nr. 3 / Apr. 2012
Il motore dell’innovazione per l’economia
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Aprile 2012 Strong opinion Editoriale Contromano Il Tema Ospite Ospite
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nr. 3 / Apr. 2012
Il motore dell’innovazione per l’economia
Salario minimo? Non così Innovazione ed infrastrutture Il Ticino ha bisogno di una vera riforma fiscale È la cultura la molla dell’innovazione AGIRE: per un incremento della realtà economica ticinese Buona l’interazione con la struttura universitaria e di ricerca per un’azienda che comincia un progetto in Ticino Ricerca e sviluppo oggi per il progresso di domani Innovazione ed attività di nicchia: si può sempre fare di più Gli eroici furori di un nazionalstatalista Iniziativa “Minder” contro le remunerazioni abusive: il punto della situazione Viva l’indipendenza! L’indipendenza? Servizio pubblico: più concorrenza per più qualità Continua la crescita dell’abbonamento arcobaleno Più di 20’000 firme per una soluzione pragmatica ed efficiente al San Gottardo Rileggere un classico: Sun Tzu, l’arte della guerra e la vita delle aziende Riflessioni spontanee di un Professionista La giornata dell’export Corsi proposti dalla Cc-Ti Commercio estero Nulla Osta Sanitario per l’esportazione di dispositivi medici e di alimenti vegetali in Italia I prossimi appuntamenti MaffeisNetwork SA Centro Shopping Serfontana Polydentia SA SAMS e STA Ginsana SA Profond Svega SSIC Ticino Consel Suisse Sagl Lugicons SA Luisoni Consulenze SA
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Impressum Editore: Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Lugano Redattrice responsabile: Lisa Pantini Comitato redazionale: Franco Ambrosetti, Luca Albertoni, Rinaldo Gobbi, Lisa Pantini, Simona Morosini Marconi, Marco Passalia e Mercedes Galan
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Foto di copertina: © iStockphoto.com/courtneyk
Redazione: Cc-Ti, Corso Elvezia 16, 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 11 Fax +41 91 911 51 12 pantini@cc-ti.ch www.cc-ti.ch Pubblicità: Pubblicità Sacchi, C.P. 558 6928 Manno Tel. +41 91 600 20 70 info@pubblicitasacchi.ch www.pubblicitasacchi.ch
Stampa: TBS, La Buona Stampa sa via Fola 11, Pregassona (Lugano) Diffusione: Tiratura: 2’500 copie Abbonamento gratuito per i soci Cc-Ti Abbonamento supplementare: - CHF 50.- annuo - per i non soci CHF 70.- annuo (+ IVA) Frequenza: Ticino Business è pubblicato in 10 numeri annuali
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Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti
Salario minimo? Non così
La raccolta delle firme per l’introduzione del salario minimo per tutti i lavoratori dipendenti si è conclusa con successo. Prossimamente si dovrà votare su questa delicata materia. Il salario minimo è una misura a protezione delle fasce più deboli di lavoratori in uso in molti Paesi; tratta un tema che tocca la nostra coscienza perché riguarda il raggiungimento degli ideali di libertà ed eguaglianza cui si ispirano le democrazie liberali. Un tema peraltro molto controverso anche se a prima vista non è chiara la ragione che porta molti ad osteggiare una misura a protezione degli elementi più deboli della società. Aiutare chi ha bisogno sembra una cosa ovvia. In realtà si risolve un problema ma se ne creano molti altri di ordine economico. Mi spiego. L’introduzione di un salario minimo per quanto idealmente lodevole, è un’intromissione forte dello Stato nel libero mercato. Il lavoro è un bene come molti altri, si contratta nello specifico mercato, quello del lavoro sottoposto alle regole della domanda e dell’offerta. Se il salario minimo imposto è troppo basso lo sfruttamento e gli abusi che la sua introduzione dovrebbero combattere, sarebbero semplicemente legittimati senza benefici per i più deboli. Se invece il livello è troppo alto si mettono in difficoltà le aziende. I salari sono un costo che rappresenta spesso la voce più significativa del conto economico di un’impresa e, a seconda dei settori economici di appartenenza questa misura avrebbe effetti più o meno gravi sulla sopravvivenza dell’azienda. Un aggravio marcato dei costi può mettere in crisi imprese singole come un settore intero, qualora non fosse possibile recuperare il maggior costo ribaltandolo sul prezzo di vendita. Tra gli economisti più insigni il dibattito sulla questione del salario minimo è tutt’ora vivissimo e per nulla risolto. Il premio Nobel Gary Becker sostiene che un aumento del salario minimo crea disoccupazione mentre un altro gruppo di premi Nobel ribatte che un aumento moderato non comprometterebbe affatto le opportunità di lavoro. Uno sguardo ai grafici degli ultimi 60 anni non da responsi definitivi tranne che per la disoccupazione giovanile che sembra aumentare di pari passo con un aumento del salario minimo. Non essendoci certezza sugli effetti del salario minimo per tutti, possiamo solo cercare di ragionare. Che l’ aumento di prezzo di un bene provochi una diminuzione della sua domanda, (più o meno marcata a seconda dell’elasticità) è un ovvietà e un principio fondante della teoria dei prezzi. Semplificando, se il burro rincara troppo compero ad esempio margarina. Analogamente se aumenta il prezzo del lavoro che mi viene offerto, tenderò a non assumere o ad assumere meno, sostituendo il lavoro umano laddove esso può essere sostituito dai macchinari. Ne consegue che l’imposizione generalizzata di un minimo salariale può avere ripercussioni negative anche importanti sul livello di occupazione. Inoltre questa misura va ad irrigidire ulteriormente un mercato del lavoro già molto regolamentato. L’accesso al mondo lavorativo viene di fatto reso più difficoltoso perché più oneroso per l’imprenditore che preferirà non assumere oppure scegliere personale con esperienza al posto di giovani al primo o secondo impiego. Ciò spiegherebbe l’aumento della disoccupazione giovanile nei grafici citati
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poc’anzi e francamente non ci pare una buona idea rendere ancor più difficile di quanto non lo sia già l’accesso al lavoro per i giovani. Il rischio nel tentativo di far bene è troppo grande se si pensa al datore di lavoro che un salario minimo non se lo può permettere e per non chiudere è costretto a delocalizzare se non a sparire dal mercato. Il nostro Cantone ha vissuto in passato chiusure drammatiche perché i costi di produzione erano divenuti insostenibili rispetto alla concorrenza estera ad esempio nella metalmeccanica o nel tessile. La Svizzera ha un serio problema di competitività con il franco a 1.20 verso l’euro come si rileva dal rallentamento delle esportazioni e del turismo. I sindacati chiedono a gran voce un ritorno del tasso di cambio fr/€ a 1.30-1.35 perché giustamente preoccupati per l’industria esportatrice, motore fondamentale della produzione di ricchezza. A maggior ragione dovrebbero evitare di gravare ulteriormente sui costi aziendali con misure coercitive come il salario minimo per tutti. A mio parere non sono le legislazioni coercitive che intervengono nel delicato meccanismo di domanda e offerta la ricetta per affrontare efficacemente una questione di quest’importanza che rischia inoltre di finire bocciata come l’iniziativa sulle 6 settimane di vacanza. Il nostro Paese da decenni ottiene progressi tangibili in campo sociale tramite trattative tra le parti e i contratti collettivi. La nostra ricchezza ha origini profonde in questa cultura della trattativa fatta in buona fede. Abbiamo imparato, noi imprenditori e la controparte sindacale, che è possibile conciliare la necessità sociale con l’ assurdità economica se i tempi e i modi permettono di ammortizzare gli aggravi ai costi causati da una miglior socialità. Certo, ci sono situazioni che vanno corrette con urgenza come i working poors, ma è meglio pensare a sussidi mirati, sgravi o comunque misure dirette. Aggiungo che una maggiore incisività e pure un po’ di cattiveria da parte della politica nel contrastare cartelli, monopoli, prezzi amministrati e prezzi all’importazione avrebbe un effetto deflativo e un conseguente aumento del reddito disponibile per tutti. Termino con due brevi considerazioni. Il salario è una questione privata tra datore di lavoro e dipendente che sfocia in un contratto. Il divieto di offrire lavoro a un prezzo inferiore al salario minimo è un inaccettabile prevaricazione della libertà individuale e una forma di protezionismo che limita la concorrenza. Riguardo allo spirito di questa proposta noto che si ispira all’ideologia egualitarista del “a tutti la stessa cosa”. Francamente non ho nessun problema ad accettare i principi di un movimento egualitario che tenda a diminuire le diseguaglianze sociali o quelle naturali. È parte fondamentale delle conquiste in una moderna democrazia. L’egualitarismo ovvero l’eguaglianza di tutti in tutto invece è pura utopia. “Gli uomini sono tanto uguali che diseguali”, sostiene Norberto Bobbio. Sembra una contraddizione ma non lo è nella misura in cui pur sapendoli tanto eguali che diseguali si ponga l’accento su ciò che li accomuna piuttosto che su ciò che li separa. E questo le parti sociali fanno dal 1937. Con successo. Perché cambiare?
Editoriale di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti
Innovazione ed infrastrutture
Doveroso dedicare un numero di Ticino Business all’innovazione, anche perché è l’occasione di precisare alcuni aspetti legati a questo tema, a dire il vero un po’ abusato negli ultimi tempi. Non sempre infatti vi è chiarezza sul significato del termine “innovazione”, mancando una definizione chiara e vincolante. Molte sono le sfaccettature di cui occorre tenere conto. Innegabile è però che, per definizione, l’imprenditore è innovativo, perché comunque deve tenere conto delle evoluzioni del contesto di mercato e dei prodotti, adattando la gestione aziendale, aprendosi a nuovi mercati ecc.. Spesso questa innovazione, come è giusto che sia, avviene con l’adattamento e l’evoluzione di prodotti e strutture esistenti, come è il caso per il 90% delle aziende ticinesi. Sarebbe quindi illusorio limitare il concetto innovativo alle scoperte rivoluzionarie che portano al premio Nobel. L’innovazione è insita nel lavoro quotidiano di tutte le imprese, o perlomeno quelle che garantiscono una certa qualità del lavoro e una durata nel tempo. Giusto pertanto sostenere con convinzione iniziative come la Fondazione AGIRE, volta ad aiutare le nuove iniziative imprenditoriali particolarmente meritevoli. Giusto anche, come avviene nel contesto della revisione della Legge sull’innovazione, fissare criteri certi e chiari per i sostegni finanziari dello Stato, anche se occorrerà gestirli con oculatezza e una certa flessibilità. Non vanno però neglette e vanno tenute nella giusta considerazione tutte quelle attività che magari non sono spettacolari ma che, come detto prima, contengono comunque e sempre elementi innovativi che contribuiscono con discrezione allo sviluppo economico. Esse sono altrettanto meritevoli e, anche se non sono magari qualificate per ottenere aiuti finanziari, vanno rispettate, soprattutto nel contesto della discussione politica, troppo spesso sbilanciata verso una facile banalizzazione dell’attività imprenditoriale. In questo contesto occorre forse spendere anche qualche parola su un altro concetto spesso menzionato negli ultimi mesi, quello delle attività ad alto valore aggiunto. Cosa questo voglia dire in concreto, non può essere stabilito a tavolino con formule matematiche. Ad esempio, a volte la componente salariale è un indicatore affidabile, altre volte no. Insomma, è difficile fare un discorso generale. Giusto quindi concedere aiuti statali solo ad aziende che soddisfano determinati requisiti, sbagliato è invece aspirare ad un’economia pianificata, dove lo Stato decide chi si può insediare in Ticino e chi va respinto. Le dinamiche economiche non devono essere pilotate così e non sarebbe corretto impedire ad aziende di trasferirsi da noi (anche se ovviamente occorre tenere conto in qualche modo del fatto che non disponiamo di un territorio illimitato). Poi che le si voglia aiutare o meno è un altro discorso. Quando si parla di innovazione, valore aggiunto, ecc., si fa direttamente riferimento alla competitività, esistente o
potenziale, del territorio. Fra le componenti essenziali di tale competitività vi sono le infrastrutture, comprese quelle dei trasporti. Inevitabile un riferimento alla questione della galleria autostradale del San Gottardo, perché la sua chiusura per un lungo periodo di tempo sarebbe un colpo mortale alla capacità competitiva del Ticino. Inutile quindi riempirsi la bocca di tante roboanti declamazioni sull’innovazione, su aziende ad alto valore aggiunto e su impieghi di un certo livello salariale, se poi al contempo si chiude un’arteria vitale per il Paese. Sarebbe come pretendere che un cuore sano funzioni senza l’aorta. Semplicemente folle. E non si venga a raccontarci la favola di Alptransit. L’economia ha sempre sostenuto sia la creazione di Alptransit che la sua realizzazione e crede fermamente che debba essere attuato il principio costituzionale del trasferimento delle merci di transito (cioè da frontiera a frontiera) dalla strada alla ferrovia. Ma è un fatto che la ferrovia non ha le capacità per sostituire in toto la strada. E di questo occorre tenere responsabilmente conto. Purtroppo invece, chi si ostina a considerare i “raddoppisti” (di cui sono orgoglioso di fare parte malgrado il termine venga utilizzato in modo insultante) come occulti manovratori di inconfessabili interessi, ignora che siamo probabilmente l’unico Paese del mondo che mette in contrapposizione i vari mezzi di trasporto. Quando invece sarebbe indispensabile ammettere il principio che strada, ferrovia e anche aereo sono complementari e che il Ticino da questo punto di vista non fa eccezione. Altrimenti, per coerenza, occorrerebbe ad esempio chiudere le strade a Zurigo, visto che vi è già una rete ferroviaria, di tram e di bus funzionante ed un aeroporto internazionale. Mi risulta invece che attorno a Zurigo siano state costruite negli ultimi tempi numerose gallerie autostradali e nemmeno una ad una sola corsia. Rapportando la situazione al Gottardo, ogni ulteriore commento è superfluo. Purtroppo il livello del dibattito politico non permette più questi ragionamenti e non è possibile confrontarsi lealmente sulla summenzionata complementarietà, da noi più volte sottolineata. Non a caso i nostri cugini romandi chiedono (legittimamente) sia l’aumento delle capacità ferroviarie tra Losanna e Ginevra che la terza corsia dell’autostrada sulla stessa tratta. Noi ticinesi invece ci preoccupiamo di altro e ci culliamo nell’illusione che Alptransit possa sostituire sia la strada che il traffico aereo. Non è certo un atteggiamento degno di un Paese che si vuole promotore di iniziative innovative e ad alto valore aggiunto. Ed il rischio di perdere il treno (metaforico) delle occasioni di sviluppo è assai concreto. Ma ciò non deve stupire quando si dà per scontata la creazione di ricchezza, concentrandosi solo sulla sua distribuzione. Una visione assai miope, che rischia di arrecare danni pesantissimi al Ticino.
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Contromano di Alessio Del Grande
Il Ticino ha bisogno di una vera riforma fiscale
In voti in democrazia si contano e non si pesano, è risaputo. E sono bastati tre voti, dopo due anni di confronto tra i partiti, per affossare in parlamento l’amnistia fiscale. La fine ingloriosa di un condono che tutte le forze politiche, sinistra esclusa, avevano sollecitato, era del resto annunciata. L’amnistia era nata male ed è finita peggio. Ma in tutto questo tormentone ha destato preoccupazione anche la schizofrenia del Parlamento: da un lato invoca rigore finanziario e una severa politica di risparmio, dall’altro sollecita sempre nuove spese, e al tempo stesso ha bocciato un provvedimento che avrebbe portato una ventina di milioni nelle casse dello Stato. Con tali premesse, lecito chiedersi quale costruttiva politica ci potrà essere per il futuro. In questo Cantone si parla tanto di fisco, da oltre quindici anni è il tema dominante del dibattito politico, ma di fatti concreti, però, non se ne vedono. Certamente non si arriverà a nulla, sino a quando la questione fiscale verrà affrontata a spizzichi e a mozzichi. Di questo passo faranno la stessa fine dell’amnistia anche gli alleggerimenti dell’aliquota per i contribuenti più facoltosi, sempre più necessari per evitare una loro fuga verso altri Cantoni. Rischio reale, come dimostra il fatto che a Zurigo è bastata l’abolizione della tassazione forfettaria per indurre a lasciare il Cantone una buona metà dei ricchi stranieri che beneficiavano di questo regime. Per il Ticino ormai non si tratta più di tentare un qualche sgravio qui e una detrazione là, è arrivato il momento di pensare ad una riforma tributaria radicale con due obiettivi di lungo periodo: recuperare la concorrenzialità fiscale perduta rispetto agli altri cantoni e rafforzare la stratificazione del gettito fiscale che oggi è pericolosamente squilibrata. E, soprattutto, estremamente penalizzante sia per il ceto medio che per i contribuenti con redditi elevati. Il fatto che attualmente da solo il 2% dei contribuenti paghi quasi un terzo del gettito complessivo è indicativo di una stratificazione fiscale assai fragile per un Cantone dove peraltro si contano circa 43 mila cittadini esentati dalle imposte per redditi insufficienti. Uno squilibrio pericoloso che è il risultato di un sistema fiscale a forte impronta sociale, per cui si fa pagare moltissimo ai ricchi, certamente non poco al ceto medio, mentre chi ha redditi bassi paga pochissimo o nulla.
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È chiaro che se quel 2% di facoltosi contribuenti, con redditi oltre i 200 mila franchi, per una ragione o per l’altra, dovesse assottigliarsi, nelle casse dell’erario si aprirebbe una grossa falla. Peraltro, sono questi ricchi che con le loro imposte contribuiscono sostanziosamente a finanziare la generosa politica di aiuti sociali, in un Paese dove ben 112 mila persone, su 330 mila abitanti, sono in qualche modo sussidiati dallo Stato. Questo è un primo aspetto del problema. C’è poi quello dell’imposizione gravosa sul ceto medio e su una fascia di popolazione qualificata come benestante. Il primo è formato all’incirca da 125 mila persone (69% dei contribuenti con redditi sino a 100 mila franchi) che pagano oltre il 50% delle imposte; si tratta di quella fascia di cittadini che negli ultimi anni hanno conosciuto un impoverimento progressivo nella capacità di spesa, ma che in larga parte non beneficiano di sussidi o contributi statali. I cosiddetti benestanti - grosso modo più di diecimila contribuenti (6%) con redditi che vanno dai 100 mila ai 200 mila franchi coprono invece il 27% delle imposte. A conti fatti dai ricchi e dai benestanti, in tutto circa 15 mila persone (che assieme rappresentano l’8% dei contribuenti) arriva allo Stato quasi la metà del gettito fiscale. Un rapporto, quindi, molto sbilanciato per l’erario pubblico, che per garantirsi metà delle entrate si affida ad una parte assai esigua di cittadini, mentre per l’altra metà continua a spremere un ceto medio che però va scivolando sempre più in basso. Archiviata l’amnistia, restano adesso in gioco i pacchetti di sgravi fiscali dell’UDC e della Lega, che potranno portare al voto popolare oppure ad un nuovo estenuante confronto tra i partiti, all’insegna di quel do ut des che ha contraddistinto e affossato la discussione sul condono. È chiaro che così non si farà molta strada, e che serve, invece, una trattativa seria su una riforma generale del fisco. Se su un progetto del genere non si può contare sul PS, per principio contrario a qualsiasi ipotesi di sgravio, restano però ben tre partiti di Governo, Lega, PLRT e PPD, più l’UDC. Tutti e quattro almeno a parole sono favorevoli ad una nuova politica fiscale, dunque una volta per tutte dovrebbero affrontare responsabilmente questo problema.
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Il tema di Alessio del Grande
È la cultura la molla dell’innovazione Uno studio dell’Università di Costanza, che ha preso in esame ben 125 Paesi, è arrivato a questa conclusione: dove c’è più cultura c’è più innovazione, c’è più crescita e più ricchezza. Quando si parla d’innovazione, ci si limita per lo più a considerarla il logico portato dell’evoluzione di un’intelligenza tecnologica. Il contributo del fattore cultura, solitamente confuso con l’intellettualismo fine a se stesso e il sapere libresco, resta fuori dal quadro di questa evoluzione. Eppure da sempre la cultura rappresenta l’humus di ogni processo creativo, sia esso artistico che scientifico, perché senza conoscenza, senza saperi e senza la capacità critica e analitica del sapere, intesa come continuo confronto con la realtà, non c’è progresso. Perché è la cultura che racchiude ed esprime il “capitale cognitivo” di una Nazione, la vera molla della sua forza innovativa. Investire nel capitale cognitivo e, quindi, in ciò che lo alimenta, ossia la cultura, significa investire nell’innovazione. Facciamo un esempio: Singapore da anni vanta tassi di crescita che sono inarrivabili per gli altri Paesi. Un dinamismo che solitamente viene spiegato, e stupidamente condannato, con i forsennati ritmi produttivi che avrebbe imposto una concezione ultraliberista dell’economia. Si trascura invece il fatto che da ben 25 anni Singapore ha investito fondi ingenti nella cultura, vista non semplicemente come consumo culturale, ma quale supporto per lo sviluppo della creatività, dell’innovazione e della qualità di vita. Insomma, quel circolo virtuoso da cui nascono crescita economica e sociale, ricchezza e benessere per tutti. In questa Città-Stato, gli investimenti in musei, gallerie, teatri, poli scientifici e attività intellettuali, sono andati di pari passo con quelli fatti nel campo dell’istruzione e della ricerca, tutti orientati su uno stesso progetto di sviluppo. Poche settimane fa il quotidiano economico italiano “Il Sole 24 Ore” ha lanciato un appello: “Niente cultura, niente sviluppo”, promuovendo un manifesto per “una costituente della cultura” che sta mobilitando, assieme ad intellettuali, artisti ed accademici, anche tanti nomi noti del mondo produttivo e dell’imprenditoria. Nel presentare l’iniziativa si ricordava un rapporto del 2009 della Commissione europea, “The impact of culture on creativity”, secondo cui “dalla combinazione di competenze artistiche, capacità immaginative e un ambiente in cui vi sia un consistente investimento in cultura e istruzione, scaturisce una diffusa creatività basata sulla cultura, che produce innovazione in tutti i settori della vita economica e istituzionale di un Paese”. Questo perché la cultura, come sottolinea lo studio della Commissione UE, migliora le capacità intuitive, la memoria, l’immaginazione, il senso estetico e persino il profilo affettivo delle persone. Caratteristiche queste che generano valori economici e sociali. “Per esempio, nuovi modi di guardare i problemi - sottolineava il Sole 24 Ore - che aiutano a trovare più rapidamente soluzioni adeguate, una differenziazione dei prodotti, dei consumi e delle aspettative, una salutare messa in discussione di tradizioni conservatrici che solitamente generano diseguaglianze o discriminazioni sociali,
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senso d’identità e appartenenza comunitari che favoriscono la cooperazione e, non ultima, un’attenzione personale più spiccata e qualificata per i valori spirituali, simbolici e immateriali”. In tutto questo c’è in sintesi quel quid che anima e sostanzia l’economia della conoscenza, ovvero quella nuova frontiera della produzione e dell’organizzazione societaria del postfordismo. Dunque, investire nella conoscenza perché il capitale cognitivo è la vera molla della creatività e dell’innovazione, il fattore chiave dello sviluppo economico e del dinamismo sociale. Purtroppo domina ancora, pure da noi, una concezione obsoleta della cultura per la quale essa è solo una voce di spesa che brucerebbe inutilmente risorse ingenti, senza convenienti ricadute. In realtà già oggi nei Paesi più avanzati la produzione culturale e creativa è un’ “industria” a sé, con fatturati che hanno superato quelli dei tradizionali comparti manifatturieri o del terziario avanzato. Ma ancora più importante è che nell’odierna società digitale, questa “industria” si è ormai profilata come la matrice da cui sta nascendo in tanti laboratori diffusi una nuova imprenditorialità, derivata dai progressi tecnologici e informatici che si autoalimentano attraverso l’evoluzione continua di saperi e competenze. La cultura, nelle sue molteplici forme, si configura, perciò, come la materia prima che dà corpo ad una nuova articolazione di valori economici e sociali, attraverso produzioni e stili di vita emozionalmente più in sintonia con il vissuto quotidiano di tutti noi. In economie ormai governate dalle intelligenze artificiali, in cui nuove tecnologie subentrano velocemente ad altre tecnologie, la cultura è anche il punto di equilibrio tra tecnica e responsabilità umana. È la cultura - intesa come educazione, esercizio del senso critico, quale capitale personale di istruzione e conoscenza - l’ancoraggio più sicuro affinché, nell’imperante esaltazione dello scientismo, la tecnica non prevalga sul senso di responsabilità personale. Ma se si parla di cultura e di capitale cognitivo non si può non parlare di scuola. Del resto tutti i test comparativi internazionali che valutano la qualità dell’insegnamento, dell’apprendimento e l’acquisizione di competenze specifiche, dimostrano che i Paesi dove si ottengono i risultati migliori sono anche quelli che registrano alti livelli di reddito pro capite, di libertà economica e riconoscimento del merito. Quello di cui abbiamo oggi bisogno è una scuola che non si limiti alla trasmissione di saperi standardizzati, ma che attraverso il processo di acquisizioni delle competenze, stimoli anche l’elaborazione della capacità di analisi e la creatività che saranno poi le vere risorse per il futuro. È dunque dalla scuola, di ogni ordine e grado, che bisogna partire per imparare a declinare la cultura, non come semplice consumo, ma come fonte d’innovazione. Di vera innovazione, perché il termine è purtroppo diventato una “parola valigia” in cui ci può mettere dentro di tutto. Una parola che significa tanto o niente, ma da citare ad ogni piè sospinto per valorizzare qualsiasi idea o progetto. Per questo bisognerebbe sempre domandarsi se è veramente innovazione.
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Lorenzo Leoni, Direttore della Fondazione AGIRE
AGIRE: per un incremento della realtà economica ticinese Lorenzo Leoni
Può tracciare un primo bilancio dell’attività della Fondazione AGIRE? “Dalla mia entrata come Direttore a maggio 2011, ci siamo adoperati per sviluppare la struttura di AGIRE creando un’organizzazione interna moderna, modellata come una vera a propria start up. A partire da settembre 2011 abbiamo iniziato ad assumere collaboratori di alto livello, con grande esperienza, sia dal punto di vista imprenditoriale/aziendale che dal punto di vista del sostegno all’innovazione. Il team è stato completato a gennaio 2012 ed ora siamo ben coperti in varie aree, che vanno dal settore Life Sciences, l’elettronica/ICT, i processi industriali, la logistica, la proprietà intellettuale. I collaboratori attuali sono Paolo Orsatti, David Fischbach, Roberto Klaus (50%) e Lorena Salvadori (50%). A ottobre 2011 abbiamo creato la società anonima AGIRE INVEST SA che si occupa della gestione del fondo d’investimento di sette milioni messi a disposizione di AGIRE dal Cantone Ticino. Ad ottobre abbiamo costituito un Advisory Board indipendente, formato da imprenditori ticinesi di successo che rappresentano varie aree economico/industriali, e che hanno partecipato alla selezione delle aziende che si sono rivolte a noi per ottenere finanziamenti. A dicembre 2011 abbiamo annunciato le prime decisioni di investimento di AGIRE che hanno premiato 3 aziende attive i tre settori distinti: la Beyounic SA, nel settore dei social media/web; Hydroswiss SA, nel settore del trattamento delle acque/cleantech; e la IBI SA nel settore della rigenerazione dei tessuti ossei/medtech. Nelle prossime settimane annunceremo i prossimi investimenti in altre aziende innovative. Dall’inizio della nostra attività abbiamo valutato più di 80 proposte e progetti aziendali”. AGIRE è nata dalla collaborazione tra Cantone, USI, SUPSI, Cc-Ti, AITI ed Enti regionali di sviluppo. Come giudica questa «joint venture» tra pubblico e privato per un’ attività che si configura come una vera e propria agenzia per l’innovazione? “La nostra esperienza sinora è stata molto positiva; uno dei punti di vantaggio che abbiamo è proprio la natura «ibrida» della Fondazione che si situa a metà strada tra le istituzioni pubbliche (Cantone, Comuni e Università) e gli imprenditori. La chiave del successo risiede probabilmente in due fattori: da un lato un forte sostegno da parte del Consiglio di Fondazione, che ha dato la fiducia e il sostegno necessario al management; dall’altro il fatto che operiamo con un approccio imprenditoriale e che, essendo stati imprenditori noi stessi, parliamo la stessa lingua dei nostri clienti. Come Agenzia per l’Innovazione, AGIRE si situa idealmente al centro di una «piramide dell’innovazione» che alla base ha Ricerca – Impresa – Finanza e al vertice le Istituzioni. Il nostro obiettivo è di garantire che la comunicazione tra gli elementi di questa struttura sia ottimale e che vi sia uno scambio continuo di competenze e sapere, aumentando la competitività delle nostre aziende innovative e facilitandone l’accesso ai capitali necessari per il loro sviluppo. Per quanto riguarda le attività del fondo AGIRE INVEST, non si tratta d’investimenti a fondo perso, ma di partecipazioni azionarie alle aziende selezionate con un approccio molto selettivo
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e meritocratico. La nostra filosofia è di premiare le aziende con il potenziale di sviluppo maggiore, con prodotti che possono ambire a mercati internazionali in tempi relativamente ristretti e che creano posti di lavoro altamente qualificati in Ticino. Lo scopo dei nostri investimenti è di fornire il capitale necessario ad aziende che avrebbero problemi ad accedere ad altre fonti di finanziamento, a causa della loro dimensione o del fatto che non sono ancora consolidate dal punto di vista finanziario”. Una sua valutazione in generale sulla capacità d’innovazione espressa dalla realtà economica ticinese? “La realtà economica ticinese è caratterizzata da una grande frammentazione in vari settori e dalla mancanza di grandi aziende che fungono da traino in aree specifiche. Questa situazione rende il tessuto economico più flessibile e dunque, in teoria, più resistente ai cambiamenti congiunturali. In realtà le piccole aziende hanno spesso meno risorse e non avendo la possibilità di compiere economie di scala, hanno meno risorse a disposizione per superare la situazione di pressione esterna come ad esempio il franco forte. In questa situazione, la capacità di innovare diventa essenziale per la sopravvivenza. Sulla base dei dati che dimostrano negli ultimi anni un aumento dell’occupazione, un gran numero di imprese ticinesi ha saputo dimostrare di adattarsi bene ai cambiamenti dettati dai mercati internazionali, dimostrando un ottima capacità d’innovazione, sia tecnologica che di modelli di business. Rimangono purtroppo ancora molte aziende, in vari settori economici e industriali, che richiedono di aumentare le loro capacità innovative per sviluppare prodotti più competitivi e con migliori margini. La nostra missione è di contribuire a questo processo incrementando la competitività della realtà economica ticinese”. Tra gli scopi di AGIRE c’ è anche la promozione dell’innovazione per le PMI, che tipo di sostegno offrite a queste imprese? “Alle PMI offriamo una serie di servizi legati al trasferimento tecnologico e del sapere che erano offerti fino alla fine del 2011 da Ticino Transfer, che da gennaio 2012 è stato integrato all’interno di AGIRE. Grazie ad ottimi contatti con SUPSI e USI, AGIRE permette alle PMI di entrare in contatto con gli istituti di ricerca a livello ticinese (e svizzero) che hanno le competenze necessarie alle aziende per migliorare i prodotti esistenti o sviluppare nuovi prodotti. AGIRE presta consulenza alle PMI nella ricerca dei partner tecnologici, sia accademici sia industriali, e collabora nella preparazione di contratti di ricerca, collaborazione o di licenza. AGIRE collabora con le PMI nel gestire le questioni legate alla proprietà intellettuale (IP) e brevetti con lo scopo di meglio proteggere l’innovazione sviluppata al loro interno. AGIRE assiste i promotori delle PMI nell’elaborazione di piani esecutivi di progetti d’innovazione che comprende la ricerca dei partner tecnici, scientifici, finanziari e delle risorse umane necessarie. I progetti più interessanti e di alto potenziale possono portare a una proposta di finanziamento da parte di AGIRE INVEST”.
pronto, chi parla?
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19.4.2010
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Debora Della Torre, General Manager UTD – Unique Trend Developments SA, Massagno
Buona l’interazione con la struttura universitaria e di ricerca per un’azienda che comincia un progetto in Ticino Debora Della Torre
La vostra azienda sta lavorando su un progetto molto innovativo, con tecnologie all’avanguardia e ricerca. Ce ne può parlare? Quali sono le strategie alla base?
“Il progetto sul quale stiamo lavorando ha come obiettivo quello di risolvere la principale problematica legata all’acquisto di calzature on-line: la scelta della taglia giusta, senza dover provare la scarpa. Ad oggi più del 30% delle calzature vendute on-line è oggetto di reso per misura errata. Andando alla ricerca di soluzioni idonee all’ambizioso risultato e selezionando le fasi critiche del processo produttivo siamo arrivati al cuore della calzatura: la forma. L’incontro con il gruppo Newlast che progetta e produce la tecnologia SDF, un innovativo sistema per la lavorazione della forma che elimina l’intervento umano nelle fasi di finitura e garantisce la totale ripetibilità di ogni pezzo tornito, è stato un punto di svolta. Abbiamo infatti capito che il presupposto fondamentale per garantire l’acquisto del consumatore sotto questo aspetto è innanzi tutto il controllo del processo di produzione della forma e quindi l’eliminazione di quelle variabili che possono causare delle differenze nel prodotto finito. Il sistema Right Shoes si basa su due aspetti fondamentali: la misura del piede del consumatore e la certificazione delle forme su cui la scarpa è costruita. Il consumatore recandosi una sola volta in un punto Right Shoes potrà farsi rilevare, in pochi minuti e gratuitamente, l’immagine 3D del suo piede. Stiamo sviluppando anche un sistema di rilevazione dell’immagine 3D del piede, che funzionerà mediante smartphone o fotocamere. Una volta comodamente a casa, dopo aver scelto il modello di suo interesse sul sito di e-commerce dal quale intende effettuare l’acquisto, potrà interrogare il sistema Right Shoes che gli indicherà in tempo reale il numero a lui adatto proprio attraverso il confronto tra il volume dei suoi piedi e il volume delle forme sulle quali il paio di scarpe di suo interesse è stato costruito. I brand di calzature vedranno finalmente diminuire le elevate percentuali di resi sul canale di vendita online”.
Pensa che oggi ci sia in Ticino una cultura aziendale orientata all’innovazione?
“Sinceramente non ho informazioni dirette per rispondere in modo certo a questa domanda. La nostra esperienza aziendale, di provenienza italiana, è orientata all’automazione nel settore calzaturiero distribuita in tutto
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il mondo. Il nostro osservatorio tecnologico, che comprende: automazione industriale, tecnologia dei controlli numerici, grafica 3D, informatica orientata al web, non ci ha mai consentito di rilevare sui media tradizionali e di settore qualche notizia riferita ad esperienze innovative collocate in questa regione. Solo recentemente, con l’avvio del progetto Right Shoes, abbiamo cominciato un monitoraggio più mirato alla ricerca di partner tecnologici e personale qualificato, collocato nel Cantone Ticino, ma l’unica risposta concreta che abbiamo ricevuto, al momento, è stata in ambito universitario”.
Cosa dovrebbe o potrebbe fare di più il Cantone nel sostenere l’innovazione tecnologica?
“Ricollegandomi alla domanda precedente e a qualche limitata esperienza diretta, suggerirei intanto l’istituzione di uno sportello cantonale dove far convogliare tutte le informazioni relative a: • panoramica delle realtà aziendali e relative eccellenze in ambito Innovativo presenti nel Cantone; • panoramica istituti universitari e di ricerca con evidenziate le competenze e le possibili collaborazioni con le aziende; • punto di incontro tra domanda ed offerta di lavoro; • orientamento alla formazione; • aiuti alle imprese sia in ambito cantonale che federale che europeo; • osservatorio tecnologico globale sulle tendenze tecnologiche mondiali. Naturalmente il tutto supportato da idonei e moderni sistemi di informazione dinamica e da una struttura di consulenza alle aziende efficiente e motivata. È interesse di tutti che nascano e crescano aziende eccellenti sul territorio”.
Che ruolo può giocare la nostra struttura universitaria e in particolare la SUPSI nell’incentivare un’imprenditorialità innovativa?
“La SUPSI, con la quale stiamo stringendo un rapporto di collaborazione per alcuni sviluppi del nostro progetto, costituisce a mio avviso un valido riferimento per le aziende che intendono intraprendere un percorso di ricerca applicata. Rappresenta una sorta di consulente a 360° indirizzando l’imprenditore verso scelte e strategie che siano in grado di anticipare i tempi, fattore determinante per aziende competitive e innovative”.
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Lorenzo Domeniconi, Direttore GTK Timek Group SA, Rivera
Ricerca e sviluppo oggi per il progresso di domani GTK, Gruppo R & D, da sin.: M. Stoppa, M. Maiano, M. Ponzo. Davanti: L. Domeniconi e A. Domeniconi
Che cosa significa per un’impresa come GTK Timek Group SA fare ricerca e sviluppo in Ticino? “Fare ricerca e sviluppo oggi significa assicurarsi il lavoro per domani: grazie ad una realtà politicamente ed economicamente stabile, come quella presente in Ticino, è possibile una tale visione a lungo termine. Concentrarsi su ricerca e sviluppo è essenziale per sopravvivere e difendersi dagli aggressivi mercati asiatici: solo la continua ricerca nei mercati di nicchia e di alta gamma consente di mantenere la distanza da questo tipo di concorrenza. Effettuare ricerca e sviluppo per un’azienda come GTK rappresenta un investimento in termini di costi e risorse umane mirato all’ottimizzazione dei processi ed allo studio di nuovi prodotti tecnologici. L’innovazione, la ricerca e lo sviluppo sono obiettivi fondamentali per GTK che, grazie alle proprie dimensioni ed alla propria flessibilità riesce a soddisfare efficacemente le richieste dei clienti”. Oggi il Cantone si è dato una legge per promuovere l’innovazione, ed è stata anche costituita la Fondazione AGIRE, tra i cui compiti c’è anche quello del trasferimento alle aziende delle conoscenze e delle tecnologie, come giudica questo impegno? “Enti in grado di affiancare e sostenere l’innovazione facendo percepire la loro concreta vicinanza all’azienda sono fondamentali per un proficuo sviluppo. La ricerca e sviluppo, anche se valida, si scontra spesso con tempi burocratici insostenibili che rendono il progetto obsoleto già prima dell’inizio. La Fondazione AGIRE può assumere un ruolo strategico”.
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Quali sono i limiti nel fare innovazione di processo o di prodotto oggi in Ticino? “Il Ticino è una realtà formata da piccole e medie aziende caratterizzata da una grande flessibilità ma al tempo stesso da un limite: l’assenza di grossi poli industriali dove reperire fornitori e materiali tecnologici costringe la ricerca fuori dal confine ed oltre Gottardo”. Quale ritiene sia la strategia migliore per incentivare l’innovazione? “Poiché l’innovazione prevede una visione a lungo termine, occorre sostenere le aziende prevedendo ed anticipando crisi e problemi futuri (si veda ad esempio quanto accaduto con il crollo del cambio con l’Euro). Ciò permette maggiore stabilità e infonde serenità alle aziende che possono meglio concentrarsi nella ricerca. I finanziamenti economici e gli sgravi fiscali, sempre necessari, non devono essere fini a se stessi, ma soprattutto stimolo al raggiungimento dell’obiettivo in tempi brevi e con risultati concreti direttamente applicabili alla realtà industriale e produttiva”.
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Marco Piffaretti, Managing Director Protoscar SA, Rovio
Innovazione ed attività di nicchia: si può sempre fare di più Marco Piffaretti
Per un’azienda come la vostra che opera nel settore del design automobilistico e industriale la ricerca continua è alla base di tutto. Lavorando in Ticino con che genere di problematiche vi siete dovuti confrontare? “Considerando che non esistono case automobilistiche in Svizzera, finora esportavamo il 100% dei nostri servizi e quindi abbiamo sofferto al 100% la forza del franco svizzero senza avere la possibilità di applicare misure compensative. D’altra parte ci piace vivere e lavorare in Ticino, per cui non ci è rimasto che ridurre le attività per l’industria automobilistica ed incrementato la collaborazione con le aziende elettriche - anch’esse desiderose di lanciarsi nella mobilità elettrica, che è la nostra specialità da ben 26 anni. Ciò che per fortuna ci è riuscito molto bene, dato che insieme ad Alpiq abbiamo fondato una apposita società: la Alpiq E-Mobility SA (http://www. alpiq-energyservices.ch/it/nostra-offerta/emobility/e-mobility.jsp)”. Dal punto di vista della formazione e dell’attività di ricerca, pensa che nel Cantone si possa fare di più? “Si può sempre fare di più. Ma nel nostro caso siamo noi ad essere talmente «fuori dagli schemi classici» per cui dobbiamo riuscire nella nostra impresa senza attenderci particolari aiuti «a fondo perso». Per la ricerca abbiamo parecchi contatti con diversi istituti della SUPSI (per esempio l’anno scorso abbiamo avuto una collaborazione nel progetto Swiss2Grid ) e riteniamo che la SUPSI sia una struttura che abbia al suo interno persone veramente dinamiche e valide, per cui la collaborazione dà soddisfazione ad entrambe le parti. Però a livello politico (Cantone e Confederazione) manca una strategia di ricerca
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chiara, per esempio mirata alle energie rinnovabili ed alla mobilità elettrica - per la quale si potrebbe fare leva anche sul progetto VEL-1 di Mendrisio degli anni ‘90, tuttora spesso citato -come referenza- in tutto il mondo”. C’è oggi nel nostro Cantone una cultura dell’innovazione? “La cultura dell’innovazione storicamente non fa parte del DNA ticinese. L’innovazione spesso è portata da ticinesi che prima hanno vissuto e lavorato all’estero o da stranieri che iniziano o dislocano la loro attività da noi. Pure a livello finanziario, anche se ci sono lodevoli eccezioni come la fondazione Agire, non esistono condizioni quadro particolarmente favorevoli: non servono necessariamente soldi pubblici, ma il capitale di rischio privato (venture capital) deve essere attirato in Ticino con condizioni quadro favorevoli - ciò che purtroppo non è (ancora) il caso”. A un giovane che pensa di avere un progetto innovativo ma non ha capitali per finanziare la sua idea, cosa consiglierebbe? “Se un giovane ha una idea innovativa, sarebbe bene metterla in pratica il prima possibile. Infatti, con l’ avanzare dell’età la propensione al rischio diminuisce, e diventa sempre più difficile «buttarsi» in una iniziativa imprenditoriale che potrebbe anche non riuscire. Tuttavia il giovane che avesse una idea innovativa farebbe bene a scegliere bene l’ambiente nel quale vuole sviluppare la sua impresa. Nel nostro campo -auto elettriche- sicuramente in California ci sono opportunità molto maggiori che da noi. E quindi a un giovane innovativo consiglio di emigrare, anche se magari solo temporaneamente”.
Biblioteca liberale di Alessio del Grande
Gli eroici furori di un nazionalstatalista Un esempio da manuale delle derive concettuali cui può approdare lo statalismo, lo offre l’ultimo saggio di Giulio Tremonti. L’ex super ministro italiano nel suo libro “Uscita di sicurezza” propone una summa di quel pensiero antiliberale che aveva già messo in luce nel volume “La paura e la speranza”, e su cui è assai utile restare sempre aggiornati. Difatti, Tremonti bene esprime quel regressismo in cui confluiscono spezzoni di protezionismo, nazionalismo, antimodernismo, di statalismo e dirigismo, che hanno coagulato un’ideologia neoconservatrice, nella quale si sommano le ragioni identitarie della destra più retriva e le pulsioni veterosocialiste di una sinistra (dai vari socialismi ai Verdi) che ancora aspirano ad una direzione pianificata dell’economia e della società. È sempre la crisi a dare slancio ai furori anticapitalistici di Tremonti, che ora accentua con forti toni populistici la sua visione nazional-protezionistica dell’economia. Una parabola intellettuale che coincide con una nuova virata politica che ha portato Tremonti dal liberalismo dimezzato, o deformato, di Berlusconi a posizioni sempre più filo leghiste. Uscita di sicurezza da che? Dalla bisca della finanza. Dal caos o, per meglio dire, da quel “mostruoso videogame” cui si è ormai ridotta l’economia capitalistica, degenerata in un “darwinismo sociale” che sarebbe la moderna riedizione dell’homo homini lupus. La sua vorrebbe essere la ricetta per rimettere ordine nel disordine, nel “magma caotico” della globalizzazione, disciplinando con un nuovo sistema di regole, mercati, finanza e politica. Obiettivo principale del Tremonti pensiero è attaccare e imbrigliare il “super potere transnazionale” del mercato finanziario che si è già affermato come “dittatura del denaro”. L’impianto concettuale del saggio muove dalla necessità di separare radicalmente l’economia produttiva da quella che lui qualifica come “speculativa”, ossia la bisca della finanza internazionale che va, sostiene, neutralizzata. Sotto traccia resta sempre uno dei pezzi forti dell’armamentario ideologico di Tremonti: il “mercatismo”, ossia il volto degenere del mercato globalizzato. Quel mercatismo sottolinea che “ha teorizzato e legittimato il dominio universale del mercato prima sullo stato e poi su tutto il resto”. Scrive Tremonti: “Quello che c’è adesso, creato dalla degenerazione finanziaria del mercatismo, agitato tra forze scoordinate, centrifughe o centripete, non è invece un sistema, ma un caos. E ciò che oggi è irresponsabile o folle è che gli Stati non lo capiscono, non lo contestano, ma gli obbediscono o, ciò che è ancora più tragico, comunque si sforzano di obbedirgli”. Ed eccolo il bersaglio dell’ex ministro, la globalizzazione: “Caduta la grande divisione tra Occidente liberale e
Oriente comunista, ha unificato il mondo in una nuova geografia mercantile piana, apolide e irresponsabile”. Un disordine che Tremonti vuole disciplinare e riordinare, elevando un lamentoso rimpianto di quel mondo ante globalizzazione. Quando gli Stati stavano saldi al vertice di tutto, esercitando, con potere indiscusso, la storica sovranità politica, mentre la finanza stava in basso in funzione sussidiaria dell’economia reale e della politica. Ma quella che per Tremonti è una pericolosa asimmetria tra l’economia reale e la “mostruosa massa finanziaria” oggi in circolazione, altro non è che il risultato di quei processi di sviluppo tecnologico e informatico che hanno supportato la mondializzazione dei mercati. Uno sviluppo produttivo, tecno-scientifico e finanziario che ha interconnesso i mercati del mondo intero, i sistemi di produzione, di distribuzione e i consumi, allargandoli a Paesi e popoli che prima ne erano completamente tagliati fuori. Viene da chiedersi: è un vantaggio o uno svantaggio se Paesi come Cina, India o Brasile si sono immessi con successo sulla scena della produzione capitalistica mondiale? È un vantaggio o uno svantaggio se alcuni Paesi africani, dopo secoli e secoli di fame e miseria, si sono avviati sulla stessa strada? Certo tutto ciò sta comportando scompensi e prezzi molti alti in termini di sostenibilità sociale e ambientale, così come di concorrenza tra Paesi, ma è né più né meno quello che era successo in Occidente agli albori della civiltà industriale. Noi non crediamo che aver spezzato le catene dell’indigenza per centinaia di milioni di persone, strappandole dalla fame di un’economia di sussistenza, sia uno svantaggio. Nonostante gli squilibri e le paure provocati dall’irruzione di nuovi attori nel sistema capitalistico mondiale, di questo epocale aumento nella produzione delle ricchezza alla fine beneficeremo tutti.
Titolo: Uscita di sicurezza
Autore: Giulio Tremonti
Editore: Rizzoli
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Dirit to di Simona Morosini Marconi, Responsabile Servizio giuridico Cc-Ti
Iniziativa “Minder” contro le remunerazioni abusive: il punto della situazione Dopo svariati tentativi di giungere ad un compromesso, il controprogetto all’iniziativa Minder «contro le remunerazioni abusive» è stato accettato in votazione finale da parte del Parlamento. L’Assemblea federale aveva prorogato a due riprese il termine per trattare l’iniziativa, termine che sarebbe scaduto il 26 agosto del corrente anno. Dal 2008 si sono infatti susseguiti una serie di controprogetti diretti e indiretti da parte del Consiglio federale e delle Camere (per l’esattezza, quattro), senza però che i parlamentari fossero riusciti a trovare un terreno d’intesa sul contenuto e la forma del controprogetto Partendo dall’assunto che l’iniziativa abbia notevoli probabilità di esito favorevole, il Parlamento ha dato ampio spazio alle rivendicazioni degli iniziativisti, introducendo però eccezioni al divieto assoluto di “paracaduti dorati” e indennità anticipate, nel senso che dovranno essere nell’interesse dell’azienda e proposte dal Consiglio d’amministrazione all’Assemblea generale, la quale dovrà pronunciarsi a maggioranza dei due terzi. Oltre al controprogetto indiretto, il Parlamento propone un controprogetto diretto prevedente l’imposizione fiscale dei Bonus. Tale controprogetto diretto prevede che le remunerazioni superiori a 3 milioni per persona e per anno siano fiscalmente sottoposte all’imposta sul utile. Voci critiche sull’efficacia di questo strumento si sono già fatte strada. Secondo tali voci, è poco probabile che vi sia un effetto deterrente sulle remunerazioni eccessive in quelle società in cui il management dispone di ampio margine di manovra. Quest’ultimo difficilmente rinuncerà ad attribuirsi una remunerazione, quand’anche “eccessiva”, per il solo fatto che la società dovrà versare l’imposta sull’utile sulla parte eccedente i 3 milioni. L’imposizione andrà invece di sicuro a scapito della parte di utile spettante all’azionista. Per quanto riguarda il rafforzamento dei poteri dell’azionista, fortemente voluto dall’iniziativa, il diritto della società anonima permette già attualmente all’Assemblea generale di regolamentare, negli statuti, la competenza di statuire sulle remunerazioni dei membri del Consiglio d’amministrazione. Facoltà che è però raramente utilizzata. Pertanto, il rafforzamento dei poteri degli azionisti in materia di fissazione delle remunerazioni, fortemente voluto da Minder, non è la panacea a tutti i mali. Fra le voci critiche, vi è chi rileva che il problema non risiede solo nel deficit di democrazia dell’azionariato, bensì nel fatto che gli azionisti delle società quotate in borsa partecipano sporadicamente alle assemblee generali. Di qui, la necessità di risolvere il problema 18 Ticino Business
della rappresentanza e, segnatamente, quello del voto del rappresentante in assenza di istruzioni dell’azionista. Il controprogetto del Parlamento su questo punto ricalca le proposte dell’iniziativa Minder, di per sé poco efficaci. Infatti, non è vietando la delega di voto duratura ad un rappresentante (“Dauervollmacht”), che viene risolto il problema dell’”assenteismo” degli azionisti nelle società quotate in borsa. In assenza di direttive da parte dell’azionista su oggetti annunciati all’ordine del giorno dell’assemblea, il rappresentante (che secondo il controprogetto dovrà essere “indipendente”) sarà infatti tenuto ad astenersi dal voto. In caso di voto su oggetti non annunciati, deve invece seguire il parere del Consiglio d’amministrazione (a meno che l’azionista abbia dato istruzioni diverse, ciò che, secondo le voci critiche, difficilmente accadrà nella prassi). V’è comunque da rilevare che tali regole, seppur non risolutive, non appaiono essere dannose. Il controprogetto prevede altresì regole molto precise per quanto riguarda la rappresentanza alle Assemblee generali nel caso di società non quotate in borsa. Queste regole si iscrivono però nel contesto, più ampio, della revisione del diritto della società anonima e del diritto contabile, un cantiere inaugurato con il progetto del Consiglio federale del 21 dicembre 2007 e poi rimasto in sospeso a seguito del deposito dell’iniziativa Minder. Da salutare positivamente è il fatto che il controprogetto non prevede sanzioni penali, a differenza di quanto preconizzato dall’iniziativa Minder. Il Parlamento non ritiene che vi sia spazio, nel diritto della società anonima, per disposizioni penali. Rimanda pertanto al Codice penale (articoli 138, 158 e 152), il quale già contiene la risposta ad eventuali illeciti. In buona sostanza, la tempistica era assolutamente avversa a nuove “trovate” dell’ultimo minuto. Il controprogetto ha però il pregio di stemperare l’eccessivo rigore dell’iniziativa Minder. Lo sforzo di democratizzazione dell’azionariato rimarrà probabilmente tigre di carta e sfocerà in un’accresciuta burocratizzazione. D’altra parte, lo scarto abissale fra il carattere liberale del diritto della società anonima e le soluzioni proposte da Minder imponevano che si trovasse al più presto un compromesso. Il controprogetto entrerà in vigore alla scadenza del termine referendario, premesso che l’iniziativa Minder venga ritirata. Caso contrario, occorrerà attendere l’esito della votazione popolare sull’iniziativa e sul relativo controprogetto. Seppur in numero limitato (circa 300), le società quotate in borsa generano un introito fiscale importantissimo a livello svizzero (circa il 42% delle imposte versate dalle persone giuridiche), nonché una quota non trascurabile di posti di lavoro. Un’accettazione dell’iniziativa “Minder” in votazione popolare, a scapito del controprogetto, causerebbe probabilmente la fuga di parte di queste società verso lidi meno burocratici e sanzionatori.
Attualita` di Angelo Geninazzi, Responsabile di economiesuisse per la Svizzera italiana, Federazione delle imprese svizzere
Viva l’indipendenza! L’indipendenza?
Obiettivo numero 1: stabilità dei prezzi
In virtù dell’articolo 99 della Costituzione federale, la Banca nazionale svizzera deve perseguire una politica monetaria «che serva gli interessi generali del Paese». Nella Legge sulla Banca nazionale viene poi specificato che la BNS deve garantire la stabilità dei prezzi – con un accento sulla lotta contro l’inflazione – e la stabilità monetaria. Recentemente è tornato d’attualità tentare di imporre alla BNS altri obiettivi, come il raggiungimento della piena occupazione o la stabilizzazione del sistema finanziario. Tutte queste proposte che mirano ad estendere il mandato della BNS racchiudono un pericolo importante: il potenziale conflitto con l’obiettivo della stabilità dei prezzi. Quest’ultima è fondamentale e ha contribuito al successo della Svizzera, infatti: • maggiore è il tasso di inflazione, maggiore è la fluttuazione di quest’ultimo, che tenderà a variare notevolmente, aumentando l’incertezza; • di fronte a tassi fluttuanti, gli investitori prevedono margini di sicurezza nelle loro decisioni e il livello d’inflazione aumenta ulteriormente;
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Fondata nel 1907, la BNS ha alle spalle una storia costellata da successi. Nel corso degli anni la massima autorità monetaria si è costruita una reputazione che non trova paragoni a livello internazionale. Il tasso di inflazione è rimasto costantemente basso, mentre la stabilità monetaria ha permesso alla Svizzera di prosperare e rafforzare l’affidabilità della sua piazza finanziaria.
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BNS, una storia di successo
Grafico 1 - Articoli pubblicati dalla stampa concernenti la BNS
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Nella sua storia centenaria, raramente la Banca nazionale è stata sotto i riflettori come negli ultimi anni. Mai come ultimamente molti cittadini si sono interessati alle questioni di politica monetaria, approfondendo le loro conoscenze sul tema.
Fonte: economiesuisse
• maggiore è il tasso di inflazione, maggiormente si complica la pianificazione degli investimenti. Le decisioni sono legate ad incertezze che freneranno la crescita economica; • maggiore è il tasso di inflazione, più gli effetti di ripartizione tra creditori e debitori si accentuano: i creditori perdono e i debitori guadagnano. Questo è accompagnato da una forte svalutazione dei fondi delle casse pensioni; • maggiore è il tasso di inflazione, più aumenta il rischio che non possa più essere contenuto e che sfoci in un’iperinflazione. Ritornare ad una stabilità dei prezzi comporterebbe oneri gravosi sul piano economico.
Essenziale per la stabilità dei prezzi: l’indipendenza della Banca nazionale svizzera
Numerosi studi sulla politica monetaria concordano: le banche centrali indipendenti assolvono meglio i propri compiti rispetto agli istituti assoggettati allo Stato. Indipendenza significa che l’autorità monetaria non accetta nessuna direttiva di origine politica e gestisce autonomamente la politica monetaria per servire nel miglior modo gli interessi del paese a lungo termine. Dal momento che una banca centrale non indipendente deve rispettare i desideri monetari del governo – propenso ad aumentare la spesa pubblica per accontentare i suoi cittadini – essa non è più un in grado di controllare l’inflazione. Numerosi studi empirici sull’indipendenza delle banche centrali mostrano la stretta correlazione tra grado di dipendenza delle banche e livello dell’inflazione: minore l’indipendenza, maggiore l’inflazione. La politica monetaria della Svizzera è oggi di fronte a sfide importanti. Nessuna soluzione rapida e semplice sembra poter giungere a capo della crisi dell’indebitamento in Europa e il franco svizzero resterà forte per diverso tempo. Oggi più che mai l’indipendenza della BNS è fondamentale per segnalare ai mercati che essa ha i mezzi per difendere il tasso di cambio minimo. Le ingerenze politiche sarebbero fatali. Oggi più che mai. 19
At tualita` di Daniela Lepori, Avenir Suisse
Servizio pubblico: più concorrenza per più qualità
Il servizio pubblico necessita di più concorrenza e di un maggior impegno dell’economia privata: questa è la principale conclusione cui giunge un nuovo studio condotto da Avenir Suisse. Nonostante le liberalizzazioni avviate in Svizzera, il mercato e la concorrenza sono ancora poco presenti. Le prestazioni erogate e incentivate dallo Stato sotto l’etichetta del «servizio pubblico» sono spesso definite in modo eccessivamente ampio e vanno ben oltre la correzione del fallimento dei meccanismi di mercato. Ad esse vanno ad aggiungersi molteplici sovvenzionamenti (incrociati), monopoli residui e altre barriere di accesso al mercato. Il libro propone una ridefinizione del servizio pubblico a livello di finanziamento, d’intensificazione della concorrenza e di promozione dell’impegno privato. Spesso si ritiene che la liberalizzazione metta a repentaglio l’approvvigionamento di base, ad esempio quello postale o dell’energia elettrica. In realtà vale il contrario: la promozione e il finanziamento poco trasparenti del servizio pubblico interferiscono con il funzionamento dei mercati delle infrastrutture. Ciò è probabilmente dovuto alla scarsa precisione con cui è definito il concetto di servizio pubblico. Esso diventa facilmente il pomo della discordia di gruppi d’interesse come i sindacati o le imprese pubbliche, che si fanno finanziare in modo particolarmente generoso il proprio mandato di approvvigionamento di base o che ambiscono a beneficiare di vantaggi regolamentari. Lo studio di Avenir Suisse analizza a fondo il servizio pubblico in una prospettiva teorica, storica e internazionale e approfondisce le relazioni che intercorrono tra l’approvvigionamento di base così com’è definito a livello politico e l’apertura dei mercati delle infrastrutture. Il libro analizza le distorsioni dei meccanismi della concorrenza sul mercato postale, delle telecomunicazioni, media, energia, trasporti pubblici e degli ospedali. L’analisi evidenzia che le prestazioni infrastrutturali erogate o favorite dallo Stato sono definite in modo troppo esteso. Con il concetto di servizio pubblico non si giustifica soltanto l’approvvigionamento di regioni periferiche, bensì anche la politica industriale e di promozione nei centri. Molte prestazioni dichiarate di servizio pubblico (e quindi sussidiate) potrebbero invece essere erogate anche in un contesto di economia di mercato. Ai generosi e spesso poco trasparenti strumenti per la promozione e il finanziamento si accompagnano molteplici distorsioni. Da un lato, i sovvenzionamenti (incrociati), i monopoli residui nonché altre disposizioni regolamentari ostacolano l’ac-
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cesso al mercato di potenziali concorrenti. Dall’altro, la scarsa partecipazione al finanziamento da parte degli utenti gonfia la domanda degli utenti e crea effetti redistributivi indesiderati. La maggior parte delle aziende incaricate dell’approvvigionamento di base sono inoltre saldamente nelle mani della pubblica amministrazione, nonostante l’avvio del processo di liberalizzazione. A tutto ciò si aggiungono inoltre conflitti d’interesse e la mancanza di una volontà politica di compiere ulteriori passi verso l’apertura dei mercati. E poiché le imprese pubbliche sono sempre più orientate al profitto e si espandono su mercati dell’economia privata, la mancanza di concorrenza si rivela particolarmente critica. Una mappa orientativa per una maggiore concorrenza Il libro traccia una mappa orientativa con una serie di misure generiche e specifiche settoriali che in tre fasi dovrebbero assicurare una maggiore concorrenza e impegno dell’economia privata nei settori svizzeri dell’infrastruttura. Un importante presupposto per una concorrenza più efficace è costituito da una partecipazione più sistematica al finanziamento da parte degli utenti. Attraverso l’abbattimento di sussidi e sovvenzionamenti incrociati è possibile eliminare barriere di accesso al mercato che sono state istituite adducendo soprattutto l’argomentazione di impedire un “cherry picking” (cioè una scelta degli elementi migliori). Un maggior finanziamento da parte degli utenti non esclude tuttavia che i cantoni e i comuni possano fungere da committenti di determinate prestazioni. Tuttavia, lo Stato deve limitarsi a svolgere un ruolo sussidiario e fungere da compratore delle prestazioni socialmente auspicabili, ma non offerte dalle aziende private. In tutto questo, il finanziamento del servizio pubblico deve essere semplice e trasparente. Per escludere un favoreggiamento ingiustificato delle imprese statali occorrono – in linea ad esempio con il diritto ai sussidi europeo – condizioni giuridiche quadro che creino sul fronte pubblico incentivi a indire concorsi d’appalto concorrenziali. La persistente dominanza della proprietà statale delle imprese infrastrutturali e i conflitti d’interessi (politici) ad essa collegati impediscono un’ulteriore apertura del mercato. In Svizzera occorre un processo di privatizzazione più sistematico, all’interno del quale rientrano privatizzazioni aziendali e/o la vendita di singoli impianti di produzione a operatori privati. Pubblicazione: Urs Meister «Mehr Markt für den Service public», 332 pagine, ISBN 978-3-03823-771-6, edizioni Neue Zürcher Zeitung, CHF 38.
Continua la crescita dell’abbonamento arcobaleno
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At tualita`
L A S C E LTA G I U S TA
PER LA SUA AZIENDA
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Anche il 2011 è stato un anno positivo per l’abbonamento arcobaleno che ha registrato un incremento complessivo degli introiti del 7.5% rispetto al 2010. La crescita più significativa ha riguardato gli abbonamenti annuali che hanno segnato un aumento complessivo degli introiti del 10.6%, a conferma di un trend già emerso negli scorsi anni: il ricorso al trasporto pubblico è sempre più una scelta di mobilità quotidiana e non una soluzione di trasporto occasionale. Una tendenza che rende ancor più significativa la crescita dell’abbonamento arcobaleno poiché espressione di una maggiore predisposizione di parte della popolazione al ricorso al mezzo pubblico. La vendita degli abbonamenti arcobaleno nel 2011 ha generato introiti complessivi pari a CHF 28’133’327, segnando un aumento del 7.5% rispetto al 2010. L’abbonamento annuale arcobaleno è stato ancora una volta il titolo di trasporto che ha fatto registrare l’aumento più marcato: +10.6% sugli introiti generati (che hanno superato i 17,5 milioni di franchi). La crescita ha
riguardato sia i giovani che gli adulti con un incremento degli introiti pari, rispettivamente, al 9.8% e al 11.8%. Per quanto concerne l’abbonamento mensile arcobaleno le vendite hanno superato la soglia dei 10 milioni di franchi, con un incremento del 2.6% rispetto al 2010. Con riferimento a questo titolo di trasporto, emergono due tendenze differenti: a fronte di una crescita degli introiti del 6.0% nella categoria adulti, si registra una contrazione del 9.3% tra i giovani. Una riduzione che, alla luce del ricorso sempre maggiore dei giovani all’abbonamento annuale, conferma la positiva migrazione verso il titolo di trasporto di durata superiore. Questa tendenza si rileva anche analizzando le vendite dell’abbonamento settimanale “prova arcobaleno” che, nella categoria giovani, fa registrare una leggera contrazione degli introiti (-1.1%). Una riduzione che è più che compensata dall’incremento delle vendite tra gli adulti (+9.4%) e che consente di registrare un aumento complessivo degli introiti generati dalla vendita dell’abbonamento settimanale pari al 5.6% rispetto al 2010.
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At tualita` Comunicato stampa
Più di 20’000 firme per una soluzione pragmatica ed efficiente al San Gottardo
Il Comitato per il completamento del Gottardo, accompagnato da diverse centinaia di simpatizzanti, ha consegnato lo scorso 14 marzo alle autorità federali una petizione sottoscritta da 20’000 cittadini che chiede di prendere tutte le misure atte ad evitare un’interruzione del collegamento autostradale Nord-Sud per almeno 900 giorni a seguito del risanamento della galleria del San Gottardo. La consegna delle firme è stata preceduta da una manifestazione che si è tenuta sulla Piazza federale a Berna a cui ha partecipato un folto pubblico. Per il Comitato per il completamento del Gottardo è stata l’occasione per sensibilizzare i deputati alle Camere federali e l’opinione pubblica svizzera sulle conseguenze estremamente negative per gli scambi fra il Nord e il Sud delle Alpi, che inducono perdite rilevanti per tutti i settori economici ticinesi, danni durevoli per l’economia, in particolare dei Cantoni toccati ma anche del resto della Svizzera.
La consegna delle 20’000 firme a Berna, da sin. Lorenzo Quadri, Fabio Regazzi; Consiglieri Nazionali; Filippo Lombardi, Consigliere agli Stati; e Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti
L’arrivo della carrozza sulla Piazza Federale
La prospettata chiusura dell’asse viario del San Gottardo, oltre a rappresentare una minaccia per la coesione nazionale, avrà ripercussioni molto gravi in particolare per l’economia del Canton Ticino, con il rischio concreto di una perdita di migliaia di posti di lavoro. Per contro, secondo i 20 mila firmatari della petizione, la soluzione di un raddoppio della galleria – con una sola corsia di circolazione per tunnel e per direzione – rappresenta un
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passo che tiene debitamente conto di tutti gli interessi in gioco, non aumentando il traffico e garantendo al contempo il collegamento vitale tra Nord e Sud di un San Gottardo da sempre considerato il cuore della Svizzera. Comitato per il completamento del Gottardo info2tunnel@2tunnel.ch www.2tunnel.ch
At tualita` di Lisa Pantini
Rileggere un classico: Sun Tzu, l’arte della guerra e la vita delle aziende Come un manuale militare contente strategie e regole sulle tattiche per conoscere i propri nemici e condurre una guerra nell’antica Cina può essere utile per il management di un’impresa, anche oggi dopo secoli e secoli, così come prendere spunto da alcune riflessioni della filosofia orientale. Un’ottica differente per affrontare le giornate in azienda Siamo sempre in guerra? Se facessimo una metafora, nella quale il mercato è un campo di battaglia dove le aziende “lottano”, allora forse sì. Ovviamente dipende dalle caratteristiche del mercato e del settore. Il libro “L’arte della Guerra”, è un piccolo manuale di strategie militari, redatto da un generale e filosofo cinese vissuto fra il VI e il V secolo a.C., Sun Tzu. Uno scritto che ha trovato diversi utilizzi ed interpretazioni sia nella cultura asiatica che in quella occidentale, e che per le “regole” che contiene, è interessante anche per le aziende, ai tempi odierni. Perché? A dire il vero non è un testo che invoca alla guerra, ma quasi un trattato sulla pace e su come mantenerla. Strategia, pianificazione, personale, comunicazione. Termini che permeano la vita delle PMI e che sono una priorità ed un’esigenza per le società. Ecco dunque che un trattato militare antico di 2500 anni diviene quasi un suggerimento per comportamenti da adottare in situazioni competitive, considerando la possibilità di tracciare un parallelismo tra l’ambito militare e quello aziendale, soprattutto manageriale. Pianificazione, lucidità, razionalità, tattiche, lungimiranza nelle decisioni, flessibilità alle condizioni mutevoli. Ecco alcune delle regole basilari per condurre al meglio una battaglia: nel nostro parallelismo il generale sarebbe il Direttore, gli ufficiali i quadri, i soldati e le truppe il personale e gli impiegati dell’azienda, il campo di battaglia il mercato, ecc.. Ovviamente non stiamo dicendo di applicare tout court le teorie di Sun Tzu al mondo contemporaneo. I suggerimenti che però si possono trarre, con la dovuta flessibilità, ben si adattano a qualche riflessione sulla vita delle aziende.
è possibile dominare le situazioni con uno sforzo minimo. • Tattiche, informazioni, comunicazione: informare le truppe ed i soldati dei cambiamenti di rotta nelle decisioni, nelle strategie e nel modo di agire. Un vantaggio che farà sì che l’organizzazione risulti compatta qualunque strada si intraprenda, poiché si conoscono le vie da seguire, le alternative e i vicoli da evitare. È anche estremamente importante avere un quadro chiaro su tutta la situazione, prima di cominciare qualsiasi battaglia, aver pronti tutti i dettagli per essere preparati. Utile anche aggiornare periodicamente le tattiche a dipendenza della successione degli eventi. • Le caratteristiche del buon manager/generale: egli possiede la conoscenza, la sincerità, la trasparenza, l’autorità, il coraggio, la severità; ma anche la benevolenza verso le truppe, in quanto sono le risorse più importanti per la vittoria.
“Il mondo cinese, ed il polo commerciale orientale sono sempre stati interessante per l’occidente, sia in passato quanto ora. Si stanno (ri) scoprendo l’Est e l’Asia quali Paesi ricchi di opportunità di business. È evidente che ci sia anche un interessamento alla cultura ed alla filosofia cinese quale spunto per il mondo occidentale, sia in ambito culturale, come pure sociale ed economico” afferma il Maestro Isidoro Li Pira, Presidente dello IACMA – Intenational Academy of Chinese Martial Arts di Lugano, ed insegnante di discipline orientali. “I modelli di business orientali sono sempre stati caratterizzati da una forte componente all’ordine, al rispetto dei ruoli ed alla gerarchia: non solo in azienda, ma anche nella società. Con poche regole improntate al rigore, per uno stesso principio si possono ottenere risultati differenti. L’assunzione di un ruolo prevede anche un senso di responsabilità, nel quale il soggetEcco dunque qualche spunto in merito: to assumente si identifica, ed una profonda considerazione di tutti gli • Conosci te stesso: avere la consapevolezza della nostra dimensione, elementi presenti in un’organizzazione. La filosofia orientale è sempre dei nostri limiti, delle nostre potenzialità, dei difetti e dei pregi, delle stata densa di equilibri. Per ogni azione, c’è sempre una controazione energie positive e delle tensioni. Questa conoscenza permette di in opposizione, una doppia polarità che presuppone una dualità. Già il restare in forma, rilassati ma vigili. La stessa cosa vale per l’orgaTao sosteneva che per sconfiggere il nemico non si deve distruggerlo, nizzazione che si dirige: sono al corrente di quanto accade attorno ma approfittare delle sue debolezze per indurlo, se possibile, a non a me. Così facendo è importante saper accettare quanto accade, cominciare un conflitto” continua il M°. Li Pira. “In generale sia nella seguendo il flusso degli eventi. Un buon guerriero è calmo, riservato filosofia, nel business, nella società e nella cultura, come anche in tutte e distaccato, non bellicoso e vendicativo. Questo vale a tutti i livelli, le discipline orientali non si lotta per annientare il nemico, si cerca di dai più alti a calare. essere più consapevoli e di avere una conoscenza assoluta di chi si ha • Conosci il nemico: prevedere le azioni, i pensieri e le strategie dell’avdinnanzi per ottenere il meglio dalle situazioni. Ad esempio, negli sport versario è un atout imprescindibile per il successo. Una conoscenza, orientali e nelle arti marziali, non si combatte per distruggere chi si ha quella delle mosse del nemico, utile per pianificare una strategia con dinnanzi, bensì ci si confronta, si lavora su sé stessi per migliorare (in contro attacchi, in modo da essere sempre vigili qualunque cosa accada. Calmi, mente sgombra, concentrati sull’obiettivo; così facendo 02_BBF_Inserat_I_180x60:BBF 8.3.2012 11:42 Uhr Seiteogni 1 ambito: mente, corpo) e dare di più” conclude il M°. Li Pira.
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Promozione delle nuove leve
At tualita` di Gianluca Olivieri, Managing Partner di Financial Technologies
Riflessioni spontanee di un Professionista Gianluca Olivieri
Generalmente quando un imprenditore incontra un consulente si parla molto di deal e poco di business. Trovo che questo sia un grave errore, perché per esperienza ho potuto appurare come spesso alla conclusione di operazioni di carattere straordinario si arrivi per il tramite di accordi operativi. Molto spesso il consulente specialista si trova confrontato con piccole imprese che sono alla ricerca di capitale di sviluppo per sostenere il proprio piano di crescita delle attività. Considerato che ormai più nessuno investe in attività che non gli siano ben note, andare alla ricerca di un investitore finanziario ha poco senso, a maggior ragione in questo difficile contesto di mercato. Meglio dunque optare su quegli investitori che sono essi stessi imprenditori. A mio modo di vedere la porta d’accesso al capitale privato risiede sempre più nella possibilità di istaurare accordi operativi preliminari, che consentano all’investitore di ottenere qualcosa di più interessante di un semplice dividendo e di toccare con mano l’entità del business che gli viene prospettato. Esplorare la possibilità di creare sinergie di filiera e cercare sbocchi industriali tra le parti rappresenta un modo intelligente per ottenere un risultato plurimo, una forma di remunerazione del capitale investito ben più completa ed interessante di un semplice investimento in forma di interessenza nel capitale sociale di un’impresa terza. Questo percorso costruttivo è tanto più praticabile quanto più variegata è la fisiologia (cioè il sistema di funzionamento) dell’impresa alla ricerca di capitale di sviluppo. Sempre più spesso le imprese sono chiamate ad anticipare una parte dei costi che verranno caricati al cliente e che a termine si tradurranno, debitamente “marginalizzati”, nei futuri introiti del core business. In questa logica prima di investire in una società operativa un investitore cercherà di comprendere il modello d’affari della controparte e di valutare in che termini una compartecipazione possa giovare al proprio business. E noi lo aiutiamo volentieri in questo percorso alternativo. Testare gli sbocchi industriali consente all’investitore di toccare con mano la competitività dell’impresa, prima di andare ad investirci. Nella valutazione di un’operazione d’investimento il confronto sulle strategie può giocare un ruolo determinante. Ecco allora che un eventuale investimento assume un significato ben maggiore della semplice attesa di un rendimento: detenere una partecipazione significa avere la garanzia della continuità di una prestazione e trovare un modo efficiente per veicolare la finanza che
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serve alla crescita. Concedere condizioni agevolate diventa molto più semplice se il beneficiario è una società in qualche misura partecipata. L’investitore farebbe quindi bene a sforzarsi di guardare l’impresa di suo interesse con gli occhi del partner commerciale, cliente o fornitore che sia. E la proprietà dell’impresa alla ricerca di capitale dovrebbe accettare di farsi mettere commercialmente alla prova dall’imprenditore potenziale investitore. Non dimentichiamoci che le motivazioni che stanno alla base di una collaborazione operativa (come ad esempio ampliare la quota di mercato o velocizzare il time to market) non soltanto possono facilmente stare alla base di una decisione d’investimento, ma il più delle volte ne determinano anche le condizioni. Abbiamo una profonda esperienza negoziale sia con fondi di private equity che con family offices, con holding di partecipazioni e con business angels. E dalla relazione con questi soggetti abbiamo imparato che nella finanza d’impresa l’attività più importante di un consulente accorto non è tanto quella di cristallizzare preventivamente le condizioni economiche di un accordo d’investimento, quanto creare le giuste premesse perché due parti, che in occasione degli incontri di presentazione siedono di fronte, sentano poi il desiderio di sedersi l’una a fianco dell’altra. L’incubo peggiore di ogni investitore è scoprire di non conoscere il business e dover mettere altri soldi (non tanto perché non li ha, ma perché questo gli abbassa drasticamente il rendimento complessivo). Le attese negoziali possono essere facilmente sostenute dalle potenziali sinergie di business, una volta che le parti abbiano compreso e testato il fit strategico reciproco. Spesso noi lasciamo che siano i nostri committenti a stabilire in che misura desiderano coinvolgersi, e se farlo in forme diverse da quella commerciale alla base del primo incontro. Qualsiasi sia il deal, nessuno può essere un ingegnere migliore di chi l’attività la vive attivamente. Talvolta non sappiamo con precisione dove condurranno certi approfondimenti operativi, né in che tipo di accordo essi sfoceranno, ma sappiamo per certo che il loro è un effetto benefico che sempre consente alle parti coinvolte di allineare la reciproca percezione e visione delle cose. Percorrere questo cammino mi induce oggi a parlare molto di business e meno di deal, e convincere gli imprenditori bisognosi di finanza a dialogare con altri imprenditori concreti e sbrigativi piuttosto che perdere il loro tempo in presentazioni ad investitori istituzionali, passivi, sonnolenti e molto teorici.
Eventi
La giornata dell’export Questo evento, tenutosi lo scorso 29 febbraio presso la Cc-Ti ha visto una giornata articolata in quattro momenti separati, ognuno dei quali ha messo l’accento su punti di vista differenti: il centro di competenze dell’export in Ticino Cc-Export-Ti; il Consiglio economico della Cc-Ti sull’internazionalizzazione, i primi passi nell’export e le fiere, con spunti su contributi cantonale e vari consigli pratici. Ogni approfondimento è stato ricco di suggerimenti e ha suscitato l’interesse di numerosi soci ed interessati. Partner della manifestazione sono stati Osec, Credit Suisse, Cippà Trasporti SA e il Cantone Ticino. Di seguito vi proponiamo qualche riflessione di alcuni relatori intervenuti durante la giornata.
Gli aspetti finanziari dell’export di Roberto Gagliardi, Head of Trade Finance Service Center (Lugano), Credit Suisse +41 91 802 52 50
roberto.gagliardi@credit-suisse.com
Roberto Gagliardi
La presentazione sugli aspetti finanziari che toccano gli esportatori voleva rendere attenti, in primo luogo sui rischi legati al commercio internazionale, per poi vedere i prodotti che vengono utilizzati a copertura degli stessi. Vendendo a livello internazionale dobbiamo infatti considerare che il rischio non è limitato esclusivamente alla nostra controparte commerciale (rischio delcredere e di fabbricazione) ma deve essere considerato anche il rischio Paese, tale rischio include: a) il rischio politico: guerre, rivoluzioni, colpi di Stato, ecc.; b) il rischio di trasferimento: incapacità di stati di effettuare i pagamenti concordati – Moratoria; c) il rischio valutario. Un riconoscimento tempestivo dei rischi è importante nel commercio internazionale e il bisogno di consulenza e copertura è cresciuto ulteriormente per effetto della situazione economica attuale. Quali sono i prodotti a copertura dei rischi nel commercio internazionale? La lettera di credito (accreditivo) confermata dalla propria banca rimane il prodotto ideale e più usato a livello mondiale per coprire i rischi ed assicurare agli esportatori il pagamento contro la presentazione della documentazione richiesta. La conferma della lettera di credito copre infatti i rischi politici e di trasferimento legati al Paese. Da tenere in considerazione il rischio valutario che, se necessario, dovrà essere opportunamente coperto.
L’incasso documentario, a differenza della lettera di credito che contiene un impegno bancario, è una prestazione di servizio effettuata dalle banche che consiste nel consegnare i documenti all’importatore contro il pagamento o contro l’accettazione di una cambiale. Anche le garanzie bancarie svolgono un ruolo molto importante in ambito internazionale. Fra le garanzie più usate dagli esportatori abbiamo le garanzie di contratto ossia: - la garanzia dell’offerta; - la garanzia di buona esecuzione; - la garanzia di restituzione dell’acconto. Le garanzie bancarie in questo ambito sono a prima richiesta e non prevedono eccezioni o obiezioni che possano essere sollevate dall’ordinante. Per questo motivo la formulazione contenuta nelle stesse assume una grande importanza e deve rispecchiare quanto stabilito fra le parti. Particolarmente delicata può risultare la scelta delle regole rispetto alle quali le garanzie vengono emesse. Si deve anche tenere in considerazione che in alcuni Paesi, per prassi o per legge, vengono accettate solo garanzie emesse da banche locali. In caso di dubbi meglio affidarsi al consiglio degli specialisti. Il Credit Suisse, riconfermato anche quest’anno ‘’Best Trade Finance Bank’’ in Svizzera dalla rivista Global Finance, con una rete di collegamenti a livello mondiale di oltre 2500 banche corrispondenti, offre questi prodotti con il gruppo di 16 specialisti del Trade Finance Service Center di Lugano.
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Eventi
Questioni doganali: la preparazione dei documenti d’esportazione di Paolo Prada, Amministrazione federale delle dogane AFD, Lugano +41 91 910 48 11
kdti.zentrale@ezv.admin.ch
Paolo Prada
Tutte le merci che sono introdotte o asportate dal territorio svizzero sono soggette all’obbligo doganale e devono essere tassate secondo la legge sulle dogane e la legge sulla tariffa delle dogane. Questo è quanto dice la legge. Detto più semplicemente, se una ditta importa o esporta delle merci deve attenersi a determinate procedure doganali, dichiarare la merce nella forma scritta (in generale elettronica), osservare tutta una serie di leggi e, all’importazione, pagare eventuali tributi (dazio, imposta sul valore aggiunto, tasse d’incentivazione, ecc.). Nel corso del 2011 sono state stese 6.7 milioni di dichiarazioni doganali d’esportazione. Visto che all’esportazione, contrariamente all’importazione, non vengono riscossi tributi, molto sovente si ha la tendenza, a torto, a relativizzare l’importanza del corretto allestimento dei documenti. Di fatto, uno scorretta compilazione può avere pesanti ripercussioni finanziarie e d’immagine per la ditta esportatrice. Ma a cosa deve prestare attenzione una ditta che esporta merci all’estero? Il discorso è relativamente complesso, può variare da merce a merce, ma pure dal Paese di destinazione. Di seguito alcuni aspetti (lista non esaustiva) che devono essere osservati. La scelta del regime doganale: se una merce viene venduta definitivamente all’estero entra in considerazione unicamente il regime d’esportazione. Per contro se siamo confrontati con merci destinate a ritornare in Svizzera, a seconda del caso, possono essere presi in considerazione altri regimi doganali, quali quello del perfezionamento passivo (per le merci destinate ad essere lavorate, perfezionate o riparate all’estero), oppure dell’ammissione temporanea (per le merci destinate ad essere impiegate temporaneamente all’estero per dei lavori, delle esposizioni, ecc.). A dipendenza del regime scelto cambia il modo di compilare la dichiarazione d’esportazione o il documento impiegato. La definizione della voce di tariffa: per ogni merce esportata deve essere definita quella che viene chiamata la voce di tariffa (per esempio i pantaloni da donna in tessuto di lana sono classificati alla voce di tariffa 6204.6100, gli occhiali da sole alla 9004.1000). Le voci di tariffa sono riprese nella tariffa doganale, che non è altro che un elenco di merci (nomenclatura) e che, come la maggior parti delle tariffe doganali del mondo si fonda sul Sistema armonizzato (SA). Le prime sei delle otto cifre
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delle voci di tariffa svizzere corrispondono a quelle del SA. La classificazione avviene secondo principi definiti, le cosiddette regole generali per l’interpretazione del SA. All’esportazione, la corretta classificazione delle merci è di fondamentale importanza, tra l’altro, per la determinazione dell’origine preferenziale delle merci e per l’applicazione dei disposti federali di natura non doganale. In Svizzera, la tariffa doganale (Tares) è sotto forma elettronica (www.tares.ch) e viene messa gratuitamente a disposizione dall’Amministrazione federale delle dogane (AFD). Per permettere un’utilizzazione rapida ed efficace di questo strumento è stato pure elaborata una formazione assistita dal computer (www.ezv.admin.ch/ dienstleistungen/02183/03465/index.html?lang=it). La Camera di commercio del Cantone Ticino organizza dei corsi sull’impiego di Tares. Il rispetto dei disposti federali di natura non doganale: oltre all’applicazione della legislazione doganale, l’AFD svolge anche altri compiti nell’ambito dei cosiddetti disposti federali di natura non doganale concernenti i campi di politica economica, commerciale e industriale. Determinate merci possono per esempio essere esportate solo previa presentazione di un permesso d’esportazione, rilasciato da un ufficio federale, o essere oggetto di controlli particolari (per es. metalli preziosi). Spetta alla ditta esportatrice sincerarsi se per la merce che esporta sono previste delle limitazioni e, se del caso, procurarsi le debite autorizzazioni. La richiesta, nella dichiarazione d’esportazione, di restituzione di eventuali tributi o tasse: in certi casi vi è la possibilità di ottenere delle restituzioni in seguito all’esportazione di determinate merci (per esempio restituzione dei tributi versati in occasione dell’importazione per delle merci che vengono ritornate al mittente originario, della tassa sui composti organici volatili, dei contributi all’esportazione sui prodotti agricoli trasformati, ecc.). In questi casi la richiesta di restituzione deve essere rivendicata nella dichiarazione d’esportazione. Ai fini dell’IVA la decisione d’imposizione rilasciata dall’AFD al termine della procedura d’imposizione doganale è pure molto importante. Infatti, questo documento è la prova, per l’Amministrazione federale delle contribuzioni, Divisione principale imposta sul valore aggiunto, che la merce è stata esportata.
Come correggere eventuali errori: qualora, nonostante tutti i provvedimenti presi, ci si accorge che la decisione d’imposizione contiene degli errori, può essere chiesta la correzione presentando ricorso. Al proposito è importante rilevare che il termine di ricorso è di 60 giorni a contare dalla data d’allestimento del documento. Gli accordi di libero scambio (ALS): un ambito estremamente importante, ma altrettanto complesso e che non può essere delegato dalle ditte, riguarda l’applicazione degli ALS, in particolare l’allestimento di prove dell’origine. Con l’obiettivo di facilitare l’accesso dei prodotti svizzeri sui mercati esteri, la Svizzera dispone attualmente di una rete di 24 ALS, che dovrebbero diventare una quarantina entro il 2014. Tra l’altro, sono in corso trattative con partner commerciali importanti come il Brasile, la Russia, l’India e la Cina. Beneficiano dei vantaggi (riduzione o esenzione totale dei dazi doganali
nel Paese di destino) unicamente i prodotti originari ai sensi del singolo accordo. Visto che le regole d’origine possono differire da accordo ad accordo, può capitare che una stessa merce, fabbricata a partire dalle stesse materie prime, possa essere considerata originaria della Svizzera ai sensi dell’accordo concluso con il Paese A, ma non originaria ai sensi dell’accordo concluso con il Paese B. L’allestimento a torto di prove dell’origine, per merci che non ne hanno diritto, può avere gravi ripercussioni a livello finanziario e d’immagine per la ditta che ha steso il documento. Gli ALS rappresentano delle grandi opportunità per le ditte che esportano merci, ma attenzione ai rischi che potrebbero derivare da una cattiva gestione di questo ambito sempre più complesso. Da anni, in collaborazione con la Camera di commercio del Canton Ticino, l’AFD organizza dei corsi di formazione. Inoltre, prossimamente sul sito www.dogana.admin.ch verrà offerta un’istruzione assistita dal computer.
L’export e le assicurazioni di Paolo Cavalli, Agente generale di Zurich
+41 91 822 00 17
paolo.cavalli@zurich.ch
Paolo Cavalli
Le aziende attive nell’export e quelle che desiderano orientare la loro attività verso l’estero devono conoscere i rischi che ciò comporta. Solo con questa consapevolezza e affidandosi ad uno specialista di soluzioni assicurative in ambito internazionale, possono adottare quelle misure che permettono loro di affrontare in sicurezza questi mercati. Protezione per le merci trasportate Il trasporto delle merci è affidato a professionisti quali spedizionieri e trasportatori. Le merci durante il viaggio sono esposte a rischi di diverso genere. Anche prestando le normali attenzioni non sempre si possono evitare la perdita o il danneggiamento. Il rischio durante il trasporto è a carico del venditore o del compratore a dipendenza dalle condizioni di resa che normalmente sono definite facendo capo agli Incoterms; clausole standard internazionalmente riconosciute che regolano i vari aspetti quali il luogo in cui il rischio è trasferito dal venditore al compratore, quale delle parti si fa carico delle spese di trasporto e fino a dove, chi è tenuto a stipulare l’assicurazione sulle merci e altro ancora. Non sempre le imprese di trasporto sono responsabili in caso di perdita o danneggiamento della merce e, quando lo sono, rispondono solo limitatamente. In prima istanza il rischio è sempre a carico del compratore o
del venditore che sopportano eventuali danni. È quindi raccomandabile tutelarsi con un’assicurazione che ha per oggetto i beni stessi a prescindere dalla responsabilità di terzi. La copertura può essere adeguata in base alle esigenze specifiche in funzione della tipologia della merce, del tragitto e dei rischi da coprire. Protezione per il pagamento delle forniture Spesso la merce giunge al compratore prima che questi abbia pagato in tutto o in parte il prezzo convenuto. Nell’ambito del commercio internazionale, per tutelarsi, si ricorre a diversi strumenti quali le lettere di credito, garanzie di vario genere o pagamenti anticipati. Rispetto a questi sistemi, vendere contro fattura pagabile dopo la consegna è una procedura più comoda ed è espressione di fiducia verso il cliente ma comporta il rischio che il compratore non paghi per mancata volontà o, peggio ancora, per insolvenza. Le conseguenze dell’insolvenza dell’acquirente possono essere molto pesanti a dipendenza dell’ammontare delle fatture scoperte. Per tutelarsi in modo semplice e poco costoso esiste la possibilità di ricorrere allo strumento dell’assicurazione crediti. Il venditore è tutelato, può gestire i clienti che già conosce e può affrontare in sicurezza nuovi clienti e mercati con il vantaggio di avere la possibilità di incrementare il giro d’affari.
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Eventi
Protezione contro le pretese per i danni derivanti dai prodotti I beni che le aziende producono e vendono, se difettosi, possono causare danni materiali o corporali anche gravi. Il venditore e il produttore rispondono per questi danni e le conseguenze economiche di una richiesta di risarcimento possono essere molto pesanti. La legislazione che disciplina la responsabilità del venditore e del fabbricante varia da Paese a Paese. Di solito vale la regola secondo cui il danneggiato si rivolge all’ultimo fornitore del prodotto che a sua volta con un’azione di rivalsa risale la catena di fornitura e produzione fino a giungere al responsabile del difetto. È importante che produttori e rivenditori si tutelino con un’adeguata copertura della responsabilità civile per i danni causati dai prodotti. Protezione giuridica Nell’ambito di un’attività commerciale o industriale sono molte le controversie che possono sorgere. Con l’aumentare della concorrenza e con l’erosione dei margini, sempre meno le parti sono disposte a fare concessioni e sempre più spesso si è costretti a intraprendere azioni legali per soddisfare le proprie pretese. Per gli stessi motivi può accadere di essere attaccati. Questo vale in diversi settori: innanzitutto nei rapporti con clienti e fornitori, ma anche in altri ambiti quali il diritto del lavoro, fiscale e penale, nei rapporti con le assicurazioni,
nell’ambito della locazione, della proprietà immobiliare, della proprietà intellettuale, in casi di concorrenza sleale e nel diritto dei cartelli. I titolari e i responsabili delle aziende conoscono bene la propria attività, ma non sono preparati ad affrontare da soli tali situazioni. Solo le aziende più grandi e strutturate dispongono di un proprio ufficio legale, le altre in tali circostanze devono ricorrere a professionisti esterni. L’assicurazione protezione giuridica aziendale prende a carico, oltre alle spese legali, anche i costi di perizie, le spese procedurali, le ripetibili, gli anticipi per cauzioni penali, le spese di viaggio, traduzioni e altro ancora. Il costo dell’assicurazione è sorprendentemente ragionevole. Cauzioni e garanzie I partner d’affari e le autorità spesso richiedono delle garanzie per coprire gli impegni delle aziende. Questo vale ad esempio per coprire acconti o pagamenti anticipati, per garantire la corretta esecuzione di un’opera ed eventuali suoi difetti. Le autorità richiedono delle cauzioni ad esempio per garantire diritti e imposte doganali e in altri casi ancora. A questo scopo si può ricorrere in determinati casi a cauzioni e garanzie rilasciate da istituti assicurativi dietro pagamento di un premio. L’assicurazione garanzia e cauzione, a differenza di altri metodi di finanziamento, non blocca la liquidità e alleggerisce le linee di credito così da lasciare a disposizione un maggior margine di manovra.
Spedizioni e trasporti di Roberta Cippà Cavadini, Cippà Trasporti SA, Chiasso
+41 91 695 17 77
roberta@cippatrasporti.ch
Roberta Cippà Cavadini
In un’economia globale, esportare in un Paese diverso dal proprio è ormai una prassi molto frequente per molte aziende, che sono in questo modo tenute a confrontarsi con culture, sistemi legislativi e, spesso, un’organizzazione del lavoro differenti. Per questo il primo passo da compiere quando si intende esportare i propri prodotti all’estero è quello di informarsi dettagliatamente sulle leggi fiscali, doganali e commerciali che regolano l’importazione nei Paesi di destinazione. A volte le differenze, anche tra Paesi confinanti, sono molte e piuttosto sostanziali. In secondo luogo si sceglie a chi affidare il trasporto: trasportatore o spedizioniere? È un errore frequente quello di confondere il trasporto e la spedizione, ritenendo i due termini sinonimi mentre, in realtà, si parla di due attività diverse tra loro.
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Se per il trasportatore l’obiettivo primario è trovare merce per ottimizzare il trasporto del mezzo, il lavoro dello spedizioniere è finalizzato alla ricerca del mezzo più idoneo per trasportare la merce del cliente e soddisfare tutte le esigenze espresse dallo stesso (orari e modalità di carico/scarico, tempo impiegato per il trasporto, ecc.) oltre a fornire un supporto tout court in termini di servizi (emissione di documenti, operazioni doganali, noli, assicurazioni, notifica di arrivo della merce a destinazione, pagamento duties, contabilità IVA e relativo anticipo e altro ancora). Se identifichiamo tre caratteristiche come qualità, velocità ed economicità. Per valutare il servizio offerto da un fornitore di trasporti (sia esso spedizioniere o trasportatore), è importante sapere che solo due di esse potranno essere garantite e coesistere all’interno
del servizio stesso. In altri termini, ciò significa che se si ha necessità di un servizio veloce e di qualità, esso non potrà essere erogato a un costo basso. Viceversa se si ricercano convenienza e velocità, non si potrà certo contare su un’elevata qualità, così come se si desidera spendere meno garantendosi comunque un buon livello di qualità, non ci si dovrà aspettare un servizio celere. Affinché un’esportazione si possa considerare conclusa con successo (ma più in generale qualsiasi consegna della propria merce anche all’interno dei confini del proprio stato) è, infine, rilevante condividere l’idea che
la propria responsabilità termina nel momento in cui il cliente è messo in condizione di fruire o di utilizzare il prodotto che è stato realizzato per lui. In quest’ottica, dunque, la consegna deve considerarsi parte integrante del processo che conduce l’azienda a posizionare i propri prodotti sul mercato. E pertanto deve essere gestita con la cura, la professionalità e la serietà che desideriamo venga associata al nostro prodotto e al nostro brand. Buona esportazione. Per ricevere senza impegno quotazioni o per assistenza su specifiche necessità scrivetici o chiamateci, saremo a vostra completa disposizione.
Un esempio aziendale di successo: JDC INTERNATIONAL SAGL di Ponte Capriasca di Saverio Adamo e Hisako Hashikawa, Titolari JDC International Sagl
+41 91 911 64 20 Saverio Adamo
saverio.adamo@jdc-international.com
Hisako Hashikawa
JDC è una azienda giapponese che progetta e costruisce speciali macchinari installati nelle linee di taglio longitudinale dei coils, i grandi nastri metallici di acciaio, alluminio e rame. La proposta di macchinari esclusivi ci ha fatto acquisire una posizione di leader in un mercato internazionale di nicchia e ci ha consentito di vendere più di 1’300 macchinari in oltre 40 anni di attività. I nostri prodotti sono esportati principalmente nel mercato asiatico ed americano, ma sono anche installati nelle linee di produzione delle più importanti società europee del settore, come Acerinox, Thyssen Krupp, Arcelor Mittal e Tata Steel. Abbiamo deciso di stabilire la nostra società in Svizzera in quanto Paese europeo con diverse affinità con il Giappone, e per sviluppare un progetto imprenditoriale che prevede l’esportazione dei nostri macchinari principalmente in Europa, in America e nei Paesi emergenti. Contrariamente alla tendenza attuale in cui si riscontra spesso la delocalizzazione della produzione in Paesi a basso costo del lavoro, JDC ha programmato di produrre parzialmente ed assemblare totalmente alcuni macchinari in Svizzera. I nostri macchinari diventeranno quindi “made in Switzerland” per continuare a privilegiare una perfetta costruzione come fattore qualificante dei nostri prodotti. La scelta della Svizzera è stata motivata da una buona reputazione per quanto riguarda la costruzione meccanica con componenti di precisione e dalla sua posizione geografica al centro dell’Europa, molto vicina anche alla Germania che è uno dei nostri mercati di riferimento in Europa.
Inoltre, in un periodo storico difficile come quello che stiamo attraversando, è per noi molto importante lavorare in una Nazione economicamente, socialmente e politicamente stabile come la Svizzera che presenta un fattore rischio contenuto e favorevole per effettuare con sufficiente sicurezza gli investimenti necessari allo sviluppo di un progetto imprenditoriale. La Svizzera è inoltre la sola Nazione europea che ha stipulato con il Giappone un accordo bilaterale di libero scambio tra i due Paesi e che ha definito altri accordi bilaterali con Paesi di nostro interesse. L’accordo bilaterale di libero scambio tra Svizzera e Giappone ha sicuramente semplificato ed agevolato l’aspetto burocratico delle transazioni commerciali. Rimane tuttavia un’oggettiva difficoltà delle aziende europee a vendere in Giappone i propri prodotti. La difficoltà maggiore di esportare in Giappone è quella di una sostanziale differenza di mentalità nelle trattative commerciali e nella scarsa conoscenza che gli europei hanno solitamente riguardo agli “usi e costumi” dei giapponesi. Nell’ottica dell’accordo bilaterale di libero scambio tra Svizzera e Giappone e delle iniziative della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino di promuovere l’export, crediamo sia molto importante l’informazione in merito a come operare per vendere i propri prodotti nel mercato giapponese. Come società svizzero-giapponese abbiamo quindi intenzione di supportare soprattutto le piccole e medie imprese ticinesi desiderose di esportare in Giappone e mettere a loro disposizione la nostra esperienza specifica.
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Formazione
Corsi di formazione proposti dalla Cc-Ti LE ASSICURAZIONI SOCIALI
Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Programma Modulo 1 – Introduzione alle assicurazioni sociali 27 marzo e 3 aprile 2012, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 2 – Aspetti contributivi delle assicurazioni sociali 17 aprile 2012, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 3 – Rendite di vecchiaia, superstiti e invalidità 24 aprile 2012, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 4 – Assicurazione contro la disoccupazione 8 maggio 2012, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 5 – Indennità di perdita di guadagno per militare e maternità 15 maggio 2012, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 6 – Assegni familiari 22 maggio 2012, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 7 – Assicurazioni infortuni 29 maggio 2012, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 8 – Assicurazioni invalidità 5 giugno 2012, dalle 14.00 alle 17.30
L’IMPOSIZIONE DELLA PERSONA FISICA SECONDO LA LT E LA LIFD
Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Programma Il corso offre una panoramica completa sulla legislazione tributaria in vigore Modulo 1 – Il sistema fiscale svizzero 22 marzo e 29 marzo 2012, dalle 16.30 alle 18.30 Modulo 2 – L’imposizione ordinaria sul reddito e sulla sostanza 5, 19, 26 aprile e 3 maggio 2012, dalle 16.30 alle 18.30 Modulo 3 – La doppia imposizione intercantonale ed il riparto intercantonale 10 e 14 maggio 2012, dalle 16.30 alle 18.30 Modulo 4 – L’imposizione dei redditi d’attività lucrativa indipendente 21 e 24 maggio 2012, dalle 16.30 alle 18.30
IL DOSSIER DEL PERSONALE
Mercoledì 18 aprile 2012, dalle 09.00 alle 13.00 Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti
DIRITTO DEL LAVORO
Lunedì 16 e lunedì 23 aprile 2012, dalle 14.00 alle 17.30 – Modulo 1 Lunedì 14 maggio 2012, dalle 14.00 alle 17.30 – Modulo 2 Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti
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INTRODUZIONE ALLE CESSIONI COMUNITARIE IN MATERIA D’IVA Martedì 24 aprile 2012, dalle 14.00 alle 17.00 Lugano, Sala dott. G. Papa, presso la Cc-Ti
ESSERE MEMBRO DI UN CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE: COMPITI E RESPONSABILITÀ Mercoledì 25 aprile 2012, dalle 14.00 alle 17.30 e Mercoledì 2 maggio 2012, dalle 14.00 alle 17.30 Lugano, Sala dott. G. Papa, presso la Cc-Ti
PRESSIONE, ANSIA, MITI E VALORI: COME COMUNICARE MEGLIO
Venerdì 27 aprile 2012, dalle 09.00 alle 17.00 Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti
INTRODUZIONE ALLA PIANIFICAZIONE STRATEGICA
Lunedì 7 e 14 maggio 2012, dalle 09.00 alle 13.00 Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti
DIRIGERE: MODELLI, COMPETENZE E CARATTERISTICHE
Mercoledì 9 maggio 2012, dalle 09.00 alle 13.00 Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Per maggiori informazioni ed iscrizioni: Cc-Ti, Tel. +41 91 911 51 18, corsi@cc-ti.ch, ww.cc-ti.ch
Economisti aziendali: da settembre si ricomincia!! Vi informiamo che il prossimo settembre inizierà un nuovo ciclo formativo del Corso Preparatorio all’esame professionale superiore per il diploma federale di Economista aziendale nelle arti e mestieri (SEA). Il corso, erogato dalla Cc-Ti in collaborazione con l’Istituto svizzero per la formazione di capi-azienda nelle arti e mestieri (IFCAM), viene offerto in lingua italiana in Ticino fin dal 2000. Questa formazione offre un’approfondita istruzione nella conduzione aziendale e conferma che il titolare di un’azienda è in grado di dirigere un’impresa rispondendo agli imperativi del mercato in continua evoluzione. Per maggiori informazioni sull’offerta formativa Cc-Ti, vi invitiamo a consultare il nostro sito web, www.cc-ti.ch.
Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino
prossime GIORNATE DI CONSULENZA PAESE LUGANO, MAGGIO 2012 • India: mercoledì 2 maggio 2012 • America Latina: lunedì 7 maggio 2012 • USA/Canada: venerdì 25 maggio 2012 Nel corso delle giornate di consulenza proposte alle aziende, avrete l’occasione di fissare un incontro individuale gratuito con i consulenti dell’Osec e con i collaboratori degli Swiss Business Hub all’estero. Le aziende intenzionate ad espandere le loro attività nei mercati sopra citati o che hanno esigenze concrete non esitino a mettersi in contatto con l’Osec e a fissare un appuntamento con i suoi esperti! CONTATTATECI AL NO. TEL. +41 91 911 51 37 OPPURE TRAMITE E-MAIL ALL’INDIRIZZO INFO.LUGANO@OSEC.CH, SAREMO LIETI DI FISSARVI UN APPUNTAMENTO.
Il numero EORI è diventato obbligatorio in Germania
Dal 10 marzo 2012, data in cui è stato introdotto l’aggiornamento ATLAS (sdoganamento elettronico), è necessario avere un numero EORI (Economic Operator Registration and Identification Number) per poter svolgere le procedure doganali d’esportazione verso la Germania. Le dichiarazioni senza numero EORI sono rifiutate dalle dogane tedesche. Deutsche Zollbehörden: Echtbetriebsbeginn ATLAS 8.4/ AES 2.1 am 10.03.2012 - EORI-Nummer ist zwingende Voraussetzung für die Zollabwicklung www.zoll.de/SharedDocs/Aktuelle_Einzelmeldungen/ DE/2012/azr_atlas_8_4_aes_2_1.html
Svolta energetica in Germania: molto resta da fare
Con l’abbandono del nucleare a giugno 2011, la Germania ha introdotto una nuova era di politica energetica. Berlino stila ora il primo bilancio intermedio, che risulta positivo, ma evidenzia quanto resta ancora da fare. Nell’introduzione al primo rapporto di monitoraggio intitolato “Die Energiewende in Deutschland”, il Ministro dell’economia Philipp Rösler constata che le basi per la conversione dell’approvvigionamento energetico sono state poste e la tabella di marcia è stata definita. Fino alla scadenza del 2050, un rapporto di una cinquantina di pagine sarà pubblicato ogni anno al fine di valutare lo stato d’avanzamento dei progetti nonché le misure e gli impegni volti ad attuare la svolta energetica. Gli inizi sono promettenti: si sono reperiti i principali campi d’azione, avviate numerose misure, definite e poste le condizioni quadro per la loro rapida realizzazione. Sicuramente, la Germania dovrà lavorare a ritmo sostenuto se vuole rispettare il traguardo del 2050. Le priorità e gli obiettivi descritti in modo accurato e chiaro nel rapporto mirano a favorire l’attuazione e l’impiego ottimale dei mezzi finanziari e altri. Eccone i punti principali: • l’approvvigionamento energetico subirà un vasto ampliamento e una grande trasformazione, che contempla la
produzione di elettricità, la ristrutturazione energetica e lo sviluppo dell’infrastruttura necessaria per una maggiore mobilità elettrica (con investimenti annui stimati a 15 miliardi di euro); • la rete, la trasmissione e la distribuzione saranno potenziate (4’500 chilometri di linee ad alta tensione dovranno essere allestiti entro il 2020); • le centrali a gas e a carbone dovranno essere risanate e il loro numero ampliato (sono richieste ulteriori capacità per 17 gigawatt entro il 2022, dapprima per pareggiare la produzione ancora precaria proveniente da fonti rinnovabili); • un programma di ricerca energetica sarà lanciato (3,5 miliardi di euro all’anno sono a disposizione entro il 2014 per la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie futuristiche); • l’efficienza energetica sarà promossa, dapprima grazie a ristrutturazioni edili (il relativo programma è stato dotato di 1,5 miliardi di euro nel 2012). Bundesministerium für Wirtschaft und Technologie: Die Energiewende in Deutschland - Mit sicherer, bezahlbarer und umweltschonender Energie ins Jahr 2050 w w w.bmwi.de / BMWi/ Navigation / Pre s s e /pre s s emit teilungen,did=475830.html Bundesregierung Deutschland: Energiekonzept 2050 Massnahmen im Überblick www.bundesregierung.de/Content/DE/StatischeSeiten/Breg/ Energiekonzept/ma%C3%9Fnahmen-im-ueberblick.html
Le autorità locali promuovono il “Green Deal” in Inghilterra
In Inghilterra sono soprattutto le autorità locali e regionali a promuovere il programma di efficienza energetica “Green Deal”. Incoraggiati dal governo britannico, numerosi comuni e città hanno annunciato investimenti per complessivi 1,7 miliardi di sterline (2,5 miliardi di franchi) destinati soprattutto al risanamento termico degli edifici.
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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino
Birmingham è la città disposta a spendere di più: mette a disposizione ben 1,4 miliardi di sterline per promuovere le ristrutturazioni edilizie. I rimanenti 300 milioni sono da attribuire a comuni nel nord-est del Paese (soprattutto Newcastle), a Greater Manchester, Leeds, Bristol, Nottingham e West Sussex. Nei prossimi mesi e anni, il “Green Deal” indurrà numerosi nuovi investimenti miliardari: si stima il volume di mercato a oltre 3 miliardi di sterline nella sola Leeds e i suoi dintorni. Building.co.uk: Cities plan to invest billions in Green Deal retrofit work www.building.co.uk/technical/sustainability/sustainabilitynews/cities-plan-to-invest-billions-in-green-deal-retrofitwork/5032034.article
Reti e centrali elettriche da modernizzare in Polonia
Secondo un’attuale analisi di mercato stilata in lingua tedesca da Trendresearch, le reti e le centrali elettriche in Polonia richiederebbero importanti investimenti volti a modernizzarle. Da diversi anni, l’economia polacca continua a crescere. Ne consegue un forte aumento del consumo elettrico che, stando agli esperti, potrebbe causare una carenza energetica già nel 2016. L’impellente svolta energetica crea opportunità d’affari per le imprese attive in diversi ambiti. Lo studio “Energiewende in Polen: Entwicklung der Netzstruktur und Erzeugungskapazitäten” fornisce una panoramica sulle necessarie capacità di produzione e sulla struttura della rete. Inoltre, offre suggerimenti strategici a potenziali investitori, costruttori di impianti e altre aziende interessate. Energiewende in Polen: Entwicklung der Netzstruktur und Erzeugungskapazitäten www.trendresearch.de/studie.php?s=479
L’IVA negli Stati membri dell’UE: ognuno a modo suo
I singoli Paesi membri dell’UE sono liberi di stabilire le aliquote IVA come meglio pensano. E infatti, i tassi spaziano tra il 15% e il 27% e inoltre, le aliquote ridotte sono applicate in modo diverso. L’UE ha pubblicato una panoramica per vederci chiaro: “VAT Rates Applied in the Member States of the European Union” (disponibile in lingua inglese, tedesca e francese). Nell’UE, l’aliquota media ammonta al 20,9%. Lussemburgo e Cipro applicano il tasso più basso (15%), mentre quello più alto si registra in Ungheria (27%). Dal 2008 e in seguito alla crisi finanziaria ed economica, l’aliquota media ha subito piccoli, ma costanti incrementi. Sono soprattutto i Paesi membri particolarmente colpiti dalla recessione a decidere aumenti volti a ridurre il crescente deficit di bilancio. I maggiori ritocchi sono stati registrati in Ungheria (+7 punti percentuali al 27%), Gran Bretagna (+5 punti percentuali al 20%), Lettonia (+4 punti percentuali al 22%), Grecia (+4 punti percentuali al 23%), Lituania (+3 punti percentuali al 21%) e Portogallo (+3 punti percentuali al 23%). Le aliquote ridotte sono state meno colpite e semmai, sono calate (compensando parzialmente gli aumenti). Tranne la Danimarca, tutti gli Stati membri applicano tassi ridotti (oltre la metà dei Paesi prevede anche più categorie), di cui beneficiano determinati gruppi di merci, settori commerciali, rami oppure regioni. L’applicazione non è stabilita dall’UE in modo uniforme, ma è decisa dai singoli Paesi. Ne conseguono notevoli differenze tra i campi d’applicazione e le percentuali,
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che spaziano dal 2,1% (aliquota super ridotta/categoria 3 in Francia) fino al 18% (tasso ridotto/categoria 1 in Ungheria). European Commission: VAT Rates Applied in the Member States of the European Union http://ec.europa.eu/taxation_customs/resources/documents/ taxation/vat/how_vat_works/rates/vat_rates_en.pdf
Missione economica delle PMI in Russia
Mosca, Samara e Togliatti, 29 maggio - 2 giugno 2012 La missione economica è di particolare interesse per le aziende ticinesi attive nei seguenti settori: subfornitura automobilistica e aeronautica, edilizia, costruzione, infrastruttura, generi alimentari, sanità, chimica e fornitura di energia. Ecco le principali tappe del viaggio: Prima tappa: Mosca. Il clou sarà la visita alla principale fiera dell’industria metallurgica “Metalloobrabotka” e allo SWISS Pavilion curato da Swissmem, cui partecipano 50 espositori. La successiva serata svizzera permetterà di allacciare contatti con gli ospiti russi. Seconda tappa: Samara. La giornata inizia con un incontro con il Governatore dell’omonima regione sul Volga, che conta oltre 1 milione di abitanti. Di particolare interesse saranno le visite alle imprese site nel Samara Space Center: ZSKB Progress (www.samspace.ru/ENG), fabbricante dei razzi Soyuz, e Aviacor (www.aviacor.ru), che produce la nuova generazione di aerei Antonov. Terza tappa: Togliatti. Nella città industriale è ubicato il maggiore costruttore automobilistico della Russia, AwtoWAS (www.lada.ru). Osec: SME Delegation Trip with State Secretary MarieGabrielle Ineichen-Fleisch www.osec.ch/it/filefield-private/files/28410/field_event_public_files/8040
Un investitore svizzero costruisce un parco solare nell’Oman
L’Oman intende ridurre progressivamente la dipendenza dai combustibili fossili e coprire il 10% del fabbisogno grazie alle energie rinnovabili entro il 2020. La svolta energetica nel Paese desertico sarà avviata con un parco solare di 400 megawatt progettato dall’impresa svizzera Terra Nex Financial Engineering AG. Il costo complessivo del progetto è stimato a 2 miliardi di dollari. L’investitore principale è Terra Nex, che realizzerà il parco solare in collaborazione con la società finanziaria Middle East Best Select (MEBS). Un apposito fondo alimentato con un volume iniziale di 200 milioni è stato costituito al fine di finanziare le prime centrali elettriche. SolarServer: Photovoltaik im Oman: Terra Nex plant den Bau von Anlagen mit 400 Megawatt sowie Produktionsstätten für Module und Rahmen www.solarserver.de/solar-magazin/nachrichten/aktuelles/2012/kw03/photovoltaik-im-oman-terra-nex-plant-denbau-von-anlagen-mit-400-megawatt-sowie-produktionsstaetten-fuer-module-und-rahmen.html
La Cina riduce i dazi all’importazione su 730 prodotti
La Cina ha ridotto al 4% i dazi all’importazione su 730 prodotti. Questa percentuale corrisponde a una diminuzione del 50% sul dazio finora più basso. Le seguenti categorie di beni beneficiano della riduzione:
• apparecchiature e componenti high-tech per la produzione/fabbricazione di tecnologie IT avanzate/futuristiche: veicoli a risparmio energetico, determinati macchinari (p.es. macchine da tessere a ugello) e componenti per la produzione/distribuzione di energia (p.es. linee ad alta tensione); • macchine/mezzi ausiliari agricoli: trattori ad alta potenza, attrezzature per lavorare i prodotti lattiero-caseari, materie prime chimiche, fertilizzanti; • prodotti sanitari: vaccini, latte in polvere per bambini, prodotti per la cura della pelle, impianti cocleari (protesi acustiche), pellicola radiografica; • energia/materie prime naturali: carbone, carbone da coke, granito, metalli delle terre rare, rame, alluminio, nichel, gomma naturale. E-To-China.com: China to Cut Import Tariffs on 730 Types of Products Next Year www.e-to-china.com/tariff_changes/data_tariff_changes/2011/1219/99065.html
International Centre for Trade and Sustainable Development: Mercosur Members Wary of New Argentina Import Controls http://ictsd.org/i/news/bridgesweekly/124681/
L’industria canadese pianifica importanti investimenti
I mercati d’esportazione più promettenti
La crescita dell’economia canadese è timida, ma ciò nonostante, le imprese nazionali dell’industria manifatturiera pianificano importanti investimenti. Secondo un’inchiesta della rivista specializzata “Canadian Plant”, le 400 imprese interpellate intendono aumentare gli investimenti di mediamente l’8% rispetto all’anno precedente. Si tratta di 1 milione di euro per azienda, di cui due terzi saranno destinati all’acquisto di nuovi macchinari e apparecchiature. Gli interpellati intendono reperire nuovi fornitori prevalentemente in Canada (88%) o negli USA (83%), ma anche in Germania (34%), Giappone (18%) e Italia (15%). I prodotti svizzeri sono altresì richiesti: il 7% delle aziende canadesi ha indicato di voler valutare anche le attrezzature provenienti dalla Svizzera. Canadian Manufacturing/Canadian Plant: Investing 2012 www.canadianmanufacturing.com/fabrication/production/ investing-in-2012-51058 Canadian Manufacturing/Canadian Plant: Business Outlook 2012 - Investing in the Future http://www.canadianmanufacturing.com/wp-content/uploads/2011/12/OUTLOOK2012v2.pdf
L’Argentina inasprisce le disposizioni all’importazione
In futuro, le importazioni e le esportazioni in Argentina dovranno compensarsi. Dal 1° febbraio 2012 vigono controlli inaspriti all’importazione, voluti dal governo Kirchner al fine di equilibrare la bilancia commerciale. Le autorità competenti lasciano trasparire che le imprese devono evitare di importare più di quanto esportano, privilegiando i prodotti nazionali. La disposizione chiave della nuova normativa prevede che gli importatori argentini informino le autorità sugli acquisti previsti prima ancora di assegnare il contratto al fornitore estero. Si profila anche l’aggiunta di altri 100 prodotti all’elenco dei beni all’importazione che richiedono una cosiddetta “licenza non-automatica” (non-automatic license, LNA). Si tratta soprattutto di prodotti delle industrie metalmeccanica e tessile. Edelman PA Blog Latam: Argentina - Imports Control http://publicaffairslatinamerica.com/2012/02/argentina-imports-control/
Grandi investimenti nel settore minerario cileno
Nei prossimi anni, i gruppi minerari cileni metteranno mano al portafoglio: investiranno 70 miliardi di dollari fino al 2018. Secondo quanto comunicato dall’ufficio tedesco per il commercio estero Germany Trade and Invest, 31 miliardi saranno spesi per l’estrazione di materie prime, 27 per nuovi macchinari e attrezzature, 6 per servizi di ingegneria e di consulenza. Germany Trade and Invest: Chilenischer Bergbau expandiert www.gtai.de/GTAI/Navigation/DE/Trade/maerkte,did=456152. html
La Cina si piazza al primo posto dei mercati emergenti nella classifica stilata da Bloomberg Markets sulle piazze più promettenti. Il Vietnam è invece il primo mercato di frontiera (i “frontier markets” sono quei paesi che mirano a diventare mercati emergenti). Si constata che non tutti i mercati emergenti si affermano grazie alle stesse qualità: le differenze possono determinare l’attrattività economica e quindi il futuro di un’intera regione o nazione. Il potenziale e il primato della Cina sono indiscussi, ma i ranghi successivi della classifica sono più volubili. Attualmente sono occupati da Thailandia, Perù, Cile e Malaysia, per motivi diversi. Negli ultimi anni, Malaysia e Thailandia hanno migliorato le condizioni quadro per le imprese e gli investitori, avanzando tra i primi 20 mercati emergenti del mondo. Perù e Cile, grazie anche alle materie prime, dispongono dei fondi necessari per potenziare l’infrastruttura e garantire uno sviluppo economico durevole. Dietro ai mercati emergenti aspettano però alcuni di frontiera, che, stando al loro potenziale, vantano le necessarie premesse per avanzare tra le nazioni emergenti. Secondo Bloomberg Markets, si tratta soprattutto di Vietnam, Emirati Arabi Uniti, Bulgaria, Romania, Kuwait, Kazakistan, Qatar, Serbia, Bahrein e Tunisia. Bloomberg: The Most Promising Emerging Markets / The Most Promising Frontier Markets http://media.bloomberg.com/bb/avfile/rxehA0BpVsB4 Bloomberg: China Lone BRIC Among Top Emerging Markets With Thailand No. 2 http://mobile.bloomberg.com/news/2012-02-08/china-lonebric-among-top-emerging-markets.html 2point6billion.com: Report – China Top ‘Emerging’ Market, Vietnam Top ‘Frontier’ Market www.2point6billion.com/news/2012/02/13/report-china-topemerging-market-vietnam-top-frontier-market-10798.html
Industria automobilistica: la mobilità imbocca nuove vie
L’industria automobilistica si trova nuovamente a un bivio: le inedite esigenze di mobilità influenzano lo sviluppo durevole del ramo. KPMG valuta le principali tendenze nel suo “Global Automotive Executive Survey 2012”, identificando le maggiori sfide che il ramo dovrà affrontare:
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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino
• ecologia/mobilità elettrica: secondo un’indagine effettuata da KPMG, il 15% delle nuove immatricolazioni fino al 2025 riguarderà veicoli elettrici; • urbanizzazione: le città crescono e l’automobile del futuro dovrà soddisfare soprattutto i requisiti del trasporto urbano privato; • sicurezza stradale/comfort di guida: le esigenze continuano ad aumentare; • IT: si ricorrerà sempre più spesso a moderne tecnologie IT nell’industria automobilistica, soprattutto a quelle che permettono di ottimizzare la sicurezza stradale e il comfort di guida. Inoltre, gli esperti dell’automobile prevedono che entro il 2025, le esigenze dei clienti nei mercati emergenti saranno uguali a quelle dei consumatori nell’Europa occidentale e nell’America del Nord. In termini di crescita, i mercati emergenti avanzano velocemente. Si stima che già nel 2016, la Cina rappresenterà il più grande mercato automobilistico del mondo, superando gli USA, mentre il Brasile e l’India si contenderanno il terzo posto. La Cina fa già parlare di sé come produttore automobilistico, e non solo quale fornitore del mercato nazionale. Le case automobilistiche cinesi intendono aumentare le vendite all’estero, mirando per esempio all’Europa. In Bulgaria è stata avviata la fabbricazione di veicoli privati destinati al mercato europeo e si progettano altri impianti nel Vecchio Continente. Nuove opportunità d’affari si presentano anche per i subfornitori svizzeri: le case automobilistiche cinesi necessitano di know-how specifico al fine di adattare i loro prodotti alle esigenze e richieste dei clienti europei. KPMG: Global Automotive Executive Survey 2012 www.kpmg.com/ch/de/library/articles-publications/seiten/ automotive-executive-survey-2012.aspx KPMG: KPMG-Umfrage verdeutlicht die wichtigsten Mobilitätstrends in China www.kpmg.de/Themen/28417.htm
Le innovazioni cleantech: i paesi all’avanguardia
La forte crescita del settore cleantech promette profitti importanti a chi sa anticipare le tendenze e la concorrenza. Infatti, un alto livello di innovazione è indispensabile per potersi affermare in un mercato che si sviluppa tanto rapidamente. In questo contesto, la Svizzera consegue solo voti medi nell’attuale “Cleantech Countries Innovation Index” del WWF, piazzandosi a grande distanza dai capofila Danimarca, Israele e Svezia. La Svizzera occupa il 15° posto nell’indice stilato dal WWF in collaborazione con la società di consulenza Cleantech Group, che ha valutato la forza innovativa nel settore delle tecnologie pulite di 38 paesi. Con 2,7 punti su una scala aperta, la Svizzera consegue 2 punti in meno della capofila Danimarca e 2 punti in più del fanalino di coda Russia. Appunto: un risultato mediocre. Tuttavia, il rapporto ne loda la forza innovativa in generale, lasciando ben sperare per il futuro. Ai vertici del “Cleantech Countries Innovation Index” si piazzano dunque Danimarca, Israele, Svezia e Finlandia. Tra i primi dieci figurano anche USA, Germania, Canada, Corea del Sud, Irlanda e Gran Bretagna. Nella valutazione della forza innovativa in generale, la Svizzera si trova agli stessi livelli di Svezia, Finlandia, USA, Canada, Irlanda e Australia, ma perde terreno nel settore specifico del cleantech (capofila
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Danimarca, Finlandia, Germania e Corea del Sud; Svizzera: 19°), delle innovazioni cleantech in fase di sviluppo (leader: Israele, seguito da Danimarca, Svezia e USA; Svizzera: 17°.) e delle innovazioni cleantech già commercializzate (prima: Danimarca, seguita da India, Cina e Irlanda; Svizzera: 15°). WWF Svizzera: Settore cleantech: Svizzera poco innovativa www.wwf.ch/it/?1525/Settore-cleantech-Svizzera-poco-innovativa Cleantech Group / WWF: Coming Clean – The Cleantech Global Innovation Index 2012 http://assets.wwf.ch/downloads/cleantech_countries_innovation_index___final_draft_v5_clean.pdf
I paesi emergenti moltiplicano gli ostacoli al commercio
Gli ostacoli al commercio transfrontaliero calano con la progressiva globalizzazione. Ciononostante, si delinea un crescente protezionismo soprattutto nei paesi emergenti che, almeno in alcuni gruppi di merci, causano un aumento delle barriere commerciali. Questa è la conclusione tratta dalla Commissione europea nell’attuale rapporto “Trade and Investment Barriers”. L’anno scorso, le seguenti disposizioni relative al commercio e agli investimenti si sono rivelate particolarmente pesanti: • le nuove restrizioni legali applicate alle fusioni con investimenti esteri in Cina; • il rilascio di crediti all’esportazione e di sovvenzioni in Cina, che sono incompatibili con le regole dell’OMC e dell’OCSE; • le nuove disposizioni per favorire i prodotti locali in India; • le imposte all’importazione più alte e le procedure d’importazione inasprite per determinati prodotti e gruppi di merci in Brasile. Si sono registrate anche misure positive, per esempio: • la decisione dell’OMC contro la Cina concernente le restrizioni all’esportazione di materie prime; • i requisiti meno severi alla sicurezza per gli impianti di telecomunicazione in India; • l’accesso al mercato facilitato per i prodotti farmaceutici esteri in Giappone; • l’annuncio degli USA di aver sospeso per ora la legislazione volta a sottoporre tutti i container marittimi in arrivo dall’estero a uno screening completo. Trade and Investment Barrier Reports 2012 http://trade.ec.europa.eu/doclib/docs/2012/february/tradoc_149143.pdf Dow Jones Europa Aktuell: EU-Handelsbericht – Schwellenländer bauen immer mehr Hürden auf w w w.djnew slet ter s.de /new s /ar ticle _ detail. php5?bnlId=1454696&productId=32
Osec
Corso Elvezia 16 Casella postale 5399 – CH-6901 Lugano Tel. +41 91 911 51 35/37 Fax +41 91 911 51 39 info.lugano@osec.ch www.osec.ch
Commercio estero di Monica Zurfluh, Responsabile Osec Ticino e Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti
Nulla Osta Sanitario per l’esportazione di dispositivi medici e di alimenti vegetali in Italia
Monica Zurfluh
Marco Passalia
Alcune aziende ci segnalano nuove difficoltà – seppur non sistematiche – all’esportazione in Italia di alcuni prodotti, trattasi nella fattispecie di dispositivi medici e di alimenti di origine vegetale. L’importazione in Italia di tali prodotti è subordinata alla presentazione in dogana di un certificato, il Nulla Osta Sanitario (NOS). Il NOS si applica a tutti i prodotti di origine extra-europea, inclusi quindi i prodotti svizzeri. Di seguito forniamo maggiori dettagli sul NOS per entrambe le tipologie di prodotti.
Alimenti vegetali
L’introduzione dell’obbligo dell’ottenimento preventivo del NOS è data dal Regolamento (CE) 882/2004, che prevede, a tutela della salute pubblica, per tutti i prodotti di origine vegetale (o comunque non di origine animale) provenienti da Paesi extra-europei un controllo igienico-sanitario all’ingresso sul territorio comunitario. Il regolamento è direttamente applicabile in tutti gli Stati membri. La verifica comprende almeno un controllo documentale sistematico, un controllo di identità per campionamento (ispezione visiva volta ad accertamento per verificare che i certificati o gli altri documenti di accompagnamento della partita coincidano con l’etichettatura e con il contenuto della partita) e, se del caso, un controllo fisico (art. 16 comma 1). Scopo di tale controllo è evitare che prodotti contaminati, adulterati, tossici o comunque non rispondenti alle normative sanitarie vigenti, possano essere commercializzati nell’UE. Il controllo degli alimenti importati in Italia è di competenza degli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera (USMAF, www.salute. gov.it/ministero/sezMinistero.jsp?id=103&label=uffici). L’esportatore, l’importatore o lo spedizioniere (in generale è quest’ultimo ad occuparsene) deve innanzitutto registrarsi nell’apposito sistema informatico (Nuovo Sistema Informativo Sanitario, www.nsis.salute.gov. it > Registrati) e in seguito, attraverso l’applicativo NSIS-USMAF compilare i relativi moduli informatizzati . La procedura è illustrata nel documento www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_1434_ allegato.pdf. A controllo avvenuto, gli USMAF provvedono al rilascio del NOS. Tale rilascio avviene generalmente entro 48 ore. La tariffa per il controllo sanitario è di 63.30 euro per partita di merce (posizione tariffale). Al momento dell’importazione, la dogana italiana verifica la presenza del NOS nella documentazione d’esportazione. Ulteriori informazioni sono disponibili su: www.salute.gov.it/sicurezzaAlimentare/paginaInternaMenuSicurezzaAlimentare.jsp?id=12 22&lingua=italiano&menu=strumentieservizi Ad oggi non abbiamo segnalazioni di difficoltà riscontrate all’esportazione in altri Paesi UE, tuttavia questo non è da escludere in un futuro prossimo.
Dispositivi medici
I dispositivi medici rientrano nel campo di applicazione della direttiva 93/42/CEE (cfr. http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ. do?uri=CONSLEG:1993L0042:20071011:it:PDF), recepita in Italia
tramite Decreto Legislativo n° 37 del 24.02.1997 (www.normativasanitaria.it/jsp/dettaglio.jsp?id=20835). La direttiva 93/42/CEE è stata poi successivamente integrata da diverse direttive, la più importante delle quali, la direttiva 2007/47/CE, è entrata in vigore a decorrere dal 21 marzo 2010. Essa è stata recepita nell’ordinamento italiano tramite Decreto Legislativo n° 37 del 25.01.2010 (www. normativasanitaria.it/jsp/dettaglio.jsp?id=32726). Teniamo a precisare che la necessità dell’ottenimento del NOS per sdoganare i dispositivi medici era già prevista dai precedenti decreti di recepimento, tuttavia prima l’obbligo scattava solo su precisa indicazione delle dogane e perciò si sdoganava prevalentemente senza NOS: oggi il controllo avviene invece in maniera informatizzata, quindi in automatico e senza eccezioni. Tramite il NOS le autorità accertano da un lato che i prodotti importati dispongano di una dichiarazione CE di conformità valida e dall’altro che (laddove necessario) essi siano correttamente registrati nella banca dati del Ministero della Salute. Come da D. Lgs. n° 37 del 25.01.2010, tale registrazione non è obbligatoria per i dispositivi medici di classe I, mentre lo è per i dispositivi medici di classe IIa, IIb e III (la classificazione segue le regole di cui all’allegato IX della direttiva 93/42/CEE). Prima di indicare le procedure da seguire, ci preme rilevare che l’introduzione del NOS non influenza le procedure di valutazione della conformità e di marcatura CE, che rimangono invariate. Ogni fornitura di merce dalla Svizzera all’Italia va innanzitutto annunciata all’USMAF per l’ottenimento del certificato/NOS (cfr. procedura sopra indicata per gli alimenti vegetali) ed è soggetta al pagamento di una tassa amministrativa pari a 62 euro per categoria di prodotto. All’interno del campo 44 del DAU (Documento amministrativo unico) va inserito il codice certificato “13CS”, con l’indicazione dell’anno e del numero identificativo dello stesso (cfr. Comunicazione dell’Agenzia delle Dogane del 14 settembre 2011 su www.agenziadogane.gov.it/wps/wcm/connect/internet/ed/agenzia/ norme+doganali/determinazioni+note+e+comunicazioni/determinazioni+2011/comunicazione+14092011). I dispositivi medici di classe IIa, IIb e III vanno inoltre registrati nella banca dati del Ministero della Salute. Per più ampi ragguagli si rinvia al sito www.salute.gov.it/dispositivi/paginainterna. jsp?id=390&menu=registrazione. Il Ministero della Salute ha altresì predisposto un servizio di assistenza alla registrazione dei dispositivi e un servizio di assistenza tecnica, le cui coordinate si trovano a fondo di tale pagina. Il dettaglio della procedura da seguire per la registrazione è invece visionabile su www.salute. gov.it/dispositivi/paginainterna.jsp?id=394&menu=registrazione. Nella pratica, il rappresentante legale dell’azienda svizzera deve annunciare al Ministero della Salute le coordinate della persona incaricata di procedere alle registrazioni dei prodotti. Tale comunicazione dovrà essere effettuata su carta intestata e dovrà essere corredata da una fotocopia del documento d’identità della persona stessa (pti 1 e 2). Tramite e-mail, il Ministero della Salute farà in seguito pervenire a tale persona il nome utente e la password necessari per accedere al sistema di registrazione http://sis.sanita. it/dispmed/vigilanza/default.asp. Per l’utilizzo del sistema è necessario che la persona disponga della firma elettronica. La banca dati costituisce una raccolta delle informazioni sui dispositivi medici in commercio in Italia. La pubblicazione dei dati non significa approvazione da parte del Ministero della Salute. 24 ore dopo la registrazione il prodotto figura nella lista dei dispositivi registrati. In conclusione, invitiamo le aziende ticinesi ad annunciare le loro esportazioni di alimenti vegetali o di dispositivi in Italia richiedendo per tempo il NOS: la mancata presentazione del certificato in caso di controllo alla dogana contempla il blocco della merce sino ad ottenimento dello stesso, con conseguente ritardo della fornitura al proprio cliente.
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Fiere internazionali
MSV Brno, 10 - 14 settembre 2012
La MSV è la più consolidata e autorevole fiera industriale per il settore dell’ingegneria e dell’elettronica applicata all’industria nell’Europa centrale e orientale. A questa fiera sono trattati i seguenti ambiti: tecnologie estrattive, metallurgia, ceramiche e vetrarie; componenti e materiali meccanici; comandi, sistemi idraulici e climatizzazione; lavorazioni chimiche, plastica e gomma; macchine utensili, elettronica e automazione; tecnologie ecologiche e di depurazione; R&S, trasferimento di tecnologie, servizi finanziari e generali; trasporto, imballaggio, magazzinaggio e logistica. L’edizione 2011 della MSV ha accolto 1’592 espositori e 79’196 visitatori provenienti da 65 paesi su una superficie fieristica di 41’241 mq. La Camera di commercio Svizzera-Europa Centrale in collaborazione con Swissmem e Osec curano l’allestimento dello SWISS Pavilion a questo importante salone. Informazioni generali sulla fiera: www.bvv.cz/en/msv/ Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/41327?lforce=1
Cosmoprof Asia Hong Kong, 14 - 16 novembre 2012
Cosmoprof Asia è il principale salone dell’estetica, della bellezza e della cosmesi nella zona Asia Pacifico. Gli attori del settore vi si ritrovano per presentare e scoprire le nuove tendenze e i prodotti innovativi. Le donne asiatiche spendono sempre di più per i cosmetici, soprattutto per la cura della pelle, il trucco, i cosmetici sbiancanti e le colorazioni, facendo triplicare il tasso di crescita dell’industria in Asia. Tuttavia, malgrado i progressi fatti negli ultimi vent’anni, il mercato dei cosmetici cinese rimane poco sviluppato e lungi dall’essere saturo. Due fattori ne evidenziano il potenziale: la popolazione cinese, che con 1,3 miliardi conta il maggior numero di potenziali consumatori al mondo, e la spesa annua pro capite per i cosmetici, di molto inferiore alla media dei paesi sviluppati (35 - 70 dollari). Il ventaglio dei prodotti cosmetici presentati ai saloni Cosmoprof fornisce una visione globale del ramo: prodotti professionali per capelli; attrezzature, apparecchiature e prodotti cosmetici per l’estetica; prodotti e attrezzature per ricostruzione unghie; attrezzature e arredamenti per acconciatori; arredamenti per profumerie; prodotti cosmetici e profumi; accessori per l’igiene e articoli da regalo; bigiotteria; cosmetici per erboristerie; articoli e novità per acconciatori; packaging; materie prime; tecnologie e servizi per l’industria cosmetica; prodotti farmaceutici e macchinari vari. Nel 2011, Cosmoprof Asia ha accolto 1’780 espositori (+9% sul 2010) provenienti da 42 paesi e 48’503 visitatori (+7,5% sul 2010) su una superficie fieristica di 68’000 mq. Osec vi allestisce lo SWISS Pavilion in collaborazione con l’Associazione svizzera dei cosmetici e dei detergenti SKW/SCD, lo Swiss Business Hub China e il Consolato generale di Svizzera a Hong Kong. Il padiglione ufficiale svizzero si troverà nella Hall 1 dedicata a profumi, cosmetici e prodotti per la toilette. Informazioni generali sulla fiera: www.cosmoprof.com Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/28754?lforce=1
Lo SWISSNESS nel mondo
Poleko Poznan, 20 - 23 novembre 2012
Dal 1987, la fiera Poleko rappresenta l’appuntamento tradizionale per il settore della protezione ambientale in Europa centrale e orientale. Questo salone ha ampia risonanza non solo in Polonia, ma anche in altri paesi est-europei e funge da importante borsa degli affari per le aziende attive nei settori energetico e ambientale. Poleko 2012 comprende i seguenti settori industriali: acqua e acque reflue, rifiuti e riciclaggio, energia, energie rinnovabili, aria, rumore e vibrazioni, ricoltivazione e bonifica del terreno, industria municipale, strumenti di controllo e misurazione, accertamento dei rischi e sistemi di protezione ambientale, difesa contro le inondazioni, organizzazioni ambientali e consulenza, educazione ambientale. Il pubblico target comprende poteri decisionali, investitori, responsabili attivi nelle amministrazioni pubbliche, istituti tecnici superiori, partner, licenziatari, rappresentanti e acquirenti privati. L’edizione precedente ha accolto, su una superficie di 18’600 mq, oltre 23’000 visitatori e 1’000 espositori provenienti da 19 paesi: Austria, Belgio, Canada, Repubblica Ceca, Cina, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Svezia, Svizzera, Ucraina e gli USA. Unitevi allo SWISS Pavilion allestito presso Poleko 2012 dall’associazione energiecluster.ch, in collaborazione con lo Swiss Business Hub Poland. Lo stand collettivo ufficiale della Svizzera sarà un trampolino di lancio ideale per presentare la vostra gamma di prodotti e servizi; vi permetterà inoltre di curare le relazioni d’affari esistenti e di allacciare nuovi contatti. Informazioni generali sulla fiera: www.poleko.mtp.pl/en Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/41324?lforce=1
Informazioni sugli “Swiss Pavilion”: www.osec.ch/SWISSPAVILION
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Vita dei Soci
La Salute: L’investimento vincente per le aziende di successo
Si sa, il successo e il valore di un’azienda sono rappresentati in particolar modo dal suo capitale umano, un capitale che deve sempre essere sano, motivato e soprattutto tutelato, perché sono proprio le persone che hanno l’immenso potere di generare valore. Ma cosa si intende quando si parla di “Capitale Umano”? Il termine “Capitale Umano” fu portato alla luce da un importante economista tedesco di nome Theodore Schultz, vincitore nel 1979 del Premio Nobel, il quale rilevò come l’economia non si fosse mai preoccupata all’epoca di prendere in considerazione il valore dei collaboratori e di come fosse importante prendersene cura per garantire alle aziende di crescere. Con questo spirito, la MaffeisNetwork SA, affiancata da un valente comitato scientifico composto da illustri medici ticinesi ed esperti della sanità, rilancia con l’arrivo della primavera nuovi pacchetti aziendali firmati “Nel Cuore della Salute”, mirati alla prevenzione della salute nelle aziende. ALCUNI DEI TITOLI DEI PACCHETTI OFFERTI: “Nel Cuore della Salute” propone una serie di tematiche che ruotano intorno alla prevenzione della salute, agli stili di vita, all’alimentazione, allo stress e movimento, che potranno essere abbinate secondo le esigenze di ogni singola azienda. Il primo appuntamento per la presentazione del programma dei pacchetti si svolgerà: Mercoledì 25 aprile 2012 ore 17.30 (luogo da definire)
“Nel Cuore della Salute” non è solo un marchio di qualità, ma è anche e soprattutto una filosofia di vita che pone l’essere umano al centro di ogni realtà. Inoltre, crede e punta anche al miglioramento del benessere di ciascuno di noi attraverso una corretta informazione e sane linee guida. La qualità viene garantita dal coinvolgimento di rinomati esperti nel campo della salute, tra cui: Prof. Dr. med. Franco Cavalli, oncologo e Primario dell’ospedale di Bellinzona; Dr. med. Mauro Capoferri, cardiologo e Caposervizio del Cardiocentro Ticino; Dr. med Franco Denti, Presidente OMCT, Dott.ssa. Diana Koprivec, endocrinologa, Dr. med. Mauro Manconi, Caposervizio neurologia EOC; Paolo Cicale, Counseling filosofico; e tanti altri. Per presentare al meglio i pacchetti aziendali firmati “Nel Cuore della Salute”, la MaffeisNetwork SA organizzerà a partire dal mese di aprile fino a giugno 2012, sul territorio ticinese, degli incontri finalizzati alla presentazione del programma dei pacchetti a dirigenti e a tutti gli interessati. I pacchetti potranno essere personalizzate in base alle esigenze di ogni azienda, offrendo ai loro quadri e collaboratori un’opportunità di miglioramento attraverso l’apprendimento della cultura della salute.
Per maggiori informazioni: Nel Cuore della Salute MaffeisNetwork SA Marketing e Comunicazione Via Cortivallo 3 A 6900 Lugano Tel. +41 91 922 95 18 info@maffeisnetwork.ch www.maffeisnetwork.ch
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
Non solo shopping: un incontro tra negozi, cultura e svago Il centro Serfontana, attivo dal 1974, da quasi 4 decenni brilla nel panorama del Mendrisiotto quale punto d’aggregazione non solo per lo shopping. Rinnovato spirito e dinamismo con la nuova Direzione, assunta nel 2011 da Mattia Gilardi
n o n s o l o s h o p p i n g
L’unico, il solo, il più grande. Il precursore di ere, mode e consumi e commercio. Un centro commerciale. Era il 1974, ben 38 anni fa, nel nostro piccolo Ticino fu aperto il Serfontana. Uno shopping center che richiamava a sé clientela da tutto il territorio ticinese e non solo: anche dalla vicina Penisola c’erano già consumatori che varcavano il confine per acquistare in Svizzera. Oggi con una storia ben radicata al territorio, con i suoi 60 negozi è sempre sulla cresta dell’onda, anche per le numerose iniziative e mostre che propone. Non solo shopping: ebbene sì. Strano? No. Sin dalla sua fondazione, per la sua struttura architettonica, il Serfontana è stato concepito quale aggregatore sociale: si acquista, si degusta un caffè o si pranza in uno dei punti di ristoro, ma negli spazi aperti, nei mall, (così chiamati per riferirsi alle zone di passaggio all’interno del centro
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commerciale) si può chiacchierare, socializzare, vedere qualche mostra interessante. Sin dalle origini il Serfontana è stato un centro di ritrovo che ben ha coniugato le diverse possibilità di svago con una promozione della cultura con esposizioni dedicate o degustazioni e innovazioni, per rendere più animate le pause tra un acquisto e l’altro, per avere l’opportunità di passare un momento in allegria per tutta la famiglia, in quanto sia per la vastità dell’offerta, sia per la transgenerazionalità delle rassegne, sono momenti adatti davvero a tutti. Conosciuto anche per le sue mostre, che attirano visitatori da tutto il Cantone e non solo, negli anni ha consolidato questa tradizione, proponendo ad oggi un calendario ricco di interessanti appuntamenti da gennaio a dicembre. Le tematiche variano periodicamente anche se è possibile delineare alcuni incontri fissi: la mostra floreale in primavera, la rassegna enogastronomica con prodotti ticinesi che valorizzano il territorio in autunno ed il villaggio di Natale
durante l’avvento. A queste scadenze regolari allestite dal personale della Direzione, si aggiungono esposizioni esterne che spaziano su ogni tema, come lo sono state negli scorsi anni quella sulle illusioni ottiche, quella dedicata al deserto, le molte mostre su innumerevoli incantevoli luoghi del mondo, quelle sulla magia e sul circo, ecc.. Il 2012 ha già visto l’esposizione di bellissimi modelli di trenini e ferrovie in miniatura, lo scorso febbraio. Attualmente è possibile visitare un interessante planetario in 3D, con le spiegazioni di un astronomo presente sul posto. Nel corso dell’anno sarà allestita una mostra sulle bolle di sapone, una sulla pittura di Leonardo da Vinci con fedeli riproduzioni di tutte le sue opere, un parco divertimenti per bambini ad agosto e molto altro ancora. Il cliente è sempre il punto focale della strategia di conduzione dello shopping center: i suoi bisogni, le sue aspettative le sue esigenze. Ogni giorno è la passione e la competenza che ispira il lavoro dei collaboratori del Serfontana affinché si costruisca attorno al cliente una familiarità che renda la sua esperienza di shopping un momento unico e piacevole. Dal 2011 Serfontana ha cambiato Direzione: il Signor Daniel Schmidhauser è andato in pensione per raggiunti limiti di età. Gli è subentrato Mattia Gilardi, giovane intraprendente momò, che con competenza e passione dirige la struttura commerciale. Gilardi, classe ‘79, raccoglie un’eredità importante, ma è una sfida che lo appassiona, ed ha le carte giuste per poter vincere la partita rinnovando il successo dello shopping center nel tempo. Profondo conoscitore della realtà del centro, sin da giovanissimo comincia a lavorarci part time durante le vacanze estive, dopo gli studi universitari in Scienze della Comunicazione, torna al Serfontana nel 2004 come assistente di di-
rezione e dallo scorso anno assume la carica di Direttore. Il Serfontana negli anni si è rinnovato strutturalmente, adeguandosi alle più moderne visioni di gestione, pur mantenendo sempre quello spirito tutto ticinese che l’ha da sempre contraddistinto e l’ha reso un precursore nell’era dello shopping, dell’accoglienza e della cordialità: • comodità: oltre 1’000 parcheggi gratuiti a disposizione dei clienti • un centro di ritrovo da sempre radicato al territorio: sia per gli ampi spazi nei mall, sia per la cordialità e l’aria di famiglia che vi si respira. Lo sapevate che fino al 1987 presso il Serfontana era in funzione anche una piscina? Quale migliore centro di aggregazione? • competenza e visone lungimirante: migliorando costantemente l’offerta commerciale e mettendo a disposizione dei consumatori un “plus” nelle mostre, nelle degustazioni, per un momento di svago. • punto di riferimento: ancora dopo quasi 40 anni il Serfontana è un ritrovo per ragazzi ed adulti • posizionamento strategico: nei pressi dello svincolo autostradale, raggiungibile senza code né traffico • sicurezza: un impianto all’avanguardia di video-sorveglianza interno ed esterno e personale specializzato pronto a supportare la clientela in eventuali situazioni di necessità … tutto questo e molto altro ancora è Serfontana, non solo shopping. Direzione Centro Shopping Serfontana Viale Serfontana, 6834 Morbio Inferiore Tel.+41 91 683 34 35, info@serfontana.ch www.serfontana.ch
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
Intraprendenza e costanza per un sorriso aziendale Polydentia, una solida realtà ticinese, fortemente orientata al mercato ed ai clienti, da oltre 35 anni lavora con costanza e competenze specifiche in tutto il mondo, con articoli studiati, sviluppati e prodotti in Ticino, fiore all’occhiello del famoso label “made in Switzerland”… Noi oseremmo anche aggiungere “made in Ticino”!
Il settore nel quale ci apprestiamo ad entrare non è semplice, ed è molto specifico, soprattutto per i non addetti ai lavori. Ma non per questo non interessante o non privo di sorprese, pur essendo un ambito per i più, di nicchia. Stiamo parlando di prodotti dentali, tutta quella gamma di strumenti ed ausili che noi “profani” vediamo marginalmente quando ci rechiamo da un dentista, da un odontotecnico, ecc., sia per un’operazione che per una più semplice otturazione. Il dentista è un professionista che necessità di manufatti di prim’ordine che garantiscono, una volta eseguito il lavoro la nostra perfetta igiene dentale. E, come in ogni mestiere, anche la qualità degli artefatti utilizzati, oltre alla maestria del professionista, determinano il successo dell’intervento. Per un sorriso a 360° gradi ed a tutti i livelli: da parte del produttore degli strumenti che il dentista usa, da parte dell’odontoiatra stesso e per il paziente, che usufruisce di un lavoro eseguito a regola d’arte.
Claudia Schaffner Paffi ed Alfred Schaffner
Esiste in Ticino, attiva da oltre 35 anni, un’azienda a conduzione familiare, che si occupa proprio di prodotti dentali, dallo sviluppo alla produzione, alla commercializzazione in tutto il mondo. Una società che occupa una ventina di dipendenti che ha un forte orientamento al cliente ed al mercato, che passo dopo passo è cresciuta e si è aperta facendosi conoscere per le sue peculiarità nel mondo intero. Fondata da Alfred Schaffner nel 1976, basata a Mezzovico, Polydentia da subito si contraddistingue per lo spirito imprenditoriale e la dinamicità del suo fondatore, che inventa, sviluppa, testa e produce sia i macchinari, sia i dispositivi stessi. Profonde conoscenze tecniche abbinate a intraprendenza e innovazione portano ben presto la ditta ad essere conosciuta mondialmente per la sua affidabilità, precisione e per la qualità dei suoi prodotti. Nel 2005 la figlia di Alfred, Claudia Schaffner-Paffi entra in azienda affiancando il padre nella conduzione, portando nuove visioni per affrontare al meglio le sfide future. Punti di forza di Polydentia, sono sicuramente i collaboratori, scelti con cura e competenza, formano un ensemble dove ogni individuo ha una formazione e una
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potenzialità, che si riversano nell’azienda, creandone la vera energia. Un team affiatato, che permette alla società di lavorare con efficienza. Presente oggi in oltre 110 Paesi al mondo, Polydentia è divenuta nel tempo un punto di riferimento per gli specialisti che scelgono gli articoli che l’azienda ticinese propone per il loro minuzioso lavoro. Un partner affidabile ed attento alle esigenze dei professionisti ai quali si dedica. Il continuo dialogo tra il cliente e l’impresa permette di proporre sul mercato soluzioni innovative che rispondono in toto alle esigenze dei professionisti, per la cura ottimale dei pazienti. L’autonomia produttiva – in quanto, lo ricordiamo, tutto è sviluppato e prodotto a Mezzovico –, contraddistinta dal label “made in Switzerland”, oltre che essere un sinonimo di qualità ed affidabilità, permette di modulare la produzione, creando prodotti sempre performanti, innovativi e all’avanguardia. Ecco allora che da questa interazione e dall’attiva partecipazione di Polydentia a fiere specifiche settoriali, dove è possibile interagire con i dentisti ed i professori, nascono matrici, prodotti per la rifinitura e la lucidatura, cunei interdentali, articoli per restauri con perni in fibra di vetro, nastri per splintaggio, visiere
protettive, ecc.. Diversi materiali che vengono lavorati con moderne macchine studiate all’occorrenza, per una manifattura “developed and made in Ticino”. Una gamma d’articoli all’avanguardia che diventa un ausilio al dentista moderno per il proprio lavoro. Sono migliaia i professionisti nel mondo, dall’Italia alla Germania, dalla Spagna a Dubai, passando dall’India al Cile, che utilizzano quotidianamente i prodotti targati Polydentia, sottolineandone la loro efficacia e l’utilizzo, soddisfatti dell’estrema qualità che essi rappresentano, perché prodotti con quella cura e quella passione, che ancora ci sono nelle aziende familiari. Polydentia SA Strada Cantonale, 6805 Mezzovico Tel. +41 91 946 29 48 Fax +41 91 946 32 03 info@polydentia.com www.polydentia.com
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
La moda e l’abbigliamento di domani Vi presentiamo su queste pagine i luoghi dove nascono e si formano i giovani che lavoreranno domani nella moda. Creatività, estro, stile per gli abiti più belli che si vedranno sulle passerelle in futuro, ma non solo, anche per garantire professionisti nei differenti reparti, dalla produzione al buyer, dalla logistica al servizio clienti. Per tutto il comparto moda, che in Ticino raggruppa 4’000 posti di lavoro, per circa 10 miliardi di cifra d’affari annua. Un settore importante che ha dietro le spalle una solida struttura formativa, risalente a oltre 100 anni orsono
Il comparto moda in Ticino è tra i più importanti per l’economia cantonale. Su queste pagine abbiamo dedicato spesso e volentieri articoli, testi ed approfondimenti a questo ambito. Recentemente anche per l’introduzione e la presentazione di Ticinomoda, l’associazione che raggruppa le aziende attive nel settore della moda, dell’abbigliamento e del tessile nel nostro Cantone.
fessionale femminile”. Precorritrice di un’era, della moda e dello stile, ma anche dei tempi, in quanto sarà solo negli anni ‘90 del secolo scorso che la scuola passa sotto l’egida cantonale. Moderna ed innovativa, basti pensare che nel 1907, 105 anni orsono, il dépliant informativo dei corsi venne stampato anche in lingua inglese. Era il 21 ottobre 1907 quando in Via Pretorio veniva inaugurato l’anno scolastico della nuova scuola professionale femminile con 3 sezioni: professionale (cultura generale, lavori femminili e cucina), commerciale e ragioneria, belle arti (disegno e musica); con 152 iscritte.
+ foto Prospetto EN Una delle prime fotografie di classe, dopo la fondazione della scuola
Lugano, 1907. Il dépliant della Scuola professionale femminile in lingua inglese, un inizio di modernità
La tradizione del tessile, della sartoria, dell’abbigliamento e degli accessori ha però radici che si perdono nella storia. A Lugano la formazione delle allora sarte cominciò nel 1907, con la fondazione della SAMS – la Scuola d’Arti e Mestieri della Sartoria, che a quei tempi si denominava “Scuola pro-
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Una volta ottenuto l’attestato federale di capacità, è possibile proseguire la formazione in un altro istituto con sede a Viganello, una Scuola professionale specializzata superiore del terzo ciclo, la STA – Scuola specializzata superiore di tecnica dell’abbigliamento e della moda, che venne fondata nel 1969, su iniziativa dell’allora AFRA (Associazione Fabbricanti e Operatori Ramo Abbigliamento del Cantone Ticino) – oggi Ticinomoda –. Abbiamo incontrato il Direttore di SAMS e STA, e membro di Comitato di Ticinomoda, Signor Rino Fasol, che dirige le strutture dal 2003. Questo colloquio ci ha permesso di esplorare le numerose risorse di questo settore, spiegandoci come nella scuola superiore professionale poi e con la formazione di base prima, vengono educati i giovani talenti di domani: non solo stilisti, ovviamente! Nel settore moda sono davvero tante le professioni e le opportunità che si presentano ad un/a giovane che ha finito la scuola media.
La SAMS
Iniziamo un viaggio che ci porta passo per passo nelle diverse possibilità di formazione nel comparto moda: la nomenclatura “sarta” è ormai superata, oggi parliamo di creatrici/ creatori d’abbigliamento da donna. Più creatrici che creatori in realtà, in quanto circa il 96% dei giovani che iniziano questo percorso sono ragazze. In Ticino sono presenti due realtà SAMS: due scuole a tempo pieno a Lugano e Biasca. SÌ, proprio scuola a tempo pieno, anche se si tratta a tutti gli effetti di un apprendimento duale, in quanto gli allievi, benché non percepiscano uno stipendio e abbiano i 3 mesi estivi di ferie come le normali scuole dell’obbligo, firmano un contratto di tirocinio che li impegna per la durata dei 3 anni. Una scuola che non ha nulla da invidiare ai percorsi duali classici di apprendistato con formazione e lavoro: nelle due sedi vengono insegnate le tecniche sartoriali e di confezionamento lavorando su vere e proprie macchine industriali all’avanguardia. Le aule sono laboratori dove ogni discente ha uno spazio su ci lavorare: macchine da cucire e ferri da stiro industriali, manichini, ecc.. Per questo motivo le classi non sono numerosissime: indicativamente accolgono 10-12 giovani ognuna. In queste aule-laboratori si seguono sia i corsi professionali che quelli culturali. Su 1’000 ragazzi che scelgono questa strada in Svizzera, solo 200 sono nel nostro Cantone; un numero ragguardevole, che significa che per ogni anno scolastico circa 100 studenti iniziano questo percorso. Al termine dei tre anni di scuola, dopo gli esami, si ottiene un attestato federale di capacità (AFC) quale Creatrici/Creatori d’abbigliamento da donna. Nelle due scuole sono dunque presenti strumentazioni all’avanguardia che permettono agli allievi di apprendere non solo le tecniche e di conoscere i tessuti, ma anche di possedere una padronanza nell’uso di sofisticati sistemi industriali, utili se una volta terminato il ciclo forma-
tivo il giovane volesse inserirsi subito nel mondo lavorativo. La creatrice d’abbigliamento da donna confeziona con tecniche diverse capi su misura, utilizzando tessuti classici e moderni, consigliando il cliente nella scelta della linea, dei colori, del tessuto e degli abbinamenti più adatti allo stile personale e alle tendenze moda. Per favorire al meglio l’interscambio tra mondo scolastico e lavorativo, e per dare agli studenti l’idea reale di ciò che rappresenta la professione che hanno scelto, da 2 anni si svolge un progetto di collaborazione scuola-impresa: con lezioni in azienda. La materia è quella di cucito industriale, che vede le oltre 70 ore di formazione normalmente insegnate due ore per settimana durante l’anno scolastico, raggruppate in blocco ed istruite non nella sede scolastica, bensì in un’azienda del settore. La realizzazione di questo progetto è stata possibile grazie alla collaborazione tra le scuole SAMS, STA e Ticinomoda, quale associazione mantello del settore. Per una settimana gli studenti hanno lavorato in azienda, condiviso spazi e pause con i dipendenti, appreso intensamente. Il progetto continua con successo, ed anche per gli studenti della SAMS di Biasca è già possibile usufruire di questa preziosa esperienza. Le aziende coinvolte sono HUGO BOSS Ticino di Coldrerio, Akris Linea B AG di Mendrisio, e Consitex SA – Ermenegildo Zegna di Stabio. Esiste anche la possibilità di abbinare a questa formazione la maturità artistica, in collaborazione con il CSIA - Centro scolastico per le industrie artistiche, sempre basato a Lugano: in questo caso si seguono pure i corsi presso l’altro istituto scolastico, ottenendo al termine del triennio, la maturità professionale artistica, contemporaneamente al diploma AFC Creatrice/Creatore d’abbigliamento da donna offerta dalla SAMS.
Il creatore d’abbigliamento da donna – AFC cosa fa esattamente? La creatrice e il creatore d’abbigliamento specializzati nell’abbigliamento da donna, realizzano una vasta gamma di capi d’abbigliamento: gonne, pantaloni, camicette, completi sportivi o classici tailleurs, abiti , abiti da sposa, vestiti da sera, in pratica tutta la gamma del guardaroba femminile. Lavorano in un laboratorio di sartoria, di confezioni o di ritocchi, al servizio di una clientela con esigenze particolari, che richiede modelli inediti e originali, confezionati con fantasia e in modo impeccabile. Il loro compito è quello di valorizzare i tratti caratteristici dei clienti, a prescindere dalle tendenze della moda, fornendo il consiglio giusto in relazione alla scelta del modello, del colore e della qualità del tessuto. Le attività ricorrenti consistono nel: - scegliere il figurino e la stoffa più appropriata alla realizzazione del capo; - disegnare il cartamodello: elemento chiave per la riuscita di tutto il lavoro; - tagliare la stoffa con molta attenzione evitando sprechi; - confezionare il capo e procedere alla messa in prova; - accertare i difetti e apportare le necessarie correzioni; - eseguire i particolari della confezione; - calcolare il costo definitivo e fatturare il lavoro; - consegnare l’abito ai clienti.
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La STA
La Scuola specializzata superiore di tecnica dell’abbigliamento e della moda è attiva dal 1969. Vi si accede solo in presenza di un attestato federale di capacità quale Creatrice/Creatore d’abbigliamento da donna. Si tratta di una Scuola professionale specializzata superiore del terzo ciclo. Da questi percorsi formativi superiori emergeranno i futuri quadri e responsabili nelle aziende che si occupano di moda nell’industria dell’abbigliamento. Il ciclo formativo ha una durata di 2 anni, al termine del quale i giovani conseguono il diploma del curricolo di studi prescelto: • diploma di tecnico dell’abbigliamento in gestione del prodotto - dipl. SSS; • diploma di tecnico della moda in progettazione e collezione - dipl. SSS. La STA, sempre al passo con i tempi, ha aggiornato secondo le nuove richieste di mercato la formazione e la definizione dei curriculi scolastici. Un dialogo quello tra imprese e scuola che le permette di primeggiare nella qualità dell’insegnamento, della struttura, dei macchinari industriali e dei programmi informatici a disposizione, quale leader europeo e mondiale. Con un parco tecnologico ed informatico tra i migliori, si garantisce un insegnamento di prima qualità. L’aggiornamento dei docenti, i rapporti privilegiati con le aziende che operano nel settore e favoriscono l’interscambio di competenze anche per gli studenti in periodi di stage, fanno della STA un punto di partenza
test sui nuovi sviluppi e prodotti. Così facendo gli allievi sono aggiornati sulle più moderne tecniche e sui programmi informatici, in contemporanea alla loro uscita sul mercato. Ogni anno sono circa una ventina gli studenti che accedono alla STA. Anche in questo caso le classi sono composte da una decina di studenti, poiché le aule sono attrezzate quali laboratori per seguire i corsi e poter lavorare. La scuola dispone anche di laboratori specifici per il cucito industriale e la chimica tessile. Come già anticipato le attrezzature sono tra le più moderne sul mercato, citiamo in questa sede a titolo d’esempio il sistema di Taglio automatico Lectra (sono pochissime le scuole a possederne uno) e un laboratorio CIM (Computer Integrated Manufacturing) per la simulazione dei processi di produzione e di confezione dei capi d’abbigliamento.
Chi è il tecnico dell’abbigliamento in gestione del prodotto - dipl. SSS?
eccellente per il personale responsabile del comparto moda ticinese. In qualità di “Privilège partner” Lectra, la STA dispone di una dotazione hardware e software di punta nell’ambito della formazione professionale. Costantemente aggiornata, questa importante risorsa garantisce agli studenti l’acquisizione di elevati standard di competenza, riconosciuti a livello internazionale. Lectra è il leader mondiale nella produzione di soluzioni tecnologiche integrate volte ad automatizzare, ottimizzare ed accelerare la progettazione, lo sviluppo e la fabbricazione dei prodotti nel settore tessile. Grazie a questa partnership, la STA, essendo anche stata insignita della qualità di partner privilegiato, è entrata in un club di pochi eletti mondiali dove vengono formati i migliori professionisti di domani. Su oltre 23’000 clienti al mondo Lectra, circa un migliaio sono scuole. Di queste sono 30 quelle che sono state definite “Privilège partner”. Questo consente alle scuole l’uso gratuito dei software e i
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Il Tecnico dell’abbigliamento in gestione del prodotto (TAG) deve saper interagire con tutte le funzioni aziendali che contribuiscono all’ideazione, alla realizzazione, alla logistica, alla distribuzione e al servizio alla clientela di un prodotto o di una linea di prodotti. I settori nei quali è chiamato ad operare sono dunque molteplici e corrispondono alle diverse discipline che concorrono nella gestione della complessa filiera produttiva: - acquisti (buyer): gestione dei rapporti con i fornitori per gli acquisti delle materie prime, dei semilavorati e dei prodotti finiti necessari per l’attività dell’azienda; - programmazione alla produzione: sviluppo dei programmi di produzione in base agli ordini che arrivano dal settore vendite e alle esigenze d’impianto e dei fornitori; - lancio in produzione: coordinamento e controllo del timing, della qualità e della corrispondenza del semilavorato nelle varie fasi; - logistica: organizzazione dello stoccaggio e delle spedizioni dei prodotti, import/export e pratiche doganali; - servizio ai clienti (customer service, after sale): gestione dei rapporti con la clientela.
Di cosa di occupa il tecnico della moda in progettazione e collezione - dipl. SSS? Il Tecnico della moda in progettazione e collezione (TMP) è un operatore che collabora alla realizzazione e alla divulgazione della moda, progettando e realizzano i prototipi dei capi che costituiscono le collezioni. Deve possedere un insieme di qualità quali fantasia, creatività, sensibilità al prodotto, che devono essere unite ad una consapevolezza delle problematiche di industrializzazione del prodotto e alla capacità di visione e analisi delle tendenze di mercato. I settori nei quali è chiamato ad operare: - realizzazione figurini: creazione dei figurini e degli schizzi tecnici tramite programmi di grafica dedicati; - progettazione modelli: esecuzione dei tracciati e degli sviluppi dei modelli tramite tecnologia CAD; - documentazione: gestione e produzione della documentazione tecnica necessaria alla produzione; - prototipi: taglio e confezione.
Quale ulteriore sviluppo personale per gli studenti, esiste anche un corso post diploma della durata semestrale in “Tecnica modelli, stile e collezioni”, proposto a scadenza biennale. Per approfondire e consolidare le competenze riguardanti lo studio, la progettazione e l’allestimento di una collezione completa, ogni partecipante deve elaborare e realizzare una collezione, affrontando e risolvendo tutte le problematiche inerenti la progettazione (tramite CAD), le procedure di confezione e i preventivi di costo dei capi d’abbigliamento proposti. Il corso culmina con la presentazione di una vera e propria sfilata proposta ad un vasto pubblico che per la STA e i suoi studenti rappresenta un’importante occasione d’incontro con i rappresentanti del mondo della moda e della formazione professionale. Non dimentichiamo infine i rapporti con i giovani che ancora non hanno scelto quale professione intraprendere: SAMS e STA hanno recentemente partecipato ad Espoprofessioni, la mostra sulle diverse possibilità di formazione professionale, che presenta ai ragazzi i mestieri, le scuole ed i diversi percorsi di tutti i settori. Presso lo stand è stato possibile
Sfilate passate e attuali, la moda e lo stile in mostra
interagire con i responsabili ed informarsi, visionare il tavolo di taglio automatico, quale strumento all’avanguardia nella professione; ed i partecipanti hanno potuto assistere a ben 4 sfilate. Per chi volesse rivivere uno dei bei momenti delle sfilate è possibile rivederle sul sito della SAMS: www.sams.ti.ch/sams. Le richieste da parte del mercato di giovani specializzati da inserire nelle strutture in posti di responsabilità è forte. Grazie all’interazione tra mondo del lavoro e scuola, SAMS e STA, con l’intermediazione dell’associazione di categoria di riferimento, Ticinomoda, è stato ed è possibile creare una formazione di qualità che sforna ogni anno i professionisti della moda di domani. SAMS - Scuola d’Arti e Mestieri della Sartoria Lugano STA - Scuola specializzata superiore di tecnica dell’abbigliamento e della moda Direzione e segreteria Via al Fiume 14 6962 Viganello Tel. +41 91 815 27 11 Fax +41 91 815 27 09 decs-sams.lugano@edu.ti.ch, www.sams.ti.ch/sams decs-sta.lugano@edu.ti.ch, www.sta.ti.ch/sta
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© Tipress
The power of nature captured by science Vitalizzare, preparare, proteggere, ristabilire: con questi obiettivi Ginsana SA, azienda attiva in ambito farmaceutico, si presenta sul mercato ticinese e mondiale. Vediamo di scoprire le novità e la tradizione di questa realtà di successo
Michele Genovesi
Ginsana SA è una società farmaceutica che ha la propria sede a Bioggio e fa parte del gruppo Boehringer-Ingelheim. Con oltre 70 anni alle spalle, Ginsana nasce nel 2009 dall’esperienza di Pharmaton SA e di Boehringer-Ingelheim, quale unità operativa autonoma basata in Ticino. Attiva nel settore del “natural health”, costituito da prodotti farmaceutici e integratori alimentari realizzati con sostanze di origine naturale ed estratti di piante, oggi conta ben 180 dipendenti ed esporta i propri prodotti in oltre 35 Paesi. Dalla sua nascita ad oggi l’azienda è cresciuta in maniera rapida e continuativa; grazie alla competenza degli specialisti che vi lavorano, e sotto la Direzione di Michele Genovesi. Genovesi, classe ‘64, livornese di nascita e ticinese d’adozione, visto che vive da più di 10 anni nel nostro Cantone. Dopo una laurea presso la Bocconi di Milano, matura esperienze professionali in diversi settori e in differenti Paesi europei. Approda in Pharmaton nel 2002, e dal 2009 dirige Ginsana. In soli 3 anni di vita, la società raddoppia la cifra d’affari del brand Ginsana che si attesta nel 2011 a circa 16 milioni di franchi. Oggi l’azienda di Bioggio si muove su 3 direttive differenti: la produzione di farmaci per il proprio azionista, il gruppo Boehringer-Ingelheim; i servizi di ricerca, sviluppo e la capacità produttiva offerte a terzi; lo sviluppo e la commercializzazione di prodotti sotto un proprio brand. Il progetto di fondo che ispira l’operato aziendale è quello di catturare la forza della natura con prodotti naturali la cui efficacia è scientificamente provata. Quale è la storia alle spalle dell’attuale Ginsana? È il 1942 (quest’anno si celebra il 70°) quando il medico dentista Dr. Paul Kradolfer fonda l’azienda Pharmaton SA a Lugano. Negli anni ‘60 si svolgono diversi studi e ricerche su piante medicinali, in particolare sulla radice di Panax ginseng C. A. Meyer, da cui si ottiene per la prima volta un estratto di ginseng standardizzato (G115®). Negli anni ‘90 Pharmaton viene integrata nel gruppo Boehringer-Ingelheim quale centro di competenze nel settore della fitomedicina e, come anticipato, Ginsana viene fondata del 2009 perpetuandone la tradizione. L’abbinamento tra il potere della natura e l’eccellenza scientifica è il credo su cui Ginsana si basa. Questa missione viene perseguita attraverso l’utilizzo di componenti ed estratti naturali altamente specifici, investendo molte risorse in ricerca e
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sviluppo e attraverso il lavoro di personale specializzato. Oggi la società si presenta sul mercato con una gamma di prodotti nuovi e alcuni riposizionati, retaggio dell’eredità di Pharmaton. In Ginsana si lavora con professionalità e passione: l’azienda si avvale dell’esperienza e dell’eccellenza accumulata in Pharmaton che la portano a godere di successi ottenuti in tutto il mondo. Ciascun prodotto è clinicamente testato, efficacia e sicurezza sono comprovate da severi controlli e la qualità dell’intero processo produttivo viene garantita dal marchio “Made in Switzerland”. L’offerta dei prodotti Ginsana vuole essere una risposta alle pressioni della vita di tutti i giorni e un supporto naturale all’organismo. Sono prodotti di fitomedicina che coniugano i benefici di estratti naturali al progresso scientifico. Sono il frutto di una rigorosa ricerca scientifica, che è iniziata con l’isolamento e l’estrazione della fonte individuale di energia, negli studi sulla radice del ginseng; il segreto racchiuso nella radice ha dato un contributo positivo al benessere del corpo: obiettivo raggiunto con l’estrazione e il brevetto dell’estratto standardizzato G115® di ginseng. Oggi l’offerta Ginsana è composta da sei prodotti. Ne parliamo poiché vogliamo dimostrare come quest’azienda sia dinamica ed attiva, nonostante la congiuntura economica non sia delle migliori: investe in Ricerca e Sviluppo, testa nuove formule, forma il personale, ecc.. Una società viva, che ha saputo rimboccarsi le maniche e progredire, ampliando la gamma dell’offerta ed esportando e commercializzando i propri prodotti in tutto il mondo, anche in numerosi Paesi in via di sviluppo. Export che si prevede di consolidare ed espandere per la fine del 2013. Attenta anche all’ambiente ed al mondo che ci circonda, Ginsana ha realizzato negli ultimi anni diversi ammodernamenti degli impianti tecnici e degli stabili, quali un impianto solare termico, l’isolamento dei tetti, nuovi infissi, ecc.. Grazie alla messa in funzione di un impianto di recupero del calore, Ginsana ha ridotto le emissioni di CO2 di oltre 250 tonnellate l’anno. Inoltre collabora con AIL – Aziende Industriali Lugano per un programma di miglioramento dell’efficienza energetica. I prodotti Ginsana SA: • per vitalizzare: Ginsana® è appositamente studiato per adulti che necessitano maggiore energia per affrontare la giornata: dal manager stressato al giornalista sotto pressione. Il prodotto fornisce energia naturale e nel lungo periodo, ed è particolarmente efficace in caso di affaticamento fisico. Realizzato con l’e-
stratto di ginseng G115, considerato ancora oggi il riferimento assoluto nel mondo del ginseng, Ginsana® rimette in moto naturalmente. Gincosan® è una combinazione di estratti naturali di ginkgo biloba e ginseng volta a migliorare le prestazioni mentali, in particolare attenzione, concentrazione e memoria. Il prodotto rappresenta la scelta più indicata per studenti e professionisti, o semplicemente per chiunque debba svolgere contemporaneamente più attività e mantenere un elevato livello di concentrazione per lungo tempo. • per preparare: Pronatal® (presente in Svizzera con il nome Andreavit) è una combinazione bilanciata di micronutrienti che includono ferro ed acido folico. Rappresenta una scelta indicata sia per donne in gravidanza o che stanno allattando, sia per coloro che la vogliono pianificare. Infatti, assumere l’esatta quantità di vitamine e minerali è particolarmente importante durante un momento cosi delicato perché più la donna è sana, più sono alte le possibilità che lo sia anche il suo bambino. • per proteggere: Seresis ® (non ancora presente in Svizzera) è un’innovativa formula di antiossidanti naturali che contribuisce a proteggere la pelle dall’interno contro i radicali liberi, una delle cause principali dell’invecchiamento precoce. Seresis® contiene gli ingredienti migliori che la natura ci offre per nutrire la pelle e favorire la sua capacità di rigenerazione. Seresis® rappresenta la risposta ideale per uomini e donne che cura vogliono prendersi cura attivamente della salute della loro epidermide. • per ristabilire: Songha® Night (appena lanciato in Svizzera) è un rimedio naturale, una combinazione di valeriana e melissa che ripristina il ciclo del sonno senza avere le controindicazioni tipiche di molti farmaci di sintesi. Il prodotto è destinato a tutti color che lamentano l’insorgenza di problemi di sonno, agitazione, irritabilità, tensione o che fanno fatica ad addormentarsi. Prostatonin® aiuta a combattere i primi sintomi dell’iperplasia prostatica benigna (IPB) non compromettendo l’attività sessuale. Questa combinazione di due estratti di piante altamente attivi è scientificamente testata e rappresenta, il primo passo per migliorare la qualità della vita.
La forza dell’azienda di Bioggio non è solo legata alla qualità dei prodotti che presenta sul mercato, ma anche alla sua capacità di reinventarsi. Dalla sua apertura ad oggi Ginsana ha ampliato la gamma della sua offerta con “Ginsana Industrial Business”, una dipartimento specifico dedicato al terzismo e che rappresenta una soluzione per diverse case farmaceutiche grandi e piccole, che si affidano all’esperienza di Ginsana per la produzione e lo sviluppo dei propri prodotti. Con la possibilità di una personalizzazione totale, la società produce anche i piccoli lotti, non solo grandi commesse. In 3 anni questo comparto, partito da zero nel 2009, ha raggiunto un fatturato di quasi 4 milioni di franchi. Questo a testimonianza del fatto che la qualità e l’eccellenza sono fattori di successo su cui l’industria Svizzera deve assolutamente puntare. L’esperienza maturata in 70 anni di attività comprende i vantaggi di una grande organizzazione, all’avanguardia nei macchinari e negli strumenti, dotata di processi efficienti e servizi personalizzati e flessibili. Sono 3 le possibilità che Ginsana SA offre alle aziende interessate all’Industrial Business: • servizi per lo sviluppo di un prodotto e dei mercati: comprende uno sviluppo tecnico dell’idea, la redazione della documentazione, la produzione e la distribuzione mondiale; • servizi per la produzione e le analisi: si riferisce in particolare alla produzione, al confezionamento ed alla logistica di un prodotto; • servizio completo: uno sviluppo totale, dall’idea alla produzione, dalla distribuzione all’analisi dei mercati. Una realtà poliedrica, attenta alla vita in tutti i suoi aspetti: dalle risorse umane interne, all’ambiente, ai prodotti che commercializza, i quali rappresentano l’essenza stessa della sua filosofia. Ginsana SA Via Mulini CP 265, 6934 Bioggio Tel. +41 91 610 31 11 Fax +41 91 610 32 09 info@ginsana-sa.com www.ginsana-sa.com
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Capo! Noi vogliamo una buona pensione … ovvero cosa dovrebbe sapere il capo sulle casse pensioni
Il tema del secondo pilastro è spesso affrontato con una certa diffidenza da parte delle aziende, una reazione comprensibile dovuta alla complessità dell’argomento. Di conseguenza molte aziende rinunciano a priori ad importanti risparmi ed altrettante opportunità per adeguare ai tempi la situazione previdenziale dei propri collaboratori. Il bisogno di sicurezze e garanzie comporta una certa cecità nei confronti di modelli che da tempo hanno successo in tutta la Svizzera. In realtà la situazione previdenziale dei salariati delle aziende ticinesi è peggiore rispetto alle altre regioni della Svizzera. Durante cinque anni di attività in Ticino abbiamo potuto rilevare che molte aziende hanno ancora oggi dei piani previdenziali minimi LPP, una situazione che ha del paradossale, se si considera che il nostro Istituto di previdenza non ha mai proposto questo tipo di soluzione perché sfavorevole alle persone assicurate. Diminuzione dei costi Molte aziende operano con contratti previdenziali scaduti da anni, mentre rinegoziare regolarmente le condizioni contrattuali può permettere di conseguire importanti diminuzioni dei costi e di adeguare le coperture di rischio alle effettive necessità dell’azienda. I motivi sono in parte di natura tecnica, infatti con le diverse revisioni dell’AI, dal 2003 il numero di nuove rendite annuali è sceso del 47%, per questo motivo i costi per le prestazioni di rischio LPP hanno subito una flessione. Il dibattito sul furto delle rendite con la diminuzione delle prestazioni e le misure adottate da alcuni operatori del settore previdenziale assicurativo hanno spinto molte aziende, a livello Svizzero, a valutare con altri occhi le soluzioni proposte dal mercato, diventato più dinamico. A partire dall’anno 2000 le fondazioni collettive indipendenti sono cresciute in modo considerevole. La maggiore concorrenza ha comportato una certa pressione sulle condizioni e quindi una costante diminuzione dei premi per le prestazioni di rischio e per la gestione amministra-
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tiva. Concretamente, secondo il settimanale Sonntagszeitung, che pubblica ogni anno un confronto dettagliato del settore previdenziale, i premi LPP dal 2006 al 2011 sono scesi mediamente del 36% (cfr. www.pensionskassenvergleich.ch). Verifica delle condizioni previdenziali La LPP è una legge che definisce le condizioni minime che le aziende sono tenute a rispettare. Il primo ed il secondo pilastro hanno il compito costituzionale di garantire alla persona il mantenimento del tenore di vita abituale, ciò che dovrebbe corrispondere ad una rendita complessiva pari al 60% dell’ultimo salario. Per le persone che percepiscono un salario inferiore a tre volte la rendita massima AVS, ossia CHF 83’520 le condizioni minime sono definite in modo inequivocabile. Se l’azienda ha stipulato un piano previdenziale con prestazioni minime LPP chi percepisce un salario superiore a questo importo incorre invece in considerevoli lacune previdenziali. Altrettanto importanti sono le prestazioni di rischio: la LPP basa il calcolo della rendita di invalidità sul capitale previdenziale accumulato al momento dell’inizio dell’inabilità lavorativa, a cui si aggiungono i contributi di risparmio fino al pensionamento, mentre non tiene conto degli interessi. L’importo ottenuto è quindi moltiplicato per l’aliquota di conversione di legge. Un piano previdenziale moderno definisce invece le prestazioni di rischio in percento al salario assicurato. In questo modo prelevamenti anticipati per il finanziamento della proprietà abitativa o divorzi non incidono sulle prestazioni previdenziali in caso di invalidità o decesso. Un miglioramento previdenziale notevole che non comporta necessariamente aumenti di costi. Nell’interesse dell’azienda e delle persone assicurate siamo volentieri a vostra disposizione anche tramite il vostro broker assicurativo di fiducia per una verifica della vostra soluzione previdenziale.
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Investire nel Web L’impatto di Internet sulla crescita economica ha lasciato a bocca aperta – le aziende che investono nell’economia digitale fatturano di più
Internet sta cambiando il nostro modo di lavorare, socializzare, creare e condividere le informazioni, organizzare il flusso di persone, idee e cose in tutto il mondo. Investire nel web porta un importante guadagno, basta rispettare alcune regole fondamentali. L’affermazione si basa su una ricerca condotta su oltre 4’800 PMI. Crescita, Ricchezza, Competitività Un ottimale utilizzo di Internet porta alle imprese maggiore crescita, ricchezza, competitività e sviluppo di nuovi posti di lavoro. Al momento la Svizzera si posiziona al 9° posto nel “Web intensity index”, ma attenzione il treno digitale corre veloce e chi non investe rischia di perderlo. Qui di seguito statistiche del nostro Paese che dovrebbero incoraggiare ad investire nel web: - il 77% delle famiglie hanno una connessione ad Internet, di cui il 90% in banda larga - circa 3 milioni di consumatori comprano online - gli esperti si aspettano un’ulteriore crescita nel 2012 - circa il 40% degli utenti comprano via smartphone
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Vita dei Soci
Fresca di stampa l’edizione 2012 dell’Annuario impresari costruttori ticinesi Alla metà di marzo è stata pubblicata l’edizione 2012 dell’Annuario degli impresari costruttori ticinesi - edito da “Pubblicità Sacchi, Edizioni Tecniche & Commerciali” con sede a Manno - che raccoglie i dati di tutte le ditte abilitate ad eseguire lavori pubblici e privati il cui importo supera i 30’000 CHF
Questa raccolta annuale rappresenta un apprezzato strumento di consultazione per gli operatori del settore principale della costruzione e in particolare per i committenti pubblici e privati. Essi devono infatti inoltrare al Municipio competente, almeno 15 giorni prima di iniziare i lavori, la relativa notifica, sulla quale va indicato il nome dell’impresa esecutrice. Per la realizzazione di opere il cui importo preventivato supera i 30’000.- franchi, l’autorizzazione di inizio lavori viene rilasciata soltanto se la ditta deliberataria è iscritta all’Albo cantonale delle imprese di costruzione, gestito conformemente alla “Legge sull’esercizio della professione di impresario costruttore (LEPIC)”, in modo da poter verificare i requisiti tecnici dei responsabili delle ditte e il corretto versamento degli oneri sociali. La mancata osservanza di queste disposizioni può portare alla sospensione dei lavori da parte della Commissione di vigilanza della LEPIC. Il documento contiene pure: • alcune importanti leggi, con i rispettivi regolamenti di applicazione, che toccano da vicino il settore della costruzione; • l’elenco delle imprese associate alla SSIC Sezione Ticino unitamente alle strutture di contatto della nostra Associazione professionale; • i principali recapiti del Dipartimento del territorio.
L’editore Fabio Sacchi (a sin.) con il Direttore della SSIC TI Vittorino Anastasia
Le informazioni riportate nell’Annuario sono state messe a disposizione dalla Società svizzera impresari costruttori Sezione Ticino e dal Dipartimento del territorio. Questo aspetto dà un carattere istituzionale alla pubblicazione che, proprio in questi giorni, è stata distribuita gratuitamente agli Enti pubblici, alle ditte dell’edilizia e agli studi tecnici del Cantone Ticino. Chi fosse interessato a riceverne una copia può contattare il Segretariato della SSIC TI di Bellinzona (Tel. +41 91 825 54 23).
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Vita dei Soci di Paolo Corticelli
Pubblicità e ufficio stampa, due facce della stessa medaglia per una comunicazione efficace
Investire nella comunicazione, un dilemma per molti soggetti, aziendali, pubblici e privati. Ancor oggi sono in molti a non avere le idee chiare su cosa significhi comunicare, essere visibili, presenti sui media. E molto spesso c’è chi interpreta i costi della comunicazione prima di tutto come una spesa, mai come un investimento; inoltre, sempre altrettanto spesso, c’è chi intende per comunicazione unicamente la pubblicità, un grave errore che può costare caro – anche nel senso letterale dell’espressione – a manager e dirigenti d’azienda. Prima di tutto vediamo allora di chiarire quali siano le differenze fra l’ambito pubblicitario e la comunicazione istituzionale con l’apporto di un ufficio stampa. Differenze sostanziali La pubblicità è uno spazio a pagamento: il committente paga in funzione di quanto ha acquistato e, quindi, può apparire con la cosiddetta pubblicità tabellare – quella classica, dove (di solito) è in primo piano il prodotto (o il servizio), c’è il logo dell’azienda, una frase (slogan) ad effetto – oppure con articoli pubblicitari in particolari rubriche che compaiono su quotidiani e periodici. La pubblicità svolge un ruolo molto importante, sotto il profilo comunicativo, in quanto informa, documenta, propone: certamente non deve essere ingannevole, altrimenti il discorso incrocia l’ambito penale. Ed è importante anche in caso di crisis management ovvero quando un evento, il più delle volte imprevedibile, mette in crisi l’immagine di un soggetto, impresa, azienda. Una casa automobilistica deve richiamare uno stock di vetture a causa di un difetto di fabbrica; arriva “mucca pazza” con effetti negativi sugli allevatori; ecco una scalata ostile in Borsa: tutti accadimenti che richiedono una tempestiva risposta al pubblico da parte di chi è danneggiato nell’immagine, nella reputazione. Gli annunci pubblicitari aiutano, in tal senso, affiancando l’intervento dell’ufficio stampa. Veniamo all’ufficio stampa. Cos’è? È la struttura – un dipendente interno o uno Studio professionale esterno – che avvia e rende permanenti i rapporti con i giornalisti delle testate che interessano. Il comunicatore professionale osserva ciò che accade in azienda, raccoglie le informazioni e, quando c’è la notizia, diffonde un comunicato stampa alle redazioni oppure promuove una conferenza stampa. La prima differenza sostanziale con l’ambito pubblicitario sta nei costi: il comunicato che viene diffuso è ripreso dai media a titolo gratuito, ovvero all’azienda spetta solo il costo del comunicatore
professionale, interno o esterno. Il comunicato stampa deve essere redatto secondo alcune regole di base irrinunciabili: il testo deve avere una lunghezza media di circa 25 righe; deve essere titolato e deve evidenziare già nelle prime cinque-sei righe chi, come, dove quando, perché. Poi argomenta ciò che annuncia. Percezione dei messaggi Altra differenza sostanziale sta nella percezione dei messaggi, inserzione pubblicitaria o comunicato stampa. Nel primo caso, una pubblicità può essere del tutto ignorata se sviluppata con paradigmi di comunicazione errati o addirittura sconvolti, indipendentemente dalla tiratura del giornale o dall’audience di un programma televisivo. Un comunicato, che si traduce in un articolo, viene scelto da chi legge, vi dedica attenzione; l’articolo, inoltre, entra nelle rassegne stampa di soggetti vari, pubblici e privati. La scelta del comunicatore professionale è decisivo per le strategie di comunicazione. Inoltre è importante che queste strategie si incrocino con il piano marketing, e tanto meglio se il comunicatore professionale è uno Studio in grado di offrire un adeguato supporto con progetti mirati di implementazione anche nell’ambito della pubblicità e del marketing. La scelta di uno Studio con queste caratteristiche pone un’azienda – o un soggetto qualsivoglia – nelle migliori condizioni per promuovere non solo la propria immagine, ma anche il “chi siamo, cosa facciamo”. Per non intendere più la comunicazione come mero costo, bensì come investimento. Consel Suisse Sagl Piazza C. Vicari 14, 6982 Agno Tel. +41 91 605 55 00 Fax +41 91 605 11 55 info@conselonline.ch www.conselonline.ch
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Vita dei Soci
Presunzione di esterovestizione, prova contraria senza limiti
La Commissione UE ha chiuso il caso, è finalmente disponibile un vademecum dell’Ag. delle Entrate sulle prove che le società con sede legale in uno Stato estero possono addurre per contrastare la presunzione di esterovestizione. Si è chiuso il caso con una lettera del 4/6/10 e una successiva dell’11/01/2011, solo dopo che la direzione Centrale dell’Ag. delle Entrate ha fornito adeguate risposte alle domande sulla “distribuzione”, fra le parti, dell’onere della prova e sulle modalità con cui deve svolgersi il contraddittorio con il contribuente. Principio generale: 1) è normale che uno Stato definisca i cosiddetti “elementi di collegamento” al fine di determinare la residenza di una società o di un soggetto singolo. 2) solo ove per il contribuente risulti impossibile confutare la presunzione di tali elementi di collegamento potrebbe essere individuata una restrizione delle libertà fondamentali del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. La Commissione ha concluso che «dalle informazioni sinora ricevute sulle norme italiane in esame non emergono prove concrete che la presunzione dell’articolo 73 del TUIR non possa essere confutata dai contribuenti». Il convincimento si è formato sulla base degli ulteriori chiarimenti forniti dall’Ag. che illustrano, il comportamento che i verificatori sono tenuti a seguire affinché non sia leso il principio di “proporzionalità” e “imparzialità” che deve formare l’attività di accertamento. Ciò significa che, ove il comportamento dei verificatori non fosse conforme agli indirizzi illustrati dall’Ag. delle Entrate alla Commissione europea, l’accertamento sarebbe viziato per violazione del Trattato sul funzionamento dell’Unione. È quindi molto importante che sia stata autorizzata la divulgazione delle risposte fornite dall’Agenzia alla Commissione. Questi documenti hanno, infatti, una valenza molto maggiore dei semplici atti di indirizzo agli Uffici delle entrate, in quanto legittimano i contribuenti coinvolti in accertamenti a denunciare alle Commissioni tributarie nazionali, e alla Commissione europea, la non conformità dei comportamenti degli uffici. Venendo, quindi, alle risposte che l’Ag. delle Entrate ha dato alla Commissione europea, le più interessanti riguardano il contenuto della c.d. “prova contraria”. L’Ag. si è preoccupata di dimostrare che la legge (in particolare il comma 5-bis dell’art. 73) non limita in alcun modo il diritto del contribuente a contrastare la presunzione di residenza in Italia. In particolare, l’Ag. richiama la risoluzione n. 312/E del 5 novembre 2007, in cui si afferma che la prova contraria può essere fornita «sulla base non solo del dato documentale, ma anche sulla base di tutti gli elementi concreti da cui risulti, in particolare, il luogo in cui le decisioni strategiche, la stipulazione dei contratti e le operazioni finanziarie e bancarie siano effettivamente realizzate». L’Ag. evidenzia come, anche a livello di Commentario OCSE (art. 4, Modello di Convezione, paragrafo 24.1), il luogo di direzione effettiva non sia individuato in modo puntuale ma tramite rinvio al «luogo in cui sono assunte di fatto le principali decisioni di tipo gestionale e commerciale necessarie per la conduzione dell’Insieme delle attività dell’impresa, desumibile anche dai luogo in cui si tengono i consigli di amministrazione, quello in cui è svolta la gestione direttiva quo-
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tidiana dell’impresa, quello in cui sono tenuti i libri contabili». Ciò premesso, nella sua risposta alla Commissione europea datata 14 aprile 2010, l’Ag. ha precisato che la prova contraria può attenere: - al regolare periodico svolgimento delle riunioni del Consiglio di Amministrazione, con evidenza che le riunioni sono tenute presso la sede sociale con la partecipazione dei diversi consiglieri e che le delibere del CdA sono formalmente prese all’estero. Possono essere usati biglietti aerei/ricevute di alberghi che attestano gli spostamenti dei consiglieri residenti in Italia; - alla effettività della gestione sociale da parte dei membri del Consiglio di Amministrazione; in particolare, l’adozione di atti volitivi da parte dei medesimi, quali ad esempio progetti o interventi diretti a migliorare la performance della società; - alla effettiva titolarità e al concreto esercizio dei poteri decisionali da parte degli amministratori locali. Viene rilevato, infatti, che spesso le società “esterovestite” hanno ufficialmente amministratori domiciliati in loco presso studi legali o società di servizi. In questi casi, secondo uno schema diffuso, i verbali dei consigli d’amministrazione vengono predisposti (e in alcuni casi sottoscritti dai consiglieri) in Italia, anteriormente alla data della riunione consiliare e successivamente trasmessi ai referenti locali per la formale acquisizione documentale; - all’effettivo svolgimento in loco della gestione operativa della società estera. Sotto questo profilo, l’Agenzia evidenzia l’importanza del grado di autonomia funzionale della società controllata dal punto di vista organizzativo, amministrativo, finanziario e contabile, l’autonomia accordata ai country managers con riferimento all’organizzazione del personale, alle decisioni di spesa, alla stipula di contratti. I relativi indicatori possono essere rappresentati, ad esempio, dagli atti di gestione e dall’attività negoziale concretamente posta in essere dai dirigenti locali (direttive interne, dai contratti o dalla corrispondenza di natura commerciale o finanziaria). In questo modo si dimostra che le funzioni di coordinamento e di indirizzo svolte dalla controllante sono mantenute distinte dagli atti di concreta amministrazione. Inoltre l’Agenzia ha confermato alla Commissione europea che il certificato di residenza fiscale rilasciato dalle autorità fiscali estere configura un rilevante elemento ai fini della prova di non residenza in Italia del contribuente, anche se necessitano ulteriori elementi di prova, di natura fattuale che dimostrino che il soggetto è effettivamente amministrato al di fuori del territorio dello Stato.
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Vita dei Soci di Emanuela Capra, Branch Manager Luisoni Consulenze SA
L’EFFETTO FARFALLA “Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo”
Emanuela Capra
Il citato Butterfly Effect racchiude in sé uno dei principi scientifici della teoria del caos (il primo vero sperimentatore di tale teoria fu Edward Lorenz, meteorologo, nel corso degli anni ‘60), ossia che piccole variazioni nelle condizioni iniziali di un sistema (fisico, biologico, chimico, economico) producono grandi variazioni nel comportamento a lungo termine. Queste piccole variazioni costituiscono ancora oggi il dilemma a cui dar risposta, vuoi perché sono imprevedibili, difficilmente valutabili o trascurabili e molto spesso portano a conclusioni errate. La teoria del caos ha trovato applicazione concreta non solo in meteorologia ma in numerose discipline scientifiche (dalla fisica all’informatica, dalla finanza alla psicologia, fino alla politica). Nel corso degli anni ‘80, la teoria del caos viene applicata nei processi decisionali delle imprese, offrendo alle aziende una strategia innovativa per gestire e trattare con l’incertezza dei mercati sempre più competitivi e soprattutto per operare in un contesto di continuo cambiamento. Si può dire che tale teoria sia ancora oggi utilizzabile, poiché le strategie aziendali devono essere sempre più “just in time” per far fronte ad un’economia globale ed una tecnologia in continua evoluzione, a mutamenti sociali e politici, all’automatizzazione di molti lavori di routine, fino a ieri svolti da persone ed oggi da macchine. L’uomo interviene solo in caso di difficoltà o quando bisogna prendere delle decisioni che una macchina non è in grado di fare. Per questo la maggiore competenza e le capacità decisionali dovranno permeare ogni livello di un’organizzazione aziendale e non più esser concentrata ai vertici, come succedeva nell’azienda di ieri. Bisogna pensare che l’organizzazione di un’azienda non è rigida, statica o immobile, al contrario è un organismo vitale, dinamico, che si evolve ed è in continuo movimento. Pensare di controllare il comportamento dei propri collaboratori fin nei minimi dettagli, diventa improponibile e soprattutto non attuabile. Il manager “del caos”, in questi casi, cerca di avere una buona squadra di collaboratori, a cui dare poche direttive chiare ed obiettivi condivisi. Crea le condizioni migliori per lavorare ed esprimersi al meglio, da fiducia, privilegia la creatività ed incoraggia l’azione, assumendosi il rischio anche di sbagliare. Affianca ed aiuta i propri collaboratori, affinché da uno sbaglio si impari, superandolo ed andando avanti.
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Il manager a sua volta gestirà le complessità con calma, affrontando le urgenze senza accelerare il passo. Se conosce le leggi del caos saprà cosa è possibile prevedere e cosa invece dovrà essere gestito con “emergenza”. Il management aziendale è chiamato oggi a superare prove mai sperimentate in precedenza ed il disagio di alcuni dirigenti sta nel non saper dare una risposta esaustiva ad ogni problema che la realtà pone loro, problemi che diventano sempre più “resistenti” alle soluzioni, soprattutto a quelle unilaterali. Quello che interessa veramente ad un’impresa oggi, è la creazione di una cultura del futuro, come citato da Stacey nel suo libro “Management e Caos”. La dirigenza manageriale deve avere la stessa dimestichezza nel trattare l’avvenire così come tratta il presente ed il passato. Un pensiero sistemico ai problemi può essere adottato proficuamente da tutti i manager (ossia da chi deve prendere decisioni) e non è difficile pensare che questo approccio costituirà una metodica comune dei manager del futuro. Considerare non gli elementi singoli ma l’insieme delle parti, come un tutt’uno, concentrandosi sulle relazioni tra gli elementi (gestione della complessità con metodi concreti ed operativi). Trattandosi di problemi complessi, che coinvolgono diversi fattori economici, la soluzione dovrà tener conto di tutti questi aspetti che interagiscono tra loro. Evitare quindi di affrontare un problema complesso da una sola angolazione, poiché la risoluzione sarà soltanto parziale. Consideriamo il caos non più, come gli antichi greci, uno spazio vuoto ed immenso, non conosciuto, ma come la nostra realtà e quotidianità, dove tutto è il contrario di tutto. Sarà difficile per noi prevedere con precisione un piccolo cambiamento o comportamento, ma seguendo regole e precisi schemi ed anche grazie a modelizzazioni informatiche, ci è possibile analizzare il problema nella sua complessità e prevederne a lungo termine le conseguenze. La complessità non spaventa e viene gestita nella sua interezza, grazie anche alle moderne capacità di calcolo che permettono di costruire modelli e simulare fenomeni e processi molto complessi. Luisoni Consulenze SA Via Balestra 9, 6900 Lugano Tel. +41 91 911 30 00, Fax +41 91 923 55 43 infoluisoni@luisoni.ch
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