nr. 2 / Mar. 2013
PACE SOCIALE?
La sicurezza di sentirsi felici.
www.grupposicurezza.ch
Sentirsi sicuri.
Sommario
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Marzo 2013
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Strong opinion Editoriale Contromano Il Tema
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CNL generalizzati: è mancato il buonsenso?! Occorre ricucire il dialogo tra padronato e sindacati per preservare la pace sociale Etica professionale e rispetto tra le parti: per una pace sociale durevole Pace sociale in bilico tra ingerenza statale e sindacati concentrati su loro stessi L’Europa possibile Il diritto del lavoro nei tribunali La marca e la qualità da tutelare Ma quanto siamo produttivi veramente? La situazione dei consumi e del commercio comincerà a migliorare In-Lav: lavoro e integrazione Osec: servizi, trend, novità per le aziende esportatrici… e non solo! Imprese e imprenditori eccellenti nella Svizzera Italiana Il nuovo diritto contabile
Eventi Eventi Eventi Formazione Osec
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Slovacchia: opportunità commerciali e settoriali, il 25.3.13 La giornata dell’export in Ticino Affrontare con successo i cambiamenti nel mondo ICT Corsi proposti dalla Cc-Ti Commercio estero
Commercio estero Fiere internazionali Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci
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Carnet ATA: uno strumento importante e utile per le aziende esportatrici I prossimi appuntamenti ICA (Svizzera) Istituto per la Creatività Applicata Swiss Life PAMP SA Euler Hermes Archivstore Sagl ParCom Systems SA Alfred Müller SA Luisoni Consulenze SA START Up Imprese Ticino SA Associazione Bancaria Ticinese Tyco Fire Integrated and Security SA
Vita dei Soci
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Rapelli SA
Vita dei Soci
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I debiti di oggi sono le imposte di domani!
nr. 2 / Mar. 2013
Fiscalità internazionale: sussurri e grida La pace sociale: un valore da salvare, ma come? La deriva politica dell’Italia Salviamo il partenariato sociale
Impressum Editore: Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Lugano
PACE SOCIALE?
nr. 2 / Mar. 2013
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Redattrice responsabile: Lisa Pantini Comitato redazionale: Franco Ambrosetti, Luca Albertoni, Rinaldo Gobbi, Lisa Pantini, Simona Morosini Marconi, Marco Passalia e Mercedes Galan
Redazione: Cc-Ti, Corso Elvezia 16, 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 11 Fax +41 91 911 51 12 pantini@cc-ti.ch www.cc-ti.ch Pubblicità: Pubblicità Sacchi, C.P. 558 6928 Manno Tel. +41 91 600 20 70 info@pubblicitasacchi.ch www.pubblicitasacchi.ch
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Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti
FISCALITÀ INTERNAZIONALE: SUSSURRI E GRIDA
La Signora Angela Merkel ha dichiarato con durezza guerra ai paradisi fiscali. Ha affermato “non può essere che le grandi multinazionali facciano enormi profitti da noi, in Europa, in USA o altrove, e che poi paghino le tasse in un paradiso fiscale”. Ha aggiunto che trattandosi di un problema generale che coinvolge tutti, sarà messo in agenda al prossimo G8. I paradisi fiscali al mondo sono tra 50 e 60, definiti come luoghi che attraggono fondi di non residenti offrendo tassazione bassa o zero, segretezza e regole leggere. Non sempre sono incantevoli isole esotiche tipo Seychelles o Bahamas, ci sono anche luoghi meno vacanzieri come il Delaware, il Nevada, Miami, la City di Londra che offrono ottimi servizi offshore. Ovviamente anche il nostro Paese fa parte della lista. Si pensa che il totale delle somme giacenti offshore si aggiri attorno a 20’000 miliardi (circa 2’000 miliardi sono nel nostro Paese). Non proprio bruscolini. La Signora Merkel non è sola in questa battaglia cui partecipano vari Governi (inglese, statunitense, ecc.) e istituzioni come l’OECD e l’UE. La crisi che ha colpito aspramente le economie occidentali ha generato Stati indebitati fino al collo, casse vuote, in alcuni casi Paesi a un passo dalla bancarotta con disoccupazione record, miseria dilagante, desolazione e un futuro buio. Per contrastare questa precaria situazione economica ogni Governo si comporta in modo differenziato seguendo schemi dettati da esigenze di politica interna e dalla cultura, gli usi e i costumi vigenti. Ma tutti senza eccezione sono determinati a combattere duramente l’evasione fiscale di imprese e cittadini. Non stupisce quindi che la Francia tenti seppur goffamente di fare cassa con misure populiste come tassare esageratamente i ricchi con il risultato, scontatissimo, di vederli partire all’estero in allegra compagnia come il peso massimo Depardieu o il magnate Arnaux. In Italia la situazione è grave tanto da introdurre pesanti misure di inasprimento fiscale e clamorosi rastrellamenti a tappeto nei luoghi mondani più gettonati nel tentativo di scoprire gli evasori, salvo poi imbastire una campagna elettorale ove chiunque propone, pochi mesi dopo, cospicue riduzioni della fiscalità volte ad alleggerire una popolazione orma giunta allo stremo. Non c’è alcun dubbio che lo spostamento di utili aziendali da un Paese fiscalmente esoso a uno più benevolo sia prassi comune tra le multinazionali. È altrettanto ovvio che questa usanza faccia imbufalire gli Stati spossati da una crisi che non sembra voler finire. Ma stupisce che i grandi della Terra ignorino ipocritamente una semplice, banalissima quanto scontata domanda: perché mai si evade o si elude il fisco? Perché società serie, quotate in borsa con decine di migliaia di dipendenti cui versano miliardi in stipendi tassati come Starbucks o Amazon vorrebbero comportarsi scorrettamente verso i loro mercati più redditizi? Il prestigioso Economist dedica 15 pagine alla finanza offshore, sostenendo senza mezzi termini che per quanto ammirabile possa essere il tentativo di far pagare il dovuto ai ricchi, esso è al tempo stesso ipocrita e mal congegnato; può essere un’ottima cosa per la politica populista ma i leaders che desiderano migliorare il proprio Paese dovrebbero anzitutto far pulizia nel proprio cortile di casa e riformare il sistema fiscale (edizione del 16.02.2013). Perché c’è una soglia oltre la quale le tasse
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assieme a complessità burocratiche kafkiane, si percepiscono come una confisca, un’ingiustizia, una vessazione. Le aziende non hanno sentimenti, ma le persone che le gestiscono sì, e influiscono quando chiudono i bilanci annuali. Analogamente i cittadini contribuenti evaderanno quando la soglia è raggiunta. Non è un caso che il lavoro nero sia più diffuso dove il fisco è più esoso. Dove si ponga la soglia dipende da molti fattori, ma la voglia di evadere scatta quando l’aliquota viene ritenuta iniqua per cui il rapporto di fiducia tra cittadino e Stato si rompe. In Europa ci sono Stati che sono largamente inadempienti, quindi che a priori sia immorale non pagare le tasse è falso perché il dovuto è eticamente esigibile quando lo Stato adempie ai suoi obblighi. In generale direi che una tassazione del reddito che superi il 40% porta automaticamente ad un incremento dell’evasione fiscale perché nessuno è disposto a lavorare ogni anno più di 5 mesi per lo Stato, tanto più quando esso disattende ripetutamente alle promesse fatte. La Svizzera nel contesto europeo è una mosca bianca, anzi bianchissima. Chiude il 2012 con un avanzo rallegrante, registra una leggera crescita del PIL, con una disoccupazione in leggero aumento (ma la più bassa del Continente), un livello di tassazione generalmente accettabile. Siamo un Paese virtuoso e questa è una causa dell’ardore con cui si continua a far pressione su di noi riguardo al segreto bancario. La benevolenza di cui abbiamo goduto in anni di potente crescita economica dopo la guerra è finita, nessuno ci tratta coi guanti perché siamo neutrali, anzi! In realtà è abbastanza naturale che un vantaggio competitivo così potente come il segreto bancario non potesse essere tollerato all’infinito, in particolare per un Paese la cui Costituzione si ispira a principi liberali anglosassoni, quindi privilegia la libertà di mercato che esclude posizioni di privilegio monopolistico di questa natura. Non c’è da scandalizzarsi se il nostro Governo attaccato da più fronti abbia reagito cedendo alla pressione dei nostri partner commerciali. Si sostiene che il Lussemburgo abbia agito meglio, rifiutando di cedere ai ricatti. Ma se il libero mercato ha “i secoli contati” come dice un economista italiano di cui non ricordo il nome, di sicuro il segreto bancario ha gli anni contati. Vedremo se il Lussemburgo resisterà dopo il 2017, anno in cui finisce l’accordo fiscale con l’Europa. Nel frattempo, mentre il mondo intero viene rivoltato come un guanto e in attesa che la crisi termini prima della definitiva disgregazione economica dei Paesi del Club Med, non si può che ammirare la serafica e illuminata immobilità del nostro Governo cantonale che grazie ad uno spirito di concordanza esemplare, quasi ascetico, non muove paglia in ambito fiscale, aspettando al bordo del fiume con spirito ammirevolmente buddista che passi il cadavere, qualunque esso sia, quello dell’iniziativa leghista oppure quello del fallimento dei Cantoni concorrenti. Chissà! Scivoliamo sempre più in basso nella classifica dei Cantoni, ma va bene così. La Chiesa cattolica insegna che certi principi non si cambiano. Durano da oltre 2000 anni. Così sia anche per la fiscalità, perché cambiare, in fondo, è un continuo inutile trallalà, le tasse un po’ si aumentano, poi si riducono per riaumentarle di nuovo in una specie di perpetuum mobile che non ha senso. Non sono sicuro che dureremo 2000 anni, ma tant’è. Amen.
Editoriale di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti
La pace sociale: un valore da salvare, ma come?
Da mesi andiamo ripetendo che la pace sociale e il partenariato sociale rappresentano valori importanti del sistema economico svizzero, che ne trae un vantaggio competitivo rispetto a Paesi dilaniati da violenti confronti che paralizzano l’economia e lo sviluppo. È indubbio che questo elemento stabilizzante vada, nella misura del possibile, tutelato. Oggi esso vacilla e il mondo imprenditoriale purtroppo non è esente da colpe. Quando due parti litigano, raramente le colpe stanno da una sola parte. È però innegabile che, non solo in Ticino ma in tutta la Svizzera, si sta alimentando un ambiente ostile alle aziende, genericamente e con troppa superficialità bollate tutte come poco oneste, per usare un eufemismo. Dimenticando chi crea la ricchezza di questo Paese, anche a costo di notevoli sacrifici. Tutta la campagna sull’iniziativa Minder ha fatto scoprire le carte e ha fatto emergere quali sono le reali intenzioni di chi dice di schierarsi per rendere più morale l’economia. Al di là dei tecnicismi giuridici, è evidente che vi è la chiara volontà di aprire la porta all’intervento statale nella politica salariale delle aziende. In una sorta di continuazione ideale della discussione sui salari e sui bonus dei manager, non a caso gli ambienti della sinistra hanno già annunciato battaglia sull’iniziativa popolare che prevede di introdurre un vincolo per limitare la proporzione fra salario più basso e più alto in azienda a un rapporto di 1 a 12. Oggetto su cui voteremo presto, probabilmente il prossimo mese di settembre. E pure non sono mancate rivendicazioni di vincolo dei salari nel quadro delle misure di accompagnamento alla libera circolazione. Senza dimenticare l’iniziativa che tende ad introdurre un salario minimo di 4’000 franchi in tutta la Svizzera, indipendentemente dal grado e dal tipo di formazione. Anche su questo saremo presto chiamati alle urne. Come si può, in un contesto del genere, cercare di salvare il partenariato sociale? Di fronte a pressioni di questo tipo, cosa ci si attende dal mondo imprenditoriale? Chi opera le pressioni asserisce ovviamente che è colpa delle aziende se si è giunti a questo punto, perché non vi è più rispetto delle lavoratrici e dei lavoratori e perché le imprese non sono più disponibili al dialogo. Troppo facile. Se essere disponibili al dialogo significa accettare senza fiatare le più disparate ed irrealistiche rivendicazioni, siamo ben lontani da una discussione costruttiva ed è evidente che non si può, né si vuole, entrare nel merito. Ovviamente, veicolando
il messaggio che l’economia non sa più autoregolarsi e che quindi il sistema non funziona più, il prossimo passo è quello del controllo statale su tutti i fronti. Evoluzione che permetterebbe di soggiogare l’economia per puri giochi di potere, smontando un “giocattolo” che ha ampiamente dimostrato di funzionare e che si vuole distruggere solo per questioni politiche e di potere, ma nascondendosi dietro concetti astratti come quello di una non meglio definita equità. Dubito però che questo possa essere nell’interesse stesso della parte sindacale, perché un controllo da parte dello Stato renderebbe obsoleti anche i tanto (a volte troppo) decantati strumenti del partenariato sociale, cioè i contratti collettivi di lavoro, rimettendo in discussione l’esistenza stessa della rappresentanza di lavoratrici e lavoratori, che finirebbe per essere quasi completamente assorbita dalla parte politica. È veramente questo che si vuole? Se si vuole salvare e sviluppare un partenariato sociale sano, sono questioni che andrebbero chiarite con decisione una volta per tutte, senza ambiguità e senza nascondersi dietro esili foglie di fico. O si crede nel sistema liberale e se ne accettano le regole del gioco, cercando un confronto costruttivo, altrimenti è meglio dirlo subito e ognuno faccia il suo gioco, senza condizionamenti. E toccherà al popolo dire che sistema vuole. Noi siamo pronti a giocare la nostra parte, con la necessaria autocritica, ma certo è che passare per ladri e disonesti non fa piacere e sta logorando anche la disponibilità di chi ha sempre creduto nel partenariato sociale. Usando lo stesso metro di valutazione, le aziende dovrebbero dire che i dipendenti sono tutti fannulloni, perché alcuni (e purtroppo non sono nemmeno pochi) abusano ad esempio dei certificati medici. Non ci permetteremmo mai di usare paragoni del genere, ma è un esempio per far capire dove potrebbe arrivare il livello della discussione se continuasse a venire meno il rispetto per chi, nel bene o nel male, fa andare avanti il Paese.
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Contromano di Alessio Del Grande
La deriva politica dell’Italia
Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, il reddito degli italiani è regredito ai livelli di 27 anni fa, mentre associazioni imprenditoriali e commerciali hanno segnalato il fallimento di centinaia di migliaia d’imprese. Aziende schiacciate non solo dal crollo della domanda interna, ma dalla mancanza di crediti bancari, dagli insostenibili ritardi nei pagamenti, anche da parte della pubblica amministrazione, e da un carico fiscale, per chi le imposte le paga, insostenibile. Fisco, erosione dei redditi delle famiglie e incentivi per la ripresa, sono stati i temi dominanti dell’ultima campagna elettorale e per il nuovo Governo si profila il non facile compito di scongiurare la deriva economica e sociale del Paese. Il Governo tecnico di Mario Monti ha ridato credibilità all’Italia nell’UE e nelle più autorevoli istanze internazionali, ha evitato il crac finanziario ma, come notava giustamente Piero Ostellino, ha portato il Paese alla bancarotta economica. Oggi la pressione fiscale, se si considera l’economia italiana nel suo complesso ha toccato il massimo storico del 45%, una percentuale inferiore solo a quella di Svezia e Danimarca, ma in realtà è molto più elevata, attorno il 55%, se riferita all’economia regolare, ossia a chi le tasse e le imposte le paga davvero. A fronte di questo eccessivo carico fiscale non c’e da parte dello stato l’erogazione di beni (infrastrutture) e di servizi adeguati che, per certi settori in alcune regioni, sono vicini ai livelli del terzo mondo. La causa di questa inaudita pressione del fisco è una e soltanto una: il costo altissimo dell’apparato pubblico e della spesa pubblica improduttiva. Costo originato in gran parte da un sistema tentacolare dei partiti che ha occupato e devastato le istituzioni centrali e periferiche, difeso e foraggiato interessi corporativi, e fomentato la corruzione anche nei comuni, nelle province e nelle regioni. Una metastasi corruttiva che dalla destra alla sinistra, non ha risparmiato nessun partito e che ha mandato in frantumi persino il mitico modello lombardo del buon Governo. Ma contro l’arrogante e abusivo esercizio del potere da parte della “casta” politica, nessun Governo, compreso quello di Monti, è riuscito a fare qualcosa. Né riuscirà a fare qualcosa il nuovo esecutivo. L’ulti-
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ma campagna elettorale è stata contrassegnata dallo scandalo della più antica banca italiana, il Monte dei Paschi di Siena. Una storia d’investimenti avventurosi e malaffare politico-partitico, che ha spazzato via l’illusione che la struttura bancaria nazionale fosse al riparo da taluni pericolosi azzardi che hanno dissestato il sistema bancario di molti Paesi. Ma questa campagna è stata anche molto indicativa della deriva della politica italiana, resa per certi versi surreale dal rientro in campo di Silvio Berlusconi. L’ex premier ha riproposto le promesse di venti anni fa che non è riuscito a mantenere, fantastica di un ritorno alla lira, e per solleticare l’orgoglio patrio grida contro il complotto dello spread e l’euronazionalismo tedesco. Ma non c’è nessuna congiura, lo spread non è una malefica invenzione dei mercati, serve solo a misurare il rischio del debito sovrano e la credibilità-solvibilità degli Stati. E se la Germania fa la voce grossa se lo può permettere perché è l’unica vera potenza economica europea, ha finanze pubbliche solide e, a differenza dell’Italia, un sistema politico stabile quanto affidabile. Purtroppo Berlusconi, come ha sottolineato Ernesto Galli Della Loggia, abilmente continua ad approfittare di quel “vuoto di cultura politica liberale” che affligge l’Italia, screditando di fatto le vere istanze liberali del Paese. Nei suoi precedenti Governi, quelli della promessa rivoluzione liberale, non si ricordano tagli importanti alla spesa pubblica, né riforme fiscali significative o proposte serie per eliminare il finanziamento pubblico ai partiti. Ancora più scoraggiante il quadro a sinistra. Fatto fuori il rottamatore Renzi, il Partito democratico e i suoi satelliti si sono ricompattati in un’eterogenea e impossibile coalizione per dare battaglia Berlusconi. Nel PD riemergono forti tentazioni dirigistiche per la politica economica e logiche redistributive che non alleggeriranno il carico fiscale e che pregiudicano qualsiasi serio tentativo di riformare uno Stato sociale che ha ingessato la nazione. L’Italia si ritrova, dunque, ancora in mezzo al guado, in balia alle correnti del liberalismo fasullo e d’avanspettacolo di Berlusconi, e quelle non meno insidiose di una sinistra che non ha ancora trovato una vocazione veramente riformista.
Il tema di Alessio Del Grande
Salviamo il partenariato sociale
L’hanno chiamata “pace del lavoro” e per settantasei anni ha garantito al nostro Paese stabilità, coesione sociale e relazioni non sterilmente conflittuali tra sindacati e imprese. In poche parole è stata uno degli elementi più importanti, se non il principale, che ha assicurato alla Svizzera ricchezza economica e benessere per tutti. Ma oggi non è più così. Questo modello che, assieme al federalismo e alla neutralità, è entrato ormai nel mito della storia della Patria, è in profonda crisi, minato da logiche antagoniste che hanno più a che fare con i furori massimalisti di una certa sinistra, non solo sindacale, che non con la consapevolezza della necessità di una responsabile coopartercipazione nella guida del Paese. Era il 19 luglio del 1937 quando i sindacati dell’industria meccanica e metallurgia firmarono con la controparte un accordo per cui non si sarebbe più ricorso a misure di lotta, scioperi e serrate, stabilendo anche che eventuali conflitti tra imprese e lavoratori si sarebbero risolti attraverso dei negoziati. L’intesa arrivava dopo una fase di forti turbolenze sindacali e sociali, di crisi economica, inflazione (con il franco svalutato del 30%) e di forte disoccupazione. Insomma, quell’instabilità sociale che nei decenni successivi avrebbe tormentato a lungo la storia di molti altri Stati europei. Artefici dell’accordo, formalizzato in una convenzione collettiva, che doveva segnare il futuro della Svizzera, furono due uomini di altri tempi, due personaggi con la testa sulle spalle, che riuscirono a mettere da parte ogni contrapposizione nell’interesse di tutto il Paese. Erano Konrad Ilg in rappresentanza del sindacato e Ernst Dübi per l’Associazione dell’industria metalmeccanica, che era allora il settore produttivo più importante per l’economia nazionale e che occupava ben 600 mila dipendenti. L’accordo si rivelò un successo, garantendo una lunga e solida pace sociale che ha rappresentato un grande vantaggio competitivo per l’economia elvetica. Certo non mancarono nei decenni successivi delle vertenze sindacali a volte assai dure, ma il ricorso allo sciopero o ad altre forme di agitazione furono molto limitati, fatti episodici più che altro ad effetto simbolico. Dialogo e partenariato sociale, alla base di quel primo contratto collettivo, resistettero bene alle inevitabili tensioni innescate negli anni a venire da crisi economiche e instabilità congiunturale, facendo della Svizzera un’i-
sola felice, un’eccezione, in un contesto europeo altamente conflittuale. Altrove era impossibile avviare una trattativa salariale senza ricorrere a scioperi o ad altre azione di forza. In Svizzera, invece, il negoziato restava alla base delle relazioni tra le parti sociali, come del resto succedeva nei Paesi del Nord Europa, ma con una differenza sostanziali rispetto a questi ultimi. Nei Paesi scandinavi lo Stato prendeva direttamente parte ai negoziati tra sindacati e imprese, in Svizzera, invece, se ne teneva fuori. Una differenza non da poco che ha contribuito a consolidare una cultura sociale, politica ed economica il cui soggetto principale era l’autonomia e la buona volontà delle parti, che non necessitava della mediazione statale. Ma da qualche decennio, a causa anche delle trasformazioni nel mondo del lavoro e di una minore influenza dei sindacati su di esso, si sono fatte strada altre modalità di lotta e di mobilitazione per condizionare le relazioni tra le parti sociali. Con il ricorso in primo luogo ai mezzi offerti dalla democrazia diretta, come iniziative popolari e referendum di cui si fa ormai largo uso. Venendo alla storia dei giorni nostri, esemplificativi sono al riguardo l’iniziativa promossa dal sindacato Unia per il salario minimo di 4’000 franchi e su un altro versante quella di Minder contro le retribuzioni “abusive”. In entrambi i casi si mina alla base il principio dell’autonoma negoziazione tra le parti sociali, la libertà imprenditoriale nell’organizzazione dell’impresa, e si chiama lo Stato a regolare d’ufficio, con la forza delle sue leggi, le relazioni contrattuali. Il mercato del lavoro “gestito” dallo Stato, insomma, contraddicendo quei principi di economia liberale su cui si è retta sino ad oggi la Svizzera. Nella cultura politica e nella vita sociale del Paese si sta insinuando così una concezione dirigista che avrà effetti devastanti nelle relazioni economiche e per quel resta dello spirito del partenariato sociale. Significativo, quanto allarmante, è a questo riguardo l’introduzione in Ticino dei cosiddetti contratti normali di lavoro. Venute meno la fiducia reciproca tra le parti sociali e la capacità di negoziazione, interviene lo Stato per stabilire livelli salariali e regolare rapporti contrattuali. Un principio molto pericoloso che può aprire la strada ad interventi sempre più invasivi, dannosi non solo per le imprese, e l’economia in generale, ma anche per la libera autodeterminazione degli stessi lavoratori.
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Stefano Modenini, Direttore AITI
CNL generalizzati: è mancato il buonsenso?! Stefano Modenini
Innanzitutto può esprimere un suo giudizio sull’introduzione dei contratti normali di lavoro?
“L’introduzione dei contratti normali di lavoro decisa qualche settimana fa dal Consiglio di Stato in due rami dell’industria e nel settore dei piccoli commerci è a mio modo di vedere un errore che non porterà benefici ai lavoratori. Nell’industria vi sono circa un 15 % di salari fino a 3’000 franchi mensili, che sono percepiti quasi esclusivamente da lavoratori frontalieri. La decisione del Governo pertanto rende ancor più attrattivo per i frontalieri il mercato del lavoro ticinese. Ma vi sono anche altri fattori negativi: delegittimazione delle parti sociali soprattutto se lo strumento del contratto normale di lavoro venisse utilizzato in maniera estesa, pressione al ribasso dei salari che sono al di sopra del minimo dei 3’000 franchi mensili, rischio di abbandono dei contratti collettivi firmati dalle parti sociali, maggiori costi a carico di imprese già sottoposte alla crisi congiunturale e alla forza del franco svizzero. E potrei continuare ancora”.
Non crede che l’applicazione di questo salario minimo di Stato sminuisca fortemente il ruolo del confronto tra le parti sociali?
“È chiaro che le parti sociali devono fare uno sforzo concreto per favorire il dialogo e l’adozione di soluzioni concordate in materia di salari e condizioni di lavoro. Proprio per questo, qualora il Ticino venisse trasformato in un Cantone dove i salari di fatto vengono fissati dallo Stato, rischieremmo di assistere ad un disimpegno delle parti sociali a danno delle lavoratrici e dei lavoratori. Inoltre, il Ticino agli occhi degli investitori diventerebbe un luogo meno interessante dove fare attività imprenditoriale”.
L’iniziativa Minder, la riforma delle legge sulla pianificazione del territorio, il salario minimo richiesto dai sindacati a livello nazionale, il salario di Stato introdotto in Ticino, … Non pensa che in Svizzera soffi un vento dirigista?
“Non da oggi lo Stato liberale subisce attacchi più o meno striscianti che dobbiamo respingere. È il caso tipico di molte regole e riforme, o presunte tali, decise in diversi uffici dell’amministrazione federale e di quella cantonale. La revisione della pianificazione del territorio, la proposta di legge sullo sviluppo territoriale a livello cantonale sono esempi d’intervento punitivo dello Stato nei confronti dell’economia e della proprietà privata. È quasi paradossale che in altre nazioni a noi vicine si cerchi di uscire dalla logica dirigista che ad esempio ha irrigidito oltre misura il mercato del lavoro, mentre da noi si levano sempre più voci, purtroppo anche fra le fila politiche borghesi, che chiedono di restringere la libertà di cui godono cittadini ed economia”.
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A volte si ha l’impressione che la pace sociale sia stata svuotata di significato, non tanto per il ricorso a forme di sciopero, che, tutto sommato, restano fatti episodici, quanto per un progressivo svuotamento di quello che era il ruolo storico-istituzionale del confronto tra le parti sociali. Condivide questo timore?
“Apparentemente oggi c’è meno voglia di confrontarsi rispetto al passato; le parti sociali fanno indubbiamente più fatica a trovare soluzioni concordate, ma nella realtà molti accordi vengono ancora stipulati. Una parte del mondo sindacale ha deciso di dare maggior peso politico alla propria azione sindacale, fin quasi a mettere in secondo piano le rivendicazioni delle lavoratrici e dei lavoratori. Quindi secondo me i sindacati hanno una grossa responsabilità nell’avere generato una situazione maggiormente conflittuale fra le parti sociali. Ma bisogna onestamente riconoscere che vi sono anche imprenditori senza scrupoli che approfittano di ogni situazione possibile per venire meno ai propri doveri. Ognuno in casa propria pertanto deve fare i compiti e mostrare i limiti al di la dei quali non si può andare”.
«No al contratto normale di lavoro». Ma come contrastare taluni fenomeni di dumping salariale?
“L’imposizione eventuale di un contratto normale di lavoro in un settore d’attività è lo strumento in mano allo Stato per contrastare il fenomeno del dumping salariale. Lo prevede la legge e su questo non c’è nulla da obiettare. Semmai quello che si può obiettare è che lo Stato, nel caso dei CNL adottati lo scorso mese di gennaio, non ha fatto una valutazione politica delle conseguenze dell’introduzione dei contratti normali di lavoro. Mi riferisco a quanto detto in precedenza sul venire meno del ruolo delle parti sociali, ma anche al fatto che tutte o quasi tutte le prestazioni extra salariali che vengono attualmente concesse da molte imprese e che non sono state considerate dalla Commissione Tripartita cantonale come parte integrante del salario, verranno probabilmente a cadere perché le aziende dovranno recuperare i maggiori costi. Quel che il padronato ha contestato è il fatto che fino al recente passato quando si riscontravano casi di dumping salariale si convocavano le aziende e le si induceva a mettersi in regola rapidamente. Con la nuova prassi, diciamo così, si è andati direttamente alla pubblicazione della proposta di contratti normali di lavoro con minimi salariali. V’è un’evidente volontà politica d’imporre salari minimi generalizzati e ciò è dimostrato dal fatto che per rami differenti d’attività sono stati richiesti i medesimi salari orari minimi. Credo pertanto che sia mancata una certa dose di buon senso in chi ha deciso d’introdurre contratti normali di lavoro. Sia ben chiaro tuttavia che il padronato non difende né difenderà chi commette abusi salariali dimostrati”.
Ospite Intervista di Lisa Pantini con Alessandra Alberti, Direttrice Chocolat Stella SA, Giubiasco
Occorre ricucire il dialogo tra padronato e sindacati per preservare la pace sociale Alessandra Alberti
La sua azienda non è toccata dai normali contratti di lavoro, ma è comunque attiva in ambito industriale. Come giudica questa misura?
“Il nostro settore, che raggruppa le principali ditte produttrici di cioccolato svizzere «Chocosuisse», possiede un contratto collettivo da oltre 50 anni e ciò con piena sodddisfazione dei lavoratori e dei datori di lavoro. Questo tipo di contratto definito per un settore specifico è presente in moltissimi altri rami professionali, ma ciò non è sempre indispensabile e non è certamente l’unico elemento importante. In effetti ci sono parecchie categorie di attività che funzionano molto bene anche senza specifici accordi. Ci sono parecchi esempi di imprese di alto livello che lavorano in modo egregio anche senza contratti collettivi di lavoro o contratti normali. È giusto che ogni settore di attività scelga la via che più gli si addica con l’accordo di tutte le parti coinvolte. È chiaro invece che dove ci sono degli abusi questi devono essere combattuti in modo drastico e con ogni mezzo. Non è però corretto «fare di ogni erba un fascio» e ciò è quanto purtroppo succede troppo spesso ultimamente. È veramente deludente sentire da parte di taluni esponenti sindacali le solite espressioni come «il padronato vuole approfittare dei propri collaboratori», solo per citare un esempio, quando anch’essi sono consci che questi tipi di datori di lavoro rappresentano fortunatamente delle eccezioni. Come tutti gli imprenditori e i responsabili d’azienda ben sanno, le collaboratrici e i collaboratori rappresentano una perla molto preziosa per le imprese stesse e senza di essi il successo aziendale non potrebbe essere raggiunto. Quindi la stragrande maggioranza ha tutto l’interesse a trattare nel modo migliore possibile e nel modo oggettivamente realizzabile e sostenibile i propri collaboratori. Fortunatamente all’interno degli stessi gruppi sindacali ci sono altre persone in grado di affermare che la maggior parte delle aziende lavorano in modo serio e corretto e che quindi queste vanno rispettate e tutelate. Da combattare sono unicamente le eccezioni”.
Il fatto che lo Stato intervenga per introdurre un salario minimo, non crede che sia indicativo di una profonda crisi del partenariato sociale?
“Comprendo la necessità dello Stato di porre freno a qualsiasi eventuale abuso. La decisione del Consiglio di Stato di introdurre contratti normali di lavoro in alcuni ulteriori settori non è però secondo me la via più efficace né per oggi né tantomeno per il futuro. Come ha sottolineato il Consiglio Federale, la fissazione di un minimo salariale rappresenta un’ingerenza nella libera contrattazione delle parti sociali e rischia di deresponsabilizzare queste ultime. Sarebbe molto più efficace e corretto agire presso
le singole aziende o il settore specifico, coinvolgendole direttamente. Agendo invece con i contratti normali, le parti sociali si rimetterebbero alle decisioni dello Stato e diminuirebbe così la propensione a discutere dei vari livelli salariali. In questo modo aumenta pure il rischio di livellare verso il basso il minimo salariale generale e ciò non rappresenta certamente l’obiettivo dell’esercizio”.
Oggi la fiducia reciproca tra le parte sociali è a livelli molto bassi, e da più parti si avverte che la pace del lavoro, se non finita, sia in profonda crisi. Cosa pensa al riguardo?
“Purtroppo la situazione economica in cui si opera in questo periodo non è delle più facili. Le difficoltà finanziarie degli Stati in cui si esporta, abbinate alla forza del franco svizzero creano ostacoli importanti a parecchie aziende che operano in Ticino e in Svizzera. I recenti annunci di licenziamenti in alcune aziende sono un segnale d’allarme che ci deve preoccupare. Parecchi posti di lavoro sono purtroppo a rischio. In questo periodo sarebbe sicuramente meglio sostenere le parti sociali nel loro compito di confronto sulle condizioni di lavoro effettive in azienda. Mantenere il dialogo tra le parti sociali è determinante per garantire il futuro ai lavoratori e alle aziende e per contenere la disoccupazione”.
Cosa fare per ricucire il dialogo tra le parti sociali per non perdere quello che era uno dei principali vantaggi competitivi della Svizzera?
“È importante sedersi tutti attorno ad un tavolo per trovare assieme le giuste soluzioni ai singoli casi di abuso e per parallelamente tutelare le tantissime altre imprese che fanno salti mortali all’indietro per mantenere tutti i posti di lavoro anche in momenti difficili e speriamo che di ciò si rendano conto tutte le parti sociali coinvolte prima che sia troppo tardi”.
Quali contraccolpi possono avere i contratti normali di lavoro sul tessuto industriale e commerciale e sui livelli occupazionali?
“È determinante ricucire il dialogo tra le parti per non perdere quello che era uno dei principali vantaggi competitivi della Svizzera e per non perdere parte delle aziende che potrebbero decidere di trasferire altrove la loro sede produttiva. A questo punto servirebbero purtroppo a poco i contratti normali di lavoro, ma dovremmo trovare delle soluzioni per contenere l’aumento della disoccupazione e ciò sarebbe molto più difficile. Il ruolo di tutte le parti è importante, ma determinante è che ognuno mantenga il proprio ruolo…”
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Paolo Poretti, VicePresidente Federcommercio
Etica professionale e rispetto tra le parti: per una pace sociale durevole Paolo Poretti
Non crede che un salario minimo di 3’000 franchi per i negozi con meno di dieci dipendenti sia per la maggior parte di essi un onere troppo gravoso?
“Non credo che un salario minimo di 3’000 franchi sia da considerare troppo gravoso anche perché corrisponde a quanto concordato fra le parti sociali nell’ambito del Contratto Collettivo nel settore della vendita e del Contratto Normale di Lavoro anche se questi ultimi non sono di obbligatorietà generale. Potrà forse essere una difficoltà in più per alcune piccole realtà di paese o di zone molto periferiche dove alcuni collaboratori sono assunti solo occasionalmente, magari all’interno della cerchia familiare al fine di dare una mano all’attività da un lato e arrotondare le entrate dall’altro. Più discutibile è la discriminazione dei piccoli negozi con meno di 10 dipendenti rispetto a quelli di medie dimensioni che non sono tenuti a rispettare questo minimo salariale e che potrebbero portare ad una distorsione della concorrenza all’interno del settore a scapito dei più piccoli”.
Pensa che un salario minimo di 3’000 franchi pensa possa essere attrattivo per la manodopera locale da impiegare nei piccoli commerci? Oppure esso avvantaggerà soprattutto i lavoratori frontalieri?
“Il salario minimo di 3’000 franchi purtroppo non risolve il problema della sostituzione del personale residente con i lavoratori frontalieri. Al massimo tutelerà gli abusi più gravi che registrano salari inferiori a 3’000 franchi. Ma per il personale residente 3’000 franchi al mese saranno sempre pochi se si deve mantenere una famiglia mentre per il personale frontaliero questo importo sarà comunque superiore al salario percepito in Italia per il medesimo tipo di impiego. Probabilmente assisteremo ad un aumento delle domande di lavoro provenienti da oltre confine”.
I contratti normali di lavoro riusciranno davvero a stroncare taluni fenomeni di dumping salariale?
“I contratti normali metteranno perlomeno un argine al livello di 3’000 franchi al mese però con il rischio di appiattire salari superiori ai livelli minimi imposti”.
Quali pensa siano le fondamenta per una pace sociale stabile?
“Fondamentale è il rispetto reciproco fra datore di lavoro
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e collaboratore. Il datore di lavoro ha bisogno del proprio collaboratore per fare funzionare la sua azienda, mentre il collaboratore ha bisogno dell’imprenditore che crea il lavoro. È importante che l’etica professionale non venga a mancare e che l’imprenditore operi con un occhio di riguardo alla realtà locale. Se il lavoro viene retribuito correttamente anche il collaboratore sarà più motivato sul posto di lavoro. Purtroppo a volte vi sono realtà che si stabiliscono in Ticino unicamente per approfittare di facilitazioni ma senza nessun interesse a contribuire a far crescere l’economia locale. In questi casi il rischio di impiegare personale frontaliero a condizioni minime a scapito dei residenti è molto alto”.
Come vede il futuro del piccolo commercio alla luce dell’introduzione del contratto normale di lavoro? La pace sociale è davvero messa in pericolo?
“L’introduzione contratto normale di lavoro non dovrebbe sconvolgere più di tanto la situazione del commercio al dettaglio. Il CNL potrebbe però creare qualche difficoltà maggiore alla discussione fra partner sociali portando ad un certo disimpegno in quanto i parametri minimi sono già imposti dall’alto”.
Ospite
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Intervista di Lisa Pantini con Lorenzo Emma, Direttore Cooperativa Migros Ticino
Pace sociale in bilico tra ingerenza statale e sindacati concentrati su loro stessi
Lorenzo Emma
La grande distribuzione commerciale non è stata toccata dall’introduzione del contratto normale di lavoro, comunque come giudica questo salario minimo fissato dallo stato per i negozi con meno di dieci dipendenti? Cosa pensa in generale dell’intervento del Cantone che fissa d’ufficio un salario minimo per il piccolo commercio e alcuni comparti industriali? Non crede che possa essere una strada pericolosa per la libertà contrattuale e l’autonomia imprenditoriale?
“Intanto bisogna precisare che il CNL obbligatorio impone solo un salario minimo (relativamente basso): per gli altri punti principali delle condizioni di lavoro (orari, pause, vacanze, assicurazioni, ecc.), in assenza di accordi privati più favorevoli, rimangono in vigore le disposizioni federali della Legge sul lavoro e dal Codice delle obbligazioni. Venendo alla domanda: penso che le retribuzioni e gli aspetti di dettaglio delle condizioni di lavoro (compresi i miglioramenti rispetto alla legge) vadano negoziati tra gli impiegati e le aziende o dalle organizzazioni che li rappresentano (associazioni di categoria, commissioni del personale e sindacati) in considerazione delle situazioni in cui si trovano i rispettivi settori/aziende, ma non dallo Stato. Quest’ultimo dovrebbe limitarsi ad intervenire in situazioni straordinarie o gravi. Questo non era certamente il caso nella situazione specifica. Il fatto che il Cantone abbia definito un salario minimo per i commerci che impiegano meno di 10 impiegati (occupano un po’ meno della metà dei lavoratori nel settore del commercio) ha una spiegazione politica: si è voluto dimostrare che nel commercio al dettaglio c’è dumping salariale. E si è potuto dimostrare ciò e quindi imporre dei salari minimi solo dopo svariati tentativi infruttuosi, sulla base di statistiche «tirate», abbassando i criteri per definire la presenza di dumping e solo per le aziende che occupano meno di 10 impiegati. Secondo me questa decisione avrà poche ripercussioni concrete perché concerne solo una parte del commercio (che comunque generalmente già offre salari superiori ai 3’000 franchi) e alle poche pecore nere non succederà nulla se alla decisione non seguiranno controlli sistematici. Ed è proprio questo l’aspetto critico: i controlli vengono generalmente concentrati sui commerci più importanti, se fossero meglio ripartiti su tutti i commerci le pecore nere sarebbero già state individuate, anche per altri motivi: chi non si attiene a certi standard per le retribuzioni, ha generalmente tendenza a non rispetta-
re diverse altre regole (orari di lavoro, pause, sicurezza, igiene, ecc.). In conclusione, questa decisione ha come conseguenza principale di calmare un po’ il gioco politico e disincentivare le negoziazioni tra le associazioni di commercianti ed i sindacati. Niente di drammatico perché il CNL obbligatorio ha una durata limitata (1 anno). Si spera che alla scadenza non si trovino più pecore nere e si torni quindi in situazione di normalità (ricerca di accordi tra datori di lavoro e partner sociali), anche se le attuali condizioni quadro (congiuntura e turismo degli acquisti) non sono delle migliori per uno sviluppo favorevole delle imprese del settore e di conseguenza delle condizioni di lavoro dei loro collaboratori”.
Il dialogo tra le parti sociali in Svizzera sembra ora solo formale. Sinistra e sindacati a colpi d’iniziative sembrano ormai orientati ad imporre una gestione dirigista della società. Insomma, non le pare che si stia incrinando quel dialogo tra imprese e sindacati che era alla base della pace sociale?
“Premetto che la mia esperienza sulla questione è limitata agli ultimi 10 anni, rispettivamente al settore del commercio ed essenzialmente in Ticino. Difficile quindi per me parlare di trend a livello svizzero. Posso quindi esprimere un parere solo per quanto concerne la situazione attuale nella nostra regione: mi sembra sia assai eterogenea, nel senso che varia molto a dipendenza dei casi e cioè delle tematiche, delle aziende e dei sindacati coinvolti. Per quanto concerne questi ultimi ho l’impressione che sono spesso più occupati a fare operazioni di marketing con finalità mediatiche, che non a salvaguardare posti di lavoro e migliorare le condizioni di lavoro. Probabilmente questo è dovuto al fatto che queste organizzazioni stentano a trovare aderenti e si trovano in forte concorrenza tra di loro. Una situazione negativa anche per le imprese che si trovano con delle controparti sociali poco rappresentative e poco interessate a trovare soluzioni”.
3’000 franchi, secondo lei, sono un salario attrattivo per la manodopera locale?
“Penso si tratti di una remunerazione attrattiva solo per lavori semplici, che non prevedono responsabilità e vengono eseguiti da persone al primo impiego, senza alcuna formazione ed esperienza. Ho però purtroppo l’impressione che nella realtà dei fatti il quesito da porsi è il seguente: per la manodopera locale un’occupazione retribuita con 3’000 franchi al mese è meglio della disoccupazione?”
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L’Europa possibile “C’è oggi una volontà di esistere come europei? Ci siamo adoperati per costruire nuovi legami tra i cittadini dell’Europa oppure, viziati da decenni di pace, ci siamo illusi che la concordia sarebbe durata per sempre senza alcuna fatica da parte nostra?”. Sono questi gli interrogativi da cui muove “La democrazia in Europa” il saggio di Mario Monti e Silvie Goulard, edito da Rizzoli, che affronta i nodi ancora irrisolti nella costruzione di una comune casa europea. “L’aspetto umano del processo di unificazione è stato clamorosamente trascurato - notano Monti e Goulard -. Abbiamo creato istituzioni, abbiamo introdotto procedure, abbiamo concordato regole e previsto sanzioni, ma gli esseri umani che popolano l’Europa sono stati trattati come parenti poveri, mentre sono proprio loro la chiave di volta del successo dell’impresa europea: bisogna persuadere ed entusiasmare proprio loro”. Nel valutare questo deficit di attenzione verso il fattore umano, i due autori, non scadono di certo nelle abituali critiche, fondate peraltro, di un’Unione trasformatasi in spaventoso apparato burocratico; rifuggono dai ricorrenti luoghi comuni su un’euroburocrazia che decide e statuisce sulla curvatura delle banane e il calibro dei piselli, toccano, invece, il nervo scoperto di una democrazia incompiuta senza il consenso e il sostegno dei popoli per un destino comune. L’UE passa di crisi in crisi, quella dell’euro è anche lo specchio di una crisi politica dalle mille sfaccettature: la credibilità e la forza delle istituzioni comunitarie; la mancanza di coesione tra gli Stati membri e la determinazione a non rinunciare a parte della loro sovranità; le profonde differenze, culturali, economiche e sociali, tra le Nazioni che non paiono trovare un comune denominatore se non quello di approfittare il più possibile dei fondi europei; la mancanza di una politica estera che riconosca a Bruxelles un ruolo di primo piano sulla scena internazionale; l’assenza di un vero progetto federale che non riduca l’UE alla semplice sommatoria dei Paesi che
ne fanno parte. E si potrebbe continuare ancora a lungo. Ma bisogna farsi anche una domanda semplice, semplice: proviamo a tornare indietro nel tempo e immaginarci un’Europa senza Unione Europea, quindi con tutte le sue vecchie frontiere, le singole monete nazionali, le ricorrenti svalutazioni, le infiammate inflazionistiche, senza un sistema di libero scambio e grandi progetti per interventi strutturali d’interesse continentale, ebbene saremmo disposti ad accettare questo ritorno al passato? Lo sarebbero i ragazzi di oggi cresciuti senza la lira, il marco o la peseta, e con in tasca un passaporto europeo, liberi di frequentare scuole e università di qualsiasi Paese dell’UE? Difficile, anzi impossibile tornare indietro, ma è pericoloso anche restare fermi, per questo il libro di Monti e Goulard traccia il cammino dall’Europa esistente all’Europa possibile. A condizione però di una seria riflessione su come favorire la formazione di una mentalità europea, per liberarsi da pregiudizi, rivalità istituzionali, forme di nazionalismo e ripiegamenti su logiche nazionali che falsano il giudizio sul futuro dell’UE. “Nel momento in cui sarebbe necessario puntare sulla sovranità condivisa, un gran numero di Stati membri si rifiuta di farlo o vi si risolve per necessità, ma sempre a malincuore e al prezzo di pesanti recriminazioni”, notano i due autori, convinti che se si arrestasse il processo di unione, gli europei andrebbero incontro ad un fosco futuro. Del resto la storia degli ultimi due secoli ha tragicamente dimostrato “che gli Stati sovrani, lasciati a se stessi, il più delle volte si dimostrano incapaci di agire per il bene comune, quando non si dilaniano a vicenda”. Oggi purtroppo, secondo Monti e Goulard, gli europei hanno un’eccessiva tendenza a sottovalutare le virtù delle istituzioni comunitarie e ad ignorare invece alcuni pericolosi vizi delle democrazie degli Stati Nazione. E quanti ora si scagliano contro la burocrazia di Bruxelles, nei loro Paesi non hanno di certo avviato vere riforme per
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contenere la burocrazia, e tollerano amministrazioni pubbliche elefantiache che pesano sui bilanci statali e sulle spalle dei contribuenti. “Il problema non è quello del deficit democratico dell’Europa – avvertono - ma quello infinitamente più vasto della democrazia in Europa, che ingloba in sé i limiti dei sistemi nazionali e del loro coordinamento”. Monti e Goulard affrontano anche il problema della concorrenza fiscale, e qui il discorso si fa interessante anche per capire quali venti spireranno sul futuro dei rapporti tra la Svizzera e Bruxelles: “Una moderata concorrenza fiscale tra gli Stati europei può sortire effetti positivi, inducendo i singoli Paesi a gestire in modo più accorto le finanze pubbliche (…) oggi, però, siamo di fronte ad una concorrenza eccessiva, sia all’interno dell’Europa sia nel contesto mondiale”. I risultati ottenuti dall’OCSE nella lotta contro i “paradisi fiscali” – osservano sono senz’altro apprezzabili, ma del tutto insufficienti”. Monti e Goulard auspicano che la politica fiscale degli Stati sia coordinata ad un livello superiore, ossia europeo: “Gli europei non sono abbastanza determinati a unire le loro forze: invece di negoziare tutti insieme accordi internazionali con i Paesi terzi che offrono agevolazioni ai transfughi dell’Unione Europea desiderosi di evadere il fisco, agiscono quasi sempre separatamente, sprecando un’ottima occasione per avere peso maggiore”. Parole che suonano come un avvertimento per la Svizzera.
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Il Diritto del lavoro nei tribunali
Giudice Emanuela Epiney Colombo
Abbiamo il grande piacere di proporvi un’intervista alla Giudice Emanuela EpineyColombo, Presidente della seconda Camera civile del Tribunale d’appello del Canton Ticino, che lo scorso 27 novembre 2012 ha tenuto presso la Cc-Ti un corso di formazione nel quale ha passato in rassegna una selezione di giurisprudenza in materia di diritto del lavoro, con un occhio di riguardo verso i tribunali. Ossia partendo dal punto di vista di chi amministra la giustizia. Durante il pomeriggio, la relatrice ha presentato una ricca panoramica di sentenze significative nell’ambito del diritto del lavoro, evidenziando le problematiche più ricorrenti e quelle più peculiari per le PMI. Un corso di formazione che si iscrive nella vasta gamma di proposte formative che eroghiamo, a sottolineare l’importanza del comparto giuridico tra i servizi della Cc-Ti, come pure tra quelle formative con diversi corsi sviluppati in quest’ottica. Contattateci: www.cc-ti.ch
Quali sono le problematiche riguardanti le aziende con cui siete confrontati più spesso? Può farci qualche esempio tra la giurisprudenza recente? “I problemi di diritto del lavoro che si presentano con una certa regolarità nei tribunali civili sono la qualifica giuridica del contratto, la liquidazione delle reciproche pretese a fine rapporto contrattuale (in particolare il pagamento delle ore supplementari, l’eventuale rimborso di mutui, il risarcimento di eventuali danni, ecc.) e il licenziamento nelle sue varie forme (scioglimento consensuale del contratto, licenziamento immediato per cause gravi e licenziamento abusivo). Il tema della qualifica contrattuale (lavoro o mandato o società semplice) riguarda in particolare negli ultimi tempi specialisti che godono di ampia autonomia nello svolgimento della loro attività. Un contratto che le parti hanno inteso e voluto come contratto di collaborazione o di mandato può tuttavia essere dal profilo giuridico un contratto di lavoro se ne presenta le caratteristiche essenziali, in particolare se esiste una relazione di subordinazione tra le parti (DTF 129 III 664 consid. 3.2 pag. 667). Le conseguenze finanziarie possono essere importanti, se si pensa all’assoggettamento alle assicurazioni sociali e al pagamento dei relativi contributi. È quindi sempre opportuno prima dell’inizio dell’attività chiarire quale è in realtà il tipo di contratto, verificando se del caso la situazione anche dal profilo delle assicurazioni sociali e del fisco. La liquidazione delle pretese a fine contratto riguarda sovente la retribuzione delle ore supplementari e il risarcimento di danni provocati dal dipendente. È utile ricordare che per tutta la durata del contratto e nel mese successivo alla sua fine è nulla qualsiasi dichiarazione con la quale il lavoratore rinuncia a suoi crediti risultanti da disposizioni imperative della legge o di un contratto collettivo (art. 341 cpv. 1 CO). Il datore di lavoro non può fare affidamento su clausole contrattuali in contrasto con norme imperative (art. 361 e 362 CO) o con un contratto collettivo. Una ricevuta a saldo sottoscritta dal lavoratore a fine contratto
La Presidente della seconda Camera civile del Tribunale d’appello del Canton Ticino, Giudice E. Epiney-Colombo con S. Morosini Marconi
I corsisiti durante il pomeriggio formativo
non esclude quindi la possibilità di una futura vertenza per pretese non ancora prescritte. Le vertenze giudiziarie sui licenziamenti sono costanti. I tribunali devono esaminare se la fine di un contratto di lavoro è avvenuta per scioglimento consensuale voluto dalle
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Dirit to di Lisa Pantini
(senza più pagamento dello stipendio) o di un licenziamento ordinario per la scadenza contrattuale, se del caso con liberazione immediata dall’obbligo lavorativo ma con pagamento dello stipendio”.
Simona Morosini Marconi, Resp. Servizio giuridico Cc-Ti, durante il suo intervento introduttivo
parti o per licenziamento immediato da gravi motivi (cosiddetto licenziamento in tronco) o ancora decidere la validità di un licenziamento notificato in periodo di malattia o infortunio o se un licenziamento valido è abusivo. La convenzione di scioglimento consensuale con la quale le parti mettono fine al contratto di lavoro senza rispettare il termine legale o contrattuale di preavviso è valida solo se contiene concessioni reciproche e ha il carattere di una transazione. In altre parole, il lavoratore deve avere da tale accordo vantaggi più o meno equivalenti a quelli del datore di lavoro. Nella redazione di un accordo del genere devono quindi essere messi in evidenza quali sono i vantaggi per entrambe le parti e quali sono le rinunce e i vantaggi reciproci”. Contratti di lavoro, licenziamenti e disdette: dal suo osservatorio, a cosa devono prestare attenzione i datori di lavoro? “Le norme legali in materia di contratto di lavoro sono molteplici e impongono numerosi obblighi al datore di lavoro, sia nel diritto privato sia nel diritto pubblico. Nelle cause giudiziarie civili il problema è quello della prova e l’accertamento dei fatti decisivi diventa arduo quando le posizioni delle parti sono divergenti, non ci sono documenti scritti e i vari testimoni disponibili hanno solo vaghi ricordi di quanto successo mesi se non anni prima. I datori di lavoro devono quindi sempre conservare una traccia scritta di ogni evento o fatto che può poi essere rilevante in caso di contestazione. Su questo punto è indispensabile la trasparenza e la tracciabilità, in particolare per quel che concerne il pagamento dello stipendio e la retribuzione delle ore supplementari. Il maggior onere amministrativo che può risultare è ampiamente compensato in caso di divergenze dalla possibilità di provare subito quali erano i patti in vigore. In tema di licenziamenti il datore di lavoro deve prestare attenzione al rispetto dei termini legali, soprattutto per quel che concerne quelli notificati in tempo inopportuno (malattia, servizio militare, ecc.). Le comunicazioni ai dipendenti devono poi essere chiare e precise e devono permettere di capire quali sono gli intenti del datore di lavoro. In particolare per i licenziamenti deve essere chiaro se si tratta di un licenziamento con effetto immediato per gravi motivi
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Che valore ha la figura del mediatore aziendale e come si può inserire nella vita delle PMI ticinesi? “Il mediatore aziendale può inserirsi nella vita delle PMI ticinesi in relazione alla protezione della personalità dei lavoratori e alla segnalazione di illegalità e irregolarità che si dovessero verificare in azienda (il cosiddetto whistleblowing). Il datore di lavoro ha infatti il dovere di proteggere la personalità dei dipendenti e in caso di divergenze e conflitti tra di loro non può rimanere passivo ma deve cercare di smorzare i toni e risolvere la situazione di disagio. La legge federale sul lavoro nell’industria, nell’artigianato e nel commercio (LL) prevede esplicitamente al suo art. 6 che il datore di lavoro deve prendere le misure necessarie per proteggere la salute e la personalità dei dipendenti. Il SECO può così imporre a una ditta di dotarsi di una persona di fiducia per prevenire il mobbing e la persecuzione psicologica (sentenza del Tribunale federale 2C_462/2011 del 9 maggio 2012 pubblicata in SJ 2012 I pag. 408). I dipendenti dovrebbero poter avere a disposizione una persona di fiducia alla quale confidare situazioni di disagio o segnalare situazioni illegali senza timore di subire rappresaglie. Identificare per tempo situazioni di disagio latente permette anche di prevenire l’instaurarsi e l’intensificazione (escalation) di vere e proprie guerriglie aziendali, che danneggiano gravemente l’ambiente di lavoro e sono fonte di perdite finanziarie, già per il fatto che le energie vengono concentrate sulla lotta e non sugli scopi aziendali e il lavoro da svolgere. A seconda delle dimensioni e della disponibilità dell’azienda si può pensare a una persona inserita in organico (ma non in relazione gerarchica) o a una persona esterna. Deve comunque essere una persona in cui i dipendenti possano avere fiducia e che operi in condizioni di indipendenza dalla gerarchia aziendale per quanto concerne i colloqui e la loro confidenzialità”. Protezione della personalità del lavoratore e mobbing: in che cosa consiste la prima e come si differenzia dal mobbing? “Il mobbing (o meglio la persecuzione psicologica) è un insieme di lesioni, ripetute nel tempo o sistematiche, alla dignità di una persona per isolarla o escluderla. Il Tribunale federale definisce la persecuzione psicologica come «un concatenamento di discorsi e/o atti ostili, ripetuti frequentemente durante un periodo abbastanza lungo, con i quali una o più persone cercano a isolare, marginalizzare o escludere una persona sul suo posto di lavoro». Un solo atto ostile o comportamenti isolati non bastano quindi per ammettere l’esistenza di una persecuzione psicologica. La persecuzione psicologica può essere opera dei colleghi (mobbing) dei superiori (bossing) o dei subordinati e deve essere sistematica e immotivata. Non ogni conflitto sul posto di lavoro costituisce quindi una per-
secuzione psicologica. Gli obiettivi fissati dal datore di lavoro e il diritto di quest’ultimo di dare istruzioni ai dipendenti non costituiscono in particolare mobbing, anche se sono fonte di divergenze. Il datore di lavoro non può limitarsi a licenziare la persona che si lamenta di essere perseguitata o di essere oggetto di molestie sessuali e deve investigare i fatti e se del caso prendere le misure opportune per risolvere il problema. In caso contrario può essere rimproverato per aver licenziato abusivamente il dipendente, con le conseguenze pecuniarie che ne derivano (art. 336a CO, al massimo un’indennità pari a sei mesi di stipendio). La protezione della personalità del dipendente è un obbligo del datore di lavoro che non si limita alla salvaguardia della salute fisica e psichica e comprende anche la protezione dalle molestie sessuali. Il datore di lavoro deve prendere i provvedimenti necessari per la protezione della vita, della salute e dell’integrità personale del lavoratore, nella misura in cui sono realizzabili tecnicamente e sono adeguati alle condizioni dell’azienda o dell’economia domestica (art. 328 cpv. 2 CO, art. 6 cpv. 1 della legge federale sul lavoro nell’industria, nell’artigianato e nel commercio, LL). La protezione della personalità comprende anche il trattamento dei dati personali e il datore di lavoro
può trattare quelli del lavoratore solo nella misura in cui sono necessari per lo svolgimento del contratto di lavoro e si riferiscono all’idoneità lavorativa (art. 328b CO). Al riguardo il Tribunale federale ha recentemente precisato che l’istallazione di rilevatori automatici di dati (Spector Pro) sul personal computer del dipendente per rilevare in modo continuo il traffico informatico è lesiva dell’art. 26 dell’ordinanza federale alla LL (sentenza 8C_448/2012 del 17 gennaio 2013). La violazione dell’obbligo di protezione da parte del datore di lavoro può fondare il diritto del lavoratore al risarcimento del danno e nei casi più gravi anche il diritto al risarcimento del torto morale. Concretamente la protezione della personalità impone al datore di lavoro di rispettare la dignità del lavoratore, la considerazione di cui gode nella ditta (tra i colleghi e tra i clienti) e il suo onore in tutte le occasioni, in particolare nel dare le istruzioni sul modo di lavorare e nel criticare il suo lavoro o il suo comportamento. Il datore di lavoro può criticare il lavoro e il comportamento del dipendente, ma non deve ingiuriarlo o vessarlo e non può diffondere all’esterno apprezzamenti negativi, del tipo «mancanza di capacità dirigenziali», che potrebbero sminuire la considerazione professionale di cui gode il lavoratore”.
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Attualita` di Marco Martino, stagiaire presso la sede di economiesuisse per la Svizzera italiana
La marca e la qualità da tutelare
50 % 40 % 30 % 20 % 10 % Danimarca
Slovacchia
Finlandia
Germania
Belgio
Regno Unito
Svizzera
0%
Fonte: PLMA International Year Book 2011
persi qualora il prodotto venisse ritirato dal mercato, senza che esso abbia avuto il tempo necessario per imporsi. Infatti, dalla prima idea alla distribuzione è necessario un lasso di tempo di alcuni mesi, a volte perfino anni, per lo sviluppo e la produzione del prodotto. In questa fase il produttore non guadagna nulla e deve far fronte ad ingenti spese. Una volta che il prodotto viene lanciato sul mercato è importante che questo si possa imporre velocemente in modo da coprire gli importi investiti; questo è però il caso solamente per un quarto dei prodotti di marca. Inoltre, i produttori di articoli di marca che non vendono direttamente i loro prodotti, necessitano di partner per distribuirli. Se da una parte i produttori di articoli di marca hanno tutto l’interesse a smerciare i loro prodotti, anche i commercianti approfittano di questi marchi per attrarre nuovi clienti, specialmente quando questi articoli di marca vengono integrati nell’offerta.
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In questo contesto vanno considerate anche le imitazioni che possono recare seri pregiudizi alla fama degli articoli di marca. Questi prodotti concorrenti spesso ricorrono a imballaggi che suggeriscono un’uguaglianza con il prodotto originale sfruttandone la notorietà. Oltre a far diminuire le vendite del prodotto di marca, queste imitazioni possono nuocere alla fama dello stesso qualora la loro qualità fosse inferiore. Talvolta, l’attrattività degli articoli di marca danno luogo perfino a contraffazione e pirateria, con conseguenze pesanti per tutta l’economia; infatti, si stima che ogni anno il danno ammonti a circa 2 miliardi di franchi. Turchia
60 %
Grecia
Quote di marchi dei distributori per Paesi, 2010
Negli ultimi anni la struttura del commercio al dettaglio è profondamente mutata: numerose piccole e medie catene sono state acquisite dai grandi distributori come Migros e Coop. I produttori di articoli di marca del settore dei beni di consumo sono toccati particolarmente dalla debole concentrazione nel settore del commercio al dettaglio. Questa concentrazione del mercato – siccome la cerchia dei potenziali clienti si riduce – costringe i produttori ad accettare condizioni che in un regime di concorrenza non accetterebbero. Inoltre, numerosi grandi distributori offrono loro stessi un prodotto fatto “in casa”. I consumatori solitamente privilegiano i prodotti di marca poiché ritenuti più innovativi, unici, affidabili e tradizionali; tuttavia nel frattempo anche alcuni prodotti di distribuzione hanno acquisito lo statuto di “marchio”. Per questo, il tasso elevato di marchi di distribuzione risulta essere una grande sfida per i produttori di articoli di marca.
Rep. Ceca
I produttori di articoli di marca vantano una lunga tradizione in Svizzera e sono un motore fondamentale dell’innovazione. Essi garantiscono 19’000 impieghi, realizzano una cifra d’affari di 13 miliardi di franchi e investono fino al 5% della cifra d’affari totale nella ricerca e nello sviluppo. Questi produttori, oltre un centinaio, sono confrontati con una concorrenza sempre maggiore, legata in particolare alla competizione con i marchi dei distributori. In Svizzera la quota di marchi dei distributori supera il 50% e risulta essere la più elevata in Europa. In questo contesto, per i produttori di articoli di marca c’è il rischio che i loro importanti investimenti nella ricerca e nello sviluppo vadano
Risulta quindi fondamentale garantire condizioni quadro ottimali ai produttori di articoli di marca, eliminando tutti gli ostacoli al commercio, rispettando i principi del mercato ed evitando nuovi oneri amministrativi. In Svizzera la situazione sarebbe migliorabile con la soppressione degli ostacoli tecnici al commercio quali, per esempio, i dazi doganali elevati all’importazione, le restrizioni quantitative e le prescrizioni giuridiche e tecniche sulle denominazioni e gli imballaggi. Gli svantaggi in termini di prezzo che derivano da questi elementi penalizzano fortemente i fabbricanti. Infine sarebbe importante eliminare le regolamentazioni speciali come per esempio le numerose eccezioni al principio del Cassis de Dijon.
At tualita` di Avenir Suisse
Ma quanto siamo produttivi veramente?
Secondo il Presidente della Banca Centrale degli Stati Uniti Ben Bernanke le decisioni di politica economica dipendono in maniera sostanziale dalla qualità dei dati a disposizione, anche se una buona parte degli strumenti di misurazione tradizionale non bastano. Come si pone tutto questo rispetto alla produttività, che accanto al Prodotto Interno Lordo (PIL) fa parte degli strumenti economici più utilizzati e citati? La misura più comunemente utilizzata è senza dubbio la produttività del lavoro, definito come il PIL in relazione al numero di lavoratori o le ore totali lavorate in un anno. L’importanza economica deriva dal fatto che la crescita della produttività lavorativa - oltre alla concorrenza - è per così dire, la principale misura per la politica svizzera in materia di crescita. La produttività del lavoro non è direttamente calcolabile come quoziente. Dipende sempre in modo importante dal numeratore e dal denominatore. Dove si stanano i problemi di calcolo più significativi? Iniziamo dal numeratore, il PIL. La prima difficoltà scaturisce dal fatto che il PIL è sì una misura precisa per la produzione totale di un Paese durante un anno ma non è perfetta per quanto riguarda la creazione lorda di valore aggiunto. Perché diverse prestazioni economiche del settore dei servizi vengono contemplate in modo poco preciso o addirittura non vengono per nulla prese in considerazione. Visto che nelle economie moderne i servizi rappresentano circa i due terzi della produzione e dell’occupazione economica totale è, dal punto di vista della contabilità economica nazionale, particolarmente svantaggioso che i volumi e i prezzi sono a disposizione in modo molto incompleto. Anche le stime sul valore dei servizi non sono, a parere del Consiglio tedesco degli Esperti economici, soddisfacenti.
L’evoluzione nel settore pubblico continua a rimanere fuori
Da questa problematica sono toccati per esempio i settori della finanza e della ricerca e sviluppo che sono molto importanti per la Svizzera. Ma vale soprattutto per i settori non esposti al mercato (amministrazione, salute, formazione e sicurezza). Per questo l’output del settore statale viene valutato attraverso i costi necessari (input) per la sua realizzazione. Variazioni di produttività sono quindi esplicitamente escluse, perché l’output e l’input vanno a braccetto con un rapporto di uno a uno. Delle considerazioni sui progressi a livello di produttività in questi settori non sono quindi sensate. E poi giungono altre difficoltà, che possono venire citate solo velocemente. Miglioramenti di qualità e nuovi prodotti a fronte di veloci evoluzioni tecnologiche vengono poco considerati, cosa che porta ad una sottostima della produzione e di conseguenza anche della crescita economica. Allo stesso modo sopravvive in molti Paesi la dilagante economia som-
mersa. Inoltre attività non lucrative come il volontariato o il lavoro casalingo non vengono contemplati nel PIL. Ma anche a livello di denominatore, l’input lavorativo, vi sono dei problemi di calcolo. Lo dimostra la vivace controversia tra l’autorità statistica federale e il KOF del Politecnico Federale di Zurigo sull’evoluzione della produttività del lavoro in Svizzera. A causa della mancanza di una coerente e lungimirante serie sull’evoluzione degli orari di lavoro circolano dati diversificati sulla crescita della produttività lavorativa degli ultimi 50 anni. Anche se le posizioni si sono nel frattempo avvicinate e grazie al passaggio dal numero di persone attive al numero di ore effettivamente lavorate (volume di lavoro), il rilevamento dell’input lavorativo a livello del PIL è stato migliorato, i dati non bastano però per le analisi a livello di ramo o settore. Nonostante le continue migliorie concettuali e metodiche e gli importanti sforzi dell’Ufficio federale di statistica (UST) per un migliore rilevamento della produzione lavorativa questa rimane in fondo una zona grigia. Si parla di differenze di rilevamento dello 0,3 fino al 0,6%. La politica di crescita della Confederazione non ha nel mirino, nell’ambito della produttività del lavoro, nessun valore target preciso. Questo fa il gioco della politica, si prefigge obbiettivi ancora poco chiari, perché grazie a ciò ha a disposizione un raggio d’azione ancora maggiore. Questo va tenuto in considerazione, se, con uno sguardo all’evoluzione della produzione del lavoro si vorrebbe legittimare ancora di più le uscite statali nel settore nella formazione.
Anche il capitale fa progressi
E qui si arriva ad un aspetto ancora più importante. La produttività del lavoro rappresenta solo una misura parziale della produttività. Essa si limita al solo fattore lavoro anche se questo non porta da solo alla creazione di valore aggiunto. Per questo è la produttività multifattoriale, che tiene conto dell’efficienza combinata tra lavoro, capitale e tecnologia nel processo di produzione, la misura più completa per la produttività. Tuttavia quest’indicatore ha difficoltà di misurazione ancora più complesse che però non possono venire approfondite in questa sede. Nondimeno uno studio dell’UST dimostra la sua particolare importanza. Così la crescita economica media registrata del 1,1% tra il 1991 e il 2004 è da ricondurre per lo 0.6% all’aumento del contributo del input del capitale e per lo 0.4% alla crescita della produttività multifattoriale. In fondo l’aumento della produttività economica e una maggiore crescita di produttività non sono di principio una competenza statale. Decisivo è soprattutto il contributo delle aziende che possono dare una spinta alla crescita della produttività attraverso delle innovazioni a livello di output e di input.
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At tualita` di Lisa Pantini
La situazione dei consumi e del commercio comincerà a migliorare Augusto Chicherio
Notizie incoraggianti e timidi segni di ripresa, non solo dal mondo del commercio. Si vede la luce alla fine del tunnel. Ne è convinto il Presidente Federcommercio Augusto Chicherio, e lo confermano alcuni studi e ricerche
Presentati entrambi prima di Natale, lo studio Deloitte 2012 sui consumi e gli acquisti per Natale e l’inchiesta congiunturale 2012/2013 della Cc-Ti, delineavano, nelle loro specificità, alcuni punti fermi per la situazione congiunturale del 2013. Una conferma in questo senso viene anche da un secondo studio targato Deloitte sui 250 più grandi attori mondiali della grande distribuzione, dello scorso gennaio.
Deloitte. Studio 2012 sugli acquisti natalizi in Svizzera. Il consumatore rossocrociato delinea i trend
Lo studio Deloitte, condotto in 18 Paesi europei e in Sudafrica, ha messo in evidenza, tra le altre cose, come, rispetto al 2011, i consumatori svizzeri siano più ottimisti sullo stato attuale e prossimo futuro dell’economia nazionale e anche per le recenti festività essi si sono espressi in termini più lusinghieri verso la propensione all’acquisto. Deloitte stimava infatti al rialzo il budget destinato al Natale, rispetto al 2011, rilevando pure come il prezzo basso costituisse il principale fattore utile a migliorare l’esperienza di acquisto. Il consumo interno elvetico ha retto bene durante il periodo congiunturale nel quale ci troviamo, con una moderata crescita annuale costante dal 2003 (anche nei periodi più bui del 2008 e 2009). Lo studio, disponibile in francese, tedesco e inglese (e scaricabile all’indirizzo web www.deloitte. com/view/fr_CH/ch/industries/consumer_business/ Retailers_wholesalers_and_distributors/f91506536e 15b310VgnVCM2000003356f70aRCRD.htm), seppure descriva una situazione inerente il periodo natalizio, caratterizzato da regole di consumo proprie, è un buon punto di partenza quale barometro dello spirito delle preferenze dei consumatori per l’anno in corso. Finalmente notizie positive per i commercianti, già messi in croce dalla crisi e dal tasso di cambio Euro/Franco, che con l’intervento della BNS si è stabilizzato, a confermare che gli sforzi fatti (in termini di ribassi, promozioni, mantenimento di posti di lavoro, ...) cominciano a dare i loro frutti. La Svizzera dovrebbe registrare una crescita pari all’1% nel 2012, per il 2013 Deloitte prevede assestarsi all’1.3%, e la contrazione nell’Eurozona dovrebbe interrompersi. Una crescita moderata, ma esistente.
20 Ticino Business
Deloitte. Rapporto Global Powers of Retailing 2013
Anche questo studio di Deloitte dello scorso gennaio, che identifica i 250 più grandi attori mondiali della grande distribuzione, trae delle conclusioni tutto sommato positive nonostante il momento congiunturale di crisi a livello mondiale. Il Global Powers of Retailing è uno studio che offre prospettive sull’economia mondiale e presenta delle tendenze nell’ambito del commercio. Globalmente la cifra d’affari dei 250 più grandi player della distribuzione mondiale sorpassa i 4mila miliardi di dollari. Migros e Coop, leader rossocrociati, figurano tra le prime 50 posizioni di questa «classifica», rispettivamente in 39° e 46 ° posizione. Luciano Monga, Responsabile del settore Consumer Business di Deloitte a Lugano, nota come il rapporto mostri che a livello mondiale le vendite del commercio al dettaglio siano aumentate del 5% rispetto all’anno precedente, nonostante il rallentamento dell’economia. Il consumo non è regredito nel 2011, ciò che ha portato alla crescita della cifra d’affari. Per maggiori informazioni: www.deloitte. com/view/en_CH/ch/industries/consumer_business/ a21917cfaa74c310VgnVCM2000003356f70aRCRD.htm.
L’inchiesta congiunturale della Cc-Ti 2012/2013
Presentata il 20 dicembre 2012, anche i risultati dell’inchiesta congiunturale della Cc-Ti (tutti i dettagli sul nostro sito: www.cc-ti.ch/inchieste-congiunturali), hanno evidenziato punti simili allo studio Deloitte, definendo un bilancio in chiaro-scuro per il 2012 delle aziende ticinesi e previsioni improntate alla prudenza per il 2013. Si è messo in evidenza come il 2012 sia stato un anno contrassegnato dalle difficoltà già emerse nel 2011 e sostanzialmente legate alla situazione del franco forte e alle gravi difficoltà della zona-euro. Tutto sommato, le aziende ticinesi hanno dimostrato di reagire abbastanza bene alle difficoltà. L’andamento degli affari è infatti stato da soddisfacente a buono per il 67% delle aziende, il che rappresenta un risultato positivo. Hanno partecipato all’inchiesta 302 aziende commerciali, industriali, artigianali e dei servizi, in rappresentanza di 16’276 posti di lavoro in Ticino. Le aziende sono state suddivise in due gruppi: industria/artigianato (107 aziende) e servizi/commercio (195 imprese). Dal punto di vista occupazionale,
è stata registrata una stabilità dell’effettivo per il 64% delle aziende, mentre il 21% ha aumentato il personale e il 15% lo ha ridotto, con valori sostanzialmente in linea con quanto era stato previsto alla fine del 2011. Per il 2013 le stime prevedono un andamento degli affari da soddisfacente a buono per il 61% delle imprese e per l’occupazione si stima una maggiore stabilità, con l’83% delle aziende che segnala l’intenzione di mantenere l’effettivo attuale. Permangono per tutti le forti incertezze legate soprattutto al contesto economico internazionale e in particolare alla difficile situazione in cui si trovano molti Paesi europei, partner tradizionali delle imprese svizzere e ticinesi che sono quindi esposte a rischi importanti.
Nel 2013 si prospetta una ripresa Presidente Chicherio, la situazione del commercio e dei consumi in Ticino è così delicata? “Sembra finalmente che si cominci ad intravedere una luce alla fine del tunnel. Sono stati anni difficili, sia per la grande distribuzione, come pure e soprattutto per il piccolo commercio. La crisi, il tasso di cambio tra Euro e Franco, una situazione congiunturale di stallo, scelte politiche, dinamiche sociali e di dialogo non sempre evidenti, non semplici e che non hanno aiutato, ecc.. Un insieme di fattori che sommati hanno generato effetti anche devastanti per il settore del commercio ticinese, senza contare l’agguerrita concorrenza con la quale i commerci del Cantone sono confrontati, da parte dei negozi d’Oltre confine. A fine anno, sembra che i principali distributori svizzeri abbiano chiuso i propri bilanci con dei margini positivi, anche se con cifre davvero irrisorie, confrontati con grandi utili dei periodi d’oro. Attualmente la tendenza sembra confermare che le cose stanno cominciando ad ingranare la giusta marcia: pare che tutto vada un po’ meglio, consumi, fiducia da parte dei consumatori, la situazione congiunturale migliora, i prezzi sono stabili, il tasso di cambio con l’Euro si sta sbloccando. Citando anche le cifre e gli studi che lei prima ha nominato, confermo quanto si prevede: forse ci siamo, nel 2013 dovremmo cominciare, anche noi del settore del commercio, a guardare al futuro con più ottimismo”. Si può delineare un trend? “No, un vero e proprio trend, non credo. Diciamo che possiamo partire da ciò che abbiamo (che non è poco), considerando i sistemi-Paese di chi ci circonda (altri Stati europei dove le cose vanno davvero male), una disoccupazione, sì certo, importante ma non drammatica e sembra, secondo gli ultimi dati, sempre altalenante, in linea con le cifre degli ultimi anni, anche prima di questa grande crisi, dei consumi natalizi nella media, stabili. Mi sembra ci sia un cauto ottimismo, e conseguentemente ciò si rifletta su
tutta l’economia e nel commercio, a catena”. Come sono cambiate le abitudini dei consumatori negli anni? “Credo che siamo in un epoca di grandi cambiamenti, dove non è solo l’abitudine al consumo a cambiare, ma anche la società che vive un continuo progresso. Non possiamo più limitarci a pensare a come facevamo, ad esempio, la spesa una volta e a come ci comportiamo ora nei nostri modi di fare shopping, dove andavamo, come e perché. È ovvio che rispetto alla Legge in vigore che disciplina gli orari d’apertura dei negozi, la società si è trasformata, questa legge risale al 1968 (!): ne sono cambiate di cose! Credo però che non dobbiamo «fossilizzarci» sui cambiamenti solo relativi alle abitudini d’acquisto. La società sta mutando in fretta ed è in continuo progresso. Guardiamo anche avanti, cerchiamo di anticipare e capire le scelte di oggi per la vita di domani. Mi riferisco alla viabilità, alla chiusura dei cosiddetti «negozi storici» (ma che lasciano il posto a nuovi negozi di diverso tipo), alle scelte di vita delle persone, ecc.”. Cosa vede nel futuro? “Credo occorra cominciare a superare la logica di separazione tra grande distribuzione e piccoli negozi e muoversi come un’entità sola «commercio», trovando ed inanellando sinergie ed alleanze con altri settori interessanti, affinché si possa pensare ad un Paese Ticino unico, gettando così le basi per uno sviluppo che vada nella giusta direzione”.
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At tualita`
In-Lav: lavoro e integrazione In-Lav nasce dalla necessità di offrire un sostegno individuale volto a favorire l’integrazione nel mondo del lavoro di persone che provengono da realtà differenti. Il progetto mette a disposizione delle aziende personale autorizzato ad esercitare un’attività lucrativa, disponibile a breve termine. Il servizio, presente a Bellinzona, Chiasso, Locarno e Lugano, segue circa 500 utenti all’anno e si rivolge a persone straniere titolari di un’ammissione provvisoria (permesso F) e con statuto di rifugiato riconosciuto (permessi F e B) in età attiva. Queste persone possono svolgere un’attività lucrativa. Il percorso d’integrazione, oltre all’apprendimento dell’italiano è suddiviso in diverse tappe: orientamento, valutazione delle competenze, inserimento professionale o formativo e accompagnamento post-inserimento.
In-Lav organizza formazioni per l’ottenimento di competenze professionali e personali, corsi incentrati sull’autonomia nella ricerca di lavoro e programmi occupazionali. Lo strumento principale volto a favorire l’inserimento è quello degli stage in azienda: queste prove di lavoro permettono di conoscere in maniera concreta il mondo del lavoro in Ticino e danno a chi le svolge la possibilità di dimostrare le proprie capacità. Per questo motivo il servizio è sempre alla ricerca di nuovi partner con i quali sviluppare collaborazioni mirate. È importante ricordare che questa tipologia di persone può beneficiare di importanti incentivi in caso di inserimento. Per maggiori informazioni: Servizio In-Lav Via Merlina 3b, 6962 Viganello Tel. +41 91 973 70 61 Fax +41 91 973 70 68 www.sos-ti.ch
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At tualita` di Lisa Pantini
Osec: servizi, trend, novità per le aziende esportatrici… e non solo! A colloquio con Monica Zurfluh, Head of Osec Ticino, che ci illustra le novità, i settori ed i Paesi più interessanti per il 2013 Monica Zurfluh
Signora Zurfluh, su quali pilastri poggia la strategia Osec per il 2013? “Stiamo continuando a portare avanti una strategia a diversi livelli basata sulla concentrazione sui mercati al di fuori della zona Euro/Dollaro, diversificando le attività e lavorando a livello settoriale. Vogliamo anche potenziare i nostri servizi strutturandoli in modo sempre più performante alle esigenze delle PMI”. Quali sono i Paesi che offrono maggiori opportunità per le aziende svizzere? In quali settori? “Dal nostro osservatorio vediamo che molte possibilità si stanno creando nei Paesi che hanno negoziato un Accordo di libero scambio con la Svizzera, o che lo stanno negoziando, e in quegli Stati che hanno una moneta forte, un elevato potere d’acquisto ed economie in crescita. Se dobbiamo fare una cernita, direi il Sud-est asiatico, i Paesi BRIC, gli Stati del Golfo, la Turchia, l’America Latina, in particolare il Messico, e alcuni Stati dell’Africa. Sicuramente, parlando invece di settori quelli che offrono maggiori occasioni sono l’industria metalmeccanica ed elettrica, l’ industria alimentare, l’ICT, il cleantech, il medtech e il settore delle costruzioni. Ogni ramo ha dinamiche ben precise e grazie alle consulenze che ci vengono richieste, ogni azienda può orientarsi al meglio per capire le diverse strategie d’entrata su un mercato straniero. Entrando maggiormente nello specifico, e riallacciandomi all’articolo che io e Marco Passalia abbiamo pubblicato a p. 38 di Ticino Business di gennaio + febbraio 2013 (intitolato «Giro del mondo delle opportunità … grazie agli accordi di libero scambio»), posso dire che vi sono, globalmente, opportunità in: - Brasile: grazie ai prossimi Giochi Olimpici e Mondiali di calcio, il Brasile necessita di opere infrastrutturali, non solo legate alle strutture sportive. Oltre a ciò anche il settore chimico e farmaceutico hanno potenzialità da scoprire - America Latina: nello specifico il Messico, con i settori metalmeccanico e medtech, e Perù, Colombia e Cile per il cleantech (ad esempio depurazione acque, approvvigionamento, infrastrutture e comparto minerario) - Nord Europa: esistono interessanti possibilità nell’ambito medtech e lifescience - Turchia: mercato emergente. Vi sono possibilità in ambito energetico (energia elettrica), infrastrutture, trasporti, sanitario
- Africa: continente da tenere sott’occhio. Qui posso citare il Ghana e la Nigeria. Entrambe le Nazioni hanno un grande potenziale e sono alla ricerca di investitori - Stati del Golfo: tutta l’area offre opportunità nell’ambito dei prodotti di lusso (orologi, gioielli, ad esempio), nel comparto medtech e cleantech (in particolare nel trattamento delle acque, leggi desalinizzazione) - India: stanno andando molto i beni di lusso e il comparto «-tech» - Paesi del Sud-est asiatico: per Singapore i servizi in genere; per l’Indonesia le materie prime; per la Malesia l’ICT, il medtech, il cleantech; per il Vietnam i beni di consumo, il settore tessile e di confezionamento e il comparto chimico-farmaceutico - Giappone: il settore energetico ed il cleantech - Hong Kong: infrastrutture, lifescience e il comparto «-tech» - Corea del Sud: l’ICT e la metalmeccanica - Cina: un enorme potenziale nei beni di lusso. Come si evince da questa descrizione non esaustiva, le opportunità di certo non mancano. Invito le aziende interessate a contattarmi direttamente”.
Negli anni la rete Osec si è sviluppata notevolmente. Quali sono le recenti novità in tema di Swiss Business Hub e sviluppo/potenziamento della vostra rete? “Ha ragione. Cerchiamo di essere sempre più capillarmente localizzati per rispondere meglio ed anticipare i nuovi trend del mercato. Durante il 2012 ed i primi mesi del 2013 abbiamo rafforzato il team di consulenza in Svizzera con specialisti per aree di mercato e Paesi, ed anche la nostra rete con uffici commerciali, Swiss Business Hub e nuove relazioni d’affari. Alla fine dello scorso anno è stato completamente rinnovato e spostato il nostro hub con sede a Milano (dalla sede della Camera di commercio svizzera in Italia alla sede degli uffici consolari). Abbiamo altresì aperto un ufficio commerciale a Città del Messico, per sfruttare le opportunità offerte da questo Paese, e un hub ad Hong Kong al fine di coprire ancora meglio la vasta area asiatica; un altro ufficio commerciale è stato inaugurato a fine gennaio a Doha, in Qatar, e va ad integrare l’hub nel Golfo, confermando l’interesse per la regione; infine, a maggio sarà aperto un ufficio commerciale in Turchia, ad Istanbul. Oltre a questo potenziamento vi sono i più «classici» servizi Osec, che svolgiamo sempre con grande attenzione e cura, d’informazione e di consulenza: un primo contatto
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At tualita` di Lisa Pantini
informativo, le consulenze mirate, «cucite su misura» per le esigenze delle singole impresegrazie alla nostra rete di esperti e di contatti in Svizzera, come all’estero”.
Il vostro servizio si compone anche di momenti d’incontro, eventi, seminari formativi, missioni economiche ed convegni con delegazioni estere: una possibilità di dialogo e d’incontro in più per le aziende che cercano informazioni e contatti in Paesi emergenti e mercati interessanti. In Ticino gli eventi sono spesso organizzati con la collaborazione della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino. Che cosa avete previsto per quest’anno? “A livello nazionale gli eventi, soprattutto nella sede di Zurigo, sono davvero molti e si compongono di molteplici offerte su tutti i settori più «in», come pure sui Paesi emergenti. Cerchiamo di essere sempre «in time» per proporre dati attualizzati, con relatori competenti, per presentazioni e dialoghi brillanti. L’evento clou è il nostro «Forum del commercio estero», che quest’anno si terrà l’11 aprile 2013 presso la Messe Zürich e sarà dedicato al tema «Nuovi affari, nuove idee». Quali sono le opportunità offerte dalla crescente internazionalizzazione delle PMI svizzere? Cosa significa per un imprenditore cambiare il proprio modo di pensare? Quanto incide il pensiero innovativo sulla creazione di nuovi affari sui mercati internazionali? Il nostro Forum vuole fornire le risposte a queste domande, sia grazie agli interventi di relatori di spicco sia grazie alla presenza dei nostri specialisti paesi che si terranno a disposizione dei
partecipanti. In Ticino, grazie alla proficua collaborazione con la Cc-Ti ed altri partner di spicco, i soci della Camera di commercio, i nostri ed anche altri interessati beneficiano di un’interessante offerta di eventi-Paese su mercati – emergenti e non - con interessanti prospettive di sviluppo e di business. Queste manifestazioni vengono organizzate in base alle necessità e alle richieste delle aziende tenendo in considerazione le novità relative ad accordi di libero scambio, nuove normative, ma anche richieste da parte di Ambasciate estere in Svizzera, ecc.. Per quest’anno sono in programma: la Slovacchia (25.3.2013) – di cui trovate il programma dettagliato anche su quest’edizione di Ticino Business alla pagina XX 30 -- la Spagna (13.5.2013), l’Africa Centrale (30.9.2013) e la Svezia (11.11.2013). À côté abbiamo poi tutta una serie di consulenze già programmate su diversi Paesi, nelle quali, nel corso di un’ora, gli specialisti Osec e i collaboratori degli hub risponderanno alle domande in maniera diretta. Anche da questo punto di vista abbiamo notato un maggiore interesse da parte delle aziende, fatto che ci ha permesso di potenziare questo specifico servizio, tanto che le giornate di consulenza in Ticino nel giro di un anno sono incrementate da 10 a 15 (dati 2011/2012). A sostegno di quest’attività specifica di consulenza vi è poi tutto il comparto comunicativo: gli utenti possono trovare una vasta gamma di informazioni ed approfondimenti attraverso il nostro sito www.osec.ch, tramite la newsletter mensile, i nostri profili Twitter e Facebook… Un’integrazione di moderni strumenti di comunicazione che avvicinano sempre di più le esigenze aziendali all’informazione ed ai servizi che offriamo”.
Forum del commercio estero 2013 Siete alla ricerca di ispirazione per i vostri affari internazionali?
11 aprile 2013, Messe Zürich – www.osec.ch/awf
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At tualita`
Imprese e imprenditori eccellenti nella Svizzera Italiana Presentato venerdì 1° febbraio 2013, all’USI, il progetto Deloitte sull’eccellenza imprenditoriale nella Svizzera Italiana
Deloitte ha presentato lo scorso febbraio la ricerca “Imprese e imprenditori eccellenti nella Svizzera Italiana”, condotta in collaborazione con l’Advanced Management Centre AMC dell’Università della Svizzera Italiana. Con questo progetto, durato oltre un anno, Deloitte intende stimolare nuove idee e incoraggiare lo spirito imprenditoriale, sostenendo lo sviluppo del territorio. Per raggiungere questo obiettivo, la multinazionale ha coinvolto alcuni esempi di eccellenza imprenditoriale ticinese. Al Convegno sono intervenuti Sandro Prosperi, Practice Senior Partner Deloitte Lugano che ha portato il saluto di Deloitte ai convenuti, aprendo il convegno; il Prof. Piero Martinoli, Presidente USI; Stefano Rizzi, Direttore della Divisione dell’Economia del DFE, che ha spiegato come il Cantone sostenga le imprese; il Prof. Carmine Garzia, Coordinatore scientifico della ricerca, che ha presentato i risultati della ricerca e il Dott. Fulvio Renoldi Bracco Head of the Global Business Unit Imaging di Bracco Imaging S.p.A., che è intervenuto portando la testimonianza aziendale del Gruppo Bracco su “imprenditorialità ed innovazione”. È seguita la tavola rotonda moderata da Alfonso Tuor, con alcuni degli imprenditori partecipanti alla ricerca. Ha poi chiuso i lavori Luciano Monga, Partner responsabile dei servizi all’industria in Deloitte a Lugano e promotore di questo progetto. Gli abbiamo rivolto alcune domande in merito. Signor Monga, come è nata l’idea di questo progetto? “È un progetto a tutto tondo, che abbiamo fortemente voluto e in cui crediamo fermamente. L’idea ruota intorno alla nostra missione aziendale: Deloitte sostiene le PMI e promuove lo sviluppo del territorio, fornendo alle imprese servizi di revisione e consulenza di elevata qualità. L’obiettivo è favorire ulteriormente il dialogo fra impresa, istituti di formazione e di ricerca, istituzioni politiche e di promozione del territorio. Volevamo portare un messaggio positivo, richiamando l’attenzione pubblica sul fatto che è possibile fare impresa in Ticino raggiungendo ottimi risultati. Il nostro progetto deve essere inteso come un incoraggiamento a fare impresa, puntando sull’innovazione dei modelli di business. Ci auguriamo che questi messaggi siano stati colti”. Come si è sviluppato il progetto «Modelli di business innovativi per la crescita profittevole. Imprese e imprenditori eccellenti nella Svizzera Italiana»? “Volevamo offrire all’economia ticinese uno strumento distintivo e singolare, che potesse essere utile a tutti i portatori di interesse del mercato. Abbiamo voluto dar voce alle nostre imprese ticinesi, tramite i loro titolari e manager, e creare un’occasione per canalizzare verso il pubblico, in un’unica istanza, il know-how imprenditoriale. Abbiamo pensato di partire dalla realizzazione di una ricerca e, per questo scopo, abbiamo scelto la collaborazione con l’Università della Svizzera Italiana, selezionando un campione di realtà imprenditoriali innovative. Presso ciascuna di esse, sono stati intervistati i relativi titolari, CEO, Direttori e Top Manager. Al convegno or-
Luciano Monga, Partner responsabile dei servizi all’industria in Deloitte a Lugano
ganizzato il 1° febbraio all’USI, è stato presentato il rapporto scaturito dalla ricerca. In quella stessa sede, abbiamo voluto creare un momento dedicato – la tavola rotonda - per riunire le imprese partecipanti e permettere al pubblico di condividere le idee, i bisogni, le visioni d’impresa che avevamo raccolto nel corso delle interviste. Dai feedback che abbiamo raccolto dopo l’evento, constatiamo il grande interesse emerso durante la stessa tavola rotonda, e per questi temi di grande attualità oggi per la vita delle PMI”. Entrando nel dettaglio del progetto di ricerca, ci può dire su che base sono state scelte le aziende? Quali peculiarità hanno queste imprese? Sono state scelte in relazione al territorio ticinese ed alla sua economia? Sono rappresentative? “Le aziende invitate a partecipare sono state selezionate tra un campione di 120 aziende monitorate costantemente dall’Osservatorio sulle Imprese Innovative creato presso l’Advanced Management Centre AMC dell’Università della Svizzera Italiana. Esse presentavano le caratteristiche distintive delle aziende con un modello di business innovativo, ovvero elevato tasso di crescita, posizionamento su un target specifico di consumatori, unicità del sistema di offerta, set di risorse uniche e difficilmente imitabili. Il campione di aziende è stato composto per rappresentare i settori industriali preponderanti in termini di valore aggiunto aggregato e di occupati nel sistema economico locale: il settore manifatturiero, del quale sono state analizzate 5 aziende; il settore life science, del quale sono state analizzate 3 aziende; e il settore cosiddetto dei servizi avanzati, del quale sono state considerate 3 aziende. Oltre alle sopra citate caratteristiche tipiche del modelli di business innovativo, le aziende selezionate sono accomunate da altri elementi distintivi, fra cui il know-how tecnico, scientifico e gestionale, la governance imprenditoriale e le risorse umane”.
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At tualita`
Alcuni momenti della tavola rotonda con gli imprenditori
Quali sono i messaggi principali emersi dalle interviste con gli imprenditori e i manager? “È stato molto interessante confrontarsi da vicino, in un momento particolare come questo, con gli imprenditori e i manager ticinesi. Come da loro stessi affermato nel corso della tavola rotonda, le imprese si trovano di fronte a svariate sfide che ci si auspica vengano affrontate con la collaborazione attiva di tutti gli attori del mercato. Una di queste riguarda l’accesso alle risorse strategiche, ossia il personale specializzato e il know-how. Sussiste una reale difficoltà a reclutare personale specializzato, in modo particolare nell’industria del life science. Questo sembra essere legato al posizionamento periferico del Ticino rispetto al resto della Svizzera e all’assenza di un cluster industriale vero e proprio che possa assicurare la crescita professionale. Per quanto concerne il know-how, la sfida principale riguarda la collaborazione con università e centri di ricerca: le imprese sentono il bisogno di una maggiore condivisione e trasferimento di conoscenze a sostegno dell’industria. Un’ulteriore sfida, che tocca tutti i settori industriali, concerne la disponibilità di territorio da destinare all’attività industriale. A causa dei vari vincoli – in particolar modo piani urbanistici e costi – le possibilità di espansione sono piuttosto limitate. In alcuni casi, questo ha determinato come conseguenza la dislocazione o l’espansione delle attività all’estero. Infine, ma non certo di minore importanza, sono da considerare le problematiche legate alle infrastrutture per il trasporto di merci e risorse umane, dove si assiste all’incremento esponenziale dei flussi, scontrandosi inevitabilmente con notevoli criticità ambientali”. Qual è la conclusione principale emersa dalla ricerca? “Senz’altro quella di continuare a rinnovare i modelli di business per competere in un mercato in sempre più rapida evoluzione. Questo è uno degli elementi che permettono di raggiungere e mantenere un buon posizionamento. D’altro canto, le imprese devono poter pure contare su condizioni quadro che sostengono lo sviluppo del business. I modelli di eccellenza presentati possono essere presi come riferimento per promuovere il rinnovamento strategico delle realtà imprenditoriali, garantendo così la continuità aziendale in un mercato sempre più complesso e globale”. Arrivati a questo punto, quali sono le vostre impressioni? “Il bilancio è positivo. Abbiamo visto delle aziende votate al continuo rinnovamento dei propri modelli di business con l’obiettivo di ricercare nuove opportunità. Abbiamo riscontrato la voglia di fare impresa e innovazione in Ticino, tenendo così fede alla tradizione di un territorio a forte vocazione industriale. Abbiamo toccato con mano un tessuto produttivo vivo e dinamico che non teme la concorrenza internazionale. La nostra raccomandazione è che tutto questo patrimonio continui a fiorire e che il Ticino continui a confidare nel suo potenziale di talento, creatività e capacità imprenditoriale”.
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Deloitte Circa 1’500 collaboratori della rete mondiale Deloitte, di cui 40 in Svizzera, sono impegnati nella ricerca su svariate tematiche tecniche e di settore. Frequenti sono le collaborazioni con primarie università internazionali, fra cui, in Svizzera: l’Università di San Gallo, l’IFZ di Lucerna, l’IMD di Losanna, il FHNW, l’USI. Deloitte è la più grande società al mondo che fornisce servizi di revisione, consulenza fiscale, consulenza aziendale e corporate finance a imprese pubbliche e private di qualsiasi dimensione e settore industriale. Con una rete globale di circa 200’000 professionisti in più di 150 Paesi al mondo, Deloitte è una delle principali società di revisione e consulenza anche in Svizzera, dove conta circa 1,100 professionisti in 6 città - Basilea, Berna, Ginevra, Losanna, Lugano e Zurigo (sede principale).
Le aziende che hanno aderito al progetto • Clinica Hildebrand Centro di riabilitazione Brissago, nella persona del Signor Gianni Roberto Rossi, Direttore • Faulhaber Minimotor SA, nella persona del Signor Paolo Croce, CEO • FIAMM SoNick SA, nella persona del Dottor Nicola Cosciani, CEO • Gruppo Casale, nella persona del Dottor Federico Zardi, COO • Helsinn Group, nella persona del Dottor Riccardo Braglia, CEO Helsinn Holding SA • Hupac Intermodal SA, nella persona del Signor Simone Croci Torti, Business Manager • IBSA Institut Biochimique SA, nella persona del Dottor Salvatore Cincotti, Business Development Manager • Medacta International SA, nella persona del Dottor Alberto Siccardi, Presidente • Mes SA, nella persona del Dottor Domenico Cravioglio, General Manager • Precicast SA, nella persona dell’Ingegner Franz Bernasconi, Presidente • Rex Articoli Tecnici SA, nella persona dell’Ingegner Marco Favini, CEO Vi segnaliamo che è possibile scaricare lo studio dal sito www.deloitte.ch oppure farne richiesta all’indirizzo e-mail marketing.lugano@deloitte.ch
Imprenditorialità e innovazione. Il Gruppo Bracco Durante il convegno organizzato da Deloitte sul tema “Modelli di business innovativi - Imprese e imprenditori eccellenti nella Svizzera Italiana” che si è tenuto venerdì 1° febbraio 2013 presso l’Università della Svizzera Italiana di Lugano, il Dottor Fulvio Renoldi Bracco, Head of the Global Business Unit Imaging del Gruppo Bracco, ha colto l’occasione per parlare di innovazione nel settore dell’healthcare, nel quale il Gruppo Bracco opera da più di 85 anni. Nel suo intervento, dopo una breve presentazione dell’Azienda e dell’evoluzione dei prodotti per l’imaging diagnostico e delle soluzioni che il Gruppo Bracco ha portato nel campo della radiologia, Fulvio Renoldi Bracco ha affrontato il tema dell’innovazione sottolineando le sfide che la Ricerca&Sviluppo si trova ad affrontare anche nel settore farmaceutico in un contesto incerto come quello in cui ci troviamo. Partendo da alcuni importanti spunti di riflessione che le aziende del settore stanno affrontando, come la capacità limitata di studiare sistemi biologici complessi e dinamici nel campo della medicina e la necessità di sviluppare farmaci innovativi che siano in grado di sviluppare cure preventive, è stato evidenziato che in futuro le sfide della Ricerca & Sviluppo si vinceranno utilizzando un approccio diverso da quello che si è consolidato nel tempo. Certamente gli ingenti investimenti necessari per sviluppare nuove cure sono una Fulvio Renoldi Bracco, Head of Global Business priorità nelle agende degli stakeholder del settore, in quanto si sta esaurendo, con Unit Imaging di Bracco Imaging S.p.A.; società la scadenza di alcuni brevetti, il periodo di stabile successo dei farmaci “blockbuappartenente al Gruppo Bracco, leader mondiaster”. Tuttavia non basterà aumentare le capacità finanziare per migliorare. Le sfide le nel business della diagnostica per immagini si giocheranno anche sul piano organizzativo, perciò solo chi saprà far evolvere i Team di Ricerca & Sviluppo, mettendo a fattor comune la componente creativa e “geniale” caratteristica dei talenti che compongono questo ambito con la cultura disciplinata di processo, sarà in grado di indirizzare e vincere le sfide future della medicina. Poiché i processi di consolidamento oggi in essere sul mercato porteranno ad un numero sempre più ridotto di aziende globali capaci di affrontare le dure sfide dell’innovazione e diventare partner di riferimento nel settore, l’intervento si è concluso con l’indicazione di alcuni diversi e possibili scenari di sviluppo di questo comparto industriale.
A darmi più sui nervi è il capo adesso sono io. Sono tante le svolte della vita. La nostra previdenza si adegua.
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At tualita` di Ivo Wenger, revisore contabile e consulente aziendale, Sofipo SA
Il nuovo diritto contabile
Ivo Wenger
Parecchio inchiostro è già stato gettato sul vasto tema del nuovo diritto contabile, da quando il 23 dicembre 2011 le Camere federali hanno approvato il nuovo diritto contabile. Ma di cosa si tratta? A chi si rivolge, quali sono i reali cambiamenti e di cosa devono tenere conto gli addetti ai lavori e non? In primo luogo tutte le norme contabili, in parte già contenute nel Codice delle Obbligazioni (in seguito CO) ma sparse sotto diversi capitoli, sono state raggruppate sotto il Titolo trentesimosecondo “Della contabilità commerciale e della presentazione dei conti”, in particolare dall’art. 957 all’art. 963b nCO (in seguito i nuovi articoli verranno designati con la sigla nCO)
Entrata in vigore e prima applicazione
Il nuovo diritto contabile è entrato in vigore con effetto dal 1° gennaio 2013. La sua prima applicazione è regolata nelle disposizioni transitorie (art. 2) concernenti le nuove direttive. Il periodo di transizione durerà due anni, la legge dovrà pertanto essere obbligatoriamente applicata per la prima volta con la chiusura dell’esercizio commerciale 2015. Il periodo di transizione per le disposizioni relative al conto di gruppo è invece di tre anni, troveranno quindi applicazione a partire dall’esercizio 2016. L’adozione facoltativa delle nuove norme prima di queste date è senz’altro possibile (nel caso di società neo costituite che chiudono il primo esercizio al più presto il 31.12.2013 è consigliabile) dal momento che non vi sono contraddizioni determinanti fra le vecchie e le nuove regole. Quali sono le conseguenze e di cosa bisogna tenere conto all’atto della prima applicazione del nuovo diritto contabile? Si pongono problemi di un eventuale adattamento delle cifre dell’anno precedente e di possibili modifiche di presentazione. Al momento della prima applicazione, la società può rinunciare a indicare le cifre dell’anno precedente secondo due modalità: può ometterle completamente oppure riportarle secondo il diritto previgente; in quest’ultimo caso deve essere indicato nell’allegato che le cifre dell’anno precedente sono presentate ed esposte in maniera diversa, cioè secondo il diritto precedente. È auspicabile una nota esplicativa nell’allegato anche nel caso in cui si rinunciasse alla presentazione delle cifre dell’anno precedente. In ogni caso non è necessario alcun “restatement”.
Il nuovo diritto contabile
Principali modifiche La principale e fondamentale modifica è rappresentata dal fatto che la contabilità assume una forma giuridica neutrale. Non è più decisivo se si tratta di una società anonima, una società a garanzia limitata, una ditta individuale, un’associazione o una fondazione. Le disposizioni variano infatti a seconda delle dimensioni dell’impresa, dalla loro importanza economica. Si distingue in particolare tra: – Micro-imprese: imprese individuali e società di persone con una cifra d’affari inferiore a CHF 500’000 nell’ultimo esercizio; – PMI: persone giuridiche e società di persone con una cifra d’affari di almeno CHF 500’000 nell’ultimo esercizio; – Grandi imprese: imprese soggette alla revisione ordinaria secondo l’art. 727 CO, vale a dire società quotate in borsa;
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società che oltrepassano per due esercizi consecutivi due dei seguenti valori: CHF 20 milioni di somma di bilancio, CHF 40 milioni di cifra d’affari; 250 posti di lavoro a tempo pieno; e società obbligate ad allestire un conto di gruppo; – Società quotate in borsa, cooperative con almeno 2’000 soci, fondazioni obbligate per legge alla revisione ordinaria. Secondo l’art. 957 cpv. 1 nCO hanno l’obbligo di tenere la contabilità tutte le persone giuridiche, indipendentemente dal volume di fatturato annuo, le imprese individuali e le società di persone con una cifra d’affari di almeno CHF 500’000. Il cpv. 2 definisce per contro che le micro-imprese hanno la possibilità di limitare la loro contabilità alla tenuta delle entrate e delle uscite (libro cassa) e la contabilità del patrimonio (cosiddetta Milchbüchleinrechnung). Fattore determinante per la tenuta della contabilità non è dunque più l’iscrizione a Registro di commercio. Sono previste agevolazioni per le PMI quali l’aumento dei valori soglia per l’allestimento di un conto di gruppo (2040-250 rispetto ai precedenti 10-20-200) e nessun obbligo di redigere la relazione annuale. Cade, tra l’altro, l’obbligo introdotto nel 2008 dell’indicazione nell’allegato in merito all’effettuazione di una valutazione dei rischi. Le grandi imprese hanno invece obblighi supplementari in materia di presentazione dei conti, regolati al capo terzo dagli art. 961 al 961d nCO. Esse dovranno in particolare redigere una relazione annuale (Lagebericht) e il conto dei flussi di tesoreria (strumento di gestione molto utile ma forse troppo spesso snobbato o sottovalutato dalle PMI). Le grandi imprese avranno inoltre l’obbligo di informazioni supplementari da dichiarare nell’allegato (si rinvia al paragrafo “Allegato” del presente articolo). Le società quotate in borsa e le società cooperative con almeno 2’000 soci e le fondazioni assoggettate per legge alla revisione ordinaria (Art. 83b Codice Civile) sono tenute a effettuare la chiusura contabile in base a una norma contabile riconosciuta – il Consiglio federale, con l’Ordinanza sulle norme contabili riconosciute (ONCR), all’art. 1 designa quattro norme contabili riconosciute: IFRS; IFRS per le PMI; Swiss GAAP FER; US GAAP – (art. 962 cpv 1 nCO) e se del caso ad allestire un conto di gruppo secondo una norma contabile riconosciuta (art. 963b cpv. 1 nCO).
Principi contabili e altre disposizioni L’art. 958 cpv. 1 nCO che recita: “I conti devono esporre la situazione economica dell’impresa in modo tale da consentire ai terzi di farsene un’opinione attendibile” sembra avvicinare la regolamentazione al concetto tanto caro alle normative internazionali del “true and fair view”. Tuttavia, l’art. 960 cpv. 2 nCO che recita: “La valutazione dev’essere effettuata con prudenza, senza tuttavia compromettere l’attendibilità del giudizio sulla situazione economica dell’impresa” riporta alla radicata cultura svizzera. Rimane dunque il principio della prudenza e la possibilità di costituire riserve latenti. Rimane altresì il principio dell’essenzialità (Massgeblichkeitsprinzip), secondo il quale il rendiconto civilistico vale anche a livello fiscale e con questo sono ammessi ancora ammortamenti unici, riduzione di un terzo del valore delle scorte e il delcredere forfettario (5% clienti nazionali, 10% clienti esteri). Pressoché invariati sono rimasti i principi della presentazione regolare dei conti, allora disciplinati dall’art. 662a cpv. 2 CO e ora dall’art. 958c CO quali la chiarezza, la completezza, il divieto di compensazione, la continuità dell’esercizio, ecc.. È ora possibile redigere i conti secondo la moneta funzionale (la moneta più importante delle transazioni della società), a condizione che vengano indicati i valori anche in franchi svizzeri e vengano indicati i corsi di conversione. È inoltre permesso presentare i conti, oltre che in una delle lingue nazionali, anche in inglese. Bilancio Il nuovo diritto contabile, orientandosi alle norme contabili riconosciute, all’art. 959a nCO specifica l’articolazione minima del bilancio. Da segnalare l’obbligo di attivazione delle “prestazioni di servizi non fatturate” nell’attivo circolante e l’obbligo di suddivisione fra capitale dei terzi a breve distinto a sua volta in oneroso e non oneroso, e capitale dei terzi a lungo termine, anch’esso con la distinzioni tra oneroso e non oneroso. Le spese di costituzione, finora attivabili e ammortizzabili in cinque anni, non possono più essere iscritte nell’attivo. Le novità nel capitale proprio riguardano la distinzione tra riserve legali da capitale (in sostanza, l’aggio) e riserve legali da utili. Quote di azioni proprie detenute dalla società devono obbligatoriamente essere iscritte a bilancio nel capitale proprio con segno negativo. Per quanto riguarda la valutazione delle poste di bilancio ci si limita in questa sede a segnalare che il nuovo diritto contabile, all’art. 960 nCO raccomanda la valutazione singola, lasciando ad ogni modo uno spiraglio alla valutazione per gruppi. Rimane la contabilizzazione degli attivi al massimo al costo di acquisto o di produzione, con la novità che gli attivi con un prezzo di mercato rilevabile (ad es. quotazioni di borsa) posso essere iscritti a bilancio al valore attuale anche se superiore al costo di acquisto. Si segnala a tal proposito che la Camera Fiduciaria ha emesso il 7 Gennaio 2013 delle Q&A su questi argomenti, liberamente scaricabili sul sito www.treuhand-kammer.ch. Conto economico Rimane libera la scelta della presentazione del conto economico secondo la produzione o secondo la vendita. Rispetto al diritto previgente (art. 663 CO), il nuovo diritto contabile (art. 959b nCO) indica con più precisione la sua articolazione minima, avvicinandosi anche in questo caso alle norme contabili riconosciute, tuttavia senza lo stesso grado di dettaglio. Allegato Il nuovo allegato è regolato dall’art. 959c nCO ed è l’elemento del conto annuale che presenta le maggiori novità di compilazione. Ora più di prima, l’allegato deve completare ed illustrare
le informazioni che il conto annuale non evidenzia. In primo luogo le imprese individuali e le società di persone possono rinunciare alla stesura dell’allegato se non sono tenute a presentare i conti conformemente alle disposizioni applicabili alle grandi imprese. Prima di elencare le novità che andranno indicate nell’allegato, è interessante notare cosa non dovrà più essere esposto: – i valori di assicurazione contro l’incendio delle immobilizzazioni materiali; – l’indicazione sull’esecuzione di una valutazione dei rischi (sulla quale dovranno però essere dati ragguagli nella relazione annuale per le grandi imprese). Schematicamente, le nuove informazioni che dovranno essere incluse nell’allegato sono: – Indicazioni sui criteri di valutazione utilizzati se non prescritti dalla legge; – Informazioni, suddivisioni e spiegazioni inerenti a poste del bilancio e del conto economico; – Dichiarazione attestante che la media annua di posti di lavoro a tempo pieno non supera le 10, le 50 o le 250 unità; – Dettagli sulle partecipazioni dirette o indirette; – Impegni legali, se è improbabile che comportino un deflusso di mezzi o il loro importo non può essere stabilito in modo attendibile (impegni condizionali); – Il numero ed il valore dei diritti di partecipazione attribuiti ai membri degli organi di direzione o di amministrazione o ai lavoratori; – Spiegazioni inerenti a poste straordinarie; – Eventi successivi alla data del bilancio. Le grandi imprese hanno degli obblighi supplementari per quanto riguarda le informazioni da indicare nell’allegato. Come disposto dall’art. 961a nCO: – Debiti onerosi a lungo termine, suddivisi per scadenza; – Gli onorari corrisposti all’ufficio di revisione.
Conclusioni
Il nuovo diritto contabile vuole differenziare le imprese secondo la loro importanza economica e va incontro alle esigenze delle PMI. Le grandi imprese avranno per contro delle disposizioni supplementari a cui attenersi. L’avvicinamento del CO alle norme contabili riconosciute riguarda più la forma che la sostanza: il true and fair view rimane un tabù per le PMI elvetiche, che avranno ancora la possibilità di avvalersi dello strumento delle riserve latenti. Dal momento che le nuove disposizioni diverranno obbligatorie a partire dall’esercizio commerciale 2015, vi è sufficiente tempo per adeguarsi al nuovo diritto contabile. È consigliabile analizzare la propria situazione già sin d’ora per adeguarsi nella maniera più ottimale alle modifiche. Per le società neo costituite sembrerebbe opportuno chiudere i propri conti già secondo il nuovo diritto. Disclaimer: il presente articolo non ha la pretesa di essere esaustivo e non è concepito come approfondimento dell’ampio tema rappresentato dal nuovo diritto contabile. Esso vuole dare una visione generale del nuovo concetto. Sofipo SA via Balestra 12 6900 Lugano Tel. +41 91 923 29 44 www.sofipo.ch
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Eventi
Slovacchia: opportunità commerciali e settoriali
Partner e sponsor dell’evento:
www.cippatrasporti.ch
Lunedì 25 marzo 2013 dalle ore 16.30 alle ore 17.50; networking apero a seguire (networking apero a partire dalle 17.50) presso l’Hotel Parco Paradiso, Via Carona 27 a Lugano
Presentazione:
Stato indipendente dal 1993, la Repubblica Slovacca è diventato membro dell’Unione Europea il 1° maggio 2004 e ha aderito alla moneta unica europea il 1° gennaio 2009. Con una superficie di oltre 49’000 km2 e una popolazione di 5,5 milioni di abitanti, dal 2001 vanta una crescita economica stabile e forte. Secondo i dati più recenti (ottobre 2012) il prodotto interno lordo (PIL) ammonta a circa 91 miliardi di dollari e il PIL pro-capite a 16’726 euro. Dopo il boom economico degli anni 2007-2008 anche la Slovacchia ha subito gli effetti negativi del crollo del 2009, anno in cui l’economia slovacca ha registrato un tasso di crescita negativo del -4,7%. Tuttavia, il Paese ha saputo riprendersi già nei due anni successivi, vantando una crescita del 4% nel 2010 e del 3,3% nel 2011. La Commissione Europea aveva predetto per questo Paese il più alto tasso di crescita nella zona euro nel 2012, pari al 2,4% del PIL. Il deficit budgetario si attestava al 5,5% nel 2011 ed era stimato al -4,2% l’anno scorso. Unico neo in questo quadro positivo: il tasso di disoccupazione, che nell’ottobre del 2012 ammontava al 13,7%. Per quanto riguarda gli scambi commerciali, le esportazioni dalla Svizzera verso la Slovacchia sono raddoppiate in sette anni, crescendo dai 331 milioni di franchi registrati nel 2000 fino a raggiungere quota 585 milioni nel 2007. Nel 2011, l’export svizzero si attestava a 497 milioni di franchi. I prodotti rossocrociati più venduti provenivano dal ramo chimico-farmaceutico (oltre 251 milioni), dal settore dei macchinari e dell’elettronica (96 milioni) nonché dei metalli (31 milioni). Sempre nel 2011, le importazioni di prodotti slovacchi in Svizzera ammontavano a 669 milioni di franchi e concernevano soprattutto macchinari ed elettronica (268 milioni) e veicoli (201 milioni). Nel 2011, il saldo della bilancia commerciale pendeva a favore della Slovacchia per ben 172 milioni di franchi grazie soprattutto alle importazioni di macchinari slovacchi. Secondo i dati pubblicati dalla Banca nazionale svizzera, gli investimenti diretti in Slovacchia sono raddoppiati a partire dal 2004 e nel 2011 ammontavano a 784 milioni di franchi (nel 2010, erano 659 milioni di franchi). Fra i maggiori
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investitori si annoverano Holcim, Rieker, ABB, Vetropack e Nestlé. Complessivamente, nel 2011 le imprese rossocrociate fornivano lavoro a circa 7’639 persone in Slovacchia. L’evento in oggetto intende illustrare alle aziende ticinesi il potenziale offerto da questo Paese in continua espansione, soffermandosi sulle numerose opportunità d’affari che si delineano in vari settori. Programma: 16.30 Introduzione e saluto di benvenuto Marco Passalia, Vice Direttore e Responsabile Servizio Export e Legalizzazioni, Cc-Ti 16.35 Slovak investment environment and trade Representative of Slovak Investment and Trade Development Agency (SARIO) 16.50 Business opportunities in Slovakia and a successful market entry Katalin Dreher, Consultant Europe, Osec Zurigo 17.05 Aspetti doganali, di spedizione e di trasporto Gaetano Loprieno, Sales Department, Cippà Trasporti SA Alessandro Monti, Responsabile Paesi dell’Est, Cippà Trasporti SA 17.20 La testimonianza di un’azienda ticinese Massimo Cerutti, titolare Massimo Cerutti SA 17.50
Networking apero
La manifestazione è aperta a tutti gli interessati. Entrata libera. Per iscrizioni prego rivolgersi alla Cc-Ti entro giovedì 21 marzo 2013, al numero di telefono +41 91 911 51 18, Fax +41 91 911 51 12, foglia@cc-ti.ch, www.cc-ti.ch
Eventi
La giornata dell’export in Ticino
Si è tenuta lo scorso 7 febbraio questa manifestazione che è giunta alla sua seconda edizione, confermandosi un successo sia per le tematiche trattate, come pure per l’interesse da parte del pubblico presente ai diversi incontri e moduli proposti. L’evento, organizzato dalla Cc-Ti, in collaborazione con Osec, Credit Suisse, Cippà Trasporti, Repubblica e Cantone del Ticino e Amminitrazione Federale delle Dogane, ha visto un susseguirsi di interventi modulati sulle esigenze delle imprese, suddivisi in 4 momenti distinti, ognuno dei quali rivolto ad un pubblico preciso e con degli obiettivi ben definiti. Internazionalizzazione. Questa la parola chiave della Giornata dell’export in Ticino. Il commercio con l’estero è diventato un elemento centrale per lo sviluppo economico e aziendale del Ticino, nonché per la creazione di competenze specifiche e di posti di lavoro qualificati in tutta la regione. Nei loro interventi, Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti, ha sottolineato il ruolo centrale della Camera di commercio quale piattaforma dell’export nel nostro Cantone. In questi anni la Cc-Ti si è affermata come partner privato di riferimento, accogliendo numerose delegazioni straniere ufficiali e gettando le basi per missioni commerciali all’estero. Tali contatti hanno permesso di creare un’importante rete a beneficio delle aziende ticinesi, che possono così disporre di occasioni di incontro privilegiate con aziende e rappresentanti istituzionali esteri. Questo approccio sta dando risultati tangibili e il 2013 sarà caratterizzato da un ulteriore incremento del numero di missioni in vari paesi europei, come il Belgio, la Spagna, l’Inghilterra e la Russia fra gli altri, in modo da creare nuovi legami e rafforzare quelli già esistenti. La Cc-Ti, in collaborazione con l’Osec, è riuscita a sviluppare questo settore portando un valo-
re aggiunto a tutte quelle imprese che lavorano nell’ambito dell’export. La consulenza a tutti gli associati, come anche la formazione, sono infatti i tasselli fondamentali del lavoro del centro di competenze dell’export in Ticino. Il Vicedirettore della Cc-Ti Marco Passalia con la Responsabile Osec Ticino Monica Zurfluh, hanno messo in evidenza i punti chiave per le aziende che intendono intraprendere un commercio con l’estero. In particolare hanno sottolineato “le 6 P”, gli elementi da non trascurare per chi dal Ticino intende esportare merci e internazionalizzare le proprie attività: Paese, Partner, Prodotto, Prospezione, Procedure e Protezione. Il mio prodotto è conforme alle prescrizioni locali? Quali documenti mi servono? È vero che le autorità finanziano la partecipazione a fiere internazionali? Quali sono i canali di distribuzione? A tutte queste domande – e a molto altro – rispondono i servizi della Cc-Ti e dell’Osec ai quali fare riferimento per conoscere ogni strumento atto a dinamizzare l’economia cantonale. Per chi desiderasse approfondire le tematiche, i due istituti, anche grazie a diversi partner pubblici (Dogane, DFE, SECO, ecc.), forniscono numerosi servizi tra i quali approfondimenti sui Paesi, articoli tematici e newsletter, workshop Export in azienda, Export training center, … e molto altro. Vi proponiamo di seguito un sunto delle relazioni di Remo Fontana, Sost. Direttore del circondario delle Dogane di Lugano; Stefano Rizzi, Direttore della Divisione dell’economia del Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE); Daniele Bavera, Operations & Supply Chain Manager, LM Europe SA, distributore dei capi d’abbigliamento La Martina e Bernardo Lamoni, Titolare dello studio di consulenza fiscale, aziendale e societaria LGA Lamoni Garcia-Arjona. Buona lettura!
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Eventi
La dogana a sostegno delle aziende esportatrici di Remo Fontana, Sostituto del Direttore, Amministrazione federale delle dogane AFD, Lugano
Remo Fontana
La dogana in Ticino è cosciente di rivestire un ruolo rilevante a sostegno della piazza economica; essenzialmente il sostegno che essa fornisce, in particolare alle aziende esportatrici, si basa sulla collaborazione a corsi organizzati dalla camera di commercio e sulla semplificazione delle procedure doganali. Da un lato negli ultimi anni è stata intensificata la collaborazione con la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti). Collaborazione che prevede la messa a disposizione da parte della dogana di istruttori per i corsi organizzati dalla Cc-Ti. In particolare, nell’ambito dell’esportazione, la dogana ha collaborato e collabora nei seguenti corsi: • Origine e accordi di libero scambio (rilascio delle prove d’origine all’esportazione); • L’ABC delle voci di tariffa doganali; • La dogana commerciale in pillole (focalizzato sulla procedura all’esportazione). La riduzione dei tempi di attesa per gli operatori nelle diverse fasi dello sdoganamento può essere ottenuta anche grazie ad una migliore formazione del personale delle ditte esportatrici. Migliorare la formazione significa limitare le possibilità di errore e di conseguenza accorciare i tempi di attesa in dogana per lo sdoganamento. D’altro canto, grazie alla semplificazione delle procedure doganali, è stato possibile ridurre ulteriormente i tempi di attesa per l’espletamento dello sdoganamento all’esportazione. Grazie all’introduzione dell’informatica e conseguente soppressione delle dichiarazioni cartacee, dall’inizio del 2013 tutte le dichiarazioni saranno infatti trasmesse per via elettronica. Gli sdoganamenti sono possibili 24 ore su 24 con brevi tempi di risposta. Il supporto informatico permette inoltre alla dogana di ottimizzare l’analisi dei rischi e quindi di ridurre al minimo gli interventi per i controlli materiali, interventi che all’esportazione sono inferiori all’1%. Da notare inoltre che la liberazione degli invii, che la dogana non intende controllare, è possibile dalle
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5.00 alle 22.00 per gli uffici al confine e 24 ore su 24/sette giorni su 7 per gli esportatori che possono operare tramite la procedura semplificata – speditori autorizzati. In futuro, un passo importante che le aziende esportatrici dovranno intraprendere, se vorranno essere concorrenziali, sarà la certificazione di Operatore Economico Autorizzato (AEO). Certificazione che garantirà la sicurezza dei flussi logistici, sicurezza compromessa dalla minaccia del terrorismo internazionale (New York, Bali, Madrid, Londra). La qualifica di operatore economico autorizzato viene rilasciata agli operatori ritenuti affidabili in materia di sicurezza nella catena internazionale di fornitura. Grazie al nuovo “Accordo sulla facilitazione e la sicurezza doganale” negoziato dalla Svizzera con l’Unione Europea, gli operatori certificati verranno considerati particolarmente affidabili e beneficeranno, sulla base del riconoscimento reciproco della qualifica di AEO, in entrambi i territori doganali di agevolazioni in occasione dello svolgimento dei controlli doganali di sicurezza. Il rilascio dello statuto AEO è di competenza della dogana la quale, sulla base di un’autovalutazione del richiedente, verifica tramite audit il rispetto di tutti i criteri definiti in modo vincolante nell’accordo riguardante l’agevolazione del controlli e delle formalità nei trasporti di merci. Contatti: Amministrazione federale delle dogane AFD Direzione del circondario Lugano via Pioda 10 Casella postale 5525 6901 Lugano Tel. +41 91 910 48 11 remo.fontana@ezv.admin.ch
Il sostegno del Cantone all’internazionalizzazione e alla delocalizzazione in Ticino di Stefano Rizzi, Direttore della Divisione dell’economia del Dipartimento delle finanze e dell’economia del Cantone Ticino
Stefano Rizzi
In Ticino, quale sostegno all’attività economica, a supporto delle aziende e degli imprenditori agiscono molti attori e il compito del Cantone è quello di favorire un lavoro coordinato per sfruttare al massimo i grandi potenziali a disposizione (risorse umane e finanziarie). Nell’ambito del sostegno alle attività economiche distinguiamo 4 compiti principali: 1. Sostegno alle aziende start-up: favorire la nascita di progetti con grande potenziale di sviluppo legato a modelli di business innovativi e a tecnologie all’avanguardia. In questo senso è stata creata la fondazione AGIRE (www.agire.ch). 2. Sostegno a chi si vuole mettere in proprio (auto-imprenditorialità): favorire l’indipendenza e la creazione di nuove micro-aziende. Si può citare il servizio interdipartimentale DFE/DECS www.fondounimpresa.ch, nonché le misure stanziate nell’ambito della L-rilocc e l’accordo di collaborazione con la Cc-Ti. 3. Sostegno alla aziende esistenti: favorire un ancoraggio al territorio, favorirne lo sviluppo, l’innovazione, l’internazionalizzazione e in generale la crescita o la trasmissione (www.ti.ch/sviluppo-economico). 4. Attrazione di aziende dall’estero (marketing territoriale): favorire una diversificazione della struttura economica cantonale rafforzandola con aziende che portano nuove competenze di alto livello e che creano posti di lavoro qualificati per residenti (vedasi www. copernico.ch / www.ticinoforfinance.ch). Nell’ambito di questi campi d’intervento vi sono anche le misure specificatamente rivolte all’internazionalizzazione delle nostre piccole e medie imprese. La capacità di allargare il raggio d’azione sulle principali piazze mondiali è infatti un’esigenza imprescindibile per lo sviluppo di buona parte delle nostre aziende confrontate alla realtà del mercato globale e per questo costituisce un obiettivo centrale della politica di sviluppo economico attuata dal Cantone. Intanto vi sono due strumenti previsti nel Regolamento d’applicazione della Legge per l’innovazione economica. Il primo strumento è rappresentato dai contributi per la partecipazione a fiere specialistiche, a cui il credito quadro L-Inn 2012-2015 riserva specificatamente 4 milioni
di franchi, ossia un milione all’anno. Questi contributi hanno l’obiettivo di sostenere la partecipazione delle imprese e delle associazioni di categoria alle fiere specialistiche nazionali e internazionali, quale importante strumento di promozione di aziende e prodotti ticinesi sui mercati esterni, per allacciare nuovi contatti e per approfondire i rapporti con clienti e partner. Un secondo strumento per l’internazionalizzazione previsto dalla L-Inn è la partecipazione ai costi sostenuti dalle aziende per la consulenza dell’OSEC per la ricerca di nuovi partner commerciali nei Paesi emergenti. Nel credito quadro L-Inn 2012-2015 è previsto un importo di 400’000 franchi destinato a questo scopo, ossia 100’000 franchi l’anno. Il sostegno del Cantone all’internazionalizzazione delle imprese segue dunque un approccio d’assieme, con da un lato interventi puntuali indirizzati alle singole aziende, tramite la L-Inn, e dall’altro lato misure di sostegno al sistema attraverso gli strumenti della politica economica regionale. A ciò si aggiunge l’importante accordo strategico sottoscritto lo scorso anno tra il Consiglio di Stato e la Camera di commercio per condividere in maniera ancora più integrata le attività di marketing territoriale e di internazionalizzazione delle nostre imprese. Credo sia proprio questo un campo in cui una collaborazione strutturata tra pubblico e privato possa dare buoni risultati, mettendo a frutto le competenze di ognuno sull’obiettivo comune di consolidare e rafforzare le capacità competitive delle nostre piccole e medie imprese sui mercati internazionali. Per un’informazione completa e più dettagliata sulle misure attuate dal Cantone a sostegno delle imprese si rimanda al sito web www.ti.ch/economia. Contatti: Divisione dell’economia Dipartimento delle finanze e dell’economia Viale S. Franscini 17, 6501 Bellinzona Tel. +41 91 814 35 30 www.ti.ch/economia
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Eventi
L’INSEDIAMENTO AZIENDALE IN SVIZZERA DI LA MARTINA: LE TEMATICHE DI IVA E DAZI IN AMBITO INTRACOMUNITARIO di Bernardo Lamoni, dello Studio di consulenza LGA Lamoni Garcia-Arjona, e Daniele Bavera, Operations & Supply Chain Manager di LM Europe SA (La Martina)
Bernardo Lamoni
Daniele Bavera
Le imprese svizzere attive negli scambi commerciali con partner europei si trovano regolarmente confrontate sia con tematiche di natura daziale all’atto dell’importazione in territorio comunitario, sia con aspetti di IVA quando le controparti richiedono la consegna di merce già immessa in libera pratica Ubicazione della società e dei poli logistici (D. Bavera)
Nel processo di riorganizzazione di La Martina è stato scelto il Canton Ticino quale migliore localizzazione geografica ed organizzativa per la sede EMEA, anche in virtù della posizione strategica e baricentrica nei confronti dell’Unione Europea. La presenza di barriere doganali e di accordi di preferenzialità unilaterali tra i Paesi di origine di alcune merci e l’Europa, diversi rispetto a quelli in vigore nei confronti della Svizzera, hanno tuttavia imposto un’approfondita analisi dei flussi di importazione e distribuzione. Per consentire a LM Europe SA di mantenere le aspettative dei propri clienti e distributori europei, abituati a ricevere la merce già immessa in libera pratica e di beneficiare delle stesse agevolazioni di cui gode un operatore stabilito nell’Unione Europea, si è scelto di utilizzare due differenti poli logistici, uno in Svizzera ed uno in Germania. Nel magazzino svizzero vengono gestite le merci di origine preferenziale secondo l’accordo Pan-Euromediterraneo e tutte le merci destinate ai clienti Svizzeri ed extra-CEE, mentre nel magazzino tedesco vengono gestite le merci destinate ai clienti europei la cui origine può beneficiare unicamente di preferenzialità diretta nei confronti dell’Europa. La volontà di effettuare acquisti e cessioni intracomunitarie a partire dal magazzino tedesco ha imposto conseguentemente l’identificazione ai fini IVA in Germania. I flussi disegnati hanno consentito a LM Europe SA di massimizzare la flessibilità nella configurazione delle proprie operazioni, sia di tipo produttivo, sia di tipo distributivo e commerciale. Le scelte fatte sulla base dell’efficienza e della professionalità nel gestire il business hanno portato ad un’ottimizzazione dei costi di gestione della società e del servizio reso ai clienti.
L’identificazione diretta ad IVA in Germania (B. Lamoni)
Attraverso la registrazione ai fini IVA in Germania, un soggetto come LM Europe SA beneficia dei vantaggi dell’identificazione diretta che le disposizioni germaniche prevedono sia per
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società stabilite all’interno che all’esterno del perimetro comunitario. Dal profilo dell’adempimento degli obblighi dichiarativi periodici (rendiconti IVA, elenchi riepilogativi ed intrastat), tale forma di registrazione, in presenza di una consistente mole di operazioni, consente un buon risparmio di tempo e di lavoro. L’allestimento dei moduli, da inviare telematicamente agli uffici preposti, avviene tramite l’importazione dal sistema informatico della società dei dati rilevanti, lasciando il tempo necessario ai dovuti controlli. L’IVA a credito risultante dai rendiconti mensili, viene generalmente rimborsata entro un mese. La pianificazione dell’utilizzo di una partita IVA comunitaria (B. Lamoni) In presenza di un gran numero di tipologie di operazioni, la decisione di utilizzare una partita IVA comunitaria per le operazioni nell’Unione Europea ha implicato a livello aziendale un’accurata pianificazione, che ha comportato dapprima un’attenta analisi di tutti gli aspetti fiscali, seguita da una debita istruzione del personale dei diversi settori interessati (ad esempio Direzione, Logistica Operations, Amministrazione, Information Technology, Customer Service) e dalla stipulazione dei necessari accordi con le controparti esterne (i clienti per le cessioni comunitarie, i fornitori per gli acquisti comunitari, gli spedizionieri ed altri se del caso). Per concludere aggiungiamo una considerazione di natura generale per aziende di piccole dimensioni: in presenza di poche e regolari tipologie di operazioni, l’implementazione delle stesse risulta assai più semplice di quanto possa in un primo momento sembrare.
Contatti: Bernardo Lamoni Lamoni Garcia-Arjona Via Bosia 13, 6900 Paradiso Tel. +41 91 967 49 24 (/25 Fax) bernardo.lamoni@lgatax.com Daniele Bavera LM Europe SA Via Livio 1, 6830 Chiasso Tel. +41 91 690 51 00 (/109 Fax) daniele@lamartina.eu
Eventi di Lisa Pantini
Affrontare con successo i cambiamenti nel mondo ICT Mauro Feller
Un incontro che ha suscitato grande interesse lo scorso Business Breakfast della Cc-Ti, tenutosi il 28 gennaio, in collaborazione con Swisscom. Con gli interventi di Mauro Feller, Responsabile Grandi Aziende in Ticino e Diego Lupi, Senior Solution Consultant di Swisscom, i convenuti hanno potuto aggiornarsi sugli ultimi trend dell’Information and Communication Technology, trovando numerosi spunti sulla pianificazione di strategie e pieno sfruttamento del potenziale ICT per le aziende. I relatori hanno evidenziato quali sono i trend attuali in relazione con le esigenze specifiche delle aziende, che erroneamente spesso pensano che un investimento nell’ICT sia un costo oneroso, senza riflettere sui benefici e sui vantaggi che derivano dalle numerose applicazioni per la gestione e la vita stessa dell’impresa a livello tecnologico – infrastrutturale. È ampiamente dimostrato come le tecnologie dell’informazione e della comunicazione rivestano un ruolo sempre più cruciale all’interno delle aziende: qualunque attività aziendale, da quelle strategiche e direzionali a quelle più operative, non può prescindere dall’impiego dell’ICT, la cui diffusione nelle imprese costituisce uno dei principali fattori abilitanti nella gestione efficace delle informazioni e delle comunicazioni aziendali e interaziendali. In quest’intervista a Mauro Feller, scopriamo qualche dettaglio in più su questa tematica.
Che cosa si intende per ICT in ambito aziendale?
“Per tecnologie dell’informazione e della comunicazione si intendono le possibilità e i metodi tecnologici, che permettono di ricevere, elaborare, salvare e trasmettere informazioni, sotto forma di dati o voce. Ciò comprende una vasta gamma di servizi che vanno dalla telefonia, ai Cloud Services, fino ad arrivare al Voice over IP e alla sicurezza dei dati”.
Come si può sfruttare pienamente il potenziale strategico e di sviluppo aziendale grazie all’ICT?
“Per un’azienda l’impiego dell’ICT è di grande importanza strategica. L’ICT infatti supporta in modo determinante i processi e le procedure aziendali, garantendo ad esempio anche la sicurezza dei dati. Per poter utilizzare l’ICT nel modo migliore possibile dal punto di vista strategico, vale la pena di analizzare preventivamente i processi e le
strategie dell’azienda. Successivamente, in collaborazione con esperti del settore ICT, si elabora una strategia, valutando in modo approfondito le esigenze e le soluzioni più adatte. A tale proposito è importante che l’attenzione sia focalizzata sulla definizione delle soluzioni ICT più idonee alla realizzazione degli obiettivi e delle strategie aziendali”.
Qual è il ruolo di Swisscom in questo processo?
“Noi conosciamo le sfide dell’odierno mondo degli affari e i processi di miglioramento in atto nel settore dell’ICT, i quali coinvolgono le aziende e i loro collaboratori, ma anche l’organizzazione e le tecnologie. Assistiamo i nostri clienti dalla A alla Z e siamo in grado di offrire loro una gamma di servizi da un unico fornitore che va dalla consulenza alle soluzioni studiate su misura”.
Quali sono le sfide con cui le aziende saranno confrontate in futuro? Si può delineare un trend del settore per l’anno appena cominciato?
“Per le Aziende è fondamentale lavorare con infrastrutture di rete e IT sicure, gestire i propri dati aziendali con la massima sicurezza e garantire una comunicazione e collaborazione ottimale, senza dover investire direttamente nell’infrastruttura. Per questo i cosiddetti Managed Service sono molto richiesti. Queste soluzioni permettono alle aziende di esternalizzare determinati servizi o processi ICT in modo mirato a un Service Provider specializzato. Grazie alle soluzioni di Managed Service, le aziende possono concentrarsi sul proprio core business, affidando la gestione della propria infrastruttura ICT a degli specialisti. Anche Swisscom offre ai propri clienti una vasta gamma di Managed Service. Noi ci occupiamo della gestione di
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Eventi di Lisa Pantini
moduli e servizi dei quali le aziende hanno necessità per affermarsi nell’odierno mondo degli affari. Con queste soluzioni, i vantaggi per le aziende sono chiari e misurabili: più tempo per il core business aziendale, più flessibilità, più sicurezza e più liquidità finanziaria, in quanto l’azienda non deve investire direttamente e sia ha la garanzia del rispetto del budget, grazie a costi preventivabili”.
Si parla sempre più spesso di «mobile commerce». Crede che questa novità segnerà un cambiamento per le PMI?
“Noi ne siamo convinti. Internet è onnipresente presso i clienti, anche grazie a smartphone e tablet. Per le PMI significa avere accesso a nuovi segmenti di clientela e ambiti commerciali. Penso ad esempio a un negozio di abbigliamento affermato a livello locale, che grazie all’e-commerce può uscire dai confini regionali e vendere i propri prodotti in tutta la Svizzera, senza avere bisogno di sedi aggiuntive, orari di apertura estesi o più personale. Oggi, grazie alle cosiddette «business app» dal cloud, è possibile realizzare
un online shop o una app per smartphone molto rapidamente, spesso addirittura con un collegamento ai social network. Per questo siamo convinti che l’e-commerce nasconda un enorme potenziale proprio per le PMI”.
I BUSINESS BREAKFAST DELLA CAMERA SEMPRE AGGIORNATI SUI BUSINESS BREAKFAST E GLI EVENTI DELLA CC-TI
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LA GARANZIA NEL CONTRATTO DI VENDITA: nuove norme dal 1.gennaio 2013 Lugano, Sala dott. G. Papa, presso la Cc-Ti Giovedì 21 marzo 2013, dalle 16.00 alle 18.30 Programma • Introduzione • Aspetti comparativi • Principali novità • Domande
DIRIGERE: MODELLI, COMPETENZE E CARATTERISTICHE
Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Giovedì 21 marzo 2013, dalle 9.00 alle 13.00 Programma Analisi delle diverse modalità di direzione delle risorse umane: • Modelli di conduzione • Stili di conduzione • Misure accompagnatorie: supporti alla conduzione, tipologie di collaboratori
L’ABC DELLE VOCI DI TARIFFA DOGANALI
Lugano, Sala dott. G. Papa, presso la Cc-Ti Mercoledì 10 aprile 2013, dalle 13.30 alle 17.30 Programma • La voce di tariffa doganale ed il suo significato • Basi giuridiche della tariffa • Struttura e funzionamento di t@res (tariffa elettronica svizzera) • Il significato dei dati nel t@res (dazi, permessi, altri disposti di natura non doganale, ecc.) • Le voci di tariffa doganale nel mondo (TARIC e Worldtariff in pratica) • Esempi
BON TON: COMUNICARE CON ELEGANZA
Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Giovedì 11 aprile 2013, dalle 9.00 alle 17.00 Programma • Le presentazioni • La conversazione – Il piano contenutistico • La conversazione – Il piano relazionale • Netiquette & Galareteo • Bon ton quiz (professionale, storico e quotidiano, a tavola, multiculturale)
L’ALLESTIMENTO PRATICO DI ATTESTATI DI LAVORO Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Lunedì 15 aprile 2013, dalle 9.00 alle 13.00 Programma • Le basi legali • I tipi di certificati • Elementi del certificato • I contenuti • Le formulazioni • Codifiche e codici • La (chiave di) lettura • L’allestimento pratico
IL RECLAMO DEL CLIENTE COME OPPORTUNITÀ PER L’AZIENDA
Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Mercoledì 17 aprile 2013, dalle 9.00 alle 17.00 Programma Il concetto di servizio • Significato e valore strategico della declamazione • Le motivazioni della declamazione, le parole “giuste” per rispondere • Trasformare • Gli esempi
LE ASSICURAZIONI SOCIALI
Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Martedì 9, 16, 23 aprile, 7, 14, 28 maggio e 4 giugno 2013, dalle 14.00 alle 17.30 Programma • Aspetti contributivi • Rendite di vecchiaia, superstiti e invalidità • Assicurazione contro la disoccupazione • Assicurazione invalidità • Assegni familiari • Indennità di perdita di guadagno per militare e maternità • Assicurazione infortuni
Informazioni e iscrizioni: Cc-Ti Tel. +41 91 911 51 18 corsi@cc-ti.ch ww.cc-ti.ch 37
Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino
GIORNATE DI CONSULENZA PAESE LUGANO, MARZO-GIUGNO 2013 • ITALIA: giovedì 21 marzo 2013 • SLOVACCHIA: lunedì 25 marzo 2013 • USA: lunedì 15 aprile 2013 • GCC: giovedì 18 aprile 2013 • AMERICA LATINA: mercoledì 8 maggio 2013 • AFRICA: lunedì 6 maggio 2013 • SPAGNA: lunedì 13 maggio 2013
• TURCHIA: martedì 14 maggio 2013 • INDIA: giovedì 16 maggio 2013 • COREA DEL SUD: martedì 22 maggio 2013 • POLONIA: lunedì 27 maggio 2013 • RUSSIA: lunedì 3 giugno 2013 • GIAPPONE: martedì 4 giugno 2013 • CINA: venerdì 7 giugno 2013
Nel corso delle giornate di consulenza proposte alle aziende, avrete l’occasione di fissare un incontro individuale gratuito con i consulenti dell’Osec e con i collaboratori degli Swiss Business Hub all’estero. Le aziende intenzionate ad espandere le loro attività nei mercati sopra citati o che hanno esigenze concrete non esitino a mettersi in contatto con l’Osec e a fissare un appuntamento con i suoi esperti! CONTATTATECI AL NO. TEL. +41 91 911 51 37 OPPURE TRAMITE E-MAIL ALL’INDIRIZZO INFO.LUGANO@OSEC.CH, SAREMO LIETI DI FISSARVI UN APPUNTAMENTO.
La Serbia aggiorna l’elenco dei beni d’investimento esentasse
In linea di massima, possono essere importati esentasse in Serbia i beni d’investimento che non possono essere prodotti nel Paese e sono necessari per costruire e ampliare siti produttivi, per modernizzare i processi di fabbricazione oppure per introdurre nuove tecnologie. Belgrado ha pubblicato la lista dei 454 beni che godono dell’esenzione fiscale nel 2013. Sono elencati solo in lingua serba e alfabeto cirillico, ma possono essere identificati grazie alle prime sei cifre del sistema armonizzato (cfr. l’elenco voci di tariffa del Tares). Serbien: Zollbefreite Investitionsgüter 2013 www.carina.rs/cyr/Zakoni/Odluka o odredjivanju robe na koju se ne placaju uvozne dazbine cyr.pdf Tares: Elenco voci di tariffa (tratto dal sito dell’Amministrazione federale delle dogane) www.ezv.admin.ch > Lingua: italiano > Informazioni doganali per le ditte > Tariffa doganale – Tares > Elenco voci di tariffa (colonna a destra)
L’Albania aderisce alla convenzione ATA
L’Albania ha aderito alla convenzione ATA e ne è diventato ufficialmente il 72° Stato membro il 25 febbraio 2013. Il carnet ATA può ora essere usato per importare temporaneamente determinati beni di consumo durevoli in franchigia di tributi (p.es. prodotti destinati a fiere e mostre). I documenti di spedizione dovranno essere redatti in lingua inglese. Amministrazione federale delle dogane AFD: Carnet ATA
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www.ezv.admin.ch/zollinfo_firmen/verzollung/00367/index. html?lang=it
La Slovacchia aumenta l’imposta sulle società
La Slovacchia ha abolito la flat tax (19%) per dare una stretta di vite a livello fiscale. Dal 1° gennaio 2013, l’aliquota dell’imposta sulle società è salita al 23% e quella applicata alle persone fisiche con reddito mensile superiore ai 2’750 euro è stata portata al 25%. Inoltre, le imprese di determinati rami regolamentati dovranno versare una tassa speciale del 4,356% sugli utili che superano i 3 milioni di euro. Questa misura sarà applicata a tempo determinato tra i mesi di settembre e dicembre 2013. Altri introiti per risanare le finanze dello Stato proverranno dall’aumento delle imposte sugli immobili e sulle autovetture di lusso, da nuove spese bancarie e dall’incremento anticipato della tassa sul tabacco.
Le direttive dell’UE sono recepite più rapidamente
Buone notizie da Bruxelles: gli Stati membri recepiscono sempre più rapidamente le direttive dell’UE nel diritto nazionale, lasciando ben sperare per ulteriori armonizzazioni e liberalizzazioni delle norme. Come sottolinea la Commissione europea nel “Quadro di valutazione del mercato interno”, la trasposizione tempestiva delle direttive è una premessa essenziale per raggiungere gli obiettivi posti dalle direttive. Gli Stati membri più rapidi nel trasporre le direttive sono Malta
e Lettonia. I progressi più sorprendenti nel periodo in rassegna (maggio-ottobre 2012) sono stati però conseguiti dalla Repubblica Ceca e dalla Grecia. Un totale di 16 Paesi ha raggiunto il deficit medio di recepimento dell’1% auspicato dall’UE (si tratta della percentuale delle direttive in materia di mercato interno non recepite in tempo negli ordinamenti nazionali). Tale quota non è stata invece raggiunta da Lussemburgo, Romania, Finlandia, Gran Bretagna, Austria, Portogallo, Slovenia, Belgio, Cipro, Polonia e Italia. Ciononostante, i 27 Stati membri sono riusciti a ridurre il deficit medio di recepimento dall’1,2% allo 0,9%. Commissione europea: Quadro di valutazione del mercato interno: La prestazione degli Stati membri è migliorata http://europa.eu/rapid/press-release_IP-12-1080_it.htm
Nuova legge sulla concorrenza negli Emirati Arabi Uniti
Una nuova legge sulla concorrenza è entrata in vigore il 23 febbraio 2013 negli Emirati Arabi Uniti (EAU) volta ad attirare ulteriori investimenti esteri grazie a misure di liberalizzazione. Si tratta della prima legislazione in questa forma negli EAU: finora, la concorrenza era regolamentata in singole disposizioni di diverse leggi che sono state raccolte, aggiornate e migliorate per soddisfare gli standard internazionali. Gli Emirati intendono consentire una maggiore trasparenza, un’entrata facilitata sul mercato e un miglioramento delle condizioni quadro economiche per gli investitori esteri e le imprese straniere. Tuttavia, la nuova legge non vige in tutti i rami. Infatti, non trova applicazione nelle telecomunicazioni, nelle industrie del petrolio e del gas naturale, nei settori finanziario, farmaceutico, dei trasporti, della distribuzione elettrica e dell’approvvigionamento idrico. Inoltre, gli EAU rivendicano il diritto di introdurre misure restrittive anche in altri rami e ambiti se lo sviluppo economico o la tutela dei consumatori le rendessero necessarie. K&L Gates – Legal Insight: UAE Legislative Update – The UAE Promulgates a Competition Law http://documents.jdsupra.com/e2971749-99ff-430f-892c94dadeac83b2.pdf Wragge & Co: New Competition Law in the UAE www.wragge.com/analysis_9412.asp
L’Osec apre un ufficio commerciale in Qatar
Non solo il Qatar è il Paese più ricco al mondo, ma negli ultimi anni ha saputo acquisire maggior importanza e rinomanza sia a livello di politica geografica che economica. La Svizzera ha aperto un’ambasciata a Doha nel marzo 2012 e l’Osec segue ora con un ufficio commerciale, che fornirà consulenza alle imprese svizzere intenzionate a entrare sul mercato locale: un mercato di piccole dimensioni, ma con consumatori benestanti desiderosi di acquistare prodotti finora inaccessibili. L’ufficio commerciale ubicato presso la rappresentanza svizzera a Doha e gestito da Sarra Messaoudi è stato aperto con una tempistica opportuna sotto diversi punti di vista: Accordo di libero scambio AELS-GCC L’Accordo di libero scambio tra gli Stati dell’AELS (Svizzera, Norvegia, Liechtenstein e Islanda) e il Consiglio di Cooperazione del Golfo (di cui il Qatar è membro insieme ad Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Oman, Kuwait e Bahrein) entrerà in vigore non appena sarà stato ratificato dagli Emirati. Cresce il commercio bilaterale con la Svizzera Nel 2012, il commercio bilaterale tra Svizzera e Qatar è tornato a crescere dopo due anni di cali. Il volume dell’export rossocrociato verso lo Stato del Golfo nei primi undici mesi dell’anno
scorso si attestava a 556,7 milioni di franchi, superando quello dell’intero 2011 (385,8 milioni) e del 2010 (391,8). I prodotti più venduti sono i gioielli, gli orologi, i macchinari, i farmaci, i metalli preziosi nonché le pietre preziose e gemme. Tra gennaio e novembre 2012, il Qatar ha esportato in Svizzera merci per 227,6 milioni di franchi (2011: 132,0 milioni). Vasto ampliamento dell’infrastruttura Nei prossimi anni, il Qatar aumenterà gli investimenti destinati all’infrastruttura e alla diversificazione dell’economia, ancora molto dipendente dall’industria petrolifera e del gas. Secondo la “National Development Strategy” lanciata nel 2011, 100 miliardi di dollari saranno impiegati fino al 2016 per costruire porti marittimi e aeroporti, strade, metropolitane, ferrovie, un ponte diga verso il Bahrein, la città degli studi Education City, l’ospedale Sidra, per ampliare la distribuzione di acqua e la produzione elettrica e, infine, per numerosi progetti urbani. In vista dei Campionati mondiali di calcio nel 2022, il maggior evento sportivo mai organizzato su suolo arabo, il Qatar sta realizzando un vasto e ambizioso ampliamento delle infrastrutture di trasporto e turistiche. Nell’ambito della diversificazione economica, il Qatar si concentra sull’industria di trasformazione del gas (progetti riguardanti il gas naturale liquefatto) e su quella petrolchimica nonché sulla produzione di alluminio. Intende altresì sviluppare l’industria delle celle solari e sta valutando se fare altrettanto nei settori dei prodotti high-tech e dei servizi. Forte crescita del PIL La crescita del PIL in Qatar ha superato il 15% negli ultimi quattro anni e ha sfiorato il 19% nel 2011. Si prevede un calo al 6% nel 2012 dovuto alla conclusione di numerosi progetti infrastrutturali riguardanti il gas naturale, percentuale che però consente al Qatar di rimanere una delle nazioni con la più rapida crescita al mondo. Profilo del consumatore medio Con un PIL pro capite di 100’000 dollari, il Qatar è una delle nazioni più ricche al mondo, se non la più ricca in assoluto. Solo 250’000 degli 1,7 milioni abitanti sono di nazionalità qatarina, ma si tratta di forti consumatori con ampie risorse finanziarie che corrispondono ai clienti ideali dei produttori svizzeri: esigenti e disposti a spendere. A questo si aggiunge il fatto che il Paese dipende molto dalle importazioni a causa di un’economia piuttosto monotematica: i generi alimentari, i beni di consumo e quelli di investimento devono essere acquistati, e in grandi quantità, all’estero. Contatto: Swiss Business Hub GCC, Commercial Office Doha, c/o Embassy of Switzerland, Sarra Messaoudi, Governor West Bay Residence, Suite 3602 36F, Qatar, tel. +974 44 45 15 67, e-mail sarra.messaoudi@eda.admin.ch Informazioni paese Qatar www.osec.ch/it/country/Qatar Segreteria di Stato dell’economia SECO: rapporto economico Qatar (ottobre 2012, in lingua francese) www.seco.admin.ch/themen/00513/00561/00562/index. html?lang=it&download=NHzLpZeg7t,lnp6I0NTU042l2Z6ln1a cy4Zn4Z2qZpnO2Yuq2Z6gpJCFeoB_gWym162epYbg2c_JjKbNoKSn6A—
Il nuovo diritto societario in India segue parametri internazionali
Il nuovo diritto societario in India ha superato lo scoglio del Parlamento. La «Companies Bill» in gestazione da 20 anni potrebbe quindi presto consentire all’India di avere un diritto societario che soddisfi gli attuali criteri del commercio internazionale. Bar&Bench: The Companies Bill 2012 passed in the Lok Sabha: Highlights of the Bill
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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino
http://barandbench.com/brief/2/3053/the-companies-bill2012-passed-in-the-lok-sabha-highlights-of-the-bill India – Ministry of Corporate Affairs: Companies Bill 2012 www.mca.gov.in%2FMinistry%2Fpdf%2FThe_Companies_ Bill_2012.pdf&ei=1LMHUcuRAeSS4ATBtoH4Dw&usg=AFQj CNH7qlKkVsfYQGLE-ZjseR7EzundMg&bvm=bv.41524429,d. Yms
Salari minimi in Cina
La Cina è nota come stato unitario e centralizzato, ma la sua struttura rimane federale ed eterogenea sotto numerosi aspetti. I salari minimi, per esempio, in linea di massima sono stabiliti a livello regionale, ma possono anche essere determinati dal comune e di conseguenza, possono variare tra i 90 franchi mensili di Jiangxi e i 220 franchi di Shenzhen. China Briefing pubblica una panoramica dei salari minimi per provincia, città e distretto. China Briefing: A Complete Guide to Chinas Minimum Wage Levels by Province, City and District www.china-briefing.com/news/2013/01/28/a-complete-guideto-chinas-minimum-wage-levels-by-province-city-and-district. html
Shanghai progetta la prima zona franca cinese
Il governo centrale sembra sostenere il progetto di Shanghai, che intende diventare la prima zona franca della Cina continentale. Il progetto pilota sarà lanciato verosimilmente alla fine dell’anno corrente. In un primo tempo, la zona franca comprenderà il porto in acque profonde di Yangshan, l’aeroporto di Pudong e il porto marittimo di Waigaiqaio. Nel caso fosse un successo, sarebbe ampliata già nel 2017. Le imprese site nella Shanghai Pudong Free Trade Zone beneficeranno non solo di agevolazioni fiscali e doganali, ma anche di un allentamento delle disposizioni finanziarie. Infatti, per la prima volta potranno tenere conti operativi in valuta estera su suolo cinese senza sottostare ai severi controlli delle autorità. In generale, effettuare investimenti e operazioni finanziarie transfrontaliere risulterà più semplice. China Briefing: Shanghai to Create China’s First Free Trade Zone www.china-briefing.com/news/2013/01/29/shanghai-to-createchinas-first-free-trade-zone.html
Nuove regole per l’imposizione degli stranieri attivi in Vietnam
Il fisco ha pubblicato le linee guida di attuazione per l’imposizione dei lavoratori stranieri attivi in Vietnam, secondo le quali i dipendenti dovranno versare le imposte sul reddito solo se lavorano 183 giorni o più nel primo anno di calendario che trascorrono nel Paese. Vietnam Briefing: Personal Income Tax Finalization for Foreigners in Vietnam www.vietnam-briefing.com/news/update-personal-tax-finalization.html/
Gettate le basi per la più grande zona di libero scambio al mondo
Sono state gettate le basi per la realizzazione della più grande zona di libero scambio al mondo, che comprenderà la Cina, il Giappone, la Corea del Sud, l’India, gli Stati dell’ASEAN, l’Australia e la Nuova Zelanda. I negoziati per la creazione del “Re-
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gional Comprehensive Economic Partnership” (RCEP) saranno avviati nel corso del 2013 e termineranno a fine 2015. Il RCEP potrebbe quindi già entrare in vigore tra tre anni. Il partenariato economico, che comprenderà 16 nazioni, la metà della popolazione mondiale e un terzo del volume globale delle esportazioni, intende soprattutto ridurre i dazi doganali ed eliminare gli ostacoli amministrativi negli scambi transfrontalieri tra gli Stati membri nonché migliorare la tutela reciproca degli investimenti. Come dichiarato dai promotori, l’obiettivo è di creare un contesto favorevole che faciliti il commercio e gli investimenti. A questo scopo, le disposizioni andranno oltre quanto convenuto, per esempio, nell’accordo di libero scambio stipulato nell’ambito dell’ASEAN. China.org/China Daily: China supports Asian free-trade area www.china.org.cn/world/2012-11/20/content_27164932.htm China Briefing: China to Join RCEP, Creating Massive Free Trade Area with ASEAN, India, and Japan www.china-briefing.com/news/2012/11/09/china-to-join-rcepcreating-massive-free-trade-area-with-asean-india-and-japan. html
Il Messico riduce i dazi sui prodotti agricoli e chimici
Il Messico ha annunciato di voler ridurre progressivamente i dazi all’importazione su circa 500 prodotti agricoli e chimici. Si tratta soprattutto di prodotti che non sono fabbricati nel Paese oppure lo sono in quantità insufficiente. A titolo d’esempio, entro il 2017 i dazi su numerosi formaggi saranno ridotti dal 125% al 45% mentre quelli sul latte in polvere caleranno dal 63% al 45%. Diario oficial de la federación: Decreto por el que se modifican la Tarifa de la Ley de los Impuestos Generales de Importación y de Exportación http://dof.gob.mx/nota_detalle.php?codigo=5279005&fec ha=23/11/2012 Germany Trade and Invest GTAI: Mexiko senkt Zölle für Agrarund Chemieprodukte w w w. g t ai.d e / GTAI / Navig a tio n / D E / Tr a d e / Re cht-Zoll / zoll,did=720880.html
Un nuovo diritto del lavoro in Messico
Un nuovo diritto del lavoro è entrato in vigore in Messico lo scorso 1° dicembre 2012, che allenta le disposizioni nei confronti dei datori di lavoro, consentendo una maggiore flessibilità e competitività. Ecco una panoramica delle principali novità: • allentamento della protezione dal licenziamento, finora molto rigida; • riconoscimento di nuovi modelli di lavoro (contratti a tempo determinato, telelavoro); • disposizioni sui contenuti dei contratti di lavoro; • norme in materia di lavoro interinale; • riconoscimento di nuovi modelli retributivi (fatturazione su base oraria); • introduzione di un paragrafo sulla non discriminazione. Godfrey & Kahn Updates: Mexican Federal Labor Law Reform: Opportunities and Challenges for Employers with Operations in México ht tp: // w w w.gklaw.co m /new s .cfm?a ction = pub _ detail&publication_id=1240
Il Brasile richiede fatture dettagliate con dati fiscali
Dal 10 giugno 2013 le imprese in Brasile dovranno menzionare sulla fattura i dati fiscali relativi a ogni prodotto e servizio messo in conto.
Ecco le imposte prelevate a livello federale, statale e comunale di cui occorrerà tener conto: • imposta statale sulla cifra d’affari/IVA (Imposto sobre a Circulação de Mercadorias e Serviços, ICMS); • imposta comunale sui servizi (Imposto sobre Serviços, ISS); • imposta federale sui prodotti industriali (Imposto sobre Produtos Industrializados, IPI); • tassa sulle operazioni finanziarie (Imposto sobre Operações Financeiras, IOF); • contributo per il programma di integrazione sociale (Contribuição para o Programa de Integração Social, PIS); • contributo per il finanziamento della previdenza sociale (Contribuição para o Financiamento da Seguridade Social, COFINS); • contributo per l’intervento economico (Contribuição de Intervenção no Domínio Econômico, CIDE). Ernst&Young: Brazil – Companies are required to detail taxes on invoices and receipts http://tmagazine.ey.com/news/ibfd/brazil-companies-requireddetail-taxes-invoices-receipts/
Aumento del personale per l’agenzia brasiliana di controllo dei generi alimentari e dei farmaci
In Brasile, la procedura di autorizzazione per farmaci, apparecchiature mediche e generi alimentari può protrarsi per oltre un anno. L’agenzia preposta (Agência Nacional de Vigilância Sanitária, ANVISA) ricorre ora a un aumento straordinario del personale nel tentativo di abbreviare il tempo di attesa per la registrazione dei prodotti. ANVISA è spesso criticata per la durata eccessiva dell’iter procedurale. Un prodotto dovrebbe essere registrato oppure rifiutato entro 90 giorni dal deposito della domanda, invece la procedura spesso oltrepassa l’anno. Secondo quanto indicato dall’agenzia stessa, il motivo risiede nel sovraccarico di lavoro e nella penuria di personale, situazione aggravatasi nel 2012 a causa di un lungo sciopero. Fondata nel 1999, l’ANVISA impiega 2’000 collaboratori che verificano sia i farmaci che le apparecchiature mediche e i generi alimentari (e inoltre, anche le domande di brevetto). Il personale è reclutato prevalentemente con concorsi, che però sono rari: infatti, l’ultimo risale a cinque anni fa. Il governo autorizza ora l’agenzia a sostituire almeno 165 dipendenti uscenti e a impiegarne altri 60 tramite agenzie di lavoro interinale. Negli ultimi tempi, l’ANVISA ha anche intensificato lo scambio di esperienze a livello internazionale, concludendo per esempio un protocollo di intesa/confidenzialità con Swissmedic per facilitare la collaborazione e lo scambio di informazioni. Tuttavia, si è ancora lontani dalla conclusione di un accordo svizzero-brasiliano di reciproco riconoscimento delle autorizzazioni per farmaci.
Guida per gli investitori in Cile
Il Cile appartiene alle nazioni latinoamericane che vantano un boom economico. Il successo del Paese si manifesta anche nell’aumentato flusso di investimenti diretti esteri, che avrà spronato a sua volta il Governo a pubblicare un nuovo “Foreign Investor Guide” per attirarne altri. La panoramica su 65 pagine fornisce le informazioni essenziali per gli investitori interessati al Cile. Foreign Investment Committee Chile: Foreign Investor Guide Key information for investing in Chile (in inglese) www.foreigninvestment.cl/images/stories/pdfs/publicaciones/ foreign_investors_guide_in_chile.pdf Guía del inversionista extranjero: información clave para invertir en Chile (in spagnolo)
www.inversionextranjera.cl/images/stories/pdfs/publicaciones/ Guia_del_Inversionista_Extranjero_en_chile.pdf
Le domande di brevetto superano per la prima volta i 2 milioni
La crisi non frena l’innovazione. Anzi, stimola la creatività poiché rappresenta l’unica possibilità per molte aziende di sopravvivere nei mercati internazionali sempre più competitivi. In questo contesto, non stupisce che le domande di brevetto continuino ad aumentare. Nel 2011, sono progredite del 7,8% per attestarsi a 2,14 milioni, superando per la prima volta la soglia dei 2 milioni. A livello nazionale, la Cina detiene il primato delle domande di brevetto (526’412), seguita dagli USA (503’582) e dal Giappone (342’610). L’aumento più forte dei depositi è stato registrato in Cina (+34,6%), Hong Kong (+15,3%) e Sudafrica (+13,5%). Le imprese giapponesi sono le più innovative: a livello mondiale, nel 2011 hanno depositato 472’417 domande di brevetto. Il secondo posto spetta alle aziende cinesi con 435’608 richieste (+41,3% rispetto all’anno precedente), che per la prima volta superano i concorrenti statunitensi (432’298). A livello settoriale, si registra l’incremento maggiore nella comunicazione digitale (+8,1%) e nelle energie pulite (+8%). In cifre assolute, il ramo che conta più domande di brevetto è la tecnologia informatica. Nel 2011, in Svizzera è stato depositato un numero modesto di domande di brevetto: solo 2’043. Tuttavia, le imprese rossocrociate si confermano tra le più innovative al mondo: con 37’477 domande, si sono piazzate al ragguardevole 6° posto. WIPO World Intellectual Property Organisation: World Intellectual Property Indicators – 2012 Edition www.wipo.int/ipstats/en/wipi/index.html
Le maggiori tendenze globali: uno sguardo al futuro
Chi intende competere con la concorrenza internazionale deve sapere già oggi cosa sarà richiesto domani, essere in grado di valutare i risvolti commerciali degli sviluppi geopolitici e demografici nonché le nuove esigenze e tendenze che ne possono derivare e, infine, saperne trarre profitto. L’OCSE e lo statunitense National Intelligence Council hanno osato volgere lo sguardo al lontano futuro per individuare le tendenze globali fino all’anno 2060. OECD: Looking to 2060: Long-term growth prospects for the world www.oecd.org/eco/economicoutlookanalysisandforecasts/lookingto2060.htm National Intelligence Council: Global Trends 2030 – Alternative Worlds (summary) www.dni.gov/files/documents/Interactive Le Menu.pdf National Intelligence Council: Global Trends 2030 – Alternative Worlds www.dni.gov/index.php/about/organization/national-intelligence-council-global-trends
Osec
Corso Elvezia 16 Casella postale 5399 – CH-6901 Lugano Tel. +41 91 911 51 35/37 Fax +41 91 911 51 39 info.lugano@osec.ch www.osec.ch
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Commercio estero di Monica Zurfluh, Responsabile Osec Ticino e Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti
Carnet ATA: uno strumento importante e utile per le aziende esportatrici
Monica Zurfluh
Marco Passalia
Sarà il 72° Stato ad aderire alla Convenzione A.T.A.: stiamo parlando dell’Albania che dal 25 febbraio 2013 può utilizzare il Carnet ATA, un documento fondamentale che permette di ammettere temporaneamente (esportazioni e importazioni temporanee) determinati beni in franchigia di tributi, ovvero senza pagare i dazi doganali. Strumento molto utile soprattutto per chi è attivo nel commercio con l’estero ed è molto utilizzato dalle aziende visto che riguarda soprattutto merci sotto forma di campioni commerciali, materiale professionale o merce destinata a fiere o manifestazioni simili.
Un po’ di storia
Nel 1961, l’Organizzazione mondiale delle dogane (OMD), allora conosciuta come il Consiglio di cooperazione doganale (CCC), ha adottato la “Convenzione doganale sul Carnet ATA per l’ammissione temporanea di merci”. Oggi l’OMD gestisce le varie convenzioni internazionali sull’ammissione temporanea delle merci, tra cui la Convenzione di Istanbul che combina in un unico strumento i vari accordi. Il Carnet ATA, acronimo di Admission Temporaire - Temporary Admission, può essere ottenuto presso le Camere di commercio ed esonera il suo titolare dal pagamento dei tributi al passaggio temporaneo dei confini.
Come funziona
Il Carnet ATA ha una validità di un anno a partire dal giorno della sua emissione e può essere utilizzato per più passaggi attraverso le dogane dei Paesi aderenti al sistema ATA: per l’importazione, l’esportazione o il transito. Per ricevere questo documento bisogna adempiere alcuni requisiti fondamentali. Innanzitutto è necessario stabilire il Paese di destinazione della merce, controllando che abbia aderito alla Convenzione. In seguito, bisogna valutare il tipo di merce e il suo scopo. L’ammissione temporanea è infatti valida per campioni commerciali, materiale professionale o merce destinata alla presentazione durante esposizioni, fiere, congressi o manifestazioni simili. A proposito di materiale professionale, alcune tipologie di merci sono esplicitamente escluse dalle relative convenzioni internazionali semplicemente perché non rispecchiano l’obiettivo finale di rendere più agevoli le relazioni commerciali a livello internazionale. Ad esempio le merci necessarie per l’esecuzione di lavori in ambito edile (come una gru o una betoniera) sono escluse dall’utilizzo del Carnet e perciò occorrerà fare richiesta alle autorità doganali di un altro tipo documento per l’ammissione temporanea. Sono inoltre esclusi dall’utilizzo del Carnet ATA “quei beni destinati ad un
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uso nella fabbricazione industriale, per il condizionamento di merci o, sempre che non si tratti di un’attrezzatura manuale, nello sfruttamento di risorse naturali, nella costruzione, nella riparazione o nella manutenzione di immobili, per l’esecuzione di lavori di terrazzamento o di lavori analoghi” (per maggiori precisazioni rimandiamo alla Convenzione di Istanbul dove viene riportata una lista non esaustiva delle diverse categorie di materiale professionale utilizzabile con il Carnet ATA: www. admin.ch/ch/i/rs/i6/0.631.24.it.pdf). Il principio commerciale e di semplificazione burocratica alla base del Carnet ATA consiste nel passaggio temporaneo da una o più dogane di una o più merci che devono ritornare – entro un anno – nel Paese di partenza senza aver subito modifiche di alcun genere. Per questo motivo sono esclusi tutti i materiali di consumo, i depliant, i prodotti deperibili, le merci destinate ad operazioni di trasformazione o riparazione, ecc..
I vantaggi
72 Paesi in tutto il mondo hanno adottato questo sistema per permettere un’ammissione più rapida delle merci al passaggio della dogana (elenco completo su www.ataswiss.ch). Solo per Taiwan occorre richiedere un Carnet specifico, chiamato CPD China-Taiwan. In generale, però, è importante sottolineare che, con un documento standardizzato come il Carnet ATA, diventa decisamente più facile permettere alle merci di spostarsi all’interno di questi Paesi senza pagare i tributi doganali, purché si rispetti il limite massimo di tempo di un anno ed il documento venga compilato nel rispetto delle procedure che lo regolano.
Le garanzie
Il Carnet ATA è rilasciato nel nostro Cantone dalla Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti). Questo documento doganale è parte di una catena internazionale garante degli eventuali tributi doganali richiesti che è gestita dalla WCF (World Chambers Federation). La Cc-Ti, come i suoi istituti gemelli nel mondo, ha la funzione di garante nei confronti della propria Amministrazione doganale ed è tenuta ad anticipare alle Autorità doganali le somme che si rendessero necessarie pagare per irregolarità riscontrate nell’utilizzo dei Carnet. Per questo motivo, al momento del rilascio del documento di ammissione temporanea, la Cc-Ti richiede a sua volta una garanzia al fine di proteggersi da eventuali rischi a suo carico. Alla chiusura del Carnet ATA ed in assenza di irregolarità, la Cc-Ti provvede naturalmente a sbloccare la cauzione richiesta (in contanti o sottoforma di fideiussione bancaria o assicurativa). Per facilitare l’operazione e renderla più fruibile, si può richiedere il Carnet ATA anche attraverso il sito Internet www.ataswiss.ch. Con una semplice operazione di registrazione, si può compilare il formulario elettronico ed avere l’accesso per richiedere i documenti doganali, elaborarli e inoltrare l’emissione in ogni momento. Per concludere, è importante chiarire che l’utilizzo del Carnet ATA permette alle aziende, ma anche ai privati, di agevolare i passaggi in dogana per tutti quei beni destinati a fiere, esposizioni o altro. Come annunciato in entrata, anche l’Albania ha aderito proprio recentemente alla Convenzione e nel prossimo futuro molti altri Paesi permetteranno l’utilizzo di questo documento per rendere più scorrevole l’ammissione temporanea
Fiere internazionali
Mach-Tool Poznan, 4 - 7 giugno 2013
La fiera, che presenta le novità nell’ambito delle macchine utensili, intende stimolare le innovazioni e lo scambio tecnologico con l’industria nonché promuovere le ultime tendenze e soluzioni che consentano di produrre in modo più rapido, semplice e redditizio. I prodotti presentati comprendono le macchine utensili per la lavorazione dei metalli, per la lavorazione a freddo e a caldo, i laminatoi, gli utensili, gli strumenti di misurazione per l’officina e per il laboratorio, le macchine e i dispositivi per il montaggio, i manipolatori industriali, i robot e altri. Nel corso della precedente edizione, cui hanno partecipato 937 espositori provenienti da 30 nazioni, nove padiglioni moderni hanno ospitato centinaia di macchine e dispositivi d’avanguardia per settori industriali chiavi quali l’ingegneria, il ramo automobilistico, l’aviazione, la costruzione navale, la ferrovia, gli armamenti, il settore medico e le attività minerarie. Erano esposti complessivamente equipaggiamenti per oltre 2’000 tonnellate. Il salone offre anche un servizio di ricerca di investitori curato dal “Centre for Consultancy and Innovative Solutions”. Lo SWISS Pavilion è organizzato dalla Polish-Swiss Chamber of Commerce in collaborazione con lo Swiss Business Hub Poland. Informazioni generali sulla fiera: www.machtool.mtp.pl/en Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/48089?lforce=1
Anuga Colonia, 5 - 9 ottobre 2013
Questo salone è organizzato ogni due anni a Colonia, in alternanza con la fiera SIAL di Parigi. Si tratta del maggior evento mondiale del settore alimentare ed è molto apprezzato sia dagli espositori, sia dai visitatori, per la grande visibilità e popolarità di cui gode. L’Anuga riflette le tendenze osservate sul mercato e, inoltre, lo influenza. La fiera è regolarmente adattata alle esigenze del ramo e si articola attorno ai seguenti dieci settori: Anuga Fine Food, Drinks, Chilled & Fresh Food, Meat, Frozen Food, Dairy, Bread & Bakery/Hot Beverages, Organic, Foodservice e RetailTec con come “Special Topic” il WellFood Forum. L’offerta nazionale e internazionale, chiaramente strutturata, riflette quindi l’insieme del mercato mondiale in tutta la sua diversità. La precedente edizione nel 2011 ha registrato la partecipazione di 6’743 espositori provenienti da 97 paesi su una superficie espositiva di 284’000 mq. I visitatori sono stati 154’516 provenienti da 185 nazioni, di cui il 62% esteri. Il padiglione ufficiale SWISS Pavilion, organizzato dall’Osec in collaborazione con la Federazione delle Industrie Alimentari Svizzere FIAL e lo Swiss Business Hub Germany, si trova nel settore specializzato Anuga Fine Food. Switzerland Cheese Marketing AG allestisce invece uno stand collettivo svizzero nel settore Anuga Dairy. Informazioni generali sulla fiera: www.anuga.de Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/53126?lforce=1
Il meglio del Made in Switzerland
Biotechnica Hannover, 8 - 10 ottobre 2013
Biotechnica rappresenta l’evento europeo di punta delle scienze e delle tecniche del mondo vivente. Riunisce tutti i principali attori del settore delle biotecnologie nonché le multinazionali della farmacia, della medicina, della chimica e dell’ambiente. Copre tutti i rami, dalla biotecnologia di base alle attrezzature, la bioinformatica e i servizi nei cinque ambiti di applicazione: farmaceutica/medicina, industria alimentare, agricoltura, chimica e ambiente. Il settore espositivo presenta la catena di valore aggiunto dell’industria biotech dall’inizio alla fine, con quattro mercati principali: BioServices, Innovation in Food, Industrial Biotechnology e, dal 2013, Personalized Medicine. I nuovi temi trattati sono la bioeconomia, l’industria sanitaria e l’ingegneria biomedica. La fiera propone anche conferenze, eventi di partnering e una premiazione: l’European Biotechnica Award con un premio di 75’000 euro, che nel 2011 è stato vinto dall’organizzazione svizzera di trasferimento di tecnologia Unitectra delle Università di Basilea, Berna e Zurigo. Nel 2011, Biotechnica ha accolto 618 espositori e 11’000 visitatori provenienti da 28 nazioni (ben +24% rispetto all’edizione precedente). Dal 2013, Biotechnica accoglierà un Paese partner: la prima nazione scelta è la Svizzera. Lo SWISS Pavilion allestito dall’Osec in collaborazione con Swiss Biotech, Swiss Biotech Association e lo Swiss Business Hub Germany beneficerà di un’ubicazione privilegiata e sarà al centro di eventi e varie attività di marketing, con un fitto programma volto a presentare l’importanza e i punti di forza dell’industria rossocrociata delle biotecnologie. Informazioni generali sulla fiera: www.biotechnica.de Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/45172
Informazioni sugli “Swiss Pavilion”: WWW.OSEC.CH/FIERE
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Vita dei Soci
Sviluppo di SOLUZIONI: contributo immediato e garanzia di un futuro fertile! Lo leggiamo, sentiamo e percepiamo dappertutto: chi non va a tempo… col tempo se ne va. Chi adotta una strategia difensiva per non cambiare nulla, perderà anche quello che vuole mantenere. Questo vale sia per gli individui sia per le organizzazioni. Mai come nella nostra epoca, lo sviluppo di soluzioni – siano esse in prodotti, servizi o processi – è un fattore critico di sopravvivenza. Il fattore di successo primario di un’azienda, è la sua capacità di creare soluzioni e diventare così più efficiente e produttiva: questa è l’unica ragione per investire nel futuro. Non sono i soldi che creano le idee, sono le idee che creano soldi! Ed è anche vero che è spesso insufficiente incaponirsi nel miglioramento continuo della candela: piuttosto, come posso portare la luce nel mondo in modo NUOVO?! Gli ingredienti da mettere in pentola per pensare ed agire con un orientamento innovativo sono diversi. Accanto ad un processo consolidato, che sostenga tutte le fasi dell’innovazione, l’atteggiamento delle persone verso l’attiva configurazione del futuro e le apposite tecniche di creatività costituiscono la base necessaria per portare veramente il nuovo nel mondo. Oggi più che mai, la capacità di lasciarsi alle spalle abitudini e schemi mentali inadatti per creare il nuovo con il quale affrontare e gestire i repentini cambiamenti dell’ambiente è imprescindibile per un successo duraturo. Sin dalla sua fondazione, nel 1970, l’ICA ha sviluppato e fatto sue le competenze nel campo della creatività e dell’innovazione. I nostri servizi mirano a: – Apertura e curiosità – Creatività e forza creatrice – Coraggio e capacità d’entusiasmare – Pensare fuori dagli schemi e flessibilità – Sviluppare visioni e capacità di resistenza
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Queste qualità le alleniamo in seminari attitudino-esperienziali, officine delle idee, workshop sulla creatività, processi di sviluppo e conferenze interattive. Nella dimensione ‘Azienda’, accompagniamo lo sviluppo della cultura dell’innovazione, moderiamo processi d’innovazione e organizziamo eventi sulla creatività e l’innovazione. Lo sviluppo di proprie tecniche e formati (ad esempio “Brainstomp©” o “Salone dell’innovazione”) e la costante verifica scientifica, che si esplica attraverso l’insegnamento in università e istituti superiori di qualificazione professionale, evidenziano la nostra capacità innovativa nel sostenere le organizzazioni nella ricerca del nuovo. Questioni chiave nel settore di competenza ‘Creatività & Innovazione’ sono ad esempio: • Come troviamo idee entusiasmanti per la nostra azienda e/o il nostro settore che ci assicurino il vantaggio competitivo attraverso l’unicità? • Come cercare un concetto di prodotto innovativo, il nome di un prodotto o un’idea di marketing? • Come usare il potenziale creativo dei nostri clienti per la nostra organizzazione? • Come possiamo rompere le regole del nostro mercato e definirne di nuove? • Come sviluppare e sfruttare al meglio il potenziale creativo e innovativo dei nostri collaboratori? • Come creare una cultura aziendale in cui l’innovazione diventi una dimensione fondamentale?
Seminario InnoMindset ® L’atteggiamento consapevole per il vantaggio innovativo di lunga durata
14-16 maggio 2013 Contenuti Nel seminario InnoMindset® si lavora sulla rilevanza del pensiero creativo e dell’agire con un orientamento innovativo. I blocchi di pensiero vengono superati: si crea il NUOVO con entusiasmo e divertimento. Il potenziale creativo di individui e organizzazioni viene impiegato al meglio e trasferito su progetti concreti, che creano valore aggiunto. Voci dai partecipanti “Molto efficace. Sono ora in grado di affrontare meglio il rischio e ho più coraggio nell’affrontare le situazioni: in fin dei conti sono uno di quelli che scrive le regole. Oggi imposto i miei meeting diversamente, decido più in fretta e meglio e la quantità di nuove idee che viene integrata nel processo ufficiale di innovazione aumenta quotidianamente. Non potrebbe essere meglio di così. Grazie!” Raffaele Paganini – Innovation Manager, Whirlpool Corporation (www.whirlpool.com) “Il seminario ha superato le mie aspettative. Ho apprezzato in particolare le modalità non convenzionali, i differenti fattori per l’innovazione e il modo empatico e allo stesso tempo positivamente provocatorio con in cui il trainer ci ha accompagnati fuori dalla nostra zona di comfort. Ora penso di più oltre il mio naso e oso affrontare situazioni veramente nuove. Questo seminario porta le persone alla fonte della propria creatività, ispirazione e a scoprire il potere della propria intuizione”. Michael Niedermair – Outplacement Manager voestalpine (www.voestalpine.com) “Professionalmente traggo i maggiori benefici dal ritrovato coraggio nel portare avanti i cambiamenti e dalla messa in discussione di processi già consolidati. Mi assumo le mie responsabilità senza paura di sbagliare e guardo le cose da più punti di vista. Ho riscoperto le mie doti creative e mi sento quindi più forte. Durante il seminario il collegamento tra gli obiettivi e i valori dell’azienda mi è diventato via via sempre più chiaro”. Gordian Paieri- Finance & Controlling Manager Schindler Electronics (www.schindler.com)
L’ASQ e la ATST, in collaborazione con HR Ticino e ASIO, organizza un incontro su un tema quanto mai attuale:
Chi vuole condurre gli altri, deve prima imparare a condurre se stesso! Giovedì, 28 marzo 2013 – ore 18.15-20.45 Parco Maraini, Lugano Leadership, management by objectives, agire orientato all’imprenditorialità, iniziativa personale, innovazione continua e risoluzione dei problemi sono sulla bocca di tutti. Ma come si passa dal sapere all’agire? La qualità dell’attitudine e della consapevolezza, con cui le persone si pongono nei confronti del loro lavoro e del loro stesso agire, determina sempre di più il successo e il fallimento delle aziende. Alla questione della leadership e della consapevolezza di sé, vogliamo dedicare questo evento presso il Parco Maraini (partner dell’evento) con un trainer d’eccezione chiamato da più di un decennio a sostenere piccole e grandi aziende in Europa e oltre oceano nel cammino verso la realizzazione delle loro visioni, aziendali e/o personali. Relatore: Giovanni Franco, Partner & Trainer ICA Condizioni di partecipazione: Gratuito per i soci delle 4 associazioni. Non soci: contributo spese CHF 20.Iscrizioni: andrea.maurin@wsi-lugano.ch Tel. +41 91 921 23 23
Durata Il seminario interaziendale inizia il martedì alle ore 10.00 e termina il giovedì alle ore 16.30 circa Iscrizioni www.ica.ch
ICA (Svizzera) Istituto per la Creatività Applicata Via Baroffio 4, 6900 Lugano Tel. +41 91 921 45 15 Fax. +41 91 921 45 16 www.ica.ch
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Vita dei Soci
Il futuro comincia qui A proposito di Swiss Life I nostri valori sono: Perizia
Offriamo soluzioni di prim’ordine nel settore della previdenza finanziaria. La perizia è radicata nella nostra comprovata competenza specialistica e nella nostra pluriennale esperienza
Vicinanza
Restiamo vicini ai nostri clienti e ai nostri partner e conosciamo le loro esigenze. La vicinanza ci permette di offrire soluzioni ottimali e mirate
Franchezza
Curiamo un dialogo aperto e diretto, sia verso l’interno che verso l’esterno. La franchezza è un atteggiamento che crea fiducia nei confronti del nostro lavoro
Chiarezza
Comunichiamo in modo esplicito e offriamo prodotti e servizi chiari. La chiarezza è una qualità che infonde sicurezza ai nostri clienti e ai nostri partner
Impegno
Ci impegnamo con entusiasmo per conseguire gli obiettivi dei clienti, delle collaboratrici e dei collaboratori nonché degli azionisti. L’impegno crea relazioni a lungo termine, permettendoci di assumere la nostra responsabilità nella società
Le nostre offerte: Assicurazione completa L’assicurazione completa fa al caso delle ditte che, a livello di previdenza professionale delle collaboratrici e dei collaboratori, puntano tutto sulla sicurezza. L’assicurazione completa è una soluzione di previdenza in cui i rischi decesso, invalidità, longevità, così come il rischio d’investimento sono riassicurati al 100% presso una società d’assicurazione. Per le imprese affiliate, dunque, non esiste alcun rischio d’investimento e di tasso d’interesse, dato che i fondi previdenziali delle collaboratrici e dei collaboratori sono garantiti. Il vostro vantaggio: in veste di imprenditori potete dedicarvi completamente alla gestione degli affari. Soluzione semiautonoma Per le ditte che denotano una certa capacità di rischio e che sono, quindi, più propense al rischio, a seconda dei casi può rivelarsi opportuno sostenere un rischio leggermente più elevato. Se non volete lasciarvi sfuggire l’opportunità di realizzare un rendimento supplementare per voi, le vostre collaboratrici e i vostri collaboratori, è consigliabile una fondazione collettiva semiautonoma Nel caso di una soluzione di previdenza semiautonoma vengono riassicurati del tutto o in parte presso una società d’assicurazione unicamente i rischi decesso e invalidità. I rischi di longevità e d’investimento vengono, invece, assunti direttamente dall’istituzione di previdenza. Di conseguenza, il grado di copertura della fondazione è soggetto a oscillazioni. Il vostro vantaggio: a medio termine le oscillazioni degli investimenti consentono di realizzare rendimenti medi più elevati. Servizi casse pensioni Per le casse pensioni autonome è disponibile l’ampia gamma di servizi di Swiss Life Pension Services (SLPS), la controllata di Swiss Life. La consulenza in materia di casse pensioni comprende tutti i servizi di cui si avvalgono l’istituzione di previdenza o il datore di lavoro, come p.es. i calcoli degli accantonamenti, le analisi ALM, la gestione del rischio o le analisi dei profitti e delle perdite. Questa gamma esaustiva di servizi viene offerta dalla controllata
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Swiss Life “Swiss Life Pension Services”. Il vostro vantaggio: le fondazioni autonome decidono in merito all’investimento dei fondi previdenziali. Swiss Life Business Profit Per la prima volta, con Swiss Life Business Profit, i quadri dirigenti hanno la possibilità di scegliere personalmente la strategia d’investimento: essi decidono come investire il capitale di previdenza in ambito sovraobbligatorio della previdenza professionale. Sono disponibili quattro strategie d’investimento: a basso rischio (senza azioni), minima (25% di azioni), moderata (35% di azioni) e massima (45% di azioni). Sono decisive la capacità di rischio personale e le esigenze individuali. Il vostro vantaggio: i quadri dirigenti decidono autonomamente in merito alla strategia d’investimento. Il futuro comincia qui. Non esitate a contattarci: Agenzia generale Lugano Agenzia generale Locarno Roberto Russi Enzo Parianotti Via Nassa 5 Via Ciseri 13a 6900 Lugano 6600 Locarno Tel. +41 91 911 99 11 Tel. +41 91 821 22 00 ag.lugano@swisslife.ch ag.locarno@swisslife.ch
Roberto Russi
Enzo Parianotti
Vita dei Soci
UNESCO sceglie l’oro del Ticino Arriva da uno dei più prestigiosi organi internazionali un grande riconoscimento per la raffineria ticinese PAMP scelta per coordinare le prossime collezioni di monete dedicate ai luoghi patrimonio dell’umanità
Le prossime collezioni di monete e medaglie commemorative dell’UNESCO saranno coordinate, prodotte e distribuite proprio dall’azienda di Castel San Pietro, con la collaborazione di un network di banche centrali, zecche e distributori a livello internazionale in concomitanza con il 40esimo anniversario del World Heritage Convention. La selezione svolta a livello internazionale è durata ben tre anni e alla fine la scelta di partner esclusivo per i prossimi cinque è ricaduta proprio sull’azienda ticinese,
l’unica in grado di adempiere a tutti e 6 i criteri posti come fondamentali da UNESCO. Ed è proprio scorrendo questi requisiti che scopriamo che la sua eccellenza non risiede soltanto nell’essere una delle principali raffinerie a livello mondiale, ma anche un’azienda sempre più presente in tutti i cinque continenti, capace di coordinare una fitta rete vendita promuovendo in modo coordinato i propri prodotti per mezzo di diversi canali. “È un riconoscimento davvero importante” ci dice la Direttrice marketing e vendite di PAMP, la signora Nadia Haroun, “soprattutto nei confronti del lavoro che da anni portiamo avanti per diffondere nel mondo il nostro marchio e i nostri prodotti, in cui crediamo sia per la loro qualità che per la loro componente artistica ed estetica, raggiunta per mezzo dell’utilizzo di tecnologie d’avanguardia.”
Dovremo quindi iniziare a guardare PAMP non più come una semplice raffineria ticinese ma come un’azienda internazionale, un brand, conosciuto in tutto il mondo. “Esatto! Tutto ovviamente parte dall’ottimo lavoro della nostra raffineria, ma la nostra continua crescita e sviluppo deve molto anche allo slancio dato da MKS, gruppo di cui facciamo parte. Abbiamo conquistato clienti in tutto il mondo, siamo diventati partner affidabili per istituzioni come banche centrali e zecche nazionali, instaurando legami
e relazioni in ogni continente, sviluppando la rete vendita, diventando un punto di riferimento per la numismatica.” Ed è proprio questo che UNESCO stava cercando. “Proprio così. Molti dei requisiti richiesti da UNESCO hanno a che fare con la capacità di essere presenti su tutti i mercati e di saper coordinare il lavoro con altre entità, che spesso già conosciamo e con cui abbiamo avuto modo di intessere relazioni di business in passato. È un vero onore per noi poter dimostrare che la nostra eccellenza è davvero a 360 gradi”. Pamp SA Alle Zocche, 6874 Castel San Pietro Tel. +41 91 695 04 50 Fax +41 91 695 04 51 info@pamp.com
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Vita dei Soci
Roman Frei assume la direzione dell’Agenzia di Lugano di Euler Hermes Roman Frei
Euler Hermes Svizzera annuncia con piacere che, dal 1° settembre 2012, il signor Roman Frei, ha assunto la Direzione della nostra agenzia di Lugano. Con lo scopo di sviluppare ulteriormente la qualità dei nostri servizi per i clienti e per i Broker del Cantone Ticino, l’agenzia ha traslocato nei nuovi uffici in Via S. Balestra 31, accanto agli uffici del Servizio Broker Ticino di Allianz Suisse. Roman Frei ha un’esperienza pluriennale nei settori finanziari ed industriali, ciò grazie a cariche che ha ricoperto principalmente presso la Banca Credit Suisse. Soprattutto dispone di tanti anni di esperienza e competenza, nel tessuto Ticinese presso le PMI, nel campo degli affari con clienti aziendali, nel Factoring e nel Leasing dei beni d’investimento. Inoltre, dopo diversi corsi e formazioni, Roman Frei si è diplomato conseguendo un Executive MBA alla SUPSI di Manno e ha frequentato l’università in Economia e Management alla SUPSI. Con le sue capacità possiamo continuare a garantire la qualità del servizio alla clientela, la quale ci ha permesso di diventare leader a livello mondiale nel ramo dell’assicurazione crediti. Euler Hermes è un partner che è orientato al continuo miglioramento nella consulenza per apportare valore aggiunto alle aziende. Questo permette principalmente di garantire la stabilità e la redditività finanziaria, a garantire la crescita aziendale e l’entrata in nuovi mercati, locali ed esteri, senza rischi, come pure la protezione della liquidità e del cash flow. Euler Hermes offre un servizio, con la sua presenza in tutti i paesi, di un monitoraggio continuo delle aziende (dei clienti) e dei relativi Paesi.
Stefan Ruf sarà il nuovo CEO
Ad aprile 2013, Stefan Ruf (49 anni) sarà il nuovo CEO di Euler Hermes Svizzera. All’interno del Gruppo Euler Hermes, il suo predecessore Jules Kappeler assumerà una nuova mansione con ambito di responsabilità allargato in qualità di CEO Nordic Countries. Con Stefan Ruf, Euler Hermes acquisisce un esperto di grande espeStefan Ruf rienza che conosce le esigenze delle imprese svizzere: «Sono lieto di prestare un contributo al mantenimento e alla promozione della piazza industriale
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svizzera insieme a un team competente e di successo. Con i nostri servizi aiutiamo le imprese a rimanere liquide anche in caso di mancato pagamento assicurando in questo modo la loro esistenza. Sosteniamo le imprese nella gestione sicura dei loro affari, in Svizzera e in tutto il mondo.» Dopo aver concluso gli studi di giurisprudenza e di economia alle Università di Neuchâtel e Berna, Stefan Ruf ha svolto una carriera pluriennale presso il Credit Suisse. Da ultimo ha rivestito la carica di Head of Credit Suisse «Special Products Leasing» e ha fatto parte del Consiglio di amministrazione di Credit Suisse Fleetmanagement AG. Stefan Ruf è presidente dell’Associazione svizzera delle società di leasing e nel suo tempo libero è impegnato in veste di presidente dei campionati mondiali annuali di Powerman Duathlon a Zofingen. Dopo aver svolto un’attività pluriennale per Euler Hermes Svizzera, di cui gli ultimi tre anni in veste di CEO, l’ex CEO Jules Kappeler ha cambiato posizione all’interno del Gruppo Euler Hermes: in qualità di CEO Nordic Countries è ora responsabile delle unità di Euler Hermes in Scandinavia e Finlandia.
Euler Hermes: un breve profilo
Euler Hermes è il primo gruppo mondiale dell’assicurazione crediti ed uno dei principali operatori del mercato delle cauzioni e del recupero dei crediti commerciali. Con oltre 6’000 collaboratori presenti in più di 50 paesi, Euler Hermes offre una gamma completa di servizi per la gestione del portafoglio clienti ed ha raggiunto un giro d’affari consolidato di 2,27 miliardi di euro nel 2011. Euler Hermes ha sviluppato una rete internazionale di monitoraggio che permette di analizzare la stabilità finanziaria di 40 milioni di imprese. A fine dicembre 2012, il Gruppo copriva 770 miliardi di Euro di transazioni commerciali nel mondo. Membro del gruppo Allianz, Euler Hermes è quotata all’Euronext di Parigi e beneficia del rating AAda parte di Standard & Poor’s. Presso la sede di Zurigo e le agenzie di Losanna e Lugano, Euler Hermes Svizzera occupa ben 50 collaboratori. Euler Hermes Via S. Balestra 31 6901 Lugano Tel. +41 91 922 73 64 Fax +41 91 922 73 65 www.eulerhermes.ch
Vita dei Soci
Archivstore: la soluzione per tutti i vostri documenti cartacei Archiviare i documenti in sicurezza, ottimizzarne la gestione, i costi e la riservatezza liberando dello spazio. Questa è la missione di archivstore Archivstore Sagl Document Storage & Management è una società svizzera in grado di soddisfare ogni tipo di esigenza in materia di gestione di documenti cartacei. La società dispone infatti di archivi pensati e realizzati ad hoc, protetti da un moderno impianto di videosorveglianza, nonché da un servizio di custodia attivo 24h al giorno, 365 giorni l’anno. Un altro punto di forza di Archivstore è rappresentato dal sistema di archiviazione con codice a barre studiato per garantire la massima sicurezza in termini di privacy. Con questo sistema i documenti possono essere rintracciati e monitorati in qualsiasi momento. Aumentando lo standard di sicurezza nella custodia dei documenti e permettendo ai clienti di avere una gestione attiva della propria documentazione, Archivstore offre quindi alle aziende concrete opportunità di ottimizzare i costi. Particolare di non poco conto, la sede logistica ed amministrativa della società – strategicamente situata a Cadempino, nelle immediate vicinanze dell’autostrada – assicura ad Archivstore una posizione di assoluta centralità, ideale per servire al meglio l’intero territorio cantonale. Allo scopo di sensibilizzare le aziende sui pericoli ai quali sono esposti a causa di una cattiva gestione dei loro documenti, Archivstore ha deciso di offrire un nuovo servizio: AUDIT Gestione dei Documenti Cartacei. Questo AUDIT offre la possibilità agli interessati di capire come sono organizzati in materia di archivi. Durante il meeting saranno valutati diversi aspetti quali: la quantificazione del volume dei documenti stoccati, la valutazione dei sistemi di sicurezza, i metodi e le reali necessità di archiviazione. I dati raccolti serviranno infine alla calcolazione del costo reale di gestione dei documenti cartacei. Grazie al servizio di gestione degli archivi in outsourcing, i clienti ottimizzano costi, sicurezza e privacy. L’alta qualità dei servizi erogati, unitamente all’elevato standard di riservatezza che accompagna ogni fase della gestione documentale, permette alla società di Cadempino di annoverare tra i propri clienti numerose realtà aziendali (pubbliche e private) molto diverse tra loro: piccoli e grandi studi legali, assicurazioni, fiduciarie, immobiliari, istituti finanziari, società industriali e autorità governative.
ARCHIVSTORE: THE ULTIMATE SOLUTION FOR DOCUMENT STORAGE Chiediamo a Mattia Fraschina – Socio e gestore, come è nata questa idea dell’AUDIT. “La nostra attività ci porta a visitare molte realtà ticinesi, con problemi ed esigenze diverse. Molte aziende sottovalutano i pericoli, i danni e i rispettivi costi che potrebbero derivare da una cattiva gestione dei propri archivi. Non è un caso leggere sui quotidiani di archivi allagati, andati in fiamme o derubati. Situazioni spiacevoli che causano alle aziende costi e problemi di non poco conto. Tutto questo può essere evitato! Archivstore è l’unica azienda in Ticino ad offrire questo servizio. Non si tratta di un semplice affitto di spazio ma di una gestione attiva dei documenti, con possibilità di farsi consegnare comodamente in ufficio i documenti necessari entro massimo 24 ore dalla richiesta. Accompagniamo i nostri clienti in ogni fase: dal ritiro alla consegna, dall’archiviazione allo stoccaggio, dalla ricerca alla consultazione fino alla distruzione certificata, permettendo loro di dedicarsi appieno alla loro attività di business. Vi siete mai chiesti se i vostri sistemi di archiviazione e di conservazione dei documenti cartacei mettono a rischio la vostra azienda?
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La “Vita dei Soci” su Ticino Business Un nuovo prodotto? La recente apertura di una nuova filiale? Un traguardo importante? Un anniversario? Una presentazione della vostra attività? La rubrica “Vita dei Soci” su Ticino Business, periodico della Cc-Ti, è pronta ad accogliere e pubblicare eventi, ricorrenze, presentazioni e promozioni! Ticino Business contiene articoli d’attualità mirati sull’evoluzione dell’economia, della politica economica e delle normative in genere. Interventi, opinioni e riflessioni a 360° su argomenti di attualità cantonale, svizzera e internazionale. Prese di posizione, dibattiti, argomentazioni, casi pratici, opinioni autorevoli. Per maggiori informazioni: Lisa Pantini, Tel. +41 91 911 51 32 pantini@cc-ti.ch
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Per la prima volta in Svizzera l’evento che ha ispirato imprenditori e manager italiani: 21 minuti Next Business. In una giornata si alterneranno 6 speaker provenienti da diversi settori che avranno a disposizione 21 minuti per raccontare le loro particolari esperienze, nonché le visioni, le strategie e la creatività che li hanno guidati. Speaker Patrizio Paoletti COMUNICAZIONE RELAZIONALE chairman e ideatore 21minuti e formatore internazionale
Gianandrea Abbate EMOTIONAL ECONOMY fondatore dell’Istituto Psycho-Research
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Vita dei Soci
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Un futuro con successo.
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PAR COM
Una collaborazione all’insegna della continuità
VIT COM
ParCom Systems AG e VitCom SA hanno deciso di fondersi in un offerente unificato di servizi di comunicazione. VitCom diventa da subito la succursale in Ticino: nasce ParCom Ticino Il vostro partner per le comunicazioni.
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L’acquisizione di VitCom è di supporto alla strategia di ParCom di posizionarsi come offerente leader nella Svizzera italiana sul mercato delle soluzioni nell’ambito della comunicazione. Con la fusione viene creato un centro di competenze, unico nel suo genere, nel settore delle telecomunicazioni, delle chiamate di pazienti e della videosorveglianza. Una stretta cooperazione fra i due offerenti di soluzioni è già in atto da diversi anni. Nonostante la distanza che li divide, essi hanno sempre trovato punti di convergenza. “La fusione è la coerente continuazione della nostra lunga e stretta collaborazione, che unisce le competenze e rafforza la posizione dell’azienda in questo mercato in forte crescita. VitCom ha acquisito una reputazione di eccellenza grazie al suo spirito di innovazione, alla qualità e al servizio. Siamo lieti di sviluppare soluzioni in collaborazione con il team di VitCom, soluzioni che saranno sicuramente all’altezza di questa reputazione e anche di grande aiuto alla nostra clientela”, commenta Walter Kreienbühl, Presidente del Consiglio di Amministrazione di ParCom Systems AG di Emmen. “Entrambe le sedi, e in particolare la loro clientela, potranno trarre beneficio da una presenza sul mercato unitaria e sussidiaria e da programmi di soluzioni di grande valore”, ha precisato Franz Arnold, Presidente del Consiglio di Amministrazione dell’allora VitCom SA e nuovo Direttore di ParCom Ticino. Attraverso la fusione viene creata per entrambe le aziende una solida posizione di partenza per la crescita futura. La fusione delle attività amministrative consentirà di organizzare i processi in modo più efficiente. ParCom Systems avrà la possibilità di allargare le sue attività a questo mercato approfittando della forte presenza di VitCom SA nella Svizzera italiana, mentre il Servizio e la Consulenza alla clientela potranno approfittare nel contempo delle esperienze acquisite da ParCom Systems. ParCom occupa sei collaboratori a Taverne e, malgrado il forte incremento dell’efficienza, tutti i posti di lavoro saranno confermati. Inoltre, con l’acquisizione si creeranno ancora tre nuovi posti di lavoro e si passerà complessivamente a 41 collaboratori. Stefan Heini, membro della Direzione con responsabilità per la divisione Servizio e Consulenza alla clientela, commenta: “Da oggi ci impegneremo in modo proattivo,
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Il signor Walter Kreienbühl, sulla sinistra, stringe la mano al signor Franz Arnold
affinché venga sfruttato appieno il potenziale di questa fusione strategica. Uniti avremo la grande opportunità di seguire meglio i nostri clienti e di costruire una solida attività, il che non sarebbe possibile a entrambe le aziende operando separatamente. Sono convinto che, grazie alle loro conoscenze, alla loro esperienza e determinazione, i collaboratori di entrambe le aziende formeranno un team forte e compatto con un chiaro obiettivo: mettere a disposizione della nostra clientela soluzioni su misura nell’ambito della comunicazione e massimizzare le nostre prestazioni di servizio in Ticino e nella Svizzera tedesca”.
ParCom Systems AG
Dal 1994 ParCom Systems offre servizi a 360° nei settori telecomunicazione, video e chiamata di pazienti. Nel frattempo, l’innovativa azienda di comunicazione è diventata leader nella Svizzera centrale nel settore sanitario (ospedali e case di riposo) con soluzioni complete e di chiamata di pazienti. Ma anche nelle altre regioni della Svizzera tedesca è oggi un partner molto richiesto. Negli ultimi due anni i sistemi e servizi di ParCom sono stati pubblicizzati sempre più attivamente anche al di fuori della Svizzera centrale – riscuotendo grande successo. Per esempio le sue soluzioni di videosorveglianza sono ora in uso in diverse aziende su tutto il territorio svizzero. Alla luce di questo successo, l’Amministratore Walter
Kreienbühl ritiene come filosofia aziendale che in qualità di integratore di sistemi sia importante offrire al cliente tutto da un unico fornitore, risolvere i problemi di interfaccia in modo elegante ed essere disponibili nei confronti dei committenti in qualsiasi momento fornendo servizi eccellenti. Nonostante le attuali turbolenze economiche, nel 2012 ParCom ha deciso di ampliare il mercato e di affermarsi nella Svizzera italiana. Walter Kreienbühl descrive il motivo alla base di questa scelta con una visione chiara: “Il mercato è agguerrito, la concorrenza più forte che mai. Questo è vero oggi e sarà vero anche domani. Per questo tutte le aziende, indipendentemente dal settore o dalle dimensioni, devono rivedere costantemente il loro potenziale imprenditoriale e ottimizzarlo passo dopo passo. Ed è proprio a questo punto che possiamo intervenire, offrendo delle soluzioni. Siamo convinti che le aziende, a prescindere dal Cantone o dalla lingua in cui operano, possano beneficiare dei nostri sistemi completi”. ParCom Systems dimostra tutta la sua fiducia nel futuro anche attraverso un’attiva politica di apprendistato. Spesso considerata un mero spreco di denaro, ParCom considera questo impiego finanziario e di tempo un investimento nel futuro. “Chi forma gli apprendisti dimostra fiducia nel settore, produce nuove leve competenti, beneficia delle conoscenze attuali provenienti direttamente dalle scuole professionali e porta nell’azienda aria nuova”, sostiene Thomas Hiltbrunner, Responsabile della formazione apprendisti della ditta ParCom. “Soprattutto in settori che cambiano molto velocemente come il nostro è importante essere sempre al passo con i tempi, e questo è possibile solo con idee fresche e innovative”. A testimoniare le moderne soluzioni di comunicazione adottate dall’azienda non vi sono solo i giovani collabora-
tori, bensì anche le soluzioni davvero uniche: per esempio gli specialisti di ParCom confermano chiaramente quali enormi vantaggi e quali nuove libertà offra la tecnologia IP nel settore della telefonia. Fino a 20’000 persone sono allacciate alla soluzione compatta del fornitore Aastra, grazie al progetto One-Number la raggiungibilità è migliorata sensibilmente e grazie all’integrazione delle applicazioni Office è aumentata l’efficienza. Anche nei settori video e chiamata di pazienti, ParCom Systems evidenzia le possibilità di impiego e di ottimizzazione dei nuovissimi sistemi e apparecchi terminali in questo settore. Suscita entusiasmo anche l’integrazione senza fili di sistemi video in un sistema di comando PVis. Grazie allo stretto collegamento alla gestione dell’allarme è possibile rilevare tempestivamente le situazioni di pericolo e zoomare per esempio sulla mappa originale AutoCad. Oltre alle tecnologie impiegate, anche i servizi post-vendita sono decisivi per il funzionamento perfetto di un sistema di comunicazione. E così tutti i clienti possono contare su esperti collaboratori del «Service and Know how Center» formati al top. ParCom punta su collaboratori di lunga data, che conoscono approfonditamente le soluzioni, la rispettiva messa in funzione e le attività di manutenzione. ParCom Systems SA via Carvina 6 6807 Taverne Tel. +41 935 73 50 Fax +41 91 935 73 51 info@parcom.ch www.parcom.ch
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
I servizi immobiliari targati Alfred Müller SA, per ambienti pieni di vita Massimiliano Paganini
L’azienda, che ha la sua sede ticinese a Camorino, rappresenta uno dei maggiori fornitori di servizi immobiliari in Svizzera, grazie anche alla sua organizzazione capillare e presente sul territorio, che vede una sede in Romandia (Marin) e una oltre San Gottardo (sede principale, a Baar). La succursale ticinese è diretta da Massimiliano Paganini, nominato nuovo Direttore dal giugno 2012, quando è avvenuto il cambio ai vertici della sede ticinese: Adriano Terrani ha meritato la quiescenza dopo 20 anni di servizio. Alfred Müller SA è un’azienda innovativa, tutta da scoprire! Un’azienda familiare svizzera ben radicata al territorio, fondata a Baar nel 1965 da Alfred Müller, operante come impresa generale e immobiliare, guidata oggi in seconda generazione da Christoph Müller. Una rete di 180 collaboratori su 3 sedi in Svizzera, che coprono le 3 regioni linguistiche. Un colosso a livello nazionale con un capitale azionario di 30 milioni di franchi, un fatturato annuo di 315 milioni ed un importantissimo portafoglio immobiliare (si parla di circa un miliardo di franchi). Su queste basi posa oggi la presentazione, la reputazione e la competenza di Alfred Müller SA, che state leggendo su queste pagine. Nel 1986 Alfred Müller estende la sua attività nel Ticino. Nel 1992 la piccola agenzia diventa una vera e propria succursale della sede di Baar. Negli anni sono stati numerosi i progetti immobiliari, commerciali e residenziali (propri e per conto terzi) realizzati sul territorio cantonale. Quest’attività continua oggi sotto la guida di Massimiliano Paganini, nominato Direttore dal giugno 2012. Una nuova sfida professionale che il Signor Paganini ha raccolto con entusiasmo, passione e competenza, per un rinnovato slancio alla sede ticinese. Grazie ad un bagaglio di esperienze notevole, che l’hanno portato a conoscere le differenti aree del mercato immobiliare (prima come muratore qualificato, poi quale Tecnico edile dipl. fed.) ha lavorato in qualità di consulente tecnico e commerciale nel settore immobiliare e dell’edilizia. Successivamente ha proseguito la sua formazione specializzandosi e diplomandosi in vari ambiti di gestione aziendale - marketing, contabilità aziendale, amministrazione immobiliare -, lavorando in quest’ultimo ambito negli scorsi otto anni. Il signor Paganini (iscritto all’albo Cantonale dei Fiduciari
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immobiliari) conosce perfettamente la realtà immobiliare nazionale e cantonale e sa come muoversi al suo interno, padroneggia perfettamente le logiche del mercato, come pure le sue esigenze. Un punto di forza ancora maggiore per la Alfred Müller SA.
L’attività immobiliare nello specifico
Alfred Müller SA acquista e sviluppa progetti su terreni e realizza, commercializza, amministra e rinnova immobili, offrendo alla propria clientela soluzioni immobiliari personalizzate e un impeccabile management dei progetti. A livello nazionale la società ha realizzato oltre 5’800 appartamenti (comprendenti case plurifamiliari con appartamenti di proprietà e in locazione, case unifamiliari di cui complessi residenziali, case singole e soluzioni miste) e superfici pari a più di 1’700’000 m2 per spazi commerciali, artigianali ed industriali. Sviluppo di nuovi progetti, realizzazione di immobili, ristrutturazioni e risanamenti, commercializzazione e gestione immobiliare di stabili e spazi propri e per conto terzi: questa la gamma di servizi, riassunta in breve, dell’azienda. Un partner fidato che accompagna il cliente (aziende o privati) durante tutto il ciclo di vita dell’immo-
bile, a disposizione sempre per rispondere alle domande, alle perplessità ed alle numerose richieste del mercato con professionalità e schiettezza. Qualità, serietà e lealtà sono i valori che per eccellenza distinguono l’impresa e le consentono di proporsi ai propri clienti come partner competente ed affidabile, in ogni momento. Spazi abitativi e lavorativi di pregio, dove le persone si sentono a proprio agio: il comfort e il benessere sono essenziali per l’utente finale, e Alfred Müller SA ne è pienamente cosciente. Per questo l’azienda lavora per sviluppare sempre soluzioni globali perfette. Negli edifici commerciali la società mira alla valorizzazione dell’utilizzo multifunzionale e flessibile degli spazi, realizzati con i più progrediti standard costruttivi e dotati delle impiantistiche più moderne. Gli immobili residenziali brillano invece per la qualità e la longevità dei materiali, per gli spazi disegnati con intelligenza che i clienti possono allestire e rifinire con la massima libertà trasformandoli nella casa dei loro sogni. Tra le diverse realizzazioni in Ticino, di proprietà dell’azienda, possiamo citare quali esempi: i centri commerciali Monda a Camorino, Luserte a Quartino e Carvina a Taverne, i complessi residenziali “Residenza al fiume” a Pregassona, “Residenza Più” a Giubiasco. Nel 2012 è stato terminato e completamente venduto il condominio “Residenza San Carlo” a Breganzona.
Il futuro
Alfred Müller SA intende iniziare questa primavera l’edificazione di un complesso residenziale a Tenero, con 160 appartamenti in locazione su sei palazzine. Per conto di un’importante agenzia immobiliare del locarnese, a partire da febbraio/marzo inizierà invece l’edificazione di 4 palazzine (24 appartamenti di pregio) ad Ascona. Un’offerta interessante che conferma l’interesse dell’impresa generale per la Svizzera Italiana e la necessità del mercato di nuovi spazi abitativi residenziali. Per il futuro una strategia dell’azienda prevede la ricerca di terreni edificabili anche in altre zone ad alto potenziale in Ticino e la costruzione di nuovi stabili targati Alfred Müller SA. Per maggiori informazioni: Alfred Müller SA Massimiliano Paganini, Direttore Centro Monda 3, 6568 Camorino Tel. +41 91 858 25 94 Fax +41 91 858 25 54 www.alfred-mueller.ch
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Vita dei Soci di Cristina Robotti, Vice Direttrice Luisoni Consulenze SA
L’invidia
Cristina Robotti
Negli incontri quotidiani con i nostri candidati ci rendiamo conto come l’ambiente di lavoro ha una forte influenza sul benessere dell’individuo e sulla sua soddisfazione. In un ambiente favorevole, ossia dove regna l’armonia, la collegialità, l’identificazione con l’azienda, ognuno di noi tende a dare il meglio e a sentirsi sereno e a proprio agio. La nostra autostima è salda e protetta. Purtroppo però esiste il rovescio della medaglia. Spesso sentiamo parlare di ambienti di lavoro difficili e ostili, permeati da un astioso sentimento: l’invidia. Uno dei sette peccati capitali, l’invidia si consolida maggiormente nei settori dei servizi, in particolare negli uffici piuttosto che nei settori tecnici o industriali. Se non la si tiene sotto controllo può arrecare danni alla persona presa di mira con strategie perverse come il mobbing. Il mondo del lavoro è un terreno fertile per lo sviluppo di zizzania e disaccordi, tensioni ed equivoci. D’altro canto, nella realtà sociale a cui apparteniamo, essere invidiabili è accettato e vissuto come un fatto positivo. A tutti noi è capitato di invidiare e di essere invidiati, fa parte della natura umana. Ma perché nasce in noi questo sentimento? La scarsa autostima, è una possibile causa: non ci sentiamo all’altezza, alle volte ci crediamo degli incapaci e quando vediamo il successo di un collega ci sentiamo inadeguati, come reazione ricorriamo all’invidia per difenderci. Così facendo, anziché prendere il successo di un collega come stimolo per migliorare o per imparare da lui, lo viviamo come un limite alla nostra crescita. Cerchiamo di contenere l’altro, lo incolpiamo della nostra condizione di non saper emergere, anche a costo di mortificare le nostre stesse possibilità. La vita dell’invidioso è brutta, soffre ogni giorno per i vantaggi altrui e il suo equilibrio interiore è fortemente compromesso dalla bassa autostima. Se invece siamo le vittime di questo tipo di persecuzioni, dobbiamo aver la forza di reagire cercando di essere noi stessi, senza farci coinvolgere da critiche e maldicenze. Prestiamo attenzione e “giriamo alla larga” da quelle persone che amano screditare in pubblico i colleghi, si lamentano spesso e sminuiscono le doti altrui. Alle volte è inutile cercar di discutere con individui che cercano di ostacolarci, finiremo semplicemente per creare il contesto che loro vogliono per mortificarci. Accettiamo con consapevolezza che si può essere soggetti alla negatività che è intorno a noi, trovando però l’energia per mantenerci costantemente positivi.
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Oltre a ciò, il responsabile diretto, sempre che non sia lui stesso coinvolto in azioni ambigue verso i propri collaboratori, potrebbe intervenire con efficacia affinché queste situazioni malsane non avvengano all’interno del team. Infatti, se non vogliamo che il nostro ambiente di lavoro si deteriori, portando con sé assenteismo, malattie psicologiche, elevate fluttuazioni di personale, arrecando danni di immagine e soprattutto di costi, cerchiamo di intervenire con tempestività, prima che il sistema diventi deleterio. Se i manager conoscono e si relazionano bene con il proprio staff, capiranno che non tutti sono uguali. Con una buona dose di flessibilità e di empatia il capo riconoscerà i diversi bisogni e personalità degli individui. Una certa tipologia di conduzione può funzionare per qualcuno e per qualcun’altro può causare un disagio. Alcuni manager tendono, spesso per forze di causa maggiore, a concentrarsi unicamente su questioni connesse all’attività. Sottoposti ad importanti incarichi e responsabilità, per loro diventa un’impresa ardua vivere la quotidianità e confrontarsi con i problemi giornalieri dei propri collaboratori. Sarebbe invece opportuno non sottovalutare questo aspetto, proprio per prevenire invidie e dissapori, impedendo che quest’ultimi rovinino e disturbino il rendimento, la motivazione e il successo della squadra. Con apertura mentale e ricettività, impareremo ad ascoltare i nostri colleghi e capiremo se la loro autostima è a rischio. Quando un collaboratore si distingue per una particolare abilità, è giusto gratificarlo con giudizi positivi ed elogi, ma non dimentichiamo il resto dello staff. Facciamo sempre presente quanto il lavoro di gruppo sia fondamentale per il risultato finale. Se tutti noi ci sentiamo parte di un gruppo vincente, importanti per l’azienda, individui di successo, allontaneremo il pericolo di astio e gelosie. Quindi, sia che in questo momento ci sentiamo “invidiosi” oppure “ invidiati”, cerchiamo di allontanarci da pensieri negativi, Mohandas Gandhi disse: “un uomo è il prodotto del suo pensiero: ciò che pensa diventa”. Luisoni Consulenze SA Via Balestra 9 6900 Lugano Tel. +41 91 911 30 00 Fax +41 91 923 55 43 www.luisoni.ch
Vita dei Soci di Nicola Simoneschi, Titolare Start Up Imprese Ticino SA
INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE: ESIGENZA DELLA GLOBALIZZAZIONE E DEL FRANCO FORTE Nicola Simoneschi
Start Up Imprese Ticino SA si occupa di seguire aziende ticinesi ed italiane nel loro processo di internazionalizzazione della produzione, distribuzione e commercializzazione. Una meta ambita è quella svizzera e ticinese che però non sempre risulta essere la più adeguata a causa del franco forte e del costo degli investimenti (terreno e costruzione) assai più elevato che in altri Paesi. Si apre un’azienda in Svizzera se il prodotto finale ha un alto valore aggiunto e se il “made in Switzerland” è fattore determinate richiesto dal mercato. In un’economia globale sempre più competitiva dove gli utili aziendali si assottigliano, l’imprenditore è costretto per sopravvivere a trovare “locations” dove si può creare plus valore con più flessibilità e con investimenti iniziali più moderati. Per rispondere a tale esigenza START Up Imprese Ticino ha organizzato un network di professionisti che servirà aziende ticinesi ed italiane nella scelta della strada più conveniente per la loro internazionalizzazione. Le “location” che proponiamo, oltre alla Svizzera, sono la Slovacchia, la Serbia e l’Estonia. Quest’ultime sono adatte per la produzione nei seguenti campi: tessile, meccanico, siderurgico, edile, chimico, cosmetico, logistico, auto
motive, packaging, filling. È comunque importante ricordare che la competitività globale avviene anche sul piano del costo dell’energia elettrica e della mano d’opera e sulla fiscalità. La tassazione in Slovacchia è del 19%, in Serbia del 10% e in Estonia 0%. Fattore importante da verificare è la capacità logistica del Paese scelto e dei relativi costi di trasporto del prodotto finito verso il mercato di riferimento. In questi Paesi si può usufruire di “free zone” per la produzione industriale, inserite nei porti o adiacenti a snodi logistici internazionali. Da valutare per la scelta della location eventuali finanziamenti in caso di apertura di nuove aziende e l’accesso al credito. Per un contatto diretto: START Up Imprese Ticino SA Nicola Simoneschi Via San Salvatore 13, 6902 Paradiso Tel. +41 91 210 31 67 www.startup-imprese.com trading.startup@gmail.com
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Vita dei Soci
Andamento affari e occupazione 2012 nel settore bancario ticinese Il Comitato esecutivo ABT, riunito alla metà di febbraio a Lugano, ha commentato la situazione della piazza bancaria ticinese alla luce degli ultimi dati sull’andamento degli affari e dell’occupazione
Andamento affari
Dall’indagine congiunturale svolta dall’istituto KOF di Zurigo, in collaborazione con l’Ufficio cantonale di statistica e con l’ABT, si desume che i risultati d’esercizio a livello svizzero sono calati anche nel 2012 e s’inquadrano in un periodo particolarmente delicato per il settore bancario internazionale, che ancora porta i segni della crisi finanziaria 2008. Se s’intravedono alcuni miglioramenti sul fronte della clientela svizzera, le prospettive che riguardano la clientela estera rimangono molto più difficili. Le masse patrimoniali amministrate nel 2012 sono rimaste stabili nonostante la perdurante forza del franco svizzero. Le commissioni di gestione e di negoziazione sono stagnanti a causa della generale incertezza dei mercati azionari. Le previsioni per il corrente anno rimangono molto prudenti. Il volume dei crediti alla clientela ha registrato nel 2012 una sostanziale tenuta che dovrebbe proseguire nel 2013, grazie a tassi d’interesse che permangono estremamente bassi. Le banche continuano a erogare credito ipotecario e commerciale seppur in un mercato caratterizzato da margini in continuo calo. Anche in Ticino, terza piazza bancaria a livello svizzero dopo Zurigo e Ginevra, caratterizzata dalla presenza di numerosi istituti esteri e da un’attività di consulenza al fronte, è in atto un generale calo della redditività e il processo di riduzione dei costi in corso potrebbe causare un’ulteriore diminuzione dell’occupazione.
Occupazione
Nel 2012 il numero degli effettivi in Ticino (calcolati su una base occupazionale a tempo pieno) impiegati dalle banche e dalle loro società controllate ha registrato un calo di 224 unità (-2.9% rispetto agli occupati a fine 2011), attestandosi a 7’386 unità. La riduzione degli effettivi è avvenuta in larghissima misura attraverso la normale fluttuazione del personale (prepensionamenti compresi) e solo in minima parte tramite una risoluzione dei contratti di lavoro. Il Distretto in cui il settore bancario è più presente rimane il Luganese (75%), seguito nell’ordine da Bellinzonese (9%), Mendrisiotto (8%), Locarnese (6%) e dalla Regione Tre Valli (2%). Gli impiegati di nazionalità svizzera rappresentano l’83% degli occupati, gli stranieri con domicilio in Ticino sono il 13% mentre quelli con domicilio all’estero (frontalieri) sono il rimanente 4%. Le previsioni espresse per il 2013 denotano un’evoluzione incerta che sarà soggetta a successive verifiche in sintonia con l’andamento degli affari. Questa situazione occupazionale s’inserisce in un contesto di generale consolidamento del settore bancario a livello internazionale. A pesare sul futuro economico elvetico vi sono la congiuntura mondiale, lo sviluppo di piazze finanziarie in Asia e la concorrenza fiscale. Negli ultimi cinque anni gli occupati nel settore bancario in Ticino sono scesi del 10.9% e i motivi sono sostanzialmente i seguenti: - gli effetti perduranti della crisi finanziaria internazionale 2008; - il generale apprezzamento del franco svizzero rispetto alle principali valute, in particolare a euro e dollaro americano; - le conseguenze dell’amnistia fiscale 2009 in Italia (rimpatri e regolarizzazioni); - le incertezze legate agli accordi fiscali internazionali e la pressione sul segreto bancario; - la nuova strategia del denaro dichiarato, non ancora definita;
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- un forte aumento del carico amministrativo soprattutto per i piccoli istituti; - una costante diminuzione dei capitali amministrati e della redditività; - la concentrazione sul core-business e l’ esternalizzazione dei servizi bancari (“outsourcing”): • amministrazione esterna; • logistica, informatica; • altri prodotti e servizi. A proposito di esternalizzazione dei servizi rileviamo l’importanza economica e occupazionale crescente di due realtà con sede principale in Ticino: - B-Source SA, Bioggio: società di servizi informatici per l’industria bancaria, nata nel 1995 dallo spin-off di Boss Lab SA da BSI Banca della Svizzera Italiana; - Aduno SA, Bedano: società che fornisce il supporto nell’accettazione delle carte di credito e di debito, appartenente a un pool di banche.
Rilevanza del settore finanziario
Con un valore aggiunto lordo di CHF 59.4 miliardi, pari a circa il 10.5% del PIL, quello finanziario si conferma comunque uno dei comparti più importanti in Svizzera. Confrontando il settore finanziario con altri rami di attività, risulta evidente che la produttività lavorativa (valore aggiunto lordo diviso per il numero di occupati) supera di gran lunga la media. Il 6.2% delle persone attive nella finanza genera il 10.5% del valore aggiunto lordo dell’intero apparato economico, ossia la produttività per occupato è quasi doppia rispetto alla media. In Ticino, secondo gli ultimi dati disponibili dell’Ufficio federale di statistica, nel 2010 l’apporto del ramo servizi finanziari (banche, gestori patrimoniali, assicurazioni) al Prodotto interno lordo cantonale è del 10.9% pari a CHF 2.3 miliardi. Gli occupati nei servizi finanziari in Ticino erano 10’812, pari al 6.8% dell’intera manodopera. Quindi anche nel nostro Cantone la produttività per occupato del settore finanziario rimane alta e risulta quasi doppia rispetto alla media ticinese. L’importanza fondamentale del settore finanziario per l’intera economia risulta ancora più evidente se si considerano le prestazioni erogate direttamente e indirettamente dagli altri comparti economici. Si tratta ad esempio di prestazioni fornite da aziende non finanziarie a favore del settore finanziario oppure anche di ricadute positive indirette, come ad esempio la costruzione di un edificio destinato a ospitare una banca da parte di un’impresa edile oppure la visita in banca di un cliente estero di private banking abbinata a un periodo di ferie in Svizzera. Con i propri prodotti, in particolare crediti e assicurazioni, le società finanziarie sostengono anche la crescita delle aziende, ad esempio la costruzione o l’ampliamento di un impianto di produzione, oppure la concessione di una copertura finanziaria in caso di eventuali interruzioni d’esercizio. Associazione Bancaria Ticinese Villa Negroni, 6943 Vezia Tel. +41 91 966 21 09 info@abti.ch www.abti.ch
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Vita dei Soci
ADT diventa Tyco Integrated Fire and Security Il processo di separazione globale di Tyco crea Tyco Integrated Fire and Security, la società di protezione antincendio e sicurezza leader in Europa
Il 1° ottobre 2012, Tyco ha completato il suo processo di separazione per diventare la società per quota di mercato più grande al mondo nel campo della protezione antincendio e della sicurezza. Tyco, con oltre tre milioni di clienti e 69’000 dipendenti in 50 Paesi, è una società leader a livello mondiale nel campo della protezione antincendio e della sicurezza da più di 10 miliardi di dollari. ADT Continental Europe, parte della società Tyco e inclusa in questa operazione, in questo momento sta effettuando un rebranding che la porterà a diventare Tyco Integrated Fire and Security. Questa mossa rafforza la posizione di Tyco in Europa come leader del settore nell’ambito della protezione antincendio e della sicurezza, focalizzato sulla crescita e sul valore trasmesso ai clienti attraverso la progettazione, la distribuzione e il mantenimento di soluzioni di protezione antincendio e di sicurezza. Tyco Integrated Fire and Security in Svizzera è parte della società che opera in Europa Continentale e fornisce soluzioni e prodotti completi per clienti in varie aree di mercato, ivi inclusa la gestione di strutture, imprese commerciali di grandi dimensioni, assistenza sanitaria, vendita al dettaglio, petrolio e gas, trasporti e logistica, residenziale e aziende di piccole dimensioni. Tyco Integrated Fire and Security influenzerà la portata globale e le risorse della sua società madre Tyco, che le rende possibile dare uno sguardo globale e sfidare i vari settori e Paesi. La società eccelle nell’utilizzo di tali idee e lavora in maniera cooperativa con i suoi clienti al fine di sviluppare soluzioni su misura specifiche per settore per migliorare, proteggere ed assicurare le aziende dei propri clienti e prepararsi al futuro. “Per Tyco Integrated Fire & Security questo è un passo importante”, sottolinea Werner Krüdewagen, General Manager, Svizzera. “Il nuovo nome aziendale comunica nella forma ideale l’ampiezza e la profondità della nostra offerta di prodotti, sistemi e servizi in ambito della sicurezza elettronica e della protezione antincendio. Inoltre contribuisce a sviluppare la consapevolezza che le soluzioni intelligenti per la protezione di vite e merci nonché per il miglioramento dei processi aziendali ne-
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cessitano sempre di più dell’integrazione di competenze tecniche”. Dal 2011 Werner Krüdewagen è il Direttore di Tyco Svizzera.
Tyco Integrated Fire and Security Continental Europe
Tyco Integrated Fire and Security, una società che fa parte di Tyco, progetta, installa e fornisce sistemi antincendio ed elettronici per clienti residenziali, aziende e clienti governativi. Il portfolio di Tyco Integrated Fire and Security include allarmi anti-intrusione, videosorveglianza, controllo degli accessi, sistemi di sorveglianza elettronica degli articoli, radiofrequenza, identificazione, rilevamento di incendi, soluzioni integrate e monitoraggio. Le soluzioni di Tyco Integrated Fire and Security sono utilizzate per scoraggiare i ladri e aiutare a tutelare la gente, i beni e le proprietà.
Tyco
Tyco (NYSE: TYC) è la società pureplay più grande del mondo attiva nel settore della protezione antincendio e della sicurezza. Tyco offre ai suoi oltre tre milioni di clienti in tutto il mondo i prodotti e i servizi più innovativi nell’ambito della protezione antincendio e della sicurezza. Valutata oltre 10 miliardi di dollari, Tyco presenta più di 69’000 dipendenti in oltre 1’000 sedi in 50 Paesi ed è al servizio dei settori più esigenti del mondo, come quello dei servizi bancari e finanziari, del gas e del petrolio, marittimo, governativo, sanitario, della vendita al dettaglio, della sicurezza residenziale, dei trasporti, commerciale e industriale. Per maggiori informazioni, visitare il sito www.tyco.com. In caso di domande, il nostro competente team di Manno si mette con piacere a vostra disposizione. Tyco Fire & Integrated Solutions SA Galleria 3, 6928 Manno Tel. +41 58 445 47 00 Fax +41 58 445 47 01 www.tyco.ch
Vita dei Soci
Eco Sostenibilità e Qualità: due temi portanti per il 2013 di Rapelli SA
Rapelli, da diversi anni a questa parte, s’impegna con convinzione nell’attuazione di una protezione durevole del clima. Con l’adesione al programma dell’Agenzia dell’energia, il piano aziendale per la riduzione delle emissioni di CO2 e l’ottimizzazione dell’efficienza energetica ha portato a risultati importanti e decisivi nell’ambito, sempre più d’attualità, dell’eco sostenibilità. Nello specifico, nel corso degli ultimi 2 anni, Rapelli SA ha ridotto del 34% le emissioni di CO2, mentre nel 2012 c’è stata una riduzione del 10% del consumo di energia fossile e del 3 % del consumo di energia elettrica. Il passaggio dall’olio combustibile al gas naturale si è rivelato determinante nella diminuzione di CO2. Un altro aspetto di rilievo è dato dalla diminuzione delle perdite termiche, grazie alla creazione di un isolamento capillare e, non da ultimo, vi è stata un’ottimizzazione delle ore d’esercizio degli impianti di climatizzazione. Di fatto, le misure adottate hanno portato a risultati al di sopra delle aspettative: il programma messo in atto mira però a proseguire su questo cammino, con l’obiettivo di raggiungere traguardi altrettanto prestigiosi negli anni a venire.
L’azienda, notoriamente, è sensibile e attenta tanto alle questioni ambientali quanto al concetto di qualità dei propri prodotti. A questo proposito IFS (International Featured Standard), che già nel 2010 aveva assegnato il massimo dei voti alla sicurezza e alla qualità dei prodotti di Rapelli SA, ha rinnovato il massimo livello di certificazione, facendo però capo a una serie di criteri più severi. Più che una conferma quindi, questa nuova certificazione rappresenta un ulteriore miglioramento in un ambito fondamentale quale la sicurezza alimentare.
L’azienda
Rapelli SA fonda la sua competenza nella produzione di salumeria e specialità gastronomiche a base di carne e copre il mercato con due marchi: Rapelli, legato alla tradizione dei mastri salumieri, e Ticinella, ispirato alla cultura gastronomica ticinese. È leader di mercato nella produzione di prosciutti e salumi di qualità. RAPELLI SA via Laveggio 13, 6855 Stabio Tel. +41 91 640 73 00 Fax +41 91 640 74 00 info@rapelli.com, www.rapelli.com www.ticinella.com, www.facebook.com/RapelliSA
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Vita dei Soci di Michele Bertini, imprenditore, Bertini & Togni SA
I debiti di oggi sono le imposte di domani! I recenti avvenimenti finanziari della Grecia e le difficoltà della moneta unica europea riportano l’attenzione sull’importanza di una gestione rigorosa delle finanze pubbliche Michele Bertini
Il caso greco non è isolato in un sistema istituzionale mal funzionante dove l’interesse pubblico è spesso messo in secondo piano. È il risultato di una società che vive al di sopra delle proprie possibilità economiche e di uno scarso riguardo verso la gestione delle finanze pubbliche partendo dal presupposto che le risorse sono illimitate. Di casi a livello internazionale simili alla Grecia ve ne sono stati tanti e altri Paesi europei sono pure in grosse difficoltà finanziarie. A differenza di un’impresa privata che travolta dai debiti fallisce lasciando il dissesto e gli impegni alle proprie spalle, scaricando pure costi sociali sulla collettività, un ente pubblico non può giuridicamente fallire malgrado il tracollo dal punto di vista economico. Questa realtà internazionale dovrebbe farci riflettere a livello locale e spronarci a continuare a mantenere finanze pubbliche sane pur garantendo i fondamentali compiti dello Stato. La Svizzera, ha sempre goduto di stima a livello internazionale grazie all’attenzione riservata a una sana e virtuosa gestione finanziaria dell’Ente pubblico. Quando i conti della Confederazione chiudono in positivo, la Svizzera strabilia il mondo intero. E noi, ne siamo ben fieri! Pertanto, evitiamo di uscire da questa via maestra, rinunciando a quelle promesse di nuove prestazioni a costo zero per la collettività che rispondono all’illusione di potersi permettere tutto senza doverne prima o poi pagare le conseguenze. In Ticino vogliamo veramente perseverare nell’indebitamento pubblico o inseguire solo facili slogan senza alcuna concreta azione politica? Comprensibilmente, in un contesto di incertezza globale che colpisce l’Europa si può essere indotti a far passare in secondo piano i problemi del Cantone. Così non deve essere!
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Allora, guardiamo i conti cantonali. Si prevedono 165 milioni di franchi di deficit per il 2013. Un’inezia, se paragonato ai debiti dei Paesi che ci circondano, ma una brutta situazione nel contesto svizzero in cui, fortunatamente, Confederazione e Cantoni tendono al pareggio di bilancio e all’azzeramento del debito. Come intervenire? O si aumentano le entrate o si riducono le uscite, vale a dire la spesa. Un aumento delle imposte per le persone fisiche causa quasi sempre una riduzione del potere d’acquisto e quindi dei consumi, soprattutto nelle fasce a medio - basso reddito. L’inasprimento della fiscalità per le aziende fa lievitare i costi aziendali e può rallentare gli investimenti, ma soprattutto inciderà sul prezzo del prodotto pagato dal consumatore. Credo e spero che nessuno desideri uno scenario del genere. Il Ticino ha perso il treno della (dura) concorrenza fiscale intercantonale e sta perdendo in termini di competitività e attrattiva rispetto agli altri Cantoni. Nel medio lungo periodo, questo svantaggio concorrenziale delocalizzerà attività e i contribuenti migliori porteranno il domicilio fiscale in altri cantoni o Paesi. La riduzione della spesa pubblica è un tema complesso, difficile economicamente, socialmente e politicamente. Aumentare le imposte è sicuramente più facile ma non risolve il problema se questo è generato dalla spesa che cresce incessantemente a ritmi maggiori delle entrate. Una riduzione delle imposte va concepita con una riforma fiscale mirata che non perda di vista l’obbiettivo irrinunciabile a mio parere di finanze pubbliche sane. Ma questa riforma passa dalla revisione dei compiti dello Stato e a questo punto, spariscono sempre tutti, nessuno si vuole prendere la responsabilità di addentrarsi in questo esercizio. La politica e le istituzioni ci devono però pensare. Pensare, sì ma anche agire! Ricordiamoci bene che i debiti di oggi sono le imposte di domani!
Vendesi stabile industriale
ZONA INDUSTRIALE LOCARNO (CANTON TICINO) Questo stabile unico in Ticino sorge su un fondo di ca. 31’000 m² e si sviluppa su una superficie edificata di ca. 16’000 m². Situata a pochi chilometri di distanza dal principale asse di transito nord-sud, garantisce collegamenti ottimali sia a livello ferroviario, sia a livello autostradale. Lo stabile sorge a ca. 5 km dalla stazione ferroviaria di Riazzino (stazione collegata alla rete regionale TILO) e a ca. 10 km dal raccordo autostradale di Bellinzona Sud. La destinazione dello stabile secondo le norme cantonali del piano regolatore prevedono l’insediamento di aziende industriali, artigianali e del terziario avanzato ai sensi della legge per l’innovazione economica.
Primo piano Superficie complessiva di ca. 1’430 m² adibito a uffici e sale conferenze (10 uffici per un totale di ca. 50 posti lavoro, 4 sale riunioni, 1 training room per 20 persone, 5 uffici per i quadri, 1 stanza per archivio, 1 stanza server, 1 cucina e 1 ascensore.
Germania Basilea Zurigo
Austria
Francia
Secondo piano Superficie di ca. 16’000 m² attualmente suddivisa in 4 aree principali: Magazzino/zona lavoro (14’000 m²), uffici (900 m²), reception (360 m²), locali tecnici (400 m²). Altezza area lavoro: 8 metri.
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