nr. 4 / Mag. 2013
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Sentirsi sicuri.
Sommario Maggio 2013 Strong opinion Editoriale Contromano Il Tema
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Ospite Ospite Biblioteca liberale www.2tunnel.ch Attualità Attualità Attualità Attualità Attualità Attualità Eventi Eventi Eventi Eventi Eventi Formazione Switzerland Global Enterprise Commercio estero Fiere internazionali Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci
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Lo Straniero Bruxelles non è lontana... Il fattore G sarà un’ipoteca per l’Italia Start up le nuove vie del fare impresa Il Cantone, l’autoimprenditorialità e le start up. Facciamo ordine Ecco come sosteniamo l’innovazione in Ticino Collaborazione interdipartimentale a favore delle nuove imprese Esiste anche l’high-tech in Ticino La vita dello start-upper: costanza, impegno, sacrifici Ticino: culla fertile per le microimprese. Basta non scoraggiarsi davanti alle difficoltà
18 Creatività e talento per emergere in un mercato competitivo 20 Tech and the city… prospettive per gli start upper anche in Ticino? 22 Produttori e consumatori di tasse, una rivisitazione liberale della lotta di classe 24 Il raddoppio del Gottardo è un’opportunità, che necessita anche del supporto di tutte le forze politiche e sociali in gioco 25 Ti masterizzo un CD? 26 Quale futuro per il sistema di milizia svizzero? 27 Servizi in outsourcing: un valore aggiunto per le start-up? 28 Switzerland Global Enterprise: il nuovo marchio dell’Osec 30 Un modello concreto di collaborazione per la piazza finanziaria 32 Key Challenges in Embedded Systems 33 Spagna: come prendere il toro per le corna, il 13.5.13 34 4 temi d’attualità aziendale, bancaria, fiscale e assicurativa 38 Gli investimenti tra percezione e realtà 39 Le diverse possibilità offerte dal mercato slovacco 43 Missione biotech a Barcellona: una delegazione ticinese in terra catalana 44 Corsi proposti dalla Cc-Ti 45 Novità sul commercio estero 49 Origine delle merci: la long term declaration 50 I prossimi appuntamenti 53 Swiss Life 54 Taylor Institute for Global Enterprise Management 57 Luisoni Consulenze SA 58 ÖKK 60 Fiege Logistica (Svizzera) SA 62 Caffè Chicco d’Oro di Eredi Rino Valsangiacomo SA 64 Inner Web SAGL 66 Sympany
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nr. 4 / Mag. 2013
Editore: Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Lugano innovazione
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Fondazione AGIRE autoimprenditorialità fondounimpresa.ch
nr. 4 / Mag. 2013
Redattrice responsabile: Lisa Pantini Comitato redazionale: Franco Ambrosetti, Luca Albertoni, Rinaldo Gobbi, Lisa Pantini, Simona Morosini Marconi, Marco Passalia e Mercedes Galan Foto di copertina: © iStockphoto.com/BartCo
Redazione: Cc-Ti, Corso Elvezia 16, 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 11 Fax +41 91 911 51 12 pantini@cc-ti.ch www.cc-ti.ch Pubblicità: Pubblicità Sacchi, C.P. 558 6928 Manno Tel. +41 91 600 20 70 info@pubblicitasacchi.ch www.pubblicitasacchi.ch
Stampa: TBS, La Buona Stampa sa via Fola 11, Pregassona (Lugano) Diffusione: Tiratura: 2’500 copie Abbonamento gratuito per i soci Cc-Ti Abbonamento supplementare: - CHF 50.- annuo - per i non soci CHF 70.- annuo (+ IVA) Frequenza: Ticino Business è pubblicato in 10 numeri annuali
Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti
Lo Straniero
Faticoso e francamente pesante è il continuo, estenuante attacco di una parte della destra ticinese ai frontalieri che da topi di fogna sono passati a ladri di vestiti lasciandoci in mutande (made in Switzerland?), come appare sui manifesti che tappezzano le vie del Belcantone. Sui topi mi sono già espresso più volte, sulle fogne non ho detto nulla perché pensavo che la propaganda in stile Göbbels appartenesse ormai ad un incubo del passato. Mi devo essere sbagliato. Della spoliazione vestiaria causata dai frontalieri, prima che ci raffigurino in versione nudisti insubrici, vorrei rendere attenti sul fatto che i frontalieri sono anzitutto persone. Non cose. Hanno diritto al rispetto. Non sono una categoria astratta o una casta di beceri approfittatori ma lavoratori che hanno contribuito in larga misura a creare la ricchezza di questo Paese. Una constatazione peraltro che vale più in generale per tutti gli immigrati stranieri, oggi più del 20% della popolazione della Svizzera, senza i quali non saremmo arrivati alla situazione di benessere economico nella quale abbiamo la sfacciata fortuna di trovarci. La ricchezza di un Paese, quella vera, non è la materia prima del sottosuolo ma il lavoro. Lo dimostrano Svezia, Giappone, Svizzera e altri Paesi poveri di risorse la cui ricchezza primaria consiste appunto nel lavoro. Se oggi ci sono più di 60’000 lavoratori che ogni giorno vanno e vengono dall’Italia non è per un improvviso scoppio di generosità dell’imprenditore ticinese illuminato dalla parabola del Buon Samaritano. Verosimilmente invece è perché sono necessari. Chiarisco meglio il mio pensiero: opportunità e rischi sono due facce della stessa medaglia. Ricorrendo al frontalierato scegliamo di accettare vantaggi e svantaggi. La loro presenza può essere percepita come male necessario o bene superfluo, come il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Ma è semplicemente demagogia di serie Q amplificare il lati negativi tacendo quelli positivi. È palese che possano mettere a rischio il posto di lavoro dei residenti così come è ovvio che contribuiscano in modo determinante alla crescita economica. Il loro numero è fluttuante perché legato all’andamento economico ma quando sorpassa una certa soglia, parte la protesta. Oggi sono presenti anche nel settore terziario ma è naturale dato che in Ticino il 75% dei posti di lavoro sono nel terziario come del resto avviene in tutte le economie avanzate. È indubbio che l’ introduzione degli Accordi bilaterali abbia creato scompensi pesanti con l’abolizione dei permessi di lavoro per i cittadini EU. Ma anche in questo caso si trattava di valutare opportunità e rischi. Col senno di poi sappiamo che le opportunità e i rischi sono a senso unico per via della totale mancanza di reciprocità da parte dell’Italia che francamente, nella situazione in cui versa politicamente ora come ora ha altre gatte da pelare. Questa situazione non concerne i frontalieri bensì i lavoratori distaccati, ovvero il giardiniere di Como o l’elettricista di
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Varese che non rispettano le regole previste dalle misure accompagnatorie. Se la vicina Penisola sembra non avere alcun interesse a una rigorosa applicazione dei bilaterali facilitando ai nostri l’accesso al mercato italiano anche noi abbiamo le nostre colpe perché la politica estera federale (vedi blacklist e Rubick) non ha molto a cuore gli interessi di un Ticino che potrebbe godere di rapporti di scambio ben maggiori a quelli attuali se solo Berna capisse che l’Italia va anche corteggiata con una politica volta a valorizzare le molte, moltissime cose positive di cui il nostro vicino dispone invece di mostrare un indifferenza quasi offensiva con i risultati che conosciamo. Tornando ai frontalieri vorrei chiedere ai promotori della campagna contro questi presunti ladri di speranze, dove sarebbe oggi il Ticino senza il continuo seppur altalenante afflusso di pendolari stranieri dal dopoguerra ad oggi. Come avremmo potuto triplicare il PIL cantonale, divenire la terza piazza finanziaria Svizzera, trovare risorse per finanziare USI, SUPSI, gestire ospedali, scuole pubbliche ottime e gratuite, distribuire generosamente sussidi e sgravi, insomma uscire dalla miseria del primo Novecento, passare decenni fra i Cantoni poveri per essere oggi tra quelli ricchi e magari anche invidiati? La socialità si finanzia con la ricchezza prodotta dagli operatori economici e quindi i frontalieri contano. Aggiungo che il frontalierato è un fattore competitivo formidabile per l’attrattività della nostra regione assieme alla fiscalità (oggi da riformare), alla proverbiale stabilità politica, alla qualità di vita, all’efficienza delle istituzioni e quant’altro. Questi sono i vantaggi dei quali nessuno parla mai. Siccome non amo la sabbia negli occhi e la politica degli struzzi che ne sono la causa, parliamo del lato negativo della medaglia. In primis la crescente preoccupazione riguardo alla disoccupazione, sopratutto quella giovanile. Mi pare naturale, anzi, doveroso trovare soluzioni che favoriscano l’accesso dei lavoratori residenti ai posti di lavoro. Penso che misure di tipo fiscale potrebbero dare risultati utili come ad esempio una diversa tassazione dei salari dei frontalieri (proposta Quadri) purché non troppo punitiva. Inoltre pensiamo ad incentivi alle aziende che assumono residenti e sopratutto giovani. Si otterrebbero due risultati, frenare l’afflusso di frontalieri e togliere una spina nel fianco dei sindacati che lamentano situazioni con salari da fame e dumping illegale. Qualcuno dirà che la nostra è una visione di parte. Verissimo. La Cc-Ti rappresenta una parte consistente della nostra economia. È questo il nostro ruolo e la ragione per cui ho espresso la convinzione che sia imperativo trovare un compromesso tra l’impiego di forza lavoro frontaliera e forza lavoro residente. Senza indebolire le aziende, visto che non è indebolendo i forti che si rafforzano i deboli. Si può fare, prima che a qualcuno venga in mente di girare “Pane e Cioccolato 2”.
Editoriale di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti
Bruxelles non è lontana...
Un titolo che sembra una provocazione, visti i tempi che corrono, contraddistinti da rapporti non facilissimi con l’Unione Europea e una crescente ostilità, non solo in Ticino, verso il nostro più importante partner commerciale. È innegabile che l’entità dei problemi nelle nostre relazioni con l’UE è assai rilevante, come abbiamo già avuto modo di sottolineare più volte. Le inammissibili pressioni esercitate sotto forma di minaccia sono solo uno dei risvolti meno gradevoli emersi negli ultimi tempi. Eppure sarebbe sbagliato chiudersi a riccio, perché, volenti o nolenti, con la realtà europea dobbiamo comunque fare i conti. Giusto replicare con fermezza ad accuse infondate e pressioni scorrette, ma non si può rinunciare a sviluppare strategie alternative e a tessere comunque relazioni che sono indispensabili. Da sempre l’economia si muove con ritmi e dinamiche diversi da quelli della politica, come è naturale che sia. Anche noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di dare un contributo tangibile. Dalla creazione, poco più di un anno fa, del nostro “International Desk”, molteplici sono state le attività svolte sul piano internazionale, al fine di sostenere le nostre aziende rivolte ai mercati esteri. Come promesso all’inizio dell’anno, vi sono già state alcune missioni economiche, condotte con umiltà e piccoli gruppi, ma soprattutto solo con i nostri mezzi finanziari (cosa poco abituale in Ticino...). L’ultima in ordine di tempo è stata appunto una partecipazione ben più che simbolica ad un evento sull’innovazione organizzato a Bruxelles da economiesuisse in collaborazione con la nostra missione permanente presso l’Unione Europea. Una vetrina sulla Svizzera nel cuore della capitale europea, occasione privilegiata per rinsaldare alcun contatti e stringerne altri, in particolare con la Camera di commercio italo-belga, di cui siamo membri come entità italofona. Non è passato inosservato il fatto che l’economia ticinese fosse l’unica economia cantonale presente. Segnale
politico non da poco, ma anche presenza qualificata nell’ottica del lavoro volto a posizionare la nostra realtà nel mondo difficile ma comunque accessibile degli appalti europei. Non smuoveremo forse le montagne, ma è comunque meglio che restare rinchiusi nella nostra piccola realtà a piangerci addosso. L’intensa attività che svolgiamo per far conoscere le occasioni offerte da altri Paesi o per sostenere chi sui mercato esteri già lavora, è ovviamente finalizzata a portare benefici a tutto il tessuto economico ticinese, quindi anche a chi opera prevalentemente sul mercato interno. Perché, è opportuno ricordarlo, la fortuna dell’economia svizzera è fatta anche dagli intrecci esistenti fra le aziende locali e quelle rivolte al mercato internazionale, in un connubio dagli interessi a volte divergenti, ma comunque essenziale per un’economia diversificata e quindi più solida. È un aspetto che ad esempio nel contesto della votazione sull’iniziativa Minder è stato negletto o addirittura usato a sostegno delle tesi del Sì, con una contrapposizione volutamente marcata fra le multinazionali e le PMI. La realtà è molto più complessa, perché vi sono ad esempio molte PMI che vivono di esportazione al 100%, per cui gli schemi artificiali tendenti ad una contrapposizione fra internazionale e locale non hanno sempre ragione di esistere. Questo per dire che la vocazione anche “internazionale” della Cc-Ti non porta ad ignorare le difficoltà a cui sono confrontati rami come l’artigianato (v. lavoratori distaccati, padroncini, ecc.). La sfida consiste nel saper coniugare le varie esigenze ed è una sfida che abbiamo sempre raccolto con piacere. Con un pizzico di immodestia, mi sento anche di poter dire che ci battiamo con un certo successo per tutte le nostre aziende affiliate, di qualunque ramo economico esse siamo. Questo in barba ad alcuni malinformati detrattori, che farebbero meglio ad occuparsi dei campi di loro competenza piuttosto che lasciarsi andare a sterili attacchi personali, che si qualificano da sé.
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Contromano di Alessio Del Grande
Il fattore G sarà un’ipoteca per l’Italia Da tempo attanagliata da una crisi economica, accentuata dalle misure di austerità, ma senza incentivi per la ripresa, e da una pressione fiscale che ha ormai raggiunto il 52% del PIL, l’Italia da mesi si ritrova anche in una pericolosa fase di stallo politico. Sulla nuova coalizione di Governo pesa l’immane compito di ridare credibilità internazionale al Paese e un nuovo slancio economico. Certo è che sulla scena romana ha fatto irruzione un nuovo soggetto, il Movimento 5 Stelle di Grillo, la cui forte vocazione populista sembra destinata a scompaginare anche in futuro il quadro politico e istituzionale. Il successo di Grillo altro non è, però, che il frutto avvelenato di quella mala politica italiana, interpretata da una casta partitica sfacciatamente arrogante, che costa alla nazione ingenti risorse finanziarie, e che per di più pare aver perso del tutto il senso della realtà. Il populismo è un fenomeno ricorrente nella storia di ogni Paese. Esso emerge con forza nelle fasi di crisi economica, che impoveriscono i ceti meno abbienti e la classe media, e quando la classe politica viene percepita come inetta o corrotta. Dall’“Uomo qualunque” di Giannini al giustizialismo forcaiolo di Di Pietro, dal berlusconismo al secessionismo leghista, l’Italia ha avuto già significative esperienze al proposito. Ma il Grillismo rappresenta indubbiamente qualcosa di nuovo per due motivi: la sua base popolare trasversale e il fascino ideologico di una neodemocrazia digitale, dietro cui si nasconde una concezione autoritaria e a tratti squadristica della politica. Riguardo il primo punto, basta analizzare i risultati elettorali per capire la reale estensione del M5S. Per la Camera dei deputati quasi la metà dei giovani italiani ha votato per Grillo, il che, come è stato sottolineato in uno specifico studio, rappresenta il più importante spostamento dei voti nella storia elettorale della Penisola. Spostamento che si è pure riflesso in un drastico abbassamento dell’età media del parlamento con il massiccio ingresso dei “grillini”. Inoltre, il M5S ha pericolosamente eroso la base rappresentativa sia del centro sinistra che del centro destra, classificandosi rispetto ad essi, in termini di voti, anche al primo posto tra gli imprenditori e i lavoratori autonomi (40%), tra gli operai (40%) tra i disoccupati (43%) e tra i liberi professionisti (31%). Insomma, il M5S pare aver conquistato una composizione sociale fortemente interclassista, come era
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quella della vecchia Democrazia cristiana, catalizzando però al tempo stesso la spinta antagonista di una sinistra disillusa e insidiando anche fortemente il ribellismo leghista nelle sue tradizionali roccaforti del Nord Italia. Se tutto questo rappresenta una grossa incognita dal profilo della rappresentatività politica – vale a dire nella rappresentazione degli interessi di gruppi sociali molto disomogenei –, è inoltre un fattore altamente imprevedibile nel confronto politico e nei rapporti di forza tra i vari partiti. Tanto più per le pulsioni squadristiche che animano il vertice del Movimento, il quale mostra un dichiarato disprezzo per le istituzioni. Basta ricordare taluni indicativi pronunciamenti di Grillo nel voler aprire il Parlamento, “come una scatoletta di tonno”; un leader che non esita a definire “schizzi di merda” qualsiasi critica alla sua dirigenza che nasce all’interno del M5S e che accusa chi lo critica di essere pagato dai nemici del movimento. Ma è il paradosso della democrazia elettronica, che dovrebbe garantire il massimo della rappresentatività, a svelare la natura autoritaria e autocratica del grillismo. Nel M5S tutti possono discutere e dire la loro sul web, ma a decidere sono solo e soltanto Grillo e il suo socio Casaleggio. Per chi non ci sta si minacciano espulsioni e radiazioni e, ovviamente, la gogna pubblica online. Comunque sia, il M5S non pare destinato ad essere un fenomeno transitorio. Tutt’altro, visto il pantano in cui si è cacciata la politica romana, facendo esplodere una crisi economica e istituzionale che covava da anni. Il Paese ha oggi un debito pubblico ingente, una pressione fiscale che ha oltrepassato ormai ogni soglia tollerabile, una disoccupazione dilagante tra la popolazione giovanile, e una struttura produttiva messa a dura prova, soprattutto per le piccole e media imprese, con la chiusura di decine di migliaia di aziende. Una deriva innescata dalla mancata razionalizzazione della spesa pubblica, dalle mancate privatizzazioni, dalle liberalizzazioni sempre rimandate disincentivando cosi la capacità competitiva delle imprese. Su questo retroterra di riforme inevase, inevitabile l’emergere di fenomeni come il grillismo, con cui il Paese dovrà fare i conti ancora lungo.
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Il tema di Alessio Del Grande
Start up le nuove vie del fare impresa
Si chiama crowdfunding ed è una nuova modalità di finanziamento per sostenere progetti imprenditoriali e neo imprese, di cui si acquisiscono poi, con varie modalità, interessi e partecipazioni. In sostanza, chiunque può investire del denaro per finanziare la trasformazione di un’idea in un’attività produttiva. Un’iniziativa che in Svizzera sta riscuotendo interesse e successo e che dimostra quanto la cultura del venture capital, del capital di rischio, si stia finalmente diffondendo anche da noi. Quella cultura storicamente connaturata a Paesi come gli USA, dove capitale di rischio, start up, incubatori e acceleratori d’impresa , hanno permesso di trasformare delle idee in grandi avventure imprenditoriali, segnando la storia e gli sviluppi tecnologici dell’economia americana. Ed è su questo retroterra che sempre negli USA si stanno ora diffondendo le “incubator house”, legate al variegato e mobilissimo mondo delle start up che orbitano attorno all’high tech. Normalissime case in cui decidono di vivere assieme gruppi di giovani talentuosi che condividono competenze e saperi diversi in questa sorta di atelier-laboratorio domestico che fa da base al loro genio creativo. La filosofia degli acceleratori di start up si è ormai consolidata anche nel vecchio continente. Se in America domina Y-Combinator, in Europa primeggia Seedcamp, che funge anche da investitore iniziale, con sede a Londra. Seedcamp ogni hanno investe in una ventina di start up, mettendo loro a disposizione per tre mesi degli spazi-ufficio, 150 mila sterline e organizzando incontri sia nel Regno Unito che all’estero per promuovere la neo impresa e farla conoscere a possibili finanziatori internazionali. Sempre a Londra c’è Wayra, altro acceleratore globale, che ha sedi pure in numerosi Paesi. Ma anche le altre più importanti città europee, vocate all’innovazione, non sono rimaste indietro su questa strada. A Berlino, ad esempio, c’è Startupbootcamp che fa parte dell’omonimo network europeo, che ha acceleratori d’impresa in Danimarca, Olanda, Irlanda e persino in Israele. Se questi sono i big mondiali, delle fabbriche internazionali di start up, c’è da dire che pure in Svizzera si vanno registrando e consolidando significative esperienze. Innanzitutto, va ricordata Swissnex, piattaforma pubblico-privata, creata dalla Segretaria di Stato per la ricerca e l’innovazione, che ha sedi a Shanghai e Singapore, ma
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che è orientata soprattutto sul mercato americano dove è presente a Boston e San Francisco. Dalla sua fondazione, sette anni fa, ad oggi ha gestito l’avvio di ben 150 neo imprese. Swissnex, che collabora con il Dipartimento degli affari esteri e parecchi istituti di ricerca elvetici, offre servizi di consulenza e supporti logistici alle start up che vogliono affacciarci sul quel grande bacino delle nuove tecnologie che è la Silcon Valley. Anche in Ticino c’è parecchio fermento in questo settore. Oltre alla Fondazione AGIRE che ha contrassegnato l’impegno del Cantone sul fronte dell’innovazione tecnologica anche per le start up e le spin-off, ossia imprese che nascono da altre imprese, sono maturate negli ultimi anni interessanti iniziative, quali il Tecnopolo di Lugano, Venture Lab, CTI Invest. E c’è, poi, il Centro Promozione Start up. Promosso dalla fondazione dell’USI, è nato grazie alla collaborazione tra l’università luganese e la SUPSI con lo scopo di offrire assistenza a quanti intendono trasformare un’idea innovativa o un progetto in un’attività imprenditoriale. Il CPSU si profila come una piattaforma aggregante per realtà già esistenti e per i progetti innovativi dei giovani laureati, mettendo a disposizione una rete di centri di competenza per servizi di natura tecnica, gestionale, amministrativa, giuridica e finanziaria che sono alla base della nascita di una nuova azienda. Il Centro Promozione dispone pure di un acceleratore d’impresa per ospitare start up e neo imprenditori, assicurando ad essi servizi di consulenza, d’intermediazione e infrastrutture logistiche. Inoltre, partecipa a progetti transfrontalieri quali Social Enterprising Europa, Business e Innovazione senza frontiere e Interstartup. Le iniziative di cui abbiamo parlato hanno indubbiamente contribuito a dare un primo forte impulso ad una diversificazione produttiva in Ticino più orientata sulle nuove tecnologie. Ed è su questa nuova cultura dell’intraprendere che sono nate alcune significative esperienze imprenditoriali che presentiamo su questo numero di Ticino Business. Nonostante questa effervescenza, c’è purtroppo da sottolineare che il Cantone sconta ancora un’insufficiente disponibilità di venture capital, una scarsa visibilità delle diverse iniziative e un coordinamento tra di esse di certo non ottimale. Limiti che vanno superati al più presto se si vuole che il Ticino si profili quale location ideale in Svizzera per le start up. Obiettivo a cui oggi guardano con molto interesse anche altri Cantoni.
Benvenuti nella nostra Banca, anche noi siamo una PMI. Essendo una banca locale e indipendente sotto il profilo imprenditoriale, siamo noi stessi una PMI e pertanto conosciamo le sfide con cui vi confrontate. Siamo flessibili, ci impegniamo per il raggiungimento dei vostri obiettivi e parliamo la vostra stessa lingua. Nel contempo facciamo parte del Gruppo Raiffeisen, che può contare su oltre 200 consulenti alla Clientela Aziendale. Per questo disponiamo di un‘ampia rete e del know-how necessario per fornirvi una consulenza competente e orientata al futuro. Affidatevi anche voi ad un partner equo e solido, come ha già fatto una PMI su tre in Svizzera. Sia che si tratti di traffico dei pagamenti, liquidità, investimenti o della vostra successione. Fissate oggi stesso un appuntamento di consulenza. www.raiffeisen.ch/pmi
Con noi per nuovi orizzonti
Ospite di Stefano Rizzi, Direttore della Divisione dell’economia
Il Cantone, l’autoimprenditorialità e le start up. Facciamo ordine Stefano Rizzi
Nell’accezione comune si suole spesso utilizzare quasi come sinonimi il significato di auto imprenditorialità e quello di start up. Benché i due concetti a volte possano combinarsi, è importante distinguere bene l’ambito dell’autoimprenditorialità da quello delle start up, soprattutto rispetto agli strumenti d’intervento del Cantone, ben distinti per ognuno di questi due specifici settori.
Il sostegno all’autoimprenditorialità
Autoimprenditorialità significa innanzitutto diventare imprenditori di sé stessi e prendere in mano la propria vita. L’autoimprenditore fa nascere e sviluppa un’attività personalizzata, spesso con una dotazione iniziale di risorse molto limitata. Le motivazioni che spingono a compiere questo passo, spesso molto rischioso, sono diverse e sono quindi anche diversi i profili e i bisogni degli autoimprenditori. Si passa infatti dalla persona con un impiego che ha un’idea brillante e vuole concretizzarla, al dipendente insoddisfatto che vuole dare una svolta alla propria vita, fino ad arrivare al disoccupato che vede nell’autoimprenditorialità l’ultima via di fuga dall’emarginazione lavorativa e sociale. Per ogni profilo cambiano evidentemente anche le esigenze, sia in termini di formazione e di accompagnamento sia in termini finanziari. Sovente il problema è che si è molto bravi nella propria professione, ma si è carenti sul fronte amministrativo e gestionale. Per questo è necessario un aiuto mirato negli ambiti di gestione aziendale come la scelta della forma giuridica, la contabilità, le basi della fiscalità, l’organizzazione, le assicurazioni, il marketing, la previdenza professionale, ecc… Le microimprese, e cioè le aziende che occupano fino a 9 dipendenti, sono una realtà molto variegata e rappresentano la maggioranza delle nostre ditte. Nelle microimprese ticinesi è infatti occupato il 30% della manodopera attiva. Facilitare e promuovere la creazione di opportunità lavorative in questo ambito merita quindi particolare attenzione da parte dello Stato. In Ticino esistono pertanto diversi strumenti a sostegno di chi vuole mettersi in proprio (a cui si aggiungono diverse associazioni no profit): – Legge sull’assicurazione disoccupazione: • valutazione della fattibilità del progetto da parte di esperti. • periodo di progettazione al beneficio di indennità. • copertura rischi per perdita in caso di fideiussioni concesse dall’OBTG (cfr. sotto). • corso di autoimprenditorialità per disoccupati (in Ticino in collaborazione con l’ECAP). – Legge sul rilancio dell’occupazione L-rilocc (www.ti.ch/ lavoro) conosce queste prestazioni (dal 2008 valide per
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tutti, anche per chi non è iscritto alla disoccupazione): • presa a carico del 100% degli oneri sociali obbligatori (AVS/AI/IPG) effettivi del o dei titolari per una durata massima di 24 mesi. • consulenza da parte di personale specializzato durante il primo anno di attività. • presa a carico del 20% dei rischi di perdita in caso di fideiussioni concesse da terzi per progetti particolarmente meritevoli che non hanno beneficiato degli aiuti previsti dalla LADI. – Politica economica regionale: nell’ambito del credito quadro di fr. 13’000’000.— per attuare misure di politica regionale cantonale complementari alla politica regionale della Confederazione per il quadriennio 2012-2015, il Cantone ha deciso di confermare lo stanziamento 500’000 franchi a favore di ciascuno dei 4 Enti regionali di sviluppo proprio per il sostegno di micro-progetti. Altri 500’000 franchi sono messi a disposizione a fronte di un pari coinvolgimento dei comuni. – Centro professionale di Trevano, fondounimpresa.ch (www.fondounimpresa.ch) consulenza autoimprenditorialità e corsi di formazione serali: • Nozioni giuridiche per indipendenti. • Costruire il business plan dell’azienda. • Marketing per l’azienda. • Introduzione alla contabilità. – Fideiussione (www.obtg.ch): accanto agli aiuti della LRilocc vi è lo strumento della fideiussione. In particolare, con l’entrata in vigore il 15 luglio del 2007 della nuova Legge federale sugli aiuti finanziari alle organizzazioni che concedono fideiussioni alle piccole e medie imprese, sono infatti date anche in Ticino le premesse per appoggiarsi maggiormente allo strumento della fideiussione tramite la cooperativa OBTG (Ostschweizerische Bürgschaftsgenossenschaft) con sede a San Gallo. – Informazione e sportello virtuale per la costituzione d’impresa (www.pmi.admin.ch) – Centro promozione Start-up (www.cpstartup.ch) è coinvolto come valutatore dei progetti L-rilocc dei non disoccupati. – Comuni, in particolare Città di Lugano e Mendrisio: concorsi per la concessione di micro-crediti quale forma di incentivo per le persone e le imprese che intendono creare nuove attività o promuovere la creazione di nuovi posti di lavoro. Il progetto fondounimpresa.ch Per applicare in modo coordinato tutti questi variegati strumenti, nell’autunno del 2010 è stato avviato un progetto, in stretta sinergia tra DFE e DECS, per ulteriormente sviluppare fondounimpresa.ch che è stato promosso a “servizio interdipartimentale” con l’obiettivo di:
a) p romuovere la conoscenza attraverso corsi di formazione in tema di gestione aziendale (nozioni giuridiche, business plan, marketing e contabilità). b) svolgere il coaching a micro-imprenditori, residenti nel Canton Ticino, in fase di avvio dell’attività (sulla base della L-rilocc). c) offrire la consulenza breve a neo imprenditori. d) sostenere la didattica del far impresa nelle scuole professionali. e) gestire il portale d’informazione www.fondounimpresa.ch. Considerato il successo riscontrato dal progetto, si sta ora valutando di prevedere un mandato al servizio interdipartimentale fondounimpresa.ch ai sensi della politica economica regionale, in modo da fare fronte alle crescenti richieste di autoimprenditori.
Il sostegno alle start up
Diversamente da un classico progetto di autoimprenditorialità, una start up nasce con ambizioni da subito ben diverse, con un chiaro obiettivo di crescita, supportato da un articolato business plan sviluppato in un processo che generalmente dura parecchi mesi. Si tratta di attività spesso caratterizzate da tecnologia all’avanguardia e che quasi sempre vantano un sostanziale carattere innovativo e sono sviluppate in team multidisciplinari: vi è dunque
un target con esigenze diverse da quelle di un classico autoimprenditore. Per rispondere alle necessità delle start up e coordinare tutte le attività ad esse dedicate, nel 2010, nell’ambito della politica economica regionale, è stata costituita la Fondazione AGIRE (www.agire.ch) con una logica di partnership tra pubblico e privato. I soci fondatori sono infatti, oltre al Cantone Ticino: USI, SUPSI, AITI e Cc-Ti. Uno dei suoi bracci operativi è la società AGIRE Invest, che ha lo scopo di gestire i 7 milioni di franchi stanziati dal Cantone e destinati a sostenere le start up più innovative, considerato che spesso nel passaggio dall’idea al progetto concreto il principale ostacolo è rappresentato dal finanziamento iniziale. Numerosi sono i progetti già valutati e diverse sono le start-up sostenute, a dimostrazione sia della vitalità innovativa del nostro tessuto economico e dei giovani imprenditori, sia dell’importanza del ruolo assunto da AGIRE per rafforzare la competitività strutturale del Ticino. Grazie alla rete internazionale di contatti la Fondazione AGIRE ha anche un ruolo di attrazione di nuovi progetti dall’estero, e svolge quindi indirettamente un’attività di marketing territoriale.
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Lorenzo Leoni, Direttore Fondazione AGIRE
Ecco come sosteniamo l’innovazione in Ticino Lorenzo Leoni
Può delineare quale sia oggi il ruolo della Fondazione AGIRE nel sostegno alla neoimprenditorialità innovativa? “AGIRE opera nel campo del sostegno all’innovazione con diversi strumenti. Il loro impiego viene deciso caso per caso, ma tutti possono risultare utili anche alle nuove imprese che innovano: - nelle attività di trasferimento di tecnologia e del sapere, AGIRE lavora sia in ottica di scouting di opportunità di innovazione che di supporto alla sua realizzazione tramite l’identificazione di tecnologie e competenze esterne e necessarie all’azienda. Ci occupiamo inoltre di mediare e formalizzare i termini delle transazioni tra i partner, la contrattualistica, la tutela e la valorizzazione della proprietà intellettuale; - per i progetti più interessanti, ed allineati con i criteri di selezione, vi è poi la possibilità, per le giovani aziende, di partecipare alla competizione di un finanziamento AGIRE, tramite AGIRE INVEST SA. Da parte nostra, questo strumento permette non solo di investire nelle opportunità più promettenti, ma ci consente di continuare a favorire il loro sviluppo dall’interno, quali azionisti e membri del CdA; - per il futuro, AGIRE intende offrire alle aziende che innovano, quindi in special modo quelle giovani in espansione, delle strutture fisiche (incubatori) dove svilupparsi in un contesto appropriato. Si vuole inoltre provvedere a completare l’offerta del supporto con nuove azioni di network, eventi, servizi e corsi, in collaborazione con altre istituzioni pubbliche e private del territorio. Infine, è nostra intenzione continuare ad aprire altri canali per facilitare l’accesso al finanziamento delle aziende giovani ed innovative con alto potenziale di sviluppo”.
una nuova intelligenza d’impresa, può spiegare meglio questa funzione? “L’attuazione di percorsi di innovazione dipende dal contesto aziendale ed economico. In alcuni settori si punta di più sulle tecnologie, in altri è paradossalmente il valore della tradizione a dover essere conservato in maniera sempre rinnovata. Innovazioni di diversi tipi (di prodotto/servizio, processo o modello di business) esigono competenze specifiche che vanno applicate differentemente a seconda della natura e della dimensione aziendale. Insomma, l’innovazione è un fenomeno complesso che va gestito da risorse dedicate. Secondo noi il modo migliore per farlo è quello di diffondere la cultura dell’innovazione in tutta l’azienda, magari a partire da una figura dedicata attorniata da un team più diffuso nelle diverse funzioni aziendali”.
In Ticino si lamenta spesso la mancanza di venture capital per le nuove iniziative imprenditoriali, una critica fondata? “L’accesso al finanziamento è sempre di notevole importanza e sovente uno dei punti critici per lo sviluppo di un’impresa innovativa. Purtroppo in Ticino, la piazza finanziaria si è concentrata per anni quasi esclusivamente al Private Banking, a scapito del Corporate Banking. Il settore capitale a rischio (venture capital) e del private equity, nel quale la Svizzera gioca un ruolo leader a livello internazionale, può e deve essere rilanciato anche in Ticino, ed è uno degli obbiettivi di AGIRE. Speriamo che il successo economico e imprenditoriale delle aziende sostenute da AGIRE possa servire da stimolo”.
Quale consiglio se la sentirebbe di dare ai neo imprenditori? “Dispensatori di consigli ce ne sono molti, forse anche troppi e le dritte davvero buone si perdono tra gli innumerevoli cliché. Non molti nascono con lo spirito imprenditoriale e non tutti riescono ad acquisirlo nel tempo. È dunque importante fare una riflessione di base, aprendosi e confrontandosi con il mondo per guardare a se stessi se questo è il tipo di carriera, di avventura, di vita professionale che si vuole affrontare. Bisogna tenere conto che un progetto imprenditoriale necessita alla base di grande motivazione e, spesso ha momenti molto duri e di stress. L’unico consiglio che mi sento di dare ai neo-imprenditori è quello di non scoraggiarsi di fronte ai primi problemi, di continuare a «guardare lungo» all’obbiettivo finale, mantenendo in contempo i piedi ben piantati per terra”.
Si parla del «business innovator» quale figura chiave di
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Quali sono le esperienze più significative in questo campo della Fondazione AGIRE? “La casistica in questo senso è estremamente variegata: si va dai giovani con poca esperienza imprenditoriale lanciati sui percorsi canonici per le start up, alle persone con esperienze di lungo corso, inventori, imprenditori fattesi da sé. Non mancano inoltre i profili professionali che desiderano rilanciarsi o, addirittura, intere aziende desiderose di cambiare un business model ormai maturo o che necessitano di rinnovare mercati saturi con nuove, più promettenti prospettive. La lezione che ne abbiamo tratto fin qui è che non bisogna sorprendersi di nulla: l’innovazione può avere le origini più impensate e realizzarsi nei campi più disparati. Per noi è una sfida continua, che affrontiamo ogni giorno con l’entusiasmo che i nostri interlocutori sanno sempre trasmetterci”.
Ospite Intervista di Lisa Pantini con Marco Schmidt, Vice Direttore Centro professionale di Trevano e Responsabile a.i. Servizio interdipartimentale DECS-DFE fondounimpresa.ch
Collaborazione interdipartimentale a favore delle nuove imprese Marco Schmidt
Si ripete spesso che il Ticino è un Cantone dove c’è poca cultura d’impresa, voglia di rischio imprenditoriale, che si privilegi, anche nelle nuove generazioni, l’impiego pubblico. Che pensa al proposito? “Se vogliamo capirci qualcosa riconduciamo la questione alla nostra storia di regione alpina segnata nei suoi destini dal traforo ferroviario del 1882, dal turismo di inizio Novecento e dal boom degli anni Sessanta. I settori di sviluppo, (banche, edilizia, industria) furono veicolati da fattori esterni che portarono, anche, la cultura del far impresa. Non fu certamente un fattore autoctono a smuovere le acque. Aveva ragione il Prof. Angelo Rossi: la nostra fu un’economia a rimorchio e a rimorchio arrivò poi la cultura del far impresa. Passammo in due decenni dal primario a un terziario famelico di dipendenti, sia nel privato che nel pubblico. Le crisi del petrolio dei ‘70, l’automazione degli ‘80, la «crisi di mezzo» del 1995 e l’avvento delle TIC hanno interrotto il trend del Dopoguerra. Da almeno 15 anni le nuove generazioni colgono tutte le opportunità, sia quelle del lavoro autonomo che quelle da impiegato. Restasse un qualche dubbio (o complesso d’inferiorità) sulla nostra cultura del far impresa, si vada a vedere il tasso di nascita/morte delle imprese 2012; il Ticino ha un saldo positivo. Siccome svantaggiati abbiamo dovuto essere migliori di quanto noi stessi ci aspettavamo”. Come favorire, soprattutto nelle nuove generazioni, il gusto della sfida imprenditoriale? La scuola potrebbe fare di più in questo campo? “Le nuove generazioni devono avere il tempo e le opportunità per crescere da un profilo delle competenze tecnico professionali. Siamo ben messi per i percorsi formativi, in molte filiere rasentiamo l’eccellenza. La Divisione della formazione professionale, in collaborazione con la Divisione economia del DFE, ha promosso da un decennio a questa parte la cultura del far impresa attraverso un progetto di portata cantonale sfociato nel 2012 nel Servizio fondounimpresa.ch. In concreto: a) in talune scuole professionali sono offerti dei moduli didattici mirati allo sviluppo delle competenze imprenditoriali. Si tocca la normativa, il business plan, il marketing. La didattica è impostata sul problem solving (www.fondounimpresa.ch); b) in alcune sedi si centrano i Lavori di diploma su un progetto interdisciplinare inerente la creazione d’impresa; c) il concorso cantonale minIMPRESAticino propone la presentazione di un progetto d’impresa; d) negli ultimi anni centinaia di adulti hanno frequentato i moduli formativi brevi di gestione aziendale offerti presso il Centro professionale di Trevano (nozioni giuridiche, business plan, marketing, contabilità); e) fondounimpresa.ch offre il coaching a coloro che intendono avviare una micro impresa. Mi sembra opportuno almeno evocare l’importanza delle formazioni e dell’aggiornamento offerti dalla Camera di commercio del Canton Ticino, anche in collaborazione con Switzerland Global Enterprise (già Osec). In conclusione non direi che dobbiamo fare di più, dobbiamo migliorare ciò che stiamo già facendo”. Quali sono oggi i rischi maggiori per chi vuol tentare l’avventura imprenditoriale? “Oggi i rischi sono minori nella fase di valutazione di un progetto: gli strumenti del business plan permettono in molti casi di sconsigliare lo start up. Dal mio osservatorio, direi che questi sono oggi i maggiori rischi:
In occasione dei festeggiamenti del 26.10.2012 per il 100° della Legge sulla formazione professionale, ospiti dello stand di fondounimpresa.ch, da sin.: il Segretario di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione Mauro Dell’Ambrogio e il Direttore della Divisione della formazione professionale Paolo Colombo con Marco Schmidt
a) c redere che la competenza tecnico-professionale o un buon prodotto di per sé possa bastare; b) sottovalutare la propria formazione, è dura far capire che il business plan non è un esercizio astratto, ma uno strumento di pilotaggio continuo; c) aver fatto tutto quanto occorreva e bene, ma trovarsi con una concorrenza sleale (vedi ad esempio pratiche salariali di alcune aziende d’oltre confine); d) in alcuni casi il ricorso al finanziamento attraverso gli averi del secondo pilastro”. “Mettersi in proprio”, “farsi imprenditori di se stessi”, “autoimprenditorialità”, sino a qualche anno fa erano le parole d’ordine per combattere la disoccupazione giovanile, grazie anche a specifici sostegni del Cantone. Un bilancio di questa strategia? “Non mi risulta che qualcuno, né il Cantone, né Cc-Ti, né AITI, né le associazioni dei lavoratori, abbiano dato parole d’ordine di quel genere. Mettiamo ordine su questa questione. Nelle Linee direttive cantonali 2008-2011 erano presenti una serie di Misure anti-crisi concordate con le parti sociali, tra cui anche il sostegno all’avvio di nuove microimprese. In sostanza si aveva dato un sostegno, coaching e agevolazioni sul I° pilastro, all’avvio di micro imprese (attraverso anche il servizio fondounimpresa.ch) e un sostegno alle start up innovative (tramite la Fondazione AGIRE). Le misure L-rilocc non toccavano di per sé i giovani, ma coloro che avevano un progetto sostenibile. Un bilancio limitato alle microimprese? Positivo per i primi riscontri empirici. Posso aggiungere che in molti casi il risultato positivo consiste nello sconsigliare l’avvio di un’attività”. Quali sono i settori più promettenti per le nuove imprese? “Direi che si possono giocare buone carte nella filiera agro-alimentare, nei settori del turismo residenziale non alberghiero (soprattutto nelle valli e nelle regioni periferiche), del supporto di servizio all’informatica, senza dimenticare l’artigianato complementare nel settore dell’edilizia. Parlare di settori promettenti è forse esagerato, in tutti i settori la concorrenza è spietata, d’altro canto in tutti i settori ci sarà sempre qualcuno che avrà successo”. Aggiornamento fondounimpresa.ch, IUFFP, 19 agosto 2013 Museo Nazionale del San Gottardo, Mauro Baranzini, Amalia Mirante “Evoluzione economica e sociale della Svizzera e del Canton Ticino dal dopoguerra a oggi; problemi più recenti: luci ed ombre” Contatto: info@fondounimpresa.ch, Tel. +41 91 815 10 17
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Alan Marghitola, Imprenditore, Cofondatore di SevenOnly e Titolare di Swiss Game Company
Esiste anche l’high-tech in Ticino
Alan Marghitola
Ad oltre un anno dalla fondazione della vostra impresa, può tracciare un primo bilancio? “Non è stata e non è attualmente una passeggiata, ci sono stati diversi momenti duri in cui lo sforzo per portare a termine il progetto non sembrava essere in qualche modo ripagato. Tirando le somme posso però dire che ne è valsa decisamente la pena e che rifarei tutto quanto. Qualche anno fa mai avrei sognato di essere invitato dalla Confederazione a presentare un videogioco in una vetrina importantissima come la GDC (Game Developer Conference) di San Francisco, tantomeno di farmi apprezzare in quel contesto. È una grossa soddisfazione e uno stimolo a farmi dire «continua»”.
Le nuove tecnologie della comunicazione hanno aperto una nuova frontiera nel fare impresa, pensate che questa opportunità sia stata colta sino in fondo in Ticino o che invece si sottovalutino ancora le enormi potenzialità? “Secondo me dovremmo semplicemente smettere di considerarle «nuove tecnologie». Sono le tecnologie del presente, usiamole, studiamole, lavoriamoci, non sono strumenti scesi da Marte. Ci sono intere generazioni che le usano con naturalezza ed è soprattutto a loro che bisogna guardare. Tornando al Ticino, mentre fino a pochi anni fa questo business sembrava qualcosa di lontanissimo, ora si sta lentamente muovendo. Voglio essere positivo”.
Quali i momenti più duri e le maggiori difficoltà? “Le dirò senza troppe remore, più di una volta sono venuti a mancare i mezzi finanziari per continuare il progetto, questo purtroppo è un problema comune quando si deve contare unicamente sulle proprie forze. L’altra grande difficoltà è farsi conoscere, in particolare fuori dalla Svizzera, un deciso passo in avanti in questo senso è stato appena fatto e mi auguro ne possano seguire molti altri”.
Cosa si potrebbe fare per sostenere la creazione e lo sviluppo di nuove imprese high-tech in Ticino? “L’informazione è già un buon primo passo, il fatto che si parli delle enormi potenzialità di questo mercato, come stiamo facendo ora, può aiutare a far accendere una lampadina anche a chi ha il potere e le risorse per sostenere nuovi progetti. Saggio sarebbe poi intensificare i rapporti con il resto della Svizzera e in particolare con l’estero, farsi vedere, partecipare alle fiere di settore e allacciare nuovi contatti. Non bisogna aver «paura» di cosa capita la fuori, c’è solo da imparare e tutto da guadagnare. Aggiungo che argomenti come applicazioni e videogames dovrebbero avere più spazio anche all’interno delle scuole, non solo in ottica di prevenzione. Dalla scuola si passa per entrare nel mondo del lavoro, ed è di questo che stiamo parlando. Siamo noi a scegliere se voler essere unicamente consumatori o cogliere l’opportunità di poter creare posti di lavoro in questi settori. Gli altri lo fanno da tempo e credo che abbiamo tutte le carte in regola per entrare in questo mercato e fare bene, non ci sono davvero motivi per non farlo”.
Videogames e applicazioni per cellulari, un settore soggetto anche ad un’agguerrita concorrenza e in continua evoluzione, è una grande sfida per voi? “Agguerritissima, ma fortunatamente è un mercato costantemente in espansione. Nuovi dispositivi, mobili e non, continueranno ad uscirne a nastro anche nell’imminente futuro. Un ruolo determinante lo avranno sempre il software e l’esperienza d’uso. Un’idea forte è spesso alla base del successo e in un mare di applicazioni «copia e incolla» si può e si deve cercare di innovare e sorprendere per emergere, anche partendo da un concetto semplice. È la strada che personalmente ho sempre cercato di seguire mettendo un po’ di sana creatività in ogni progetto e a tal proposito il fattore «sfida» è più che mai benvenuto. Senza stimolo e competizione non ci sarebbe crescita e quindi futuro”.
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Per dei giovani creativi come voi, quali sono state le difficoltà maggiori nel fare impresa? “Quando ho iniziato la mia attività ho riscontrato tre difficoltà: in primo luogo l’età, in quanto a 19 anni spesso, non vieni preso sul serio sia dai potenziali clienti che dalle istituzioni (banche, fornitori, ecc.); in secondo luogo la liquidità per avviare la mia impresa, è stata dura far quadrare i conti visto che al contrario di altre attività lavoriamo sempre con fatture a 30 giorni e il Cantone non è molto propenso ad aiutare le attività che non creano nuovi posti di lavoro o non sono particolarmente innovative; l’ultimo problema riscontrato, nel mio specifico caso, è stata l’imminenza del servizio militare obbligatorio. Nei primi tempi questa tematica mi ha sempre preoccupato molto in quanto passare dai 6 ai 9 mesi lontano dall’azienda voleva dire chiudere e ricominciare da capo una volta finito, specialmente in mancanza di un sostituto valido e di cui potersi fidare”. Voi vi siete specializzati nella fornitura di siti web di alta qualità e nella produzione multimediale, un settore dove la concorrenza non manca di certo, questo non vi ha scoraggiato? “Effettivamente di concorrenza ce n’è molta, però non mi sono mai fatto scoraggiare perché sia io che i miei collaboratori siamo molto orgogliosi e curiamo nei minimi dettagli i progetti che creiamo. Questo nostro impegno viene percepito molto bene dal cliente e grazie a ciò riusciamo dapprima a fidelizzarlo ed in secondo luogo a far scattare il meccanismo del «passaparola positivo» tra la cerchia delle sue conoscenze. Infondo tutti sappiamo che un consiglio di un amico vale più di mille altisonanti brochure. Inoltre grazie alle esperienze che ho acquisito in questi otto anni ed ad un team affiatato e specializzato riusciamo a distinguerci più di altre aziende”. Pensate che il Cantone dovrebbe sostenere di più i progetti imprenditoriali innovativi? E come? “Certamente, ma non dovrebbe concentrarsi solo sui progetti innovativi. Credo che il Cantone dovrebbe sostenere di più ogni iniziativa imprenditoriale giovanile e non. Come sostenere i progetti invece è più
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difficile da argomentare, sicuramente l’aiuto finanziario iniziale andrebbe potenziato, poi bisognerebbe snellire e semplificare le molteplici procedure burocratiche macchinose e senza senso così da poter dedicare parte delle energie, e dei soldi, risparmiati per aiutare chi vuole fare impresa creando di riflesso nuovi posti di lavoro”. Grazie anche alle nuove tecnologie pensate che si sta affermando davvero in Ticino una nuova generazione imprenditoriale? “Sicuramente sì, anche grazie alle conoscenze ed alla multiculturalità che arriva direttamente dalle nostre università”. Un suggerimento utile ai giovani intraprendenti che vogliono fare impresa? “Guardarsi intorno e vedere cosa c’è che non funziona, non esiste o potrebbe essere ottimizzato. Ascoltare i bisogni dei clienti esistenti e futuri, dei propri amici o dei parenti, sviluppare una soluzione e buttarsi. Premetto che non sarà semplice e non si vedranno subito i risultati, ma la soddisfazione quando i primi obiettivi prefissati saranno ormai un ricordo, è impagabile. In fondo siamo giovani, se non si è contenti di stare a casa o non si è soddisfatti del proprio lavoro cosa si ha da perdere?”
Ospite Intervista di Lisa Pantini con Marcus Di Lenardo, Titolare TRAVEL MDL Sagl, Cadempino
Ticino: culla fertile per le microimprese. Basta non scoraggiarsi davanti alle difficoltà Marcus Di Lenardo
Cosa ha significato per lei il grande salto nel mettersi in proprio?
“Mettermi in proprio è stata per me una sfida personale vera e propria. Dai primi passi alla creazione dell’idea, dal Business Plan all’esecuzione, dalla pubblicità e finalmente all’apertura ufficiale. È stato fondamentale l’appoggio che ho ricevuto da parte della mia famiglia e amici, persino da ex-colleghi che, dopo 20 anni di lavoro nel ramo del turismo sono sempre stati impressionati favorevolmente dalla mia attenzione al dettaglio e dalla mia determinazione nell’esecuzione di nuove idee. Il fatto di poter creare qualcosa di personale e assolutamente nuovo per me, mi ha dato la forza di mettermi in gioco e affrontare tutte le difficoltà iniziali in cui possono incorrere tutte le piccole e medie imprese”.
Quali sono state le difficoltà maggiori?
“Trovo che le maggiori difficoltà siano state sopratutto nel salto da un lavoro salariato come dipendente all’autonomia totale e sopratutto responsabilità assoluta di ore e quantità di lavoro. In poche parole, diventare imprenditori è un sogno che ha un prezzo. Da una parte abbiamo la libertà di agire come vogliamo professionalmente, l’elasticità e spirito d’iniziativa mentre dall’altra parte perdiamo ogni tipo di sicurezza salariale e di previdenza sociale, potendo contare soltanto sulla nostra propria energia e forza di volontà. Penso che al momento la difficoltà maggiore sia il farsi conoscere, la pubblicità e la ricerca di nuovi clienti”.
Qual è il valore aggiuntivo nei servizi forniti dalla sua agenzia?
“La migliore assistenza con le migliori condizioni: reperibilità, flessibilità, precisione e risparmio sono senz’altro i valori principali della mia agenzia e del mio servizio. Personalmente credo che il punto centrale sia il contatto personale con ogni singolo cliente e passeggero. Diversamente da tutte le agenzie tradizionali di viaggio, sono reperibile 7 giorni su 7 a settimana, anche nei giorni festivi senza nessuna spesa supplementare. In aggiunta le spese per dossier / pratica e per l’emissione di biglietti sono le meno care possibili”.
lavoro. Così come le nuove tendenze sui mercati esteri aumentano, anche la necessità di viaggiare non fa differenza. Tutte le compagnie aeree, ferroviarie, alberghiere, e compagnie di autonoleggio e servizi turistici stanno ora concentrando la loro attenzione e proponendo vantaggi a chi viaggia per lavoro. I viaggiatori aziendali, quindi, hanno bisogno della competenza di un agente di viaggio esperto in molteplici servizi, tra i quali: itinerari con più di una destinazione, una varietà di esigenze e di strutture relative e connesse al singolo viaggio (ad esempio trasferta + aereo + hotel + sala conferenza + noleggio auto + treno), assicurazioni, prezzi dei biglietti meno cari, pianificazioni viaggio e rimborsi dei servizi non utilizzati. Questo è il motivo per cui credo che i motori di prenotazione via Internet non siano una soluzione affidabile per viaggi di lavoro. Tutti i viaggiatori globali hanno bisogno di un servizio personalizzato nel quale l’agenzia si concentri su tutte le richieste e le esigenze dei clienti, ottimizzando i costi, senza rinunciare alla qualità ed al comfort”.
Pensa che in Ticino si potrebbe fare di più per incoraggiare l’autoimprenditorialità?
“Assolutamente sì. Trovo che ci sia ancora tanto da fare in questo senso anche se, a dire la verità il Cantone è già a buon punto. I corsi offerti ed il supporto tecnico come per esempio l’elaborazione del business plan e corsi per la creazione di un impresa sono senz’altro molto utili. Quello che trovo abbia ancora tanto margine di miglioramento di miglioramento è il supporto finanziario. Mettersi in proprio ha un enorme impatto soprattutto sulla vita famigliare. Vivere senza un salario fisso per più di 3 anni non è evidente. Se le piccole ditte con buone prospettive di successo avessero una sicurezza finanziaria, più che altro, un supporto finanziario per i primi anni di vita, sono sicuro che più persone (anche con idee veramente interessanti) avrebbero il coraggio di lanciarsi. Le preziose agevolazioni che riceviamo dal Cantone sono veramente utili ma purtroppo non veramente sufficienti per incoraggiare nuovi imprenditori. In ogni caso consiglierei a chiunque di lanciarsi in quest’avventura! Basta avere una buona nuova idea e un business plan con un futuro promettente!!”
Quali sono le potenzialità e le prospettive nel settore dei viaggi business?
“Il significato di viaggi d’affari e viaggi aziendali ci spiega che le persone viaggiano per le finalità connesse al
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Alessandro Ferrante, Titolare Alessandro Ferrante Design & Comunication Studio, Neggio
Creatività e talento per emergere in un mercato competitivo Alessandro Ferrante
La creatività è la nuova materia prima nel fare impresa, è un talento naturale o qualcosa che si acquisisce con l’esperienza?
“La creatività è sicuramente un talento naturale che può fare la differenza in ogni campo, ma da sola non basta a garantire sempre il successo. Una buona cultura di base accompagnata a una formazione adeguata sono elementi che possono aiutare a farla crescere. L’esperienza è invece quello che ci permette di raggiungere col tempo una piena maturazione della creatività, spesso anche attraverso errori di percorso. Credo che questi due elementi siano imprescindibili, anche se una persona di vasta e comprovata esperienza mancherà sempre di quella «scintilla» che ci aiuta a brillare nei momenti di estrema difficoltà. Molte volte accade che sia la creatività a suggerirci nuove strade di cui in futuro l’esperienza farà tesoro, altre volte è l’esperienza a consigliare che quella bellissima e creativa idea, di cui siamo tanto innamorati, non è realizzabile”.
Qual è stato il suo percorso imprenditoriale?
“Il mio percorso imprenditoriale è stato abbastanza lineare. Dopo le prime esperienze lavorative in Italia e Svizzera, che mi hanno dato il necessario know-how per affrontare responsabilità maggiori, sono stato per diversi anni senior designer presso un importante studio di design svizzero, quindi nel 2009 ho fatto il grande salto diventando indipendente. Il primo periodo è stato abbastanza difficile, ripartire da zero o quasi è stata una grande sfida personale perché oltre al talento creativo già consolidato, ho dovuto affinare le mie capacità di presentazione al cliente, vendita diretta e gestione interna dell’impresa”.
Nella sua scelta di creare un suo studio design e comunicazione ha potuto contare sul sostegno del Cantone o di qualche altro ente?
“Nelle prime fasi di avviamento sono venuto a conoscenza di alcuni enti, sostenuti anche dal Cantone, che avrebbero potuto guidarmi, ma sono stato immediatamente coinvolto a pieno regime nel ritmo di lavoro e, diciamo, molte cose sono venute da sé. Fortunatamente oggi avviare una piccola impresa, come una ditta individuale, è abbastanza facile in Svizzera e a costi decisamente contenuti”.
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Pensa che in Ticino manchi davvero una cultura del capitale di rischio nel sostenere le nuove imprese o invece manchino idee vincenti, ossia idee davvero meritevoli di trasformarsi in progetti imprenditoriali?
“Non penso che manchino le idee. Ci sono gruppi di giovani che hanno avviato imprese partendo da idee innovative, mi riferisco in particolar modo a un settore qui in Ticino piuttosto all’avanguardia come quello informatico, che si sono contraddistinti anche ricevendo riconoscimenti internazionali. Dall’altra parte una buona idea ha bisogno anche di un tessuto industriale competitivo economicamente per essere reso realizzabile, perché i costi iniziali di industrializzazione di un prodotto, per esempio, sono spesso uno scoglio importante se non si dispone di un capitale di avviamento proprio. Infatti, negli ultimi anni sono intervenuti il Cantone o i Comuni più grandi, sotto varie forme, per far emergere e premiare progetti innovativi e meritevoli. Il mercato oggi è sempre più difficile, competitivo e selettivo, quindi un nuovo progetto deve risultare subito vincente per essere giustificato nei costi. Questo purtroppo non sempre accade”.
Cosa fare per incentivare nelle nuove generazione il gusto della sfida imprenditoriale? La scuola potrebbe fare di più in questo campo?
“La migliore formazione possibile è sempre un ottimo punto di partenza. Con questo non voglio dire che la scuola debba insegnare solo materie specificatamente legate al mondo lavorativo, ovvero non dovrebbe solo insegnare espressamente come fare un mestiere, ma fornire anche gli strumenti critici per poter valutare e maturare il proprio pensiero. La scuola oggi offre diversi strumenti per approcciarsi al mondo professionale aiutando i giovani a valutare ogni pro e contro. Quello che bisognerebbe mantenere adeguato è il ritmo con cui si seguono gli aggiornamenti tecnologici e sociali, argomenti che appassionano da sempre le nuove generazioni. Sarebbe interessante incentivare annualmente i ragazzi a realizzare dei progetti concreti durante il periodo scolastico, per farli scontrare già con tutte le diverse problematiche, imparando così a risolverle. Magari uno di questi progetti potrebbe essere il progetto della loro vita!”
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Ospite di Lisa Pantini
Tech and the city… prospettive per gli start upper anche in Ticino? Maria Teresa Cometto
A conclusione di questo ciclo di interviste dedicate al tema delle start up, dell’imprenditoria e del fare business, vi proponiamo un’intervista con Maria Teresa Cometto, giornalista del Corriere della Sera, con oltre 25 anni di esperienza. Scrive, base New York, di economia e di high-tech. È autrice con Alessandro Piol di un volume intitolato «Tech and the city», edito da Guerini e Associati, pubblicato lo scorso marzo
«Pieni di talento, creatività, energia ed entusiasmo fino a sembrare maniacali; pronti a rischiare di fallire e a ricominciare: sono i protagonisti del mondo delle start up». Con questa affermazione si è aperta la presentazione del vostro libro «Tech and the city» presso l’Università della Svizzera Italiana a Lugano lo scorso 25 marzo. Si può tracciare un profilo tipo dell’imprenditore di oggi? Se sì, crede vi siano delle differenze tra il profilo newyorkese e quello europeo? Quali?
“L’imprenditore di successo oggi ha le qualità spiegate da Alessandro Piol nelle sue conclusioni del nostro libro: è disposto a rischiare tutto per cambiare il mondo, crede davvero che la sua idea avrà un impatto sulla vita di molte persone e per metterla in pratica sa ignorare le inevitabili reazioni negative, con una passione e un impegno che lo impegnano al 100%, senza separazione fra lavoro e vita personale. Ha uno stato d’animo di perpetua urgenza, risoluto e motivato: è «patologicamente ottimista e delirante», come dice il famoso venture capitalist newyorkese Jerry Colonna. Non si ferma davanti ai tanti no, non ha paura di forzare i limiti e rompere le regole. Spesso parte da un problema che lui stesso ha sperimentato in prima persona: Scott Heiferman ha fondato Meetup per aiutare la gente come lui a organizzarsi dopo l’attentato dell’11 settembre 2011 a New York. Altre caratteristiche dell’imprenditore di successo: per costruire la miglior squadra possibile assume persone più intelligenti di lui, recluta lentamente e licenzia velocemente, cercando un equilibrio nella squadra fra i più giovani, disposti a tutto per raggiungere un obiettivo, e i più esperti; ai clienti e agli investitori racconta la sua storia in modo sincero, trasparente, semplice; è aperto alle critiche e ai suggerimenti, cerca di imparare da chi ha una prospettiva diversa e dai mentori; mette il suo prodotto nelle mani dei clienti o trova un modo per testarlo il più presto possibile, per non sprecare soldi in un progetto che non interessa alla gente. E se capisce che la direzione presa non funziona, la cambia; se non può cambiarla, accetta il fallimento. Tutto questo vale sia a New York, sia nella Silicon Valley, in Europa e ovunque. Se c’è una differenza fra l’atteggiamento americano e quello europeo, è che gli imprenditori europei hanno paura del fallimento e quindi osano di meno, perché nel Vecchio Continente c’è meno cultura del rischio e chi fallisce viene ancora bollato per il resto della vita, mentre negli USA chi fallisce – onestamente, perché la sua idea non ha funzionato – è solo un imprenditore che ci ha provato e che può ricominciare”.
«Tech and the city». Lei e Alessandro Piol, quali autori di questo volume, da anni residenti nella Grande Mela, avete tracciato una vera e propria mappa dei luoghi culto della New York Tech City, con una cinquantina di interviste a per-
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sonaggi chiave. Come è strutturato il libro e come è nata l’idea per questo progetto editoriale?
“L’idea è nata dalla nostra esperienza nella città: io come giornalista scrivo spesso di tecnologia per il Corriere della Sera e per questo chiedo pareri ad Alessandro, grande esperto del settore. Un anno fa circa, parlando delle nuove tendenze in corso, ci siamo resi conto che il boom delle start up tecnologiche a New York era reale ma poco conosciuto fuori dalla relativamente ristretta comunità high-tech cittadina. NYC sta diventando la nuova capitale internazionale dell’high-tech, dove più start up tecnologiche stanno nascendo e vengono finanziate, dove è più facile e bello trovare lavoro o creare la propria impresa nel settore delle nuove tecnologie. Così abbiamo deciso di raccontare questo fenomeno, spiegare come è nato e come si sta sviluppando. Il libro è diviso in tre parti. La prima è la storia, dalla nascita di «Silicon Alley» (1994) a oggi, raccontata dai protagonisti (50 interviste fra imprenditori, venture capitalist, funzionari della città): la prima «euforia» dagli Anni ‘90 fino al ‘99; lo scoppio della Bolla Internet nel 2000 e la ricostruzione fino al 2007; la crisi finanziaria nel 2008 e il ruolo del sindaco Mike Bloomberg nel diversificare l’economia cittadina puntando sulle start up e l’innovazione. La seconda parte è la mappa delle start up con il «carattere» dei quartieri newyorkesi e delle società più interessanti: il Flatiron e Midtown, «cuore» di Silicon Alley; le aree «sexy» di Chelsea e Meatpacking; la «bohemienne» Lower Manhattan; l’«alternativa» Dumbo a Brooklyn; il Bronx che vuole rinascere; l’«operaia» Queens; e la negletta Staten Island. La terza parte è sul futuro, i temi «caldi» discussi dalla comunità hightech newyorkese, fra i quali: quali sono gli ingredienti per creare un ecosistema come questo? Questo boom è sostenibile o è una nuova Bolla? Infine offriamo una guida pratica: tutte le cose da sapere per chi vuole avere successo nella dot-NYC”.
Le differenti esperienze raccolte nel volume permettono di trarre delle ispirazioni per le start up e PMI locali?
“Certo, un motivo per scrivere questo libro è stato proprio per ispirare i giovani imprenditori anche in Europa. Anche Fred Wilson, il venture capitalist ascoltato come una delle voci più autorevoli della New York tecnologica, nella sua prefazione all’edizione inglese del nostro libro ha scritto: «Spero che questo libro sia un’ispirazione per altre città, altri Paesi e culture che possono aver perso l’onda iniziale della rivoluzione tecnologica. Quello che è successo qui a New York può succedere ovunque ci siano lo spirito imprenditoriale e la libertà di innovare. E, come a New York, tutto comincia con un piccolo gruppo di individui impegnati, capaci di vedere qualcosa che sfugge agli altri»”
Che cosa, più nello specifico, le aziende da una parte, ed il contesto economico-imprenditoriale dall’altra, potrebbero apprendere da queste 50 storie di successo?
“Per far fiorire una comunità di start up innovative ci vogliono questi ingredienti, come si impara dalla storia di New York: imprenditori con le caratteristiche sopra descritte, che siano i leader della comunità e collaborino per farla crescere; un’amministrazione pubblica che faciliti il fenomeno, senza volerlo dirigere; un ambiente accademico aperto a un approccio «pratico» all’insegnamento, con l’uso di mentori-imprenditori a fianco dei professori tradizionali; una rete di «angeli investitori», individui con cospicui patrimoni disposti a scommetterne una piccola parte in investimenti ad alto rischio sulle start up. È un circolo virtuoso che deve partire dal basso, ma certo può essere favorito da politiche fiscali che incoraggino questo tipo di investimenti e imprese. E ha bisogno anche un cambiamento di mentalità rispetto a quella oggi prevalente in Europa, come l’ha descritta Carlo De Benedetti nella sua introduzione all’edizione italiana del nostro libro: «In Italia (…) anziché eliminare barriere, cooperare, fare sistema – la cultura dell’open source – si fa il contrario, s’alzano ostacoli, l’informazione diventa potere, lo scambio di esperienze è malvisto dalle aziende, gli oligopoli vengono tutelati»”.
L’innovazione è la chiave del futuro per il rilancio dell’economia?
“Senza dubbio. «Le start up mettono naturalmente insieme innovazione, business e giovani in infinite variazioni tecnologiche, culturali, economiche – ha scritto ancora De Benedetti -. Siamo tutti esposti a tutto, in un regime di comunicazione orizzontale, in una competizione di idee, soluzioni, proposte che è il nuovo modo di fare business. Sapendo che il più grande fattore di innovazione è la volontà di migliorare il proprio destino». L’innovazione sta funzionando a New York: grazie al dinamismo delle start up New York si è ripresa più in fretta di tutte le altre metropoli americane dalla
grande crisi del 2008 (a parte Houston nel Texas e la capitale Washington, cresciute bene anche loro ma per diversi motivi, la prima per il petrolio e la seconda per i lobbisti e il pubblico impiego). Dal 2007 al 2011 i posti di lavoro nel settore tecnologico a New York sono aumentati del 28,7% da 41.100 a 52.900, mentre sono diminuiti nei settori tradizionalmente forti della città come la finanza (-5,9%), l’editoria (-15,8%), i servizi legali (-7%) e la manifattura (-29,5%). Nello stesso tempo il numero di investimenti di venture capital nelle startup newyorkesi è cresciuto del 32%, mentre è calato del 10% nella Silicon Valley e del 14% a Boston e dintorni. E con i nuovi ambiziosi progetti – come il campus di ingegneria imprenditoriale di Cornell NY Tech che sorgerà su Roosevelt Island – il fenomeno ha le gambe per continuare a crescere”.
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Produttori e consumatori di tasse, una rivisitazione liberale della lotta di classe Certamente l’azione e l’elaborazione politica di John C. Calhoun (1782-1850) risentono del suo impegno militante a favore degli Stati del Sud contro il dominio di quelli del Nord e soprattutto contro gli sconfinamenti del Governo federale nell’autonomia e nella sovranità dei singoli Stati americani. Ma a distanza di oltre un secolo e mezzo alcune opere di Calhoun restano dei capisaldi del pensiero liberale. Eletto nel 1810 nella Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti e per due volte anche Vice presidente, prima con Adams e poi con Jackson. John C. Calhoun è stato tra i più grandi pensatori politici americani dell’Ottocento. Il suo saggio “Disquisizioni sul Governo” (edito da liberilibri) offre innanzitutto originali spunti di riflessione sul nuovo concetto di “maggioranza concorrente” e una rielaborazione in chiave liberale della teoria della lotta di classe, ossia il cardine su cui è ruotato l’impianto teorico del marxismo e la sua esplicitazione pratica nei vari tentativi, falliti, di realizzazione del socialismo. La “maggioranza concorrente”, contrapposta alla semplice maggioranza numerica che è alla base delle democrazie parlamentari contemporanee, secondo Calhoun è la sola via verso un vero consenso giusto, che sui temi cruciali deve tener conto non solo della forza dei numeri ma anche degli interessi contrapposti del Paese. Nella sua visione la maggioranza concorrenza è l’unico mezzo per frenare la naturale tendenza di ogni Governo al dispotismo: “e deve avere caratteristiche tali - sottolineava - da impedire a qualunque interesse, o combinazioni di interessi, di utilizzare il potere per ingrandirsi a spese di altri”. Come nota Luigi Marco Bassani nell’introduzione del saggio, la maggioranza concorrente ha la sua matrice nell’idea americana della libertà e fa della negoziazione permanente tra i principali interessi la chiave di volta del sistema politico proposto da Calhoun, per il quale un Governo fondato solo sulla maggioranza numerica è per sua natura tirannico. “La maggioranza numerica fa caso solamente al numero - scrive il pensatore ameri-
Titolo: Disquisizione sul Governo studio@picas.ch www.picas.ch
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Autore: John C. Calhoun
Editore: liberilibri
cano -, considera la società intera un corpus unico con interessi comuni e fa delle opinioni della maggioranza le intenzioni della società intera. Invece la maggioranza concorrente non è soltanto un dato numerico, ma tiene in considerazione i vari interessi”. Interessi che devono avere voce e rappresentazione, perché “il potere può essere contrastato soltanto per mezzo del potere, così come ogni tendenza per mezzo della medesima tendenza. Chi esercita il potere e chi è soggetto al suo esercizio, i governanti e i governati, stanno in una relazione mutualmente antagonista”. Ancora più attuale è la sua rivisitazione del concetto di lotta di classe che con molto acume e preveggenza - va ricordato che siamo a metà ‘800 - riformula secondo una visione liberale. Per Calhoun la vera fonte delle discriminazioni e privilegi ingiustificati non è nel modo di produzione della ricchezza, va invece ricercata nei meccanismi su cui si regge il potere politico. Perciò la causa delle diseguaglianze fra gli uomini non sta nel mercato, ma nello stato, perché, come annota Bassani “è il potere politico a fornire le leve che gli interessi dominanti muovono per ingrandirsi alle spalle degli altri”. Dunque, i veri padroni, non sono quelli che hanno i mezzi di produzione, ma l’apparato governativo e statale. La lotta non è tra classe sociali, ma tra produttori e consumatori di tasse. Si svela così la causa prima dell’imposizione fiscale e del vorace meccanismo che ha gonfiato a dismisura apparati statali e burocrazia pubblica.
Spiega Calhoun: “Per quanto comparativamente pochi, gli agenti e gli impiegati del Governo costituiscono la parte della comunità che è destinataria esclusiva del gettito tributario”. Il risultato dell’iniqua azione fiscale del Governo è di dividere la comunità in due grandi classi: “La prima composta da coloro che pagano effettivamente le tasse e, ovviamente, sopportano il peso del Governo e l’altra composta da chi riceve il proprio reddito attraverso trasferimenti statali dei proventi statali, ed è a tutti gli effetti mantenuto dal Governo. In parole povere il risultato è quello di dividere la comunità in produttori e consumatori di tasse”. Per Calhoun il perfezionamento e la crescita della società passano necessariamente attraverso lo sviluppo delle facoltà intellettuali e morali di cui è dotato l’uomo. La fonte di queste facoltà risiede nel desiderio degli individui di migliorare la propria condizione, ma per fare ciò, sono indispensabili la libertà e la sicurezza: “La libertà dona a ciascuno la possibilità di scegliere il percorso che ritiene maggiormente idoneo alla promozione dei propri interessi e della propria felicità (…) mentre la sicurezza fornisce a ciascuno la certezza di non venire depredato dei frutti degli sforzi compiuti per migliorare la propria condizione”. Libertà e tutela (sicurezza) della proprietà, assieme al principio della responsabilità personale, saranno le coordinate su cui si muoveranno i successivi sviluppi del pensiero e della cultura liberale.
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www.2tunnel.ch Intervista di Lisa Pantini con Michele Buttazzoni, Direttore Gruppo Kering, Cadempino
Il raddoppio del Gottardo è un’opportunità, che necessita anche del supporto di tutte le forze politiche e sociali in gioco Che ruolo gioca un sistema di trasporti efficiente nella localizzazione di un’impresa?
nella rete dei trasporti, sia per le merci che per la mobilità privata, per meglio sfruttare questo suo vantaggio geografico di porta verso il Sud e il Nord Europa?
“Gioca un ruolo fondamentale, viste le sfide presenti e future collegate da un lato alla continua crescita dei costi del trasporto in virtù dell’aumento del prezzo del petrolio, e dall’altro alla necessità di ridurre il più possibile le emissioni di gas serra correlate al sistema trasporto delle aziende in un’ottica complessiva di maggior rispetto dell’ambiente, tema molto sentito dal nostro gruppo”.
“Puntare su più soluzioni e non su una soltanto. Intendo, quindi, che, nell’interesse del territorio, si dovrebbe pensare ad una soluzione AlpTransit + raddoppio Gottardo, nonché eventualmente studiare anche un rafforzamento della struttura aeroportuale esistente”.
Per un grande gruppo come Kering la chiusura per almeno 1000 giorni del tunnel autostradale del S. Gottardo rappresenta un problema?
Cosa crede si debba fare per giungere ad una positiva soluzione per la realizzazione del secondo tubo al Gottardo?
“Il nostro sistema di trasporto si basa in larga misura sull’utilizzo delle direttrici Nord-Sud attraverso il traforo del Gottardo. Una chiusura prolungata del tunnel autostradale significherebbe una ridefinizione pesante delle nostre rotte su soluzioni alternative ma comunque più lunghe e quindi più inefficienti e maggiormente dannose per l’ambiente”.
Il Ticino per il suo sviluppo ha puntato molto anche sulla logistica. L’eventuale chiusura di oltre 1’000 giorni del tunnel autostradale del S.Gottardo e il mancato prolungamento a sud di Lugano della linea ferroviaria correlata ad AlpTransit, in che misura possono penalizzare la crescita del settore logistico?
“Un utilizzo efficace della soluzione AlpTransit applicata al trasporto celere delle merci attraverso il nuovo sistema di collegamento al di sotto delle Alpi, permetterebbe almeno di offrire una valida alternativa alla strozzatura del Gottardo. Personalmente ritengo che tale soluzione possa essere considerata efficace solo se AlpTransit permetterà un sistema rapido ed efficiente di trasporto intermodale gomma-ferrovia. Per far ciò ritengo sarà necessario implementare delle soluzioni tecniche ad hoc, nonché garantire un grado di accesso al tunnel esteso anche alle zone più a Sud del territorio dove come sappiamo è forte il numero delle aziende”.
Al centro dell’Europa, il Ticino gode di una posizione geografica eccezionale, cosa migliorare
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“Difficile poter ottenere qualsiasi risultato positivo senza un reale convincimento di tutte le forze politiche e parti sociali che un approccio «combinato» verso i vari mezzi di trasporto permette di valorizzare tutto il tessuto economico cantonale”.
Dal punto di vista di un’azienda basata sulla logistica, il Ticino sta facendo abbastanza per sensibilizzare l’opinione pubblica e la politica sull’importanza di procedere alla realizzazione del secondo tubo al Gottardo?
“Come detto prima, personalmente ritengo che l’aspetto più importante sia quello di avere il supporto di tutte le forze politiche e parti sociali del territorio su questa proposta, poi nello specifico la Camera di commercio e dell’industria contribuisce e ha già contribuito alla causa ed anche le varie aziende associate (come noi) possono tutte insieme sensibilizzare la popolazione sull’importanza del progetto non solo per il mondo imprenditoriale ma per tutto il territorio”.
Attualita` di Angelo Geninazzi, Responsabile di economiesuisse per la Svizzera italiana, Federazione delle imprese svizzere
Ti masterizzo un CD? Articolo apparso sul Giornale del Popolo il 19.4.2013
Chi non ha mai ascoltato un CD masterizzato, guardato un film copiato o scaricato “illegalmente” o chi, in vacanza, non è mai stato tentato di comprare una borsetta, quasi uguale a quella originale molto più costosa? Probabilmente in questa situazione si è già ritrovata la maggioranza dei lettori che, sebbene sappia che la pirateria costituisca per certi versi un problema, non reputa di aver arrecato danni di particolare rilievo. Addirittura c’è chi paga le proprie vacanze importando dall’estero valigie piene di magliette o borse a bassissimo prezzo che poi rivende sul mercato indigeno. Che questo sia un valido trucchetto per aumentare un poco “l’argent de poche” in vacanza, insomma, un peccato minore?
Ma la pirateria va oltre
Eppure è meglio guardare più da vicino e inquadrare il problema in maniera globale. Prima del cambio del millennio l’OCSE ha stimato la quota di prodotti contraffatti al 5-7% del commercio mondiale. L’unica certezza è che nel frattempo il fenomeno è aumentato fortemente, anche se risulta estremamente difficile quantificarlo in cifre. È lecito attendersi che questo trend prosegua anche in futuro, grazie a nuove tecnologie, all’espansione di internet e all’apertura dei mercati che permette e incentiva sempre di più a copiare e smerciare prodotti contraffatti in ogni angolo del mondo.
I prodotti contraffatti sono generalmente di qualità inferiore e possono celare pericoli per la salute, soprattutto – ma non soltanto – nel caso dei medicamenti. Senza contare che questi prodotti sono, nella maggior parte dei casi, fabbricati senza controlli; l’industria della contraffazione non si preoccupa delle norme di sicurezza o della qualità e nemmeno delle prescrizioni in materia di protezione dell’ambiente o dei lavoratori.
Le contraffazioni provocano danni importanti, in particolare in Svizzera
Quello che molti ignorano o sottostimano sono i danni per l’economia. Nel 2004 gli esperti approssimavano i danni per le economie di tutto il mondo a 600 miliardi di franchi. Produttrice di articoli innovativi e ad alto valore aggiunto, come gli orologi e i medicamenti, anche la Svizzera è particolarmente colpita dalla contraffazione e dalla pirateria: si considera che l’economia elvetica subisca annualmente contraccolpi per 2 miliardi di franchi, tra cui il settore orologiero per 800 milioni o i produttori di software per 400 milioni. Per le imprese interessate, questo fenomeno provoca non solo una diminuzione della cifra d’affari, ma minaccia pure la propria immagine, causando scompensi a lungo termine, inibendo in particolare l’incentivo ad innovare e creare nuovi prodotti.
Oltre a chi acquista “volutamente” prodotti contraffatti vi sono sempre più spesso “vittime” che pensano di comprare l’originale e invece acquistano copie. Questo è il caso soprattutto quando queste ultime sono di buona qualità, correndo addirittura il rischio di finire nel canale ufficiale di vendita. Spesso questi prodotti vengono venduti a prezzi solo leggermente inferiori ai prodotti di marca. In questo modo la merce copiata e di discreta qualità non solo può generare dei sensibili cali della cifra d’affari ai produttori, ma può addirittura capitare che i pirati rilevino la marca stessa.
I rischi per i consumatori
L’importazione in Svizzera di prodotti di marca contraffatti è vietata, anche quando i prodotti sono destinati all’uso privato. Ciò non impedisce comunque l’acquisto di prodotti contraffatti. Gli acquirenti spesso non sono coscienti delle numerose implicazioni del loro gesto. Le persone che si lasciano attrarre da prezzi convenienti spesso sostengono il crimine organizzato, lo sfruttamento di persone o chi infrange gravemente qualsiasi norma ambientale. Ma non è tutto. La Svizzera, economia senza materie prime che vive unicamente della propria capacità innovativa, è oggi tra i paesi più toccati dalla pirateria. In gioco ci sono anche numerosi posti di lavoro proprio in Svizzera. Se consideriamo tutti questi aspetti, forse dalle prossime vacanze riporteremo a casa oggetti di valore sicuro.
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At tualita` di Andreas Müller, Avenir Suisse
Quale futuro per il sistema di milizia svizzero? Il sistema di milizia tra un ideale repubblicano e uno stile di vita liberale
L’abbiamo imparato tutti a scuola: la Svizzera è qualcosa di particolare. La democrazia diretta da un lato, e il sistema di milizia che invita tutti gli svizzeri a contribuire al bene comune dall’altro. Ma questo sistema è ancora adeguato alla realtà attuale? Gli studi e le analisi più recenti sul sistema di milizia e sul volontariato rilevano numerosi disagi e un futuro incerto. I partiti politici hanno perso gran parte dei loro sostenitori e hanno sempre più difficoltà a trovare candidati idonei. L’individualizzazione, ma anche la globalizzazione del mondo del lavoro hanno condotto ad una diminuzione dell’interesse per il lavoro di milizia. I piccoli comuni non riescono più a garantire la qualità di servizio richiesta dai cittadini.
L’impegno volontario al centro del sistema di milizia
Con la crescente fusione della sfera privata e di quella professionale, i cittadini non se la sentono di integrare una terza sfera, quella della milizia e del volontariato. Il costo di un impegno a lungo termine in un’associazione è giudicato troppo elevato, e la stima dei concittadini per chi riveste queste cariche è diminuita. Nella storia del pensiero politico, il sistema di milizia rappresenta una delle virtù repubblicane fondamentali. Secondo l’ideale repubblicano, l‘azione politica e l’agire per la comunità non vanno semplicemente delegati alla burocrazia e all’amministrazione ma vanno affidati a cittadini scelti dalla comunità. Il sistema di milizia pone l’accento sull‘impegno volontario. Questa attitudine repubblicana è in qualche modo in contraddizione con gli attuali valori personali. L’impegno per il sistema di milizia è in competizione con la società del tempo libero e le sue molteplici offerte. Il modello di stato svizzero richiede autorità capaci e competenti. Questo modello da per scontato che un numero sufficiente di persone vi partecipi direttamente e che i cittadini non si riducano a semplici spettatori. Sono però ben lontani i tempi di Gottfried Keller che presupponeva l’entusiastica partecipazione dei cittadini alle ca-
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riche pubbliche. Nella Svizzera di oggi il lavoro di milizia è per la stragrande maggioranza dei cittadini tutt’al più un’opzione.
Impossibile andare avanti senza riforme
È ora di chiedersi se il sistema di milizia svizzero sia ancora a passo con i tempi o se stia gradualmente diventando un mito. Il pericolo è che si apra una frattura tra la realtà contemporanea e un sistema di milizia idealizzato – frattura che potrebbe andare a scapito di quest’ultimo. Troppo spesso ignoriamo le piccole crepe nelle nostre certezze. Se continuiamo in questa direzione, la Svizzera si ritroverà a fare i conti con un ulteriore problema di identità. Il sistema di milizia va ridiscusso nel suo insieme e senza tabù. Come garantirne la qualità a medio termine? L’individualizzazione della società è irreversibile? Abbiamo bisogno di una maggiore professionalizzazione dei politici e dell’esercito? Serve più coercizione affinché i compiti vengano svolti? Bisogna accelerare le fusioni dei comuni? In questa prospettiva, l’idea di una Svizzera gestita dal basso verso l’alto è ancora sostenibile o si sta trasformando in leggenda? Come cambierebbe l’immagine che abbiamo di noi stessi se il sistema di milizia venisse ad indebolirsi ulteriormente? Cosa rimarrebbe dell’ideale repubblicano di una Svizzera che vive dell’impegno dei suoi cittadini? Questo impegno supplementare si ridurrebbe nell’esercizio trimestrale del diritto di voto - e ancora soltanto in caso di sufficiente voglia e tempo? I cittadini si trasformerebbero in meri “clienti dello Stato”? Il bene pubblico verrebbe a ridursi alla somma degli interessi individuali? Quali conseguenze avrebbe per la Svizzera, Paese di tradizione liberale, la rinuncia definitiva degli imprenditori a seguire una carriera militare o a entrare in politica? Tutte queste domande vanno all’essenza stessa della Svizzera, e le risposte rimangono aperte. La politica non può (più) permettersi di tenere soltanto discorsi. Anche il mondo economico s‘interroga sempre più sul valore (e il costo) del sistema di milizia. Ragioni sufficienti per fare di queste domande – e delle loro possibili risposte - un tema centrale di riflessione e di interrogazione.
At tualita` di Filippo Pandiscia, Manager dei servizi di Accounting Solutions in Deloitte SA, Lugano
Servizi in outsourcing: un valore aggiunto per le start-up? L’esternalizzazione di uno o più servizi può comportare una serie di vantaggi, in particolare per le imprese start-up. Vediamo quali Filippo Pandiscia, Manager Accounting Solutions
L’outsourcing è una forma di collaborazione che sta sempre più affermandosi soprattutto con i cambiamenti imposti dalla globalizzazione in termini di spazio e tempo. Letteralmente, outsourcing significa esternalizzazione. In ambito aziendale, consiste nell’affidare processi, mansioni o progetti a fornitori di servizi esterni accuratamente selezionati. Tradizionalmente, è un modello organizzativo adottato da imprese di grandi dimensioni. Di recente, tuttavia, è sempre più frequente il ricorso all’outsourcing anche da parte di piccole e medie imprese e, molto spesso, da parte di start-up. In linea teorica, tutte le attività svolte all’interno dell’azienda non strettamente riferite al core business possono essere esternalizzate. La natura e l’estensione dell’outsourcing varia da azienda ad azienda ed è correlata alla strategia della singola impresa, indipendentemente dalle sue dimensioni o settore di attività. Di seguito, una lista di alcune fra le attività che possono essere esternalizzate: • contabilità e reporting finanziario • gestione fiscale • gestione paghe • attività di pianificazione e controllo • attività di back office • gestione del sistema informatico • logistica • revisione interna.
Diverse forme di outsourcing
L’outsourcing è un mondo vasto e variegato. Sono infatti possibili svariate forme di collaborazione, che vengono discusse e concordate sulla base dei bisogni della singola realtà aziendale. Il classico esempio di outsourcing è l’esternalizzazione della struttura informatica oltre che dei processi di back office. Questo particolare tipo di outsourcing è conosciuto come esternalizzazione di processi aziendali (Business Process Outsourcing, BPO). Una seconda forma di outsourcing consiste nell’esternalizzazione dei processi intellettivi (Knowledge Process Outsourcing, KPO) ossia attività quali, ad esempio, la ricerca e sviluppo, la tutela di marchi e brevetti e la gestione dei servizi commerciali. Si tratta di attività ad alto valore aggiunto affidate a personale altamente qualificato. Ma veniamo alle PMI e, più specificatamente, alle start-up. In questo caso, l’outsourcing si concretizza nell’out-tasking, ossia nel trasferimento di singole mansioni (task). È questo il primo passo verso l’outsourcing. Se ne fa ricorso con lo scopo di ottimizzare le risorse interne per convogliarle sul core business, avvantaggiandosi di consulenti specialisti competenti per eseguire determinate mansioni non strategiche. Una delle mansioni che viene spesso esternalizzata in questi casi è il servizio di contabilità e reporting finanziario.
Ma quali sono i vantaggi che derivano dall’outsourcing?
La scelta dell’azienda di adottare il modello dell’outsourcing comporta vantaggi tangibili, tra cui: – contenimento dei costi: mantenere in casa tutte le funzioni non si rivela sempre una strategia economicamente vantaggiosa. Attraverso l’outsourcing si possono trasformare determinati costi fissi in variabili; – e fficacia strategica: l’azienda potrà ottimizzare le risorse, concentrandole sul core business ed evitando di impiegarle in funzioni aziendali secondarie; – flessibilità operativa: le società e il mercato mutano sempre più velocemente e in modo radicale. Il fornitore di servizi è in grado di rispondere prontamente ai nuovi bisogni che man mano si presentano alle aziende in espansione; – competenze specifiche ed esperienza: rivolgersi a professionisti esterni permette di disporre di expertise specialistica e aggiornata.
L’outsourcing per le start-up – aspetti da considerare
Anche per una start-up, l’outsourcing è un’alternativa interessante e può essere un valido strumento in una fase iniziale, permettendo di dirottare strategicamente gli investimenti sull’attività principale del business e, nello stesso tempo, contenere i costi fissi. L’outsourcing si rivela così uno strumento utile a capitalizzare le opportunità di crescita. Certamente sussistono delle criticità legate all’esternalizzazione dei servizi. Ad esempio, occorre selezionare accuratamente il fornitore. Il partner dovrà infatti dimostrare le competenze necessarie a svolgere i servizi affidati con puntualità e precisione e dovrà possedere una struttura solida per assicurare la continuità del servizio. Inoltre, dovrà essere flessibile per rispondere ai bisogni aziendali. Solo in presenza di queste caratteristiche potrà concretizzarsi un risparmio sia economico sia in termini di risorse. Un altro aspetto da considerare quando si esternalizzano i servizi è il tempo richiesto al fornitore per raggiungere piena efficienza e massima produttività. Tale tempistica è correlata al grado di esperienza e professionalità maturata dal fornitore. Infine, il fornitore dovrà assicurare di favorire un clima di massima collaborazione, comunicazione e trasparenza con il personale dell’azienda, affinché l’outsourcing venga sentito come un modello operativo naturale e integrato nell’azienda a beneficio dei risultati della stessa. In considerazione di quanto detto, ne deriva che il modello dell’outsourcing può essere una soluzione vantaggiosa anche per le PMI e le start-up ai fini di una gestione efficiente ed efficace di alcuni processi essenziali. L’outsourcing, in presenza di determinate condizioni – principalmente un partner affidabile e competente selezionato con la dovuta cura – rappresenta dunque una vera opportunità di gestione aziendale e crescita.
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At tualita`
Switzerland Global Enterprise: il nuovo marchio dell’Osec L’Osec si presenta ora con il solo marchio «Switzerland Global Enterprise». Il nuovo marchio intende rappresentare in modo ancora più efficace le prestazioni e i vantaggi per i clienti grazie a una presentazione uniforme e autoesplicativa, sfruttare al meglio le sinergie tra i diversi mandati federali nonché unire le forze e consentire risparmi attraverso un solo marchio comune. La nuova veste è stata presentata in occasione dell’ultima edizione del Forum del commercio estero
Finora, i tre mandati conferiti dalla Confederazione all’Osec per la promozione dell’export, dell’import e della piazza economica svizzera sono stati realizzati ricorrendo a diversi marchi. Switzerland Global Enterprise li ha raggruppati al fine di consentire una percezione uniforme e chiara. La presentazione unica in Svizzera e all’estero di Osec, SIPPO e Switzerland Trade & Investment Promotion sotto il marchio comune di Switzerland Global Enterprise rafforza il posizionamento e il profilo della piazza economica, delle aziende rossocrociate e dell’organizzazione stessa. Daniel Küng, CEO dell’Osec, afferma: «L’attuazione del nuovo marchio è un investimento necessario e sensato a favore della promozione dell’internazionalizzazione. Il marchio comune consente di perfezionare le sinergie tra i singoli mandati della promozione del commercio estero e di risparmiare fondi. Inoltre, il nuovo marchio è autoesplicativo, al contrario dei singoli finora impiegati.» Marchio forte, promessa forte Per ora, la ragione sociale di Osec rimane invariata. Il nuovo marchio «Switzerland Global Enterprise», con l’aggiunta di «Enabling new business», intende mettere in evidenza l’impegno globale a favore dell’im-
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prenditorialità e della piazza economica svizzera. In qualità di centro di competenze per l’internazionalizzazione, l’Osec promuove con questo marchio l’export, l’import e gli investimenti, aiutando i clienti a sfruttare il potenziale del commercio internazionale e a rafforzare la piazza economica svizzera. Osec cura altresì una rete globale di consulenti ed esperti con pluriennale esperienza. Il 14 maggio 2013 l’Assemblea generale delibera la nuova designazione dell’organizzazione Osec in Switzerland Global Enterprise. Per maggiori informazioni: Monica Zurfluh Head Southern Switzerland Osec Corso Elvezia 16 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 35/37 www.switzerland-ge.com
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At tualita` di Lisa Pantini
Un modello concreto di collaborazione per la piazza finanziaria Franco Citterio
Ticino for Finance è attiva in Ticino da un biennio. Nella sua assemblea annuale svoltasi alla fine di marzo, è stato fatto il punto ed un primo bilancio di questi due anni: un periodo ricco di attività che ha visto il rafforzarsi della collaborazione dell’associazione con gli operatori presenti sulla piazza finanziaria. Sono anche state presentate due testimonianze di operatori che si sono recentemente insediati nel nostro Cantone. Abbiamo intervistato a questo proposito Franco Citterio, Presidente di Ticino for Finance e Direttore dell’Associazione Bancaria Ticinese e Stefano Rizzi, Direttore della Divisione dell’Economia e Vice-presidente di Ticino for Finance
Stefano Rizzi
In che modo si muove Ticino For Finance per attrarre e sostenere nuove realtà? Citterio “Ci stiamo muovendo in diverse direzioni, agendo su differenti leve che ci possano consentire da un lato di far conoscere la piazza finanziaria ticinese al di fuori dei nostri confini e dall’altro di far comprendere a chi è potenzialmente interessato a rilocalizzare la propria attività nel nostro Cantone come Ticino for Finance possa rappresentare un partner di riferimento”. Rizzi “La base di tutte queste attività è una solida collaborazione tra pubblico e privato, una vera e propria partnership che coinvolge le diverse «anime» della piazza finanziaria: istituzioni, rappresentanti delle categorie di operatori e operatori della piazza finanziaria. Questa collaborazione sinergica ci permette di mettere in campo, a seconda delle esigenze, le competenze adeguate. Un aspetto molto importante perché consente a chi è interessato al Ticino come location per il proprio business di poter entrare in contatto con le persone giuste al momento giusto”.
Ci ricorda brevemente le basi di Ticino For Finance (costituzione, membri fondatori, obiettivi, …)? Citterio “Ticino for Finance nasce nei primi mesi del 2011 dalla stretta collaborazione tra il Dipartimento delle finanze e dell’economia del Canton Ticino e l’Associazione Bancaria Ticinese che con diversi attori pubblici e privati - Città di Lugano, Bellinzona, Chiasso e Locarno, la Camera di Commercio, l’Associazione Svizzera di Gestori di Patrimoni, la FTAF, l’Ordine degli Avvocati e la Camera Fiduciaria – hanno costituito l’associazione per la promozione della piazza finanziaria”.
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Rizzi “Il nostro obiettivo è quello di favorire l’insediamento di operatori ad alto valore aggiunto (Hedge Fund Manager, Private Equity Manager, Fund Manager, Family Office, Commodity Trader), cercando di mettere in contatto e favorire il dialogo tra le parti interessate”.
Come si sta concentrando l’attività su Londra? Con quali partner e su quali specifiche tematiche? Rizzi “L’attività che stiamo svolgendo su Londra richiede un impegno costante e l’utilizzo di strumenti differenti. La nostra strategia si basa principalmente su tre «pilastri»: gli eventi come piattaforma per generare relazioni, gli incontri mirati 1to1, l’attività sui media specializzati per rafforzare la reputazione e i messaggi veicolati attraverso gli eventi e gli incontri. Il primo elemento, come detto, è l’organizzazione e la partecipazione ad alcune conferenze che rappresentano un’occasione unica per stabilire un’importante rete di contatti. Consapevoli di quanto sia fondamentale il supporto degli operatori che sono presenti sulla piazza finanziaria ticinese, siamo molto fieri di organizzare il prossimo 16 maggio un evento focalizzato sulla tematica del Commodity Trading e realizzato in collaborazione con la Camera di Commercio, dell’Industria, dell’Artigianato e dei Servizi del Canton Ticino e la Lugano Commodity Trading Association”. Citterio “Molto importante è anche la presenza su alcuni media britannici specializzati nel settore finanziario. Una presenza frutto della collaborazione con alcuni operatori ticinesi che hanno contribuito con la loro esperienza e la loro testimonianza alla pubblicazione di oltre 10 articoli su quotidiani e riviste del calibro di The Banker e Reuters Hedgeworld, un modo concreto per farci conoscere e per dare visibilità a chi lavora sulla piazza ticinese da tempo”.
L’Entry Desk. Cos’è e come funziona?
In futuro quali altri sviluppi sono in programma?
Rizzi “Quando abbiamo iniziato con Ticino for Finance, ci siamo chiesti come gestire le richieste di informazioni e i contatti che speravamo ci sarebbero giunti. Eravamo consapevoli che la creazione di uno sportello «fisico» importante, dotato di tutte le competenze e dei mezzi necessari sarebbe stato fuori dalla portata dell’associazione e, probabilmente, non adatto a rispondere alle esigenze specializzate degli operatori finanziari odierni. Per questo abbiamo scelto di creare un Entry Desk virtuale in grado di raccogliere le richieste e di «mettere in rete» le competenze già presenti sulla piazza presso le istituzioni e gli operatori privati con l’obiettivo di soddisfare le richieste. In sostanza, il nostro Entry Desk funge da «facilitatore», mettendo a disposizione, a chi richiede informazioni, competenze in grado di rispondere a domande specifiche. È per questo che riteniamo essere determinante la collaborazione tra gli operatori già presenti sulla piazza, perché è grazie a queste sinergie che possiamo davvero creare valore.
Rizzi “Guardando al futuro più prossimo, oltre all’evento di Londra, abbiamo in programma una conferenza a Milano per il prossimo mese di giugno in collaborazione con l’Associazione 100 Women in Hedge Funds che toccherà le novità introdotte dalla nuova Licol e dall’AIFMD. Anche in questo caso abbiamo voluto realizzare questo evento collaborando con un’associazione molto conosciuta a livello internazionale e molto attiva sul nostro territorio, una partnership che riteniamo possa generare valore per entrambe. Coinvolgere maggiormente gli operatori locali è sicuramente uno dei nostri obiettivi e anche una nostra sfida per il futuro. Vogliamo infatti renderli sempre più consapevoli del ruolo di Ticino for Finance ma soprattutto del ruolo che potrebbero svolgere loro attivamente”.
Citterio “A livello pratico, il primo contatto avviene solitamente via telefono o via e-mail e sostanzialmente ci permette di avere un’idea di massima dell’esigenza. A questo punto, una volta compreso il bisogno, cerchiamo di individuare la persona o le persone con le competenze più adatte organizzando eventualmente uno o più incontri di approfondimento. Fortunatamente, tutte le attività che stiamo portando avanti stanno realmente generando dei contatti che approdano all’Entry Desk. Per dare qualche cifra, nel corso del 2012 sono state oltre 40 le realtà che ci hanno contattato e da cui sono scaturiti 20 incontri di approfondimento con 9 realtà che hanno manifestato un interesse concreto verso la nostra piazza finanziaria”.
Durante la conferenza stampa tenutasi lo scorso 27 marzo a Villa Negroni, anche due società hanno parlato della loro esperienza, maturata con Ticino For Finance. Testimonianza reale di due imprese insediatesi in Ticino: Vinthedge Research & Advisory e Record Currency Management. Può darci qualche dettaglio supplementare? Rizzi “Siamo molto orgogliosi di aver avuto come ospiti alla conferenza dello scorso 27 marzo Vinthedge Research & Advisory, una società finalizzata alla gestione di un fondo hedge basato su vini pregiati, e Record Currency Management, un’«antenna» della prestigiosa società britannica che potrebbe decidere in futuro un insediamento più impegnativo nel nostro Cantone. Ascoltare la loro testimonianza diretta è stato sicuramente molto istruttivo perché abbiamo potuto sentire direttamente dalla loro voce l’importanza che ha rivestito Ticino for Finance durante le fasi precedenti l’effettivo insediamento. Sapere di essere stati in «concorrenza» con prestigiose piazze finanziarie a livello internazionale ed essere consapevoli di aver svolto un ruolo di «facilitatore» per le scelte di questi operatori ci conferma come l’approccio che stiamo seguendo sia quello corretto e che dobbiamo proseguire su questa strada, garantendo a chi ci contatta quell’approccio «Tailor made» che è la base del nostro operare quotidiano”.
Citterio “Tra gli altri progetti, proprio perché per noi è fondamentale chi già lavora sulla nostra piazza finanziaria, ci piacerebbe avere una «fotografia» più precisa degli attori della finanza «innovativa» che sono già presenti nel nostro Cantone. È per questo che abbiamo commissionato una ricerca al Centro Studi Bancari che dovrebbe consentirci di avere dati più precisi in proposito. A queste attività si affianca ovviamente un supporto costante per quegli operatori che manifestano un interesse concreto verso il Ticino, nonché quelle attività che ormai sono entrate a far parte della nostra «routine» ma che sono fondamentali, quali le newsletter, lo sviluppo degli strumenti di comunicazione, l’attività con i media e molto altro. Infine, con un orizzonte temporale leggermente più ampio, stiamo proseguendo le riflessioni su un’idea che stiamo portando avanti da tempo, ovvero la realizzazione di un grande evento di portata internazionale a Lugano”.
Alla luce dell’esperienza maturata in questi anni con Ticino For Finance, come prevede l’evoluzione della piazza finanziaria ticinese ad ampio raggio? Quali mutamenti subirà? Quali sono in corso? Citterio “Ticino for Finance si rivolge ad una nicchia della piazza finanziaria ticinese, un insieme di operatori che ci piace definire «ad alto valore aggiunto» ma che rappresenta una parte ancora limitata se messa a confronto con il panorama del private banking, il cuore della nostra realtà finanziaria. È pertanto difficile prevedere il futuro della nostra piazza finanziaria partendo dall’esperienza che abbiamo fatto in questi due anni con Ticino for Finance. Molto probabilmente le evoluzioni cui assisteremo in futuro saranno strettamente collegate ai processi di consolidamento che interessano e interesseranno il comparto del private banking, che resta inevitabilmente influenzato dalle decisioni politiche che verranno prese a livello federale e internazionale. Se facciamo riferimento alla nicchia che maggiormente ci riguarda sicuramente i recenti adeguamenti normativi adottati alla Legge sugli Investimenti Collettivi di Capitale hanno mostrato una certa «apertura» e attenzione alle decisioni prese a livello europeo che dovrebbero riflettersi positivamente sulle opportunità da cogliere per i nostri operatori presenti e futuri”.
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At tualita`
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Dai telefoni alle automobili, dai pacemaker alle navicelle spaziali, passando per bancomat e centrali nucleari: il mondo che ci circonda è sempre più affollato di sistemi embedded, microscopici computer preposti a gestire e sorvegliare diverse funzionalità critiche delle applicazioni tecnologiche che vediamo intorno a noi. Molti dei servizi da cui dipendiamo e che diamo ormai per scontati, per esempio, derivano in buona parte dal progresso scientifico di questo settore, divenuto uno dei vettori più importanti dell’intero processo di innovazione economica. ALaRI – l’Advanced Learning and Research Institute in Embedded Systems Design della Facoltà di scienze informatiche dell’USI – dal 1999 si occupa della ricerca e dell’insegnamento avanzato nel campo dei sistemi embedded, grazie a numerose collaborazioni sia scientifiche che industriali a livello svizzero e internazionale. Dopo aver partecipato alla fondazione dell’Istituto insieme al prof. Luigi Dadda, la professoressa Mariagiovanna Sami lascia il testimone della direzione al prof. Miroslaw Malek. Per rendere omaggio al lavoro condotto dalla Professoressa Sami, ALaRI ha organizzato workshop speciale in suo onore intitolato Key Challenges in Embedded Systems, che avrà luogo giovedì 16 maggio sul campus di Lugano e che riunirà alcuni tra i più grandi esperti di sistemi embebbed a livello internazionale, tra cui Giovanni De Micheli (EPFL, Losanna), Heinrich Meyr (RWTH, Aachen), Christian Piguet (CSEM, Neuchâtel), Anupam Chattopadhyay (RWTH, Aachen) e Kubilay Atasu (IBM, Zurigo). Intrecciando temi di microelettronica, informatica e tecnologie della comunicazione, avendo applicazioni nei più svariati settori che spaziano dall’energia alla medicina, dall’agricoltura all’ambiente, quello dei sistemi embedded costituisce uno dei più promettenti settori di ricerca per il prossimo futuro: il workshop sarà l’occasione per riflettere su quali sfide cogliere nei prossimi 10 anni. Per il programma dettagliato del workshop: www.alari.ch/kces/program.html Per registrarsi: www.alari.ch/kces/registration.html
Eventi
Spagna: come prendere il toro per le corna
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Lunedì 13 maggio 2013 dalle ore 16.30 alle ore 18.00 networking apero a seguire presso l’Hotel Parco Paradiso, Via Carona 27 a Lugano Presentazione La Spagna sta attraversando un periodo di forte crisi, ma la sua economia è pur sempre la quinta dell’Unione Europea e la quarta della zona euro. All’adesione all’UE nel 1986 sono seguiti anni di forte crescita economica, in cui il settore industriale è stato ristrutturato, le grandi imprese si sono internazionalizzate e l’infrastruttura dei trasporti è stata potenziata. La crisi ha avuto ripercussioni inevitabili anche sugli scambi commerciali tra Svizzera e Spagna. A un decennio di forte aumento è seguito il calo dal fatidico anno 2008: infatti, nel 2009 le esportazioni sono diminuite dell’11,7%. Se nel 2010 la Spagna era ancora il nostro 11° cliente, nel 2011 si trovava al 10° posto. Nell’anno 2011 la Svizzera ha esportato verso la Spagna prodotti e servizi per un valore di circa 5,7 miliardi di franchi e ha importato per 5,2 miliardi di franchi. Al primo posto delle esportazioni svizzere si colloca l’industria chimico-farmaceutica con circa 3,4 miliardi di franchi, ovvero il 60% del volume complessivo. Macchinari ed elettronica hanno generato una cifra d’affari di 738 milioni di franchi, mentre strumenti di precisione e orologi 644 milioni di franchi. Le importazioni dalla Spagna in Svizzera ammontavano a 5,2 miliardi di franchi e concernevano soprattutto prodotti chimico-farmaceutici (1,6 miliardi) nonché metalli preziosi, pietre preziose e gemme (1 miliardo). La Svizzera è molto presente in Spagna sia con grandi aziende sia con numerose PMI attive nelle nicchie di mercato. Secondo i dati forniti dalla Banca nazionale svizzera, gli investimenti diretti in Spagna nel 2011 si attestavano a 15,1 miliardi di franchi, in aumento del 16,4% rispetto all’anno precedente, collocando il Paese iberico al 12° posto degli IDE svizzeri e fornendo lavoro a 63’000 persone. Malgrado le difficoltà economiche, esistono numerose opportunità d’affari in Spagna, ad esempio nel ramo ICT, delle biotecnologie e nelle energie rinnovabili. Durante questo evento informativo, i partecipanti saranno sensibilizzati sulla situazione macroeconomica e sui prossimi sviluppi economici del Paese e sulle opportunità d’affari nella penisola iberica.
Programma 16.30 Introduzione e saluto di benvenuto Marco Passalia, Vice Direttore e Responsabile Servizio Export e Legalizzazioni, Cc-Ti 16.40 Spain, a country of opportunities Begoña Montoro Zulueta, Consigliere per gli affari economici e commerciali, Ambasciata di Spagna a Berna 16.50 Economic Outlook Björn Eberhardt, Senior Economist, Global Economic research, Credit Suisse 17.05 A different view of the Spanish crisis: don’t miss real business opportunities Isabelle Mateos, Head of Swiss Business Hub Spain 17.20
Catalogna: Biotech made in Barcellona Mercedes Galan, Head of the International Desk Cc-Ti
17.30 Fare business in Spagna; l’importanza dell’assicurazione crediti e l’esperienza di Axa Winterthur Borko Ilic, Head of Operations, Axa Winterthur 17.40
Trend e perfomance delle aziende spagnole Andrea Carlesso, Dun & Bradstreet (Svizzera) SA
17.50
La testimonianza di un’azienda ticinese Stefano Mondini, titolare Mondini Engineering SA
18.00 Networking apero La manifestazione è aperta a tutti gli interessati. Entrata libera. Per iscrizioni prego rivolgersi alla Cc-Ti entro giovedì 9 maggio 2013, al numero di Telefono +41 91 911 51 18, Fax +41 91 911 51 12, corsi@cc-ti.ch, www.cc-ti.ch
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Eventi
4 temi d’attualità aziendale, bancaria, fiscale e assicurativa Il primo appuntamento del 4Seasons Standing Lunch, tenutosi presso le Ferriere Cattaneo di Giubiasco lo scorso 11 aprile ha riscosso un ottimo successo. Grazie alla collaborazione con i nostri partner per questa serie di eventi (Banca Stato, Vaudoise Assicurazioni, e Gruppo Multi SA), abbiamo potuto presentarvi alcuni aggiornamenti in relazione a 3 tematiche di grande rilevanza per la vita delle PMI: Basilea 3, la previdenza professionale e il nuovo diritto del rendiconto contabile. I partecipanti hanno poi potuto interagire con i relatori durante il networking alla fine dello standing lunch. Un momento conviviale che mette in evidenza la crescente necessità ed importanza di netowrking e di intessere relazioni e nuove opportunità di business, di idee, di scambi tra aziende. Vi presentiamo di seguito delle brevi testimonianze preparate dai relatori su quanto esposto durante i lavori
Da sin. Matthias Blättler, Vaudoise Assicurazioni; Curzio De Gottardi, BancaStato; Aleardo Cattaneo, Ferriere Cattaneo; Gianni Gnesa, Gruppo Multi SA e Marco Passalia, Cc-Ti
Basilea 3: per una maggiore stabilità di Norman Stampanoni, membro di Direzione e Responsabile del Risk Management di BancaStato
Norman Stampanoni
Maggiori fondi propri e di maggiore qualità; cuscinetti di sicurezza e requisiti per preservare la liquidità. Sono questi alcuni punti essenziali delle misure attuate con Basilea 3 e in vigore in Svizzera da inizio anno.
L’importanza del pacchetto di misure introdotte con Basilea 3 L’importanza delle misure di Basilea 3 risiede nel fatto che interviene negli ambiti dove si sono verificati i problemi più importanti al momento della recente crisi finanziaria. L’obiettivo ultimo è quello di poter far fronte alle future sfide e accrescere la stabilità finanziaria a livello mondiale. Le principali novità introdotte Vige sempre il concetto dei tre pilastri. Il primo definisce il calcolo dei fondi propri disponibili e di quelli necessari. Il secondo è relativo al processo di vigilanza messo in atto dalle autorità proprio per garantire una copertura adeguata dei rischi. In tal senso la Finma può e deve chiedere un supplemento di fondi propri qualora lo ritenga necessario. Il terzo pilastro concerne gli obblighi di informazione delle banche in merito al loro profilo di rischio e il relativo grado di copertura. Ebbene le novità riguardano tutti e tre i pilastri. Una delle principali novità concerne la quantità e la qualità dei fondi propri. È avvenuta una vera e propria scrematura per determinare quali elementi possono essere considerati fondi propri. Basilea 3 prevede tre tipologie in tal senso, di qualità decrescente, e fissa i requisiti per ognuna di esse, requisiti che sono stati aumentati. Importante in quest’ambito è poi la creazione di un cuscinetto di fondi propri necessari,
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cuscinetto che può assottigliarsi quando le cose vanno meno bene di quando è stato creato, così come di un cuscinetto anticiclico (pure inteso come requisito aggiuntivo di fondi propri), che conferisce alla Banca Nazionale Svizzera uno strumento per contrastare una crescita eccessiva del credito. In questo contesto va segnalato che dal primo settembre sarà attivato in Svizzera il cuscinetto anticiclico volto a contenere i rischi derivanti da una bolla immobiliare. Le misure introdotte hanno inoltre previsto un inasprimento dei requisiti di fondi propri per quelle esposizioni al rischio i cui precedenti parametri si sono rivelati insufficienti durante la recente crisi finanziaria; ad esempio, l’operatività con derivati richiede ora un maggior fabbisogno di fondi propri. Ad ogni modo le misure previste da Basilea 3 non sono ancora tutte definite. Alcune, come “l’indice massimo di leva finanziaria”, sono previste ma, appunto, non ancora precisate con esattezza. Altro aspetto importante di Basilea 3 è costituito dalle misure riguardanti la liquidità. Con la crisi, la raccolta di capitali è diventata estremamente difficoltosa per numerosi istituti bancari, creando loro problemi di rifinanziamento e conseguentemente di liquidità. Sono quindi stati previsti specifici indici di breve e di lungo termine, sui cui dettagli gli addetti ai lavori stanno concentrando i loro sforzi, proprio per assicurare agli istituti le riserve di liquidità necessarie per far fronte a un’eventuale situazione di stress. Con Basilea 3, non va infine dimenticato, è anche nato l’ormai celebre principio del “too big to fail”. Per le banche di rilevanza sistemica sono perciò state definite delle disposizioni specifiche. L’influenza sulle banche ed un ipotetico Basilea 4 Gli istituti si devono ormai dotare di maggiori fondi propri: questi
ultimi, dunque, diventano sempre più preziosi, poiché a fronte dello stesso credito, le banche devono allocare un importo maggiore di fondi propri. Questo potrebbe dunque portare ad un aumento dei tassi di interesse del credito poiché quest’ultimo deve remunerare un numero maggiore di fondi propri. Inoltre, la creazione dei cuscinetti di cui parlavo prima, potrebbe inibire
l’attività creditizia. In tal caso, pensando ai timori delle autorità in merito all’evoluzione del settore ipotecario, sarebbe proprio lo scopo ricercato. Per quanto attiene invece l’arrivo di un ipotetico Basilea 4, nel futuro, essendo, passati da Basilea 1 a Basilea 3, è una variabile possibile. In ogni caso la legislazione dovrà seguire gli sviluppi della finanza.
La previdenza e le prossime sfide di Matthias Blättler, Responsabile Commerciale Previdenza Vaudoise Assicurazioni Introduzione La previdenza in Svizzera resta un tema di scottante attualità che continua a suscitare accesi dibattiti non solo negli ambienti politici ma, grazie Matthias Blättler all’attenzione dei media, anche nella società in generale. Per gran parte della popolazione molti aspetti del sistema previdenziale svizzero sono sconosciuti, anche le questioni riguardante la finanziabilità e la sicurezza a lungo termine dei contributi versati suscitano insicurezza. Le questioni inerenti alla rendita di vecchiaia sono di primaria importanza, per esempio quali effetti hanno la diminuzione dei tassi di natalità, l’aumento dei beneficiari di rendite, l’allungamento della speranza di vita e le fluttuazioni congiunturali sull’ammontare delle prestazioni? Quiescenza sicura e indipendente La previdenza per la vecchiaia non è mai stata importante come oggi, e lo sarà ancora di più in futuro. Si diventa sempre più anziani pur restando nello stesso tempo giovani più a lungo, un fattore che si ripercuote anche nel fabbisogno finanziario nella vecchiaia. L’aumento della speranza di vita comporta automaticamente un periodo più lungo di versamento della rendita. Una situazione che aumenta la pressione sulle due principali colonne del sistema svizzero de 3 pilastri (AVS e LPP) e che richiede in futuro una maggiore responsabilità individuale nella previdenza privata, soprattutto alla luce del costante aumento della speranza di vita in buona salute e della crescente tendenza a scegliere il pensionamento anticipato. Il tentativo dello Stato di innalzare l’età ordinaria di pensionamento, al fine di attenuare le conseguenze finanziarie dello sviluppo demografico, non arresterà la tendenza al pensionamento anticipato, ma renderà più costoso il ritiro anticipato dalla vita professionale. Chi a conclusione della vita lavorativa vuole continuare a godere di sicurezza e indipendenza finanziarie deve pensare per tempo alla propria previdenza.
Le prossime sfide… La profonda trasformazione che sta interessando l’economia e la società modifica le esigenze di sicurezza della vecchiaia. Dagli esordi della previdenza della vecchiaia le condizioni economiche e sociali, ma anche mediche, demografiche e tecnologiche hanno subito un profondo cambiamento: • l ’organizzazione della vita personale, famigliare, professionale e sociale è basata sempre più spesso su concezioni individualistiche; • il quadro famigliare è contraddistinto sempre più di frequente da rapporti di coppia mutevoli e da innumerevoli forme relazionali e famigliari; • la concorrenza internazionale tra piazze contribuisce in misura sostanziale a rendere il mercato del lavoro nazionale sempre più dinamico; • i costi di una vita pensionistica curata e sempre più lunga in una società benestante e sempre più anziana aumentano inevitabilmente; • i moderni prodotti assicurativi e di capitale acquistano un’importanza crescente e pongono requisiti sempre più elevati nei confronti dei clienti, operatori previdenziali e legislatori; • la presenza di circostanze complesse e prospettive mutevoli determina la crescente necessità di informazioni aggiornate e semplici. Sono in pochi a potersi permettere di riposare sui propri allori e di confidare nel fatto che le rendite dell’AVS e della previdenza professionale bastino per la previdenza per la vecchiaia. Provvedere nella maniera giusta per la vecchiaia significa assumersi per tempo la responsabilità per la propria situazione finanziaria dopo il pensionamento, farsi un quadro generale delle rendite che ci si può aspettare, rendersi conto di eventuali lacune e prendere al momento giusto le misure necessarie per prevenire la mancanza di reddito.
Il nuovo diritto della contabilità di Gianni Gnesa, Esperto contabile dipl., Membro di direzione e Partner del Gruppo Multi SA
La Svizzera ha oramai un nuovo regime contabile. Le Camere federali hanno adottato in data 23 dicembre Gianni Gnesa 2011 il nuovo testo legislativo ed il Consiglio federale, trascorsi i termini per eventuali referendum, ha deciso di metterlo in vigore a partire dal 1° gennaio 2013.
Una parte della riforma sul diritto delle società proposta dal Consiglio federale nel messaggio del 21 dicembre 2007 riguardo la revisione del diritto della società anonima e del diritto contabile è pertanto divenuta realtà. Lo scopo della revisione legislativa era quella di rielaborare in maniera radicale il diritto contabile per ottenere un ordinamento di più facile comprensione con il quale poter valutare
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Eventi
in modo più affidabile la situazione economica di un’impresa. Questo ha portato a delle sostanziali modifiche: - il criterio prioritario per determinare quali regole contabili vanno applicate non è oramai più la forma giuridica bensì l’importanza economica dell’impresa. La struttura del rendiconto contabile non dipende quindi più dalla forma giuridica. - le disposizioni legali sono differenziate in funzione della dimensione dell’azienda. Il nuovo diritto prevede una netta distinzione fra micro, piccole-medie (PMI) e grandi imprese. Il concetto di grande impresa rinvia alla disposizioni sulla revisione ordinaria (CHF 20 mio bilancio/CHF 40 mio cifra d’affari/250 unità a tempo pieno). - i conti annuali delle grandi imprese devono oramai essere presentati con delle esigenze supplementari (relazione annuale, conto dei flussi di tesoreria, informazioni aggiuntive da riportare nell’allegato). - in determinati casi dovranno essere allestiti dei conti annuali consolidati rispettando delle norme contabili riconosciute (Swiss GAAP RAC, IFRS, US-GAAP). - per le piccole e medie imprese vi sono delle agevolazioni in quanto non si dovrà ad esempio allestire una relazione annuale come pure non saranno richieste informazioni in merito all’esecuzione di una valutazione dei rischi. Le nuove disposizioni contabili riflettono in ogni caso solo parzialmente la volontà iniziale che mirava ad accrescere la “veridicità” e la trasparenza dei conti. Vi sono alcune questioni che non sono state modificate: - il principio della prudenza con la possibilità di costituire delle riserve latenti. - i conti annuali allestiti secondo le nuove disposizioni restano, di principio, la base per la determinazione degli elementi imponibili. Per quanto riguarda gli aspetti temporali è bene ricordare che il nuovo diritto è entrato in vigore con il 1° gennaio 2013, ma
le nuove disposizioni sono applicabili la prima volta per gli esercizi che cominciano 2 anni dopo l’entrata in vigore: vale a dire per l’esercizio 2015 in caso di esercizio coincidente con l’anno solare (1.1-31.12) e per l’esercizio 2015-2016 in caso di esercizio iniziato durante l’anno. Per chi avrà l’obbligo di allestire dei conti annuali consolidati le nuove norme saranno applicabili dopo 3 anni dall’entrata in vigore. Le disposizioni transitorie prevedono che al momento della prima applicazione non sarà necessario riclassificare o rettificare i saldi dell’esercizio precedente e si potrà omettere la colonna di paragone. Le modifiche apportate e le disposizioni sono numerose e non è possibile riportare in questo articolo una lista dettagliata ed esaustiva; eccovi di seguito alcuni esempi: - le spese di costituzione non possono orami più figurare iscritte nell’attivo. - le azioni proprie devono essere obbligatoriamente iscritte a bilancio in diminuzione dei fondi propri. - gli ammortamenti straordinari ai fini di sostituzione e per garantire durevolmente la prosperità dell’impresa possono essere eseguiti. - oltre a crediti e debiti verso azionisti o persone vicine dovranno pure essere evidenziati a bilancio quelli verso gli organi societari. - nell’allegato non sarà più necessario indicare il valore d’assicurazione contro l’incendio degli attivi fissi, ma dovranno figurare, ad esempio, i dettagli su eventuali partecipazioni dirette o indirette. Ritenuta la fase transitoria di 2 anni gli organi societari hanno sufficiente tempo per analizzare a fondo le conseguenze di tali modifiche, ma, per evitare spiacevoli sorprese, consigliamo di analizzare al più presto quali saranno le conseguenze sul vostro conto annuale.
4Seasons Standing Lunch – edizione di giugno Dopo il successo di pubblico e l’interesse suscitato da questa nuova iniziativa della Cc-Ti, vi proponiamo di seguito il programma del secondo appuntamento fissato per giovedì 13 giugno 2013,nella regione del Locarnese. Il tema trattato sarà quello dell’internazionalizzazione delle aziende. Seguirà comunicazione sul luogo dell’evento. Per tutti i dettagli vogliate consultare: www.cc-ti.ch
Programma di massima: Martedì 11 giugno 2013, regione del Locarnese Tema: “L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE AZIENDE” 12.10 Introduzione della Cc-Ti e servizio del pranzo 12.16 Presentazione dell’azienda ospitante 12.27 Il trade finance a sostegno del commercio con l’estero relatore: Banca Stato 12.38 Le assicurazioni nell’export relatore: Vaudoise Assicurazioni
I nostri partner per i 4Seasons Standing Lunch
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12.49 La fiscalità nel contesto internazionale relatore: Gruppo Multi SA 13.00 Networking con dessert e caffè Vi ricordiamo gli altri due appuntamenti del 4Seasons Standing Lunch, già programmati per il 2013: - martedì 27 agosto 2013, regione del Luganese, Tema: “Affrontare la crisi in maniera strutturata ed efficiente”; - martedì 19 novembre 2013, regione del Mendrisiotto, Tema: “Prospettive per il 2014”
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Eventi di Lisa Pantini
Gli investimenti tra percezione e realtà
Roberto Plaja
La nostra colazione d’affari di marzo 2013, ha visto quale protagonista il tema degli investimenti. Abbiamo avuto il piacere di ospitare quali relatori due esperti del ramo, nelle persone di Roberto Plaja, Executive Director, Investment Management Division Goldman Sachs Bank AG e Jonathan Dana, Executive Director, Investment Management Division Goldman Sachs Bank AG. I convenuti hanno potuto capire, attraverso le presentazioni dei due relatori, le problematiche più comuni agli investitori, soprattutto riferite ai numerosi luoghi comuni in cui si incorre. Esistono differenze nella percezione dei mercati finanziari rispetto alla realtà? Questa la domanda principale alla quale si è cercato di dare una risposta. Di seguito vi proponiamo un’intervista con Roberto Plaja, per approfondire maggiormente questa tematica di grande attualità
Come ed in che cosa si differenziano gli investimenti tra come vengono percepiti e come si comportano nella realtà? “Direi che la principale differenza è legata all’accettazione della volatilità del prezzo come componente naturale di ogni investimento. Per assorbire questa volatilità naturale, l’unica soluzione è avere l’orizzonte temporale giusto. Solo in questo modo si potranno ottenere rendimenti superiori. Nell’immaginario dell’investitore privato classico, l’andamento dei prezzi è visto come un «male» da sconfiggere e non, invece, come una condizione naturale e spesso necessaria al fine di ottenere rendimenti migliori - ammesso che si abbia la pazienza di aspettare. Di solito il tentativo di liberarsi da questo male, porta ad ottenere rendimenti inferiori (quando si spendono soldi per comprare protezione) o ancora più grave a danni economici (quando si prendono le perdite in mercati che vanno «male»). Ovviamente il rischio inteso come la volatilità non è tutto, nel senso che una condizione fondamentale per qualsiasi investimento di successo è che venga fatto al valore giusto; se si paga troppo, la volatilità ed il tempo necessario per ottenere dei rendimenti interessanti saranno difficilmente sostenibili anche dal più esperto e paziente degli investitori”. Esistono dei falsi miti da sfatare? Quali sono invece le peculiarità a cui un investitore deve prestare attenzione? “Uno dei miti più inculcati nella nostra coscienza è quello che gli «esperti» abbiano la capacità di sormontare la volatilità naturale dei mercati, e così facendo riescano a dare all’investitore una progressione più stabile dei loro rendimenti (l’unica vera maniera di ottenere questo risultato è assumere meno rischio). È un mito per tre ragioni: primo, è probabile che l’esperto non ne sappia veramente tanto di più di tutti gli altri; secondo, anche se ciò non fosse il caso, l’esperto non riuscirà mai ad eliminare la volatilità in tutti i periodi temporali (mensilmente, trimestralmente, ogni anno, ecc.); terzo, l’esperto alla fine non ha la capacità di restare fisso sulle sue convinzioni, a meno che queste si realizzino in breve tempo (perché appunto così gli viene richiesto dai suoi clienti: sono pochi i partecipanti ai mercati che possono restare fermi di fronte alla volatilità giornaliera dei prezzi). Questo non significa che non ci siano alcuni esperti che abbiano realmente delle capacità straordinarie; solo che questi sono estremamente rari, e praticamente impossibili da discernersi prima che si guadagnino la fama di straordinarietà”.
Data la volubilità dei mercati, è possibile prevedere o tracciare delle caratteristiche degli stessi? Come si strutturano? “I mercati non sono volubili, ma più che altro hanno le loro caratteristiche come tutti i fenomeni o esseri che noi conosciamo. Di per sé, i mercati aggregano le decisioni di migliaia e migliaia di partecipanti, ognuno con le sue caratteristiche individuali, ma tutti soggetti a «leggi» psicologiche molto simili. Questa complessità li rende – i mercati – molto aleatori ed erratici in periodi di tempo brevi (sotto i due anni), mentre appaiono molto meglio controllati e razionali se si osservano sotto un’ottica temporale di 5 o più anni. Quindi, di loro natura, per poterli esaminare in un ottica «ragionevole», i mercati devono essere visti come le risultanti di un numero praticamente illimitato di decisioni su periodi di tempo a medio - o lungo-termine”. Vi sono dei «casi famosi» che hanno fatto storia (ad esempio il caso Madoff), che ci possono insegnare qualcosa? “Di casi ve ne sono a bizzeffe, e senza necessariamente l’addizionale aspetto d’illegalità o frode. Il caso da lei citato è particolarmente significativo per due aspetti (oltre che per le dimensioni del crack a cui e’ stato soggetto): primo, la base dell’operazione veniva nutrita da contribuzioni/investimenti di una rete di conoscenze del proprietario/gestore, il quale si era guadagnato la loro stima con delle abili mosse di marketing personale; secondo, la facilità con la quale gli investitori hanno avuto voglia di credere alle cifre assolutamente surreali di performance del fondo ce la dicono lunga sulla nostra abilità di imparare (vedasi punto più sopra riguardo ai falsi miti)”.
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Eventi
Le diverse possibilità offerte dal mercato slovacco Lo scorso 25 marzo abbiamo tenuto, in collaborazione con Osec - Switzerland Global Enterprise, Credit Suisse, Cippà Trasporti e D&B, un interessante seminario dedicato alle opportunità d’affari della Slovacchia. Stato indipendente dal 1993, la Repubblica Slovacca è diventato membro dell’Unione Europea il 1° maggio 2004 e ha aderito alla moneta unica europea il 1° gennaio 2009. Secondo i dati più recenti (ottobre 2012) il prodotto interno lordo (PIL) ammonta a circa 91 miliardi di dollari e il PIL pro-capite a 16’726 euro. Secondo i dati pubblicati dalla Banca nazionale svizzera, gli investimenti diretti in Slovacchia sono raddoppiati a partire dal 2004 e nel 2011 ammontavano a 784 milioni di franchi (nel 2010, erano 659 milioni di franchi). Fra i maggiori investitori si annoverano Holcim, Rieker, ABB, Vetropack e Nestlé. Complessivamente, nel 2011 le imprese rossocrociate fornivano lavoro a circa 7’639 persone in Slovacchia. I relatori hanno suscitato l’interesse dei convenuti con brillanti presentazioni. Vi proponiamo un approfondimento. Nel ricordarvi che trovate tutte le informazioni aggiornate sui nostri eventi e seminari sul sito www.cc-ti.ch, vi auguriamo buona lettura!
Un momento delle presentazioni, seguite con molto interesse
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Eventi
La Slovacchia Intervista con Juraj Kovar, SARIO Slovak Investment and Trade Development Agency
Juraj Kovar
Uno dei punti attrattivi della Slovacchia è il suo sistema fiscale, quali sono brevemente i vantaggi? In termini di vantaggi nella politica fiscale, la Slovacchia è uno dei leader nel consolidamento fiscale con una importante riduzione del deficit del PIL dal 7,7% nel 2010 al 3,9% nel 2012. È altresì uno dei pochi Paesi della zona euro che, secondo gli analisti, riuscirà a ridurre il disavanzo al di sotto del 3% nel 2013, come promesso. Date queste premesse, possiamo attualmente godere di alcuni dei più bassi tassi di interesse sui titoli di Stato della storia.
Qual è il ruolo della SARIO per una ditta svizzera che desidera trovare opportunità d’investimento in Slovacchia? Sario fornisce servizi di consulenza per il commercio e gli investimenti a soggetti stranieri e nazionali. Le PMI rossocrociate interessate ad investire in Slovacchia possono beneficiare, dei servizi di Sario quali la banca dati di immobili, le informazioni su risorse umane, l’assistenza legale e le indicazioni generali sul contesto economico. Sario offre anche informazioni sugli incentivi statali e fornisce consulenza dall’inizio fino alla fine dell’operazione. Noi agiamo come sportello unico gratuito per gli investitori.
Le opportunità d’affari nel mercato slovacco Intervista con Katalin Dreher, Consulente per l’Europa centrale ed orientale Osec
Katalin Dreher
Quali sono le principali opportunità commerciali della Slovacchia? Con una crescita del PIL del 2,3% la Slovacchia è stata un campione nascosto nel 2012 nella regione dell’Europa centrale orientale. Il più forte impulso di crescita è venuto dal settore automobilistico e della subfornitura. La Slovacchia è diventata quella che chiamerei la Detroit dell’Oriente. Con Volkswagen, Kia, Toyota-Peugeot-Citroen che producono localmente, lo Stato slovacco ha la più alta produzione di auto per abitante di tutto il mondo. Questo “cuore” di case automobilistiche e subfornitori presenta un’eccellente opportunità per l’industria svizzera di costruzione di macchinari poiché l’industria continua ad investire per espandere ulteriormente le proprie attività in Slovacchia. Inoltre, la Nazione slovacca ha molti progetti in corso nel campo delle tecnologie clean tech, dato che la gestione dei rifiuti e delle acque reflue deve generalmente essere sviluppata e armonizzata con gli standard UE. Le PMI rossocrociate hanno un eccezionale know-how e una competenza
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in questi campi di cui la Slovacchia potrebbe beneficiare. Inoltre, esistono ottime opportunità per l’IT e i Shared Service Center. Numerose aziende internazionali, come IBM, Deutsche Telecom o SwissRe stanno già sfruttando queste opportunità.
Quali sono le difficoltà più ricorrenti per un’azienda svizzera che vuole fare business con un partner slovacco? La Slovacchia presenta un’economia molto aperta e trasparente e con l’introduzione dell’euro sono stati diminuiti anche gli ultimi ostacoli. La cultura aziendale è molto simile a quella svizzera, anche se i rapporti personali hanno un valore e un ruolo più alti negli affari rispetto a quanto accade qui. Noi consigliamo alle aziende di tenere una copia scritta delle decisioni più importanti e i contratti devono essere pure attentamente documentati. Le PMI svizzere si trovano talvolta ad affrontare difficoltà di burocrazia, un retaggio del precedente sistema, che fortunatamente sta cambiando.
Le prospettive economiche Intervista con Nora Wassermann, Economista presso il Global Economic Research del Credit Suisse
Nora Wassermann
La Slovacchia è uno dei Paesi più piccoli in fatto di dimensioni della propria economia, ma con una crescita del PIL tra le più importanti. Come si possono spiegare questi numeri?
La Repubblica Slovacca: una storia di crescita trainata dall’export
La Slovacchia è tra le più piccole economie dell’Europa orientale con un prodotto interno lordo (PIL) di circa 91 miliardi di dollari nel 2012, corrispondente a solo la metà delle dimensioni della Repubblica Ceca e un settimo dell’economia svizzera. È interessante notare che, con un ritmo di crescita del 5,5% su base annua tra il 2000 e il 2008, la Slovacchia ha superato non solo i Paesi sviluppati come la Svizzera, ma anche i suoi “compagni” dell’Est europeo (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovenia). Dopo una contrazione dovuta alla crisi finanziaria nel 2009, la Slovacchia ha continuato a crescere con un ritmo sano del 2,6% su base annua nel 2012, mentre la produzione economica risultava invece contratta nella Repubblica Ceca, Ungheria e Slovenia.
La crescita degli investimenti è sostenuta da un ambiente favorevole
I principali fattori di crescita dall’inizio degli anni 2000 sono stati l’incremento degli investimenti e un settore manifatturiero resiliente, in cui i settori dell’automobile e dell’elettronica di consumo sono diventati i settori dominanti. Gli investimenti diretti esteri sono stati in media del 6,6% del PIL per anno, il più alto rapporto rispetto agli altri Paesi della zona. Il miglior quadro macroeconomico ha sicuramente contribuito alla buona performance degli investimenti: la Slovacchia ha registrato un forte calo dell’inflazione (il 12% su base annua nel 2000, il 4% su base annua nel 2012) e rischi di valuta sono inferiori a Ungheria, Repubblica Ceca e Polonia, grazie alla introduzione dell’Euro nel 2009. Pur essendo in aumento, il rapporto tra debito/PIL della Slovacchia si attesta al 52%, una percentuale notevolmente inferiore alla media dell’eurozona e si posiziona su una traiettoria più favorevole di quello della Slovenia. Inoltre, l’ambiente imprenditoriale del Paese è stato classificato il secondo migliore tra gli altri Paesi della zona, per la “facilità di fare affari” secondo uno studio fatto dalla Banca Mondiale. Anche da un punto di vista dei costi e delle competenze, la Slovacchia rappresenta un luogo di produzione attraente: i salari e gli affitti sono relativamente bassi rispetto ad altri Paesi dell’Europa orientale, mentre il livello di istruzione è simile.
Quali sono le prospettive di crescita di questo Paese a medio termine?
La dipendenza dall’export è sia un’opportunità che un rischio
Significativo l’orientamento alle esportazioni della Slovacchia, di cui hanno beneficiato la sua competitività e crescita economica. Negli ultimi 12 mesi il rapporto tra esportazioni e PIL ha raggiunto il 95%, rispetto al 70% nel 2000, il che la rende l’economia più orientata alle esportazioni dell’Europa orientale. La dipendenza dalla Germania come destinazione principale delle esportazioni è stato un plus a seguito della crisi finanziaria, in quanto la crescita del PIL tedesco è rimasta la più forte tra le principali economie dell’eurozona. Tuttavia, la forte dipendenza per le esportazioni verso la zona euro rappresenta anche una sfida nel breve periodo. In linea con la crescita del PIL tedesco, l’espansione economica della Slovacchia dovrebbe rallentare nel 2013, prima di accelerare lievemente nel 2014. Nel medio termine, la crescita del PIL dovrebbe attestarsi su un 3,5% annuo – la metà del ritmo del periodo di precrisi – a causa dell’indebolimento delle esportazioni e del tasso di crescita degli investimenti. In ogni caso, rimarrebbe l’economia più resiliente tra i Paesi dell’Europa orientale.
L’inasprimento fiscale e l’allentamento del mercato del lavoro pesano sui consumi delle famiglie
Il risanamento fiscale sotto forma di aumenti dell’IVA e tagli salariali nel settore pubblico, nonché il calo generale degli impieghi hanno portato ad una riduzione del consumo interno dall’inizio della crisi finanziaria. Il tasso di disoccupazione in Slovacchia è il più alto tra le economie dell’Europa orientale (quasi il 15%) e la disoccupazione giovanile è tra le più elevate dei Paesi OCSE. Mentre ciò è positivo per la competitività del Paese, la pressione al ribasso sui salari sta rinforzando la dipendenza sulla crescita delle esportazioni. Inoltre, la stretta fiscale è destinata a continuare nel tentativo di stabilizzare i livelli di debito pubblico e, quindi, rimanere un onere per le famiglie nel corso dei prossimi due anni, anche se ad un ritmo decrescente.
Riforme necessarie, ma improbabili nel breve termine
Per migliorare la situazione, le autorità dovrebbero impegnarsi ad attuare riforme che consentano di migliorare la flessibilità del mercato del lavoro e stimolare la diversificazione economica. La disoccupazione elevata a lungo termine potrebbe essere in parte legata alla mancanza di strutture che forniscono assistenza nella ricerca di lavoro e di formazione per i disoccupati. Inoltre, la mancanza di infrastrutture inibisce la mobilità del lavoro e aumenta le disparità economiche tra le varie regioni. Quindi l’aumento degli investimenti nelle politiche del mercato del lavoro così come le infrastrutture potrebbero contribuire a ridurre la disoccupazione e migliorare strutturalmente la situazione del mercato del lavoro. Infine la spesa pubblica per la ricerca e lo sviluppo - che è tra le più basse dell’UE rispetto al PIL - potrebbe contribuire a stimolare l’imprenditorialità e portare ad un profilo di crescita economica più diversificata. Tuttavia l’attuazione di tali riforme in genere richiede tempo e, soprattutto, è attualmente inibita da piani di risanamento fiscale. Quindi i tempi della ripresa nella zona euro sono destinati a rimanere il fattore determinante della storia di crescita della Slovacchia, almeno per ora.
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Eventi
Gli aspetti doganali, di spedizione e di trasporto Intervista con Angelo Betto, Cippà Trasporti SA
Angelo Betto
Di che cosa bisogna tenere conto in un trasporto verso la Slovacchia?
“Organizzare un trasporto o una spedizione verso la Slovacchia oggi risulta essere molto semplice. Da anni ormai nella Comunità Europea, gode di tutte le agevolazioni doganali dettate dagli Accordi bilaterali tra Svizzera e CE. A livello documentale occorre la fattura di vendita accompagnata da un packing-list e una delega per il vostro spedizioniere affinché possa emettere il documento d’origine EUR.1 Tale documento per merce di origine Svizzera e CE permette all’importatore al momento dello sdoganamento di non pagare dazio, proprio in virtù degli accordi bilaterali sopra menzionati. Per quanto concerne il trasporto in sé, tramite il vostro spedizioniere con un paio di giorni di preavviso al massimo, ogni tipo di spedizione può essere organizzato e consegnato nel giro di pochissimi giorni (salvo trasporti eccezionali per dimensioni o peso che necessitano dell’emissione di apposti permesse da parte delle autorità competenti)”.
Quali consigli si sente di dare a coloro che desiderano esportare in Slovacchia?
“Il consiglio importante che non ci stancheremo mai di elargire, è quello di definire chiaramente in fase di trattativa la resa della merce (Incoterms 2010) per stabilire chiaramente chi si farà carico dei costi di trasporto, dello sdoganamento sul versante svizzero e su quello slovacco. Quest’ultimo è quasi sempre a cura e carico dell’importatore, e risulta essere sempre fondamentale anticipare quanto prima i documenti a destino in modo che quando la spedizione arriva sul territorio slovacco, tutto sia già stato predisposto e i tempi di sdoganamento non siano superiori alle 2/3 ore abituali. Cippà Trasporti SA pone sempre a disposizione la propria esperienza e professionalità per assistere e supportare chiunque avesse necessità”.
La testimonianza di un’azienda ticinese attiva in Slovacchia Intervista con Massimo Cerutti, titolare Massimo Cerutti SA, Novazzano
Massimo Cerutti
Quali sono stati i motivi che l’hanno spinta a portare il suo caffè in Slovacchia?
“Collaboriamo con il mercato slovacco dal 2004, il nostro cliente è un distributore con sede a Bratislava, che opera nel settore della ristorazione. I primi contatti risalgono alla Fiera «HOST», Ospitalità Alberghiera, con un particolare settore «World of Coffee» dedicato interamente al caffè (produttori, torrefattori, macchine da caffè, macinini, ecc.) che si tiene ogni 2 anni a Milano. Nel gennaio 2006 abbiamo partecipato alla Fiera «Danubius Gastro» che si è tenuta a Bratislava, con esito positivo. Riteniamo
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che il mercato slovacco sia in espansione ed abbia grandi potenzialità”.
Ha incontrato particolari difficoltà per il suo business?
“Non abbiamo sin’ora riscontrato difficoltà per l’esportazione del nostro caffè su questo mercato: i pagamenti sono sempre puntuali ed il trasporto della merce viene effettuato regolarmente tramite uno spedizioniere slovacco”.
Eventi
Missione biotech a Barcellona: una delegazione ticinese in terra catalana Alla metà di marzo la Cc-Ti ha promosso una missione economica dedicata al settore biotech a Barcellona. La delegazione ha avuto la possibilità di incontrare realtà interessanti attive nel mercato spagnolo, nonché di partecipare alla BIO-Europe Spring (BES), una delle fiere per il comparto delle biotecnologie tra le più importanti del settore, che si è tenuta a Barcellona. Nuove opportunità di business e di networking sono state allacciate tra i diversi momenti di incontri B2B avvenuti nei 3 giorni di missione economica. I partecipanti hanno potuto esplorare potenziali collaborazioni e partnership ed ottenere informazioni sui nuovi trend di mercato. Tutte le informazioni sulle attività dell’International Desk sono disponibili sul nostro sito web: www.cc-ti.ch
SPECIALE USI CAREER FORUM – EDIZIONE 2013 CANDIDATO Anna Tonella
Master’s Degree in “Mercati e Strategie d’Impresa” ottenuta con votazione di 110 e lode/110 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano) – anno 2010 Bachelor’s Degree in “Economia delle Imprese e dei Mercati” ottenuta con votazione di 110 e lode/110 presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano) – anno 2008
Conoscenze linguistiche CERCA Italiano: madrelingua Francese: buono Tedesco: discreto Inglese: buono
Maturata esperienza di oltre due anni presso Ernst & Young Financial-Business Advisors SpA, Milano, dopo uno stage semestrale presso PricewaterhouseCoopers Advisory SpA, Milano. Cerca impiego presso azienda per svolgimento di attività in ambito Finanza e Pianificazione e Controllo. Libera da maggio 2013
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Via San Rocco 20 a 6948 Porza Cell. +41 78 789 36 68 anna.tonella@hotmail.it Contatto LinkedIn
Diploma di Maturità economica presso Liceo Cantonale Lugano 2 (Svizzera) conseguito con votazione di 5,61/6. Ottenuto premio come terzo migliore voto di maturità Data di nascita: 28 settembre 1986 Cittadinanza: svizzera e italiana
Vi rendiamo attenti che le seguenti segnalazioni vengono semplicemente pubblicate senza alcuna verifica della fonte e quindi garanzie e responsabilità da parte della Cc-Ti
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Formazione
Corsi di formazione proposti dalla cc-ti VENDERE BENE, VENDERE TANTO
Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Mercoledì 15 maggio 2013, dalle 9.00 alle 17.00 Programma • Il ciclo dell’apprendimento: i 4 punti • Componenti della teoria sistemica della comunicazione • Rapporto fra relazione e contenuto della comunicazione • I tre punti su cui poggia la fiducia • I tre principi guida di un colloquio di vendita • Le fasi: sondaggio delle esigenze, presentazione delle soluzioni, superamento delle obiezioni • Fare un contratto, acquisire un cliente • Presentazione delle proposte in maniera semplice e chiara: suscitare interesse coinvolgendo • Tecnica dell’Aikido • Risoluzione e verifica
LA GESTIONE DEI CONFLITTI
Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Giovedì 16 maggio 2013, dalle 9.00 alle 17.00 Programma • Generi e tipi di conflitto • Come riconoscere l’esistenza di un conflitto • Atteggiamenti possibili nei confronti del conflitto • Gestire i conflitti • Strumenti utili ad affrontare i conflitti • Esercitazioni
LAVORARE CON MAGGIORE EFFICIENZA
Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Mercoledì 22 maggio 2013, dalle 13.30 alle 17.30 Programma • Fattori che influenzano le prestazioni di una persona • Consigli per utilizzare al meglio il proprio tempo di lavoro • Strumenti di lavoro per migliorare la propria efficienza
L’IVA ALL’IMPORTAZIONE DAL PUNTO DI VISTA DOGANALE
Lugano, Sala dott. G. Papa, presso la Cc-Ti Lunedì 27 maggio 2013, dalle 8.30 alle 16.00 Programma • Procedura d’imposizione doganale e regimi doganali • Basi legali e campo d’applicazione • Competenze • Imposta sull’importazione • Operazioni binominali (un fornitore) • Operazioni a catena triangolari (più fornitori) • Forniture in base ad un contratto d’appalto • Base di calcolo e aliquote d’imposta • Riporto del pagamento dell’imposta (procedura di riporto) • Restituzione dell’imposta sul valore aggiunto per effetto della riesportazione • Deposito doganale e deposito franco doganale
I LITIGI: GENESI E GESTIONE
Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Mercoledì 29 maggio 2013, dalle 9.00 alle 17.00 Programma • Definizioni, dimensioni, livelli
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• Rilevanza delle differenti componenti nella ricerca della “vera contraddizione” • Tipi, intensità, etica • Vantaggi e svantaggi • Tattica, stile e tecniche di superamento • Conclusione e sintesi
INTRODUZIONE ALLE CESSIONI COMUNITARIE IN MATERIA D’IVA
Lugano, Sala dott. G. Papa, presso la Cc-Ti Lunedì 3 giugno 2013, dalle 14.00 alle 17.00 Programma • Cessioni ed acquisti comunitari di beni • Esportazione di beni dalla svizzera seguite da cessioni comunitarie • Cessioni e operazioni triangolari/a catena previste dalle disposizioni comunitarie
L’IMPOSIZIONE ALLA FONTE DEI REDDITI DA ATTIVITÀ LUCRATIVA DIPENDENTE
Lugano, Sala dott. G. Papa, presso la Cc-Ti Mercoledì 5 giugno 2013, dalle 14.00 alle 17.30 Programma • Basi legali • Tipologie di assoggettati • Modifiche previste dalla nuova ordinanza in materia federale • Domande RECLUTAMENTO E SELEZIONE DEL PERSONALE Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Giovedì 6 giugno 2013, dalle 9.00 alle 13.00 Programma Pianificazione del personale Reclutamento: • Fonti e canali Selezione: • Analisi dei documenti • Supporti alla selezione • Intervista di selezione • Decisione
GLI STILI SOCIALI PER RELAZIONARSI
Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Mercoledì 12 giugno 2013, dalle 9.00 alle 17.00 Programma • Scopriamo il nostro stile sociale • Le dimensioni del comportamento • Indicazioni per il riconoscimento degli stili sociali degli altri • Caratteristiche degli stili sociali • Modalità di persuasione delle persone secondo il loro stile sociale • Anche gli stili sociali, nel loro piccolo, s’arrabbiano • Andare d’accordo con le persone di altri stili sociali • Quale mestiere per quale stile sociale: scegliere il lavoro, scegliere i collaboratori adatti Informazioni e iscrizioni: Cc-Ti, Tel. +41 91 911 51 18, corsi@cc-ti.ch, ww.cc-ti.ch
Commercio estero Pagine a cura di Switzerland Global Enterprise
GIORNATE DI CONSULENZA PAESE LUGANO, MAGGIO/GIUGNO 2013 • SPAGNA: lunedì 13 maggio 2013 • INDIA: giovedì 16 maggio 2013 • COREA DEL SUD: martedì 22 maggio 2013 • POLONIA: lunedì 27 maggio 2013
• RUSSIA: lunedì 3 giugno 2013 • GIAPPONE: martedì 4 giugno 2013 • CINA: venerdì 7 giugno 2013 • TURCHIA: giovedì 20 giugno 2013
Nel corso delle giornate di consulenza proposte alle aziende, avrete l’occasione di fissare un incontro individuale gratuito con i consulenti dell’Osec e con i collaboratori degli Swiss Business Hub all’estero. Le aziende intenzionate ad espandere le loro attività nei mercati sopra citati o che hanno esigenze concrete non esitino a mettersi in contatto con l’Osec e a fissare un appuntamento con i suoi esperti! CONTATTATECI AL NO. TEL. +41 91 911 51 37 OPPURE TRAMITE E-MAIL ALL’INDIRIZZO info.lugano@switzerland-ge.com, SAREMO LIETI DI FISSARVI UN APPUNTAMENTO.
Switzerland Global Enterprise, il nuovo marchio dell’Osec
A partire dal Forum del commercio estero tenutosi lo scorso 11 aprile 2013, l’Osec si presenta con un nuovo marchio: Switzerland Global Enterprise. Il 14 maggio 2013 l’Assemblea generale delibera la nuova designazione dell’organizzazione Osec in Switzerland Global Enterprise. Scopo del rebranding è di presentare in modo ancora più efficace, autoesplicativo e uniforme le prestazioni e i vantaggi per i clienti, di sfruttare al meglio le sinergie tra i vari mandati federali nonché di unire le forze sotto un unico tetto e di risparmiare sui costi. La riunificazione dei programmi Osec, SIPPO e Switzerland Trade & Investment Promotion sotto il marchio comune Switzerland Global Enterprise rafforza la trasparenza e l’impatto della promozione svizzera dell’internazionalizzazione. Sino a oggi, il nome Osec si riferiva unicamente alla promozione delle esportazioni e non contemplava gli altri due mandati affidati dalla SECO per la promozione delle importazioni e della piazza economica. Inoltre negli anni l’abbreviazione Osec (Office suisse d’expansion commerciale) ha perso significato. Il nuovo marchio ingloba ora tutte le attività della precedente Osec. Esso rafforza il posizionamento e il profilo della piazza economica svizzera e delle aziende rossocrociate sia in Svizzera che all’estero. Comunicato stampa di Switzerland Global Enterprise sul nuovo marchio dell’Osec www.switzerland-ge.com/sites/default/files/MM_Brand_ AWF_110422013_i_0.pdf
Nuovo sito web dell’Amministrazione federale delle dogane
L’Amministrazione federale delle dogane si è dotata di un nuovo sito web che è stato attivato il 17 aprile 2013. I contenuti sono stati adeguati alle esigenze dei clienti, rilevate nell’ambito di un’indagine. Le principali novità sono: • accesso facile per chi non è pratico in materia doganale; • suddivisione in base a importazione, esportazione e transito; • raggruppamento di tutte le applicazioni elettroniche nella nuova rubrica «Dichiarazione doganale»; • testi introduttivi alle singole tematiche; • parole chiavi più ricercate dalle ditte; • parole chiavi più ricercate dai privati. Amministrazione federale delle dogane AFD www.ezv.admin.ch/aktuell/04042/04081/05645/index. html?lang=it&msg-id=48503
Entra in vigore il Regolamento legno 2013: norme più severe per il commercio di legname
È entrato in vigore il 3 marzo 2013 il Regolamento legno dell’Unione europea, volto a contrastare l’importazione, il commercio e la vendita di legname e di prodotti del legno tagliati abusivamente. Il Regolamento obbliga gli operatori che immettono per la prima volta sul mercato UE i loro prodotti del legno a osservare la dovuta diligenza, e riguarda quindi anche i relativi produttori e distributori svizzeri. Il Regolamento legno 2013 (noto anche con la denominazio-
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ne inglese EU Timber Regulation, EUTR 2013) vale per una vasta gamma di prodotti, compresi quelli di legno massiccio, il legno per pavimenti, il compensato, la pasta di cellulosa e la carta. Ogni esportazione proveniente da uno Stato terzo, ossia un Paese non-membro dell’UE quale la Svizzera, vale come una prima immissione sul mercato, mentre le procedure di controllo (attuazione della dovuta diligenza) per una prima introduzione in commercio all’interno dell’UE devono essere eseguite una volta sola. Il nuovo Regolamento comporta quindi degli svantaggi per gli esportatori svizzeri, che potranno essere eliminati solo se la Svizzera introduce un analogo regolamento riconosciuto dall’UE, oppure se si integra nel nuovo sistema di controllo comunitario. La dovuta diligenza richiesta dal Regolamento alla prima immissione sul mercato di legname e di prodotti del legno comprende tre elementi chiave: • accesso a informazioni sul legno e suoi derivati (paese di raccolta, quantità, fornitore, documenti o altre informazioni che attestino il rispetto della legislazione nazionale vigente); • valutazione del rischio (analisi sulla base delle informazioni raccolte) che il legname trattato non provenga da raccolta illegale; • attenuazione del rischio in caso di sospetto, richiedendo maggiori informazioni e/o ulteriori documenti al fornitore e una verifica da parte di terzi. Commissione europea: Il Regolamento Legno 2013 http://ec.europa.eu/environment/eutr2013/index_it.htm Commissione europea: opuscolo «Il regolamento UE sul legname illegale entra in vigore il 3 marzo 2013» http://ec.europa.eu/environment/forests/pdf/EUTR_Leaflet_ IT.pdf
Sicurezza dei carichi aerei nell’UE: nuove regole per i «mittenti conosciuti» dal 29 aprile 2013
Dal 29 aprile 2013, i carichi aerei non sono più sottoposti a controlli di sicurezza se sono stati effettuati da spedizionieri che beneficiano dello statuto di «mittente conosciuto» (Known Consignor). Tuttavia, è diventato più difficile acquisire questo statuto. Infatti, è riservato alle aziende che superano la severa procedura di verifica in materia di sicurezza dei carichi aerei, ottenendo la relativa certificazione da parte delle autorità aereonautiche. IHK Stuttgart: Luftfrachtsicherheit – Der Bekannte Versender ab 29. April 2013 www.stuttgart.ihk24.de/international/import_export/Zollverfahren/Luftfrachtsicherheit_Der_Bekannte_Versender/967212/bV.html;jsessionid=C0E4A855C95727936916 8ED0F5E78236.repl23 Ufficio federale dell’aviazione civile UFAC: Mittente conosciuto (Known Consignor) www.bazl.admin.ch/experten/flugplaetze/03294/03296/index.html?lang=it
Inasprimento della regolamentazione doganale in Qatar
Il Qatar ha inasprito la propria regolamentazione doganale. D’ora in poi, per legalizzare le fatture commerciali per merci importate, esige una copia conforme del certificato d’origine per la merce emesso dal Paese d’origine e dalla rappresentanza qatarina in loco. Secondo la Camera di commercio
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della regione Stoccarda, questa regola è in contrasto con la Convenzione di Kyoto per la semplificazione dei sistemi doganali, sottoscritta anche dal Qatar. IHK Region Stuttgart: Katar: problematische neue Zollvorschriften www.stuttgart.ihk24.de/international/laender_und_maerkte/ Mittlerer_Osten_Afrika/Naher_und_Mittlerer_Osten%2C_ Afrika/2370162/Katar_problematische_neue_Zollvorschriften.html Qatar Customs Import Regulations www.stuttgart.ihk24.de/linkableblob/2370176/.3./data/Zollvorschriften_Katar-data.pdf;jsessionid=27ACE81CFBECE61 9B88ADF5947C961AE.repl22
Il Myanmar inaugura uno sportello unico a Yangon per gli investitori esteri
Il Myanmar prosegue negli sforzi volti a facilitare l’acceso al mercato alle aziende e agli investitori esteri. Il «Directorate of Investment and Company Administration» ha recentemente inaugurato uno sportello unico a Yangon al fine di riunire sotto un unico tetto ogni procedura e servizio necessari per avviare e attuare un progetto d’investimento nel Paese. Eleven News Media: One-stop-shop for foreign investors to open in Yangon www.elevenmyanmar.com/business/3088-one-stop-shopfor-foreign-investors-to-open-in-yangon
Programma miliardario per la zona adiacente il Mekong
La Comunità economica Greater Mekong Subregion (GMS), che comprende la Cambogia, il Laos, il Myanmar, la Thailandia, il Vietnam e la Cina (province di Yunnan e Guangxi), ha concretizzato ulteriormente il piano «Economic Cooperation Program» lanciato nel 2012, fissando la promozione dello sviluppo urbano quale priorità per il 2013. Il programma della GMS ha preso una svolta l’anno scorso verso uno sviluppo concentrato e concertato dei corridoi economici al fine di consentire un collegamento ottimale dei centri economici e degli agglomerati regionali nonché uno sviluppo accelerato delle nuove regioni dalla dinamica promettente. L’ulteriore concretizzazione del programma nel 2013 focalizza sulla promozione dello sviluppo urbano. Si tratta sopratutto di costruire, rafforzare, risanare e modernizzare l’infrastruttura di base in numerosi ambiti, dalla gestione delle acque fino ai trasporti (in primis il collegamento ferroviario transfrontaliero), alla fornitura di energia (iniziando dalla creazione di linee di trasmissione in Cambogia, Laos e Myanmar per arrivare alla costruzione di una rete regionale) e alle telecomunicazioni. Sono altresì previste misure per l’armonizzazione delle norme sui prodotti e sull’igiene (soprattutto in ambito alimentare), per un uso parsimonioso delle risorse naturali e per il miglioramento degli standard ambientali negli ambiti dell’infrastruttura, dell’agricoltura e del turismo. Gli investimenti complessivi previsti per la prima fase ammontano a 9 miliardi di dollari. Asian Development Bank: Greater Mekong Ministers, ADB Plan Next Generation of Development Activities www.adb.org/news/greater-mekong-ministers-adb-plan-nextgeneration-development-activities
Asian Development Bank: Overview Greater Mekong Subregion – Economic Cooperation Program www.adb.org/publications/greater-mekong-subregion-economic-cooperation-program-overview
Rapporto settoriale dell’Osec: Airport Investments in Brazil www.switzerland-ge.com/svizzera/export/it/blog/rapportosettoriale-dell%E2%80%99osec-airport-investments-brazil
Nuovi incentivi per aumentare l’efficienza energetica negli USA
Il Brasile aderisce alla convenzione dell’ONU sui contratti di compravendita internazionale
Gli USA hanno ripreso il programma, scaduto a fine 2011, volto a incentivare il risanamento termico delle abitazioni private, anche se solo a tempo determinato fino alla fine dell’anno corrente. Gli incentivi previsti comprendono crediti d’imposta del 10% sui costi dei nuovi prodotti installati (al massimo 500 dollari) per le seguenti misure che consentono di aumentare l’efficienza energetica di un’abitazione: • isolamento porte e finestre esterne; • impianti di riscaldamento e di condizionamento dell’aria a risparmio energetico; • pompe di calore elettriche; • stufe a biomassa; • isolamenti; • tetti in metallo (con rivestimenti pigmentati) e di asfalto (con granuli di raffreddamento). Anche le imprese edili possono beneficiare di agevolazioni fiscali per un importo compreso tra i 1’000 e i 2’000 dollari a seconda del tipo e del grado di efficienza energetica delle abitazioni da loro costruite. Energy Star: Federal Tax Credits for Consumer Energy Efficiency www.energystar.gov/index.cfm?c=tax_credits.tx_index
Procede a pieno ritmo l’ampliamento infrastrutturale in Brasile
L’economia brasiliana è oggi una delle principali al mondo, ma la sua infrastruttura evidenzia ancora lacune e le impedisce di sviluppare il suo pieno potenziale. Ne è consapevole il governo, che intende rafforzare ulteriormente l’ampliamento infrastrutturale e attirare nuovi investitori privati. La priorità è data ai seguenti ambiti: • aeroporti: concessioni per diverse strutture, ampliamento del principale aeroporto (Guarulhos a São Paulo), costruzione di alcune centinaia di aeroporti regionali; • ferrovia: concessioni per 1’000 chilometri di binari, costruzione di una linea ad alta velocità tra Rio e São Paulo, estensione della rete, collegamento di diversi aeroporti alla rete ferroviaria; • strade: concessioni per 7’500 chilometri di autostrada, raddoppiamento di 1’000 chilometri di carreggiata, costruzione di circonvallazioni a São Paulo e a Rio; • porti marittimi e fluviali: concessioni per diversi porti sulla costa atlantica, modernizzazione del principale porto marittimo del Paese, nuovo porto a Manaus; • trasporto urbano: estensione dei mezzi pubblici (binari) nell’agglomerato urbano di São Paulo, costruzione di una sesta linea di metropolitana a São Paulo, nuova metropolitana a Recife, estensione delle linee di autobus a Brasilia, estensione della metropolitana e del sistema di autobus a Rio. AS/COA Americas Society Council of the Americas: Brazil Update – Building and Modernizing Critical Infrastructure www.as-coa.org/articles/brazil-update-building-and-modernizing-critical-infrastructure
Il 1° aprile 2014 il Brasile diventerà il 79° Stato partecipe della Convenzione delle Nazioni Unite sui contratti di compravendita internazionale di merci (Contracts for the International Sales of Goods, CISG). La Convenzione entrata in vigore nel 1980 stabilisce regole uniformi applicabili ai contratti di compravendita internazionale di merci e compatibili con i diversi sistemi sociali, economici e giuridici. Attualmente conta 78 Stati contraenti, tra cui la Svizzera che vi ha aderito nel 1991. CISG-Brasil.net: Brasil se torna parte contratante da CISG www.cisg-brasil.net/ Le autorità federali della Confederazione Svizzera: RS 0.221.211.1 Convenzione delle Nazioni Unite sui contratti di compravendita internazionale di merci www.admin.ch/ch/i/rs/0_221_211_1/index.html UNCITRAL: 1980 - United Nations Convention on Contracts for the International Sale of Goods (CISG) w w w.uncitr al.o r g /uncitr al /en /uncitr al _ tex t s /s ale _ goods/1980CISG.html
Viaggio in Indonesia per gli acquirenti di ingredienti naturali e in Sudafrica per gli acquirenti della subfornitura industriale
Lo Swiss Import Promotion Programme (SIPPO) è il programma di Switzerland Global Enterprise volto a promuovere l’accesso al mercato svizzero ed europeo di PMI provenienti da determinati paesi in via di sviluppo e in transizione nonché la competitività della produzione in tali paesi. Fornisce inoltre informazioni di mercato agli importatori in Europa (Svizzera compresa) e agli esportatori di paesi in via di sviluppo, promuovendo nel contempo le relazioni commerciali tra esportatori e importatori. Il viaggio SIPPO in Indonesia avrà luogo dal 27 al 30 agosto 2013 e consentirà agli acquirenti di allacciare contatti con aziende attive nel ramo alimentare indonesiano. Gli iscritti potranno fissare incontri con fornitori locali di loro interesse e parteciperanno inoltre alla fiera Interfood a Jakarta. Si tratta di un’interessante occasione per immergersi nella biodiversità indonesiana! SIPPO: Buyer Mission for Natural ingredients to Indonesia www.switzerland-ge.com/switzerland/import/en/event/buyermission-natural-ingredients-indonesia?ref Nel corso del viaggio SIPPO in Sudafrica che si terrà dal 21 al 25 ottobre 2013, gli acquirenti potranno allacciare contatti con le PMI e gli imprenditori sudafricani attivi nella lavorazione del metallo, nella meccanica e nell’elettrotecnica. I partecipanti visiteranno aziende di almeno due dei rami sopra citati e potranno altresì fissare degli incontri presso determinate imprese di loro interesse. Il viaggio sarà tagliato su misura a seconda delle esigenze individuali degli iscritti. Un’ottima occasione per reperire nuovi fornitori affidabili!
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SIPPO: Buyer Mission for Subcontracting Industries to South Africa www.switzerland-ge.com/switzerland/import/en/event/buyermission-subcontracting-industries-south-africa?ref
Il potenziale non sfruttato degli accordi di libero scambio
Switzerland Global Enterprise ha commissionato una ricerca a Patrick Ziltener, docente privato presso l’Università di Zurigo, al fine di analizzare quanto sia sfruttato il potenziale degli accordi conclusi tra la Svizzera/l’AELS e i partner commerciali. Il progetto di ricerca «Effektivität der Schweizer Freihandelsabkommen - eine Evaluierung ihrer praktischen Nutzung» (trad. «Efficacia degli accordi svizzeri di libero scambio - una valutazione dell’applicazione pratica») premette che contrariamente alle opinioni diffuse, i risparmi sui dazi doganali previsti dagli accordi di libero scambio (ALS) non si applicano in modo automatico, sono bensì le aziende a doversi attivare a tal fine. L’onere può rivelarsi importante, soprattutto per quanto concerne i certificati d’origine, rendendo il ricorso all’ALS poco redditizio. Inoltre, non tutte le merci prodotte in Svizzera soddisfano i requisiti delle regole d’origine e possono quindi beneficiare del trattamento preferenziale. Infine, alcuni gruppi di merci quali i prodotti farmaceutici possono essere trattati in franchigia doganale anche senza l’ALS grazie ad altre convenzioni internazionali. Applicazione diversa per Canada, Messico e Corea del Sud Per la prima volta, l’applicazione pratica di tre ALS è stata analizzata in modo dettagliato sulla base dei dati doganali delle rispettive autorità: si tratta degli accordi conclusi con il Canada, il Messico e la Corea del Sud. L’ALS con il paese nordamericano è applicato con successo soprattutto dalle aziende svizzere attive nelle industrie tessile, dei metalli, orologiera e degli strumenti di precisione, che esportano fino al 50% in franchigia doganale. La quota di applicazione complessiva si situa intorno al 28%, sono quindi esportati in Canada in regime di ALS oltre un quarto dei prodotti rossocrociati che non beneficiano già di esenzione doganale. L’Accordo è sfruttato in modo ottimale dalle aziende che lo applicano regolarmente, consentendo loro di economizzare ogni anno circa 18 milioni di franchi, ossia circa un terzo dei risparmi complessivi possibili. In tutti i rami è stato riscontrato potenziale per ulteriori risparmi, ma soprattutto in quello chimico, dei macchinari, dell’elettronica, dei veicoli, orologiero, della plastica e della gomma. La quota di applicazione dell’ALS con il Messico è ben più alta, ossia del 51%, permettendo a oltre la metà dei prodotti svizzeri di entrare sul mercato messicano in franchigia doganale. L’Accordo è sfruttato soprattutto dai rami della chimica e dei metalli. I risparmi complessivi conseguiti ogni anno ammontano a 20 milioni di franchi. Nel terzo caso analizzato, l’ALS con la Corea, si evidenzia che nel 2011 è stato esentato dai dazi ben il 60% delle esportazioni svizzere (esportazioni totali pari a 2.5 miliardi di dollari). Sono soprattutto le aziende attive nel settore dei macchinari, della chimica, dell’orologeria e del tessile ad aver conseguito i maggiori risparmi. Il settore MEM (industria metalmeccanica ed elettrica) ha ottenuto la quota maggiore del volume delle esportazioni totali verso la Corea del Sud: oltre 1 miliardo di dollari, di cui il 61% rientrava nel campo d’applicazione dell’ALS, beneficiando così dell’esenzione dai dazi.
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La ricerca conferma che gli accordi di libero scambio rappresentano un vantaggio per gli esportatori e vengono quindi sfruttati, ma in misura diversa a seconda dell’onere richiesto e dei possibili risparmi. Switzerland Global Enterprise: Comunicato stampa sul potenziale non sfruttato degli accordi di libero scambio www.switzerland-ge.com/sites/default/files/MM_AWF_ FTA_110422013_i_0.pdf
L’innovazione in Europa: la Svizzera mantiene il primato
Gli Stati membri dell’UE sono diventati più innovativi, ma non riescono comunque a superare la Svizzera, che da anni capeggia la classifica «Innovation Union Scoreboard» e anche nell’edizione del 2013 mantiene un ampio vantaggio rispetto ai concorrenti europei. Dal secondo al quinto posto si piazzano rispettivamente la Svezia, la Germania, la Danimarca e la Finlandia, che insieme alla Svizzera costituiscono il gruppo degli «Innovation Leaders». Seguono gli «Innovation Followers», cui appartengono i Paesi Bassi, il Lussemburgo, il Belgio, la Gran Bretagna e l’Islanda. I «Moderate Innovators» sono la Norvegia, l’Italia, la Spagna e il Portogallo. Chiudono la classifica i «Modest Innovators» tra i quali si trova la Polonia, che però è vicina al salto nella categoria superiore. La Svizzera occupa posti ai vertici in tutte le categorie dell’«Innovation Union Scoreboard 2013» e ne capeggia molte: • ricerca: si piazza prima dei Paesi Bassi, della Danimarca, della Gran Bretagna e della Svezia; • investimenti delle aziende private nella ricerca: supera la Svezia, la Germania, la Finlandia e l’Estonia; • domande di brevetto e di marchi: fa meglio della Danimarca, della Germania, dell’Austria e della Svezia; • forza innovativa delle PMI: si piazza prima della Germania, del Lussemburgo, del Portogallo e del Belgio; • effetti economici dell’innovazione: supera l’Irlanda, la Germania, la Danimarca e la Finlandia; • innovazione grazie alla collaborazione (reti): fa meglio della Gran Bretagna, della Danimarca, del Belgio e della Svezia. Le nazioni leader in Europa per quanto riguarda il capitale umano sono la Svezia, la Finlandia, l’Irlanda e la Gran Bretagna, mentre la categoria finanziamento e promozione dell’innovazione vede ai suoi vertici la Svezia, la Finlandia, l’Estonia e la Gran Bretagna. Innovation Union Scoreboard 2013 http://ec.europa.eu/enterprise/policies/innovation/facts-figures-analysis/innovation-scoreboard/ Commissione Europea: Il quadro valutativo indica che l’UE è maggiormente innovativa, ma che si allarga il divario tra i paesi http://europa.eu/rapid/press-release_IP-13-270_it.htm
Osec
Corso Elvezia 16 Casella postale 5399 – CH-6901 Lugano Tel. +41 91 911 51 35/37 Fax +41 91 911 51 39 info.lugano@switzerland-ge.com www.switzerland-ge.com
Commercio estero di Monica Zurfluh, Responsabile Osec per la Svizzera italiana e Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti
Origine delle merci: la long term declaration
Monica Zurfluh
Marco Passalia
L’origine delle merci è un tema molto complesso, ampio ed in continuo divenire. La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti), in collaborazione con Switzerland Global Enterprise (già Osec), svolge un ruolo fondamentale in questo ambito, in particolare per quanto riguarda l’origine non preferenziale. ll Servizio Export della Cc-Ti ha il compito di certificare l’origine dei prodotti esportati dalle aziende ticinesi basandosi sull’applicazione delle regole d’origine non preferenziali stabilite in due Ordinanze federali. Ciò si concretizza nella prova documentale (certificato d’origine e/o attestazione dell’origine su fattura) che accompagna la merce all’estero fino al Paese di destinazione. Queste prove d’origine, comunemente chiamati certificati d’origine, vengono utilizzate per l’importazione all’estero, per l’applicazione di misure di politica commerciale, per finalità statistiche, per procedere ad una rivendita, ecc.. Le regole d’origine summenzionate definiscono le condizioni alle quali devono sottostare i prodotti al fine di poter essere dichiarati originari di un Paese nei quali sono stati interamente ottenuti oppure sufficientemente lavorati o trasformati. Come si denota da queste righe iniziali, il campo è vasto e la materia è in continua evoluzione. La tematica si espande ancor più se si inserisce anche l’origine preferenziale delle merci, ovvero in presenza di accordi di libero scambio tra i Paesi. Molte sono le richieste che giungono anche su questo fronte e la Direzione delle Dogane del nostro circondario svolge un ruolo fondamentale nell’aiutare le diverse imprese a districarsi tra i vari accordi, criteri d’origine e prove documentali valide.
Le richieste alle aziende svizzere
Tra le varie richieste che giungono alla Cc-Ti e a Switzerland-GE a scadenza regolare figurano quelle relative alla “Dichiarazione di lungo termine”: in particolare le aziende chiedono se questa tipologia di dichiarazione - sia nell’ambito dell’origine preferenziale che in quello non preferenziale - può essere rilasciata da un’azienda svizzera nel contesto europeo così da considerarla come prova documentale ufficiale.
Per rispondere a questa domanda, è possibile leggere una chiara posizione sul sito web dell’Amministrazione federale delle Dogane. In generale, nello scambio di merci tra l’Unione Europea (UE) e la Svizzera (in seno all’Associazione economica di libero scambio) per beneficiare dell’origine preferenziale e dei relativi vantaggi derivanti dagli accordi occorre sempre usare la giusta prova d’origine sotto forma di certificato di circolazione delle merci EUR.1 o EURO-MED oppure sotto forma di dichiarazione d’origine su fattura. Ebbene, come afferma chiaramente la dogana svizzera, “può accadere che ditte dell’UE richiedano erroneamente dai fornitori svizzeri le dichiarazioni a lungo termine. Per il traffico transfrontaliero delle merci sono tuttavia previsti soltanto i certificati di circolazione delle merci, rispettivamente la dichiarazione su fattura o su un altro documento commerciale che si riferiscono sempre soltanto a una fornitura concreta. Per mancanza di basi legali le dichiarazioni dei fornitori non possono quindi essere utilizzate nel traffico transfrontaliero delle merci e sono quindi prive di qualsiasi valore legale” (www.dogana.ch).
L’unione doganale europea
All’interno dell’UE, lo speditore, che fornisce regolarmente ad un acquirente europeo merci di cui si prevede che il carattere originario preferenziale resti costante per lunghi periodi di tempo, può presentare un’unica dichiarazione che copra invii successivi di queste merci, denominata “dichiarazione a lungo termine” o “long term declaration”. Di norma, la dichiarazione a lungo termine può riferirsi ad un periodo di un anno o meno a decorrere dalla data di presentazione della dichiarazione. Ciò avviene come detto all’interno degli scambi intracomunitari, ad esempio, per una spedizione dalla Germania verso la Francia. L’UE infatti, essendo un’unione doganale, al suo interno non ha la possibilità di indicare i flussi di merce in esportazione o in importazione. All’interno dei Paesi europei le merci circolano liberamente senza controlli od operazioni doganali. Ai sensi del regolamento comunitario (CE) 1207/2001, del regolamento comunitario (CE) 1617/2006 e dell’accordo di libero scambio tra la Comunità europea e i Paesi dell’AELS (Svizzera, Islanda, Liechtenstein e Norvegia), la dichiarazione a lungo termine è necessaria solo quando l’autorità di uno Stato europeo desidera controllare una cessione intracomunitaria. Pertanto, come ribadito in precedenza, i Paesi dell’AELS, secondo l’accordo di libero scambio CE-AELS, devono rilasciare un certificato di circolazione delle merci EUR 1, EUR-MED o la corrispondente dichiarazione di origine.
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Fiere internazionali
ENERGETAB Bielsko-Biala, 17 - 19 settembre 2013
Questo salone annuale, giunto alla 26° edizione, è dedicato all’elettricità e all’industria energetica (alta tensione, trasformatori, impianti di controllo, apparecchiature di misurazione e monitoraggio, sistemi di automazione e produzione energetica), tutti settori cui saranno indirizzati ingenti investimenti nei prossimi anni. Secondo il parere di numerosi esperti, la Polonia è confrontata con diverse sfide in ambito energetico. La produzione elettrica dovrà essere potenziata di 1’000 megawatt annui, la rete di distribuzione richiede sia modernizzazioni che ampliamenti. Inoltre, il governo intende aumentare la quota-parte di energie rinnovabili dagli attuali 7,5% al 15% entro il 2020. Gli investimenti complessivi che saranno necessari nel periodo 2010-2020 sono stimati a 100 miliardi di zloty. L’anno scorso ENERGETAB ha accolto oltre 12’000 visitatori e 600 espositori provenienti da 20 paesi su una superficie fieristica di oltre 15’000 mq. Consigliamo la partecipazione con uno stand presso lo SWISS Pavilion allestito dalla Polish-Swiss Chamber of Commerce in collaborazione con lo Swiss Business Hub Poland. Informazioni generali sulla fiera: www.energetab.eu Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.switzerland-ge.com/svizzera/export/it/node/56967?lforce=1
Arab Health Dubai, 27 - 30 gennaio 2014
Si tratta di uno dei saloni più rinomati nei settori tecniche e tecnologie medicali, salute, farmaceutica e tecnica dentale. Da quasi 40 anni, è il punto d’accesso ideale a un mercato lucrativo e in rapida crescita. Infatti, dal 2004 la crescita annua media del mercato sanitario negli Stati del Golfo si attesta al 18.8%, con un aumento stimato all’11% per raggiungere quota 43,9 miliardi di dollari entro il 2015. I Paesi con l’incremento più forte sono l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. L’industria sanitaria nella regione MENA sta modernizzando le proprie strutture con standard talmente alti che in alcuni casi, per esempio il Saudi German Hospital-Dubai, superano persino i livelli europei e statunitensi. Questo settore dovrebbe crescere dagli attuali 3,2 miliardi di dollari a ben 11,9 miliardi entro il 2015. La richiesta di posti letto nei nosocomi dell’Arabia Saudita dovrebbe aumentare del 40% entro il 2016 (=70’000 letti) grazie alla rapida crescita della popolazione, che rappresenta i due terzi degli abitanti degli Stati del Golfo. Di conseguenza, il governo saudita è il maggiore investitore della regione in ambito sanitario e il suo mercato dovrebbe valere 20 miliardi di dollari entro il 2014. L’edizione precedente del salone ha occupato una superficie di 53’677 mq nel Dubai World Trade Center. Gli espositori erano 3’427 (+11%) in provenienza da 64 paesi e si sono contati 81’580 (+7%) visitatori e 8’009 delegati. Approfittate di questo importante evento per presentare i vostri prodotti e servizi allo SWISS Pavilion allestito dall’Osec in collaborazione con lo Swiss Business Hub Stati del Golfo, lo Swiss Business Council Dubai e la piattaforma export Swisshealth. Informazioni generali sul salone: www.arabhealthonline.com
Medtech svizzero per l’Oriente
Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.switzerland-ge.com/svizzera/export/it/node/56961?lforce=1
IDEM Singapore Singapore, 4 - 6 aprile 2014
Svoltasi per la prima volta nel 2000, IDEM Singapore (International Dental Exhibition and Meeting) è diventata la maggiore fiera dentale nella zona Asia-Pacifico. Questa regione rappresenta un enorme potenziale per le imprese straniere poiché oltre il 70% dei prodotti e dei servizi ivi venduti è importato. La domanda di cure periodontali e di cosmetica dentaria cresce di pari passo con la tendenza a richiedere apparecchiature sofisticate in grado di impiegare tecnologie moderne. Il metodo convenzionale per entrare sui mercati nella regione è la ricerca di un distributore locale, ma i cambiamenti in atto nelle strutture e nelle strategie di vendita consentono anche una promozione diretta in loco. IDEM Singapore si tiene a ritmo biennale, sempre nello stesso periodo e nello stesso luogo: SUNTEC Singapore, un complesso situato nella Central Business District con 5’200 camere d’albergo, 300 ristoranti e 1’000 negozi. La fiera è sinonimo non solo di continuità, ma anche di serietà professionale a livelli alti. Raggruppa gli attori globali nel centro del mercato in maggior crescita della regione e offre una piattaforma strategica per il commercio, lo scambio d’informazioni, la tecnologia, la ricerca e lo sviluppo. Il numero di visitatori alla fiera non cessa di crescere: erano 4’746 nel 2004, 5’682 nel 2006, 6’370 nel 2008 e 7’243 nel 2012 (provenienti da 36 paesi). Gli espositori all’edizione precedente hanno raggiunto quota 422 su una superficie fieristica di 12’000 mq. Il 55% dei visitatori era dentista mentre il 27% era attivo nel commercio dentale. Lo SWISS Pavilion presso questa fiera sarà organizzato da Koelnmesse Switzerland, in collaborazione con l’Associazione svizzera dell’industria dentaria e lo Swiss Business Hub ASEAN. Informazioni sulla fiera: www.idem-singapore.com Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.switzerland-ge.com/svizzera/export/it/node/56891?lforce=1
Informazioni sugli “Swiss Pavilion”: WWW.switzerland-ge.com/FIERE
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Pubbliredazionale
Cambiare il Mondo in 21 Minuti si Può Grande successo per la prima edizione di “21 Minuti Next Business”, tenutasi lo scorso 16 aprile nella cornice dell’USI di Lugano, suscitando l’interesse e l’entusiasmo di oltre 200 imprenditori e dirigenti. Evento che ha svelato le chiavi dell’innovazione e della creatività quale visione di come combinare successo e sostenibilità in un risultato tangibile: l’Eccellenza
Il Vecchio Continente è ormai giunto a un bivio, oltre al quale non riesce ad andare. Sei menti eccellenti e manager di spicco internazionale hanno avuto 21 minuti per dimostrare come, malgrado il periodo di crisi, si possa continuare a generare straordinaria ricchezza rinnovando capacità di produrre visione, manifestando creatività ed elaborando strategie vincenti in grado di rispondere alle domande che il cambiamento presenta. Patrizio Paoletti, ideatore della manifestazione, li chiama uomini di successo, e sono quelle persone capaci di riorganizzare costantemente il proprio sapere, e riescono a sorprendersi ogni giorno. Sono capaci di comunicare, si ascoltano e si parlano, raggiungono e si lasciano raggiungere, condividono ed orientano; conoscono i propri interessi riuscendo a fare di ciò che devono ciò che amano. Uno di loro è Marco Astorri, inventore della plastica ecosostenibile e biodegradabile.“Il guanto di sfida è stato lanciato da un nostro cliente a cui forniamo degli skipass che servono per accedere agli impianti di risalita nelle zone sciistiche – racconta - Ci ha chiesto se fosse possibile che in primavera non restassero nei campi quelle perse durante l’inverno e noi abbiamo iniziato ad estrarre in modo naturale policarbonato da batteri che elaborano scarti agricoli; in pratica abbiamo solo cercato di capire come cambiare ciò che già c’era”. Gianandrea Abbate, artefice di una nuova metodologia di ricerca psicolinguistica applicata al marketing, il mind marketing. Ha illustrato come le nostre scelte siano legate agli archetipi del suono delle parole e delle suggestioni inconsce legate ai colori e agli odori, confermando la tesi che l’acquisto è regolamentato da strutture inconsce e stimoli compulsivi. Prendendo atto di tale aspetto, tramite delle mappe mentali, il marketing riesce a centrare gli stimoli comunicativi ottenendo risultati mirati ed efficaci. Anche Josefa Idem, campionessa olimpica di kayak individuale e detentrice del maggior numero di vittorie in Italia, ci illustra la sua esperienza. “Durante gli allenamenti ottenevo buoni risultati ma il mio mondo interiore era agli antipodi da un atteggiamento vincente. Ho cercato di dare delle risposte a quei sentimenti che in gara mi fregavano: quando gareggiavo
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pensavo alla sconfitta. Ho sostituito questi pensieri con visualizzazioni positive e utili per raggiungere il risultato che volevo conseguire. È necessaria una certa igiene mentale quotidiana. Tutto ciò che facciamo possiamo interpretarlo in due maniere: positiva o negativa, sta a noi scegliere”. Alessandro Sannino, giovane uomo di successo, inventa un prodotto contro l’obesità derivato dall’idrogel. “Sono partito da un pannolino biodegradabile, passando poi all’agricoltura nelle zone aride per poi dare vita a delle pastiglie contro l’obesità”. Filosofia, Arte, Scienza, Economia.... Ecco riassunta la sua storia di successo con impareggiabile poesia: “infatuazione è innamorarsi di una cosa per come è, amore è amare una cosa per come cambia. Non bisogna aver paura di avere paura, perché se provi paura significa che a quella cosa ci tieni. Come vincerla? Con la specializzazione, con il bagaglio di conoscenza che uno si fa durante il percorso”. Vito Lomele è ingegnere informatico. Dopo dieci anni di esperienza lavorativa torna in Italia e diventa disoccupato. Crea la piattaforma di job recruiting “Jobrapido” utilizzata oggi da oltre 100 milioni di persone in tutto il mondo. “Nella mia vita ho sempre avuto due passioni: una per i PC e una per il mondo. Dopo alcuni anni in giro per l’Europa sono tornato in Italia, ma lavoro non ce n’era. Ho dunque pensato di creare un motore di ricerca per connettere tutti i portali di job recruiting. Durante il giorno facevo il commerciante, la sera lavoravo al mio progetto. Riuscire a fare ogni giorno ciò che ti piace ti semplifica enormemente la vita e io sono riuscito a circondarmi di ciò che amo: internet e il mondo. È questo che dovremmo insegnare ogni giorno a noi stessi, a rispettare questo principio”. Dal grande successo manifestato da questa prima edizione, si è compreso di come - mai come ora - sia importante comunicare nuovi saperi e visioni per accelerare nuovi approcci di business orientati alla flessibilità ed al rinnovamento. Per informazioni, www.21minutinextbusiness.ch o seguiteci in Facebook.
Vita dei Soci
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basso rischio (senza azioni), minima (25% di azioni), moderata (35% di azioni) e massima (45% di azioni). Quale strategia si addice a quale collaboratrice e collaboratore dipende dalla capacità di rischio e dalle esigenze individuali. Saremo lieti di assistere voi, le collaboratrici e i collaboratori nella scelta della strategia d’investimento adeguata. www.swisslife.ch/businessprofit A proposito: presso Swiss Life il vostro capitale è in buone mani. Tutti i crediti d’assicurazione attuali e futuri di tutte le persone assicurate presso Swiss Life sono in qualsiasi momento coperti al 100% dal patrimonio vincolato. In altre parole: scegliendo l’assicurazione completa di Swiss Life non correte alcun rischio per i vostri fondi previdenziali. I consulenti specialistici delle agenzie generali Lugano e Locarno sono a disposizione per una consulenza. Non esitate a chiamarci! Agenzia generale Lugano Agenzia generale Locarno Roberto Russi Enzo Parianotti Via Nassa 5 Via Ciseri 13a 6900 Lugano 6600 Locarno Tel. +41 91 911 99 11 Tel. +41 91 821 22 00 ag.lugano@swisslife.ch ag.locarno@swisslife.ch
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Roberto Russi
Enzo Parianotti
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
L’eccellenza internazionale nella formazione dei leader di domani: benvenuti al Taylor Institute Robert Gebhardt
Una panoramica sull’attività accademica e le novità dell’istituto con Robert Gebhardt, Executive Director del Taylor Institute for Global Enterprise Management
Un istituto che presenta, nel cuore di Lugano, un programma di ricerca e sviluppo post laurea in International Management, con un programma formativo unico nel suo genere, fondato nel 2010 quale emanazione del Franklin College Switzerland. Stiamo parlando del Taylor Institute for Global Enterprise Management. Un modello d’insegnamento multiculturale, interdisciplinare, personalizzato, che forma i futuri manager di domani nella nostra piccola Lugano, che si conferma ancora una volta un luogo d’eccellenza per far confluire nel suo insieme realtà internazionali di grande importanza. Studi post laurea basati su un metodo di formazione che prepara i futuri manager a divenire leader nei settori economici e no profit. Un approccio diverso all’educazione dei leader di domani. Questo è il Taylor Institute for Global Enterprise Management, fondato da John R. Taylor, da cui prende il nome. John R. Taylor, fin dal 1973, ha sempre appoggiato le attività
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del Franklin College, ricoprendo diversi ruoli nell’organizzazione, quale membro e, per diversi anni, Presidente del CdA. Nel 2010, ha finanziato direttamente la costituzione di questo istituto. Lo scopo è stato quello di applicare il modello formativo ed educativo, così unico nel suo genere, del Franklin College ad una nuova realtà che conglobasse anche dei percorsi post laurea. Il modello educativo del Franklin College è improntato sul sistema pedagogico americano delle “liberal arts”. Si tratta di un’università privata, i cui titoli sono riconosciuti sia in Sizzera come pure all’estero, che fa dell’eccellenza il proprio punto focale. Si curano i contatti personali con gli studenti, provenienti da tutto il mondo, con una forte impronta economica reale, data dal continuo scambio di flussi informativi con la comunità economica internazionale che la circonda. Con un numero contenuto di allievi (circa 450), si vuole privilegiare il contatto personale e l’attenzione all’individuo ed alla sua realizzazione. Nel 2005 i programmi di studio quadriennali che portano al conseguimento del Bachelor of Arts sono stati riconosciuti anche dalla Conferenza Universitaria Svizzera (CUS). Dal 2010 la stessa università offre anche dei programmi di studi di Master.
Già negli studi accademici presso il Franklin College, si è sviluppato un sistema innovativo d’insegnamento per lo sviluppo del management. John Taylor, nella sua esperienza, vide che l’insegnamento delle basi del management non veniva aggiornato con le ultime innovazioni e gli sviluppi recenti nell’approccio, ma risultava quasi fermo al palo, secondo le nozioni “storiche”. Ecco perché presso il Taylor Institute si è deciso di offrire un orientamento differente che non sia focalizzato unicamente sui libri e le teorie classiche, ma che si completi con esperienze pratiche attraverso diverse testimonianze aziendali. L’idea di fondo del Taylor Institute è quella di offrire una formazione strutturata in International Management, sul modello educativo del Franklin College, con un percorso di studi di un anno. Non viene seguito il modello d’insegnamento “tradizionale” in aula, vi sono invece seminari intensivi e più estensivi, si dà spazio all’esperienza pratica ed all’interazione con realtà economiche consolidate attraverso stages, seminari ed incontri con personalità di spicco del panorama internazionale (Direttori, Presidenti di CdA, fondatori di grandi aziende) per un
apprendimento multidisciplinare. Questo percorso ha la durata di un anno (agosto – luglio) e include un periodo di due mesi di stage e viaggi accademici all’estero al fine di visitare agenzie governative, istituzioni finanziarie, università e imprese. Ogni studente può così sviluppare personali competenze in un ambiente dove le abilità possono ampliarsi e le prospettive espandersi verso l’internazionalizzazione; sempre più importante nel mondo globale in cui viviamo oggi. Rafforzare ed incoraggiare il pensiero strategico, implementando competenze personali, irrobustendo il carattere di ogni futuro leader, stimolando l’innovazione. Per agire in questo modo i professori sono fondamentali: anche in questo senso si punta sull’esperienza e la competenza di professionisti come Pamela Adams, Ricercatrice senior e Professoressa di Marketing e International Management al Franklin College. Con un curriculum impressionante, ha maturato esperienze in aziende internazionali ed è stata Direttrice del programma MBA presso la Business School dell’Università Bocconi di Milano; è altresì autrice di numerose pubblicazioni sul marketing, l’innovation management e l’analisi industriale. L’istituto è sempre attivo per implementare nuove partnership con altre università nel mondo, al fine di sviluppare programmi formativi innovativi che rispondano alle esigenze del mercato internazionale. Come primo esempio di queste nuove iniziative cooperative è stato annunciato un Master in Quality and Standardization, un progetto del Taylor Institute con l’Università Trisakti in Indonesia, seguendo un curriculum concepito con l’ISO di Ginevra.
Professoressa Pamela Adams
Al fine di avvicinare maggiormente la realtà d’eccellenza racchiusa tra le mura del Taylor Istitute al contesto economico locale, l’istituto sta sviluppando un programma di “executive education”, pensato per i manager già attivi nel mondo professionale per un aggiornamento delle loro competenze. A questo scopo verrà lanciato il prossimo autunno un programma online per un certificato post-laurea in Global Trade Managment. Il programma per l’ottenimento del certificato in Global Trade Management si rivolge a laureati in possesso di un Bachelor of Arts (laurea di primo livello o superiore) in qualsiasi disciplina, attualmente impegnati o attivi nella ricerca di un carriera nei seguenti campi: • International trade management • Export promotion • Raw materials trading • International shipping • International marketing of manufactured goods • Supply chain management • Trade finance Il GTM rappresenta pertanto una realtà post-laurea (della durata di un anno, settembre-luglio) nel campo della gestione del commercio internazionale, che accosta ad un’esperienza on-campus sotto la supervisione di professori del Franklin College, una di e-learning, attraverso corsi di autoapprendimento e progetti indipendenti offerti da docenti universitari ed esperti del settore tramite eConcordia, la piattaforma online della Concordia University (Montreal, Canada). Questi corsi di autoapprendimento sono stati progettati da parte di esperti del settore e sono completi di materiali, valutazioni, assistenti all’insegnamento “dal vivo”, ed un seminario di tre settimane in International Trade Management on-campus. Al termine del percorso di formazione post-laurea e sempre sotto la supervisione del proprio consulente professionale, gli studenti compileranno anche un proprio “portafoglio elettronico”, che potrà essere utilizzato per confrontarsi con potenziali offerte di lavoro. Per ulteriori informazioni sul programma: http://www.fc.edu/content/taylorinstitute/about-taylor/gtm
Taylor Institute for Global Enterprise Management Via Paradiso 24, 6924 Sorengo Tel. +41 91 986 53 40 taylorinstitute@fc.edu www.taylorinstitute.fc.edu
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Vita dei Soci di Alessandra Bieri, Senior Consultant Luisoni Consulenze SA
RPO - Processo di selezione in outsourcing
Alessandra Bieri
Le aspettative e le richieste rivolte al reclutamento sono cresciute notevolmente negli ultimi anni. Come in altri settori della gestione delle risorse umane è sensibilmente aumentata la necessità di unificare qualità ed economicità alfine di ottimizzare il risultato aziendale Da diversi anni sono noti progetti in outsourcing nel contesto dell’amministrazione del personale e nella gestione degli stipendi, mentre nella ricerca e selezione questo approccio è più recente, ma soggetto ad una costante crescita di attenzione da parte di piccole e medie aziende. Nella pratica di tale servizio si è fatta spazio la definizione di “Recruiting Process Outsourcing (RPO)”.
Professionisti
RPO è una forma del BPO, Business Process Outsourcing e indica l’esternalizzazione parziale o dell’intero processo di acquisizione di personale a professionisti del settore.
Vantaggi
Dal punto di vista imprenditoriale vi sono diversi vantaggi nella scelta di esternalizzare il processo di ricerca e selezione. Principalmente la competenza specifica nel processo di selezione, la rapidità e l’economicità.
Competenze tecniche
Accresciuta imprenditorialità, aumento del valore attribuito all’esperienza ed alla specializzazione, globalizzazione dei mercati ed in particolare la mutazione demografica attraverso la quale si registrerà un ammanco di manodopera qualificata, pongono aspettative elevate nei confronti dell’acquisizione di personale. La ricerca e selezione del personale richiede una sempre maggiore competenza specifica, che attraverso le risorse aziendali, in particolare in piccole e medie realtà, talvolta può essere offerta solo parzialmente.
Rapidità
Il crescente numero di candidature causa un notevole incremento delle attività amministrative per il Recruiting e parallelamente è richiesto un tempo di elaborazione più rapido. Per il dipartimento delle risorse umane è spesso difficile elaborare in un tempo ragionevole un elevato numero di richieste concomitanti. Possono contribuire a tale sovraccarico anche situazioni di ridotta disponibilità del personale attribuibili
a ferie, malattia, riorganizzazione dei compiti dell’organico. Tali situazioni impreviste possono essere facilmente arginate e gestite efficacemente con un intervento di RPO.
Economicità
Una forte oscillazione della richiesta di personale, una ridotta e temporanea disponibilità di risorse, poco tempo a disposizione e qualità dei profili dei candidati sono parametri di costo centrali nell’azienda. L’esternalizzazione di richieste di reclutamento sgrava le proprie risorse e riduce i costi.
Flessibilità modulare
In funzione dell’azienda, delle risorse umane interne e delle richieste della linea o della situazione aziendale, può variare il tipo di esigenza legata all’RPO. In considerazione di tali situazioni, le soluzioni RPO devono essere modulari e fornite singolarmente o in forma completa. L’erogazione del servizio può avvenire in sede presso il cliente, oppure presso chi fornisce il servizio.
Collaborazione fidata
L’offerente del servizio RPO appare quale partner ufficiale dell’azienda e pertanto durante l’esecuzione dell’attività rappresenta il marchio del cliente nell’ottica di un “employer branding” professionale. In funzione di ciò è fondamentale un rapporto di assoluta fiducia tra chi eroga il servizio di RPO ed il cliente. Il partner RPO deve conoscere la politica e la situazione aziendale, come pure essere messo a conoscenza delle reali esigenze dell’azienda. Solo in questo modo l’attività di ricerca e selezione può essere svolta in maniera proficua ed efficace, in sintonia con la cultura aziendale nei disparati settori, le visioni e le strategie del cliente.
Vantaggio commerciale
La fondata competenza di specialisti nel contesto dell’RPO, permette al cliente di riorganizzare, migliorare e velocizzare il processo operativo di reclutamento, offrendo all’unità risorse umane interna di concentrarsi sulle competenze chiave e sull’organizzazione delle risorse umane, allo scopo di acquisire un vantaggio commerciale sul mercato. Luisoni Consulenze SA Via Balestra 9 - 6900 Lugano Tel. +41 91 911 30 00 Fax +41 91 923 55 43 www.luisoni.ch
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Vita dei Soci
L’IMPORTANZA DELLA CONSULENZA E DECENTRALIZZAZIONE DELLE COMPETENZE NEL SETTORE DELLE ASSICURAZIONI MALATTIE
La ÖKK è una realtà sempre più consolidata a livello nazionale ed anche nella nostra regione, il crescente numero di clienti privati ed aziendali che ci danno fiducia testimoniano questo trend che ci rende estremamente orgogliosi. A tutt’oggi sono circa 167’000 i clienti privati e 14’700 le aziende che abbiamo il piacere di gestire in tutta Svizzera, di cui 13’000 e rispettivamente un migliaio nella regione della Svizzera italiana. La nostra è una compagnia assicurativa moderna e attiva in tutta la Svizzera, la cui direzione generale è ubicata a Landquart. La Fondazione ÖKK nasce nel 1994, in seguito alla fusione delle casse malati pubbliche e si è sviluppata inizialmente nel Canton Grigioni dove a tutt’oggi è leader di mercato. ÖKK si è comunque estesa in modo convincente nel resto della Svizzera, in effetti il 40% degli assicurati risiede nelle restanti regioni e tale tendenza è in aumento. Per garantire una sana situazione finanziaria aspiriamo ad una crescita qualitativa a lungo termine poiché tra le nostre più importanti priorità aziendali
figurano la tutela della posizione e il mantenimento dell’indipendenza. Per fare questo bisogna essere in grado di proporre un’offerta allettante nel rapporto qualità-prezzo, completa nell’ambito delle assicurazioni di persone, nonché poter garantire un’assistenza adeguata alla nostra clientela ed i nostri partner. Le attività di ÖKK sono organizzate essenzialmente in tre segmenti: clienti privati, clienti aziendali e imprese di assicurazioni. Rilevante per noi sono una rigorosa gestione dei costi amministrativi e di quelli delle prestazioni, cercando di coltivare con i nostri fornitori rapporti all’insegna della correttezza e cercando di percorrere una politica assicurativa progressista che consideri appieno anche le richieste di carattere ecologico. ÖKK inoltre soddisfa un elevato standard di governance (trasparenza per quanto riguarda prestazioni e controllo) ed è consapevole della responsabilità sociale per i propri collaboratori e la loro sfera privata che attualmente ammontano a 370 unità suddivisi tra la direzione generale e 38 agenzie. La piena soddisfazione del cliente risulta per noi essere un mandato, non un semplice slogan. Tenendo conto della strategia di mercato regionale, perseguiamo una politica di prestazioni (concentrazione sulla qualità) imperniata su serietà e continuità, al cui centro si collocano le fondamentali esigenze dei clienti. ÖKK aspira a mettersi in luce in qualità di azienda «semplice e geniale» grazie a collaboratori competenti. Proprio in questo contesto ci adoperiamo giornalmente affinché la qualità della consulenza fornita dai nostri collaboratori possa essere sempre più performante. I riscontri che ricaviamo da vari sondaggi di mercato attestano che la soddisfazione da parte dei nostri assicurati è tra le più alte nel settore degli assicuratori malattia.
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In controtendenza a quella standardizzazione di alcune branche del settore assicurativo che prevalentemente offrono dei prodotti facilmente paragonabili e comprensibili, il nostro campo di attività risulta essere molto complesso ed in continuo cambiamento. L’importanza della consulenza non è quindi unicamente una prerogativa del settore aziendale, bensì sempre più una prerogativa imprescindibile per poter sviluppare al meglio le esigenze dei clienti nel settore dell’assicurazione malattie di cura medica. Siamo consapevoli che Il cliente è sempre più informato, sia a riguardo delle prestazioni erogate dall’as-
Samuele Donnini, Responsabile Regione Svizzera Italiana
con partner quali broker ed intermediari, che ci permettono di fatto una forte penetrazione del mercato. Nel Canton Ticino siamo attivi per il tramite di proprie Agenzie dal 2002 ed in poco tempo siamo riusciti a raggiungere un importante posizionamento del nostro marchio nel panorama assicurativo, all’interno del quale offriamo a clienti privati e aziendali, come pure ad altre compagnie assicurative, prodotti e prestazioni su misura nelle Agenzie ÖKK Sopraceneri di Bellinzona e ÖKK Sottoceneri di Pazzallo, inoltre siamo presenti anche in Mesolcina grazie all’Agenzia ÖKK Mesocco.
sicurazione obbligatoria, sia delle prestazioni erogate dalle assicurazioni complementari. La consulenza assicurativa personalizzata è la nostra professione e nel farlo privilegiamo la dimensione umana nella relazione, mettendo a disposizione qualità, professionalità e passione tramite una rete di consulenti alla clientela che garantiscono una copertura del territorio ideale differenziandoci di fatto dalla maggior parte dei nostri competitor che prediligono una distribuzione unicamente approntata per il tramite di portali Internet o canali di distribuzione alternativi. Inoltre, grazie ad una strategia multichanneling, ÖKK mira a collaborazioni improntate sulla qualità,
Questa decentralizzazione e vicinanza ai clienti è certamente un altro importante fattore di successo che appuriamo sempre di più essere una prerogativa di scelta da parte degli assicurati. Essere quindi sul territorio è importante, esserlo potendo svolgere la quasi totalità delle attività aziendali è certamente qualcosa di molto vantaggioso nella relazione con i nostri clienti. Il tutto è riconducibile ad una chiara flessibilità decisionale, rapidità di esecuzione nonché una conoscenza e sviluppo delle particolarità legate alla regione. In sostanza avere la possibilità di seguire il cliente in tutte le fasi della relazione contrattuale, dalla sottoscrizione del contratto sino all’erogazione della prestazione, ci permette di gestire in modo ottimale le relazioni. Affrontiamo le sfide future con fiducia, con la consapevolezza della nostra solidità, dei nostri valori e sempre pronti ad adeguare le nostre strutture ed i nostri processi alle nuove condizioni quadro del settore.
Lontanitis consulentis
La nostra assicurazione malattie è sempre al suo fianco.
59 ÖKK Agenzia Sottoceneri, Via alla Sguancia 5, 6912 Pazzallo T 058 456 16 00, www.oekk.ch
Vita dei Soci di Lisa Pantini
Fiege: l’esperienza di un grande gruppo al servizio del cliente Leader di mercato in soluzioni logistiche complesse, con diverse specializzazioni in ambito settoriale, il gruppo Fiege si conferma un partner affidabile e… sorprendente
Da 140 anni Fiege è attiva sul mercato. Correva l’anno 1873 quando Joan Joseph Fiege fondò la società a Greven, in Germania. Oggi il gruppo è conosciuto a livello nazionale ed internazionale, è presente in 17 Nazioni con 200 sedi ed occupa circa 11’000 dipendenti che supportano i clienti nella personalizzazione del servizio offerto, affinché esso mantenga sempre gli standard qualitativi eccelsi per cui Fiege è conosciuta. Specializzata nella consulenza logistica individuale, con tutta una serie di servizi peculiari al settore d’attività in cui il cliente opera, Fiege può supportare e offrire una serie di servizi aggiuntivi che vanno ben oltre il semplice trasporto e immagazzinaggio. Citiamo ad esempio la gestioni ordini della clientela, il warehousing, la spedizione e distribuzione, la gestione dei ritorni, il montaggio, il controllo qualità, il rifornimento assortimento articoli, il labelling, ecc.; un insieme di attività che comprendono un nuovo concetto di logistica globalizzata. Si calcola che la superficie logistica utilizzata da Fiege sia pari a circa 3 milioni di m2. Un dato davvero impressionante, che fa pensare da un lato alla solidità di questo grande gruppo, e dall’altro alla molteplicità ed alla qualità dei servizi che eroga quotidianamente. Nonostante quest’impronta globale ed internazionale, Fiege si è sempre contraddistinta per la sua natura familiare.
Fiege Logistica (Svizzera) SA
Fiege Logistica (Svizzera) SA, integrata nel gruppo tedesco Fiege nel 1997, conta oltre 950 collaboratori in tutta la Svizzera, e circa 40 apprendisti. La superficie logistica dedicata ai magazzini è superiore ai 120.000 m². In Svizzera l’azienda è presente a Münchenstein, Balerna, Berna, Bülach, Dotzigen, Ecublens e Oftringen, rappresentata presso gli aeroporti di Basilea, Zurigo e Ginevra. Fiege gestisce catene logistiche complesse e fatte su misura, acquisendo l’intera logistica di industria e commercio, operando nel cosiddetto supply-chain management, offre soluzioni su misura e servizi che danno un plus valore per ogni cliente.
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L’universo Fiege si specializza in diversi settori: moda, beni industriali, commercio, beni di consumo, beni di consumo durevoli, mezzi di comunicazione, sanità/medicina e pneumatici. Forte di numerose certificazioni ed autorizzazioni, Fiege Logistica dimostra pure di essere un’impresa sostenibile, con un occhio di riguardo all’ambiente.
Il Centro Fiege a Balerna
È utile spendere anche alcune parole per sottolineare l’importanza di Fiege nel Canton Ticino. La sede di Balerna, che occupa circa 50 collaboratori, è interconnessa con il resto della Svizzera e strategicamente ben posizionata anche con la vicina Italia. La superficie logistica del magazzino è pari a 10’000 m2. Quale centro di distribuzione nazionale, dispone di una piattaforma di trasbordo per trasporti nazionali ed internazionali, e per il trasbordo ferroviario (è sito in Via Passeggiata). L’allacciamento ferroviario è coperto, con magazzino doganale aperto e mittente/destinatario autorizzato. Specializzata in diversi settori quali il fashion, beni durevoli, beni industriali e carta, la sede di Balerna, ha visto negli scorsi mesi un rinnovo completo del magazzino, ristrutturato e convertito per le peculiari esigenze del settore fashion e per la gestione di merci sensibili.
L’organizzazione aziendale di Fiege Balerna è strutturata in modo tale da poter offrire, per ogni esigenza del cliente, un servizio o una consulenza specialistica e dedicata. Tra i vari servizi offerti da Fiege elenchiamo: • Comparto moda: una delle specialità di Fiege Logistica è sicuramente il comparto fashion e moda, con la gestione complessiva del Gruppo di oltre 250 milioni di pezzi all’anno. Tra i diversi servizi proposti al cliente troviamo la gestione di tutta la catena logistica dei capi stesi e dei capi appesi, inclusa la distribuzione con furgoni equipaggiati appositamente per il trasporto degli appesi. Su richiesta del cliente Fiege è in grado di offrire servizi a valore aggiunto, quali il contrassegno prezzi, l’etichettatura di sicurezza, il perfezionamento tessile, il controllo qualità, il labelling, ecc.. • Trasporti terresti europei: trasporti di collettame in tutta Europa in 24 / 48 ore; traffici ferroviari; trasporti di merci pericolose; track&trace; sdoganamento con personale proprio presso le filiali italiane e svizzere; destinazioni principali: Germania, Scandinavia, Francia, Benelux, Italia, Gran Bretagna, Spagna e tutti i Paesi dell’Est Europa. • Trasporto aereo: trasporti regolari groupage; servizi porta a porta; scambi commerciali internazionali; trasporti di merci pericolose; trasporti a catena del freddo (farmaceutici); servizi AOG; sdoganamento; rete globale in tutti i Continenti; track&trace. • Trasporto marittimo: traffici FCL / LCL da e per l’Estremo Oriente; espletamento formalità doganali svizzere e italiane, avvalendosi anche della presenza di proprie filiali in Cina; presenza di una rete di agenti in tutto il mondo; container groupage diretti fino a Chiasso e/o Basilea (dall‘Estremo Oriente/dall‘America del Nord); partenze settimanali da/per: Estremo Oriente, America del Nord, America centrale e del Sud, e Medio Oriente. • Distribuzione nazionale: servizio 24 ore in tutta la Svizzera; piattaforme integrate in tutto il territorio svizzero con progetto di distribuzione dettagliata a partire
dalle 8 piattaforme; parco veicoli con un totale di 200 camion di diverse tipologie (incluso camion con sponda idraulica); trasporti ADR / SDR; altri servizi quali: progetti di smaltimento per beni di tutti i tipi e track&trace. • L ogistica: il centro di Balerna dispone di circa 10’000 m² di magazzini che, a seconda delle esigenze del cliente, possono essere adibiti allo stoccaggio di varie tipologie di merci, sensibili e non. La presenza di un raccordo ferroviario permette, inoltre, lo sviluppo anche di progetti complessi ecocompatibili. Fiege Logistica (Svizzera) SA Via Passeggiata 6828 Balerna Tel. +41 91 695 57 11 Fax +41 91 695 59 11 www.fiege.ch
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
Caffè Chicco d’Oro: ever…gold!
Da oltre 60 anni ci accompagna nei più bei momenti della nostra vita. Possiamo assaporarlo in compagnia, berlo velocemente al mattino per darci la carica, farci riscaldare nelle giornate più fredde con una bella tazza fumante di caffè. E potremmo continuare a lungo con questa carrellata di momenti e ricordi emozionanti. Questo breve cappello introduttivo per parlare di una bevanda che tutti conoscono e consumano. Questo articolo è dedicato ad un’azienda nelle cui vene scorre caffè, che tutti in Ticino, ma non solo, conoscono, apprezzano e amano. Una “sempreverde” (o meglio, sempre d’oro) del caffè: la Chicco d’Oro di Balerna; legata al territorio ticinese in tutte le sue forme, dalle città alle valli, dalle periferie ai grandi centri. Il famoso Chicco d’Oro lo possiamo degustare al bar sottocasa, in ufficio, o anche nella comodità del nostro domicilio. Possiamo rinfrancarci vedendo la caratteristica confezione del caffè in grani o macinato nel packaging dorato nei diversi supermercati, con il desiderio di gustarci una buona tazza della nostra miscela preferita. La famosa “cultura del caffè” declinata in tutte le sue forme. La Caffè Chicco d’Oro nasce dall’idea del Signor Valsangiacomo, nel 1949. Specializzata nella torrefazione del caffè, ha sempre mirato a soddisfare la propria vasta clientela data la costante qualità dei propri prodotti. Grazie ad una professionalità ed un’esperienza che si rinnova ad ogni processo e matura progressivamente, l’azienda presenta oggi sul mercato una gamma di prodotti all’avanguardia per qualità, innovazione e risultati. In un connubio di tecnologie avanzate e produzione locale, si mescolano con un immaginario cucchiaino, sapori, saperi ed emozioni. Un grande
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lavoro di scelta di materie prime eccellenti per garantire un sapore inconfondibile, un mix di tecnologie e know-how che assicura la qualità dei prodotti, un immenso lavoro di pubblicità, marketing, sponsoring e pubbliche relazioni per far conoscere ed apprezzare la marca ed i suoi prodotti al pubblico. È quasi un dovere citare i numerosi sponsoring che l’azienda patrocina (hockey, calcio, sport amatoriale, dilettantistico e professionistico), fatto che la lega ancora maggiormente al territorio cantonale e nazionale. Presente in Ticino e sul territorio nazionale, la Caffè Chicco d’Oro è attiva anche su altri mercati esteri: Francia, Italia, Austria, Germania, Est Europa; a dimostrazione di uno spirito locale, fortemente legato al territorio sempre più internazionale ed aperto alle novità. Interessante in questo senso anche la presenza di quest’azienda quale relatore in uno dei momenti formativi della Giornata dell’Export, organizzata dalla Cc-Ti lo scorso 7 febbraio. Un’azienda familiare la Chicco d’Oro, che oggi conta circa 70 dipendenti, che valorizza le risorse umane e promuove l’innovazione delle competenze, credendo fortemente nel capitale umano quale bene primario per la vitalità dell’impresa. Cambiano le abitudini, cambiamo i consumi. Negli anni il modo di gustare il caffè si è modificato. Sono
apparse le macchine automatiche, si parla di capsule e cialde. Chicco d’Oro non è rimasta ferma al palo a guardare. L’evoluzione dei consumi, grazie alle ricerche del settore R&D interno all’azienda, è garantita, e oggi la società di Balerna presenta sul mercato numerosi prodotti in molteplici varianti e miscele. Vediamole in sintesi: - caffè in grani; - caffè macinato; - caffè liofilizzato; - cialde; - capsule (non solo di caffè, ma comprendenti anche orzo, ginseng, caffè decaffeinato, thé e tisane, cioccolata, ecc.). A questo ventaglio di prodotti, disponibili anche nello shop online (www.chiccodoro.ch), si aggiungono in primis le macchine per il caffè, che spaziano dalle macchine automatiche alle moke, e una serie di accessori complementari al mondo del caffè (tazzine, piattini, …). Grazie ad una profonda conoscenza della materia prima l’impresa può garantire che in ogni caffè prodotto con una cialda o una capsula, vi sia lo stesso gusto inconfondibile targato “Chicco d’Oro” come in quello che gustiamo al bar o a casa nostra con la moka.
Il cuore legato alla tradizione guarda però anche al presente ed al futuro: da alcuni anni Chicco d’Oro ha lanciato sul mercato una bevanda più vicina ai giovani. 105 soft drink, un mix energizzante da bere ghiacciato che ha riscosso un buon successo nella parte più giovane della clientela. Vista l’importanza di mantenere viva la conoscenza dell’arte del caffè, l’azienda di Balerna ha inaugurato uno spazio dedicato ad approfondire il mondo che ruota attorno a questa bevanda. Con il Museo del Caffè, visitabile in gruppo previa prenotazione (infochicco@chiccodoro.ch), sarà possibile scoprire la storia, i modi e i consumi del caffè dal passato al presente. Attraverso pannelli storici, macchine, oggetti esposti è possibile immergersi nella storia dalla produzione artigianale a quella industriale. Caffè Chicco d’Oro di Eredi Rino Valsangiacomo SA Via Motta 2, 6828 Balerna Tel. +41 91 695 05 05 Fax +41 91 695 05 06 infochicco@chiccodoro.ch www.chiccodoro.ch
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Vita dei Soci
Inner Web: strategie & riflessioni per competere con successo e fare business online! Ecco come una società che sviluppa applicazioni web per il business offre strategie e riflessioni per competere con successo nel mondo online, a servizio dell’imprenditore. Scopriamo insieme le potenzialità del mondo online
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Era il lontano 2008 quando pubblicammo l’articolo “come fare business ai tempi di internet”. Un articolo che parlava di come Inner Web proponeva i propri clienti sulla rete con una piattaforma modulare e con delle strategie di marketing assolutamente originali. Offrire un’esperienza che va al di là della semplice piattaforma e far appello alle strategie e alle riflessioni per risvegliare l’interesse del cliente, era una strategia tanto valida allora quanto sempre più necessaria adesso. Se i servizi più nuovi, particolari e disparati si sprecano spesso senza successo, sempre più l’imprenditore punta a una strategia ben definita e sviluppata su misura per il raggiungimento di obiettivi, che alla fine sono quelli che ripagano di più. “Gli imprenditori – dice il Dott. Bosetti – stanno dando sempre più importanza alle funzionalità del proprio sito, richiedendo funzioni che in precedenza erano di competenza dei fornitori di Gestionali e Crm. Oggi i clienti vogliono avere un unico strumento per poter gestire la propria azienda da un semplice pannello, mettendolo a disposizione alla propria forza vendita e ai propri clienti. Le esperienze sono spesso esclusive. Qualche volta gratis, altre volte no”. I primi che mettono a disposizione la propria esperienza sono senz’altro gli imprenditori che hanno già una azien-
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da strutturata, che si sbizzarriscono nelle richieste più insolite quanto costose, che hanno già avuto esperienza nel mondo online e che hanno ben chiaro le potenzialità della rete e l’affidabilità degli strumenti sviluppati da Inner Web. La Piattaforma IW Trade produce fatturato ai propri clienti e ogni anno genera a Inner Web un nuovo pacchetto clienti grazie al passaparola “virtuale” dato dalla visibilità online, dalla facilità di navigazione e praticità della piattaforma. Il passaparola “virtuale” è generato dalla rete stessa, con l’utilizzo di canali gratuiti e non. Gli stessi canali che Inner Web utilizza per i suoi clienti, sono in precedenza testati per sé e poi riproposti con ottimi successi ai propri clienti. Senz’altro una bella trovata pubblicitaria, non originale ma efficace che conferma come le aziende oggi cercano stabilità e praticità per costruirsi memorie che durino una vita.
IW TRADE: la nuova Piattaforma scelta da chi fa Business online
“Le ricerche confermano quanto gli imprenditori vogliono lasciare la propria impronta trasmettendo la propria
esperienza piuttosto che rimanere individualisti e questo ha spinto molti clienti a partecipare allo sviluppo di una piattaforma sempre più funzionale e ricca di servizi, mettendo a disposizione esperienze uniche, di grande valore e soprattutto esclusive per la rete.”
Fare Business sul territorio
“Anche per chi ha budget più limitati è possibile farsi trovare con la sicurezza di essere visibili sul proprio territorio e non solo, ottenendo ottimi risultati concreti e produttivi. Il segreto è interpretare correttamente il business del cliente più che i suoi obiettivi! Bosetti, è un fiume in piena...“I nostri clienti sono interessati… a trovare soluzioni e applicazioni integrate con i propri strumenti, ecco perché ci integriamo con strumenti spesso in collaborazione con partner per garantirne le funzionalità e la stabilità”. Lavorare sul territorio attraverso una rete di relazioni e partnership ha permesso a Inner Web di aprire un nuovo canale di distribuzione nel settore di Lusso, che ha portato un pacchetto clienti sempre più di alto livello, scelti da chi fa Business online.
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Come rimanere in prima fila, in prima posizione davanti a tutti? Inner Web ha studiato nuove strategie di marketing mirate sulla base delle esigenze del singolo cliente, indipendentemente dal settore, dimensione e localizzazione. La stessa Inner Web è un cliente e lavora costantemente per comprendere i bisogni della rete e dei suoi potenziali clienti. Ecco cosa cercano i nostri clienti sulla rete e come Inner Web sviluppa il proprio business: “un sito che sia integrato a tutti i tipi di gestionali”. – www.iwtrade.ch “la visibilità in prima pagina su Google” – www.fatti-trovare.it “App e Web App, per tutti i tipi di device” – www.innerappforbusiness.ch “web order per la ricezione di ordini fino alla gestione dei resi” – www.iwtrade.ch “uno strumento per informare i propri clienti delle novità, proposte e offerte, comunemente chiamato Direct Marketing” – www.innerweb.ch “uno strumento di analisi affidabile che riassuma in modo chiaro le attività svolte” – www.iwtrade.ch
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Ecco le domande a cui tutti giorni Inner Web cerca di dare risposte concrete: Tutti possono sviluppare il proprio business online? Il negozio virtuale ha raggiunto la stessa importanza del negozio tradizionale? Il negozio online è più organizzato e funzionale di quello tradizionale? Conosciamo le vere esigenze di chi vuole far business online? Sappiamo ascoltare? Chi meglio dei nostri clienti può rispondere? Inner Web Sagl Via Giulia 43 6855 Stabio
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Vita dei Soci
L’accento sulla previdenza professionale Mary Torre
Sympany si concentra in modo esclusivo sulle soluzioni per l’assicurazione di persone nel settore aziendale. Protezione su misura e prestazioni rapide e dirette, affinché ogni azienda sia preparata a tutte le evenienze e i sogni dei propri collaboratori non siano destinati ad andare in fumo
L’assicurazione aziendale Sympany, grazie alla sua pluriennale esperienza, offre assicurazioni di persone e previdenza del personale innovative e chiavi in mano. Innanzitutto proponiamo prodotti semplici e flessibili, assistenza sul posto e procedure brevi che garantiscono un servizio ottimale ai nostri clienti Ecco di seguito i quattro prodotti più importanti da prendere in considerazione, ponendo l’accento sulla previdenza professionale.
Assicurazione perdita di guadagno per malattia
Con l’assicurazione per perdita di guadagno di Sympany garantite ai vostri collaboratori una previdenza ottimale contro l’incapacità di guadagno in caso di malattia. Il maggior vantaggio è che Sympany non fissa le tariffe in considerazione del settore, ma sulla base della pluriennale esperienza e senza prassi di ammissione dispendiose.
Assicurazione contro gli infortuni secondo la LAINF
L’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni di Sympany garantisce a voi e ai vostri dipendenti tutte le sicurezze necessarie prescritte dalla legge.
Assicurazione complementare contro gli infortuni
L’assicurazione complementare contro gli infortuni integra le prestazioni dell’assicurazione obbligatoria, in modo conforme alle esigenze ed è indicata pure per i dipendenti con stipendi superiori al salario annuo massimo LAINF.
La Previdenza professionale
I piani di prestazione LPP di Sympany permettono di realizzare soluzioni personalizzate alle giuste tariffe. L’investimento sostenibile e la politica d’investimento applicata da Sympany nel settore della clientela aziendale e dei suoi numerosi clienti, prosegue con successo. Il grado
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di copertura (attuale 105%) rispetto all’anno precedente, può di nuovo aumentare. Sympany offre soluzioni individuali e su misura alle piccole e medie imprese. Affinché voi e i vostri collaboratori possiate ottenere il massimo della previdenza professionale, ci vuole esperienza, conoscenza, flessibilità ed efficienza. Esattamente quello che Sympany e la nostra Fondazione Loyalis possono offrirvi. Tra i molti vantaggi che possiamo proporvi eccone alcuni: • v antaggi sulla liquidità e interessi, grazie alla «riscossione posticipata dei contributi»; • soluzioni avanzate e moderne per il partner convivente; • possibilità di pensionamento tra i 58 e 70 anni di età; • possibilità di pensionamento parziale; • s celta tra prelievo di capitale, rendita o forme miste tra queste due; • copertura del rischio al cento per cento; • soluzioni personalizzate per i quadri. La fiducia si crea meglio durante un colloquio personale. Non esitate contattare la responsabile per il Ticino Mary Torre. Mary Torre Account Manager Clientela Aziendale Membro dei Quadri Ufficio in Ticino Via San Gottardo 50 6900 Lugano Massagno Telefono +41 58 262 37 50 Cellulare +41 79 288 55 53 Fax+41 58 262 37 99 mary.torre@sympany.ch
Sede principale: Sympany Peter Merian-Weg 4 4002 Basel www.sympany.ch
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A pochi passi dal centro città, in zona tranquilla, riservata e residenziale. L’edificio è il risultato di una ristrutturazione e dell’ampliamento di una villa borghese del secolo scorso. Le finiture interne sono di standing superiore.
Solo 4 appartamenti (uno per piano) 4 ½ e 6 ½ locali Superfici da 167 mq a 252 mq 8 posti auto in autorimessa 3 posti auto esterni Consegna fine 2013
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