplificazione delle procedure di sdoganamento come una politica tariffaria equilibrata permetteranno di far scoprire i nostri vantaggi competitivi in numerose aree. La nostra priorità è quella di stimolare l’afflusso di investimenti privati per la modernizzazione. Siamo sicuri che il sistema che creava confusione, fatto di autorizzazioni, licenze, norme, richieste di certificazione, che spaventavano i potenziali investitori, sarà lasciato nel passato. Stiamo costruendo un’economia di mercato libera con uno Stato di diritto, non con quelle dei funzionari.


I rapporti tra Svizzera ed Ucraina si stanno sviluppando in modo dinamico. Il Presidente ucraino Viktor Yanukovich ha incontrato l’allora Presidente della Confederazione Svizzera Micheline Calmy-Rey ben due volte nel 2011. I Presidenti hanno convenuto che l’accordo di libero scambio recentemente ratificato tra l’Ucraina e l’AELS (l’Associazione europea di libero scambio), che comprende Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein, consentirà di ottenere migliori scambi commerciali bilaterali. Gli ulteriori sviluppi della cooperazione commerciale ed

economica sono di grande importanza per l’Ucraina. La Svizzera è nella classifica “top 10” delle Nazioni più rilevanti quali partner commerciali dell’Ucraina. Tuttavia le conseguenze negative della crisi finanziaria mondiale hanno colpito questa cooperazione. Prendendo in considerazione i segnali positivi di ripresa speriamo che il fatturato del commercio bilaterale cresca ancora più rapidamente. Credo che il mio ottimismo sia condiviso dalle 300 e più aziende svizzere che hanno investito in Ucraina oltre 850 milioni di franchi.

Gli aspetti legali del commercio estero e gli investimenti in Ucraina

Maksym Lavrynovych

di Maksym Lavrynovych, Managing Partner dello Studio legale Lavrynovych & Partners (Kiev, Odessa, Chicago)

L’Ucraina ha una posizione geografica unica, sita all’incrocio tra Europa e la CSI (Asia), con un’infrastruttura ben sviluppata, corridoi di trasporto e uno dei più grandi mercati di consumo d’Europa con 46 milioni di persone. Attrae affari ed opportunità provenienti da tutto il mondo. Nel corso degli ultimi anni l’Ucraina ha fatto molto per garantire investimenti in contesti giuridici sicuri. Le barriere al commercio estero si riducono, i regolamenti relativi al commercio estero si armonizzano per soddisfare gli standard dell’Unione Europea; le regole diventano trasparenti. L’adesione all’OMC, i negoziati sugli accordi di libero scambio, e l’accordo di libero scambio con l’AELS ci danno dunque nuove opportunità e obblighi. L’Ucraina è parte di numerosi accordi internazionali sulla promozione e protezione reciproca degli investimenti, tra cui il Centro internazionale per la risoluzione delle controversie relative agli investimenti. Oggi siamo in grado di assicurare il trasferimento dei proventi ricevuti da investimenti stranieri ed il rimpatrio degli investimenti in caso di cessazione di attività di investimento (senza il pagamento dei dazi doganali). Un fatto molto importante è che, contrariamente ad alcuni Paesi in via di sviluppo, non esiste una prassi di ritiro obbligatorio e altre azioni illegali delle autorità e dei loro funzionari; inoltre se tale situazione dovesse accadere, lo Stato fornirebbe garanzie di risarcimento del danno per gli investitori stranieri, come pure in caso di sostanziali modifiche legislative. Credo che il Governo dialoghi con le imprese in modo fattivo, stabilendo regole trasparenti e diminuendo la burocrazia. Per esempio secondo l’IFC, le operazioni d’importazione stanno progredendo in maniera molto più agevole. Una volta che l’accordo di libero scambio Ucraina-AELS entrerà in vigore, saranno applicati regimi specifici con riduzione dei dazi doganali e formalità. A causa dei vantaggiosi accordi commerciali, gli investitori svizzeri che hanno impianti di produzione in Ucraina possono godere

Dati relativi all’importazione

2009

2010

2011

Documenti per l’importazione (nr.)

10

10

8

Tempo per l’importazione (giorni)

36

36

33

Costo per l’importazione (US $ per container)

1430

1430

2155

di migliori possibilità di esportazione verso i Paesi dell’ex Unione Sovietica (esclusi gli Stati baltici), rispetto alla merce prodotta in Svizzera. Infine vorrei ricordare che il nostro sistema giudiziario sta diventando sempre più efficace e trasparente riguardo alle questioni commerciali internazionali. Le decisioni dell’arbitrato commerciale internazionale (ad esempio Stoccolma, ICC, ICSID) si applicano sul riconoscimento da parte del Servizio d’Attuazione dello Stato, in base alla procedura generale di esecuzione delle decisioni del tribunale ucraino, parificando le decisioni dei tribunali locali a quelle di arbitrato commerciale internazionale.

I relatori intervenuti durante l’evento del 5 dicembre scorso

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Eventi

Ucraina: ecco le caratteristiche economiche e le opportunità di Maxime Botteron, Global Economic Research, Credit Suisse

Maxime Botteron

Tra il 2000 ed il 2007, l’economia ucraina si è espansa a ritmo sostenuto, dopo le riforme macroeconomiche che sono state attuate a seguito della crisi finanziaria negli anni 1998 - 1999. Il tasso di crescita reale del prodotto interno lordo (PIL) ha raggiunto il 7,5% annuo in media in quel periodo, anche se la crisi globale del biennio 2008/09, insieme ad un surriscaldamento dell’economia interna del Paese, ha colpito brutalmente l’Ucraina. Il PIL è diminuito quasi del 15% nel 2009. Da allora, l’economia è si è ripresa e la crescita del PIL ha raggiunto il 4,2% nel 2010. Il Credit Suisse stima che il PIL si è attestato al 4,9% nel 2011 e le previsioni valutano un aumento dello stesso del 3,4% nel 2012. Nonostante la forte crescita economica degli ultimi dieci anni prima della crisi, l’Ucraina rimane un Paese relativamente povero e un’economia tra le più modeste della regione. Il PIL pro capite (rispetto al potere d’acquisto) è pari a 6’700 dollari (nel 2010), ossia circa la metà del livello di Romania e Bulgaria, i due Paesi più poveri dell’Unione Europea. L’economia ucraina resta molto dipendente dalla crescita mondiale e dai prezzi delle materie prime. Durante la crisi globale nel 2008/09 i prezzi delle materie prime hanno registrato un netto calo. Il settore manifatturiero ucraino e la produzione di acciaio sono stati particolarmente colpiti. In un solo anno, tra la fine del 2007 e la fine del 2008, la produzione mensile di acciaio è dimezzata. La produzione industriale ha subito una contrazione circa del 30% su base annua in quel periodo. L’acuta crisi ucraina non è solo da imputarsi alla crisi economica globale. L’economia aveva già mostrato segni di surriscaldamento prima della crisi. Il credito si stava espandendo oltre il 60% all’anno e l’inflazione era molto alta, alimentata da un’elevata crescita dei salari nominali (+ 30% su base annua, a metà 2008). La dinamica domanda interna ha portato squilibri, poiché la crescita delle importazioni era chiaramente superiore a quella delle esportazioni. Il deficit della bilancia commerciale si è accentuato notevolmente e rappresentava oltre il 12% del PIL, alla fine del 2008. Con la crisi finanziaria, gli afflussi di capitali in Ucraina si sono improvvisamente fermati o addirittura ridotti, portando ad una carenza di finanziamenti. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) è dovuto intervenire per compensare questa mancanza e aiutare le autorità ucraine ad attuare nuove riforme. Da allora il settore bancario è stato riformato, la valuta (Grivnia ucraina) è stata deprezzata e sono state messe in atto anche delle riforme fiscali. Tuttavia

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l’economia ucraina è ancora confrontata con nuove sfide. Le finanze pubbliche vanno ulteriormente migliorate. In particolare, l’azienda pubblica del gas Naftogaz continua a incidere sulle finanze pubbliche. Naftogaz è la società che distribuisce gas nel Paese, e lo vende alle famiglie ad un prezzo significativamente inferiore ai prezzi di mercato, generando così delle perdite che il Governo deve finanziare (il deficit di Naftogaz ha raggiunto l’1,4% del PIL nel 2010). Inoltre il debito pubblico è aumentato significativamente negli ultimi anni, anche se il livello dello stesso (pari al 40% del PIL nel 2010) è relativamente moderato nel confronto internazionale. La stabilità politica non è garantita e i Governi succedutisi sono restii ad attuare ulteriori riforme, in particolare la necessaria riforma del settore del gas. Infine, il trend demografico è sfavorevole a lungo termine per la crescita economica. Le Nazioni Unite stimano che la popolazione attiva (di età compresa tra i 15 ei 64 anni) dovrebbe diminuire del 10% entro il 2020 e di oltre il 40% entro il 2040, rispetto ai dati del 2010. Ma ci sono anche interessanti opportunità per l’economia ucraina. La sua posizione tra due grandi blocchi economici - l’Unione Europea e la Russia – permette l’accesso ai grandi mercati e alle risorse energetiche della Russia. Nel breve periodo, il consumo privato ha guadagnato slancio e gli investimenti sono stati anche sostenuti dall’imminente campionato di calcio UEFA Euro 2012, che si terrà proprio in Ucraina e nella vicina Polonia a partire dal prossimo giugno. L’economia è indirizzata ora su un sentiero di crescita più sostenibile, anche se permangono rischi a breve termine, in particolare riguardo alla posizione esterna.


Problematiche dell’esportazione in Ucraina di Tiziano Christen, Operation Manager GE Consumer&Industrial SA

Tiziano Christen

La GE Consumer&Industrial SA di Riazzino è un’azienda leader a livello mondiale nello sviluppo e nella produzione di gruppi di continuità (UPS). Iniziando le sue attività nel 1964 come reparto della AGIE di Losone, in seguito come Invertomatic SA dal 1981, è diventata il centro di competenza per le UPS con l’acquisizione da parte della General Electric nel 2001. GE è presente sui vari mercati globali ed ha il suo centro di competenza a Riazzino con il reparto di ricerca e sviluppo, il centro di diagnotica e del servizio dopo vendita. Oltre a Riazzino, GE ha unità produttive di UPS a Bielsko Biala (Polonia), Bangalore (India), Shenzen (Cina) e Bonham (Stati Uniti). Un gruppo statico di continuità, detto anche UPS, dall’inglese “Uninterruptible Power Supply”, è un’apparecchiatura utilizzata per garantire la fornitura di energia ad apparecchi elettrici in maniera costante anche in assenza di energia elettrica. Per colmare il divario tra la rete d’alimentazione pubblica e le neccessità delle aziende moderne, GE offre una gamma completa di unità UPS in grado di alimentare dal desktop ai più grandi e sofisticati sistemi di calcolo ed i relativi servizi di manutenzione con contratti completi per la gestione di tutti gli aspetti del sistema. Le attività commerciali con l’Ucraina sono iniziate 17 anni fa con un partner locale, la NTT Energy di Kiev. Nel tempo abbiamo sviluppato assieme la consulenza, la vendita ed il servizio, permettendo alla NTT Energy di raggiungere oltre 80 dipendenti specializzati in questo campo. Oggi la NTT Energy è una delle aziende leader in Ucraina nel campo dei gruppi di continuità. Essi sono in grado di offrire soluzioni complete chiavi in mano che vanno dalla generazione di energia mediante gruppi di soccorso, alle UPS, ai climatizzatori con un completo pacchetto di servizi. Dal punti di vista commerciale l’Ucraina ha raggiunto l’1% del business globale della GE C&I SA e dopo la CIS è il secondo mercato nell’Europa dell’Est. Durante la crisi del 2009 vi è stato un calo della cifra d’affari pari al 40%. Nel 2010 è stato recuperato un 30% ed un 15% nel 2011. Oggi ci troviamo approssimativamente ai livelli del 2008, prima della crisi. L’Ucraina è uno dei mercati in maggior crescita per le UPS nell’Europa dell’Est; presente con molteplici progetti nel campo delle telecomunicazioni, nella gestione dati e nelle infrastrutture. Si tratta di mercato molto competitivo con concorrenti agguerriti tutti interessati ad acquisire fette di mercato. Per tenerci regolarmente aggiornati sui cambiamenti del

mercato e per mantenere vivo l’interesse dei clienti e dei progettisti, con NTT Energy organizziamo regolarmente dei seminari e delle sedute di formazione per specialisti nel settore. Questa è sempre stata la nostra politica a lungo termine, atta a mantenere un alto profilo qualitativo e di competenza della nostra azienda e delle nostre soluzioni. Sin dal lontano 1994, per poter esportare e vendere in Ukraina, la nostra azienda ha dovuto investire nella certificazione annuale di tutti i prodotti e processi da parte di un ente ufficiale ucraino, ottenendo quindi la certificazione secondo le norme UkrSEPRO. Un’opportunità per noi di mantenerci aggiornati con i cambiamenti delle normative tecniche che sono in continua evoluzione. Questo processo è simile a quello applicato in CIS e in altri stati limitrofi. Il processo di certificazione definisce anche chiaramente l’identificazione e la marcatura dei prodotti. Recentemente anche l’Ucraina ha armonizzato l’identificazione, la dichiarazione d’origine e la documentazione doganale d’importazione. A nostra volta, abbiamo dovuto adeguare sia la marcatura che la documentazione che accompagna la merce, in modo da avere esattamente le stesse descrizioni del certificato UkrSEPRO Per concludere, è importante avere una chiara strategia a lungo termine. Da notare che gli enti di certificazione, assieme ad un partner locale, sono un’ottima combinazione per poter essere in grado di adeguarsi ad eventuali norme e ad adattarsi alle loro variazioni nel tempo. La combinazione di questi due aspetti ci permette di essere identificati nel mercato come partner competenti ed affidabili per la clientela.

La sala ha ascoltato attentamente le presentazioni

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Formazione

Corsi di formazione proposti dalla Cc-Ti LA REMUNERAZIONE E LE SUE POLITICHE

Lunedì 13 febbraio 2012, dalle 09.00 alle 13.00 Lugano, Sala Monte Bré, presso la Cc-Ti Programma La scelta di un sistema retributivo: • Fissa e variabile • Benefits • Provvigioni, bonus e gratifiche • Total compensation

LETTERE COMMERCIALI: TECNICHE, TRUCCHI, TRAPPOLE Giovedì 16 febbraio 2012, dalle 09.00 alle 17.00 Lugano, Sala Monte Bré, presso la Cc-Ti Programma • Pragmatica della comunicazione scritta • Struttura delle lettere commerciali • Target di lettori/consumatori dello scritto • Contenuti della comunicazione efficace • Punteggiatura: il caso e il metodo • Uso intelligente del post-scriptum

• Lo sviluppo del cliente • Conclusioni operative

LE ASSICURAZIONI NELL’EXPORT

Martedì 6 marzo 2012, dalle 14.00 alle 17.00 (Modulo 1) Martedì 13 marzo 2012, dalle 16.30 alle 18.00 (Modulo 2) Lugano, Sala Monte Bré, presso la Cc-Ti Programma Modulo 1 • Rischi per le merci in viaggio • Trasferimento del rischio dal venditore al compratore • Accenni agli Incoterms • Responsabilità del trasportatore stradale per i danni alla merce • Cenni sui limiti di responsabilità nel trasporto aereo, postale, marittimo e ferroviario • Le coperture assicurative • Le forme di polizza Modulo 2 • Il funzionamento dell’assicurazione crediti • Quando utilizzare l’assicurazione crediti • I rischi ed i vantaggi • Esempi

MODELLI E CONTRATTI DI LAVORO

Martedì 6 marzo 2012, dalle 09.00 alle 13.00 Lugano, Sala Monte Bré, presso la Cc-Ti Programma Modelli di lavoro • I tipi di orari di lavoro • Le forme di lavoro • I diversi modelli di lavoro Contratti di lavoro: • Orario – mensile e annuale • Contratti speciali

IL POST-VENDITA COME PRE-VENDITA

Giovedì 8 marzo 2012, dalle 09.00 alle 17.00 Lugano, Sala Monte Bré, presso la Cc-Ti Programma • La soddisfazione del venditore e del cliente • Le azioni di post-vendita • La retention della clientela

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LA CONDUZIONE DI COLLOQUI DIFFICILI

Mercoledì 14 marzo 2012, dalle 09.00 alle 13.00 (Modulo 1) Mercoledì 21 marzo 2012, dalle 09.00 alle 13.00 (Modulo 2) Lugano, Sala Monte Bré, presso la Cc-Ti Programma Modulo 1 • Elementi di un colloquio difficile • Struttura di un colloquio problematico • Barriere della comunicazione • Modalità e attitudini personali • Obblighi e doveri Modulo 2 • Esercitazioni pratiche di colloquio Per informazioni ed iscrizioni: Cc-Ti, Tel. +41 91 911 51 18, corsi@cc-ti.ch, ww.cc-ti.ch


Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino

prossime GIORNATE DI CONSULENZA PAESE LUGANO, MARZO 2012 • ASEAN - lunedì 5 marzo 2012 • Italia - mercoledì 7 marzo 2012 • Giappone - mercoledì 14 marzo 2012 • Kazakistan - lunedì 26 marzo 2012 Nel corso delle giornate di consulenza proposte alle aziende, avrete l’occasione di fissare un incontro individuale con i consulenti dell’Osec e con gli specialisti provenienti direttamente dal paese di riferimento. Le aziende intenzionate ad espandere le loro attività nei mercati sopra citati o che hanno esigenze concrete non esitino a mettersi in contatto con l’Osec e a fissare un appuntamento con i suoi esperti! CONTATTATECI AL NO. TEL. +41 91 911 51 37 OPPURE TRAMITE E-MAIL ALL’INDIRIZZO INFO.LUGANO@OSEC.CH, SAREMO LIETI DI FISSARVI UN APPUNTAMENTO.

Rapporto sulla politica economica esterna 2011: a favore di un’economia svizzera competitiva

Il rapporto sulla politica economica esterna 2011 illustra le priorità del Consiglio federale per i prossimi anni nonché gli esiti delle strategie e misure realizzate in seguito alla crisi economica, finanziaria e dei debiti. Il compito centrale e prioritario stabilito dal Consiglio federale per i prossimi anni è l’ulteriore rafforzamento della posizione occupata dall’economia svizzera nei mercati internazionali. Le misure da mettere in atto sono: • accesso ai mercati esteri e quadro legislativo internazionale: creare condizioni quadro ottimali per l’industria esportatrice svizzera grazie ad accordi (di libero scambio) bilaterali e multilaterali nonché alla collaborazione nelle organizzazioni internazionali (p.es. OMC); • politica del mercato interno: riforme interne e misure di liberalizzazione autonome volte a rafforzare la competitività dell’economia svizzera (comprende misure per ridurre i costi, aumentare la produttività, favorire la ricerca e la formazione); • contributo allo sviluppo economico nei paesi partner: sostegno mirato a favore di paesi in via di sviluppo ed emergenti. Dipartimento federale dell’economia: “Politica economica esterna: difficile contesto internazionale” www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=42948

Gli USA applicano una tassa di sdoganamento più alta

Dal 1° ottobre 2011 e fino al 30 novembre 2015, gli USA applicano una tassa di sdoganamento più alta. Durante questo periodo, la merchandise processing fee prelevata dall’US Customs and Border Protection ammonta allo 0,3464% (prima:

0,21%) del valore FOB (prezzo di mercato della merce alla frontiera del paese esportatore). Le autorità doganali statunitensi intendono altresì aumentare il valore limite per lo sdoganamento semplificato che, come previsto nella direttiva NAFTA, ammonterebbe in futuro a 2’500 dollari (finora: 2’000) e riguarderebbe anche i prodotti tessili (finora: 250 dollari). KPMG: “CBP’s systems modified to accept increased merchandise processing fee, with retroactive application” www.us.kpmg.com/microsite/taxnewsflash/Customs/2011/ Nov/TNFTC11_477.html International Federation of Customs Brokers Associations IFCBA: “CBP Proposing to Increase Informal Entry Limit from $2,000 to $2,500” www.ifcba.org/node/227

Dichiarazioni doganali via Internet

Sbrigare le pratiche doganali in modo semplice e soprattutto veloce: dal 1° gennaio 2012, le imposizioni doganali possono essere effettuate online e trasmesse via Internet all’Amministrazione federale delle dogane. Durante i dodici mesi della fase di test, si potranno ancora utilizzare i moduli 11.010 e 11.030. A partire dal 1° gennaio 2013, la dichiarazione elettronica diventerà invece obbligatoria. Amministrazione federale delle dogane: “Dichiarazione doganale via Internet e-dec web, fase transitoria aperta al pubblico” www.ezv.admin.ch/themen/00476/03181/03184/index. html?lang=it&download=M3wBUQCu/8ulmKDu36WenojQ1 NTTjaXZnqWfVqHahmfhnapmmc7Zi6rZnqCkkIN6g3uAbKbX rZ2lhtTN34al3p6YrY7P1oah162apo3X1cjYh2+hoJVn6w==& typ=.pdf

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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino

Svizzera-UE: esteso il riconoscimento reciproco di valutazioni della conformità

La Svizzera e l’Unione europea hanno esteso l’accordo sul reciproco riconoscimento in materia di valutazione della conformità, concluso nell’ambito dei bilaterali I, aggiungendo un capitolo sugli impianti a fune. I produttori di impianti a fune possono ora affidare le valutazioni di conformità necessarie per immettere i loro prodotti sul mercato europeo a organismi svizzeri riconosciuti tramite l’accordo MRA CH-UE. Le valutazioni eseguite dagli organismi svizzeri saranno quindi valide in tutti gli Stati membri dell’UE. Segreteria di Stato dell’economia: “Estensione e modifica dell’Accordo sul reciproco riconoscimento in materia di valutazione della conformità con l’UE” www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=42803

Entra in vigore il cumulo diagonale AELS / Albania, Croazia, Macedonia e Serbia

Dal 1° gennaio 2012, il protocollo d’origine Euro-Med e il cumulo diagonale sono applicabili tra gli Stati membri dell’AELS (Svizzera, Liechtenstein, Norvegia e Islanda) e i Paesi dei Balcani occidentali (Albania, Macedonia e Serbia). Per quanto riguarda la Croazia, le relative disposizioni sono già entrate in vigore lo scorso 1° dicembre 2011. L’Amministrazione federale delle dogane specifica che il cumulo d’origine diagonale non è possibile nel traffico con l’UE e non si applica ai prodotti agrari. Amministrazione federale delle dogane: “Cumulo diagonale fra la Svizzera/AELS e gli stati dei Balcani occidentali Albania, Macedonia, Croazia e Serbia nell’ambito del sistema di cumulo paneuromediterraneo in vigore dal 1.1.2012” w w w.e z v. a d min.ch / p d f _ lin ke r.p hp?d o c = dia g o n a l e _ kumulation_i&lang=it

l’accesso delle PMI alle gare d’appalto, saranno inoltre ridotti i requisiti di capacità finanziaria richiesti per presentare un’offerta). • dar maggior peso ai criteri sociali ed ecologici nell’aggiudicazione di contratti; • creare un’autorità nazionale in ogni Stato membro dell’UE, incaricata della vigilanza, dell’esecuzione e del controllo degli appalti pubblici; • estendere le disposizioni relative alle concessioni di servizi. Commissione europea: “Modernizzare gli appalti pubblici europei per sostenere la crescita e l’occupazione” http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP/11 /1580&format=HTML&aged=0&language=IT&guiLanguage=en

L’UE intende snellire il sistema d’IVA

La Commissione europea intende snellire il sistema d’IVA al fine di favorire le imprese e contribuire così alla crescita economica. Le misure proposte sono: • creare uno sportello unico per le questioni inerenti all’IVA nelle transazioni transfrontaliere; • standardizzare le dichiarazioni IVA; • lanciare un sito Internet centrale con informazioni dettagliate sui singoli sistemi nazionali; • razionalizzare l’IVA (p.es. base imponibile più ampia, uso limitato delle aliquote ridotte); • rafforzare la lotta contro la frode (si stima che il 12% delle imposte da riscuotere nell’UE vada perso). Commissione europea: “Communication on the future of VAT - Towards a simpler, more robust and efficient VAT system tailored to the single market” http://ec.europa.eu/taxation_customs/resources/documents/ taxation/vat/key_documents/communications/com_2011_851_ en.pdf

L’adesione all’OMC rende la Russia più accessibile La Croazia aderirà all’UE nel 2013

È definitivo: la Croazia diventerà il 28° Stato membro dell’UE. Il Parlamento europeo, quale ultima istanza, ha dato il via libera all’adesione lo scorso 9 dicembre 2011. La Croazia sarà accolta nell’UE il 1° luglio 2013. Comunicato stampa dal Parlamento europeo: “Adesione della Croazia all’UE: via libera del Parlamento” www.europarl.europa.eu/pdfs/news/expert/infopress/20111201 IPR32926/20111201IPR32926_it.pdf Parlamento europeo: “Parere della Commissione sulla domanda di adesione all’Unione europea della Repubblica di Croazia” http://ec.europa.eu/enlargement/pdf/key_documents/2011/ package/hr_opinion_2011_it.pdf Commissione europea: “Croazia - Profilo Paese” http://ec.europa.eu/enlargement/candidate-countries/croatia/ index_it.htm

L’UE semplifica le regole sugli appalti

La Commissione europea ha annunciato un’ambiziosa riforma delle regole sugli appalti pubblici. L’intento è di agevolare la partecipazione soprattutto delle PMI alle gare d’appalto. Le seguenti misure mirano a modernizzare i mezzi e gli strumenti esistenti: • impiegare maggiormente i mezzi elettronici per la comunicazione nell’ambito delle procedure d’appalto pubbliche; • ridurre l’onere amministrativo, soprattutto per quanto riguarda la documentazione richiesta agli offerenti (per facilitare

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L’adesione della Russia all’Organizzazione mondiale del commercio è stata finalizzata a dicembre 2011. Secondo le previsioni della Banca mondiale, l’adesione all’OMC e la conseguente diminuzione degli ostacoli al commercio permetteranno all’economia russa di progredire del 3,3% a medio termine e di ben 11% a lungo termine. Le opportunità d’affari si moltiplicheranno anche per le aziende esportatrici svizzere. Con l’adesione entrano in vigore altresì 100 accordi bilaterali con l’OMC, che impegnano Mosca a facilitare l’accesso di beni e servizi forniti dall’estero. Un rapporto dell’OMC stima che le tariffe russe all’importazione caleranno mediamente dal 10% al 7,8%. Le riduzioni all’importazione/dei dazi doganali riguardano prodotti specifici: • agricoli: dal 13,2% al 10,8%; • industriali: dal 9,5% al 7,3%; • latticini: dal 19,8% al 14,9%; • chimici: dal 6,5% al 5,2%; • veicoli: dal 15,5% al 12,0%; • macchine elettriche: dall’8,4% al 6,2%; • legno e carta: dal 13,4% all’8,0%. Le liberalizzazioni previste nel settore dei servizi sono: • eliminazione del limite massimo di partecipazione del 49% per gli investitori e le imprese provenienti dall’estero alle aziende russe attive nella telecomunicazione (al più tardi quattro anni dopo l’adesione all’OMC); • abolizione del divieto per le società estere di costituire succursali nel ramo assicurativo (al più tardi nove anni dopo l’adesione); • soppressione del divieto per le società estere di costituire succursali nel ramo bancario;


• nessun limite di partecipazione per gli investitori e le imprese provenienti dall’estero in ditte attive nel settore bancario russo (tuttavia, la partecipazione estera complessiva non potrà superare il 50%); • nessun limite di partecipazione per le imprese e gli investitori stranieri in ditte attive nel settore della distribuzione. Inoltre, la Russia è tenuta a: • eliminare ogni limite sulle quantità importate e tutte le altre restrizioni incompatibili con l’accordo OMC nel commercio transfrontaliero di beni e servizi; • sopprimere le tariffe speciali per il trasporto di prodotti importati sulla rete ferroviaria russa; • abolire le licenze all’importazione di alcool, farmaceutici e altri; • garantire la tutela della proprietà intellettuale secondo le disposizioni dell’OMC. World Trade Organization: “Information about the Russian Federation’s WTO commitments” www.wto.org/english/news_e/news11_e/acc_rus_10nov11_e. htm

Israele aumenta l’imposta sulle società e riduce i dazi per i beni di consumo

Lo scorso autunno, sulla scia delle agitazioni sociali, Israele ha approvato una serie di misure fiscali e doganali volte a una distribuzione più giusta ed equa dei beni nel Paese. I provvedimenti comprendono: • l’aumento dell’imposta sulle società dal 24% al 25% (prima si prospettava un calo al 23%); • l’incremento dell’imposta sugli utili del capitale dal 20% al 25%, per gli azionisti di maggioranza dal 25% al 30%; • l’aumento di 2% dell’aliquota sui redditi alti (a partire da 250’000 franchi). Le misure sono entrate in vigore il 1° gennaio 2012. Secondo quanto comunicato dal governo, le aliquote saranno riviste entro due anni: si presume quindi che l’inasprimento fiscale sia una misura temporanea. Inoltre, i dazi doganali saranno ridotti del 50% oppure eliminati completamente entro il 2014. Il calo andrà a beneficio soprattutto dei beni di consumo che la produzione interna non è in grado di offrire, oppure non può fornire nelle quantità e qualità necessarie.

Costituita la Camera di commercio e dell’industria Tunisino-Svizzera

La Camera di commercio e dell’industria Tunisino-Svizzera, costituita a novembre 2011 con sede a Tunisi, mira a rafforzare le relazioni economiche tra i due Paesi. La Camera considera l’assistenza in loco alle imprese svizzere e svizzero-tunisine quale suo compito principale: intende, per esempio, aiutarle a svolgere le pratiche amministrative e a mantenere i contatti con le autorità e gli uffici statali, a entrare sul o a elaborare il mercato oppure a costituire succursali. Chambre de Commerce et d’Industrie Tuniso-Suisse: “Mission Statement” www.osec.ch/sites/default/files/CCICHTN%20Mission%20Statement.pdf

La Cina compie sforzi maggiori per tutelare l’ambiente

Secondo il 12° piano quinquennale per l’ambiente pubblicato recentemente, la Cina intende investire 500 miliardi di franchi entro il 2015 per promuovere, pianificare e realizzare misure

di protezione ambientale. L’Impero di Mezzo rafforza quindi il suo impegno a favore della tutela dell’ambiente, creando nuove opportunità d’affari anche per le imprese svizzere. I progetti prioritari sono: • sviluppare misure infrastrutturali e tecniche per ottimizzare la gestione dei rifiuti e delle acque reflue; • costruire nuovi impianti di desolforazione e di denitrificazione; • migliorare la qualità dell’acqua, dell’aria e del suolo; • promuovere la protezione ambientale nelle zone rurali; • rafforzare la tutela degli habitat naturali e della biodiversità; • ottimizzare la gestione dei rischi per prevenire l’inquinamento causato, per esempio, dai metalli pesanti o dalle sostanze chimiche; • monitorare l’ambiente. Sono previste anche le seguenti misure legislative: • creare ulteriori incentivi per le imprese attive nella gestione dei rifiuti, delle acque reflue e dei fanghi di depurazione; • tassare maggiormente le aziende, le cui procedure di fabbricazione e/o merci hanno un forte impatto ambientale; • facilitare l’accesso ai crediti per i progetti rispettosi dell’ambiente; • favorire i prodotti ecocompatibili nell’ambito degli appalti pubblici. China Briefing: “China Unveils Its 12th Five-year Plan on Environmental Protection” www.china-briefing.com/news/2011/12/23/china-unveils-12thfive-year-plan-on-environmental-protection.html

Avviati i negoziati per un accordo di libero scambio AELS-Vietnam

I negoziati per un accordo di libero scambio tra gli Stati dell’AELS (Svizzera, Islanda, Liechtenstein e Norvegia) e il Vietnam saranno avviati all’inizio del 2012, come deciso in occasione della visita a Hanoi di una delegazione economica svizzera. I negoziati saranno avviati un anno dopo la pubblicazione dello studio di fattibilità favorevole alla stipulazione di un accordo di libero scambio. Malgrado il ritardo di qualche mese, la convenzione consentirebbe un’entrata tempestiva sul mercato fiorente del Vietnam, Paese che si appresta a lanciare una moltitudine di investimenti importanti: infatti, dovrà modernizzare e ampliare le proprie infrastrutture nei prossimi anni al fine di sviluppare al meglio l’alto potenziale di crescita economica. I progetti impellenti presentano numerose e interessanti opportunità d’affari per le aziende esportatrici svizzere.

Riconosciuta la Convenzione privata contro la doppia imposizione con Taiwan

La Svizzera riconosce la convenzione volta a evitare le doppie imposizioni stipulata con Taiwan a livello privato. L’accordo è entrato in vigore il 13 dicembre 2011 con effetto retroattivo al 1° gennaio 2011. Le parti contrattuali della convezione sono il Trade Office of Swiss Industries, Taipei e la Taipei Cultural and Economic Delegation in Switzerland. Era imperativo che la convenzione fosse conclusa a livello privato poiché la Svizzera non riconosce Taiwan quale stato indipendente e non può quindi stipulare contratti a livello statale. Secondo quanto comunicato dal Dipartimento federale delle finanze, la convenzione si basa sul relativo modello di contratto dell’OCSE ed è conforme alla prassi svizzera in materia. Dipartimento federale delle finanze: “Una convenzione privata per evitare le doppie imposizioni è in vigore” www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=42884

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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino

La Gran Bretagna progetta grandi investimenti infrastrutturali

Il piano infrastrutturale aggiornato recentemente prevede la realizzazione di 513 progetti entro il 2015 per un costo complessivo di 257 miliardi di sterline. I progetti più importanti del National Infrastructure Plan sono la costruzione di una linea ad alta velocità tra Londra e le metropoli dell’Inghilterra settentrionale nonché l’edificazione di un nuovo aeroporto sulla costa meridionale nelle immediate vicinanze di Londra. Questi due piani sono ancora allo stadio preliminare. Altri 35 progetti infrastrutturali per 36 miliardi di sterline, approvati dal governo britannico lo scorso mese di novembre, si trovano invece in una fase più avanzata e comprendono: • l’elettrificazione del Transpennine Express tra Manchester e Leeds; • l’estensione del Tyne and Wear Metro a Newcastle; • la costruzione di una nuova linea ferroviaria tra Oxford e Bedford; • l’ampliamento della linea metropolitana londinese Northern Line da Kennington verso Nine Elms e Battersea; • l’importante riqualificazione dei quartieri intorno alla Battersea Power Station; • l’estensione di diverse strade extraurbane (A43, A45, A453); • la costruzione di un nuovo raccordo stradale all’aeroporto di Manchester; • il vasto ampliamento delle capacità di produzione e trasmissione di energia elettrica. HM Treasury: “National Infrastructure Plan” http://cdn.hm-treasury.gov.uk /national_infrastructure_ plan291111.pdf HM Treasury: “UK Economy Autumn Statement” www.hm-treasury.gov.uk/as2011_index.htm The Guardian: “Battersea power station revamp gets goahead” www.guardian.co.uk/business/2010/nov/12/battersea-powerstation-redevelopment-approved

Accelerano i consumi in Cina

Il mercato cinese dei beni di consumo continua a crescere. Al più tardi entro tre anni, in Cina si consumerà di più che in Giappone e in Germania messi insieme. La quota-parte cinese al mercato globale dei beni di consumo ammonta attualmente al 5,29%. Secondo lo studio “China Consumer Market Strategies 2011” stilato dalla Camera di commercio statunitense a Shanghai e dalla società di consulenza Booz&Co, tale quota progredirà fino al 14% entro il 2015. La Cina sorpasserà quindi il Giappone (2011: 8,51%) e la Germania (2011: 5,65%), che ora la precedono nella classifica delle nazioni con i più forti consumi. Inoltre, accorcerà notevolmente le distanze dal capofila USA (2011: 28,90%). La crescita del mercato va di pari passo con il progressivo ravvicinamento del comportamento dei consumatori cinesi a quello nei paesi industrializzati. Le sei principali tendenze evidenziate dallo studio sono: • crescente influenza dall’esterno: ci sono più prodotti e possibilità di paragonarli (viaggi all’estero, televisori, altri media), di conseguenza nascono nuove esigenze e desideri; • tecnologie dell’informazione: Internet e il commercio online acquisiscono sempre più importanza; • salute e alimentazione: il consumatore cinese preferisce prodotti che possano migliorare la sua qualità di vita, soprattutto per quanto riguarda la salute e l’alimentazione; • cambiamenti demografici: gli anziani sono sempre più numerosi anche in Cina;

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• crescente mobilità: le scelte d’acquisto si moltiplicano; • svago: retribuzioni e potere d’acquisto in aumento portano a più tempo libero e mezzi da impiegare per soddisfare le nuove esigenze. Secondo lo studio, tuttavia, solo una minoranza delle imprese attive in Cina si sente in grado di soddisfare le crescenti esigenze dei consumatori. Non si ricorrere abbastanza a Internet e al commercio elettronico. I cambiamenti demografici non sono presi in sufficiente considerazione. Le aziende sentono invece di poter garantire l’alta qualità dei prodotti richiesta dai consumatori cinesi. Le imprese deplorano anche la mancanza di personale locale qualificato e le strutture lacunose sia dal punto di vista tecnico (produzione) che organizzativo. Sono però intenzionate a raddoppiare gli sforzi per rimanere in sintonia con i consumatori cinesi e cercare di conquistare ulteriori fette di mercato, sviluppando nuovi prodotti e servizi e osservando attentamente il mercato. American Chamber of Commerce Shanghai/Booz&Co.: “China Consumer Market Strategies 2011” www.booz.com/media/file/China_Consumer_Market_Strategies_2011.pdf

La classifica delle nazioni con la miglior immagine

Gli USA rimangono in testa alla classifica “Nation Brands Index”, mentre la Svizzera si piazza nona e perde un posto rispetto all’anno precedente. La Svizzera è stata sorpassata dall’Australia, che si trova ora in ottava posizione. Anche la Gran Bretagna (ora terza) e la Francia (attualmente quarta) si sono scambiate i posti. Altrimenti, la classifica rimane invariata: la Germania è seconda mentre il Giappone è quinto, il Canada sesto, l’Italia settima e la Svezia decima. L’immagine e la reputazione di una nazione sembrano essere radicate nelle menti di consumatori e operatori economici. Sembrerebbe che solo avvenimenti economici o politici drammatici possano influenzare o migliorare la nomea internazionale di un paese a tal punto da fargli perdere o guadagnare un posto nel “Nation Brands Index”. Il calo più rilevante degli ultimi quattro anni è stato registrato dall’Egitto, che è slittato dal 27° al 33° posto. Al contrario, dal 2008 l’immagine della Corea del Sud continua a migliorare e le permette di occupare ora la 27° posizione della classifica, che valuta 50 nazioni del mondo. Dipartimento federale degli affari esteri: “La percezione della Svizzera all’estero nel 2011” www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=42840 GfK Group: “America remains the most admired country globally in the 2011 Anholt-GfK Roper Nation Brands Index” w w w.g fk.com /g roup /p re s s _ info rmation /p re s s _ rele a ses/008789/index.en.html Immagine Svizzera: “Nation Brands Index” www.immagine-svizzera.ch/index.php?id=499&L=3

Osec

Corso Elvezia 16 Casella postale 5399 – CH-6901 Lugano Tel. +41 91 911 51 35/37 Fax +41 91 911 51 39 info.lugano@osec.ch www.osec.ch


Commercio estero di Monica Zurfluh, Responsabile Osec Ticino e Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

Misure attive in favore dell’internazionalizzazione e dell’export Sostegno alla partecipazione a fiere specialistiche da parte del Cantone Al fine di incentivare la partecipazione di aziende ticinesi e delle associazione di categoria a fiere specialistiche di importanza nazionale o internazionale, è stato recentemente approvato in Gran Consiglio un credito supplementare di Fr. 500’000.- valido a partire dal 1°.01.2012. Pertanto, è di nuovo possibile inoltrare richiesta di sussidio per la partecipazione a fiere mediante il formulario ufficiale. Maggiori informazioni: www.ti.ch/fiere Monica Zurfluh

Marco Passalia

La situazione a livello internazionale sui mercati finanziari è oramai ben nota a tutti: dai singoli Paesi con finanze pubbliche disastrate all’instabilità politica, dall’alto tasso di disoccupazione all’incertezza sui mercati finanziari, e così via. In questo contesto, anche la Svizzera sta soffrendo ma di un altro male: una moneta forte che rispecchia chiaramente la debolezza di altre valute come l’euro o il dollaro. E proprio la forza del franco sta creando non pochi problemi ad una fetta importante della nostra economia (settore delle esportazioni, turismo e commercio). L’intento di questo breve scritto non è di fare un’analisi del contesto economico, bensì quello di evidenziare che l’autorità politica sta mostrando una maggiore sensibilità verso l’internazionalizzazione e lo fa concretamente mettendo in atto alcune misure di sostegno semplici e di immediata applicazione.

Quali soluzioni allora a livello cantonale?

Premesso che la possibilità di influenzare direttamente l’andamento dei tassi di cambio sui mercati monetari internazionali è praticamente nulla. Considerando anche che la Banca nazionale svizzera è intervenuta per cercare di mantenere il tasso di cambio franco/euro a 1.20 e che il Consiglio federale ha proposto misure – per quanto discutibili – atte a favorire la concorrenza interna, l’aumento della produttività e l’internazionalizzazione. Sulla base di quanto premesso, il margine di manovra a livello cantonale per sostenere l’economia reale e l’occupazione non è grandissimo. Infatti, molte misure attuabili sono di competenza della Confederazione (vedi il taglio lineare dell’IVA), altre invece avrebbero un’efficacia temporanea per le aziende e i posti di lavoro ma con l’effetto indesiderato di peggiorare ulteriormente la situazione delle finanze (si pensi alla proposta di oneri sociali a carico dello Stato). Le voci critiche ovviamente non mancano. Tuttavia, alcune delle proposte del DFE possono essere considerate un buon segnale nell’appoggiare l’internazionalizzazione delle aziende. Si pensi ad esempio al contributo per le fiere e al sostegno all’internazionalizzazione attraverso l’Osec, organismo ufficialmente preposto a promuovere il commercio svizzero all’estero.

Contributo da parte del Cantone all’internazionalizzazione attraverso i canali dell’Osec Per sostenere e incentivare l’internazionalizzazione delle aziende esportatrici, il DFE contribuisce a coprire il 50% dei costi di consulenza dell’Osec (massimo 5’000.- franchi annui di contributo per azienda) per la ricerca di nuovi partner in Paesi emergenti, per un importo complessivo annuo di 100’000 franchi nell’ambito del credito quadro L-Inn 20122015. Maggiori informazioni: www.ti.ch/dfe/de

In che senso misure concrete e dinamiche?

Facciamo un esempio per chiarirci: come fa un’azienda a trovare potenziali clienti e fornitori all’estero? Nessun altro strumento consente di raggiungere contemporaneamente tanti obiettivi come la partecipazione a una fiera. La fiera è il luogo per eccellenza in cui si s’incontrano contemporaneamente produttori, fornitori, clienti, commercianti. È qui che si creano i contatti e si firmano i contratti. La fiera è però ben più di una vetrina per curare i contatti personali con clienti e partner commerciali: la fiera offre anche la possibilità di osservare la situazione del mercato, di studiare la concorrenza e di posizionare la propria azienda nei confronti degli avversari. La misura adottata dal DFE è volta a sostenere le aziende ticinesi che adottano questo approccio al mercato. L’alternativa alla partecipazione fieristica è la ricerca attiva di un partner commerciale, di nuovi sbocchi, di nuovi fornitori. Compito, questo, non facile: ad esempio, non è sufficiente definire il paese di destinazione delle proprie esportazioni, bisogna anche trovare un partner affidabile, appurare la conformità dei propri prodotti alle normative locali ma anche agli usi e i costumi dei consumatori, verificare l’ammontare dei dazi doganali (… e a tal proposito è utile sapere con quali Paesi la Svizzera ha concluso Accordi di libero scambio…). I rischi che si celano dietro un progetto d’internazionalizzazione sono molti. Appoggiarsi ad una rete di esperti deputati a questo tipo di consulenza, come è il caso dell’Osec, è fondamentale. Ecco che chi si attiva per cercare nuove opportunità all’estero, compito arduo e anche oneroso, è giusto che venga premiato e stimolato a continuare in questa direzione di diversificazione della clientela attualmente troppo dipendente dall’UE e quindi dall’euro. Le due misure appena menzionate e il sostegno all’internazionalizzazione delle aziende da parte di Cc-Ti e Osec saranno approfonditi nel corso della “Giornata dell’export in Ticino”, che si terrà il prossimo 29 febbraio 2012 e il cui programma figura a pagina 30.

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Fiere internazionali

BIO International Convention Boston, 18 - 21 giugno 2012

L’organizzatore della fiera, la Biotechnology Industry Organization, rappresenta circa 1’200 aziende e organizzazioni correlate, attive nella ricerca e nello sviluppo della biotecnologia nei rami sanità, agricoltura, industria e ambiente. La BIO International Convention abbina in modo ottimale il salone alle conferenze per rispondere alle necessità dell’industria intera. Il BIO 2012 Business Forum offre un’occasione eccezionale per le imprese biotech e farmaceutiche, per gli istituti di ricerca e per gli investitori provenienti da tutto il mondo di incontrarsi, allacciare contatti, scambiare esperienze e cogliere opportunità d’affari d’interesse comune. L’edizione del 2011, svoltasi a Washington DC, ha contato oltre 1’800 espositori e 21’183 riunioni di partnering; vi hanno partecipato 15’626 rappresentanti provenienti da 65 paesi e gli imprenditori di 2’410 industrie. Nel 2012, gli espositori potranno anche accedere al sistema One-onOne Partnering, da cui gli organizzatori si promettono oltre 25’000 incontri. Lo SWISS Pavilion alla fiera sarà allestito dall’Osec in collaborazione con Swiss Biotech, Swiss Biotech Association, Swissnex Boston e lo Swiss Business Hub USA. Informazioni generali sulla fiera: http://convention.bio.org Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/27393?lforce=1

SIAL Parigi, 21 - 25 ottobre 2012

I due principali saloni mondiali del settore alimentare, il SIAL di Parigi e l’Anuga di Colonia, si svolgono in alternanza ogni due anni. Nel 2012 si tiene il SIAL, che sarà allestito nel quartiere fieristico di Paris-Nord Villepinte. Questa vetrina internazionale e rappresentativa di tutte le filiali del mercato alimentare presenterà in cinque giorni tutte le tendenze dell’alimentazione mondiale. Le cifre della precedente edizione testimoniano dell’importanza della fiera: 5’700 espositori provenienti da 106 paesi su una superficie lorda di 370’000 di mq e ben 136’500 visitatori provenienti da 206 nazioni. Il SIAL si contraddistingue per la varietà della sua offerta: segmentato in settori chiaramente identificati, il salone offre agli espositori un’ubicazione adatta alla loro attività e ai loro mercati prioritari. I segmenti principali sono: bevande alcoliche e non, latticini, uova, pesce, frutti di mare, dolci, pasticceria, panetteria, frutta, verdura, carne, frattaglie, salsicce, pollame, specialità culinarie, prodotti dietetici, conserve, surgelati, bio, ingredienti, additivi, integratori alimentari, cibi prelibati, servizi. Il salone costituisce altresì una vetrina dell’innovazione in ambito alimentare. Da oltre 25 anni, l’Osec vi allestisce lo SWISS Pavilion ufficiale nel settore National Pavilions & Regions of the World, in collaborazione con la Federazione delle Industrie Alimentari Svizzere (FIAL), Switzerland Cheese Marketing AG (SCM) e lo Swiss Business Hub France.

Lo SWISSNESS vola alto

Informazioni generali sulla fiera: www.sial.fr Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/27886?lforce=1

Pollutec Lione, 27 - 30 novembre 2012

Giunto alla 25° edizione, Pollutec rappresenta uno dei maggiori saloni nel settore delle tecnologie ecologiche. Organizzato in alternanza con il Pollutec Horizons di Parigi, la fiera di Lione è un luogo d’incontro privilegiato per i poteri decisionali pubblici e privati. Tratta numerose tematiche legate alla tecnica ambientale (aria, acqua, terra, analisi, rumore, rifiuti, riciclaggio, energie alternative, pulitura, ricerca, rischi, salute, amministrazione). Durante il salone si tengono quasi 300 conferenze e si conferiscono ben 6 premi nelle categorie “écoproduit pour le développement durable”, “technologies économes et propres”, “management et initiatives pour le développement durable”, “innovations dans les Eco-technologies” e “biodiversité et entreprises”. L’edizione 2010 ha contato 2’528 espositori provenienti da 42 paesi e ha visto l’affluenza di 50’830 visitatori giunti da 96 nazioni su una superficie espositiva di 104’500 mq. Le industrie più rappresentate sono state la metallurgia (22,4%), la chimica (11,4%), l’automobile (10,7%), la plastica e il caucciù (9,9%), la gestione dei liquidi (7,3%) e l’elettronica (7,1%). Lo SWISS Pavilion allestito da T-Link Management AG è la piattaforma ideale per le aziende svizzere che desiderano posizionarsi sul mercato, scoprire le nuove tecnologie sviluppate in Europa o approfondire i contatti esistenti. Informazioni generali sulla fiera: www.pollutec.com Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/26669?lforce=1

Informazioni sugli “Swiss Pavilion”: www.osec.ch/FIERE

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Vita dei Soci

ATTRIBUITO IL PREMIO MIGROS TICINO PER RICERCHE DI STORIA LOCALE E REGIONALE DELLA SVIZZERA ITALIANA

© Ti-Press / Samuel Golay

Il 16 gennaio 2012 si è tenuta a Bellinzona la cerimonia di consegna del Premio Migros Ticino per ricerche di storia locale e regionale della Svizzera italiana. Anche la quattordicesima edizione del premio istituito da Migros Ticino ha suscitato un notevole interesse tra studiosi e ricercatori di varie discipline. Alla giuria sono infatti pervenuti oltre 30 lavori, tutti di notevole qualità. Dopo un accurato processo di selezione, la giuria ha deciso di assegnare il Premio Migros Ticino 2011, del valore di 15’000 franchi, allo storico Martin Kuder per la ricerca dal titolo Commercio, emigrazione, finanza e trasporti: i rapporti economici tra Italia e Svizzera dal 1945 al 1970. Ha inoltre assegnato una particolare menzione, del valore di 3’000 franchi, alla storica dell’arte Stefania Da sin.: Angelo Rossi; il Console generale svizzero a Milano, Massimo Baggi; Yvonne Pesenti; il vinciBianchi per l’opera I cantieri dei tore Martin Kunder; Lorenzo Emma, Direttore Migros Ticino; Monica Duca Widmer, Presidente del CdA di Cantoni tra la valle e il mare: le Migros Ticino e Giuseppe Chiesi, Presidente della giuria relazioni e le vicissitudini di una famiglia della Svizzera italiana in Liguria (XVI-XVIII). Nelle due opere premiate si consideDr. Franco Lurà, Dott. Lucia Pedrini-Stanga, Dr. Yvonne rano, da prospettive e in epoche diverse, aspetti salienti Pesenti Salazar, Prof. Dr. Angelo Rossi. dei rapporti tra il Ticino e l’Italia. Martin Kuder analizza Il Premio Migros Ticino è stato istituito dalla Cooperativa le relazioni economiche tra i due paesi nel periodo tra il Migros Ticino nel 1983, in occasione del suo cinquante1945 e gli anni Settanta, caratterizzato da una straordinasimo anniversario. Mediante l’attribuzione, ogni due anni, ria crescita, mettendo a fuoco in particolare quei fenomeni del Premio Migros Ticino per ricerche di storia locale e che hanno segnato l’economia del nostro Cantone, come regionale della Svizzera italiana, l’azienda vuole sostenere lo sviluppo del traffico lungo l’arteria del Gottardo, il conla ricerca e favorire la pubblicazione e la divulgazione di trabbando, la nascita della piazza finanziaria luganese o un opere su argomenti di carattere storico, artistico o etnograprogetto di raffineria che avrebbe dovuto far capo a Stabio. fico relativi alla Svizzera italiana. Finora sono stati emessi Nella sua ricerca Stefania Bianchi mette invece in luce 14 bandi di concorso, sono state premiate 13 ricerche di l’importanza dell’attività artistica della famiglia Cantoni, grande valore scientifico e notevole impatto culturale. sia in patria che nel Genovese, evidenziandone l’impatto economico durante un lungo periodo che va dalla metà del Il 15esimo bando di concorso verrà pubblicato nel 2012. Cinquecento all’inizio dell’Ottocento. Della Commissione chiamata a esaminare le ricerche perAlla cerimonia ha fatto seguito una conferenza del Convenute nell’ambito del XIII bando di concorso, fanno parsole generale di Svizzera a Milano, Massimo Baggi, sul te: Dr. Giuseppe Chiesi (presidente), Dott. Carlo Agliati, tema dei rapporti tra Svizzera e Italia.   43


Vita dei Soci

Quarto Congresso Lavoro: le regole e la libertà d’azione

La gestione delle risorse umane fra regole e libertà d’azione è stata al centro di Congresso Lavoro 2011, l’evento annuale promosso da Boss Editore SA, tenutosi lo scorso 24 novembre 2011, al Centro Eventi di Cadempino. Vi hanno partecipato dieci qualificati relatori e un centinaio di persone, dirigenti di PMI, responsabili e specialisti della gestione del personale. L’aggregazione di competenze e la formula congressuale aperta allo scambio di conoscenze e di esperienze hanno permesso un aggiornamento intensivo su norme e buone prassi nel contesto operativo attuale delle PMI della Svizzera italiana. Dopo i saluti dell’editore Robert Boss e del moderatore Domenico Basile, specialista in Human Resources, Congresso Lavoro ha ospitato Simona Scarpaleggia, CEO di IKEA Svizzera che ha illustrato la chiave del successo della multinazionale svedese. IKEA punta sulle sue risorse umane – le sostiene con piani di formazione e di sviluppo di carriera e le incentiva con un sistema premiante – e sui valori IKEA che contraddistinguono la multinazionale sia internamente, nei rapporti con i dipendenti, che esternamente, nelle relazioni con i clienti. Ed è così, ha spiegato Simona Scarpaleggia, che «le persone e il business crescono insieme in modo sinergico». Anna Zanardi, psicologa ed executive coach per manager e imprenditori, ha indotto i congressisti a riflettere su come l’imprenditore, il dirigente e il collaboratore possono fare della consapevolezza delle regole e della libertà d’azione la vera bussola del proprio business e della propria professione, identificando valori e comportamenti che danno libertà e rigore. I lavori congressuali hanno dedicato ampio spazio all’evoluzione giurisprudenziale nell’ambito del diritto del lavoro. Gli avvocati Costantino Delogu, Sharon Guggiari Salari e Tanja Uboldi Ermani, autori de “Il diritto del lavoro applicato”, hanno presentato una panoramica analitica delle ultime importanti, indicative e particolari sentenze la cui conoscenza risulta utile ai fini della sicura e attuale gestione contrattuale di un rapporto di lavoro in tutti i suoi aspetti e nelle diverse fasi. Nel pomeriggio, in tre open forum sono state affrontate altrettante questioni da un punto di vista legale, amministrativo e gestionale: la gestione delle regole nel rappor-

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Da sin.: l’Avv. Costantino Delogu, l’Avv. Tanja Uboldi Ermani e l’Avv. Sharon Guggiari Salari durante la presentazione delle novità giurisprudenziali

Congresso Lavoro ha riunito un centinaio di persone

to di lavoro, con l’avv. Costantino Delogu e Rosy Croce, responsabile Risorse umane presso Migros Ticino; la gestione sicura delle risorse umane nel processo di riorganizzazione e ristrutturazione, con l’avv. Sharon Guggiari Salari e Dario Caramanica, responsabile Risorse umane presso BancaStato; la gestione dei conflitti sul lavoro attraverso la mediazione, con l’avv. Anna Lutti Martella e Marco Homberger, responsabile del personale di ISS Regione Ticino e consulente per IQcenter. Nella pluralità di competenze ed esperienze, Congresso Lavoro 2011 si è rivelato una stimolante opportunità di aggiornamento per i professionisti della gestione delle risorse umane.


Vita dei Soci

Nomine interne per Assidu SA

Assidu SA è uno studio di consulenza assicurativa e finanziaria che opera in Ticino da oltre 30 anni nel campo del brokeraggio assicurativo. A partire dal 1° gennaio 2012 la società ha provveduto a nominare internamente le seguenti persone:

Régis Dubied, quale Direttore generale per la Svizzera (CEO), attivo presso la sede di Lugano,

Boris Rezzonico, in qualità di Direttore finanziario (CFO) e risorse umane per la Svizzera, attivo presso la sede di Lugano,

François Chételat, in qualità di Direttore per la Svizzera romanda, attivo presso la sede di Delémont,

Gisèle Paratte, in qualità di Segretaria di Direzione presso la sede di Montfaucon.

Assidu SA Via Breganzona 16 Casella postale 560 6903 Lugano

Tel. +41 91 960 17 00 Fax +41 91 960 17 01 www.assidu.ch

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Vita dei Soci di Marco Cassiano, Consel Suisse

Ascoltare per raccontarvi Comunicare è utile, con Consel Suisse sarà più creativo

La comunicazione aziendale è ancora attuale?

Siamo bersagliati dalla comunicazione quasi in ogni istante della nostra giornata: giornali gratuiti, quotidiani a pagamento, tv, portali web, pubblicità nella bucalettere, manifesti stradali, sms e email promozionali. La lista non è esaustiva, ma di sicuro ogni giorno riceviamo stimoli continui di ogni tipo. Qualcuno ci interessa e siamo noi stessi ad attivare dei canali, ma molti altri cerchiamo di ignorarli, ne siamo ormai assuefatti oppure ci infastidiscono del tutto. La ragione è da imputare, prevalentemente, al fatto che nella maggior parte dei casi questi stimoli non rappresentano una vera e propria forma di “comunicazione” come potrebbe essere una chiacchierata con un’amicizia, ma un messaggio unidirezionale, spinto da un soggetto esterno verso di noi. Spesso le aziende o comunque chi vuole raggiungere un obiettivo di visibilità o destare interesse, invece di mettersi a dialogare, solitamente urla a gran voce la propria esistenza in vita, un po’ come fanno i bambini quando cercano di attirare l’attenzione mentre i genitori stanno parlando tra loro: gridano. Comunicare è un processo che richiede prima di tutto ascolto, dedizione, attenzione all’altro nel tentativo, per quanto possibile, di stabilire un rapporto leale, empatico e bilaterale con il nostro interlocutore. Le aziende ed i soggetti che partono da questo approccio sono già a metà dell’opera.

Come è fatto un comunicato stampa efficace?

Tra le tante forme di comunicazione, la più critica è proprio il cosiddetto “comunicato stampa”. In linea generale si tratta di una nota, breve, che un soggetto (tipicamente un’azienda o una istituzione) invia ai giornalisti, ai media ed al pubblico attraverso diversi canali. A quel punto il giornalista che lo riceve deve sforzarsi di capire se quella comunicazione contenga al proprio interno una notizia che possa essere di interesse comune oppure se si tratti di un semplice messaggio promozionale o comunque di scarso interesse giornalistico. Questo non vuol dire, però, che quella comunicazione possa avere piena dignità di pubblicazione e che vi sia una nutrita fetta di persone interessata a conoscerla. Questa differente esigenza provoca spesso un conflitto tra i media e le aziende, aggravato dalla prassi, tutt’altro che rara, di pubblicare più volentieri le notizie che riguardano aziende già inserzioniste di un certo mezzo, piuttosto che quelle di chi non lo sia. Un comunicato dovrebbe prima di tutto articolarsi in due varianti: la notizia di interesse mediatico e l’informazione di interesse specifico. Un buon comunicato deve partire dalla ricerca della notizia, del fatto di interesse generale, e dovrebbe essere pensato e scritto per dare ai giornalisti che lo ricevono uno spunto adeguato. Se scritto bene, infatti, un comunicato stampa può essere pubblicato così com’è perché, nella sua struttura, ha già una notizia. Ma resta la necessità di comunicare le informazioni che devono raggiungere un

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Chi è Consel Suisse

Consel Suisse è frutto della fusione dell’esperienza decennale della Consel Varese, specializzata nell’organizzazione di eventi e nello sviluppo dei strategie di corporate identity, con l’esperienza professionale di Sabrina Princigalli, ideatrice ed organizzatrice di eventi ed iniziative congressuali in Ticino, nonché portatrice di una visione strategica nella creazione dell’immagine e nella comunicazione aziendale. Specializzata nel portare aziende ticinesi e straniere a svilupparsi nel resto della Svizzera, ha potenziato oggi le proprie competenze con l’acquisizione di nuove risorse e lo sviluppo di progetti nel marketing strategico e nell’editoria. CONSEL SUISSE SAGL Piazza C. Vicari 14, 6982 Agno Tel. +41 91 605 55 00 Fax +41 91 605 11 55 info@conselonline.ch www.conselonline.ch

Chi è Ti-Press

Ti-Press è la principale Agenzia fotografica del Cantone Ticino e della Svizzera di lingua italiana. L’archivio fotografico online disponoibile, ricco di oltre 160’000 fotografie in formato digitale, offre ai professionisti della comunicazione l’accesso ad una vasta banca immagini: attualità, sport, reportages e contributi video. La struttura ed il giovane team di Ti-Press permette inoltre di poter soddisfare, con garanzia di professionalità e qualità, richieste fotografiche in ambito pubblicitario e della comunicazione. Ti-Press SA C.P. 698 / Via Cesarea 10, 6855 Stabio Tel. +41 91 647 16 00 Fax +41 91 647 16 03 info@tipress.ch


certo pubblico, che devono attirare, informare, stimolare e documentare. Non solo, ma deve anche avviare un dialogo, aprire una porta con il fruitore del contenuto.

L’idea di Consel Suisse e Ti-Press

In Ticino non esiste un vero e proprio servizio di ufficio stampa ovvero un’azienda in grado di offrire un servizio centralizzato per la redazione, diffusione e pubblicazione di comunicati stampa. Oggi un’azienda produce solitamente in casa o delega ad una agenzia esterna l’attività di creazione di un comunicato e poi lo invia direttamente ai media, spingendo per la pubblicazione. Talvolta i giornalisti pubblicano, altre volte stentano a trovare una notizia interessante, altre volte sono costretti dagli uffici pubblicitari a discriminare tra differenti notizie in base agli interessi pubblicitari della testata. Di fatto molte aziende ed istituzioni non riescono affatto od ottengono solo parzialmente la scopo di far parlare di sé i media per comunicare al pubblico i fatti che le riguardano. Consel Suisse (vedi box informativo) di Agno e Ti-Press (agenzia fotografica di Stabio) hanno deciso di dare vita al primo servizio di comunicati stampa multimediali in Ticino. In pratica ogni azienda od istituzione potrà acquistare un servizio (prepagato o in abbonamento) di tipo sia giornalistico che fotografico che video. Con un solo pacchetto è possibile avere una copertura integrale di un evento, di un fatto particolare, di una notizia che riguarda la vita aziendale o un argomento di interesse pubblico. L’articolo sarà molto più di un comunicato stampa, si configura come notizia giornalistica, arricchita di foto e video di qualità, che saranno diffusi in modo innovativo ed accessibili ai giornalisti ed a tutti gli interessati.

Come funziona il servizio di Comunicati Stampa Multimediali?

I contenuti prodotti, proprio per garantire all’azienda una corretta diffusione e visibilità, verranno resi disponibili a tutti i giornalisti e media del Ticino attraverso un portale dedicato da cui sarà possibile scaricare foto, video ed articoli per una immediata pubblicazione. Questa facilità di accesso, totalmente gratuito per i giornalisti, unito allo stile giornalistico ed alla qualità di foto e video, permetteranno alle aziende di aumentare enormemente la diffusione delle proprie notizie. Inoltre, nel tempo, oltre al portale gratuito, verrà creato un bollettino periodico che raccoglierà tutte le principali comunicazioni aziendali, divise per area tematiche, potenziando ulteriormente la diffusione e la visibilità dei contenuti. Si possono riservare servizi fotografici, interviste video, clip promozionali, reportage, articoli giornalistici, edizioni speciali da pubblicare sui giornali. Il tutto viene offerto in abbonamento o con dei pacchetti prepagati a costi forfettari così da abbattere i costi del servizio per le aziende.

Consel Suisse – Your Swiss Way to Business Se è vero che le crisi sono il laboratorio delle opportunità, quella che attanaglia i mercati finanziari mondiali stendendo cupe ombre sull’economia reale potrebbe rivelarsi come l’incubatrice ideale per nuove iniziative capaci di proiettare la Svizzera nel futuro. Certo ci vuole visione, coraggio, voglia di fare. Tutte doti di cui Consel Suisse dispone da sempre e che ha deciso di investire oggi in un progetto che promette di conferire alla tradizionale ricettività ed attrattiva elvetica verso gli investimenti stranieri quel profilo di completezza, competenza e dinamismo di cui il mondo ha bisogno. Anziché imporre la propria cappa in attesa di tempi migliori, la crisi che ogni giorno spinge aziende europee a rilocarsi in Svizzera per i più svariati motivi potrebbe trasformarsi in una sorprendente opportunità per chi ha le idee vincenti. Consel Suisse ne ha avuta una che ne ha tutte le caratteristiche: affiancare gli enti preposti all’accoglienza degli investitori offrendo le competenze di un team esperto e dedicato allo sviluppo di servizi integrati nel business, per rendere più facile la crescita nel mercato sia interno sia internazionale. Da oggi, business strategico, marketing, sviluppo dei mercati europei potranno comparire nel portafoglio delle offerte con cui Cantone e Confederazione ogni giorno attirano i capitali stranieri, rendendo il nostro Paese ancora più desiderato e professionale. STRATEGIC BUSINESS Vuoi orientare i tuoi interessi in Svizzera? Siamo con te. Consel Suisse ti aiuta a compiere i passi giusti nella giusta direzione. Concepire le strategie vincenti per il tuo business è la nostra mission. MARKETING Vuoi affermarti nel mercato in Svizzera? Siamo pronti. Consel Suisse ti aiuta a mettere in campo iniziative e attività mirate. Raggiungere gli obiettivi con accuratezza è una questione di precisione. MARKET DEVELOPMENT Vuoi raggiungere il mondo dalla Svizzera? Siamo dalla tua parte. Consel Suisse ti aiuta ad espandere il tuo business in Europa. Internazionalizzare i tuoi interessi è pianificare il tuo successo. ADVERTISING & COMMUNICATION Vuoi esprimere la tua essenza in Svizzera e nel mondo? Siamo nati per questo. Consel Suisse ti aiuta a creare e diffondere il tuo messaggio. Brand, pubbicità, media, la chiara identità del tuo business è un passo fondamentale. Condividi con noi le sfide che stai per affrontare.

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Vita dei Soci di Lisa Pantini

HSI SIRIO SA: PRECURSORI DELL’INFORMATICA E DELL’IT Soluzioni a portata di click per tutte le PMI che necessitano di un gestionale completo e personalizzabile a seconda dei propri bisogni reali

Attiva su territorio ticinese e a livello nazionale dal 1989, HSI SIRIO SA è stata una delle grandi ditte che hanno fatto la storia dell’informatica in Ticino. Nicola Gobbetti, Presidente e CEO della società, ha avuto la fortuna di poter sviluppare la sua passione per la tecnica e l’informatica sin dalla tenera età, lavorando con partecipazione e competenza per i suoi interessi e su ciò che lo appassionava: il mondo delle nuove tecnologie. La sua grande dedizione è stata anche l’inizio dell’imprenditorialità, nel 1989 nasce HSI SIRIO SA. L’azienda è cresciuta, si è performata, si è ingrandita, si è consolidata; così come il progresso tecnologico, che negli anni sta avanzando sempre più rapidamente, ed offre, oltre a nuovissime soluzioni interessanti per far fronte alle crescenti necessità dei clienti e delle PMI, innovazioni a tutto campo dall’oggi al domani. Oggi leader sul mercato ticinese, HSI SIRIO SA propone soluzioni gestionali per la piccola, media e grande impresa, dando la possibilità a tutti i clienti, siano essi di dimensioni e settori differenti, di poter lavorare con efficienza ed efficacia, snellendo le procedure burocratiche ed amministrative nelle PMI. Esigenze di carattere amministrativo, fiscale, contabile, logistico ed organizzativo. Chi non conosce i bisogni e le procedure interne alle società di oggi? Il tempo è denaro, è banale e scontato dirlo, ma questo detto corrisponde alla verità, soprattutto oggi dove la velocità è diventata un atout, come pure in tempi non così “rosei” come quelli in cui viviamo. Ed in azienda, il poter dedicare il meno tempo possibile a questioni burocratiche, per concentrarsi sulla produzione e sui servizi è di primaria importanza. In questo senso HSI SIRIO SA garantisce un valido supporto per tutte le occorrenze aziendali. Grazie ad un esperienza ventennale ed un portafoglio clienti composto da oltre 4’000 utenti soddisfatti, HSI SIRIO SA offre un gestionale specifico per tutte le esigenze delle PMI. Si tratta di un unico prodotto suddiviso in moduli che permette diverse integrazioni a seconda delle necessità reali dei clienti. L’approfondita conoscenza del mercato e la specializzazione dei dipendenti della società fanno sì che ogni cliente possa trovare una soluzione definitiva per il proprio gestionale. E questo indipendentemente dal settore e dal tipo di azienda. Un’analisi dettagliata della situazione presente del cliente tramite una consulenza personalizzata è sicuramente la base di ogni nuova interazione. I consulenti di HSI SIRIO SA sanno consigliare e rispondere alle numerose domande degli utenti, per poi passare all’implementazione della soluzione più adatta al cliente: perché ognuno di noi, come ogni azienda è unica. Una soluzione personalizzata è la migliore. La capacità dei consulenti di cogliere le particolari esigenze

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del cliente, permettono di creare soluzioni “su misura”. Altro punto di focale rilevanza è l’assistenza pronta alle richieste degli utenti una volta installato il prodotto in casa: il personale qualificato garantisce risposte puntuali e precise al fine di soddisfare al meglio ogni dubbio. Il progresso tecnico è molto veloce ed i prodotti vanno costantemente aggiornati e migliorati: sirio business software viene costantemente monitorato e gli aggiornamenti sono continui. Vi è anche una particolare atten-

Nicola Gobbetti


zione ai suggerimenti degli utenti, cercando di migliorare sempre le funzionalità, come pure gli aggiornamenti necessari dovuti alle diverse modifiche di legge. Un prodotto all’avanguardia, costituito sulle reali esigenze dei clienti, personalizzabile, costantemente aggiornato e migliorato e al 100% made in Ticino: le soluzioni proposte sono realizzabili interamente dal team di HSI SIRIO SA. Come è strutturato sirio business software? Si tratta di un gestionale per piccole, medie e grandi aziende, compatibile al 100% con Microsoft Office, flessibile ed adattabile alle esigenze dei singoli utenti attraverso la personalizzazione del desktop e delle griglie. Il prodotto sirio business software è sviluppato interamente “in casa” utilizzando le tecnologie più innovative e si compone di diversi moduli principali, componibili e personalizzabili integralmente a dipendenza dell’azienda utilizzatrice. Grazie anche a numerose soluzioni verticali specifiche, realizzate per diverse tipologie di aziende, oggi sirio business software è divenuto uno dei migliori gestionali presenti sul mercato. Vediamo dunque quali sono i moduli più interessanti e cosa consentono: • Gestione mandanti: questo modulo permette di gestire i diversi mandanti con i relativi parametri dell’azienda e la sua completa configurazione. • Anagrafica indirizzi: gestisce tutti gli indirizzi in un’unica cartoteca, completa di ogni sua informazione e organizzata per le varie tipologie. • Contabilità finanziaria: modulo di primaria importanza per tutte le PMI, è in grado di gestire il piano dei conti, di creare registrazioni singole e multiple, di ottenere e stampare un bilancio ed un conto economico anche in diverse forme riclassificate. Gestione dell’IVA, del partitario debitori e creditori, gestione dei ratei, gestione dei transitori, gestione dei cespiti • Contabilità salari: il modulo contabilità salari, riconosciuto a norma di legge e certificato Swissdec, è in grado di gestire un numero illimitato di dipendenti suddivisi per varie tipologie. Inoltre, il modulo prevede un’ulteriore suddivisione tra i dipendenti attivi e quelli non più in forza nell’azienda. • Gestione ordini: è in grado di redigere i documenti relativi ad offerte, conferme d’ordine, ordini clienti, cartelle di lavoro, bollettini di consegna, fatture con relativa polizza PVR (anche in Euro), note di credito e ordini ai fornitori. Gestione della preparazione merce anche con pesatura automatica, elaborazione elettronica degli ordini EDI. Sono inoltre possibili il controllo della disponibilità virtuale del magazzino sulle conferme d’ordine, la prenotazione degli articoli inseriti nelle stesse e la creazione in automatico di ordini ai fornitori. Per l’esportazione nell’Unione Europea, la gestione ordini implementa la nomenclatura combinata degli articoli per redigere l’archivio e le stampe Intrastat da inviare alle dogane. È stata anche creata la gestione della statistica alcolica per la regia federale dell’alcool per le società vinicole. • Gestione prestazioni: quest’altro modulo è particolarmente indicato per fiduciarie, studi legali e società che gestiscono la fatturazione mediante le ore prestate. È caratterizzato da un’estrema facilità di utilizzo e dalla possibilità di eseguire analisi produttive dei dipendenti. È inoltre possibile determinare il costo delle prestazioni per ogni singolo mandato relativamente ad un determinato periodo di interesse.

• Gestione commesse: appositamente creato per la gestione di commesse e cantieri di ogni genere. È possibile amministrare la manodopera impiegata, i macchinari e il materiale. Durante la creazione della commessa, nella definizione del budget, se la prestazione impiegata è di tipo materiale possiamo indicare la distinta degli articoli necessari alla sua realizzazione. Questi articoli possono consistere in listini prezzi, articoli di magazzino o articoli liberi. • Gestione servizi: permette di effettuare la ricerca di clienti, oggetti e apparecchi in modo rapido e selettivo. Inoltre, gestisce l’amministrazione di manutenzioni e riparazioni del parco apparecchi dei clienti. È inclusa la gestione della scheda anagrafica: dall’amministratore o proprietario dell’immobile all’inquilino o proprietario dell’appartamento. Si può gestire l’ubicazione dell’apparecchio nell’immobile (locali tecnici, vani comuni o appartamento) ed è inclusa una funzione per lo spostamento degli apparecchi tra immobili o ubicazioni. • Gestione garage: studiato per garage, carrozzerie e tutti gli specialisti del settore, e in grado di gestire più marche principali e secondarie, definendo il riporto contabile personalizzato per ogni marca. Con questo modulo la vendita e l’acquisto di vetture diventano più facili, automaticamente vengono creati i contratti di vendita o di acquisto con le emissioni delle relative fatture o note di credito. • Gestione cassa (POS): creato al fine di rendere molto veloce e semplice l’utilizzo di più casse in un unico negozio e avere una rete di più negozi. • Gestione magazzino: permette la completa gestione di un numero illimitato di magazzini e di articoli relativi a vari gruppi merceologici. Gestione dei lotti, degli acquisti, della calcolazione dei prezzi, delle condizioni di vendita e delle promozioni. • Gestione presenze: il modulo gestione presenze permette il rilevamento delle presenze ed il controllo degli accessi del personale. Tramite delle causali definibili dall’utente si possono gestire le varie situazioni legate ai dipendenti. Gestione della pianificazione dei vari turni del personale. Per poter verificare il contenuto di tutti i moduli, che per ovvie ragioni di spazio non abbiamo potuto elencare per intero, e per un contatto diretto con HSI SIRIO SA, vi invitiamo a rivolgervi a: HSI SIRIO SA Via Carlo Maderno 42a, 6850 Mendrisio Tel. +41 91 612 21 21, Fax +41 91 612 21 22 info@hsi.ch, www.hsi.ch

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Vita dei Soci di Lisa Pantini

Consulenza italo-svizzera tra Ticino e Nord Italia Un team di professionisti al vostro servizio per la delocalizzazione delle imprese al di qua ed al di là del confine, ma non solo, con un ventaglio di servizi volti alla consulenza specifica in ambito professionale per le PMI esigenti

Dove è meglio investire? Qual è il rendimento di un’azienda oggi sul mercato? Comperare una realtà interessante in tempi di crisi? Conviene davvero? Come gestire la successione aziendale? Tante domande, troppe. Complesse e di difficile riposta. Non più. Oggi è possibile affidarsi alle mani esperte di Lugicons SA, che opera con successo al di là ed al di qua del confine. Una società di consulenza specializzata che aiuta gli investitori e gli imprenditori a trovare realtà interessanti nelle quale poter investire, delocalizzare la produzione o spostare un’azienda da uno Stato all’altro. L’accompagnamento in tutte le sue tappe dell’imprenditore ticinese che vuole investire in avviate industrie ed imprese nel Nord/Nord Est Italia, come pure un sostegno mirato a quelle realtà imprenditoriali che vogliono insediarsi in Ticino. L’approfondita conoscenza dei processi aziendali, così come del sistema – Paese sia italiano che svizzero, avendo maturato grandi esperienze in entrambe le Nazioni ed avendo già numerosi esempi di successo quale accompagnamento ed insediamento sia in Italia che in Ticino sono solo alcuni dei punti di forza di questa dinamica società. Basata a Lugano, attiva dalla metà del 2009 su territorio elvetico, si avvale della diretta consulenza professionale di Luigi Perillo e Giovanni Parisi, iscritti all’albo dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili in Italia, con alle spalle oltre un decennio di esperienza nel settore; Lugicons SA si pone con vivacità e specializzazione sulla piazza luganese, e più in generale sul territorio ticinese.

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Accanto ai due professionisti, opera anche Claudio Cesare Secchi, esperto di corporate strategy, reengineering e sviluppo sistemi di business intelligence, a prescindere dal contesto dimensionale e settoriale aziendale, per il raggiungimento di risultati già nel breve periodo, con un’esperienza di analisi legata ad oltre 500 aziende valutate nel corso degli ultimi 18 anni ed estesa a tutti i settori, oltre ad una continua esperienza di managing buy out (acquisizioni) con risultati spesso riportati anche dai principali media. Esperti accreditati in materia di strutturazione di business planning ovvero progettazione di strutture imprenditoriali, organizzazione, gestione e sviluppo di nuove attività, riorganizzazione e gestione di situazioni di ristrutturazione o patologia aziendale, sia in ambito finanziario che manageriale in senso stretto. Un team competente, che viste le previsioni di buon andamento per l’anno appena cominciato, sull’onda dei successi inanellati nel 2011, potrebbe presto espandersi, con la creazione di nuovi posti di lavoro per tutte le figure di lavoro dipendente oltre che per figure professionali specializzate. Delocalizzazione – o relocation che dir si voglia –, quale opportunità. Che si tratti della produzione, di una parte di essa o del trasferimento di tutta un’azienda in un altro Paese, la delocalizzazione è sempre stata vista come un vantaggio competitivo. E questo per diversi motivi, non sempre solo meramente economici: una politica fiscale attrattiva e non “asfissiante” per le PMI; incentivi alla relocation per uno sviluppo economico ed innovativo; un mag-


gior know-how in loco quale potenziale da sfruttare; un sistema-Paese concreto, stabile e sicuro (dalla pace sociale alla stabilità politica, economica e sociale); la possibilità di delocalizzare solo una parte di produzione al fine di abbracciare nuovi mercati, differenziarsi e crescere; oltre ovviamente all’opportunità di insediarsi in una regione dove i costi di produzione, di personale, ecc. sono minori rispetto alla Nazione dove la PMI vive. Lugicons SA ha una vasta conoscenza di ambedue le realtà nelle quali si propone di accompagnare clienti: da un lato quella italiana, nell’area della Brianza, che è leader mondiale nel campo della meccanica di precisione, ma anche nel Nord/Nord-Est Italia; dall’altro il territorio cantonale in cui è anche situata l’azienda. Interessanti opportunità d’investimento per i clienti che si affidano alle sapienti mani di Lugicons SA. Una consulenza specialistica che offre un supporto completo dal primo contatto all’investimento effettuato. Ma non solo, anche uno sportello informativo dove trovare informazioni sui passi da compiere per entrare sul mercato italiano e viceversa; in tutti i settori: commerciale, industriale, manifatturiero, artigianale… senza preclusioni. Ma quali sono i servizi di cui si occupa nello specifico la società luganese? La paletta è molto ampia e variegata, offre diverse operazioni nei seguenti ambiti - acquisizioni finanza straordinaria, - antitrust, - consulenza amministrativa, direzionale e del personale, - contenzioso tributario, - contratti internazionali, - consulenza fiscale,

- consulenza societaria, - consulenza contrattuale, - operazioni straordinarie, - consulenza contabile, - consulenza aziendale, direzionale e finanziaria, - perizie e consulenze tecniche, - revisione legale, - holding e intermediari finanziari, - fondazioni, trust, associazioni ed enti, - fatturazione elettronica e conservazione sostitutiva, - programma di contabilità ASP, - servizi telematici. Non a caso a partire da quest’anno Lugicons SA ha stretto una collaborazione con BE.MAIN SA, società attiva sia nella gestione patrimoniale altamente personalizzata che nella consulenza aziendale e fiscale. Entrambe le società abbracciano gli stessi principi etici, professionali e di estrema trasparenza prestando particolare attenzione alle singole peculiarità che ogni cliente possiede. L’obbiettivo è quello di creare un polo d’eccellenza nella consulenza sia ad aziende che a singoli investitori. Dunque, investire? Comperare? Anche in tempi di crisi, sì, perché spesso, se non sempre, dalle “peggiori” crisi economiche sono state partorite le migliori idee e le innovazioni eccellenti. Osare, investire in realtà industriali promettenti e sane, in maniera oculata, affidandosi a specialisti, ovviamente! Lugicons SA vicolo Concordia 1, 6932 Breganzona Tel. +41 91 210 48 58 info@lugicons.ch www.lugicons.ch

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Vita dei Soci Comunicato stampa

ESA Ticino: il supermercato dei garagisti e dei carrozzieri si amplia Un ampliamento della superficie per una riorganizzazione del settore logistica: un nuovo stabile di oltre 7’000 m3 verrà completato per il mese di maggio del 2012 e permetterà di stoccare sempre più merce per incrementare i volumi di vendita e il servizio ai garages, carrozzerie ed ai clienti. Tante le novità: il potenziamento dei servizi ed un nuovo Direttore della filiale ticinese per ESA, l’organizzazione d’acquisto del settore dell’automobile e dei veicoli a motore

L’ampliamento

ESA è la cooperativa d’acquisto per il settore svizzero dell’automobile e dei veicoli a motore,con oltre 7’200 associati, che ne sono i comproprietari (garagisti – garage di automobili, autocarri e motociclette –, carrozzieri verniciatori e lattonieri, stazioni di servizio come pure officine comunali e cantonali). La sede principale è ubicata a Burgdorf, nel Canton Berna, e la copertura dei servizi ESA è assicurata a livello svizzero dalle sette succursali (Burgdorf, Regensdorf, Giubiasco, San Gallo, Bussigny, Honau, Reinach). Grazie al costante successo aziendale, ESA Ticino ha deciso di acquistare un terreno adiacente alla proprietà attuale, ubicata in una posizione strategica in Via Mondari 5 a Giubiasco, nelle immediate vicinanze dello svincolo autostradale, essendo così in un punto nevralgico per il passaggio del traffico e per il ritiro delle merci. Il terreno, acquistato nella primavera del 2011, ha una superficie di 700 mq, e si posiziona proprio alle spalle della sede ESA. La domanda di costruzione è stata inoltrata alle autorità alla metà di novembre 2011. A marzo 2012 inizieranno i lavori di ampliamento, che vedranno la realizzazione di uno stabile nuovo di oltre 7’000 m3, dove sarà riorganizzato in toto il settore della logistica per la ricezione, lo smistamento interno e lo stoccaggio (fase 1). La fase denominata 2 prevede la riorganizzazione dei settori di

ritiro della merce e consegna a domicilio con ben 8 portali d’uscita. I posteggi per accogliere i clienti ed i collaboratori sono stati riposizionati sul nuovo sedime. Un investimento cospicuo che è stato possibile, anche in tempi più o meno difficili, grazie al buon andamento aziendale: anche nel 2011 la cifra d’affari di ESA Ticino ha superato i 25 milioni di franchi. Questo permetterà l’edificazione del nuovo stabile e nuove assunzioni nel corso del 2012. Il nuovo stabile ospiterà uno stock di merce sempre maggiore: attualmente ESA possiede il magazzino più grande di pezzi di ricambio e di pneumatici in Ticino, ed ha la possibilità di rifornire i propri clienti con oltre 600’000 articoli in meno di 24 ore. Sono 10 i furgoncini che partono tre volte al giorno dalla sede di Giubiasco alla volta dei clienti sparsi sul territorio cantonale. Un servizio puntuale e vicino alla clientela. Anche i carrozzieri, che hanno il loro centro di formazione professionale presso la sede di Via Mondari, beneficeranno dell’ingrandimento della sede con nuove superfici utilizzabili.

Una successione interna per la Direzione

Gli ex apprendisti impiegati in ESA

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Altra novità fondamentale per la sede ticinese è il cambiamento ai vertici: Franco Fontana dopo oltre 40 anni ha lasciato la Direzione di ESA Ticino per raggiunti limiti di età. Gli è subentrato dal 1° gennaio Roberto Bellini, che fino allo scorso anno ricopriva la carica di Vice Direttore. Franco Fontana ha diretto con competenza, entusiasmo e successo la succursale di Giubiasco sin dalla sua fonda-


zione, alla fine degli anni ‘60. Ha visto crescere, prosperare e maturare l’organizzazione, seguendola passo per passo in tutte le sue attività, formando apprendisti che ancora oggi lavorano in ESA con ruoli di responsabilità o si sono distinti per le proprie qualità ai vertici di altre aziende, dopo un apprendistato con ESA; e continuando a seguire personalmente la formazione delle giovani leve. Oggi ESA conta 33 collaboratori, di cui 4 giovani in formazione. Franco Fontana resterà a disposizione di ESA fino alla fine di giugno e si occuperà, tra l’altro, dell’ampliamento della succursale. Roberto Bellini, classe 1979, domiciliato a Balerna, è un ingegnere in tecnica automobilistica, ha maturato un’esperienza come responsabile vendita e del servizio tecnico di un’azienda svizzera del settore metalmeccanico. Arriva in ESA nel 2006 e dal 1° gennaio ne ha assunto la Direzione.

tici; ed è distributore ufficiale di vignette autostradali. Un assortimento completo al 101% per tutti gli specialisti del settore.

MechaniXclub: una community per giovani collaboratori del settore dell’automobile

Lanciata da ESA in occasione del Salone dell’Auto 2011, in un solo mese ha raggiunto oltre 1’000 adesioni. Si tratta del primo club gratuito per giovani collaboratori del settore automobilistico, infatti può aderire alla community chi lavora in un settore legato all’automobile in Svizzera (garages, carrozzerie, importatori d’auto, fornitori, …). Gli iscritti possono comunicare tra loro, informarsi sulle novità del settore e leggere sussidi didattici sulla formazione ed il perfezionamento professionale,partecipare a Forum, beneficiare di entrate gratuite ad eventi particolari ed interessanti concorsi, ecc.. Un interessante prospettiva per tutti i giovani che possono dialogare, interagire e confrontarsi con i loro coetanei nel resto della Svizzera. Il sito è raggiungibile all’indirizzo www.mechanixclub.ch.

ESA: un breve profilo

Franco Fontana e Roberto Bellini

L’importanza di ESA Ticino nel contesto nazionale è riconosciuta anche dal fatto che dallo scorso novembre 2011 il nuovo membro della Direzione centrale, e responsabile delle 7 succursali, è un ticinese doc, nella persona del Signor Giorgio Feitknecht.

Servizi

Il potenziamento del settore dei pezzi di servizio e usura, lanciato in Ticino 5 anni fa, ed oggi funzionante a pieno regime, fa parte del discorso della riorganizzazione logistica. Un’operazione necessaria e fortemente voluta, sia per dare un maggiore servizio ai clienti, sia per delle esigenze interne di maggiore strutturazione dello stoccaggio merce. ESA possiede una vasta scelta di oltre 600’000 articoli, disponibili in meno di 24ore che vengono portati ai clienti nelle tre consegne giornaliere con i 10mezzi a disposizione. Grazie all’ampliamento dei depositi di pezzi di servizio di servizio e d’usura in tutte le succursali, i clienti sono serviti sempre più velocemente e in maniera più performante. ESA offre un vasto assortimento di beni di consumo ed’investimento, sostenuto da un servizio moderno e ben preparato di consulenza e prestazioni. Nello specifico, ESA si è specializzata nella vendita di pneumatici (12 marche oltre l’esclusiva ESA Tecar), cerchi, pezzi di usura e servizio, batterie, catene da neve, lubrificanti, accessori per auto, prodotti chimici, prodotti per carrozzieri completa di 2 linee di pittura, attrezzature per garages/officine/carrozzerie, impianti di lavaggi automa-

Fondata nel 1930 a Berna da 24 garagisti, quando sono entrate sul mercato svizzero aziende specializzate nella vendita di pneumatici che minacciavano di togliere ai garagisti la vendita di pneumatici. Quale controffensiva, l’UPSA, l’Unione professionale svizzera dell’automobile, ha creato una propria organizzazione di auto aiuto per il loro acquisto. Grazie alla possibilità dell’acquisto raggruppato si è potuto ridurre il prezzo. In seguito all’assortimento si sono aggiunti altri articoli in base alle esigenze di mercato. In questi 81 anni di vita, ESA è stata confrontata con molteplici situazioni congiunturali, crisi, guerra, boom economici, ecc.. L’attività è sempre andata in crescendo, e si è plasmata negli anni, fino alla struttura attuale: 7 sedi per coprire al meglio il mercato svizzero. Tra le date di rilievo possiamo ricordare il 1937, quando la sede venne trasferita da Berna a Burgdorf, il 1969 quando venne aperta la sede in Ticino, il 1988 quando i comproprietari superano la soglia dei 4’000 (7’000 nel 2001). Nel 2005 ESA celebra il 75° anniversario, con una cifra d’affari record: 260 milioni. Nel 2008, nonostante la pesante crisi economica mondiale, ESA concretizza un altro positivo risultato, 292 milioni di franchi. Anche negli ultimi anni il fatturato è andato crescendo, attestandosi attorno ai 300 milioni di franchi. In Ticino, ESA fu fondata nel 1969, ubicata inizialmente nei locali in affitto di Via Murate 7 a Bellinzona. Tappe fondamentali della brillante storia della succursale sono il 1980, quando dopo aver acquistato, rinnovato e adeguato alle nuove esigenze della società lo stabile ex-FOFT a Giubiasco, ESA vi si trasferisce. Nel 1987, visto il successo e la solidità dell’azienda, il Consiglio d’Amministrazione stanzia i crediti per la realizzazione del Centro ESA che sorgerà in Via Mondari 5, inaugurato poi nel 1988. A cavallo tra il1999 e il 2000 viene ampliata la sede, dando la possibilità anche ai carrozzieri di creare il loro centro di formazione professionale prendendo in affitto una parte dello stesso. ESA Ticino ed Engadina Via Mondari, 6512 Giubiasco Tel. +41 91 850 60 00, Fax +41 91 850 60 90 www.esa.ch

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Vita dei Soci

Il cuore della pietra in continua evoluzione La pietra è come un’opera d’arte, l’arte di plasmarla è una passione

La Gehri Rivestimenti SA è attiva sul mercato, prevalentemente ticinese, da oltre 41 anni, ma ha saputo farsi apprezzare e ritagliarsi qualche nicchia di mercato anche in altre regioni svizzere. All’origine il suo campo d’attività comprendeva ogni superficie in ceramica (piastrelle), cotti e mosaici. Da oltre un decennio a questa parte si è però voluta occupare anche della pietra naturale, che, a posteriori, ha portato all’azienda grandi soddisfazioni, tanto da poter dire che l’attività della stessa è ora suddivisa alla pari in due grandi settori: quello dei rivestimenti in ceramica e simili e quello della pietra naturale. La filosofia aziendale si basa su una parola chiave: evoluzione. La Gehri è in continua evoluzione e dunque sempre alla ricerca di nuovi materiali, nuove tecnologie da proporre alla propria clientela; il proprio personale, circa una settantina di dipendenti, è in continua formazione e istruito in modo da poter sempre proporre la giusta soluzione ad ogni richiesta o desiderata del cliente. Il 13 ottobre 2011, in aggiunta all’esistente showroom di oltre 500 m2, la Gehri ha inaugurato un nuovo spazio espositivo dedicato unicamente alla pietra naturale declinata, non solo in rivestimento di superfici, ma anche in arredo. È nato così uno spazio unico nel suo genere in Ticino, dove si scopre che ogni ambiente presente in un’abitazione, in un ufficio, ristorante, ecc., può essere arredato e valorizzato con qualsiasi tipo di pietra proveniente da qualsiasi angolo della Terra e può inoltre venir completato ed essere facilmente abbinato ad altri materiali quali ad esempio il vetro, il metallo ed il legno. All’interno dei suoi spazi espositivi Gehri ha pensato di proporre periodicamente degli eventi particolari per sfruttare al meglio la cornice fantastica data dalla pietra, che quasi si eleva ad opera d’arte a sé stante per la sua bellezza di colori e di disegni naturali. A tale proposito dal 2 al 29 febbraio 2012, la Gehri Rivestimenti avrà il piacere di ospitare l’artistascultore ticinese Fabio Bernasconi, le cui opere

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in pietra saranno esposte lungo un interessante percorso dove la pietra dell’artigiano incontrerà la pietra dello scultore! La mostra, nata dalla comune passione per la materia “pietra” è aperta al pubblico e s’intitola “Mármaron-la pietra che splende”, dove Mármaron, apparentemente parola dialettale, deriva invece dal greco antico e significa proprio: “pietra splendente o pietra che splende”. In futuro la Gehri Rivestimenti si propone di consolidare ulteriormente la propria presenza ed immagine sul mercato locale mantenendo un occhio vigile sull’innovazione tecnologica, sulle tendenze della moda e proponendo soluzioni combinate per evolvere gli spazi di rivestimento del cliente a veri e propri arredamenti personalizzati. La pietra naturale si presta particolarmente a tali scopi ed impieghi vista la sua incredibile bellezza e originalità, elevando l’esclusività e l’eleganza di ogni ambiente come nessun altro materiale naturale. La possibilità, inoltre, di poter lavorare in sede la materia con l’ausilio di moderni e performanti macchinari a controllo numerico, permette all’azienda di personalizzare al meglio ogni desiderio del cliente, controllando costantemente la qualità del prodotto e della lavorazione proposta. Gli obbiettivi della Gehri rimangono quelli di offrire il miglior servizio possibile a condizioni di mercato, proponendo al cliente un servizio a 360°, ossia dalla consulenza presso i nostri showroom alla progettazione, alla produzione in laboratorio, alla realizzazione fino alla consegna dell’opera collaudata, offrendo a corollario di tutto ciò le garanzie di servizio dopo vendita. Gehri Rivestimenti SA Resega di Cornaredo via Chiosso 12 6948 Porza Tel. +41 91 936 30 00 Fax +41 91 936 30 11 info@gehri.com www.gehri.com


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Vita dei Soci di Lisa Pantini

CSI entra in azienda Cosa centra la scena del crimine o la nota serie tv americana ambientata a New York, Las Vegas o Miami che appassiona milioni di telespettatori nel mondo con Olivone? Apparentemente nulla. Ma l’Istituto Alpino di Chimica e Tossicologia, della Fondazione Alpina per le Scienze della Vita AFLS di Olivone rappresenta un po’ questa realtà con “misteriosi risvolti” per noi, comuni mortali. Indagini di polizia, criminologia, medicina legale, analisi e studio di droghe e medicamenti, ecc. sono alcuni degli ambiti di attività. Un “effetto CSI” in casa nostra, nel nostro piccolo Ticino, che potrebbe entrare nelle aziende e rendersi utile in numerosi comparti industriali

Per il momento niente scena del crimine, niente poliziotti o investigatori. Laboratori, analisi, collaborazioni con la polizia, sì, ma non in chiave così “criminale” come la tv, attraverso serie e fiction come CSI, NCIS, RIS Delitti Imperfetti, e molte altre, ci hanno abituato a percepire. Nella bellissima Valle di Blenio, più precisamente ad Olivone, sorge l’Istituto Alpino di Chimica e Tossicologia, riconosciuto dal Consiglio di Stato quale centro di competenza nel 2005, nato con un progetto di sviluppo delle regioni montane e delle zone periferiche, per dar loro uno potenziamento economico, sociale e culturale già dal 1996, sostenuto dalle autorità federali, cantonali e comunali. Progetto innovativo sia per la realtà cantonale, sia per la tematica trattata, estremamente di nicchia, che però negli anni si è consolidata ed ha potuto, attraverso un approccio interdisciplinare, creare alcuni posti di lavoro qualificati, approfondire delle pratiche di analisi di laboratorio e diventare un punto di eccellenza e di riferimento per alcune analisi specifiche sia in collaborazione con la polizia che con l’industria. Un servizio locale che ha raggiunto e superato i confini nazionali creando un network di collaborazioni con autorevoli enti universitari e non, un valore aggiunto al Cantone per le prestazioni per istituzioni pubbliche e private, che ha creato alcuni posti di lavoro qualificati, riqualificando una regione discosta ed una località periferica quale Olivone. L’Istituto Alpino di Chimica e Tossicologia creato nel 2005, da una proposta iniziale del progetto del 1996 quando già s’intravvedeva la possibilità di realizzare un centro specializzato nelle analisi chimiche e tossicologiche forensi, oggi è una realtà consolidata che vanta numerose prestigiose collaborazioni: il Canton Ticino, la magistratura ticinese e quella del Canton Grigioni, la Polizia ticinese, il Centro universitario romando di medicina legale – CURML di Losanna/Ginevra. Inoltre vi sono altre diverse interazioni con altri istituti universitari specializzati, quali l’Università dell’Insubria, l’Istituto Universitario di Medicina Legale di Varese, l’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, l’Università degli Studi di Milano e l’Haute École Valaisanne di Sion. Al suo interno esso presenta laboratori specializzati per le analisi chimiche sia in ambito legale e criminale, come pure per lo studio e le analisi chimiche da una lato e tossicologiche dall’altro, utili alle aziende operative nel settore farmaceutico, farmacologico, ed industriale. Inoltre è presente un’aula-laboratorio didattica per corsi di formazione scolastica e professionale. L’Istituto Alpino di Chimica e Tossicologia, è composto da due laboratori, il primo, che venne definito nel 2000, quale labora-

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Ario Conti, Direttore

torio di fitofarmacologia (LFITO) dove oggi ci si occupa essenzialmente di analisi chimiche su matrici non biologiche e/o di origine vegetale, il secondo di Chimica e Tossicologia (LCTOX). Nel primo, vengono infatti analizzate, testate e studiate nuove sostanze utili all’industria farmaceutica in primis, per i loro dipartimenti di ricerca e sviluppo, al fine di testare e brevettare nuove sostanze utili alla nostra salute per farmaci più performanti. Ne un esempio il settore di sviluppo legato ai cosiddetti prodotti extractables & leachables. Al contempo, vengono svolte anche analisi di chimica forense, con l’analisi di polveri quali cocaina, eroina, cannabis con una particolare attenzione verso le “new design drugs” che ogni giorno appaiono sul mercato illegale e online. Le potenzialità di analisi e di collaborazione con questo laboratorio per le aziende presenti sul territorio cantonale sono innumerevoli e vanno sviluppate in questo senso, anche per altre industrie che vogliono studiare ed approfondire, ad esempio, nuovi aspetti anche per l’industria tessile, plastica, chimica e cartotecnica, solo per citarne alcuni. Ma non si fermano qui: le possibili collaborazioni con le industrie e le aziende ticinesi e svizzere spaziano in tutte quelle società dove si utilizza la chimica, la fisica e la biochimica, e non per forza devono limitarsi al comparto “salute”. L’attività di ricerca scientifica permette di garantire un servizio analitico anche per il comparto agroalimentare, ospedaliero, ai centri benessere, ecc.. Sin


dal 2003, grazie alla certificazione GMP (Good Manufacturing Laboratories) ricevuta da Swissmedic, il primo laboratorio realizzato a Olivone è quindi diventato un riferimento esterno per numerose aziende farmaceutiche quali IBSA SA, Linnea SA, Helsinn Advanced Synthesis SA, Microsphere SA, Explora SA, Sintetica SA, ecc.. Il secondo, il laboratorio di Chimica e Tossicologia (LCTOX), aperto nel 2007, è invece il centro di riferimento per droghe, medicamenti, veleni, etanolo (alcol), ecc.. L’attività riguarda essenzialmente lo studio su matrici di tipo biologico. Questo spazia dalla tossicologia generale a quella forense in particolare con le analisi su matrici provenienti da persone vive per accertare la presenza di droghe, veleni, o farmaci su individui sui quali si stanno conducendo delle indagini, come nel caso dell’assunzione di droghe o medicamenti su utenti della strada o con le analisi dell’etanolo (alcol) rivolte gli utenti della strada. In parallelo e in collaborazione con il Centro Universitario Romando di Medicina Legale – CURML – o con altri istituti universitari, vengono effettuate delle analisi nel quadro della tossicologia forense post-mortem, volta a stabilire le cause di decesso non naturali (sangue, urina, capelli, saliva, cervello, liquido cerebrospinale, ecc.). La cooperazione attiva con gli altri attori chiave dell’autorità penale cantonale ed elvetica sono dei punti chiave per il successo di LCTOX. Un coordinamento a più livelli e con più attori quali la polizia scientifica, l’Istituto cantonale di patologia, il Laboratorio di Diagnostica Molecolare di Lugano, ecc. sono più che necessari per il perfetto funzionamento del nostro sistema legale e giuridico. Dal 2009, con le richieste ufficiali formulate all’Ufficio federale dell’economia, in particolare al Servizio di accreditamento svizzero SAS, servizio di chimica, biologia e sanità, l’Istituto alpino di chimica e di tossicologia dal 22 dicembre 2011 è accreditato secondo gli standard ISO/IEC 17025 – STS 563. Inoltre dall’8 gennaio 2012 al 6 gennaio 2017 l’Istituto è stato di nuovo ricertificato quale laboratorio GMP da parte di Swissmedic (Istituto svizzero per gli agenti terapeutici di Berna). La prima certificazione venne rilasciata nel 2003. Infine, con la domanda rivolta a Swissmedic, Division Preclinical Review, l’Istituto dovrebbe ricevere, nel corso del primo trimestre 2012, la certificazione GLP (Good Laboratories Practices) e GCLP (Good Laboratories Clinical Practices). Tutte queste certificazioni e accreditamenti, che hanno richiesto notevoli investimenti sia economici come pure in risorse umane, hanno consentito all’Istituto Alpino di Chimica e di Tossicologia di compiere un ulteriore passo avanti nella ricerca e nel consolidamento delle attività svolte presso i suoi due laboratori. Grazie a questi riconoscimenti esso può ora implementare tutta una serie di analisi e di studi per esempio nel settore della farmacocinetica, analisi che consentono la messa a punto di nuovi medicamenti per la medicina umana e veterinaria. A dimostrazione del continuo progresso e sviluppo di queste attività si sta valutando la creazione di un terzo laboratorio nel quale verrebbero eseguite le analisi di chimica clinica nell’ambito di progetti di messa a punto di nuovi medicamenti. À côté delle attività di analisi tossicologiche e farmacologiche vi è il Campus Scienza Musica e Sport, gestito dalla Fondazione Alpina per le Scienze della Vita AFLS e dall’Ufficio Cantonale di Gioventù e Sport. Periodi di studio e di approfondimento di conoscenze teoriche e pratiche combinati con lo svago nella natura. Il Campus è aperto a tutti, e si adatta alle esigenze degli studenti, a seconda della loro età (elementari, medie, licei, università) e si pone l’obiettivo di divulgare le materie biologiche, chimiche ed affini alla vita dell’uomo alle giovani menti. Il Campus è aperto anche per soggiorni di studio e di

lavoro alle imprese che desiderano ritrovare dei luoghi tranquilli dove poter discutere strategie aziendali piuttosto che argomentazioni e tematiche scientifiche. La Fondazione Alpina per le Scienze della Vita AFLS si è fatta promotrice della formazione professionale che conduce all’esame del diploma Cantonale di Fitoterapista; l’unico diploma di questo genere riconosciuto a livello cantonale. Inoltre a livello svizzero è stata promotrice della Konferenz höhere fachschulen alternativmedizin, volta al riconoscimento a livello federale di formazioni in ambito omeopatico, di naturopatia tradizionale europea NTE, di fitoterapia e di medicina tradizionale cinese; organizzando attivamente corsi di medicina complementare con altre scuole svizzere. Formazione, sviluppo e ricerca scientifica di fondono per un centro d’eccellenza nella piccola Valle di Blenio. Oggi conta 12 dipendenti, tutti altamente formati e specializzati o in fase di specializzazione, sono infatti alcuni i professionisti che entrano nel ramo della ricerca scientifica e lavorando presso l’Istituto Alpino di Chimica e Tossicologia, portano avanti una formazione superiore post laurea o di dottorato di ricerca. Fondazione Alpina per le Scienze della Vita Istituto Alpino di Chimica e Tossicologia Ario Conti, Direttore 6718 Olivone Tel. +41 91 872 21 68 Fax +41 91 872 21 69 ario.conti@ti.ch fasv@bluewin.ch www.fasv.ch

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Vita dei Soci di Alessandra Bieri, Senior Consultant Luisono Consulenze SA

Uomo di gomma non si nasce, si diventa L’eroe della Marvel sfida le difficoltà congiunturali

Alessandra Bieri

Leggendo e stilando annunci di lavoro, l’identikit che si profila ai nostri occhi e che battuta per battuta prende forma sullo schermo ricorda un fascinoso supereroe. Anzi il supereroe moderno, apprezzato dai colleghi, con un eccellente percorso formativo e professionale alle spalle ed una carriera fantastica in prospettiva, possibilmente con richieste d’onorario ragionevoli e ben integrato. I candidati devono essere istruiti, poliglotti, disporre di un’esperienza pregressa in funzione analoga. Specialisti del settore ed al contempo tuttologi brillanti. Razionalizzando questi profili ideali ed osservando i percorsi professionali descritti nei curriculm vitae notiamo come in realtà, l’eroe che cerchiamo non è tanto un improbabile Superman, quanto piuttosto questo duttile uomo di gomma che neurone per neurone amplia le sue possibilità, incassando un sacco di colpi duri strada facendo. Esattamente come gli eroi della Marvel che segnarono l’inizio di una nuova epoca, passando dagli eroi perfetti ad eroi più simili a uomini non sempre baciati dalla fortuna. Oggi la crisi definisce l’esigenza preminente delle aziende di acquisire capitale umano capace di adattarsi e rinnovarsi alla loro stessa stregua, essendo esse confrontate a cicli economici sempre più brevi e negli ultimi anni a situazioni di crisi a livello mondiale sempre più frequenti, mai più sfociate in un periodo di vacche grasse. Dunque persone ed aziende facilmente plasmabili? Non esattamente. Flessibili indubbiamente, ma dotate di energia propria, di una propulsione al rinnovamento piuttosto che della sola capacità di adattarsi. L’azienda, come i suoi collaboratori non devono di fatto essere in balia del contesto economico, quanto piuttosto godere di una struttura solida capace di assorbire i contraccolpi, implementando delle strategie di rinnovamento. Resilienza. Questa proprietà fisica descrive la capacità di resistere ad urti improvvisi senza spezzarsi, in sintesi un’equazione bilanciata tra assorbimento e rilascio di energia. Traslata nel contesto professionale odierno, la capacità di rendere le aziende ed i collaboratori capaci di non subire repentini cambiamenti in maniera negativa, quanto di riconoscerli quale percorso obbligato nel contesto professionale e viverli in maniera proattiva uscendone trasformati. Queste capacità non sono innate nell’uomo e di riflesso nell’azienda. Non si tratta di una predisposizione genetica, bensì del lento forgiare dell’esperienza. Già negli anni settanta la psicologa dello sviluppo Emmy E. Werner e la collega Ruth Smith studiarono come contesti di vita difficili nell’infanzia potevano influire sulla vita futura. Nel corso dello studio, 698 bambini provenienti da situazioni difficili furono analizzati per oltre quarant’anni. Dallo studio emerse come un terzo dei bambini nonostante le difficoltà infantili, ebbe successo nell’età adulta. Emersero alcune conclusioni interessanti traslabili anche al mondo del lavoro: • tali doti non sono innate; • possono variare nel corso del tempo – il grado di resistenza

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non è uniforme nel corso della vita; • le radici per lo sviluppo di questa caratteristica risiedono nella personalità, ma anche nel contesto. Quali gli atteggiamenti distintivi di queste persone? Contano sul successo delle proprie azioni ed affrontano situazioni problematiche attivamente, sfruttando in maniera effettiva le risorse. Inoltre analizzano il loro operato in maniera critica, riconoscendo realisticamente quando non possono influenzare un evento sgravandosi da pressioni inutili. Involontariamente questo modello comportamentale inibisce o perlomeno riduce i fattori di stress e pone un problema quale sfida e non come fattore di frustrazione. Fattori esogeni che possono influenzare positivamente la resilienza, sempre traslandole al mondo del lavoro sono: la valorizzazione e l’accettazione, il supporto ed una certa struttura. Persone di riferimento competenti, positive, capaci di proporre un modello positivo di risoluzione dei problemi e dei conflitti, responsabilizzazione, possibilità di formazione, obiettivi realistici, modelli di comunicazione costruttivi. In azienda acquisiscono valore i legami interni, ove fiducia e rispetto vengono condivisi, permettendo una riduzione degli sprechi di tempo ed il logorio dell’insoddisfazione. Con il supporto del gruppo la risoluzione di un problema viene sollevata dall’individuo, condivisa ed analizzata. L’approccio da più punti di vista permette altresì l’estensione della gamma di possibili soluzioni, creando automaticamente piani d’azione alternativi, qualora un approccio dovesse verificarsi incompleto o inadeguato. Un giusto equilibrio tra operare pianificato ed improvvisazione, offre all’individuo la possibilità di esprimersi, talvolta esponendosi al rischio, godendo del supporto di una struttura che offre stabilità. Questo concetto trova applicazione anche in modelli di approccio al mercato. Semplificando, lo Yeld management, sapientemente applicato dalle compagnie aeree, poi adottato anche dal settore alberghiero e turistico in genere, sfrutta i paradigmi sopra menzionati: tariffe standard, riferimento per l’operatività durante un periodo di occupazione normale; prezzi e tariffe alti nei periodi di massima occupazione; tariffe più vantaggiose a ridosso della prospettiva di servizio invenduto applicate dall’operatore investito della responsabilità della trattativa individuale affrontata con il cliente. L’esperienza forgia dunque la resilienza dell’individuo e del suo contesto, permettendo ad entrambi di evolvere e di credere nella possibilità di superare periodi di crisi. Luisoni Consulenze SA via Balestra 9, 6900 Lugano Tel. +41 91 911 30 00 Fax +41 91 923 55 43 www.luisoni.ch


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MetallGlass 2011-2012 MetallGlass alla sua 4a edizione Giunta alla sua quarta edizione, la rivista MetallGlass, pubblicata da Fabio Sacchi (Pubblicità Sacchi Edizioni Tecniche & Commerciali, Manno) in collaborazione con l’USM-Federazione Ticino, è ormai divenuta punto di riferimento per tutti coloro che si occupano di progettazione ed esecuzione nel settore della metalcostruzione e del vetro. L’acciaio sta assumendo sempre più un ruolo di primo piano nel settore delle costruzioni sia civili che industriali. La durata, la resistenza alla corrosione, le caratteristiche meccaniche, la resistenza al fuoco e l’assenza di manutenzione nel tempo, così come l’esigenza, sempre più attuale, del controllo della sostenibilità e dell’impatto ambientale sia dei processi industriali che delle costruzioni realizzate, hanno posto l’acciaio al vertice della classifica dei materiali da utilizzare. Ricordiamo inoltre che l’acciaio è un materiale straordinario dalle enormi potenzialità: è resistente, elastico, duttile, leggero e riciclabile al 100%. Offre quindi ai progettisti una libertà creativa che nessun altro materiale è in grado di dare. Per queste ragioni un futuro in cui verrà utilizzato in edilizia molto più degli altri materiali, non è una cosa inverosimile. Non a caso progettisti, architetti e tecnici, sempre alla ricerca di nuove forme e di risposte alle esigenze di duttilità e “libertà” degli spazi, hanno esaltato negli ultimi anni l’impiego dell’acciaio nelle costruzioni moderne. Non da meno è l’utilizzo del vetro in architettura che ha subìto negli ultimi anni un’accelerazione significativa, grazie alla sua trasparenza e all’aspirazione di molti architetti contemporanei di ridefinire l’idea di demarcazione netta tra spazi interni ed esterni. Le tendenze dell’architettura contemporanea verso la “smaterializzazione” del manufatto architettonico vedono dunque il vetro quale naturale protagonista: in primis, come già detto, per la sua trasparenza, ma anche per il riflesso, le distorsioni, i cambiamenti di colore che gli involucri in vetro offrono, interagendo in modo sempre diverso con l’ambiente circostante e arricchendo cosí il linguaggio formale delle superfici continue. Confermano questa tesi i molti soggetti analizzati: Lake Lugano House, futuristico esempio di prodezza ingegneristica e creativa cui abbiamo dedicato la prima pagina di copertina; le fluttuanti curvature che sfidano i limiti del vetro; le svettanti doppie facciate del nuovo Centro di Calcolo a Lugano o, ancora, lo slancio sinuoso de “la cité de l’ocean” in cui rampe ricche di energia spuntano dal terreno come onde... Molte sono le realizzazioni eseguite nel nostro piccolo Cantone; vi mostreranno come il campo delle costruzioni in vetro strutturale e acciaio apra nuovi percorsi e opportunità alla costruzione metallica, in cui sia l’approccio architettonico agli spazi che quello strutturale ai sistemi

statici e ai dettagli costruttivi vengono ridefiniti in modo produttivo. Questo settore consente ai progettisti di riconquistare il ruolo e l’attidudine di dare risposte diversificate e innovative, in quanto le esigenze sono sempre nuove. Vale quindi la pena di investire in questa direzione, sulla base di una sinergia indispensabile tra progettazione, produzione e ricerca. MetallGlass, stampata e distribuita gratuitamente in Ticino, in circa 3’000 copie, desidera illustrare agli operatori servizi particolari, prodotti tecnologicamente innovativi o semplicemente le ultime innovazioni nei vari campi d’interesse. Vuole anche essere uno strumento di riferimento unico e indispensabile per tutte le aziende che producono serramenti metallici, facciate continue, carpenteria per l’edilizia, per i commercianti e distributori del settore, per le aziende fornitrici e per i progettisti dell’involucro che intendono imporsi sul mercato. Questo numero di MetallGlass è arricchito da diversi contributi che offrono informazioni utili e confronti con esperienze interessanti. Tra i molti segnalo la presentazione della norma SIA 358 (leggi e direttive nella costruzione di ringhiere e parapetti), la passerella PratocarassoGalbisio a Bellinzona, vincitrice del “Prix Acier 2011” e tante altre indicazioni di aziende che commercializzano prodotti per il settore del vetro e del metallo. La rivista può essere richiesta gratuitamente presso il segretariato USM Federazione Ticino (Tel. +41 91 745 37 65, usm@usmticino.ch).

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Ticino Truck Service SA

Diecimila prodotti in magazzino a disposizione, ricezione a ventiquattro ore dall’ordine. La forza di Ticino Truck Service SA sta nei numeri e nella rapidità del servizio offerto ad aziende e privati. È originata dalla competenza dello staff e dalla dinamicità di un’impresa giovane e intraprendente. «Siamo presenti nel cuore del Ticino con articoli tecnici, utensili, prodotti per la manutenzione e la pulizia, antinfortunistica, materiali di consumo e accessori per veicoli industriali» - spiegano Rudy Tenca e Oreste Pozzoli -. «Il nostro magazzino, con oltre 10’000 articoli a disposizione, ci permette di essere per la nostra clientela un partner affidabile, con prodotti di alta qualità e prezzi particolarmente vantaggiosi. Da TTS SA c’è tutto quello che occorre in cantiere, in officina e sulla strada. Sugli scaffali del magazzino ci sono filtri, batterie, attrezzature, AD Blue e tanti altri oggetti. Un’ampia gamma di prodotti e una consolidata esperienza ci rendono un punto di riferimento per il settore dell’autotrasporto e dell’edilizia. Assicuriamo ai nostri clienti tanti chilometri senza problemi. TTS SA offre la possibilità di personalizzare gli oggetti, ad esempio i capi d’abbigliamento e i dispositivi di protezione individuale. Si tratta di un chiaro esempio di questa nostra filosofia aziendale. Il principale obiettivo di TTS SA è la piena soddisfazione delle particolari esigenze di ogni cliente. Per raggiungere questa mission, ci rivolgiamo alla clientela evidenziando la nostra capacità di partire dall’idea e arrivare al prodotto finito nel giro di breve tempo». Tenca ha 31 anni e si occupa del settore trasporti, logistica e industria. «Per le imprese dei settori ai quali ci rivolgiamo, i tempi del servizio e la piena rispondenza alle richieste formulate sono aspetti fondamentali» - sottolinea -. «Proprio per andare incontro a queste esigenze abbiamo deciso di puntare su una sede situata a cinque chilometri dall’uscita autostradale di Lugano Nord e siamo impegnati in una continua analisi delle aspettative della clientela. È basata su costanti visite alle sedi delle ditte che già apprezzano i nostri servizi e a quelle che potranno diventare, in futuro, nostre clienti». Pozzoli ha trent’anni e opera nel settore edile, costruzioni e movimento terra. «La comunicazione costante con la clientela attraverso internet è una componente fondamentale della nostra attività. Abbiamo attivato un sito web - www.ttssa.ch - e le pagine sono aggiornate periodicamente con le offerte e la presentazione dei prodotti. Ma non vogliamo limitare la nostra azione alla trasmissione di informazioni da parte nostra. Nell’epoca del web 2.0, riteniamo fondamentale un continuo scambio di richieste, commenti e pareri fra noi e le persone e le aziende interessate ai nostri prodotti. Per portare avanti questo progetto abbiamo scelto la nostra pagina Facebook». La ricezione dei prodotti ordinati e disponibili in magazzino avviene nel giro di ventiquattro ore dalla richiesta, per gli altri l’utilizzo di corrieri garantisce un’adeguata rapidità. Lo staff di TTS SA può vantare esperienze pluriennali in prestigiose aziende del settore - a cominciare da Iveco, Pirelli e San Marco - e una partnership con Mauro Piazza, professionista che da vent’anni opera sul mercato dei ricambi per veicoli industriali. Da TTS SA c’è anche la possibilità di personalizzare i camion con il servizio “Truck tuning”. Sono disponibili su ordinazione accessori per tuning di ottima qualità.

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Il magazzino di Ticino Truck Service SA si trova a Bioggio in via Campagna 26. Settore trasporti, logistica e industria Rudy Tenca Via Campagna 26, 6934 Bioggio Tel. +41 91 604 64 55, Fax +41 91 604 64 66 Mobile +41 78 799 88 57 commerciale@ttssa.ch Settore edile, costruzioni & movimento terra Oreste Pozzoli Via Campagna 26, 6934 Bioggio Tel. +41 91 604 65 55, Fax +41 91 604 65 66 Mobile +41 78 631 87 98 info@ttssa.ch


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