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Sommario
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Gennaio/Febbraio 2013 Strong opinion Editoriale Contromano Il Tema
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Il Tema Il Tema
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Ospite
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La legge del Minder Contratti “normali”? L’insostenibile leggerezza della politica cantonale Il prossimo 3 marzo due voti che possono ipotecare il futuro della nostra economia Berna vuole pianificare il Ticino Le principali ragioni per rifiutare l’iniziativa Minder e privilegiare il controprogetto indiretto NO alla Revisione della LPT!
Ospite Biblioteca liberale Diritto Attualità Attualità Attualità Attualità Attualità
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Iniziativa Minder: un autogol da non fare assolutamente Si chiama Stato il nuovo “oppio dei popoli” Dal 1° gennaio nuove regole per la garanzia nei contratti di vendita e di appalto Tra la competitività generale… spuntano i Data Center 44 idee per la Svizzera Comunicare e collaborare in modo semplice in tutto il mondo Minori consumi energetici grazie a misure economiche Un sostegno concreto alle aziende ticinesi
Attualità
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Lavoro a titolo di prova AI: per nuove sinergie con il mercato del lavoro
Eventi
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Eventi
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Eventi
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Save the date: VNL ricerca ed innovazione in ambito logistico, 25.2.13 e Ticino e-business day, 27.2.13 Un approfondimento sulle possibilità d’accesso alle gare d’appalto offerte dalle istituzioni finanziarie internazionali Salute, un fattore di successo per le aziende
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nr. 1 / Gen./Feb. 2013
Impressum Editore: Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Lugano Redattrice responsabile: Lisa Pantini Comitato redazionale: Franco Ambrosetti, Luca Albertoni, Rinaldo Gobbi, Lisa Pantini, Simona Morosini Marconi, Marco Passalia e Mercedes Galan
nr. 1 / Gen./Feb. 2013
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Redazione: Cc-Ti, Corso Elvezia 16, 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 11 Fax +41 91 911 51 12 pantini@cc-ti.ch www.cc-ti.ch Pubblicità: Pubblicità Sacchi, C.P. 558 6928 Manno Tel. +41 91 600 20 70 info@pubblicitasacchi.ch www.pubblicitasacchi.ch
Stampa: TBS, La Buona Stampa sa via Fola 11, Pregassona (Lugano) Diffusione: Tiratura: 2’500 copie Abbonamento gratuito per i soci Cc-Ti Abbonamento supplementare: - CHF 50.- annuo - per i non soci CHF 70.- annuo (+ IVA) Frequenza: Ticino Business è pubblicato in 10 numeri annuali
Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti
La legge del Minder
L’iniziativa Minder che andrà in votazione il 3 marzo propone un tema delicato. Da una parte evidenzia un problema divenuto acuto negli ultimi anni, le remunerazioni galattiche di certi manager. Dall’altra introduce nel testo in votazione una questione etica fondamentale ovvero quale sia il limite massimo del compenso che spetta al vertice aziendale. La difficoltà sta nello stabilire il valore di un bene. Gli economisti classici conoscevano l’enigma chiamato “paradosso del valore”: perché mai l’acqua, bene di prima necessità e vitale per la sopravvivenza costa poco o nulla mentre i diamanti che a nulla servono se non per scopi decorativi hanno prezzi esorbitanti? La soluzione fu trovata nell’Ottocento dalla scuola di Vienna. Senza entrare in dettagli tecnici vi basti sapere che se per disgrazia foste nel Sahara, soli, senz’acqua ma con una decina di diamanti, dopo qualche giorno sareste pronti a scambiarli con il primo beduino di passaggio per qualche litro d’acqua. Il valore di un bene è soggettivo e dipende dall’utilità che vorrete attribuirgli. Poi ha un valore oggettivo che viene stabilito fra due o più persone che liberamente decidono di scambiarsi delle merci. Si chiama mercato. Ma come si stabilisce il giusto prezzo? Oggi sappiamo che il prezzo di un bene dipende sia dai costi per la sua produzione che dalla domanda di quel bene. Il giusto prezzo si situerà da qualche parte tra l’esigenza imprenditoriale di coprire i costi e guadagnare qualcosina e l’utilità che il consumatore considera accettabile per pagarne il prezzo. Da che l’uomo esiste c’è il mercato, e ci sono ladri, approfittatori, imbroglioni. Le leggi a volte non bastano, le bolle speculative riescono a inceppare il sistema, si moltiplicano abusi, illegalità, contraffazioni e quant’altro. Il Signor Minder con tempismo e spirito critico esemplari ha messo il dito nella piaga di un sistema che sembra, appunto, essersi inceppato portandoci alla crisi del 2008. A tutti è apparso improvvisamente insensato per non dire scandaloso che alcuni manager (si parla di grandi aziende quotate in borsa), oltre a non aver risanato l’azienda al cui capezzale erano stati chiamati, l’avessero ridotta un rottame o fatta fallire partendo con un paracadute d’oro. Fossero state aziende pubbliche sarebbe stato un problema di tutti. Ma per esempio Swissair era privata all’80% e UBS è integralmente privata pur avendo usufruito temporaneamente di aiuti pubblici. I problemi aziendali riguardano la proprietà, cioè gli azionisti. I privati hanno il diritto sacrosanto di decidere come gestire la propria impresa, nel bene e nel male. Hanno anche il diritto chiudere o di fallire purché non ci sia truffa. Vero è però che gli azionisti nelle grandi aziende, soprattutto quelle quotate, abbiano poco da dire, il potere è in mano al Consiglio d’Amministrazione ed alla Direzione, che non sempre usa la trasparenza e la franchezza che una buona Corporate Governance esigerebbero. Così si spiegano i fatti scandalosi avvenuti e le retribuzioni a dir poco fantasiose di alcuni manager. Contro questo modo irresponsabile di agire l’On. Minder ha scatenato la sua offensiva. Ma il suo testo ha alcune pecche non da poco. Intanto un testo intitolato “Contro le retribuzioni abusive” è demagogico, oltre che moralista. Affinché sia abusivo il salario in questione deve essere infatti “illegale, irregolare, che è fatto in abuso contro le disposizioni vigenti” (cfr. Hoepli, dizionario online). Oggi queste retribuzioni,saranno inopportune ma non sono abusive, lo diverrebbero solo se l’iniziativa passasse. I 24
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articoli che compongono il testo si ispirano a un rigido dogmatismo castrante e lesivo dell’autonomia garantita dalla legge agli organi societari. Lo scopo finale è quello di mettere sotto tutela il CdA e il management, che dovranno entrambi rispondere, pena la galera, ad un’assemblea degli azionisti genere gogna populista, una specie di “Anno zero”, in cui da padrone la faranno, la storia insegna, i soliti professionisti del giacobinismo. A questo punto sorge spontanea una domanda. Sono veramente solo i manager a ricevere compensi considerati scandalosi in un mondo dove l’ingordigia ha reso il profitto un fine ultimo? Il calciatore Messi percepisce € 31 milioni l’anno. Totti 8,6 milioni, il regista Spielberg 105 milioni, Leonardo di Caprio 30 milioni, Cameron Diaz 27 milioni, Alonso 26 milioni, Federer 44 milioni, Lady Gaga 42 milioni, Elton John 65 milioni (cfr. www.iltuosalario. it). O vogliamo parlare del mondo culturale in cui alle aste per artisti modaioli girano cifre tipo 20 o 30 milioni per opera, dei VIP della classica con compensi da 100’000 € a concerto, di giornalisti televisivi milionari, di scrittori in voga che riempiono le librerie di luoghi comuni strapagati un tanto a banalità, di Belen che chiede 15’000 € all’ora? Qualcuno si è mai lamentato delle esorbitanti fatture pagate a consulenti, avvocati di grido, uffici di revisione, fornitori di programmi informatici e quant’altro? Ora fate un po’ voi. Qual è lo scandalo? Che viviamo in un mondo di vanità e di superfluo (e per fortuna dopo secoli di fame, carestia, guerre e stenti) oppure che nel mondo ci sono dei ladri che sfuggono alla giustizia e imbroglioni che anche oggi tentano di venderti la fontana di Trevi ma invece di Totò si chiamano Madoff? Il Sig. Vasella o il Sig. Ermotti con i loro stipendi “abusivi” gestiscono decine di migliaia di persone, creano posti di lavoro, fanno crescere le loro aziende e pagano le tasse. Si occupano di mecenatismo, rispettano la socialità, fanno molto di più per la società civile e per lo Stato di tutti coloro che ho menzionato sopra. Ci saranno state e non mancheranno in futuro delle mele marce ma così è il mondo, piaccia o no. Non facciamo di tutte le erbe un fascio. Non ci servono ulteriori crociate mistiche e men che meno l’intransigenza dogmatica. Ho stima per l’anelito morale del Signor Minder che conduce una battaglia da puro e duro. Rispetto i suoi compagni di viaggio, tra i quali spicca l’ Avv. Paolo Bernasconi, per l’ardore appassionato verso la causa. Ma la visione apocalittica del mondo manageriale svizzero definito “una rovina per tutta l’economia” mi pare assai esagerata. L’auspicata introduzione di comitati Minder in scuole, fabbriche, quartieri e banche sa tanto di comitati comunisti rivoluzionari organizzati da ex di Lotta continua. Aggiungo che il vero abuso è condannare alla prigione una persona perché trasgredisce ai precetti della Carta Minder. All’ex procuratore, nonostante un passato da fustigatore, applaudire all’uso disinvolto del carcere non fa onore. Noi, come Loyola, dovendo scegliere preferiamo la prudenza allo zelo. Perciò siamo per la moderazione. Il problema va risolto con iI Controprogetto proposto da Governo e Camere. È equilibrato, affronta con moderazione i nodi della questione e non prevede pene detentive. AlI’iniziativa bisogna riconoscere il pregio di aver svegliato le istituzioni ponendole di fronte alle loro responsabilità. Ma la cura proposta è come usare l’idrante per spegnere un cerino.
Editoriale di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti
Contratti “normali”?
Fino a qualche mese fa, il contratto normale di lavoro era un oscuro e sconosciuto strumento riservato ai giuristi, nascosto nelle pieghe del Codice delle obbligazioni (CO) e applicato ad una manciata di settori considerati marginali. Da qualche tempo è diventato il protagonista indiscusso del dibattito pubblico ticinese (e non solo…) sul mercato del lavoro, sui frontalieri, sui salari minimi, sul dumping salariale ecc.. Insomma, una nuova “star” attorno alla quale sembrano ruotare i destini immediati e futuri dell’economia ticinese. Nulla di sconvolgente, ovvio che se ne parli, visto che si è deciso di usare questa via per risolvere taluni problemi, veri o presunti. Meno ovvio invece che, attraverso questa nuova strategia di arrivare a salari minimi attraverso i contratti normali di lavoro, si oscuri abilmente la loro vera funzione, che è quella di intervenire per regolare situazioni in cui vi sono acclarate condizioni di dumping salariale. Ed è opportuno ricordare che dumping salariale esiste se, come dice chiaramente il CO (art. 360a), in un ramo o in una professione vengono ripetutamente e abusivamente pagati salari inferiori a quelli d’uso per il luogo. Invece, non senza un’innegabile abilità nella comunicazione e con il sostegno di alcune scelte politiche ben precise, si utilizza la situazione per propagandare in sostanza due messaggi: - Livelli salariali bassi = dumping salariale; - Senza contratti collettivi o contratti normali di lavoro, l’economia non funziona. Entrambe le equazioni sono sbagliate, sebbene utilissime nella strategia volta ad ingabbiare l’economia e regolamentare il mercato. Come ben emerge dalla definizione del CO, il dumping salariale esiste in presenza di casi ripetuti e gravi di ribasso salariale rispetto ai salari d’uso. Ma un salario d’uso basso, non costituisce dumping e non è illegale, soprattutto se è un livello in vigore da tempo. Illegale è solo l’offerta salariale sistematicamente al ribasso rispetto a tale livello. Detto in parole povere: un salario di 2’500 franchi può essere considerato basso, da migliorare, forse inadatto ed indecente per chi vive in Svizzera, ma non costituisce automaticamente un caso di dumping e non è quindi forzatamente illegale come si vuole far credere. Non si tratta qui di difendere un livello salariale piuttosto di un altro, questo è un discorso molto ampio che va fatto a livello politico. Ma si tratta piuttosto di riconoscere che vi sono molto e diverse realtà imprenditoriali, spesso consolidate nel tempo, che vanno valutate e trattate in modo differenziato. Il salario d’uso, realtà sancita dalla legislazione federale, dipende da molti fattori e se è basso, come detto non è illegale. Differenze forse sottili e non sempre di facile comprensione, ma dalla portata considerevole per l’economia. È quindi evidente che l’utilizzo improprio di
strumenti legali per applicare decisioni di per sé di ordine politico, solo perché non si ha il coraggio di dirlo apertamente e di sopportarne le relative conseguenze, è un gioco molto pericoloso che toglie molte certezze al nostro sistema. E, lo dovrebbero sapere tutti, sindacati compresi, che l’incertezza è uno dei veleni più pericolosi per l’economia, le aziende e i posti di lavoro. Il secondo elemento fuorviante è quello di far credere che senza un accordo fra categorie e/o aziende e sindacati, l’economia non funziona e diventa una giungla. Semplicemente falso. Numerosissimi sono gli esempi di rami professionali, ma soprattutto di aziende di altissimo livello che funzionano benissimo, versano salari ragguardevoli e hanno condizioni di lavoro eccellenti anche senza contratti collettivi, aziendali, o normali. Questa è una realtà che non può e deve essere negata, né sacrificata sull’altare di interessi (anche pecuniari) di parte. Non si tratta di un’abiura al partenariato sociale, semplicemente va riconosciuto che accordi particolari non sono necessari ovunque. Dove vi sono abusi, questi vanno combattuti con ogni mezzo, anche promuovendo la diffusione di contratti collettivi, accompagnando le categorie in questo processo, ma questo non deve valere a prescindere per tutte le imprese e per tutti i settori. Dove necessario e dove collimano gli interessi della parte imprenditoriale e di quella sindacale, puntiamo alla ricerca di accordi, per il resto lasciamo operare l’economia in libertà. Le continue accuse che il cosiddetto “padronato” (detto ovviamente sempre con disprezzo) non gioca il suo ruolo, sono strumentali. Non ci siamo mai tirati indietro dove si può discutere e costruire soluzioni che abbiano un senso. Rifiutiamo invece di piegarci ai dogmi. E se in questa situazione di confusione pilotata si ignorano anche le banali regole di “fair-play” in seno alle esistenti commissioni paritetiche oppure semplicemente le si scavalcano per effettuare controlli finalizzati a trovare comunque qualche capello fuori posto, ecco che diventa azzardato dire che noi ci sottraiamo ai nostri doveri. Come uscire da questa “impasse”? Non è facilissimo, alcune proposte ci sono già state e a mio avviso i margini di manovra ci sono. Lo stesso Segretario regionale di Unia Ticino, Rolando Lepori, persona che stimo molto, ha affermato che occorre tutelare il 98% di aziende oneste presenti sul territorio. Bene che vi sia un riconoscimento di questo tipo, perché troppo spesso i messaggi pubblici sono di segno opposto e inducono l’opinione pubblica che la proporzione sia rovesciata. Ma in un contesto di sempre maggiore volontà di regolamentare, mettere lacci ovunque e ingabbiare lo spirito imprenditoriale (v. le votazioni federali sull’iniziativa Minder e sulla pianificazione territoriale di cui rendiamo ampiamente conto in questo numero di Ticino Business), la sfida è molto difficile.
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Contromano di Alessio Del Grande
L’insostenibile leggerezza della politica cantonale
La politica cantonale nell’ultimo scorcio del 2012 ha offerto uno spettacolo deprimente da cui ha cercato di riscattarsi, in zona Cesarini, con il decreto dei buoni propositi per pareggiare i conti dello Stato entro il 2015. Dal famoso patto di Medeglia, che chiedeva una riduzione più drastica del deficit, agli appelli alla responsabilità per approvare il bilancio preventivo del nuovo anno, è stato un tira e molla di rivendicazioni e ripensamenti che non hanno certo giovato alla credibilità del parlamento, leggasi partiti, e del Governo. Un teatrino il cui canovaccio era, però, scritto da tempo, rinviando di anno in anno interventi idonei a contenere il ripetersi di disavanzi, la cui reale entità nel preventivo 2013 è stata ridimensionata solo grazie ad un’operazione di contabilità creativa. Né poteva essere diversamente, visto che la classe politica alimenta il proprio consenso elettorale soprattutto attraverso la spesa pubblica e non certamente con la sua progressiva riduzione. Dunque, si continua a navigare a vista, mentre le finanze del Cantone rischiano di andare a catafascio. Ma non si scappa. Per il Ticino vale la stessa regola di ogni altro Paese: per ridurre strutturalmente la spesa pubblica, quindi non solo con dei tagli temporanei che non incidono sulle cause del suo continuo aumento, bisogna ridurre lo spazio che lo Stato occupa nella società, come giustamente hanno ricordato recentemente due economisti di vaglia quali Alberto Alesina e Francesco Giavazzi. Ciò richiede scelte coraggiose, non certamente congeniali a politici che pensano solo alle prossime elezioni. Scelte, invece, possibili solo per dei veri statisti, che si preoccupano anche delle prossime generazioni e, perciò, capaci di concepire una strategia sul lungo periodo che tracci nuovi confini tra le attività svolte dallo Stato e quelle svolte dai privati. Che rielabori e riattivi al tempo stesso nel corpo sociale una cultura della responsabilità personale, quale antidoto a quel paternalismo pubblico che ha generato una crescente dipendenza dallo Stato. Sono questi i presupposti da cui non si può prescindere per una vera revisione dei compiti dello Stato, ribadita nella roadmap per il risanamento finanziario e il pareggio dei conti per il 2015. La mancanza di una rigorosa e ragionata sorveglianza delle uscite non è, però, imputabile solo al Governo. Va pure detto che i partiti, oltre a non aver saputo tenere sotto controllo la spesa pubblica, il più delle volte la hanno
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anzi stimolata, non sembrano più nemmeno in grado di proporre un’offerta politica che indichi degli obiettivi di sistema per la modernizzazione del Cantone. Purtroppo l’attuale assetto consociativo e il regime della concordanza non permettono delle decisioni capaci di andare al di là dell’ordinaria amministrazione e del tornaconto elettorale. In attesa di questa svolta culturale che decontamini il Cantone dal virus dello statalismo e che ridisegni uno “Stato utile”, attraverso un’analisi approfondita delle dimensioni e delle funzioni statali, sarebbe opportuno che dai cassetti del Palazzo si tirasse fuori una buona volta la legge sul freno alla spesa a cui aveva pensato Marina Masoni quando era ministro delle Finanze. Una legge che a differenza di quella sul freno ai disavanzi, non prevede l’uso scontato della leva fiscale, ossia il moltiplicatore cantonale d’imposta per compensare i deficit, ma solo interventi sulle uscite, a dipendenza anche dell’andamento del PIL cantonale. Nel dicembre scorso, col decreto sul risanamento finanziario partiti e Governo, oltre ad un compromesso, hanno sottoscritto una scommessa non da poco, visto che l’obiettivo del pareggio per il 2015 implica la necessità di recuperare centinaia di milioni in soli due anni. Per capire la reale portata di questo compromesso, basta ricordare che sul fronte delle entrate è prevista, con l’accordo dei partiti di Governo, una revisione delle stime immobiliari. Detto altrimenti si prospetta l’aumento del valore ufficiale degli immobili e quindi delle relative imposte, “per eventuali recuperi d’introiti”. Rinnegando, quindi, allegramente quel patto alla base dell’ultimo aggiornamento delle stime (entrato in vigore nel 2005), secondo cui esso doveva avere un effetto finanziario neutro, sia per lo Stato che per i proprietari di immobili. Si è così arrivati al giro di boa di una legislatura sinora inconcludente, difficile credere che nei due anni che restano si riesca davvero a raddrizzare le finanze cantonali. A marzo, probabilmente, si andrà a votare sull’iniziativa della Lega per nuovi sgravi fiscali, ad aprile per le comunali di Lugano, con la successione in Governo al ministro Marco Borradori. Due scadenze che incideranno sugli assetti politici del Cantone e nel confronto tra i partiti, che guardano già alle prossime elezioni cantonali, più che al risanamento finanziario.
Il tema di Alessio Del Grande
Il prossimo 3 marzo due voti che possono ipotecare il futuro della nostra economia
Il prossimo 3 marzo si voterà per il Referendum contro la revisione della Legge federale sulla pianificazione del territorio (LPT), per l’Iniziativa Minder sulle “retribuzione abusive” e il Controprogetto indiretto proposto dal Parlamento. Un voto che potrebbe avere ripercussioni pesanti sull’economia del nostro Paese. Cominciamo dall’Iniziativa Minder che, in caso di approvazione, sarebbe un clamoroso “autogol” per la Svizzera, che si ritroverebbe con la regolamentazione più restrittiva a livello internazionale nel disciplinare la remunerazione dei dirigenti delle aziende quotate in Borsa. Che occorrano nuove misure per frenare gli eccessi di talune retribuzioni, lo riconosce lo stesso mondo economico. Tuttavia, la soluzione adeguata non è certamente quella proposta dall’Iniziativa, che con le sue 24 rigide disposizioni costituzionali, oltre a limitare fortemente quella libertà imprenditoriale che ha fatto la fortuna della Svizzera, rappresenta anche un grave pericolo per l’occupazione. Se in teoria essa riguarda solo le imprese quotate in Borsa, in pratica una sua approvazione colpirebbe inevitabilmente anche le piccole e medie imprese che con le grandi società collaborano e lavorano. Con la sua restrittiva regolamentazione, l’Iniziativa Minder va molto al di là del problema della retribuzione per i dirigenti e i manager delle grandi aziende. Difatti, impone sia agli azionisti che alle imprese degli obblighi che provocherebbero gravi conseguenze per economia. Si limita in maniera sconsiderata la libertà nell’organizzazione dell’impresa, ossia quella libertà che ha garantito sino ad oggi l’attrattività e la competitività della piazza economica svizzera. Sarebbe obbligatorio e vincolante, ad esempio, un voto degli azionisti per stabilire la retribuzione globale dei membri della direzione di un’impresa, per cui essi non potrebbero più decidere rapidamente nel caso di cambiamenti improvvisi dei quadri dirigenti.
I cambiamenti nella direzione dovrebbero essere confermati dall’assemblea generale. Disposizioni che sovvertono il principio fondamentale secondo cui il Consiglio d’amministrazione, a cui la direzione è gerarchicamente sottoposta, ha la responsabilità nel decidere la retribuzione dei suoi membri. Altrettanto assurdo è l’obbligo imposto alle casse pensioni di votare nell’interesse dei loro assicurati, esercitando questo dovere di voto in occasione dell’assemblea generale nelle imprese in cui detengono delle quote. Un dovere che crea non pochi problemi alla maggior parte delle casse che, per assolvere questo obbligo, dovrebbero ricorrere a degli esperti esterni o avvalersi di depositari che conseguirebbero un’ulteriore influenza nelle aziende senza però assumersi la minima responsabilità. Come se non bastasse è persino prevista una pena detentiva nel caso non si rispettasse una delle 24 disposizioni contemplate dall’Iniziativa. Ciò significa che sui membri di direzione e del Consiglio di amministrazione delle imprese quotate in borsa, peserà “un rischio prigione” che sicuramente non li invoglierà ad assumersi quelle responsabilità manageriali da cui scaturiscono l’intraprendenza operativa e la spinta all’innovazione. Per combattere davvero eccessi e abusi nelle retribuzioni è molto più efficace il Controprogetto del Parlamento che, rinunciando agli estremismi dell’Iniziativa Minder, arriva a prevedere una procedura di restituzione nel caso di sproporzione tra i risultati ottenuti e la remunerazione dei dirigenti. Inoltre, il Controprogetto, a differenza dell’Iniziativa, prevede anche un regolamento sulle retribuzioni che è sottoposto per l’approvazione agli azionisti durante l’assemblea generale, permettendo loro di esprimersi con anticipo sulla politica retributiva e adottare, se è necessario, gli opportuni correttivi. Previsto anche un rapporto sulle retribuzioni in cui il Consiglio di amministrazione deve rendere nota l’entità degli stipendi. Infine, non va dimenticato che il Controprogetto, se approvato, potrebbe en-
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Il tema di Alessio Del Grande
trare subito in vigore (salvo referendum), mentre l’Iniziativa richiederebbe, invece, un’apposita legge dai tempi non certo brevi, il che creerebbe una situazione d’incertezza giuridica assai pregiudizievole per le imprese. Non meno devastante per l’economia nazionale è la revisione della Legge federale sulla pianificazione del territorio, contro cui l’Unione Svizzera delle arti e mestieri (Usam) ha lanciato un referendum per bloccare una riforma che si tradurrebbe in una brutale violazione dei diritti di proprietà. La revisione è stata decisa dal Parlamento per ottenere il ritiro di un’altra Iniziativa sul territorio, “Spazio per l’uomo e la natura”, che chiedeva addirittura il blocco generale delle zone edificabili per 20 anni. Iniziativa che è stata sì ritirata, con la riserva, però, dell’accettazione in votazione popolare della revisione messa a punto dalle Camere. Fatto sta che la revisione della LPT - con la quale è stato praticamente manomesso un più ragionevole ed equilibrato Controprogetto del Consiglio federale - è una soluzione inopportuna quanto pericolosa sia dal profilo economico che per la difesa del diritto di proprietà. Infatti, l’aggiornamento della LPT prevede: l’obbligo d’inserire nelle zone non edificabili importanti aree attualmente classificate come edificabili; l’obbligo di costruire, nelle zone edificabili, entro un termine preciso stabilito dai singoli Cantoni; l’obbligo di una tassa sulla plusvalenza di almeno il 20% qualora un terreno non edificabile venga inserito nella zona edificabile.
È chiaro che questi tre obblighi violano le garanzie costituzionali a tutela della proprietà. Ma la riduzione delle aree edificabili provocherà inevitabilmente anche un aumento dei prezzi dei terreni, degli immobili, dei costi di costruzione e degli affitti. Dunque, un aumento che tocca tutti, proprietari, imprese e inquilini, e in primo luogo quelle 50mila persone che ogni anno si aggiungono alla popolazione e che sono alla ricerca di un’abitazione. La revisione della legge limita, inoltre, l’autonomia dei Cantoni nell’ambito della pianificazione territoriale. I Cantoni dovranno sottostare a nuove e vincolanti regole generali che provocheranno procedure più complesse e, quindi, più burocrazia, mentre resta tutta da definire la questione su come indennizzare i proprietari fondiari che subiscono un declassamento, da edificabile a non edificabile, dei loro terreni. In conclusione l’Iniziativa Minder e la riforma della LPT sono due classici esempi di come farsi male da soli, minando alla base due condizioni fondamentali che hanno assicurato ricchezza e benessere alla Svizzera: la libertà imprenditoriale nell’organizzazione dell’impresa e la salvaguardia dei diritti di proprietà.
LINK AI SITI DI RIFERIMENTO: - NO all’Iniziativa Minder: www.minder-no.ch - NO alla revisione della Legge sulla pianificazione del territorio: www.lpt-revisione-no.ch/it.html
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Il tema
Berna vuole pianificare il Ticino NO alla Revisione LPT!
costo dei terreni significa anche affitti più cari. Gli affitti rincareranno così di nuovo massicciamente. In territori urbani e agglomerati, ma anche in regioni turistiche, molti alloggi per famiglie e per il ceto medio sono già oggi inaccessibili. Con la nuova LPT questa situazione si inasprirebbe ancora di più.
Ordine di pianificazione del territorio da Berna
La pianificazione del territorio è tradizionalmente un compito dei comuni e dei Cantoni: la Confederazione stabilisce solo le linee direttive. Con la revisione della LPT si dice basta alle competenze comunali e cantonali: le decisioni inerenti alla pianificazione del territorio ricadono sulla Berna federale. Con la revisione della LPT comuni e Cantoni saranno messi sotto tutela: non potranno più procedere alla pianificazione delle zone edificabili secondo la propria valutazione, bensì dovranno eseguire gli ordini della Berna federale. Poiché le zone edificabili devono essere limitate al fabbisogno di 15 anni, la Confederazione obbligherà i Cantoni a un dezonamento. Certi Cantoni dovrebbero rinunciare a oltre il 50% delle zone edificabili. Chi possiede terreni edificabili in un Cantone come il Vallese, Ticino o Turgovia, corre quindi un grave rischio di perderli. Il dezonamento di aree edificabili in zona agricola porta ad un massiccio deprezzamento. I danni per i proprietari di terreni, ma anche le conseguenze finanziarie per il settore pubblico, sarebbero enormi.
NO a più imposte e tasse La revisione della LPT conduce a massicce ingerenze dello Stato, ad una moltitudine di nuove regolamentazioni e ad un’inaccettabile intromissione nella proprietà privata. Per queste ragioni un comitato con ampio sostegno e diverse associazioni economiche si battono contro questa fallimentare proposta di legge.
Affitti da brivido su spazi ristretti
La revisione della LPT vuole limitare le zone edificabili: si può inserire in zona edificabile solo una superficie equivalente al fabbisogno prevedibile per i prossimi 15 anni. Questa scarsità delle aree edificabili, prodotta artificialmente, surriscalda i prezzi dei terreni. E un aumento del
La revisione della LPT causa oneri fiscali obbligatori supplementari. I cosiddetti «plusvalori derivanti dalla pianificazione» saranno in futuro soggetti a imposizione: in caso di edificazione di un terreno o della sua alienazione, il proprietario dovrà versare allo Stato almeno il 20% del plusvalore realizzato con la nuova pianificazione. Il proprietario ribalterà quest’onere sull’inquilino. Questa considerevole imposta porterà quindi a un ulteriore rincaro dei costi dell’alloggio – cioè ad affitti più cari. Ancora una volta, a perderci sono le famiglie, il ceto medio e i commerci. Comitato apartitico «NO alla fallimentare revisione della LPT» Casella postale 8166, 3001 Berna www.revisione-lpt-no.ch
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Il tema
Le principali ragioni per rifiutare l’iniziativa Minder e privilegiare il controprogetto indiretto L’economia riconosce che occorrano delle misure in materia di retribuzioni eccessive. Tuttavia, l’iniziativa di Thomas Minder non è la giusta soluzione, poiché essa danneggia la Svizzera. L’economia sostiene invece il controprogetto indiretto elaborato dal Parlamento. Un confronto dell’iniziativa; ciò significa che esso rafforza i diritti degli azionisti e permette loro di impedire il versamento di retribuzioni eccessive. Tuttavia, esso lascia la libertà agli azionisti di organizzare la loro impresa in funzione delle necessità concrete. Pertanto, il controprogetto è più liberale dell’iniziativa e sarebbe meno dannoso per la piazza economica. Sul piano della regolamentazione, l’iniziativa va ben oltre la questione della retribuzione e impone alle imprese degli obblighi che danneggerebbero la piazza economica. Ecco alcuni esempi: l’obbligo imposto alle casse pensioni di votare (punto 2), la minaccia di pene detentive (punto 3), la garanzia della possibilità di votare a distanza, la limitazione del numero di mandati dei membri del Consiglio d’Amministrazione e della Direzione in imprese terze. Il controprogetto indiretto è più moderato. In Parlamento, il controprogetto è stato accettato da tutti i partiti, dalla sinistra alla destra (Thomas Minder è stato l’unico oppositore). I quattro punti seguenti mostrano dove il controprogetto indiretto si differenzia dall’iniziativa e perché l’economia lo ritiene meno dannoso dell’iniziativa.
Con le sue 24 rigide disposizioni costituzionali, l’iniziativa di Thomas Minder limita fortemente la libertà imprenditoriale e mette in pericolo i posti di lavoro, nonché il modello al quale la Svizzera deve il proprio successo. Essa concerne solo le imprese quotate in borsa, ma colpirebbe anche le PMI. In effetti, piccole e grandi imprese lavorano in stretta collaborazione. Se le grandi società soffrono, questo si ripercuote immediatamente sulle PMI. Il Parlamento ha riconosciuto che occorrevano misure in materia di retribuzioni eccessive ed ha adottato un controprogetto indiretto meno rigido. Se l’iniziativa venisse respinta, questo entrerebbe immediatamente in vigore e non sarebbero necessarie altre misure. Il controprogetto indiretto riprende in ragione dell’80% le esigenze
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1. L’iniziativa mette sotto tutela gli azionisti introducendo voti obbligatori e vincolanti sulla retribuzione dei membri della Direzione. Il controprogetto autorizza anche i voti consultivi Se la piazza economica svizzera è attrattiva, è anche grazie al fatto che l’attuale diritto della società anonima concede agli azionisti la libertà di organizzare liberamente la loro impresa. L’iniziativa di Thomas Minder imporrebbe una legislazione rigida agli azionisti e alle imprese. Sarebbe obbligatorio e vincolante un voto degli azionisti sulla retribuzione globale dei membri della Direzione. Pertanto, essi non potrebbero più reagire in caso di cambiamento rapido a livello dei quadri dirigenti. I cambiamenti nell’ambito della Direzione dovrebbero essere sistematicamente confermati dall’Assemblea generale. Infine, l’iniziativa infrange la regola fondamentale secondo la quale il Consiglio d’Amministrazione, quale superiore gerarchico della Direzione, assume la responsabilità per la retribuzione dei suoi membri. Su questo punto il controprogetto è più moderato e lascia alle imprese la libertà necessaria. Gli azionisti possono decidere essi stessi se il loro voto debba essere ritenuto vincolante o consultivo. In altre parole, essi decidono se fissare la retribuzione dei membri del la Direzione in maniera vincolante o se lasciare questa responsabilità al Consiglio d’Amministrazione. Un voto dell’Assemblea generale avrebbe luogo sia che la spunti l’iniziativa o il controprogetto. Contrariamente all’iniziativa, il controprogetto chiede inoltre che gli azionisti approvino un regolamento e un rapporto sulle
retribuzioni. Il regolamento instaura la trasparenza e regola in particolare le responsabilità e la procedura per stabilire le retribuzioni e i criteri di concessione dei crediti , dei prestiti e delle rendite. L’iniziativa popolare non chiede né un regolamento né un rapporto sulle retribuzioni – dunque crea una minor trasparenza rispetto al controprogetto indiretto. 2. L’iniziativa obbliga le casse pensioni a votare: un’esigenza irrealizzabile. Il controprogetto vi rinuncia L’iniziativa popolare vorrebbe obbligare le casse pensioni a votare nell’interesse de i loro assicurati. Le casse dovrebbero esercitare il loro diritto di voto in occasione dell’Assemblea generale di tutte le imprese di cui esse detengono delle quote e studiare numerose proposte. La maggioranza degli istituti di previdenza non potrebbero soddisfare questo obbligo legale senza fare ricorso a dei depositari (ad esempio ethos). Ciò si tradurrebbe in costi di gestione supplementari che si ripercuoterebbero sull’entità delle rendite. A guadagnarci sarebbero i depositari che potrebbero disporre di un’ulteriore influenza, senza assumersi la minima responsabilità. Inoltre, gli assicurati hanno interessi diversi. Essi non potrebbero prendere posizione presso la loro cassa pensione per ogni punto all’ordine del giorno nel corso delle varie Assemblee generali. Per le casse pensioni è semplicemente impossibile determinare gli interessi dei loro assicurati. Il controprogetto rinuncia all’obbligo di votare. 3. In caso di mancato rispetto delle disposizioni, l’iniziativa prevede una pena detentiva. I responsabili subirebbero una pressione eccessiva. Questo nuocerebbe alla piazza economica svizzera.
Il controprogetto rinuncia a questa minaccia In caso di mancato rispetto di una delle 24 disposizioni dell’iniziativa, i contravventori rischierebbero la prigione. I membri del Consiglio d’Amministrazione e della Direzione di imprese quotate in borsa, nonché i rappresentanti delle casse pensioni, avrebbero costantemente un piede in prigione. Questo è esagerato: in simili condizioni, i quadri dirigenti non sarebbero più d’accordo di assumere responsabilità o di essere intraprendenti e innovativi. Questa criminalizzazione del diritto della società anonima nuocerebbe alla competitività della piazza economica svizzera e l’apparato di giustizia sarebbe sovraccaricato. Per questa ragione il controprogetto vi rinuncia. 4. L’iniziativa si situa a livello costituzionale. Le sue disposizioni devono ancora essere elaborate. Il controprogetto si situa a livello della legge ed entrerebbe in vigore più rapidamente Nessun altro Paese regola il diritto delle società nella Costituzione, poiché le formulazioni dettagliate relative a questo diritto devono essere integrate nelle leggi e non nella Costituzione. Il controprogetto propone già una legge. In caso di rifiuto dell’iniziativa, questa legge sarebbe messa immediatamente in vigore. Per contro, se l’iniziativa venisse accettata, bisognerebbe metterla in pratica con disposizioni esecutive che rischiano di suscitare controversie e vivaci dibattiti in Parlamento. Tutto ciò richiederebbe molto tempo. Comitato interpartitico “NO all’iniziativa Minder” Casella postale 5563 6901 Lugano www.minder-no.ch
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Gianluigi Piazzini, Presidente CATEF
NO alla Revisione della LPT!
Gianluigi Piazzini
Nella revisione della legge sulla pianificazione territoriale è anche previsto l’obbligo di costruire entro un determinato limite di tempo. Questo non rappresenta una violazione dei diritti di proprietà?
“Intanto mi permetta di ricordare che questa revisione della legge rappresenta solo la prima parte della nuova legge sulla pianificazione. Infatti non per nulla viene dichiarata «Teilrevision». La parte altrettanto tosta è stata infatti parcheggiata in attesa dell’esito della votazione anche se rimane iscritta nell’agenda della legislatura del Consiglio federale. L’obbligo di costruire entro un determinato limite di tempo è una violazione del diritto di proprietà bello e buono. Fa parte dell’armamentario classico come il diritto di prelazione, le tassazioni dissuasive o «stimolanti», il commercio di certificati di valorizzazioni (parto prima io oppure tu!), l’imposizione della plusvalenza e quant’altro. Il tutto dissimulato abilmente nella prima e nella seconda parte della revisione della legge”.
Non si corre il rischio che con un’imposta del 20% sul plusvalore, anche i Cantoni stabiliscano poi delle tasse più elevate nel caso di riqualificazione dei terreni?
“Lei ha purtroppo ragione visto che la revisione parziale della legge prevede che la fiscalizzazione della plusvalenza «pianificatoria» sia di almeno il 20%. Per il nostro Cantone che brilla per diligenza un invito a nozze, del resto già anticipato con l’intenzione del Dipartimento del Territorio di tassare il 40%, quindi il doppio. Per il momento secondo informazioni non ufficiali sembra che il Governo abbia congelato la proposta, cosciente che non raccoglierà molti consensi. Aggiungo che potrebbe rivelarsi anche una proposta controproducente qualora si decidesse di tentare di fare cassa con un eventuale aumento delle stime immobiliari. Insomma motori al minimo in attesa almeno dell’esito della votazione. Mi permetta di aggiungere alcune considerazioni. Intanto non penso che un pianificatore si svegli alla mattina e decida di concedere qualche piano in più perché è di buon umore. Penso piuttosto che voglia sanare un errore d’impostazione, magari correndo il rischio di generare delle minusvalenze per coloro che hanno costruito con le norme originali. Troppo facile ora agganciarsi alla «densificazione» (privilegiamo il verticale e spianiamo l’orizzontale), all’obbligo di valorizzare appieno con la prontezza di «dezonare» senza mettersi in discussione e temere verifiche”.
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Con la diminuzione delle aree edificabili, pare inevitabile un aumento del loro prezzo. Non crede che ciò avrà pesanti ripercussioni sulla classe media e sulle piccole e medie imprese piuttosto che sulla grande speculazione?
“È un processo evidente specialmente dove esiste la domanda che oltretutto si sta concentrando sull’urbano. Per le altre regioni, penso a quelle discoste, questa eguaglianza (meno edificabilità – prezzi più alti) risulta meno evidente. È il gioco della domanda e dell’offerta! Vedrà che con l’applicazione della legge sulle residenze secondarie, tanto per farle un esempio, le disponibilità cifrabili di terreni liberi in zone laghi o di collina subiranno un pesante ridimensionamento proprio perché la domanda non troverà più sfogo nella nuova edificazione. Per le classi medie vi è una certa preoccupazione non da ultimo perché alla classe politica interessa in genere il ceto medio-inferiore con buona pace di tutti. Certo che se dovessero diminuire le disponibilità nei centri urbani, dove si concentra la domanda e l’interesse della pianificazione federale, la preoccupazione sarebbe molto più palpabile. L’urbano, formato da città ed agglomerati, sono però per Berna da beatificare mentre la periferia, considerata parassitaria, da castigare. Il discorso per le aziende è invece molto più attuale. Oggi si pianifica di tutto. Parchi, residenze, piste ciclabili, zone di utilità pubblica, zone agricole e quant’altro e si dimentica le zone per lavorare. Forse perché siamo convinti che saranno solo i servizi a generare ricchezza e quindi dislocabili a piani e possibilmente fuori di casa. Purtroppo non sarà così. Non torneremo di certo alle ciminiere ma qualcuno dovrà indossare ancora la tuta. Il rischio che si pianifichi senza soppesare le necessità del lavoro è a mio parere abbastanza presente”.
Caso mai venisse bocciata in votazione popolare questa revisione, non c’è il pericolo che si accolga poi l’iniziativa sul paesaggio, con cui si chiede addirittura di vietare per venti anni la creazione di aree edificabili?
“L’iniziativa è inaccettabile ma quasi quasi sono portato a dirle che la revisione è andata oltre. Con l’iniziativa si congela l’area edificabile per vent’anni; con la revisione si movimenta e si consegna il Paese ad una sorta di élite che non teme verifiche. Un élite che orienterà ogni attività che richiederà spazi. In poche parole farà politica scavalcando esecutivi
e legislativi. Si occuperà di ambiente, di energia, di mobilità, di agglomerati, di destinazioni da privilegiare, di problemi sociali. In poche parole una potenza non da ultimo con il conforto delle grandi dimensioni. Agglomerati ed Altopiano! Il resto con subdelega ma subordinata ad un controllo degli orientamenti fissati. Ovviamente a Berna. Sinceramente siamo contrari per due motivi all’iniziativa. Il primo per il fatto che è una tutela fuori di testa ed il secondo che la stessa penalizza quei Comuni che hanno gestito al meglio le loro disponibilità. A proposito, a sentire i nostri «certificatori» nostrani sembrerebbe che vi siano ancora delle riserve notevoli. Roba per decine di migliaia di persone. Forse pensano di spalmare nelle valli oppure hanno conteggiato tutte le riserve possibili anche quelle agganciate a qualche casetta. Per quanto riguarda l’edilizia intensiva, come sappiamo, si sfrutta ogni metro di terreno, il disponibile è solo il terreno libero. Quindi non c’è molta trippa come si suol dire. Sinceramente è un processo che stiamo vivendo ora anche nell’estensivo con le casette a schiera e con le mono «fotocopia»”.
Con una pianificazione del territorio troppo rigida non si rischia di limitare gli spazi abitativi necessari per rispondere pure alle esigenze poste dall’aumento della popolazione?
“A sentire i pianificatori sembrerebbe di no. A loro parere esiste della riserva sufficiente. Pur dando per buona una simile risposta, a noi preoccupa il fatto che si voglia limitare le metrature a disposizione per il singolo. Per dirla tutta: ridurre in futuro i mq coperti disponibili pro capite. Un domani magari un 30 mq al posto degli attuali mq 50 nella nuova produzione. Con questa intenzione il rischio è più che effettivo. Poi se si aggiunge l’apertura a scaglioni spalmata nel tempo il rischio raddoppia”.
In che misura la revisione della legge può provocare un aumento delle procedure burocratiche e della burocrazia nei Comuni, nei Cantoni e nella Confederazione?
“Superare la situazione attuale è già difficile. Basti guardare ad una concessione di licenza edilizia ed ai suoi riferimenti di legge. Con una nuova legge fra i piedi non vi sarà sicuramente una semplificazione”.
La revisione aumenta le competenze della Confederazione, ma riduce quelle dei Cantoni, che saranno costretti ad emanare norme di applicazione più dettagliate e complesse?
“Il boccino passerà alla Confederazione. A lei spetterà tracciare il quadro di riferimento e l’agenda territoriale. I Cantoni dovranno semplicemente adeguarsi. Ma la grossa novità aggiuntiva è la facoltà di controllo in ossequio del principio: führen und kontrollieren. Non sto a ripetere il rischio della marginalizzazione alimentato dagli interessi dell’altopiano. Le norme di applicazione saranno da adeguare alle linee direttive quindi saranno semplicemente interpretative”.
I proprietari dei terreni declassati a non edificabili avranno il diritto ad un indennizzo?
“Per i terreni inseriti nei PR dal 1980 l’indennizzo sarà tendenzialmente dovuto. Siccome i dezonamenti potranno anche avvenire a raggruppamenti temo che certe zone che non conoscono una domanda significative possano venir declassate a favore delle zone urbane. Penso soprattutto alle valli od a riserve di collina che già hanno ricevuto la rasoiata della legge sulla seconda residenza. Così magari per il settore primario, al quale appartiene una certa parte di queste riserve, non avrà più la tentazione di metterle sul mercato. Avrà così la superficie per giustificare i sussidi. A proposito di zone agricole, quelle vere sono già da anni blindate!”
Quali saranno le conseguenze più pesanti di questa revisione?
“Senz’altro la perdita di autonomia al quale aggiungerei il «garrottaggio finale» quando la legge verrà completata. Pochi funzionari avranno in mano il Paese e saranno in grado di dettare l’agenda al politico. Al tutto aggiungerei il clima di sospetto che caratterizzerà il controllo. Inoltre vi sarà il rischio delle grandi dimensioni. Noi ci siamo incartati con la Città-Ticino. Loro ragionano con Lugano und «Bellenz» e terranno in bocca il fischietto del fuori gioco. Fra l’altro vi sarà lo sdoganamento dei pianificatori che a loro dire hanno così sofferto la pressione delle speculazione da portarli a mal dimensionare l’intensiva e l’estensiva e quant’altro. Se invece non passasse vedremo una volta tanto di discutere apertamente e senza astiosità di cosa vogliamo fare del nostro Paese”.
Dopo il voto sulle residenze secondarie ecco un’altra misura che rischia di penalizzare l’edilizia e la proprietà immobiliare, come spiega tanto accanimento contro un comparto che rappresenta una voce molto importante dell’economia nazionale?
“L’economia fondiaria è una fonte di tutto rispetto per l’erario e concorre massicciamente a sostenere la sostanza pubblica ed i servizi a favore della comunità. Basti pensare alla TUI, all’imposta sul reddito, alle varie imposte, alla fiscalizzazione della costruzione e della manutenzione (personale e materiale), alle imposte immobiliari e della sostanza senza dimenticare i vai balzelli. Non va beatificata ma almeno rispettata. Ora, oltre che ad essere a fine corsa, ecco che la si limita ulteriormente cercando di indirizzare in modo dirigistico la volontà d’investire. Magari annientando qualche regione. Questa revisione parziale limiterà lo spazio di manovra all’economia fondiaria. Per noi fra rive lago, residenze secondarie e rustici una «gabola» in più. Per quanto attiene l’accanimento non saprei cosa risponderle; forse è un mix di sospetto e preoccupazione; o forse semplicemente che l’affermazione che per ogni secondo si brucia un m2 di territorio premia moltissimo. Per fortuna il bosco avanza di 2 m2 /secondo regalandoci un po’ di ossigeno”.
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Aleardo Cattaneo, CEO Ferriere Cattaneo SA Giubiasco
Iniziativa Minder: un autogol da non fare assolutamente Aleardo Cattaneo
Qualcuno ha paragonato l’iniziativa Minder al più classico degli autogol per la Svizzera; qualcun altro ha detto che è come spararsi ad un piede. Lei che ne dice?
“Non posso che sostenere queste due tesi, essendo questa iniziativa estremamente invasiva nella gestione di un’azienda, delegittimandone in poche parole, sia il Consiglio di Amministrazione sia la Direzione stessa, dando pieni poteri all’azionariato, creando fra l’altro il pericolo di escludere una gran parte, per non dire la maggior parte di esso nella conduzione strategica-operativa. Per farle un esempio concreto: questa iniziativa vieta esplicitamente all’Assemblea degli Azionisti i voti dei suoi organi e dei depositi delle banche , conferendo, di fatto, ai soli voti dei presenti ed ai voti mandatati dell’Assemblea degli Azionisti i pieni poteri. In questa situazione un gruppo di azionisti ben organizzato, che rappresenta un 10-20% dell’azionariato, potrebbe di fatto controllare l’azienda, orchestrando una strategia a breve termine per propri interessi o fini speculativi, estranei ad una conduzione sana e mirata dell’azienda stessa. Questa situazione si è già prodotta in modo marcato negli USA ed in Inghilterra e anche alle nostre latitudini”.
L’iniziativa Minder riesce veramente a porre un freno alle retribuzioni eccessive o è preferibile invece il controprogetto?
“L’iniziativa come tale non mette un freno o un tetto massimo alle retribuzioni ma conferisce all’azionariato la competenza di definire le retribuzioni ed i bonus del Consiglio di Amministrazione e della Direzione. Esiste infatti il pericolo, come già capitato negli USA e in Inghilterra, che l’azionariato indennizzato con un generoso e cospicuo dividendo tendi a ricompensare con dei bonus eccessivi i membri del Consiglio di Amministrazione e della Direzione. Anche il controprogetto del Consiglio Federale, come tale, non mette un tetto alla ricompensa dei salari e dei bonus dei Top Manager, e malgrado sia il male minore, personalmente penso che lo Status Quo sia ancora la cosa migliore. Infatti, la «Selbstregulierung», ossia la così detta «autoregolamentazione», pone già oggi le basi, con la legislazione e le leggi in materia in vigore ,per la definizione di compiti e competenze di persone giuridiche in modo chiaro e ineluttabile. Quello che però è vero, è che in effetti gli eccessi non si possono estirpare alla radice,
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sia con l’iniziativa Minder sia con il controprogetto come con lo Status Quo. Rimane quindi nella competenza della gestione preposta di ogni azienda trovare la soluzione più equa e corretta nella definizione delle retribuzioni dei membri del proprio Consiglio di Amministrazione e della propria Direzione e questo ossequiando il pieno interesse, sia degli Shareholders (azionisti), sia degli Stakeholders (dipendenti, clienti, fornitori ed enti pubblici)”.
Per l’economia nazionale quali sarebbero le conseguenze qualora venisse accolta dal popolo l’iniziativa Minder?
“In poche parole perderemmo fiducia e considerazione soprattutto all’estero, allontanando possibili aziende e investitori esteri che vedono nel sistema industriale e del terziario svizzero un’opportunità d’investimento per le proprie aziende sul nostro territorio, oltre che appesantire con nuove leggi superflue e assolutamente demotivanti l’imprenditorialità degli industriali e del terziario indigeno. Inoltre costringeremmo le grandi aziende svizzere, in un momento così delicato, a riflettere su eventuali opportunità oltre i nostri confini, con conseguenze che potrebbero essere devastanti per la nostra economia nazionale”.
Se fosse accolta la modifica costituzionale propugnata da Minder, prima che essa entri in vigore passerà del tempo, ciò non creerà una situazione d’incertezza per le imprese?
“Questo è scontato e si avvererà di sicuro, qualora l’iniziativa fosse accettata. Infatti, si sa che l’incertezza, l’insicurezza giuridica oltre all’instabilità politica rappresenta per l’investitore e per l’industriale, indigeno o estero che sia, il peggior nemico, come per il diavolo l’acqua santa”.
In che misura questa iniziativa limita la libertà imprenditoriale?
“Essendo, come detto invasiva, nella libertà delle scelte e ponendo le basi per limitare le retribuzioni manageriali, anche se sotto un certo aspetto è giusto porre dei limiti, ma questo per rapporto a delle strategie economiche e degli affari consolidati andati a buon fine, da definire a priori da parte dal Consiglio di Amministrazione e dalla Direzione di ogni azienda. Per queste ragioni sarà per le grandi aziende svizzere sempre più difficile attirare Manager e personaggi di alto spessore sul nostro ter-
ritorio. Inoltre si potrebbe addirittura generare una situazione paradossale, nella quale Manager o personaggi importanti dell’economia svizzera, altamente qualificati e molto ambiti sul mercato, vadano addirittura a cercare miglior fortuna all’estero. Non dimentichiamo che i capitali sono mobili, dinamici e non statici. Sottolineo poi il fatto che il dover eleggere o confermare il Consiglio di Amministrazione ogni anno comporterebbe un grave handicap sulle politiche da prendere a media-lunga scadenza per le imprese. Questa situazione genererebbe sfiducia, demotivazione e frustrazioni nei vari membri dei Consigli di Amministazione, i quali si vedrebbero messi in discussione ogni anno, senza che possano provare tangibilmente sul medio-lungo termine quanto abbiano arricchito o meno l’azienda con le loro visioni e le loro decisioni strategiche”.
C’è il rischio anche di una perdita di posti di lavoro, allorché venisse approvata?
“Avendo un impatto diretto a medio-lungo termine sulla qualità della gestione di ogni azienda, sicuramente sì”.
L’iniziativa riguarda solo le imprese quotate in Borsa, ma non ci sono ripercussioni anche per le piccole e medie imprese?
“L’effetto sulle piccole e medie imprese di questa iniziativa, visto che la stessa tocca solamente le imprese quotate in borsa, non dovrebbe creare a corto termine grandi scompensi a mio modo di vedere. Ma è più l’effetto indiretto a medio-lungo termine che potrebbe procurare a queste imprese delle situazioni di mancate opportunità e mi spiego: se un’azienda estera o svizzera, per ragioni legate all’accettazione di questa iniziativa, dovesse decidere di non venire in Svizzera o addirittura di lasciare la Svizzera, allora un certo indotto di cui beneficiano soprattutto le piccole e medie imprese (edilizia, artigianato, servizi) andrebbe di sicuro perso, per non parlare dei posti di lavoro nelle singole categorie”.
Non pensa che questa iniziativa limiti la libertà degli azionisti?
“Assolutamente sì, poiché una gran parte di essi, per esempio i voti dell’azionariato degli organi aziendali e dei depositi gestiti dalle banche, sarebbero esclusi dai processi decisionali delle Assemblee degli Azionisti. Di
fatto, nella maggior parte dei casi, sarebbero addirittura gli azionisti di minoranza a gestire e definire le politiche aziendali”.
Con l’iniziativa si punta ad una regolamentazione tra le più restrittive a livello internazionale, ciò non rappresenta una grande rischio per le imprese svizzere?
“Evidentemente sì, soprattutto per le grandi imprese. Faremmo, per dirla in gergo calcistico, un clamoroso autogol, penalizzando la nostra piazza industriale e del terziario a scapito di piazze estere, altrettanto molto ben strutturate e molto competitive, come la nostra. E di questo potete esserne certi. Senza dimenticare che delle 24 disposizioni costituzionali previste dall’iniziativa ve ne sono diverse che da un punto di vista prettamente giuridico non sono praticamente o difficilmente applicabili. L’insicurezza giuridica è semplicemente veleno per qualsiasi economia e noi siamo stati bravi a crescere, grazie a regole e leggi mirate, ma soprattutto liberali, economicamente parlando”.
L’iniziativa contempla anche una pena detentiva per il mancato rispetto di una sola delle 24 disposizioni previste, non ritiene che una simile sanzione rappresenti una sorta di criminalizzazione del diritto delle società anonime che potrebbe anche scoraggiare quadri e dirigenti dal prendere decisioni necessarie per le imprese?
“Infatti in una situazione tipica di libero mercato, nella quale esistono già chiare regole e leggi che abilitano, disciplinano e regolarizzano l’interagire dei vari attori nelle loro specifiche attività e competenze, creando 24 disposizioni contemplanti una pena detentiva per ciascuna di essa, si limita ovviamente la creatività e la fantasia del management a voler prendere decisioni lungimiranti e coraggiose, le quali rappresentano, sempre se prese con ponderatezza, professionalità e coerenza per rapporto ai specifici obiettivi aziendali, la linfa vitale o meglio detto l’acqua e il sale di ogni azienda. A mio modo di vedere si creerebbe una tale situazione di insicurezza nel Management, nella quale nessuno o quasi degli attori preposti a prendere decisioni importanti sarebbero disposti a prenderle per timore o paura”.
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Biblioteca liberale di Alessio del Grande
Si chiama Stato il nuovo “oppio dei popoli” Albert Jay Nock nel suo saggio “Il nostro nemico lo Stato” analizzava la trasformazione del potere sociale in potere statale, descrivendo lo Stato come una struttura coercitiva, autorizzata ad espropriare i cittadini dei loro diritti e, attraverso il fisco, anche di parte dei loro beni, mentre la società è un’associazione tra uomini liberi, regolata da pochi e precisi doveri e obblighi reciproci. Una distinzione fondamentale nella dottrina libertaria dei rapporti tra statualità e società, che Carlo Lottieri, nel saggio “Credere nello Stato?” (editore Rubbettino), sviluppa su un altro interessante versante, quello della teologia politica. La sua analisi si articola in due direzioni: da un lato il ripetuto ricorso del potere statale ad una qualche legittimazione di carattere sacro per imporsi e rafforzarsi; dall’altro su come la nascita e il rafforzamento delle istituzioni statali abbiano reso la vita dei cittadini sempre più “trasparente e manipolabile, mentre, il dominio del ceto politico si è fatto, invece, “quanto mai opaco e impenetrabile”. Lottieri, docente di dottrina dello Stato e tra i fondatori dell’Istituto Bruno Leoni, esamina criticamente, alla luce del dibattito teorico e dell’esperienza storica, l’affermarsi della sovranità statale e il suo intrecciarsi col potere religioso, sino ad assumere una forma esclusiva di sacralità che fa della religione stessa uno strumento del suo potere. Teologia, metafisica e dissimulazione dello Stato, discorso difficile a prima vista; ma a ben guardare sono di tutta evidenza le analogie e gli accostamenti tra la ritualità religiosa e quella civile, “tra la dogmatica teologica e quella giuridico-politica”. In sostanza, lo Stato - oltre ad essersi autoritariamente imposto sulla società espropriandola di beni e diritti, come scriveva Nock - si è anche appropriato della sua dimensione religiosa piegandola ai fini del suo dominio. Dunque, il potere statuale, nota Lottieri, non solo ha adottato taluni tratti della tradizione religiosa, ma in alcune circostanze si è “ sostanzialmente imposto quale credenza sostitutiva e quale nuovo oggetto di venerazione”. Insomma, parafrasando la famosa definizione di Marx, si potrebbe pensare allo Stato, e non più la religione, come il nuovo “oppio dei popoli”. L’avvio di questa forma di dominio risale molto indietro nel tempo. “Nel corso degli ultimi cinque secoli - scrive - il potere statale s’è imposto grazie ad una rappresentazione manipolata della realtà, che ha accreditato l’esistenza di una radicale separazione tra spazio pubblico e spazio privato e soprattutto ha delineato universi giuridici che rispondono a regole differenti (…). Lo Stato si afferma nel momento in cui viene eretta una barriera sempre più alta a dividere il diritto privato e il diritto pubblico, proprio mentre quest’ultimo s’impone in modo irresistibile sul primo. Ma mentre il diritto è per origine e struttura essenzialmente evolutivo (giurisprudenziale, giudiziale, consuetudinario), il diritto pubblico è arbitrario, statutario, artificioso. Esso è una semplice costruzione del ceto politico e, per molti studiosi, non è neppure a pieno titolo diritto”. In questa preminenza del diritto pubblico si può scorgere anche la matrice di una deriva autoritaria, che in Europa ha conosciuto tragiche parentesi, a cui è corrisposta una parabola del pensiero illiberale riassunta nel famoso enunciato di Hegel: “Lo Stato è volontà divina, in quanto attuale spirito esplicantesi a forma reale e ad organizzazione del mondo”.
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In Europa, ricorda lo studioso, affinché si potesse affermare “il nuovo Dio mortale incarnato dal potere pubblico” era necessario che tramontassero le religioni tradizionali, in particolare quella visione che aveva informato la società cristiana”. Democratico o meno che sia, lo Stato - sottolinea Lottieri - esige un costante sforzo di “occultamento di sé, e al tempo stesso deve privare i cittadini di ogni meccanismo protettivo, difensivo e dissimulatore”. Ecco perché fenomeni come WikiLeaks sono decisamente combattuti dai Governi: “Con WikiLeaks sono, infatti, tornate alla luce alcune tensioni caratteristiche dei moderni regimi politici e però solitamente negate: quella tra la trasparenza democratica e l’azione misteriosa degli apparati segreti, tra la libertà e la sicurezza, tra la pubblicità della rappresentanza e la riservatezza diplomatica. Il suo agire ha svelato il prevalere di una logica politica che concede ben poco alle ragioni della società civile”. Secondo Lottieri, se l’organizzazione informativa creata da Julian Assange, preoccupa i Governi, non è tanto per il contenuto specifico delle informazioni e neppure perché il suo comportamento irresponsabile può provocare la morte di un qualche agente segreto, quanto piuttosto per il fatto che la sua esistenza “mette in discussione la rete di occultamenti, segreti, illegalità e falsificazioni su cui si regge ogni istituzione statale”. Svela la stessa essenza antigiuridica dello Stato, poiché “esso pretende trasparenza ma vive di nascondimenti (…) non rispettando il principio fondamentale secondo cui chi impone le regole del vivere civile è tenuto in prima persona a rispettarle”. Bisogna però chiedersi sino a che punto si può davvero avere fede nello Stato e racchiudere esistenze individuali e vita sociale nel perimetro del suo potere. Sino a che punto, si domanda Lottieri, “si può prestare fede a quanto affermano gli ideologi schierati a sua difesa”. Secondo lo studioso, la possibilità che in futuro si arrivi a ritenere possibile un ordine giuridico libertario, che impedisca, o quanto meno riduca al minimo, il ricorso alla coercizione dipende in primo luogo “dalla demistificazione della metafisica politica che ha segnato l’epoca dello Stato moderno e che, a dispetto di talune esperienze, continua a caratterizzare il nostro tempo”. Per Lottieri non si tratta di una speranza infondata: “da più parti ci si inizia a chiedere quale giustizia ci si debba attendere dagli apparati del dominio e sulla base di cosa sia sensato guardare alle burocrazie pubbliche e ai rappresentanti della politica come portatori di salvezza”.
Titolo: Credere nello Stato? Teologia politica e dissimulazione da Filippo il Bello a Wikileaks Autore: Carlo Lottieri Editore: Rubbettino
Dirit to di Simona Morosini Marconi, Responsabile Servizio giuridico Cc-Ti
Dal 1° gennaio nuove regole per la garanzia nei contratti di vendita e di appalto Lo scorso 1° gennaio è entrata in vigore la revisione, fortemente voluta dalle associazioni di protezione dei consumatori, relativa alla garanzia nell’ambito del contratto di vendita. Il nuovo art. 210 cpv. 1 del Codice delle obbligazioni prevede che il compratore può far valere la garanzia per i difetti dell’oggetto acquistato entro due anni dalla sua consegna (la previgente norma prevedeva invece un termine di prescrizione di un anno). Per gli oggetti usati, è stata inoltre introdotta una garanzia con decorso di un anno dalla consegna. La revisione non si è però limitata al contratto di vendita, bensì ha pure interessato il contratto d’appalto. Il nuovo art. 371 CO prevede infatti che i diritti del committente per i difetti di un’opera mobiliare si prescrivono in due anni dalla consegna della stessa (il vecchio art. 371 cpv. 1 CO sanciva invece un termine di un anno, come nella vendita). Il termine di prescrizione è tuttavia di cinque anni se i difetti di un’opera “mobiliare” integrata in un’opera “immobiliare” conformemente all’uso cui è normalmente destinata hanno causato i difetti dell’opera immobiliare. Per quanto riguarda invece i diritti del committente per i difetti di un’opera immobiliare, il nuovo diritto non prevede alcuna modifica: tali diritti continueranno a prescriversi in cinque anni dalla consegna della stessa tanto contro l’appaltatore quanto contro l’architetto o l’ingegnere che hanno prestato lavoro nell’esecuzione dell’opera.
La riduzione della durata della garanzia è possibile?
La legge passa dunque da un anno a due anni di garanzia nel contratto di vendita. Va però precisato che nulla impedisce al venditore di offrire garanzie più estese. Non è invece possibile ridurre la durata della garanzia al di sotto dei due anni nei contratti relativi a cose nuove vendute a consumatori privati, vale a dire nel caso di vendita di cose destinate all’uso personale o familiare del compratore (ad esempio un’automobile destinata all’uso familiare dell’acquirente). Nella vendita fra commercianti, come pure per le cose “usate”, nei contratti con consumatori privati, un accordo sulla riduzione della garanzia al di sotto di un anno rimane invece possibile.
Cosa succede con i contratti di vendita conclusi prima dell’entrata in vigore del nuovo diritto della garanzia?
Il legislatore non ha previsto alcuna regola specifica di diritto transitorio, di conseguenza si applicano le norme generali del diritto intertemporale. Le situazioni pratiche ipotizzabili sono molteplici. Peraltro, su alcuni aspetti non vi è ancora certezza assoluta, per cui non è da escludere che i tribunali saranno chiamati a chiarire determinate situazioni. Occorre quindi prudenza nel determinare la scadenza di garanzie sorte sotto il vecchio regime. Ma passiamo in rassegna alcuni scenari esaminati dalla dottrina:
Esempio 1: Il laptop difettoso
L’acquirente (privato) acquista un laptop nuovo il 31 gennaio
2012 e lo prende in consegna il giorno stesso. Nel contratto non vi è alcun accordo particolare sulla garanzia, pertanto si applica automaticamente il Codice delle obbligazioni. I diritti del compratore per i difetti dovrebbero normalmente prescriversi (leggi: scadere) nel termine di 1 anno, secondo il previgente art. 210 cpv. 1, quindi il 31 gennaio 2013. Tuttavia, il 1° gennaio 2013 sono entrate in vigore le nuove norme sulla garanzia, laddove il nuovo art. 210 cpv. 1 prevede un termine di due anni. Di conseguenza, anziché scadere il 31 gennaio 2013, la garanzia scadrà (in linea di principio) il 1° gennaio 2015, prolungandosi così di due anni. In altri termini, il compratore potrà far valer eventuali diritti (riduzione del prezzo, riparazione) entro tale lasso di tempo. Se la consegna fosse invece avvenuta, ad esempio, il 15 gennaio 2013, la garanzia di due anni scadrebbe in linea di principio il 15 gennaio 2015. Se le parti avessero invece concordato una garanzia di 2 anni al momento dell’acquisto (il 31 gennaio 2012), con consegna il medesimo giorno, ecco che la garanzia verrebbe (in linea di principio) a scadere il 31 gennaio 2014. Le soluzioni potrebbero quindi divergere a seconda di due criteri: il momento della consegna da un lato e, dall’altro, la questione a sapere se le parti abbiano pattuito un periodo di garanzia diverso da quello previsto nella legge al momento della conclusione del contratto.
Esempio 2: Il laptop difettoso (variante)
Il laptop viene acquistato e consegnato il 31.1.2012 con una garanzia, pattuita contrattualmente, di due anni. Qualche tempo dopo si manifesta un difetto e l’acquirente lo notifica al venditore, che non lo riconosce come tale. Il 30 gennaio 2013 l’acquirente fa emettere un precetto esecutivo nei confronti del venditore. Ecco che i due anni della garanzia decorrono dapprima sino al 30 gennaio 2013 e, a seguito del precetto esecutivo, nuovamente per altri due anni, scadendo (in linea di principio) il 30 gennaio 2015. In altri termini, non inizierebbe a decorrere alcun nuovo termine di prescrizione al 1°gennaio 2013 per effetto del nuovo diritto. Il motivo risiederebbe nel fatto che fra le parti vi era un accordo contrattuale relativo alla garanzia, accordo che (secondo alcune delle voci dottrinali che si sono sinora esposte sul tema) prevarrebbe sulle nuove norme. Questi sono solo alcuni degli scenari esposti dalla dottrina. Come spesso accade, alcuni di essi potrebbero in realtà prestarsi a conclusioni diverse, a seconda dell’importanza posta sulla tutela del consumatore, rispettivamente sugli accordi da quest’ultimo pattuiti con il venditore. Spetterà se del caso ai tribunali decidere le situazioni controverse. Si potrebbe continuare con ulteriori scenari, intercalando alcune variabili (momento della consegna, presenza o meno di
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Dirit to di Simona Morosini Marconi, Responsabile Servizio giuridico Cc-Ti
difetti, presenza o meno di particolari accordi contrattuali relativi alla garanzia, qualità di commerciante o privato acquirente). Ogni caso va esaminato singolarmente, per cui per questioni di spazio rinunciamo a citare gli altri, numerosi, possibili scenari... Passando al contratto d’appalto, v’è da segnalare che in questo ambito si pone la questione, di non facile risoluzione, della prescrizione dei diritti per i difetti di un’opera mobiliare integrata ad un’opera immobiliare. Vediamo l’esempio, interessante, proposto dalla dottrina:
Esempio 3: la termopompa difettosa
Un’impresa installa una termopompa in un’abitazione. L’opera viene presa in consegna dal committente il 30 luglio 2012. Siccome siamo in presenza di un’opera immobiliare, il committente beneficia del termine di 5 anni per agire in caso di difetti, in base all’art. 321 cpv. 2 del Codice delle obbligazioni (trattasi della previgente disposto di legge, che non è mutato con il nuovo diritto). Il 5 ottobre 2012 si manifesta un difetto che viene subito notificato dal committente, quindi in garanzia. L’installatore intende a sua volta rifarsi sul fornitore della termopompa che gli era stata fornita il 30 giugno 2012. A questa pretesa si applicherebbe la prescrizione di 1 anno conformemente all’art. 371 cpv. 1 vigente nel 2012 (le azioni di garanzia per i difetti di un’opera mobiliare si prescrivevano in un anno). Ritenuto però che al 1° gennaio 2013 la pretesa dell’installatore nei confronti del fornitore della termopompa non è ancora scaduta ed essendo nel frattempo entrato in vigore il nuovo diritto della garanzia (5 anni nel caso di opere mobiliari
integrate ad un’opera immobiliare), inizierebbe a decorrere un nuovo termine di garanzia di 5 anni, dal quale andrebbe però dedotto (secondo l’autore dell’esempio) il periodo di garanzia già trascorso; in altre parole, l’inizio del termine di prescrizione partirebbe dal 30 luglio 2012. Come dicevamo, la scienza giuridica non è esatta e infallibile, spetterà ai tribunali chiarire le situazioni controverse. Nel frattempo, il suggerimento ai venditori è quello di fare verificare da giuristi la problematica della garanzia, per quanto necessario. Segnaliamo che il 21 marzo 2013 (dalle 16 alle 18.30) si terrà presso la Cc-Ti un corso dedicato al tema della garanzia, relatore l’Avv. Gilles Benedick. Il corso si propone di passare in rassegna e rispondere, nella misura del possibile, agli interrogativi posti dalla nuova regolamentazione, anche dal punto di vista della necessità, o meno, di adattamento delle condizioni generali di vendita. Per informazioni e iscrizioni: Tel. +41 91 911 51 18, corsi@cc-ti.ch Fonti: – Dr. Gilles Benedick/Dr. Markus Vischer: “Die intertemporale Anwendung von nArt. 210 Abs.4 OR”, in: Jusletter weblaw 3.12.2012 – Dr. David Rüetschi. “Übergangsrechtliche Fragen zum revidierten Gewährlesitungsrecht”, in: Jusletter Weblaw, 4 giugno 2012
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Attualita` di Angelo Geninazzi, Responsabile di economiesuisse per la Svizzera italiana, Federazione delle imprese svizzere
Tra la competitività generale… spuntano i Data Center Capita spesso che l’opinione pubblica si concentri prevalentemente su quanto in discussione nei media o a livello politico. Numerose storie di successo nascono però proprio lontano dalla scena politica e pubblica. Ad esempio quella dei Data Center – i centri di elaborazione di dati – per i quali la Svizzera si è trasformata negli ultimi anni in una piazza estremamente attrattiva. E questo non a caso La Svizzera figura al primo posto in gran parte dei ranking mondiali sulla competitività. Le condizioni quadro in vigore permettono alle imprese attive su suolo svizzero di sviluppare la propria attività e induce altre a insediarvisi. Questo è ad esempio il caso per il poco conosciuto settore dei Data Center. In uno studio condotto da economiesuisse e dall’Associazione svizzera delle telecomunicazioni si illustrano lo sviluppo, le dimensioni e i fattori determinanti per il settore.
Volume di dati in aumento
Sempre più persone utilizzano uno smartphone per navigare su Internet, guardare film online o acquistare il biglietto del treno attraverso la corrispondente applicazione. Anche le imprese ricorrono a dati digitali nelle loro attività. La crescita annuale del 45% del volume dei dati generati e stoccati non sorprende. Questo volume raddoppia circa ogni due anni. Dal momento che le tecniche di stoccaggio non riescono a seguire il ritmo di crescita esponenziale dei dati, la domanda in capacità di stoccaggio e in superfici di Data Center continua ad aumentare.
Un’ulteriore opportunità per la Svizzera
• La sicurezza e la competitività dell’approvvigionamento energetico sono un fattore primordiale per la gestione di un centro di dati, poiché fino al 70% dei costi di gestione sono riconducibili ai costi dell’elettricità. Anche in termini di prezzi dell’elettricità, la Svizzera offre un contesto piuttosto interessante. • Sul piano dell’infrastruttura informatica la Svizzera presenta una forte attrattività per i centri di dati. La crescente diffusione delle tecnologie a banda larga le attribuisce un eccellente posto a livello mondiale. • Le disposizioni restrittive di protezione dei dati fanno della Svizzera una sede ideale per lo stoccaggio di dati sensibili. • Il mantenimento di un livello elevato di competitività generale contribuisce senza alcun dubbio all’attrattività della Svizzera per i Data Center, poiché le sedi internazionali delle società attirano i centri di dati che svolgono una funzione critica per le imprese. • Stabilità economica, politica e sociale: siccome i Data Center rappresentano investimenti a lungo termine nelle infrastrutture d’importanza critica per le imprese, i loro operatori hanno bisogno di condizioni quadro stabili sul piano economico, politico e sociale.
Conseguenze economiche dei Data Center
Lo sviluppo del settore dei Data Center ha avuto ripercussioni positive su tutta l’economia attraverso i seguenti canali: • Investimenti: un Data Center è un bene immobiliare molto specializzato e costoso. In questi ultimi anni, la costruzione di centri di elaborazione dati in Svizzera ha implicato investimenti annui nell’ordine di diversi milioni di franchi, che hanno favorito in particolare il settore della costruzione. • Mercato del lavoro: la gestione di un Data Center crea impieghi duPer restare all’avanguardia è imperativo considerare gli atout che revoli, calcolati generalmente per una durata tra i 10 e i 15 anni. hanno permesso l’ascesa di questo settore. • Collettività pubbliche: i cantoni e i comuni che ospitano dei Data Center si garantiscono entrate fiscali supplementari. Confronto della densità di Data Center nei dieci paesi europei che presentano la maggiore • Effetti indiretti: il paesaggio europeo dei superficie lorda (in m² per abitante) centri di dati è dominato da pochi centri urbani. In Svizzera, si osserva una certa tendenza alla formazione di Data Center Cluster (attorno a Ginevra e Zurigo), ciò che indica che gli effetti di Cluster svolgono un ruolo piuttosto importante su questo mercato. La Svizzera presenta una forte densità di operatori specializzati nei Data Center e, nel confronto europeo, si avvicina all’Olanda e all’Irlanda. Per i prossimi anni, si prevede una crescita annuale della superficie dei Data Center – malgrado una competizione internazionale sempre più forte – di circa il 10%.
Esigenze nei confronti degli ambienti politici
Fonte: Broadgroup (2012) e IWSB (2012)
Lo studio attesta una buona situazione di partenza della Svizzera, con carte che le permettono di imporsi nella competizione mondiale. Affinché il nostro paese possa preservare e rafforzare la sua attrattività nel mercato sempre più globale dei Data Center, sarà importante ricordarsi in futuro di cosa ha reso attrattivo il nostro paese per questo settore e non mettere inutilmente in gioco questi fattori.
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At tualita` di Avenir Suisse
44 idee per la Svizzera
La nuova pubblicazione di Avenir Suisse offre 44 idee per un totale di 12 ambiti politici e getta uno sguardo generale sul suo lavoro attingendo all’intero bacino tematico del think tank. Con le loro idee liberali gli autori – i capiprogetto di Avenir Suisse – vogliono fornire un contributo al consolidamento del territorio e della piazza economica svizzera di domani e dopodomani. Le proposte non costituiscono un programma di riforma dettagliato e a tutto tondo ma offrono spunti per un dibattito aperto e di ampio respiro su diverse tematiche. Si tratta di discutere e sviluppare ulteriormente queste idee, evitando che la Svizzera, vista la sua situazione relativamente favorevole, si limiti ad apportare in casa propria solo qualche correttivo. Qui di seguito vogliamo proporvi i riassunti di 4 capitoli del libro riferiti ad altrettanti ambiti tematici.
Neutralità – anche nella tassazione
L’oasi fiscale svizzera è minacciata dalla secca. Come farà il nostro sistema fiscale ad affermarsi nella concorrenza fiscale internazionale? Il vantaggio comparativo a lungo termine del sistema fiscale svizzero non va certamente ricercato nel livello basso delle aliquote ma piuttosto nella scelta della base imponibile. Il leitmotiv della riforma è il graduale passaggio dalla tassazione del reddito a quella sui consumi. A lungo termine viene proposta quale novità l’introduzione di un’imposta sul consumo completa, binaria e progressiva – la tassa federale sui consumi. Questa andrebbe a sostituire niente meno che tre imposte diverse (IVA, imposta sugli utili delle aziende e l’imposta federale diretta) con una corrispondente riduzione del dispendio amministrativo e un notevole aumento dell’efficienza fiscale.
Energia: mercati funzionanti piuttosto che piani politici
Dopo gli eventi di Fukushima le manovrine politiche nella politica energetica sono improvvisamente aumentate. Ma gli obbiettivi di politica industriale e del clima propri della Svizzera così come il desiderio di indipendenza sono costosi e mal si conciliano con i mercati aperti. Sono necessari dei segnali effettivi a livello di prezzo presso il consumatore finale. Questo richiede a medio termine un rifiuto delle regolazioni delle tariffe energetiche nel mercato dell’elettricità e un’apertura totale del mercato. Inoltre dovrebbero essere i prezzi – piuttosto che le sovvenzioni – a regolare l’offerta degli impianti di energia elettrica (regolazione tecnologicamente neutrale delle centrali). A lungo termine, il mercato dell’elettricità necessita una spoliticizzazione e maggiore concorrenza. Questo si può ottenere attraverso un fondo energetico, in cui i cantoni trasferiscono le loro partecipazioni sul piano energetico. Dall’altra parte la rete di trasmissione dovrebbe essere privatizzata e quotata in borsa in modo di separarla dagli interessi dei produttori.
«Cumulus» – longevità per le società anonime
Le società anonime (SA) con le loro assemblee generali vengono spesso paragonate alla democrazia diretta e gli azionisti agli elettori. Ha senso questa analogia? Il presente contributo mostra come, al
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contrario, la limitazione delle regole di maggioranza potrebbe giovare all’interesse degli azionisti. Invece che aumentare la democrazia azionistica bisognerebbe quindi prevedere misure per migliorare la governance delle SA. Queste includono la diminuzione degli ostacoli che limitano l’entrata sul mercato per consiglieri di amministrazione, l’elezione del CdA in maniera proporzionale e la messa a disposizione di condizioni quadro che facilitino la creazione di hedge fund. Un nuovo tipo di azioni – le azioni cumulative o «cumulus» – potrebbe aumentare la lealtà degli azionisti e assicurare il loro impegno a lungo termine per l’azienda.
Ricondurre il federalismo e la democrazia diretta all’essenziale
L’implementazione del federalismo e della democrazia diretta si sono dimostrate finora una benedizione per la Svizzera. In un contesto sempre più innovativo e globalizzato si presentano però nuove sfide. L’eccessiva applicazione di diritti popolari diretti e un parlamento composto di due camere che sono sempre più in disaccordo frenano i processi di riforma. Un popolo sovrano che funga da giudice tra il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati e inoltre delle barriere più alte per le iniziative e i referendum accrescerebbero la qualità del processo legislativo. Il federalismo offre sotto tanti aspetti dei vantaggi, ma anche crescenti svantaggi. Lo si potrebbe quindi ottimizzare grazie ad una perequazione finanziaria che prevede un sistema di ricompensa anche per i cantoni più deboli finanziariamente e ricorrendo ad uno splitting fiscale ed elettorale tra il luogo di residenza e quello di lavoro. Pubblicazione: «Ideen für die Schweiz – 44 Chancen, die Zukunft zu gewinnen». A cura di Gerhard Schwarz e Urs Meister, 324 pagine, ISBN 978-3-03823-821-8, Edizioni Neue Zürcher Zeitung, CHF 38.00. Un riassunto in francese è pure ottenibile presso: assistent@avenir-suisse.ch o allo +41 44 445 90 00
At tualita` di Fredy Portmann, Responsabile Key Account Management & Global Sales di Swisscom Grandi Aziende
Comunicare e collaborare in modo semplice in tutto il mondo Finora le aziende attive a livello internazionale si sono spesso avvalse di soluzioni locali per la comunicazione. Un’attuazione standardizzata permette tuttavia di realizzare degli effetti di scala, ridurre i costi e semplificare la collaborazione Le aziende che operano sul piano mondiale sono confrontate con molteplici sfide a livello di collaborazione: fusi orari differenti, culture diverse, processi lavorativi e standard tecnici divergenti. A ciò si aggiunge il fatto che sovente non utilizzano le stesse soluzioni per la comunicazione e lo scambio sicuro di dati tra le singole sedi. Non di rado le società più grandi gestiscono il traffico dati mediante una rete privata (WAN) e mettono le applicazioni a disposizione dei propri utenti ICT in modo centralizzato in Svizzera. Quelle più piccole invece svolgono il traffico dati interno mediante Virtual Private Networks (VPN) che si basano su un sistema di codifica tramite Internet. Ogni filiale assicura la comunicazione vocale con una propria soluzione. Malgrado le differenti esigenze e a prescindere dalle dimensioni, le aziende hanno una cosa in comune: sono prive di una visione consolidata sulle possibilità di una soluzione di comunicazione globale e sui relativi costi (roaming). Non sfruttano effetti di scala e sinergie né il potenziale di una collaborazione semplificata oltre ogni limite e confine.
Semplificare, aumentare l’efficienza e ridurre i costi
Le diverse infrastrutture di comunicazione possono essere unificate e implementate mediante una soluzione scalabile e di facile impiego che non richiede investimenti. Altrettanto importante in questo ambito è la pianificabilità dei costi. Ma come si può ottenere una simile unificazione in un contesto internazionale? Il software Telecom Expense Management (TEM) permette di ottenere una visione globale delle abitudini di utilizzo degli utenti e dei relativi costi ICT. Nell’ambito della telefonia di rete fissa, l’impiego dell’applicazione TEM è molto utile proprio per l’analisi dei minuti di conversazione delle singole sedi. Per quanto riguarda la telefonia mobile, TEM è invece decisivo per la scelta degli abbonamenti e delle possibili Flat Charges. Un’ulteriore opzione interessante è Unified Communications & Collaboration (UCC), un sistema che riunisce diversi canali di comunicazione in un ambiente applicativo unitario permettendo alle aziende di usufruire di telefonia, posta elettronica, instant messaging, conferenze audio e video, application sharing e document management su una piattaforma integrata e di comunicare in modo efficiente e flessibile oltre i confini di strutture aziendali e organizzative. Con UCC le imprese beneficiano dei vantaggi di una comunicazione e collaborazione indipendente dall’ubicazione senza dover operare ingenti investimenti nell’infrastruttura ICT.
Requisito di base: una rete efficiente
Il fabbisogno di prestazioni di centri di calcolo è aumentato notevolmente negli ultimi anni, per cui oggi tali prestazioni e
la conservazione dei dati vengono assicurate tramite una rete. Il public cloud e il private cloud rappresentano due opzioni in questo ambito. Il public cloud è una risorsa condivisa e, a seconda delle esigenze operative, si presta per aziende attive su scala internazionale, in particolare se desiderano integrare partner d’affari, fornitori o clienti tramite applicazioni Extranet. Il private cloud per contro viene messo a disposizione di un gruppo chiuso di utenti senza risorse condivise a livello di servizio e quindi soddisfa esigenze di sicurezza più elevate. Il private cloud è offerto alle aziende da service provider globali quale centro di calcolo e viene collegato direttamente alla rete WAN. Questa soluzione si addice alle imprese alla cui WAN è attribuita una grande importanza in virtù dell’ambiente informatico e che di norma dispongono di diverse sedi di piccole dimensioni. In seguito al trasferimento della prestazione di calcolo nella rete, le aziende necessitano di capacità supplementari nella WAN. In un simile caso, anziché puntare esclusivamente su un costoso potenziamento della WAN è consigliabile ricorrere all’Application Performance Management (APM). Questo sistema comprime e accelera ulteriormente la trasmissione dei dati nella rete ottimizzandone così la qualità. Diversi progetti e studi hanno evidenziato che nella maggior parte dei casi il consolidamento di server e prestazioni di centri di calcolo ha permesso di ridurre considerevolmente i costi complessivi. Grazie al progresso tecnico, le imprese attive a livello mondiale hanno a disposizione piattaforme ideali che dovrebbero sfruttare per raggruppare le soluzioni locali esistenti e creare valore aggiunto a livello operativo, nell’ambito dell’IT, in modo indipendente dall’ubicazione.
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At tualita`
Minori consumi energetici grazie a misure economiche Il Modello PMI di Enerti: la consulenza energetica ideale per piccole e medie imprese della Svizzera italiana, per diminuire i consumi e l’impatto ambientale e per certificare i propri sforzi. A costo zero
Da tempo la Direzione della ditta Muster SA voleva intraprendere qualcosa per scoprire possibili margini di miglioramento in ambito di efficienza energetica. La decisione presa di rivolgersi al proprio distributore di elettricità è stata pagante. Dopo un primo incontro, necessario per capire le esigenze e le particolarità della ditta in questione, il consulente del distributore di elettricità ha proposto il Modello PMI, che senza esitazione è stato accolto con favore dalla Direzione. Ora, a qualche mese di distanza, l’azienda dispone di una lista dettagliata di possibili azioni da intraprendere per diminuire i propri consumi energetici; tutte misure discusse ed accettate ma soprattutto economiche, con un buon ritorno finanziario. Un bel certificato attesta inoltre l’impegno dell’azienda, che è fiera di mostrarlo ai clienti soddisfatti. Il Modello PMI è un programma di consulenza energetica elaborato dall’Agenzia dell’Energia per l’Economia (AEnEC) appositamente per soddisfare le esigenze delle piccole e medie imprese svizzere: la partecipazione a questo programma è semplice, la consulenza è di qualità e neutrale e i costi sono contenuti. Di più: essendo questa offerta riconosciuta a livello nazionale, la partecipazione è addirittura sussidiata. In questo modo le aziende partecipano a costo zero. In Ticino i sussidi sono garantiti dal Cantone e dalla Fondazione Svizzera per il Clima, che sostiene finanziariamente anche l’esecuzione degli interventi previsti. Questi sono identificati tramite un sopralluogo e dipendono dal settore in questione: riscaldamento, parco macchine (produzione), acqua calda, illuminazione, cucina, lavanderia, amministrazione, aria compressa, ventilazione, climatizzazione e via dicendo. Sono considerati tutti i vettori energetici. L’insieme degli interventi proposti è la base di una convenzione volontaria dove sono definiti obiettivi annuali di risparmio. Un semplice monitoraggio online permette il controllo del raggiungimento degli obiettivi. Se questi sono raggiunti – e non è necessario farlo ogni anno – l’azienda riceverà anche in futuro il certificato di protezione climatica. Al suo fianco rimarrà un consulente che l’aiuterà per qualsiasi supporto. Un ulteriore asso esclusivo nella manica di questa con-
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sulenza energetica: le ditte che ne fanno uso hanno la possibilità di essere esonerati dalla tassa sul CO2, che è riscossa all’acquisto di vettori fossili quali l’olio da riscaldamento o il gas. Siete interessati? Volete ulteriori informazioni? Contattate senza impegni il vostro consulente presso il vostro distributore d’elettricità: ne vale la pena! ENERTI SA Tel. +41 91 946 39 28, info@enerti.ch ENERTI SA, distributrice del Modello PMI nella Svizzera italiana, è una società fondata dalle nove principali aziende di distribuzioni di elettricità in Ticino: AIL, SES, AMB, AGE, AMS, AIM, CEF, AECA, AEM. Essa propone tramite le aziende elettriche associate, che hanno aderito al servizio di consulenza energetica, diversi prodotti per clienti commerciali e per enti pubblici. Il Modello PMI è offerto in collaborazione con AEnEC. www.enerti.ch L’Agenzia dell’Energia per l’Economia (AEnEC) è una piattaforma di servizi creata dalle più importanti associazioni economiche svizzere. www.aenec.ch
At tualita` di Lisa Pantini
Un sostegno concreto alle aziende ticinesi Vi presentiamo, con una scheda introduttiva, le diverse misure previste nell’ambito della Legge sul rilancio dell’occupazione (L-rilocc) quale integrazione dei provvedimenti della Legge federale sull’assicurazione contro la disoccupazione (LADI). Il Canton Ticino, nella sua Sezione del lavoro, dispone di diversi uffici che prevedono un supporto diretto alle PMI ticinesi per la reintroduzione sul mercato del lavoro dei disoccupati residenti in Ticino. Dal 1998 sono quasi 5’500 le imprese che hanno beneficiato di questo sostegno: aziende che supportano fattivamente l’economia del Cantone, creando nuovi posti di lavoro, assumendo giovani al primo impiego, disoccupati di lunga durata e usufruendo al contempo, fatto non noto a tutti, anche di prestazioni finanziarie. 5’500 PMI che si sono aperte anche verso il mercato del lavoro interno e hanno fatto uno sforzo per cercare un candidato ideale per un profilo professionale specifico. Ne abbiamo parlato con Felix Lutz, Capoufficio Ufficio delle Misure Attive; Daniele Mombelli, Capoufficio Ufficio regionale di collocamento di Chiasso e Funzionario dirigente responsabile del Gruppo aziende; e Mauro Monaco, Consulente del personale Ufficio regionale di collocamento di Locarno e Capogruppo del Gruppo aziende. Ecco qualche rilevante spunto emerso per tutte le PMI ticinesi
Alle aziende ticinesi serve un supporto fattivo: spesso esse cercano dei collaboratori specifici per posizioni peculiari, ma sono molto concentrate sul loro business, soprattutto di questi tempi non così rosei, e diventa difficile saper e poter coniugare queste necessità. Da un lato la ricerca, la selezione e il processo di assunzione di un dipendente, dall’altro il continuare a approfondire e restare concentrati sulla propria attività. Non tutti sanno che il Cantone dispone di specialisti che affiancano le imprese nella ricerca di personale, su richiesta. Non tutti sanno che il Cantone eroga incentivi finanziari alle aziende che assumono un disoccupato, e portano avanti un dialogo costante tra l’impresa stessa e il consulente di riferimento, che permette di conoscersi, instaurare un rapporto di fiducia, di soddisfazione reciproca e di aiuto fattivo nel risolvere le problematiche che si presentano. Incuriositi? Perplessi? Tutto nuovo? No, è vero. Iniziamo con il dire questo: 0800 765 765. Un numero verde istituito dal Gruppo cantonale aziende, al quale le imprese possono annunciare i posti vacanti. Semplice, immediato e gratuito.
L’azienda deve solo chiamare specificando chi cerca, quali sono le mansioni e le competenze del candidato desiderato. Et voilà. Si mette in moto un processo che nel giro di breve tempo porta direttamente all’azienda stessa un ventaglio di possibili profili interessanti. Il Gruppo cantonale aziende è un’emanazione dei 5 URC (Uffici regionale di collocamento – Bellinzona, Biasca, Chiasso, Locarno e Lugano –) sparsi sul territorio cantonale. Una piattaforma aggiornata: www.area-lavoro.ch La piattaforma fornita dagli URC è costantemente aggiornata con i profili dei disoccupati a livello nazionale che stanno cercando lavoro. Un sistema innovativo permette direttamente all’azienda l’inserimento dei requisiti desiderati, e la ricezione di un elenco immediato di candidati potenziali. Se un profilo attrae la vostra attenzione basta segnalarlo all’URC, che vi metterà in contatto con la persona selezionata. È sicuramente possibile che fra essi vi sia la persona giusta per la vostra azienda! Non dimentichiamo infine la pluralità di profili che rientrano in questo tipo di banca dati: profili diversi con una vastissima gamma di qualifiche professionali, giovani alle prime armi e professionisti con anni di esperienza. Davvero una fonte importante di competenze e opportunità.
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At tualita` di Lisa Pantini
Un dialogo costruttivo e professionale Un partner attivo e qualificato che risponde alle vostre esigenze e vi aiuta nella ricerca di nuovi collaboratori. Gli specialisti URC, consulenti del personale con diploma federale, vi propongono gratuitamente i profili delle persone che più ritenete idonee. In un breve lasso di tempo potrete fissare un colloquio con il potenziale candidato. Un team efficiente di consulenti è a disposizione dei bisogni delle imprese per il Gruppo cantonale aziende. La “relazione” tra consulente e impresa continua anche dopo l’assunzione: un dialogo costante solidifica e rafforza la conoscenza reciproca. Incentivi per le aziende Nell’ambito della LADI e della L-rilocc, sono previste diverse misure a sostegno delle aziende che assumono persone disoccupate. Si tratta di contributi finanziari al datore di lavoro e alle persone disoccupate, con benefici indiretti per le imprese:
ritenuti difficilmente collocabili, non ancora in grado di fornire una prestazione lavorativa completa per motivi d’età, di salute, di formazione/ esperienza professionale da attualizzare, oppure perché disoccupati da più mesi, che necessitano un’introduzione speciale per svolger le nuove mansioni. - l ’idoneità professionale di un candidato ad un’assunzione può essere verificata da parte dell’azienda mediante un breve stage a carico dell’assicurazione disoccupazione. Uno stage è utile per valutare meglio le competenze dell’assicurato in vista di un’eventuale assunzione (test d’idoneità) e permette al contempo all’assicurato una pratica orientativa in vista di una formazione o riqualifica professionale
- l a creazione di nuovi posti di lavoro è sostenuta mediante il rimborso degli oneri sociali a carico del datore di lavoro per le persone assunte, per un periodo di due anni.
- l ’azienda ha, inoltre, la possibilità di far capo a persone disoccupate qualificate che necessitano di un periodo di pratica professionale o a persone che possono essere formate in vista di un’assunzione e che continuano a rimanere al beneficio di prestazioni dell’assicurazione contro la disoccupazione durante il periodo di formazione.
- l ’assunzione di persone disoccupate è favorita da una partecipazione al pagamento del salario nel periodo d’introduzione. Questo favorisce l’introduzione in azienda in modo duraturo gli assicurati
- è pure previsto un contributo alla mobilità nel caso in cui la persona accetta un impiego lontano dal proprio domicilio e subisce una perdita finanziaria rispetto all’occupazione precedente.
Un riassunto schematico degli incentivi a favore delle imprese Costi/Benefici L-rilocc Legge cantonale sul rilancio dell’occupazione e sul sostegno ai disoccupati
Durata
Incentivo all’assunzione
Finanziamento degli oneri sociali a carico massimo 24 mesi del datore di lavoro, relativi alla persona assunta (AVS, AI, IPG, AD e LPP)
Bonus di inserimento in azienda
Complemento all’Assegno periodo introdu- fino a 6 mesi, zione LADI fino al finanziamento massimo eccezionalmente 12 del 60% del salario lordo.
Assunzione di disoccupati che hanno esaurito Finanziamento massimo del 60% del salario massimo 12 mesi o non hanno diritto ad indennità LADI lordo. Incentivo assunzione giovani primo impiego
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Presa a carico dei costi di partecipazione finanziaria del datore di lavoro per i periodi di pratica professionale previsti dalla LADI, nel caso di giovani (fino a 30 anni) al primo impiego.
LADI Legge federale sull’assicurazione contro la disoccupazione
Costi/Benefici
Durata
Assegni per un periodo d’introduzione
Partecipazione media del 40% sul salario
fino a 6 mesi, eccezionalmente 12
Periodo di pratica professionale
Stage per persone qualificate con partecipa- di regola 6 mesi zione del 25% da parte dell’azienda ai costi dell’indennità giornaliera di disoccupazione
Stage d’orientamento e test d’idoneità professionale
Nessun costo a carico del datore di lavoro
di regola 3 giorni per i test d’idoneità, massimo 3 settimane per gli stage di orientamento
Daniele Mombelli Capoufficio Ufficio regionale di collocamento di Chiasso e Funzionario dirigente responsabile del Gruppo aziende Tel. +41 91 695 10 30, daniele.mombelli@ti.ch
Per maggiori informazioni: Gruppo cantonale aziende: 0800 765 765 www.area-lavoro.ch Felix Lutz Capoufficio Ufficio delle Misure Attive Tel. +41 91 814 48 01, felix.lutz@ti.ch
Mauro Monaco Consulente del personale Ufficio regionale di collocamento di Locarno e Capogruppo del Gruppo aziende Tel. +41 91 816 14 11, mauro.monaco@ti.ch
Link al sito della Sezione del lavoro sul sito del Cantone Ticino: www4.ti.ch/DFE/DE/SDL/SERVIZI/ HSI Pubblicità 180x125 Moduli 2013 B
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At tualita`
Lavoro a titolo di prova AI: per nuove sinergie con il mercato del lavoro La sesta revisione della Legge Federale sull’Assicurazione per l’Invalidità (LAI), entrata in vigore lo scorso gennaio 2012, ha portato con sé diverse novità per quanto riguarda la possibilità di collaborazione fra l’Ufficio AI e i datori di lavoro. Una fra le più interessanti è l’opportunità di mettere alla prova potenziali futuri collaboratori, a costo zero per l’azienda, senza l’iniziale stipulazione di un contratto lavorativo. Questo periodo di prova professionale, della durata massima di sei mesi, è, infatti, totalmente gratuito per il datore di lavoro che mette a disposizione un posto di lavoro a una persona segnalata dall’Ufficio AI. Infatti, lo scopo principale della misura sopraindicata è di valutare competenze e attitudine lavorativa della persona oltre che le potenzialità di inserimento in una nuova realtà professionale. Gli eventuali impedimenti dettati dal danno alla salute dell’assicurato in prova sono discussi con il consulente AI di riferimento prima di iniziare la misura, alfine di favorire una collaborazione trasparente la quale potrà migliorare l’inserimento in azienda del collaboratore. L’obiettivo finale è di fare in modo che il problema di salute di cui soffre la persona non sia di alcun ostacolo all’esercizio dell’attività lavorativa messa a disposizione. Come si svolge in pratica un lavoro a titolo di prova? Il nostro canale di reclutamento potrebbe rivelarsi un partner prezioso per datore di lavoro che voglia usufruirne. L’Ufficio AI, infatti, offre gratuitamente all’azienda le proprie competenze di analisi e di selezione del personale, proponendo profili adeguati alle esigenze dell’impresa. La parte amministrativa spettante al datore di lavoro che mette a disposizione nella sua azienda un “lavoro a titolo di prova” è minima. Si riduce infatti alla sottoscrizione di una convenzione di collaborazione, una fase di monitoraggio dell’andamento in collaborazione con il consulente AI e un piccolo colloquio finale fra parti coinvolte (datore di lavoro, consulente AI e assicurato). Durante tutto il periodo di prova il consulente AI resta il referente unico per il datore di lavoro nell’ambito dell’andamento della misura, la quale potrà essere sospesa in ogni momento se ritenuto opportuno dal datore di lavoro.
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Non essendoci alcun contratto lavorativo, il lavoratore, durante il periodo di “stage”, non farà parte a tutti gli effetti dell’organico dell’azienda e sarà remunerato dall’Ufficio AI in varie forme. Egli avrà tuttavia l’obbligo di sottostare alle disposizioni indicate nel CO in materia di contratto di lavoro e dovrà rispettare le regole vigenti in azienda. Si fa notare che questa misura è erogabile anche ai datori di lavoro che vogliono mantenere in azienda un loro collaboratore che ha depositato una domanda di prestazioni AI, destinandolo ad altre mansioni più idonee. L’auspicio dell’Ufficio AI, nonostante non vi sia un obbligo di assunzione o di mantenimento del posto di lavoro, è che la fine di un periodo di prova possa sfociare in un’assunzione definitiva, finanziabile in misura variabile a dipendenza del caso. Qualora il collaboratore necessitasse di acquisire ulteriori competenze per svolgere il proprio lavoro, possiamo anche finanziarne la formazione su misura necessaria. Abbiamo suscitato il vostro interesse? Candidatevi! I datori di lavoro che sono interessati a mettere a disposizione un impiego provvisorio denominato “lavoro a titolo di prova” possono annunciarsi alla mail dell’ufficio invalidità, integrazione@ti.oai.ch. I nostri consulenti sono a vostra disposizione per qualsiasi chiarimento.
Il lavoro a titolo di prova in pillole • Base legale: articolo 18a LAI • Nessun vincolo derivante da un contratto di lavoro • Beneficiari: collaboratori (che hanno depositato domanda AI) in azienda che necessitano di cambio di mansione o assicurati attentamente selezionati dall’ufficio AI • Nessun onere finanziario a carico del datore di lavoro • Rispetto delle regole aziendali e del CO da parte del lavoratore • Durata massima: 6 mesi • Nessun obbligo di assunzione al termine del periodo • Possibilità di interruzione in ogni momento
Eventi
VNL – Ricerca e innovazione in ambito logistico: da fattore-costo a investimento strategico Evento organizzato dalla Cc-Ti, Ticinomoda in collaborazione con la Fondazione AGIRE Lunedì 25 febbario, presso il Centro Polus di Balerna (Via Corti 5), a partire dalle ore 18.30, con interventi di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti, Roberto Klaus, Fondazione AGIRE, Luca Gambardella, SUPSI – Istituto Dalle Molle di ricerca in intelligenza artificiale e Paolo Pedrazzoli, SUPSI – Istituto sistemi e tecnologie per la produzione sostenibile. Seguirà un networking apero. Tutti i dettagli ed il programma preciso sul nostro sito web: www.cc-ti.ch. Per iscrizioni ed informazioni rivolgersi alla Cc-Ti entro il 22 febbraio 2013 (galan@cc-ti.ch).
Ticino e-business Day Evento organizzato dalla Cc-Ti in collaborazione con PostFinance Mercoledì 27 Febbraio. 2013, presso il Centro Svizzero di Calcolo Scientifico (CSCS) a Lugano, dalle 16.30 alle 20.00 per conoscere le esperienze di diverse aziende ed approfondire alcuni punti che riguardano il mondo degli affari su Internet. Per tutti i dettagli riguardanti questo evento, come pure per le modalità d’iscrizione, vogliate visitare il nostro sito web: www.cc-ti.ch
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Eventi di Lisa Pantini
UN APPROFONDIMENTO SULLE POSSIBILITÀ D’ACCESSO ALLE GARE D’APPALTO OFFERTE DALLE ISTITUZIONI FINANZIARIE INTERNAZIONALI Si è tenuto lo scorso 28 novembre presso la Cc-Ti l’evento organizzato da Osec e Cc-Ti sulle cosiddette IFI, Istituzioni Finanziarie Internazionali. Un tema complesso e spesso ignorato dalle PMI, che credendo, ingiustamente, che l’accesso alle gare d’appalto internazionale sia complesso e/o difficoltoso e destinato a poche aziende «elette», si perdono così una fetta importante di possibili opportunità d’affari a livello mondiale. Le imprese svizzere possono accedere a questi appalti, e sono già numerose le PMI (non solo le grandi aziende) che vi sono riuscite con successo. Sono cinque le grandi IFI di cui la Svizzera è membro : la Banca mondiale, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (EBRD), la Banca interamericana di sviluppo (IDB), la Banca asiatica di sviluppo (ADB) e la Banca africana di sviluppo (AfDB). Globalmente queste 5 istanze pubblicano ogni anno appalti in numerosi settori per un volume complessivo di oltre 100 miliardi di franchi. Il finanziamento di questi progetti è garantito. Perché non tentare di accedervi? Durante l’evento, moderato da Monica Zurfluh, Head of Osec Ticino, si sono susseguite brillanti relazioni che hanno messo in luce queste occasioni. Sono intervenuti Randy H. Grodman, Presidente IDO International Development Opportunities, Ginevra e Alberto Silini, Head Consulting Europe, Osec Zurigo, a cui ha poi fatto seguito la testimonianza di Fernando Salvetti, Fondatore e managing partner di LKN-Logos Knowledge Network, Lugano e Berna. Di seguito vi proponiamo un’interessante intervista con Randy H. Grodman e vi riportiamo anche la testimonianza di Fernando Salvetti sull’esperienza con le IFI.
Monica Zurfluh durante il suo intervento, alle sue spalle R. Grodman e A. Silini
L’accesso alle gare d’appalto delle IFI Intervista di Lisa Pantini con Randy H. Grodman, Presidente IDO International Development Opportunities, Ginevra, www.ido-international.com Tra le 5 IFI quali sono quelle con cui si lavora maggiormente? “Nell’ordine: la Banca mondiale, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (EBRD), la Banca asiatica di sviluppo (ADB), la Banca africana di sviluppo (AfDB), e la Banca interamericana di sviluppo (IDB)”.
Randy H. Grodman
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Quali sono i Paesi in cui ci sono più opportunità per le imprese svizzere? “Dipende dall’esperienza e dalle capacità di ogni PMI svizzera. Esistono opportunità in tutti i mercati emergenti in cui sono implementati progetti finanziati dalle IFI. Le regioni geografiche raggiunte dai progetti delle IFI includono tutti i Paesi in Africa, la maggior parte delle Nazioni dell’area Asia-Pacifico (ma non Singapore o la Corea del Sud, per esempio), tutti quelli dell’Europa centrale e orientale (compresi l’Asia centrale e gli altri Paesi dell’ex Unione Sovietica), tutta l’America Latina e molti Stati dei Caraibi, e molti Paesi del Medio Oriente (Egitto, Giordania, Yemen, e altri). Pertanto, le società di consulenza svizzera dovrebbero dare la priorità a target di mercato orientandosi con i Paesi di destinazione per progetti sostenuti dalle IFI, sulla base delle capacità linguistiche e delle competenze del personale, nonché sulla particolare esperienza internazionale di ciascuna impresa. Le aziende di consulenza devono essere in grado di lavorare nella lingua ufficiale della Nazione. Per i fornitori di beni e attrezzature, una pregressa esperienza in un determinato e le capacità linguistiche sono meno importanti. Per quanto riguarda il processo d’offerta, tutte le aziende devono essere in grado di presentare le proprie proposte nella lingua indicata nel capitolato d’appalto. A seconda della Nazione, questa è di solito inglese, francese, spagnolo o portoghese, ma può anche includere lingue dell’Europa orientale (come il russo o l’ucraino)”.
Come incrementare il potenziale di accesso per le aziende rossocrociate e ticinesi alle opportunità offerte dalle IFI? Le possibilità sono conosciute o le PMI si scoraggiano facilmente di fronte alle potenziali difficoltà? Come sfatare questo «pregiudizio»? “Le PMI svizzere hanno certamente buone possibilità di aggiudicarsi degli appalti finanziati dalle IFI. Per avere successo, ogni società deve allocare una quantità appropriata di risorse umane (tempo di lavoro adeguato usato da dipendenti che hanno le necessarie capacità e competenze), così come una sufficiente disponibilità di risorse finanziarie (per viaggiare nei Paesi target, per esempio, e per elaborare proposte ed offerte di alta qualità). Per le aziende interessate, il modo migliore per iniziare ad esplorare le opportunità contrattuali attraverso le istituzioni finanziarie internazionali è quello di esaminare con attenzione i siti delle IFI, che descrivono i progetti e le opportunità di appalto. Le aziende possono inoltre beneficiare del contatto con esperti, che già hanno lavorato con le istituzioni finanziarie internazionali (come consulenti, funzionari governativi svizzeri - come la SECO e la Direzione dello sviluppo e della cooperazione DSC -), o altre società che hanno lavorato a livello internazionale su progetti sostenuti e finanziati dalle IFI. È essenziale che ogni PMI svizzera interessata ad entrare nel «mercato IFI» si conceda almeno 1-2 anni per intraprendere lo sviluppo di questo business. Ciò dovrebbe includere incontri con i funzionari governativi dei Paesi nel quale si svolge il progetto e, ove possibile, un contatto con i principali membri del personale IFI per i progetti di interesse”. Una PMI decide di intraprendere il processo per partecipare alla gara d’appalto. Quali sono, in pratica, i passi che deve compiere? “Idealmente, la PMI ha intrapreso alcune attività di marketing legate al progetto di interesse prima del lancio della gara d’appalto. Per le società di consulenza, in genere l’agenzia esecutiva in un mercato emergente pubblica un annuncio in cui si invitano tutte le società dei Paesi idonei a presentare una «manifestazione scritta di interesse» (Expression Of Interest - EOI). La stessa agenzia esecutiva prepara poi una lista - che di solito è composta da 6 società - sulla base delle EOI che ha ricevuto. Alle società di consulenza è spesso consigliato di formare joint-venture o accordi di partenariato con aziende locali. Per i produttori e fornitori di beni e attrezzature, e per le imprese di costruzione, vi è talvolta l’obbligo di una prequalifica per una gara d’appalto. Inoltre, i contratti di beni, attrezzature o lavori di costruzione civile spesso richiedono agli offerenti interessati l’acquisto dei documenti di gara. È fondamentale che le aziende di consulenza leggano attentamente le richieste di proposte (che vengono inviate solo alle imprese selezionate dalle agenzie esecutive tramite la short-list). Allo stesso modo, i fornitori di beni e attrezzature e appaltatori di lavori pubblici devono esaminare l’intero documento di offerta. Tutte le aziende sono autorizzate a inviare richieste scritte di chiarimenti alle agenzie esecutive in merito a qualsiasi aspetto della richiesta per proposte o documenti d’offerta che sembrano poco chiari o imprecisi. Infine, le PMI svizzere dovrebbero predisporre proposte di alta qualità e offerte che soddisfino tutti i requisiti specificati nel capitolato d’appalto, e garantire che esse siano presentate per tempo”. Chi può supportare ed accompagnare le aziende in questo percorso? “Può essere utile per le PMI svizzere consultare l’Osec per un sostegno con le IFI. L’Osec gestisce una rete di Swiss Business Hub in molti Paesi, e ci sono membri del personale Osec a Lugano, Zurigo e Losanna, che possono offrire preziosi consigli e assistenza. Inoltre, alcuni consulenti con una maturata esperienza nei processi con i progetti e contratti IFI possono offrire la loro esperienza alle imprese svizzere. In alcuni casi, funzionari governativi svizzeri a Berna o di un’ambasciata svizzera nel Paese in cui si svolge il progetto potrebbero fornire una consulenza mirata. Ci sono anche rappresentanti svizzeri all’interno delle diverse istituzioni finanziarie internazionali, che possono essere consultati per un consiglio (si veda la domanda successiva qui sotto)”.
La Svizzera è un Paese membro delle 5 organizzazioni IFI, con persone nominate in alcuni Board direttivi. Durante l’evento è stato messo in evidenza come queste persone possano supportare le PMI svizzere nell’assegnazione dei progetti. Come si entra in contatto con loro? “I Paesi membri di ogni IFI sono rappresentati nel Consiglio di Direzione. La Svizzera è rappresentata da funzionari svizzeri di ogni organizzazione. Il ruolo principale di questi funzionari è quello di rappresentare la posizione del Governo rossocrociato per Alberto Silini quanto riguarda i progetti e le politiche sostenuti e promossi da ciascun IFI. In alcuni casi, i rappresentanti elvetici sono in grado di offrire una consulenza e di dare delle informazioni alle PMI svizzere che li contattano con una richiesta specifica e adeguata. I nomi e i riferimenti per rivolgersi ai rappresentanti della Confederazione presso le istituzioni finanziarie internazionali si possono trovare sui siti IFI, o contattando l’Osec o la SECO”. Quali sono i criteri con cui vengono valutate le proposte delle aziende per un progetto? Chi sono gli esperti che svolgono queste analisi? “Ogni richiesta di preventivo o insieme di documenti di gara ha chiaramente indicati i criteri di valutazione. Esistono tre categorie di contratti finanziati dalle IFI: - servizi di consulenza - merci e le attrezzature, e - opere civili. Le richieste di proposte per i consulenti includono termini di riferimento su misura per il compito specifico, nonché l’indicazione del sistema di punteggio per le proposte tecniche e finanziarie. I documenti d’offerta di beni, attrezzature e opere di costruzione civile contengono anche alcune disposizioni quali le specifiche tecniche, i termini di consegna che devono essere soddisfatti, il modo in cui il prezzo sarà valutato, ecc.. Le offerte sono sempre sottoposte ai Governi in cui il progetto è in implementazione - solitamente indicato come l’Unità di Attuazione del Progetto (Project Implementation Unit - PIU) o Gestione Unità di Progetto (Project Management Unit - PMU) -. Le offerte e le proposte vengono valutate dai funzionari del Governo del Paese, che poi inviano un «rapporto di valutazione delle offerte» al responsabile del progetto IFI (che può trovarsi nella sede dell’IFI o in un ufficio nel Paese specifico). L’IFI fornisce poi il proprio «nulla da obiettare» alla valutazione che è stata completata da parte del Governo, o invia domande/ commenti al Governo che possono includere una richiesta di specificare maggiormente le informazioni relative alla valutazione fatta”. Può farci qualche esempio di PMI svizzera che ha realizzato un progetto tramite un appalto IFI? “Non sarebbe opportuno per me per citarne società specifiche. Molti imprese svizzere sono riuscite ad aggiudicarsi contratti finanziati dalle IFI. La maggior parte dei contratti sono stati per servizi di consulenza e per la fornitura di beni e attrezzature; la cui grande maggioranza era per progetti in Africa, Asia ed Europa/Europa centrale. La maggior parte di questi contratti sono stati finanziati dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (EBRD) e dalla Banca mondiale”.
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Eventi
Formazione e capacity building con le istituzioni finanziarie internazionali di Prof. Dr. Avv. Fernando Salvetti, PhD, Fondatore e managing partner di LKN-Logos Knowledge Network (Lugano e Berna), www.logosnet.org
“Poverty is not a lack of character. It is a lack of money. A lack of opportunities. A lack of investment. It is when society turns its back and makes you invisible”. È cominciata così, a Zurigo: un incontro dell’Osec per conoscere le attività delle istituzioni finanziarie internazionali e le opportunità che possono offrire alle società ed ai professionisti basati in Svizzera. La Confederazione è uno dei Paesi membri all’interno di queste istituzioni: World Bank, International Finance Corporation, Inter-American Development Bank, African Development Bank, European Bank for Reconstruction and Development. La loro missione istituzionale è mirata in buona sostanza a supportare lo sviluppo socio-economico ed infrastrutturale di stati o aree macro-regionali caratterizzate da “lack of opportunities”. Questo attraverso azioni che per quanto riguarda il mio settore, quale knowledge entrepreneur attivo nell’ambito dell’education e della formazione professionale, si connotano in termini di capacity building e di people development. Ovvero, azioni volte a potenziare le persone attraverso lo sviluppo di competenze e capacità “chiave” all’interno di uno specifico contesto sociale ed economico. Essendo le istituzioni finanziarie internazionali attive attraverso team di dipendenti e consulenti ad alta qualificazione professionale, lavorare con queste istituzioni consente di imparare molto dagli imprenditori ed ai professionisti, così come ai dipendenti delle aziende e degli studi professionali fornitori di servizi. Infatti si entra in contatto con persone molto qualificate e si viene a conoscenza di progetti e attività interessanti. Nel mio caso, per esempio, ho avuto modo di dialogare con responsabili di attività quali il knowledge management o la tertiary education che vengono solitamente condotte impiegando modalità che possiamo definire “cutting-edge”, frutto di competenze sofisticate e di un savoir faire professionale di alto livello. Quindi ho imparato e continuo ad imparare molto, e questo nel nostro campo (ma non solo nel nostro) consente di accrescere il nostro capitale intellettuale e umano, così come la nostra capacità professionale. Si tratta dunque di un’ottima occasione per crescere e praticare il lifelong learning. Inoltre, lavorare con queste istituzioni consente di fare rete con colleghi che operano nel nostro stesso settore o in ambiti differenti ma utili per estendere le nostre relazioni professionali: il che non guasta, soprattutto per venire a conoscenza di informazioni e opportunità rilevanti per il nostro lavoro. Il tutto su un piano internazionale. Come fare per iniziare? Nel mio caso le informazioni avute dall’Osec e le missioni organizzate appositamente per le imprese svizzere a Washington DC (World Bank, International Finance Corporation, Inter-American Development Bank), così come a Manila (Asian Development Bank) sono state molto importanti perché mi hanno consentito di essere direttamente introdotto all’interno di queste istituzioni. Che sono grandi, articolate e a volte anche un po’ complicate, a partire dalla strutturazione degli edifici e degli uffici. Ricordo badges da richiedere preventivamente su invito da parte del personale di queste istituzioni, indirizzi complessi da de-
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Fernando Salvetti
cifrare (Street Building Wing Floor Office ), dipartimenti e unità operative dalle specializzazioni non così consuete. Di sicuro ci sono tanti corridoi simili, ma del tutto diversi quanto a specializzazione del personale che vi opera. Essenziale individuare quelli giusti. Così come è vitale individuare le persone davvero rilevanti per avere delle informazioni utili sui progetti che bollono in pentola: gli “insiders” in questi casi parlano di pipeline. E i progetti in pipeline sono quelli che possono creare opportunità per le nostre aziende e i nostri studi professionali. E come si individuano i progetti rilevanti in pipeline? Facendo networking e knowledge sharing sia di persona (ci sono anche eventi annuali appositi presso queste istituzioni) che utilizzando le communities online dei fornitori, che si trovano ad esempio su LinkedIn. Navigando sui siti Internet istituzionali, ma con la consapevolezza che gli “ultimissimi” (e a volte anche gli ultimi ed i penultimi) aggiornamenti non sono ancora online e che quindi bisogna diventare parte di flussi di comunicazione che riguardano altri fornitori così come il personale delle stesse banche di sviluppo. Quindi è utile navigare i data-bases dei progetti in corso di esecuzione o prossimi ad essere lanciati, ma ancor più utile è sviluppare qualche contatto diretto con chi lavora all’interno di queste istituzioni.
Eventi di Lisa Pantini
Salute, un fattore di successo per le aziende Ankica Brdar
Gianni Marenghi
Il nostro Business Breakfast, lo scorso novembre si è concentrato su un tema di vitale importanza per le PMI: la salute. Svoltosi lo scorso 26 novembre 2012 a Bellinzona, presso l’Helsana Business Center di Via Lugano 5, in collaborazione con Helsana, l’evento ha messo in luce le diverse tematiche che ruotano attorno alla promozione ed alla tutela del bene più importante per tutti noi: la salute. In questo caso declinata sul posto di lavoro. Oggi si lavora sempre di più in modo impegnativo: i tempi brevi, la mole di informazioni, la concorrenza nonché i cambiamenti sociali sollecitano sempre più i collaboratori, e si corre il rischio che aumentino le assenze nelle PMI. Difficoltà, problemi di salute, ecc. spesso vengono diagnosticati troppo tardi, comportando tutta una serie di ripercussioni sulla vita dell’impresa, senza contare i costi supplementari. In questo senso, i costi legati all’assenteismo per le aziende possono assumere elevate proporzioni e non tutte le aziende dispongono di coperture assicurative che permettono di contenere l’impatto economico. Per il successo aziendale è fondamentale poter contare su un team in buona salute e tutti, dirigenza e collaboratori, devono dare il loro contributo per creare le condizioni giuste e riconoscere tempestivamente i momenti di difficoltà. Abbiamo posto alcune domande ai relatori intervenuti durante il BBC di novembre 2012: Ankica Brdar, Health Manager Helsana SA, Marco Alberti, Responsabile Gruppo Infortuni e Responsabile Case Management Helsana SA e Gianni Marenghi, Responsabile sviluppo del personale Ticino Helsana SA
Quali sono le misure atte alla prevenzione dell’assenteismo sul posto di lavoro ed alla tutela della salute? A. Brdar “Le possibilità in tale ambito sono numerose. Il provvedimento più importante è anzitutto il colloquio tra il superiore e il collaboratore dopo un’assenza. In questo modo si instaura un rapporto di fiducia. Un tale colloquio dovrebbe essere svolto in maniera professionale e efficiente. La corretta conduzione del colloquio può essere appresa. I nostri manager sanitari offrono a questo riguardo corsi speciali sotto forma di workshop. Se lo scopo è quello di mantenere sotto controllo le assenze, anzitutto bisogna avere una visione d’insieme di tutte le assenze. A tale proposito vi è il pratico software Sunetplus che offriamo ai nostri clienti aziendali. Esso consente di allestire statistiche e valutazioni significative. Così si ha un controllo sistematico delle assenze nell’azienda”.
ducia e il rispetto reciproci tra superiori e collaboratori. Il superiore stesso deve dimostrare motivazione e buona volontà e deve impegnarsi a favore di un buon clima di lavoro all’interno del team”. Per un contatto diretto: A. Brdar Helsana Assicurazioni SA Regione Svizzera italiana Viale Portone 2, 6500 Bellinzona Tel. +41 43 340 80 22 ankica.brdar@helsana.ch, www.helsana.ch
Come si deve muovere e cosa può fare un’azienda in concreto per tutelare la salute al proprio interno? A. Brdar “Essa dovrebbe ottimizzare l’ambiente e i processi di lavoro. Ciò è possibile fare in maniera professionale attraverso un management sanitario. Si tratta di un compito dirigenziale e richiede dunque un chiaro impegno da parte della direzione aziendale. Offriamo alle aziende il nostro management sanitario aziendale: Helsana Business Health. Questo servizio viene adeguato alle esigenze della rispettiva azienda. I nostri manager sanitari consigliano le aziende personalmente. In una prima fase analizzano lo status quo dell’azienda. Dopodiché, insieme ai superiori e ai collaboratori, si appura come ridurre o addirittura evitare i carichi. Sono molti i fattori che contribuiscono al mantenimento della salute dei collaboratori. Molto importanti sono la fi-
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Eventi di Lisa Pantini
Dipendente assente per malattia o infortunio. Quali passi si devono intraprendere per un reinserimento tempestivo e di successo? M. Alberti “Come cliente Helsana è necessario annunciare o notificare i casi appena possibile. La notifica di una malattia o infortunio entro i primi 30 giorni dall’inizio dell’incapacità al lavoro permette ad Helsana di verificare immediatamente i casi tenendo conto della situazione medica, sociale e professionale e, laddove necessario, provvederà affinché gli uffici AI adottino misure d’intervento precoci. Grazie al fatto di potersi rivolgere a Helsana come unico interlocutore per la notifica di sinistro, in qualità di datore di lavoro si sarà sgravati dal punto di vista amministrativo e al tempo stesso si avranno meno assenze per malattia o infortunio tra il proprio personale. Qualora venga identificato un potenziale di reinserimento, il caso sarà analizzato e gestito per il tramite di una consulenza professionale del Case Manager di Helsana”. Come funziona il Case Management di Helsana? Quali sono gli attori coinvolti all’interno dell’azienda ed al di fuori? M. Alberti “Il Case Management di Helsana sostiene attivamente il reinserimento professionale di persone inabili al lavoro. Tale approccio aiuta a garantire la coordinazione tra il collaboratore interessato, il suo datore di lavoro, i medici curanti e soprattutto le assicurazioni coinvolte (AI, AD, LPP, ecc.). Il metodo permette al collaboratore di essere assistito in maniera ottimale nel processo di reinserimento professionale. Helsana punta sull’assistenza personale, offrendo consulenza e coordinazione fra tutti gli interessati. Se necessario, è previsto anche un colloquio con il datore di lavoro, superiori diretti ed ufficio del personale, per valutare altre possibilità di impiego nell’azienda (adattamento del posto di lavoro, altra attività, ecc.). Con il metodo di gestione complessiva dei casi, il case management di Helsana intende ridurre il tempo di inabilità al lavoro e reinserire le persone nel migliore dei modi nella vita lavorativa. Il procedimento chiaro e strutturato prevede alcune fasi molto importanti: analisi della situazione e identificazione del problema, pianificazione e accordo sugli obiettivi, attuazione e gestione delle prestazioni, valutazione e analisi del risultato, monitoraggio ed ottimizzazione”.
Su quali basi poggia la formazione continua in ambito di promozione della salute nelle PMI? G. Marenghi “La formazione continua in ambito degli attori che si occupano della promozione della salute nelle PMI (piccole e medie aziende) deve sicuramente poggiare su un continuo perfezionamento e aggiornamento delle proprie conoscenze e capacità dettate dal ruolo. Gli attori: consulenti, superiori diretti, uffici del personale, coach interni, ecc. devono sì conoscere gli strumenti messi a disposizione, ma pure possedere delle basi solide in management delle persone (il bene più importante delle aziende). Lo strumento o gli strumenti per se stessi non sono sufficienti per dare efficacia al processo d’inserimento delle persone assenti per malattia o infortunio. A volte, da parte dei dirigenti di linea delle PMI, sembra, per questioni di tempo, che l’uso di strumenti possa bastare per dare utilità, valore e forza all’intervento stesso. Come indicavo nel primo paragrafo la formazione per questi attori deve essere finalizzata o organizzata. Questa dopo una precisa analisi delle esigenze e competenze date dal ruolo e con interventi formativi mirati in aula (simulatore) e poi on the Job o during the Job. Qui di seguito riporto possibili tipologie di attività finalizzate all’apprendimento di skill comportamentali e di competenza manageriale: comunicazione efficace, la direzione e la comunicazione assertiva, public speaking, tecniche basi di negoziazione, decision making, problem solving, gestione dello stress, gestione dei conflitti, intelligenza emotiva, basi di PNL (programmazione neuro linguistica), laboratorio avanzato di comunicazione, gestione dei conflitti, gestione dei collaboratori, ecc.. Sono assolutamente conscio e convinto che la qualità costa ma pure che la «mancata qualità» rappresenta una perdita secca. Per «mancata qualità» o «non qualità» intendo l’assenza di formazione, oppure, una formazione inefficace. I costi conseguenti ad una tale «défaillance strutturale» di una ditta incidono pesantemente sui bilanci dell’organizzazione poiché sia l’efficacia sia la redditività dell’azienda sono influenzate negativamente mettendo in forse l’esistenza della struttura. Infatti, un’azienda per essere vitale deve produrre anche reddito (oltre che beni/servizi), l’assenza di reddito corrisponde alla prossima e – ahimè – inevitabile morte economica della ditta. Pertanto, la funzione formativa non può limitarsi a fare «l’elenco della spesa» dei corsi, assai riduttivo, ma di capire le necessità in base ai compiti, ruoli e funzioni all’interno dell’azienda per così garantire competitività, affidabilità e credibilità verso l’esterno (clienti). In base alla mia esperienza come responsabile dello sviluppo del personale, trainer, formatore, facilitatore e business coach, penso che sia importante, anche nelle PMI, di investire nella formazione continua. Qualità = Profitto! Inoltre: «… il miglioramento continuo è meglio della perfezione in ritardo (Mark Twain)…»”.
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Formazione
Corsi di formazione proposti dalla cc-ti IL TELEFONO... LA VOCE DELL’AZIENDA
Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Martedì 19 febbraio 2013, dalle 09.00 alle 17.00 Programma • L’attività degli addetti: la gestione delle attese, il ricevimento e il passaggio delle comunicazioni, l’organizzazione del posto di lavoro • Le tecniche di ascolto efficace • Psicologia e bisogni dell’interlocutore: la diagnosi permanente • L’approccio iniziale • Il comportamento con l’interlocutore irritato e/o contestatario • La risposta e l’esattezza delle informazioni • La conclusione dell’episodio telefonico • La cortesia come arma vincente • La voce e la sua modulazione per telefonare con successo
IL POST-VENDITA COME PRE-VENDITA
Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Martedì 26 febbraio 2013, dalle 09.00 alle 17.00 Programma • La soddisfazione del venditore e del cliente • Le azioni di post-vendita • La retention della clientela • Lo sviluppo del cliente • Conclusioni operative
MODELLI E CONTRATTI DI LAVORO
Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Giovedì 28 febbraio 2013, dalle 09.00 alle 13.00 Programma Modelli di lavoro: • I tempi di lavoro • Le forme di lavoro • I diversi modelli di lavoro Contratti di lavoro: • Orario mensile e annuale • Contratti speciali
MISURARE IL CLIMA AZIENDALE
Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Martedì 5 marzo 2013, dalle 13.30 alle 17.30 Programma • Importanza di un buon clima aziendale • Indicatori HR per misurare il clima aziendale • Fasi per implementare un sondaggio aziendale/dipartimentale • Esercizio “ambientometro”
GLI INCOTERMS 2010
Lugano, Sala dott. G. Papa, presso la Cc-Ti Giovedì 7 marzo 2013, dalle 09.00 alle 13.00 Programma • Incoterms nell’attività quotidiana • Il principio dei 4 pilastri • Uso e interpretazione del libro Incoterms 2010 • I due gruppi di clausole distinti per modalità di trasporto • Le 2 nuove regole Incoterms a sostituzione delle clausole DAF, DES, DEQ e DDU (Incoterms 2010) • Le altre novità sostanziali degli Incoterms 2010 • Spiegazioni associate ad ogni clausola
LE LETTERE COMMERCIALI: TECNICHE, TRUCCHI, TRAPPOLE Lugano, Sala Monte Bré, presso la Cc-Ti Mercoledì 13 marzo 2013, dalle 09.00 alle 17.00 Programma • Pragmatica della comunicazione scritta • Struttura delle lettere commerciali • Target di lettori/consumatori dello scritto • Contenuti della comunicazione efficace • Punteggiatura: il caso e il metodo • Uso intelligente del post-scriptum
LA GARANZIA NEL CONTRATTO DI VENDITA: nuove norme dal 1.gennaio 2013 Lugano, Sala dott. G. Papa, presso la Cc-Ti Giovedì 21 marzo 2013, dalle 16.00 alle 18.30 Programma • Introduzione • Aspetti comparativi • Principali novità • Domande
DIRIGERE: MODELLI, COMPETENZE E CARATTERISTICHE
Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Giovedì 21 marzo 2013, dalle 09.00 alle 13.00 Programma Analisi delle diverse modalità di direzione delle risorse umane: • Modelli di conduzione • Stili di conduzione • Misure accompagnatorie: supporti alla conduzione, tipologie di collaboratori Informazioni e iscrizioni: Cc-Ti, Tel. +41 91 911 51 18, corsi@cc-ti.ch, ww.cc-ti.ch
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GIORNATE DI CONSULENZA PAESE LUGANO, MARZO 2013 • MESSICO: lunedì 4 marzo 2013 • ASEAN: mercoledì 20 marzo 2013 • ITALIA: giovedì 21 marzo 2013 • SLOVACCHIA: lunedì 25 marzo 2013 Nel corso delle giornate di consulenza proposte alle aziende, avrete l’occasione di fissare un incontro individuale gratuito con i consulenti dell’Osec e con i collaboratori degli Swiss Business Hub all’estero. Le aziende intenzionate ad espandere le loro attività nei mercati sopra citati o che hanno esigenze concrete non esitino a mettersi in contatto con l’Osec e a fissare un appuntamento con i suoi esperti! CONTATTATECI AL NO. TEL. +41 91 911 51 37 OPPURE TRAMITE E-MAIL ALL’INDIRIZZO INFO.LUGANO@OSEC.CH, SAREMO LIETI DI FISSARVI UN APPUNTAMENTO.
Banca dati della Confederazione con persone, società e organizzazioni sanzionate
Sul sito Internet della Segreteria di Stato dell’economia SECO è ora disponibile una banca dati strutturata contenente dati dettagliati e aggiornati su tutte le persone, le imprese e le organizzazioni colpite da sanzioni internazionali. L’accesso alla banca dati, che comprende una funzione di ricerca avanzata, è libero e gratuito. Segreteria di Stato dell’economia SECO: Sanzioni: nuova banca dati e nuova funzione di ricerca w w w.s e c o. a dmin.ch / them en / 0 0513 / 0 0 620 / inde x . html?lang=it
Nasce finalmente il brevetto unico europeo
Dopo una trentina d’anni di discussioni è finalmente nato il brevetto unico europeo, che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2014. Ecco una panoramica delle principali novità: • il brevetto europeo offrirà automaticamente protezione in tutti i 25 Stati membri partecipanti eccetto in Italia e Spagna, che per ora non aderiscono al nuovo regime; • secondo stime della Commissione europea, i costi di un brevetto europeo caleranno fino all’80% grazie alla riduzione delle tasse di mantenimento e al rimborso delle spese di traduzione per le PMI, le università nonché le organizzazioni benefiche o pubbliche con sede in Europa; • le domande di brevetto potranno essere depositate in una sola lingua, ossia in inglese, francese o tedesco; • in caso di controversie si farà appello al tribunale unificato dei brevetti (Unified Patent Court, UPC), che entrerà in funzione il 1° gennaio 2014 o dopo che almeno 13 Stati contraenti (tra cui la Francia, la Germania e il Regno Unito) avranno ratificato l’accordo.
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Parlamento europeo/Attualità: Il Parlamento approva il nuovo brevetto UE w w w.europarl.europa.eu /new s / it /pre s sro om / content/20121210IPR04506/html/Il-Parlamento-approva-ilnuovo-brevetto-UE Ufficio brevetti europeo: European Patent Office welcomes historic agreement on unitary patent www.epo.org/news-issues/news/2012/20121211.html
L’UE inasprisce i requisiti per l’importazione di principi attivi provenienti da Paesi terzi
Il 2 luglio 2013 entrano in vigore disposizioni più severe per l’importazione di principi attivi per farmaci provenienti da Paesi non-membri dell’UE. Poiché la Svizzera applica procedure equivalenti a quelle comunitarie per i controlli in fase di produzione, è la prima a essere iscritta nella lista speciale delle nazioni a cui i nuovi requisiti non si applicano. Le nuove disposizioni prevedono l’obbligo di presentare una conferma emessa dalle autorità nel Paese d’origine attestante che i principi attivi sono stati fabbricati e analizzati secondo le direttive dell’UE o requisiti analoghi (equivalenza). Swissmedic: Nouvelles exigences de la Commission européenne concernant l’importation dans l’UE de principes actifs destinés à la fabrication de médicaments: La Suisse, premier pays inscrit sur la Liste des pays tiers w w w. s wis s m e dic.ch /a k tu ell / 0 0 0 0 3 / 0 2 0 97/ in d e x . html?lang=it
La Gran Bretagna getta le basi per un vasto ampliamento dell’infrastruttura ferroviaria
Tra il 2014 e il 2019, la Gran Bretagna intraprenderà un vasto
ampliamento dell’infrastruttura ferroviaria grazie agli investimenti per un totale di 37,5 miliardi di sterline stanziati dalla titolare senza scopo di lucro Network Rail. Ecco gli obiettivi ambiziosi ma realistici del piano di espansione: • 355’000 treni supplementari circoleranno entro il 2019, aumentando le capacità di trasporto di 225 milioni di passeggeri (London City: +20%, collegamenti tra grandi città: +32%); • altri 700 treni circoleranno quotidianamente tra le metropoli nel nord dell’Inghilterra. Il tragitto tra Manchester e Leed richiederà 10 minuti in meno; • la sicurezza di 30’000 ponti, dighe e gallerie sarà verificata e migliorata laddove necessario. Si ricorrerà a nuove segnaletiche, sistemi di controllo e di sicurezza volti a minimizzare i rischi. In futuro, il traffico ferroviario sarà coordinato da 14 centri operativi; • il volume dei carichi trasportati sui treni sarà aumentato del 30%; • le emissioni di CO2 saranno ridotte del 37% grazie soprattutto a una vasta elettrificazione della rete ferroviaria; • l’efficienza dell’infrastruttura ferroviaria potrà essere migliorata a tal punto che i contributi statali saranno compresi tra i 2,6 e i 2,9 miliardi di sterline all’anno invece dei 7 miliardi nel 2004 e dei 4,5 miliardi nel 2009. Per i dettagli sulle misure e i progetti previsti, e in parte già avviati, rimandiamo all’articolo completo pubblicato sul nostro sito: www.osec.ch/it/blog/la-gran-bretagna-getta-lebasi-un-vasto-ampliamento-dell%E2%80%99infrastrutturaferroviaria. NetworkRail: Strategic Business Plans 2014-19 www.networkrail.co.uk/publications/strategic-business-planfor-cp5/ NetworkRail: Network Rail sets out response to challenges of Britain’s growing railway www.networkrailmediacentre.co.uk/News-Releases/7276/ Network-Rail-sets-out-response-to-challenges-of-Britain-sgrowing-railway
Ospedale universitario Karolinska di Stoccolma: il più grande PPP al mondo per la costruzione di un nosocomio
Stoccolma intende rivestire entro il 2025 un ruolo di rilievo nell’ambito dell’assistenza sanitaria. Il maggior progetto in questo contesto è l’ospedale universitario Karolinska Solna: si tratta del più grande partenariato pubblico-privato stretto al mondo per la costruzione di un nosocomio. Avviata nel 2010, l’edificazione di questo ospedale con 600 posti letto costerà 1,4 miliardi di euro, ma non si baderà alle spese nemmeno per quanto riguarda l’arredamento interno e le apparecchiature mediche. Infatti, Karolinska Solna è il fiore all’occhiello e darà il tono al futuro di Stoccolma quale centro di punta nelle cure mediche. I costi preventivati per l’acquisto delle attrezzature ammontano a 700 milioni di franchi. L’annesso istituto di medicina sperimentale, che impiegherà 1’700 ricercatori, offre altresì interessanti opportunità d’affari ai fornitori di tecniche mediche innovative e di alta qualità. Stockholm County Council: The New Karolinska Solna Hospital www.nyakarolinskasolna.se/en/The-New-Hospital/ ÄrzteZeitung: Stockholm strebt an die Medizin-Weltspitze www.aerztezeitung.de/praxis_wirtschaft/medizintechnik/ article/826051/ambitioniert-stockholm-strebt-medizinweltspitze.html
“Il Benelux ha esigenze in fatto di qualità simili a quelle svizzere”
La consulente dell’Osec Sandra Tobler è convinta che, nei paesi del Benelux i prodotti e i servizi svizzeri continueranno a essere richiesti in maniera duratura, indipendentemente dalla congiuntura e dalla forza del franco svizzero. In particolare nei mercati di nicchia e per i prodotti complementari, spesso soltanto la “Swiss quality” si rivela infatti essere all’altezza delle elevate esigenze di olandesi, belgi e lussemburghesi. L’andamento dell’economia nei due paesi del Benelux, Paesi bassi e Belgio, quest’anno va molto a rilento. Anche l’interesse delle aziende svizzere verso questi mercati è forse diminuito? Per rispondere molto in generale: le prospettive per il commercio estero possono essere assolutamente interessanti e allettanti persino se il prodotto interno lordo (PIL) del mercato target è stagnante. Infatti, le importazioni e le esportazioni possono continuare a crescere anche indipendentemente dall’andamento del PIL, benché solitamente solo in misura più modesta. L’andamento dell’economia varia notevolmente all’interno dei paesi del Benelux, a seconda delle diverse regioni. Ad esempio, in confronto ad altre zone nelle Fiandre belghe le cose vanno molto bene. A livello di export svizzero, quindi, vi è sicuramente interesse verso i paesi del Benelux, anche perché molte PMI svizzere sono in cerca di nuovi mercati di vendita e, nella scelta dei propri partner commerciali, puntano a una diversificazione. I paesi del Benelux, grazie alla loro vicinanza geografica sono perfettamente adatti a ciò, e hanno il vantaggio di mercati stabili. Inoltre i Paesi Bassi, grazie alla peculiare struttura del loro mercato, si prestano egregiamente come banco di prova per un’eventuale successiva espansione dell’export verso l’Inghilterra oppure la Scandinavia. Non da ultimo, anche il Belgio, che ha strutture di mercato molto simili a quelle della Svizzera, è un perfetto punto di partenza per successivi piani di espansione. Intervista completa con Sandra Tobler, Consultant Europe, Osec www.osec.ch/it/blog/%C2%ABil-benelux-ha-esigenze-fattodi-qualita-simili-quelle-svizzere%C2%BB
La Croazia cancella l’imposta sui beni di lusso
Il 1° gennaio 2013, la Croazia ha cancellato l’imposta del 30% sui beni di lusso (tra cui i gioielli e gli orologi). Altre novità in ambito fiscale comprendono la riduzione dell’IVA sul turismo e sulla gastronomia, che è passata dal 25% al 10%, nonché l’applicazione di un’aliquota del 5% su diversi beni di consumo finora esenti dall’imposta. Inoltre, i profitti aziendali non saranno tassati se sono reinvestiti in Croazia entro un determinato termine. Un’imposta fondiaria sarà invece introdotta nel corso dell’anno corrente.
“Sviluppare una collaborazione sul lungo periodo” tra Svizzera e Russia
Il profondo conoscitore della Russia, Yves Morath, da poco è stato messo a capo dello Swiss Business Hub Russia di Mosca. Le potenzialità insite nel mercato russo per le aziende esportatrici svizzere sono infatti enormi e, come egli spiega, cresceranno ulteriormente nell’immediato futuro. Signor Morath, alcuni mesi fa ha assunto la direzione dello Swiss Business Hub di Mosca. A quali sue precedenti attività deve la profonda conoscenza della Russia e del mercato russo? Ho avuto il piacere di avvicinarmi alla Russia, e di imparare a conoscerla, nel quadro della mia attività professionale di lungo corso per il DFAE. Quale responsabile dei progetti
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esteri presso Presenza Svizzera, ho curato diversi programmi, progetti e partenariati di sponsorizzazione in Russia; inoltre ho partecipato anche ai preparativi per la presentazione della Svizzera ufficiale ai Giochi olimpici invernali del 2014 a Sochi. Infine mia moglie è russa e, da molti anni, questo ha agevolato una relazione speciale con la Russia anche nella sfera privata. In quali condizioni è attualmente la piazza economica russa? Fino ad oggi, la Russia ha passato abbastanza indenne la crisi economica e finanziaria che, invece, ha colpito duramente la zona euro. Anche per il 2012, in Russia si prevede una crescita economica di circa il 3,5%; tuttavia, nel 2013 potrebbe subentrare un certo qual indebolimento della crescita. Intervista completa con Yves Morath, Head of Swiss Business Hub Russia www.osec.ch/it/blog/%C2%ABsviluppare-una-collaborazionesul-lungo-periodo%C2%BB
Israele concede aliquote fiscali ridotte alle imprese
Israele completa la legge per la promozione degli investimenti, applicando, secondo quanto comunicato da Germany Trade & Invest, nuove aliquote ridotte alle imprese che soddisfano i necessari requisiti. Le aliquote ridotte sono comprese tra il 6% e il 17,5%, mentre i tassi normali oscillano tra il 10% e il 25%. In entrambi i casi, l’aliquota più alta corrisponde a quella standard. Beneficiari dell’aliquota ridotta sono le imprese che reinvestono almeno il 50% degli utili in: • attività industriali; • ricerca e sviluppo; • beni impiegati dall’azienda; • stipendi per nuove assunzioni.
L’Egitto realizza 14 grandi progetti
Nei prossimi due anni, l’Egitto intende realizzare 14 grandi progetti per un valore complessivo di 8 miliardi di dollari sotto forma di partenariati pubblico-privato. Secondo un articolo di Germany Trade and Invest, le gare d’appalto per i seguenti progetti saranno pubblicate nella prima metà del 2013: • ampliare il Cairo Contact Centers Park (completamento della fase costruttiva 1 + 27 ulteriori edifici nell’ambito delle fasi 2 e 3); • realizzare un collegamento ferroviario tra il sobborgo di Ain Sham alle porte del Cairo e la zona industriale 10th of Ramadan (72 chilometri con 17 stazioni); • costruire l’autostrada Shubra-Banha a cinque carreggiate per ogni senso di marcia tra la tangenziale settentrionale del Cairo e il nord di Bahna (40 chilometri con un tracciato alto quattro metri); • edificare sette siti con gli impianti di riciclaggio/trattamento termico dei rifiuti previsti dall’iniziativa ambientale (fase 1; da 50 a 60 siti saranno costruiti a livello nazionale); • estendere il porto minerario di Safaga (sette nuovi terminali e un cantiere navale per la manutenzione delle imbarcazioni); • risanare, attrezzare e arredare l’ospedale specializzato dell’Università del Canale di Suez (già costruito nel 2003 con una capacità di 230 letti, ma senza completarlo per mancanza di fondi); • costruire dieci scuole (nell’ambito dell’iniziativa detta “delle scuole del Nilo” tesa a migliorare l’insegnamento). Sono già stati pubblicati i progetti volti a: • modernizzare l’impianto di depurazione delle acque Abu Rawash a Giza (potenziamento della depurazione da prima-
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ria a secondaria, compresa la centrale combinata energia/ calore); • costruire l’asse viario Rod El Farag (collegamento tra la Cairo Ring Road e la Cairo-Alexandria Desert Road; 37 chilometri con quattro carreggiate per ogni senso di marcia). Germany Trade and Invest GTAI: Ägypten hofft auf PPPInteresse w w w. g t a i. d e / G TA I / N a v i g a t i o n / D E / Tr a d e / maerkte,did=657672.html?view=renderPrint
La Malaysia apre ulteriori settori dei servizi alle imprese estere
Lo scorso mese di novembre, la Malaysia ha aperto sei ulteriori settori dei servizi agli investimenti esteri. I seguenti ambiti sono ora accessibili anche agli investitori e concorrenti provenienti dall’estero: • servizi legali; • medici specialisti; • specialisti dentali; • scuole internazionali; • università private; • apparecchiature e servizi di rete. L’apertura agli offerenti stranieri di 15 settori di servizi su un totale di 17 è quindi completata. Analoghe misure di liberalizzazione sono previste anche nel ramo edile (ingegneria e tecniche) e nella pianificazione dei costi di costruzione. Business Times: Malaysia liberalises 6 more sub-sectors www.btimes.com.my/Current_News/BTIMES/articles/libs/Article/ Economic Transformation Programme: Liberalisation of Services Sub-Sectors http://etp.pemandu.gov.my/16_November_2012-@-Liberalisation_of_Services_Sub-Sectors.aspx
Nuove strategie d’investimento in Thailandia
La Thailandia cambia strategia per la promozione degli investimenti diretti esteri, prevedendo agevolazioni fiscali e altri incentivi per i progetti e i capitali destinati a rami promettenti e ad alto valore aggiunto. La promozione non si baserà più sul luogo d’investimento, ma sul settore industriale o sul cluster a cui sono destinati i capitali. Inoltre, l’attribuzione degli incentivi non sarà determinata solo dal volume dell’investimento, ma anche dalla sua importanza per lo sviluppo economico del Paese. Le condizioni quadro più interessanti si delineano per i progetti nelle industrie cosiddette “creative” e “verdi”. Sono benvenuti anche gli investimenti destinati ai rami ad alto valore aggiunto, allo sviluppo delle energie alternative, al turismo, alla sanità e alla logistica. La nuova strategia per la promozione degli investimenti sarà introdotta a tappe tra il 2013 e il 2017. L’autorità competente (Board of Investment, BOI) fornirà a breve informazioni dettagliate. The Government Public Relations Department - Inside Thailand: New Investment Strategies http://thailand.prd.go.th/view_news.php?id=6518&a=2
La Cina riduce i dazi su 780 prodotti d’importazione
La Cina mette in moto tutto per stimolare il consumo interno, spronare la modernizzazione dell’industria e compensare la bilancia commerciale. Una misura attuata è la riduzione da inizio anno dei dazi su 780 prodotti d’importazione a un livello inferiore rispetto all’aliquota minima per i beni provenienti dall’estero.
I prodotti incentivati sono soprattutto quelli non disponibili in Cina nella qualità e nella quantità richieste dai consumatori nonché le apparecchiature e le materie prime necessarie per produrre tali beni. Si tratta prevalentemente di prodotti rientranti nelle seguenti categorie: • determinati beni di consumo, per esempio il latte in polvere per bambini, le lenti per le fotocamere, i prodotti per la cura della pelle, diversi elettrodomestici quali le macchine da caffè e i forni a microonde; • apparecchiature ed elementi necessari per la fabbricazione, ad esempio i robot industriali per produrre automobili, le batterie al litio e i diodi ad emissione luminosa; • prodotti ecologici e dispositivi di risparmio energetico; • prodotti di base per l’agricoltura, per esempio l’erba medica; • materie prime per l’industria tessile; • tecnica medica, ad esempio i pacemaker; • diverse materie prime, per esempio il tungsteno e la ceramica. È stata pubblicata la lista dei prodotti che possono essere importati a dazio ridotto nell’Impero di Mezzo. I beni sono elencati solo in lingua e scrittura cinesi, ma possono essere identificati grazie alle voci di tariffa doganali poiché le prime sei cifre sono armonizzate a livello mondiale (cfr. l’elenco voci di tariffa del Tares). Secondo le indicazioni fornite da Germany Trade & Invest, le intestazioni di colonna della lista sono (da sinistra a destra): numero corrente / ex / voce di tariffa in cinese / designazione dei prodotti in cinese / dazio normale nel 2013 / dazio effettivamente applicato nel 2013. Global Times: MOF cuts tariffs to boost consumption www.globaltimes.cn/content/750709.shtml China Economic Revue: China proposes tariff cuts to boost consumption www.chinaeconomicreview.com/china-proposes-tariff-cutsboost-consumption Germany Trade & Invest: China - Liste der Waren, die 2013 zu ermässigten Zollsätzen eingeführt werden können www.gtai.de/GTAI/Content/DE/Trade/_SharedDocs/Pdf/Zoll/ Zoll-aktuell/china-zollermaessigungen-2013.pdf Tares: Elenco voci di tariffa www.ezv.admin.ch/dienstleistungen/ shop/00010/00026/00158/00159/index.html?lang= it&download=M3wBUQCu/8ulmKDu36WenojQ1NTTjaXZnqWfVqHahmfhnapmmc7Zi6rZnqCkkIN0fHiEbKbXrZ2lhtTN34al3p 6YrY7P1oah162apo3X1cjYh2+hoJVn6w==&typ=.pdf
Costruzione e gestione di un impianto per il riciclaggio di rifiuti elettronici a Hong Kong
A fine 2012, il Dipartimento per la tutela dell’ambiente di Hong Kong ha pubblicato il bando di preselezione per la costruzione e la gestione di un impianto per il riciclaggio di rifiuti provenienti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. Le imprese interessate sono invitate a trasmettere le offerte entro il 27 febbraio 2013. Environmental Protection Department Hong Kong: Waste Electrical and Electronic Equipment Treatment Facility - Prequalification of Tenderers www.epd.gov.hk/epd/english/business_job/business_opp/prequali_tenderers.html
La Corea del Sud progetta la più grande città al mondo
Sull’isola Yongyu Muui sulla costa occidentale della Corea del Sud, vicino all’aeroporto Incheon, sorgerà una città creata ex-novo, il cui costo è stimato in ben 250 miliardi di dollari. Il progetto per la città denominata Eightcity, che intende met-
tere in ombra Dubai e Las Vegas, può sembrare megalomane ma procede con la massima serietà, tant’è che diversi investitori prestigiosi siedono nel suo consiglio d’amministrazione. Eightcity http://eightcity.kr/en/ International Business Times: South Korea To Build $264-Bln Mega-City To Rival Dubai And Macau www.ibtimes.com/south-korea-build-264-bln-mega-city-rivaldubai-macau-863600 Tages-Anzeiger: Südkorea will grösste und beste Megastadt der Welt bauen www.tagesanzeiger.ch/leben/gesellschaft/Suedkorea-will-groesste-und-beste-Megastadt-der-Welt-bauen/story/26649935
Autorizzazione accelerata per i farmaci svizzeri in Messico
A inizio ottobre, le autorità sanitarie messicane hanno adottato una convenzione unilaterale che prevede il rilascio di un’autorizzazione accelerata per i farmaci innovativi, i cui nuovi principi attivi sono già stati analizzati e approvati dagli uffici competenti negli USA (FDA), in Canada (Santé Canada), nell’UE (EMA) e in Svizzera (Swissmedic). Swissmedic: L’autorité mexicaine de contrôle des médicaments COFEPRIS signe un accord unilatéral de reconnaissance des autorisations de produits thérapeutiques novateurs délivrées par Swissmedic w w w. s wis s m e dic.ch /a k tu ell / 0 0 0 0 3 / 0 2 0 81 / ind e x . html?lang=it
USA: la produzione combinata energia-calore sostituisce le centrali a carbone
Gli USA producono ancora molta elettricità con il carbone, ma questo sistema ha i giorni contati. Infatti, i valori limite delle emissioni e l’invecchiamento di numerose centrali accelerano la svolta energetica. In futuro, si ricorrerà a impianti per la produzione combinata energia-calore. Come si evince dallo studio “Coal Retirements and the CHP Investment Opportunity”, i seguenti 12 Stati federali annunciano importanti investimenti in questo senso: Alabama, Colorado, Georgia, Indiana, Iowa, Kentucky, Louisiana, North Carolina, Ohio, South Carolina e West Virginia. La quota-parte delle centrali a carbone alla produzione totale di elettricità negli Stati sopra citati sfiora il 50%. Tuttavia, numerose centrali con una capacità produttiva complessiva tra i 13 e i 23 gigawatt dovranno cessare l’attività entro il 2020 per motivi di invecchiamento e saranno sostituite almeno in parte con impianti per la produzione combinata energia-calore. Secondo il consiglio “American Council for an Energy-Efficient Economy” che ha stilato lo studio, questi impianti potrebbero generare potenzialmente 10 gigawatt. American Council for an Energy-Efficient Economy ACEEE: Coal Retirements and the CHP Investment Opportunity www.aceee.org/research-report/ie123
Osec
Corso Elvezia 16 Casella postale 5399 – CH-6901 Lugano Tel. +41 91 911 51 35/37 Fax +41 91 911 51 39 info.lugano@osec.ch www.osec.ch
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Commercio estero di Monica Zurfluh, Responsabile Osec Ticino e Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti
Giro del mondo delle opportunità… … grazie agli accordi di libero scambio
Monica Zurfluh
Marco Passalia
La Svizzera dispone attualmente di una rete di 27 Accordi di libero scambio (ALS), di cui il più importante è quello con l’Unione Europea, per un totale di accordi di scambi privilegiati con ben 59 Paesi: UE Austria Belgio Bulgaria Cipro Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Grecia Irlanda Italia Lettonia Lituania Lussemburgo Malta Paesi Bassi Polonia Portogallo Regno Unito Repubblica ceca Romania Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Ungheria
AELS Islanda Liechtenstein Norvegia SACU Botswana Lesotho Namibia Sudafrica Swaziland
Albania Canada Cile Colombia Corea del Sud Croazia Egitto Giappone Giordania Hong Kong Isole Feroe Israele Libano Macedonia Marocco Messico Montenegro OLP Perù Serbia Singapore Tunisia Turchia Ucraina
Oltre a questi ALS già in vigore, un accordo con il Consiglio di cooperazione del Golfo (Arabia Saudita, Bahrain, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman, Qatar) è in procinto di venir ratificato da parte del GCC, mentre con i seguenti Paesi gli accordi sono in fase di negoziazione: Unione doganale Russia-Bielorussia-Kazakistan, Bosnia-Erzegovina, Algeria, Thailandia, Indonesia, India, Cina, Stati dell’America centrale (Costa Rica, Guatemala, Honduras e Panama), Vietnam e Malaysia. Se da un lato gli ALS riducono ed addirittura eliminano le barriere commerciali (dazi doganali in primis), dall’altro le nuove intese commerciali prevedono anche disposizioni in materia di investimenti e coprono settori importanti come la protezione dei diritti della proprietà intellettuale e gli appalti pubblici. In questo articolo non intendiamo però ripeterci, entrando nel merito delle regole dell’origine, dei certificati di circolazione delle merci, dei rischi in cui si incorre in caso di false dichiarazioni, ecc., tutti temi ampliamente approfonditi nel corso di eventi e seminari proposti regolarmente da Cc-Ti e Osec. Desideriamo piuttosto “uscire dall’aspetto tecnico”, per illustrare le opportunità che è possibile cogliere nei Paesi con cui la Svizzera ha siglato degli ALS.
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Tenendo ben presente che proprio grazie agli ALS, le esportazioni elvetiche beneficiano di sgravi e facilitazioni nei Paesi summenzionati, di seguito vi proponiamo un breve “giro del mondo”: ci focalizzeremo su alcune nazioni, e di riflesso su alcuni settori, illustrando brevemente il potenziale da loro offerto alle PMI ticinesi. Iniziamo il nostro “giro del mondo delle opportunità” dal Continente americano, dirigendoci sempre più verso Est, tralasciando l’Unione Europea, da un lato per la recessione che sta vivendo, dall’altro perché è più semplice e facile ottenere informazioni sugli sbocchi commerciali in quest’area. Come appena menzionato, quanto segue vuole essere solo una piccola selezione di paesi e di settori. La lista è ben lontano dall’essere esaustiva e vuole fornire unicamente uno spunto di riflessione per l’apertura di nuovi mercati. Il Messico conta 114 milioni di persone ed è un Paese politicamente ed economicamente stabile, con una crescita media del 4%. Dispone di una forza lavoro giovane ed è spesso definito l’“officina degli Stati Uniti”: dal 2007 è infatti la piazza produttiva più a buon mercato per le forniture verso gli USA, in particolare di veicoli. Oltre all’elettrotecnica, il Paese è un’importante location per l’industria aeronautica e medtech (quest’ultima ha un cluster a Tijuana, con 31’000 posti di lavoro). Nei vari settori manca tuttavia molto spesso il know-how. Chi desidera espandere la propria attività nelle Americhe, con una produzione in loco, non può ignorare il potenziale offerto da questo Paese. Anche il potenziale degli Stati andini - Cile, Perù, Colombia – non va sottovalutato: la loro topografia è simile a quella della Svizzera e le linee ferroviarie e stradali sono intersecate da gole e tunnel. E in questo ambito il know-how svizzero è notevole. Tutt’e tre i Paesi si trovano nell’ esigenza di ampliare le proprie infrastrutture; Cile e Perù necessitano anche di tecnologia in ambito minerario, energie alternative e approvvigionamento d’acqua. Perù e Colombia di tecnologie agrarie e di energia idroelettrica in particolare. La Turchia ha una popolazione pari a 70 milioni di abitanti, di cui il 50% ha meno di 30 anni, e una classe media in continua espansione. Negli ultimi dieci anni il consumo di energia elettrica è aumentato dell’8% l’anno e il Paese è costretto ad investire per rispondere al fabbisogno crescente. Altri settori in espansione sono la gestione dei rifiuti e la gestione delle acque, i trasporti e l’infrastruttura (prolungamento delle linee ferroviarie, costruzione di autostrade e ponti, ampliamento degli aeroporti). Anche il settore sanitario ha bisogno di riforme. Singapore è la porta d’entrata verso un mercato, quello dell’ASEAN (che comprende anche Brunei, Indonesia, Cambogia, Laos, Malesia, Myanmar, Filippine, Thailandia e Vietnam), con ben 600 milioni di consumatori, e un PIL pari a 1,6 miliardi di franchi. Quest’area è considerata una delle regioni in crescita destinate a diventare in futuro una forza trainante. Singapore si presta molto al settore biotech e life sciences, al cleantech, agli ambiti architettura/ingegneria/design, nonché all’elettronica e all’industria chimica. Le catastrofi avvenute nel marzo 2011 hanno rafforzato la consapevolezza che il Giappone necessita sempre più di energie rinnovabili e di sostenibilità. Anche a livello legislativo vengono ricercate nuove soluzioni. Il fotovoltaico, le pompe di calore, l’energia eolica, la biomassa, l’efficienza energetica degli edifici di nuova costruzione, le smart grids e il riciclaggio elettronico sono temi all’ordine del giorno. E le aziende svizzere dispongono di un eccellente know-how per quanto riguarda il riscaldamento solare dell’acqua, il biogas, le caldaie a biomassa, le pompe di calore geotermiche, l’isolamento degli edifici, la costruzione di finestre e la ventilazione. Terminiamo il nostro breve giro del mondo con la Corea del Sud, che offre opportunità soprattutto ai settori MEM e ICT. Le macchine utensili di qualità sono un “must” per le case automobilistiche coreane. Il mercato è molto interessante anche per le pompe idrauliche, i compressori, gli strumenti di misura, le turbine, le macchine per imballaggio, quelle tessili, e quelle per la produzione/lavorazione della plastica e della gomma. Il settore ICT registra invece una crescita in ambito di smart devices, cloud computing, le soluzioni di mobility e i social network. Con questo breve “viaggio virtuale” ci auguriamo di aver stimolato i nostri lettori a cogliere i vantaggi derivanti dalla rete di Accordi di libero scambio e a valutare nuovi mercati e nuove opportunità.
Fiere internazionali
Il CeBIT 2013 di Hannover val bene… un viaggio!
Dal 5 al 9 marzo 2013 ad Hannover si riunisce il “gotha” del settore globale ICT. All’appuntamento più importante del mondo per l’economia digitale, anche le aziende svizzere riescono ad allacciare ogni anno interessanti contatti. A beneficiarne in maniera particolare sono i partecipanti della delegazione annuale dell’Osec al salone. E difatti anche per il viaggio della delegazione alla prossima edizione, in programma l’8 marzo 2013, vi è già una grande richiesta. Alberto Silini ha ottimi ricordi del viaggio a marzo 2012: quale accompagnatore della delegazione dell’Osec al salone CeBIT 2012, composta dai rappresentanti di 30 ditte svizzere specializzate in informatica, il consulente Osec, nonché esperto in ICT, si è infatti recato ad Hannover. “Il successo del nostro viaggio di delegazione è stato incredibile”, afferma Silini. E l’aggettivo che usa non è un’esagerazione, bensì ha certamente un valido motivo: «Tutti i partecipanti al viaggio hanno potuto entrare in contatto al salone con ditte e organizzazioni interessanti per un proficuo scambio di informazioni ed esperienze». E, sempre secondo Alberto Silini, vi è stato un fatto particolarmente positivo: “Anche tra le stesse ditte svizzere che hanno partecipato al viaggio è sorto un intenso scambio di vedute e sono nate discussioni concrete su possibili partnership o affari”. È quindi lecito affermare che il viaggio di delegazione al CeBIT 2012 si è rivelato un successo su tutta la linea anche dal punto di vista del networking. Ulteriori informazioni sul viaggio di delegazione dell’8 marzo 2013 www.osec.ch/it/blog/il-cebit-2013-val-bene%E2%80%A6un-viaggio “I costi non sono l’unico criterio”: Intervista con Alberto Silini, consulente Osec e specialista ramo ICT w w w.o s e c.ch / it / blo g / % C 2% ABi - co s ti - non - s ono l%E2%80%99unico-criterio%C2%BB
CeBIT Australia Sydney, 28 - 30 maggio 2013
Svoltasi per la prima volta nel 2002, CeBIT è la maggiore fiera annuale del settore delle informazioni e della telecomunicazione nella zona Australasia: tratta lo spettro intero del ramo ICT (hardware, software, reti, servizi IT e di telecomunicazione). È frequentata dalle aziende di riferimento e dai poteri decisionali sia del settore privato, sia di quello pubblico. La fiera sarà corredata da numerosi eventi di networking e dalle conferenze Financial Tech il 28 maggio, Enterprise Mobility e Big Data il 29 maggio e Cloud il 30 maggio. I relatori di spicco del passato sono stati rappresentanti da imprese quali Google, Microsoft, Optus, Facebook, Westfield, eBay, Woolworths, MasterCard, Alcatel-Lucent e The Westpac Group. L’edizione 2012 ha contato oltre 32’573 visitatori (nel 2011: 30’843) provenienti da 75 nazioni e 519 espositori (nel 2011: 512), 7 conferenze con 150 relatori e 2’000 delegati alle conferenze. L’esposizione occupava 5 capannoni con una superficie di 500 mq l’uno. Oltre al padiglione svizzero sono stati allestiti quelli di Canada, Cina, Filippine, Germania, Gran Bretagna, India e Sri Lanka.
Mettiamo in mostra i prodotti e servizi rossocrociati
Lo SWISS Pavilion a disposizione delle aziende rossocrociate svizzere e del Liechtenstein sarà allestito dalla SwissAustralian Chamber of Commerce and Industry (SACCI). Informazioni generali sulla fiera: www.cebit.com.au Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/48059?lforce=1
CommunicAsia Singapore, 18 - 21 giugno 2013
Giunta alla 24° edizione, CommunicAsia 2013 presenta la gamma completa di prodotti e servizi ICT che stanno trasformando il modo di fare business. Le tecnologie esposte comprendono cloud computing, e-government, FTTx, IPTV, LTE, broadband mobile, commercio mobile e innovazioni, servizi di nuova generazione, comunicazioni satellitari, smartphone e dispositivi, WiMAX. CommunicAsia2013 si tiene in concomitanza con EnterpriseIT, SatComm e BroadcastAsia; quest’ultima è considerata la piattaforma principale per l’industria della diffusione radiotelevisiva in Asia. Il salone è visitato da operatori di rete, provider, produttori, clienti finali, distributori, rappresentanti, informatici, ricercatori, autorità, società finanziarie, enti ospedalieri, emittenti televisive e radiofoniche, poste, investitori, società di trasporti e di logistica. L’edizione 2012 ha accolto 1’254 espositori provenienti da 48 paesi e 35’000 visitatori. Lo SWISS Pavilion sarà organizzato dall’impresa T-LINK Management AG. Vi è un grande potenziale d’affari all’estero non sfruttato dai fornitori di servizi svizzeri, cogliete l’occasione di questo salone in una zona strategicamente importante per presentare i vostri prodotti di alta qualità “Swiss made”. Informazioni generali sulla fiera: www.communicasia.com Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/47834?lforce=1
Informazioni sugli “Swiss Pavilion”: WWW.OSEC.CH/FIERE
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Raccolta di sogni Non deve essere semplicemente tradotto con “raccolta fondi”. Il Fund Raising è un’attività molto complessa con dinamiche ben precise e che richiede competenze specifiche
To Raise significa far crescere, coltivare, elevare da cui il concetto di raccogliere i fondi necessari per sostenere o sviluppare attività senza scopo di lucro. Ma sarebbe riduttivo rifarsi esclusivamente all’etimologia per dare una definizione dell’attività di Fund Raising.
Cos’è il Fund Raising?
Il fund raising si è sviluppato prevalentemente nei Paesi di origine anglosassone, in particolare negli Stati Uniti, dove si stima che ogni anno vengano raccolti oltre 40 miliardi di dollari solo dalle organizzazioni filantropiche. Il Fund Raising ha un valore molto più profondo della semplice raccolta fondi. È la capacità di convincere le persone o le società a “donare” ad un’organizzazione ciò di cui essa ha bisogno. Questo non sempre coincide con il denaro. A volte è necessario mettere a disposizione in modo gratuito il proprio tempo, oppure beni, servizi, know-how o più semplicemente collaborazione. “Il frutto più maturo del Fund Raising è la reciprocità” afferma il professor Stefano Zamagni dell’Università di Bologna. Il vero valore del donare non è solo ciò che viene donato, ma il gesto di reciprocità che viene compiuto.
Come si organizza una raccolta fondi?
Prima cosa è necessario definire lo scopo, la mission dell’organizzazione non profit collegata alla raccolta fondi. In poche parole i tipi di servizi offerti, i progetti sviluppati, l’ambito e il “core business” dell’attività. Quanto più si riesce arrivare ad una definizione chiara e precisa tanto più facile sarà definire degli obiettivi da raggiungere. Il secondo passo è proprio la definizione degli obiettivi, che di qualunque tipologia siano (dal reperimento di risorse finanziarie alla ricerca di personale o collaboratori) devono essere sempre collegati a progetti concreti. In questo modo è più facile poi misurare la riuscita o meno della campagna di raccolta. Terzo punto è individuare chi può “donare” ciò che serve all’organizzazione. Abitualmente vengono individuate quattro possibili fonti di finanziamento: - Individui/Persone fisiche, - Imprese, - Enti Pubblici, - Fondazioni Bancarie. Una volta individuate con precisione queste premesse, sarà possibile scegliere in modo altrettanto mirato gli strumenti da utilizzare. Tra gli strumenti abitualmente utilizzati nelle campagne di Fund Raising possiamo elencare: - Direct Mailing - Telemarketing - Contatto diretto - Sponsorizzazioni - Cause related marketing (partnership tra un’azienda e un’organizzazione non profit che ha come scopo di promuovere un’immagine, un prodotto o un servizio, offrendo un vantaggio reciproco) - Eventi speciali - E-mailing e Web Marketing - Advertising - Attività commerciali marginali. Ovviamente la scelta degli strumenti giusti è passo fondamentale per il buon esito del progetto. Individuati i mezzi, è possibile creare il gruppo di lavoro. Importante per l’implementazione e il buon proseguimento del Fund Raising che venga pianificata un’azione condivisa da tutte le persone che operano all’interno dell’organizzazione avendo ben chiari la mission e gli obiettivi da raggiungere.
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La figura del Fundraiser
Il Fund Raising non può essere improvvisato, è necessario avere un knowhow specifico per intraprendere in modo serio questo tipo di attività. Da qui nasce il Fundraiser, vera e propria figura professionale che deve avere competenze principalmente nei settori della psicologia, della comunicazione, del marketing, del diritto e delle pubbliche relazioni. Oltre a queste conoscenze tecniche, il Fundraiser deve essere una persona pratica e con una certa sensibilità per analizzare, valutare, ideare e realizzare le azione più coerenti alle tipologie di donatori che si pensa di contattare e coinvolgere.
Link utili Afp - Association of Fundraising Professionals www.afpnet.org Aiccon - Associazione italiana per la promozione della cultura della cooperazione e del non profit www.aiccon.it Assif - Associazione italiana Fundraiser www.assif.it Eu Consult - European Association of Consultant www.euconsult.org The Resource Alliance www.resource-alliance.org Swiss Fundraising www.swissfundraising.org/ IFC - International Fundraising Consultancy www.internationalfundraisingconsultancy.com Hooray Group SA Via al Mulino 22, CP 566 6814 Cadempino Tel. +41 91 966 80 50, Fax +41 91 961 21 20 www.hooraygroup.ch
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
AXA Winterthur: per una sicurezza che permette di guardare al futuro con serenità Vi presentiamo una copertura assicurativa studiata specificamente per le PMI, tanto semplice quanto efficace, soprattutto data la situazione congiunturale non così rosea come quella attuale. Una proposta d’assicurazione crediti, erogata da AXA Winterthur, che con 1,83 milioni di clienti in Svizzera, si attesta come uno dei leader di mercato a livello nazionale; basti pensare che nella Confederazione, un’impresa su 2 sono assicurate presso AXA. Assicuratore operante sin dal 1875, offre oggi ai propri clienti (imprese e privati) una vasta gamma di proposte interessanti, con oltre 200 prodotti, per una sicurezza completa. Michele Bernasconi, Responsabile dell’Area di mercato Ticino, Membro della Direzione e Alessia Ponti, Consulente specialista per rischi sul credito, sono a vostra disposizione
Un delicato scenario economico fa stare all’erta le PMI ticinesi e svizzere
Il mercato ha da sempre regole ben strutturate e precise. Ogni azienda che opera nel proprio mercato di riferimento le conosce e sa che per proseguire con la propria attività, crescere e progredire, facendo utili e rafforzando la propria quota di mercato, deve esserci un giusto equilibrio tra prestazioni fornite ed incassi su quest’ultime. L’attuale situazione congiunturale mette a dura prova questo sistema, poiché le aziende hanno spesso ridotta liquidità e i termini di pagamento (e di incasso dunque) delle fatture si allungano sempre si più. Per i vostri clienti il pagamento con un termine più allungato rappresenta una forma di finanziamento semplice ed immediata per mantenere la propria liquidità. In qualità di fornitori voi, quale impresa, dovete far fronte a questa situazione. Ad oggi non si può più garantire che le società più fidate e prestigiose riescano a saldare i propri debiti. Il rischio di perdite su debitori (ossia il fatto che la nostra fattura emessa non venga saldata) è sempre maggiore.
Un rischio ad ogni fattura emessa?
Malauguratamente la fiducia da sola non paga. Si stima che in Svizzera ogni anno le perdite su debitori ammontino a diversi miliardi di franchi. Una minaccia, che se abbinata al momento congiunturale attuale, può intac-
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Alessia Ponti e Michele Bernasconi
care anche le aziende più solide. Ma purtroppo non finisce qui: oggi si considera che un fallimento su tre è la conseguenza di un effetto domino. Una tendenza allarmante che deve far riflettere tutti.
Mettere in atto un comportamento intelligente
Considerando che la maggior parte delle aziende opera come fornitori di prestazioni, ossia eroga il servizio (trattasi di prodotto, servizio o bene) prima di incassare l’importo pattuito (e prima dunque di avere un’entrata fisica), si espone ad un grosso rischio. Il mancato pa-
AXA Winterthur conosce perfettamente questa situazione congiunturale e le regole del mercato, e proprio per questi motivi ha strutturato una copertura assicurativa destinata alle PMI accorte, che valutano e analizzano i diversi rischi a cui vanno incontro. Non solo rischi come il furto, gli incendi, i danni della natura, ecc.: non
As sic ura Ra zio pp ne or t cre oc dit on i tra ttu ale
Grazie ad una soluzione semplice si possono prevenire molti problemi: con AXA Winterthur
Stipulante Fornitore /creditore
AXA
rci me di ura nit nto For me ga Pa
gamento o perdita su debitori che dir si voglia, è un problema esistente in Svizzera come anche all’estero. La Svizzera, da sempre un Paese esportatore, lavora con Nazioni dove il clima economico è aspro. In questo senso una copertura assicurativa che copra i rischi di questo tipo è un comportamento intelligente: meglio pagare un premio assicurativo che perdere grandi importi nel caso di una fattura non saldata (o di una somma di queste). Un’attenzione ed un’analisi nel monitorare i pagamenti è dunque necessaria.
Acquirente /debitore
Nessun rapporto contrattuale, esame della solvibilità Rischio assicurato
Non solo un’assicurazione crediti, molto di più
AXA Winterthur non copre solo i danni finanziari, ma grazie ad un team di specialisti è al vostro fianco nelle attività quotidiane per darvi informazioni sulla solvibilità della clientela ed assistenza nella gestione dei crediti. Un monitoraggio costante dei vostri acquirenti, una consulenza efficace in qualsiasi situazione. Un dialogo aperto, schietto e costruttivo tra consulente e azienda. Sono queste le basi su cui si poggia la relazione tra AXA e la sua clientela. Un supporto fattivo nel recupero dei crediti, aiuto particolarmente apprezzato soprattutto nell’ambito export, dove differenze linguistiche, giuridiche e culturali costituiscono una barriera nell’azione immediata. La copertura del danno viene garantita in base alla copertura sottoscritta, fino ad uno massimo del 90% della perdita sul credito assicurato.
AXA Winterthur: una pluriennale esperienza al vostro servizio sono solo questi pericoli a mettere a repentaglio la vita stessa della società, anche tutto quanto può intaccare la gestione aziendale, soprattutto in tempi difficili. Una soluzione su misura per ogni impresa, con un’assicurazione crediti, vi permetterà di “avere le spalle coperte” per le evenienze del mercato, e di destinare i vostri fondi, gli investimenti ed i vostro tempo a ciò che sapete fare meglio: il vostro business. Mentre voi continuate a far fiorire la vostra attività specifica, fornendo prestazioni a credito, vi sono specialisti che vi supportano, facilitandovi anche il lavoro. Invece di calcolare le possibili perdite, optate per il più conveniente premio di un’assicurazione crediti, che viene calcolato in maniera trasparente in relazione al fatturato della vostra società (tasso di pochi per mille del fatturato). È consigliabile stipulare un’assicurazione crediti già a partire da un milione di fatturato.
Oltre 130 anni di esperienze, a garanzia dell’affidabilità e della serietà del lavoro svolto. Un partner competente per la gestione dei rischi, soprattutto in ambito B2B. Proprio perché non esiste una società uguale all’altra, le soluzioni proposte ai clienti sono personalizzate sulle reali esigenze e la personalità stessa delle specifiche ditte. Interessati? Michele Bernasconi ed Alessia Ponti attendono un vostro contatto. AXA Winterthur Regione Ticino Via Maggio 2 6906 Lugano Tel. +41 91 973 52 53 Fax +41 91 973 51 48 michele.bernasconi@axa-winterthur.ch alessia.ponti@axa-winterthur.ch www.axa-winterthur.ch
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
Riccardo Braglia vince il Premio Best Swiss Entrepreneur Of The Year 2012 Nell’autunno dello scorso anno Riccardo Braglia, CEO di Helsinn Group, è stato insignito del prestigioso premio. Abbiamo parlato con lui dell’importanza che riveste l’attribuzione di questo riconoscimento per Helsinn Group e per il Ticino
Un importante e prestigioso riconoscimento, per la sua persona in primis, per la sua visione imprenditoriale, frutto di un lavoro approfondito, di ricerca e di una conduzione di un grande team di persone. In secondo luogo anche un considerevole riconoscimento dell’azienda Helsinn nel suo insieme, quale centro di competenze per il Ticino e verso il mondo. Quali sensazioni le dà aver vinto il Best Swiss Entrepreneur Of The Year 2012? “Sicuramente è stato un grande risultato che abbiamo raggiunto, e che dà risalto alla globalità del gruppo Helsinn e premia tutti i nostri collaboratori. Un riconoscimento che ha messo in evidenza il grande lavoro svolto e le potenzialità ancora da sfruttare per la nostra azienda. Personalmente sono stato onorato di ricevere questo premio, che è un compimento di un percorso imprenditoriale personale, familiare e aziendale”. Il Best Swiss Entrepreneur Of The Year 2012 viene attribuito a imprenditori che per la loro strategia, la loro visione, osano assumere rischi, guardare lontano facendo fiorire la propria attività imprenditoriale e contribuiscono alla buona riuscita dell’economia svizzera. Secondo quali criteri viene però attribuito? “È un premio curato da Ernst & Young, giunto nel 2012 alla 15° edizione, riconosciuto mondialmente. Una giuria di esperti indipendente valuta le diverse aziende/imprenditori sulla base di alcuni criteri come lo sviluppo del loro business, l’innovazione, la leadership, la solidità aziendale. Vi sono diverse fasi
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di verifica, con dei veri e propri auditing ed interviste da parte degli esperti nelle PMI per l’analisi dei dati. La giuria può così stilare una classifica di finalisti e votare. Ernst & Young è l’unica organizzazione internazionale che mette in atto una competizione di questo tipo a livello mondiale, basata su criteri standard stabiliti. Ogni anno sono più di 10’000 gli imprenditori di oltre 50 Paesi nel mondo che competono per aggiudicarsi il titolo di Best Entrepreneur Of The Year. La prossima estate, a Monte Carlo, un’altra giuria indipendente valuterà, sulla base dei vincitori dei singoli Paesi, il World Entrepreneur Of The Year. Nel nostro caso nel 2012 vi erano 43 aziende, tutte d’oltre Gottardo ad eccezione della Helsinn, e 12 sono giunte in finale”. Solidità, continuità, visione futura. Che cosa ha visto la giuria per attribuire il premio a Riccardo Braglia ed alla Helsinn? “Cerchiamo di entrare nei diversi processi di analisi che sono stati presi in considerazione per l’assegnazione del premio. Per quanto concerne la solidità di Helsinn, posso affermare che gli utili dell’azienda sono sempre stati reinvestiti in essa, facendola prosperare e dando il via così ad un ciclo di investimenti mirati al miglioramento del nostro business, come ad esempio il nuovo investimento realizzato a Biasca nel 2012 di circa 20 milioni di franchi. Helsinn è oggi un gruppo sano senza debiti bancari di nessuna sorta e con delle riserve importanti. Da non dimenticare in questa fase anche la naturale evoluzione del nostro business: ci siamo specializzati nel settore oncologico, e oggi siamo presenti su tutti i princi-
pali mercati mondiali, in oltre 90 Paesi. Per quanto attiene alla continuità di Helsinn facciamo parlare la nostra storia: nel 1976 mio padre fondò Helsinn e da allora l’azienda ha sempre lavorato progredendo e consolidandosi sui mercati. Nella famiglia Braglia vi è una rilevante tradizione imprenditoriale, già mio nonno era attivo nell’imprenditoria farmaceutica italiana dal 1946. Una quindicina d’anni orsono abbiamo cominciato la nuova Ricerca e Sviluppo (R&S) indirizzata verso il miglioramento delle condizioni di vita e di benessere del paziente oncologico. Questa visione specifica e questa R&S incanalata in questo settore ci hanno aperto nuove opportunità verso segmenti di mercato ancora poco praticati, che, e lo dico con grande orgoglio, abbiamo contribuito a sviluppare. Il nostro obiettivo è quello, con i nostri farmaci e integratori alimentari, di migliorare il benessere del paziente oncologico, cercando di facilitargli e allungargli il più possibile la vita, migliorandone la qualità anche nella malattia, nelle fasi acute e croniche. A dimostrazione di questo posso citarle un dato: il nostro investimento in R&S ogni anno, su circa 320 milioni di fatturato, è di oltre 100 milioni nel 2012”. Che cosa porta questo riconoscimento globalmente alla Helsinn ed al Ticino? “Senz’altro una bella visibilità e grandi soddisfazioni, sia per me, come pure per tutti i miei collaboratori situati in quattro Paesi diversi. È un riconoscimento del grande lavoro svolto. Per il Ticino è una conferma di quanto di buono esiste sul nostro territorio. Sono orgoglioso di essere svizzero e ticinese e di avere la mia azienda basata in Ticino. Il nostro Cantone è terreno fertile per le attività imprenditoriali e supporta bene le aziende esistenti con una fiscalità interessanti, buone condizioni quadro e una stabilità politica e sociale notevole. Il rigore svizzero che si trova in Ticino, abbinato all’italianità del Cantone, ne fanno un luogo unico dove vivere e lavorare”. Quali sono le novità che state sviluppando? “In questo momento stiamo lavorando per sviluppare farmaci per la qualità della vita del paziente oncologico, sviluppando farmaci, integratori alimentari e servizi. Inoltre abbiamo appena lanciato, il mese scorso, un progetto in America: un portale web per mantenere e sviluppare il dialogo tra paziente e medico, un supporto ad entrambi per facilitare la comunicazione ed il controllo della situazione da parte del medico e da parte del paziente stesso. La nostra ricerca di base cosidetta di «leading generation» è dislocata in Cina, a Shanghai, dove abbiamo aperto circa da quattro anni”.
Riccardo Braglia
Quali invece i progetti futuri? “A medio-lungo termine mi piacerebbe poter vedere la nostra specializzazione sul miglioramento della vita del paziente oncologico applicata anche ad altre patologie. Vorrei che Helsinn sviluppasse, parallelamente alla ricerca che vi è e vi sarà nel prossimo futuro per la scienza e le nuove tecnologie, un concetto sempre più forte di miglioramento di qualità della vita per i pazienti in vari ambiti. Penso ad esempio alle malattie come il diabete o quelle polmonari croniche. Noi stiamo già lavorando in questo senso. À côté stiamo anche valutando possibili joint-ventures, partnership e nuove sinergie per massimizzare le nostre strategie e la qualità dei nostri prodotti e servizi”. Per maggiori informazioni: Helsinn Healthcare SA P.O. Box 357 6915 Pambio Noranco Tel. +41 91 985 21 21 Fax +41 91 993 21 22
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
Elettrodomestici Fornoni: da un decennio attivi in Ticino Un compleanno speciale quello festeggiato lo scorso 30 novembre dalla Elettrodomestici Fornoni, con una serata in allegria per i collaboratori ed i clienti. Presso il Caseificio del Gottardo, in un momento di convivialità, ai coniugi Lino e Laura Fornoni, titolari e fondatori dell’azienda, è stato consegnato un piatto commemorativo per i 10 anni di fedeltà. Fondata nel 2002, Elettrodomestici Fornoni, è una società che da subito ha saputo coniugare l’intraprendenza imprenditoriale con uno spirito innovativo e propositivo. L’azienda oggi occupa circa una decina di dipendenti, tutti esperti nel ramo (riparatori elettrodomestici, elettricisti, frigoristi e falegnami), che garantiscono un servizio efficiente a tutti i clienti. La società si è dotata di un vasto showroom nel quale si possono ammirare e toccare con mano le ultime novità presenti sul mercato, come pure i prodotti classici nel comparto elettrodomestico. Ubicata nella Strada di Pregassona 37A a Pregassona, l’esposizione si estende su circa 200 mq. In un unico stabile sono situati uffici amministrativi, show room, magazzino, deposito e locali tecnici per le riparazioni per un totale di circa 500 mq. L’accesso alla sede della ditta è anche facilitato dall’ampio parcheggio a disposizione dei clienti, che arrivando in ditta trovano tutto sotto lo stesso tetto. Quali sono nel dettaglio le attività specifiche di un’azienda come questa? Sono molteplici e davvero variegate, eccole in breve: • Lavatrici, asciugatrici, monofamiliare, spazi comuni e industriali; • Sistema di pagamento, con carta utente o gettoneria; • Stenditoi per lavanderia; • Deumidificatore e asciuga bucati; • Locazione lavanderia; • Apparecchi da incasso norma CH 55 e norma europea da 60; • Apparecchi da incasso e a posa libera a gas ed elettrici; • Apparecchi a posa libera industriali; • Piccoli elettrodomestici; • Ferri da stiro, ecc.; • Barbecue elettrici ed a gas; • Climatizzatori, impianti fissi e mobili; • Idropulitrice; • Progettazione fornitura e posa mobili da cucina, casalinghi ed industriali; • Ritaglio piano di lavoro Inox con apposito apparecchio al laser e ritaglio granito, laminato per sostituzione piani cottura;
Al centro Laura e Lino Fornoni con il piatto commemorativo per il 10° anniversario
• Riparazione piccoli apparecchi elettrodomestici; • Opere di falegnameria; • Direzione lavori, chiavi in mano per sostituzione mobili cucina incluso tutte le opere idrauliche, da piastrellista, muratura, elettriche, smontaggio, smaltimento ecc.; • Fornitura di contenitori per i rifiuti per stabili in acciaio inox e plastica; • Abbonamenti di servizio, con pezzi di ricambio, trasferta e mano d’opera. Elettrodomestici Fornoni SA Strada di Pregassona 37 A 6963 Pregassona Tel. +41 91 936 30 40 Fax +41 91 936 30 41 ufficio@fornoni.ch www.fornoni.ch Orari Lunedì a Giovedì 08.00 - 12.00 /13.30 - 17.30 Venerdì 08.00 - 12.00 / 13.30 - 17.00 Sabato chiuso o su appuntamento Show Room su appuntamento
Vita dei Soci
Vaudoise si rinnova in Via Nassa Completata la ristrutturazione dell’agenzia generale di Lugano. Dallo scorso aprile è guidata dal quarantenne Andrea Besomi, i cui obiettivi prevedono l’espansione nel campo delle piccole e medie imprese e una maggiore fidelizzazione della clientela esistente
Compagnia assicurativa storica e saldamente ancorata al territorio e alla realtà elvetica, Vaudoise consolida e potenzia la propria presenza in Ticino, dotandosi a Lugano di spazi e strutture rinnovati per la propria agenzia generale. Una sede di prestigio nel salotto di Lugano, in via Nassa, di fronte all’albergo Internazionale, al primo piano di un elegante edificio d’epoca, come si conviene per un operatore attento alla propria immagine e desideroso di offrire alla clientela un’accoglienza di riguardo. Stabile antico, dunque, ma mobilio e strutture moderne e personale efficiente, ad immagine di un’azienda che guarda avanti con fiducia e che investe nel futuro. Una reception spaziosa e luminosa, salottini di consulenza curati, l’agenzia luganese della Vaudoise ha pensato soprattutto ai suoi assicurati quando ha intrapreso la ristrutturazione degli uffici. “Moderna e dinamica”: l’agente generale Andrea Besomi è ben in chiaro sull’impronta che l’agenzia dovrà avere nei prossimi anni e non solo dal profilo della struttura. In carica dallo scorso aprile dopo un ventennio alle dipendenze di un’azienda nazionale con funzioni dirigenziali, Besomi, 40 anni, con i suoi nove collaboratori (altri cinque operano nell’agenzia principale di Mendrisio sotto la sua responsabilità) intende condurre Vaudoise su un percorso di sviluppo e di successo, incrementando in particolare la quota di mercato diretta. Le piccole medie imprese, quindi la parte più viva e produttiva del tessuto economico regionale, costituiscono il settore al quale l’agenzia guarda con maggiore attenzione in un’ottica di crescita, senza naturalmente tralasciare i clienti affezionati e fedeli ai quali non mancheranno le opportunità per ulteriormente migliorare copertura e prestazioni. In altre parole - per dirla con Besomi - si punta ad allargare la base con nuove acquisizioni nel campo delle attività economiche e imprenditoriali locali e con una maggiore fidelizzazione della clientela esistente. Un lavoro al fronte capillare e professionale impostato sulla convenienza ma soprattutto sull’affidabilità di soluzioni assicurative complete, che abbracciano l’insieme delle esigenze assicurative di ogni privato e azienda. La qualità e la convenienza dei prodotti e la serietà della consulenza sono dunque le strategie che l’agenzia metterà in atto per cercare di raggiungere i propri obiettivi. “Senza porsi traguardi troppo ravvicinati - precisa l’agente generale - poiché l’impostazione di una politica aziendale duratura e di qualità presuppone un lavoro di preparazione altrettanto solido e scrupoloso”. Un lavoro che non può prescindere da alcune condizioni irrinunciabili, come la formazione e la motivazione del personale di vendita e la disponibilità di strutture adeguate. Un processo di modernizzazione e di adeguamento al mercato che Vaudoise ha avviato sul piano nazionale. Lugano è stata tra le prime agenzie coinvolte in questo ambizioso piano e i risultati, per quel che riguarda la logistica, sono ora sotto gli occhi di tutti. Presto se ne apprezzeranno i benefici anche sul piano delle risorse umane e delle strategie di vendita. In effetti, accanto a consulenti navigati e di provata esperienza, sotto l’impulso di Besomi, sono stati introdotti giovani preparati e motivati. Il concetto è di proporsi su un mercato sempre più competitivo ed esigente con un atteggiamento flessibile e dinamico, senza intaccare il capitale di affidabilità e la reputazione che la compagnia ha costruito negli anni. A questo proposito, va ricordato che Vaudoise è stata costituita nel 1895 nel Canton Vaud e che opera in Ticino dal lontano 1938. La compagnia assicura sia i beni materiali che le persone (ramo vita e non vita) e offre una gamma completa di prodotti e servizi specifici grazie a collaborazioni collaudate con partner di fiducia.
Vaudoise Assicurazioni Agenzia generale di Lugano Andrea Besomi, Agente generale Via Nassa 29, 6900 Lugano Tel. +41 91 913 41 80 www.vaudoise.ch
Foto: Giovetto
L’elegante e luminosa reception dell’agenzia generale
Foto: Giovetto
Un salottino di consulenza sul lato di via Nassa. Da sinistra, Andrea Besomi (agente generale), Dario Iozzi (capufficio) e Richard Erat (agente principale)
Foto: Giovetto
Una parte dello staff dell’agenzia generale di Lugano. Da sinistra, Andrea Besomi (agente generale), Richard Erat, Nat Sciaroni, Andrea Imerico, Consuelo Aragni, Alessandro Amore, Stefano Pigat e Dario Iozzi
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Pubbliredazionale Comunicato stampa
MetallGlass 2012-2013 MetallGlass alla sua 5 a edizione
Giunta alla sua quinta edizione, la rivista MetallGlass, pubblicata da Fabio Sacchi (Pubblicità Sacchi Edizioni Tecniche & Commerciali, Manno) in collaborazione con l’USM-Federazione Ticino, è ormai divenuta punto di riferimento per tutti coloro che si occupano di progettazione ed esecuzione nel settore della metalcostruzione e del vetro. Negli ultimi anni l’utilizzo del vetro in architettura ha subito un’accelerazione enorme, grazie alla sua trasparenza e all’ispirazione di molti architetti contemporanei di ridefinire l’idea di una demarcazione netta tra spazi interni ed esterni.
METALLGLASS 2012 I 2013
Le tendenze dell’architettura contemporanea verso la “smaterializzazione” del manufatto architettonico vedono dunque il vetro quale naturale protagonista: per la sua trasparenza, ma anche per le riflessioni, le distorsioni, i cambiamenti di colore che gli involucri in vetro offrono, interagendo in modo sempre diverso con l’ambiente circostante e arricchendo così il linguaggio formale delle superfici continue.
Gli elementi in acciaio, inoltre, consenSaldare con know-how. per saldatura a Winterthur, Dagmersellen ed Ecublens. tono diCorsigarantire la duttilità necessaria al sistema compensando in questo modo la fragilità intrinseca del vetro. In alcune delle migliori realizzazioni degli ultimi decenni ciò si traduce in un sistema filigranare dove elementi in acciaio innervano e scandiscono le facciate, aggiungendo nuova ricchezza agli involucri vetrati. Tecnica autogena • MIG/MAG/TIG/WIG brasatura • saldobrasatura • saldatura orbitale formatura • saldatura laser
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L’offerta tecnologica in termini di prodotti in vetro consente di combinare diversi processi di lavorazione in modo da regolare opportunamente le proprietà di trasmissione del calore, del suono e delle radiazioni luminose. Per migliorare il comfort termico si può far uso sia di vetri a camera doppia o triplia, con intercapedini in aria o gas nobili quali l’Argon, che di sottili rivestimenti metallici, il coating (una procedura utilizzata per applicare un film sottile e uniforme ad un substrato solido piano sulla superficie delle lastre).
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2012 2013
GLASS
La ricerca verso un ruolo sempre più significativo del vetro trova nell’acciaio un partner ideale in grado di offrire allo stesso tempo intrusione visiva minima e resistenze elevate.
METALL
Grazie a queste molteplici trasformazioni e alla ricerca di soluzioni all’avanguardia, di sistemi e materiali tecnologici testati, il futuro ci riserverà delle belle sorprese nel settore. Tra i vari articoli proposti da MetallGlass, sono molte le testimonianze di costruzioni realizzate in metallo e vetro, un abbinamento piacevole che sta facendo sempre più strada nel settore edile.
MetallGlass, stampata e distribuita gratuitamente in Ticino, in oltre 2’000 metallica e del vetro copie, desidera illustrare agli operatori servizi particolari, prodotti tecnologicamente innovativi o semplicemente le ultime innovazioni nei vari campi d’interesse. Vuole anche essere uno strumento di riferimento unico e indispensabile per tutte le aziende che producono serramenti metallici, facciate continue, carpenteria per l’edilizia, per i commercianti e distributori del settore, per le aziende fornitrici e per i progettisti dell’involucro che intendono imporsi sul mercato. La rivista ticinese della costruzione
in collaborazione con
La rivista può essere richiesta gratuitamente presso il segretariato USM Federazione Ticino (Tel. +41 91 745 37 65 - usm@usmticino.ch).
Vita dei Soci Traduzione ed adattamento di Lisa Pantini
IECG conferisce i primi diplomi dell’Advanced Leadership Programme Si è tenuto lo scorso 10 dicembre nella prestigiosa cornice del Resort Collina d’Oro di Agra la cerimonia di consegna dei diplomi dell’Advanced Leadership Programme di IECG - International Ethics Consulting Group di Lugano a 4 top manager di BPS Suisse, che hanno seguito questa formazione durante il 2012. Abbiamo incontrato il Presidente di IECG, Prof. Dr. Emmanuel Toniutti, che ci ha parlato di questo percorso formativo Nel mese di gennaio 2012, IECG ha proposto, su richiesta dei propri clienti, un Advanced Leadership Programme destinato a dirigenti volti ad una leadership responsabile, i cui moduli di formazione si sono svolti a Lugano, Casablanca, Montreal, Shanghai e Parigi. Il progetto formativo Advanced Leadership Programme comincerà per la sua seconda edizione nel marzo di quest’anno per terminarsi alla fine di luglio a Lugano. Si tratta di un percorso unico nel suo genere che consente di costruire una nuova visione per il business e gli affari. Professor Toniutti, partiamo dalla sua società. Può parlarci brevemente del ruolo di IECG in relazione all’Advanced Leadership Programme? “IECG è una società svizzera di consulenza, training e coaching per dirigenti. Siamo specializzati nell’accompagnamento alle aziende e nella messa a punto di modelli di leadership responsabile coerente con i valori delle imprese e il loro posizionamento strategico. Il nostro Advanced Leadership Programme si iscrive in questo contesto. Lo proponiamo per dirigenti di grandi aziende, come pure per piccoli imprenditori”. Cosa si intende con «modello di leadership responsabile»? “Si tratta di un modello di business orientato verso la doppia performance dell’azienda: il successo economico associato alla sua realizzazione umana. Questo modello di leadership richiede una visione d’affari sul lungo periodo. Dipende dal modo in cui i leader sono in grado di combinare con coerenza la strategia e l’organizzazione aziendale con i valori dell’impresa. La leadership responsabile consiste proprio nello sviluppare comportamenti virtuosi che assicurino il mantenimento di tale coerenza nel tempo per ottenere una performance nelle migliori condizioni umane. I risultati economici non escludono il rispetto per l’essere umano”. Perché crede che le aziende in futuro dovranno sempre più sviluppare modelli di leadership responsabile? “Il contesto di crisi attuale, che si è installato dal 2008, non ha precedenti nella storia aziendale. Eravamo, fino ad oggi, abituati a gestire strappi che non duravano e a partire dai quali la crescita riprendeva i suoi diritti quasi acquisiti. Però la gestione del cambiamento che genera questa crisi e l’adattamento costante che richiede, ci impongono di ridefinire i modelli di business in cui l’essere umano diventa il cuore della capacità reattiva della società. Non abbiamo forse dimenticato negli ultimi anni che le aziende sono state fatte per servire l’umanità? D’altra parte i dirigenti dovranno ora sviluppare competenze emotive, multiculturali, psicologiche e spirituali, delle quali non avevamo bisogno fino ad oggi. Il mondo che cambia richiede apertura di spirito, reattività permanente e conciliazione di ciò che a volte appare totalmente contrario. I leader non sono formati né addestrati per questo cambiamento radicale. Il nostro Advanced Leadership Programme permette di acquisire queste nuove competenze”. L’Advanced Leadership Programme è stato lanciato nel 2012 per la prima volta. Quali sono le sue caratteristiche? “Questo programma è stato creato su richiesta dei nostri clienti, sulla base del successo che condividiamo con loro per i nostri metodi di sostegno internazionale nel corso degli ultimi sette anni. Pertanto, si tratta di un programma formativo unico al mondo e su misura per le esigenze specifiche che i leader devono affrontare nelle loro attività quotidiane. Esso combina la conoscenza di sé, le discussioni di alto livello di etica, la responsabilità, la cultura, la strategia e il comportamento in condizioni di stress, ma anche lo studio e l’analisi
La consegna dei diplomi
delle pratiche di casi aziendali, riunioni generali di gestione e visite ad aziende hanno strutturato un approccio umanistico al business senza compromettere la loro efficienza economica. L’abbiamo concepito in 6 moduli che si sono svolti a Lugano, Casablanca, Montreal, Parigi, Shanghai e tra gennaio e luglio 2012”. Quali benefici vi sono per i partecipanti? “Questo programma mira a fornire ai nostri partecipanti una visione globale e multiculturale di leadership responsabile da griglie di lettura come la filosofia, la spiritualità e la psicologia applicata alla strategia, la comprensione delle organizzazioni e i comportamenti negli affari. Porta anche a una migliore comprensione emozionale di sé al fine di definire un modello di leadership coerente con il proprio tipo di personalità per conciliare l’autogestione e la competenza tecnica. Il tutto allenandosi tra pari, partendo da studi di casi concreti e reali, prendendo decisioni che mirano alla doppia performance della società. La nostra esperienza e la rete di clienti in Svizzera, Europa, Canada, Marocco e Cina è senza dubbio una risorsa importante per il modo in cui abbiamo strutturato il nostro programma. Questo assicura che i nostri partecipanti ricevano un’istruzione pragmatica di altissimo livello e costruiscano relazioni con altri dirigenti umanisti di culture differenti. L’ultima sessione del programma include un lavoro di riflessione personale che permetterà a ognuno di prendere in considerazione per la propria società degli sviluppi operativi che avrà vissuto lungo il proprio percorso formativo. Ogni partecipante riceverà alla fine della formazione un diploma IECG Advanced Leadership Programme, dopo aver presentato la propria riflessione su quanto appreso nei 6 moduli”. Per maggiori informazioni: IECG - International Ethics Consulting Group Via Lisano 3, Casella Postale 683 6903 Lugano Tel. +41 91 967 40 30, Fax +41 91 967 46 12 contact@iecg.eu.com www.iecg.eu.com
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Vita dei Soci
NOVITÀ INTERESSANTI DA LUGANO AIRPORT: SI VOLA VERSO ROMA E VIENNA!
Da tempo Lugano Airport lavora assiduamente per portare una nuova compagnia ad operare presso lo scalo ticinese e finalmente è lieta di poter annunciare tra le novità dell’anno in corso l’arrivo di Minoan Air. A partire dal 29 marzo 2013 infatti, la compagnia cretese inaugurerà due rotte dirette da Lugano allo scopo di offrire un numero sempre maggiore di destinazioni dal proprio aeroporto che corrispondano ai bisogni del Ticino e di tutta la Regione Insubrica. Nello specifico il Ticino sarà collegato alla capitale austriaca Vienna con una frequenza tri settimanale e sarà reintrodotto il volo Lugano-Roma, che sarà invece operato 5 giorni alla settimana. La nuova compagnia volerà su entrambe le destinazioni con il Fokker 50, un aeromobile turboprop che offre un comfort e un’insonorizzazione elevati. Minoan Air è una compagnia aerea cretese, giovane e dinamica, che si focalizza sulle aree chiave di nicchia nell’ambito mercati europei, come Lugano. La flotta della Minoan Air è composta da 4 Fokker 50 ed è basata a Heraklion, Creta e serve Rodi, Kos, Mitilene e Santorini nel panorama ellenico, mentre a partire dal Novembre 2012 effettua dei voli da Stoccolma, in Svezia per conto di Flyglinjen. Sempre durante la stagione estiva 2012, ha inoltre operato dei voli domestici in Spagna. Dal marzo 2013 saranno connesse tra loro per il tramite della compagnia ellenica anche Oxford con Edimburgo e Dublino. Nell’ottica della continua crescita della compagnia, Minoan prevede nel corso dei prossimi mesi un ampliamento di flotta con l’introduzione di 2 ulteriori Fokker 50. La sua mission è
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infatti quella di diventare l’operatore chiave in Europa per tutti gli aeroporti regionali più importanti. “Il fatto che una nuova compagnia scelga di investire sul nostro aeroporto - afferma il Direttore Alessandro Sozzi - conferma il valore e le potenzialità del nostro aeroporto e dimostra quanto il modo di viaggiare da Lugano sia un’esperienza che sempre più rispecchia il concetto di eccellenza svizzera, con un livello dei servizi offerti evidentemente ben migliore rispetto agli standard degli aeroporti limitrofi in termini di rapidità delle operazioni e qualità offerta, ed è proprio per questo che Minoan Air ha scelto di basarsi a Lugano, rendendo cosi l’offerta per i nostri passeggeri sempre più varia”. Conclude il Chief Executive Officer: “I benefici per il territorio in termini di competitività, posti di lavoro ed opportunità per le imprese industriali, finanziarie e turistiche sono ancora una volta il tema centrale collegato allo sviluppo dell’aeroporto ed all’ampliamento delle rotte offerte. L’obiettivo per i prossimi anni, per cui continuerà ad impegnarsi ogni giorno Lugano Airport, è quello di adeguarsi sempre più ad una domanda costantemente in crescita”. È possibile acquistare i biglietti direttamente dal sito web www.minoanair.com a partire dalla prima settimana di febbraio 2013, dove oltre alle tariffe più convenienti, si possono trovare numerose altre informazioni utili. Lugano Airport SA Via Aeroporto, 6982 Agno www.luganoairport.ch
Vita dei Soci di Lisa Pantini
Campionati Svizzeri delle professioni: per il Ticino due meccatronici piazzati al top
Sul numero di Ticino Business di ottobre 2012 vi era un articolo che annunciava i Campionati Svizzeri delle professioni e parlava del Ticino, che grazie ai suoi giovani meccatronici, si era ben distinto, e di come un ticinese era entrato nella rosa dei 12 finalisti. Alla finale di Ginevra dello scorso novembre, hanno però partecipato in due: Stefano Gnesa ed Alessandro Vassalli. I due giovani si sono distinti a livello svizzero, gareggiando nelle diverse prove, raggiungendo risultati d’eccellenza. Infatti Stefano Gnesa è giunto terzo a pari merito con Peter Flury, Alessandro Vassalli invece quinto, subito dietro al terzo posto a pari merito. Questo brillante risultato conferma quanto sia alto il livello formativo erogato da UPSA sezione Ticino presso il Centro di Formazione Professionale di Biasca, così come siano molto attive ed attente alla qualità dell’insegnamento le aziende formatrici socie UPSA, che svolgono un lavoro davvero importante per il futuro dei nostri giovani. Per maggiori informazioni: UPSA sezione Ticino Corso Elvezia 16 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 14 Fax +41 91 911 51 12 info@upsa-ti.ch
Stefano Gnesa e Alessandro Vassalli
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Vita dei Soci
CONGRESSO LAVORO 2012 Le regole, i valori e la responsabilità: dalla teoria alla pratica
Le regole, i valori, la responsabilità nelle piccole e medie aziende (PMI) della Svizzera italiana: da un modello di leadership responsabile alla pratica nell’impresa. Su questo tema, il 29.11.2012 al Centro Evento di Cadempino, Congresso Lavoro di Boss Editore SA (www.boss-editore. ch) ha radunato CEO e dirigenti d’azienda, consulenti e responsabili delle risorse umane ma anche specialisti nell’amministrazione del personale. Essi hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con dieci relatori e relatrici con pregiate esperienze e alte competenze nell’ambito del diritto del lavoro e dalla gestione delle risorse umane. Il congresso, moderato dal Consulente HR Marco Homberger, ha così fornito un percorso d’aggiornamento intensivo, distinguendo concetti, finalità e interdipendenza di regole, valori e responsabilità. Il Prof. Emmanuel Toniutti, Presidente dell’International Ethics Consulting Group (IECG) e trainer per dirigenti di azienda, ha illustrato come attuare un modello di leadership responsabile in un contesto in tempo di crisi, di cambiamento e di stress. L’imprenditore Rocco Cattaneo, dirigente del gruppo ticinese City Carburoil, Monte Tamaro, Splash e Spa Tamaro, ha esposto come coniuga nella realtà aziendale un sistema integrato di regole (qualità, ambiente, salute e sicurezza sul lavoro), i valori della cultura occidentale con radici cristiane e le responsabilità strettamente correlate agli obiettivi. L’interesse e l’attualità del tema scelto dall’editore Robert Boss per la quinta edizione di Congresso Lavoro ha trovato conferma nell’attiva partecipazione dei convenuti alla discussione plenaria (in mattinata) e ai tre open forum (nel pomeriggio) su questioni specifiche: I membri dei quadri: persone che si assumono una responsabilità, con la moderazione di Sharon Guggiari, Avvocato, e Morena Ferrari Gamba, Consulente per la gestione del personale; Regole e responsabilità nel nuovo mondo digitale, con la moderazione di Prisca Renella, Avvocato, e Roberto Tamagni, esperto ICT; Non è colpa di nessuno è responsabilità di ognuno, con la moderazione di Anna Lutti Martella, Avvocato e mediatrice, e Nicoletta Zagaria, Counselor e formatrice aziendale. Anche l’edizione 2012 di Congresso Lavoro ha riservato ampio spazio alla conoscenza dell’evoluzione giurisprudenziale nell’ambito del diritto del lavoro. Gli Avvocati Costantino Delogu, Sharon Guggiari e Tanja Uboldi Ermani – membri del team di autori del Sistema d’informazione Il diritto del lavoro applicato, edito da Boss Editore SA – hanno presentato una panoramica analitica delle più recenti sentenze attinenti al rapporto di lavoro, dall’assunzione alla separazione, esemplificando l’applicazione
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della norma, il margine di interpretazione per casi concreti e la prassi dei tribunali nel considerare i cambiamenti sociali e culturali.
Da sinistra, l’imprenditore Rocco Cattaneo, il moderatore di Congresso Lavoro Marco Homberger, Consulente in risorse umane, e il Prof. Emmanuel Toniutti, Presidente Ethics Consulting Group
Da sinistra, l’Avv. Sharon Guggiari Salari, l’Avv. Costantino Delogu e l’Avv. Tanja Uboldi Ermani, durante la presentazione delle più recenti sentenze riguardanti il rapporto di lavoro
Vita dei Soci
Argor–Heraeus e PAMP diventano Ordinary Member della London Bullion Market Association A fine novembre 2012, Argor–Heraeus e PAMP, due delle principali raffinerie di metalli preziosi rinomate a livello mondiale hanno annunciato di essere state nominate “Ordinary Member” della prestigiosa London Buillion Market Association (LBMA). La LBMA è l’associazione di categoria basata a Londra, ma attiva a livello globale, che rappresenta il mercato all’ingrosso dell’oro e dell’argento; Le sue attività correnti vanno a toccare molti ambiti, come i livelli qualitativi di raffinazione, pratiche di good trading e documentazione standard
È inusuale per la LBMA insignire le raffinerie con questo prestigioso status associativo. PAMP e Argor–Heraeus vanno quindi ad unirsi a un gruppo composto in totale da soli 5 membri con queste stesse specifiche, tra cui figurano Metalor (Svizzera), Tanaka (Giappone) e Rand Refinery (Sud Africa). La LBMA conta attualmente più di 130 società in 20 Nazioni, ammesse nell’associazione come membri con diversi gradi di partecipazione: Associate, Market Making Member e Ordinary Member. Tutte le società affiliate devono svolgere attività strettamente legate al mercato londinese di lingotti d’oro e d’argento. Queste attività comprendono trading, brokeraggio, spedizioni e immagazzinamento, raffinazione ed estrazione, controllo e saggio e ricerca. In qualità di “Ordinary Member” Argor–Heraeus e PAMP potranno esprimere il proprio voto su diverse tematiche deliberate nel corso dell’assemblea generale annuale, nominare candidati per i comitati della LBMA e promuovere le richieste di affiliazioni di altre società. Entrambe le aziende, Argor–Heraeus e PAMP, erano già riconosciute come raffinerie accreditate “LBMA Good Delivery” ed erano affiliate come “Associate” alla LBMA prima di essere ammesse come “Ordinary Member”.
La lista “London Good Delivery”
La lista “London Good Delivery” delle raffinerie accettate d’oro e d’argento è redatta dalla LBMA che ne detiene anche i diritti d’autore. Essa comprende le raffinerie le cui barre d’oro e d’argento hanno soddisfatto, una volta testate, gli standard richiesti di accettabilità sul mercato dei lingotti di Londra. La lista include Argor–Heraeus e PAMP tra le 63 raffinerie d’oro e le 73 d’argento.
Argor–Heraeus
La società è stata fondata a Chiasso (Ticino) nel 1951. Parte delle loro attività principali riguardano la trasformazione dei metalli preziosi, come la raffinazione, la fusione, il saggio, l’estrazione e la produzione di prodotti semifiniti per l’industria orologiera e quella dei gioielli. La posizione chiave dell’azienda, a cavallo tra produttori e consumatori rende Argor–Heraeus il partner a valle per chiunque opera nel settore dei metalli preziosi: società estrattive, mercanti, case produttrici di lingotti, banche centrali e commerciali, zecche e produttori di orologi e gioielli. Argor-Heraeus-Commerzbank-Austrian Mint: l’essere associato a partner forti garantisce ad Argor-Heraeus l’accesso a importanti risorse e rende il gruppo unico all’interno della supply chain.
PAMP
Fondata nel 1977 in Ticino, Svizzera, PAMP è il marchio principale a livello mondiale per i lingotti e una delle più affidabili raffinerie di metalli preziosi nel mondo. Grazie alla sua affiliazione al gruppo MKS, vanta una presenza globale in 12 Nazioni e può fare affidamento su un network di distributori dislocati strategicamente nei mercati chiave per i metalli preziosi. La caratteristica distintiva di PAMP risiede nella sua capacità di offrire e unire la gamma completa di servizi che comprendono la trasformazione di prodotti semilavorati e lingotti; estrazione e raffinazione personalizzata; saggio, immagazzinamento e soluzioni di vendita dei lingotti. Consacrata alla qualità e all’innovazione, PAMP fornisce una leadership nei metalli preziosi.
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Vita dei Soci di Emanuela Capra, Branch Manager Luisoni Consulenze SA
IL PERIODO DI PROVA PER IL NEOASSUNTO
Emanuela Capra
Le sfide professionali oggigiorno non sono assolutamente divenute più facili, vista la complessità dell’impostazione dell’attività aziendale moderna e la rapidità con cui il business deve essere gestito. In “un cambio della guardia lavorativo”, la vulnerabilità di ognuno di noi nell’operatività, aumenta considerevolmente nei primi 90 giorni del nuovo incarico assunto. Sia esso maturato in seno ad uno start-up, o nell’ambito di una riorganizzazione societaria. L’esordio, il mettersi alla prova, è una fase molto critica di transizione, dove le piccole differenze nel modo di agire, pesano notevolmente sulle performance. Inizialmente, a chi assume una nuova opportunità manca la conoscenza specifica dei problemi da affrontare, è privo di una rete di relazioni in grado di supportarlo e spenderà più tempo ad analizzare come adattare più efficacemente alcune strategie, alle singole situazioni. Per non parlare della componente emotiva, legata anch’essa a determinare il successo o l’insuccesso dell’azione intrapresa. Se si partirà con un impulso positivo, valutando i punti di forza e di debolezza, si potranno fissare le proprie priorità, sfruttando al meglio il potenziale. Secondo Michael Watkins, uno dei più autorevoli esperti mondiali di leadership della transizione, le regole essenziali per creare una relazione produttiva con un nuovo capo, nei primi mesi di transizione professionale, si suddividono in cose “da NON fare e cose DA fare”! Di seguito alcuni suggerimenti: 1. NON CRITICARE IL PASSATO: non serve recriminare sui comportamenti delle persone che ci hanno preceduto nella funzione, bisogna guardare al presente ed al futuro pensando ad un cambiamento necessario a supportare un risultato migliorativo. 2. NON ISOLARSI: se con il nuovo capo nascono rapporti complessi legati alla comunicazione o alle aspettative, non bisogna instaurare un rapporto di chiusura, ma al contrario assumersi la responsabilità di far funzionare la relazione. 3. NON C’È BISOGNO DI SORPRENDERE IL CAPO: il comportamento che infastidisce di più un capo è la mancata segnalazione di un problema, o che esso gli venga comunicato da qualcun altro. Il suggerimento è: quando sorge l’emergenza è meglio parlarne tempestivamente! 4. NON PORTARE SOLO PROBLEMI AL NUOVO CAPO O L’ELENCO DELLE PROPRIE REALIZZAZIONI:è consigliabile non sottoporre al capo solo problemi da risolvere, meglio un piano preciso o una soluzione costruttiva. Solitamente il capo si aspetta che il collaboratore si presenti
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al suo cospetto per parlare di ciò che sta realizzando o eventualmente per chiedere un supporto 5. NON CERCARE DI CAMBIARE IL CAPO: è impensabile poter fare mutare lo stile o la caratteristica peculiare del proprio capo. Ci si può adattare, senza sentirsi sviliti nel ruolo, rispettando il tempismo della relazione. DA FARE: 1. ASSUMERSI AL 100% LA RESPONSABILITÀ DI FAR FUNZIONARE LA RELAZIONE: diciamo che questo è “il rovescio della medaglia, del consiglio “NON ISOLARSI”. Non è il capo che deve venirci incontro spontaneamente, se lo fa siamo già a metà strada nella costruzione positiva del rapporto professionale. 2. CHIARIRE SPESSO E FIN DALL’INIZIO LE RECIPROCHE ASPETTATIVE: il feeling con il proprio capo è chiarire sin dall’inizio come gestire e comprendere le aspettative dell’uno e dell’altro. In questo caso bisogna effettuare delle verifiche periodiche per essere sicuri di ridurre il rischio di eventuali aspettative irrealistiche. 3. NEGOZIARE SCADENZE PER UNA DIAGNOSI E PIANIFICAZIONE DELLE AZIONI: non bisogna “peccare di zelo” né nel coinvolgimento immediato alla rincorsa dei problemi, né assumendosi la responsabilità di prendere decisioni per le quali non si è ancora pronti. “Time-out!”. Prendersi tempo per analizzare la situazione e sviluppare un piano d’azione. 4. MIRARE A CONSEGUIRE SUCCESSI INIZIALI, IN AREE CHE IL CAPO RITIENE IMPORTANTI: interessi e obiettivi del capo, devono conciliare con le priorità dell’esordiente. Quando ciò verrà individuato, bisognerà puntare al successo, interagendo e tenendo costantemente aggiornato il capo che si sentirà coinvolto nel raggiungimento dell’obiettivo! CERCARE DI OTTENERE GIUDIZI POSITIVI DA PERSONE DELLE QUALI IL VOSTRO CAPO RISPETTA LE OPINIONI: partiamo dal presupposto che il capo ha un canale preferenziale che lo aggiornerà costantemente sull’operato di chi ha assunto il nuovo incarico, sia dal punto di vista professionale che umano. Quindi non servirà accattivarsi semplicemente le simpatie delle persone di cui si fida di più, ma bisognerà curare la relazione, in funzione delle informazioni sulla performance che giungeranno all’orecchio del destinatario. Luisoni Consulenze SA Via Balestra 9 - 6900 Lugano Tel. +41 91 911 30 00 Fax +41 91 923 55 43 www.luisoni.ch
Vita dei Soci
Il futuro comincia qui
La previdenza in Svizzera
La sicurezza sociale è un elemento determinante dello Stato svizzero. Il sistema dei tre pilastri, ancorato nella Costituzione, cioè la previdenza statale AVS/AI/IPG, la previdenza professionale LPP e quella privata, garantisce la previdenza personale e professionale come pure quella dei familiari in caso di vecchiaia, invalidità o decesso.
Previdenza professionale imprese LPP
Esperienza e spirito innovativo: per ogni impresa Swiss Life trova la soluzione LPP adatta. La ricetta? In base alla flessibile e ampia gamma completa di soluzioni previdenziali Swiss Life si confeziona la propria soluzione ottimale, tagliata su misura. La scelta si orienta secondo i seguenti punti chiave: Sicurezza, Reddito, Consulenza, Prestazioni.
Sicurezza
Swiss Life copre i rischi attuariali quali decesso, invalidità e longevità. I clienti orientati alla sicurezza possono optare per un modello che assicura la remunerazione garantita. Il coefficiente di solvibilità, che ammonta al 238% (situazione al 30.09.2012), indica il livello di sicurezza di un assicuratore. Swiss Life assicura la vita da 155 anni e conosce le esigenze e il mercato.
Sicurezza e Reddito
Affinché l’impresa possa ottimamente definire per la sua soluzione LPP il rapporto fra Sicurezza e Reddito, nell’ambito della sua consulenza Swiss Life discute e ne illustra tutti gli aspetti.
Consulenza
L’offerta giusta per ogni ditta. I nostri clienti possono fidarsi della competenza dei nostri consulenti previdenziali specialisti in materia di assicurazione collettiva. Parlano la stessa lingua dei clienti, evitando lo sfoggio di termini tecnici. Un colloquio con i nostri consulenti è utile in ogni caso. Già al primo colloquio vengono presentate le possibili soluzioni e indicati i relativi costi prevedibili. Consideriamo le vostre esigenze e specificità; discutiamo di “Sicurezza assoluta o rendimento supplementare?”, mostriamo come procedere con istituzioni di previdenza che necessitano un risanamento in caso di copertura insufficiente e spieghiamo le disposizioni di sicurezza, anche in tempi difficili. Il Back Office a Manno amministra e gestisce la clientela LPP per la Regione Ticino.
Un’ottima consulenza, sempre
Restiamo sempre al fianco dei nostri clienti. A scadenza periodica, le questioni previdenziali e finanziarie vanno ri-valutate e ottimizzate. L’importante è mantenere sempre la visione d’insieme.
Prestazioni Swiss Life Per solvibilità s’intende la dotazione adeguata di un assicuratore con fondi propri – dunque patrimonio libero e non gravato. Le prescrizioni legali “Solvenza I” definiscono la solvibilità come rapporto tra i fondi propri previsti dalla legge e i fondi propri computabili. La solvibilità prescritta dalla legge è pari al 100%.
Reddito
Rendimenti interessanti grazie a investimenti sicuri con elevata quota immobiliare. I clienti Swiss Life beneficiano di una remunerazione pluriennale superiore alla media e dell’elevata attribuzione delle eccedenze.
La sede Swiss Life a Zurigo – allora Rentenanstalt – nel 1940
• Un vantaggio unico nel suo genere in Svizzera: le rendite AI vengono versate già da un grado d’invalidità del 25% • La rendita per coniugi è assicurata a partire dal momento del matrimonio. La rendita per conviventi è assicurata a partire dal momento della registrazione dell’unione domestica o, senza registrazione, dopo cinque anni trascorsi nella medesima economia domestica nonché, senza costi supplementari, in caso di decesso per infortunio • Termine eccezionalmente breve per la liquidazione in capitale, anche per le persone invalide: chi in luogo della rendita preferisce riscuotere l’intero capitale della cassa pensioni può comunicarlo a Swiss Life fino a un mese prima del pensionamento. Questo termine molto breve offre una grande flessibilità a seconda della situazione personale e/o e della situazione sul mercato
L’attuale sede Swiss Life, ubicata a Zurigo
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Vita dei Soci
Conclusione
Nonostante un contesto economico attualmente non facile Swiss Life rimane la risposta convincente e sicura per la previdenza dei collaboratori delle PMI. La vicinanza è importante. Swiss Life ne tiene conto con una vasta rete di agenzie generali in tutta la Svizzera, pertanto anche nella Svizzera italiana 40 consulenti, appositamente formati, hanno la competenza specifica nel settore previdenza professionale e fanno capo alle due agenzie generali a Lugano e Locarno con uffici pure a Chiasso, Manno e Bellinzona. Per gli agenti generali Roberto Russi e Enzo Parianotti e i loro team vicinanza non viene intesa solo in senso geografico bensì significa conoscere personalmente il contesto di ogni persona e impresa, i loro desideri e il fabbisogno, per costruire un rapporto di fiducia e comprensione reciproca, in modo competente e orientato alle vostre esigenze. La prima polizza emessa, numero 1, risalente al 1858
A proposito di Swiss Life Nome:
Swiss Life SA, alias Società svizzera di Assicurazioni generali sulla vita dell’uomo
Data e luogo di nascita:
28.9.1857, Zurigo
Ragione sociale:
Società per azioni
Luogo di Domicilio:
Zurigo
Professione:
Assicuratore vita
Agenzie generali:
40 agenzie generali in Svizzera
Svizzera italiana:
Agenzie generali a Lugano e Locarno
Rami di attività:
Assicurazione vita individuale e collettiva per imprese
Previdenza professionale:
38’000 imprese CH clienti, con 562’000 impiegati e la relativa gestione di CHF 47’6234 Mio (anno 2011)
Solvibilità:
238% (30.09.2012)
Missione:
Ci impegniamo per un futuro finanziario sicuro dei nostri clienti, per la vita
Ambizione:
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