nr. 4 / Mag. 2011
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L’economia al femminile
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I diritti delle donna e il rischio dell’effimero C’è una vita anche dopo le elezioni Como dà la sveglia al Ticino L’avanzata delle donne nel mondo dell’economia e delle imprese La società era abituata al dialogo maschile, ma le cose stanno cambiando Vertici aziendali misti donna-uomo: maggiore creatività e miglior equilibrio La libertà degli individui nella trappola dello Stato sociale La Svizzera sulle ”blacklists” italiane: quali conseguenze per le nostre aziende? La piazza finanziaria. La piazza economica Piccoli think tank crescono – 10 anni di Avenir Suisse Arcobaleno aziendale: RSI e la mobilità sostenibile, un anno dopo Le nuove opportunità di “affrancamento tecnologico” Lugano Communication Forum 2011, tredicesima edizione La nuova deduzione per le spese di formazione e perfezionamento Si può fare del bene con i social network? Master SUPSI in Tax Law – al via la 6a edizione! Novità pratiche nelle spedizioni internazionali, il 16.5.11 Aziende e gestione del rischio ambientale, il 23.5.11 Corsi proposti dalla Cc-Ti Commercio estero Merci in viaggio: quali sono i rischi e come proteggersi? I prossimi appuntamenti Gabbianoviaggi SA Creditreform Infocredit Ticino SA Hotel Cadro Panoramica SATEL CONTROL SA Financial Technologies SA Luisoni Consulenze SA SSIC TI Cooperativa Migros Ticino hotelleriesuisse Ticino Seed Profond Istituto di previdenza IBC Camiro SA
Redattrice responsabile: Lisa Pantini Comitato redazionale: Franco Ambrosetti, Luca Albertoni, Rinaldo Gobbi, Lisa Pantini, Simona Morosini Marconi e Marco Passalia © iStockphoto.com/GeorgePeters
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Impressum Editore: Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Lugano
L’economia al femminile
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Redazione: Cc-Ti, Corso Elvezia 16, 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 11 Fax +41 91 911 51 12 pantini@cc-ti.ch www.cc-ti.ch Pubblicità: Pubblicità Sacchi, C.P. 558 6928 Manno Tel. +41 91 600 20 70 info@pubblicitasacchi.ch www.pubblicitasacchi.ch
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Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti
I diritti delle donna e il rischio dell’effimero
Osservando la storia recente e la posizione della donna nella società contemporanea è facile constatare come le democrazie occidentali, abbiano compiuto sul piano dei diritti femminili, progressi consistenti in tempi accettabili. Da quando Lady Godiva attraversò Londra nuda a cavallo per denunciare all’opinione pubblica inglese le macroscopiche ineguaglianze tra uomini e donne nella società di fine Ottocento, il mondo si è evoluto. Al più tardi con la scomparsa dei totalitarismi novecenteschi, i Paesi occidentali hanno messo in pratica ciò che molte Costituzioni dello Stato di diritto di stampo illuminista da tempo recitavano, l’uguaglianza di tutti i cittadini indipendentemente da sesso, razza, religione, appartenenza politica, nazionalità,ecc.. Questo progresso fondamentale per la democrazia si è realizzato con ritmi diversi a seconda del tasso di machismo nelle rispettive culture, avvenendo in genere più rapidamente nei Paesi del Nord e centro Europa, più stentatamente in quelli mediterranei. Questa analisi positiva comprende, purtroppo, solo circa un quinto della popolazione del pianeta, i restanti quattro quinti sono ben lontani dal raggiungimento di una parvenza di parità tra uomo e donna. Ma non è tutto oro quello che luccica e il luccichio dell’Occidente è a macchia di leopardo. Tra i contenuti delle Costituzioni e la loro attuazione, passa molto tempo e a volte questi diritti sacrosanti restano sospesi come dichiarazione d’intenti e basta. Questo perché una legge non è sufficiente a cambiare posizioni e pregiudizi radicati da secoli; chi ha il potere non lo cede facilmente inventandosi scuse ridicole che divengono stereotipi condivisi per cui una donna, avendo un cervello più piccolo dell’uomo (sarà vero?), non può avere le stesse capacità (ma allora perché pilotano gli aerei, vanno nello spazio?), chi dice donna dice danno, per cui bruciarne qualcuna ogni tanto equivale a fare pulizia che con troppa intuizione, passione, istinto si diventa streghe e le ultime in Val di Blenio furono messe al rogo alla fine del ‘700. Con che diritto? Quello dell’arroganza dei dogmi e della prepotenza del più forte. A guardar bene anche oggi nella nostra efficientissima Svizzera non tutto è proprio “comme il faut”. Una vera parità di diritti presume eguaglianza in tutto. Sappiamo che a livello dei salari esistono tutt’ora diseguaglianze ingiustificate, problema già risolto nelle aziende virtuose e speriamo presto anche in quelle che ancora non se lo possono permettere. Ma l’ostacolo più grande, il vero nodo per raggiungere una parità autentica è quello della maternità che mette la donna nella condizione di dove scegliere se fare la madre o proseguire la carriera. La politica dovrebbe affrontare la questione con maggior entusiasmo mettendo la donna nella condizione di non dover scegliere. Come? Incentivando ad esempio con sgravi fiscali mirati la creazione di asili nido gratuiti presso le aziende, magari consorziatesi qualora troppo piccole, ove lasciare i bambini in età prescolastica. Vantaggi economici? Tanti, a cominciare dal poter mantenere collaboratrici valide, spesso determinate e lungimiranti, la cui uscita dal mondo del lavoro è un costo per l’azienda e per la società. Tolte dall’obbligo di dover scegliere saranno più propense a fare bambini contribuendo all’aumento della natalità, elemento prezioso, anzi, indispensabile per garantire la continuità di quello Stato sociale cui teniamo tanto benché bisognoso di riforme. Una politica
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proattiva e dinamica in questa direzione non può che incidere positivamente sulla crescita economica. E la lentezza nell’affrontare una questione di portata fondamentale solleva più di un interrogativo. I diritti sono una conquista formidabile ma solo se la società li può supportare. Da soli hanno lo stesso effetto pratico che Federico II di Prussia attribuiva alla libertà di pensiero dicendo agli illuministi “pensate quel che volete, ma fate quello che dico io”. La nostra società è quella che dimenticando l’etica imprenditoriale ha usato il profitto come fine invece che come mezzo, in nome del tutto subito mentre la libertà che è un fine la sfrutta come mezzo per ottenere vantaggi immediati. Con l’avvento della comunicazione di massa, dapprima il cinema, poi la televisione che penetra in tutte le case, ci viene offerto un mondo artificiale, quello dello spettacolo, dei talk show, dei reality, un mondo dell’effimero, del fatuo e del superficiale dove il culto dell’immagine esasperato, l’esteriorità, l’aspetto fisico, la frivolezza la fanno da padrone. La ricerca del successo immediato, anche a costo di fare la comparsa o peggio, sono il fine. Vorrà dire qualcosa se a Prato sotto un immenso tendone, per trenta posti come veline si presentano 30’000 ragazze. E questo succede in tutto il mondo, i reality, che nulla hanno a che fare con la realtà, fanno shares impressionanti negli USA, in Inghilterra, non solo in Italia. Nesuno semina più oggi per raccogliere domani, troppe cose sono fast, pronte per l’uso che dev’essere immediato. Le ragazze alla ricerca di una scorciatoia per il successo a breve termine si conformizzano confondendosi l’un l’altra in un mondo di omologate. In questo trionfo dell’omologazione si sotterra nell’indifferenza la vera bellezza, che è un concetto, è progettuale e pertanto un valore che non tramonta mai come la Venere di Milo o il Davide di Michelangelo. La donna appare vittima consenziente di un meccanismo che la mercifica e la rende una cosa, un oggetto. Si ha paura di crescere, di invecchiare, questa è la dura legge di una società che ha bandito gli inestetismi per cui se vuoi stare sul mercato, e non solo nello show business, devi accettare di cancellare dal tuo corpo e dal volto il fatto di aver vissuto. Non è moralismo il mio, solo una messa in guardia dai pericoli che derivano da questa situazione per cui la conquista dei diritti femminili viene vanificata parzialmente ma in profondità da condizionamenti ai quali è difficile resistere. C’è una via d’uscita? Penso di sì, operando intensamente sulla cultura tramite le istituzioni preposte, i media, istruendo i giovani all’apprezzamento di valori come la verità per contrastare il dominio dell’effimero, della finzione, del pensiero a corto termine per consegnare anche alla donna una società che apprezzi il valore profondo dell’essere più adulti, del crescere conquistando saggezza, spessore morale e autorevolezza in cambio dei segni che il tempo ci disegna sul viso cui si deve rispetto per ciò che abbiamo di più importante, la nostra storia personale. La metafora di Dorian Gray dovrebbe far riflettere sull’inutilità aggirare la natura, di mentire a se stessi, di pensare che una bugia quando sia ripetuta a sufficienza diventa verità. Non è così. Chi partecipa al gioco del fasullo mette a rischio i suoi diritti ponendosi come una merce che come tutte le merci sono in vendita. E il prezzo, in termini di dignità può essere altissimo.
Editoriale di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti
C’è una vita anche dopo le elezioni
Le elezioni cantonali sono passate (per fortuna, verrebbe da dire), con il loro carico di emozioni e tensioni. Non compete a me commentarne gli esiti, perché ci sono persone che, per ruolo ed esperienza, sono molto più qualificate per farlo. Inoltre, il compito che gli statuti ci affidano è quello di cercare di lavorare con le autorità politiche indipendentemente dalla loro composizione, per cui eventuali commenti sono assolutamente superflui e devono lasciare spazio al lavoro quotidiano. Sarà quindi nostra premura garantire la massima collaborazione al Consiglio di Stato in primis ed in particolare alla riconfermata Direttrice del Dipartimento delle finanze e dell’economia, Laura Sadis. Ovviamente sempre nel rispetto dei ruoli ed in particolare degli interessi che siamo chiamati a rappresentare. Non mancheremo di sottolineare gli aspetti che non ci piacciono, ma sempre con spirito costruttivo e pronti a riconoscere anche le cose che a nostro avviso sono positive. Non a caso abbiamo accolto con piacere i risultati dello studio MIS-TREND condotto con le altre Camere di commercio e dell’industria della Svizzera latina, che ha messo in evidenza come taluni settori dell’amministrazione cantonale ticinese siano valutati in modo molto positivo dalle aziende e quindi posizionati bene nel confronto intercantonale (i risultati dello studio sono scaricabili dal nostro sito www.cc-ti.ch). Si tratta di un fattore di competitività molto importante e che è giusto sottolineare perché va curato e mantenuto. Questo non significa che non vi siano problemi e che tutto vada magnificato a prescindere. È tuttavia importante che anche chi, come noi, ha talvolta espresso osservazioni critiche nei confronti dell’amministrazione cantonale, riconosca le cose che funzionano. È una semplice questione di onestà intellettuale, che purtroppo troppo spesso fa difetto e che impedisce un dibattito politico che porti ad un sano confronto di idee e all’elaborazione di soluzioni concrete e praticabili nell’interesse del Cantone. In questi ultimi anni la Cc-Ti e le associazioni economiche hanno dato prova di senso di responsabilità e di disponibilità al dialogo, ma purtroppo questo non sempre è stato recepito nella maniera corretta. Speriamo che la nuova legislatura porti qualche apertura da questo punto di vista. Tornando alle recenti elezioni, non posso non sottolineare con soddisfazione le brillanti elezioni in Gran Consiglio dei due rappresentanti della Cc-Ti Rinaldo Gobbi (PLR) e Marco Passalia (PPD). Si tratta di un’altra battaglia vinta, sfidando una diffusa ostilità e affrontando rischi non indifferenti, legati alle incognite che gravavano sui destini del PLR e alla giovane età di uno dei nostri due candidati. La scelta si è rivelata azzeccata, grazie all’impegno profuso dai due diretti interessati e da tutto lo staff della Cc-Ti, che tengo a ringraziare in modo esplicito. Un grande ringraziamento va ovviamente a tutti i nostro soci, che hanno riconosciuto il nostro lavoro, premiando chi ha avuto la determinazione ed il coraggio di mettersi a disposizione della politica, in un momento storico decisamente complesso e non facile. La presenza di Rinaldo Gobbi e di Marco Passalia in Gran Consiglio, unitamente a quella di molti altri candidati che hanno seguito i nostri eventi di incontro fra la politica e l’eco-
nomia che abbiamo organizzato in tutto il Ticino, ci garantiscono un’adeguata rappresentanza dell’economia nel Parlamento cantonale, affinché gli interessi delle aziende possano essere difesi con forza e determinazione. La creazione di una rete di parlamentari vicini al mondo delle aziende costituirà un tassello fondamentale per cercare di promuovere una politica che permetta al Ticino di rimanere una regione nella quale è ancora possibile “fare impresa” senza eccessive imposizioni o esagerati lacci burocratici. In questo lavoro saranno coinvolti anche tutti i candidati e le candidate che purtroppo questa volta non sono stati eletti, malgrado abbiano partecipato con passione e dedizione alla lunghissima campagna elettorale. Non li abbandoneremo certo, perché si tratta di persone che meritano di essere coinvolti nella discussione politica e che possono legittimamente ambire ad ottenere buoni risultati alle elezioni comunali del 2012 o alle prossime cantonali del 2015. Sì, perché la rete non sarà creata solo all’interno del Gran Consiglio, ma anche fuori, perché gli scorsi mesi ci hanno dimostrato che la presenza costante sul territorio affinché economia e politica discutano di questioni concrete anche fuori dalle tradizionali sedi istituzionali è assolutamente fondamentale. Si tratta di un approccio troppo spesso dimenticato in passato e che oggi più che mai si rivela fondamentale per dare ancora più voce a chi, quotidianamente, crea la ricchezza di questo Cantone. Una creazione di ricchezza troppo spesso misconosciuta, sottovalutata, o addirittura bistrattata, ma che, piaccia o no, permette di avere mezzi finanziari da redistribuire. Troppo spesso nella nostra realtà si tende ad ignorarlo o dimenticarlo, dando per scontato che i mezzi piovono dal cielo e che l’unica preoccupazione è come distribuirli. Attenzione quindi a considerare le aziende come limoni da spremere all’infinito o, peggio ancora, come una banda di ladri dedita alla sottrazione di risorse della collettività. È un esercizio sterile e dannoso per tutti. Le irregolarità, gli abusi e le distorsioni vanno giustamente denunciati, ma la caccia alle streghe può creare danni irreparabili. Infine, un ringraziamento particolare va alle candidate che hanno deciso di affrontare la sfida elettorale. Non sono moltissime, ma in continuo aumento e si tratta di un segnale confortante. Indirettamente vogliamo rendere loro omaggio dedicando il tema di questo Ticino Business alle donne nell’economia. Tema certamente non nuovo, ma su cui occorre insistere, perché l’universo femminile è una risorsa importante che merita di avere la giusta collocazione anche nel mondo delle imprese. La strada da fare è ancora lunga, irta di ostacoli, ma senz’altro praticabile, soprattutto creando gli spazi giusti e dando possibilità concrete di posizionarsi. A mio avviso è molto più utile che imporre delle quote, ma questo è un discorso più ampio e complesso che affronteremo un’altra volta. Intanto, nel nostro piccolo, cerchiamo di promuovere senza pregiudizi le figure femminili di valore. Ai massimalisti (e alle massimaliste…) non basterà, ma i risultati si conquistano anche ponendo pazientemente una pietra sopra l’altra e non sempre con le rivoluzioni.
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Contromano di Alessio Del Grande
Como dà la sveglia al Ticino
Dal “Vai dove ti porta il cuore” di Susanna Tamaro, al “ Vai dove ti porta il Franco, a Como conviene. Arte, cultura e shopping nel centro commerciale più bello d’Italia, con oltre mille negozi e locali”, recita la campagna promozionale dei commercianti lariani. Spot, manifesti, inserzioni su giornali ticinesi e 50mila brochure, che saranno distribuite tra Chiasso e Lugano, per ricordare anche che da loro, a differenza del Ticino, negozi e grandi magazzini la domenica sono aperti. Un’offensiva pubblicitaria che si dispiegherà per tutto il mese di maggio e di cui nelle scorse settimane si è avuta già qualche anticipazione. Ma non si tratta solo di pubblicità. Dietro c’è una precisa strategia di marketing territoriale e commerciale che vede uniti pubblico e privato con la rete ShopInComo che, grazie ai finanziamenti regionali, promuove azioni di appoggio al commercio e al turismo. Inoltre, con la carta Welcomocard si otterranno sconti del 10% nei negozi che hanno aderito all’iniziativa, già ad inizio aprile erano una cinquantina. Un’offensiva che trova il Cantone senza difese, se non per la coraggiosa iniziativa “Emozioni Ticino”che per domenica 10 aprile ha potuto ottenere una mezza giornata di apertura straordinaria dei negozi. Per il resto niente di nuovo da noi. Finita la consultazione, la nuova legge sugli orari dei negozi è tornata sul tavolo del Governo. Intanto ci si lecca ancora le ferite, dieci milioni di franchi persi, per la mancata apertura del giorno di San Giuseppe. Festività che era venuta a coincidere per di più con i tre giorni di “ponte” in Italia che avrebbero potuto indirizzare verso il Ticino non pochi turisti e gitanti fuori porta. Mentre in Ticino è rimasto tutto chiuso a causa di un cavillo legale, i ticinesi sono accorsi in massa a fare shopping oltre frontiera, come hanno testimoniato le foto scattate nel centro di Como e nei parcheggi dei centri commerciali. La beffa di San Giuseppe si è tramutata in affari d’oro per i negozianti lariani e in dieci milioni di perdita per l’economia cantonale, in mancati incassi per commercianti, ristoratori e albergatori. Oltre il danno economico anche quello d’immagine, perché si è mostrato un Paese, che si vuole turistico, ma che non riesce a tenere i negozi aperti non solo la domenica, ma che addirittura spranga tutto alle 18.30 e il sabato addirittura alle 17. Dove deroghe e permessi si misurano coi pochi metri che separano le zone turistiche da quelle non classificate, chissà sulla
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base di quali criteri, come tali, dove le autorizzazioni a tenere aperti si centellinano col filtro di una farraginosa legge che risale a mezzo secolo fa e per di più sempre soggette all’indiscutibile potere di veto dei sindacati. Né la nuova legge promette niente di buono. Per cercare di accontentare tutti e non scontentare nessuno si è solo confezionato un compromesso, che non innova per niente, lascia i sindacati insoddisfatti e le organizzazioni dei commercianti per nulla entusiasti. In poche parole è mancato quel coraggio necessario a sbloccare una volte per tutte la situazione, adeguando orari e aperture dei negozi non solo alle esigenze di un Cantone turistico, ma anche ai nuovi stili di vita e di consumo della popolazione ticinese. Un passaggio obbligato se si vuole che il Ticino resti turisticamente e commercialmente competitivo. Stando ai dati del comune di Como e della locale Camera di commercio nei centri commerciali appena al di là della frontiera la quota di clientela ticinese tocca il 14%, il 7% di essa fa shopping anche nel centro città. Percentuali che con la nuova campagna pubblicitaria si vogliono incrementare, puntando su un’informazione mirata, forza del Franco, recupero dell’IVA e sconti speciali, integrando la promozione commerciale con quella turistica. Una strategia da non prendere sotto gamba, visto che è anche il risultato di forze convergenti sugli stessi obiettivi: istituzioni pubbliche (Comune, Provincia e Regione, con l’intervento degli assessorati competenti), più le associazioni di categoria del commercio e del turismo. In Ticino si procede, invece, in ordine sparso, per di più si cerca in tutti i modi di ostacolare le iniziative con cui si tenta di dare nuovi impulsi e stimoli alle attività economiche. Quella di Como rappresenta una grossa sfida per il nostro Cantone che potrebbe registrare una quota crescente di clientela locale indirizzarsi abitualmente verso i negozi di oltre confine e nello stesso tempo vedere spostarsi il baricentro turistico-commerciale nell’area lariana. Insomma, uno scenario di declino annunciato, di cui però la nostra classe politica non pare rendersi conto. C’è da sperare che il nuovo Governo e il nuovo parlamento siano più consapevoli di questo rischio, e che si trovi finalmente il coraggio per una svolta capace di rilanciare la competitività del Cantone anche per il commercio e il turismo, due settori chiave della nostra economia.
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Il tema di Alessio Del Grande
L’avanzata delle donne nel mondo dell’economia e delle imprese Ostacoli e prospettive
Hillary Clinton, Segretario di Stato USA, Susan Rice, Ambasciatrice all’ONU, Margaret Woodward, Comandante delle forze aeree della Nato, sono le tre donne che hanno convinto il Presidente degli Stati Uniti Obama ad entrare in guerra nella Libia. Tre donne al vertice del potere politico e militare di una super potenza come quella americana che la dicono lunga su quanta strada abbia fatto nel giro di qualche decennio l’emancipazione femminile. La Svizzera che ha concesso il suffragio femminile solo nel 1971, ha oggi un Consiglio Federale con ben quattro ministre. Caso unico al mondo un Governo a maggioranza femminile, per quanto la politica svizzera sia ancora dominata dagli uomini. Le donne occupano, difatti, meno del 29% dei seggi alla Camera del popolo e 21,7% dei seggi alla Camera dei Cantoni. Inoltre, la cosiddetta altra metà del cielo è molto sotto rappresentata sia nei legislativi che negli esecutivi cantonali. Al riguardo basta ricordare che in Ticino nella recente campagna elettorale le candidate per il Consiglio di Stato non hanno superato il 30% e il 25% per il Parlamento, sul totale degli aspiranti. Dunque, nel campo della politica la strada della parità è ancora lunga. Ma certamente verrà percorsa molto più rapidamente rispetto al passato, anche perché l’universo femminile si è ormai pienamente appropriato, almeno negli Stati più sviluppati, di tutti gli strumenti del sapere e della conoscenza. Ormai è un dato consolidato che nei Paesi avanzati il numero delle donne che studiano e che raggiungono una laurea hanno superato o stanno superando quello degli uomini. Il che si tradurrà in un formidabile accesso delle donne nel mondo del lavoro, sia esso quello delle professioni tradizionali
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che quello delle attività economiche e imprenditoriali. Già oggi il contributo femminile all’economia mondiale supera il 50%, mentre cresce altrettanto costantemente la tipologia delle attività lavorative. Uno studio del Boston Consulting Group ha stimato in ventimila miliardi di dollari la ricchezza controllata oggi dalle donne nel mondo, ossia il 27% della ricchezza mondiale. Questa stessa ricerca stima che la ricchezza delle donne nel prossimo triennio crescerà al ritmo di un + 8% all’anno. Stando sempre allo studio del BCG entro quattro anni il reddito mondiale attribuibile alle donne aumenterà del 50%, quello maschile supererà di poco il 30%. Nell’ultimo trentennio, inoltre, la forza lavoro femminile su scala mondiale è raddoppiata, arrivando ad 1,2 miliardi e si prevede che tra non molti anni le donne guadagneranno più degli uomini. Significativo al proposito il trend negli USA dove già adesso una moglie su cinque guadagna più del marito. Se in nazioni come la Finlandia e i Paesi Bassi le donne hanno superato in ricchezza gli uomini, va anche ricordato che ben l’80% dei microcrediti elargito nei Paesi emergenti è destinato alle donne. Guardando appena al di là dei nostri confini assai emblematico è il caso delle Lombardia dove le imprese gestite da donne hanno raggiunto il 13,5% del totale, contando ben 192mila aziende. Solo a Milano sono oltre 57mila. Il quadro svizzero presenta ancora luci e ombre per quel che riguarda l’imprenditoria femminile che si concentra soprattutto nelle aziende di piccole dimensioni (44% di imprenditrici nelle imprese con un solo dipendente, rispetto al 34% degli imprenditori). Stando ai
dati dell’Ufficio federale di statistica la presenza delle donne è più alta fra gli indipendenti, il 40%, e del solo 21% tra i salariati proprietari dell’azienda. Ma l’aspetto più limitativo dell’avanzata delle donne nel mondo dell’impresa e dell’economia è che esse rappresentano ancora una percentuale marginale nell’occupazione delle posizioni di potere aziendale. In definitiva i posti di comando restano in mano agli uomini, per di più il numero delle donne manager nelle cento società più grandi della Svizzera è sceso dal 5% del 2009 al 4% dell’anno scorso. Né si notano grandi differenze tra il settore pubblico e quello privato. Se si considerano le quote femminili in alcune grandi aziende pubbliche quali, ad esempio, la SSR si vede che le donne rappresentano il 44% di tutto il personale e il 25% dei quadri; nelle Ferrovie federali sono il 14% e l’8%, mentre nella posta raggiungono il 50,1% del personale e appena l’8,7% dei quadri superiori. Guardando alla situazione complessiva della Svizzera
si nota che le donne occupano appena il 4% degli incarichi di direzione esecutiva delle imprese e detengono soltanto l’8,3% dei mandati nei consigli di amministrazione. Per ridurre questa forbice l’Unione padronale svizzera, l’Unione svizzera delle arti e mestieri hanno pubblicato un opuscolo per incoraggiare le imprese a cooptare ai vertici più donne, sottolineando anche che diversi studi hanno dimostrato come la gestione di imprese con una presenza femminile equilibrata nel management sia più efficace, più creativa e che risponde anche meglio alle aspettative della clientela. Molte importanti imprese si stanno muovendo in questa direzione. Il gruppo farmaceutico Roche si è fissato di raggiungere il 20% di presenza femminile nel suo top management entro il 2014, mentre IBM svizzera, che è guidata da una donna, Isabelle Welton, ha già conseguito il 21% nel Consiglio di amministrazione e il 33% nelle funzioni dirigenziali. Per rimuovere gli ostacoli che ancora incontrano le donne nella scalata ai vertici dell’economia, anche nel nostro Paese si parla da tempo della politica delle quote, sul modello delle misure introdotte in Norvegia nel 2008 o di quelle che si vogliono applicare obbligatoriamente in Francia per i Consigli di
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Il tema di Alessio Del Grande
amministrazione a partire dal 2017. Questi ostacoli non si rimuovono, però, dall’alto per legge, vanno invece rimossi dal basso facilitando innanzitutto alle donne l’accesso al mercato del lavoro e incentivando l’acquisizione degli strumenti necessari alla carriera professionale. C’è da rilevare purtroppo che in Svizzera è ancora molto difficile conciliare lavoro e famiglia, carriera e impegni domestici. Non ci sono abbastanza asili nidi, anche per un eccesso di regolamentazioni che frena l’iniziativa privata in questo campo, non s’incentivano gli asili nidi aziendali e le scuole a tempo pieno, né sono incoraggiati modelli di carriera per le donne impegnate professionalmente. Basterebbe magari offrire più servizi e strutture per le famiglie, in modo tale da non mettere le donne di fronte l’alternativa lavoro o famiglia, figli o carriera, per recuperare al mondo della produzione e della crescita economica quel grande patrimonio di risorse rappresentato dall’altra metà del cielo.
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Micaela Gobbato-Tassini, Direttrice BITIESS microtecnica SA di Barbengo
La società era abituata al dialogo maschile, ma le cose stanno cambiando Micaela Gobbato-Tassini
Ricoprendo un ruolo dirigenziale, di capo, di manager o anche come imprenditrice, una donna incontra più difficoltà degli uomini? Se sì che tipo di difficoltà? “Sicuramente la donna non ha mai avuto in passato un ruolo di spicco a livello aziendale; le donne fino a pochi anni fa non lavoravano frequentemente fuori casa, e le imprese venivano tradizionalmente create dagli uomini. La figura femminile, soprattutto in qualità di membro famigliare, spesso poteva rappresentare un contorno collaborativo di supporto sicuramente importante, ma non fondamentale per la conduzione e lo sviluppo dell’azienda stessa. Oggi si assiste ad un timido aumento della presenza femminile a livello di management aziendale, e attualmente le difficoltà che una donna dirigente può incontrare sono più strettamente legate al settore lavorativo in cui opera. Vi sono imprese la cui tipologia di prodotti è stata da sempre prerogativa maschile, e mi riferisco in particolare al settore edilizio o alle industrie legate all’ambito degli articoli tecnici e meccanici, dove l’uomo ha rivestito sin dall’inizio un ruolo massiccio e pressoché incontrastato. La mia esperienza è legata alla gestione dell’impresa di famiglia, attiva da oltre 40 anni nel settore della meccanica di precisione, e alla luce di quanto sopra non è stato sempre facile imporre la mia presenza di donna ad interlocutori che normalmente, non solo in ambito tecnico ma anche in quello commerciale, erano abituati a dialogare con controparti tradizionalmente maschili, per cui anni addietro non mi stupiva constatare un velo di diffidenza nei rapporti iniziali che oggi mi è fortunatamente molto più raro riscontrare… Gli anni trascorsi in azienda e i lavori e i viaggi intrapresi all’estero, mi hanno dato grandi opportunità di apprendimento e di sviluppo di solide relazioni professionali, con parecchie soddisfazioni, a volte anche insperate. Attualmente, considerata la complessità dei tempi, penso che la migliore soluzione aziendale sia quella rappresentata dalla
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gestione da parte di un giovane team dirigenziale preparato e dinamico, possibilmente affiancato dal Consiglio d’amministrazione aziendale, dove problemi e soluzioni vengano discussi insieme, e nel cui ambito la donna imprenditrice rivesta un ruolo determinante e fondamentale per il buon funzionamento dell’azienda nel suo complesso”. Cosa può veramente aiutare una donna per il suo successo professionale? “Credo che la passione e la tenacia nel perseguire i propri obiettivi siano elementi fondamentali per aiutare chiunque nel proprio lavoro. A questo va sicuramente aggiunta una buona preparazione professionale e spesso… anche un pizzico di fortuna non guasta!” Pensa che nella conduzione di un’impresa ci sia tra uomo e donna un approccio gestionale diverso? “Io credo nelle persone e nelle loro qualità positive, indipendentemente dal fatto che siano uomini o donne. La conduzione di un’azienda richiede individui dotati soprattutto di un forte senso di responsabilità e di buona resistenza allo stress, caratteristiche che non si trovano spesso sul mercato, perché cariche di valenze positive ma a volte anche di connotazioni pesantemente negative. A ciò vanno unite grande flessibilità personale sul lavoro, reattività nell’analisi della contingenza lavorativa e lungimiranza nelle strategie da elaborarsi. La buona gestione del personale è un altro elemento importante in azienda che rappresenta un lato spesso problematico: la donna dirigente credo esprima un maggior propensione, sensibilità e diplomazia nel saper gestire e risolvere situazioni lavorative complesse e a volte molto delicate”. Quali sono le qualità indispensabili per una donna imprenditrice? “Come affermavo poc’anzi, la preparazione professionale è una dote sicuramente indispensabile
non solo per una donna ma per chiunque sia a capo di un’impresa. L’esperienza può venire dopo, ma sin dall'inizio una donna manager deve possedere una buona formazione per acquisire autorevolezza nella gestione dell’impresa, – per quanto riguarda poi la nostra realtà ticinese, l’avere una buona padronanza delle lingue nazionali e dell’inglese rappresenta sicuramente un ottimo valore aggiunto anche per un’espressione decisionale diretta. Altra qualità che la donna possiede in maggior misura rispetto all’uomo e che l’avvantaggia rispetto a quest’ultimo è un’innata capacità nel comunicare e promuovere il dialogo personale, e il corretto e fluido passaggio di informazioni in azienda è una prerogativa da cui un’azienda non può che trarre grande profitto. L’ultima prerogativa che ho volutamente lascia-
to in coda, anche se è l’asse portante di tutto, è l’assoluta e costante passione che una donna manager deve nutrire per il proprio lavoro, anche indipendentemente da soddisfazioni economiche immediate e/o costanti nel tempo. La passione verso il proprio compito, espressione di una motivazione personale profonda, rappresenta un terreno ideale per permettere all’azienda di superare contingenze a volte difficili nel mercato del lavoro. Non bisogna però dimenticare che tutto questo significa per una donna grande disponibilità personale e generosità professionale, che spesso mal si conciliano con gli impegni famigliari e la gestione dei figli, i quali a loro volta aprono un grande capitolo sul ruolo sempre più importante e complesso della figura femminile, e di conseguenza della famiglia, nella nostra società”.
Ospite Intervista di Lisa Pantini con Alessandra Alberti, Direttrice Chocolat Stella SA di Giubiasco
Vertici aziendali misti donna-uomo: maggiore creatività e miglior equilibrio Alessandra Alberti
Fino a qualche decennio fa era quasi inimmaginabile pensare ad una donna a capo di un’azienda. Oggi è invece una realtà sempre più diffusa, come giudica questa evoluzione? In effetti c’è stata un’evoluzione positiva anche in questo settore. Anche se sono ancora poche, si può dire che sono in aumento anche le donne a capo di un’azienda. Attualmente, a livello nazionale, le donne occupano il 4% degli incarichi di direzione esecutiva delle imprese, percentuale quindi certamente migliorabile. Naturalmente dipende un po’ dai Paesi e dalle Regioni in cui operano le donne. Le «aziende rosa» sono aumentate anche se ci troviamo ancora a percentuali basse. Per quanto riguarda i settori che mostra-
no una più alta concentrazione di aziende rosa, al primo posto troviamo il commercio, seguito dalle agenzie immobiliari e dal manifatturiero. Le donne sono sempre più attive e protagoniste sul mercato del lavoro, ma c’è ancora molto da fare per promuovere la presenza femminile. Penso che poter avere a livello di quadri e di management sia uomini che donne possa solo far bene all’intero sistema e all’intera azienda, come in qualsiasi gruppo di lavoro, creando così maggior equilibrio e una certa complementarietà. Per le donne è ancora difficile conciliare lavoro e famiglia, vita privata e carriera professionale. Difficoltà che aumentano quando sul lavoro
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Alessandra Alberti, Direttrice Chocolat Stella SA di Giubiasco
si ha un incarico di responsabilità. Qual è la sua strategia per gestire un notevole carico di impegni? Come in qualsiasi ambito è importante un grande impegno e tanta passione, senza guardare alle ore di lavoro che sono sempre molte per poter far fronte a tutti gli impegni professionali, magari anche rinunciando ad interessanti attività extraprofessionali e a parte del tempo libero. La responsabilità non sempre termina alla sera alla fine della giornata di lavoro… posso però dire che sono molto gratificata e soddisfatta di quanto sto facendo. Molte ricerche sostengono che le donne hanno una maggiore capacità di mediazione degli uomini, che siano anche più duttili e flessibili, per cui sono più efficienti nei ruoli dirigenziali. Cosa pensa al proposito? È forse difficile generalizzare, dipende da individuo a individuo e dal carattere di una persona, ma è probabile che una donna oltre che ad essere flessibile e ad analizzare le tematiche a 360 gradi, sia anche molto sensibile a tutti gli aspetti umani, ai dettagli, ecc.. Diversi studi dimostrano che le aziende con una proporzione equilibrata di donne nel loro management sono più efficaci: le direzioni miste sono più creative e rispondono meglio alle aspettative della clientela. È importante quindi avere anche a questi livelli un buon equilibrio tra uomini e donne. La donna deve però condurre come «donna» e non pensare di doversi trasformare in un uomo. È importante dirigere in modo autorevole e non autoritario. Discorsi di «quote rosa» a parte, cosa si potrebbe fare di più per sostenere e non penalizzare il successo professionale delle donne? Negli ultimi anni è già stato fatto parecchio per migliorare o per agevolare la partecipazione delle donne al mondo del lavoro e questo grazie
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al grande impegno di donne e uomini che credono in uno sviluppo equilibrato della società anche a livello professionale. Importante è però migliorare ulteriormente le condizioni quadro per permettere di conciliare il lavoro e gli impegni familiari, uno dei motivi principali che ostacolano la carriera femminile. È in effetti determinante avere le strutture necessarie per permettere di conciliare il lavoro e le occupazioni familiari. Personalmente non avendo figli posso in effetti dedicarmi molto al mio interessante lavoro, ma ciò dovrebbe comunque rimanere una scelta; è in effetti peccato che una donna a volte debba scegliere tra la carriera e la famiglia. Nella società del giorno d’oggi è importante permettere di poter scegliere entrambi i progetti anche se il tutto è certamente molto faticoso. Ogni famiglia dovrebbe avere l’opportunità di poter organizzarsi per il bene del proprio nucleo familiare senza dover per questo rinunciare alla carriera. Anche la cultura in questo campo deve poter continuamente evolversi. Inoltre la donna che si impegna e che è competente non deve avere paura di assumersi responsabilità, di impegnarsi in una carriera, in una società che cambia e che si evolve. Ci sono associazioni e gruppi di lavoro che sono pronti a dare dei consigli e delle utili informazioni, come per esempio il Gruppo Donne PMI, la Federazione associazioni femminili, solo per elencarne alcune”.
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La libertà degli individui nella trappola dello Stato sociale È stato uno dei più acuti studiosi italiani di filosofia politica, ma Nicola Matteucci è anche ricordato come una figura centrale del liberalismo europeo. Un punto di riferimento soprattutto negli anni in cui il conformismo politico-ideologico verso la vulgata marxista avevano messo ai margini il pensiero liberale. Grazie all’editore il Mulino è stato ripubblicato, a distanza di 18 anni dalla prima edizione, uno dei testi fondamentali di Matteucci, “Lo Stato moderno. Lessico e percorsi”. Un’opera essenziale per comprendere le più importanti categorie della politica che sono andate accorpandosi attorno all’entità statuale quale forma suprema del potere. Ripercorrendo categorie come, ad esempio, sovranità, contrattualismo, corporativismo o costituzionalismo e rileggendole nella loro evoluzione storica, Matteucci offre una lettura chiara del processo di formazione dello Stato moderno, come una forma storica determinata di dominio politico. Un dominio che secondo lo studioso, si è affermato sulla dicotomia tra esercizio della forza e legge, tra potere e diritto. Un bipolarismo che nei secoli ha contrassegnato il rapporto conflittuale tra le ragioni delle libertà individuali e quelle dello Stato. Ragioni di Stato che tenderanno sempre più a prevalere sulla sfera delle libertà individuali, soprattutto con la nascita e l’estendersi del Welfare State. Allo Stato quale arbitro del rispetto delle regole, tipico della concezione liberale classica, si andato via via sostituendo uno Stato che persegue anche l’obiettivo della giustizia sociale, sostanziando con questa finalità una concezione etica del potere statuale. Uno Stato etico che avrà come tragico interfaccia le degenerazioni totalitarie. Con quelle forme di governo, fascismo, nazismo, comunismo, incentrate su un partito unico che s’identifica con lo Stato stesso, e a cui va ricondotta l’intera società civile. Un passaggio quello verso un Welfare State sempre più esteso che, al di là delle estremizzazioni delle dittature rosse e nere, segna comunque il declino delle libertà individuali nel nome delle finalità sociali dello Stato. A causa della sfiducia nella ‘mano invisibile’ del mercato, nota, si è lentamente costruito sullo Stato di diritto lo Stato sociale che, come ricordava, David Easton, modificherebbe la natura dello Stato stesso e della politica, perché pone quale compito primario la “distribuzione imperativa dei valori” che un tempo era svolta dal costume e dal mercato. “Il punto di frizione – oggi – è fra lo Stato di diritto e lo Stato sociale – sottolinea –, perché quest’ultimo, con le sue policies, dettate dal fine assoluto dello Stato sociale, consente al potere la più ampia discrezionalità”. Altrettanto interessanti le riflessioni di Matteucci su eguaglianza ed egualitarismo: “Lo Stato sociale contemporaneo – a differenza della città politica antica – è caratterizzato dalla distribuzione del reddito. In verità
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all’antichità – pensiamo ad Aristotele – non era ignota la giustizia distributiva, ma allora questa giustizia si riferiva agli “onori”, oggi invece si riferisce agli “oneri”; ieri si mirava a premiare i meriti (cioè le virtù), oggi, invece, a soddisfare i bisogni. In questo caso non vale il principio “a tutti in modo eguale” (…) ma “da tutti o a tutti in modo diverso”. La politica a favore dell’eguaglianza – nota lo studioso – può facilmente sconfinare nell’egualitarismo ‘del tutti eguali in tutto’: “Si vorrebbero rendere gli uomini, con una politica livellatrice, non solo eguali, ma uniformi, meglio identici, secondo il significato che ha nella logica la parola eguaglianza. Si pongono, a questo punto, due problemi, o due domande radicali. In primo luogo: sono davvero gli uomini identici o ci sono diversità, che non implicano necessariamente diseguaglianze? (…) In secondo luogo: la politica a favore dell’egualitarismo non provoca forse, nuove diseguaglianze? (…) L’egualitarismo toglie ad alcuni la libertà politica: per realizzare questo fine è infatti necessario uno Stato autoritario, che massimizza l’ineguaglianza nel potere e nega l’uguaglianza politica e giuridica”. Per Matteucci nella sua evoluzione lo Stato moderno ha accentuato la vocazione assolutistica, erodendo quella tensione liberale che era connaturata alla centralità dei diritti individuali. Un processo che ha subito un’accelerazione con la progressiva massificazione della società, su cui si è rafforzato ed esteso il potere dello Stato. Ispirandosi ai principi classici del costituzionalismo inglese e americano, Matteucci sostiene che per arrestare, o quantomeno frenare, questa deriva assolutistica bisogna dividere, frazionare il più possibile il potere statuale, con la convinzione che lo Stato, contrariamente a quanto affermano i teorici del positivismo giuridico, non è la vera fonte del diritto e che, anzi, i diritti degli individui essendo preesistenti allo Stato stesso servono anche a limitarne il dominio.
Titolo: Lo Stato moderno
Autore: Nicola Matteucci
Editore: Il Mulino
Dirit to di Simona Morosini Marconi, Responsabile Servizio giuridico Cc-Ti
La Svizzera sulle ”blacklists” italiane: quali conseguenze per le nostre aziende? Le normative italiane che si riferiscono alle “blacklists” hanno conseguenze non indifferenti sui rapporti commerciali fra aziende svizzere e italiane. Di seguito illustreremo alcuni tratti distintivi del “Decreto incentivi” che, unitamente ad altre norme italiane, è all’origine della crescente burocrazia e diffidenza verso il mercato della vicina penisola...
Il “Decreto incentivi”
Se parliamo di “blacklists” italiane si tratta della normativa più recente, risalente al maggio 2010, all’origine di un aumento vertiginoso di burocrazia sia per le aziende svizzere che italiane. Oltre a prevedere misure a sostegno della domanda in determinati settori economici, tale decreto contiene disposizioni finalizzate alla lotta alle frodi internazionali. Questo, perlomeno, lo scopo dichiarato... Per effetto di tale normativa, le aziende italiane sono confrontate con obblighi di comunicazione molto severi nei confronti delle autorità fiscali del loro Paese (Agenzia delle entrate) qualora intrattengano relazioni commerciali con aziende aventi sede in Paesi “blacklist”, fra cui la Svizzera. Ne derivano difficoltà crescenti anche per le aziende svizzere. Con il “Decreto incentivi” – (DL Decreto Legge 40/2010) è stato in particolare introdotto l’obbligo, per tutti i soggetti passivi IVA italiani, di comunicare all'Agenzia delle Entrate, in via telematica, tutte le cessioni/acquisti di beni e le prestazioni di servizi rese/ricevute nei confronti di qualunque operatore economico, impresa o professionista (esclusi quindi i privati), avente sede, residenza o domicilio nei Paesi cosiddetti “blacklist” (fra cui figura, appunto, la Svizzera). Sono rilevanti tutte le operazioni di acquisto/cessione e prestazioni di servizi resi/ricevuti con qualsivoglia tipologia di società o ditta svizzera, quindi anche le operazioni con ditte individuali, SA, Sagl, ecc., indipendentemente dal fatto che esse beneficino o meno, in Svizzera, di agevolazioni fiscali.
Obblighi a carico delle aziende italiane
Per ogni acquisto o vendita o servizio reso ad un’azienda con sede in un Paese blacklist, rispettivamente ricevuto da un’azienda con sede in un Paese blacklist, l’azienda italiana deve inoltrare una segnalazione telematica all’Agenzia delle entrate tramite un apposito modulo IVA. Tale obbligo può essere trimestrale oppure addirittura mensile, a dipendenza dell’importo della transazione (inferiore o superiore a EUR 50'000). In caso di mancata segnalazione o di irregolarità, l’azienda italiana rischia di incorrere in sanzioni pecuniarie comprese tra 500 e 4’200 Euro; importi che, in caso di infrazioni ripetute, possono cumularsi. Gli elementi informativi relativi al partner contrattuale svizzero, che l’azienda italiana dovrà riportare sul modulo, oltre all’importo complessivo delle operazioni effettuate, sono i seguenti: - codice fiscale o altro codice identificativo del soggetto estero, - la relativa denominazione o ragione sociale e sede legale,
- in caso di controparte persona fisica (ad es. ditte individuali): ditta, cognome, nome, luogo e data di nascita, domicilio fiscale. L’azienda svizzera deve quindi aspettarsi che il partner commerciale italiano chieda di fornire i dati summenzionati. Dato che il “Codice fiscale” non esiste in Svizzera, in sostituzione si può fornire il numero Iva o il numero di registro di commercio.
Conseguenze per le aziende svizzere
Per le aziende che intrattengono rapporti commerciali con imprese italiane, il Decreto incentivi può comportare determinati svantaggi e rischi. Indichiamo qui di seguito i principali, scaturiti dalle testimonianze delle aziende che hanno partecipato al sondaggio della Cc-Ti nel corso del mese di marzo 2011: • A lcune aziende italiane esigono, prima di procedere al pagamento della fattura emessa dalle ditte svizzere, di ricevere i dati necessari alla compilazione dell’annuncio all’Agenzia delle entrate • La fatturazione può risultare più problematica ed i termini di pagamento più lunghi, con maggiori difficoltà nell’incasso dei crediti • In caso di fornitura dalla Svizzera il cliente italiano potrebbe chiedere una fatturazione annuale per evitare la dichiarazione mensile o trimestrale all’Agenzia delle entrate • Può accadere che il partner commerciale italiano non voglia ricevere fatture dalla Svizzera e chieda che vengano emesse da una filiale con sede in un Paese UE • Il partner italiano potrebbe voler addebitare all’azienda svizzera le spese amministrative, segnatamente eventuali costi per prestazione di commercialisti derivanti dall’adempimento degli obblighi di annuncio al fisco italiano • Potrebbe intervenire la disdetta di contratti da parte del partner italiano ed una conseguente perdita di cifra d’affari L’obbligo di dichiarazione a carico della aziende italiane rende quindi più difficoltose e burocratiche, talvolta sino a comprometterle, le relazioni commerciali con partner svizzeri. Tale obbligo riguarda come detto tutte le operazioni di servizi resi/ ricevuti e la cessione/acquisto di beni, indipendentemente dal fatto che l’azienda svizzera sia o meno privilegiata fiscal-
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Dirit to di Simona Morosini Marconi, Responsabile Servizio giuridico Cc-Ti
mente (può quindi trattarsi di una holding, SA, Sagl, ditta individuale, ecc.).
su come muoversi, per cui ogni situazione andrà ponderata attentamente.
Quale seguito dare alle richieste di documentazione?
CFC e Indeducibilità dei costi
Nel caso si trattasse unicamente di fornire il numero IVA o quello del Registro di commercio, non vi sono particolari motivi ostativi, nella misura in cui si tratta di dati evincibili dalla fattura stessa o da registri pubblici. Diversa invece è la situazione se la documentazione richiesta è di natura più confidenziale (se non privata) e se a doverla fornire non è una società appartenente ad un medesimo gruppo. Si tratta in genere di casi di applicazione delle norme sulle “CFC” e sull’indeducibilità dei costi, norme che, unitamente al Decreto incentivi, rientrano nell’arsenale in dotazione dell’agguerrito fisco italiano, assumendo valenza di veri e propri ostacoli al commercio. In genere, prima di fornire i dati richiesti o soddisfare altre condizioni poste dal cliente italiano (vedi riquadro nella pagina precedente) è opportuno ponderare gli interessi in gioco e valutare le conseguenze di un diniego, tenendo altresì in considerazione la possibile perdita del cliente/fornitore italiano. La scelta se dare seguito o meno dipenderà dall’importo della transazione e dalle relazioni con il partner commerciale (cliente storico o occasionale? Transazione di vitale importanza oppure di valore irrisorio? Ecc.). Non c’è una ricetta
Come accennato poc’anzi se, oltre al Decreto incentivi, in una transazione con l’Italia dovesse applicarsi anche la norma “CFC” (v. art. 167 TUIR), rispettivamente quella relativa all’indeducibilità dei costi (v. art. 110 comma 10 TUIR), ecco che per l’azienda svizzera diventa particolarmente arduo assecondare richieste di documentazione confidenziale, quali ad esempio bilanci o contratti di lavoro e capire la finalità di tali richieste. Se poi sono richiesti i bilanci del 2011 (fatto di recente occorso ad un’azienda ticinese!), si palesa praticamente impossibile soddisfare le esigenze del partner italiano già nel mese di aprile 2011… Per motivi di spazio, non entriamo qui nei dettagli di queste due normative. Ulteriori informazioni si possono ottenere sul sito della Cc-Ti o presso il Servizio giuridico (www.cc-ti.ch).
Conclusioni
Accorgimenti di carattere pratico possono essere di aiuto ma la soluzione a questa impasse, della quale soffrono beninteso anche le aziende italiane è, lo sappiamo bene, soprattutto di ordine politico.
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Attualita` di Angelo Geninazzi, Responsabile di economiesuisse per la Svizzera italiana, Federazione delle imprese svizzere
La piazza finanziaria. La piazza economica
Mai come durante gli ultimi anni la piazza finanziaria elvetica è stata al centro delle attenzioni da parte dei media, dei politici, dell’opinione pubblica e non da ultimo degli organi di regolamentazione. Effettivamente la recente crisi economica ha avuto le sue origini proprio nel settore finanziario – colpito da un calo del valore aggiunto di oltre il 10% tra il 2008 e il 2009 - che, in un secondo momento si è ripercosso anche sull’economia reale e dunque sull’occupazione. Oggi gli istituti finanziari, così come il resto del tessuto economico, si sono ripresi, ma l’immagine che resta del mondo finanziario non è più la stessa. Uno studio del BAK di Basilea, commissionato da economiesuisse e dall’Associazione bancaria svizzera mette però in risalto l’importanza di questo settore. L’importanza del settore si riflette in tutta la sua dimensione se si considerano alcune cifre che ne inquadrano il ruolo. Tra il 1990 e il 2009 quasi un terzo della crescita economica elvetica è da ricondurre al settore finanziario. Crescita che per quanto riguarda l’economia intera si attesta mediamente al 2,4% annuo, mentre la finanza si caratterizza per incrementi medi del 3,5%, fungendo così da locomotiva trainante. Sarebbe però riduttivo iscrivere la rilevanza del settore entro i confini del PIL. Un’analisi parziale sottostima gli effetti e le interazioni che partono dalla piazza finanziaria. Anche perché a monte dell’attività degli istituti vi sono prestazioni di cui beneficia anche il resto dell’economia, la quale si vede inoltre rientrare nel proprio circuito importanti risorse derivanti dai consumi dell’oltre mezzo milione di occupati con un reddito superiore alla media. Complessivamente sono 88 i miliardi di franchi generati direttamente e indirettamente dagli istituti finanziari, quasi un quinto del totale. Non solo l’economia e gli impieghi approfittano delle performance delle banche e degli istituti finanziari più in generale: anche l’erario ha potuto registrare a livello svizzero - tra imposta preventiva, tasse di bollo e altre imposte sul capitale - un gettito medio
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annuale di 14,4 miliardi equivalente al 14% delle entrate totali della Svizzera. L’importanza degli istituti di credito non si misura tuttavia solo in cifre. Numerosi studi attestano un impatto positivo dell’attività creditizia sul sistema economico. Secondo le cifre della Banca centrale europea, una riduzione del 5% dei crediti concessi si ripercuote negativamente sul prodotto interno lordo nella misura dell’1,6%. Negli scorsi anni in Svizzera, contrariamente ad altri Paesi, non si è assistito a nessuna stretta creditizia che avrebbe penalizzato le imprese, che hanno beneficiato di liquidità a tassi di interesse relativamente contenuti. Questo è solo un esempio che ben illustra le relazioni che intercorrono tra la piazza finanziaria e la piazza di produzione elvetica. Quest’ultima non può esistere senza le banche, e nemmeno gli operatori di servizi finanziari senza partner industriali. Di fronte all’inasprimento della concorrenza internazionale, è dunque decisivo creare condizioni quadro ottimali per queste due categorie di attori economici. È possibile scaricare interamente lo studio all’indirizzo Internet www.economiesuisse.ch/it/PDF%20 Download%20Files/Finwerk_FR.pdf oppure scrivendo a economiesuisse, Corso Elvezia 16, casella postale 5563, 6901 Lugano.
At tualita`
Piccoli think tank crescono 10 anni di Avenir Suisse
10 anni: passato il periodo dell’infanzia Avenir Suisse si appresta ora ad entrare in quello dell’adolescenza. In questo decennio i membri del team si sono sentiti spesso ripetere frasi come «se Avenir Suisse non esistesse bisognerebbe inventarlo» oppure «non sono per niente d’accordo con Avenir Suisse ma grazie a voi si apre sempre una discussione». Insomma, il bambino era stato ben desiderato! Ma com’è nata l’idea di un think tank di stampo anglosassone che stimoli il dibattito di fondo sulla politica economica? Lasciati alle spalle gli anni Novanta con il loro ristagno economico condito da globalizzazione, crack immobiliari, crisi bancarie, il no allo SEE e il dibattito sull’oro nazista, l’allora Direttore finanziario di Nestlé Mario Corti, ha riunito intorno ad un tavolo i capitani delle 14 più grandi aziende svizzere che hanno dato vita alla “startup” Avenir Suisse. Per portare al successo un’istituzione simile occorreva però trovare un condottiero carismatico: tra le diverse candidature arrivò quella del sociologo, ex sessantottino Thomas Held che diventò nel 2000 Direttore di Avenir Suisse. Per chi aveva il compito di scartabellare i vari curriculum vitae di primo acchito non proprio la persona che ci si aspettava... comunque la sfida ha avuto inizio ed è continuata con successo fino al passaggio del testimone al Vice-caporedattore della Neue Zürcher Zeitung Gerhard Schwarz, avvenuto a fine del 2010. Oggi Avenir Suisse conta oltre 100 finanziatori: aziende e privati di tutte le regioni e i settori, tra cui anche molte PMI, ciò mostra quanto il think tank sia radicato nel territorio. Grazie alla sua indipendenza dagli sponsor è capitato che abbia pestato qualche piede: l’esempio più eclatante è stata forse la pubblicazione del discussion paper sulle importazioni parallele del 2008 che ha avuto un piccolo effetto-bomba sulle allora ditte sostenitrici Roche e Novartis. A livello contenutistico risulta comunque complesso ricordare in due parole tutti i temi che Avenir Suisse ha affrontato in 10 anni, quello che è certo è che il think tank è diventato un marchio grazie ai numerosi studi che hanno saputo stimolare il dibattito a livello nazionale, evidenziare problemi e sollevare tematiche nuove. «Avenir Suisse ha risonanza ed è riuscita a fare dell’agenda setting» ha ricordato il suo Presidente Rolf Soiron durante la festa del giubileo. Un’analisi interna dimostra che il think tank non ha acquisito solo notorietà, ma ha anche potenziato la sua efficacia, e questo in vari ambiti che cercheremo di riassumere in qualche riga: Invecchiamento demografico: già in uno dei suoi primi studi del 2001 Avenir Suisse ha elaborato, in concorrenza con l’UST, diversi scenari di sviluppo demografico, portando così l’opinione pubblica a riconoscere per la prima volta il problema dell’invecchiamento degli svizzeri. Quattro anni dopo proprio l’UST ha adottato di fatto lo scenario centrale di Avenir Suisse. Lo studio sull’AVS «Die AHV – Eine Vorsorge mit Alterungsblindheit» del 2009, che proponeva un aumento graduale dell’età di pensionamento in parallelo all’accresciuta speranza di vita, ha suscitato reazioni critiche nei media, ma nessuno ha più potuto accantonare il problema. Nel 2010 il PLR ha proposto inoltre un freno all’indebitamento anche per l’AVS. Incentivi errati nello Stato sociale: Gli studi «Die IV – eine Krankengeschichte» del 2007 e «Ergänzungsleistungen» del 2009 mostrano come l’integrazione nel mercato del lavoro sia difficoltosa e sia l’apparato statale stesso a creare sempre più casi sociali. Gli
esiti dello studio sull’AI sono confluiti nella 6. revisione dell’AI, di stretta attualità. Nel caso delle prestazioni complementari, in un postulato il Consigliere nazionale PPD Reto Wehrli ha inoltre chiesto delle riforme facendo riferimento allo studio di Avenir Suisse. Una crescita debole: Il primo grande libro, «Der Alleingang» del 2002, descrive la situazione della Svizzera a dieci anni dal no allo SEE, analizzando i motivi del “decennio perduto” e coniando il concetto di «isola dei prezzi elevati», da allora impostosi pubblicamente. Con altre pubblicazioni – «Wohlstand ohne Wachstum» 2004, «Diagnose Wachstumsschwäch» 2005, «Teure Grenzen» 2006, «Aufschwung als Reformchance» 2007 – Avenir Suisse è diventata una voce di riferimento, rafforzando le forze riformiste all’interno del Dipartimento dell’economia. Il volume «Der befreite Bauer» del 2006, che ha suscitato accesi dibattiti in tutto il Paese, descrive il modo in cui la Svizzera isola e vizia i suoi settori più deboli. La Commissione competente del Consiglio degli Stati ha chiesto un rapporto sull’ulteriore sviluppo del sistema dei pagamenti diretti; le discussioni iniziatesi nel 2007 evidenziano resistenze politiche importanti a un’ulteriore liberalizzazione. «Stadtland Schweiz»: già nella prima pubblicazione del 2001 si accennava al «prezzo del federalismo», ma è stato soprattutto lo studio «Baustelle Föderalismus» del 2005 a stimolare un dibattito di portata nazionale, rendendo i collaboratori di Avenir Suisse ospiti non grati nelle «macchie bianche», ossia nelle zone del Paese che per mancanza di flussi di pendolari erano rimaste vuote sulla carta delle aree metropolitane. In risposta al think tank, il PS presentò un paper di politica regionale e il Consigliere nazionale grigionese Hansjörg Hassler (allora UDC) chiese con un’interpellanza al Consiglio federale quale fosse la sua posizione riguardo allo studio. Il concetto di «Stadtland Schweiz», titolo di uno studio del 2003, è entrato così nel dibattito pubblico, e la pubblicazione «Le feu au Lac» del 2006, che proponeva una cooperazione tra Losanna e Ginevra, è ancora oggi un tema attuale in Svizzera Romanda. La nuova immigrazione: La Svizzera deve il superamento della debolezza congiunturale all’immigrazione di manodopera altamente qualificata dall’UE con l’avvento della libera circolazione. Questa conclusione è stata esposta per la prima volta nel 2008 nel volume «Die neue Zuwanderung» e l’apporto dell’importazione di capitale umano qualificato è più che mai d’attualità nei nostri media. Il rapporto Svizzera-UE: nel 2010 è stato pubblicato il volume «Souveränität im Härtetest» che ha avuto una forte eco nei media. Grazie agli input di diversi autori si è giunti alla conclusione che se la Svizzera vuole mantenere la sua sovranità, così come il suo livello di ricchezza, libertà e sicurezza necessita di una politica europea previdente magari valutando a lungo termine una riproposta dello Spazio Economico Europeo (SEE) o una verifica accurata di una possibile entrata nell’EU mantenendo però il franco svizzero. La coda polemica scaturita da questa pubblicazione non è stata indifferente, così come le riflessioni profonde dei nostri politici. Il “bambino” Avenir Suisse è quindi diventato ciò che volevano i suoi fondatori: una «voce autorevole nel dibattito sulla politica economica e sociale». E ora si tratterà di affrontare con vigore la fase adolescenziale in scenari politico-economici mutati rispetto a quelli di 10 anni fa.
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At tualita`
OBALE NO
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RSI E LA MOBILITÀ SOSTENIBILE, UN ANNO DOPO Quando la comodità lascia spazio alla necessità: la filosofia dell’azienda per spingere i propri dipendenti a rinunciare all’auto e preferire i mezzi pubblici
L A S C E LTA G I U S TA PER LA SUA AZIENDA
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A fine del 2009 avevamo messo in risalto l’impegno della Radiotelevisione Svizzera per motivare i propri dipendenti verso una mobilità sempre più sostenibile. Poco più di un anno dopo, torniamo a far visita all’azienda di Comano per capire l’evoluzione del progetto, anche a fronte dell’importante ristrutturazione organizzativa vissuta nel 2010. Per farlo, abbiamo nuovamente incontrato Davide Barca, Responsabile Sicurezza RSI. Iniziamo proprio la nostra chiacchierata dalla cosiddetta “convergenza”, avviata e realizzata nell’autunno del 2010. Una convergenza che ha significato lo spostamento di oltre 100 collaboratori dagli studi radio di Besso a Comano e che ha richiesto un importante sforzo di coordinamento, anche dal punto di vista della mobilità ed accessibilità. “Abbiamo iniziato una campagna informativa presso i collaboratori già da giugno – spiega Davide Barca. Sapevamo che l’attuazione di questa convergenza avrebbe creato numerose difficoltà, soprattutto per il numero limitato di posteggi a disposizione. Ci siamo mossi con largo anticipo attraverso l’ottimizzazione delle strutture, la pianificazione dei collegamenti e degli spostamenti ed un programma di comunicazione mirato per informare sulle soluzioni proposte dall’azienda”. Ma quali sono queste soluzioni? Per far fronte alle nuove esigenze a livello di stazionamento emerse a Comano nel 2010, la Commissione Interna Mobilità Aziendale (CIMA) ha ampliato ed affinato con nuove misure il piano promosso dal 2009 – che mira a motivare i collaboratori a limitare l’uso dell’auto e a recarsi sul posto di lavoro in maniera più ecologica, utilizzando i trasporti pubblici o mezzi alternativi – al fine di renderlo sempre più completo ed efficace. In particolare sono state introdotte quattro opzioni distinte: il parcheggio riservato a CHF 120.- al mese, il parcheggio non garantito a CHF 50.- al mese, il parcheggio a prezzo ridotto in funzione del numero di occupanti del mezzo privato (car pooling) o la rinuncia al posteggio in cambio di agevolazioni per l’acquisto dell’abbonamento ai mezzi pubblici grazie ad arcobaleno aziendale (lo sconto totale di cui beneficiano i collaboratori è del 55%). “Incentiviamo attivamente i dipendenti ad optare per quest’ultima alternativa. In quest’ottica, arcobaleno aziendale è un tassello davvero importante del progetto globale. Nel novembre 2010 abbiamo addirittura ospitato lo stand promozionale e messo a disposizione dei collaboratori l’abbonamento prova arcobaleno per una settimana a metà prezzo. Inoltre, proprio per agevolare l’utilizzo del trasporto pubblico e quindi l’acquisto dell’abbonamento, siamo riusciti ad aumentare le corse dei bus verso Comano. Oggi ne abbiamo una ogni mezz’ora dalle 6.00 del mattino alle 19.00 ed una ogni ora dalle 19.00 alle 23.00. Inoltre, la fermata di riferimento è diventata la stazione di Lugano, senza più la necessità profond pub_Layout 1 15.04.11 15.48 Pagina 1
di cambiare a Lamone. Questo è per noi un grande passo avanti”. Un progetto che naturalmente avrà visto anche un certo impegno finanziario… “Ci tengo a sottolineare – spiega Barca – che le risorse economiche impiegate per queste iniziative non sono pubbliche ma sono gli introiti derivanti dai parcheggi che vengono reinvestiti su progetti di mobilità. Detto ciò, posso confermare che la RSI ha investito circa 265’000 franchi”. La convergenza però, nonostante l’accurata pianificazione, ha comunque creato qualche momento di tensione all’interno del personale “ci sono state delle difficoltà, per così dire di assemblaggio, a causa della non totale integrazione di tutte le nuove esigenze di mobilità. Ciò che è però importante sottolineare è che l’azienda, nonostante qualche lamentela, è sempre rimasta ferma sulla sua decisione di incentivare gli spostamenti più ecologici: la sostenibilità è un valore importante per RSI, un valore da difendere e sostenere costantemente, nonostante qualche opposizione iniziale. Ad oggi, posso dire con soddisfazione che è valsa la pena insistere perché siamo riusciti ad appianare gran parte delle tensioni, anche grazie a qualche piccolo accorgimento, trovando una linea comune e una migliore armonia tra le parti”. Quindi, in conclusione, quale è stato e quale sarà l’approccio futuro della RSI verso la mobilità aziendale? “Vogliamo continuare a spingere su questo importante progetto affinché sempre più collaboratori si abituino a lasciare il comfort dell’auto e a coordinare i propri spostamenti con i mezzi pubblici. Per fare questo, puntiamo alla rinuncia al posteggio in cambio di agevolazioni varie. Certo, il tutto avviene a piccoli passi, ci vuole tempo per far passare il concetto. Ma l’azienda ci crede, non cede ed insiste. Lavoriamo ogni giorno con tanta energia ed impegno per promuovere la mobilità sostenibile. Siamo convinti che a lungo termine riusciremo a far passare il messaggio che la comodità lascia spazio alla necessità!”.
Alcuni dei principali progetti RSI per il 2011 in ambito mobilità sostenibile: • riqualifica ed ottimizzazione dei parcheggi • incremento dello spazio per gli scooter ed incentivo all’uso del car sharing e car pooling • presenza dello stand arcobaleno aziendale per promuovere l’abbonamento ai mezzi pubblici • prova arcobaleno per una settimana a metà prezzo • campagna informativa di sensibilizzazione attraverso flyer e la rete web interna IntraNoi
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At tualita` di Gianluca Olivieri, Managing Partner di Financial Technologies SA
Le nuove opportunità di “affrancamento tecnologico” Si tratta di una possibilità di sviluppo “sponsorizzato” attraverso Partnership di ricerca Gianluca Olivieri
Molti operatori industriali esteri sono oggi nella fase evolutiva della cosiddetta strategia di “affrancamento tecnologico”. Si tratta di una fase del ciclo di sviluppo tipica di un’impresa nata e cresciuta rapidamente in un Paese ad elevato tasso di crescita, che si trova confrontata con la possibilità precoce di guadagnare quote del mercato interno e, contemporaneamente, di espandersi all’estero. È l’identikit tipico di molti gruppi industriali nati e cresciuti nei Paese classicamente definiti come “emergenti” (ma oggi di fatto ormai definitivamente emersi sulla scena economica mondiale) dall’aggregazione di un elevato numero di piccole imprese locali. Questi gruppi sono oggi confrontati con una duplice opportunità strategica: da un lato, crescere con il proprio portafoglio prodotti nel proprio (vastissimo) mercato interno; dall’altro, ipotecare piani di sviluppo di prodotto tali da garantire ambiziosi piani di crescita anche nel futuro, con ritmi di progressione analoghi a quelli odierni. Se il primo obiettivo è generalmente raggiunto con risorse interne al proprio perimetro industriale, il secondo vede coinvolte alleanze con imprese, sovente anche PMI, dotate di tecnologie distintive. Ciò che per questi giovani grandi gruppi appare come tecnologia innovativa, per le piccole imprese europee spesso si tratta di tecnologia consolidata. L’acquisizione da parte di questi nuovi gruppi di tecnologia (da impiantare nel proprio perimetro industriale) avviene generalmente attraverso partnership industriali o compartecipazioni. Alla base di questi accordi vigono vere e proprie sponsorizzazioni tecnologiche, tali per cui le PMI hanno la possibilità d’accedere ai mercati di prossimità degli loro sponsor, alla stessa velocità con cui quegli stessi sponsor sono cresciuti. Il gruppo estero, nella sua attività di sponsor industriale, garantisce di fatto il supporto, le risorse e le relazioni necessarie alle PMI più virtuose per proseguire autonomamente lungo la via dello sviluppo di prodotto (e relativo know-how), altrimenti vincolato dai limitati mezzi direttamente a disposizione di queste PMI. Un esempio per tutti rappresentativo di questa strategia di crescita accelerata è rappresentata dal colosso cinese di veicoli e batterie BYD, acronimo di Build Your Dreams, che impiega una forza lavoro che rasenta per numero la popolazione dell’intero Canton Ticino e al quale, come si evince già dal nome, la fantasia certo non manca. Per molti giovani gruppi provenienti dalle nuove economie, l’enorme potenziale di mercato interno ancora inespresso
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costituisce una sorta di detonatore alla competitività internazionale. Questi nuovi gruppi, di dimensioni medie e grandi, adottano un atteggiamento molto meno aggressivo di quello che generalmente caratterizza i rapporti tra società europee, tutte più o meno asfissiate da un mercato ormai affollato e saturo. Accordi di questo tipo prevedono che sia lo sponsor, nei più variegati ambiti industriali, a favorire lo sbarco delle PMI su nuovi mercati, in cambio dell’accesso alle tecnologie più evolute e distintive. In contropartita all’accesso a tali tecnologie pregiate, questi gruppi agevolano alle PMI loro nuove alleate lo sbarco in aree geografiche ad elevato potenziale di sviluppo, mettendo contrattualmente loro a disposizione importanti risorse, sia industriali che finanziarie. L’obiettivo di queste partnerships industriali, per i gruppi sponsor, è quello di beneficiare del contributo delle PMI nell’approvvigionamento e nell’implementazione di tecnologia di punta già testata su piccola scala. Questi patti impegnano la PMI a fungere da propulsore in attività di ricerca e sviluppo (R&D) destinate ad applicazioni di più vasta scala. Queste sinergie mirano alla difesa prospettica della marginalità dei nuovi prodotti, piuttosto che non allo sviluppo di nuovo fatturato. In altre parole, la PMI di nicchia reperisce un nuovo socio industriale disposto a trasformarla in contoterzista ad elevato contenuto tecnologico su mercati ad elevato tasso di crescita. Questo elemento di spinta, per il produttore tradizionale, costituisce uno dei pochissimi aspetti positivi della globalizzazione: la possibilità di cogliere un’opportunità di crescita che senza un’alleanza transnazionale sarebbe impensabile a tutti gli effetti. Cosa potrebbe chiedere di meglio una PMI europea alle logiche di un mercato a crescita zero? Di fatto nulla. L’essenziale, per la PMI, è riuscire a negoziare accordi che non la privino della giusta autonomia strategica, a margini industriali accettabili. Questi nuovi giganti poi, nella loro veste prevalente di holding private dedicate alla gestione del proprio portafoglio di partecipazioni industriali (investendo cioè per il proprio portafoglio industriale attraverso strategie di lungo periodo, anziché per conto di terzi, come fanno gli intermediari finanziari), saranno del tutto esenti dalle nuove restrizioni incombenti sul settore dell’intermediazione. Saranno dunque liberi (pur nel rispetto delle direttive antitrust) di operare con logiche di crescita trasversale, con un occhio di riguardo alle chicche migliori, molte delle quali sono PMI. Meditate Imprenditori, meditate…
At tualita` Intervista a Davide Gai
Lugano Communication Forum 2011, tredicesima edizione Davide Gai
Da 13 anni a questa parte il Lugano Communication Forum riunisce i “decision makers” del Ticino per fare il punto sulla situazione Economica, Scientifico – Accademica e dei Media. I grandi progetti che hanno cambiato la faccia del nostro Cantone sono transitati attraverso il Forum, tra cui, facciamo due esempi, la Facoltà di Informatica dell'USI e il Governo Elettronico. Negli ultimi anni il Forum è stato il trampolino di lancio che ha consentito la creazione di un distretto di aziende biotecnologiche, coagulatesi attorno al Tecnopolo Lugano. Davide Gai, sono tredici anni che osserva il Ticino attraverso il palco del Forum: che cosa è cambiato? “Più che osservatori pensiamo di essere degli attori. Al Forum abbiamo sempre cercato (spero riuscendoci) di anticipare i tempi, piuttosto che registrare ciò che è avvenuto. È per questo motivo che dopo i primi anni, dedicati quasi totalmente all’informatica, abbiamo pensato che fosse giunto il momento di lanciare temi di più ampio respiro.” Ce ne può indicare alcuni? “Siamo orgogliosi di avere accompagnato l’USI fin dalla sua nascita. A mio avviso l’avvento dell’Università della Svizzera Italiana ha impresso nuove e interessanti dinamiche al Cantone, che non si limitano alla presenza di un parco docenti e di studenti altamente internazionale, ma è stato di impulso al mondo delle aziende, con un importante travaso di conoscenze e creando il terreno per l’insediamento di startup. adesso si può dire che il Campus USI abbia raggiunto la maturità e sia bene interfacciato con tutti gli altri attori, in primis con la SUPSI, che ha anch’essa un ruolo fondamentale nel panorama formativo e della ricerca.” Guardandovi un po’ da vicino, si potrebbe dire che siate un po’ ammalati di tecnologia! “E che male ci sarebbe?! Scherzi a parte, se da un lato siamo fortemente convinti che la tecnologia sia un motore molto importante di competitività, soprattutto all’interno di una microregione come la nostra, che non potrà mai primeggiare sulle quantità e sui numeri, al Forum ci occupiamo di tutto ciò che riteniamo strategico per il Cantone: questo è il vero metronomo. Per approdare sui nostri spalti, un tema deve essere importante, magari soggetto di polarizzazioni ideologiche (come quello dell’energia, ospite ricorrente all’interno dei nostri eventi). La peculiarità del Forum risiede invece nell’approccio. Vogliamo spiegare le cose lasciando da parte preconcetti ideologici e politici. Per questo motivo raramente un invito a parlare al Forum viene rifiutato. Un secondo punto, a cui teniamo moltissimo, è la chiarezza del linguaggio. Vogliamo spiegare le cose in modo semplice, comprensibile da parte di tutti, pur affrontando gli argomenti con il dovuto approfondimento”. Veniamo alla prossima edizione, quali sono i temi importanti? “Come ogni anno, ci concentriamo su tre tematiche che desideriamo approfondire. La prima è diventata ormai un classico, si
tratta dell’evoluzione della giovane piazza biotech ticinese, che sta crescendo, al punto da presentarsi assieme a FIT, Farma Industria Ticino, l’organizzazione mantello che raggruppa tutte le industrie farmaceutiche del Cantone. L'obiettivo è quello di presentare al pubblico tutto lo spettro delle industrie del settore, con le sinergie che ne derivano. Il secondo tema è dato dalla neo imprenditorialità. Qui i messaggi che vogliamo dare sono molteplici. Innanzitutto ai nostri giovani: il modo ha bisogno di imprenditori nuovi, di persone che sappiano mettersi in gioco e raccogliere sfide. E il Ticino offre molto a chi voglia cimentarvisi. In secondo luogo queste nuove imprese portano un’influenza positiva su tutto il territorio, in termini di dinamismo e competitività, i cui effetti ricadono su tutti. Vogliamo infine affrontare il tema del rilancio della Piazza Finanziaria, assieme ad ABT. E qui vogliamo essere un po’ provocatori, sostenendo che lo «spirito delle startup» dovrebbe un po’ contagiare le banche e le istituzioni finanziarie”. Cosa vuol dire? “Intendo dire che in questo periodo, che definire difficile sarebbe eufemistico, anche le banche devono sapere affrontare strade nuove e per farlo devono magari abituarsi a pensare in un modo un poco diverso. Tutto qua, nulla di trascendentale. È quello che in una piccola azienda si fa tutti i giorni”. Davide Gai, riassuma il Lugano Communication Forum in una riga… “Noi siamo quello che sappiamo”.
XIII edizione
18-19 maggio 2011 dalle 10.00 alle 18.00 Palazzo dei Congressi di Lugano Programma e registrazione gratuita agli eventi: www.luganoforum.ch Per maggiori informazioni: Tel. +41 91 921 15 45 Fax + 41 91 911 84 14 info@gaiandpartner.com www.gaiandpartner.com
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Attualita` di Denise Pagani Zambelli, Avvocato, Deloitte SA Lugano
La nuova deduzione per le spese di formazione e perfezionamento Denise Pagani Zambelli
Normative in vigore e definizioni
La Legge federale sull’imposta federale diretta (LIFD) e la Legge federale sull’armonizzazione delle imposte dirette dei Cantoni e dei Comuni (LAID) considerano deducibili dai redditi imponibili le spese che sono direttamente sostenute per il conseguimento del reddito e che con questo hanno un rapporto di causalità diretta. Ai sensi degli articoli 26 cpv. 1 lit. d LIFD e 9 cpv. 1 LAID, le spese di perfezionamento e di riqualificazione dell’attività professionale fanno parte degli oneri necessari all’ottenimento del reddito. Tuttavia, non tutte le spese di perfezionamento e riqualificazione professionale sono deducibili. La dottrina è unanime nel qualificare le spese di “perfezionamento” professionale come le spese necessarie, determinate dall’attività professionale. In pratica, il perfezionamento professionale comprende tutte le attività in rapporto diretto con la professione esercitata dal contribuente e alle quali non è possibile rinunciare (corsi d’aggiornamento, seminari tecnici e, più in generale, tutte le attività atte al mantenimento ed al miglioramento delle proprie competenze e della posizione lavorativa che ha generato il reddito durante il periodo fiscale in oggetto). Le spese di “riqualificazione” professionale, invece, sono quelle sostenute nel caso in cui il contribuente intraprenda un nuovo orientamento professionale, sempre che questo avvenga per circostanze estranee alla volontà del contribuente (come, ad esempio, in caso di malattia o incidente). A determinate condizioni, sono deducibili anche le spese di “reinserimento” professionale (ossia quelle connesse alla ripresa di un’attività lavorativa che il contribuente non ha più esercitato per un lungo periodo). Nei casi concreti non è, tuttavia, affatto semplice valutare se questi costi siano deducibili o meno. Il Tribunale Federale in una recente sentenza [Decisione 2C_750/2009 (Decisione del 26 maggio 2010), cons. 2.2.3] rileva come la qualificazione di spese deducibili dipenda da criteri quali l’esame concreto della situazione personale del contribuente, la sua formazione iniziale, lo stato delle sue conoscenze attuali, il suo percorso professionale, la sua attività attuale, il contenuto della formazione in oggetto e dalla sua posizione professionale posteriore alla formazione. Come previsto dall’art. 34 lit. b LIFD, tutte le altre spese di formazione professionale sono, e contrario, considerate spese di mantenimento o intrattenimento e, come tali, non deducibili. Sono considerate spese non deducibili quelle sostenute per una formazione iniziale (ritenuta tale quando il contribuente si accinge, per la pri-
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ma volta, ad acquisire una formazione che gli permetterà di essere economicamente indipendente), così come le spese di riqualificazione e promozione professionale non connesse con il reddito attuale, sostenute per il cambiamento volontario di professione oppure con lo scopo di occupare una posizione professionale manifestamente più alta rispetto a quella del momento.
Revisione legislativa
In seguito a numerose mozioni, iniziative parlamentari, iniziative cantonali e interpelli, la Commissione dell’economia e dei tributi (CET-N) ha adottato una mozione depositata dalla Commissione omologa del Consiglio degli Stati relativa al trattamento fiscale delle spese di formazione e di perfezionamento [Mozione CET-S 08.3450; Trattamento fiscale corretto delle spese di formazione e perfezionamento]. Il Parlamento ha invitato il Consiglio Federale a rivisitare la LIFD e la LAID, affinché le spese di formazione e perfezionamento professionali siano trattate conformemente al principio costituzionale dell’imposizione secondo la capacità economica. Il contenuto del progetto avrebbe dovuto presentare i seguenti punti: 1. le spese di formazione e di perfezionamento sostenute dal contribuente sono deducibili purché la formazione riguardi l’attività professionale. Si reputano spese sostenute per ragioni professionali quelle che permettono a un lavoratore dipendente di mantenere il suo posto di lavoro o di avanzare professionalmente o che sfociano in una qualifica che permetta di esercitare una nuova attività lucrativa dipendente o indipendente o di riprenderne una (riqualificazione o reinserimento); 2. la fissazione di un importo massimo ammesso in deduzione; 3. non sono deducibili le spese per la formazione iniziale. È considerata formazione iniziale quella che permette al contribuente che l’ha terminata di intraprendere, per la prima volta, un’attività professionale che gli consente di provvedere da solo al proprio mantenimento. Il 4 aprile scorso il Consiglio federale ha licenziato il suo messaggio sulla nuova deduzione fiscale per le spese di formazione e perfezionamento professionale [Progetto del Messaggio del Consiglio federale relativo alla legge federale sull’imposizione delle spese di formazione e di perfezionamento ai fini professionali; fruibile
dal sito www.efd.admin.ch/dokumentation/gesetzgebung/00570/02260/index.html?lang=fr]. Il Consiglio federale propone l’introduzione di una nuova deduzione generale che inglobi sotto lo stesso appellativo sia le spese di formazione, sia quelle di perfezionamento professionale. La nuova deduzione generale è valida per tutte le spese sostenute ai fini professionali (spese di perfezionamento, riconversione volontaria o imposta da eventi estranei alla volontà del contribuente, reinserimento, promozione professionale in senso largo e in senso stretto), indipendentemente dal fatto che la formazione o il perfezionamento siano connessi a un’attività lucrativa dipendente o indipendente e a prescindere dal fatto che queste spese siano direttamente associate al conseguimento del reddito da lavoro del momento. La deduzione sarà introdotta agli artt. 33 cpv. 1 lit. J LIFD e 9 cpv. 2 lit. n LAID. Per quanto riguarda la LIFD, la deduzione è fissata in un importo massimo di CHF 6’000.—, mentre la LAID lascia ai Cantoni la scelta di determinare un montante massimo di deduzione. Come rilevato sopra, le spese deducibili sono unicamente quelle sostenute ai fini professionali, ossia quelle che servono -o serviranno- all’esercizio (attuale o futuro) di un’attività lavorativa; le spese che il contribuente ha sopportato fino all’ottenimento di un primo diploma di grado secondario II non sono, per contro, detraibili. Dal compimento del 20mo anno di età, i contribuenti che non possiedono un diploma di grado secondario II possono dedurre le spese di formazione e di perfezionamento ai fini professionali, unicamente se la formazione o il perfezionamento non portano all’ottenimento di un citato diploma. Il Consiglio federale suggerisce una definizione oggettiva di “formazione iniziale” [Progetto di Messaggio, cifra 1.3.2], mentre non indica una definizione diretta del concetto di “diploma di grado secondario II”, rimandando ad una visione generica del sistema educativo svizzero [Progetto di Messaggio, cifra 1.1.4.; http://sceneeducative.educa.ch/fr/vision-densemble]. Anche i contribuenti imposti alla fonte potranno, ovviamente, beneficiare di questa deduzione in sede di domanda di tassazione correttiva (Art. 137 LIFD).
Conclusioni
Come sottolineato dallo stesso Consiglio federale [Progetto di Messaggio, cifra 5.1], il recente progetto si prefigge l’ottenimento di uno scopo c.d. “extra” fiscale: l’incoraggiamento della formazione continua per il tramite di concessioni (deduzioni) fiscali. In questo senso, tale progetto sembra segnare un punto di rottura con la legislazione e la pratica fiscale attualmente in vigore. Tuttavia, anche la soluzione scelta pone il fianco a una diseguaglianza di trattamento tra contribuenti salariati e contribuenti indipendenti: da un lato le spese di formazione dei salariati non potranno più essere dedotte interamente come spese per il conseguimento del reddito, ma saranno limitate all’importo massimo annuo di CHF 6’000.-, mentre gli indipendenti potranno continuare a dedurre tali oneri interamente. In seconda battuta, mal si comprende la disparità di trattamento tra persone di età inferiore, rispettivamente superiore, a 20 anni in merito alla deduzione di eventuali spese di formazione al di fuori del sistema di formazione ordinaria; infatti, i più
giovani (al di sotto dei 20 anni) non potranno dedurre tali oneri se non possiedono già un titolo di studio di grado secondario II, mentre i più anziani (al di sopra dei 20 anni) potranno dedurre le stesse spese anche se non hanno ottenuto tale titolo di studio. Nonostante il Consiglio federale riconosca espressamente queste diversità di trattamento, non pone in essere alcun tentativo per eliminarle o, perlomeno, per attenuarle, come avrebbe potuto fare sopprimendo, ad esempio, l’adozione del tetto massimo di deduzione annua di CHF 6’000.—. Tale “plafone” é, infatti, fortemente limitativo e mal si concilia con la volontà espressa di incoraggiare la formazione continua. Gli addetti ai lavori e gli studenti sanno benissimo che questa cifra è ben al di sotto dei costi effettivi che tali percorsi formativi comportano! Oltre a ciò, si pone anche la questione a sapere perché il datore di lavoro che sostiene tali costi per conto del collaboratore ha la possibilità di dedurre interamente le spese (poiché giustificate dall’uso commerciale), mentre il dipendente è limitato nella sua deduzione fiscale. Il Consiglio federale ha rilevato [Progetto di Messaggio, cifra 1.3.6.3] come la notifica, nel nuovo certificato di salario, delle spese di formazione superiori o pari alla somma annua di CHF 12’000.—, abbia unicamente scopo dichiarativo, pertanto la differenza tra queste due cifre (la somma in denaro versata dal datore di lavoro a terzi e la somma corrispondente alla deduzione massima concessa) non sarà presa in considerazione per la determinazione della base imponibile. Anche per questo motivo è stato deciso di non alzare il limite massimo di deduzione così come, invece, era stato chiesto da più parti in sede di consultazione. La prassi futura sarà chiarificatrice, ma con molte probabilità quest’argomento sarà oggetto di più approfonditi dibattiti. In conclusione si può affermare che il progetto chiarisce l’interpretazione attuale dei diversi concetti di spesa per formazione e, di conseguenza, ne semplifica il sistema d’attuazione. La nuova deduzione porterà dei vantaggi a tutti i contribuenti che, a causa dei precetti interpretativi oggi in vigore, non hanno potuto dedurre spese di perfezionamento soltanto perché non in relazione con la propria attività professionale. I contribuenti che, invece, affrontano una formazione in connessione con la propria attività, saranno svantaggiati rispetto alla condizione attuale, poiché se oggi la deduzione per tali oneri è interamente concessa, in futuro sarà limitata a un importo massimo di CHF 6’000.— annui. Il mondo lavorativo richiede ai cittadini attivi professionalmente delle conoscenze sempre più approfondite e concrete: specializzazioni post accademiche e corsi di approfondimento professionali fanno ormai parte dell’iter scolastico/professionale per svariate categorie di professionisti. Allo sforzo intellettuale personale, si aggiunge un onere finanziario assai rilevante; sforzo che, evidentemente, non sarà più nemmeno integralmente riconosciuto ai fini fiscali. Ebbene, visto quanto sopra, ci si può ragionevolmente chiedere perché non ci sia stata la volontà di apportare un cambiamento più significativo al sistema e, soprattutto, se non fosse -davvero- il caso di incoraggiare senza restrizioni la formazione continua, nonché di sostenere efficacemente la capacità di tutti quei professionisti che sanno mettersi quotidianamente in gioco.
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At tualita`
SI PUÒ FARE DEL BENE CON I SOCIAL NETWORK? L’avvento dei social network come Facebook, Twitter, Youtube e Wikipedia, ha sicuramente segnato, in misure diverse, la vita di tutti i giorni degli utenti di Internet. Sempre di più sta dilagando l’utilizzo di queste applicazioni che partono dai contributi e dalle esperienze che ogni singola persona decide di condividere sulla rete. L’indiscusso successo di Facebook e di tutte le tecnologie che utilizzano i principi del web 2.0, derivano dalla radicale innovazione offerta a chiunque possa accedere a Internet di poter comunicare in un modo completamente nuovo, semplice e a impatto potenzialmente globale: scambiarsi opinioni, rimanere in contatto con le persone della propria vita, condividere storie, esperienze, contenuti, commentare, raccontare, ma anche “spiare” o scovare nuovi trend, è ora molto più facile. Come ha spiegato la Professoressa di USI e SDA Bocconi Andreina Mandelli, durante la conferenza “Solidarietà 2.0” dello scorso 23 marzo tenutasi a Lugano e promossa dal Comitato svizzero per l’Unicef in collaborazione con Sympany Assicurazioni, le aziende stanno reagendo di fronte a questa rivoluzione comunicativa. Le aziende si sono sicuramente attrezzate e sono entrate nei discorsi e nelle discussioni che animano le reti sociali. Con l’esperienza hanno capito l’approccio corretto per comunicare attraverso questi strumenti, ovvero cercare di diventare l’oggetto delle chiacchierate degli utenti in modo onesto e trasparente, sapendoli anche intrattenere e coinvolgere, piuttosto che imporsi interrompendo quello a cui piace al target, come nel tradizionale concetto di pubblicità. In questo modo le aziende possono crearsi una buona reputazione presso il pubblico. Reputazione che viene rafforzata dalle azioni di solidarietà intraprese dalle aziende. Le nuove tecnologie, anche in questo ambito, offrono un vasto ventaglio di opportunità con la possibilità di coinvolgere direttamente gli utenti. Il comune denominatore in qualsiasi di queste attività è il coinvolgimento sia pratico che emotivo dell’utente che da spettatore o fruitore dell’iniziativa ne diventa parte attiva. In primo luogo, questo approccio permette molto spesso di creare consenso nel pubblico in maniera più sentita rispetto ai mezzi di comunicazione tradizionali. Alessandra Nardone, Direttore marketing di Energizer Italia ritiene che l’aver utilizzato il web 2.0 per promuovere l’impegno sociale della sua azienda, nella fattispecie il sostegno a Unicef a fornire pannelli fotovoltaici a 250 scuole in Mauritania per dotarle di luce elettrica, sia stata una scelta vincente per raggiungere un ampio target, prevalentemente giovane, generare un forte coinvolgimento e favorire il passaparola riguardo all’iniziativa. Ma come Energizer ha utilizzato il web 2.0? È stato creato un sito Internet (www.positivenergy-program.com) dove gli utenti sono chiamati a interagire con spiritosi giochi online attraverso l’utilizzo del mouse generando un’ipotetica energia benefica che Energizer trasforma in aiuti concreti a supporto del progetto “Light Up Africa”. Altri strumenti del web 2.0 sono stati coinvolti per far parlare dell’iniziativa: è stata presentata sui blog più influenti, i video che rappresentano i simpatici e ridicoli giochi sono stati condivisi sui maggiori canali di videosharing (Youtube, Vimeo, Kewego…), la notizia è stata diffusa su nove piattaforme di Citizen Journalism e aggregatori di notizie, e ovviamente sul social network più famoso, Facebook. In secondo luogo, il coinvolgimento degli utenti che le nuove
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applicazioni di Internet facilitano, porta anche ad un miglioramento dell’efficienza nella fase di partecipazione alla formazione dei messaggi e dei contenuti. Unicef, come molte altre Organizzazioni non governative, è molto attiva su questo fronte. Philippe Baud, Direttore commerciale del Comitato svizzero per l’UNICEF, è intervenuto alla conferenza spiegando come la piattaforma online Jovoto (www.jovoto.com) ha permesso di raggiungere brillantemente un duplice obiettivo: sensibilizzare un’ampia fetta di pubblico riguardo ai contenuti della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e realizzare una campagna di comunicazione, che presto vedremo per le strade del Ticino, sfruttando totalmente la creatività degli utenti. Questi ultimi infatti sono stati chiamati a produrre delle idee per la campagna visibili sulla piattaforma dagli utenti di Internet che a loro volta avevano la possibilità di commentare e votare quella più interessante e originale. Questo meccanismo ha permesso di ottenere ottimi risultati sia dal punto di vista del coinvolgimento attivo del pubblico che dell’ottenimento di un output di grande qualità. Il successo dei primi casi di web 2.0-impegno sociale, dimostra che in futuro assisteremo sempre più spesso ad aziende che si avvicinano a questi nuovi ambienti virtuali per comunicare la propria responsabilità sul fronte della solidarietà sfruttando l’opportunità di coinvolgere attivamente il pubblico.
At tualita` a cura di Samuele Vorpe, Docente-ricercatore SUPSI, Coordinatore del Master SUPSI in Tax Law
MASTER SUPSI IN TAX LAW AL VIA LA 6a EDIZIONE!
Presentazione
Negli ultimi tempi viene sempre più richiesta agli operatori della finanza e dell’economia una certa conoscenza della fiscalità nazionale, italiana ed internazionale, divenuta un elemento essenziale per garantire una consulenza ottimale alla propria clientela. Giunto alla 6a edizione, il 9 settembre prenderà avvio il Master in Tax Law della SUPSI. Orientato ai professionisti che intendono specializzarsi nel settore della fiscalità questo master universitario ha, nel corso degli anni, consolidato la sua posizione nel territorio ticinese. Infatti, dal suo inizio, avvenuto nel 2003, circa una cinquantina di professionisti sono riusciti a conseguire il prestigioso titolo universitario di Master of Advanced Studies SUPSI in Tax Law, titolo riconosciuto dal Dipartimento federale dell’economia; mentre altri venti sono invece attualmente iscritti alle edizioni in corso. Il Master in Tax Law si pone l’obiettivo di trasmettere ai manager un bagaglio teorico e pratico del diritto e della prassi fiscale in modo che possano offrire una consulenza fiscale orientata ai bisogni della propria clientela. La struttura Il percorso formativo è articolato in tre corsi annuali della durata di 200 ore, al termine dei quali, per poter conseguire il titolo, è necessario elaborare un lavoro di tesi. La frequenza bisettimanale, prevista il venerdì tutto il giorno e il sabato mattina, permette inoltre di non interrompere l’attività professionale e, al contempo, offre la possibilità di poter applicare immediatamente le conoscenze acquisite durante il corso. La struttura dei tre corsi annuali che compongono il Master in Tax Law, risulta ben collaudata e prevede nel primo corso (Fondamenti di diritto tributario) un esame approfondito di tutti i tipi di imposte previste dal diritto svizzero; nel secondo corso (Approfondimenti di diritto tributario) invece l’attenzione viene focalizzata su diversi aspetti importanti della fiscalità svizzera, quali l’imposizione dell’impresa, l’imposizione degli strumenti finanziari e, tema sempre più richiesto, la previdenza professionale e suoi aspetti fiscali. In seguito, ai partecipanti vengono fornite le nozioni del diritto tributario italiano, ritenute indispensabili per chi è tenuto a relazionarsi con clientela d’oltre confine. Il terzo ed ultimo corso (Diritto tributario internazionale) verte invece sulla fiscalità internazionale, la cui attenzione viene focalizzata sulle disposizioni previste dalle convenzioni per evitare le doppie imposizioni sul reddito e sulla sostanza, nonché su altri aspetti, non certo di minore importanza, quali l’assistenza amministrativa e giudiziaria tra le autorità, i trust, il diritto dell’UE, il diritto americano e la fiscalità indiretta. Chi non è interessato a frequentare l’intero Master, potrà iscriversi anche soltanto ad uno o più corsi di cui sopra.
Alcune testimonianze
“Nell’ambito della mia attività lavorativa mi sono resa conto che prima d’impostare una qualsiasi operazione civilistica (dalla redazione di una convenzione matrimoniale alla rior-
ganizzazione societaria di un gruppo aziendale) è di fondamentale importanza valutare gli aspetti fiscali. Nell’ambito di questo master ho studiato e approfondito le varie tematiche fiscali relative al diritto materiale interno svizzero e italiano nonché le problematiche che si pongono a livello internazionale. Ciò mi ha permesso di fornire al mio cliente una consulenza a 360°. Personalmente consiglierei a tutti gli avvocati e notai di seguire i corsi offerti dalla SUPSI, è stata un’ottima esperienza.” Sharon Guggiari Salari “Un ambiente giovane, stimolante, colloquiale: tanta gente che ha voglia di fare e di dare, un’eccellente rete di contatti. Nomi di spicco del diritto fiscale locale, nazionale e internazionale con i quali si può discutere in modo libero ed informale. Diplomi e certificati di studio riconosciuti. Il Centro di competenze tributarie della SUPSI e il suo master in diritto tributario sono stati i germogli di un’eccellente intuizione. Oggi rappresentano un’idea formativa che matura e cresce con i suoi studenti; un supporto ad una piazza finanziaria che necessita di capacità e conoscenze sempre più ampie ed aggiornate. Un’opportunità unica di perfezionamento per i professionisti che operano sul territorio.” Curzio Toffoli “Sotto tutti i punti di vista il master in Tax Law è stata un’importante esperienza. Da un punto di vista professionale mi ha permesso di approfondire le tematiche di mio interesse ottenendo grandi risultati. Il corpo docenti è indubbiamente composto da professori dalle grandi capacità ed esperienza e sebbene siano stati anni faticosi, sono pienamente soddisfatta della scelta fatta.” Kindah Bourhan
Per maggiori informazioni Centro competenze tributarie Palazzo E 6928 Manno Tel. +41 58 666 61 20 F +41 58 666 61 21 diritto.tributario@supsi.ch www.supsi.ch/tax-law
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Eventi
Novità pratiche nelle spedizioni internazionali E-dec, AEO e il mandato di spedizione in formato elettronico Organizzato da:
In collaborazione con:
Lunedì 16 maggio 2011, dalle ore 16.30 alle 17.45 presso l'Hotel Coronado, Mendrisio Networking-apero a partire dalle 17.45 Presentazione: Sulla base delle numerose richieste di delucidazione da parte delle aziende esportatrici ticinesi, l’evento informativo concentrerà l’attenzione sugli aspetti pratici relativi a tre tematiche di stretta attualità nel commercio internazionale: il mandato di spedizione in formato elettronico, l’AEO e l’e-dec. Il mandato di spedizione in formato elettronico: SPEDLOGSWISS DATACENTER
Nell’ambito delle spedizioni di merci, il rapporto contrattuale tra l’azienda e lo spedizioniere viene regolato attraverso il mandato di spedizione. DATACENTER, SPEDLOGSWISS è la nuova piattaforma elettronica che permette lo scambio elettronico di dati relativi al mandato di spedizione tra lo spedizioniere e l’azienda. Naturalmente, i vantaggi in termini di tempo e di costi sono molteplici: i dati concernenti il mandato di spedizione vengono inviati elettronicamente; non è più necessario un rilevamento manuale dei dati di spedizione nel proprio sistema; il mandante (azienda) è registrato nel sistema; non da ultimo, il mandante riceve comunicazioni sullo stato della merce (per es. Track&Trace, ecc.).
AEO (Authorised Economic Operator)
La qualifica di “operatore economico autorizzato” esiste già a livello europeo (UE) e negli Stati Uniti. Fondamentalmente, si tratta di considerare varie misure di sicurezza all’importazione, all’esportazione nonché nel transito di merce. A questo proposito, la Svizzera ha negoziato un accordo con l’UE sulle agevolazioni doganali e sulla sicurezza doganale in modo da essere integrata nello spazio di sicurezza comunitario. La qualifica di “operatore economico autorizzato” permette alle imprese certificate di beneficiare di agevolazioni in occasione dello svolgimento dei controlli doganali di sicurezza. In pratica, tutte le imprese certificate sono considerate molto affidabili e beneficiano, sulla base del riconoscimento reciproco della qualifica AEO, di agevolazioni in occasione dello svolgimento dei controlli doganali di sicurezza. E-dec In questi ultimi anni nell’ambito dello sdoganamento elettronico delle merci (“e-customs”), per garantire efficienza ed efficacia nei confronti di tutti gli utenti, ci si è indirizzati verso un’unica applicazione di facile impiego per gli esportatori, gli spedizionieri e la dogana. Proprio a seguito dell’introduzione dell'“e-dec import ed export” diverse aziende sono interessate a capire i vantaggi, il funzionamento, l’implementazione del modulo «e-dec», le agevolazioni mediante la qualifica di “operatore economico autorizzato” (AEO), il ritiro delle decisioni d’imposizione in formato elettronico, con un approccio orientato all’aspetto pratico e quindi con un taglio prettamente operativo. 30 Ticino Business
Programma 16.30
Saluto di benvenuto Marco Passalia, Vice Direttore Cc-Ti
16.35 Il mandato di spedizione in formato elettronico: SPEDLOGSWISS DATACENTER Wolfgang Koch, Presidente SPEDLOGSWISS Sezione Ticino, Fiege Logistica (Svizzera) SA Programma: • Introduzione • I vantaggi • Il funzionamento • I costi 16.55
AEO (Authorised Economic Operator) Roberta Cippà Cavadini, Titolare Cippà Trasporti SA
Programma: • Introduzione: a chi è rivolta? È obbligatorio? • I vantaggi dell’avere la qualifica AEO • Il funzionamento e le conseguenze in pratica • I costi ed i tempi per ottenere la qualifica AEO 17.15 Il software per e-dec importazione ed esportazione Ing. Omar Rinaldi e Dott.ssa Manuela Vergerio della ditta Team Informatica SA Programma: • Introduzione: a chi è rivolto? • Panoramica della procedura e-dec import • Panoramica della procedura e-dec export • Utilizzo della qualifica AEO all’interno del software • Ritiro delle decisioni di imposizione elettroniche (IMe) all’importazione ed all’esportazione. 17.45
Networking apero
La manifestazione è aperta a tutti gli interessati. Entrata libera. Per iscrizioni prego rivolgersi entro il 9 maggio 2011, alla Cc-Ti, Signora Veljkovic, Tel. +41 91 911 51 11, Fax +41 91 911 51 12, veljkovic@cc-ti.ch, www.cc-ti.ch
Eventi
Aziende e gestione del rischio ambientale Organizzato da:
In collaborazione con:
Lunedì 23 maggio 2011, dalle ore 16.30 alle ore 17.45 presso la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti), 6° piano, sala dott. Papa Networking apero a partire dalle ore 17.45 Presentazione: Il rispetto dell’ambiente per alcune aziende è argomento di core business, per la maggioranza delle imprese è oggetto d’impegno. L’aumento della sensibilità verso l’indispensabile tutela del nostro ecosistema, si confronta spesso con un’oggettiva difficoltà di distaccarsi dalle proprie attività mestiere per esplorare le diverse incombenze legislative per le quali non tutti hanno le competenze in casa. Da qui la difficoltà nell’ottenere una reale visione d’insieme dello stato di conformità della propria ditta riguardo agli obblighi di legge a tutela dell’ambiente rispetto ai quali, chi più chi meno, soggiacciono tutte le imprese. Per un’azienda è fondamentale prendere atto che determinati processi e attività possono avere un impatto sull’ecosistema e che esiste un quadro legislativo che determina entro quali limiti poter agire e quali provvedimenti tecnici-strutturali realizzare, se fosse necessario. Pertanto, per consentire a una ditta di mantenere il controllo della situazione rispetto la legislazione ambientale in vigore, per favorire l’identificazione di potenziali fonti di rischio e per avere una migliore visibilità dello stato delle proprie attività, è stato sviluppato un sistema innovativo di autovalutazione e gestione ambientale denominato I.E.C. «Industrial Environmental Care». Lo strumento I.E.C. traduce le varie ordinanze ambientali in azioni di autovalutazione del proprio sistema azienda permettendo la successiva gestione dei dati e delle informazioni identificando contemporaneamente i punti dove vi sono dei rischi e delle carenze. In questo modo si ottiene un quadro chiaro di dove intervenire e di quali risorse impiegare. Il sistema assicura inoltre agli utilizzatori gli aggiornamenti legislativi e gli obblighi derivanti. Anche l’azienda al passo con la normativa potrà beneficiare similmente dei vantaggi del sistema di gestione I.E.C..
Programma: 16.30
Saluto di benvenuto, Luca Albertoni, Direttore, Cc-Ti
16.40 Ambiente e Aziende, Mirco Moser, Capo Ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili (SPAAS – Sezione Protezione Aria Acqua e Suolo del Dipartimento del Territorio) • Attività industriale e impatto ambientale • Panoramica legislativa 17.00 Sistema innovativo di autovalutazione ambientale I.E.C. «Industrial Environmental Care» Trasposizione degli obblighi legislativi in un sistema di autovalutazione
Marco Tunesi, Business Partner Ecologika • Domande mirate a valutare l’ottemperanza delle ordinanze • Determinazione dello stato attuale • Criteri critici di valutazione
L’innovazione del sistema di gestione I.E.C.
• Collegamenti dinamici per un’efficace gestione delle singole situazioni • Aggiornamento continuo dei requisiti legislativi • Quadro e visione generale dell’impatto ambientale dell’azienda
17.35 Conclusioni, Mario Straccia, Amministratore Spheres Consulting SA 17.45
Networking apero
La manifestazione è aperta a tutti gli interessati. Entrata libera. Per iscrizioni prego rivolgersi entro il 16 maggio 2011, alla Cc-Ti, Signora Veljkovic, Tel. +41 91 911 51 11, Fax +41 91 911 51 12, veljkovic@cc-ti.ch, www.cc-ti.ch
Luca Guglielmini, Business Partner Spheres Consulting SA • Padronanza dei documenti e delle informazioni aziendali
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Formazione
Corsi di formazione proposti dalla cc-ti Le assicurazioni sociali
Programma Modulo 5 – Indennità di perdita di guadagno per militare e maternità I presupposti, la procedura di richiesta e l’entità delle indennità militare e di maternità. Data: 10 maggio 2011, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 6 – Assegni familiari I contenuti di massima (prestazioni, aspetti organizzativi e finanziamento) delle normative, federale e cantonale, applicabili nel settore degli assegni di famiglia, con particolare riferimento ai salariati (non agricoli) ed alle persone senza attività lucrativa. Data: 17 maggio 2011, dalle 14.00 alle 17.30 Modulo 7 – Assicurazioni infortuni Conoscere le persone assicurate, durata della copertura assicurativa, prestazioni e contributi. Data: 24 maggio 2011, dalle 14.00 alle 17.30
La redazione di verbali
Lunedì 9 maggio 2011, dalle 09.00 alle 17.00 Programma • La teoria della comunicazione scritta e le sue applicazioni pratiche • L’ascolto attivo, l’ascolto assertivo • Lo schema di redazione del verbale: proposte ed esperienze • La redazione: applicazione, errori, ottimizzazione • Esercitazioni
Il reclamo del cliente come opportunità per l’azienda
Giovedì 12 maggio 2011, dalle 09.00 alle 17.00 Programma • Il concetto di servizio • Significato e valore strategico della reclamazione • Le motivazioni della reclamazione, l’utilizzo delle parole “giuste” per rispondere • Trasformare un insuccesso in successo: il metodo • Gli esempi pratici da applicare subito
Dirigere: modelli, competenze e caratteristiche
Data: 2 e 18 maggio 2011, dalle 13.30 alle 17.30 Modulo 2 Fine del rapporto di lavoro (problematiche legate alla disdetta), certificato di lavoro, divieto di concorrenza, ecc. Data: 1 giugno 2011, dalle 13.30 alle 17.30
La comunicazione interpersonale
Lunedì 23 maggio 2011, dalle 09.00 alle 17.00 Programma • chi sono, cosa faccio, come mi vedo e come mi vedono gli altri • i primi 30 secondi • il processo comunicativo • gli elementi della comunicazione • il linguaggio positivo • i vincoli della comunicazione non verbale • voce, sguardo, emozioni, gestualità, distanza • l’ascolto assertivo • conclusioni
L’IVA all’importazione dal punto di vista doganale
Martedì 24 maggio, dalle 08.30 alle 13.00 Programma • Procedura d’imposizione doganale e regimi doganali • Basi legali e campo d’applicazione dell’IVA svizzera • Competenze • Imposta sull’importazione – oggetto dell’imposta – luogo della fornitura – importatore • Operazioni binominali (un fornitore) • Operazioni a catena triangolari (più fornitori) • Forniture in base ad un contratto d’appalto • Base di calcolo e aliquote d’imposta • Riporto del pagamento dell’imposta (procedura di riporto) • Restituzione dell’imposta sul valore aggiunto per effetto della riesportazione • Deposito doganale aperto e deposito franco doganale
Lunedì 16 maggio 2011, dalle 09.00 alle 13.00 Programma Analisi delle diverse modalità di direzione delle risorse umane: • Modelli di conduzione • Stili di conduzione • Misure accompagnatorie: – supporti alla conduzione – tipologie di collaboratori
Inspirational Leadership
Diritto del lavoro
Introduzione alle cessioni comunitarie in materia d’IVA
Lunedì 2 e mercoledì 18 maggio 2011, dalle 13.30 alle 17.30 Mercoledì 1 giugno 2011, dalle 13.30 alle 17.30 Programma Modulo 1 Formazione del contratto di lavoro, colloquio d’assunzione, diritti e doveri del datore di lavoro e del dipendente; salario, salario in caso di malattia, assenze, tempo libero, congedi, problematica dei certificati medici, vacanze, ore supplementari/ lavoro straordinario, ecc..
Mercoledì 25 maggio 2011, dalle 09.00 alle 13.30 Programma • C osa si intende per inspirational leadeship • L e risposte scientifiche alla inspirational leadership • L a trama che vi guida verso l'inspirational leadership • L ’applicazione nel vostro contesto di uno stile di inspirational leadership
Mercoledì 8 giugno 2011, dalle 14.00 alle 17.00 Lugano, Sala dott. G. Papa, presso la Cc-Ti Programma • E sportazione di beni dalla Svizzera collegate a cessioni comunitarie • C essioni e operazioni triangolari / a catena in ambito comunitario • L e principali regole che l’operatore svizzero deve conoscere
Altre informazioni e iscrizioni: Cc-Ti, Tel. +41 91 911 51 18, corsi@cc-ti.ch, ww.cc-ti.ch
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Strategie d‘avanguardia esigono collaboratori d‘avanguardia La strategia di un‘azienda non sarà mai migliore delle persone incaricate di metterla in atto. Per valutare correttamente le competenze professionali e personali, sono necessari un elevato grado di esperienza, sensibilità e capacità di giudizio.
Oltre a questi requisiti, le consulenti di Luisoni vantano approfondite conoscenze dei vari settori, ruoli e livelli gerarchici. Da oltre 20 anni i nostri clienti si affidano a questa competenza completa ed esaustiva per garantirsi una selezione intelligente e mirata del personale.
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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino
prossime GIORNATE DI CONSULENZA PAESE LUGANO, maggio / GIUGNO 2011 Germania: il primo partner commerciale della Svizzera Lugano, 17 maggio 2011 • il Ministero tedesco dell’economia e della tecnologia stima la crescita del PIL nel 2011 al 2,3%: 8,0% negli investimenti, 6,5% nelle esportazioni, 6,4% nelle importazioni e 2,0% nella domanda interna; • forte domanda soprattutto nei rami infrastruttura, macchinari, informatica e cleantech; • la dimensione del Paese non va sottovalutata: l’entrata sul mercato richiede un’accurata pianificazione.
USA/Canada: territori vasti, mercati interessanti Lugano, 23 maggio 2011 • porta d’entrata in entrambi i Paesi grazie all’accordo di libero scambio AELS-Canada; • grande richiesta soprattutto nei settori infrastruttura, medtech, TIC e food; • nuovo Swiss Business Hub Canada a disposizione delle PMI esportatrici svizzere.
ASEAN: le importazioni sono cresciute del 10,7% nel 2009 Lugano, 6 giugno 2011 • il 75,7% delle importazioni proviene da Stati non appartenenti all’ASEAN; • forte richiesta nei settori metalmeccanica ed elettronica; • le esportazioni svizzere nella zona ASEAN ammontavano a 6,48 miliardi di dollari nel 2009.
Russia: il Paese si prepara ad accogliere i Campionati di calcio nel 2018 Lugano, 20 giugno 2011 • numerose opportunità d’affari grazie al potenziamento dell’infrastruttura (p.es. ampliamento della rete ferroviaria); • negoziati avviati in vista di un ampio accordo di libero scambio AELS-Unione doganale Russia-Bielorussia-Kazakistan; • le esportazioni svizzere verso la Russia ammontavano a 2,688 miliardi di franchi nel 2010 (soprattutto prodotti farmaceutici, metalmeccanica e strumenti di precisione). Nel corso delle giornate di consulenza proposte alle aziende, avrete l’occasione di fissare un incontro individuale con i consulenti dell’Osec e con gli specialisti provenienti direttamente dal paese di riferimento. Le aziende intenzionate ad espandere le loro attività nei mercati sopra citati o che hanno esigenze concrete non esitino a mettersi in contatto con l’Osec e a fissare un appuntamento con i suoi esperti!
CONTATTATECI AL NO. TEL. +41 91 911 51 37 OPPURE TRAMITE E-MAIL ALL’INDIRIZZO INFO.LUGANO@OSEC.CH, SAREMO LIETI DI FISSARVI UN APPUNTAMENTO.
Emirati Arabi Uniti: carnet ATA per merce destinata a fiere e mostre
Gli Emirati Arabi Uniti sono il 69° Stato ad aderire alla Convenzione ATA. Dal 1° aprile 2011, vi si può utilizzare il carnet ATA per facilitare l’importazione e l’esportazione temporanee in franchigia di prodotti destinati a fiere e mostre. In questo contesto, occorre tener presente che: • sia l’importazione temporanea che l’esportazione successiva devono essere effettuate via Dubai (dal 1° ottobre 2011, sarà possibile espletare le formalità doganali anche presso gli uffici di Abu Dhabi); • i carnet ATA sono accettati dalle autorità doganali degli EAU solo per l’importazione temporanea di prodotti destinati a fiere, congressi e manifestazioni analoghe (la convenzione sottoscritta dagli EAU vale solo per merce da esporre; le procedure ATA per l’equipaggiamento pro-
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fessionale e i campioni per la presentazione sono regolate da altri accordi, che gli Emirati Arabi Uniti non hanno sottoscritto); • durante il periodo d’introduzione del carnet ATA negli EAU, si consiglia di compilare il formulario “domanda di carnet ATA” e di inviarlo, unitamente a una copia del carnet, per e-mail alla Camera di commercio di Dubai. Circolare per le imprese che utilizzano i carnet ATA: “Anschluss an das ATA-Verfahren der Vereinigten Arabischen Emirate” www.exportblog.ch/sites/default/files/Merkblatt%20VAE.pdf
Shanghai: vasto ampliamento dell’infrastruttura dei trasporti
La metropoli cinese di Shanghai intende investire da 80 a 90
miliardi di euro entro il 2015 per ampliare il trasporto pubblico e privato. Il fulcro del progetto prevede un’estensione di 200 chilometri della rete metropolitana e ferroviaria nella zona urbana. Contestualmente, si procederà al risanamento di singole tratte e a una modernizzazione del materiale ferroviario e rotabile al fine di aumentare la velocità di marcia dagli attuali 50-70 km/h a 120 km/h. L’obiettivo dell’ampliamento infrastrutturale è di migliorare l’efficienza dei trasporti e i collegamenti tra le zone circostanti e il centro città grazie a percorsi più brevi e a tempi di percorrenza ridotti. Inoltre, la metropoli cinese progetta la costruzione di 200 chilometri di nuove strade per il traffico privato, messo a dura prova, tanto quanto i mezzi pubblici, dal crescente pendolarismo nell’area metropolitana. Shanghai Government: “Transport network to improve” www.shanghai.gov.cn/shanghai/node23919/node23923/ u22ai42514.html
Cina: il nuovo diritto privato entra in vigore il 1° aprile 2011
Il 1° aprile 2011 entra in vigore il nuovo diritto privato in Cina. Costituisce la base per il trattamento delle cause civili, che riguardano persone private o giuridiche straniere. La legge, denominata “Law of the Application of Law for Foreign-Related Civil Relations” e adottata dal Congresso del Popolo nel mese di ottobre 2010, regolamenta anche settori giuridici di vitale interesse per le aziende esportratrici svizzere: • norme sulla giurisdizione per questioni di diritto societario (tra gli altri, §14 e §17) e di arbitrato (§18); • norme procedurali in materia di diritto reale (§36 fino a §40), obblighi (§41 fino a §47), sicurezza dei prodotti (§45) e proprietà intellettuale (§48 fino a §50). MWE China Law Offices: “China Promulgates Specific Conflict Law Governing Foreign-Related Civil Relations” www.mwechinalaw.com/news/2010/chinalawalert1210c. htm
Cina: il nuovo piano quinquennale mira allo sviluppo sostenibile
Nel 12° piano quinquennale per il periodo 2011-2015, Pechino ha definito le linee guida per uno sviluppo più sostenibile dell’economia cinese. Le parole chiave sono innovazione e modernizzazione, soprattutto nell’ambito dei cosiddetti “nuovi settori strategici industriali”. Si mira a una crescita economica qualitativa piuttosto che quantitativa: infatti, l’obiettivo è un progresso del 7%, il che rappresenta una crescita inferiore di 4,5 punti percentuali rispetto alla media degli ultimi cinque anni. Il focus sarà sull’innovazione e la modernizzazione. L’obiettivo primario di Pechino è il rafforzamento dei “nuovi settori strategici industriali”, che dovranno raggiungere l’8% del PIL entro il 2015 (valore attuale: 3%). Si potrà contare su ulteriori finanziamenti e incentivi (anche per le imprese estere) grazie al sostegno governativo rafforzato nei seguenti ambiti: • efficienza energetica / protezione ambientale: nuove tecnologie, sistemi di riciclaggio; • tecnologie dell’informazione: Internet, cloud computing, comunicazione mobile, servizi d’informazione; • biotecnologie: prodotti (medicinali) fabbricati secondo parametri biotecnologici;
• apparecchiature di alta qualità: aviazione e aeronautica, tecnologia satellitare, tecnica ferroviaria, impianti di produzione “intelligenti”; • nuove energie: energia nucleare, impianti solari termici, fotovoltaici ed eolici, tecnologie smart grid; • nuovi materiali: materiali di costruzione moderni, compositi, fibre ad alte prestazioni; • tecniche alternative di propulsione in ambito automobilistico: veicoli ibridi, elettrici e con celle a combustibile. Germany Trade and Invest: “VR China setzt auf Modernisierung und Innovation” http://w w w.g tai.de /DE /Content /_ _ SharedDocs /Links - Einzeldokumente - Datenbanken / fachdokument. html?fIdent=MKT201103228014
Cile: autorizzata la costruzione della centrale a carbone Castilla
Le autorità cilene hanno autorizzato la costruzione della centrale a carbone Castilla, i cui costi di realizzazione sono stimati in 4,4 miliardi di dollari. La centrale, che comprenderà sei unità con una capacità di 350 megawatt, svolgerà un ruolo importante per coprire il crescente fabbisogno elettrico in Cile. La costruzione e la gestione della centrale Castilla, che si troverà a 700 km a nord di Santiago del Cile, dovranno soddisfare severi requisiti ambientali. I relativi decreti, volti soprattutto a definire gli obblighi cui devono sottostare le attività delle centrali termoelettriche, saranno pubblicati questa primavera ed entreranno in vigore l’anno prossimo. In questo contesto, gli esperti prevedono che le autorità approveranno ulteriori centrali, la cui costruzione è considerata indispensabile per generare elettricità in Cile in modo durevole, efficiente e rispettoso dell’ambiente. Gli ulteriori requisiti d’ingegneria ambientale posti alla costruzione e alla gestione di centrali elettriche offrono nuove e interessanti opportunità d’affari anche per i fornitori esteri. Foxbusiness / Dow Jones: “Chile Approves $4.4 Billion Castilla Power Project” www.foxbusiness.com/markets/2011/02/25/chile-approves44-billion-castilla-power-project/
Germania: una nuova legge per il riconoscimento delle qualifiche professionali straniere
Il governo federale tedesco ha adottato recentemente la proposta di legge “Gesetz zur Verbesserung der Feststellung und Anerkennung im Ausland erworbener Berufsqualifikationen” relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali straniere. La legge creerà le premesse necessarie per l'introduzione di procedure, che permetteranno di valutare e riconoscere più rapidamente i diplomi stranieri di formazione professionale. Secondo quanto comunicato dal Ministero federale dell’economia e della tecnologia, si vuole migliorare l’accettazione e l’integrazione dei lavoratori stranieri nell’economia tedesca. Quale misura d’accompagnamento, il Ministero ha già annunciato la creazione di un portale internet, che permetterà di valutare le qualifiche straniere con metodi uniformi e trasparenti. Ministero federale dell’economia e della tecnologia (Bundesministerium für Wirtschaft und Technologie): “Deutschland für ausländische Fachkräfte attraktiver” w w w.bmwi.de /BMWi/Navigation/Presse / pressemitteilungen,did=384100.html
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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino
La Gran Bretagna inasprisce la legge anti-corruzione
La nuova legge anti-corruzione entrerà verosimilmente in vigore in Gran Bretagna nell’estate del 2011, con conseguenze che non devono essere sottovalutate dalle imprese straniere. Infatti, la nuova legislazione è stata estesa e inasprita notevolmente. Le diverse misure approvate impegnano maggiormente le aziende estere, anche se hanno solo contatti limitati con la Gran Bretagna: • il campo di applicazione del cosiddetto “Bribery Act” è stato ampliato (la legge vale per tutte le imprese attive sotto qualsiasi forma in Gran Bretagna oppure che commerciano con la Gran Bretagna. In questo contesto, il volume d’affari non è determinante: basta inviare un pacchetto a un cliente per sottostare alla legge); • gli elementi costitutivi di reato sono stati estesi (le autorità britanniche sono tenute a perseguire penalmente le imprese anche se il fatto non è stato commesso su territorio britannico e non sono implicate né aziende, né cittadini britannici; in altre parole, anche le imprese con scarse relazioni commerciali e d’affari con la Gran Bretagna, che a causa dell’agire di un loro collaboratore sono coinvolte in un caso di corruzione in qualsiasi paese del mondo, possono essere ritenute responsabili in Gran Bretagna. Inoltre, secondo il “Bribery Act”, sarà punita non solo la corruzione di un funzionario, ma anche di un privato); • la responsabilità delle imprese è stata estesa (le aziende saranno punibili anche per atti di corruzione eseguiti da dipendenti o da terzi nel presunto interesse dell’impresa, soprattutto se non si può provare che siano state prese misure sufficienti per impedire la corruzione); • la pena massima inflitta a persone fisiche per corruzione e venalità è stata aumentata da sette a dieci anni di carcere. Inoltre, l’ammontare delle sanzioni pecuniarie non è più limitato. Osborne Clark: “Die Auswirkungen des neuen britischen Antikorruptionsgesetzes auf deutsche (ausländische) Unternehmen” w w w.osborneclarke.de /media /ser vices /gesellschaftsrecht/die-auswirkungen-des-neuen-brit-antikorruptionsgesetzes-auf-dt-unternehmen.aspx
Romania: modernizzazione dell’infrastruttura ferroviaria
La società ferroviaria romena CFR SA intende rinnovare dieci stazioni e cinque gallerie ferroviarie. La modernizzazione delle stazioni è stata pubblicata a gennaio e l’apertura delle offerte inizierà a fine marzo. Secondo quanto comunicato dalla stampa romena, nell’aggiudicare l’appalto, il prezzo sarà determinante nella misura dell’80% e la soluzione tecnica varrà il 20%. I costi complessivi ammonteranno a 80 milioni di euro. Il progetto sarà finanziato per due terzi da fondi non rimborsabili dell’UE e per un terzo dal bilancio nazionale. Contestualmente, la CFR SA progetta la modernizzazione di cinque gallerie ferroviarie. La gara mette in appalto opere per un ammontare di 6,2 milioni di euro. The Railway Insider: “CFR SA launches tender for rehabilitation of tunnels” www.railwayinsider.eu/wp/?p=15270#hide
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Le aliquote dell’IVA negli Stati membri dell’UE
La Commissione europea ha pubblicato una panoramica, sotto forma di tabelle, sulle aliquote dell’IVA negli Stati membri dell’UE. I tassi più alti si registrano in Danimarca, Ungheria e Svezia (25%), mentre superano il 20% nei seguenti paesi: Romania (24%), Grecia, Portogallo, Polonia e Finlandia (23%), Lettonia (22%), Belgio, Irlanda e Lituania (21%). Le aliquote più basse si riscontrano in Cipro e Lussemburgo (15%) nonché in Malta e Spagna (18%). La panoramica di 28 pagine fornisce anche informazioni dettagliate, in parte suddivise secondo i Paesi membri dell’UE, sull’imposizione di beni e servizi delle categorie definite nell’allegato III della direttiva sull’IVA (tra gli altri, prodotti alimentari, prodotti farmaceutici, costruzione di abitazioni sociali, servizi sociali, libri, periodici, erogazione di acqua), sull’applicazione delle aliquote ridotte, sugli aspetti regionali particolari nell’applicazione dell’IVA e sullo sviluppo dei tassi nell’UE (dalla fine degli anni sessanta ad oggi). European Commission: “VAT Rates Applied in the Member States of the European Union” http://ec.europa.eu/taxation_customs/resources/documents/ taxation/vat/how_vat_works/rates/vat_rates_en.pdf
Rifiuti domestici nell’UE: il tasso di riciclaggio è in continuo aumento
Nell’UE, la quantità di rifiuti per persona è diminuita di poco, ma in modo costante negli ultimi anni, mentre il tasso di riciclaggio è aumentato lentamente, ma in modo regolare. Secondo le statistiche pubblicate recentemente da Eurostat, la quantità media di rifiuti attribuita per persona nei 27 Stati membri dell’UE ammonta a 513 chilogrammi. I danesi ne producono in quantità maggiore: 833 kg per persona, seguiti dai cittadini di Cipro (778 kg), Irlanda (742 kg), Lussemburgo (707 kg), Malta (647 kg) e Paesi Bassi (616 kg). In Svizzera, Paese altresì valutato, il valore medio è di 706 kg per persona. Le quantità più esigue si registrano in Polonia e nella Repubblica Ceca (316 kg per persona); risultano modeste anche in Lettonia (333 kg), nella Repubblica Slovacca (339 kg), nell’Estonia (346 kg), in Lituania (360 kg) e in Romania (396 kg). Il 24% dei rifiuti è riciclato mentre il 20% finisce negli inceneritori, il 18% nel compostaggio e il 38% nelle discariche. Il tasso di spazzatura depositata nelle discariche è diminuito leggermente negli ultimi anni, ma rimane superiore alla media soprattutto nei nuovi Stati membri dell’UE: in Bulgaria, per esempio, tutti gli scarti finiscono nelle discariche. La situazione è analoga in Romania (99%), Malta (96%), Lituania (95%), Lettonia (92%), Cipro (86%), Repubblica Ceca (83%), Repubblica Slovacca (82%) e Grecia (82%). Questi Paesi dovranno investire molto nei prossimi anni per migliorare la gestione dei rifiuti (per esempio, costruendo inceneritori ecocompatibili nonché ampliando e promuovendo i sistemi di riciclaggio). I rifiuti domestici non finiscono nelle discariche né in Svizzera, né in Germania; le quantità sono trascurabili anche in Austria, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca. La percentuale maggiore di rifiuti riciclati si riscontra in Germania, con il 48%. I valori sono altrettanto alti in Belgio (36%), Svezia (36%), Slovenia (34%), Danimarca (34%), Irlanda (32%), Paesi Bassi (32%) e Austria. In Svizzera, la quantità si attesta al 34%. L’incenerimento è una priorità in Svizzera: il 49% dei rifiuti è bruciato (in modo ecosostenibile). Solo la Svezia (49%) e la Danimarca (48%) raggiungono valori altrettanto alti. Seguono i Paesi Bassi (39%), Lussemburgo (36%), Belgio (35%),
Germania (34%) e Francia (34%). Il tasso della Norvegia, Paese non membro dell’UE, è del 42% e quindi nettamente superiore alla media europea. Il compostaggio è la procedura di smaltimento preferita dall’Austria (40%) e dall’Italia (32%). Vi si ricorre spesso anche nei Paesi Bassi (28%), in Belgio (24%), Spagna (24%) e Lussemburgo. In Svizzera, il 17% dei rifiuti domestici finiscono nel compostaggio. Comunicato stampa di Eurostat: “Environment in the EU27 - Recycling accounted for a quarter of total municipal waste treated in 2009” http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_PUBLIC/808032011-AP/EN/8-08032011-AP-EN.PDF
L’UE ripone grandi speranze nel piano di efficienza energetica
Il piano di efficienza energetica presentato dall’UE a inizio marzo 2011 sarà corredato di diverse misure supplementari volte a permettere il raggiungimento degli obiettivi ambiziosi di risparmio energetico. Inoltre, l’UE spera che la realizzazione del piano possa ottimizzare la competitività della propria industria e creare fino a 2 milioni di nuovi posti di lavoro. Concretamente, l’UE mira ad aumentare l’efficienza energetica del 20% entro il 2020. Tuttavia, questo obiettivo potrà essere raggiunto solo con le seguenti misure supplementari: • risanare progressivamente gli edifici pubblici (le autorità sono tenute a ristrutturare annualmente almeno il 3% dei propri edifici in modo ecosostenibile); • dare maggior peso all’efficienza energetica nell’attribuire appalti pubblici; • promuovere il risanamento di edifici privati secondo i criteri di tecnica energetica; • perfezionare l’efficienza energetica degli apparecchi; • ottimizzare il rendimento nel produrre elettricità e calore; • aumentare i requisiti di efficienza energetica per le attrezzature industriali; • fornire informazioni, suggerimenti e indicazioni alle PMI, che permettano di ottimizzare l’efficienza energetica dei loro impianti; • introdurre revisioni e sistemi di gestione energetica presso le grandi imprese; • installare smart grid (reti intelligenti per ottimizzare il consumo energetico) e contatori per calcolare i risparmi energetici. Commissione europea: “European Energy Efficiency Plan: Commission gears up for more savings with renovation and smart meters” http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP /11/271&format=HTML&aged=0&language=EN&guiLangua ge=en
Il potenziale di export negli scambi di servizi è alto
La prestazione di servizi transfrontaliera è aumentata molto dagli anni ’80. Tuttavia, come dimostra uno studio pubblicato recentemente dalla Scuola Superiore di Tecnica ed Economia di Coira (Hochschule für Technik und Wirtschaft HTW), il suo potenziale rimane alto – anche per le imprese svizzere. In Svizzera, il 68% del valore aggiunto è realizzato nel settore dei servizi, ma il potenziale d’esportazione è poco sfruttato rispetto all’importanza economica del terziario a livello nazionale. A titolo d’esempio, solo il 29% delle società di servizi sono attive all’estero: nel settore industriale, la quota è del 62%. La scarsa internazionalizzazione nel ramo dei servizi sviz-
zero risulta ancora più sorprendente se si considera che tra il 2000 e il 2008, il commercio mondiale di servizi è aumentato annualmente del 10,5% (calcolando anche l’anno della crisi 2009, la percentuale è dell’8%). In particolare, la crescita economica nei paesi emergenti porta a un aumento dell’importanza del terziario – e quindi, i servizi di alta qualità forniti da imprese estere sono sempre più richiesti. Per quanto riguarda la prestazione di servizi da parte di imprese svizzere, gli esperti identificano un potenziale di export ancora da sfruttare negli ambiti architettura, ingegneria, consulenza aziendale, formazione, leasing e assicurazioni. Comunicato stampa della Segreteria di Stato dell’economia (SECO): “Potenziale d’esportazione non sfruttato negli scambi di servizi” www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=38463 Supplemento della rivista economica “La Vie économique” edita dalla SECO: “Le commerce des services et ses possibilités de développement” www.news.admin.ch/NSBSubscriber/message/attachments/22619.pdf
Global Trade Alert: una panoramica per paese sulle barriere commerciali
Global Trade Alert fornisce informazioni in tempo reale sulle nuove disposizioni che influiscono sul commercio internazionale. L’attuale statistica (stato: 2 marzo 2011) registra 2’132 misure riguardanti il commercio in oltre 130 paesi. Si tratta prevalentemente di disposizioni protezionistiche e ostacolanti il commercio internazionale di merci. Global Trade Alert valuta anche le misure che promuovono lo scambio transfrontaliero di prodotti, ma focalizza soprattutto sulle informazioni in tempo reale relative a nuovi aumenti tariffari o ad altre barriere. In questo contesto, la Russia capeggia l’attuale classifica, con 99 nuove misure che ostacolano gli scambi transfrontalieri. Seguono Argentina (con 77 misure), India (47), Brasile, Germania (37), Gran Bretagna (32), Cina (27), Francia, Indonesia, Kazakistan e Spagna (26) nonché Italia (25). Si stima che nel prossimo futuro, saranno soprattutto gli USA a implementare nuove misure ostacolanti: secondo Global Trade Alert, 59 misure potenzialmente restrittive si trovano attualmente in elaborazione negli Stati Uniti. L’Argentina ne sta progettando 34, seguita da Brasile e India (33), Cina (22), Francia (20), Germania e Gran Bretagna (18). Il Brasile risulta al primo posto per quanto riguarda le misure di liberalizzazione del commercio transfrontaliero: infatti, è uno dei pochi paesi in cui le misure volte a liberalizzare lo scambio (54) superano quelle restrittive (37). In seconda posizione si trova la Russia, con 35 misure di liberalizzazione, seguita da India (22), Bielorussia (18), Kazakistan (12), Cina e Sudafrica (11). Global Trade Alert www.globaltradealert.org/
Osec
Corso Elvezia 16 Casella postale 5399 - CH-6901 Lugano Tel. +41 91 911 51 35/37 Fax +41 91 911 51 39 info.lugano@osec.ch www.osec.ch
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Commercio estero Intervista a Paolo Cavalli, Agente generale Zurich Compagnia di Assicurazioni SA Locarno
Merci in viaggio: quali sono i rischi e come proteggersi? Paolo Cavalli
Quali sono i rischi più importanti a cui sono esposte le merci durante il trasporto? “I pericoli che minacciano i beni trasportati sono molti e non tutti prevedibili: dipende dalle caratteristiche della merce stessa e dal viaggio che questa deve affrontare. Il venditore ed il compratore spesso sono distanti fra loro e da quando lasciano lo stabilimento del fornitore fino alla fornitura al destinatario i beni passano in più mani, di solito sconosciute al venditore e all’acquirente”. Che ruolo hanno le imprese di trasporto da questo punto di vista? “Va fatta una distinzione fra la funzione dello spedizioniere e quella delle singole imprese di trasporto. Lo spedizioniere organizza il viaggio, si occupa delle varie pratiche e sceglie i trasportatori a cui affidare le varie parti del tragitto. La sua responsabilità si limita al corretto svolgimento di questi incarichi e normalmente non può essere chiamato a rispondere se uno o l’altro trasportatore, sia esso stradale, marittimo, aereo o ferroviario, arreca un danno alla merce oppure se questa è smarrita o rubata mentre è sotto la sua custodia. In ogni caso, va tenuto presente che le responsabilità degli spedizionieri sono per esempio regolate nelle condizioni generali di Spedlogswiss, associazione svizzera che raggruppa gran parte degli spedizionieri”. A chi si rivolge allora chi subisce il danno? “Dovrebbe rivolgersi a chi l’ha causato: al trasportatore che ha curato la parte del tragitto in cui si sono verificati la perdita o il deterioramento. Non è però sempre possibile determinare in quale fase del trasporto ciò è avvenuto e anche se lo fosse bisogna considerare che le imprese di trasporto rispondono solo limitatamente e a condizione che è imputabile loro una responsabilità. Questo significa che se la merce è persa o danneggiata a causa di un evento che con tutta l’attenzione il trasportatore non poteva evitare, ad esempio a causa di forze della natura o più semplicemente
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in seguito a un furto perpetrato con la minaccia o la violenza, non essendoci una responsabilità non è dovuto nessun indennizzo. Anche nel caso in cui il trasportatore è responsabile l’indennità è limitata e spesso risulta essere molto inferiore al valore della merce”. Chi sopporta il danno, il venditore o il compratore? “Dipende dalle condizioni di resa convenute. È importante determinare chiaramente in che punto del tragitto il rischio sulla merce passa dal venditore al compratore. Normalmente fornitore e acquirente fanno capo agli Incoterms che sono delle clausole standard internazionali che fra le altre cose regolano quest’aspetto. Il problema rimane se non è possibile determinare in quale punto del tragitto la merce è stata danneggiata”. Esiste un modo per mettersi al sicuro da queste circostanze? “Potrebbe sembrare ovvio ma è bene rendersi conto che il valore delle merci che un’azienda produce o commercia comprende l’utile così come tutti i costi fissi e variabili sostenuti. Più il margine di utile è contenuto, tanto più pesanti possono essere le conseguenze economiche di un sinistro. L’assicurazione trasporti ha per oggetto il bene stesso, a prescindere dalla responsabilità dello spedizioniere, dei trasportatori o di terzi coinvolti. Chi stipula l’assicurazione affidandosi alla consulenza di un esperto beneficia di una copertura adeguata alle caratteristiche della merce, del tragitto e dei possibili rischi e quando i suoi preziosi beni lasciano i magazzini non resta a mani vuote ad aspettare che vengano recapitati a destinazione”.
Fiere internazionali
ENERGETAB
Bielsko-Biala, 13 - 15 settembre 2011 Questo salone annuale, giunto alla 24° edizione, è dedicato all’elettricità e all’industria energetica (alta tensione, trasformatori, impianti di controllo, apparecchiature di misurazione e monitoraggio, sistemi di automazione e produzione energetica), tutti settori cui saranno indirizzati ingenti investimenti nei prossimi anni. La fiera comprende conferenze, seminari e l’assegnazione del premio per il prodotto più moderno. L’anno scorso, la fiera ha accolto 635 espositori provenienti da 16 paesi europei, asiatici e nordamericani su una superficie di 16’000 m2 (quest’anno, saranno 25’500 m2). I visitatori superavano i 15’000. Consigliamo la partecipazione con uno stand presso lo SWISS Pavilion di 120 m2, allestito dalla Swiss Chamber Poland in collaborazione con lo Swiss Business Hub Poland, Swissmem ed energie- cluster.ch. Inoltre, segnaliamo che vi sarà un evento di matchmaking, con possibilità di fissare incontri mirati sulla base delle esigenze individuali delle singole imprese espositrici allo SWISS Pavilion. Informazioni generali sulla fiera: www.ziad.bielsko.pl/energetab/english/index.html Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/fiere > Fiere all’estero > ENERGETAB 2011
Informazioni generali sulla fiera: www.ambientalexpo.com.br/en Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/fiere > Fiere all’estero > Ambientalexpo 2011
Ambientalexpo Sao Paulo, 20 - 23 settembre 2011
Biotechnica Hannover, 11 - 13 ottobre 2011
Ambientalexpo è la fiera che presenta le apparecchiature, i prodotti e le tecnologie ambientali più recenti, impiegate sia dal settore privato che da quello pubblico. Alla sua 3° edizione, la fiera ambientale è dedicata ai seguenti settori principali: canalizzazione urbana, smaltimento dei rifiuti, aria, terra, rumore ed energia. I dati economici per il Brasile evidenziano ottime prospettive di crescita per l’industria nazionale grazie all’aumento della domanda di tecnologie pulite. L’associazione di categoria ABIMAQ (Associação Brasileira da Indústria de Máquinas e Equipamentos) afferma che: “Tra i mesi di gennaio e luglio 2010, l’industria è cresciuta del 14,98% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I motori principali di questo incremento sono la produzione automobilistica (31,4%) nonché le industrie dei macchinari e dell’equipaggiamento (37,5%). Inoltre, si sviluppano i settori metallurgico (29,8%), prodotti chimici (15,9%), metalli (32,6%), industrie dell’estrazione (15,4%), alimentari (5.7%) nonché caucciù e plastica (19,8%).” L’edizione 2010 di Ambientalexpo ha contato 9’674 visitatori e 120 espositori su una superficie fieristica di 7’000 m2. La SWISSCAM (Câmara de Comércio Suíço-Brasileira) vi allestisce il padiglione ufficiale SWISS Pavilion, a disposizione delle aziende esportatrici svizzere e del Liechtenstein.
SWISS Pavilion: visibilmente “Swiss Made”
Biotechnica rappresenta l’evento europeo di punta nell’am-
bito delle scienze e delle tecniche del mondo vivente. Riunisce tutti i principali attori del settore delle biotecnologie nonché le multinazionali della farmacia, della medicina, della chimica e dell’ambiente. Copre tutti i rami, dalla biotecnologia di base alle attrezzature, la bioinformatica e i servizi nei cinque ambiti di applicazione: farmaceutica/medicina, industria alimentare, agricoltura, chimica e ambiente. Il settore espositivo presenta la catena di valore aggiunto dell’industria biotech dall’inizio alla fine, ma la fiera propone anche conferenze, eventi di partnering e una premiazione: l’European Biotechnica Award con un montepremio di 75’000 euro, che nel 2010 è stato vinto dall’azienda belga Galapagos, specializzata nella ricerca e nello sviluppo di terapie anti-corpo e molecolari per il trattamento di cancro, diabete, Alzheimer, sclerosi multipla, artrite reumatoide e malattie infiammatorie. L’anno scorso, Biotechnica ha accolto 500 espositori e 9’500 visitatori provenienti da 23 nazioni. Inoltre, 3’000 iscritti hanno assistito alle conferenze, ai forum e ai workshop, che sono stati tenuti da 500 relatori internazionali. Informazioni generali sulla fiera: www.biotechnica.de Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/fiere > Fiere all’estero > Biotechnica 2011
Informazioni sugli “Swiss Pavilion”: www.osec.ch/FIERE
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
Il vostro principale partner per affari sicuri Abbiamo incontrato Francesco Fraioli, Responsabile Commerciale della Creditreform Infocredit Ticino SA di Lugano Francesco Fraioli
Signor Fraioli, può tracciare un profilo della società? “Creditreform nasce a livello svizzero già nel lontano 1888, con la sede storica a San Gallo. In Ticino la società si installa nel 1955 con una sede a Lugano, mentre risale al 1996 la trasformazione della stessa nell’attuale versione societaria con questa ragione sociale: Creditreform Infocredit Ticino SA. La struttura su territorio nazionale si compone di 7 aziende riunite sotto il cappello Creditreform, ubicate nelle maggiori città elvetiche: Basilea, Berna, Ginevra – Losanna, Lucerna, San Gallo, Zurigo, e appunto Lugano. La nostra sede ticinese è ubicata in Via Maggio. La rete Creditreform oggi è un’associazione di società nazionali indipendenti presenti in 19 Paesi europei, con un network di 180 filiali in Europa. Ci occupiamo giornalmente di recupero crediti e informazioni commerciali per i nostri affiliati. 165’000 aziende – dato riferito al mercato europeo – sono soci di Creditreform, ordinano ogni anno più di 22 milioni di informazioni economiche e di solvibilità, recuperando, grazie alle prestazioni di incasso, pagamenti in ritardo per diversi miliardi”. Quale è la zona di competenza della sede di Lugano? “Ci muoviamo soprattutto nell’area del Ticino, del Grigioni italiano e della Lombardia, fino ad arrivare all’Italia completa. Possiamo garantire ai nostri clienti un’informazione puntuale su qualsiasi società nel mondo, in quanto essendo una struttura snella e dinamica, che collabora con altre realtà Creditreform, i nostri dati sono sempre aggiornati al momento della richiesta. Tanto quanto il nostro raggio d’azione nell’ambito del servizio di recupero dei crediti non conosce praticamente limiti geografici di sorta: se i nostri soci e clienti, come già menzionato, risiedono in un’area che spazia principalmente dal Nord Italia sino al Grigioni italiano, e nell’evidente nostro privilegiato territorio ticinese, i debitori degli stessi, nei confronti dei quali ci muoviamo, spaziano da un continente all’altro del globo. Non si pone quindi, a livello pratico, neppure la questione a sapere se un’azione di recupero crediti sia fattibile o meno: lo è sempre!” Quale tipologia di cliente si rivolge a voi per un aiuto in un recupero crediti o per informazioni commerciali? “Non c’è una tipologia ben definita, possiamo dire che i nostri clienti sono sia aziende che istituzioni, ma anche privati. Operiamo innanzitutto a livello svizzero con una serie di grossi clienti: banche, multinazionali, istituti, assicurazioni, ecc.. Ma se dovessimo tracciare una sorta di elenco
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di nostri soci, essi si potrebbero suddividere nelle più disparate categorie: in Ticino ad esempio avremmo ospedali, aziende industriali ed elettriche, municipi, banche e private banking, fiduciarie, uffici di consulenza fiscale, assicurazioni, associazioni, agenzie di collocamento, aziende di pulizie, cantieri nautici, carrozzerie e garage, ditte nel settore della logistica, fitness center, fornitori di combustibile, produttori e distributori di alimentari, studi legali, tipografie e pubblicitari, ecc.. Da questa lista non esaustiva si può evincere l’ampio ventaglio dei settori in gioco. Non c’è una differenza tra grandi e piccole aziende, purtroppo prima o poi chiunque si confronterà con un debitore/pagatore moroso”. Il recupero crediti. Come avviene il processo dalla presa in carico della pratica al momento dell’agognato pagamento? “Il servizio di incasso aiuta i nostri clienti ad riscuotere con maggiore velocità. Il denaro che oggi viene trattenuto da debitori morosi dovrebbe tornare al più presto a disposizione dei nostri clienti, così da consolidare la liquidità aziendale ed evitare a tutti i costi le perdite. I debitori di norma reagiscono quando sono minacciati da conseguenze concrete e pesanti.Affidandosi a Creditreform i debitori vengono inseriti nella nostra banca dati con una nota negativa, e Creditreform può cominciare il processo di recupero senza che i nostri clienti debbano sprecare tempo, risorse ed energie preziose per seguire ogni pratica in sospeso. Ma non è tutto: il solo fatto di trasmetterci il mandato d’incasso, innesca un processo fattivo nei confronti del debitore, il quale è immediatamente reso edotto dell’azione avviata nei suoi
confronti da Creditreform, quale mandataria
L’unionedel svizzera creditreform moderna evidenziare azienda strut- il proprio creditore.è una È rilevante
g e st ion e in t e g r AtA Di c r e D it i e D e B itor i.
turata income modo cooperativo che offreper da un’unica servizi la nostra azione, politicafonte universale
esclusivi di di informazioni commerciali e recupero crediti a livello Creditreform, non ha assolutamente con-
cLiente
Definire il limite di
r e c u p e ro c r e D i t i
credito per ogni cliente notati aggressivi, mafa,sicreditreform basa su atteggiamenti mondiale. Fondata oltre 125 anni dispone oggi stabilire le condizioni comunque assolutamente fermi edregionali imperativi di una rete di 180 filiali in europa e di otto uffici in di pagamento eLABorAconfronti debitore, per ovvieassociate necessità svizzera.nei in europa sonodel oltre 150 000 le aziende a Zione DegLi richiesta sulla e perché la nostra azione sia sempre rispetorDini creditreform, le quali richiedono e ricevono ogni anno oltre solvibilità ➤➤➤ inForMAZioni tosa del mandato conferitoci. Ne consegue coMMerciALi 22 milioni di informazioni commerciali e di solvibilità e grazie erogazione quindi pure che non rientra assolutamente Decisione dell’informazione ai servizinella di recupero crediti incassano miliardi di euro di panostra politica l’inserirci nei rapporti D i c r e D i to gamenti professionali arretrati. sicurA fra i nostri soci ed i rispettivi ➤➤ ➤ clienti / debitori, garantendo sempre e conto e notifiche m aga munque il inmantenimento di rapporti sosteper voi, ciò si traduce un elevatissimo livello di sicurezza grad’incasso di p e z n nibili fraele parti. È pure evidente che vostra nostra zie a informazioni servizi affidabili in tutte le fasi della rie e p es responsabilitàpassando è il consigliare socio attività: dall’acquisizione, attraversoillanostro prevenzione sul migliore compromesso, se necessario, da c o n tA B i L i t À di perdite su crediti, fino alla realizzazione/recupero crediti. trasferimento del caso ➤➤➤ D e B i to r i doversi adottare, indirizzandolo sempre e con ot i F i c H e con creditreform potete inoltre contare su una consulenza munque verso la via da percorrere preferibiD’incAsso e un’assistenza personalizzata direttamente in loco da parte di Flusso di denaro A u M e n to D e i le, dopo valutazione omnicomprensiva di ogni r i c AV i specialisti della vostra regione, avvalendovi inoltre di pubblicasingola fattispecie. Tanto quanto evidente che Disporre l’interruzione zioni periodiche, statistiche e analisi. ovviamente viene sempre possiamo avvalerci di collaboratori altamente delle consegne di professionisti esterni, garantitospecializzati, il più assoluto nonché rispetto delle disposizioni in materia cLiente r e c u p e ro c r e D i t i tutti dei i quali, oltre al doverosamente di protezione dati previste dalfregiarsi diritto svizzero. dei diplomi necessari, possono vantare esperienze pluriennali nello specifico loro settore di competenza. Per quanto attiene la mera gestione dei mandati conferitoci, ovverossia momento dai clienti nostri soci, con gli evidenti vantaggi di l’iter procedurale, lo stesso si può sintetizzare nelle seguengestione manageriale che ne possono derivare per gli stessi. ti 4 fasi, le quali sono avviate in maniera sequenziale : il mancato raggiungimento del target a conclusione della fase A questo punto quanto sono importanti le informazioni precedente, prelude all’avvio della fase successiva. commerciali? “Direi che sono fondamentali. Innanzitutto perché, per • Fase 1 un cliente che non ha ancora procedure d’incasso in atto Recupero extragiudiziale: si avvia l’azione di recupero con noi, si possono raccogliere informazioni sulla solvibilitramite richieste bonarie di pagamento indirizzate al detà dell’impresa con cui si vuole fare un affare. Ci tengo a bitore precisare che i nostri rapporti sono sempre aggiornati, e • Fase 2 ogniqualvolta ci viene conferito un mandato per un’inforRecupero esecutivo: si percorrono le vie esecutive ordimazione commerciale, questa viene confezionata su misura nate nella LEF ripartendo da zero, non rimaneggiata se già in possesso di oppure un dossier. Creditreform è un partner affidabile per intratRecupero tramite nostra rete di corrispondenti esteri: tenere rapporti sicuri con i vostri clienti. Vengono fornite nell’ipotesi in cui il debitore risiedesse all’estero indicazioni su aziende e privati in Svizzera e all’estero. Lo • Fase 3 scambio delle esperienze di pagamento tra i soci CreditreRecupero giudiziale/legale: questa azione è tesa alla riform è parte integrante della strategia finalizzata ad evitare soluzione giudiziale o legale delle procedure esecutive in le perdite. Le informazioni commerciali sono indispensabili atto per un’azienda che vuole essere sicura dei partner con cui • Fase 4 conclude un affare, e sono un utile strumento di prevenzione Recupero Attestati di Carenza di beni: servizio aggiuntivo in quanto è possibile avere in maniera rapida l’indicazione atto alla realizzazione degli ACB, già emessi oppure risulsul grado di solvibilità e sull’operatività a livello internaziotato della nostra azione di recupero nale dell’impresa «sotto la lente» alfine di ridurre il rischio di perdite e/o spiacevoli problemi e perdite di tempo”. Statisticamente, le azioni di recupero hanno esito positivo prevalentemente durante le prime 2 fasi sopra elencate e Per maggiori informazioni sui servizi e per tutti i dettagli, è questo si giustifica con una nostra azione che, comunque a possibile contattare: volte giustamente accondiscendente nei confronti del debitore (concessione di piani di ammortamento rateali, fissaCreditreform Infocredit Ticino SA zione di importi di transazione, ecc.), si palesa pur sempre Francesco Fraioli come perentoria. È importante rilevare il come il nostro Via Maggio 1 A, CP 6565 operato implichi un continuo automatico aggiornamento 6901 Lugano delle informazioni relative ai debitori, a disposizione presso Tel. +41 91 973 14 74 la banca dati centrale di Creditreform Svizzera, informazioni Fax +41 91 973 14 71 che possono conseguentemente essere attinte in qualsiasi www.creditreform.ch ➤➤➤
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Vita dei Soci
CENE AZIENDALI e SOCIALI HOTEL CADRO PANORAMICA
Con piacere vi suggeriamo il Ristorante Rôtisserie del nostro Albergo Cadro Panoramica, quale location per la vostra Cena Aziendale o Sociale. La Rôtisserie ospita comodamente fino a 300 persone, la sala (divisibile) gode di una vista panoramica meravigliosa sul lago e la città di Lugano che farà da cornice al vostro evento. La nostra cucina utilizza prodotti freschi ed è provvista di moderni forni combi-steamer che cuociono i cibi gradatamente, mantenendo un alto livello qualitativo dei cibi stessi, questi forni permettono di mantenere anche i piatti ad una temperatura elevata così da garantire alle portate una maggiore fonte di calore. A disposizione dei nostri ospiti abbiamo anche una seconda sala dove possiamo ospitare fino a 700 persone comodamente sedute. Il nostro albergo dispone inoltre di un grande parcheggio a disposizione gratuitamente per i nostri ospiti. Volentieri siamo a disposizione per accogliervi personalmente a Cadro oppure per incontrarvi direttamente presso i vostri uffici, per scegliere assieme il menu che più si addice al vostro evento, ai vostri collaboratori e alla vostra azienda.
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Hotel Cadro Panoramica 6965 Cadro/Lugano Tel. +41 91 936 07 07 Fax +41 91 936 07 08 info@cadro-panoramica.ch www.cadro-panoramica.ch
Vita dei Soci di Lorenza Bernasconi
Personal Sentinel: quando la sicurezza ti accompagna senza confini Lorenza Bernasconi
Nel corso del nostro primo articolo, ci siamo lungamente soffermati sulla tecnologia di sicurezza al servizio delle esigenze e delle nuove abitudini dell’essere umano. Difatti, con l’avvento della globalizzazione, l’individuo vive in una società costantemente in movimento (per motivi professionali, di piacere, di studio, ecc.). Nonostante questa positiva modernità, si vuole comunque sentirsi protetto come a casa, conservando le proprie abitudini in materia di sicurezza. Vorremmo pure estendere la protezione e la cura dei nostri cari anche là dove non possiamo essere presenti. Da oggi ciò è possibile con Personal Sentinel che, attraverso un semplice Computer, Smartphone o Palmare e tramite una semplice ed immediata interfaccia web senza alcuna necessità di software ed hardware dedicati, è possibile monitorare gli spostamenti di chi indossa tale dispositivo di sicurezza. In caso di necessità, e su richiesta da parte dell’utente, interviene il supporto della Centrale di vigilanza Satel Control attiva 24h/24h. Grazie a Personal Sentinel, un dispositivo sempre connesso, di dimensioni ridottissime, funzionante su tutto il globo terrestre (purché vi sia un segnale GSM), la persona che lo detiene, è localizzata. Non siamo nel mondo della fantascienza o di film, ma nella tecnologia di punta al servizio delle esigenze umane; difatti, tale dispositivo permette la localizzazione delle persone e funziona grazie alla tecnologia satellitare. Tascabile, adatto all’uso personale, come dispositivo di localizzazione d’emergenza, è posizionabile all’interno di giacche, borse, zaini, pacchi, ma anche all’interno di veicoli, motocicli, imbarcazioni. Completamente impermeabile è pure adatto per animali grazie ad un’apposita custodia che permette di agganciarlo ad un collare. Da oggi è possibile ottenere la garanzia di una protezione certa, grazie a queste particolari tecnologie che vediamo e ammiriamo in TV ed al cinema, che applicate alla vita quotidiana, possono essere sfruttate per proteggere i nostri cari. Non è un’intrusione nella sfera privata, ma un supporto tecnologico alla tutela di quei particolari casi in cui si necessita assistenza. In modo più specifico pensiamo ad anziani, persone che soffrono di malattie gravi come l’Alzheimer, bambini per i tragitti casa-scuola, portatori di handicap, sportivi ed alpinisti, uomini d’affari, ecc.. Sicuramente un apparecchio versatile che si presta a molteplici usi, sia personali che professionali. Un dispositivo satellitare per la sicurezza personale. Nulla a che vedere con lo spionaggio come anticipato, ma unicamente con la sicurezza personale. I soggetti ed i mezzi sono seguiti sempre in diretta senza necessità d‘installare cartografie o schede dati, e sarà sem-
pre possibile distinguere immediatamente se le persone sono ferme o in movimento. In caso di pericolo, il segnale di allarme, sia esso automatico per una caduta o inoltrato manualmente per una richiesta di soccorso, è immediatamente evidenziato con dati e coordinate e trasmesso via SMS o mail, come pure l’invio automatico di una deviazione di un percorso prestabilito o di un perimetro preimpostato. Il controllo ed i comandi possono esser effettuati- oltre che da un qualsiasi PC collegato ad Internet – anche da un PDA o da un semplice telefono cellulare, sempre e ovunque. Oppure con il supporto della Centrale Operativa Satel Control SA, attiva 24 ore su 24, realizzata secondo gli standard qualitativi, con una precisa cartografia europea, che è attrezzata per gestire i problemi della mobilità più diversi, dall’informativa alla completa presa in carico di situazioni di rischio (furto e rapina) o alla gestione di situazioni di allarme, come ad esempio guasto veicoli, malore ed incidente. Personal Sentinel diventa un ottimo supporto efficiente e ludico sia ai genitori sia ai bambini nelle attività quotidiane (tragitto casa-scuola, tragitto per le attività sportive del doposcuola, …). Sfortunatamente nella nostra società da sempre i bambini sono confrontati con situazioni ambigue di persone che tentano degli “avvicinamenti”. Se, da un lato, risulta importante informare i bambini sui comportamenti da tenere nel caso di approcci da parte di sconosciuti, è d’altro canto ancora più essenziale evitare il panico: queste modalità di approccio al tema possono provocare nei bambini paure ingiustificate. I nostri bambini hanno il diritto e il bisogno di crescere in un ambiente sereno, attorniati e sostenuti da adulti che sappiano gestire, nel segno della razionalità e dell’equilibrio le loro ansie e preoccupazioni: Personal Sentinel diventa sicuramente uno dei modi efficaci e divertenti per aiutarli a difendersi, in quanto offre dei valori aggiunti per aiutare genitori e figli a vivere in modo più tranquillo le richieste di autonomia giustamente rivendicate dal bambino. Abbiamo voluto creare un prodotto di grande valore ed utilità sia sociale sia professionale, con delle soluzioni economicamente interessanti e vantaggiose a tutti gli utenti. Troverete più informazioni sul nostro sito Internet oppure non esitate a contattarci e saremo ben lieti di potervi offrire tanta sicurezza senza confini con Personal Sentinel. SATEL CONTROL SA Via Cantonale 20 6942 Savosa Tel. +41 91 935 51 40 Fax +41 91 935 90 59 info@satelcontrol.com www.satelcontrol.com
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Vita dei Soci Intervista con Gianluca Olivieri, Managing Partner di Financial Technologies SA
IL FUTURO DELLE PMI
Gianluca Olivieri
Abbiamo avvicinato una società di consulenza accreditata sulla piazza ed attiva in un ambito molto particolare, quello delle operazioni strategiche d’impresa, un ambito che di primo acchito potrebbe apparire astratto e di difficile comprensione per i non addetti ai lavori, ma che al contrario è ben concreto ed interessa potenzialmente qualsiasi impresa operativa, anche di piccole e medie dimensioni
La vostra è un’attività piuttosto inusuale a queste latitudini. Ci vuole spiegare in cosa consiste? “Financial Technologies SA opera come consulente specialistico nell’ambito delle operazioni di finanza d’impresa a carattere straordinario per le PMI. Per operazioni di carattere straordinario s’intendono quelle operazioni ad elevata valenza strategica e di natura non continuativa, che determinano mutamenti importanti nell’assetto strategico dell’impresa. Le operazioni più frequenti riguardano la compravendita di partecipazioni di società operative, la dismissione mirata di attività specifiche (quali ad esempio rami d’azienda), la creazione di alleanze e di partnership strategiche. Tutte casistiche in cui la nostra società vanta un’esperienza distintiva, che mette al servizio della clientela imprenditoriale di istituti bancari, di studi legali e fiduciari, di gruppi industriali privati. Lavoriamo anche come advisor per gli enti pubblici, nell’ambito di operazioni d’investimento di più ampia portata: in questo caso siamo chiamati a colmare un gap informativo e comunicativo tra gli interessi legittimi delle imprese e le competenze dei decisori politici. Si tratta insomma
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di un’attività di nicchia che richiede evolute competenze sia di natura industriale che finanziaria. La nostra attività si estende inoltre alla ricerca di capitali esteri da destinare allo sviluppo della piccola e media impresa, nonché all’attività di consulenza strategica in favore di consigli di amministrazione di gruppi internazionali. Il core business di Financial Technologies SA consiste nella regia di queste attività specifiche, che creano valore assoluto per le imprese”. Che tipologia d’operazione seguite, e quale approccio caratterizza il vostro intervento? “Abbiamo già realizzato una serie cospicua di operazioni in un elevato numero di comparti produttivi, tanto in termini di trasferimento di proprietà che di reperimento di capitale di sviluppo, sia su PMI che su realtà industriali maggiori, anche quotate alle borse valori. Spaziamo dalla farmaceutica all’industria alimentare, dalla cosmetica alla meccanica di precisione, ai servizi terziari ad elevato valore aggiunto, tanto per citarne alcune. Per riuscire a portare le operazioni a compimento è fondamentale far dialogare la PMI con l’investitore internazionale e trovare una linea d’intesa sulla governance, ossia sulle modalità di conduzione del progetto e/o dell’impresa oggetto dell’operazione; sapere definire con chiarezza gli obiettivi strategici perseguiti e declinare un piano d’azione coerente. Col tempo si arriva a costruire solide relazioni col mondo industriale e con gli stakeholders internazionali. La scelta di concentrarci sulle PMI non è affatto casuale. Abbiamo elaborato un modello d’affari snello e concreto, che potesse calzare ad un segmento imprenditoriale tradizionalmente snobbato dal blasonato mondo di un investment banking che per una mera questione di rapporto costo/opportunità continua a concentrarsi sempre e solo sulle operazioni di capitale ad ampia portata. Creare opportunità di sviluppo nelle PMI, dopo aver maturato un preciso know how procedurale,
è relativamente semplice. Più complicato è saper creare le condizioni per un’intesa fra le parti e sostenere in maniera continuativa il dialogo tra loro fino alla conclusione di un accordo. Individuare le controparti giuste da interessare ad un’operazione non è affatto un’attività scontata ma, al contrario, richiede molta accortezza”. Può illustrarci più dettagliatamente come la vostra attività si collega al mondo degli investimenti? Molti gruppi industriali esteri e consorzi privati d’investimento attivi su scala internazionale (alleanze strategiche tra soggetti operativi in comparti complementari che si configurano nella forma di club deal, ovvero di «affare comune» tra soci compartecipativi) sono interessati ad investire oggi nelle PMI dotate di attivi di pregio e/o ad alto potenziale di sviluppo, per poter dar vita a sinergie operative e replicare così, con i dovuti accorgimenti, nuovi vantaggi competitivi all’interno dei loro perimetri industriali. Oppure per trarre anche solo un vantaggio di tipo opportunistico da un progetto reputato vincente. Gli attivi di pregio citati sono abitualmente rappresentati dalla capacità di effettuare lavorazioni speciali, da tecnologie specialistiche su prodotti e componenti (estendibili trasversalmente a comparti produttivi diversi), da altro know-how distintivo replicabile, da attivi immateriali quali brand e brevetti. L’investimento nelle PMI di solito si configura inizialmente come ingresso nel capitale sociale, attraverso l’acquisizione di pacchetti di minoranza nell’ottica appunto di un processo di diversificazione mirato alla creazione di sinergie industriali, senza escludere l’eventuale possibilità di effettuare successivi ulteriori investimenti più importanti sottoforma di acquisizioni maggioritarie. Si arriva così ad iniettare risorse finanziarie importanti a sostegno dello sviluppo della PMI, collocandola in network industriali transnazionali e ad elevato potenziale di crescita. Si tratta in definitiva di creare valore attraverso la combinazione delle esigenze di imprese di dimensione diversa, da cui possono scaturire operazioni di carattere straordinario estremamente interessanti. Nelle operazioni d’investimento nelle PMI un aspetto cruciale riguarda le modalità d’interazione tra le possibili controparti e la capacità di rendering dell’operazione secondo i criteri di giudizio impiegati dagli investitori. La valutazione del potenziale di una PMI sui parametri patrimoniali classici è divenuta ormai una pratica obsoleta ed anacronistica, perché non più in grado di riflettere la capacità dell’impresa di generare reddito nell’ambiente globalizzato odierno. È inoltre opportuno tenere debito conto della riduzione del credito, che caratterizza i momenti
post crisi e che ostacola, in una certa misura, tutte le operazioni, rendendo di fatto il mercato meno effervescente. Inoltre, il contesto che determina i tassi d’interesse è di fondamentale importanza nell’identificazione del valore che il mercato riconosce all’Impresa, poiché influisce in maniera sensibile sulla capacità di generare un ritorno economico appetibile sugli investimenti. La nostra società è costantemente confrontata con valutazioni d’impresa riguardanti PMI attive nei più disparati settori industriali ed ambiti commerciali. La quasi totalità dei nostri Clienti ha avuto, in passato, difficoltà ad ottenere perizie in grado di trasmettere informazioni concrete e comprensibili. Fra le principali cause di questa insoddisfazione, il fatto che le analisi tradizionali fossero: a) p rive delle opportune evidenze sul valore degli attivi ritenuti dall’imprenditore strategici per il buon successo dell’attività d’impresa; b) d ifficilmente comprensibili e cariche di complementi d’informazione di natura teorica che poco o nulla apportano alla comprensione pratica di un valore d’impresa congruo; c) e stremamente onerose sotto il profilo economico. La necessità primaria delle PMI, prima d’intraprendere qualsiasi iniziativa volta alla crescita, resta quella di conoscere, in maniera rapida e concreta, quale sia il valore sostanziale delle proprie attività, ciò che rappresenta un riferimento primario per la successiva relazione con gli investitori”. Esistono altri ambiti operativi verso i quali concentrate la vostra attività? “Copriamo anche interventi più complessi e sofisticati, quali ad esempio le operazioni di «assicurazione delle attività d’impresa», ovviamente non nell’accezione tradizionale del termine, oppure le attività di coaching sul management d’impresa nell’ambito dei processi di successione famigliare”. Può spiegarci meglio in cosa consistono queste attività piuttosto inusuali? “Le attività di coaching sul management d’impresa nell’ambito dei processi di successione famigliare riguardano un aspetto estremamente delicato ed importante, che sta particolarmente a cuore al soggetto imprenditore, quello inerente la valutazione circa le capacità dei propri eredi nel portare avanti l’impresa di famiglia. Si tratta di considerazioni che qualsiasi imprenditore effettua, in forma più o meno strutturata, prima di decidere di cedere l’impresa o aprirne il capitale a soggetti terzi, estranei alla
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Vita dei Soci Intervista con Gianluca Olivieri, Managing Partner di Financial Technologies SA
famiglia. Esistono soluzioni estremamente interessanti per agevolare la successione imprenditoriale all’interno della famiglia, ciò che consente spesso di sanare, o per lo meno lenire, eventuali conflitti già presenti internamente alla famiglia e contribuire così a sanare un clima interpersonale talvolta rovinato dallo «stress» del business. La «assicurazione d’impresa» è una soluzione molto innovativa, che richiede qualche riga in più di spiegazione. L’operazione, basata su una partnership strategica tra la Proprietà ed un soggetto disposto a rilevare l’impresa a determinate condizioni predefinite, mette al sicuro la ricchezza famigliare costituita dall’impresa di famiglia. L’innovazione rispetto ai prodotti assicurativi veri e propri consiste nel fatto che la controparte non è una compagnia d’assicurazione che copre un rischio a fronte del pagamento di un premio (un costo per il soggetto assicurato) sulla base dell’incidenza statistica di un determinato rischio. In questo caso la controparte è rappresentata da un operatore industriale interessato all’attività della PMI, nonostante questa non sia per così dire «in vendita», e che pertanto non esige il pagamento di un premio oneroso, poiché l’esborso collegato all’evento assicurato (personalizzabile di circostanza in circostanza) avviene a fronte di una contropartita tangibile e prevista contrattualmente, cioè il trasferimento delle quote d’impresa, e non unilateralmente o senza una reale contropartita, come nel caso di un’assicurazione tradizionale. Prova ne è il fatto che non esiste assicurazione tradizionale in grado di coprire il valore del «sistema impresa» in quanto tale, ma singoli prodotti riferiti ai differenti attivi d’impresa che fanno parte del patrimonio materiale dell’azienda. Si tratta di una soluzione particolarmente interessante per quelle imprese scarsamente «managerializzate», dove manca un’adeguata garanzia di continuità nella conduzione ed afflitte dunque da un elevato rischio di concentrazione delle leve di comando nelle mani di pochi o pochissimi esponenti famigliari. In questi casi l’assicurazione consente al resto degli esponenti famigliari di non dover temere o subire un’eventuale drastica riduzione della ricchezza famigliare per cause che esulano dalla loro influenza”. Nell’ambito di servizi ad elevato valore aggiunto, quale crede sia il messaggio più importante da trasmettere alla PMI? “La predisposizione mentale dell’imprenditore e la chiarezza di rapporto alla base di questi interventi. Sovente veniamo interpellati (a volte mediante soggetti intermediari) da PMI che chiedono di essere rapidamente introdotte ad investitori esteri, ma che mancano della corretta comprensione delle dinamiche alla base di un’operazione di carattere straordinario. Il punto focale non risiede
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tanto nel reperire una controparte negoziale, ma nell’identificare quella controparte in grado di valorizzare al meglio gli attivi della PMI in questione, così da elevare il potenziale economico della transazione. Si tratta di un’attività che, per dare i risultati sperati, deve essere assolutamente compiuta secondo modalità gradite all’investitore, pena l’insuccesso. Per sapere quali soggetti investitori interessare ad una determinata opportunità d’investimento in ambito industriale è prima necessario individuare il profilo degli attivi industriali che la PMI è in grado di proporre, in maniera tale da consentire a dette controparti di delineare una possibile (anche parziale) collocazione di questi attivi nel loro perimetro operativo, simulando di fatto i benefici risultanti da un siffatto consolidamento del processo industriale. Cercare un compratore o istaurare un’alleanza industriale senza una corretta comprensione del valore delle attività sottostanti e senza una chiara definizione dei ruoli di ciascun attore coinvolto (committente, consulente, soggetto investitore) è foriero di equivoci, malintesi, perdite di tempo e delusioni. In fondo si tratta di una questione di rispetto. Rispetto per le ambizioni della PMI. Rispetto per le esigenze della controparte, il soggetto investitore. Rispetto per l’impegno e le risorse messi in campo dal consulente. Nonostante lo scenario oggi per certi versi favorevole, è essenziale che il soggetto imprenditore interessato ad una potenziale operazione di carattere straordinario (sia essa di disimpegno o di ulteriore impegno nella propria PMI) comprenda che lo specialista, prima di potergli presentare la controparte auspicata, deve poter riconoscere e valutare quali siano i driver industriali che concorrono a valorizzare in maniera sostanziale la sua impresa, e quale sia il valore che il mercato riconosce ad essi nel momento in cui s’intraprende questo importante esercizio. Soltanto in queste condizioni è possibile presentare l’opportunità d’investimento a soggetti allineati al potenziale produttivo dell’impresa e disposti dunque a valorizzarla adeguatamente. Da ultimo, se il committente è scettico e non crede all’operazione, non spetta certo al consulente tentare di convincerlo del contrario. Il consulente non deve investire il suo tempo e le sue risorse nel convincere i suoi committenti ad eseguire certe transazioni, deve piuttosto investirli nel reperire la controparte migliore con cui realizzarle”. Nei prossimi numeri approfondiremo alcune tematiche d’interesse strategico per le PMI inerenti alla successione aziendale al fine di tracciare un quadro concreto sulle possibilità operative offerte nell’ambito delle operazioni di carattere straordinario.
Vita dei Soci di Cristina Robotti, Senior Consultant Luisoni Consulenze SA
C’è un mèntore in azienda? Il mentoring (Mèntore era il maestro di Telemaco, figlio di Ulisse) è un’attività con la quale il mèntore trasferisce ad un’altra persona le proprie conoscenza, ma non solo
Cristina Robotti
Nella vita professionale abbiamo bisogno di una guida per diventare pratici del mestiere. Di qualcuno di fiducia, che capisca la nostra motivazione, il nostro progetto, che ci chieda come va di tanto in tanto, che ci incoraggi senza giudicare, che ci suggerisca come aggirare gli ostacoli, che controlli i nostri progressi. Le ricerche che si occupano delle carriere di uomini e donne, non lasciano dubbi: sono i mentori a fare la differenza in un percorso e in uno scatto di carriera e, come dice Margaret Heffernan nel libro La nuda verità, edita da Eras, “il mèntore aziendale è colui che crede in noi, in più di quanto facciamo noi stessi a volte, sostenendoci e rendendoci più potenti, non perché ci cede un po’ del suo potere personale, ma perché ci aiuta a sviluppare il nostro, spronandoci a rimanere ambiziosi, senza mettere alla prova il nostro rendimento”. Un rapporto di mentoring (termine anglosassone derivato dal greco antico: Mèntore, personaggio dell’Odissea, era il maestro di Telemaco, figlio di Ulisse) è un’attività con la quale il mèntore trasferisce ad un’altra persona le proprie conoscenze. Il mèntore non è un formatore professionale, è una persona che possiede le conoscenze e soprattutto la filosofia con le quali il suo interlocutore deve confrontarsi. Il rapporto di mentoring è antico quanto ogni organizzazione: il mondo delle risorse umane non lo ha “inventato”, ma ha cercato di organizzare e definire qualcosa che già avviene, facendo sì che chiunque ne tragga il massimo beneficio professionale e psicologico. Il mèntore è qualcuno di buon senso, ricco di esperienze di vita e di lavoro, che sa come offrire la disponibilità del proprio tempo, rispettando le esigenze e le esperienze per favorire la crescita personale e professionale, in un rapporto basato su una reciproca accettazione e fiducia. Il compito del mèntore non è quello di imporre la propria versione, “colonizzando” l’interlocutore (definito mèntee), ma quello di fornire un contesto, una prospettiva diversa da quella suggerita dal lavoro, dove ognuno possa prendersi il tempo per capire e raggiungere la tranquillità necessaria per passare all’azione.
I mèntori sono in grado di offrire protezione, esposizione e visibilità, divenendo i nostri paladini quando le cose cominciano ad andare male. In una organizzazione non tutti gli “anziani” hanno le caratteristiche per svolgere questo ruolo. È possibile quindi che il mèntore di uno o più giovani sia una persona che non fa parte dei “capi”, anzi è consigliabile. Non necessariamente il mèntore è una persona che ha annoverato solo successi nella vita. Di fatto, molto spesso, i mèntori più efficaci e di valore, che possono essere colleghi, professori, o qualunque risorsa all’interno dell’organizzazione, che abbiano una certa anzianità ed inclinazione, sono persone che hanno attraversato esperienze personali difficili e che per tale motivo possono trasmettere testimonianze utili. Come dice il Dottor Pietro Antonio Viscardi, fondatore dell’I.m.i. (International Mentoring Institute), che dal 2001 si occupa di diffondere tecniche operative ed innovative mirate all’utilizzo del business mentoring, “questo strumento favorisce l’incontro delle persone di diverse generazioni con lo scopo sia di sostenere la competitività economica nei Paesi demograficamente “vecchi”, che per lo sviluppo delle economie meno evolute”. Mèntori si nasce o si diventa? “Non si nasce né si diventa, ci si sente!”, aggiunge ancora Viscardi, che dice come “fortunatamente, il mondo è ricco di potenziali mèntori: incontrarli è considerato un ingrediente essenziale del successo e non averne nemmeno uno è visto come un handicap”. E oggigiorno le persone che sentono di avere questa inclinazione possono essere aiutate a svilupparla concretamente ed in modo efficace, grazie all’impegno di professionisti. Luisoni Consulenze SA Via Balestra 9 6900 Lugano Tel +41 91 911 30 00 Fax +41 91 923 55 43 www.luisoni.ch
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
SSIC TI: diverse novità primaverili Inaugurazione dell’edificio ARCA
Lo scorso 21 marzo, di fronte ad un folto pubblico di ospiti ed autorità, è stato inaugurato il nuovo stabile ARCA presso il Centro di formazione professionale della SSIC TI di Gordola. Alla giornata di festa – caratterizzata da una conferenza stampa, seguita dall’inaugurazione ufficiale – sono intervenuti, in rappresentanza della SSIC TI, il Presidente Cleto Muttoni, il Direttore Edo Bobbià e il Direttore del Centro di Gordola Paolo Ortelli. Per il DECS hanno preso la parola il Consigliere di Stato Gabriele Gendotti e il Direttore della Divisione della formazione professionale Paolo Colombo mentre hanno completato gli interventi i Presidenti delle 3 Associazioni professionali che occupano la nuova infrastruttura: Piergiorgio Rossi (USM), Francesco Lurati (ASFMS) e Angelo Grisoni (Suissetec). Il nuovo padiglione Arca è un’edificazione che, con un investimento complessivo di circa 22.1 milioni franchi, ha consegnato circa 4’600 m2 di superficie formativa di qualità. Superficie a cui vanno aggiunti circa 3’200 m2 di spazi coperti adibiti in parte a depositi (circa 1’400 m2) e a posteggi ed accessi (circa 1’800 m2). Il tutto per un volume complessivo SIA di 35’733 m3.
anni alla testa della SSIC TI, per raggiunti limiti di età andrà in pensione. Vittorino Anastasia, dopo aver ottenuto, nel 1969, il diploma di ingegnere civile STS presso la Scuola tecnica superiore di Trevano, opera per oltre un anno in qualità di calcolatore presso uno studio di ingegneria di Zurigo, per poi passare alle dipendenze dello studio di ingegneria dell’impresa Locher & Cie sempre a Zurigo, presso il quale ha modo di collaborare nella progettazione di grandi opere quali la terza tappa di ampliamento dell’aeroporto di Kloten (nuova pista e sistema di smaltimento delle acque), la costruzione della linea ferroviaria Zurigo-aeroporto (stazione dell’aeroporto e rampa di accesso) e della galleria autostradale del Kerenzerberg, nel Canton Glarona. Rientrato in Ticino nel 1981, alle dipendenze dell’impresa di costruzioni Mancini & Marti SA, si occupa per un quadriennio di condurre cantieri per il risanamento di gallerie ferroviarie (San Gottardo e Biaschina), oltre che dell’allargamento della curva di entrata in galleria di Airolo, per permettere un aumento della velocità dei convogli in transito. In seguito, sempre quale responsabile di cantiere, conduce i lavori dello svincolo autostradale di Bellinzona nord e della circonvallazione di Biasca verso la Valle di Blenio. Agli inizi del 1988, dopo un breve periodo di ritorno alla progettazione, assume la guida dell’impresa di costruzioni Grignoli SA di Savosa, presso la quale rimarrà fino a fine 1990. Dal 1°.1.1991 è collaboratore della SSIC Sezione Ticino, prima con la funzione di Capo dell’ufficio tecnico e dal 2000 anche in qualità di Vicedirettore. In questi 20 anni presso la SSIC si è occupato prevalentemente degli aspetti tecnici (analisi dei prezzi, tabelle e modelli di calcolo, ecc.), elaborando documenti per facilitare alle imprese il calcolo di offerte e i lavori di liquidazione, nonché dell’insegnamento presso il Centro SSIC per la formazione professionale di Gordola e la Scuola dei tecnici dell’edilizia di Trevano. La Vicedirezione di SSIC TI sarà assunta dall’Ingegner Nicola Bagnovini.
Il nuovo edificio ARCA
Pubblicata l’edizione 2011 dell’Annuario impresari costruttori ticinesi
È attualmente disponibile l’edizione 2011 dell’Annuario degli impresari costruttori ticinesi, edito da “Pubblicità Sacchi, Edizioni Tecniche & Commerciali” con sede a Manno, che raccoglie i dati di tutte le ditte abilitate ad eseguire lavori pubblici e privati il cui importo supera i 30’000 CHF. L’apprezzato elenco viene gestito conformemente alla “Legge sull’esercizio della professione di impresario costruttore (LEPIC)” così da verificare regolarmente i requisiti tecnici dei responsabili delle singole ditte e il corretto versamento degli oneri sociali. Ricordiamo infatti che, nel nostro Cantone, tutte le opere da impresario costruttore che superano il limite soglia dei 30’000.— franchi possono essere eseguite esclusivamente da ditte iscritte all’Albo delle imprese; pena la sospensione dei lavori e relativa multa. Ecco perché, prima di assegnare lavori di costruzione, è importante verificare che la ditta interessata sia iscritta a questo Albo, consultabile anche su Internet all’indirizzo www.ti.ch/albo. Questa pubblicazione annuale funge dunque da valido strumento di consultazione per committenti pubblici e privati, oltre che per gli operatori vicini ai settori dell’edilizia, del genio civile e dei lavori in sotterraneo. Chi fosse interessato a riceverne una copia può contattare il Segretariato della SSIC TI di Bellinzona (Tel. +41 91 825 54 23).
Cambio al vertice SSIC dal 1° giugno 2011
Successione ai vertici della Direzione SSIC TI. Dal prossimo 1° giugno infatti l’Ing. Vittorino Anastasia (attuale Vicedirettore) assumerà la carica di Direttore, succedendo all’attuale Direttore Edo Bobbià, che dopo 23
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Da sin.: V. Anastasia, C. Muttoni ed E. Bobbià
Raddoppio del Gottardo: la via delle genti non deve chiudere!
In occasione della comunicazione alla stampa dell’avvicendamento alla Direzione SSIC TI, avvenuta lo scorso 29 marzo, la SSIC ha presentato anche un'interessante variante per contrastare la chiusura prospettata di 900 giorni della galleria autostradale del San Gottardo. Secondo la SSIC TI le proposte contenute nel rapporto concernente il risanamento della galleria autostradale del San Gottardo e consegnato lo scorso 17 dicembre dal Consiglio federale alla Commissione dei trasporti del Consiglio degli Stati, sono inaccettabili poiché le conseguenze non sarebbero sopportabili dall’economia ticinese. Per questo la SSIC TI ha valutato e presentato un’alternativa che prevede di costruire una seconda galleria la cui ventilazione sarà collegata ai pozzi esistenti, per poi procedere al risanamento di quella attuale. In seguito si potrà instaurare un traffico su due corsie nettamente separate, in massima sicurezza.
Vita dei Soci
Nel 2010 un risultato più che soddisfacente per Migros Ticino Grazie all’aumentato volume delle vendite (+1,9%), alle migliorate condizioni d’acquisto ed all’aumentata efficienza aziendale, la cooperativa ha potuto diminuire i prezzi di vendita del 2,9%, versare ai propri collaboratori un premio speciale di 1’000 franchi e chiudere i conti con un utile netto di 4 milioni di franchi, in crescita del 14% rispetto all’anno precedente
L’aumento del volume delle vendite ha compensato solo in parte la diminuzione dei prezzi, che ha permesso ai clienti di risparmiare 16 milioni di franchi; il fatturato si è quindi assestato a 561 milioni di franchi, in leggero calo (-1%) rispetto all’anno precedente. Nel settore commerciale, le linee di prodotto più profilate e a valore aggiunto hanno segnato un’importante progressione delle vendite. In particolare i prodotti Bio, hanno segnato una crescita del 14,4% raggiungendo i 13,4 milioni di franchi. I prodotti a base di materie prime ticinesi e lavorati nella regione, contrassegnati dal marchio “I Nostrani del Ticino” lanciato cinque anni fa per sostenere l’agricoltura e l’industria alimentare locale, hanno registrato una crescita del 4,5% raggiungendo i 20,7 milioni di franchi. Con investimenti nell’ordine di 14 milioni di franchi, la cooperativa ha ulteriormente sviluppato e modernizzato la rete di vendita: presso il centro di Sant’Antonino sono stati aperti due negozi specializzati, Micasa e SportXX, mentre sono stati radicalmente ristrutturati i supermercati di Tesserete e Giubiasco. In questi progetti, oltre che migliorare l’offerta ed il comfort per clienti e collaboratori, sono stati realizzati una serie di interventi (isolazione stabili, impianti di recupero del calore, ecc.) per ridurre il consumo energetico e l’impatto ambientale delle attività, e quindi raggiungere gli obiettivi che la cooperativa ha fissato e che vengono verificati dall’Agenzia dell’energia dell’economia (EnAW). In ambito culturale si è registrata una crescita del 6,9% delle ore di frequenza ai corsi di formazione degli adulti erogati dalla Scuola Club. Nel quadro del programma del Percento culturale la cooperativa ha promosso e sostenuto un centinaio di appuntamenti culturali, di cui hanno beneficiato oltre 104’000 spettatori/partecipanti (+18%).
Il settimanale di informazione e cultura Azione, che dal 2010 viene interamente stampato a colore, ha mantenuto ad alto livello l’interesse dei lettori, il cui numero è stato valutato da REMP a 114’000 unità e situa Azione tra i giornali più letti della Svizzera italiana. L’organico, costituito per oltre il 90% da persone domiciliate in Ticino e pari a 1’350 unità a tempo pieno (tra cui 48 giovani in formazione), ha svolto 2’100 giornate di perfezionamento nel corso del 2010; oltre al normale adeguamento salariale ha potuto beneficiare di un premio speciale di 1’000 franchi, versato in considerazione dei buoni risultati finanziari realizzati dall’azienda nel corso dell’anno. La cooperativa si prepara ad affrontare una situazione di mercato sempre più difficile, anche a causa della debolezza dell’euro, migliorando ulteriormente l’offerta, aumentando l’efficienza e ottimizzando la rete di vendita aprendo nuovi punti di vendita e ammodernando quelli esistenti.
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Vita dei Soci
hotelleriesuisse Ticino: il futuro del turismo ticinese?
Fernando Brunner, Pres. Hotelleriesuisse Ticino
L’associazione ticinese degli albergatori si è riunita lo scorso 16 marzo presso il Grand Hotel Eden di Lugano-Paradiso per la sua Assemblea Generale. Anche quest’anno è stata riproposta la formula di successo con una conferenza aperta al pubblico dedicata all’approfondimento di temi legati al turismo. Il titolo? “TRADIZIONE vs INNOVAZIONE: quale futuro per il turismo ticinese?”
L’evento, che ha visto una folta cornice di pubblico, ha permesso di indagare le due facce che costituiscono il settore turistico ticinese: quella incentrata sulla tradizione che si focalizza sui valori, i prodotti locali e le usanze tipiche come la Sagra dell’Uva di Mendrisio ed il turismo più innovativo che promuove, per esempio, strutture ricettive e ricreative moderne, come il polo culturale di Lugano. La serata è stata aperta con il saluto del Sindaco di Lugano-Paradiso, l’Avv. Ettore Vismara. L’Onorevole Laura Sadis, Consigliera di Stato, ha proseguito la conferenza avviando una riflessione sul turismo ticinese e sull’importanza di essere aperti alle novità pur sempre però mantenendo particolare attenzione verso le tradizioni che hanno da sempre valorizzato la regione. Non si tratta quindi di affermare la conciliabilità o meno di questi due aspetti ma di integrarli tra di loro, poiché tradizione ed innovazione coesistono. La differenza risiede proprio nel cosa si offre al turista in termini di contenuti, emozioni ed esclusività e soprattutto nel come lo si offre in termini di strategie di vendita, professionalità e “savoir faire”. Nadja Fontana-Lupi, Direttrice dell’Ente turistico del Mendrisiotto e Basso Ceresio, si è incentrata sulla Sagra dell’Uva in quanto manifestazione a carattere tradizionale e portatrice dei valori e della cultura del territorio. Questa manifestazione, così come altri eventi che animano il Mendrisiotto, sottolinea l’importanza di promuovere la regione attraverso la tradizione. In un mondo globalizzato è necessario offrire al turista un’esperienza unica che in questo caso nasce dalla partecipazione alla vita locale per condividerne la storia e la cultura. A questo deve però affiancarsi sempre e comunque anche la dinamicità che, attraverso elementi come i musei, il casinò ed i centri commerciali, concorrono ad incrementare l’attrattività del territorio. Lidia Schiappacassi-Carrion, General Manager del LAC ha presentato il nuovo polo culturale che concorrerà a cambiare il volto non solo della città di Lugano ma anche del Cantone. Per Schiappacassi-Carrion il nuovo
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centro nasce dal dialogo tra la tradizione e l’innovazione: questa caratteristica si manifesta sin già dall’edificio stesso, fusione tra antico e moderno. Un nuovo volto, un nuovo assetto urbanistico per Lugano che si sviluppa attraverso edifici innovativi che sono però in sintonia con il territorio e sintesi di un nuovo concetto di vivibilità. L’edificio non sarà tuttavia protagonista ma contenitore, creando il contesto ideale per tutti gli eventi che vivranno al suo interno, dall’esposizione di opere d’arte, passando per i concerti. Non solo, il LAC assumerà un ruolo importante sia a livello culturale che sociale, restituendo dinamicità al centro della città di Lugano ma anche a tutto il Ticino e diventerà quindi un’importante stimolo, non solo per la popolazione locale, ma anche per lo sviluppo dei tutto il turismo cantonale. La conferenza si è conclusa con il dibattito moderato dalla giornalista Katya Cometta. Con questo appuntamento aperto al pubblico, hotelleriesuisse Ticino ha voluto focalizzare l’attenzione su una questione di particolare attualità per l’alberghiera ed il turismo, offrendo un momento di approfondimento e di dibattito sia agli operatori di settore sia a coloro che nutrono interesse per il settore in generale.
L'On. Consigliera di Stato Laura Sadis
Da sin.: F. Brunner, L. Schiappacassi-Carrion, K. Cometta, N. Fontana-Lupi e F. Corti
Gli spunti di riflessione di hotelleriesuisse Ticino Nel corso della giornata dedicata all’Assemblea dell’associazione, il Presidente Fernando Brunner ha approfondito la situazione del settore e ribadito le posizioni chiave che gli albergatori vogliono sostenere Come già più volte illustrato, il turismo ticinese ha registrato un calo di pernottamenti nel 2010. Una diminuzione del 4,6%, in controtendenza con il resto della Svizzera. A migliorare il bilancio è il notevole risultato del Locarnese: una crescita del 5,1 % che è di buon auspicio per tutto il settore, una crescita legata alla clientela turistica e svizzera. Situazione diversa per il Luganese, che molto dipende dal business e che ha pagato maggiormente la situazione economica internazionale, registrando un calo del 6,4%. hotelleriesuisse Ticino, nella sua valutazione dell’andamento dei pernottamenti, sottolinea diversi fattori chiave. Sicuramente è innegabile la fragilità del settore alberghiero, molto soggetto a repentini mutamenti congiunturali, valutari e politici. Ciò che si evidenzia è anche però la tendenza a soggiorni più brevi e concentrati nei periodi classici o con eventi di richiamo. Naturalmente anche la speculazione immobiliare sta svolgendo un ruolo significativo in questi anni, portando alla chiusura di strutture per le quali diventa difficile investire nella ristrutturazione e provocando di conseguenza una minore disponibilità di camere e di strutture attrattive. Infine, l’associazione, tiene ad evidenziare come l’andamento del settore sia troppo spesso basato solo sui pernottamenti alberghieri senza considerare l’afflusso dato dai campeggi, dagli appartamenti di vacanza, dalle residenze secondarie, dal turismo di giornata. hotelleriesuisse Ticino, però, non analizza solo la situazione, ma propone anche alcuni interventi, fondamentali per creare una prima base dalla quale rilanciare il turismo ticinese. Visto che il mercato immobiliare alberghiero è praticamente fermo e a breve-medio termine non si prevede un consistente aumento delle strutture e camere disponibili, per l’associazione è necessario puntare sull’offerta. Con il monitoraggio giornaliero della domanda e dell’offerta da parte degli albergatori ed una maggiore flessibilità dei prezzi sul pernottamento, lo yeld management, che ponga fine al tempo dei periodi fissi e dei prezzi statici. Sarà anche necessario, a livello alberghiero, proporre offerte e pacchetti speciali adattati a periodi e giorni precisi ed essere attivi come hotel stessi nel marketing, osando anche puntare sui mercati emergenti (Cina, India, Russia). A ciò si aggiunge anche la necessità per molti “piccoli” alberghi di adeguare le proprie infrastrutture per restare nel mercato (molti lo stanno già facendo, in questo senso da sottolineare l’importanza del Credito quadro messo a disposizione dal Cantone). La qualità del servizio deve inoltre continuare ad essere il fattore trainante: pulizia, cordialità, disponibilità, sorrisi sono la carta vincente del Ticino. Per questo diventa fondamentale anche la formazione continua del personale. A questa proattività del settore, naturalmente, va affiancato il contributo degli Enti Turistici che devono anch’essi proporre un’offerta e un prodotto attrattivi durante tutto l’anno nel segno del dinamismo e della creatività: eventi di richiamo, informazioni tempestive, infrastrutture adeguate. Anche il nuovo Osservatorio del turismo potrà dare un contributo importante in questo senso, per meglio analizzare e capire la situazione e pianificare le strategie e le esigenze future. Lo sguardo verso il futuro di hotelleriesuisse Ticino, proprio in considerazione di queste riflessioni, è quindi positivo: l’associazione è convinta che, grazie alla stretta, continua e positiva collaborazione tra tutti gli operatori coinvolti, si possa lavorare insieme per rilanciare il turismo ticinese, con la passione e l’energia che da sempre contraddistinguono chi vive nel settore. Ci vorrà pazienza, i risultati non si vedranno in pochi mesi, ma sarà proprio la costanza una delle chiavi per ridare vita al turismo ticinese.
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Vita dei Soci
Seed: un'impresa per l'educazione e lo sviluppo
Lavorare a livello professionale nella cooperazione internazionale e nei progetti sociali: da questo desiderio nasce seed, un’impresa non profit con sede a Porza. Un’impresa non profit definisce i suoi obiettivi e misura i suoi risultati non in funzione dell’utile economico, ma in funzione di un obiettivo sociale. Si tratta di quello che Muhammad Yunus, premio Nobel per la Pace nel 2005, definisce un social business. L’obiettivo di seed è quello di sostenere le attività delle organizzazioni non profit locali e internazionali tramite la formazione e le nuove tecnologie. Per farlo, seed è attiva in prima linea in progetti formativi in Svizzera e all’estero, nel fund-raising e in collaborazioni con il mondo delle imprese. Seed nasce nel 2007 dall’entusiasmo di Isabella e Luca, due assistenti della Facoltà di Scienze della Comunicazione all’Università della Svizzera italiana specializzati nell’uso delle tecnologie per la formazione e nella cooperazione internazionale. Da subito, si rivela prezioso il contributo del Centro Promozione Start-Up USI/SUPSI, che ospita seed per tre anni e, oltre a concedere degli spazi per iniziare le attività, offre anche un sostegno per la preparazione del business plan e per la discussione della forma giuridica (seed è ora un’associazione con uno statuto particolare) e delle condizioni fiscali con il Cantone. Seed conta oggi 7 collaboratori, offre servizi a grandi ONG e ad aziende Svizzere, e ha all’attivo progetti di sviluppo in Brasile, Messico, Ecuador, Croazia e Macedonia, oltre che in Ticino e nord Italia. Inoltre, partecipa attivamente a 7 progetti europei, e ha un giro d’affari complessivo di qualche centinaio di migliaia di franchi.
Educazione e tecnologie per lo sviluppo
L’idea dalla quale nasce seed è quella di offrire competenze e servizi professionali in ambito formativo e tecnologico per il mondo del non profit, in una maniera diversa e complementare al volontariato. Ecco tre esempi di progetti.
• Narrativa e tecnologie per crescere
Seed lavora con diversi centri educativi in paesi emergenti, dal Brasile alla Croazia. Uno dei problemi di chi lavora con giovani e giovanissimi in situazioni a rischio (ad esempio a causa di condizioni familiari particolari, o per l’estrema povertà), è la difficoltà nel raccontare la propria esperienza, spesso difficile e traumatica. Poter raccontare è fondamentale per una dinamica educativa: è il primo passo per condividere l’esperienza, per dare un senso a storie che lasciano il segno,
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Il team di Seed
e per iniziare a costruire qualcosa di nuovo. Di fronte a questa sfida, seed ha sviluppato un metodo didattico basato sulla creazione di storie, che vengono poi illustrate e animate con il computer, offrendo una maniera attraente per coinvolgere i più giovani e iniziare con loro un dialogo. Nei progetti di narrativa (storytelling) seed lavora con gli educatori locali, che vengono formati a livello pedagogico e tecnologico, e con loro costruisce dei laboratori per i bambini o ragazzi. Per quanto il modello sia semplice, i risultati spesso eccedono le aspettative: i bambini imparano a lavorare insieme, a usare il computer, possono affinare le proprie competenze linguistiche e grafiche, e trovano uno sbocco e una modalità per dare una voce alla propria esperienza. Il metodo elaborato da seed, è ora parte del progetto europeo PINOKIO (www.pinokio-project. eu); alcuni esempi di storie prodotte nei progetti internazionali è visibile sul sito di seed (sotto Progetti).
• Imprenditorialità per lo sviluppo
Seed è nata come una start-up, grazie all’impeto di chi l’ha iniziata e alle energie di chi ha preso poi parte al progetto. E proprio l’imprenditorialità – spesso come micro-imprenditorialità – è una delle chiavi per lo sviluppo. Un paese e una regione possono crescere se i suoi abitanti sono attivi in prima persona nel generare benessere per loro stessi, per le loro famiglie e per la comunità. In molti casi, si tratta di dare fiducia a chi l’ha persa, di aiutare a sviluppare competenze di pianificazione e gestione d’impresa, e di trovare un piccolo (spesso piccolissimo) capitale per incominciare. Seed ha messo a frutto la propria esperienza di piccola im-
presa partecipando a due progetti europei, SeeAGame (www.seeagame.eu) e LETS (www.letsenterprise. eu), dove, con altri partner, ha sviluppato metodologie e strumenti formativi per aiutare chi ha un livello di formazione basso a sviluppare capacità e progetti imprenditoriali. Con questi strumenti, ha avviato progetti di sviluppo in Ecuador (dal 2010) e Macedonia (2011), e un nuovo progetto è previsto per il 2011/2012 in Kosovo. Su questo fronte, la collaborazione con le imprese ticinesi si è rivelato fondamentale, sia come sostegno finanziario ai progetti, sia come collaborazione per portare expertise particolari.
• Integrazione attraverso il lavoro
Le competenze di seed vengono spese anche per migliorare la qualità delle organizzazioni non profit in Ticino, attraverso collaborazioni con le scuole, formazione e consulenza per enti sociali e associazioni (ad esempio per attività di fund-raising e per la scrittura di progetti), e tramite la partecipazione alle attività della Federazione delle ONG Ticinesi (FOSIT), di cui seed è membro. Dalla collaborazione con la Fondazione no Woman no Life di Muzzano e con l’imam Samir Jelassi è nato, nel 2011, un progetto di integrazione rivolto alle donne della comunità musulmana di Lugano: apprendere l’italiano e conoscere la cultura ticinese (anche grazie al progetto Sharing Landscapes: www.sharinglandscapes.eu), in particolare attraverso il lavoro e lo sviluppo di competenze di auto- e micro-impresa. Il progetto, ancora in corso e con interessanti sviluppi in cerca di finanziatori, è stato parzialmente sostenuto dal Comune di Lugano. Altri progetti di seed riguardano la formazione degli insegnanti e degli educatori, l’educazione alla gestione dell’economia domestica per le famiglie a rischio, la cura della prima infanzia, e l’installazione di tecnologie digitali in paesi in via di sviluppo.
Seed e le imprese ticinesi
Seed è dunque una realtà a cavallo tra profit e non profit, e uno dei suoi obiettivi è quello di creare ponti tra lo sviluppo sociale, la cooperazione internazionale e il mondo delle imprese. Questi ambiti, infatti, hanno molto in comune, e tante opportunità di sinergia. Concretamente, seed offre alle imprese ticinesi un’occasione di esercitare la propria responsabilità sociale, e un ventaglio di attività formative.
Responsabilità sociale
Il valore di un’impresa si misura non solo come risultato economico, ma anche come impatto della sua presenza sul territorio. La responsabilità sociale di un’impresa comprende le attività che l’azienda stessa promuove a vantaggio di chi le sta intorno. Un’azienda potrebbe, con poche migliaia di franchi, offrire delle borse di studio a studenti africani che si formano per diventare leva di sviluppo nel loro Paese, oppure sostenere una scuola in una zona svantaggiata in America latina o in Est Europa, o ancora fornire infrastrutture per progetti educativi. Attività di questo tipo sono occasione per creare appartenenza e identificazione con i dipendenti dell’azienda, che vedono
materializzati anche gli aspetti umani del proprio lavoro, e anche con clienti e fornitori. Seed offre ogni anno alle aziende ticinesi una selezione di progetti per i quali garantisce un uso corretto, efficiente e trasparente dei fondi, aggiungendo a questo un ritorno in documentazione sullo sviluppo del progetto, utilizzabile ad esempio come informazione interna o sul sito web aziendale. Nel 2010, seed ha lavorato in progetto sponsorizzati dal gruppo Bravofly (che è stato citato per questo da il Sole 24 Ore), e nel 2011 da CSD Engineers.
Formazione ed eventi
Il personale di seed unisce competenze professionali di punta con la flessibilità e l’adattabilità richiesta per lavorare in situazioni impreviste e poco controllabili. Seed è attiva anche per riconvertire queste competenze in servizi utili alle imprese locali. Da un lato, seed ha sviluppato pacchetti formativi innovativi, ad esempio sui temi della comunicazione, dell’interculturalità e del lavoro in team attraverso metodologie attive che usano la musica, l’outdoor, la cucina e le nuove tecnologie. Dall’altro lato, seed è disponibile, con le proprie competenze di progettazione e di produzione, a sostenere l’organizzazione di eventi aziendali particolari. Il vantaggio per il cliente? Che tutti gli utili derivanti da queste attività vengono usati per sostenere progetti di cooperazione internazionale, trasformando l’evento o la formazione in una attività di responsabilità sociale. Seed cerca dunque di essere un ponte, che metta professionalmente e operativamente in contatto imprese e realtà non profit. Una sfida che seed vuole portare avanti facendo rete con le imprese ticinesi che sanno aprire l’orizzonte sui grandi temi dello sviluppo globale. Seed Chiara Bramani Via al Chiosso 8 Porza – zona Resega 6952 Canobbio Tel. +41 76 227 73 33 chiara.bramani@seedlearn.org www.seedlearn.org
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Vita dei Soci
Capo! Scegliamo la miglior cassa pensioni Enrico Elzi
Se effettivamente il capitale più prezioso dell’azienda è quello umano, il datore di lavoro non dovrebbe potersi esimere dal creare in seno alla propria azienda un ambiente positivo e favorevole, nonché dal creare le premesse affinché ogni collaboratore possa vivere in modo sereno il presente avvicinandosi con fiducia al proprio futuro. Una volta passata la vita attiva il collaboratore dovrebbe poter beneficiare di una situazione economica solida nella vecchiaia. Il lavoratore serio ed impegnato investe nel suo lavoro tutte le energie disponibili e, perlomeno in via teorica ma anche sotto l’aspetto etico, ogni datore di lavoro dovrebbe corrispondere in modo adeguato a tale coinvolgimento. È innegabile il fatto che per gran parte della popolazione attiva il salario disponibile è appena sufficiente per pagare le spese correnti e, di anno in anno, queste aumentano inesorabilmente tanto da render ben difficile il risparmio al consumatore. In questa realtà, il sistema dei tre pilastri assume un ruolo centrale poiché, soprattutto i primi due devono poter garantire alle persone di mantenere nella vecchiaia il tenore di vita abituale. Purtroppo negli ultimi dieci anni i parametri a lungo in vigore ed ancorati nella legge sono stati ridotti in modo importante. Fino al 2002 nel calcolo della proiezione del capitale di vecchiaia il tasso d’interesse minimo legale del 4% contribuiva per ca. un terzo alla formazione del capitale finale. Da allora la situazione è purtroppo regredita in modo importante ed a questo aspetto occorre aggiungere anche la diminuzione dell’aliquota di conversione. L’effetto finale di tali riduzioni comporta un capitale di vecchiaia e quindi della relativa rendita inferiori del 25% rispetto alle premesse iniziali poste al sistema del secondo pilastro nel 1985. Evoluzione del capitale previdenziale
L’impressione che questa diminuzione sia valida per tutti è completamente errata. Gli imprenditori in primis, ma anche e soprattutto le commissioni di previdenza del personale, hanno il compito di monitorare il mercato e di scegliere la cassa pensioni migliore per il proprio personale. Negli ultimi dieci anni le aziende svizzere d’oltralpe hanno saputo valutare le opzioni più
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vantaggiose e molte di esse hanno scelto di affidare la gestione dei capitali a fondazioni previdenziali collettive indipendenti. A dimostrarlo sono le cifre di crescita di queste fondazioni tra cui, in particolare, l’istituto di previdenza Profond che dal 2001 ad oggi è cresciuto da circa 1’300 a 30’000 persone assicurate e da 175 a 1645 aziende affiliate. I motivi che hanno convinto un numero così importante di aziende a scegliere Profond sono stati soprattutto i successi nella gestione patrimoniale ed alla politica di distribuzione degli utili realizzati, che hanno permesso di corrispondere alle persone assicurate un tasso d’interesse medio del 4.7% e di applicare tutt’oggi un’aliquota di conversione al 7.2%. Dopo i terremoti finanziari del 2001-2002 e soprattutto del 2008 le autorità reagiscono attraverso maggiori vincoli e disposizioni di controllo per gli operatori della previdenza professionale. Da inizio anno il settore assicurativo è tenuto a soddisfare i criteri di solvibilità del cosiddetto “Swiss Solvency Test II”. Quali saranno i risvolti concreti di queste nuove normative non è per ora noto, dalla stampa confederata si ricava tuttavia l’impressione che la fine del modello garantito sia effettivamente alle porte. La copertura del rischio di investimento da parte delle compagnie d’assicurazione comporta costi fino ad oggi sottovalutati ed è contemporaneamente l’unico fattore di rischio a cui le compagnie assicurative potrebbero essere interessate a rinunciare. Un rischio, questo, anche facilmente trasferibile alle persone assicurate, ossia ai lavoratori. A lungo, per cultura stessa, gli Svizzeri hanno accettato un compenso minimo in termine di interessi dalla gestione corrente per poter assicurare il rischio di investimento negli anni più difficili. Per contro essi non si sono resi conto che in realtà, in conseguenza a rendimenti insufficienti, sono stati ridotti addirittura i parametri ancorati nella legge (dal 4 al 2 percento di interesse). Fortunatamente non tutti i mali vengono per nuocere. Le nuove prescrizioni relative alla solvibilità comporteranno verosimilmente l’uniformarsi della previdenza professionale ad un unico modello e l’abbandono del cosiddetto modello garantito. I criteri sulla base dei quali scegliere il partner a cui affidare la previdenza professionale saranno molto più concreti e paragonabili. La cassa pensioni che nel corso degli anni avrà saputo corrispondere degli interessi superiori ai propri assicurati e con una struttura finanziaria solida e costi inferiori sarà in qualsiasi caso la vincente. Proprio in questo ambito Profond non teme confronti ed è lieta che l’evoluzione della previdenza professionale svizzera si orienti al modello delle casse pensioni indipendenti. Profond Istituto di previdenza Viale S. Franscini 16 6900 Lugano Tel. +41 58 589 89 84 Fax +41 58 589 89 04 e.elzi@profond.ch www.profond.ch
Vita dei Soci
Gli Incoterms: delle regole chiare per il commercio internazionale Articolo estratto da IBCnews.com Piermichele Bernardo
L’evoluzione ed il continuo incremento degli scambi internazionali hanno reso gli Incoterms 2000 obsolete e ne hanno reso necessaria la sostanziale riforma; dall’inizio di quest’anno sono entrate in vigore dei nuovi Incoterms (Incoterms 2010). Gli Incoterms (contrazione dal nome inglese International Commercial Terms) sono parte integrante dei contratti di vendita di merce e clausole contrattuali riconosciute nel diritto di ogni Paese. Questi termini commerciali, la cui regolamentazione è emanata dalla Camera di Commercio internazionale (ICC), definiscono in modo preciso la responsabilità e gli obblighi di un venditore e di un acquirente nel quadro di contratti di commercio internazionale e si definiscono con un abbreviazione anglofona di tre lettere. Gli Incoterms E/F/C: la merce viaggia sempre durante il trasporto principale a rischio e pericolo dell’acquirente. Gli Incoterms D: la merce viaggia durante il trasporto principale a rischio e pericolo del venditore. Ripartizione della responsabilità, pagamento delle spese, logistica del carico, presa a carico del rischio, sono questioni da non sottovalutare. Gli Incoterms definiscono il punto di trasferimento delle spese, ossia la ripartizione delle spese di trasporto, assicurazione e dogane (se applicabile) tra il venditore e l’acquirente; • il punto di trasferimento del rischio, ovvero sapere da quale luogo l’acquirente è responsabile dei rischi ai quali è sottoposta la merce; • i documenti (o dati informatici equivalenti) dovuti dal venditore all’acquirente. Per contro gli Incoterms non si occupano di accordi concernenti la proprietà, il pagamento e la solvibilità. Non costituiscono un contratto di vendita completo, ma forniscono degli accordi complementari per il trasporto. Di conseguenza, devono essere aggiunte ai diversi contratti. La nuova versione 2010 è stata elaborata per adattarsi alle zone di libero scambio, all’aumento delle comunicazioni elettroniche, ai problemi di sicurezza ed agli ultimi sviluppi nel commercio internazionale. Gli Incoterms 2010 implicano la soppressione di DEQ (delivered ex quay), sostituita per le DAT (delivered at terminal), la soppressione delle DAF (delivered at frontiers), DES (delivered ex ship) e DDU (delivered duties unpaid), rimpiazzate per le DAP (delivered at place), come pure la soppressione della nozione “murata nave” rimpiazzata dalle FOB (Free on board).
Il valore aggiunto della Soluzione_IBC
Sperimentato e specializzato nel commercio internazionale, il team IBC dedicato a questo tipo di affari, può ben spiegarvi l’impatto degli Incoterms 2010 sui vostri contratti standard ed internazionali. Analizzati i vostri bisogni, vi consiglia per una copertura d’assicurazione adatta ed alle migliori condizioni di prezzo. IBC possiede l’esperienza per sostenervi in caso di conflitti
commerciali internazionali per quanto concerne il trasferimento dei rischi e l’attribuzione dei diritti e delle responsabilità. Inoltre, il nostro team può illustrarvi i cambiamenti cruciali dei nuovi Incoterms 2010 con particolare riferimento all’assicurazione per il carico. Vi invitiamo a prendere contatto con noi per esaminare assieme quali sono le nuove regole più appropriate per la vostra impresa in caso di acquisto o di vendita di beni o di servizi. Piermichele Bernardo, Direttore e Partner IBC Lugano bernardo@ibc-broker.com Tel. +41 91 911 55 55 IBC: gestione dei rischi (compresi adempimenti in materia di “controllo ordinario”) gestione dei contratti assicurativi – gestione dei sinistri – finanziamento alternativo dei rischi, broker autorizzato dai Lloyd’s di Londra, partner di Assurex Global (www.assuexglobal.com – 3° network mondiale di brokeraggio assicurativo – 25’000 collaboratori in 83 Paesi e 544 uffici – USD 28 Mrd di premi in assicurativi in gestione)
ALTRE TEMATICHE DEL MOMENTO: • COPERTURA DEL CREDITO COMMERCIALE: La garanzia di incassare quanto fatturato! • CASSA PENSIONE: capire se i rendimenti, i costi delle coperture rischio, le spese di gestione, la solvibilità della compagnia d’assicurazione sono concorrenziale. Interessato ad approfondire la tematica? Ci contatti per un appuntamento senza impegno!
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
Camiro SA: ecco le novità del 2011 Nuovi modelli, nuovi tessuti, una ancora più vasta scelta. Una consulenza personalizzata per ognuno, a livello aziendale come pure privato
Rispetto alla maggior parte dei concorrenti Camiro può contare su un’unità produttiva esclusivamente dedicata alla camicia su misura. Si tratta di un’azienda con una solida esperienza alle spalle, che vanta un know-how non indifferente ed offre servizi personalizzati per la massima individualizzazione del prodotto. Camiro rileva e archivia le misure precise di ogni cliente, non adatta grafici di taglio della produzione in serie modificando qua e là alcune misure, bensì disegna la camicia specifica di ogni cliente, raccordando al meglio le linee del grafico affinché il capo vesta perfettamente in ogni parte del corpo. Inoltre, grazie ad una organizzazione di tipo sartoriale del reparto di confezione, è possibile fornire un servizio di consegna molto rapido rispetto a qualsiasi altro concorrente. Mediamente si calcola un tempo di realizzazione e consegna di circa due settimane, anche se l’azienda è anche aperta a richieste urgenti, ed è in grado di fornire una camicia su misura anche in un paio di giorni. Uno dei fattori vincenti dell’attività del su misura è la possibilità di offrire una scelta di tessuti molto ampia, che nessun produttore di prêt à porter può eguagliare. Grazie ad un accordo commerciale concluso con il proprio maggior fornitore italiano di tessuti, Camiro può fregiarsi di offrire oltre 800 diverse varianti di tessuto e punta ad arrivare, in breve tempo, a 1000 varianti. La scelta vasta di tessuti è importante, ma per Camiro è ancora più importante la qualità del tessuto. Vengono scelti solo tessuti prodotti in Italia con filato ritorto a due o più capi del cotone più pregiato del mondo: Giza 45 e Giza 87, coltivato nella Valle del Nilo da migliaia d’anni. Ogni fase di lavorazione è eseguita esclusivamente all’interno della sartoria con manodopera altamente specializzata e l’ottima qualità dei tessuti, degli accessori e delle tecniche di lavorazione, completano e garantiscono l’eccellenza dell’autentico «Made in Ticino». I bottoni, per esempio, vengono fissati utilizzando la tecnologia brevettata dalla svizzera Ascolite, per una altissima affidabilità e lunga durata dell’attaccatura. Perché affidarsi a Camiro e vestire una camicia su misura? Per avere: • un’assoluta esclusività ed elevata sensazione di privilegio, • una scelta molto vasta di varianti (tra gli oltre 800 tessuti) e di accessori, • una scelta praticamente infinita di modelli e vestibilità, • la certezza della qualità e della durata del prodotto • un contatto più diretto con il produttore, con pochi intermediari e pochi costi di intermediazione, • ed un conseguente alto rapporto qualità/prezzo. I buoni regalo firmati CAMIRO In una società sempre di fretta, spesso manca il tempo per trovare il regalo più adatto per una persona. Al giorno d’oggi è difficile trovare un regalo che incontri i gusti personali, anche perché si dice sempre più spesso “abbiamo di tutto”.
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be different every day Camiro ha ideato dei pratici buoni regalo, presentati in un elegante cofanetto. Una confezione contenente un buono regalo per una camicia su misura sia per uomo che per donna. Il cofanetto è personalizzabile con il ricamo del logo del cliente per un ordine di almeno 30 pezzi. Questi buoni regalo hanno già riscosso un ottimo successo, sia come regali personali che come regali aziendali. Nuovo: camicie di rappresentanza con il logo dell’azienda Una camicia di rappresentanza aziendale conferisce alla società che le commissiona a Camiro e poi che le fa proprie, un prestigio ed un’eleganza importanti. Viene così evidenziata l’immagine della società. Far indossare ai propri dipendenti una camicia di rappresentanza garantisce a tutti la massima praticità e comodità nello svolgere le quotidiane mansioni necessarie a portare avanti i servizi offerti alla clientela. Praticità, eccellenza dei materiali e bellezza delle camicie, personalizzabili al 100%, a seconda dell’azienda che le commissiona: • colori: scelta tra oltre 800 tipi di cotone di ogni foggia e colore, • personalizzazione: con il ricamo del logo aziendale, • una camicia di alta qualità si distingue e comunica prestigio. Nuovo: servizio a domicilio Il personale Camiro può recarsi, su appuntamento, presso le ditte, sul luogo di lavoro o presso la residenza dei clienti per mostrare le collezioni e prendere le misure. Un servizio ideale per chi non riuscirebbe a trovare il tempo necessario per recarsi a Balerna. Camiro SA Via Corti 5 – Centro Polus, Entrata D – 6828 Balerna Tel. +41 91 646 61 18 Fax +41 91 646 69 65 itafi@camiro.ch www.camiro.ch
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