nr. 2 / Mar. 2011
L'economia incontra la politica Š iStockphoto.com/VladimirCetinski
Sommario
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Marzo 2011 Strong opinion Editoriale Contromano Il Tema
14 Marco Passalia, candidato PPD al CdS n. 5 e al GC n. 67 18 La politica nucleare per non brancolare al buio
Attualità
20 Energia: la Svizzera nel contesto globale
Attualità
22 arcobaleno: uno sguardo al futuro
Attualità Eventi
24 Forum del commercio estero svizzero con il motto “Nuovi territori, nuove opportunità” 26 Elezioni cantonali 2011: l’economia incontra la politica
Eventi
27 Brasil: A situação e as oportunidades
Vita dei Soci
32 Corsi proposti dalla Cc-Ti 37 I prossimi appuntamenti 38 Svega Consulting Web Sagl 42 PAMP SA
Vita dei Soci
44 Züst & Bachmeier SA
Vita dei Soci
46 Luisoni Consulenze SA
Vita dei Soci
48 Qualicon Consulenze SA
Vita dei Soci
49 Gruppo Sicurezza SA
Vita dei Soci
50 Studio Picas SA e Chiodoni Luigi SA
Vita dei Soci
52 Gemana Consulting SA
Vita dei Soci
53 Hotel Cadro Panoramica
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Redattrice responsabile: Lisa Pantini
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Comitato redazionale: Franco Ambrosetti, Luca Albertoni, Rinaldo Gobbi, Lisa Pantini, Simona Morosini Marconi e Marco Passalia L’economia incontra la politica nr. 2 / Mar. 2011
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Impressum Editore: Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Lugano
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33 Commercio estero
Vita dei Soci
nr. 2 / Mar. 2011
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16 Libertà, liberalismo e libertarismo possibile
Attualità
Fiere internazionali
© iStockphoto.com/VladimirCetinski
8 Una piattaforma programmatica per il Ticino che verrà
Ospite
Osec
0
6 San Gottardo, il tunnel delle beffe 12 Rinaldo Gobbi, candidato PLR al GC n. 24
Formazione
5
5 L’economia incontra la politica
Ospite Biblioteca liberale
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4 Crescita economica: perché serve
Redazione: Cc-Ti, Corso Elvezia 16, 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 11 Fax +41 91 911 51 12 pantini@cc-ti.ch www.cc-ti.ch Pubblicità: Pubblicità Sacchi, C.P. 558 6928 Manno Tel. +41 91 600 20 70 info@pubblicitasacchi.ch www.pubblicitasacchi.ch
Stampa: TBS, La Buona Stampa sa via Fola 11, Pregassona (Lugano) Diffusione: Tiratura: 2’500 copie Abbonamento gratuito per i soci Cc-Ti Abbonamento supplementare: - CHF 50.- annuo - per i non soci CHF 70.- annuo (+ IVA) Frequenza: Ticino Business è pubblicato in 10 numeri annuali
Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti
CRESCITA ECONOMICA: PERCHÉ SERVE
Nella storia della dottrina economica la teoria della crescita, intesa come incremento della ricchezza prodotta da un Paese in un dato periodo, ha registrato fasi di grande interesse alternate a momenti di indifferenza. Dello sviluppo economico nel lungo periodo si era occupata la scuola classica (Smith,Ricardo e Malthus), in seguito l’accento si spostò su altre problematiche e tranne poche eccezioni, come le opere di Schumpeter, di crescita si riparlerà seriamente solo nel dopoguerra. Durante la crisi del 1929 infatti il la disoccupazione dilagante e la sparizione di immense capacità produttive, aveva costretto gli economisti a studiare misure efficaci per affrontare questi problemi dando il via libera all’attuazione di una politica dell’occupazione moderna, ancora oggi impiegata in molti Paesi. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale il livello produttivo del ‘29 non era ancora stato raggiunto, ma dopo il ‘45, la necessità di ricostruire ciò che era andato distrutto riporta inevitabilmente l’attenzione sul tema della crescita di lungo periodo. Il contesto politico è caratterizzato dalla Guerra fredda e dalla sfida di chi cresce più svelto tra sistema di libero mercato capitalistico e sistema pianificato socialista, entrambi tendenti alla supremazia economica come premessa necessaria per l’ottenimento dell’egemonia politica. Sappiamo come sia finita: con il crollo del muro di Berlino, simbolo del disfacimento del sistema di pianificazione economica sovietico. Negli ultimi 15-20 anni i temi economici e con essi quelli legati alla crescita conquistano spazi sempre maggiori nei media scritti ed elettronici, il pensiero economico viene propagato, divulgato, a volte banalizzato, il cittadino del mondo globale impara ad essere attento ai problemi economici mentre la politica cavalca l’onda, portando l’economia nel bel mezzo di bollenti campagne elettorali come non s’era mai visto prima. Siccome occuparsi di scienze economiche richiede qualche conoscenza in più rispetto al mondo dello sport, delle veline o della cronaca nera, a volte comprendere il significato di certi concetti dal senso oscuro per i non addetti ai lavori non è da tutti. Come ad esempio capire fino in fondo l’importanza della crescita per il futuro di un Paese. La pesantissima crisi scoppiata nel 2008 e tutt’ora non del tutto risolta,causando fortissime e disgreganti tensioni nella zona euro, ha riportato in primissimo piano la problematica degli Stati che non crescono o crescono troppo poco. Il mercato dei titoli di Stato è entrato in subbuglio sopratutto rispetto a quei Paesi che da anni registrano crescite bassissime come Grecia, Portogallo, Italia, e quelli che, pur con tassi di crescita medio alti nel recente passato, sembrano incapaci di ripartire come Spagna e Irlanda. La ragione per cui gli investitori (che è scorretto anche se comodo chiamare speculatori) sono preoccupati è ovvia: chi non cresce non potrà disporre delle risorse finanziarie per ripagare il debito sovrano contratto. Sembra una banalità ma molti si chiedono: perché crescere è importante sopratutto quando un Paese è ricco? Per spiegare prendiamo un economia domestica,una famiglia. Ogni componente che ha un lavoro retribuito percepisce un reddito chiamato,dopo deduzione dei contributi e delle tasse, reddito personale disponibile. Tale reddito viene in parte consumato e in parte risparmiato. Il risparmio si accumula e va a formare la sostanza, il patrimonio della famiglia. Se si perde il lavoro in genere si perde anche il reddito disponibile, salvo per il periodo in cui subentra l’assicurazione disoccupazione.
4 Ticino Business
Per vivere si attinge perciò alla sostanza la quale non essendo più alimentata diminuisce. La famiglia di conseguenza si impoverisce. Non è diverso per lo Stato. Un Paese che non crei ricchezza di anno in anno, si impoverisce, per far fronte ai propri impegni deve attingere alla sostanza e se non c’è, deve chiedere un prestito; si indebita e i debiti vanno rimborsati come ben si vede dalle turbolenze per nulla sopite dei mercati finanziari della zona euro. È imperativo perciò crescere, creare quella ricchezza in grado di garantire una redistribuzione dei redditi conseguiti dallo Stato necessaria a garantire il buon funzionamento della socialità (AVS,disoccupazione,AI, istruzione,ecc.). Un tempo i postulati prioritari della politica economica erano quelli del cosiddetto triangolo magico: piena occupazione, stabilità dei prezzi, equilibrio della bilancia dei pagamenti. Oggi i postulati più importanti sono essenzialmente quattro: crescita economica (per alcuni con l’avverbio “sostenibile”) che comprende la piena occupazione, stabilità dei prezzi, equa distribuzione dei redditi, equilibrio della bilancia dei pagamenti. Paesi che mettono crescita e stabilità dei prezzi al primo posto si sono dimostrati vincenti (Germania, Svezia, Olanda) rispetto ad altri che antepongono la distribuzione dei redditi alla crescita nel lungo periodo (Italia, Grecia). Per stimolare lo sviluppo economico si deve far leva su quattro fattori: lavoro, capitale, risorse naturali (ove ci siano) e, fondamentale, tecnologia. I Paesi europei che mostrano l’indebitamento più cospicuo sono quelli che non hanno potuto o voluto attuare riforme nei mercati del lavoro e dei capitali ,che hanno frenato gli investimenti in ricerca e sviluppo, cultura e formazione. Ostentando inoltre insofferenza verso l’introduzione di politiche della concorrenza volte ad eliminare o ridurre corporazioni (per facilitare il libero accesso alle professioni), rendite di posizione, monopoli statali e non, caste privilegiate e gruppi oligarchici, frenando l’attenuazione di una fiscalità esosa e penalizzante permettendo invece una socialità troppo generosa, Governi troppo grandi(= a tasse troppo alte), burocrazia abnorme e invadente questi Governi hanno creato una serie di ostacoli alla crescita che senza interventi riformistici rapidi e profondi riducono le speranze di ripresa al lumicino col rischio di portare il Paese verso un inevitabile, seppur lento declino. È un déjà vu, la storia trabocca di esempi, dalla Spagna del 1600 che con Filippo II per ben cinque volte dichiarerà bancarotta, al “lungo gelo dell’economia italiana” (sempre ’600) come lo definisce Carlo Cipolla o in tempi recenti l’Inghilterra (anni ‘70), la Russia (fine anni ‘80). Ma se appare comprensibile un declino indotto da guerre estenuanti come la devastante guerra dei trent’anni che mise in ginocchio l’Europa intera con in testa gli Stati germanici, è inaccettabile che nel più lungo periodo di pace della storia umana, il declino avvenga per colpa di una classe politica pusillanime i cui rappresentanti pur sapendo a cosa va incontro il Paese, nulla o quasi nulla fa per contrastarlo. In un Europa a macchia di leopardo con Paesi virtuosi e Paesi spendaccioni, il “chi è causa del suo mal pianga sé stesso” serve a poco, suona moralistico ed egoista tanto quanto il “a casa mia comando io”. Keynes aveva definito la Seconda guerra mondiale come “guerra civile europea”. C’è da sperare che non ci tocchi assistere alla guerra economica europea...
Editoriale di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti
L’economia incontra la politica
L’economia incontra la politica non è solo il titolo di questo numero di Ticino Business ma è anche lo “slogan” utilizzato negli ultimi due mesi per gli eventi che abbiamo organizzato e stiamo organizzando nelle varie regioni del Cantone per presentare alle aziende i candidati alle elezioni cantonali vicini all’economia. Questi incontri, fortemente voluti per cercare di avvicinare la realtà aziendale e quella politica e raccogliere le preoccupazioni del mondo produttivo, hanno fornito spunti di grande interesse. Gli imprenditori sono consapevoli del fatto che l’importante appuntamento elettorale potrebbe avere risvolti decisivi per gli equilibri e gli sviluppi del Cantone nei prossimi anni. Proprio per questo sarà importante serrare i ranghi in maniera decisa per cercare di portare in Gran Consiglio un numero consistente di rappresentanti pronti a difendere gli interessi dell’economia. In effetti, a causa dei ricambi forzati imposti dalle regole di alcuni partiti, il rischio è di non avere un numero sufficiente di parlamentari attenti alle esigenze delle aziende, ciò che avrebbe ovviamente effetti molto negativi per chi produce la ricchezza del Paese. Del resto, già oggi si osserva come l’economia sia poco rappresentata, a causa soprattutto del fatto che per gli imprenditori è difficile trovare il tempo per mettersi a disposizione della politica. Se poi questa politica è litigiosa e poco propositiva ed orientata più agli equilibri partitici e agli scontri personali che ad un dibattito sui temi, diventa assai difficile trovare la motivazione per lanciarsi nell’arena. Proprio perché consapevole di tali difficoltà, la Cc-Ti schiera due dei suoi Vicedirettori, Rinaldo Gobbi e Marco Passalia, sostiene i candidati presentati dalle altre associazioni economiche e pure coloro che hanno dimostrato con i fatti di voler difendere gli interessi del mondo imprenditoriale. Si cerca così di dare un contributo fattivo ai fini della costruzione di una rappresentanza credibile dell’economia. Gli eventi elettorali summenzionati hanno dimostrato che vi è un’esigenza forte in questo senso ed è emersa chiaramente la necessità di creare una rete fra le persone che nei vari gruppi hanno visioni simili su quelle che devono essere le scelte del Cantone in materia di politica economica e non solo. Non ci siamo pertanto limitati a cercare una visibilità pre-elettorale per i nostri candidati, ma abbiamo gettato le prime basi per la costituzione di una rete permanente di persone che possano interagire anche dopo le elezioni, indipendentemente dagli schieramenti partitici e sulla base di punti concreti. Pensare in termini
di rigorosi steccati di partito è infatti un atteggiamento ormai superato, di cui il mondo dell’economia non sente più il bisogno. Occorre poter lavorare in maniera trasversale e se le idee possono essere considerate buone, poco importa da quale campo esse traggano origine. L’importante è la visione comune, finalizzata all’ottenimento di soluzioni e risultati. Il resto è relativo. Si tratta di un messaggio che le aziende hanno lanciato in modo molto forte e che noi abbiamo recepito perché è importantissimo in prospettiva futura. Le lunghe serate dedicate alle preoccupazioni delle aziende e condivise con candidati del PLRT, del PPD, della Lega e dell’UDC sono state molto arricchenti e l’unità di intenti che ne è emersa va “sfruttata” in maniera costruttiva. Vi è un potenziale che non può essere ignorato e che nemmeno il mondo politico potrà sottovalutare. La sfida è importante, ma siamo pronti a raccoglierla e tocca a noi dimostrare che non si tratta solo di un’illusione. Parecchie persone mi hanno chiesto se non stia così nascendo un partito dell’economia. Francamente non lo so e non è questo l’obiettivo che stiamo perseguendo. È però chiaro che un gruppo interpartitico di persone pronte a schierarsi a difesa degli interessi di una parte vitale del Paese non è cosa da poco. Di per sé non vogliamo sostituirci ai partiti, ma sarebbe miope ignorare la possibilità di lavorare con le varie forze che, in modi diversi, sono disposte a farsi latrici dei nostri messaggi. Intanto, per dare sostanza ai punti che ci stanno a cuore, stiamo allestendo una sorta di decalogo con i temi più importanti che vorremmo vedere realizzati a partire dalla prossima legislatura. Di questa piattaforma programmatica, già in parte anticipata il mese scorso, diamo conto dettagliatamente nelle pagine seguenti di questa edizione di Ticino Business. La piattaforma, non ancora completa, evolverà ancora nelle prossime settimane, con ulteriori elementi concreti provenienti dalla nostra base, cioè dalle aziende. Chi intende rappresentare l’economia in parlamento, dovrà adottare tale decalogo, sottoscrivendo un impegno chiaro nei confronti degli imprenditori. Sarà poi nostra premura vegliare affinché i vari argomenti siano effettivamente portati avanti con convinzione all’interno di un dibattito che speriamo costruttivo.
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Contromano di Alessio del Grande
San Gottardo il tunnel delle beffe
Novecento giorni. Provate solo ad immaginarvi chiuso per quasi tre anni il tunnel autostradale del San Gottardo. Provate ad immaginare di essere costretti a trasbordare l’auto o il camion sui treni navetta o a fare la strada del Passo. È questo che spetta al Ticino e ai ticinesi quando cominceranno i lunghi lavori di risanamento della galleria. Berna ha deciso così. Per fortuna il Consiglio Nazionale ha invitato l'Ufficio federale delle strade a riconsiderare l'ipotesi di una chiusura della galleria. Contro questa prospettiva nel nostro Cantone c’è stata una generale levata di scudi, a parte naturalmente le vestali, sinistra e verdi, dell’inviolabilità alpina. Una reazione, però, tardiva, quella del Governo e di talune forze politiche ticinesi, sino a qualche mese, del tutto silenziose davanti alla legittima rivendicazione del completamento del tunnel, sostenuta dalle associazioni economiche e da pochi politici che non temono di urtare la sensibilità delle cerchie rosso-verdi. Era ovvio che davanti a tanto silenzio e a tanta acquiescenza, i funzionari federali ci assestassero questo altro colpo. Attenzione però, non si tratta soltanto dei 200, 300 o 400 milioni che il Ticino e la sua economia perderebbero con questa lunga chiusura del tunnel. Si tratta del diritto di un Cantone di avere un collegamento rapido e sicuro col resto della Svizzera. Si tratta del diritto dei cittadini di viaggiare in modo altrettanto rapido e sicuro. Si tratta del sacrosanto diritto della nostra economia di trasportare le merci in modo agevole, veloce e con meno costi. Questi sono diritti e non semplici interessi, tanto più in un Paese federale come il nostro. Oltre ai diritti violati c’è anche il il fatto non meno grave che con il Gottardo il Cantone ha subito una beffa lunga trent’anni. Già nel settembre del 1980 quando venne inaugurata la galleria, la Confederazione si era impegnata a realizzare il secondo tubo non appena si fosse oltrepassata una certa soglia di transiti. Ebbene, già nel 1981 quasi tre milioni di veicoli attraversarono il Gottardo, nel ‘90 sono stati più di 5,5 milioni. Quella soglia, dunque, la si era superata da un pezzo già venti anni fa. Il tunnel, invece, è rimasto sempre quello, ma esponendo automobilisti e camionisti a disagi e rischi maggiori. Nel 2009 nella galleria si sono contati 6,1 milioni di passaggi, oltre un milione i camion, la media giornaliera dei transiti è di quasi 17 mila veicoli. Una media che fa
6 Ticino Business
del Gottardo l’asse tra Nord e Sud più trafficato della Svizzera. Come ci può illudere che Alptransit riuscirà a smaltire tutto questo traffico? Come ci si può fidare delle varianti, alternative alla galleria, elaborate da quei pianificatori federali che, con la nuova trasversale alpina quasi ultimata, ci vengono a dire che non tutti i nuovi treni (e parliamo anche di convogli merci) potranno transitare sulla linea poiché il profilo di gran parte delle altre gallerie è molto più basso? Per troppo tempo il Ticino è rimasto passivo davanti all’urgenza del raddoppio. Rinunciando a rivendicare la realizzazione di quello che era stato un impegno formale della Confederazione. Per troppo tempo ci si è lasciati intimidire dai proclami e dall’opposizione rosso-verde contro ogni ipotesi di completamento della galleria. E per tutto questo tempo si è assistito ad incidenti, alcuni gravissimi e con parecchi morti, a colonne continue e a ritardi crescenti nei tempi di percorrenza. In poche parole si è subito in silenzio. Se per far ragionare Berna non sono bastati i morti, i feriti negli incidenti avvenuti nella galleria e i continui disagi che devono sopportare automobilisti e camionisti, oggi davanti alla sciagurata ipotesi di una chiusura per 900 giorni, bisogna reagire con la forza e la determinazione che sono mancate in tutti questi anni. Ma non per arrivare ad una qualche misura di compromesso che serva solo ad addolcire la pillola, per rivendicare e ottenere, invece, il secondo tunnel. È un diritto del nostro Cantone a cui la Confederazione deve adempiere, e con gli interessi per i disagi e i danni economici subiti in questo trentennio. Che in Svizzera ci siano anche altre priorità stradali da finanziare, soprattutto per alcuni grandi agglomerati urbani, nessuno lo nega. Ma questo non giustifica il mancato raddoppio della galleria, né tanto meno 900 giorni di isolamento. I soldi nelle casse della Confederazione ci sono e finanziando il secondo tunnel autostradale non si buttano di certo al vento, ma in un investimento di cui economicamente si avvantaggeranno non solo il Ticino e gli altri cantoni gottardisti, ma tutto il Paese. Da Uri e dai Grigioni si è pure levata una vigorosa protesta, bisogna, dunque, fare massa, premere con forza sulla Confederazione affinché si arrivi al più presto al raddoppio.
la sicurezza che si ama
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Il tema di Alessio Del Grande
Una piattaforma programmatica per il Ticino che verrà
Entrambi economisti, entrambi Vice Direttori della Camera di commercio. Tutti e due con alle spalle una solida esperienza e un lungo impegno a favore dell’economia cantonale e del mondo delle imprese. Rinaldo Gobbi, candidato al Gran Consiglio sulla lista del PLR, e Marco Passalia, candidato del PPD al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio, rappresenteranno la nostra associazione alle prossime elezioni cantonali di aprile. Non saranno solo la voce del mondo delle aziende, ma quella di un Ticino che osa guardare al futuro per garantire al Cantone una crescita economica e sociale che si traduca in più benessere per tutti. Per questo è importante che gli imprenditori li sostengano sino in fondo per un successo elettorale che è la migliore garanzia per una rappresentanza politica competente ed efficace. Due voci dirette, dunque, nella politica dal mondo che lavora e produce, poiché non tutti i politici in questi anni si sono dimostrati sensibili e solleciti verso i problemi, e non sono pochi, degli imprenditori. Non tutti hanno capito o appena percepito le difficoltà in cui si sono trovate ad operare le aziende ticinesi di ogni settore, con le conseguenti ricadute negative per tutta la collettività. Purtroppo la politica resta spesso confinata a Palazzo, chiusa in un ovattato circuito autoreferenziale che non avverte con l’immediatezza, invece, necessaria i grandi cambiamenti che avvengono all’esterno, là dove si produce la ricchezza del Paese. In tempi di elezioni è inevitabile che decine e decine di candidati chiedano l’appoggio delle associazioni economiche, ed è altrettanto ovvio che ciò è impossibile. Come Cc-Ti pensiamo che per gli imprenditori sia oggi più importante che mai affidarsi a candidati di fiducia, competenti e qualificati come Gobbi e Passalia, non dimenticando quanti altri si sono sino adesso dimostrati concretamente vicini all’economia. Quanti condividono e sottoscrivono, senza se e senza ma, la nostra piattaforma programmatica per un Cantone efficiente e competitivo. Pochi ma qualificanti punti, che qui riassumiamo brevemente, per tracciare un possibile percorso di sviluppo su cui si deve concretizzare l’impegno non solo del Governo ma di tutta la classe politica.
Infrastrutture
Concetto centrale e imprescindibile di una nuova politica sulle infrastrutture è la consapevolezza che il Cantone ha bisogno di vie di comunicazione funzionali, rapide e sicure, in grado, cioè, di rispondere sia alle esigenze di mobilità delle persone e delle merci. Indubbiamente elemento prioritario
8 Ticino Business
di questa politica è il completamento del tunnel autostradale del San Gottardo. Da anni la Camera di commercio si batte affinché per ragioni di sicurezza, innanzitutto, e di rapidità nel collegamento con il resto della Svizzera, si elimini l’attuale strozzatura sul più importante asse autostradale tra Nord e Sud del Paese, tra Nord e Sud dell’Europa. La sciagurata ipotesi di una chiusura della galleria per 900 giorni per i lavori di ristrutturazione, pare aver accresciuto in Ticino una più generale sensibilità per i danni, non solo economici, che ciò comporterebbe per il Cantone, nonché la consapevolezza che questo problema va risolto una volta per tutte alla radice, ossia raddoppiando il tunnel. I percorsi alternativi proposti da Berna per la fase di chiusura sono soltanto un’offesa all’intelligenza e al buon senso comune. C’è da augurarsi che questa maggiore consapevolezza si traduca in un’adeguata pressione politica i istituzionale capace di far retrocedere Berna dalla sua decisione e aprire la strada al raddoppio della galleria. Altrettanto urgente è procedere al nuovo collegamento del Locarnese con l’autostrada. La regione rischia difatti un progressivo isolamento, inoltre gli attuali intasamenti di traffico non giovano di certo né all’ambiente né a quel territorio agricolo che si dice di voler difendere. Ma anche per il resto della rete stradale ticinese è arrivato il momento di una riflessione seria, non solo sulla situazione odierna, ma con la sguardo proiettato più avanti negli anni per individuare le tratte che in futuro saranno più soggette alla pressione del traffico. Una riflessione libera dall’illusione che Alpitransit riuscirà ad assorbire gran parte del movimento su gomma, ma soprattutto libera dalla tentazione di penalizzare sempre e comunque il traffico motorizzato privato e commerciale. A questa nuova visione delle infrastrutture si lega direttamente un altro grosso problema per la pianificazione territoriale, cioè l’individuazione di aree per
gli insediamenti aziendali che in Ticino stanno diventando sempre più rare. Si è già assistito a casi di imprese che si sono per questo insediate in altri Cantoni o che scartano il Ticino per la mancanza di spazi adeguati. Vanno, quindi, individuate queste aree e per esse pure previsti snodi stradali adeguati, e non micro rotonde dove a stento può girare un Tir come capita di vedere ora in alcune zone industriali.
Fiscalità
I tentennamenti sull’amnistia fiscale e sulla riduzione delle aliquote per i contribuenti più facoltosi, hanno dimostrato ancora una volta che non servono misure estemporanee e provvedimenti cerotto. Serve improrogabilmente una riforma seria che rimetta a punto la struttura della fiscalità. Una revisione complessiva che da un lato elimini subito le più vistose disfunzioni e discriminazioni e dall’altro ridia slancio alla competitività fiscale del Cantone, sia per le persone fisiche che per quelle giuridiche. Detto in altri termini: lasciare più soldi nelle tasche dei cittadini e a disposizione delle imprese che andrebbero incoraggiate fiscalmente per i loro investimenti. Di allarmi sui pericoli per la perdita di concorrenzialità fiscale ce ne sono stati fin troppi. Rischiamo di perdere facoltosi contribuenti e di non attirare più nuove imprese che già adesso guardano con più interesse ad altri Cantoni. È ora di passare dalle parole ai fatti. Smobilitando innanzitutto a livello politico la cultura statalista del tassa e spendi e facendo crescere nella società la convinzione che se non si agevola la produzione della ricchezza, ossia le attività economiche, se non si incoraggiano i contribuenti più ricchi a restare o a venire in Ticino, nelle casse del pubblico erario ci sarà meno denaro anche per sostenere quella politica sociale tanto cara alla sinistra, che mai si domanda, però, da dove arrivino i soldi per finanziarla. Attualmente la composizione del gettito fiscale cantonale è molto fragile: il grosso delle entrate per l’erario arriva da un ceto medio che, va impoverendosi a vista d’occhio, dalle persone giuridiche e da circa tremila persone fisiche molto facoltose. A fronte di una realtà che vede il Cantone elargire sussidi e aiuti ad oltre 100 mila cittadini, ossia ad un terzo della popolazione.
Promozione economica
Quanto detto sopra fa anche da premessa ad una nuova strategia per il promovimento economico. C’è da augurarsi che la riorganizzazione dei competenti uffici cantonali dia finalmente buoni frutti. Ma c’è pure da pensare, al di fuori di qualsiasi logica centralistica e dirigistica, su quale modello di sviluppo bisogna puntare. A come valorizzare potenzialità
e ricchezze esistenti in tutti i settori, dal terziario avanzato all’industria di punta, dalla ricerca alla cultura, dal turismo all’agroalimentare, dai servizi alla piazza finanziaria. A come ricomporre in un progetto condiviso di crescita le aree forti di questi settori, a quali modelli operativi adottare per fare sistema. Servono scelte ragionate ma rapide, che chiamano in causa anche la partecipazione e la responsabilità di tutti, della classe politica così come dei partner sociali ed economici. È assurdo pensare di aumentare l’attrattività del Ticino quando, da noi gli orari dei negozi, ad esempio, sono ancora regolati da una legge di 40 anni fa che non risponde più né alle esigenze delle popolazione locale, né tanto meno a quelle dei turisti o dei residenti stranieri che per lavoro o altro scelgono di vivere in Ticino. L’attrattività di un Paese non può prescindere dai nuovi stili di vita, di consumo e di fruizione del tempo libero che si sono affermati dagli anni ‘80 in poi. Col promovimento economico e il marketing territoriale per troppo tempo si è rimasti fermi, mentre pure in questo campo altri Cantoni hanno fatto grandi passi avanti. Adottando strategie aggressive quanto mirate che hanno dato ottimi frutti. Grazie ad una fiscalità attrattiva, servizi e consulenze calibrate sui diversi mercati, sono riusciti a calamitare imprese ad alto valore aggiunto anche da Paesi molto lontani. Dovrebbe far squillare qualche campanello di allarme il fatto che parecchie aziende italiane, rinunciando persino al vantaggio della lingua, al Ticino abbiano preferito per i loro insediamenti altri Cantoni. Se non si mette a fuoco al più presto un diverso concetto di marketing territoriale con tutti i supporti operativi necessari, rischiamo di attirare in Ticino soltanto aziende a scarso o nullo valore aggiunto, pronte solo a sfruttare possibili margini fiscali e manodopera frontaliera a basso costo. Il che non è certamente un obiettivo ragguardevole. Ciò implica dei criteri di selezione nel valutare il tipo di imprese che si vogliono attirare in Ticino e a che condizioni. Più che ai numeri bisogna badare alla qualità, alle opportunità che nascono per l’indotto, alla partecipazione e alla funzionalità per quel sistema Ticino di cui si diceva prima, alle nuove possibilità produttive o di servizi che ne potrebbero derivare. Dovrebbe essere questa la bussola su cui orientare un nuovo marketing territoriale che richiede, peraltro, un affinamento di strumenti e servizi da modulare a seconda dei Paesi su cui s’indirizza. Perché non tutti Paesi sono uguali e non tutti gli imprenditori hanno le stesse esigenze. Vista l’esperienza fatta negli ultimi decenni, un’efficace promozione economica dovrebbe tener conto anche di un altro importante fattore, ovvero la necessità di una differenziata strategia di sostegno e incentivazione per le imprese che operano sul mercato interno e per quelle invece che sono
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Il tema di Alessio Del Grande
orientate sull’export. Si tratta di realtà aziendali che devono confrontarsi con difficoltà e problemi diversi e che quindi bisognano di supporti differenti per sostenerne e incoraggiarne la competitività. In pochi anni sono radicalmente cambiati sia il modo di produrre che la commercializzazione dei prodotti. Che si tratti del mercato interno o di quelli esteri la concorrenza è più forte che mai e solo con la continua innovazione di processo e di prodotto vi si può tenere testa. Ma l’innovazione tecnologica va stimolata continuamente, sostenuta dalla ricerca (e in Ticino possiamo contare per questo anche su USI e SUPSI), va incoraggiata da un ambiente e da una cultura in cui imprenditore e imprese non siano solo pecore da tosare con le forbice del fisco.
Burocrazia e riforma dei compiti dello Stato
La tanto celebrata revisione dei compiti dello Stato, la madre di tutte le riforme, è rimasta in mezzo al guado di una politica incapace di affrontare con decisione interessi corporativi, incrostazioni di strapotere burocratico e protezioni clientelari. Qualche taglietto là nei servizi erogati dallo Stato, qualche delega lì, qualche contratto di prestazione in più, ma non un ripensamento approfondito dei compiti dell’ente pubblico: quali deve svolgere davvero in prima persona e su quali invece si potrebbe attivare la società civile. E non si faranno passi avanti sino a quando non si sgombra il campo dall’equivoco che ogni interesse-bisogno collettivo, in quanto tale, è “pubblico” e, quindi, di pertinenza statale. Pubblico non è sinonimo di Stato. Là dove i Governi hanno applicato il principio di sussidarietà, che del resto è connaturato alla tradizione istituzionale e federale elvetica, ci sono stati risultati eccellenti, sia dal profilo dell’efficienza a minor costo sia da quello di un’ attivazione e responsabilizzazione della società civile sui bisogni della collettività. Non si tratta della vecchia querelle sul più o meno Stato,
bensì di capire quale sia lo Stato migliore, quello davvero più utile per i cittadini. Un malinteso concetto di “pubblico” per cui lo Stato deve fare di tutto e di più (con il perverso effetto moltiplicatore per cui dallo Stato ci si aspetta sempre di più) assieme all’eccesso di personale hanno reso particolarmente costosa la macchina statale. Per mantenerla in moto non resta altra possibilità che tassare di più i cittadini o quantomeno non allentare la pressione fiscale. Ecco perché ogni accenno a possibili sgravi fiscali per le persone fisiche e le imprese incontra tante resistenze. In definitiva si sottraggono risorse alla società e al mondo economico per mantenere un apparato già costoso di per se stesso, ma che, inoltre, per giustificare e legittimare la sua funzione s’inventa anche sempre nuovi compiti. È questa l’infernale logica della burocrazia. L’altra faccia della medaglia nell’ipertrofia statale è proprio la crescita della burocrazia. Crescita non solo quantitativa, ma anche in termini di condizionamento dei processi decisionali politici e di esercizio diretto del potere. Per cui capita, come segnalato da più parti, di trovarsi di fronte ad uffici del Cantone molto occhiuti e puntigliosi con le imprese ticinesi, più elastici e permissivi con alcune aziende estere. (Detto per inciso, bisogna stare molto attenti con certi atteggiamenti, poiché contribuiscono anche a far montare un risentimento antistranieri assai pericoloso). Che la burocrazia cantonale sia ormai un potere intoccabile lo dimostrano la bocciatura del merito come criterio per gli aumenti salariali e ora le forti opposizioni al risanamento della cassa pensione dei dipendenti dello Stato. Una riforma che eliminando assurdi e ingiustificati privilegi dovrebbe risanare la disastrata situazione della cassa, contro cui, però, sono già mobilitati sinistra e sindacati. Come Camera di commercio ribadiamo che serve uno sforzo d’innovazione istituzionale: 1) per definire quali sono i compiti che lo Stato non può fare a meno di assolvere, e quali invece possono essere delegati a privati o ad organizzazioni della società civile; 2) per ridimensionare burocrazia e personale pubblico, i cui costi eccessivi non trovano rispondenza né in efficienza né in funzionalità amministrativa.
Formazione
Da almeno vent’anni si insiste sull’importanza della formazione, non solo quale migliore garanzia per la competitività economica, ma anche come il migliore mezzo per stare al passo con un mercato del lavoro oggi molto più selettivo e imprevedibile rispetto al passato. Sul fronte della formazione le imprese stanno facendo la loro parte, con la partecipazione (contributi) allo specifico fondo, l’assunzione di apprendisti e l’organizzazione di corsi per l’aggiornamento professionale continuo. In questo settore la collaborazione tra pubblico e privato è fondamentale. Dal privato, dal mondo dell’economia possono arrivare gli input necessari per adeguare i percorsi formativi alle trasformazioni sempre più veloci della produzione, perciò sarebbe necessario istituire un tavolo di consultazione permanente.Certamente non si possono calibrare curricoli formativi a misura della singola
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azienda. Si possono, però, individuare alcuni assi strategici su cui orientare la formazione, affinché in futuro sia maggiormente in sintonia con la domanda reale del mercato del lavoro e con l’evoluzione del mondo produttivo, i cui sviluppi dipenderanno ancora di più dalla cosiddetta economia della conoscenza. Per non andare a rimorchio dei tempi e cercando, invece, di anticiparli, le linee guida di questo tavolo di consultazione permanente dovrebbero indirizarsi in una duplice direzione: 1) sulla formazione in generale, intesa come un bagaglio culturale in cui siano acquisiti i nuovi valori che regolano il mondo del lavoro nell’epoca della globalizzazione: flessibilità, competenze in progress, mobilità, versatilità, conoscenze linguistiche, auto imprenditorialità, valoriz-
zazione e promozione personale. Valori che si dovrebbero conoscere e trasmettere sin dai primi anni di scuola, poiché senza questi requisiti sarà sempre più duro conquistarsi e conservare un impiego ad ogni livello. Che piaccia o no, la vecchia società del posto a vita e della carriera sicura è finita per tutti. È, dunque, compito e responsabilità della scuola trasmettere questa consapevolezza ai ragazzi, per equipaggiarli al meglio nell’affrontare il nuovo mondo del lavoro; 2) sulla formazione intesa come specifico strumento professionale nei più svariati campi di attività. Campi per i quali bisogna sforzarsi di individuare i trend evolutivi, cercando di adeguare ad essi una rispondente offerta formativa intra o extra aziendale.
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Ospite Intervista di Lisa Pantini
Rinaldo Gobbi Candidato PLR al Gran Consiglio n. 24
Da tempo la Cc-Ti si prodiga a favore di una politica fiscale pragmatica ed attrattiva sia per le persone fisiche e giuridiche in loco, sia per essere più competitivi con le imprese estere. Come attuare questa politica? Quali sono le basi da gettare? “La politica fiscale necessita di un approccio globale sia per le persone fisiche sia per quelle giuridiche. Per quest’ultime è urgente rivedere l’aliquota verso il basso per esser maggiormente competitivi a nel confronto intercantonale. Rimanere fermi vuol dire perdere le posizioni raggiunte qualche anno fa. Per le persone fisiche le aliquote sono molto progressive e colpiscono soprattutto i redditi più alti. In ogni caso una revisione per essere accettata deve interessare tutte le categorie dei contribuenti. È auspicabile che l’amnistia fiscale possa essere votata dal parlamento in tempi brevi; è comunque escluso che ciò possa avvenire ancora in questa legislatura”.
Quali sono le fondamenta da porre per fare in modo che l’economia (i datori di lavoro in primis) possano esprimersi e contribuire al miglioramento della formazione di base, per formare giovani competenti in linea con le esigenze del mondo del lavoro attuale e futuro? “Al termine della scuola dell’obbligo molti (troppi) giovani (circa il 40%) optano per le scuole medie superiori quali Liceo, Scuole medie di commercio, Scuola cantonale di commercio. Anche quando scelgono un tirocinio non approfittano del vasto ventaglio di professioni offerte. La scuola purtroppo non «orienta» i giovani verso quelle professioni che offrono uno sbocco interessante e richiesto dal mercato del lavoro; penso in particolare alle opportunità offerte dal settore industriale, dove i ticinesi non sono praticamente presenti. Anche in molte professioni artigianali è difficile reperire apprendisti. Per ovviare a questo scollamento fra scuola e mondo del lavoro è necessario, da un lato, un ripensamento del’operato degli orientatori troppo distanti dalla realtà del mondo del lavoro ma dall’altro lato anche un cambiamento culturale da parte dei genitori. La formazione professionale con l’introduzione della maturità apre le porte agli studi superiori. Permette infatti l’accesso non soltanto alla SUPSI ma tramite le cosiddette «passerelle» anche agli studi universitari. Quindi la scelta del tirocinio non compromette la possibilità di studi superiori”.
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«Vogliamo uno Stato efficiente che svolga bene i propri compiti e che sia snello». Affermazione sempre sostenuta dalla Cc-Ti. Da dove cominciare? Con quali mezzi? “La domanda porta inevitabilmente a chiedersi se ci voglia più o meno Stato. Io dico che ci vuole uno Stato «giusto». Lo Stato deve avere i mezzi necessari per rispondere alle vere esigenze dei cittadini. Quindi se si parla di revisione dei compiti bisogna intendere che da un lato occorre tagliare le prestazioni non più necessarie e dall’altro lato potenziare quelle che si rivelassero importanti per la crescita del Paese (promozione economica, formazione, ricerca, ecc.). L’amministrazione è di per sé autoreferenziale e tende a voler estendere il proprio raggio di azione, sicuramente in buona fede, ben al di là di quanto richiesto. Il pericolo di una burocrazia troppo invadente, anche se in Ticino siamo lontani dai livelli riscontrati in altri paesi, va comunque sempre monitorato. Soprattutto le PMI sono gravate da eccessivi oneri amministrativi. Anche il nostro Parlamento non è esente da colpe. Troppe volte, e con troppa disinvoltura, vota leggi che, nella loro applicazione, comportano inevitabilmente un aggravio di oneri per il Cantone. Un’amministrazione efficiente e snella è un vantaggio competitivo che non possiamo permetterci di perdere. In questo senso bene ha fatto il PRD nazionale a lanciare l’iniziativa popolare «Stop alla burocrazia» che vi invito a sostenere”.
Rinaldo Gobbi Economista, classe 1949, partrizio di Castagnola, Vice Direttore della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino. Eletto in Gran Consiglio nel 2003 e nel 2007 nelle file del PLR. Consigliere comunale di Lugano dal 1992 al 2004. Presidente della sottosezione PLR Castagnola Cassarate – Gandria. In Gran Consiglio è membro delle seguenti commissioni: tributaria, aggregazione comuni, bonifiche fondiarie; già membro della commissione pianificazione del territorio e sanitaria.
Candidato al Gran Consiglio Lista PLR - Candidato n. 24
Rinaldo
GOBBI
Per chi ha nel cuore il benessere del Ticino
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Ospite Intervista di Lisa Pantini
Marco Passalia Candidato PPD al Consiglio di Stato n. 5 ed al Gran Consiglio n. 67
Quali sono i passi da compiere per ottimizzare la politica infrastrutturale in modo da renderla più efficace?
“Tutte le scelte infrastrutturali sono fondamentali per garantire delle condizioni quadro competitive ed all’avanguardia dell’economia cantonale. In questo senso l’approccio deve essere più lungimirante e efficiente in termini di tempo. Se penso al recente Piano Direttore (PD) cantonale, constato semplicemente che in generale c’è un timore quasi reverenziale nel menzionare i necessari investimenti infrastrutturali quando si parla di pianificazione territoriale. In questo caso nel PD non è che non si parla per niente di opere infrastrutturali, ma semplicemente se ne accenna un po’ qua un po’ là in piccole dosi rendendo impossibile un discorso di priorità. E purtroppo il problema sta proprio nel non voler affrontare apertamente tutte le tematiche legate alla politica infrastrutturale, alla pianificazione del territorio e quindi al futuro sviluppo socioeconomico del nostro Cantone. Per me quindi il primo passo da compiere è proprio quello di un cambiamento di mentalità. Per andare sul concreto credo inoltre che per raggiungere un alto grado di efficacia nella realizzazione di infrastrutture sia fondamentale la preparazione ex-ante di un piano delle opere che sia consensuale e che tenga presente le diverse sensibilità. Infatti, non ha assolutamente senso lavorare per anni sulla possibile realizzazione di un progetto per poi vederlo bocciato da ricorsi prevalentemente ideologici o legati ad interessi personali. Tanto per fare un esempio, basti pensare all’annosa questione del collegamento A2-A13 Locarno-Bellinzona”.
Promozione economica del Canton Ticino. Come occorre muoversi per adottare una strategia delineata per la promozione del territorio in maniera da attirare nuove imprese?
“Affronto questo tema partendo dal presupposto che una promozione territoriale finalizzata ad attrarre nuove aziende deve assolutamente basarsi sul criterio della qualità in modo da giovare al nostro Cantone in termini di posti di lavoro, di gettito fiscale, di conoscenze specifiche, di reputazione del Ticino, ecc.. A questo proposito, sono convinto che per attrarre nuove realtà imprenditoriali sul nostro territorio occorre lavorare su due livelli, ovvero sulla promozione attiva fuori Cantone e su un’accoglienza coordinata degli imprenditori che intendono insediarsi nel nostro Cantone. Tutto ciò però deve essere accompagnato da strumenti legislativi e fiscali moderni e concorrenziali rispetto a quanto fanno altri Cantoni e altri Paesi. Non da ultimo anche in questo settore sarà più che
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mai importante rafforzare la collaborazione fra pubblico e privato in modo da risultare più flessibili e rapidi nel supporto alle aziende ed agli imprenditori”.
Burocrazia. Tema «spinoso»… Pare siano stati riscontrati disparità di trattamento per alcune aziende estere insediatisi in Ticino rispetto al carico burocratico richiesto alle aziende locali. Come evitare queste situazioni, favorendo un alleggerimento della burocrazia esteso a tutte le imprese?
“Spero veramente che i casi di disparità di trattamento siano un’eccezione involontaria. In realtà, però, ciò che veramente mi preoccupa è la crescente burocrazia fatta di nuovi formulari, inchieste, sondaggi, applicazioni di leggi o ordinanze e così via. Spesso la politica dimentica le implicazioni di ogni sua decisione che in fin dei conti va ad intaccare l’attività delle aziende che sono già costantemente indaffarate a risolvere i problemi del proprio «core business». La burocrazia è quindi sinonimo di costi e di spreco di quelle risorse che potrebbero essere investite più produttivamente nel circuito economico. Per essere concreti, ritengo che gli ambiti di miglioramento sono sicuramente molti a partire da un coordinamento centralizzato delle inchieste statistiche fino ad un’implementazione più massiccia di nuovi software informatici, per non parlare della complessità dell’IVA, della gestione dei salari, di alcune pratiche doganali, ecc.. Concludo, sposando appieno i principi dell’iniziativa nazionale PLR «Stop alla burocrazia», ma insistendo sulla necessità di muoversi verso un alleggerimento anche a livello cantonale”.
Marco Passalia Economista, classe 1981, Consigliere comunale ad Ascona, Vice Direttore della Camera di commercio, dell'industria, dell'artigianato e dei servizi del Cantone Ticino. È membro della Commissione consultiva per l'innovazione economica del DFE e del Gruppo di lavoro sulle questioni doganali e dell'origine di economiesuisse. È anche Segretario della Lugano Commodity Trading Association (LCTA), membro di comitato della Società imprenditori di Ascona nonché segretario operativo di AQUANOSTRA Sezione Ticino e coordinatore del Forum della mobilità.
www.passalia.ch
Candidato n. 5 al Consiglio di Stato e n. 67 al Gran Consiglio
Lista
Per il Ticino
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Biblioteca liberale di Alessio del Grande
Libertà, liberalismo e libertarismo possibile “Il libertarismo è una visione di come le persone dovrebbero essere in grado di vivere la vita, in qualità di individui, impegnandosi a realizzare il meglio di se stesse, insieme, cooperando per il bene comune senza costrizione. È una visione di come la gente potrebbe dare significato all’esistenza, vivendo secondo i propri convincimenti più profondi e assumendosi la responsabilità per le conseguenze delle proprie azioni. (…) La libertà umana ha dovuto sempre dipendere in primo luogo dalla capacità dell’individuo di comprendere di essere il custode della propria esistenza, senza tener conto di chi dice altrimenti”. Così Charles Murray concludendo il suo libro “Cosa significa essere un libertario”, un saggio pubblicato negli USA nella seconda metà degli anni ‘90 e recentemente ripubblicato in italiano da liberilibri, coraggiosa quanto meritevole casa editrice libertaria di Macerata. Murray, noto studioso americano di politica e scienze sociali, è oggi uno dei principali esponenti di quel pensiero libertario che proprio negli Stati Uniti sta conoscendo un crescente interesse. Interesse non solo teorico ma anche di orientamento concreto nella prassi politica, per rifondare un concetto di libertà quale migliore argine all’invasività dello Stato e alla continua erosione di spazi e prerogative della società civile ad opera dei Governi. Un libertarismo quello di Murray che lo stesso studioso definisce da libertario, con la “l” minuscola, rispetto ai maggiori pensatori di un movimento che teorizza e propugna “una logica di libertà individuale più pura e intransigente”, ricordando, però, che un’ala consistente del pensiero libertario ha lavorato e sta lavorando “per conciliare gli imperativi della libertà umana con i ruoli indispensabili che la tradizione e le virtù classiche giocano nella società civile”. Uno sconfinamento, si potrebbe dire che, dalla pura teoria del laboratorio delle idee, tende spostare il libertarismo sul terreno concreto della prassi politica, a cui negli Stati Uniti attingono oggi le frange più attive dello schieramento neo conservatore. In buona sostanza Murray, cerca di unire in una visione teorico-pratica i diritti dell’individuo con i valori della tradizione, come ha sottolineato Carlo Lottieri dell’Istituto Bruno Leoni: “Il suo libertarismo possibile intende attirare a sé quanti hanno a cuore tutte le libertà individuali e anche quanti sono affezionati al ruolo delle virtù tradizionali e alla funzione sociale della famiglia e delle altre aggregazioni comunitarie, quanti vogliono ridurre il peso dello Stato e pure quanti ritengono importante favorire le condizioni dei meno fortunati”. Dunque, un libertarismo che, per tradursi in azione politica, riflette concretamente sulle politiche sociali, le strategie per combattere la povertà e le disuguaglianze, e sul
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ruolo dello Stato che soffoca la risposta spontanea della società civile a questi problemi. Un intento pratico ben evidenziato, del resto, dalle proposte riformatrici che introducono diversi capitoli, il cui filo conduttore è la convinzione che l’azione dello Stato con i suoi apparati burocratici più che risolvere complica ogni soluzione. Per Murray meno Governo c’è e meglio è. “Non c’è nulla di complicato o di insolito nell’essenza della libertà. La libertà – ricorda – è fatta dalle migliaia di scelte, grandi o piccole, non ostacolate dal Governo, attraverso le quali plasmiamo le nostre carriere, le nostre famiglie, le nostre comunità, le nostre identità”. Solo una società con un Governo limitato è dunque in grado di promuovere la felicità umana, l’auto realizzazione personale, una cultura più ricca e una comunità più dinamica. “La libertà è prima di tutto un nostro diritto di nascita – scrive Murray –. Ciò che mi ha fatto diventare libertario sono un’immagine familiare e la risposta ad una semplice domanda. L’immagine è quella di un uomo comune che conduce una vita onesta e cura i propri affari – il tipo di persona che costituisce la grande maggioranza degli adulti in tutto il mondo. La domanda è questa: cosa deve questa persona al Governo se non continuare ad agire come agisce? (…) Un adulto che conduce una vita onesta e bada agli affari suoi, merita di essere lasciato tranquillo e libero di vivere la propria vita. Merita di essere libero”. Soprattutto dall’ingerenza dello Stato. Alla domanda perché è necessario perseguire un Governo limitato, Murray risponde con poche e incisive parole che sarebbe bene sempre ricordare: “Non soltanto perché la libertà è un nostro diritto di nascita, ma perché un Governo limitato lascia alle persone la libertà e la responsabilità di cui hanno bisogno per crearsi vite appaganti, sia come individui che come membri di famiglie e di comunità”.
Titolo: “Cosa significa essere un libertario”
Autore: Charles Murray
Editore: liberilibri
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Attualita` di Angelo Geninazzi, Responsabile di economiesuisse per la Svizzera italiana, Federazione delle imprese svizzere
La politica nucleare per non brancolare al buio
Non è ancora passato un mese da quando l’intera Svizzera ha puntato gli occhi sul Canton Berna. Era il 13 febbraio e mentre il popolo elvetico ha rifiutato massicciamente l’iniziativa sulle armi, i cittadini bernesi si sono espressi nell’ambito di una votazione consultiva – dunque senza un carattere giuridico vincolante – sulla sostituzione della centrale nucleare di Mühleberg. Quest’ultima è stata costruita nel 1967 e messa in esercizio nel 1972 e sta giungendo ormai verso la fine dei suoi giorni. Le grandi imprese elettriche hanno inoltrato alla Confederazione una domanda per la sostituzione di due centrali nucleari presenti sul suolo elvetico, tra cui quella di Mühleberg. Con il sostegno dei bernesi, che hanno approvato il progetto, viene lanciata la vera e propria discussione sul rinnovamento della politica nucleare svizzera. Questa discussione si impone sullo sfondo del pericolo di una lacuna nell’approvvigionamento elettrico
che si prospetta a partire dall’anno 2030. La decisione positiva del Canton Berna è un indicatore importante in vista delle prossime consultazioni cantonali e in prospettiva della votazione federale in materia di energia nucleare prevista nel 2013. Vale la pena sottolineare che i cittadini bernesi non solo si sono espressi a favore di un proseguimento della politica nucleare, ma hanno segnalato la loro disponibilità ad ospitare una centrale. A prima vista questo potrebbe sembrare paradossale, ma se analizzato da più vicino non sorprende più di tanto. Il progetto di Mühleberg II rappresenta una vera e propria locomotiva trainante per l’intera regione: esso garantirà entrate fiscali significative per decenni, oltre 1’300 impieghi e importanti fatturati per le imprese della zona. L’istituto di ricerche BAK di Basilea ha stimato a 500 milioni di franchi la creazione annuale di valore aggiunto. 50 federale in materia di energia nei prossimi anLa politica
50 40 nuove costruzioni), fino al 2050 - in TWhel Proiezione dell’offerta di elettricità con il parco attuale di centrali (senza Domanda 50 50
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ni si trova davanti una sfida non indifferente: evitare una – costosa – dipendenza dall’estero per quanto riguarda l’approvvigionamento elettrico. Questo scenario si tradurrà in realtà se le centrali nucleari su suolo elvetico che oggi producono il 40% del consumo annuale non venissero sostituite. Certo, vi sono le cosiddette energie rinnovabili su cui vale puntare per il futuro. Ma il futuro di cui si parla è – purtroppo – ancora molto lontano. Questo i cittadini bernesi l’hanno considerato: il loro voto si orienta al pragmatismo. Infatti, se si volesse sostituire entro il 2020 la produzione di elettricità della centrale nucleare di Mühleberg – che apporta 2950 milioni di kWh di elettricità all’anno – con l’energia eolica, si dovrebbero inaugurare nei prossimi 10 anni 590 nuovi impianti eolici, uno ogni quattro giorni lavorativi, uno ogni 500 metri tra Ginevra e San Gallo per un costo totale di oltre 3 miliardi. Se invece si intendesse produrre l’elettricità con le tecniche solari di ultima generazione occorrerebbero 20 milioni di m2 di pannelli solari. Per raggiungere questo occorrerebbe costruirne 800 m2 ogni giorno lavorativo. Il costo totale supererebbe nettamente i 20 miliardi di franchi svizzeri. Queste cifre parlano da sole: i segnali che giungono da Ber-
na sono incoraggianti. Non si assiste a nessun trend per il quale il sostegno all’energia nucleare si starebbe erodendo. A questo si aggiungono inoltre ulteriori dati che devono essere considerati. Dal 1990 il consumo di elettricità della Svizzera è aumentato del 24%, mentre la produzione nazionale è progredita solo del 13%. In questi ultimi anni, il paese è passato dallo statuto di esportatore netto a quello di importatore netto di elettricità durante il semestre invernale. In caso di calore o di freddo persistente, l’approvvigionamento in Svizzera potrebbe diventare critico già dopo il 2012. Non occorrono profeti per prevedere che nei prossimi anni i consumi di elettricità aumenteranno ulteriormente. Basti pensare al crescente aumento dell’offerta di mezzi di trasporto pubblici o all’utilizzo sempre più frequente delle pompe a calore. Il rischio di restare al buio non è una minaccia della lobby dei produttori di energia ma un vero e proprio pericolo per l’economia del nostro paese. Importare l’elettricità dall’estero ad un prezzo più alto implica una serie di costi che indebolirebbe sensibilmente la Svizzera. La garanzia dell’approvvigionamento di elettricità è dunque sempre più imperativa e fondamentale: in gioco vi è il nostro futuro, la nostra competitività.
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At tualita`
Energia: la Svizzera nel contesto globale
Piuttosto che di una spesso invocata indipendenza energetica la Svizzera necessita di un’integrazione più sistematica nel mercato energetico europeo. Le riserve fossili sono limitate e il fabbisogno delle economie emergenti cresce: questi fattori creano insicurezza attorno all’approvvigionamento energetico. Alle nostre latitudini sembra mancare una strategia coerente visto che molti approcci tralasciano per esempio l’importanza del contesto internazionale e le modalità di funzionamento dei mercati. La pubblicazione di Avenir Suisse «Energiesicherheit ohne Autarkie – Die Schweiz im globalen Kontext» analizza dal canto suo le strutture di approvvigionamento nazionali e globali per il petrolio, il gas e l’energia elettrica e i possibili rischi per la Svizzera. Su queste basi vengono esaminate, con riferimento ai loro costi, alla loro efficacia e al loro finanziamento, alcune misure volte a incrementare la sicurezza degli approvvigionamenti. In questo contesto viene evidenziato anche come i margini di manovra a disposizione di un piccolo Paese come il nostro nell’ambito della politica energetica siano limitati.
Sicurezza degli approvvigionamenti
In Svizzera le discussioni sulla sicurezza degli approvvigionamenti hanno ruotato finora soprattutto attorno all’energia elettrica. A fronte della prevista chiusura di alcune centrali nucleari, il Paese rischia di dipendere sempre più dalle importazioni. Per questo, e viste le crescenti incertezze che aleggiano a livello internazionale, emerge sempre più spesso a livello politico la richiesta di un’indipendenza energetica. Mentre alcuni auspicano risparmi più sistematici, altri chiedono invece un’indipendenza energetica intesa come un’autarchia degli approvvigionamenti, da realizzare con l’ampliamento delle piccole centrali (fotovoltaico, energia eolica) oppure, al contrario, attraverso la costruzione di nuove, grandi centrali elettriche. Avenir Suisse dimostra tuttavia che tutti questi approcci peccano di una certa miopia. Da una parte la crescita economica e del benessere devono poter fare affidamento anche in futuro sull’energia, nonostante gli aumenti di efficienza realizzati. D’altra parte, la Svizzera non può venir considerata un’isola sotto il profilo energetico, né per il petrolio, né per l’elettricità. L’autarchia energetica non sarebbe né tecnicamente né tanto meno economicamente possibile, visto che gli svizzeri sarebbero chiamati alla cassa per sostenere dei costi enormi. Bisogna rendersi conto che da un lato le energie fossili sono destinate anche in futuro a svolgere un ruolo importante a livello mondiale; dall’altro petrolio, gas, carbone ed elettricità sono legati tra loro da stretti rapporti d’interdipendenza, poiché anche in Europa la maggior parte delle centrali elettriche continua a funzionare a energia fossile.
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Investimenti rischiosi
L’analisi evidenzia ad esempio, come non sia possibile espandere a piacimento le scorte senza portare scompensi all’economia nazionale. Inoltre, spesso si tende ad associare alla proprietà statale delle infrastrutture una maggiore sicurezza anche se non vi è nessuna evidenza di questo. La sicurezza degli approvvigionamenti richiede soprattutto investimenti e questi sono naturalmente connessi con incognite notevoli sui mercati internazionali aperti: questi rischi non dovrebbero pertanto essere sostenuti dai Cantoni, bensì da azionisti privati e venir diversificati. Anche i crescenti investimenti all’estero delle società svizzere di approvvigionamento energetico è accompagnato da rischi economici e non offrono un vantaggio diretto in termini sicurezza degli approvvigionamenti interni, poiché i rischi più significativi della logistica dei trasporti permangono.
I vantaggi dell’atomica e nuove forme di finanziamento
Nel contesto svizzero le energie rinnovabili non potranno garantire neppure in futuro una sicurezza (finanziabile) degli approvvigionamenti. Il potenziale di espansione di queste tecnologie risulta modesto: sia per la più economica energia eolica che per il più caro fotovoltaico, ritenuto, a torto, più potente. Le centrali a gas offrono dal canto loro una sicurezza solo limitata degli approvvigionamenti, perché esso nel contesto europeo e in particolare in quello svizzero è tutt’altro che garantito. Per il nostro Paese è probabilmente più vantaggioso puntare sull’energia atomica, proprio perché in Europa vengono costruite sempre più centrali a gas. L’autarchia energetica è però piuttosto legata alle economie di scala connesse con le grandi centrali elettriche che potrebbero essere sfruttate in modo efficace unicamente se la Svizzera si integrasse in modo ancora più sistematico nel mercato europeo. A causa del crescente fabbisogno di energia di regolazione e/o di riserva si corre altrimenti il rischio di far lievitare i prezzi. Proprio a causa della crescita del commercio di energia elettrica, appetibile sotto il profilo macroeconomico, sono necessarie nuove forme di finanziamento delle reti (società di rete quotate, tariffa di rete per i produttori) al fine di impedire che ai consumatori locali vengano addebitate spese superiori e ingiustificate. Questa stretta interconnessione nel mercato europeo esige in ultima analisi un maggior coordinamento con la politica energetica europea. Questo non sussiste però soltanto a livello di estensione della rete, bensì anche nel caso delle infrastrutture di magazzino, in particolare nel caso del gas, dove la Svizzera oggi non dispone di scorte strategiche. Spunti tratti dalla pubblicazione: «Energiesicherheit ohne Autarkie – Die Schweiz im globalen Kontext» di Urs Meister, Avenir Suisse 2010, NZZ libro, 301 p.
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Attualita`
arcobaleno: uno sguardo al futuro
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Gian Michele Zeolla
Nel numero scorso di Ticino Business abbiamo presentato le ottime cifre del 2010 di arcobaleno aziendale. Il successo ottenuto dal prodotto è quindi spunto, questa volta, per una riflessione a tutto campo su arcobaleno con Gian Michele Zeolla, co-gerente Impresa Gerente della Comunità Tariffale Ticino e Moesano
L A S C E LTA G I U S TA
PER LA SUA AZIENDA
Signor Zeolla, il 2010 di arcobaleno è stato molto positivo. Quale il suo bilancio?
“Per arcobaleno il 2010 è stato certamente buono, in linea continua con il trend positivo registrato negli ultimi anni. L’incremento del 7% di abbonamenti venduti testimonia l’ottimo lavoro svolto e premia la strategia di sviluppo promossa dal Cantone con la Comunità tariffale Ticino e Moesano”.
E per quanto concerne arcobaleno aziendale?
“È un progetto estremamente interessante. Stiamo raggiungendo un numero considerevole di aziende che si dimostrano sempre più interessate a tale offerta”.
Quale il futuro di questo prodotto?
“Mi auguro roseo. Auspichiamo che la misura attuata dal Cantone per promuovere e sostenere finanziariamente il prodotto possa avere seguito, anche sulla scorta dei risultati incoraggianti ottenuti in questi anni. Con arcobaleno aziendale, infatti, si coinvolgono le imprese che operano sul territorio e di conseguenza i loro collaboratori, ampliando di fatto il bacino dei potenziali fruitori dei mezzi pubblici”.
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Quali sono le iniziative in previsione per il 2011?
“Ci muoviamo su diversi fronti. Tuttavia, il progetto principale è l'estensione della Comunità tariffale Ticino e Moesano anche ai titoli di trasporto per viaggi occasionali (biglietti singoli, carte per più corse e carte giornaliere). Oltre a ciò, reputo interessante citare altri due temi per noi certamente di grande valore e sui quali punteremo molto quest’anno: la campagna edutainment con lo stand promozionale ed il programma fedeltà, l’iniziativa dedicata agli abbonati annuali che propone sconti in esclusiva e ricchi premi”.
A proposito del progetto principale, può svelarci qualcosa in più sui tempi di realizzazione?
“Stiamo lavorando alacremente. Il Cantone e tutte le imprese del Traffico Pubblico Regionale hanno messo in campo il massimo delle forze affinché si possano raggiungere gli obiettivi prefissati. Allo stato attuale dei lavori e premesso che tutti i test si svolgano positivamente, si prevede l’introduzione della CTM, in regime integrale, con il prossimo cambio d’orario, ossia a dicembre 2011”.
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Attualita`
Forum del commercio estero svizzero con il motto “Nuovi territori, nuove opportunità” La prossima edizione del Forum del commercio estero svizzero si terrà il 7 aprile 2011 a Zurigo. Con il motto “Nuovi territori, nuove opportunità”, riunirà numerose personalità provenienti dal mondo economico e politico, che dibatteranno su temi attuali del commercio estero. I relatori attesi al Forum comprendono Jean-Claude Biver, CEO di Hublot, Kjell Nordström, ricercatore e filosofo del management, e Peter Kruse, psicologo e professore dell’organizzazione e ricercatore nell’ambito delle neuroscienze
Per la nona volta, il 7 aprile 2011 a Zurigo (Messe Zürich) l’Osec realizzerà la giornata dedicata al commercio estero, diventata il punto d’incontro per le aziende esportatrici svizzere. Varie imprese sveleranno i loro successi in nuovi territori esteri e rinomati esperti trasmetteranno il loro know-how agli esponenti delle PMI e ai rappresentanti della politica e dell’economia. Inoltre, i partecipanti potranno scambiare le loro opinioni sulle tendenze e sugli sviluppi dell’economia mondiale. Oltre 500 partecipanti sono attesi al Forum, che per la prima volta concentrerà il programma in una sola giornata. Quest’anno, i dibattiti, il trasferimento di know-how e i suggerimenti pratici sono dedicati a “Nuovi territori – nuove opportunità”. Il Forum accoglierà relatori rinomati e carismatici provenienti dalla Svizzera e dall’estero. Il marchio orologiero Hublot vanta successi in tutto il mondo. La forza trainante è il CEO Jean-Claude Biver, che ha saputo coniugare investimenti finanziari con cognizione di causa. Come avrà fatto? Cosa possiamo imparare, invece, dal filosofo del management Kjell A. Nordström? Egli ci svelerà come ottenere successo discostandosi dalle convenzioni, e anche perché non è possibile fare altrimenti. Segue la stessa scuola di pensiero anche lo psicologo e professore Peter Kruse, che mette il frutto delle sue ricerche nell’ambito delle neuroscienze a disposizione del mondo imprenditoriale. Informazioni pratiche Il costo di partecipazione ammonta a CHF 575.- per i soci dell’Osec e a CHF 675.- per gli altri interessati (IVA e cena escluse). Il programma dettagliato e le modalità d'iscrizione sono disponibili sul sito www.internationalforum.ch oppure via e-mail all’indirizzo aussenwirtschaftsforum@standingovation.ch. Per ulteriori informazioni potete naturalmente anche contattare gli uffici di Osec Ticino via e-mail all’indirizzo info.lugano@osec.ch oppure al numero telefonico +41 91 911 51 37.
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Eventi
Elezioni cantonali 2011
L’economia incontra la politica
La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti) schiera due dei suoi Vice Direttori per le elezioni cantonali 2011. Rinaldo Gobbi, uscente, è sulla lista del PLR per il Gran Consiglio. Marco Passalia è sulle liste del PPD per il Consiglio di Stato e per il Gran Consiglio. Non tutti i politici sono sensibili ai problemi degli imprenditori ed attenti alle questioni che riguardano le aziende: in primis burocrazia, fiscalità, reciprocità con l’Italia, frontalierato, pianificazione territoriale, mobilità, ecc.; queste e tante altre sono le problematiche che tutte le ditte devono affrontare quotidianamente. Per questo motivo diventa più che mai importante che gli imprenditori alle prossime elezioni cantonali si affidino a persone di fiducia, impegnate e qualificate come i due candidati della Cc-Ti. Inoltre, la Cc-Ti come in passato non dimenticherà di dare spazio ad altri candidati vicini all’economia.
Per il Ticino
Rinaldo Gobbi Economista, Lugano Candidato al Gran Consiglio uscente, n° 24
Marco Passalia Economista, Ascona Candidato al Consiglio di Stato, n° 5 e candidato al Gran Consiglio, n° 67
Ecco le prossime date per gli incontri: 14.03.2011 a Locarno 17.03.2011 ad Airolo 23.03.2011 ad Acquarossa Potete trovare tutti i dettagli ed i programmi specifici relativi ad ogni singolo appuntamento sul nostro sito web www.cc-ti.ch
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Eventi
Brasil: A situação e as oportunidades Cari lettori, con l’anno nuovo sono ripresi gli incontri ed i seminari che vi proponiamo periodicamente. Lo scorso 21 febbraio, presso l’Hotel Parco Paradiso si è tenuto un seminario di approfondimento sul Brasile, Paese ricco di sfaccettature multiculturali e stimolante dal punto di vista delle opportunità di business. I brillanti relatori che si sono succeduti nelle presentazioni hanno suscitato l’interesse del pubblico in sala. Vi proponiamo di seguito alcune interviste su questo tema
Il Brasile
Il Brasile rappresenta uno dei Paesi con il più alto potenziale economico e commerciale a livello globale, al punto che da qualche anno a questa parte si usa l’acronimo BRIC per riferirsi a Brasile, Russia, India e Cina. Negli ultimi anni questo Paese ha mostrato un forte incremento delle relazioni commerciali con il resto del mondo nonché un aumento importante del tasso di crescita (2010: circa 7%) e del PIL pro-capite (2010: circa 10’500 USD). Le importazioni elvetiche provenienti dal Brasile sono costituite in particolar modo da prodotti agricoli (2009: 63.4%), metalli (2009: 15.1%), prodotti chimici (2009: 8.4%) e carta (2009: 4.7%), mentre le esportazioni sono soprattutto prodotti farmaceutici (2009: 41.9%), prodotti chimici (2009: 22.8%), macchinari (2009: 20.4%), strumenti di precisione e orologi (2009: 7.5%).
Da sin.: Marco Passalia, Thomas Foerst, Silvia Roizenblatt, Monica Zurfluh, Thomas Hermann, Fabrizio Broggini e Flavio T.C. Moreira
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Eventi Intervista con Silvia Roizenblatt, Trade Officer, Swiss Business Hub Brazil e Thomas Foerst, Consultant Latin America, Osec
Aspetti economici nel contesto regionale brasiliano: ecco i passi da compiere per le PMI ticinesi che vogliono approdare in Brasile
Silvia Roizenblatt: “I prodotti farmaceutici e chimici costituiscono la maggioranza delle esportazioni svizzere verso il Brasile. Non vi sorprenderà il fatto che il Brasile importi molti fitofarmaci per la difesa della coltura – dopotutto, è una superpotenza agricola. Anche la base industriale è ampia e spazia dalla produzione di frigoriferi fino agli aeroplani. Il Brasile intende accrescere la propria competitività industriale e le imprese svizzere possono beneficiare dalla crescente domanda di beni d’investimento, per esempio, di macchinari e apparecchiature. Vi sono ottime opportunità d’affari anche grazie all’attuale boom nelle industrie del petrolio e del gas, spronate dalle nuove riserve offshore. Le possibilità sono molteplici”. Silvia Roizenblatt
Thomas Foerst
Il Brasile appartiene ai Paesi BRIC, ossia alle quattro Nazioni considerate i motori dell’economia mondiale nel 21° secolo. Il momento è quindi propizio per un’entrata su questo mercato?
Silvia Roizenblatt: “Anche se siamo agli inizi del 21° secolo, i tempi sono sicuramente maturi per prendere in seria considerazione un’entrata sul mercato brasiliano. Le prospettive di crescita sono rosee, i consumatori sono ottimisti e le imprese investono nel Paese. Ma prima di esportare in Brasile, assicuratevi di conoscere i potenziali clienti e i concorrenti, il contesto normativo e altri aspetti determinanti. Osec e lo Swiss Business Hub possono assistervi nella valutazione approfondita del mercato brasiliano”.
Perché ritiene che il mercato brasiliano sia interessante per le PMI ticinesi?
Silvia Roizenblatt: “Il Brasile è stato fondato dagli immigrati, tra cui molti italiani. Vi capiterà di trovare dei partner commerciali brasiliani che amano e comprendono la cultura italiana, e che inoltre apprezzano molto la qualità svizzera. È quindi possibile che vi risulti più facile fare affari in Brasile rispetto, per esempio, alla Cina o all’India. Naturalmente, in ultima analisi, la vostra provenienza conta meno, è determinante quello che siete in grado di fornire”.
Il commercio tra la Svizzera e il Brasile è aumentato del 55% tra il 2000 e il 2010, mentre le esportazioni svizzere sono quasi raddoppiate. Quali sono i prodotti più richiesti?
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Sia i Campionati mondiali di calcio del 2014, come pure le Olimpiadi estive del 2016 si terranno in Brasile. Quali aziende possono (ancora) beneficiare di questi eventi?
Silvia Roizenblatt: “I grandi eventi sportivi richiederanno investimenti nelle infrastrutture urbane: aeroporti, trasporti pubblici e alberghi saranno ristrutturati. Le imprese svizzere attive nella subfornitura e nella prestazione di servizi nell’ambito del trasporto e del turismo potrebbero beneficiarne. Naturalmente, occorrerà anche costruire nuovi stadi, di cui alcuni sono ancora nella fase di progettazione, e allestire centri di radiocomunicazione. Gli appalti pubblici tendono a favorire i fornitori locali, ma le aziende di nicchia attive a livello mondiale nell’ambito calcistico possono beneficiare di ottime possibilità d’affari, capitalizzando sulle esperienze accumulate in eventi passati quali i campionati europei UEFA Euro ‘08”.
In quali difficoltà rischiano di incappare le PMI ticinesi che desiderano esportare verso il Brasile?
Thomas Foerst: “Il Brasile non è solo il Paese più favorevole all’imprenditorialità: vi è anche meno concorrenza internazionale grazie ad un mercato interno forte di oltre 190 milioni di consumatori, ossia la metà dell’intero continente sudamericano. Una tale piazza attira gli investitori esteri, che sono disposti ad affrontare le avverse condizioni quadro pur di penetrarvi, per esempio, l’estrema formalità delle autorità. Questo vale anche per le imprese svizzere con succursali in Brasile. Chi intende esportare verso questo Paese deve attendersi dazi doganali alti e anche ostacoli non tariffari, a titolo d’esempio, la lentezza dell’amministrazione nel disbrigo delle pratiche doganali”. Silvia Roizenblatt: “Sì, sono d’accordo, la burocrazia, le formalità, i dazi alti e le tasse per i prodotti esteri”.
Quali aspetti devono essere considerati e chiariti dalle PMI ticinesi che progettano un’entrata sul mercato brasiliano?
Thomas Foerst: “Consigliamo di verificare accuratamente i seguenti punti: - Avete elaborato una strategia commerciale chiara (business plan, strategia d’ingresso, partner idonei)? - Disponete di sufficiente know-how sulla piazza brasiliana? Avete effettuato un’analisi di mercato? Altre domande in questo senso: Conoscete le disposizioni all’importazione e i dazi doganali applicati in Brasile? Siete al corrente delle norme locali (registrazioni, standard tecnici)? La concorrenza locale, i suoi canali di distribuzione e l’argomentazione di vendita vi sono noti? I vostri prezzi e costi sono da considerarsi competitivi rispetto alla concorrenza locale? La vostra strategia d’entrata sul mercato è consona alle realtà locali (export, alleanza strategica, produzione in loco)? - I vostri prodotti devono essere adattati al mercato locale (imballaggi, garanzie, parametri linguistici)? Occorre adeguare la pubblicità e la comunicazione (conoscenze linguistiche, semantica, pubblico target)? - Avete proceduto ad accurate verifiche sui potenziali partner commerciali brasiliani? Li avete conosciuti di persona e sono disposti a tessere relazioni d’affari con voi? Conoscete la cultura imprenditoriale locale? - Avete tutelato i vostri prodotti (marchi, brevetti, dominio internet)?
-V i siete rivolti a un legale che conosce anche la legislazione brasiliana per l’elaborazione dei contratti? - Avete avuto sufficiente tempo per la pianificazione con il nuovo partner commerciale e per conoscervi reciprocamente?” Silvia Roizenblatt: “Assicuratevi di avere una solida conoscenza del mercato locale (possibilità, attori, restrizioni, mercati) prima di stabilirvi in Brasile. Personalmente, ritengo sia essenziale trovare un ottimo partner!”
Quale supporto possono fornire lo Swiss Business Hub a São Paulo e l’Osec?
Silvia Roizenblatt: “Lo Swiss Business Hub Brazil fa parte della rete globale dell’Osec. Possiamo fornire le informazioni necessarie per decidere se e come sviluppare il mercato brasiliano con cognizione di causa. Inoltre, assistiamo le PMI svizzere a ricercare i partner commerciali giusti (per esempio, distributori), allacciare i primi contatti e registrare i loro prodotti. A questo scopo, l’Hub collabora con consulenti esterni ed esperti, spesso noti da diversi anni”. Thomas Foerst: “Possiamo coprire le vostre necessità, dalla A di analisi di mercato fino alla X di raggi X mediante i quali valutare i vostri futuri partner commerciali. Vi aiutiamo a capire il mercato, a elaborare un’efficace entrata sul mercato e a scegliere partner idonei. Vi assistiamo durante i vostri viaggi d’affari e vi mettiamo in contatto con le persone giuste durante il vostro soggiorno. Inoltre, vi apriamo le porte, sveliamo come si svolgono le relazioni d’affari in Brasile e spieghiamo le caratteristiche delle diverse dinamiche di mercato”.
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Eventi Intervista a Fabrizio Broggini, Managing Director, Broggini do Brasil Consultoria Ltda., São Paulo
Il mercato brasiliano: cosa c’è da sapere
Fabrizio Broggini
Come si presenta il mercato interno brasiliano? Quale incidenza ha la domanda interna sulla crescita del Paese?
“È in forte crescita in tutti i livelli sociali della popolazione e nei diversi settori merceologici. L’aumento dei consumi è particolarmente visibile nelle classi meno abbienti del Paese, grazie in particolare, ma non solo, alle politiche socio-economiche del Governo Federale, alla riduzione del fenomeno legato all’economia sommersa, alla riduzione del tasso d’inflazione ed al costante aumento del credito al consumo. Si stima che negli ultimi 8 anni siano entrati nel mercato del consumo circa 40 milioni di nuovi consumatori. L’aumento del consumo interno si nota inoltre nella classe media ed alta presente sia nei grandi centri urbani come, di forma crescente anche nelle città all’interno del Paese. Con tassi di crescita dell’economia stimati intorno al 6%-7% l'anno ed una stabile politica marco-economica, è quindi probabile che l’aumento costante dei consumi nei diversi strati della popolazione in Brasile debba proseguire anche negli anni a venire”.
Il clima di business è favorevole agli investimenti esteri?
“Sia le agenzie internazionali di rating, ma soprattutto la realtà di mercato, confermano l’attrattività crescente del Brasile per investimenti diretti esteri. Investitori esteri sono ben visti dalle autorità pubbliche come dai privati. Il Brasile è l’unico mercato dei BRIC con clima «occidentale», dove l’investitore indipendentemente dalla sua origine è ben visto e ben accetto. Esistono inoltre diversi benefici anche fiscali da parte delle autorità pubbliche su investimenti produttivi esteri in particolare, ma non solo, in regioni del Paese ancora poco sviluppate”.
Il Brasile è un Paese emergente, significa che è anche low cost?
“No, il Brasile così come diversi altri mercati emergenti, sta rapidamente diventando un Paese «caro» in diversi aspetti del fare business e della vita quotidiana. È sufficiente entrare in un buon ristorante di São Paulo per rendersi conto che il differenziale di prezzo con la Svizzera si è negli ultimi anni praticamente annullato. Inoltre il forte apprezzamento del real nei confronti delle valute internazionali di riferimento rende «a boccie ferme» il Paese sempre più caro. D’altro canto diventa un mercato sempre più interessante ed attrattivo per l’export
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di servizi e di beni di consumo e d’investimento. Anche i costi del real estate così come quelli relativi alla manodopera qualificata ed al middle e top management sono in costante aumento sopratutto nei grandi centri urbani come São Paulo”.
Quali decisioni strategiche sono alla base del successo sul mercato brasiliano?
“Fondamentale è il committment della Proprietà e del Top Management dell’azienda interessata a operare nel mercato brasiliano. Alcune azioni decisive che favoriscono il successo dell’operazione, minimizzandone i rischi, comprendono realizzare a priori analisi dettagliate del contesto di mercato in cui si intende operare, rendere disponibili adeguate risorse umane ed economiche e dimostrare la capacità di adeguarsi rapidamente alle forme e modalità di fare business tipiche del contesto di mercato brasiliano. Inoltre è sempre più imprescindibile puntare ad una costante presenza diretta sul mercato anche al fine di minimizzare l’impatto fiscale sulle eventuali importazioni e dimostrare credibilità al mercato locale”.
Quali sono le modalità d'entrata?
“Variano evidentemente in funzione della singola azienda e del mercato di riferimento. Le PMI utilizzano generalmente piani di entrata nella modalità «step by step», quindi con investimenti graduali nel corso degli anni. Pur dovendosi scontrare con alti dazi doganali sulle importazioni, l’export è una valida modalità d’entrata soprattutto se accompagnata da una presenza diretta locale che assicuri un service locale e duraturo di pre e after sales e assicuri la clientela locale sulle reali intenzioni dell’azienda estera. Partnerships e Joint Ventures possono risultare utili e vincenti in specifici casi, anche se i «divorzi aziendali» sono all’ordine del giorno. Spesso risulta più lungimirante puntare direttamente all’acquisizione della controparte brasiliana anche se comporta un maggiore impegno in termini di risorse economiche ed umane”.
In due parole, quale consiglio pratico darebbe a chi vuole avvicinarsi al mercato brasiliano?
“Disporre di un quadro del mercato target completo ed attualizzato prima di realizzare investimenti o firmare accordi di qualsiasi natura così come di una risorsa locale di fiducia per realizzare attività di promozione, vendita ed assistenza”.
Eventi Intervista a Flavio T.C. Moreira, responsabile per i mercati sudamericani, J&M Partner's SA, Chiasso
Gli aspetti pratici dell’insediamento in Brasile
Flavio T.C. Moreira
Quali fattori attraggono gli investimenti in Brasile? Vi sono restrizioni?
“Il primo fattore, spesso sottovalutato ma molto interessante, è di carattere demografico-economico. Due terzi della popolazione brasiliana si situa in una fascia d’età compresa tra i 15 e 64 anni. L’aumento della popolazione produttiva crescerà fino al 2022 quando raggiungerà il 71% con 147 milioni di brasiliani attivi produttivamente. Un fenomeno demografico economico importante che garantirà un trend di crescita economica a lungo termine. Altri aspetti da tenere conto come induttori della crescita economica a breve termine sono i Mondiali di Calcio del 2014, i Giochi Olimpici del 2016 e il PAC (Programma di Accelerazione della Crescita) che sta realizzando grandi opere di infrastruttura in tutto il Paese. Altri aspetti positivi per attirare investimenti nel Paese sono: − istituzioni democratiche consolidate, − un moderno e solido sistema bancario, − cultura occidentale e assenza di conflitti etnici, − aumento del potere d’acquisto della popolazione, − ambiente favorevole agli investimenti esteri con trattamento paritetico tra il capitale straniero e quello nazionale. Vi sono tuttavia alcuni settori vietati, completamente o parzialmente, al capitale estero come ad esempio: l’energia nucleare, l’industria aerospaziale, i servizi sanitari e le telecomunicazioni”.
Quali settori presentano opportunità d'investimento?
“Il boom economico brasiliano presenta opportunità nei più svariati settori come gas, petrolio, costruzioni, turismo, industria dell’intrattenimento, trattamento rifiuti, micromeccanica, industria agroalimentare, chimica, ecc.”.
Vi sono incentivi a livello federale, statale o municipale? Quali regioni sono particolarmente attrattive?
“Essendo il Brasile una federazione, i programmi di attrazione di investimenti vengono attuati in ambito federale, statale e municipale. Gli stati del Sud del Brasile presentano le migliori condizioni sia a livello di infrastruttura, sia di qualità di vita sia di livello di educazione della popolazione”.
In termini molto generali, qual è la struttura dell’imposizione fiscale per le aziende stabilite in Brasile?
“La legislazione prevede molteplici imposte sia dirette che indirette a livello federale, statale e comunale come ad esempio l’imposta sul reddito, i contributi sociali, l’IVA, l’imposta sui servizi, ecc.. Le aliquote sono variabili a seconda del tipo di società, prodotto e/o servizi. Si consiglia di allestire uno studio dell’impatto fiscale prima di decidere dove stabilire l’azienda, dato che gli stati promuovono tra di loro una sorta di «guerra fiscale» per attirare maggiori investimenti sul proprio territorio. È importante sottolineare che, per norma interna, dal 1996 il Brasile non applica ritenute alla fonte nella distribuzione di dividendi dopo la chiusura dell’esercizio fiscale, e questo indipendentemente dalla giurisdizione di destinazione dei dividendi (sia on-shore sia off-shore)”.
È complicato aprire e registrare una società in Brasile?
“Non esistono particolari vincoli o difficoltà. Negli ultimi anni sono stati messi in atto snellimenti burocratici per agevolare la costituzione e registrazione delle società. Va tenuto conto anche delle spese per le traduzioni e la successiva legalizzazione dei documenti della casa madre nonché della necessità di un rappresentante locale con poteri per ricevere notifiche ufficiali”.
In due parole, quale consiglio pratico darebbe a chi vuole avvicinarsi al mercato brasiliano?
“Indipendentemente del Paese ci sono tre aspetti fondamentali che l’azienda che intraprende la strada dell’internazionalizzazione deve comprendere: − il mercato locale: è fondamentale capire chi sono i concorrenti (produttori e prodotti), qual è la dimensione del mercato e quali sono i canali di distribuzione; − l’ambiente del business: come si fanno affari nel Paese, quali sono le pratiche commerciali, le forme di pagamento, le aspettative dei clienti nel settore specifico e − la cultura in generale: insediarsi in un altro Paese vuol dire prima di ogni altra cosa imparare al fine di poter guadagnare prima il rispetto delle controparti locali. È essenziale ascoltare, osservare e poi interagire. È sorprendente quanto si ottiene agendo in questa maniera. Le opportunità di business che ne derivano sono enormi”.
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Formazione
Corsi di formazione proposti dalla cc-ti Modelli e contratti di lavoro
Le lettere commerciali: tecniche, trucchi, trappole
Le assicurazioni sociali
L’ABC delle voci di tariffa doganali
Lunedì 28 marzo 2011, dalle 09.00 alle 13.00 Programma Modelli di lavoro: • i tipi di orari di lavoro • le forme di lavoro • i diversi modelli di lavoro Contratti di lavoro: • orario – mensile e annuale • contratti speciali
Programma Modulo 1 – Introduzione alle assicurazioni sociali Assicurazioni sociali federali e cantonali in generale, il finanziamento e le prestazioni. In particolare AVS, AI, prestazioni complementari, disoccupazione, assegni familiari, malattie, maternità, infortuni e previdenza professionale Date: 29 marzo e 5 aprile 2011, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 2 – Aspetti contributivi delle assicurazioni sociali Le attività dell’ufficio dei contributi dell’IAS: alcuni aspetti riferiti all’affiliazione, la fissazione dei contributi, la revisione dei datori di lavoro e l’incasso dei contributi Data: 12 aprile 2011, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 3 – Rendite di vecchiaia, superstiti e invalidità Modalità per l’ottenimento e il calcolo delle prestazioni di vecchiaia, dei superstiti e d’invalidità (prestazioni relative al I pilastro) Data: 19 aprile 2011, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 4 – Assicurazione contro la disoccupazione I presupposti, la procedura di richiesta e l’entità delle indennità di disoccupazione Data: 3 maggio 2011, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 5 – Indennità di perdita di guadagno per militare e maternità I presupposti, la procedura di richiesta e l’entità delle indennità militare e di maternità Data: 10 maggio 2011, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 6 - Assegni familiari I contenuti di massima (prestazioni, aspetti organizzativi e finanziamento) delle normative, federale e cantonale, applicabili nel settore degli assegni di famiglia, con particolare riferimento ai salariati (non agricoli) ed alle persone senza attività lucrativa Data: 17 maggio 2011, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 7 - Assicurazioni infortuni Conoscere le persone assicurate, durata della copertura assicurativa, prestazioni e contributi Data: 24 maggio 2011, dalle 14.00 alle 17.30
Mercoledì 30 marzo 2011, dalle 09.00 alle 17.00 Programma • Pragmatica della comunicazione scritta • Struttura delle lettere commerciali • Target di lettori / consumatori dello scritto • Contenuti della comunicazione efficace • Punteggiatura: il caso e il metodo • Uso intelligente del post-scriptum • Esercitazioni, esercitazioni, esercitazioni
Giovedì 31 marzo 2011, dalle 13.30 alle 17.30 Programma • La voce di tariffa doganale ed il suo significato • Definizione e contenuto della tariffa • Il t@res ed il suo funzionamento • Il significato dei dati nel t@res (dazi, IVA, permessi, beni a duplice impiego, ecc.) • le voci di tariffa doganale nel mondo (TARIC e Worldtariff in pratica) • Esempi
La conduzione di colloqui difficili
Programma Modulo 1 • Elementi di un colloquio difficile • Struttura di un colloquio problematico • Barriere della comunicazione • Modalità e attitudini personali • Obblighi e doveri Data: 4 aprile 2011, dalle 09.00 alle 13.00 Modulo 2 • Esercitazioni pratiche di colloquio Per ottenere un buon risultato è auspicabile avere partecipato al modulo 1 Data: 18 aprile 2011, dalle 09.00 alle 13.00
Essere membro di un Consiglio d’amministrazione: compiti e responsabilità
Mercoledì 6 aprile 2011, dalle 14.00 alle 17.30 Mercoledì 13 aprile 2011, dalle 14.00 alle 17.30 Programma • Introduzione generale • Nozione di amministratore e di organo societario • La responsabilità civile: CC, CO, responsabilità verso la società, gli azionisti ed i creditori, danno diretto ed indiretto • La responsabilità legata alle disposizioni penali, fiscali, delle assicurazioni sociali e dell’esecuzione e fallimento • Aspetti assicurativi • Discussione
Altre informazioni e iscrizioni: Cc-Ti, Tel. +41 91 911 51 18, corsi@cc-ti.ch, ww.cc-ti.ch 32 Ticino Business
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Italia: nuovi progetti per il Sud
L’Italia ha pubblicato un nuovo “Piano nazionale per il sud”, che prevede d’investire 40 miliardi di euro entro il 2013 a sostegno dello sviluppo del Mezzogiorno. I seguenti progetti sono considerati prioritari: • costruzione di una linea ad alta capacità tra Napoli e Bari; • completamento delle linee ferroviarie Salerno-Reggio Calabria e Palermo-Catania; • estensione della banda larga (posa di linee dati nei 33 capoluoghi di provincia); • costruzione di inceneritori e di discariche per i rifiuti (il governo promette di ottimizzare le condizioni quadro per i gestori e investitori privati); • edificazione di nuovi poli tecnologici (oltre ai cluster energetici già esistenti per i materiali avanzati, i polimeri, la tecnologia alimentare, le nanotecnologie, l’energia e l’ambiente); • costruzione di nuovi tecnopoli negli ambiti biomedicina, aviazione e ingegneria aerospaziale, edilizia sostenibile, IT, efficienza energetica, salute, logistica, tecnica di sicurezza e nuovi materiali; • edificazione di nuove scuole, ristrutturazione e modernizzazione degli istituti scolastici esistenti. Governo italiano: “Piano nazionale per il sud” www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/piano_sud/index. html
Polonia: aumento delle aliquote IVA
Dal 1° gennaio 2011, la Polonia ha aumentato l’aliquota standard dell’IVA di un punto percentuale, portandola al 23%. Anche l’aliquota ridotta (farmaci, giocattoli, diversi generi alimentari, gastronomia, settore alberghiero) è stata aumentata di un punto percentuale e si attesta ora all’8%. Un nuovo tasso ridotto del 5% è stato introdotto per i libri, diversi mezzi stampati e alcuni alimenti di base. La nuova legge polacca sull’IVA prevede incrementi annuali delle aliquote di un punto percentuale fino al 2013, che saranno tuttavia diminuite dopo tale termine e riportate ai livelli dell’anno scorso, ossia ritorneranno al 22% rispettivamente al 7%. Deloitte: “Steuern in Polen in 2011” http://portal.wko.at/wk/dok_detail_file.wk?angid=1&docid=1 500716&conid=526751 Invest in Poland: “Tax on Goods and Services VAT (2011)” www.paiz.gov.pl/polish_law/taxation/vat_2011
Ucraina: la riforma fiscale è entrata in vigore
Una nuova legge tributaria è entrata in vigore in Ucraina il 1° gennaio 2011. Le principali riforme sono le seguenti: • calo progressivo dell’imposta sulle aziende dal 25% (finora) al 16% (dal 2014); nel 2011, l’aliquota si attesta al 19%;
• riduzione dell’IVA dal 20% al 17% (dal 1° gennaio 2014); • introduzione di un’imposta fondiaria per le persone fisiche e giuridiche di circa 1 euro per m2 quale base imponibile (in linea di massima, l’ammontare dell’imposta è stabilito a seconda dell’ubicazione, della qualità e della densità di sfruttamento dell’immobile); • limitazione delle deduzioni fiscali: per esempio, non è più possibile per le società registrate in qualità di Single Tax Payer (classe tributaria con fatturazione semplificata, molto popolare in Ucraina) dedurre l’acquisto di prodotti e servizi (eccezione: prodotti e servizi IT); anche le aziende non domiciliate in Ucraina non potranno più detrarre l’acquisto di servizi di marketing, pubblicitari, di consulenza e d’ingegneria. Ukraine Business online: “Law firm provides an overview of Ukraine’s new tax code” http://ukrainebusiness.com.ua/news/1897.html Deloitte: “Tax Reform in Ukraine” http://www.deloitte.com/view/en_UA/ua/insights/ukrainetax-investment-guide/dba17d395da9b210VgnVCM1000001 956f00aRCRD.htm
Ungheria: numerosi investimenti nell’infrastruttura
All’inizio dell’anno corrente, l’Ungheria ha illustrato come intende impiegare i fondi messi a disposizione dall’UE nell’ambito del “Nuovo piano Széchenyi” volto a promuovere l’economia magiara. Gli investimenti saranno destinati allo sviluppo dei settori sanità, ambiente, costruzione di abitazioni, trasporto (traffico/logistica) e turismo; saranno altresì utilizzati per migliorare il clima degli investimenti e del commercio. I progetti concreti citati nel piano comprendono: • l’edificazione di un ponte sul Danubio a Komárom alla frontiera con la Repubblica Slovacca; • lavori di costruzione nell’ambito del trasporto pubblico (per esempio, nuove stazioni del bus, la ristrutturazione del nodo delle autolinee “Moszka Tér” a Budapest, un sistema Global System for Mobile Communications/Railway per la rete ferroviaria); • diversi progetti turistici lungo il Lago Balaton e il fiume Tisza; • un programma di protezione ambientale per la zona della Drava; • la modernizzazione dello stadio di calcio a Debrecen e dello stadio Ferenc Puskás a Budapest. Budapester Zeitung: “Tamás Fellegi stellt Neuen Széchenyi-Plan vor” www.budapester.hu/index.php?option=com_content&task=v iew&id=8195&Itemid=28 Budapester Zeitung: “Förderungen von Unternehmen im Rahmen des Neuen Széchenyi-Plans” www.budapester.hu/index.php?option=com_content&task=v iew&id=8220&Itemid=28
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UE: prosegue l’iniziativa per un brevetto comune
Il nuovo sistema comune di protezione dei brevetti in Europa potrebbe essere vincolante in 12 Stati membri dell’UE entro la fine dell’anno. Le novità maggiori riguardano l’armonizzazione delle norme brevettuali e la diminuzione significativa dei costi, che attualmente risultano ben più alti rispetto ad altri paesi. Si potrà soprattutto ridurre le spese di traduzione da sostenere a livello nazionale, che rappresentano oltre la metà dell’esborso totale. Secondo il nuovo diritto, i brevetti europei dovranno essere tradotti solo in inglese, tedesco e francese. L’Italia e la Spagna si sono opposte a tale regolamentazione, bloccando il progetto fino alla fine. Tuttavia, dall’entrata in vigore del trattato di Lisbona, non è più necessario che tutti gli Stati membri dell’UE approvino le convenzioni transnazionali per poterle attuare. La Commissione giuridica del Parlamento europeo ha così deciso di ricorrere alla cosiddetta “cooperazione rafforzata” per creare il sistema comune di protezione dei brevetti in Europa. Le seguenti 12 nazioni hanno richiesto questa soluzione: Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Slovenia, Svezia e Regno Unito. Comunicazione della Commissione europea: “Brevetti: la Commissione consente ad alcuni Stati membri di proseguire l’iniziativa per un brevetto comune” http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP /10/1714&format=HTML&aged=0&language=IT&guiLangua ge=en
L’UE valuta nuove regole per gli appalti pubblici
La Commissione europea si adopera per creare norme più chiare e trasparenti in materia di appalti nell’UE. Inoltre, gli aspetti sociali e ambientali dovranno essere tenuti in maggior considerazione. Gli appalti pubblici rappresentano circa il 17% del PIL dell’UE. Secondo un comunicato della Commissione europea, è quindi essenziale disporre di procedure snelle, direttive chiare e di un’organizzazione procedurale efficiente per favorire il rilancio dell’economia. Si intende semplificare e migliorare l’accesso soprattutto alle PMI, che si aggiudicano tra il 31% e il 38% degli appalti pubblici. A loro volta, i committenti necessitano di procedure semplici per contribuire al conseguimento degli obiettivi stabiliti nella strategia “Europa 2020”: promuovere l’innovazione, proteggere l’ambiente, lottare contro i cambiamenti climatici e a favore dell’integrazione sociale. Comunicato stampa della Commissione europea: “La Commissione europea avvia una consultazione sulla modernizzazione del mercato europeo degli appalti pubblici” http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP/1 1/88&format=HTML&aged=0&language=IT&guiLanguage=en
La Svizzera inasprisce le sanzioni contro l’Iran
Il Consiglio federale ha adeguato le sanzioni contro l’Iran al livello applicato dai principali partner commerciali della Svizzera. La relativa modifica dell’ordinanza è entrata in vigore il 20 gennaio 2011. Le sanzioni ora applicate comprendono quanto segue: • ulteriori divieti di fornitura e di acquisto di beni dual-use (beni a duplice impiego: civile e militare) e di altri prodotti, tecnologie e software sensibili in termini di proliferazione (ossia utilizzabili per diffondere armi di distruzione di massa); • estensione del divieto di esportare materiale bellico pesante a tutto il materiale d’armamento e ai beni impiegabili per repressioni interne;
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• restrizioni all’esportazione di determinati beni usati dall’industria iraniana del petrolio o del gas; • divieti di finanziare progetti petroliferi iraniani; • nuovi divieti e restrizioni per la concessione di assicurazioni e riassicurazioni; • obblighi di diligenza per determinate relazioni bancarie con l’Iran; • obblighi di notifica e di autorizzazione per i trasferimenti di denaro oltre un certo importo. Secondo un comunicato stampa del Dipartimento federale dell’economia (DFE), queste misure impediranno che la Svizzera, per la diversa situazione giuridica, sia utilizzata per eludere i divieti di scambio di beni e servizi decisi l’anno scorso da importanti partner commerciali (tra cui, gli USA, gli Stati membri dell’UE, Giappone, Canada e Corea del Sud). Comunicato stampa del Dipartimento federale dell’economia (DFE): “Iran: Il Consiglio federale vuole garantire la certezza del diritto e scongiurare il rischio di elusioni” www.news.admin.ch/message/?lang=it&msg-id=37283 La SECO ha precisato in seguito che sono unicamente soggette ad autorizzazione le esportazioni di beni o le operazioni, che rientrano nelle attività commerciali e finanziarie o nelle prestazioni di servizi elencate nell’ordinanza sulle sanzioni contro l’Iran oppure nell’ordinanza sul controllo dei beni a duplice impiego. Tutte le altre operazioni commerciali con l’Iran possono continuare anche senza l’autorizzazione o l’approvazione della SECO. SECO: “Ordinanza che istituisce provvedimenti nei confronti della Repubblica Islamica dell’Iran” www.seco.admin.ch/themen/00513/00620/00622/02048/ index.html?lang=it
Emirati Arabi Uniti: tasso d’occupazione per i cittadini locali
A gennaio 2011, gli Emirati Arabi Uniti hanno introdotto nuove normative del lavoro, secondo le quali un minimo del 15% del personale impiegato in un’impresa privata deve essere cittadino degli Emirati. Molte aziende private operanti in loco faranno molta fatica ad applicare queste normative: da un lato, le amministrazioni pubbliche offrono livelli salariali nettamente superiori e dall’altro, in molti rami risulta difficile reperire un numero sufficiente di lavoratori qualificati tra la manodopera locale. Le imprese che violano le nuove normative rischiano penali fino a 4’000 euro. Arabianbusiness.com: “Private firms may struggle to meet 15% Emirati quota” www.arabianbusiness.com/private-firms-may-struggle-meet15-emirati-quota-368967.html?parentID=372018
Hong Kong intende vietare i cartelli
Hong Kong possiede l’economia più liberale al mondo: talmente liberale, che permette persino di accordare i prezzi e creare cartelli. Ma non per molto: una nuova legge metterà fine alle pratiche sleali volte a limitare la concorrenza. Attualmente, il parlamento sta elaborando il relativo progetto di legge. In futuro, sia le misure per limitare la concorrenza (per esempio, gli accordi sui prezzi o il boicottaggio di fornitori), sia l’abuso del potere di mercato (monopoli o prezzi imposti) saranno vietati. Una commissione sulla concorrenza sarà incaricata dal governo di vigilare sul rispetto delle nuove norme e disposizioni. Il progetto di legge prevede che un tribunale
sulla concorrenza tratti le denunce di infrazioni, che saranno sanzionate con pene pecuniarie fino al 10% della cifra d’affari annua globale. Ovviamente, la legge sulla concorrenza ha suscitato scarso entusiasmo nel mondo economico locale. Presenta invece dei vantaggi per le imprese estere, che intendono stabilirsi a Hong Kong: le nuove regole sono simili a quelle vigenti in Europa, garantiscono più equità, sono più trasparenti e facilitano quindi l’entrata sul mercato, che è sempre stata ostacolata dai cartelli (soprattutto nei settori edilizia, alimentari e commercio al dettaglio). Mayer Brown JSM: “Hong Kong’s Competition Bill: An Update” www.mayerbrown.com/chinaantimonopolylaw/article. asp?id=10169&nid=11757
Cina: un nuovo ponte prestigioso
La Cina realizza un ulteriore progetto prestigioso e simbolico. L’anno prossimo saranno avviati i lavori volti alla costruzione di un ponte parzialmente sommerso lungo 30 chilometri, che collegherà le due regioni amministrative speciali di Hong Kong e di Macao alla Cina continentale (Zhuhai). Il progetto richiederà 9 miliardi di dollari, che saranno messi a disposizione dai tre governi coinvolti. Il committente sarà l’appositamente creata Hong Kong Zhuhai Macao Bridge Authority, con sede a Zhuhai. Secondo un rapporto stilato da Germany Trade and Invest, le informazioni sulle gare d’appalto saranno pubblicate solo in lingua cinese. Sarà data priorità alle imprese locali, ma è probabile che la collaborazione internazionale sia indispensabile per realizzare un progetto di una tale portata. Le soluzioni tecnologicamente avanzate fornite dalle aziende estere dovrebbero essere richieste soprattutto per quanto riguarda il traffico e la sicurezza. China Economic Net: “China Communications Construction-led consortium wins contract of HK-Zhuhai-Macao Bridge” http://en.ce.cn/Industries/Transport/201011/18/t201011 18_21979460.shtml
Indonesia: elettricità per tutti dal 2029
Entro il 2029, l’Indonesia intende allacciare tutte le regioni del paese alla rete elettrica: il tasso di copertura attuale è del 66%. Collegare l’intera nazione richiederà investimenti per un totale di 227 miliardi di dollari: 200 miliardi per costruire nuove centrali elettriche, 15 miliardi per le reti di trasmissione e 11 miliardi per distribuire la corrente. La prima fase prevede di aumentare le capacità produttive di 10’000 megawatt entro il 2013, procedendo con due programmi accelerati. Il primo di questi è già stato avviato l’anno scorso, mentre la gara d’appalto per il secondo è stata pubblicata recentemente. Anytimesnews: “Indonesia needs to invest $227b to ensure electricity for all by 2029” www.anytimesnews.com/2010/12/10/indonesia-needs-toinvest-227b-to-ensure-electricity-for-all-by-2029
Giappone: approvato il pacchetto di riforme fiscali
A metà dicembre scorso, il governo giapponese ha approvato un ampio pacchetto di riforme fiscali. La novità principale è la riduzione per un totale di 5 punti percentuali dell’imposta sulle società, ossia un calo di 4,5 punti percentuali al 25,5%
dell’aliquota vigente a livello nazionale e di 0,5 punti percentuali all’11,5%-12,5% dei contributi locali alle prefetture e ai comuni. La diminuzione dovrebbe entrare in vigore il 1° aprile 2011. Ecco una panoramica delle ulteriori misure previste: • riduzione progressiva dell’imposta sulle società per le PMI dal 18% al 15%; • incentivi per le imprese che creano nuovi posti di lavoro; • ulteriori ammortamenti fiscali su macchinari e apparecchi, la cui produzione crea nuovi posti di lavoro in Giappone; • ulteriori ammortamenti fiscali per macchinari, impianti e apparecchiature ecocompatibili, a basso consumo energetico e con scarse emissioni di CO2; • nuovi incentivi per gli investimenti diretti esteri. The Japan Tax Site: “2011 tax reform proposals published” http://japantax.org/?p=4238
Gli USA inaspriscono la legge sulla sicurezza alimentare
Una nuova legge volta a garantire la sicurezza alimentare è entrata in vigore negli USA il 4 gennaio 2011. Le disposizioni adottate prevedono maggiori diritti di controllo per le autorità di vigilanza. Le seguenti prescrizioni devono essere rispettate: • gli importatori statunitensi di generi alimentari provenienti dall’estero devono provare che la merce introdotta nel paese è stata prodotta e/o trattata nel rispetto delle norme vigenti negli USA. Inoltre, devono assicurarsi che le etichette siano esatte e che riportino tutti gli allergeni contenuti nei prodotti; • gli importatori statunitensi che partecipano con successo al programma facoltativo di garanzia della qualità, beneficiano di una procedura doganale accelerata per le loro importazioni. Questo programma prevede anche la verifica dell’affidabilità dei fornitori esteri; • è possibile che sia richiesta una certificazione per le importazioni da paesi che non sono in grado di garantire una sicurezza alimentare sufficiente; • la Food and Drug Administration (FDA), autorità competente per la sicurezza alimentare negli USA, può stipulare accordi con paesi terzi al fine di semplificare le ispezioni presso le imprese estere; • un divieto d’importazione può essere deciso per i generi alimentari che non soddisfano le norme statunitensi. FDA: “Food Safety Modernization Act” www.fda.gov/Food/FoodSafety/FSMA/default.htm
Start-up Cile: assistenza alle nuove imprese estere in Cile
Il Cile intende profilarsi quale maggior piazza innovativa dell’America Latina. Un passo in questa direzione è il programma di incentivi lanciato recentemente, che offre ottime opportunità d’avvio e di sviluppo a giovani imprese estere con nuove idee e alto potenziale innovativo. Nell’ambito di “Start-Up Chile”, ideato dal Ministero dell’economia in collaborazione con InnovaChile, 1’000 aziende innovative estere saranno invitate nei prossimi quattro anni in Cile per svilupparvi i loro prodotti e per prepararne la distribuzione e la vendita all’estero. Il primo invito, destinato a 100 giovani aziende, partirà a febbraio. I progetti e le imprese, che saranno valutati secondo criteri severi, riceveranno 40’000 dollari per trattenersi sei
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mesi in Cile, aumentare il capitale proprio, assumere personale e creare reti di networking. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito di “Start-Up Chile”: www.startupchile.org
L’Africa avanza
Dopo l’ascesa delle “tigri”, assisteremo ora al dominio dei “re leoni”? Secondo attuali studi e analisi di mercato di McKinsey e “The Economist”, gli stati africani subsahariani stanno avanzando. Vi sono sei nazioni subsahariane tra i paesi in più rapida crescita economica degli ultimi dieci anni (2001–2010). La classifica è capeggiata dall’Angola (11,1%), per la seconda e terza posizione ci si sposta in Asia con Cina (+10,5%) e Myanmar (+10,3%), poi si torna in Africa con Nigeria (+8,9%), Etiopia (+8,4%), Ciad (+7,9%), Mozambico (+7,9%) e Ruanda (+7,6%). Tra le Top ten si piazzano anche Kazakistan (+8,2%) e Cambogia (+7,7%). Nei decenni che hanno preceduto il nuovo millennio, solo l’Uganda figurava tra le dieci nazioni con maggior sviluppo: le altre nove si trovavano in Asia. Gli esperti dell’Economist stimano che l’Africa subsahariana manterrà l’attuale ritmo di crescita anche nei prossimi cinque anni, sorpassando gli stati asiatici (almeno per quanto riguarda i valori medi). Tuttavia, è probabile che Cina (+9,5%) e India (+8,2%) capeggino la classifica, seguite da otto nazioni africane (Etiopia: +8,1%, Mozambico: +7,7%, Tanzania: +7,2%, Repubblica democratica del Congo: +7,0%, Ghana: +7,0%, Zambia: +6,9% e Nigeria: +6,8%) e dal Vietnam: +7,2%. Evidentemente, l’Africa subsahariana non ha ancora raggiunto il peso delle economie asiatiche emergenti. La quota-parte africana alla produzione globale ammonta solo al 2%, mentre quella dell’Asia oltrepassa il 20%. Tuttavia, la potenza economica africana cresce continuamente e sempre più rapidamente, spronata anche dall’aumento degli investimenti esteri diretti, provenienti soprattutto dalla Cina. Inoltre, la domanda interna è in costante progressione grazie allo sviluppo urbano e all’aumento dei redditi. The Economist: “A more hopeful continent – The Lion kings?” www.economist.com/node/17853324 McKinsey: “Lions on the move – The progress and potential of African economies (study, June 2010)” www.mckinsey.com/mgi/publications/progress_and_potential_of_african_economies/index.asp
World Energy Outlook 2010: l’energia diventa sempre più preziosa
Secondo le stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia pubblicate nel “World Energy Outlook”, il consumo energetico mondiale aumenterà di ben 34% entro il 2035. La domanda dei paesi emergenti inciderà in misura crescente. Vi sarà una progressione delle energie rinnovabili e del nucleare, ma i combustibili fossili rimarranno le principali fonti di energia. Questo comporterà un incremento dei prezzi di petrolio, gas e carbone. Non è evidente stimare lo sviluppo a lungo termine del consumo energetico, soprattutto in tempi d’incertezza economica. L’AIE ha valutato i diversi scenari futuri, giungendo a risultati interessanti ed eloquenti, ma anche sorprendenti e allarmanti:
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Domanda mondiale di energia primaria per regioni (dal 2010 fino al 2035): • OCSE: continua con circa 5’000 milioni di tonnellate all’anno; • Cina: sale dalle attuali 2’500 a 4’000 milioni di tonnellate; • tutte le altre nazioni e regioni: aumenta dalle attuali 5’000 a 7’000 milioni di tonnellate. Prezzo del petrolio (dal 2010 fino al 2035): • 1° scenario (“Current Policies Scenario”: status quo della politica energetica in vigore): aumenta da circa 60 dollari (2009) a ca. 135 dollari al barile; • 2° scenario (“New Policies Scenario”: sviluppo rafforzato delle energie rinnovabili tramite direttive politiche concordate a livello internazionale): sale a 115 dollari al barile; • 3° scenario (“Scenario 450”: impiego diffuso delle energie alternative): cresce a 90 dollari al barile. Consumo energetico per fonte e regione (in milioni di tonnellate equivalente di petrolio MTOE; confronto 2008-2035) • OCSE: carbone: -450; petrolio: -450; gas: +150; nucleare: + 200; idrica: +10; altre energie rinnovabili: +600. • Cina: carbone: +500; petrolio: +350; gas: +200; nucleare: +150; idrica: +50; altre energie rinnovabili: +150. • Altre nazioni e regioni: carbone: +450; petrolio: +550; gas: +700; nucleare: +150; idrica: +100; altre energie rinnovabili: +600. Numero di automobili private: Raddoppia da ca. 800 milioni (2008) a quasi 1’600 milioni (2035): • negli Stati OCSE (gli USA esclusi): da 350 a ca. 450 milioni; • negli USA: da oltre 200 a ca. 300 milioni; • nei paesi non-membri dell’OCSE: da ca. 200 a oltre 500 milioni; • in Cina: da ca. 50 a 350 milioni. I maggiori fornitori di petrolio fino al 2035 sono: Arabia Saudita, Iraq, Brasile, Kazakistan, Canada, Venezuela, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Iran, Qatar, Nigeria, Libia e Algeria. Sviluppo della domanda di energie rinnovabili: • regione OCSE e Pacifico: +60 a 90 MTOE; • Africa: +90 a 170 MTOE; • India: +120 a 175 MTOE; • Brasile: + 90 a 190 MTOE; • Cina: + 300 a 360 MTOE; • USA: +260 a 380 MTOE; • UE: +230 a 390 MTOE. International Energy Agency: “World Energy Outlook 2010” www.worldenergyoutlook.org/ Sintesi in italiano del “World Energy Outlook 2010” www.worldenergyoutlook.org/docs/weo2010/weo2010_es_ italian.pdf
Osec
Corso Elvezia 16 Casella postale 5399 - CH-6901 Lugano Tel. +41 91 911 51 35/37 Fax +41 91 911 51 39 info.lugano@osec.ch www.osec.ch
Fiere internazionali
CeBIT Australia Sydney, 31 maggio - 2 giugno 2011
Giunta alla 10° edizione, CeBIT è la maggiore fiera annuale del settore delle informazioni e della telecomunicazione nella zona Australasia: tratta lo spettro intero del ramo TIC. È frequentata dalle aziende di riferimento e dai poteri decisionali sia del settore privato, sia di quello pubblico. Quest’anno, CeBIT Australia approfondirà la tematica della mobilità d’impresa, che sta trasformando il modo di fare business nel mondo. È considerata una tecnologia chiave per aumentare la produttività nel 2011, a complemento di concetti nuovi e assodati, quali il cloud computing: si prevede che quest’ultima tecnologia crescerà del 181%, attestandosi a 54,8 milioni nel 2011, di cui il 20% a livello societario. Le operazioni cloud saranno aumentate sviluppando la potenza dei sistemi IT nelle aziende oltre le capacità dello Smartphone. CeBIT si attende i seguenti trend per il 2011: cloud computing, nuova generazione di business intelligence, Mobile Computing e comunicazioni, social communications e collaborazioni, tavolette, user experience e interfacce context driven, tecnologia nell’ambito della sanità e infrastrutture smart. La fiera è corredata da un ricco programma di conferenze: AusInnovate NBN, cloud computing, executive briefing, eGovernment forum, eHealth, retail e webforward. L’edizione 2010 ha contato oltre 30’000 visitatori e 500 espositori, 150 relatori e 2’000 delegati alle conferenze. Nel 2011, l’esposizione occuperà 5 capannoni con una superficie di 500 m2 l’uno. Il padiglione ufficiale SWISS Pavilion, a disposizione delle aziende svizzere e del Liechtenstein, sarà allestito dalla SACCI (Swiss-Australian Chamber of Commerce and Industry). Informazioni generali sulla fiera: www.cebit.com.au Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/fiere > Fiere all’estero > CeBIT Australia 2011
Ambientalexpo Sao Paulo, 20 – 23 settembre 2011
Ambientalexpo è la fiera che presenta le apparecchiature, i prodotti e le tecnologie ambientali più recenti impiegate sia dal settore privato, sia da quello pubblico. Giunta alla 3° edizione, la fiera ambientale è dedicata ai settori principali: canalizzazione urbana, smaltimento dei rifiuti, aria, terra, rumore ed energia. I dati economici per il Brasile evidenziano ottime prospettive di crescita per l’industria nazionale grazie all’aumento della domanda di tecnologie pulite. L’associazione di categoria ABIMAQ (Associação Brasileira da Indústria de Máquinas e Equipamentos) evidenzia che: “Tra i mesi di gennaio e luglio 2010, l’industria è cresciuta del 14,98% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I motori principali di questo incremento sono la produzione automobilistica (31,4%) nonché le industrie dei macchinari e dell’equipaggiamento (37,5%). Inoltre, si sviluppano i settori metallurgico (29,8%), prodotti chimici (15,9%), metalli (32,6%), industrie dell’estrazione (15,4%), alimentari (5.7%) nonché caucciù e plastica (19,8%).”
SWISS Pavilion: dona alta visibilità allo “Swissness”
L’edizione 2010 ha contato 9’674 visitatori e 120 espositori su una superficie fieristica di 7’000 m2. SACCI (Swiss-Australian Chamber of Commerce and Industry) vi allestisce il padiglione ufficiale SWISS Pavilion, a disposizione delle aziende svizzere e del Liechtenstein. Informazioni generali sulla fiera: www.ambientalexpo.com.br/en Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/fiere > Fiere all’estero > Ambientalexpo 2011
Anuga Colonia, 8 - 12 ottobre 2011
Questo salone è organizzato ogni due anni a Colonia, in alternanza con la fiera SIAL di Parigi. È considerato tra i maggiori eventi mondiali del settore alimentare ed è molto apprezzato sia dagli espositori, sia dai visitatori, per la grande visibilità e popolarità di cui gode. L’Anuga riflette le tendenze osservate sul mercato e, inoltre, lo influenza. La fiera è regolarmente adattata alle esigenze del ramo e si articola attorno ai seguenti dieci settori: Anuga Fine Food; Drinks; Chilled & Fresh Food; Meat; Frozen Food; Dairy; Bread & Bakery, Hot Beverages; Organic; RetailTec e Foodservice. L’offerta nazionale e internazionale, chiaramente strutturata, riflette quindi l’insieme del mercato mondiale in tutta la sua diversità. La precedente edizione ha registrato la partecipazione di 6’522 espositori provenienti da 97 paesi, di cui l’84% dall’estero. I visitatori sono stati 153'500, provenienti da 180 nazioni, di cui il 61% esteri. Il padiglione ufficiale SWISS Pavilion, organizzato dall’Osec in collaborazione con la Federazione delle Industrie Alimentari Svizzere FIAL e lo Swiss Business Hub Germany, si trova nel settore Anuga Fine Food. Switzerland Cheese Marketing AG allestisce uno stand collettivo svizzero nel settore Anuga Dairy. Informazioni generali sulla fiera: www.anuga.de Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/fiere > Fiere all’estero > Anuga 2011
Informazioni sugli “Swiss Pavilion”: www.osec.ch/FIERE
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
Svega Consulting Web Sagl: la vostra web agency
Dinamica, giovane, innovativa. Svega Consulting Web è un’impresa con sede a Viganello che si occupa di comunicazione ed implementazione di siti web, nonché di soluzioni Internet. Fondata da Maximilian C. Schwenn – che dopo aver lavorato in un grande gruppo editoriale svizzero, decise di dar avvio ad un’esperienza «in solitaria» con una propria ditta – nel 2008, che oggi occupa 4 persone. Si tratta di un’azienda che vi affiancherà passo per passo nella realizzazione del vostro sito web e nella risoluzione delle vostre problematiche legate ad Internet, poiché vi sostiene, andando a svolgere un’analisi che permette di comprendere insieme a voi quali siano le vostre necessità. Quindi verranno studiate e progettate delle soluzioni personalizzate, strutturando il vostro sito web quale strumento di marketing, business e comunicazione e non come un semplice biglietto da visita. Una società all’avanguardia, attenta alle novità tecnologiche ed alle tendenze. Abbiamo incontrato Maximilian C. Schwenn
Signor Schwenn, può tracciare un profilo della sua impresa? “Svega Consulting Web è una web agency che si occupa di progettare e creare soluzioni web su misura a 360° gradi per le PMI. Ci indirizziamo a tutte quelle ditte di piccole e medie dimensioni che hanno capito l’importanza dell’uso del web quale strumento per implementare il proprio successo, ma che non sanno/non hanno il tempo di definire strategie precise per poter far fruttare il potenziale di una loro presenza in rete. Uno dei nostri valori, in cui crediamo fermamente, è «convertire l’utente in cliente», ossia affiancarci ai nostri clienti per verificare con loro le proprie esigenze ed i bisogni, in modo da studiare una soluzione efficace che innanzitutto sia tagliata su misura, come sa fare un buon sarto con un abito, ed in secondo luogo che incrementi il successo della loro azienda. Abbiamo un team valido, composto da personale qualificato, che grazie anche all’interazione con numerosi partner esterni, ci permette di offrire un servizio primario ottimale”. Come funziona lo svolgimento di un processo produttivo per un cliente? “Ci rivolgiamo alle PMI che hanno necessità di avere una presenza sul web, di rinnovarla e/o potenziarla. Af-
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www.knechtarredamenti.ch
www.veneta-lugano.ch
fianchiamo i nostri clienti per ogni evenienza, dall’inizio del progetto alla fine, studiando le peculiarità della ditta, valorizzandone i pregi e valorizzandone l’immagine. Non ci fermiamo però a questo punto: anche una volta realizzato e messo online il sito web continuiamo a seguire il progetto. E questo lo facciamo periodicamente analizzando con regolarità il target di utenti del sito, perfezionando e calibrando su questi la comunicazione per rafforzare l’efficacia del messaggio.
Attraverso questa metodologia di contatto, messa a punto, realizzazione ed implementazione, ma anche manutenzione e servizio post vendita, siamo sicuri di presentare sul mercato un prodotto e un servizio valido ed impareggiabile, e soprattutto garantiamo al cliente due vantaggi: 1. un ottimale ritorno sugli investimenti effettuati, 2. un risparmio di tempo e di risorse umane”.
Quali sono le basi del vostro lavoro? “La consulenza per la realizzazione di siti web e la manutenzione degli stessi. Dobbiamo innanzitutto restare aggiornati sulle tendenze per tradurle in chiave concreta. Dietro c’è un lavoro di analisi dell’azienda in primis, non solo per capire chi è e quello di cui ha bisogno, ma anche per valutare ed analizzare il target che visiterà il sito, pianificare le migliori strategie per «catturare» i potenziali clienti e impostare la comunicazione dello stesso in modo da coinvolgere l’utente e allungare la sua permanenza sul sito web”. Una volta realizzato, la parola d’ordine è manutenzione. Spesso capita di navigare su siti non aggiornati, con date vecchie, offerte non valide, numeri di telefono sbagliati e la conseguenza è inevitabile: questi siti non vengono più visitati. “Offriamo anche, dopo la messa online, una manutenzione completa e periodica. Il servizio manutentivo consiste in un controllo generale a partire dai contenuti fino alle implementazioni di novità e analisi delle statistiche. Tutto questo e molto altro ancora affinché il cliente sia sempre al top nei propri obiettivi aziendali, sui motori di ricerca e nella fidelizzazione dei propri clienti”.
Quali sono i servizi che proponete? “Tutti quelli che ruotano attorno al mondo web. Innanzitutto siamo una web agency specializzata nella realizzazione di siti web dinamici seguendo una filosofia ben precisa: usabilità facile, navigazione intuitiva e strumenti automatizzati. Un mix indispensabile per un sito web di successo. Siamo esperti nell’indicizzazione dei siti sui principali motori di ricerca, di modo che il sito appare sempre tra i primi risultati nelle ricerche su google, yahoo,
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www.lapis-am.com
ecc.. Questo comporta dei vantaggi concreti perché ne aumenta la visibilità e porta risultati evidenti in poco tempo. Attiviamo campagne pay per click. Per esempio realizzare una campagna su Google Adwords costa meno di qualsiasi altra campagna su giornali, riviste, radio, cartelloni stradali, volantini, ecc., evitando di spendere soldi alla cieca. Studiamo quindi insieme al cliente una strategia di web marketing che consentirà di generare traffico di
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
qualità verso i loro siti web, con risultati tangibili ed evidenti. Tra gli strumenti che vengono maggiormente usati vi sono: • indicizzazione nei motori di ricerca, • e-mail marketing, • campagne banner su portali locali, regionali e nazionali, • analisi delle statistiche, • blog aziendali, • e molto altro ancora. Una cosa però è fondamentale: la manutenzione periodica del sito web. E questa è la nostra forza!”
Mi parlava prima delle vostre specializzazioni… “Abbiamo maturato una grande esperienza in quella fetta di mercato inerente i portali web, con la realizzazione, manutenzione e vendita di portali tematici come: • Agropool.ch, la più grande borsa online in svizzera di macchine edili ed agricole; • webmobili24.ch, primo ed unico portale in Ticino con mobili in offerta e da esposizione; • pneumatici.ch, un portale rivolto agli utenti privati e ai rivenditori che desiderano acquistare pneumatici a prezzi imbattibili. Su alcuni di questi portali abbiamo implementato l’e-commerce con PostFinance”. L’e-commerce è oramai diventato un vero e proprio sistema di business per molte aziende, è noto che Internet ha modificato le abitudini di acquisto e consumo dei consumatori. Sempre di più infatti si fa shopping online. C’è anche però spesso ancora una certa reticenza a pagare online con la carta di credito. “Vero, confermo. Le nostre abitudini si sono modificate e le aziende che investono nell’e-commerce sono al passo con i tempi e ottengono un business da gestire con modalità innovative. Dalla nostra possiamo offrire a queste società una consulenza specifica, ed implementare una soluzione ad hoc sicura e professionale. Per quanto concerne i pagamenti sicuri, dal canto nostro possiamo stare tranquilli: per il Ticino siamo stati scelti da PostFinance come agenzia partner per l’implementazione della piattaforma di e-payment di PostFinance. Una soluzione sicura, professionale e in linea con le esigenze dei clienti”. Un ultimo commento? “Per concludere ci permettiamo di dire che: «Qualsiasi cosa venga fatto sul web non ha molto senso se non riesce a raggiungere gli utenti a cui è destinato, sempre che non vogliamo realizzare il sito solo per il piacere di farlo». Un sondaggio ha dimostrato che quasi il 70% delle aziende in Ticino che hanno un sito web non controllano le statistiche e di conseguenza spendono soldi inutilmente. Installare un programma di statistiche è gratuito e porta una serie di vantaggi, soprattutto aiuta ad ottimizzare gli investimenti”.
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Strategie d‘avanguardia esigono collaboratori d‘avanguardia La strategia di un‘azienda non sarà mai migliore delle persone incaricate di metterla in atto. Per valutare correttamente le competenze professionali e personali, sono necessari un elevato grado di esperienza, sensibilità e capacità di giudizio.
Oltre a questi requisiti, le consulenti di Luisoni vantano approfondite conoscenze dei vari settori, ruoli e livelli gerarchici. Da oltre 20 anni i nostri clienti si affidano a questa competenza completa ed esaustiva per garantirsi una selezione intelligente e mirata del personale.
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Vita dei Soci
PAMP SA presenta per la prima volta il suo Bilancio socio-ambientale Una prima per l’azienda di Castel S. Pietro attiva nel settore dei metalli preziosi
PAMP è da sempre attenta al concetto di qualità esteso, un concetto che contempla l’eccellenza nella produzione ma anche il rispetto dell’ambiente, della sicurezza e delle persone. Con lo scopo di presentare in maniera concreta la sua filosofia ed il suo impegno per realizzare gli obiettivi nonché i risultati raggiunti in tali ambiti, PAMP pubblica per la prima volta il suo Bilancio socio-ambientale, un documento volto ad approfondire il ruolo dell’impresa nell’ottica delle relazioni intrattenute con i propri portatori d’interesse.
Intervista con Umberto Magro, Direttore PAMP SA Come mai l’esigenza di pubblicare un Bilancio socio-ambientale? “Per PAMP gli aspetti ambientali, sociali, etici e della sicurezza sono centrali. Il Bilancio socio-ambientale rappresenta uno strumento concreto per quantificare il nostro impegno in questi ambiti e permettere una comunicazione completa e trasparente verso i nostri portatori d’interesse, condividendo con loro la volontà di continuare a lavorare per uno sviluppo sostenibile”. Nel Bilancio è citato il concetto QASE: di cosa si tratta? “QASE significa Qualità, Ambiente, Sicurezza e Salute, Etica. Si tratta di un concetto di qualità esteso, volto a contemplare e integrare questi diversi aspetti, con il fine ultimo di garantire la soddisfazione della clientela rispettando le esigenze e necessità di tutti gli stakeholder. Le certificazioni recentemente conseguite (tra queste ISO 9001, ISO 14001, OHSAS 18001), le iniziative promosse in tema di sicurezza sul lavoro, i gruppi di studio e di lavoro istituiti di concerto con le autorità pubbliche e la cittadinanza sono tutte manifestazioni tangibili di questi valori”. Ci faccia qualche esempio concreto di iniziativa o misura adottata. “La politica di formazione dei dipendenti regolata da un concetto e da un piano che prevede l’arricchimento personale e professionale costante. Il coinvolgimento del personale nella promozione della sicurezza con la creazione di un gruppo di rappresentanti per il dialogo costante con la direzione. L’integrazione nella comunità locale con il sostegno alla squadra di calcio dell’AS Castello e all’Istituto Sant’Angelo di Loverciano. La normalizzazione dell’uso di corrente attraverso una distribuzione omogenea nell’arco delle 24 ore. Gli investimenti in efficienti e moderni dispositivi che consentono l’ottimizzazione dei consumi energetici”. PAMP ha svolto negli anni un grande lavoro in particolare sul piano ambientale… “L’azienda si è impegnata molto per diminuire l’impiego di risorse e migliorare l’impatto ambientale. I risultati sono stati notevoli, raggiunti grazie ad importanti investimenti, all’organizzazione interna, a controlli sistematici e all’ottima collaborazione con il Dipartimento del territorio, con il Municipio e con il gruppo creato dai nostri vicini confinanti Vivigorlaedintorni”.
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Lo svolgimento delle attività di un’azienda ha implicazioni non solo a livello economico ma anche sociale ed ambientale. Questi aspetti devono poter essere in equilibrio ed integrarsi in maniera armoniosa tra loro affinché l’azienda stessa possa perseguire il concetto di qualità esteso e quindi la soddisfazione di tutti i portatori d’interesse. Il Bilancio socio-ambientale di un’azienda rappresenta quindi un’occasione di dialogo che permette di raccontare questa filosofia, stimolando la comprensione del ruolo imprenditoriale, ambientale e sociale di un’impresa e condividendo gli obiettivi, i traguardi e le visioni.
Un momento della presentazione del Bilancio socio-ambientale. Da sin.: Fiorenzo Arbini, Umberto Magro e Franco Porro
Dopo l’ottenimento delle diverse certificazioni ISO 17025, 9001, 14001 e OHSAS 18001, con la pubblicazione del suo Bilancio socio-ambientale, PAMP desidera compiere un ulteriore passo nell’ottica dell’apertura, dell’incontro e del confronto verso i suoi pubblici di riferimento, siano questi i clienti e fornitori come pure la comunità e le istituzioni. Grazie a questo nuovo strumento, l’azienda di Castel S. Pietro può infatti raccontare in maniera completa ed esaustiva la propria strategia aziendale fondata sulla ricerca e sul perseguimento dell’eccellenza, sulla salvaguardia dell’ambiente e sul rispetto delle persone e degli enti governativi.
A livello di responsabilità sociale, tra gli aspetti principali, risulta fondamentale l’attenzione verso le risorse umane, sia nella politica occupazionale come pure nella formazione e, in particolare, nell’ambito della sicurezza e salute sul lavoro. Un ruolo di primo piano è svolto anche dalla volontà dell’azienda di integrarsi e partecipare alla vita della comunità locale. Dal punto di vista della responsabilità ambientale, per PAMP è essenziale la ricerca costante di soluzioni tecnologiche e di processo mirate a ridurre sempre più l’impatto ambientale, minimizzando i consumi e rendendo più efficiente l’utilizzo delle risorse.
La PAMP ha presentato il suo Bilancio socio-ambientale all’Istituto Sant’Angelo di Loverciano (Castel S. Pietro), Istituto che l’azienda sostiene da parecchio tempo. Negli ultimi due anni, PAMP ha finanziato interamente un corso di disegno creativo per i ragazzi. La struttura di Loverciano accoglie circa 40 ragazzi e ragazze, tra i 6 e i 18 anni, con problemi di apprendimento talvolta associati ad altri disturbi. L’Istituto svolge attività di formazione ed educazione: l’obiettivo è quello di permettere ai ragazzi di vivere con la maggior indipendenza possibile la loro vita sociale.
PAMP SA 6874 Castel San Pietro Tel. +41 91 695 04 50 Fax +41 91 695 04 51 info@pamp.com www.pamp.com
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
Züst & Bachmeier SA: l’arte del trasporto qui è di casa 1911 – 2011: da cent’anni pionieri del trasporto
La storica sede di Chiasso svetta su Via Motta. Un palazzo storico nella via della stazione di Chiasso, in pieno centro e a due passi dal valico doganale. Una posizione strategica, che da anni i clienti di Züst & Bachmeier SA conoscono bene. L’azienda viene fondata nel lontano 1911, e da un secolo si prodiga al servizio dei clienti che le affidano le loro spedizioni di merci di diverso tipo nel mondo. Al pari dell’evoluzione tecnologica, dove una volta erano i carri ed i cavalli, oggi Züst & Bachmeier si presenta con una moderna ed efficiente struttura che garantisce un servizio specifico per ogni esigenza. Dal 2010 l’azienda si è dotata di un nuovo assetto interno, ed oggi conta 12 validi e motivati professionisti con ambiziosi progetti di crescita perché si desidera fortemente dare nuovo lustro al già consolidato prestigio di questo marchio. Conosciuta a livello mondiale per la sua professionalità e storicità, garantisce un’accurata gestione di ogni spedizione, lo scambio merci da un Paese all’altro, potendo contare su partnership consolidate ed una rete di agenzie e corrispondenti sparsi per il globo. Trasporto stradale, ferroviario, marittimo o aereo? Movimentazione di oggetti preziosi come opere d’arte? Un invio eccezionale per dimensioni e/o peso? Prodotti chimici o pericolosi? Nessun limite… Una consulenza ad hoc dalla A alla Z per ogni cliente, per ogni collo e per ogni invio. Il personale che lavora per Züst & Bachmeier è preparato a risolvere ogni specifico problema e a consigliare non solo la via di trasporto più conveniente, ma anche le tecniche accessorie quali operazioni di sdoganamento, cross trading, transito a confine, assicurazione, magazzinaggio e distribuzione. Una struttura interna organizzata a comparti garantisce collaboratori motivati e soprattutto altamente specializzati nel settore di riferimento. Oggi Züst & Bachmeier è una realtà consolidata e grazie all’intesa con UBV Group SPA - gruppo italiano leader indiscusso nel trasporto gommato in ambito nazionale ed internazionale, di cui l’azienda chiassese è agente esclusivo per il ticino - può offrire collegamenti giornalieri con tutte le principali piattaforme europee.
Le opere d’arte
Il primo settore nel quale l’azienda è considerata un pioniere è quello dedicato alle opere d’arte. Pitture, quadri, statue, antichità di valore inestimabile… “pezzi” di storia pregiati che devono essere protetti ad ogni costo, cominciando per l’appunto dal trasporto. L’azienda è membro ICEFAT (International Convention of Exhibition and Fine Art Transport), marchio certificato nel trasporto di quadri ed oggetti preziosi. 44 Ticino Business
La specializzazione in questo settore è legata ad uno dei fondatori che ha lasciato la sua impronta all’azienda, Giovanni Züst, che è stato un collezionista di opere d’arte. Nel 1966 donò tutto il suo patrimonio artistico alla Pinacoteca Züst di Rancate. Oggi la Pinacoteca cantonale Giovanni Züst raccoglie opere di artisti attivi sul territorio ticinese dal XVII al XIX secolo. Ecco allora come l’azienda, grazie alla specializzazione di alcuni suoi collaboratori, possa offrire un’assistenza specialistica in tutto ciò che riguarda il trasporto di opere d’arte di qualsiasi genere, ma non solo: al trasporto si aggiungono l’imballaggio, l’immagazzinaggio, i sopralluoghi e l’organizzazione di mostre di opere d'arte per gallerie e musei, con corrispondenti in tutto il mondo. Per queste pratiche così
peo in collaborazione con i principali network ferroviari. Le principali merci trasportate sono prodotti siderurgici, chimici, cellulosa, carta, legno segato e in tronchi. Il magazzinaggio, la distribuzione e la consegna sono offerti a domicilio sia con autotreno che con carrello stradale.
Il trasporto marittimo ed aereo
L’azienda è forte di una folta rete di agenti in tutti i principali porti ed aeroporti europei. Per questo settore sono stati selezionate le migliori compagnie aeree e navali, considerate più affidabili, veloci e puntuali. Cielo e mare non hanno confini.
Un ringraziamento speciale specifiche vengono utilizzate le più moderne e sicure attrezzature per oggetti preziosi e delicati (come ad esempio: automezzi con sospensioni pneumatiche, sponda idraulica, sistema di sicurezza satellitare e dotato di controllo della climatizzazione, cabine di sicurezza e sotto vincolo doganale). Anche tutte le pratiche doganali e la burocrazia legata a questo tipo di operazioni è curata da Züst & Bachmeier.
Altre specializzazioni
Grazie alle collaborazioni con partner italiani, Züst & Bachmeier ha potuto specializzarsi anche in altri settori, come quello della moda, degli accessori e del tessile, arrivando a collaborare con primarie aziende italiane di alta moda, che hanno la loro base nel Nord Italia e in Ticino.
In virtù del centenario che si celebrerà quest’anno, la Direzione dell’azienda desidera ringraziare i professionisti che per maturata anzianità hanno terminato la collaborazione presso la Züst & Bachmeier e solo grazie ai quali determinati obiettivi non sarebbero sicuramente stati raggiunti. Un grande Grazie anche alla storica clientela che ha rinnovato anno dopo anno la fiducia nella nostra organizzazione ed ai nuovi clienti che hanno deciso di credere nei nuovi progetti. Ci piace pensare che l’opera d’arte da conservare più gelosamente in azienda possa essere il proprio patrimonio interno: LE RISORSE UMANE! Più che in altre realtà, nelle società di servizi sono un contributo prezioso con il proprio impegno e dedizione al successo di qualsiasi operazione.
Il settore del trasporto camionistico
Un classico per ogni spedizioniere, Züst & Bachmeier non fa eccezione. Vengono offerti servizi camionistici "groupage" e a carico completo in collaborazione con diversi prestigiosi partner europei. I terminali di stoccaggio sono presenti sia in Svizzera che in Italia.
Il trasporto ferroviario
Il servizio ferroviario è garantito da e per ogni Paese euro-
Züst & Bachmeier SA Via Motta 6 6830 Chiasso Tel. +41 91 695 18 00 Fax +41 91 682 43 77 info@zust-bachmeier.com www.zust-bachmeier.com 45
Vita dei Soci Intervista di Lisa Pantini a Leila Dressi, Consulente DMS per il Ticino per Luisoni Consulenze SA
L’importanza dell’assessment e del newplacement nel contesto HR ticinese
Leila Dressi
Signora Dressi, può tracciare in alcune righe un suo breve profilo professionale? “Dopo la laurea in Lettere all’Università di Zurigo mi sono diplomata in Psicologia Applicata a Londra. Ho completato le mie conoscenze professionali con una formazione di Coaching presso la Zürcher Hochschule für Angewandte Psychologie. Al momento seguo un corso di studi Master in Human Capital Management. Dispongo di un’esperienza pluriennale nel campo Assessment, Newplacement e gestione di progetti/personale in ambito finanziario, assicurativo e formativo”. Quali sono le sue aree di intervento in Luisoni Consulenze SA e in DMS? “Le aree di intervento sono principalmente tre e sono indirizzate a destinatari che ricoprono funzioni manageriali medio/alto e specialisti con compiti di conduzione e non, o di direzione di progetto: 1. Assessment per la selezione del personale esterno all’azienda o per il riposizionamento e/o la promozione interni all’azienda. 2. Assessment per la diagnosi del potenziale del capitale umano interno all’azienda e l’individuazione dei talenti e la relativa ritenzione. 3. Newplacement, si tratta di un sostegno d’accompagnamento mirato alla ricerca di un reinserimento professionale”. Quale rilevanza assume l’assessment per le PMI ticinesi? “Tale strumento è ideale per individuare il potenziale, incentivare le capacità individuali, rafforzare le persone, ma soprattutto sostenere le aziende nei loro processi decisionali durante la fase di selezione del personale. La validità dei risultati forniti attraverso l’utilizzo di tale strumento contribuisce al successo dell’impiego ottimale del capitale umano. La diagnosi comportamentale risultante da un assessment permette all’individuo in questione di aumentare la consapevolezza in merito ai propri punti di forza e le aree di sviluppo. All’azienda, invece,
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permette di orientare i comportamenti individuali verso un allineamento agli obiettivi aziendali sempre più strategici”. Può descriverci come si svolge l’intervento di assessment? “Il processo di assessment va concordato direttamente con il committente sulla base del profilo richiesto, del potenziale atteso, e dell’ambiente/del contesto/della cultura aziendale. Sulla base degli elementi raccolti, vanno definite le competenze/ comportamenti chiave della posizione in questione ed in seguito si procede alla selezione di metodi e strumenti diagnostici da sottoporre all’individuo. Al candidato ed al committente va consegnato e discusso un rapporto scritto contenente l’analisi dei comportamenti osservati, un riassunto dei punti di forza ed i limiti, così anche delle proposte di intervento per un piano di sviluppo personale”. Dato il particolare momento congiunturale, quale è il valore che assumono queste pratiche nella gestione aziendale e nelle risorse umane? “Le aziende sempre più non si possono permettere di commettere degli errori nella selezione del personale e di investire dunque in una risorsa incapace di soddisfare le attese di un ruolo specifico. Costerebbe troppo. In un momento dove la capacità di
gestione del cambiamento e l’adattarsi a situazioni nuove diventa una competenza di primaria importanza, gli strumenti che promuovono e sostengono tali comportamenti assumono una rilevanza centrale. La scelta di impiegare degli assessment come pratica per il riconoscimento e la creazione di consapevolezza delle competenze distintive è un investimento che permette di aumentare l’efficacia aziendale e di guadagnare un vantaggio competitivo. La valorizzazione del proprio capitale umano è sempre più vissuta dalle aziende come un presupposto vincente per il raggiungimento degli obiettivi strategici prefissati”. Che cosa ci può dire invece riguardo al newplacement? “Il newplacement consente all’individuo sia di elaborare una situazione problematica trascorsa che di riflettere sui prossimi obiettivi professionali prendendo coscienza delle competenze ed attivando le risorse. In questo modo si intende rendere il processo di riorientamento e dunque di reinserimento professionale tempestivo ed il più possibile corrispondente alle proprie esigenze ed aspirazioni. In Ticino assistiamo ad una maggiore richiesta di interventi di newplacement, poiché vi sono ancora diverse aziende che stanno riorganizzando”.
Come si svolge l’accompagnamento di un collaboratore nell’uscita dall’azienda? “Lo svolgimento del percorso di newplacement viene definito in funzione alle esigenze specifiche discusse con il diretto interessato e si basa su un percorso modulare che va a toccare le seguenti fasi: - definizione della situazione personale attuale, - gestione del cambiamento ed analisi del percorso professionale, - confronto tra percezione personale ed esterna; identificazione dei punti forti/delle aree di sviluppo, - sviluppo di una strategia di candidatura e preparazione della documentazione, - accompagnamento mirato finalizzato al colloquio di presentazione, - coaching processo di candidatura”. Luisoni Consulenze SA via Balestra 9 6900 Lugano Tel. +41 91 911 30 00 Fax +41 91 923 55 43 www.luisoni.ch
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Vita dei Soci Vita dei Soci
(Ri)qualifica pRofessionale = foRmazione (Ri)qualifica professionale = Formazione
Il tema è di grande attualità perché riguarda la maggioranza dei disoccupati, dei giovani che si presentano per la prima Il temasul è di grande attualità perché riguardache, la maggioranza volta mercato del lavoro e di coloro avendo già dei un disoccupati, dei giovani che particolari si presentano per la eprima volta impiego, devono soddisfare esigenze i cambiasul mercato lavoroine cui di coloro che, avendo già un impiego, menti delle del aziende sono occupati. devono soddisfare particolari esigenze cambiamenti delle Allora che fare? Innanzitutto pensare eadi un aspetto fondaaziende in cui sono occupati. mentale, ovvero che la competitività la si raggiunge con Allora che aziendali fare? Innanzitutto pensare ad un aspetto fondamenstrategie in grado di anticipare le esigenze del tale, ovvero che la competitività la si raggiunge con strategie mercato e di essere capaci di attuarle prima degli altri. aziendali in grado di anticipare le esigenze del mercato e di Per la loro realizzazione si deve disporre di risorse umane essere capaci di attuarle prima degli altri. preparate, motivate ed si“allenate” ad affrontare il cambiaPer la loro realizzazione deve disporre di risorse umane premento, che diventa un imperativo per tutti. parate, motivate ed “allenate” ad affrontare il cambiamento, Oggidiventa bisogna il coraggio di cambiare i modelli per la che unavere imperativo per tutti. formazione che deve percorso “proOggi bisogna“passiva” avere il coraggio di diventare cambiare iun modelli per la forattivo”, secondo varie popolazioni interessate: mazione “passiva”leche deve diventare un percorso “proattivo”, secondo le varie popolazioni interessate:
Neofiti
Lavoratori
Disoccupati
Cosa? Riqualifica professionale
Chi?
Perché?
Inserimento nel mondo del lavoro
Sviluppare nuove competenze
Trovare un posto di lavoro
Il modello Qualicon, propone: FASE A: ANALISI DEI BISOGNI
Esaminare lo scenario attuale del mercato del lavoro e dell’inFASE A: ANALISI DEI BISOGNI dividuo, fissando gli obiettivi strategici da raggiungere a breve Esaminare lo scenario attuale del mercato del lavoro e termine. dell’individuo, fissando gli obiettivi strategici da raggiunge-
re a breve termine.
Mercato del lavoro Tramite delle esigenze e dei fabbisogni dei vari settori Mercatol’analisi del lavoro aziendali e merceologici si identificano quali sono i dei ruolivari ricercaTramite l’analisi delle esigenze e dei fabbisogni setti. deiebisogni si devesibasare sulle seguenti questioni: toriL’analisi aziendali merceologici identificano quali sono i ruoli • Qual’è il bisogno primario dell’azienda? ricercati. L’analisi dei bisogni si deve basare sulle seguenti • Quali sono le professionalità che l’azienda ricerca e che questioni: • Qnecessita ual’è il bisogno primario per rendere più dell’azienda? efficace la propria competitività • Q(grado di innovazione, produttività, ecc.)? uali sono le professionalità che l’azienda ricerca e che per rendere più efficace la propria competitività • necessita Quali prospettive future possiede l’azienda? di innovazione, produttività, ecc.)? • (grado Che tipo di risorsa umana richiede per raggiungere queste • Qprospettive? uali prospettive future possiede l’azienda?
• Che tipo di risorsa umana richiede per raggiungere queste
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Ticino Business
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- il potenziale dell’individuo (caratteristiche attitudinali e competenze di base). FASE B: CATALOGO DELLE DISPONIBILITÀ
Per poter rispondere alle necessità dell’individuo e alle esi-
FASE DELLE DISPONIBILITÀ genze B: di CATALOGO mercato, viene “alimentato” un catalogo delle diPer poter rispondere alle necessità dell’individuo e alle “ideale” esigenze sponibilità che permette di identificare la persona di viene “alimentato” un catalogo necessaria. delle disponibilità ed mercato, individuare la riqualifica professionale che permette di identificare la persona “ideale” ed individuare la riqualifica professionale necessaria.
FASE C: FORMAZIONE E RIQUALIFICA PROFESSIONALE Principio
FASE C: FORMAZIONE E RIQUALIFICA Il principio della formazione è quello diPROFESSIONALE poter (ri)abilitare
Il modello Qualicon, propone:
prospettive?
Individuo A prescindere dalla sua natura, stato sociale, professione attuale, Individuoecc. deve essere effettuata una valutazione (assessment) per identificare: A prescindere dalla sua natura, stato sociale, professione at• le aspettative dell’individuo (obiettivi professionali), tuale, ecc. deve essere effettuata una valutazione (assessment) • il identificare: potenziale dell’individuo (caratteristiche attitudinali e per - competenze le aspettativedidell’individuo (obiettivi professionali), base).
Principio l’individuo alla nuova realtà professionale che si prospetta. Il principio della formazione è quello di poter (ri)abilitare l’inRealtà ricercata dall’individuo stesso o indotta dalle esigenze dividuo alla nuova realtà professionale che si prospetta. Realdelricercata mercato.dall’individuo stesso o indotta dalle esigenze del tà Realizzazione mercato. La (ri)qualifica professionale avviene tramite un processo Realizzazione costituito da 3 tappe fondamentali: – Stage – co(ri) La (ri)qualifica professionale avvieneFormazione tramite un processo Collocamento. stituito da 3 tappe fondamentali: Formazione – Stage – (ri) 1. Formazione: le basi teoriche permetteranno all’individuo Collocamento. promuovere le proprie competenze di base e di ricer1. di Formazione: le basi teoriche permetteranno all’individuo di carne delle altre richieste dal mercato del elavoro. promuovere le proprie competenze di base di ricercarne 2. delle Stage:altre periodi pratici che consentiranno di acquisire richieste dal mercato del lavoro. 2. Stage: periodi pratici che econsentiranno acquisire espeesperienza professionale conoscere il di mondo del lavoro rienza professionale e conoscere mondo del lavoro con vacon valutazioni intermedie sulleil capacità effettive. intermedieattraverso sulle capacità effettive. e un accompa3. lutazioni (ri)Collocamento: un sostegno 3. (ri)Collocamento: attraverso un accompagnagnamento, il tutor valorizzaunesostegno valuta lee competenze acmento, il tutor valorizza valuta competenze aiutando acquisite quisite durante gli stage ee la fase le di formazione, durante gli stage e la fasenel di formazione, aiutando l’individuo l’individuo ad inserirsi posto di lavoro e a mantenere ad inserirsinelle nel posto di lavoro e a mantenere la fiducia nelle la fiducia proprie capacità. proprie capacità.
Obiettivo
Obiettivo Sviluppo delle capacità interdisciplinari dell’individuo ed Sviluppo delle capacità interdisciplinari dell’individuo ed inteintegrazione dell’individuo nel mercato del lavoro o al reingrazione dell’individuo nel mercato del lavoro o al reinserimento serimento nell’azienda. nell’azienda. Tutti i portatori d’interesse, pubblici e privati, devono avere il coraggio di “rompere” schemi di formazione statici promuovenTutti portatori d’interesse, pubblici con e privati, devono avere il do la i(ri)qualificazione professionale l’obiettivo di rendere coraggio “rompere” schemi di formazione statici promuole personedipiù competitive nel mondo del lavoro. Lo Stato deve vendo la (ri)qualificazione condiretto l’obiettivo rensostenere tali iniziative conprofessionale il finanziamento delle di persodere le persone piùseguire competitive nel mondo del lavoro. Lo Stato ne che intendono la formazione “Proattiva”.
deve sostenere tali iniziative con il finanziamento diretto delle
persone che intendono seguire la formazione “Proattiva”. Per maggiori informazioni: QUALICON Consulenze SA Centro Mondainformazioni: 4, A la Munda, 6528 Camorino Per maggiori Tel. +41 91Consulenze 857 81 33SA QUALICON Fax +41Monda 91 8574,81 Centro A 34 la Munda, 6528 Camorino info@qualiconsulenze.ch Tel. +41 91 857 81 33 www.qualiconsulenze.ch Fax +41 91 857 81 34 info@qualiconsulenze.ch www.qualiconsulenze.ch
Vita dei Soci di Lorenza Bernasconi, Marketing Manager Gruppo Sicurezza SA
LA SICUREZZA CHE SI AMA PROTEZIONE ATTIVA Lorenza Bernasconi
Un canguro con un cucciolo nel suo marsupio. Questa avventura iniziò nel 1998. E da quella data abbiamo compiuto salti sempre più importanti nel ramo della sicurezza e dei servizi ad essa correlati, fedelmente accompagnati dalla nostra simpatica e rassicurante icona. Un canguro con il cucciolo che porta nel marsupio non ha limiti di spazio né di movimento, permettendo al suo piccolo di vedere e conoscere il mondo da un punto di vista decisamente sicuro e protetto. La sicurezza è una sensazione positiva, che si ama e si apprezza in tutto il suo essere. Per analogia, la sicurezza deve essere libertà di pensiero, di movimento, di espressione, di evoluzione. Abbiamo trovato delle similitudini interessanti nella società attuale ed elaborato dei servizi che sono poi diventati un “must” con il tempo. Saper ascoltare le esigenze, mantenendo un contatto privilegiato con il settore, ci ha permesso di anticipare il mercato della sicurezza, garantendo servizi e prodotti a 360° che soddisfano tutte le richieste. Costantemente in ascolto delle esigenze, analizziamo la società nella quale viviamo e lavoriamo quotidianamente per capirne i meccanismi ed anticiparne le richieste. Come abbiamo sottolineato durante il precedente redazionale, la prevenzione è un concetto fondamentale e di grande valore se utilizzato nel modo ottimale. È pure un dato certo che l’utente si trova disorientato rispetto a quanto propone il mercato, è sovente in difficoltà nel riconoscere le proposte migliori e più efficaci alle sue esigenze, teme di doversi muovere andando a contattare diversi interlocutori e di trovarsi di fronte a importi di spesa esorbitanti o poco chiari. Una sola cosa certa egli sa: desidera essere invaso da una sensazione di sicurezza che lo segue in tutte le attività che egli svolge per se stesso e per i suoi cari, è alla ricerca della sensazione di un marsupio che gli ricordi il suo vivere all’interno del grembo materno, garantendogli piena sicurezza nelle dinamiche della sua vita quotidiana, sperimentandone tutte le sue sfaccettature, con la consapevolezza di potersi rifugiare in un contesto di piena e totale sicurezza. La rappresentazione del canguro vuole illustrare un concetto di servizi orientati al Cliente, modulabile in funzione degli stili di vita e delle esigenze, un concetto di Protezione Attiva dunque, presente ed efficace che si muove con l’individuo, contrariamente a quanto si possa immaginare. Difatti, la sicurezza non deve essere sinonimo di coercizione, confinamento o subordinamento alla tecnica, bensì è la tecnologia che è subordinata e plasmata alle esigenze e necessità di sicurezza dell’essere umano. Da queste riflessioni è nata Protezione Attiva, un sistema d’allarme dedicato principalmente ai privati ed aziende ad un costo di partenza CHF. 2'450.- inclusa l’installazione. Il sistema di sicurezza è modulabile ed espandibile in funzione
delle esigenze, della vastità degli spazi da proteggere e del concetto di sicurezza che si definisce con il Cliente. Di facile utilizzo, discreto ed accattivante nel suo design è formulato per l’utilizzo in ogni ambiente. Nella Protezione Attiva è incluso un servizio di pronto intervento tecnico 24h/24h, 365 giorni l’anno, l’estensione della garanzia a 5 anni, un servizio di manutenzione annua, la gestione proattiva dei segnali di allarme dalla Centrale Operativa 24h/24h, l’intervento di pattuglie di agenti addestrati e formati a svolgere delicate missioni di pronto intervento. Il tutto tramite la sottoscrizione di un unico abbonamento mensile non più oneroso di un canone telefonico. Con la Protezione Attiva il Cliente ed i suoi cari si sentono in un marsupio, protetti e sicuri, senza preoccuparsi di sottoscrivere diverse tipologie di contratti con molteplici aziende. Ne basta solo uno: la Protezione Attiva. Riscontriamo la soddisfazione di questo servizio dall’incremento rilevante delle richieste e dalle confortanti testimonianze dei nostri Clienti. Difatti, quando l’utente inserisce il sistema, si innesca il “Marsupio” attorno a lui ed ai suoi cari, attivando un’organizzazione professionale, discreta e costantemente vigile pronta ad intervenire secondo le modalità concordate. L’utente ha quale unica incombenza quella di attivare il sistema e la sua Protezione si Attiva. La nostra missione diventa dunque un successo affermato e accolto dai Clienti stessi. A tale scopo, non ci possiamo definire solo dei venditori di sicurezza ma – tramite la nostra missione – siamo riconosciuti quali integratori di sicurezza, che è un concetto ben diverso da cui partire per offrire ad ogni tipologia di clientela la soluzione migliore, instaurando con essa un rapporto basato innanzitutto sulla fiducia per raggiungere ottimi risultati di reciproca soddisfazione. Grazie a Protezione Attiva, Gruppo Sicurezza risponde in modo ideale alle esigenze dei privati che hanno la necessità primordiale di preservare i valori, soprattutto quelli affettivi che nessuna assicurazione può ripagare e sostituire. Protezione Attiva è pure la soluzione preventiva all’attuale congiuntura – in riferimento alla criminalità maggiormente presente nel settore privato – che verte principalmente all’attacco dei beni di tipo affettivo. La Protezione Attiva diventa dunque una sicurezza che si ama. Gruppo Sicurezza SA Via Cantonale 20. 6942 Savosa Tel. +41 91 935 90 50 Fax +41 91 935 90 59 info@grupposicurezza.ch www.grupposicurezza.ch
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Vita dei Soci
Parlando di software gestionale Gentlemen’s agreement in Ticino. Due affermate società per un unico gestionale: Studio Picas SA e Chiodoni Luigi SA
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Didier Boissard Marketing Manager Studio Picas SA
Ogni imprenditore ed ogni titolare d’azienda, soprattutto all’interno delle PMI, si confronta con diverse scelte in ambito informatico e gestionale, volte a migliorare l’efficienza dei processi della propria impresa. Le società Chiodoni Luigi SA e la Studio Picas SA, da oltre un decennio promuovono uno tra i programmi gestionali più utilizzati in Svizzera, collaborando per l’assistenza, la vendita e lo sviluppo dello stesso direttamente con la casa madre, la SelectLine. Abbiamo rivolto ai rappresentanti delle due società alcune domande per poter meglio comprendere i vantaggi e l’efficacia di questo innovativo programma gestionale e l’abbiamo fatto con il Sig. Paolo Bentoglio (Direttore della Chiodoni Luigi SA) e con il Sig. Didier Boissard (Marketing Manager della società Studio Picas SA). Entrambi ci hanno descritto con entusiasmo e professionalità le potenzialità del prodotto, le loro valutazioni e ci hanno raccontato un breve squarcio dell’importante storia delle rispettive aziende, che da oltre 10 anni promuovono e collaborano per la promozione, l’assistenza e la vendita del prodotto sul territorio ticinese.
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Paolo Bentoglio Direttore, Economista aziendale Chiodoni Luigi SA
Perché una PMI sceglie SelectLine?
“Innanzitutto, ci informano i nostri interlocutori, il programma gestionale SelectLine ha un rapporto tra qualità e prezzo assolutamente concorrenziale e risponde in maniera efficace alle esigenze, sempre in crescita, delle PMI. Il programma SelectLine si distingue per la propria versatilità e per la propria stabilità garantendo, grazie al concetto modulare, un’efficace ed efficiente gestione di ordini, della cassa, della contabilità finanziaria, come pure dei salari e delle poste aperte che sono tra le voci più utilizzate nei diversi settori aziendali. SelectLine, come detto, è in continua evoluzione e l’aggiornamento del prodotto viene garantito anche grazie al supporto e dalle indicazioni che giungono da oltre 20’000 aziende svizzere (oltre 500 in Ticino) che utilizzano con piena soddisfazione il software e segnalano in continuazione le nuove esigenze che seguono il corso dello sviluppo aziendale. Queste segnalazioni permettono lo studio e lo sviluppo di nuovi contenuti ed applicativi che sono un vantaggio concreto per tutti gli utenti esistenti e futuri”.
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Contabilità
Gestione Salari
Come è nata la vostra collaborazione per questo prodotto?
“Come spesso accade è dovuta ad una questione di fortunate coincidenze. A partire dall’anno 2000 la ditta Studio Picas SA di Poschiavo, con sede, oggi, anche a Bioggio, e la ditta Chiodoni Luigi SA di Lugano, hanno iniziato a commercializzare il software gestionale SelectLine. Con la Vision di poter incrementare ulteriormente la diffusione del prodotto, la SelectLine, affida alla Studio Picas SA e alla stessa Chiodoni Luigi SA, la distribuzione per tutto il territorio della Svizzera italiana. Nasce così l’incontro commerciale tra le due realtà. Oggi possiamo vantare una collaborazione di gentlemen’s agreement a tutto vantaggio dei nostri clienti e dei clienti potenziali a cui potremmo sempre dare continuità, assistenza e consulenza su questo interessantissimo prodotto. Una sicurezza in più!”
Quale è il valore aggiunto di SelectLine?
“In primis i tempi d’introduzione del programma sono brevissimi, l’utilizzo è intuitivo, semplice ed efficace, grazie a moduli perfettamente integrati tra loro, che permet-
Gestione Ordini
te alle aziende di avere risultati immediati risparmiando uno dei beni più preziosi: il tempo. Inoltre l’affidabilità del software ed i contenuti permettono l’ottimizzazione dei processi aziendali”.
In conclusione, cosa potete promettere ai lettori di Ticino Business?
“Più che promesse, possiamo mettere a disposizione tutta la nostra competenza ed esperienza proponendo ai vostri lettori una visita ed una prova del prodotto senza impegno”. Approfittate delle prestazioni offerte da SelectLine e contattateci! Studio Picas SA Via Mulini 6 6934 Bioggio Tel. +41 923 36 59 Fax +41 923 37 33 studio@picas.ch www.picas.ch
Chiodoni Luigi SA Via Moncucco 1 6900 Lugano Tel. +41 91 966 88 44 Fax +41 91 966 39 59 info@chiodoni.ch www.chiodoni.ch
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Vita dei Soci di Mario Gabriele Albera, Gemana Consulting SA
Le comunicazioni delle operazioni commerciali tra ITALIA e SVIZZERA
Con oggi diamo inizio ad una serie di articoli finalizzati ad aprire una finestra sulla vicina Italia per osservarne le novità, le tendenze, ovviamente in materia fiscale, con le conseguenti reazioni che spesso si scatenano di fronte a comportamenti del legislatore italiano troppo spesso ispirati a pregiudizi quando non ad interessi protezionistici che portano a superare arbitrariamente la gerarchia tra norme di diritto internazionale e norme interne, creando non poco disagio e turbamento ai commerci internazionali. Nella stessa dimensione prospettica si pone, poi, l’Agenzia delle Entrate che non tralascia di confortare dette norme emanando circolari interpretative incentrate su di una visione miope e partigiana. La Stampa ed i Media più in generale, completano il fuoco di fila. A noi professionisti transnazionali il compito di fare un po’ di ordine fornendo informazioni che confidiamo potranno essere ritenute utili dagli operatori svizzeri che hanno relazioni con controparti italiane per limitarne quanto meono lo stupore quando ci si trova di fronte a richieste a dir poco incomprensibili. Il primo argomento scelto si riferisce alla interpretazione restrittiva che viene data, in Italia, a proposito dell’obbligo di comunicazione delle operazioni effettuate nei confronti di operatori economici aventi sede, residenza o domicilio negli Stati o territori, considerati, appunto dall’Italia, a regime fiscale privilegiato. Il riferimento normativo si riassume nel ricordare il D.L. del 25 marzo noi 2010 n.40, convertito dalla legge del 22 maggio 2 010 n.73 ed il D.M. del 5 agosto 2010, pubblicato sulla GU. n.191 del 7 agosto 2010, che ha fornito ulteriori precisazioni e preposto nuovi termini per l’invio delle comunicazioni. L’Agenzia delle entrate, nel prosieguo è intervenuta con ulteriori chiarimenti. Senza approfondire gli obblighi della comunicazione a carico di detti soggetti, ci sembra interessante ricordare l’individuazione che viene sviluppata dal punto di vista italiano dei Paesi che rientrano nella c.d. black-list in quanto non ci sembra fuor di luogo constatare come il dettato interpretativo irrigidisca, una volta di più, i rapporti tra Italiana e Svizzera. Ci si trova, infatti, di fronte ad una duplice realtà normativa riguardante l’elencazione di Paesi da considerarsi, appunto, a fiscalità privilegiata e scarsamente collaborativi in tema di scambio di informazioni. La prima elencazione, promulgata a sostegno della legittima detraibilità dei costi pone una presunzione relativa alla indetraibilità di questi costi se generati da soggetti economici aventi sede, residenza o domicilio negli Stati o territori di cui al D.M. del 4 maggio 1999. Ora in tale elenco la Svizzera è ricompresa senza limitazione alcuna. Successivamente un’altra elencazione rilevante ai fini della presunzione di residenza in Italia delle persone giuridiche,
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contenuta nel D.M. del 21 novembre 2001, fa riferimento alla Svizzera quale Paese a fiscalità privilegiata con esclusivo riguardo alle società non soggette alle imposte cantonali e municipali. Il quesito appare evidente. Quale delle due elencazioni deve essere presa in considerazione dagli operatori italiani che pongono in essere relazioni commerciali con imprenditori svizzeri ai fini della comunicazione di dette operazioni alla Agenzia delle Entrate Italiana? Proprio l’Agenzia delle Entrate, ha ovviamente ritenuto, contrariamente alla conclusione cui si addiverrebbe se si tenesse in maggior conto le ragioni ispiratrici delle norme, che ogni singola operazione intercorsa con soggetti svizzeri deve essere oggetto di segnalazione, senza alcuna distinzione. Di contro sembrerebbe più logico il ritenere che l’obbligo in parola trovi la sua piena applicazione per le relazioni commerciali poste in essere son Entità Svizzere che godono di particolare agevolazione; proprio come previsto nel DM del 2001. Non c’è ombra di dubbio sul fatto come la interpretazione più restrittiva crei un aggravio di burocrazia per gli operatori economici con la evidente conseguenza di una palese discriminazione delle aziende svizzere. Di contro, una interpretazione che si limiti a contemplare la Svizzera, a proposito della sua appartenenza alla Black List limitatamente alle società con imposizione privilegiata ci porterebbe a vedere escluse le relazioni intercorse con le società ad imposizione ordinaria. Quale la ragione per questa posizione restrittiva dell’Amministrazione finanziaria italiana? La risposta trova la sua giustificazione sulla semplice circostanza che le società Svizzere, in generale, potrebbero beneficiare dei regimi fiscali privilegiati con il passaggio da una tassazione agevolata ad una ordinaria, frutto questo, esclusivamente di un “ruling” (accordo con l’Amministrazione) che come tale rappresenterebbe un privilegio che tra l’altro sarebbe altresì lesivo della concorrenza. È evidente come tale interpretazione italiana si scontri con il divieto di discriminazione e con quello della parità di trattamento. Ma tant’è! In questo scenario, nella pratica quotidiana, stiamo assistendo ad una situazione quanto meno paradossale: l’imprenditore italiano assolve all’onere di comunicazione alla Agenzia delle Entrate per quanto attiene le sue relazioni commerciali con imprenditori svizzeri senza eccezione alcuna e senza farsi mancare “a futura memoria” la richiesta all’imprenditore svizzero della certificazione del suo assoggettamento ordinario a tutte le imposte previste dal nostro ordinamento. Gemana Consulting SA Via Balestra 22 A 6900 Lugano Tel. +41 91 911 00 11 Fax +41 91 911 00 28 info@gemanagroup.com
Vita dei Soci
Hotel Cadro PANORAMICA
L’Hotel Cadro Panoramica gode di una posizione immersa nel verde dove troverete un oasi di tranquillità con una vista meravigliosa sulla città di Lugano e il suo lago, il centro cittadino si raggiunge con soli 10 minuti di auto. La struttura offre 36 confortevoli camere doppie e 60 appartamenti, il ristorante principale Rôtisserie può accogliere comodamente fino a 300 persone e con piacere siamo a vostra disposizione per organizzare con voi le vostre ricorrenze di famiglia, matrimoni, compleanni, oppure cene aziendali o qualsiasi altra occasione che si presti per festeggiare un avvenimento, un pranzo o una cena. Con una vasta scelta di piatti stagionali e diverse proposte menu, il nostro Chef e la sua Brigata di cucina sanno come deliziarvi! Il vostro evento sarà accompagnato dalla meravigliosa vista sulla città e il lago di Lugano, che il nostro albergo offre ai suoi ospiti. La terrazza del nostro ristorante si presta per dei momenti di piacevole tranquillità. Per grandi eventi disponiamo anche di una sala banchetti che può accogliere comodamente fino a 800 persone. Qualora vogliate gustare una pizza o pietanze alla griglia vi proponiamo il nostro Grottino, aperto tutti i giorni dalle ore 15.00 con il suo ambiente tipicamente ticinese, una bella terrazza e annesso campo di minigolf, offre un servizio famigliare e professionale che vi accompagnerà durante la vostra cena. Per quanto riguarda il “Business” il nostro albergo offre spazi in grado di ospitare convegni, seminari e congressi con 6 sale conferenze da 10 a 1’000 persone. Tutte le sale vengono fornite con materiale tecnico all’avanguardia e la disposizione delle sale è scelta in base al desiderio del cliente. Offriamo pacchetti vantaggiosi con caffè di benvenuto, pause caffè mattutine e pomeridiane, business lunch e cene, anche personalizzati in base alle vostre esigenze. Per gli sportivi abbiamo a disposizione 12 campi da tennis, dei quali 5 campi in terra battuta, 5 campi in sintetico con sabbia al quarzo e 2 campi coperti in “supreme”, in più 2 campi da squash completano l’offerta sportiva. A Vostra disposizione abbiamo anche una piscina coperta, 2 piscine esterne, sauna e idromassaggio. Disponiamo inoltre di ampi posteggi. Hotel Panoramica – 6965 Cadro/Lugano Tel. +41 91 936 07 07 – Fax +41 91 936 07 08 info@cadro-panoramica.ch – www.cadro-panoramica.ch
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Publiredazionale di Christian Vitta
Differenze salariali in Ticino polo di scienze mediche, e tutte le altre numerose attività imprenditoriali a carattere innovativo. Ma ancora tanto deve essere fatto, senza dimenticare la necessità di vigilare sulla pressione sui salari verso il basso che può esercitare la libera circolazione delle persone. La seconda questione riguarda il divario tra retribuzioni maschili e femminili che si situa attorno al 20%. A livello svizzero queste differenze sembrerebbero imputabili in misura del 40% a fattori oggettivi, quali i ruoli ricoperti, i livelli formativi, o le competenze. Le differenze sono forti nel caso delle classi basse, si riducono poi per i redditi medio-alti e aumentano di nuovo per gli stipendi molto elevati. Le donne di oggi studiano più a lungo, si formano in maniera più completa e competitiva (già oggi nei licei ticinesi studiano più ragazze che ragazzi) e, se sostenute da strutture idonee, riescono anche ad esercitare il ruolo materno. Nel 2011 saranno diverse le ricorrenze: la giornata delle donne compirà i 100 anni, il loro diritto di voto 40, l’uguaglianza introdotta nella Costituzione 30 e la legge sulla parità dei sessi 15. Il Ticino di domani, che stiamo costruendo con determinazione da decenni, potrà, grazie alla creazione di nuovi posti di lavoro con molto valore aggiunto, cercare di diminuire queste diseguaglianze. Al Governo che uscirà molto rinnovato dalle prossime elezioni non mancheranno dunque i compiti. Compreso quello di valutare in modo proattivo gli effetti, sui due temi toccati sopra, in particolare su quello tra salari ticinesi e salari d’Oltralpe, indotti dalla grande mobilità interna, anche di carattere professionale, che sarà determinata dal 12 dicembre 2016 tra il Ticino e la Svizzera tedesca dalla messa in esercizio regolare della linea ferroviaria di base del San Gottardo.
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design: photographica
Il Ticino è da pochi anni entrato nel suo terzo secolo d’indipendenza. Deve ora cercare di colmare almeno in parte il divario con la madre-Patria, che con il triangolo d’oro Basilea-Berna-Zurigo (e non solo) è probabilmente il più avanzato a livello mondiale. Sforzo non da poco, per il quale occorrono maggiori certezze. L’Ufficio cantonale di statistica ha recentemente pubblicato un’analisi dei dati concernenti l’evoluzione dei salari medi in Ticino dal 2000 al 2008. Emergono verità sulle quali è doveroso riflettere. Ne risulta che i salari medi ticinesi sono di circa il 15% inferiori a quelli nazionali. Anche se non esistono statistiche precise, è probabile che questa differenza sia in parte colmata da un minore costo della vita e, soprattutto, da un’imposizione fiscale diretta già molto generosa nei redditi medio-bassi. Gli scarti salariali tra il Ticino e il resto della Svizzera sono spiegati principalmente dalla dinamica strutturale particolare che ha vissuto il nostro Cantone, passato da un’economia agricola ad un’economia dei servizi senza uno sviluppo armonico di un settore industriale intensivo di capitale. Questo è accaduto principalmente perché l’industria che si è sviluppata ha approfittato del vantaggio competitivo di attingere a manodopera a basso costo delle zone di frontiera. Tale industria manifatturiera non ha bisogno per la propria sopravvivenza della creazione di processi innovativi di ricerca e sviluppo che sono i fattori trainanti della crescita garante di alti salari. A questo fatto si è in parte posto rimedio potenziando ogni ordine di scuola e sostenendo la creazione di centri di competenza come l’Università, la Scuola universitaria professionale, il Centro svizzero di calcolo, l’Istituto di ricerca in biomedicina, il Cardiocentro, lo Iosi, il futuro
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