nr. 2 / Mar. 2012
Cc-Export-Ti Internazionalizzazione delle imprese
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Sommario
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Marzo 2012 Strong opinion Editoriale Contromano Il Tema Ospite Ospite Biblioteca liberale Diritto
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nr. 2 / Mar. 2012
Grecia: time out? L’importanza dell’internazionalizzazione Una nuova leva per sostenere l’innovazione Rinnovate prospettive per la promozione economica Cc-Export-Ti: il centro di competenze dell’export in Ticino Innovazione: la prima regola per le PMI verso l’internazionalizzazione Alle radici di un’eccezione europea Il dovere d’informazione del datore di lavoro nell’ambito dell’assicurazione malattia a favore del personale Finanze pubbliche: restare i primi della classe! arcobaleno aziendale: le novità del quadriennio 2012 – 2015 Ipoteca legale degli artigiani e imprenditori Riscoprire l’arte della gentilezza, anche nelle PMI Investimenti Passionali Nuova collaborazione tra l’Osec e le Camere di commercio: un valore aggiunto per le PMI esportatrici www il nome lo decidi finalmente tu Uno sguardo attento verso il Kazakistan, il 26.3.2012 Silvia Mozzettini, Economista aziendale nelle arti e mestieri diplomata 2011 Corsi proposti dalla Cc-Ti Commercio estero I prossimi appuntamenti Belimport SA Associazione Bancaria Ticinese Tecnocopia Sagl PAMP SA Team Four Consulting SA Gruppo Sicurezza SA Luisoni Consulenze SA Polus SA Tyco Fire & Integrated Solutions SA
Redattrice responsabile: Lisa Pantini
nr. 2 / Mar. 2012
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Impressum Editore: Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Lugano
Cc-Export-Ti Internazionalizzazione delle imprese
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Comitato redazionale: Franco Ambrosetti, Luca Albertoni, Rinaldo Gobbi, Lisa Pantini, Simona Morosini Marconi e Marco Passalia Foto di copertina: © iStockphoto.com/zbruch
Redazione: Cc-Ti, Corso Elvezia 16, 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 11 Fax +41 91 911 51 12 pantini@cc-ti.ch www.cc-ti.ch Pubblicità: Pubblicità Sacchi, C.P. 558 6928 Manno Tel. +41 91 600 20 70 info@pubblicitasacchi.ch www.pubblicitasacchi.ch
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Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti
Grecia: time out?
Chissà se in Grecia si sa dare una spiegazione agli endemici, ripetuti ritardi negli interventi di salvataggio in suo favore. Problemi tecnici e burocratici di vario tipo? Difficoltà politiche della Signora Merkel con i propri elettori oppure Olanda, Francia e altri che insistono sul rigore? Malfidenza? Le risposte sono tante. Certo è solo un fatto che gli imperdonabili ritardi hanno avuto pesanti, duraturi effetti negativi. Molti economisti sono concordi nell’affermare che all’inizio della crisi il caos di oggi si sarebbe potuto evitare con un costo ben inferiore rispetto a quello attuale. In realtà il ruolo di protagonista in questa rappresentazione sulla scena europea spetta in gran parte alla cultura dominante della Germania, che non vuole pagare per gli errori commessi dall’Europa accettando la Grecia nell’euro senza che questa ne avesse i requisiti. Sarebbe comprensibile senonché i tedeschi si resero pienamente corresponsabili di questa svista quando decisero per il sì. E come scordare che nel periodo d’oro della moneta unica, Germania, Francia con altri Paesi se ne infischiarono altamente dei criteri di Maastricht sforando più volte il tetto massimo del 3% di deficit del PIL? A nessuno furono applicate le previste sanzioni, come dire che i ricchi e potenti possono e gli altri no. Un decennio è passato da quando partì con entusiasmo e squilli di tromba la moneta unica. Dieci anni dopo, l’eurozona si sta sfaldando. Che fosse un errore iniziare un processo di integrazione tra Paesi così diversi tra loro sul piano economico lo sappiamo. Molti esperti sostengono che i problemi attuali nell’eurozona siano causati dallo squilibrio della bilancia commerciale (import-export). La Germania è in forte surplus e i Paesi periferici in forte deficit. Ciò sarebbe dovuto alla bassa competitività della periferia da una parte e alla debole domanda di consumi e investimenti interni della Germania dall’altra. I Paesi in difficoltà faticano a esportare nel ricco mercato tedesco perché asfittico mentre la Germania si arricchisce e grazie alla stabilità dell’euro proprio in questi Paesi continua a esportare i propri prodotti. La soluzione consisterebbe nell’imporre il rigore dei conti, ma soprattutto nel rilanciare la produttività dei Paesi a Sud incentivando nel contempo un aumento dei consumi in Germania. Esiste però un’altra analisi della situazione. La Signora Reichlin (insegna alla London School of Economics) dimostra cifre alla mano, che l’Europa per la Germania, oggi rappresenta “appena” il 40% delle sue esportazioni. I Paesi periferici soffrono soprattutto del fatto di non potere più operare svalutazioni competitive, tanto frequenti in passato. Fanno fatica a inserirsi nei mercati dei Paesi non euro come dimostra il loro deficit commerciale, aumentato maggiormente nei confronti di questi Paesi. Come dire che le difficoltà dell’euro non sono dovute a squilibri interni nell’eurozona ma all’incapacità dei Paesi deboli di affermarsi nel mondo globalizzato. L’Europa è aperta verso il mondo e le capacità di successo sui mercati globali variano da Paese a Paese. In quest’ottica la Germania, il più grande esportatore al mondo, tende a staccarsi dall’Europa orientandosi maggiormente verso i mercati non euro. Ma c’è di più. Recentemente le banche tedesche si sono liberate di oltre la metà dei titoli greci che avevano in portafoglio. Queste considerazioni gettano qualche dubbio sulla reale necessità della Germania di salvare a media-lunga scadenza (2-4 anni)i Paesi deboli. Il suo comportamento indica piuttosto una strategia di uscita dai rigidi condizionamenti europei e una ricerca, peraltro legittima, di quell’indipendenza che con il marco ha sempre avuto.
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Non dimentichiamo che il Paese in 20 anni è riuscito a integrare con successo 30 milioni di cittadini dell’Est che erano in situazione fallimentare, sborsando cifre colossali e senza chiedere un pfenning a nessuno. Il futuro assetto europeo potrebbe dunque essere quello di un Unione molto più eterogenea con interessi ancor più discordanti. E allora? Come si spegne il fuoco che oggi è in Grecia ma domani può scoppiare in Portogallo o in Spagna? La Grecia è fallita, oberata di debiti per 400 miliardi. Subisce una pesantissima recessione per il terzo anno consecutivo (-7% nel 2011), non è con la mannaia del rigore che può salvarsi. Berlino chiede troppo a un Paese in ginocchio. Le conseguenze di un default incontrollato sono importanti ma solo una parte del problema, ora c’è un altro pericolo. Preoccupa fortemente la reazione alla percezione diffusa tra i greci che i diktat di Berlino vadano combattuti con scioperi, disordini, ribellioni, violenza e bandiere bruciate. Cosa successe l’ultima volta che la Grecia si trovò in una situazione di forte instabilità e caos molto simile a quella di oggi? Poco più di 40 anni orsono le istituzioni democratiche furono spazzate via dall’esercito che con un colpo di Stato conquistò il potere. Sono gli anni ‘70, quelli dei colonnelli, della dittatura populista, della censura, dell’eliminazione dei dissidenti, della tortura. I periodi bui dominati dal totalitarismo sono dietro l’angolo. La Grecia è l’ultimo baluardo della cultura occidentale e cristiana verso oriente. Confina a Est con la Turchia, militarmente potentissima, con la quale si trascinano da anni pesanti contenziosi (Cipro). A Nord convive con democrazie in fasce appena uscite dall’oppressione della dittatura comunista sovietica e a Sud si trova prossima alla polveriera mediorientale: un avamposto della nostra cultura in grave difficoltà circondato da un mondo che oggi non ci ama. Per salvare una Grecia ormai fallita dal disordine, dalla ribellione civile o peggio da colpi di Stato militari l’alternativa è una sola. E la finestra temporale per un’eventuale opportunità potrebbe chiudersi. Serve un atto di generosità dell’Europa. Generosità pelosa si potrebbe dire perché è interesse di tutti sostenere il progetto europeo per evitare le nefaste conseguenze del “ciascuno fa per sé” che tanti conflitti hanno prodotto nei secoli. Insistere sulle pesanti colpe della classe politica greca, sulla corruzione endemica, sul lassismo dello Stato e tutta la sequela di discorsi morali che conosciamo non porta a nulla. Dopo la guerra, nel 1945, a Germania è stata salvata con i soldi del piano Marshall non con sofisticati dibattiti sulle sue colpe. Servono azioni generose e aiuti mirati per far ripartire la crescita. 400 miliardi sono meno del 3% del PIL europeo e il 12% di quello tedesco. Basta prestiti che nessuno potrà ripagare, si faccia l’unico gesto possibile per salvare un Paese fallito, si azzeri una parte dell’indebitamento estero lasciando alla Grecia un debito sostenibile. A salvare le banche creditrici ci dovrà pensare la BCE. Le misure introdotte fin’ora hanno causato una recessione profonda prolungando un’agonia che potrebbe terminare nel peggiore dei modi, con una violenta rivolta che spazza via la democrazia in Grecia. A seguire la fine dell’euro e quella dell’Europa, con grande tripudio per i moralisti, quelli dell’“io ve l’avevo detto”. Gioia di breve durata perché nel medio periodo si riproporrebbe un film dolorosamente tragico, un déjà vu che da secoli ci accompagna come una maledizione. Mi auguro che i nostri figli e nipoti non lo debbano mai vedere.
Editoriale di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti
L’importanza dell’internazionalizzazione
Dopo la nostra assemblea generale annuale dello scorso mese di ottobre, si è parlato molto del nostro progetto di avere una parte più attiva nel contesto della promozione economica cantonale e per la promozione dell’export. Dopo l’annuncio, frutto di un attento lavoro di ponderazione delle nostre risorse e della possibilità di mettere in rete quanto già presente sul territorio, è arrivato il momento delle decisioni concrete. Grazie ad in intenso lavoro preparatorio svolto con il Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE) nel corso degli ultimi mesi, si è giunti a stabilire un accordo che sancisce una stretta collaborazione fra pubblico e privato nell’ambito dell’internazionalizzazione. Da diversi anni Cc-Ti e DFE avevano regolari contatti sul tema della promozione economica in senso lato, ora sono state poste le basi per una collaborazione sistematica. Il forte interesse riscosso dal Ticino per l’insediamento di aziende e persone fisiche estere, l’ampio sviluppo del settore delle esportazioni dal Ticino verso il resto della Svizzera, l’Europa e il resto del mondo e la conseguente crescente richiesta di conoscenze specifiche a sostegno di questo fondamentale settore dell’economia cantonale, imponevano la ricerca di una collaborazione regolare e coordinata fra il settore privato e quello pubblico. Fondamentalmente, lo scopo dell’accordo e del lavoro comune è quello di creare una rete che permetta ai vari attori di svolgere al meglio il loro compito, sfruttando in maniera ottimale le conoscenze presenti sul terreno, sempre nel rispetto assoluto dei rispettivi ruoli. Indispensabile quindi avere un approccio differenziato per la promozione economica e per le attività rivolte all’estero. L’autorità cantonale ha la funzione istituzionale e legale di leader indiscusso nell’ambito della promozione del territorio e i privati possono assumere una funzione di supporto in termini di consulenza, al fine di attirare nuove aziende. Supporto che sarà ovviamente dato nel massimo rispetto di trasparenza e equilibrio, senza corsie preferenziali né privilegi per determinati operatori. Per la parte concernente l’attività dalla Svizzera verso l’estero (esportazione, missioni economiche all’estero, ecc.), la leadership è invece del privato, e segnatamente della Cc-Ti, con il sostegno istituzionale del Cantone. La Cc-Ti, quale associazione-mantello dell’economia ticinese e depositaria delle necessarie conoscenze tecniche
nell’ambito dell’esportazione, assume questa funzione investendo mezzi propri, perché è importante dare un segnale che il settore privato crede nell’operazione ed è pronto a rischiare per cercare di creare occasioni di business fondamentali per le nostre aziende. Lo sforzo finanziario non è indifferente per la Cc-Ti (provvisoriamente si può ragionevolmente ritenere che il costo dell’operazione sia di circa 400’000 franchi annui), ma sottolinea il dinamismo dell’attore privato e la ferma volontà di operare con efficacia su un settore diventato fondamentale per l’economia cantonale. Ovviamente sono coinvolte nell’operazione tutte le oltre 40 associazioni di categoria legate direttamente alla CcTi e vi sarà una stretta collaborazione con l’Associazione industrie ticinesi (AITI) per quanto riguarda il comparto industriale. Inoltre, si terrà conto anche di importanti realtà già presenti sul terreno quali la Fondazione AGIRE e l’Associazione per la promozione della piazza finanziaria, in modo da svolgere un lavoro di coordinamento che permetta un migliore utilizzo delle risorse e delle competenze di cui dispone il nostro cantone. Mi preme comunque sottolineare un ulteriore aspetto importante. L’internazionalizzazione riguarda tutti perché un tessuto economico variegato riesce ad essere più resistente alle fluttuazioni date dalle varie crisi che a scadenze regolari attanagliano ogni economia. Avere aziende competitive a livello internazionale ha ricadute importanti non solo in termini fiscali e occupazionali, ma anche per le imprese maggiormente orientate sul mercato interno. Ed infine, anche queste possono trarre comunque beneficio da possibilità di business che si aprono in diversi Paesi, perché non è da escludere a priori che anche piccole attività di chiara impronta regionale possano trovare sbocchi insospettabili. Recentemente ho seguito una pasticceria a conduzione familiare della regione zurighese, che ha trovato un canale di distribuzione interessantissimo a Dubai. I nostri sforzi per sostenere l’internazionalizzazione delle aziende ticinesi non significano quindi trascurare chi è più orientato al mercato interno, anzi. E di questo è bene tenere conto anche nella discussione politica quando si tratta di considerare le dinamiche importanti per le aziende.
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Contromano di Alessio Del Grande
Una nuova leva per sostenere l’innovazione
Incoraggiare anche le persone fisiche a promuovere le imprese innovative, defiscalizzando i loro investimenti in queste attività. Il modello c’è già, il Canton Giura. E a questo modello s’ispira un’iniziativa parlamentare dell’UDC, firmata anche deputati Rinaldo Gobbi, PLR, e Marco Passalia, PPD, entrambi Vicedirettori della Camera di commercio, nonché dall’indipendente Sergio Morsoli. La premessa di questa interessante, quanto utile, proposta sta nel fatto che il Canton Ticino già da tempo ha una sua legge per l’innovazione economica, la L-inn. Scopo di questa legge è di sostenere e stimolare gli investimenti, soprattutto nel settore delle imprese industriali, che introducono delle innovazioni, e possono, perciò, beneficiare di agevolazioni fiscali e contributi a fondo perso. Sia il Cantone che i Comuni possono, difatti, concedere alle nuove aziende agevolazioni per le imposte cantonali - sull’utile e sul capitale - sino ad un massimo di cinque anni e non escludendo l’esonero completo. Agevolazione che, in casi eccezionali, può arrivare sino a dieci anni. Ma come si legge nell’iniziativa, se da un lato, il quadro giuridico di cui si è dotato il Ticino incoraggia l’insediamento di nuove società innovative, dall’altro vengono a mancare degli incentivi concreti in favore degli investitori. “Si pensi, ad esempio, ai problemi di avviamento in cui incorrono spesso le giovani imprese (“start-up”) poiché – seppur abbiano un progetto innovativo valido – faticano a dotarsi di capitale proprio sufficiente”. Proprio per incentivare le persone fisiche ad investire in società “start-up” o in “spin-off” di società già esistenti, l’iniziativa UCD propone delle agevolazioni fiscali mirate. In buona sostanza si tratta di una proposta che verrebbe ad integrare i sostegni pubblici offerti dalla L-inn con un incentivo per incoraggiare gli investimenti dei contribuenti privati, persone fisiche. L’iniziativa, sfruttando i margini di manovra lasciati dalla legislazione federale in materia di fisco, offre dunque uno strumento in più per incentivare l’innovazione di processo o di prodotto delle aziende, stimolando la partecipazione privata alla grande sfida dell’innovazione tecnologica. Si tratta di un incentivo capace indubbiamente di contribuire alla dinamizzazione del tessuto produttivo, come dimostrano i vantaggi che potrebbero ottenere i processi di start up o di spin-off, che oggi fanno fatica a trovare capitali e adeguati canali di finanziamento. Ma c’è anche un altro aspetto importante in questa proposta. Visto l’immobilismo che purtroppo contraddistingue il Ticino sul fronte della concorrenzialità fiscale
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per le imprese, l’iniziativa permetterebbe di recuperare almeno qualche punto dell’attrattività perduta. Considerato che la legge federale sull’armonizzazione delle imposte dirette dei Cantoni e dei Comuni, si sottolinea nell’iniziativa, non permette d’introdurre una detrazione fiscale degli investimenti fatti dalle persone fisiche in società innovative, l’unica via percorribile è quella di agire sulle aliquote, prerogativa essenziale della sovranità fiscale dei Cantoni. “L’agevolazione fiscale in favore di questi investimenti, o meglio la defiscalizzazione di essi – si precisa –, può quindi essere concretizzata attraverso un’imposizione separata dagli altri redditi, applicando un’aliquota unica”. Per questo l’iniziativa chiede d’inserire nella legge tributaria una norma che prevede un’imposizione separata di quei redditi equivalenti agli investimenti effettuati. Per questi redditi equivalenti agli investimenti si prevede un’aliquota dell’1% e l’esenzione dell’imposta di successione e donazione. Ma ecco come funzionerebbe in concreto questa defiscalizzazione, secondo l’esempio indicativo proposto dagli iniziativisti nel loro atto parlamentare. “Il signor X, celibe, ha effettuato nell’anno Y un investimento non commerciale nella X SA, azienda che ha ottenuto l’agevolazione fiscale ai sensi della Legge Cantonale sull’innovazione economica e del relativo Regolamento di applicazione. Il suo reddito imponibile ammonta a 100’000 franchi. L’investimento (a fondo perso) effettuato nella società ammonta invece a 40’000 franchi. La sua tassazione per l’anno Y è la seguente: – imposta ordinaria sul reddito ai sensi dell’articolo 35 capoverso 1 LT: 60’000 franchi con l’aliquota calcolata su 100’000 franchi. L’imposta Cantonale ammonta a 5’495 franchi (aliquota pari al 9.16%); – imposta separata sull’investimento fiscalmente privilegiato ai sensi dell’articolo 37c (nuovo) LT: 40’000 franchi con l’aliquota dell’1%. L’imposta Cantonale ammonta a 400 franchi. Se il signor X non avesse effettuato alcun investimento, l’imposta Cantonale riferita al suo reddito imponibile di 100’000 franchi sarebbe ammontata a 9’159 franchi (aliquota pari al 9.16%). La defiscalizzazione dell’investimento conduce ad un risparmio di imposta Cantonale di 3’264 franchi pari al 35.6%. Sull’investimento di 40’000 franchi il signor X paga 400 franchi al posto di 3’664 franchi con un risparmio di 3’264 franchi, pari al 89.1%.”
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Il tema di Alessio del Grande
Rinnovate prospettive per la promozione economica Internazionalizzazione delle imprese ticinesi e marketing territoriale per attirare nel Cantone aziende straniere, sono le due facce di una stessa medaglia. Quella di una promozione economica capace, da un lato, di consolidare il nostro tessuto produttivo e, dall’altro, dargli nuovo slancio su mercati sempre più competitivi. Una strategia che oggi, più che mai, richiede una fattiva e più intensa collaborazione tra pubblico e privato. Internazionalizzare è la parola d’ordine ricorrente davanti la sfida di un’economia globalizzata, incardinata su sistemi produttivi e mercati sempre più interdipendenti. Di fronte a questa sfida che comporta indubbiamente rischi e scompensi, ma anche opportunità enormi, c’è spesso la tentazione della chiusura protezionistica, di un ripiegamento territoriale che finirebbe però col soffocare il nostro sistema produttivo. Come insegnano le esperienze di altri Paesi avanzati, ma anche quelle di gran parte delle realtà imprenditoriali svizzere più significative, piccole o grandi che siano, solo le imprese più aperte alla concorrenza internazionale, e che con essa si sono misurate, hanno saputo reggere meglio al susseguirsi di crisi e instabilità congiunturale. Ecco perché l’internazionalizzazione è uno degli assi portanti nella filosofia operativa della Cc-Ti, che ormai da tempo è impegnata nel sostenere la competitività e lo sviluppo delle imprese ticinesi sui mercati esteri. Un impegno che si è concretizzato in molteplici iniziative e che va tuttora sviluppandosi in più direzioni. Innanzitutto in questi ultimi anni è stata creata una piattaforma di competenze all’interno della Cc-Ti per tutti i problemi legati all’export e che, oltre ad un costante lavoro informativo, offre pure un’ampia gamma di servizi di consulenza, di corsi e di eventi promozionali in diversi Paesi. Proposte diversificate che si profilano come strumenti concreti nei processi d’internazionalizzazione delle nostre imprese, garantendo loro adeguati supporti. Nella gamma delle prestazioni offerte oggi dalla Cc-Ti, in collaborazione con l’Osec, ci sono da ricordare in particolare i servizi personalizzati di assistenza e consulenza alle imprese, con le analisi dei mercati nei Paesi d’interesse, la ricerca di partner, l’accompagnamento dei progetti di sviluppo e investimento all’estero. Non meno importante è il servizio d’informazione su tecniche, regole e procedure per operare fuori dai confini nazionali. Un servizio che si articola nell’offerta di studi e ricerche economiche, nella segnalazione di eventi o iniziative, quali fiere, incontri ufficiali e missioni commerciali. A questo lavoro si accompagna anche un’intensa attività di formazione mirata con corsi, seminari, workshop e la presentazione di singoli Paesi, proponendo per essi la testimonianza diretta di imprenditori ed operatori che già lavorano su quei mercati, e in grado, perciò, di fornire consigli concreti e informazioni di prima mano . Ulteriore sviluppo di questa attività sarà, anche su diretto input del-
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le imprese, l’organizzazione di missioni imprenditoriali in Paesi stranieri e la partecipazione collettiva alle più importanti fiere internazionali, appoggiandosi in queste iniziative alla rete di Business Hub di Osec. Ma per rendere ancora più efficace questo lavoro è fondamentale una maggiore presenza dello Stato, come del resto avviene in altri Cantoni. La necessaria sinergia con l’ente pubblico si può esplicare lungo due direttrici di una comune strategia: la prima è la copertura istituzionale dello Stato, condizione essenziale per muoversi all’estero; la seconda riguarda invece un più intenso scambio d’informazioni su eventi e manifestazioni, magari organizzati da altri Cantoni di cui, per iter procedurale, l’ente pubblico viene per primo a conoscenza. Allo Stato non si chiedono né finanziamenti per questa attività né un impegno diretto nel loro coordinamento, ma soltanto una collaborazione formalizzata come “copertura pubblica” e l’eventuale presenza dei rappresentanti del Cantone nelle missioni all’estero, per dare ad esse maggiore compattezza e credibilità agli occhi dei partner esteri e delle stesse imprese ticinesi. L’altro aspetto chiave della promozione economica è il marketing territoriale per facilitare l’insediamento di aziende straniere in Ticino. In questo campo è chiaro che la competenza operativa è in primo luogo del Cantone, mentre il ruolo della Cc-Ti può essere solo di appoggio e sostegno. Ma come è stato ribadito in più occasioni essa può svolgere un importante compito di supporto. La Cc-Ti può contare, difatti, su una conoscenza dettagliata della realtà economica e aziendale del nostro territorio, utile quindi sia alla sua promozione all’estero che per l’assistenza a quelle aziende che intendono trasferirsi in Ticino. Da questo punto di vista, la Camera di commercio, come associazione mantello che raggruppa 900 imprese e ben 43 associazioni economiche e di categoria, offre un’indiscutibile rete di competenze per offrire, con prestazioni e consulenze specifiche, un accompagnamento guidato alle aziende che intendono insediarsi in Ticino. In questa prospettiva di promozione del territorio, la Cc-Ti può fungere, quindi, come una piattaforma di collegamento tra il ruolo e le attività del Cantone e le esigenze delle imprese straniere. Un’indispensabile funzione complementare per la quale non si chiede nessun contributo finanziario allo Stato, ma soltanto un suo efficace coordinamento affinché possano far capo ai servizi della Cc-Ti esclusivamente quelle aziende che offrono la garanzia di un serio progetto d’insediamento. Come si vede, sia nel sostegno delle nostre imprese sui mercati esteri sia nel lavoro per rafforzare la capacità del Ticino di attirare risorse dall’estero, si può attivare un meccanismo di complementarietà necessario per ottimizzare lo sforzo sinergico di pubblico e privato verso un comune obiettivo.
Ospite Intervista di Lisa Pantini con Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti
Cc-Export-Ti: il centro di competenze dell’export in Ticino Marco Passalia
Quali sono i servizi che la Cc-Ti offre alle aziende a lei associate che guardano ai mercati esteri?
“Forse prima di parlare dei servizi è importante chiedersi se ciò che viene offerto è veramente utile per le attività delle aziende. Ovviamente, la mia risposta sarebbe poco oggettiva e quindi mi limiterò a menzionare i fatti: interesse crescente verso i nostri incontri informativi, partecipazione regolare ai corsi da noi offerti sulle tematiche relative al commercio con l’estero, risposte efficaci e concrete a richieste specifiche e così via. Per quanto riguarda il sostegno alle aziende possiamo menzionare tre tipologie di attività: 1) i servizi: dagli approfondimenti sui Paesi agli articoli tematici fino alla newsletter mensile; le competenze specifiche per quanto concerne i certificati d’origine, i Carnet ATA, i CITES e le consulenze export; in stretta collabo-
razione con l’Osec, inoltre, vengono fornite informazioni sulle fiere, vengono effettuate ricerche di partner commerciali all’estero e vengono eseguiti approfondimenti sui dazi e le voci di tariffa doganale all’estero. 2) gli eventi e le missioni commerciali spaziano dall’accoglienza di delegazioni commerciali estero all’organizzazione di missione economiche all’estero. Inoltre, vengono regolarmente offerti incontri informativi su temi pratici e d’attualità e vengono offerti approfondimenti su Paesi considerati come potenziali. Quest’ultima attività è svolta per il 2012 in stretta collaborazione con i partner Cippà Trasporti, Credit Suisse e Osec. 3) la formazione: grazie alle competenze interne, alle relazioni con le autorità competenti, alla collaborazione con l’Osec e la Swiss School for International Business, ad
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti
una vasta rete di esperti riconosciuti e di riferimento, ma soprattutto grazie al contatto stretto e regolare con le aziende esportatrici, la Cc-Ti è in grado di proporre un’offerta formativa attuale, concreta e di qualità, che tocca a tutto campo le tematiche export. Più di recente, inoltre, è stato sviluppato il servizio dei Workshop in azienda portando interesse e un buon riscontro tra i partecipanti”.
Quali sono le maggiori difficoltà per le imprese ticinesi nel cercare all’estero nuovi sbocchi di mercato?
“Dal nostro punto di vista, ovvero di chi viene interpellato su tutta una serie di questioni, i problemi principali sono i seguenti: farsi conoscere all’estero, comprendere le regole del gioco nel Paese in cui si intende operare ed appoggiarsi ad un giusto partner per ottenere risposte chiare ed univoche alle costanti problematiche”.
In che misura fiere, missioni economiche, accordi commerciali con altri Paesi possono stimolare l’internazionalizzazione delle nostre imprese?
“Tutte queste misure aiutano certamente a dinamizzare i rapporti commerciali tra partner in affari situati in Paesi diversi. Per quanto riguarda le nostre aziende per lo meno queste misure aiutano ad aprire determinati canali verso nuovi sbocchi e nuove opportunità, ma ovviamente è poi determinante l’azione dell’azienda. Naturalmente, abbiamo avuto parecchi esempi positivi che ci hanno indotto ad insistere maggiormente su questa tipologia di sostegno alle
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nostre aziende. Se le fiere sono uno strumento importante, già molto diffuso e conosciuto, stiamo invece riscoprendo e valorizzando l’accoglienza di delegazioni estere per incontrare le nostre aziende e le missioni economiche mirate verso Paesi ben definiti. Tanto per essere concreti l’ultimo recente caso è stata l’accoglienza in Ticino di una delegazione ucraina (con tanto di visite) che ci ha portato ad organizzare una missione commerciale a Dnipropetrovs’k. Diverse aziende vi parteciperanno… vi faremo sapere l’esito che in ogni caso sarà positivo”.
Su quali aiuti concreti può contare oggi un imprenditore deciso a puntare sui nuovi mercati emergenti?
“C’è chi sostiene che lo Stato non dovrebbe intervenire nel settore privato. C’è chi invece ritiene che sia importante il ruolo di uno Stato che crea delle condizioni quadro adatte alla crescita e alla maturazione delle aziende. Creare delle condizioni quadro per le aziende esportatrici vuol dire agevolare le pratiche doganale, stipulare nuovi accordi di libero scambio, informare adeguatamente gli addetti ai lavori, fornire delle infrastrutture ben funzionanti, ecc.. Ciò avviene soprattutto a livello nazionale, ma anche a livello cantonale si può contribuire a sostenere chi intende affacciarsi su nuovi mercati e le autorità proprio in questi ultimi anni hanno insistito su due misure indubbiamente interessanti: il contributo per chi partecipa a fiere di importanza internazionale e il sostegno finanziario per chi si appoggia alla consulenza dell’Osec nella ricerca di nuovi partner e mercati”.
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Valentino Benicchio, Titolare Royal Tag SA
Innovazione: la prima regola per le PMI verso l’internazionalizzazione Valentino Benicchio
Generalmente si crede che l’internazionalizzazione dell’attività produttiva sia possibile solo per le medie e grandi imprese, è una convinzione fondata?
“«Internazionalizzazione» significa espansione dell’impresa al di fuori del proprio mercato nazionale. La si può intendere da due prospettive, e meglio dalle diverse priorità sulle quali l’azienda intende determinarsi. Impostando la propria strategia unicamente sul «ciclo di vita del prodotto», e qui i vantaggi nella delocalizzazione dell’attività produttiva si focalizzano essenzialmente nella ricerca dei margini, oppure ponendo al centro dell’attenzione l’impresa ed il suo sviluppo complessivo e graduale sui mercati. Strategia quest’ultima adottata da Royal Tag SA, che privilegia la realizzazione delle proprie linee di produzione in Ticino con personale indigeno, cercando uno sviluppo graduale e solido per affrontare i mercati. In tutti i casi, condivido che la delocalizzazione delle attività produttive sia più indicata per le medie e grandi aziende”.
Quali sono le difficoltà di una piccola impresa per affacciarsi e conquistare un suo spazio sui mercati esteri?
“Un elemento di difficoltà è la complessità nel reperire informazioni su servizi e opportunità offerte all’estero e, dato che la piccola impresa è di regola confrontata con capitali limitati, anche lo sviluppo delle strategie di promozione all’estero ne risente”.
La sua è una piccola impresa, nata pochi anni fa, ma che oggi esporta in tutto il mondo, quale è il segreto di questo successo?
“La globalizzazione rende permanente il cambiamento e quindi l’internazionalizzazione dell’impresa non può limitarsi unicamente all’estensione all’estero delle proprie vendite domestiche, ma deve promuovere tutti i suoi settori aziendali. Con l’innovazione diventa necessario adattarsi rapidamente ai nuovi mercati e reagire alla concorrenza sempre più accesa. Qualche anno fa suscitò grande interesse un libro di Richard Florida, ricercatore americano che si occupa di politiche pubbliche per l’innovazione e la competitività, intitolato «L’ascesa della nuova classe creativa» dove evidenziava
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il concetto delle 3T (Talento, Tolleranza, Tecnologia), requisiti significativi che ogni piccola azienda dovrebbe avere per garantirsi un successo. Royal Tag SA a mio avviso dispone oggi di questi tre requisiti, oltre beninteso a creatività, passione e l’immancabile dedizione al lavoro”.
Quali sarebbero le misure necessarie per incentivare l’internazionalizzazione delle imprese ticinesi?
“Le 10 «Misure straordinarie anticrisi» decise dal Governo ticinese nello scorso dicembre 2011 per attenuare la forza del franco svizzero a sostegno delle imprese e per l’occupazione, sono state un importante segnale per dare ossigeno all’economia ticinese. Sappiamo quanto sia importante per lo sviluppo delle aziende ticinesi essere presenti sui mercati internazionali ed il Governo ha colto il messaggio, raddoppiando il contributo diretto da destinare alle imprese che intendono sostenere fiere specialistiche (1 milione di franchi anziché a 500’000 fr). Ma tutto ciò ancora non basta. È un fatto che le piccole realtà aziendali ticinesi non dispongono, come scritto in precedenza, di sufficienti risorse economiche da destinare al processo di internazionalizzazione. Sarebbe quindi opportuno prevedere anche dei contributi diretti, mirati alla vera penetrazione del mercato internazionale, ad esempio per la gestione dei processi di post-fiera, per i costi di consulenza legale, fiscale, brevettuale, marchi, ecc. Costi significativi che ogni impresa deve poter sostenere se vuole approcciare fattivamente il mercato estero. È importante accompagnare le aziende ticinesi durante l’intero processo, poiché grazie al reclutamento di partner commerciali internazionali di eccellenza, è possibile promuovere realmente il prodotto «Made in Ticino». È strategico difendere il concetto di promozione di questo «label» alfine di poter dar lustro concretamente al nostro fantastico territorio ed alle sue realtà aziendali”.
Come vede il futuro del Ticino imprenditoriale di fronte la sfida di mercati sempre più competitivi?
“Con l’efficienza dei processi e la capacità di innovare. Le nostre aziende possono battere la crisi e competere a livello internazionale solo se punteranno all’eccellenza”.
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Alle radici di un’eccezione europea Storia e politica, società e finanza, economia e istituzioni. La Confederazione presentata attraverso diversi piani di lettura, per dare, con una molteplicità di sfaccettature, l’immagine complessiva di un Paese che agli occhi di popoli e Governi europei appare oggi come un’isola felice nel Vecchio Continente. “L’importanza di essere svizzeri”, sottotitolo: “Miti e fatti di un’eccezione europea” è il quaderno speciale che Limes, la nota rivista italiana di geopolitica, ha dedicato al nostro Paese. Se nell’insieme prevale da un lato un taglio storico, teso indubbiamente a far capire ai lettori italiani cosa ci sia dietro “la meccanica fine di una potenza”, dall’altro si scandaglia altrettanto bene la Svizzera odierna, grazie ai contributi di studiosi e protagonisti del dibattito politico e culturale attuale. Già dalle prime pagine si entra nel vivo di quel sentimento nazionale racchiuso nella domanda al Segretario di Stato Peter Maurer: “Cosa significa per lei essere svizzero? Risposta: “Significa primariamente essere cittadino di un Paese multiculturale. Per me vuol dire essere europeo. E soprattutto significa sentirmi parte di una cultura politica molto particolare. Sono un uomo politico ed essere svizzero è anzitutto un’identità politica. Ciò che ho imparato in venticinque anni di diplomazia e di contatti con il mondo esterno è che ci sono sempre temi su cui la pensiamo diversamente, anche con i nostri vicini. Perché diverso è il nostro approccio. Vede, noi svizzeri abbiamo sempre il riflesso di pensare bottom up, dal basso verso l’alto”. In questo sguardo dal basso verso l’alto è riassunto quel modo di “pensare processuale” tipicamente elvetico, per cui nella soluzione di un problema si cerca il coinvolgimento di tutti. Il che riflette, oltre l’essenza stessa del federalismo e la storia di una nazione nata da un “incontro di volontà” diverse, anche quella cultura pragmatica che ha fatto grande un piccolo Paese. A spiegare che, per quanto felice, la Svizzera non è in realtà un’isola, è Roger De Weck, Direttore generale della Radiotelevisione. “La Svizzera non è un’isola. È il Paese più globalizzato del mondo – nota De Weck –. Ciò si rispecchia nel suo commercio estero, nella sua società, composta per un quarto da stranieri, tra cui molti provenienti dall’estero europeo – tedeschi, italiani, francesi, compresi diversi transfrontalieri. Lo si vede anche da come gli svizzeri sono presenti in Europa nel campo culturale e sportivo, con artisti straordinari, calciatori globali. Al punto che se l’Europa attraversa una crisi, il nostro Paese ne è colpito economicamente, politicamente e umanamente”. E fortunatamente questa Svizzera iperglobalizzata, si potrebbe aggiungere, ha saputo mantenere quella sua diversità, politica e istituzionale in primo luogo, che la distingue dagli altri Paesi e che l’ha protetta dalla crisi economica prima e dalla crisi del
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debito pubblico che ha investito poi molti Stati europei. Forse “l’importanza di essere Svizzera” sta proprio in questa diversità, giudicata magari da molti come un’anomalia, ma ritenuta invece da tanti altri il modello di un federalismo possibile per un’ altra Europa, lontana da quelle derive centralistiche e burocratiche conosciute negli ultimi anni. In un Paese povero di materie prime, sono stati lo spirito imprenditoriale, l’assetto federalista, la sinergia tra il settore pubblico e quello privato, la ricerca continua dell’innovazione, il fortunato mix di industria, finanza, commercio, e la forte coesione sociale, a trasformare un piccolo stato in una potenza economica mondiale “La Confederazione è uno dei pochissimi Paesi al mondo che possiede un marchio – osserva Georges Haour –. Brutta parola, che significa però avere radici. Nel suo caso queste sono: concretezza, qualità, precisione, puntualità, ma anche spirito innovativo”. Ma la diversità elvetica non può però significare quel ripiegamento nazionalistico verso cui spingono talune forze politiche. Certamente, come ricorda ancora De Weck, si registra oggi in Svizzera una sorta di iato fra internazionalismo economico e nazionalismo politico, che diventa sempre più difficile da gestire in un Paese la cui realtà economica è sempre più intrecciata a quella dell’Europa: “Il 60% delle nostre leggi è la fotocopia delle regole europee, semplicemente perché ci conviene economicamente. In Svizzera chiamiamo questo dato di fatto con un ossimoro: ‘autonomer Nachvolzug’, insomma seguiamo in autonomia. Ma se economicamente siamo sempre più legati all’Unione Europea, mentalmente non ne siamo mai stati tanto lontani. C’è una certa tensione fra queste due realtà, con cui dobbiamo fare i conti”. C’è insomma quel fantasma dell’UE che ormai da venti anni aleggia sulla Confederazione, condizionandone il dibattito politico interno, che pare aver trovato nella strategia degli Accordi bilaterali la via migliore per gestire positivamente questa tensione.
Titolo: “L’importanza di essere Svizzera”, Limes – Rivista di geopolitica
Editore: Gruppo editoriale L’Espresso
Dirit to di Simona Morosini Marconi, Responsabile Servizio giuridico Cc-Ti
Il dovere d’informazione del datore di lavoro nell’ambito dell’assicurazione malattia a favore del personale Torniamo a parlare dell’assicurazione perdita di guadagno in caso di malattia a favore del personale, tema già trattato a più riprese in questa rubrica e che merita ancora alcune precisazioni. Le imprese sono sistematicamente confrontate con il tema delle assenze per malattia. Le conseguenze possono essere spiacevoli, soprattutto se tali assenze si manifestano dopo che il datore di lavoro ha notificato al dipendente la disdetta del contratto di lavoro, oppure in caso di malattia prolungata. Nel primo caso, una malattia attestata da certificato medico avrà quale conseguenza la sospensione della disdetta per un determinato lasso di tempo. Onde mettersi al riparo da questa situazione, come pure dalle conseguenze pecuniarie derivanti da lunghe assenze per malattia, i datori di lavoro sono soliti stipulare polizze di assicurazione collettive a copertura della perdita di guadagno per causa di malattia. In tal modo, se determinate condizioni sono adempite, il datore di lavoro si libera dall’obbligo di corrispondere il salario secondo l’art. 324a del Codice delle obbligazioni, facendo intervenire l’assicurazione. Il fatto che l’assicurazione subentri al datore di lavoro versando un’indennità, non libera però il datore di lavoro da determinati obblighi, fra cui quello di informare. Il regime ordinario dell’assicurazione perdita di guadagno in caso di malattia, retto dalla Legge federale sul contratto d’assicurazione (LCA), prevede il versamento di prestazioni fino ad esaurimento delle medesime se il sinistro è intervenuto durante il periodo di copertura. Ciò significa che le indennità continuano ad essere versate anche dopo la fine del contratto di lavoro, premesso che la malattia si sia manifestata quando il contratto di lavoro era ancora in essere (quindi, anche durante il termine di disdetta). È tuttavia possibile derogare a questo regime ordinario, adottando un sistema particolare, che prevede la cessazione del versamento delle prestazioni assicurative alla fine dei rapporti di lavoro. In tale ipotesi, il lavoratore ha la possibilità di salvaguarda-
re il proprio diritto alle prestazioni d’assicurazione, formulando richiesta di passaggio all’assicurazione individuale. Egli deve però agire entro un determinato lasso di tempo, previsto nelle condizioni generali d’assicurazione. In un caso giudicato dal Tribunale federale (DTF 4A_186/2010 del 3 giugno 2010), il datore di lavoro aveva omesso di informare un dipendente licenziato, che si trovava da tempo in incapacità lavorativa, del fatto che l’assicurazione derogasse al regime ordinario della LCA. Secondo il TF, il lavoratore era dunque legittimato a pensare, in tutta buona fede, di godere della copertura assicurativa anche dopo la fine del rapporto di lavoro. Il Tribunale federale ha sottolineato come l’art. 331 cpv.4 CO preveda che “il datore di lavoro deve fornire al lavoratore le informazioni necessarie sui suoi diritti (…) verso l’assicuratore” . Questa norma istituisce un vero e proprio dovere d’informazione del datore di lavoro verso i collaboratori, affinché possano preservare i loro diritti. Nel caso giudicato dal TF, il datore di lavoro aveva omesso di informare il dipendente in merito alle condizioni di passaggio all’assicurazione individuale e, soprattutto, non aveva segnalato al dipendente il termine entro il quale avrebbe potuto esercitare tale diritto. Tale omissione ha comportato il rifiuto di copertura da parte dell’assicuratore, a motivo che la richiesta era tardiva. Di conseguenza, il datore di lavoro ha dovuto risarcire l’ex dipendente. Il datore di lavoro ha quindi interesse ad informare il dipendente alla fine del rapporti di lavoro. A tal uopo, è raccomandabile inserire sistematicamente nelle lettere di disdetta l’informazione se ed entro quale termine è possibile il passaggio all’assicurazione individuale. Per ulteriori informazioni, rivolgetevi al Servizio giuridico della Cc-Ti.
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Attualita` di Angelo Geninazzi, Responsabile di economiesuisse per la Svizzera italiana, Federazione delle imprese svizzere
Finanze pubbliche: restare i primi della classe!
Tutto si può dire meno che la Svizzera non adempia ai suoi compiti in modo esemplare. Sono molti gli ambiti in cui la politica della Confederazione fa discutere proprio in merito a questo: diatriba fiscale, contenziosi con altri Stati o politica ambientale: la posizione elvetica non raramente si contraddistingue per la “volontà di essere i primi della classe”. Non entrando in merito alle discussioni e alle critiche spesso rivolte alle autorità, è però utile ricordare che in un ambito – di cui parla relativamente poco – la Svizzera probabilmente è veramente la prima della classe: nelle finanze pubbliche. Secondo le cifre del 2010, la Confederazione svizzera presentava un indebitamento pari al 38.7% del proprio Prodotto interno lordo (PIL). Questa quota, in costante calo da diversi anni, non può che essere invidiata da numerose nazioni come ad esempio il Belgio (97%), la Francia (83%), la Grecia (116%), l’Irlanda (95%), l’Islanda (126%), l’Italia (119%), il Giappone (198%) o il Portogallo (94%). A caratterizzare le finanze pubbliche elvetiche è soprattutto l’evoluzione positiva dei conti in questi ultimi anni: mentre la crisi economica e finanziaria ha messo in ginocchio i conti di molte nazioni, la Confederazione ha registrato una serie di utili d’esercizio quasi unici nel panorama delle finanze pubbliche europee. Sì, sotto questo aspetto siamo i primi della classe. La domanda che si pone ora è soltanto: fino a quando? Il preventivo per questo 2012 si presenta equilibrato. Rispetto al budget del 2011, le entrate dovrebbero aumentare del 2,7%, in particolare grazie alla progressione dell’imposta federale diretta (+1,2 miliardi) e a quella dell’IVA (+1,1 miliardi). Proprio queste ultime voci costituiscono di gran lunga le principali fonti d’entrata della Confederazione e continuano a guadagnare d’importanza. Sul fronte delle uscite invece è la previdenza sociale che, con i suoi 21 miliardi (!), rappresenta la spesa maggiore. Il 2012, da un punto di vista delle finanze pubbliche, sarà un anno di transizione che segnerà la fine di un periodo contraddistinto da eccedenze elevate e regolari. Queste ultime hanno portato la politica a tralasciare le riforme strutturali necessarie. Nel corso degli ultimi anni non sono state messe in cantiere riforme importanti (agricoltura), o non sono state realizzate con il necessario rigore (formazione, esercito) o ancora sono state abbandonate all’ultimo minuto dopo anni di discussioni (AVS, sanità). Questo lascia trasparire nubi minacciose all’orizzonte. Non vi è alcun dubbio che la politica finanziaria della Confederazione sia giunta ad una svolta. Ora si tratterà di creare al più presto dei margini di manovra per delle riforme che incentivano la crescita, non perdendo di vista le spese. Altrimenti, il primo della classe sarà presto qualcun altro.
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Grafico 1 - L’IVA resta la principale fonte di entrate (Suddivisione delle entrate, in %)
2% 4%
IVA (22,6 mia fr.)
8%
Imposta federale diretta (18,8 mia fr.)
4% 35 % 7%
Imposte di consumo (7,4 mia fr.) Imposta preventiva (4,2 mia fr.) Tassa di bollo (2,4 mia fr.)
11 % Tasse di circolazione (2,3 mia fr.) Dazi doganali (1,1 mia fr.) 29 %
Altre entrate (5,4 mia fr.)
Fonte: Amministrazione federale delle finanze (2011), Rapporto sul preventivo 2012 Quasi due terzi delle entrate della Confederazione provengono dall’IVA e dall’imposta federale diretta. Contrariamente alla maggior parte delle altre imposte federali, i proventi di queste due imposte seguono l’evoluzione economica, ciò che attribuisce loro grande importanza
Grafico 2 - Un franco su tre è destinato alla previdenza sociale (Quota dei gruppi di compiti sul totale delle spese, in %) Previdenza sociale (21,0 mia fr.)
10 %
Finanze e imposte (10,3 mia fr.)
5% 6%
33 %
Trasporti (8,5 mia fr.) Formazione e ricerca (6,7 mia fr.)
7%
Difesa nazionale (4,7 mia fr.) Agricoltura (3,7 mia fr.)
10 %
13 %
16 %
Relazioni con l’estero (3,2 mia fr.) Altri gruppi di compiti (6,1 mia fr.)
Fonte: Amministrazione federale delle finanze (2011), Rapporto sul preventivo 2012. Il preventivo della Confederazione è costituito per tre quarti da trasferimenti. I settori «previdenza sociale» e «finanze e imposte» rappresentano quasi la metà del preventivo. Le loro spese sono quasi tutte definite legalmente. Ne deriva che il margine di manovra politico in relazione al budget è relativamente contenuto a breve termine
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arcobaleno aziendale: le novità del quadriennio 2012 – 2015 L A S C E LTA G I U S TA
PER LA SUA AZIENDA
Sin dalla sua introduzione, arcobaleno aziendale ha incontrato una buona rispondenza: a fine dicembre 2011 erano stati sottoscritti 143 contratti con altrettante aziende e venduti 3’967 abbonamenti, di cui quasi 1’360 a favore di nuovi utenti del trasporto pubblico. Il contributo medio concesso dalla Comunità tariffale Ticino e Moesano (CTM), grazie al sostegno del Cantone, è stato del 23% a fronte di uno sconto medio aziendale del 26%. Lo sconto massimo concesso dalle aziende è stato del 75%. Grazie alla misura, i contributi complessivi di cui hanno beneficiato i collaboratori delle aziende sono stati pari ad oltre 1,3 milioni di franchi. Le cifre riportate attestano come, in questi anni, arcobaleno aziendale abbia dimostrato di essere un prodotto di successo. Un percorso di crescita che potrà continuare anche nei prossimi quattro anni, grazie all’adozione da parte del Gran Consiglio del Decreto legislativo del 24 gennaio 2012 concernente un credito complessivo di Fr. 2’700’000.- per il quadriennio 2012-2015 per l’attuazione dei provvedimenti per la promozione del trasporto pubblico e della mobilità aziendale previsti nell’ambito del Piano di risanamento dell’aria (PRA). Nello specifico, a favore dell’abbonamento arcobaleno aziendale sono stati stanziati 325’000 franchi all’anno, di cui 275’000.- quali indennità alle imprese di trasporto e 50’000.- destinati alla promozione. Per poter far fronte alla crescente diffusione di questo prodotto e ottimizzare le risorse disponibili sono stati apportati dei correttivi sulle modalità di sconto e nuove regole rispetto allo scorso quadriennio. Obiettivo di queste nuove regole è di poter offrire l’abbonamento scontato ad un maggior numero di aziende e di collaboratori, riducendo gli sconti a favore della singola azienda. Un intento che implica anche una responsabilizzazione maggiore delle aziende stesse. Per quanto riguarda la promozione dei mezzi pubblici nell’ambito del PRA, oltre ad arcobaleno aziendale, è stato confermato il sostegno ad un altro protagonista di successo della mobilità sostenibile: l’abbonamento estivo al 50%. Confermato anche il credito a favore di altre
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misure volte a razionalizzare gli spostamenti pendolari casa-lavoro-casa: car pooling, bike sharing, bike to work, azione bici-treno, bike+rail, misure per lo stazionamento di biciclette e la mobilità pedonale. Maggiori informazioni: www.arcobaleno.ch, www.ti.ch/mobilita-aziendale Come funzionerà arcobaleno aziendale dal 1° marzo 2012? Se l’azienda decide di coprire una parte del costo dell’abbonamento per i suoi collaboratori, la CTM, grazie al sostegno del Cantone, riconosce un ulteriore contributo. A partire da uno sconto aziendale del 5%, la CTM è in grado di offrire uno sconto equivalente sugli abbonamenti annuali sottoscritti dai collaboratori di una stessa azienda. Per aderire ad arcobaleno aziendale, il limite minimo per gli acquisti di abbonamenti dev’essere di almeno 5 per azienda. Il contributo massimo concesso dalla CTM è pari al 15%.
Contributo dell’azienda
Contributo della CTM
Vantaggio per i collaboratori
5.0%
5.0%
10.0%
7.5%
7.5%
15.0%
10.0%
10.0%
20.0%
12.5%
12.5%
25.0%
15.0%
15.0%*
30.0%
17.5%
15.0%*
32.5%
20.0%
15.0%*
35.0%
* sconto massimo applicabile dalla CTM.
At tualita` di Marco Armati e Luca Binzoni, Avv.ti, Studio Legale Broggini SA, Lugano
Ipoteca legale degli artigiani e imprenditori Regime attuale alla luce della recente revisione del Codice Civile poteca legale da parte dell’artigiano può intervenire unicamente dopo la conclusione del contratto d’appalto, ma non all’occasione di quest’ultima.
Avv. Marco Armati
Avv. Luca Binzoni
L’artigiano e l’imprenditore mediante l’apporto di materiale e lavoro, o lavoro soltanto, contribuiscono a creare un plus valore sugli immobili. Tuttavia, sovente, essi non dispongono di garanzie per il lavoro svolto e non possono neppure pretendere di essere pagati in anticipo. Pertanto, visto il valore accresciuto che creano e i rischi cui sono esposti, il legislatore ha voluto accordare a queste due categorie un privilegio, ovvero la possibilità di richiedere l’iscrizione di un’ipoteca legale a garanzia del proprio credito. Con il 1° gennaio 2012 sono entrate in vigore le nuove disposizioni concernenti i diritti reali immobiliari e il diritto del registro fondiario. Tra gli altri sono stati modificati anche gli art. 837 cpv. 1 cifra 3 CC e 839 CC relativi l’ipoteca legale degli imprenditori e artigiani. Beneficiari dell’ipoteca legale A norma dell’art. 837 CC, hanno diritto a richiedere l’iscrizione dell’ipoteca legale gli artigiani e gli imprenditori (di seguito solo artigiani), ovvero ogni persona fisica o morale indipendente che ha fornito materiale e lavoro, o lavoro soltanto su di un immobile in virtù di un contratto d’appalto o di consegna d’opera. Nell’edilizia è sovente far capo a dei subappaltatori, ossia artigiani indipendenti che stipulano un contratto d’appalto non direttamente con il committente dell’opera bensì con un altro artigiano. Ebbene, questi hanno “diritto alla costituzione dell’ipoteca anche se il proprietario del fondo ignorava l’esistenza di un rapporto di subappalto e persino se nel contratto concluso tra il proprietario e l’appaltatore generale è stato escluso l’impiego di subappaltatori” (Messaggio, pag. 42). Questo diritto indipendente del subappaltatore comporta per il committente il rischio di dover pagare due volte il medesimo lavoro o opera. Inoltre, vale la pena rilevare che, l’ipoteca legale può essere iscritta se l’artigiano non ha rinunciato a tale diritto. A tal proposito l’art. 837 cpv. 3 CC prevede che il beneficiario del diritto all’iscrizione dell’ipoteca legale non può preventivamente rinunciare a questo diritto. Ciò significa che una rinuncia del diritto all’iscrizione dell’i-
Contro chi è presentata la richiesta di iscrizione dell’ipoteca legale La richiesta di iscrizione dell’ipoteca legale deve sempre essere presentata nei confronti del proprietario attuale del fondo, ovvero la persona iscritta nel registro fondiario al momento dell’introduzione dell’istanza, a prescindere dalla questione a sapere chi sia il reale committente (ad esempio conduttore o architetto). Qualora il debitore sia un conduttore, un affittuario o un altro titolare di diritti sul fondo (subconduttore, usufruttuario, titolare di un diritto d’abitazione, ecc., ma non un subappaltatore), vi è un diritto all’ottenimento dell’ipoteca legale unicamente se il proprietario del fondo ha dato il proprio consenso all’esecuzione dei lavori. Il proprietario può evitare l’iscrizione dell’ipoteca legale fornendo sufficienti garanzie all’artigiano per coprire il proprio credito, compresi gli interessi. Le garanzie possono essere fornite ad esempio sotto forma di fideiussione, di garanzia bancaria o di pegno manuale. Prestazioni garantite L’ipoteca legale in precedenza limitata alle sole costruzioni o altre opere, è stata estesa anche ai lavori di demolizione di un’opera, di montaggio di impalcature, di consolidamento di scavi o lavori simili. La nuova formulazione, rimane comunque esemplificativa, non permette ancora di dissipare ogni incertezza sulle prestazioni che danno diritto all’iscrizione dell’ipoteca legale, specie per quanto attiene alla nozione di “lavori simili”. Di contro, non dà diritto all’iscrizione dell’ipoteca legale la semplice fornitura di merci, salvo nei casi in cui la cosa consegnata sia stata prodotta e adattata per una determinata costruzione. Oggetto del pegno Oggetto del diritto di pegno è il fondo ai sensi dell’art. 655 cpv. 2 CC, ovvero i beni immobili, i diritti per sé stanti e permanenti intavolati nel registro fondiario, le miniere e le quote di comproprietà d’un fondo, sul quale l’artigiano ha fornito materiale e lavoro o lavoro soltanto. Il fondo deve tuttavia poter essere gravato e suscettibile di ipoteca legale. Non è il caso per il fondo in comproprietà qualora ne siano già gravate le singole quote, come pure per alcuni immobili appartenenti all’ente pubblico. In merito a questi ultimi bisogna distinguere tra fondi appartenenti ai beni patrimoniali, ovvero beni privi di uno scopo pubblico diretto, che possono essere alienati, purché non siano pregiudicati gli interessi collettivi e beni amministrativi, ovvero beni che servono all’adempimento di compiti di diritto pubblico. Al contrario dei beni pa-
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At tualita` di Marco Armati e Luca Binzoni, Avv.ti, Studio Legale Broggini SA, Lugano
trimoniali che possono essere costituiti in pegno e fare l’oggetto di un’ipoteca legale, i beni amministrativi sono inalienabili e non possono essere costituiti in ipoteca (cfr. art. 839 cpv. 4 – 6 CC). Termine “L’iscrizione dev’essere fatta al più tardi entro quattro mesi dal compimento del lavoro” (art. 839 cpv. 2 CC). Per compimento del lavoro si intende che tutte le prestazioni che costituiscono l’oggetto del contratto sono state eseguite e l’opera può essere consegnata. È considerato come compimento del lavoro unicamente ciò che è eseguito in virtù del contratto di appalto o del capitolato, a differenza delle prestazioni ordinate in più e non previste dal contratto. Lavori di poca importanza o accessori che l’artigiano ha differito intenzionalmente, o ritocchi non costituiscono compimento del lavoro. Nel calcolo del termine non sono neppure considerati i lavori eseguiti in virtù dell’art. 368 cpv. 2 CO (garanzia). Di contro, se lavori indispensabili – seppure di secondaria importanza – non sono stati effettuati l’opera non può essere considerata eseguita. Il termine comincia a decorrere dal compimento dei lavori e non dall’emissione della fattura. Tuttavia, l’invio della fattura fa – generalmente – ritenere che l’artigiano considera la propria opera completata. È importante notare che l’iscrizione non deve essere semplicemente richiesta entro il termine di quattro mesi, bensì deve essere effettivamente riportata al registro fondiario. Si tratta di un termine di perenzione, che non può dunque essere interrotto, sospeso o prolungato. Effetti dell’ipoteca legale Vista la brevità del termine di cui all’art. 839 cpv. 2 CC, l’avente diritto inizierà generalmente richiedendo l’annotazione provvisoria dell’iscrizione dell’ipoteca legale, innanzitutto in via supercautelare inaudita l’altra parte (art. 265 CPC).
L’annotazione provvisoria dell’iscrizione dell’ipoteca legale, se ottenuta entro i quattro mesi dal compimento dei lavori, ha quale effetto di salvaguardare il termine di perenzione di cui all’art. 839 cpv. 2 CC. Inoltre, evita che altri diritti di pegno preferibili siano iscritti, determinandosi il rango dell’ipoteca legale definitiva alla data della sua annotazione provvisoria. Una volta ottenuta l’annotazione provvisoria l’artigiano dovrà inoltrare, entro il termine assegnato dal giudice, l’azione di merito. Se l’artigiano prova l’adempimento delle condizioni per l’ottenimento dell’ipoteca legale, questa sarà iscritta al registro fondiario in via definitiva. Il beneficiario disporrà dunque di una garanzia reale del suo credito e avrà il diritto di chiedere la realizzazione forzata dell’immobile in caso di mancato pagamento. Conclusione La revisione concernente l’ipoteca legale degli artigiani e imprenditori ha introdotto quattro principali novità rinforzando la posizione giuridica di queste due categorie, ovvero ha esteso il campo d’applicazione, ha prolungato il termine da tre a quattro mesi (soddisfacendo così parzialmente un’esigenza pratica dell’artigiano), ha introdotto un tipo particolare di responsabilità del proprietario dell’ente pubblico per quei beni appartenenti al patrimonio amministrativo e ha precisato e allargato la cerchia dei terzi non proprietari che possono ordinare prestazioni suscettibili di essere garantite. Non si può pertanto parlare di una profonda modifica di questo istituto, il legislatore avendo sostanzialmente codificato quanto già ammesso dalla giurisprudenza. Rimane un’incertezza. Purtroppo, il legislatore non ha risolto il problema legato al rischio del doppio pagamento da parte del committente in caso di subappalto. Ciò che a nostro avviso sarebbe stato auspicabile vista la crescente tendenza delle imprese a subappaltare i lavori commissionati.
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NUOVA SCHEDA IFCAM SU QUEST’ARGOMENTO Scheda IFCAM 9123
È stata pubblicata una Scheda Ifcam lo scorso mese di febbraio che tratta proprio questo tema, in maniera completa ed approfondita. Il testo è stato redatto dagli Avv.ti Marco Armati, Luca Binzoni; dalla MLaw Giorgia Ponti; dello Studio Legale Broggini SA di Lugano. Le Schede IFCAM sono pubblicate dal 1972 dalla Cc-Ti, in ogni scheda vi sono degli approfondimenti e degli aggiornamenti su delle tematiche di gestione aziendale, utili per gli imprenditori. Ricordiamo che si tratta di una pubblicazione della Cc-Ti, ottenibile su abbonamento annuale, il cui prezzo ammonta a 190 .— franchi annuali, e la sottoscrizione è possibile in qualsiasi momento dell’anno, con possibilità di ricevere tutte le schede pubblicate nell’anno in corso. Per ulteriori informazioni su questa pubblicazione non esitate a contattarci!
Autori: Avv.ti Marco Armati, Luca Binzoni; MLaw Giorgia Ponti; Studio Legale Broggini SA, via Nassa 5, Lugano, Tel. 091 913 70 40, mail@studiolegalebroggini.ch
Ipoteca legale degli artigiani e imprenditori: cosa è cambiato?
1. Introduzione
2. Nozione
L’artigiano e l’imprenditore mediante l’apporto di materiale e lavoro, o lavoro soltanto, contribuiscono a creare un plus valore sugli immobili. Tuttavia, sovente, essi non dispongono di garanzie per il lavoro svolto e non possono neppure pretendere di essere pagati in anticipo. Pertanto, visto il valore accresciuto che creano e i rischi cui sono esposti, il legislatore ha voluto accordare a queste due categorie un privilegio, ovvero la possibilità di richiedere l’iscrizione di un’ipoteca legale a garanzia del proprio credito.
L’ipoteca legale degli artigiani e imprenditori è un tipo particolare di pegno, previsto agli art. 837 segg. CC, destinato a proteggere queste categorie in maniera adeguata e efficace nella loro qualità di creditori.
Il 7 luglio 1998 la Commissione degli affari giuridici del Consiglio nazionale ha presentato una mozione nella quale si chiedeva al Consiglio federale di sottoporre al Parlamento una modifica legislativa di alcune disposizioni del codice civile, tra cui quelle relative all’ipoteca legale degli artigiani e imprenditori. In merito agli art. 837 cpv. 1 cifra 3 CC e 839 CC lo scopo del legislatore è stato quello di codificare quanto già stabilito in passato dalla giurisprudenza, ovvero adeguare la formulazione degli articoli, regolare alcuni aspetti controversi, così da modificare il codice ai nuovi bisogni pratici della società. Dopo il lungo iter parlamentare le camere federali hanno approvato la revisione delle disposizioni concernenti i diritti reali immobiliari e il diritto del registro fondiario, il cui testo modificato è entrato in vigore il 1° gennaio 2012. Con il presente contributo si vuole riprendere i contenuti dell’ipoteca legale degli artigiani ed imprenditori passando in rassegna le principali novità.
Lisa Pantini, Tel. +41 91 911 51 32, pantini@cc-ti.ch
Al fine di tutelarli in maniera appropriata, il legislatore ha previsto un’ipoteca legale privilegiata, così da evitare che coloro i quali hanno contribuito al plus valore dell’immobile, grazie all’apporto di lavoro e materiale, o di lavoro soltanto, siano penalizzati in caso di realizzazione del bene. Si tratta tuttavia di un’ipoteca legale indiretta, poiché la sua iscrizione non avviene ex lege, ma deve essere richiesta dal beneficiario. Di seguito, le condizioni per ottenere l’iscrizione di un’ipoteca legale a garanzia del credito dell’artigiano o imprenditore.
3. Condizioni 3.1. Avente diritto A norma dell’art. 837 CC, hanno diritto a richiedere l’iscrizione dell’ipoteca legale gli artigiani e gli imprenditori (di seguito solo artigiani). La nozione non fa distinzione tra l’uno e l’altro, ma ricopre ogni persona fisica o morale indipendente che ha fornito materiale e lavoro, o lavoro soltanto su di un immobile in virtù di un contratto d’appalto o di consegna d’opera. Si può trattare di un appaltatore totale, generale o parziale, come pure del subappaltatore. Rientrano ad esempio in questa categoria le imprese di costruzione, gli installatori, i gessatori e i
Pubblicata nel mese di febbraio 2012
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QUESTIONI GIURIDICHE
piastrellisti, ovvero fornitori di prestazioni materiali. Al contrario, come già ribadito dal Tribunale federale, gli architetti e gli ingegneri non beneficiano dell’ipoteca legale a causa del carattere immateriale delle loro prestazioni (DTF 119 II 426). Per quanto concerne la situazione dei subappaltatori, ovvero gli artigiani indipendenti che stipulano un contratto d’appalto non direttamente con il committente dell’opera bensì con un altro artigiano, il legislatore ha deciso di mantenere lo status quo. Quindi, di principio, il committente è tenuto a pagare la mercede unicamente all’appaltatore, che pagherà poi i subappaltatori. Tuttavia se non viene pagato, il subappaltatore - oltre ad un’azione creditoria contro l’imprenditore generale – “ha diritto alla costituzione dell’ipoteca anche se il proprietario del fondo ignorava l’esistenza di un rapporto di subappalto e persino se nel contratto concluso tra il proprietario e l’appaltatore generale è stato escluso l’impiego di subappaltatori” (MESSAGGIO, pag. 42). Questo diritto indipendente del subappaltatore comporta per il committente il rischio di dover pagare due volte il medesimo lavoro o opera, ancorché egli abbia già pagato la mercede all’impresa generale e questa, causa insolvenza o altro motivo, si ritrova nell’impossibilità di saldare i subappaltatori. Inoltre, in caso di mancato pagamento, il fondo può essere gravato, per il medesimo lavoro di costruzione, da due ipoteche legali in favore dell’appaltatore e del subappaltatore. Se il fondo viene gravato da ipoteca legale a favore di un subappaltatore, il Tribunale federale ha sentenziato che il proprietario committente può, quale mezzo di difesa, diminuire la mercede in proporzione del minor valore in
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RISCOPRIRE L’ARTE DELLA GENTILEZZA, ANCHE NELLE PMI Quando si parla di gentilezza, la mente va subito alle buone maniere. Le “buone maniere” sono un insieme di pratiche che, almeno per due motivi, sono sofferenti nelle aziende. La gentilezza, è assente dalle pratiche di formazione manageriale nel suo insieme. Non è cioè trattata in modo completo. Ci si occupa di “cura della relazione”, “cortesia” eccetera, ma non di gentilezza. La seconda spina nel fianco della gentilezza è il termine all’apparenza banale. Ora per mettere una pezza sopra questi due elementi inibitori al tema, vorrei riflettere sul termine gentilezza per poi collocarlo nella pratica di tutti i giorni di una impresa di medie dimensioni. Il termine è generico come lo sono le cose ovvie. È generica la simpatia come anche l’antipatia perché sono difficili da “misurare”. Anche la gentilezza è difficile da “misurare” non si può certo determinare un fattore premiante in funzione del grado di gentilezza mostrato da un collaboratore. Sarebbe uno di quegli elementi discriminatori perché, appunto, non misurabile. Eppure la gentilezza è un fattore differenziante, proprio come la simpatia e l’antipatia. Valli a trovare collaboratori tutti simpatici da incaricare della gestione dei clienti al supermercato. Come si trovano? Dove? E con quale ragione si scartano dalla selezione i non simpatici. “Signora, lei ha tutti i requisiti, ma è antipatica”… Impossibile! La gentilezza a differenza della simpatia e dell’antipatia si insegna da piccoli. Ogni genitore con un minimo di sale in zucca educa i propri figli ad essere garbati nei modi, a rispettare l’ambiente, gli animali e a comportarsi in modo lineare nelle relazioni con le persone. Ed è proprio dal concetto educativo, o meglio formativo dato che parliamo alle imprese, che la gentilezza può trarre uno spunto. Infatti, la gentilezza, è
un insieme di pratiche che possono essere scorporate e misurate. La riduzione dei reclami non funzionali, l’aumento dell’interazione nel blog aziendale che è stato reso più amichevole, la minore litigiosità nella cause legali o nei contenzioni aziendali, sono tutti fattori che compongono il grado di gentilezza dell’impresa. La gentilezza dell’impresa è in sostanza, il “modo di fare” adottato nelle pratiche relazionali I capi d’azienda possono farsi promotori di un’aurea gentile che il collaboratore potrebbe portarsi fino a casa. L’humus dal quale si sviluppa una leadership “gentile” è impregnato di buon senso, di fiducia nei propri collaboratori, di trasparenza e pragmaticità nella comunicazione, di equità nei rapporti, di sostegno e valorizzazione delle differenze; se analizzato con la lente morbida della gentilezza, ogni “modo di fare” può presentarsi esente da spigoli.
Gentletude
Si occupa di aiutare le imprese ad individuare gli spigoli e a mettere a sistema le buone pratiche che consentono la creazione di un ambiente aziendale gentile. Gentletude è un’associazione senza scopo di lucro che promuove attraverso i suoi progetti un “Attitudine Gentile” nei confronti delle persone, dell’ambiente e degli animali. I soci della Camera di commercio possono ricevere il libretto “Un giorno di ordinaria gentilezza”, edito da Pagine d’Arte, a CHF 10.–, direttamente a casa o in ufficio, contattando Maria Cristina Cattoni, mariacristina@gentletude.com
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At tualita` di Gianluca Olivieri, Managing Partner di Financial Technologies
Investimenti Passionali Operazioni straordinarie - appunti di viaggio da un mondo che cambia
Gianluca Olivieri
Febbraio 2012, Francoforte (Germania)
È una di quelle rare occasioni in cui mi è concesso di lavorare in jeans e pullover. Mi trovo in un prestigioso e centralissimo albergo di Francoforte, è un freddissimo sabato di inizio febbraio. Il dibattito si è appena concluso, dopo essersi rigorosamente attenuto allo stringatissimo ordine del giorno che da tempo il mio cliente mi ha girato. Definirlo dibattito è eccessivo, piuttosto, è stato un incontro informale, assai diverso da quelli di natura societaria a cui partecipo solitamente. La durata è stata persino minore di quello che mi aspettavo, e la partecipazione esigua. Nessun applauso segue la conclusione di quello che dai relatori è stato definito World Café. Il breve discorso dei tre relatori si esaurisce in una presentazione del programma della giornata, che a sua volta si limita ad una serie di incontri bilaterali di natura riservata. Visto con occhi estranei a quel mondo, l’ambiente mi appare surreale, anche se le altre persone presenti sembrano perfettamente a loro agio. Sotto il patrocinio della Galleria promotrice dell’evento (piuttosto nota) sono stati riservati alcuni salottini dai nomi improbabili, destinati ad accogliere gli invitati, collezionisti molto selezionati di arte contemporanea, nell’intento di agevolare la presentazione di alcuni “prodotti d’arte” ad altrettanti “consumatori d’arte”, attentamente selezionati. Io accompagno un “collezionista per diletto” (come ama autodefinirsi) in questo circolo riservato, di cui lui sembra fare parte. Il mio cliente mi ha spiegato che il circolo non illustra pubblicamente la scaletta di opere presenti. La cosa sembra molto riservata, anche se poi ho l’impressione che molti dei presenti, tra loro, si conoscano. Planura è il nome della sala che ci attende. La mia presenza, del tutto estemporanea, è stata richiesta dal mio cliente per assisterlo nel valutare l’opportunità di vendere una sua opera d’arte, lavoro di un noto artista contemporaneo tedesco, acquistata tre anni prima. L’artista è ancora relativamente giovane (ho appurato essere grossomodo mio coetaneo), ma già decisamente quotato. L’opera vale qualche milione di Euro, ed è qualcosa di decisamente surreale: non è un dipinto né una scultura, né un’installazione. Si tratta dell’elaborazione estremamente provocatoria di un grande oggetto di uso piuttosto comune, rivisitato in maniera tale da fargli perdere qualsiasi utilità, caricandolo però di significati espressivi (che io francamente stento a riconoscere). Io non sono un grande intenditore d’arte, e tanto meno un critico, e dunque le mie nozioni ed esperienze in quest’ambito sono piuttosto limitate. L’opera è qualcosa che in una dimora comune certamente stonerebbe, ma che disposta al centro di un enorme lussuoso locale vuoto potrebbe effettivamente fare un certo effetto. L’opera non è presente, se non in fotografia, all’interno del bel catalogo realizzato dal suo proprietario (il mio cliente) e che al momento, insieme al resto della documentazione, si trova nella mia valigetta. Gli astanti in apparenza sembrano persone piuttosto eccentriche ed originali, degli “invasati di buon gusto”, tanto per utilizzare una delle espressioni colorite che tanto piacciono al mio cliente. Quest’ultimo è un affermato editore che non perde occasione per elogiare a tinte sgargianti la genialità della “sua” opera. Lo fa con chiunque, anche se non saprei dire quanto l’affermazione sia convinta e quanto invece funzionale alla sua azione di promozione strategica dell’opera. E a chiunque ama ripetere che i collezionisti d’arte si dividono in tre categorie: i passionali,
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gli impresari ed i fetenti. Col tempo ho imparato ad attribuire un significato più preciso a ciascuna delle sue definizioni. Quelli che lui chiama passionali sono generalmente filantropi o collezionisti dalle caratteristiche profilate, per i quali la collezione è un’espressione dell’opera singola. Sembra che per molti di loro il valore della collezione risieda anzitutto nella sua completezza: quasi fosse un puzzle predefinito, al quale non deve mancare alcun tassello. La collezione ha per obiettivo primario il controllo di certe opere, considerate come irrinunciabili. I collezionisti passionali vogliono contemplare la “loro” opera, vogliono goderne esteticamente. Ad un neofita come me questa considerazione appare molto sensata: poter fruire di un’opera gustandosela a distanza ravvicinata, trarre piacere dalle sensazioni che suscita mi sembra sensato e legittimo, indipendentemente dal suo valore economico o dalla spesa sostenuta per il suo acquisto. È un vantaggio, questo, che non si ritrova in alcun’altra forma d’investimento tradizionale. Anche se talvolta riesce difficile immaginare come possa essere possibile (e mi riferisco nello specifico all’arte contemporanea, non certo a quella classica) poter contemplare certi lavori. Per il filantropo passionale il valore economico dell’opera assume una dimensione secondaria. Il signore che accompagno ama ripetere che per il passionale il significato ed il carattere della sua collezione traspare in ogni singola opera, e che il significato della collezione si sublima nella compresenza dei singoli pezzi che la compongono. Sembra che l’attività di compravendita sia considerata sussidiaria e funzionale agli obiettivi di completamento della “visione artistica” sul portafoglio di opere possedute. E a quanto mi si dice pare che l’orientamento di questi collezionisti passionali sia, negli ultimi tempi, quello di concentrare grandi valori economici in poche singole opere. Come controparti, stando al mio cliente, sono decisamente “fuori portata”, per il fatto che comunque “viaggiano” principalmente su pezzi del periodo classico o neo classico, estremamente importanti. Poco di moderno, insomma, e molto poco di contemporaneo. L’arte è un bene di lusso ad alto contenuto simbolico, che contribuisce a soddisfare il bisogno estetico e culturale dei suoi consumatori, in alternativa a beni strumentali di natura ed usi differenti. Oggigiorno sono le gallerie d’arte private a rappresentare il circuito primario di produzione, diffusione e vendita del prodotto artistico. Il concetto di arte contemporanea è piuttosto sfuggente; l’arte contemporanea si manifesta in varie modalità (pittura, scultura, fotografia, disegno, arte digitale, installazioni, performance, fino alla musica) e comprende, convenzionalmente, tutto ciò che è stato prodotto a partire dagli anni ‘60 e fino ad oggi (benché vi sia qualcuno che si ostina a considerare contemporanea l’arte prodotta da artisti ancora viventi). L’entità economica di questo circuito non è determinabile in modo preciso, perché il suo giro d’affari sfugge ad ogni forma di controllo. Ai livelli inferiori di questo mercato (escludendo per un momento il cosiddetto segmento Junk, letteralmente “spazzatura”, che ricomprende tanto per intenderci anche tutti i prodotti unbranded e scarsamente differenziati che si trovano nei negozi di arredamento, sulle bancarelle e nei supermercati), molti artisti minori non disdegnano di vendere i loro lavori in privato, danneggiando gli interessi dei loro collezionisti e rendendo difficile, per le gallerie che li trattano, sostenere le loro quotazioni. Nei segmenti più alti esiste invece tutto un insieme di
operatori economici orientati a soddisfare le aspettative dei collezionisti privati, tra cui molti istituti di credito che hanno strutturato un dipartimento di art advisory per offrire un servizio di consulenza ai loro clienti più facoltosi offrendo, collateralmente, tutta una gamma di servizi e prodotti legati alla pianificazione ereditaria del patrimonio artistico, quali fondazioni, trust, società d’investimento e via dicendo. L’opera del mio cliente appartiene a quello che viene abitualmente definito il mercato Classical Contemporary, formato da artisti viventi ormai “storicizzati”, e definiti pertanto “i classici” del contemporaneo. Si tratta in sostanza del mercato delle superstar contemporanee, con alte barriere all’ingresso di tipo reputazionale e controllato da poche decine di (potenti) grandi gallerie internazionali. Molte di queste gallerie cercano di acquisire il controllo sulla produzione dell’artista, ed è proprio quello che avviene nel caso del “nostro”. Mentre l’esigua platea si frantuma alcune persone s’indirizzano compostamente e silenziosamente verso le salette appartate; mi guardo attorno per vedere se, ad intuito, sarei in grado di riconoscere qualche passionale, qualche impresario oppure qualche fetente. La categoria degli impresari è, delle tre, quella in cui il mio cliente, apertamente, si identifica. Ed è forse questo il motivo per cui è l’unica ad avere, nelle sue definizioni, una connotazione positiva. Sono i collezionisti privi di quel rapporto quasi morboso con l’opera e con l’intera collezione, il cui interesse primario risiede nella possibilità di scambio delle opere. Gli impresari mirano a generare profitto economico attraverso l’attività di compravendita delle opere, senza affezionarvisi troppo, ma al contempo senza rinunciare al piacere della fruizione estetica. A suo dire nella categoria rientrano soggetti come le banche, i fondi pensionistici e le Corporate Collections, che in questi ultimi anni hanno voluto legare la propria immagine a quella dell’arte, con l’intento di generare plusvalenze sul capitale investito in opere dell’intelletto umano. Il loro obiettivo è quello di diversificare il proprio patrimonio attraverso l’acquisto in arte quale bene rifugio. Confesso che faccio fatica immaginare banche e fondi intenti ad apprezzare le proprie opere, anche se a quanto sembra l’esposizione delle stesse negli spazi di lavoro è una pratica piuttosto ricorrente. Gli impresari acquistano prevalentemente quando il mercato di un artista è già formato, cioè quando la domanda permette una verifica ragionevolmente attendibile sui valori di transazione, principalmente sulla base dei risultati delle aste. Puntano solitamente su nomi noti e consolidati, con un’ottica di detenzione delle opere a medio-lungo termine. Attribuire i presenti ad una categoria specifica, tra quelle elencate dal cliente, mi riesce difficile, forse perché le contrattazioni in ambito artistico rappresentano un aspetto davvero marginale della nostra attività di consulenti d’impresa. In tutta sincerità, nonostante l’esistenza dei cosiddetti impresari, non mi sembra che arte e impresa c’azzecchino molto l’una con l’altra. L’impresa è un sistema dinamico che reinventa se stesso ogni giorno, l’opera invece è qualcosa di statico, ed anche quando si tratta di un’istallazione interattiva in grado di trasmettere sensazioni soggettive, costituisce qualcosa di preconfezionato. Quelli che il mio cliente chiama impresari, i soli con i quali egli dice di trattare, a me appaiono più semplicemente come degli investitori. E quelli che in tono quasi dispregiativo lui definisce fetenti a parer mio non sono altro che l’equivalente degli speculatori di borsa. Secondo la sua visione sono “collezionisti temerari che sviliscono le arti umane in funzione del vile denaro”, quasi come se per lui le cose funzionassero diversamente. A parer mio la sola vera differenza, tra lui e i fetenti, risiede nella diversa portata delle attese speculative. Lui si muove solo in caso di plusvalenze importanti, quando ne vale realmente la pena, mentre loro si accontentano di meno. Io li vedo in maniera più distaccata e meno critica, come speculatori capaci di acquistare quando il mercato di un artista si sta per formare, prima che il suo nome si sia consolidato. L’obiettivo dello speculatore è, molto semplicemente, quello di trovare attraverso l’arte un impiego a rendimento elevato; obiettivo che tenta di raggiungere puntando su quelle opere per le quali è atteso un rialzo di quotazione entro il minor tempo possi-
bile. Senza voler emettere alcun giudizio di merito, per questo tipo di collezionista l’arte è un veicolo come un altro attraverso cui realizzare un obiettivo finanziario. Gli speculatori, quelli non troppo educatamente designati come i fetenti, possono determinare un’accelerazione dei prezzi quando subentrano fattori specifici, come la rarefazione delle opere dell’artista, o l’ingresso in circuiti di maggiore livello, cosa che generalmente avviene attraverso la partecipazione a grandi mostre. Lo speculatore non desidera tenere grosse cifre immobilizzate in singole opere, e tende a disfarsi delle opere acquistate se il valore delle stesse non sale entro il periodo atteso. Nessun attaccamento all’opera, nessuna passione se non quella per il profitto. In fondo non mi sembrano poi così diversi dagli impresari. La domanda speculativa è, anche nell’arte, funzione di molteplici circostanze: dell’andamento dei rendimenti del mercato finanziario (si ravviva in quei momenti nei quali i mercati finanziari offrono performances scadenti), della disponibilità di liquidità da impiegare, nonché della presenza di strutture aggreganti che agevolano lo scambio tra domanda ed offerta, come le case d’asta. L’investimento in arte ha, però, dinamiche diverse dall’investimento in titoli, in case o in terreni, dove in genere il reddito atteso da un investimento è dato dalla somma dei guadagni in conto capitale e delle rendite. Diversamente dalle attività mobiliari e immobiliari, l’oro e la maggior parte delle opere d’arte non producono rendite nel tempo (salvo qualche eccezione costituita da dipinti molto importanti, dove il proprietario trae profitto dalla loro migrazione attraverso i grandi circuiti museali). Quindi il più delle volte il rendimento complessivo nell’acquisto di un’opera d’arte dipende solo dal prezzo di mercato al momento della vendita. Questo è il principale motivo della maggiore volatilità dell’investimento in opere d’arte rispetto alle forme d’investimento tradizionali che fruttano redditi periodici. Nel calcolo del rendimento d’arte bisogna inoltre tenere conto dei costi impliciti, quali i costi di transazione e di intermediazione, le tasse d’importazione, l’IVA sulle commissioni spettanti alla casa d’asta, le spese di trasporto e di assicurazione e l’eventuale diritto di seguito (droit de suite, un diritto di rivendita spettante ai discendenti diretti dell’artista, che consente loro di percepire una percentuale residuale, variabile in funzione del valore dell’opera, sulle plusvalenze generate dalle vendite pubbliche, benché nel mondo dell’arte contemporaneo questa voce occupi una posizione davvero marginale). Le opere d’arte poi, diversamente dall’oro, sono per loro natura uniche. I loro scambi, a differenza di quanto avviene per i titoli (trattati sui mercati regolamentati), non hanno una precisa collocazione geografica e generalmente si aprono per periodi di tempo limitati. Le opere d’arte inoltre, contrariamente a quanto avviene per titoli e oro, sono indivisibili: non circolano in “tagli” ma soltanto nella loro interezza. Il mercato dell’arte contemporanea è fortemente cresciuto negli ultimi 20 anni, a conferma del suo notevole potere di seduzione nei confronti dei collezionisti di tutto il mondo. L’apertura di nuove gallerie in molti Paesi e la nascita di sempre nuove fiere e biennali conferma il crescente interesse generale verso l’arte. Il primo impulso contemporaneo all’universalità dell’arte è stato dato dalle fiere, che si sono sviluppate in coincidenza con l’affermarsi di una mentalità che considera l’opera d’arte come un bene rifugio. La fiera è ancora oggi il crocevia di mode e tendenze emergenti, un luogo che rispecchia abbastanza fedelmente la qualità dei mercati nazionali e la quantità di denaro in circolazione. Il collezionismo aziendale, invece, è un fenomeno nato attorno agli anni 40 e cresciuto accompagnando i periodi di boom, fino al 2008, quando si è praticamente bloccato a causa della crisi finanziaria che ha decimato anche le tesorerie delle imprese più floride. L’attività di collezionare opere d’arte collateralmente al proprio core business sta ora lentamente riprendendo in quei settori più affini all’arte, come l’editoria e la moda. Per dare un’idea della portata del fenomeno, a livello europeo nel 2010 sono stati spesi, per servizi annessi all’ambito artistico (e dunque escludendo il valore di transazione delle opere stesse) qualcosa come 11 miliardi di euro; le prime tre voci di spesa sono state pubblicità e marketing, servizi professionali, spese assicurative e di sicurezza. Un effetto parti-
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At tualita` di Gianluca Olivieri, Managing Partner di Financial Technologies
colarmente positivo che il mercato dell’arte esercita sull’economia è quello del turismo culturale: i visitatori di fiere d’arte, aste ed altri eventi culturali sono quelli che vantano di gran lunga il maggiore potere d’acquisto. Quanto alle tendenze espositive, la più recente è quella di commissionare opere d’arte (soprattutto installazioni dinamiche) cosiddette site specific, ovvero legate ad eventi, messaggi o luoghi specifici. L’arte diventa strumento di visibilità e veicolo per comunicare i valori aziendali. Nel mondo della moda, sono addirittura state create fondazioni apposite per gestire progetti artistici volti alla protezione del posizionamento sul mercato di certe griffes esclusive. Il collezionismo aziendale rappresenta in questi casi un forte elemento di connotazione per l’immagine dell’impresa compratrice, un vettore molto profilato attraverso cui veicolare i propri messaggi commerciali. Le grandi banche americane sono state tra le prime grandi imprese a comprendere questo punto di vista e ad implementare strategie di acquisizione volte a realizzare anche un obiettivo patrimoniale. Riuscire ad assemblare collezioni d’avanguardia che comprendessero opere in grado di raccogliere il consenso dei giudizi critici ha permesso ad imprese come Chase Manhattan, nei dorati anni sessanta, di costruire patrimoni consistenti anche in attività non prettamente bancabili. Ancora oggi la collezione Deutsche Bank, avviata nel primo dopoguerra, con oltre 50 mila opere, rappresenta la più grossa collezione Corporate al mondo. Fino a qualche anno fa, prima di avvicinarmi a questo ambiente nell’assistere qualche collezionista imprenditore (per le cui imprese avevamo preventivamente prestato a vario titolo, come studio, opera di consulenza specialistica), consideravo l’arte un bene d’investimento indecifrabile, soggetto a dinamiche di valore incomprensibili. Utilizzare il concetto di qualità mi riusciva impossibile, perché lo misuravo in funzione di un giudizio estetico che, per definizione, non può che essere soggettivo. L’analisi del ruolo di un artista all’interno di un movimento artistico (cioè la sua capacità di elaborare un linguaggio espressivo in grado di influenzare altri artisti, il suo grado di anticonformismo e di originalità) può scongiurare il rischio di acquistare le cosiddette “croste”, ma non garantisce certo investimenti redditizi. Collezionare non significa solo scegliere l’artista, ma anche selezionare l’opera giusta all’interno di una certa produzione artistica. Seguendo da qualche anno l’evoluzione di qualche portafoglio d’opere, tra cui quello posseduto dalla persona che accompagno in questo frangente a Francoforte, mi sono reso conto che l’arte, a medio-lungo termine, può anche essere un buon affare, se gestita secondo certi presupposti. Ma i risultati si raccolgono non prima di qualche anno dal momento dell’acquisto. Per sua natura l’arte è una forma di investimento estremamente illiquido: non permette un disinvestimento immediato, come invece generalmente avviene per i titoli. Vendere un dipinto può richiedere diversi anni, nel corso dei quali la quotazione dell’artista, per svariate ragioni, può scendere, se non addirittura precipitare. L’opera d’arte è un bene completamente diverso da tutte le altre forme d’investimento, assolutamente specifico e non assimilabile a nessun altro. I prezzi dei lavori di un artista dipendono da molte componenti, tra cui le mode, la produzione (cioè la quantità di opere prodotte), la maggiore o minore assiduità dell’artista in termini di presenza a mostre ed aste, il prestigio delle gallerie che lo trattano. Oggigiorno, per fare un buon investimento in arte contemporanea, quella che meglio conosco per gli interessi legati alla nostra clientela imprenditoriale, occorre orientarsi verso artisti innovativi, che abbiano una precisa personalità espressiva. Nell’investimento in un’opera d’arte anche la componente fiscale può giocare un ruolo di un certo rilievo: generalmente l’investimento in arte consente di godere di maggiori vantaggi fiscali rispetto al tradizionale investimento finanziario o all’investimento immobiliare, soprattutto per i soggetti privati, che non pagano tasse sulle plusvalenze derivanti dalla compravendita e per i quali la quota del patrimonio diversificata in arte non viene tassata su base periodica. Anche per le imprese possono sussistere alcuni vantaggi di carattere fiscale; a certe condizioni, ad esempio, è data la possibilità di dedurre una
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componente marginale del prezzo d’acquisto a titolo di spesa di rappresentanza. L’investimento in arte rientra poi nell’attivo ereditario, e rappresenta dunque un possibile valore di scambio (ancorché parziale) nell’ambito del pagamento dell’imposta di successione o di donazione. Percorriamo alcuni luminosi corridoi in pregiato marmo giallo ed arriviamo alla sala Planura, lungo i quali sono esposti alcuni manifesti di artisti appartenenti al cosiddetto mercato delle avanguardie. Il mercato contemporaneo delle avanguardie comprende gli artisti emergenti più quotati, le cui produzioni sono dunque molto recenti, che però ancora si attestano su livelli di prezzo inferiori a quelli degli artisti riconosciuti come classici contemporanei. Questi giovani artisti sono quelli che attirano maggiormente l’attenzione della stampa di settore e dei più prestigiosi curatori internazionali, perché il loro mercato vede un collezionismo molto agguerrito: l’acquisto di un’opera è spesso un’incognita che può procurare ingenti guadagni ma anche enormi perdite. Ad aspettarci troviamo un uomo dalla mole gigantesca, ma dai modi cortesi e dall’aspetto affabile, accompagnato da una donna dallo sguardo severo, persone di cui il cliente mi aveva lungamente parlato durante il volo in aereo. Lui è il collezionista interessato al dipinto, lei una sorta di figura ibrida tra il consulente e il critico d’arte. Pur avendo un profilo professionale diverso dal mio (ben più specialistico in relazione al mondo dell’arte), in quest’occasione la signora agirà da “collega antagonista”: con lei dovrò confrontarmi sui criteri di valutazione dello strano e costoso oggetto di fabbricazione tedesca che ci vede riuniti attorno al tavolo. Dal mio punto di vista di consulente tecnico abituato a lavorare sulle attività d’impresa, la quotazione di un’opera d’arte resta qualcosa di piuttosto empirico ed approssimativo, anche nell’ambito delle trattative private, dove i criteri di quotazione (a differenza di quanto avviene nelle aste) vengono generalmente esplicitati, discussi e condivisi tra le parti contraenti. La discussione sarà una sorta di compromesso negoziale tra metodi alternativi, nel merito dei quali entreremo insieme con grande apertura e trasparenza, e sui quali insieme col cliente ci siamo preventivamente preparati. Siamo pronti ad affrontare il tavolo di trattativa sulla base dei metodi specifici più ricorrenti, escludendo quelli che nell’ambito dell’arte contemporanea sono caduti ormai in disgrazia (tra questi quello del “prezzo medio” e quello del cosiddetto “dipinto rappresentativo”). Cominceremo dai più semplici, quello della “doppia vendita” e quello dei “passaggi d’asta” (definito anche metodo delle “vendite ripetute”) per arrivare ai più complessi, come il metodo di valutazione basato sulla cosiddetta “regressione edonica”, che definisce la dinamica di prezzo dell’opera sulla base dell’andamento complessivo del suo mercato di riferimento, aggiustato per l’effetto esercitato dalle numerose caratteristiche che identificano l’opera specifica e la rendono unica. Disponiamo di un’informazione precisa e circostanziata su tutta la gamma di parametri che possono entrare in gioco nella trattativa che stiamo per avviare: dall’evoluzione dei principali benchmark di riferimento, ai valori dettagliati della produzione dell’artista che ha realizzato la “nostra” opera, dall’evoluzione dei prezzi battuti per le sue opere alle aste più recenti al posizionamento dell’opera in questione nell’ambito della produzione internazionale, fino al ruolo che si può verosimilmente attribuire all’artista medesimo, per consenso critico unanime, nel panorama produttivo odierno. Conosciamo il grado di liquidità della sua produzione, la quota del venduto sul totale delle opere prodotte ed offerte. E conosciamo bene anche il portafoglio artistico del gigante che ci siede di fronte, le sue abitudini negoziali ed il suo stile colloquiale. Insomma, abbiamo tutte le leve per difendere un valore che, commisurato all’opera alla quale si riferisce, apparirebbe scandaloso per chiunque, esattamente come appare assolutamente scandaloso anche a me. Ma evidentemente terrò quest’ultima considerazione per me stesso. Probabilmente sono l’unico, a questo tavolo, a non essere “invasato di buon gusto”. O forse no… e comunque non lo scoprirò mai, se l’agguerrita signora saprà fare bene il suo lavoro.
At tualita` Comunicato stampa
Nuova collaborazione tra l’Osec e le Camere di commercio: un valore aggiunto per le PMI esportatrici
Il promotore dell’economia esterna svizzera Osec e l’associazione delle Camere di commercio e dell’industria della Svizzera (CCIS) hanno sottoscritto un nuovo accordo quadro volto a rafforzare la loro collaborazione da inizio 2012. L’accordo definisce le modalità per il sostegno complementare fornito dalle due organizzazioni alle PMI svizzere che operano su scala internazionale. L’Osec e le CCIS riaffermano così la volontà di consigliare al meglio le PMI votate all’esportazione, site in tutte le regioni della Svizzera, abbinando il ventaglio di servizi proposti dalle due organizzazioni. Ulteriori aspetti fondamentali sono lo scambio reciproco di informazioni e la pubblicazione di tematiche ed eventi inerenti all’export, ricorrendo ai rispettivi canali di comunicazione. L’accordo contempla altresì la trasmissione di richieste riguardanti l’internazionalizzazione delle PMI e l’organizzazione di eventi congiunti in diverse regioni svizzere. Il partenariato tra l’Osec e l’associazione delle Camere regionali e cantonali reca il motto “Crescita grazie all’internazionalizzazione”.
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24.11.
At tualita` di Lisa Pantini
www il nome lo decidi finalmente tu Risale allo scorso gennaio la liberalizzazione dei domini di primo livello di Internet. Cosa significa? Quali opportunità vi sono? Come sta cambiando la RETE? Quali sono le novità? Ne abbiamo discusso con Serse Bonvini, Consulente Senior e Account Manager presso Tinext SA La notizia, apparsa su alcuni media alla fine dello scorso anno, in effetti è passata un po’ inosservata, ma è ghiotta, soprattutto per le aziende di comunicazione che operano di ambito web. La struttura dei siti Internet è stata espansa: dallo scorso gennaio è infatti possibile, per le aziende, richiedere una personale estensione, personalizzando così la propria identità virtuale. Come? Ecco qualche esempio di come potrebbero essere in futuro, se questa possibilità prendesse piede, gli indirizzi web: www.orario.ffs; www.scuolaarte.locarno; www.camera. commercio; www.fioristamilly.lugano; ecc.. Insomma per farla breve sarà possibile personalizzare tutto quello che sta al di là del punto (.), al posto degli usuali .com, .ch, .net, ecc.. Allo stato attuale, fino al 31.12.2011, era possibile nominare secondo le proprie esigenze solo quello che stava in mezzo ai due punti – chiamati tecnicamente domini di secondo livello – (dopo il www. e prima del dominio scelto – il famoso .com, .ch, .it, ecc. –), da quest’anno invece ci sarà una liberalizzazione del mercato dei domini di primo livello (ossia di tutto ciò che sta alla destra dell’ultimo punto, dopo il www. ed il nome in mezzo, al posto del .com, .ch, ecc.).
Quali sono le modifiche più importanti di quest’operazione? Chi gestisce questo «business»?
“Andiamo con ordine: la liberalizzazione e la fine delle restrizioni sui nomi a dominio sono state decise a metà del 2011 dall’autorità internazionale preposta, l’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (ICANN), che è responsabile del sistema di indirizzamento su Internet. Il business che orbita attorno alla liberalizzazione è dunque gestito dall’ICANN. Banalmente, la prima sostanziale novità è, che oltre alle estensioni regionali (.ch, .it, .fr, .de, ecc.), o ai conosciutissimi .com, .biz, .net, ecc.; sarà possibile attivare estensioni con interi nomi di aziende, settori o Governi, e chi più ne ha, più ne metta. Un nome a dominio completamente personalizzato per la propria presenza sul web, che dovrebbe garantire un rafforzamento del marchio su Internet, per le imprese che si appresteranno a fare la richiesta all’ICANN”.
Fare la richiesta? Si deve inoltrare una domanda con un dossier? Ma come funziona?
“Sì, le aziende interessate a uno o più domini di primo livello dovranno inoltrare all’ICANN un ricco dossier di richiesta, che sarà verificato ed eventualmente confermato in tempi piuttosto lunghi. Garantire l’autenticità del richiedente e quindi tutelare i consumatori finali, sarà una delle priorità dell’ICANN. Oltre ad essere una procedura laboriosa, per evidenti necessità, questi domini saranno
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pure piuttosto costosi: si stima che per avere una risposta ad ogni singolo dossier si richiederanno dai 9 ai 20 mesi, e che il costo totale dell’operazione sia indicativamente attorno ai 185’000 dollari (circa 170’000 franchi), ai quali si devono aggiungere 25’000 dollari (circa 23’000 franchi) l’anno per il mantenimento dello stesso. Che sia un’opportunità interessante per molte aziende è fuori di dubbio, ma visto l’impegno finanziario, non sarà probabilmente alla portata di tutte le tasche”.
Quali sono i motivi che stanno dietro a questi costi così elevati?
“Innanzitutto bisogna considerare che i nuovi possessori di «top level domain» (TLD) divengono potenzialmente dei nuovi «registrant», in grado quindi di rivendere tutti i domini di secondo livello sul proprio TLD e farne pertanto del business. Un prezzo così alto dovrebbe inoltre scongiurare le situazioni già vissute negli anni novanta di «Cybersquatting», quando molti hanno registrato i domini di secondo livello in maniera indiscriminata, con lo scopo di lucrare sulla successiva rivendita. Vedere tutelato il proprio marchio commerciale registrato o i nomi geografici di grandi città a livello internazionale è un diritto di queste entità (aziende, multinazionali, istituzioni, Nazioni, ecc.). Un costo così alto, con delle procedure di controllo molto restrittive e articolate, forniscono un informale «vantaggio di prelazione» per quelle aziende che hanno obbiettivamente maggiori diritti rispetto ad altri di aggiudicarsi il TLD. L’assegnazione di nomi a dominio «generici», come i nomi dei settori (ad esempio .banca, .assicurazione, ecc.) è un tema ancora più complesso, poiché al momento sembrano mancare disposizioni chiare in merito. In base a cosa si stabilisce che una banca piuttosto che un’altra possa usufruire del dominio «.banca»? Questo sarà probabilmente un grattacapo per l’antitrust…”
C’è stato un marcato interesse dalle PMI ticinesi o svizzere alla questione? Vi possono essere nuovi sbocchi di business?
tempo reale, ovvero pochi secondi dopo che un utente abbia postato la notizia. La «Local Based Search» usa invece il proprio posizionamento geografico fornito dai telefonini con servizio di geo-localizzazione. L’ormai famosa funzionalità «around me», ben sfruttata da servizi quali foursquare.com (per citare un buon esempio) ci dice in tempo reale quali dei miei amici Facebook, ristoranti, hotel, servizi in genere, si trovano nelle mie vicinanze. Per ognuno di questi servizi potrò verificare se altri utenti (magari un mio amico su Google+) hanno lasciato un proprio commento sulla bontà della pizza piuttosto che sul prodotto acquistato. Sapere che un mio collega si trova in quel momento nel tal ristorante è indubbiamente un driver per la mia scelta”.
Dal vostro punto di vista privilegiato, essendo attivamente presenti sul mercato, quali sono le ultime tendenze riguardanti il web?
Quali saranno le evoluzioni future del web?
“In verità come Tinext SA non abbiamo ricevuto particolari richieste in questo senso, nonostante la nostra azienda sia attiva da oltre un decennio in Ticino su progetti in ambito web. Sembra che la notizia non abbia suscitato particolare interesse alle nostre latitudini. È altresì vero che, come accennato in precedenza, questa liberalizzazione potrebbe fornire nuove opportunità di business per quelle aziende che operano nel settore dell’ICT, in particolare per chi fornisce servizi di connettività, hosting e gestione dei domini Internet. Tuttavia, vista la situazione economica globale, ritengo che solo le grandi aziende potranno entrar in linea di conto per quest’operazione, anche se nemmeno a questo livello si nota un grande fermento. Possedere il nome della propria azienda come TLD agevolerebbe in maniera evidente la ricerca della stessa sui motori di ricerca, e aprirebbe l’opportunità di personalizzare i propri servizi promuovendoli sul web con pagine dedicate. Facciamo un esempio: una grossa banca chiamata Karalysbank acquista l’estensione .karalysbank. Essa potrà aprire tutti i siti che vorrà per ogni suo servizio con la propria estensione: www.investimenti. karalysbank, www.ipoteche.karalysbank, www.risparmio. karalysbank, ecc.. Tutti i partner di questa banca potranno sfruttare questo meccanismo per attivare (o perché no comprare dalla banca stessa) la propria localizzazione regionale come rappresentante di zona: www.ticino. karalysbank”.
“Come da sempre accade in quest’ambito le novità e le tendenze sono molte e in costante evoluzione. Sempre di più le aziende prendono coscienza delle potenzialità di business offerte dalla rete, e in particolare chi investe sulla propria presenza sul web sta ricevendo riscontri reali e sempre più interessanti. Per essere pratici, il miglioramento del proprio posizionamento sui motori di ricerca è indubbiamente uno dei temi più caldi. Le tecniche di posizionamento tradizionali si mischiano con strategie di comunicazione sui social network, allargando la visione di comunicazione aziendale a nuove tendenze in evidente sviluppo quali la diffusione degli smartphone e tablet PC. Ogni marketing manager è ormai convinto che la propria strategia di comunicazione non può prescindere dalle nuove tecnologie e dallo sfruttamento di canali quali Facebook, Twitter, Youtube, Linkedin, Tripadvisor, ecc.. Su queste piattaforme le persone parlano di noi, delle nostre aziende, dei nostri prodotti e servizi; giudicano il nostro lavoro e condividono la propria esperienza in quell’albergo o con quel servizio. Un’altra interessante evoluzione è rappresentata dal cambiamento di paradigma legato alle ricerche degli utenti sul web. Abitudini quali la «Real Time Search» o la «Local Based Search» iniziano a minare l’egemonia di Google in quanto a «unico» punto di partenza delle ricerche su Internet. La «Real Time Search» si basa sulla ricerca di notizie presenti su canali istantanei quali Twitter; Google per il momento non sembrerebbe essere infatti ancora in grado di fornire informazioni in
“Paradossalmente si sta assistendo alla comparsa, sul mercato offline, di aziende squisitamente nate sul web e che hanno fatto di Internet il loro successo. Per il momento non si può certo affermare che questa sia una tendenza consolidata o in crescita, ma è certo che nella vicina penisola sono state aperte delle filiali della banca nata online per eccellenza, la ING Direct; un ulteriore esempio è l’apertura a Londra del primo negozio reale di eBay. Personalmente ritengo questi eventi siano stati dettati da necessità di business diverse da quelli promossi online (ad esempio la vendita di mutui ipotecari per ING Direct) più che da una vera e propria tendenza. Allo stesso tempo è vero che nel mondo «reale» vengono introdotte sempre nuove logiche per agevolare l’accesso a informazioni online: l’uso dei «QR Code» è di certo un ottimo esempio. Se invece vogliamo citare una vera tendenza del momento, allora porrei l’attenzione sulla delocalizzazione dei servizi IT da parte di piccole e medie aziende.Qual è il senso per una piccola fiduciaria di tenersi una costosa infrastruttura ICT in casa? L’abitudine di acquistare tecnologie, con i conseguenti costi e rischi di gestione e mantenimento, sta lasciando il posto alla vera e propria tendenza del momento: l’affitto dei servizi informatici… il Software as a Service (SaaS). In estrema sintesi, non più polverosi server in casa con costosi applicativi Office e Gestionali; un PC portatile, una stampante e una buona connessione ad Internet sono tutto ciò che serve ad un professionista per il proprio lavoro. Il «cloud computing» è la naturale evoluzione delle ormai vecchie strutture LAN”.
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Eventi
Uno sguardo attento verso il Kazakistan Lunedì 26 marzo 2012 dalle ore 16.30 alle ore 18.40 (networking apero a partire dalle 18.40) presso l’Hotel Parco Paradiso, Via Carona 27 a Lugano
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Con un’estensione geografica di quasi 3 milioni di chilometri quadrati, corrispondenti a circa tutta l’Europa occidentale, e con una popolazione di oltre 16 milioni di abitanti, il Kazakistan si classifica al nono posto fra i Paesi più grandi al mondo, rispettivamente, tra gli ultimi posti nella classifica della densità di abitanti per chilometro quadrato (5.8 ab./km2). Questo Paese dell’Ex-Unione Sovietica posizionato fra Europa ed Asia, negli ultimi due decenni si è sviluppato con una certa regolarità dal punto di vista economico. In particolare, negli ultimi anni ha mostrato una crescita annuale media del 10% (7% nel 2010), raggiungendo un prodotto interno lordo (PIL) di circa 140 miliardi di dollari ed un PIL pro capite in continuo aumento. Una ricchezza sostenuta soprattutto dalle materie prime (risorse minerarie, giacimenti petroliferi e prodotti agricoli) che ha portato alla seguente ripartizione settoriale dell’economia: servizi (54% del PIL), industria (30%), edilizia (8%) ed infine il settore agricolo (7.7%) che tutt’oggi occupa circa il 30% della popolazione. Dal 1999 sono in vigore degli accordi bilaterali con l’UE, mentre dal 2010 l’unione doganale con la Russia è diventata una realtà. Accanto ai principali partner commerciali del Kazakistan (ovvero, Russia, Germania, Francia e Italia), troviamo la Svizzera, verso cui questo immenso Paese esporta il 3% dei propri prodotti; sul fronte delle importazioni, invece, solo lo 0.6% dei prodotti proviene dalla Svizzera. Da notare che nonostante una bilancia commerciale in netto disavanzo già dal 2005, non si arresta l’entrata sul mercato kazako di molteplici investitori esteri, tra cui quelli svizzeri. Fra questi vi sono ben 35 grandi aziende elvetiche, come Nestlé, Roche, ABB, ecc.. Questo appuntamento vuole offrire una panoramica sulla situazione economica del Paese e sulle potenzialità di sviluppo nei vari settori, nonché mettere l’accento sugli aspetti legali e culturali a cui prestare attenzione nell’avviare un’attività commerciale con partner kazaki. Alcuni consigli pratici sulle modalità d’entrata sul mercato daranno il la alla testimonianza aziendale. 28 Ticino Business
Programma: 16.30 Saluto di benvenuto Marco Passalia, Vice Direttore e Responsabile Servizio Export e Legalizzazione, Cc-Ti 16.40 Economic Outlook Maxime Botteron, Global Economic Research, Credit Suisse 17.00 Business opportunities in Kazakhstan Pavel Ivanov, Senior Trade Advisor, Embassy of Switzerland, Astana 17.20 Overview on aspects concerning the Nation, the culture and the daily business Larisa Naumenko, Assistant, CIS Area, Fidinam & Partners SA 17.40 Doing business with Kazakhstan: relevant legal and tax matters Marco Compagnino, Associate Partner & Head of CIS area, Fidinam & Partners SA 18.00 How to succeed in exporting to Kazakhstan. Recipes from the Deputy Head of the Kazakh Embassy Dr. Denis Rogov, Deputy Head, Embassy of the Republic of Kazakhstan in Switzerland 18.20 La testimonianza di un’azienda ticinese Luigi Bergamo, Director, Research & Development, Assos of Switzerland SA 18.40 Networking apero La manifestazione è aperta a tutti gli interessati. Entrata libera. Per iscrizioni prego rivolgersi entro giovedì 22 marzo 2012, alla Cc-Ti, Signora Gabella, Tel. +41 91 911 51 11, Fax +41 91 911 51 12, gabella@cc-ti.ch, www.cc-ti.ch
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Formazione di Lisa Pantini
Silvia Mozzettini, Economista aziendale nelle arti e mestieri diplomata 2011 Silvia Mozzettini
La Signora Mozzettini ha frequentato il Corso Preparatorio all’esame professionale superiore per il diploma federale di Economista aziendale nelle arti e mestieri (SEA) presso la Cc-Ti dal 2010, ottenendo il diploma con la miglior media ticinese e svizzera nell’autunno del 2011. L’abbiamo incontrata per una chiacchierata, ripercorrendo alcuni ricordi ed impressioni sul corso SEA. Il corso, erogato dalla Cc-Ti in collaborazione con l’Istituto svizzero per la formazione di capi-azienda nelle arti e mestieri (IFCAM), viene offerto in lingua italiana in Ticino fin dal 2000. Ricordiamo tra l’altro che il prossimo settembre riprenderanno i nuovi cicli di formazione “Scuola per Capi-azienda nelle arti e mestieri” e “Corso Preparatorio all’esame professionale superiore per il diploma federale di Economista aziendale nelle arti e mestieri”. Questa formazione offre un’approfondita istruzione nella conduzione aziendale e conferma che il titolare di un’azienda è in grado di dirigere un’impresa rispondendo agli imperativi del mercato in continua evoluzione. Per maggiori informazioni sull’offerta formativa Cc-Ti, vi invitiamo a consultare il nostro sito web, www.cc-ti.ch.
Signora Mozzettini, innanzitutto i nostri complimenti per l’ottimo risultato conseguito sia a livello ticinese, come pure a livello nazionale! Può tracciare un breve profilo della sua persona? Quali sono state le motivazioni che l’hanno spinta ad iscriversi al corso Economista aziendale nelle arti e mestieri?
“Grazie. Sono originaria della Val Verzasca, lavoro alla Posta Svizzera da 25 anni, durante i quali mi sono occupata di diversi settori (sportello, spedizioni, ecc.), fino ad assumere la responsabilità del Centro logistico lettere, con base a Cadenazzo. Nel nostro centro lettere avviene la spartizione di tutta la corrispondenza da e per il Cantone Ticino. Mi sono avvicinata ai vostri corsi attraverso il vostro sito web, dal quale ho scaricato tutta la documentazione informativa. Ho già frequentato la Scuola per Capi Azienda edizione 2008, ed iscrivermi al corso SEA mi è parso un proseguimento naturale di un concetto formativo ben strutturato. Anche questa volta, dopo aver suscitato il mio interesse ed essermi maggiormente informata presso la vostra Responsabile della Formazione, Signora Chiodini Polloni; ho sottoposto ai miei superiori gli obiettivi dell’insegnamento. Avendo poi ottenuto il loro benestare a procedere, mi sono iscritta”.
Quanto è stato importante il sostegno del suo datore di lavoro?
“È stato fondamentale, sia perché mi ha effettivamente permesso di seguire le lezioni, dandomi la possibilità di assentarmi un giorno a settimana per raggiungere quest’obiettivo,
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come pure per essersi preso carico parzialmente dell’aspetto finanziario del corso. Inoltre potrò mettere in pratica anche sul posto di lavoro quanto appreso, poiché nella mia funzione attuale mi occupo di diversi aspetti, quasi tutti trattati durante la scuola. Il datore di lavoro mi ha sostenuto, ed è stato importante anche l’appoggio dei colleghi, per il giorno di assenza dal posto di lavoro, facendo riferimento al buon funzionamento dell’ufficio anche in mia assenza”.
Come ha conciliato il lavoro con la scuola? Quale ambito d’insegnamento le è interessato maggiormente?
“La conciliazione tra lo studio e il lavoro non è stato un problema, anzi, grazie ai miei colleghi e al datore di lavoro che mi ha permesso di frequentare il corso, con un po’ di impegno da parte mia per organizzare la mia settimana lavorativa su quattro giornate anziché 5, ho potuto dedicare un giorno intero allo studio e ad una partecipazione attenta e proattiva dei corsi. Così facendo assimilavo bene i concetti che mi venivano illustrati, non dovendo sforzarmi più di quel tanto per studiare a casa nel tempo libero, se non per gli esami finali ovviamente. Quello che mi ha aiutato molto è stata l’interazione con i miei compagni di corso. Una classe molto affiatata, con diversi background personali che si sono ben integrati in un gruppo. Grazie ai lavori di gruppo ed alla conoscenza di queste persone ho potuto concentrarmi sulle diverse materie, approfondire molti aspetti e imparare nuovi concetti, che ho potuto già sperimentare e mettere in pratica sul posto di lavoro. Tutti gli ambiti e le materie mi sono interessate, non avevo una «materia preferita», se proprio dovessi indicarne una devo dire l’organizzazione ed il project management. Ho trovato un programma di studi ben strutturato, con l’approfondimento di molti contenuti che avevamo già trattato nella Scuola per Capi Azienda. Frequentare anche la SEA è stato un percorso proseguito naturalmente, un po’ la chiusura del cerchio”.
Come si è svolto il suo lavoro di diploma finale?
“È stato interessante mettere in pratica quanto appreso. Il lavoro di diploma è stato preparato sviluppando un caso reale e concreto, che al momento è in fase di implementazione. Ho voluto indagare la situazione di un’impresa di costruzioni che da ditta individuale passava a società anonima, con un’analisi dello stato attuale”.
Quale è la sua valutazione globale sul corso?
“Ottima, e non posso che consigliarlo. I docenti sono preparati e disponibili. Le nozioni ricevute non sono astratte ma molto vicine all’ambiente aziendale e relativamente facili da mettere in pratica. L’organizzazione della Cc-Ti è impeccabile e la struttura del corso eccellente, mi ha permesso di conciliare lavoro e studio senza problemi”.
Formazione
Corsi di formazione proposti dalla Cc-Ti LA CONDUZIONE DI COLLOQUI DIFFICILI Mercoledì 14 marzo 2012, dalle 09.00 alle 13.00 (Modulo 1) Mercoledì 21 marzo 2012, dalle 09.00 alle 13.00 (Modulo 2) Lugano, Sala Monte Bré, presso la Cc-Ti
• Soddisfazione, fedeltà, redditività • Azioni per l’incremento della fidelizzazione del cliente
L’IMPOSIZIONE DELLA PERSONA FISICA SECONDO LA LT E LA LIFD Lugano, Sala Monte Bré, presso la Cc-Ti
Programma Modulo 1 • Elementi di un colloquio difficile • Struttura di un colloquio problematico • Barriere della comunicazione • Modalità e attitudini personali • Obblighi e doveri Modulo 2 • Esercitazioni pratiche di colloquio
LE ASSICURAZIONI SOCIALI
Lugano, Sala Monte Bré, presso la Cc-Ti Programma Modulo 1 - Introduzione alle assicurazioni sociali 27 marzo e 3 aprile 2012, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 2 – Aspetti contributivi delle assicurazioni sociali 17 aprile 2012, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 3 – Rendite di vecchiaia, superstiti e invalidità 24 aprile 2012, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 4 – Assicurazione contro la disoccupazione 8 maggio 2012, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 5 – Indennità di perdita di guadagno per militare e maternità 15 maggio 2012, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 6 – Assegni familiari 22 maggio 2012, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 7 – Assicurazioni infortuni 29 maggio 2012, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 8 – Assicurazioni invalidità 5 giugno 2012, dalle 14.00 alle 17.30
SODDISFAZIONE E FIDELIZZAZIONE DEI CLIENTI Giovedì 29 marzo 2012, dalle 09.00 alle 17.00 Lugano, Sala Monte Bré, presso la Cc-Ti
Programma • Strategie di successo in mercati maturi • L’incremento della qualità del prodotto e del servizio • Strumenti per il monitoraggio della soddisfazione: il “net promoter score” e lo “indice netto di soddisfazione”
Programma Il corso offre una panoramica completa sulla legislazione tributaria in vigore Modulo 1 – Il sistema fiscale svizzero 22 marzo e 29 marzo 2012, dalle 16.30 alle 18.30 Modulo 2 – L’imposizione ordinaria sul reddito e sulla sostanza 5,19,26 aprile e 3 maggio 2012, dalle 16.30 alle 18.30 Modulo 3 – La doppia imposizione intercantonale ed il riparto intercantonale 10 e 14 maggio 2012, dalle 16.30 alle 18.30 Modulo 4 – L’imposizione dei redditi d’attività lucrativa indipendente 21 e 24 maggio 2012, dalle 16.30 alle 18.30
L’ABC DELLE VOCI DI TARIFFA DOGANALI
Mercoledì 4 aprile 2012, dalle 13.30 alle 17.30 Lugano, Sala G. Papa, presso la Cc-Ti Programma • La voce di tariffa doganale ed il suo significato • Basi giuridiche della tariffa • Struttura e funzionamento di T@res (tariffa elettronica svizzera) • Il significato dei dati nel T@res (dazi, IVA, permessi, altri disposti di natura non doganale, ecc.) • Le voci di tariffa doganale nel mondo (TARIC e Worldtariff in pratica)
IL DOSSIER DEL PERSONALE
Mercoledì 18 aprile 2012, dalle 09.00 alle 13.00 Lugano, Sala Monte Bré, presso la Cc-Ti Programma • Basi legali e protezione dei dati • Definizione, composizione e struttura del dossier • Tipo di approccio • Termini di conservazione Informazioni e iscrizioni: Cc-Ti, Tel. +41 91 911 51 18, corsi@cc-ti.ch, ww.cc-ti.ch
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prossime GIORNATE DI CONSULENZA PAESE LUGANO, MARZO/APRILE 2012 • Giappone - mercoledì 14 marzo 2012 • Kazakistan - lunedì 26 marzo 2012 • Stati del Golfo - mercoledì 4 aprile 2012 Nel corso delle giornate di consulenza proposte alle aziende, avrete l’occasione di fissare un incontro individuale con i consulenti dell’Osec e con gli specialisti provenienti direttamente dal paese di riferimento. Le aziende intenzionate ad espandere le loro attività nei mercati sopra citati o che hanno esigenze concrete non esitino a mettersi in contatto con l’Osec e a fissare un appuntamento con i suoi esperti! CONTATTATECI AL NO. TEL. +41 91 911 51 37 OPPURE TRAMITE E-MAIL ALL’INDIRIZZO INFO.LUGANO@OSEC.CH, SAREMO LIETI DI FISSARVI UN APPUNTAMENTO.
La Gran Bretagna riduce le imposte sugli utili aziendali derivanti da brevetti
La Gran Bretagna intende diventare una piazza attrattiva per la ricerca e lo sviluppo. A questo scopo, il governo introduce incentivi fiscali quali un’aliquota ridotta del 10% sugli utili aziendali derivanti da brevetti, che sarà applicata dal 1° aprile 2013. Le agevolazioni saranno accordate alle aziende che percepiscono proventi da brevetti, vendono prodotti brevettati oppure applicano procedure tutelate. Tuttavia, l’incentivo sarà concesso solo a brevetti registrati presso l’UK Intellectual Property Office o l’Ufficio europeo dei brevetti. La proposta di legge prevede l’introduzione progressiva delle agevolazioni: dal 1° aprile 2013 ne beneficeranno il 60% degli utili derivanti da brevetti, in seguito la percentuale sarà aumentata del 10% ogni anno fino a raggiungere il 100% nel 2017. L’aliquota dell’imposta sulle società ammonta attualmente al 26%. Sarà ridotta al 23% in tre tappe entro il 2014. HM Treasury: “Patent Box” www.hm-treasury.gov.uk/consult_patent_box.htm Blick Rothenberg – International Business Review: “UK Patent Box” www.blickrothenberg.com/getattachment/f233abb7-61cb4615-92b6-3ad7073328bf/Publications-for-overseas-companies.aspx
L’UE elabora un piano d’azione per sviluppare il commercio elettronico
La Commissione europea ha presentato 16 misure concrete in un ampio piano d’azione volto a raddoppiare il commercio elettronico nell’UE entro il 2015. La quota parte dell’e-commerce al commercio al dettaglio complessivo dovrà crescere nei prossimi quattro anni dal 3,4% al 7%, portando a un incremento dal 3% al 6% del prodotto interno lordo. L’UE si attende importanti stimoli di crescita da questo segmento, che soprattutto in Francia, Gran Bretagna, Germania e Svezia potrebbe rappresentare oltre il 20% della crescita e
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della creazione di impieghi netti entro il 2015. Le 16 misure concrete elencate nel piano d’azione comprendono quanto segue: • facilitare l’accesso transfrontaliero ai prodotti e ai servizi offerti via Internet; • semplificare le modalità di pagamento e di consegna; • ottimizzare la protezione degli utenti e le informazioni fornite ai consumatori; • formulare regole chiare e semplici per risolvere i contenziosi, tutelare i diritti legali di esclusività in Internet e rimuovere i contenuti illegali. Commissione europea: “Promuovere la crescita e l’occupazione: un piano d’azione per raddoppiare il commercio elettronico in Europa entro il 2015” http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP/1 2/10&format=HTML&aged=0&language=IT&guiLanguage=en
UE mira a migliorare la gestione dei rifiuti
La Commissione europea raccomanda un’immediata e completa attuazione della legislazione sui rifiuti. Uno studio pubblicato recentemente evidenzia un forte potenziale di sviluppo nell’industria dei rifiuti e del riciclaggio nell’intera Unione europea. Una piena attuazione della legislazione porterebbe a un aumento del fatturato annuo dell’industria dei rifiuti dagli attuali 42 a 187 miliardi di euro. Per realizzare questo obiettivo, occorre: • sviluppare e ottimizzare l’infrastruttura per la raccolta differenziata, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti (alcuni paesi hanno approvato nuove leggi o adattato la legislazione esistente in vista di importanti investimenti e ristrutturazioni nella gestione dei rifiuti, p.es. Spagna, Germania e Polonia); • includere tutti i costi per lo smaltimento nel prezzo dei prodotti (migliore applicazione del principio “chi inquina, paga”, aumento dei costi di smaltimento per fornire ulteriori risorse finanziarie da destinare alla gestione dei rifiuti);
• introdurre meccanismi di ispezione e di monitoraggio sulla base dei parametri UE per garantire una gestione dei rifiuti ecosostenibile e riconducibile all’inquinatore (raccolta dati ottimizzata, sorveglianza sistematica delle norme giuridiche, creazione di un ufficio centrale preposto al monitoraggio). Commissione europea: “I rifiuti: una scorciatoia per creare occupazione e abbassare i costi” http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP/1 2/18&format=HTML&aged=0&language=IT&guiLanguage=en Recycling Magazin: “Neues spanisches Abfallgesetz passiert Parlament” www.recyclingmagazin.de/rm/news_detail.asp?ID=14893&SI D=698729192168100100&NS=1 Deutscher Bundestag: “Abfall soll ab 2015 flächendeckend getrennt werden” www.bundestag.de/dokumente/textarchiv/2011/36241072_ kw43_sp_kreislaufwirtschaft/index.html Polnisch-Hilfe.de: “Neues Abfallgesetz für Polen” www.polnisch-hilfe.de/336/neues-abfallgesetz-fur-polen
La Finlandia lancia il “green mining”
In Finlandia, anche l’attività mineraria dovrà diventare verde. Come espresso nel “Green Mining Programme” lanciato nel 2011, Suomi intende progredire entro il 2020 a capofila dell’ecosostenibilità nell’ambito dell’esplorazione, dello sfruttamento, dell’estrazione e della preparazione di risorse minerarie e metallifere. A questo scopo, gli esperti prevedono un forte aumento degli investimenti in ambito minerario. Si stima che nei prossimi anni, 3 miliardi di euro saranno destinati al rinnovo di attrezzature, impianti ed edifici volti a favorire lo sviluppo di un’industria mineraria ecologica. Inoltre, il Ministero finlandese dei trasporti prevede che occorrerà investire 5 miliardi di euro per migliorare l’accesso ferroviario alle miniere, site prevalentemente nelle regioni settentrionali del Paese. Green Mining Programme 2011-2016 www.tekes.fi/programmes/GreenMining
Unione doganale Russia-Bielorussia-Kazakistan: adozione del sistema armonizzato 2012 e predichiarazione doganale per le importazioni su strada dal 17 giugno 2012
Il 1° gennaio 2012, gli Stati membri dell’Unione doganale Russia-Bielorussia-Kazakistan hanno aderito alla Convenzione internazionale sul sistema armonizzato di designazione e di codificazione delle merci. A inizio anno, le tariffe e le nomenclature delle merci applicate nell’Unione sono state adattate al SA. Secondo quanto comunicato dall’ufficio tedesco per il commercio estero Germany Trade and Invest, le 200 modifiche riguardano soprattutto le descrizioni delle voci e delle sottovoci SA nonché alcune note di capitoli e paragrafi. Dal 17 giugno 2012, tutte le merci importate su strada nel territorio dell’Unione doganale Russia-Bielorussia-Kazakistan dovranno essere predichiarate alle dogane. Sempre stando a Germany Trade and Invest, i dati di sicurezza necessari per lo sdoganamento saranno da trasmettere all’ufficio doganale competente almeno due ore prima del passaggio della merce. Quest’ultimo valuterà i rischi e deciderà se autorizzare l’importazione dopo aver confrontato i dati ricevuti con quelli indicati sui documenti di spedizione presentati all’arrivo della merce. Le autorità doganali russe affermano che la predichiarazione permetterà di ridurre il passaggio doganale a un massimo di 15 minuti.
L’Ucraina riduce l’imposta sugli utili
A inizio anno, l’Ucraina ha ridotto l’imposta sugli utili di 2 punti percentuali al 21%, annunciando altresì ulteriori diminuzioni nei prossimi anni. Infatti, l’imposta sugli utili sarà ridotta al 19% nel 2013 e al 16% nel 2014. L’attuale riforma fiscale prevede anche la possibilità per le piccole imprese di un’imposizione forfettaria che, a seconda del personale e della redditività, è compresa tra l’1% e il 10%. Ukraine Business Online: “Enterprise profit tax reduced to 21% www.ukrainebusiness.com.ua/news/4278.html Ukraine Nachrichten: “Neue Anforderungen an die Einheitssteuerzahler” http://ukraine-nachrichten.de/neue-anforderungen-einheitssteuerzahler_3493_pressemitteilungen
Nuova legge sugli appalti in Ungheria
La nuova legge entrata in vigore in Ungheria il 1° gennaio 2012 intende soprattutto semplificare e accelerare la procedura d’aggiudicazione. La priorità è stata data a un allentamento generale dei requisiti formali. Inoltre, gli organismi aggiudicatori hanno ora la possibilità di far valere le proprie regole di procedura per aggiudicazioni inferiori alla soglia europea (in conformità con i requisiti UE). Act CVIII of 2011 on Public Procurement www.kozbeszerzes.hu/static/uploaded/document/PPA%20 2012_011.pdf
Nuova legge sugli appalti in Croazia
La legge sugli appalti è entrata in vigore in Croazia il 1° gennaio 2012, con novità di scarsa importanza. Spiccano tuttavia le seguenti modifiche: • l’introduzione di due soglie per gli appalti di minore e maggiore entità (basate sulle soglie comunitarie); • l’elenco dei subappaltatori cui si ricorre per eseguire un lavoro. The Croatian Parliament: “The Public Procurement Act” www.javnanabava.hr/userfiles/file/ZAKONODAVSTVO%20 RH/ENGLESKI/ZAKONI/Public%20Procurement%20ActOG%2090-2011.pdf Divjak, Topic & Bahtijarevic: “Das neue Vergabegesetz in Kroatien” www.dtb.hr/de/neuigkeiten.php?id=79
Nuova legge finanziaria in Tunisia: incentivi per gli investimenti e agevolazioni doganali
Il 31 dicembre 2011 il governo tunisino ha approvato una nuova legge finanziaria, che si basa sul diritto islamico e intende adattare le condizioni quadro economiche alle necessità del Paese. La legge prevede, tra gli altri, incentivi fiscali per gli investimenti privati nonché per quelli diretti provenienti dall’estero, da destinare prevalentemente al settore della formazione. Inoltre, accorda numerose agevolazioni doganali, soprattutto per le materie prime e i semilavorati. Ambasciata svizzera in Tunisia: “Synthèse sur la loi des finances 2012” www.osec.ch/de/filefield-private/files/28466/field_blog_public_files/7573 Business News: “Tunisie - Loi de finances pour l’exercice 2012, tendances et mesures” w w w.busine s snew s .c o m.tn /det ails _ a r ticle.php?a = 28495&t=519&temp=1
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Cleaner fuels: le raffinerie sudafricane devono attrezzarsi
La norma sui carburanti “Cleaner Fuels 2” entrerà in vigore in Sudafrica nel 2017. Le raffinerie dovranno investire miliardi nei prossimi anni per soddisfare i severi requisiti ecologici posti alla benzina e al diesel. Secondo l’industria petrolchimica del Capo, la modernizzazione e l’ampliamento degli impianti richiederanno tra 2,5 e 4 miliardi di euro. I lavori inizieranno nel 2013 e nel 2015, le prime raffinerie saranno già in grado di adempiere le nuove norme sulla composizione di benzina e diesel (che sono simili agli standard Euro V). ChemManager: “South Africa Oil Refiners Must Upgrade by 2017” www.chemanager-online.com/en/news-opinions/headlines/ south-africa-oil-refiners-must-upgrade-2017 Markt und Mittelstand: “Marktchance: Ölindustrie in Südafrika” www.marktundmittelstand.de/nachrichten/strategie-personal/ marktchance-oelindustrie-in-suedafrika/
Il Vietnam centralizza il registro delle imprese
Lo sportello unico per l’iscrizione delle imprese nel Vietnam entrerà in funzione a metà dell’anno corrente. Ogni iscrizione d’impresa e relativa procedura (p.es. registrazione ai fini fiscali) o modifica (p.es. nuovo nome o indirizzo) potrà essere effettuata online sul sito del National Business Registration System. Secondo quanto comunicato dalle autorità vietnamite, tutti i siti e i servizi ora preposti all’iscrizione delle imprese saranno chiusi o impiegati per altri scopi. National Business Registration System www.dangkykinhdoanh.gov.vn/en/index.html Vietnam Briefing: “Business Registration Set to be Streamlined in Mid-2012” www.vietnam-briefing.com/news/business-registration-setstreamlined-mid2012.html
Nuove regole d’arbitrato per il commercio internazionale
Dal 31 ottobre 2011, anche i dipendenti stranieri sono assoggettati alla nuova legge sulla previdenza sociale in Cina e devono pertanto versare i relativi contributi. A fine dicembre le autorità cittadine di Pechino hanno pubblicato un manuale che riassume i punti rilevanti per l’integrazione dei lavoratori esteri nel sistema previdenziale. China Briefing: “Pekings Stadtregierung gibt Details zur verpflichtenden Teilnahme von Ausländern an der Sozialversicherung bekannt” www.china-briefing.com/news/de/pekings-stadtregierunggibt-details-zur-verpflichtenden-teilnahme-von-auslandernan-der-sozialversicherung-bekannt.html/ Deutsche Asia Pacific Gesellschaft: “Das neue Sozialversicherungsgesetz der VR China” www.dapg.de/Content/news/2011-05_villing_sozialversicherung_china.html
Dall’inizio dell’anno la Corte Internazionale di Arbitrato della Camera di Commercio Internazionale (International Chamber of Commerce ICC) applica nuove regole di arbitrato. Ecco le principali novità: • è stato introdotto l’arbitrato in via d’urgenza (articolo 29); • sono stati posti requisiti più severi per le domande di arbitrato, le risposte e le domande riconvenzionali (articoli 4 e 5); • è richiesta un’impostazione del giudizio (case management conference) (articolo 24); • la corte arbitrale è tenuta a procedere in modo efficiente e rapido; • i giudici devono sottoscrivere una dichiarazione di disponibilità (articolo 11). International Chamber of Commerce: “Arbitration and ADR rules 2012” w w w.ic c w b o.o r g /uplo a d e dFile s / C o ur t /A r bit r a tio n / other/2012_Arbitration%20and%20ADR%20Rules%20 ENGLISH.pdf
Missione economica dell’industria ferroviaria svizzera in Cina dal 7 al 13 maggio 2012
Valutazione dell’Osec: la Corea del Sud è una calamita per gli investimenti
Contributi di previdenza sociale per i dipendenti stranieri in Cina: un manuale
Con oltre 90’000 chilometri, quella cinese è la seconda più grande rete ferroviaria al mondo. Ciò nonostante, l’infrastruttura deve essere sviluppata ulteriormente per soddisfare le necessità del Paese più popoloso della terra. Infatti, il governo ha l’intenzione di estendere la rete a 120’000 chilometri entro il 2020. Il sistema ferroviario svizzero è tra i più densi al mondo e l’industria gode di un’ottima nomea grazie alla qualità, l’affidabilità e l’innovazione tecnica dei suoi prodotti. Lo Swiss Business Hub China, in collaborazione con Swissrail Industry Association e Osec, organizza una missione economica in Cina volta a stabilire contatti con il settore ferroviario. Il programma comprende riunioni ufficiali con il Ministero cinese delle Ferrovie a Pechino, un ricevimento alla residenza dell’ambasciatore svizzero, un seminario con la China Academy of Railway Science, visite a imprese ferroviarie e/o istituti di R&S in diverse città cinesi. Osec: “China - Fact Finding Mission. Swiss Railway Industry to China” www.osec.ch/de/event/china-fact-finding-mission-swissrailway-industry-china
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Gli investimenti diretti esteri in Corea del Sud si moltiplicano: secondo uno studio del Ministero sudcoreano dell’economia, le promesse d’investimento sono aumentate del 4,6% in un anno, attestandosi a 13,67 miliardi di dollari. I finanziamenti realizzati sono progrediti del 18,3% e ammontano a 6,4 miliardi. Da diversi anni, l’UE è il principale investitore in Corea del Sud con un quarto del totale nel 2010, in progressione fino al 57,4% nel 2011. Secondo il Ministero dell’economia, ai vertici degli investitori vi sono le maggiori economie europee: in primis la Germania (+449%), seguita a distanza dalla Francia (+47,5%) e dalla Gran Bretagna (+41,5%). La Svizzera ha raddoppiato i suoi investimenti nel Paese in un solo anno. La crescita degli investimenti risulta più modesta in provenienza dagli USA (+20,2%) e dal Giappone (+9,6%), mentre la Cina s’impegna di più rispetto al passato (+57,2%), ma con cifre più esigue (a titolo di confronto: Cina 651 milioni di dollari, Giappone 2,28 miliardi, USA 2,37 e UE 5,03). Anche gli investimenti effettuati dalle grandi imprese sudcoreane nella loro nazione sono in continua crescita. Secondo un’indagine appena pubblicata dal Ministero dell’economia,
le 30 maggiori multinazionali intendono aumentare gli investimenti del 12,3% nell’anno corrente, portandoli a ben 130,65 miliardi di dollari e creando 123’000 nuovi impieghi. Il gruppo Samsung ha stanziato la fetta del leone: 40 miliardi di dollari. Visto il contesto economico globale, questo sviluppo è degno di nota, soprattutto se si tiene conto delle attuali difficoltà nella zona euro. Evidentemente, la Corea del Sud raccoglie i frutti dei successi economici ottenuti grazie alle esportazioni e alla conclusione di accordi di libero scambio, che comprendono quelli stipulati con l’UE (in vigore dal 1° luglio 2011) e con gli USA (entrata in funzione attesa nel primo semestre dell’anno corrente). Se i negoziati in vista di un accordo con la Cina avessero esito positivo, la Corea del Sud sarebbe il primo Paese al mondo a disporre di accordi con le tre potenze commerciali, ossia UE, USA e Cina. Inoltre, è al vaglio la possibilità di stipulare una convenzione trilaterale Cina-Giappone-Corea del Sud. Per quanto riguarda gli investimenti diretti, le voci sui vantaggi offerti dalla Corea del Sud si stanno diffondendo. Oltre a una forza lavoro altamente qualificata e a una produzione che vanta un alto livello qualitativo, il Paese spicca per l’impareggiabile velocità nell’implementare e realizzare nuovi progetti. A ciò si aggiungono la certezza del diritto, il sistema giuridico funzionante ed equo nei confronti degli stranieri nonché la corruzione a livelli molto più bassi rispetto ad altri paesi asiatici. Le ottime condizioni quadro attirano anche le imprese svizzere. Quasi tutte le multinazionali vi sono presenti, ma le PMI rossocrociate scarseggiano, al contrario delle aziende tedesche. L’accordo di libero scambio concluso nell’ambito dell’AELS, in vigore dal 2006, stimola le esportazioni. Anche gli investimenti progrediscono: le cifre pubblicate dal Ministero dell’economia registrano un aumento nel 2011 dell’121,2%, da 85 a 188 milioni di dollari.
Gli investimenti nelle energie rinnovabili raggiungono livelli da primato
Nel 2011, 260 miliardi di dollari sono stati investiti globalmente nelle energie rinnovabili. Si tratta del 5% in più rispetto all’anno precedente. E di ben cinque volte quanto speso nel 2004. Il netto aumento rispetto al 2010 ha sorpreso persino gli esperti, che si attendevano una stagnazione oppure un calo, tenuto conto delle turbolenze economiche verificatesi l’anno scorso. Nel 2011, 136,6 miliardi di dollari, ossia oltre la metà degli investimenti complessivi, sono stati destinati a progetti per lo sfruttamento dell’energia solare. Si tratta di un aumento di ben 36% rispetto all’anno precedente. A distanza seguono gli investimenti a favore dell’energia eolica, che sono calati del 17% rispetto al 2010 per attestarsi a 74,9 miliardi. L’incremento dei fondi impiegati a livello mondiale è riconducibile soprattutto agli USA, che hanno speso 55,9 miliardi di dollari nel 2011 per la “clean energy” (+33% rispetto al 2010), superando così la Cina nella classifica dei maggiori investitori (47,4 miliardi e solo 1% in più rispetto all’anno precedente). L’Europa ha investito 100,2 miliardi di dollari nel 2011, in aumento del 3% rispetto al 2010. Anche qui, i fondi maggiori sono stati destinati all’energia solare. I principali investitori sono stati la Germania e l’Italia. Tra i paesi che hanno superato la media degli investimenti, oltre agli USA, spiccano l’India (+52% a 10,3 miliardi di dollari) e Brasile (+15% a 8,2 miliardi).
Bloomberg New Energy Finance: “Solar surge drives record clean energy investment in 2011” http://bnef.com/PressReleases/view/180
Rapporti settoriali dell’Osec
Osec pubblica regolarmente rapporti settoriali volti a presentare i settori di maggior sviluppo all’estero e le opportunità d’affari che ne scaturiscono per le aziende esportatrici svizzere. Vi segnaliamo le più recenti pubblicazioni: Singapore amplia le industrie del medtech e della farmaceutica L’economia di Singapore si riprende. Gli investimenti fluiscono soprattutto verso i settori medtech e farmaceutica, creando interessanti opportunità d’affari anche per le aziende esportatrici svizzere. Swiss Business Hub Singapore: “Singapore - Life Science Sector” (87 KB) www.osec.ch/de/filefield-private/files/28561/field_blog_ public_files/7695 Rapporto settoriale: agroindustria in Colombia La Colombia si colloca tra i capofila mondiali in numerosi segmenti di prodotti agricoli. Ciò nonostante, l’agricoltura ha ancora un grande potenziale che Bogotà intende sfruttare grazie a investimenti mirati. Swiss Colombian Chamber of Commerce: “Agroindustry Colombia” (235 KB) www.osec.ch/de/filefield-private/files/28499/field_blog_ public_files/7611 Rapporto settoriale: industria mineraria/energetica in Colombia La Colombia è ricca di carbone, gas naturale, minerali e metalli, con numerose giacenze ancora da estrarre. Grazie a questo fatto e a un miglior clima d’investimento nel Paese, l’industria mineraria colombiana sta diventando una delle più importanti al mondo. Swiss Colombian Chamber of Commerce: “Mining and Energy Colombia” (129 KB) www.osec.ch/de/filefield-private/files/28500/field_blog_ public_files/7610 Rapporto settoriale: Medtech Products in Brazil L’industria del medtech gode di buona salute in Brasile. Il mercato è in costante crescita: oltre il 6% annuo, con ottime prospettive anche per il futuro. L’analisi di mercato “Medtech Products in Brazil” pubblicata da Osec e Medtech Switzerland illustra le tendenze e le condizioni quadro del settore sanitario brasiliano, soffermandosi sui segmenti di maggior interesse per le imprese svizzere attive nel settore delle tecniche mediche. Osec / Medtech Switzerland: “Medtech Products in Brazil” www.osec.ch/it/blog/rapporto-settoriale-medtech-productsbrazil
Osec
Corso Elvezia 16 Casella postale 5399 – CH-6901 Lugano Tel. +41 91 911 51 35/37 Fax +41 91 911 51 39 info.lugano@osec.ch www.osec.ch
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Fiere internazionali
SIAL Parigi, 21 - 25 ottobre 2012
I due principali saloni mondiali del settore alimentare, il SIAL di Parigi e l’Anuga di Colonia, si svolgono in alternanza ogni due anni. Nel 2012 si tiene il SIAL, che sarà allestito nel quartiere fieristico di Paris-Nord Villepinte. Questa vetrina internazionale e rappresentativa di tutte le filiali del mercato alimentare presenterà in cinque giorni tutte le tendenze dell’alimentazione mondiale. Le cifre della precedente edizione testimoniano dell’importanza della fiera: 5’700 espositori provenienti da 106 paesi su una superficie lorda di 370’000 di mq e ben 136’500 visitatori provenienti da 206 nazioni. Il SIAL si contraddistingue per la varietà della sua offerta: segmentato in settori chiaramente identificati, il salone offre agli espositori un’ubicazione adatta alla loro attività e ai loro mercati prioritari. I segmenti principali sono: bevande alcoliche e non, latticini, uova, pesce, frutti di mare, dolci, pasticceria, panetteria, frutta, verdura, carne, frattaglie, salsicce, pollame, specialità culinarie, prodotti dietetici, conserve, surgelati, bio, ingredienti, additivi, integratori alimentari, cibi prelibati, servizi. Il salone costituisce altresì una vetrina dell’innovazione in ambito alimentare. Da oltre 25 anni, l’Osec vi allestisce lo SWISS Pavilion ufficiale nel settore National Pavilions & Regions of the World, in collaborazione con la Federazione delle Industrie Alimentari Svizzere (FIAL), Switzerland Cheese Marketing AG (SCM) e lo Swiss Business Hub France. Informazioni generali sulla fiera: www.sial.fr Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/27886?lforce=1
Cosmoprof Asia Hong Kong, 14 - 16 novembre 2012
Cosmoprof Asia è il principale salone dell’estetica, della bellezza e della cosmesi nella zona Asia Pacifico. Gli attori del settore vi si ritrovano per presentare e scoprire le nuove tendenze e i prodotti innovativi. Le donne asiatiche spendono sempre di più per i cosmetici, soprattutto per la cura della pelle, il trucco, i cosmetici sbiancanti e le colorazioni, facendo triplicare il tasso di crescita dell’industria in Asia. Tuttavia, malgrado i progressi fatti negli ultimi vent’anni, il mercato dei cosmetici cinese rimane poco sviluppato e lungi dall’essere saturo. Due fattori ne evidenziano il potenziale: la popolazione cinese, che con 1,3 miliardi conta il maggior numero di potenziali consumatori al mondo, e la spesa annua pro capite per i cosmetici, di molto inferiore alla media dei paesi sviluppati (35 - 70 dollari). Il ventaglio dei prodotti cosmetici presentati ai saloni Cosmoprof fornisce una visione globale del ramo: prodotti professionali per capelli; attrezzature, apparecchiature e prodotti cosmetici per l’estetica; prodotti e attrezzature per ricostruzione unghie; attrezzature e arredamenti per acconciatori; arredamenti per profumerie; prodotti cosmetici e profumi; accessori per l’igiene e articoli da regalo; bigiotteria; cosmetici per erboristerie; articoli e novità per acconciatori; packaging; materie prime; tecnologie e servizi per l’industria cosmetica; prodotti farmaceutici e macchinari vari. Nel 2011, Cosmoprof Asia ha accolto 1’780 espositori (+9% sul 2010) provenienti da 42 paesi e 48’503 visitatori (+7,5% sul 2010) su una superficie fieristica di 68’000 mq. Osec vi allestisce lo SWISS Pavilion in collaborazione con
La qualità svizzera sbandierata
l’Associazione svizzera dei cosmetici e dei detergenti SKW/SCD, lo Swiss Business Hub China e il Consolato generale di Svizzera a Hong Kong. Il padiglione ufficiale svizzero si troverà nella Hall 1 dedicata a profumi, cosmetici e prodotti per la toilette. Informazioni generali sulla fiera: www.cosmoprof.com Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/28754?lforce=1 Vi segnaliamo che l’Osec pubblica sul suo sito i calendari delle fiere che le ambasciate svizzere all’estero oppure le rappresentanze straniere in Svizzera le fanno pervenire. Indichiamo di seguito il link ai calendari dei seguenti paesi: • Bielorussia, stilato dall’Ambasciata svizzera a Minsk: www.osec.ch/it/blog/calendario-delle-fiere-2012-bielorussia • Slovenia, pervenuto dall’Ambasciata della Slovenia in Svizzera: www.osec.ch/it/blog/slovenia-calendario-delle-fiere-2012 • Uzbekistan, ricevuto dall’Ambasciata svizzera a Tashkent: www.osec.ch/it/blog/uzbekistan-calendario-delle-fiere-2012 Informazioni utili sulle fiere nel mondo possono altresì essere reperite sui seguenti siti: • www.auma.de (de, en, fr, es) Il sito più completo, proposto dalla Federazione tedesca dei Saloni e delle Fiere e contenente ragguagli dettagliati su fiere in Germania e nel mondo. L’accesso è libero. • w ww.mondofiere.com (it) Offre informazioni di massima sulle manifestazioni (titolo, luogo, periodo di svolgimento, link al sito web). L’accesso è libero. • w ww.expofairs.com (it) È richiesta la registrazione al sito, che è strutturato in due livelli: accesso libero per informazioni di massima sulle manifestazioni (titolo, luogo, periodo di svolgimento); accesso in abbonamento (a pagamento), per la consultazione di dati con maggior dettaglio (superficie espositiva, prodotti esposti, numero degli espositori/ visitatori, organizzatore). • w ww.expodatabase.com (de, en) Il sito è realizzato dalla casa editrice tedesca m+a e offre ragguagli dettagliati sui saloni. L’accesso è libero e non è richiesta alcuna registrazione.
Informazioni sugli “Swiss Pavilion”: www.osec.ch/FIERE
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
BELIMPORT 60 ANNI SU DUE RUOTE
Da 60 anni in sella alla bicicletta L’azienda Belimport SA di Lugano ha festeggiato lo scorso dicembre i 60 anni di attività, con rinnovato spirito e dinamismo
Ezio C. Bernasconi
Rino Bernasconi
Era il 1951 quando Ezio C. Bernasconi aprì a Lugano un’attività di importazione e vendita di biciclette. Oggi, 60 anni dopo, è suo figlio Rino Bernasconi che la dirige con passione e competenza. Quante cose sono cambiate nel corso degli anni! Quanti modelli e che progresso tecnologico vi è stato! Le mitiche due ruote, che tanto hanno fatto sognare gli appassionati di cicli-
smo, di generazione in generazione, continuano a regalare intense emozioni agli interessati. Sogni, ma anche concrete realtà, per uno sportivo che ama la bicicletta, per chi la usa per svago, magari in famiglia, per chi con lei esce e va al lavoro, ecc.. Le due ruote attraversano trasversalmente la nostra vita, in diversi ambiti. Nel dicembre 2011 vi è stato il passaggio di consegne ufficiale tra Ezio e Rino Bernasconi: il padre ha fondato l’attività e l’ha portata avanti, e, dopo essersi ritirato dall’azienda, è stato nominato Presidente Onorario, durante i festeggiamenti per il 60°. 60 anni per un’azienda sono una tappa importante, proprio come nei più bei giri o tour che si seguono con tanto fervore ed il cuore in gola. Belimport ha sempre avuto la sua sede a Lugano e oggi dà lavoro a 25 collaboratori. Il centro logistico è ubicato a Lucerna: questo perché la maggior parte del mercato per la ditta ticinese è oltr’Alpe (70%), seguono Svizzera Romanda (23%) e Ticino (7%). Il passo del
Graziella, la prima bicicletta pieghevole che fece furore negli anni ’60
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
Gottardo è sempre stato visto come funzionale: varcarlo significava aprire nuove opportunità di business per l’attività aziendale. Il Gottardo visto quale occasione per ampliarsi, diversificarsi e incrementare la clientela, non come una barriera. Giornalmente vengono assicurate le consegne a 1’500 rivenditori, sia nel campo delle biciclette che nel settore copertoni per veicoli a due ruote, e questo sia a partire dal magazzino centrale delle biciclette nel canton Lucerna, sia dal magazzino pneumatici di Lugano. Benché la bicicletta sia un mezzo che fa parte della nostra vita da più o meno 120 anni, essa rientra in un mondo per niente obsoleto e che ha ancora molto potenziale da esprimere. Come? Pensiamo a tutte le tematiche inerenti la mobilità, l’ecologia e la salute, coniugate con il progresso tecnico ed i nuovi modelli elettrici. Dai primi esemplari di Graziella, la prima bici pieghevole negli anni ‘60, alla Motograziella, precorritrice della bicicletta elettrica, in quanto dotata di un motore a 50 CC, fabbricata in Italia nel ‘68, fino ad arrivare alla metà egli anni Ottanta, con una rivoluzione nel settore ciclistico, grazie all’introduzione sul mercato dei primi rampichini fino ad oggi, con bici fabbricate con materiali sempre più leggeri e performanti, come pure con biciclette elettriche all’avanguardia. L’evoluzione è tangibile, e Belimport l’ha vissuta in prima perso-
lavori. Numeri da capogiro, se pensiamo alla semplicità dello strumento “bicicletta”. Belimport importa quale distributore esclusivo per la Svizzera prestigiosi marchi internazionali, quali Merida, Centurion, Gepida e Wilier, ed è membro attivo, fin dalla sua costituzione di Velosuisse, l’Associazione svizzera dei fornitori di biciclette. È vicina ai giovani con numerose sponsorizzazioni, organizzando eventi e promuovendo l’attività fisica nelle sue diverse forme. Da alcuni anni la società sponsorizza team nazionali, ed annovera l’ex campione del mondo Ralph Naef tra le star del team internazionale Multivan Merida. Per creare maggior valore attorno al proprio marchio principale Belimport ha lanciato un interessante servizio di vantaggi per i possessori di una bicicletta Merida: una carta cliente MyMerida, che dopo la registrazione su un sito web dedicato, offre una serie di agevolazioni. Un esempio su tutti sono le agevolazioni in alcuni “Bike-Hotels” nel Canton Grigioni (partner Merida), nei quali è possibile soggiornare per godersi innumerevoli passeggiate da favola, praticando sport all’aria aperta, seguendo sentieri e percorsi nella natura, ad un prezzo accattivante (per maggiori informazioni: www.mymerida.ch). L’avvento della mobilità sostenibile è stato un input a voler far conoscere e provare le bici elettriche, prodotto in cui l’azienda ha sempre creduto, essendo stata tra le prime a commercializzarle. La portata sul mercato è impressionante: si stima che nel giro di 3 anni, circa un terzo delle bici vendute saranno elettriche. Negli
Clou, la prima MBT Merida con l’innovativo cambio Shimano, all’avanguardia per l’inizio degli anni ‘90
na, diventando un punto di riferimento per il mercato svizzero. Pionieri nell’introdurre già nel 1995 i primi modelli elettrici. Ogni anno vengono presentati oltre 300 nuovi modelli, con dettagli e peculiarità differenti per l’utilizzo, che Belimport distribuisce su una rete di 200 rivenditori autorizzati sull’intero territorio nazionale. Biciclette da bambino, BMX e Freestyle, MBT, biciclette da corsa, trekking, city e e-bike: sono i componenti delle collezioni che vengono proposte annualmente. Basti pensare che ogni anno in Svizzera si vendono circa 350’000 velocipedi, ve ne sono circa 4 milioni in circolazione, ed il settore ha un indotto pari a 600 milioni di franchi, occupando circa 6’000 addetti ai
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E-bike Centurion con rivoluzionario cambio automatico nu vinci, modello 2012
anni il numero di pezzi venduti è andato vieppiù incrementando, grazie anche alla possibilità che Belimport offre ai propri clienti sia indigeni che d’Oltre Gottardo: una prova per testare le potenzialità di questo articolo.
Per cui con una visita od un soggiorno presso l’Hotel Colorado a Lugano con la possibilità di fare un test, toccando con mano le comodità ed i vantaggi di questo prodotto; si dà l’opportunità a tutti di conoscere l’ebike. Inoltre per i suoi 60 anni Belimport ha promosso per la clientela ticinese un “Ecobonus” che garantisce un prezzo di favore sull’acquisto di un modello e-bike. Un’azienda che ha sempre creduto nei propri mezzi e nelle potenzialità dei propri prodotti, precorritrice di trend e dei mercati, varcando il Gottardo con piacere, convinta che il passo sia un punto focale per l’economia del Cantone. Una società che promuove il Ticino e le sue bellezze anche nella Svizzera tedesca per dare la possibilità ai clienti di testare i propri prodotti, dimostrando da una parte l’eccellenza del proprio prodotto, e dall’altra come per il Ticino non valga solo lo stereotipo “zoccolette e mandolino”… Una ditta che da 60 anni lavora con l’estero importando biciclette e che ben conosce il mercato e le pratiche burocratiche ed amministrative, conscia dell’importanza di vivere e lavorare in un Paese dove le condizioni quadro sono garantite e sono buone; e dove ci si deve impegnare allo scopo di farle restare tali, lavorando al meglio affinché le situazioni congiunturali non intacchino il sistema Paese e l’economia ticinese e svizzera.
Questa è Belimport SA oggi. BELIMPORT SA via Adamini 20, 6907 Lugano 7 Tel. +41 91 994 25 41 Fax +41 91 994 82 07 info@belimport.ch
La Moto Graziella, con motore Sachs 50 CC, risalente al 1968, precorritrice della moderna e-bike
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
La formazione in ambito bancario Lugano è considerata la terza piazza finanziaria a livello nazionale. Non solo per la predominanza delle banche, ma anche per tutte quelle attività correlate al mondo bancario e finanziario, che compongono il mondo della finanza. Per poter operare a certi livelli occorre una preparazione adeguata e aggiornata costantemente. Ci addentriamo nelle possibilità di formazione che compongono il modello bancario, un po’ sconosciuto. Pronti? La banca ci apre il suo caveau, svelandoci i tesori più preziosi… i collaboratori! Il Ticino, ed in particolare Lugano, è considerata per importanza la terza piazza finanziaria svizzera. Banche, numerosissime, ma non solo. Esiste tutta una serie di professioni e servizi legati al mondo bancario e finanziario che compongono il substrato della nostra famosa piazza finanziaria: sono i comparti del banking, della finanza, del diritto bancario e finanziario, fiscalità finanziaria, management per istituti finanziari, assicurazioni private e sociali, ecc.. Un intreccio di saperi e di professionalità che come un meccanismo ben oliato di una cassaforte, integra diverse parti per un unico funzionamento. Servono risorse umane ben preparate e giovani formati a dovere. Addentriamoci allora nelle basi che compongono questo mondo: la formazione dei giovani, e le possibilità di perfezionamento.
Una realtà consolidata ma sempre innovativa e dinamica
92 anni fa nasceva l’Associazione Bancaria Ticinese (ABT). Oggi, presieduta da Claudio Generali e diretta da Franco Citterio, è diventata una realtà stabile e un punto fermo del panorama ticinese. Dal 1920 raggruppa, quale associazione privata, le banche con una regolare attività bancaria nel Cantone. Conscia dell’importanza del proprio ruolo istituzionale e della funzione strategica della preparazione e motivazione delle risorse umane, da sempre l’ABT ha fatto della formazione un proprio caposaldo. Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta l’ABT crea il Centro di Studi Bancari, che è in breve tempo divenuta il punto d’incontro delle professionalità legate alla piazza finanziaria cantonale, ampliando le proprie attività, coinvolgendo il mondo fiduciario, delle assicurazioni e degli avvocati d’affari. Ha così contribuito alla crescita della piazza finanziaria ticinese in un’ottica di rete, diventandone punto di riferimento regionale per la riflessione sulle sue strategie di sviluppo. Il Centro Studi Bancari (CBS), costituitosi Fondazione nel 2008, è divenuto oggi uno dei fiori all’occhiello dell’attività dell’ABT, non più solo destinato ai professionisti del settore bancario, ma centro trasversale di competenze. Focalizzandosi sulle necessità relative alle esperienze dei molteplici profili in una realtà dove operano variegate professioni, il Centro di Studi Bancari si distingue da una parte nello sviluppo di una rete di collaborazioni con le associazioni professionali più rappresentative degli attori del mondo finanziario; d’altra parte nel concepire le formazioni in funzione dei meri bisogni delle professioni in un’ottica interdisciplinare. Amministrato dal Prof. René Chopard, ottiene la certificazione EduQua nel dicembre del 2004. Grazie a decine di percorsi, alle centinaia di moduli e alle migliaia di ore d’insegnamento proposti annualmente, oggi il CBS offre un ampio ventaglio di formazione, che si suddivide in sei tipologie: • corsi con certificazione: proposte modulari sulla base di certificazioni universalmente riconosciute che permettono ai partecipanti di prepararsi a certificazioni federali e internazionali;
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• m oduli: formazioni approfondite e circoscritte a parti indipendenti di un corso con certificazione; • corsi intensivi: formazione concentrata in un giorno e mezzo con test finale che permette di acquisire approfondite conoscenze e capacità operative; • seminari e convegni: animazione culturale in ambito finanziario grazie all’organizzazione di conferenze e incontri che rispondono a necessità d’informazione relative all’evoluzione dell’attualità; • formazioni su misura: offerte di corsi confezionati sulla base delle necessità delle singole istituzioni (banche, assicurazioni, ecc.), mettendo a frutto una pluriennale esperienza e i molteplici contatti con docenti e professionisti che possono essere coinvolti; • ricerca e pubblicistica: forum di riflessioni approfondite, pubblicazione di monografie, raccolte di contributi, quaderni di ricerca, traduzioni, ecc.. A queste s’aggiungono le attività proposte nell’ambito dell’Istituto delle professioni fiduciarie creato dal Centro in collaborazione con la Federazione Ticinese dell’Associazioni di Fiduciari; Alpha Training che propone una gamma di corsi di base in materie bancarie; AKAD Banking & Finance, fondata dal CSB con altre tre istituzioni svizzere e patrocinata dall’Associazione Svizzera dei Banchieri, che gestisce la scuola specializzata superiore di banca e finanza. Inoltre negli anni il CBS ha saputo intrecciare una vasta rete di collaborazioni sia in ambito cantonale come pure nazionale ed internazionale, collaborando attivamente con enti, associazioni e istituzioni cantonali (quali ad esempio la Federazione Ticinese delle Associazioni di Fiduciari, l’Associazione Svizzera di Gestori di Patrimoni, l’Ordine degli Avvocati del Cantone Ticino, ecc.), nazionale (come l’Associazione Svizzera dei Banchieri, l’Associazione per la Formazione Professionale, l’Assicurazione Associazione Svizzera degli Analisti Finanziari e Gestori Patrimoniali, ecc.) ed internazionale, preparando a diplomi internazionali e collaborando con due università italiane.
Il CYP - Center for Young Professionals in Banking
È un’associazione fondata nel 2003 in collaborazione con l’Associazione Svizzera dei Banchieri (Swissbanking), ed è divenuta, a livello nazionale, il centro di competenza per la formazione degli apprendisti, per la parte “off-the-job” relativa alla formazione aziendale, e delle giovani leve. Nel nostro Cantone il CYP opera dal 2005 ed è diretto, per la regione della Svizzera italiana, da Daniela Corti. La sede è presso Villa Negroni, domicilio anche del CSB e dell’Associazione Bancaria Ticinese. Sotto un unico tetto vengono dunque formati i giovani, il futuro nelle banche, come pure adulti e professionisti. Un interscambio di saperi ed un centro di formazione che fa di Villa Negroni un unicum quale centro di formazione e competenze trasversali, sia generazionali come pure settoriali. Ogni anno sono oltre 1’300 i giovani che iniziano un apprendistato presso un istituto bancario in Svizzera, di questi sono circa 40 i ragazzi che si avvicinano annualmente al mondo bancario in Ticino Tutti questi frequenteranno il CYP per la formazione relativa all’insegnamento tecnico – professionale e per i corsi interaziendali. Trattandosi di un apprendistato, questi giovani sono inoltre seguiti da un maestro di tirocinio all’interno del proprio istituto bancario. Il CYP è responsabile per la parte “off-the-job” della formazione aziendale. Ogni modulo CYP è preceduto da un intenso studio autodidattico che si conclude con un test preliminare. Dopo il corso di presenza, che si svolge presso la struttura di Villa Negroni, segue un ulteriore approfondimento della materia e un test finale. À côté della formazione base per apprendisti esiste anche un percorso formativo specifico per praticanti. Chi sono? Si tratta di titolari di un diploma di maturità ad un’attività qualificata nel settore finanziario, che entrano in banca. A dipendenza della banca formatrice, il cosiddetto percorso formativo “Ingresso in banca per titolari di un diploma di maturità” (BEM) ha una durata variabile da 18 a 24 mesi. Anche in questo caso il CYP è responsabile della formazione “off-the-job” durante questo praticantato. Nell’estate 2008, il CYP è stato ufficialmente accreditato dall’ASB quale fornitore (provider) della formazione BEM. Infine, tutti i collaboratori di banca senza formazione bancaria, ad esempio quelli con licenze professionali di altri settori o quelli che desiderano conseguire l’attestato federale di capacità ramo banca oppure ancora accedere alla Scuola Superiore Specializzata in Banca e Finanza (SSSBF) possono usufruire del CYP per dei corsi di perfezionamento. Presso il CYP si formano anche i maestri di tirocinio e gli istruttori di pratica del ramo bancario. Una vastità di offerte formative che conglobano in un unico luogo, dove il dipendente della piazza finanziaria, sia esso un giovane che si appresta ad entrarci o un professionista che si vuole aggiornare, specializzare ulteriormente o riqualificare può trovare ciò che cerca o a cui aspira.
Il motivo del successo: un innovativo concetto di formazione
Giovani, ragazzi, adulti, professionisti. All’interno della formazione sono mote le variabili in gioco e non è sempre evidente interagire. È difficile responsabilizzare i giovani che entrano nel mondo lavorativo. Sensibilizzare la loro disciplina e consapevolizzarli all’apprendimento ed a un atteggiamento maturo è stato uno dei punti focali su cui il CYP si è chinato. Tra i pilastri del “metodo”, vi sono la responsabilità verso lo studio e le nuove tecnologie. Nell’apprendimento autogestito sono l’apprendista e il suo processo d’apprendimento ad essere al centro dell’attenzione, e non il formatore. Presso il CYP i partecipanti vengono formati attraverso varie forme di apprendimento e accompagnati nel loro processo di apprendimento. Ciascun gruppo è seguito da formatori e da coach professionali che applicano
il cosiddetto metodo del teamteaching. Essi si suddividono i compiti dell’insegnamento tecnico-professionali e dell’accompagnamento all’apprendimento. Il concetto di formazione si basa prevalentemente sull’apprendimento autogestito. Viene cioè sostenuta e sviluppata la responsabilità e la motivazione all’apprendimento dei singoli partecipanti. Il metodo del cosiddetto “Blended Learning” usato al CYP coniuga l’apprendimento classico con le nuove possibilità offerte dei mezzi elettronici. Come? La novità per quest’anno è che dall’inizio del prossimo anno scolastico, previsto il prossimo settembre, verranno eliminati tutti i supporti cartacei per consegnare al discente solo un supporto elettronico, nella forma di un iPad. Una prima, forse, a livello svizzero, dopo avere svolto internamente due esperienze analoghe a Coira e Losanna. Un investimento per un ritorno sicuro. Viene così stimolato l’interesse del giovane attraverso la tecnologia all’avanguardia che ben si avvicina all’attuale mondo dei teenagers, abbinato all’apprendimento consapevole e autodisciplinato: è lo stesso giovane che decide come studiare e quando, dove ripassare, ecc.; l’importante è che giunga preparato ai moduli presso il CYP, così da rendere più interattivo il momento di formazione in aula. Il mondo bancario è strettamente legato alla formazione per interdisciplinarietà e per la costante esigenza di aggiornamento dei propri collaboratori, siano essi giovani che si stanno formando o adulti che si perfezionano. Una necessità che però viene soddisfatta pienamente grazie alla struttura formativa attiva presso Villa Negroni con competenza e attenzione dall’ Associazione Bancaria Ticinese e dal Center for Young Professionals in Banking, che risponde alle esigenze di tutto il comparto finanziario, che in Ticino occupa circa 14’000 lavoratori. Associazione Bancaria Ticinese Villa Negroni 6943 Vezia Tel. +41 91 966 21 09 Fax +41 91 966 05 69 info@abti.ch, www.abti.ch
ASSOCIAZIONE BANCARIA TICINESE
Centro di Studi Bancari Villa Negroni 6943 Vezia Tel. +41 91 967 42 64/2 Fax. +41 91 97 42 63 info@csbancari.ch, www.csbancari.ch Center for Young Professionals in Banking Regione Svizzera italiana c/o Villa Negroni 6943 Vezia Tel. + 41 43 222 53 53 Fax + 41 43 222 53 54 info@cyp.ch, www.cyp.ch
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
Sempre più performanti a favore delle PMI ticinesi Diego Rinaldi
La ditta Tecnocopia di Lamone compie quest’anno il 35° compleanno. Un anniversario segnato da numerosi successi e da una crescita costante, che l’ha vista progredire con continuità attraverso gli anni, crescendo passo dopo passo
In un’azienda, come in qualsiasi ufficio pubblico, la parola d’ordine è versatilità e rapidità. È sempre più necessario che i mezzi informatici ed i supporti a tali mezzi siano funzionali e, soprattutto, operino a dovere. Perché è importante poter lavorare al meglio ed essere in grado di servire i clienti o evadere gli ordini in maniera diretta. L’evoluzione del lavoro d’ufficio è cambiata parecchio in questi anni, soprattutto riguardo al flusso d’informazioni all’interno dell’azienda, come pure la gestione dei documenti da archiviare. Se una volta si stampava il tutto, sono sempre di più le imprese che scelgono anche un archivio elettronico per i propri documenti. Un risparmio di spazio, tempo e soldi. Grazie al progresso tecnologico oggi ci sono dei veri e propri gioiellini sul mercato in grado di supportare al meglio il lavoro delle persone: apparecchi multifunzione che sanno stampare, fotocopiare, scansionare, faxare, archiviare… il tutto con un unico strumento, compatto e moderno. Con pochi passaggi è possibile lavorare in maniera ottimale. Non si necessitano più di 4 o 5 macchine, ma il tutto è riunito in un’unica soluzione. Un dispositivo multifunzione in grado di soddisfare tutte le esigenze quotidiane dei più dinamici business center. Tecnocopia è attiva dal 1977 nel Cantone per la fornitura di sistemi integrati per l’ufficio, e rivenditore esclusivo per il Ticino del marchio Konica Minolta. Oggi annovera tra i suoi clienti oltre 1’500 realtà, tra i maggiori ambienti office del Cantone. Un esperienza maturata e consolidata nel tempo, che con passione e competenza compie in questo
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2012 ben 35 anni. Un’azienda ben radicata al territorio che da sempre ha investito nella propria struttura, occupando oggi 13 collaboratori. La società ha avuto la fortuna di non conoscere momenti di difficoltà, ed essere sempre in crescita, essendosi costruita man mano con serietà e sacrifici. Un lungo lavoro negli anni per ottenere una reputazione invidiabile, che ne fa un leader a livello ticinese. Un’operazione che oggi la posiziona quale società autorevole nel settore dei sistemi integrati multifunzione, anche per i servizi di pre e post vendita offerti; e non da ultimo, grazie alla solidità ed al successo di Konica Minolta, un brand che è una garanzia. Tecnocopia e Konica Minolta sono sempre andate e braccetto, tanto che l’azienda ticinese è sempre stata monomarca. Ma cosa si cela dietro il successo dell’impresa di Lamone? Il prodotto Konica Minolta è senza ombra di dubbio una prima garanzia di fama, grazie alla qualità ed all’innovazione costante di tutti i sistemi integrati prodotti dal colosso giapponese oltre ad un’assistenza tecnica di prim’ordine. Prima dell’acquisto o del noleggio di un sistema multifunzione, il cliente riceve un’accurata consulenza volta alla definizione della miglior soluzione per le proprie caratteristiche ed esigenze. Non manca di certo un’assistenza informatica per la messa in opera dei nuovi sistemi, così come per il post vendita in caso di problemi. La manutenzione degli apparecchi per il mantenimento costante della qualità è una prerogativa. Inoltre, proprio grazie a Konica Minolta, vi è anche un occhio di riguardo per l’ambiente: da oltre 10 anni tutti i dispositivi venduti utilizzano toner Simitri HD, elaborato con costituenti ecologici, in quanto una parte dei com-
ponenti proviene da biomasse. Tecnocopia, grazie alla propria società di credito Tecnografica Sagl, è una delle poche aziende in Ticino a poter svolgere le funzioni di una vera e propria “banca”: offre noleggio, leasing e copy service per gli apparecchi con tassi d’interesse molto interessanti. In questo caso i vantaggi sono immediati per i clienti, l’intermediario è sempre solo uno, i finanziamenti sono diretti. Moderna e all’avanguardia, la società è in grado di presentare anche soluzioni ideate per i nuovi supporti mobili, quali tablet e smartphones. Ad esempio l’App Page Scope di Konica Minolta, disponibile gratuitamente nell’App Store, permette la gestione delle stampe, la ricezione delle scansioni, di leggere, sfogliare e ordinare documenti, e-mail e foto. Una soluzione su misura per tutti che facilita il lavoro e permette di integrare ancora maggiormente le potenzialità di un sistema integrato con la vita d’ufficio e quella quotidiana attraverso i nuovi dispositivi mobili. Sistemi sempre più performanti che vanno pari passo ai progressi tecnologici ed alle esigenze del mercato del lavoro odierno. Tecnocopia: da 35 anni sulla cresta dell’onda! Tecnocopia Sagl via Cantonale 41 6814 Lamone Tel. +41 91 967 12 51/52 Fax + 41 91 966 78 73 info@tecnocopia.ch www.tecnocopia.ch
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Vita dei Soci Comunicato stampa
PAMP SA rinnova il suo impegno per garantire uno sviluppo sostenibile PAMP continua sulla strada della sostenibilità presentando per il secondo anno consecutivo il suo bilancio socio-ambientale. Questo strumento mette in evidenza gli elementi fondamentali per poter raggiungere una crescita sostenibile, gli stessi alla base di un percorso altrettanto sfidante come l’alpinismo, raccontati dal celebre alpinista Stephan Siegrist
Da diversi anni PAMP ha abbracciato una politica aziendale incentrata sulla responsabilità socioambientale, ma solo dall’anno scorso ha compiuto il grande passo di condividerne pubblicamente i risultati. Rinnovando il suo impegno di trasparenza, anche quest’anno l’azienda di Castel San Pietro presenta ai suoi interlocutori il suo secondo bilancio socio-ambientale, uno strumento che non si limita a esporre le attività proprie di questo ambito, ma è soprattutto un’occasione importante per confrontarsi ed essere maggiormente consapevoli del lavoro svolto ai fini di uno sviluppo sostenibile. Nella pubblicazione particolare attenzione viene rivolta alla relazione con i propri collaboratori, cresciuti del 17% rispetto all’esercizio precedente, e del legame degli stessi con l’azienda testimoniato dal fatto che circa il 50% dei dipendenti lavora in PAMP da almeno 5 anni. La responsabilità sociale di PAMP non si indirizza unicamente al suo interno ma anche verso il territorio che la ospita: l’azienda infatti promuove la locale squadra di calcio dell’AS Castello e sponsorizza il corso di disegno per i bambini dell’Istituto Sant’Angelo di Loverciano. Dal punto di vista della responsabilità ambientale PAMP tiene a sottolineare il controllo costante sul fabbisogno di risorse, in particolare l’attenzione alla normalizzazione del consumo di energia elettrica durante il giorno, e sulle sostanze di scarto prodotte come le immissioni di ossidi di azoto in atmosfera, rimaste pressoché invariate rispetto all’anno scorso nonostante l’aumento della produzione. Risorse umane competenti e preparate, un’organizzazione adeguata, valori in cui credere e stru-
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menti a supporto delle proprie attività sono le solide basi su cui PAMP sa di poter contare per perseguire e ottenere uno sviluppo sostenibile, e non solo. Queste componenti infatti sono alla base del raggiungimento di qualsiasi obiettivo sia esso aziendale o meno, come ha potuto testimoniare il celebre alpinista bernese Stephan Siegrist, che come pochi altri suoi colleghi è stato in grado di raggiungere obiettivi quasi impensabili. Anche per le sue imprese Siegrist sa di dover far affidamento su di una grande preparazione personale e di tutto il suo team, conscio dei propri ruoli e delle rispettive responsabilità. Condividendo il racconto delle sue esperienze l’alpinista bernese ha offerto alla platea degli ulteriori spunti di riflessione sulla forte interconnessione che lega questi elementi al raggiungimento dello scopo prefissato. L’alpinista Stephan Siegrist, che ha aperto alcune tra le più spettacolari vie in Patagonia, nelle Alpi, sull’Himalaya, in centro Asia e nell’Antartico ha fatto vivere l’emozione della scalata ai ragazzi dell’Istituto S. Angelo di Loverciano insegnando loro come affrontare una parete di arrampicata. PAMP SA Signor Fiorenzo Arbini Alle Zocche 6874 Castel San Pietro Tel. +41 91 695 04 50 fiorenzo.arbini@pamp.com
Vita dei Soci
TEAM FOUR CONSULTING SA
Team Four Consulting SA è stata fondata nel 2007 da quattro affermati professionisti, due ticinesi e due lombardi, al fine di offrire alla clientela una visione “insubrica” delle opportunità che offre il Ticino. Cioè l’unione di fiscalisti ed avvocati transfrontalieri permettono alla nostra società di valutare i diversi aspetti sia sotto il profilo della normativa svizzera sia di quella italiana, senza dimenticare una rete di consulenti esterni che permettono una panoramica anche in ambito internazionale. L’obiettivo principale è quello di esaminare internamente le questioni sottoposte dai clienti, al fine di offrire agli stessi una soluzione condivisa ed univoca. Ciò evita al cliente di trovarsi pareri diversi e spesso discordanti, sia sotto il profilo fiscale, sia sotto quello legale ed, ancor più, sia sotto il profilo delle diverse normative svizzere ed italiane, portando quindi lo stesso a fare una scelta ponderata. La società, dopo una serie di modifiche, si presenta oggi nei propri uffici di Lugano-Breganzona, dove i citati concetti di multidisciplinarietà ed internazionalizzazione, hanno fatto non solo da filo conduttore ma anche da propulsore della Team Four Consulting SA. Le attività di Team Four Consulting SA sono principalmente divise in tre settori che si occupano rispettivamente di: 1) delocalizzazione di imprese estere nel Canton Ticino; 2) consulenza fiscale e contabile; 3) family office.
La delocalizzazione di imprese estere nel Canton Ticino
In riferimento alla delocalizzazione di imprese estere nel Canton Ticino, la Team Four Consulting SA fornisce servizi di assistenza a favore delle imprese e degli imprenditori che desiderano valutare la possibilità di trasferire in Svizzera la propria attività, ovvero delocalizzare parte della stessa. Tali servizi si sostanziano nell’analisi preliminare della società e delle problematiche di delocalizzazione sotto un profilo finanziario, fiscale e societario, quest’ultimo inteso anche nell’effettiva gestione di un’attività in territorio elvetico, magari in connessione con una realtà che forzatamente deve restare italiana, per storia, tradizione, ovvero per una semplice ragione di opportunità. Il nostro team di lavoro, costituito da esperti del settore, analizza tutti gli aspetti propedeutici, fornendo così le competenze necessarie al cliente ponendolo nella situazione di poter essere in grado di compiere la scelta che meglio si presta al suo caso. Condiviso, quindi, il progetto con l’imprenditore, la Team Four Consulting SA segue tutta la fase di star up dello stesso; dalla costituzione della società, scegliendo la forma migliore, alla richiesta di eventuali permessi, alla ricerca degli uffici / capannoni, alla stipula dei contratti con i fornitori, all’assunzione del personale, in sostanza dando alla neo costituita società tutto quanto necessario per poter cominciare ad operare. La Team Four Consulting SA segue poi tutta la fase di sviluppo del progetto, cioè con la gestione del personale dipendente, la gestione contabile (compreso anche l’emissione delle fatture e la verifica degli incassi, per quanto concerne l’attivo, ed il pagamento di dipendenti, fornitori, imposte per quanto riguarda il passivo), nonché la gestione fiscale e la predisposizione di strumenti di analisi del business (business-plan e piani industriali). Nel corso degli anni la Team Four Consulting SA si è occupato dei più svariati settori, dal turismo all’importazione, dalle vendite on line a quelle al dettaglio. Oggi stiamo sviluppando un’ulteriore competenza dell’ambito dell’assistenza per le attività di logistica e dei trasporti.
La consulenza fiscale e contabile
Team Four Consulting SA offre servizi di consulenza nel campo della fiscalità internazionale. In particolare l’attività si sostanzia nella valutazione, studio ed implementazione di soluzioni efficienti per l’internazionalizzazione dell’attività di impresa. In particolare ci siamo occupati di: 1) la costituzione di holding di partecipazione nell’ambito di operazioni di ristrutturazione societaria; 2) la creazione di strutture societarie per lo sfruttamento di marchi e brevetti; 3) la gestione di attività di commercializzazione di prodotti e fornitura di servizi; 4) la gestione degli adempimenti societari e fiscali delle società nelle legislazioni di appartenenza; 5) la gestione delle problematiche finanziarie (rapporti con banche, istituti di credito) e commerciali (dogane). Grazie alle multidisciplinarietà che distingue Team Four Consulting SA, i progetti sono analizzati sotto molteplici profili, da quello fiscale a quello legale (svizzero ed internazionale), contabile e finanziario. Team Four Consulting SA non si limita a pensare soluzioni, ma a realizzarle garantendo anche un’assistenza post-progetto che si concretizza con servizi di tenuta contabile, fiscali e finanziari. Il rapporto con il cliente avviene prevalentemente sul campo (presso il cliente), con una progressivo coinvolgimento degli aspetti operativi e gestionali dei progetti.
Family Office
Team Four Consulting SA gestisce, inoltre, l’attività di family office. L’attività in oggetto si realizza attraverso due principali attività. Una prima attività che è individuata nella gestione del patrimonio in cui sono ricomprese la gestione delle partecipazioni societarie dalle scelte strategiche a quelle più operative attraverso il coordinamento dei diversi professionisti, legali, commercialisti, fiscalisti, finanziari, ecc…) e l’istituzione di comitati decisori con l’intervento dei rappresentanti della proprietà, sostanziando il coordinamento nelle risorse disponibili e nella definizione delle strategie più opportune in ottica di diversificazione del rischio. La seconda attività è quella di segreteria che prevede l’istituzione di un c.d. back office che assiste i membri delle famiglie clienti nel disbrigo di tutte le incombenze personali e di impresa. La gestione del fabbisogno finanziario di ciascuno dei membri, delle formalità e degli obblighi fiscali e di quelli connessi al personale, rappresentano i principali ambiti di intervento. L’attività in esame si sostanzia attraverso un processo di interdisciplinarietà che unisce le competenze tecnico specialistiche con la struttura operativa di Team Four Consulting SA. Come si avverte dalla descrizione dell’azienda, l’obiettivo fondamentale di Team Four Consulting SA è quello di proporre un servizio che raccolga tutte le esigenze del cliente per soddisfarlo nel migliore dei modi, garantendo servizi particolari ed integrati, fondati sull’interdisciplinarietà ed internazionalità. Team Four Consulting SA Elisabetta Lara Gianella, Amministratrice Via Lucino 3, 6932 Breganzona Tel. +41 91 220 80 00, Fax. +41 91 220 80 01 info@teamfour.ch
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Vita dei Soci di Lorenza Bernasconi, Marketing Manager di Gruppo Sicurezza
Castle e Sicurezza tra le Righe
Lorenza Bernasconi
Terminata l’intrigante serie televisiva di Castle, l’investigatore Beckett ci ha lasciato un caso non risolto. Volendo partire per una breve ma meritata vacanza, hanno chiesto supporto al nostro Gruppo in merito all’analisi e alla consulenza dei concetti di sicurezza, dato che il progetto era stato sviluppato dalla nostra società. Ecco quanto lasciato dall’intrigante ed abile investigatore Beckett…
Il 14 dicembre un volo in partenza per Pechino attendeva Mr. Pill, Manager di una nota industria farmaceutica. In Cina lo aspettavano lunghe trattative per l’acquisto di materie prime indispensabili alla produzione di un rivoluzionario composto farmaceutico. Arrivò presto in ufficio, quel mattino, e scoprì con stupore che il cassetto della sua scrivania era aperto e il contenuto svanito. In quel cassetto conservava la formula appena certificata e approvata del nuovo farmaco che dava la capacità di predire il trend dei mercati finanziari. Dopo un attimo di smarrimento, cercò furiosamente la formula rovistando nel cassetto, nel cestino vuoto, cercando sotto la scrivania, tra i dossier nella libreria. Si guardò intorno e in preda all’ansia si lasciò cadere nella sua poltrona. Dove può essere, si chiese, e chi può averla presa senza che il servizio di sicurezza attivo 24h/24h se ne accorgesse. Con tutti i sofisticati sistemi di sicurezza di cui lo stabile era dotato, gli sembrava impossibile. Allentando la cravatta, contattò l’aeroporto per annullare il volo e convocò una riunione urgente del Consiglio di Amministrazione. In un’ora erano tutti presenti; Mr. Pill aggiornò dell’accaduto. Che fare? Come procedere? Cosa dire? Chi avvisare? Cosa prevede il manuale di organizzazione in caso di crisi? La situazione era grave e delicata al tempo stesso; la formula era nuova e come tale, non ancora registrata. Come muoversi? Era una corsa contro il tempo. Il responsabile della Sicurezza, J. Bomb, entrò in sala e venne messo al corrente della situazione. Pensò un attimo e disse: “In situazione di crisi si deve agire secondo i protocolli di sicurezza: tutte le informazioni devono rimanere all’interno di questa sala e nessuno deve parlarne all’esterno. Ogni comunicazione deve essere gestita unicamente all’interno di questa sala in presenza di tutti i coinvolti. Verifico subito lo storico della videosorveglianza interna; verifico le registrazioni del controllo accessi in entrata e in uscita per evidenziare il flusso delle persone; verifico allarmi e segnalazioni; verifico che le vie di fuga non siano state forzate; verifico in ricezione la registrazione degli ospiti e delle visite degli ultimi giorni e incrocio i dati con le agende dei collaboratori per trovare eventuali incongruenze. Ora, tutti al lavoro come se nulla sia successo. Ci riuniremo questa sera alle 21.30 per un aggiornamento. Cercherò di trovare degli indizi, ma è importante che nulla venga divulgato, altrimenti anche quel poco che riuscirò a reperire sarà inutile e non avremo più alcuna speranza di trovare la formula prima che questa sia prodotta e commercializzata da altri.” La riunione si sciolse e ognuno si avviò verso le proprie attività, mascherando le preoccupazioni. Erano tutti abituati a lavorare in contesti di stress e addestrati a gestire situazioni di crisi, questa nuova circostanza era sicuramente un buon allenamento. Tutti sapevano che perdendo quella formula, milioni di utili si sarebbero volatilizzati e con loro anche i progetti di acquisizione di nuovi mercati che la società aveva già individuato e approvato con il suo precedente CdA. Mr. Pill si trovava in una situazione delicata; era al timone del Gruppo e aveva in programma piani di investimento molto importanti. Alle 07.30 J. Bomb entrò nell’area server; seguì la procedura di sicurezza prestabilita: codice PIN e riconoscimento biometrico con un lettore che scannerizza l’impronta digitale; verificata la rispondenza di entrambe nel database del controllo accessi ebbe accesso all’area.
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L’intera operazione, registrata dalla videocamera abilitata allo scanner del viso, era così archiviata nel server dedicato ai dati sensibili. Dopo essere entrato nel locale server, J. Bomb poté accedere al sistema di videosorveglianza su rete informatica e, selezionando le videocamere, impostò i parametri di ricerca temporali e di movimento. In poco tempo il software selezionò i movimenti delle persone passate dall’ufficio di Mr. Pill. A J. Bomb non rimase altro che visualizzare le foto dei visi delle persone coinvolte. Se queste persone erano nel database del sistema di controllo accessi, sarebbe apparsa la scheda con i dati anagrafici, il reparto, la data di assunzione, le assenze e le note particolari inserite dall’ufficio Risorse Umane. J. Bomb identificò 4 persone: Mr. Pill, la sua segretaria, l’addetta alle pulizie, e il responsabile R&D. Lesse con attenzione le loro schede personali, senza rilevare nulla di anomalo. Doveva pur esserci una pista. Nulla provava il furto della formula chimica. Non aveva tempo per riflettere. Inoltrò via e-mail i dati ottenuti a un server di sicurezza per analizzare tutti i dettagli in un secondo tempo. Alle 07.48 dal suo ufficio si collegò al sistema di supervisione e gestione degli allarmi per verificare le segnalazioni arrivate nelle ultime 48 ore; solo avvisi di temperatura elevata in due camere bianche, e un guasto rilevatore nella zona di carico del magazzino, sostituito dal servizio tecnico dopo soli 28 minuti. Chi era entrato eludendo tutti i sistemi di sicurezza? Brancolando nel buio, uscì per un controllo dei sistemi di protezione esterna. L’aria era gelida, il vento pungente. Messa la giacca e infilati i guanti prese la porta principale, girò a sinistra e verificò che il sistema perimetrale esterno fosse in funzione. Tutto ok. Il perimetro sud confinava con una strada privata e verificò che le videocamere collegate ai rilevatori esterni funzionassero. Identificata la sua presenza, la videocamera motorizzata si mosse seguendo e registrando i suoi spostamenti; verificò che le vie di fuga fossero chiuse e tramite un’applicazione software seguiva in tempo reale le immagini sul suo palmare. Tutto funzionava a meraviglia! Eppure l’istinto gli diceva che qualcosa non quadrava; guidato dal dubbio, era consapevole del fatto che più il tempo passava, più le possibilità di rintracciare il colpevole diminuivano. Alle 21.30 entrò in sala riunioni; tutte le persone presenti al mattino erano già li. Stanchi e ansiosi di ricevere buone notizie, J. Bomb descrisse loro i controlli effettuati e, rammaricato, confessò di non aver nessuna pista da seguire, sembrava che la formula si fosse volatilizzata senza lasciare traccia. Due minuti di silenzio e Mr. Pill imbarazzato, la cravatta slacciata e il viso distrutto dalla fatica, disse: “Signori, siamo in una situazione di crisi! Ora siamo nelle mani di J. Bomb, ma se qualcuno di voi avesse anche solo un dubbio, un’idea, un indizio, attiviamo la chiamata di soccorso e riuniamoci immediatamente in questa sede”. Conclusa la riunione ognuno rientrò a casa, preoccupato e stanco, con la consapevolezza di dover affrontare gli interrogativi delle mogli e dei figli rimasti a casa in loro attesa… Rieccoci ma la storia non finisce qua. Sul numero di Ticino Business di maggio, J. Bomb svelerà sicuramente nuovi indizi e nuovi particolari.
Vita dei Soci di Leila Dressi, Assessment, Coaching, Newplacement Luisoni Consulenze SA
TRAS-FORMARE LA FORZA LAVORO: LA SFIDA DEL FUTURO
Leila Dressi
Una delle sfide che le risorse umane di aziende europee sono chiamate ad affrontare negli anni a venire è la gestione della possibile perdita di ‘know-how’ dovuta all’invecchiamento della forza lavoro. In effetti, il pensionamento in massa della generazione baby boomers può mettere a dura prova molte organizzazioni a livello globale. Un articolo pubblicato da autori del Boston Consulting Group “Managing Demographic Risk” ed apparso sulla rivista Harward Business Review, enfatizza come sia necessario intervenire ora affinché quella conoscenza interna fondamentale al successo dell’azienda venga indentificata rapidamente ed altrettanto celermente vengano attuate delle soluzioni praticabili per il suo mantenimento. In realtà, il problema dell’invecchiamento è noto già dal secondo dopo guerra e cioè da quando la prospettiva di vita si è allungata. Dato che questa tendenza trova un collocamento nell’ambito aziendale, la domanda sorge spontanea: ‘come si stanno preparando le aziende a gestire il gap generazionale a livello organizzativo?’. Si tratta di una problematica a più livelli e va a toccare aspetti quali la cultura e la politica organizzativa, il rapporto fra le generazioni presenti in azienda, i fattori motivanti ed i valori dei lavoratori ‘maturi’, le performances professionali, e la continua evoluzione della tecnologia (che negli anni ’90 ha notevolmente contribuito all’aumento della produttività). Da un punto di vista aziendale, il progredire dell’anzianità comporta dei vantaggi da non sottovalutare, come ad esempio l’accumulo di esperienza e know-how del contesto operativo così anche un affinamento delle competenze sociali e relazionali. Oltre al punto di vista dell’azienda va considerata anche la prospettiva del lavoratore rispetto ad atteggiamenti, preferenze e valori personali, fattori motivazionali ed aspettative. Affrontare il concetto di age management in un contesto aziendale significa trovare un allineamento sostenibile nel tempo fra il contenuto del lavoro ed il capitale umano a disposizione. Pertanto le aziende sono chiamate ad adottare delle strategie a livello organizzativo capaci di soddisfare sia gli interessi della società sia le esigenze del collaboratore attraverso, per esempio, la realizzazione di programmi che mirano a
coinvolgere il lavoratore maturo (indicativamente dai 55 anni in poi) nel trasferimento delle sue conoscenze all’interno dell’azienda andando a ricoprire un ruolo di mentor nei confronti delle generazioni più giovani, un sorta di mentoring intergenerazionale. Quest’ultimo è definito da Sylvia Ann Hewlett, Laura Sherbin e Karen Sumberg nell’articolo “Come gli Y e i Boomer vi cambieranno l’azienda”, come uno di cinque elementi critici nell’ambito del talent management e della capitalizzazione di quelle competenze distintive presenti in azienda, che costituiscono un vantaggio competitivo. In questa ottica i lavoratori maturi si profilano come risorsa insostituibile per le politiche di sviluppo aziendale permettendo la costruzione di un ambiente di dialogo che va a favorire ed integrare una diversità creando così un’ulteriore potenziale fonte di ricchezza ‘conoscitiva’. Non si tratta pertanto solo di adeguare le risorse mature rispetto ad una redifinizione del contenuto di compiti, ma occorre intervenire definendo la tipologia del lavoro sulla base delle predisposizioni e degli orientamenti espressi dagli stessi lavoratori. Finlandia e Svezia anticipano questo bisogno non ancora soddisfatto “accettando l’idea di collegare la problematica dei lavoratori anziani al concetto di work ability” (Minelli, Rebora, 2008). Le misure che un’azienda decide di introdurre per far fronte alla problematica non devono solo mirare al mantenimento del desiderio, da parte dei lavoratori, di poter ancora dare un contributo professionale, ma devono agire sulla motivazione intrinsica di queste persone. Le aziende che mantengono un occhio critico e di supervisione nei confronti di un fenomeno come il cambiamento generazionale saranno capaci di riconoscere abilità, competenza, talento e preferenze del proprio capitale umano andando a creare posti di lavoro dove l’identificazione personale con gli stessi rappresenta un valore esistenziale. Luisoni Consulenze SA Via Balestra 9 6900 Lugano Tel. +41 91 911 30 00 Fax +41 91 923 55 43
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PASSATO, PRESENTE E FUTURO DEI VERBI LAVORARE, INCONTRARSI, INNOVARE 100 anni di storie, ambienti e lavoro alla Polus di Balerna
Un esempio concreto e virtuoso di riuso funzionale, con un edificio che segue l’evoluzione dei tempi e che continua a rinnovarsi anche grazie ad appassionati e sapienti restauri. Un esempio su tutti è la Sala Carlo Basilico: l’antico refettorio delle sigaraie è stato trasformato in un’affascinante location per convegni, ricevimenti ed eventi, dove la pavimentazione originale e gli affreschi del pittore chiassese Carlo Basilico si offrono agli occhi ammirati dei cultori del bello.
Nel 1912 era una fabbrica di tabacco; oggi è un centro polifunzionale dove convivono imprese, cultura, innovazione. Qui prendono forma nuove realtà degli affari, della tecnologia, dei servizi, con aziende scientifiche, commerciali e della moda, studi professionali e creativi, enti di promozione del territorio. Un’area industriale che è stata ripensata come luogo di attrazione di aziende, che continua quindi a essere una fucina di attività per il benessere del territorio.
100 anni di storia sono volati; adesso il centenario della Polus di Balerna è l’occasione di una serie di eventi pensati per creare un legame ancora più duraturo con il Ticino e il Mendrisiotto. Per questo, nel corso del 2012 saranno presentate iniziative che coinvolgeranno le aziende, le istituzioni locali, le scuole e i cittadini. Polus vuole continuare a essere un punto di riferimento del territorio, una “casa” ideale di tutti, come rappresentato dal logo del centenario, in cui i due zeri del numero 100 creano il simbolo dell’infinito. Perché la storia continua.
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Procedere in tutta sicurezza Gli specialisti di Tyco Fire & Integrated Solutions SA mettono al sicuro l’attacco intermedio di Sigirino, alla galleria di base del Ceneri, grazie al controllo degli accessi e alla sorveglianza video
Attraversamento delle Alpi svizzere rapido, sicuro ed ecologico grazie alla ferrovia di pianura: la nuova ferrovia transalpina (NFTA) creerà in futuro un importante collegamento per il traffico ferroviario internazionale di merci e viaggiatori. Le due gallerie di base, quella del San Gottardo e quella del Ceneri, apriranno una tratta continua per l’alta velocità attraverso il paesaggio alpino. Le gallerie di base dovrebbero entrare in funzione rispettivamente a fine 2016 e 2019. Ad oggi, la loro costruzione costituisce il più grande progetto ferroviario realizzato in Svizzera - una vera e propria sfida ingegneristica, logistica e in particolare per la sicurezza. Presso la galleria di base del Ceneri, Tyco Fire & Integrated Solutions SA mette al sicuro l’attacco intermedio di Sigirino grazie al controllo degli accessi e alla sorveglianza video. La galleria di base del Ceneri permette la continuazione della linea della ferrovia di pianura attraverso il Piano di Magadino e collegherà in futuro Camorino, presso il portale Nord, con Vezia che si trova al portale Sud. Attualmente, sono in costruzione due tubi a una corsia. Sigirino costituisce un tratto importante e centrale del cantiere. Da qui infatti, partono i lavori di scavo della galleria di base del Ceneri in entrambe le direzioni dei portali - verso Sud e verso Nord. Un fattore decisivo per il cantiere è, tra gli altri, lo svolgimento coordinato, efficiente e soprattutto in sicurezza dei lavori. Il controllo e la sorveglianza dei veicoli in entrata e in uscita, il controllo dell’accesso esclusivamente di personale autorizzato così come l’affidabile sorveglianza video supportano il cantiere: tutti compiti per uno specialista. Il team ticinese diretto da Paolo Colin, Direttore della succursale di Manno di Tyco Fire & Integrated Solutions SA, ha convinto grazie alla pluriennale esperienza e alle riconosciute competenze, in particolare quelle in materia di messa in sicurezza delle costruzioni di gallerie. Oltre a ciò, il team si occupa di un’ampia gamma di soluzioni per la sicurezza moderne e complete, nonché di servizi che vanno fino alla consulenza, la realizzazione tecnica e la manutenzione. Nel tratto di cantiere di Sigirino la sicurezza è garantita da una soluzione intelligente per il controllo degli accessi di tipo nedap. L’accesso a tutti i veicoli e alle circa 600
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persone che lavorano nel cantiere viene controllato, gestito e amministrato dal sistema. Con un semplice clic del mouse è possibile programmare, salvare e modificare fino a 1’200 diritti di accesso. Ogni collaboratore del cantiere con diritto di accesso riceve una tessera di riconoscimento dotata di chip, dove sono salvati i diritti personali di accesso. I lavoratori devono solo passare accanto agli speciali lettori che funzionano senza contatto, e che riconoscono i diritti di accesso da una distanza di circa 80 cm. Inoltre, ai vari punti di accesso e uscita per i veicoli sono installati un controllo video e un impianto di comunicazione. I sistemi di sicurezza sono controllati da una postazione centrale sul cantiere. Da qui i collaboratori del gestore del cantiere valutano i dati video delle diverse videocamere, gestiscono il sistema di controllo degli accessi e tengono così sotto controllo tutti gli avvenimenti del cantiere rilevanti per la sicurezza - grazie a Tyco. Tyco Fire & Integrated Solutions SA Tyco Fire & Integrated Solutions con sede centrale a Näfels, è un’azienda del gruppo Tyco International Ltd. operante a livello mondiale della sicurezza ed offre soluzioni e sistemi per i settori dei sistemi antincendio e antieffrazione, dei sistemi estinguenti, del monitoraggio video, dei sistemi di segnalazione luminosa e comunicazione, dell’illuminazione di sicurezza/segnalazione delle vie di fuga, dei controlli degli accessi, dei sistemi di chiusura porte per alberghi, dei sistemi di evacuazione e sonorizzazione, dei sistemi di allarme e dei sistemi pilota di sicurezza, fino ai sistemi antitaccheggio. Lo spettro delle prestazioni è correlato da un’assistenza minuziosa – dalla consulenza, alla pianificazione, alla scelta dei componenti tecnici fino ad una manutenzione permanente degli impianti. L’azienda conta oltre 350 dipendenti e in Svizzera dispone di una fitta rete di filiali e uffici di distribuzione. Tyco Fire & Integrated Solutions SA Galleria 3 6928 Manno Tel. +41 58 445 47 00 Fax +41 58 445 47 01
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