Ticino Business

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nr. 6 / Lug. / Ago. 2011

La qualitĂ del posto di lavoro


«La mia scelta, un vero affare!» Désirée Tusa, Apprendista di commercio al dettaglio Coop Regione OstschweizTicino, Bellinzona

Apprendistato, un’opportunità reciproca

www.ti.ch/promotir

«Gli apprendisti, un acquisto fondamentale!» Angelo Zarra, Gerente e maestro di tirocinio Coop Regione OstschweizTicino, Bellinzona


Sommario

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Luglio/Agosto 2011 Strong opinion Editoriale Contromano Il Tema Il Tema Ospite Ospite Ospite

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Biblioteca liberale Attualità Attualità Attualità Attualità Attualità Attualità

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nr. 6 / Lug. / Ago. 2011

Riflessione critica sulle considerazioni dell’on. Giorgio Giudici Quando la contabilità batte la politica Tunnel autostradale del Gottardo, una battaglia decisiva per il Ticino Un ambiente di lavoro eccellente porta anche a risultati eccellenti Non vedo l’ora di venire a lavorare qui! Buona la percezione degli ambienti di lavoro in Svizzera e in Ticino La formazione e gli incentivi creano consenso e spirito di gruppo Fiducia, dialogo e riconoscimento dei meriti: così creiamo un buon ambiente di lavoro Non c’è vera democrazia senza vera libertà Costosa… come una lettera alla Posta La Svizzera è una calamita Mikron: arcobaleno aziendale è un’iniziativa perfetta per l’ISO 14001 Programma fedeltà: ieri, oggi e domani www.dialogo-parita-salariale.ch Malgrado una previsione di leggero calo nel biennio 2011-12, le insolvenze aziendali rimarranno più elevate rispetto a prima della crisi La cessione d’impresa Dall’estate 2012 nuovi collegamenti dal Ticino verso Berna Aziende e gestione del rischio ambientale L’impresa e il finanziamento bancario Commercio estero La Cc-Ti e l’Osec nell’era dei social network e dei social media I prossimi appuntamenti SOFIPO SA Royal Tag SA FPCE MaffeisNetwork SA Edimen Sagl Eyeswiss Sagl Cooperativa Migros Ticino LES AMBASSADEURS Svega Gruppo Sicurezza SA Luisoni Consulenze SA CCT SA Formazione Linguistica e Culturale Ticinomoda Tyco Fire & Integrated Solutions SA

Redattrice responsabile: Lisa Pantini Comitato redazionale: Franco Ambrosetti, Luca Albertoni, Rinaldo Gobbi, Lisa Pantini, Simona Morosini Marconi e Marco Passalia Foto di copertina: ©iStockphoto.com/Yuri_Arcurs nr. 6 / Lug./Ago. 2011

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Impressum Editore: Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Lugano

La qualità del posto di lavoro

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Redazione: Cc-Ti, Corso Elvezia 16, 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 11 Fax +41 91 911 51 12 pantini@cc-ti.ch www.cc-ti.ch Pubblicità: Pubblicità Sacchi, C.P. 558 6928 Manno Tel. +41 91 600 20 70 info@pubblicitasacchi.ch www.pubblicitasacchi.ch

Stampa: TBS, La Buona Stampa sa via Fola 11, Pregassona (Lugano) Diffusione: Tiratura: 2’500 copie Abbonamento gratuito per i soci Cc-Ti Abbonamento supplementare: - CHF 50.- annuo - per i non soci CHF 70.- annuo (+ IVA) Frequenza: Ticino Business è pubblicato in 10 numeri annuali


Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti

Riflessione critica sulle considerazioni dell’on. giorgio giudici

Ho letto con interesse l’articolo di Giorgio Giudici sulla destra liberale e il PLRT (CdT, 31.05.2011). Premetto che la Cc-Ti si occupa esclusivamente di politica economica per cui non entro nel merito delle questioni squisitamente politiche contenute nel testo. Il riferimento alla destra economica però ci chiama in causa ed è spunto per qualche precisazione. La tesi che il PLRT abbia saputo dare negli ultimi anni risposte concrete in materia di politica economica a “tutta la destra economica” pare un po’ traballante e in contrasto con il calo di consensi certamente non imputabile ai voti dei dipendenti statali, parastatali o agli aficionados. La Cc-Ti, che non è né a destra né a sinistra perché apartitica, persegue una politica improntata alla difesa della libertà di mercato. Le risposte del PLRT alle nostre proposte di riforme, proprio negli ultimi anni sono venute a mancare quasi totalmente. Esso non è riuscito di fatto, a mantenere a livello istituzionale quello spirito riformista e innovativo che aveva prevalso a cavallo del millennio, quando eravamo uno dei Cantoni più competitivi della Svizzera. E non per colpa della Signora Sadis, che con le istituzioni economiche ha sempre collaborato portando avanti iniziative che i colleghi di Governo inevitabilmente finivano per insabbiare o bloccare. Riguardo al segreto bancario, ad esempio, il partito si è espresso in modo incerto, nascondendosi meschinamente dietro pretesti morali per cui chi evade il fisco è a priori un ladro, indipendentemente dalla sua appartenenza a uno Stato ladrone e scialaquatore o meno. Aggiungo la totale indifferenza del PLRT verso la revisione dei compiti dello Stato e alla conseguente riduzione dell’organico statale, entrambe azioni imprescindibili a nostro parere per risolvere in modo risolutivo l’annosa questione del deficit-debito strutturale.

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Ci sarebbero altri temi, tipo le lottizzazioni o la distribuzione di cariche a favoriti e cortigiani, la pianificazione di carriere su criteri che nulla hanno in comune con il merito e quant’altro. Ma mi fermo qui. Lo scenario non pare entusiasmante, ma mette in risalto l’evidente assenza di un’idea di politica economica globale, perché manca un disegno strategico, un progetto liberale di largo respiro che affronti i reali problemi economici del Cantone. E perché la lotta nel partito è fra chi crede nello Stato eccellente pianificatore e chi invece crede nel mercato tout court: noi dell’economia. Non è la destra economica, un concetto astratto, ad essere amareggiata: sono gli imprenditori che vedono questo Paese perdere competitività e un PLRT occupato a gestire i conflitti interni e le lotte di potere. Ben venga, perciò la proposta del Sindaco Giudici orientata alla chiarezza e alla unificazione. Sarà possibile convincere un radicale che la libertà viene prima dell’eguaglianza,che le libertà individuali sono prioritarie rispetto alle libertà collettive? Chissà. Per quanto, per un sindaco che in tempi brevissimi è riuscito nella spettacolare impresa di aggregare alla Città di Lugano i Comuni confinanti, conferendole uno status che la pone tra le prime 10 città svizzere, forse anche un chiarimento riunificatore,un ricompattamento del PLRT affinché parli con voce univoca e ritrovi toni e spirito liberali, può sembrare fattibile.


Editoriale di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti

Quando la contabilità batte la politica

Qualche settimana fa abbiamo rilevato una questione molto delicata legata al versamento dell’IVA per la fornitura di prestazioni transfrontaliere. In altre parole, abbiamo riscontrato che per i lavori effettuati da ditte estere, quando la prestazione non è accompagnata alla fornitura di materiale, fino ad un valore di 10’000 franchi all’anno vi è l’esenzione dal pagamento dell’IVA svizzera in caso di lavori destinati a privati. Esenzione che ovviamente non c’è per le aziende svizzere. Dopo attente analisi e ricerche abbiamo deciso di muoverci con atti parlamentari cantonali (a firma dei nostri Vicedirettori Rinaldo Gobbi e Marco Passalia) e federali (grazie al Consigliere nazionale Ignazio Cassis). Tre in sostanza le questioni sollevate, cioè che il valore soglia a nostro avviso è troppo alto, che le nostre aziende sono esposte a concorrenza palesemente sleale e, infine, che vi è una chiara perdita di gettito fiscale per la Svizzera. Orbene, la risposta del Consiglio federale, per voce della Ministra delle Finanze Evelyne Widmer-Schlumpf è stata a dir poco sconcertante. La discriminazione delle aziende svizzere è stata ammessa, ma non c’è alcun problema, è il sistema che è fatto così. La perdita fiscale, che ci preoccupa come cittadini ma che nell’ottica delle aziende è la componente meno rilevante, è stata utilizzata come tema principale per dire che le verifiche sarebbero più costose dell’eventuale gettito prodotto da modifiche dell’attuale base legislativa. Silenzio e tutti a casa. A questo punto, vi sono alcune amare considerazioni da fare. La prima è che, anche proponendosi in maniera costruttiva e non gridando rivendicazioni sparate senza alcuna verifica, la considerazione nei confronti del mondo imprenditoriale e ticinese in particolare non cambia. Senza tornare sulla recente polemica con la Segreteria di Stato dell’economia (Seco), anche qui dobbiamo purtroppo constatare la totale assenza di una risposta politica e una semplice motivazione di tipo burocraticocontabile che scontenta tutti e mette a dura prova anche la pazienza di chi crede profondamente nei rapporti di dialogo e costruttivi con l’autorità federale. Tutto sommato, era una delle risposte che mi attendevo, anche perché avendo conosciuto dall’interno il sistema di funzionamento dell’Amministrazione federale, la questione dei costi-benefici dell’attività statale è spesso utilizzata per giustificare determinate scelte legislative. Sovente a ragione, a volte invece a torto perché si tratta di una

risposta standard semplice semplice, atta ad evitare con eleganza ulteriori approfondimenti. Nello specifico, una risposta politica degna di questo nome non si sarebbe aggrappata all’ipotesi che l’incasso per le prestazioni che ora sfuggono all’imposizione costerebbe più di quanto si potrebbe ricavarne. Una vera risposta politica avrebbe promesso di valutare se effettivamente la soglia dei 10’000 franchi esente è troppo alta o meno, perché si constata che negli atti preparatori concernenti la recente revisione della legge sull’IVA su questo aspetto non vi sono indicazioni precise. Per cui vi è da ritenere che si sia usato un argomento “forfettario” in realtà per mascherare valutazioni mai fatte approfonditamente. Anche perché un valoresoglia di questo tipo si presta molto facilmente alla suddivisione di appalti ben più importanti in “tranches” di valore di poco inferiore ai 10’000 franchi, con le conseguenze che sono facilmente immaginabili. Inoltre, una vera risposta politica avrebbe promesso la valutazione sull’opportunità di una modifica dell’articolo di legge in questione. Ad esempio con l’attribuzione delle competenze di verifica ed incasso alle autorità doganali, come già avviene in caso di importazione di beni o beni e forniture insieme, invece che alla nebulosa dell’Amministrazione federale delle contribuzioni. Una modifica di competenze in questo senso, per la natura dell’attività delle dogane e per gli strumenti di cui essa già dispone, non avrebbe a mio avviso un impatto finanziario tale da creare oneri amministrativi insopportabili. Questa sarebbe stata una risposta politica. Se poi i risultati di questo genere di analisi avessero dimostrato l’eccessiva onerosità di un cambiamento, saremmo stati i primi ad accettare la scelta politica. Così però non è possibile rimanere silenti. Non mi piace parlare di arroganza, ma una mancanza di sensibilità è innegabile, per cui noi continueremo imperterriti a difendere questa e altre cause nell’interesse delle nostre aziende. Del resto facciamo solo il nostro mestiere e non ci sembra di pretendere troppo che anche certi politici facciano il loro. Per le considerazioni di natura tecnica vi sono stuoli di competenti funzionari che svolgono benissimo il loro lavoro, ma l’economia ha a volte bisogno anche di decisioni politiche coraggiose e non puramente tecniche e contabili.Peccato che non lo si consideri a sufficienza e che non si dia la giusta attenzione a chi solleva questioni fondate su attente considerazioni sia tecniche che politiche. Poi però ci si lamenta che fanno molta più presa gli slogan e la politica urlata. Ogni ulteriore commento è superfluo.

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Contromano di Alessio Del Grande

Tunnel autostradale del Gottardo, una battaglia decisiva per il Ticino

L’ultimo disastroso bollettino sullo stato del principale asse stradale del Cantone risale al weekend di Pentecoste: 11 chilometri di coda al portale Nord della galleria del San Gottardo, venti chilometri di colonna a Brogeda. Rallentamenti e code sono un fatto ormai abituale, non più limitati ai periodi di punta degli esodi estivi. E in futuro sarà peggio. Pensare che la messa in esercizio di Alptransit risolverà tutto è solo un’illusione. La società moderna vive e si sviluppa con la mobilità di uomini e merci; la mobilità ha bisogno di una rete diffusa di collegamenti rapidi e sicuri. Senza strade e senza mobilità non c’è né progresso né crescita economica. Qualche settimana prima di questo ennesimo collasso del traffico, un sondaggio del settimanale il Caffè aveva accertato che la maggioranza dei ticinesi era favorevole al raddoppio del tunnel autostradale del San Gottardo. Facile obiettare che un sondaggio significa molto meno di una votazione popolare, come quella che anni fa ha bocciato il completamento della galleria. Se a metà maggio il Canton Uri ha bocciato un’iniziativa dei giovani UDC per il raddoppio, il risultato dell’inchiesta demoscopia del Caffè è andato nella direzione opposta, evidenziando soprattutto un fatto nuovo: persino una buona parte degli intervistati che politicamente si riconosce nelle posizioni della sinistra e dei verdi si è detta, con diverse motivazioni, favorevole alla realizzazione di una seconda galleria. Complessivamente considerate le ragioni pro raddoppio riguardano la sicurezza, il timore che permanendo le condizioni attuali l’impatto del traffico, anche sull’ambiente, sarà sempre più grave e, non da ultimo, la convinzione che con i previsti lavori di risanamento del tunnel, il Ticino corra il rischio di restare isolato per ben 900 giorni. Con notevoli disagi per gli automobilisti e gravi pregiudizi per l’economia cantonale. Dunque, stando al sondaggio, pare emergere nel Cantone una nuova consapevolezza sulla necessità e sull’urgenza di un secondo tunnel. Consapevolezza che sino a qualche anno fa non sembrava affatto così evidente. A far maturare questa nuova sensibilità ha indubbiamente contribuito la prospettiva della chiusura della galleria autostradale per quasi tre anni e la certezza che le alternative per il transito proposte da Berna non garantiscono per nulla un collegamento efficiente e sicuro tra il nord e il sud della Svizzera. Si è certi, invece, che disagi

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e insicurezza saranno pane quotidiano. Davanti a questa prospettiva si è cominciato a capire quanto importante sia per il nostro cantone questo asse stradale. Non meraviglia, perciò, che il sondaggio del Caffè abbia colto questo cambiamento dell’opinione pubblica su un problema che si trascina ormai da decenni e su cui le associazioni economiche, con in testa la Camera di commercio, insistono da tempo. L’ipotesi di una chiusura così lunga ha allarmato pure il Governo e la classe politica, rimasti per anni paralizzati, a parte qualche lodevole eccezione, dall’effetto Iniziativa delle Alpi, per cui il raddoppio era considerato un tabù. Oggi c’è invece una larga condivisione sulla seconda galleria. Richiesta ripetutamente rivendicata dalle organizzazione economiche cantonali e che si fonda sostanzialmente su cinque punti: sicurezza; efficienza e rapidità nel collegamento tra Nord e Sud, riconoscimento di un diritto dei ticinesi, visto che c’era già negli anni ‘80 un impegno formale di Berna per il raddoppio; scongiurare il rischio dell’isolamento; tutela ambientale, poiché, contrariamente a quanto sostengono la sinistra e gli ambientalisti, una seconda galleria con una circolazione più fluida, senza rallentamenti e colonne, alleggerirebbe anche l’impatto del traffico sull’ambiente. A questa rivendicazione del Ticino, Berna non può più rispondere che il raddoppio del tunnel non è un problema prioritario per la gestione del traffico e nella realizzazione di nuove infrastrutture stradali. Vero che alcuni grandi agglomerati urbani dell’est e dell’ovest del Paese convivono con una continua emergenza traffico per la mancanza di strade adeguate, ma è anche vero che la questione del Gottardo, per le ragioni dette prima, è altrettanto urgente. Se verdi e sinistra non fossero per pregiudizio ideologico barricati dietro un no di principio al raddoppio, forse si renderebbero conto che questa sarebbe la migliore scelta anche per l’ambiente. Basterebbe solo un po’ di buon senso per riconoscere che strada e ferrovia sono soluzioni complementari e non contrapposte per una gestione intelligente del traffico. Non si tratta, dunque, di privilegiare l’una a scapito dell’altra, ma solo di trovare il giusto equilibrio tra le ragioni della mobilità di merci e persone, della sicurezza e la tutela ambientale.


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Il tema di Alessio Del Grande

Un ambiente di lavoro eccellente porta anche a risultati eccellenti

Di qualità dell’ambiente di lavoro si è cominciato a parlare agli inizi degli anni ‘60, quando la cultura tayloristica dell’organizzazione produttiva, ancora dominante, viene insidiata dai primi fermenti di una diversa concezione della gestione aziendale. È allora che si elaborano i primi studi sulle relazioni umane, che spostano l’attenzione dalle condizioni fisiche dell’ambiente di lavoro a quelle dei rapporti interpersonali e gerarchici nell’azienda, da cui emergerà il concetto di “clima organizzativo”. Ma a dare corpo ad una nuova cultura d’impresa, in cui il dipendente non è solo forza fisica e intellettuale da piegare e funzionalizzare agli obiettivi produttivi, saranno soprattutto gli studi di Lewin che introduce il concetto di “atmosfera sociale”, ponendo così le basi di un nuovo filone di ricerca sul “clima organizzativo”, che orienterà la conduzione delle imprese più dinamiche e innovative. In questi primi studi il clima organizzativo viene relazionato con tutta una serie di indicatori, quali rendimento, assenteismo, conflittualità, motivazione, creatività, soddisfazione, mettendo così a fuoco le dinamiche gestionali e umane che prima restavano sottotraccia nella conduzione dell’impresa. Analisi del clima organizzativo quale premessa, dunque, di una diversa cultura aziendale, in cui l’aspetto relazionale e la qualità dei rapporti interpersonali acquisiscono un ruolo centrale. Termini come fiducia, rispetto, empatia, trasparenza, condivisione cominciano a connotare quell’obiettivo di “relazioni eccellenti” che ha alla base un set di valori condivisi all’interno dell’impresa. Oggi la centralità della persona nell’impresa è un dato quantomeno acquisito nella letteratura manageriale, sebbene nella pratica ci sia ancora molto da fare. Una centralità che nelle aziende più moderne si è già tradotta in un vantaggio competitivo, in un quid organizzativo capace di fare la differenza. Tant’è che il monitoraggio continuo del clima organizzativo e della qualità dell’ambiente di

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lavoro servono da pista e stimolo nelle strategie per accrescere l’impegno e l’identificazione dei collaboratori con l’azienda. A dare un notevole impulso all’evoluzione pratica del clima organizzativo ha indubbiamente contribuito l’istituzione della classifica e del riconoscimento internazionale per il miglior ambiente di lavoro del Great Place To Work (GPTW) Award. L’idea di premiare le imprese che più eccellevano come ambiente di lavoro va a merito di Robert Levering, giornalista americano specializzato in problemi del lavoro. Levering individuò subito le caratteristiche imprescindibili di un buon ambiente di lavoro, ossia l’orgoglio professionale dei dipendenti per l’attività svolta, il rapporto di fiducia con i dirigenti e le relazioni di collaborazione tra i dipendenti stessi. Un insieme di fattori che contraddistinguevano la qualità delle relazioni interpersonali chè poi l’anima di una conduzione organizzativa capace di creare un eccellente ambiente i di lavoro. Dai fattori individuati da Levering sul finire degli anni ‘80, si sono poi sviluppati i criteri distintivi nell’analisi del GPTW sulla qualità dell’ambiente di lavoro che investono in particolare tre ambiti di relazioni: il rapporto di fiducia reciproca tra management e dirigenti, commisurandolo ai tre parametri di credibilità, rispetto, ed equità; il sentimento di orgoglio dei dipendenti per il proprio lavoro; l’esistenza o meno di uno spirito di cameratismo tra i collaboratori. Soffermandoci sul primo punto è importante sottolineare che la credibilità va riferita all’autorevolezza e all’affidabilità del management, quale fonte di fiducia verso di esso di tutti i collaboratori. Presupposti di questa credibilità sono la competenza tecnica ed organizzativa del management, la chiarezza nelle sue informazioni, la disponibilità al dialogo, la coerenza nelle scelte operative e la visione del futuro. Non meno importante è il sentimento di rispetto che i dipendenti


avvertono nei loro confronti da parte del management. Sentirsi, inoltre, considerati e aiutati nel lavoro, partecipi della vita aziendale, sostenuti nel conciliare tempi e impegni dell’attività lavorativa con quelli della vita familiare e affettiva. Questo agli occhi dei collaboratori è sentirsi rispettati. Strettamente collegato al rispetto è il criterio dell’equità, ovvero la sicurezza che merito e sforzi professionali saranno riconosciuti e premiati, che non ci sono né favoristismi o discriminazioni di sorta. Al proposito resta ancora aperta la grande questione della parità, e non solo salariale, tra uomo e donna. Un problema che diventerà ancora più pressante alla luce del balzo fatto dall’universo femminile nella scolarizzazione di ogni ordine e grado, e delle nuove dinamiche del mercato del lavoro che vedono una presenza crescente di donne occupate in tutti i settori e a tutti i livelli. Interessante al riguardo è il sito: www.equalpayday. ch sulla certificazione della parità salariale nelle aziende con più di 50 collaboratori. Certamente nei prossimi anni il criterio della parità salariale e professionale sarà sempre più in evidenza nelle analisi e nella valutazione della qualità dell’ambiente lavoro. Strettamente correlato ad un ambiente organizzativo eccellente è il problema della formazione professionale vista non come dato acquisito una volta per tutte, ma come processo continuo di accrescimento delle competenze, capace di modularsi sui cambiamenti produttivi indotti dalla continua innovazione tecnologica e dalla concorrenza internazionale. L’accesso all’apprendimento, all’acquisizione di nuove competenze, non può non essere uno dei cardini dell’organizzazione d’impresa orientata all’eccellenza. E in questo senso formazione e competenza non vanno viste solo come percorso individuale e solitario di miglioramento professionale, bensì come dinamiche

aziendali che si sviluppano sia verso l’interno che verso l’esterno. Le prime si sostanziano soprattutto nella capacità di creare un assetto in grado di creare all’interno dell’impresa una condivisione delle conoscenze che va formare quel patrimonio di competenze e di saperi che costituiscono un vero capitale aziendale; le seconde saranno invece orientate all’interscambio di conoscenze verso l’esterno in una logica di cooperazione competitiva. Il prevalere dell’una o dell’altra dinamica o il loro intelligente equilibrio dipenderanno in larga misura dalla vocazione particolare e dalla specializzazione produttiva di ogni singola impresa. Numerosi studi hanno ormai abbondantemente dimostrato che investendo sul personale si investe nel successo stesso della propria impresa. Hanno dimostrato altresì che c’è una relazione diretta tra formazione, motivazione, responsabilizzazione dei dipendenti, miglioramento della produttività, soddisfazione dei collaboratori e performance aziendale. Insomma una filiera virtuosa di cui alla fine beneficiano sia l’impresa che il suo personale. Sono state proprio le ricerche e le valutazioni effettuate in questi anni dal GPTW a confermare che un ambiente di lavoro eccellente porta anche a risultati eccellenti. Le imprese orientate su questo obiettivo hanno difatti ottenuto tutta una serie vantaggi: maggiori possibilità nel reperire i profili professionali più qualificati di cui hanno bisogno; un turnover minore; una riduzione dei costi sanitari; più soddisfazione e fedeltà della loro clientela; più facilità nell’incentivare innovazione e creatività; una produttività più alta. Un insieme di vantaggi competitivi che, oltre a rendere fluida e armonica la vita aziendale, assicurano anche più agevolmente il raggiungimento degli obiettivi imprenditoriali.

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Il tema di Lisa Pantini

Non vedo l’ora di venire a lavorare qui!

Immaginate se la maggior parte dei dipendenti della vostra azienda concordasse con l’affermazione del titolo, quale eccellente luogo di lavoro creerebbe… Viaggio nelle motivazioni, nei bisogni e nel modello proposto dall’Istituto Great Place To Work Switzerland, che da 20 anni si occupa di valutare i migliori posti di lavoro per cui lavorare in Svizzera e all’estero La creazione di un posto di lavoro di qualità che soddisfi le aspettative di ogni dipendente può essere considerato il sogno di qualsiasi azienda che faccia del motto “il capitale umano è una risorsa sulla quale investire e, forse, è la risorsa più importante che abbiamo all’interno della nostra organizzazione” un proprio credo. Eh sì, perché i dipendenti non sono solo numeri o piccoli automi che eseguono meccanicamente un compito, non sono alienati in stile Taylor, che argomentava come occorra stimolare la motivazione del lavoratore mediante sistemi che incentivino la produttività, puntando la motivazione esclusivamente su un fattore monetario e impostando l’impresa come luogo dove si favorisce la produttività e il profitto aziendale. Una versione che va completata poiché la visione motivazionale basata solo sul denaro può essere riduttiva e discutibile. Potremmo partire dall’assunto che afferma come un dipendente felice, soddisfatto e appagato sia motivato, intrattenga delle relazioni buone con l’azienda e faccia con particolare impegno il proprio lavoro, non solo “meccanicamente”, ma impegnandosi, mettendoci creatività e spirito d’iniziativa. Il perno decisivo sta nella motivazione. Con essa possiamo intendere l’insieme degli scopi che spingono un individuo ad agire e a mettere in atto un comportamento in direzione degli obiettivi da raggiungere. Sono molti gli autori che negli anni hanno teorizzato la motivazione al lavoro dandone una definizione sempre più completa: dopo Taylor vi furono Maslow, che teorizzava come il contenuto delle motivazioni ad agire parta dal bisogno, individuando 6 tipi di bisogni che governano la vita di una persona (primari e secondari). Maslow ha stabilito una scala alla cui base ha posto i bisogni fisiologici e la sicurezza da intendere come bisogni primari, seguiti dal

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bisogno di appartenenza, di stima, di autorealizzazione da considerare invece come bisogni superiori. Essendo però ogni essere umano differente, l’ordine e l’intensità del manifestarsi di questi bisogni è variabile. Successivamente Hezberg chiarisce come sia l’organizzazione a dover motivare il dipendente: distingue tra fattori di motivazione “igienici” e “motivanti” rispetto al contenuto del lavoro. Tra i primi vi sono l’ambiente di lavoro, la sicurezza, le relazioni interpersonali, la retribuzione, lo status e i simboli, mentre tra i secondi il contenuto del lavoro, le responsabilità, l’autonomia, il riconoscimento e l’opportunità di sviluppo. Vi sono altri 2 autori che hanno gettato le basi dei sistemi di pensiero motivazionale nell’impresa: Mc Gregor e Vroom. Il primo elaborò una teoria applicandola al management, definendo una tipologia di stili direzionali sulla base di considerazioni diametralmente opposte nel considerare l’atteggiamento umano verso il lavoro. Il primo stile è negativo ed è definibile come Teoria X, che vede il proprio assunto di base nel considerare che il dipendente non ama lavorare e non desidera impegnarsi nel lavoro. In questo caso il dirigente risponde a questo comportamento con una leadership autoritaria e punitiva. Il secondo stile invece è l’opposto: positivo; definibile come Teoria Y. L’asserzione di base di questa teoria considera il dipendente in grado di agire autonomamente senza essere sollecitato attraverso le minacce. Ne deriva che se l’organizzazione stabilisce un sistema di ricompense i lavoratori si sentiranno ancor più stimolati a raggiungere gli obiettivi aziendali. Infine Vroom elabora la teoria delle aspettative, secondo la quale la motivazione è correlata a due fattori: la valenza, che è riferita all’importanza che la persona dà al conseguimento di un obiettivo, e l’aspettativa, che è costituita dalle probabilità riconosciuta dalla persona di riuscire a conseguirlo. La motivazione si riassume quindi, quasi fosse una formula matematica, in questa norma: Motivazione = Valenza X Aspettativa. Facendo questa carrellata su alcuni degli autori che hanno dibattuto e trattato la motivazione sul lavoro si evidenzia come alla base vi siano le relazioni e l’interazione tra gli individui, e come un’organizzazione dovrebbe tener conto delle persone nel loro insieme alfine di creare un ambiente di lavoro soddisfacente. Il lavoro non può essere considerato alienante secondo la visione tayloristica, ma una componente motivante del processo di produzione. E solo lavoratori motivati, che si sentono supportati nei loro bisogni di crescita professionale ed umana possono produrre un reale contributo alla produttività dell’azienda per cui lavorano.


Un Great Place to Work Great Place to Work Institute (GPTW) è una società di ricerca e consulenza manageriale, che si occupa di investigare e ricercare quali siano le migliori azienda in Svizzera, in Europa e nel mondo, per cui lavorare. Per fare questo ha sviluppato un proprio modello, e ogni anno ascolta i dipendenti e valuta datori di lavoro nel mondo, stilando poi delle classifiche dei “Migliori posti per cui lavorare”. L’attività di quest’organizzazione è cominciata nel 1980 con il cofondatore dell’istituto Robert Levering, che già allora cercò di entrare nelle aziende per ascoltare realmente i dipendenti e le loro valutazioni sui propri posti di lavoro, sui capi, sull’ambiente e sul clima aziendale. Il lavoro del precursore Levering con Milton Moskowitz e Amy Lyman è riassunto in un libro edito nel 1984 chiamato “The 100 Best Companies to Work for in America”. L’Istituto Great Place to Work è stato fondato nel 1991. L’espansione in Europa è iniziata con dei progetti in Italia, Regno Unito e Danimarca e con la creazione del Great Place to Work Institute Europe nel 2001, mentre la sede svizzera è stata fondata nel 2008. L’idea alla base della quale è stata implementata l’attività di GPTW è creare un mondo migliore aiutando le aziende a divenire eccellenti posti dove lavorare. Le basi: fiducia e relazioni Negli assunti di Great Place to Work vi è la convinzione che alla base di ogni eccellente ambiente di lavoro ci sia la fiducia tra dipendenti e management. Questa fiducia si manifesta in ogni relazione all’interno dell’organizzazione. I manager sono convinti che i dipendenti desiderano essere produttivi, incoraggiandoli a partecipare al business. I collaboratori sono entusiasti e appassionati del loro lavoro e dell’attività dell’azienda. In un ambiente ad elevata fiducia le persone cooperano e collaborano creando rapporti positivi nell’ambiente di lavoro, profitti più alti e maggiore produttività. Benessere per la società e per il dipendente, come pure per il management. Ma è sempre così? L’obbiettivo di GPTW è sostenere le imprese con competenza alfine di misurare la qualità dell’ambiente di lavoro e suggerire misure per un miglioramento della gestione delle risorse umane in azienda alfine di perfezionare la costruzione della fiducia. Dopo l’analisi infatti viene fatta una consulenza che evidenzia le peculiarità e le potenzialità della società investigata. Il concetto di diventare un eccellente ambiente di lavoro è stato rapidamente riconosciuto dai leader di una varietà di settori di industria, organizzazioni governative ed educative come un mezzo fondamentale per migliorare l’ambiente di lavoro e, con questo, l’immagine e le prestazioni. La fiducia è una potente fonte di forza competitiva, anche verso i concorrenti esterni: un’azienda dove si sta bene è più produttiva e ciò crea un vantaggio competitivo non indifferente. Creare la fiducia nelle relazioni tra dipendenti e management aiuta l’ambiente organizzativo ad operare più efficacemente, fungendo da fonte di sostegno duraturo per la ditta. Inoltre un ambiente di lavoro eccellente porta anche numerosi benefici, tra

cui una produttività più alta, un maggior capacità di trattenere le persone e un’accresciuta innovazione e creatività. Cos’è dunque un Great Place to Work? La definizione che viene data da GPTW dice che: “Un eccellente posto di lavoro è un posto dove si ha fiducia nelle persone per cui si lavora, si è orgogliosi di ciò che si fa, si apprezzano le persone con cui si lavora”. Ogni azienda può essere e diventare un eccellente posto dove lavorare Chiunque preferirebbe lavorare in un bell’ambiente rispetto ad uno sgradevole. Dal momento che la maggior parte di noi spende la maggior parte della giornata al lavoro, questa di per sé non è una questione da poco. Il metodo di GPTW si può applicare a qualsiasi organizzazione, infatti l’Istituto ha finora lavorato per numerosi enti, associazioni, aziende ed organizzazioni in diversi settori (non profit, largo consumo, servizi finanziari, telecomunicazioni & media, sanità, trasporti, ecc.). La visione aziendale per la quale il dipendente è una risorsa poiché fa parte del capitale umano è vincente. Sul posto di lavoro è importante come le persone vengono trattate. Creare un eccellente ambiente di lavoro è considerato un valido obiettivo dell’azienda. Questo contrasta con l’assunto convenzionale del business che il solo obiettivo legittimo dell’azienda è di incrementare i profitti. In un ambiente di lavoro eccellente entrambi gli obiettivi sono considerati compatibili. Il modello di GTPW presenta 5 dimensioni che vengono considerate fondamentali per la creazione della fiducia e dell’ambiente di lavoro nelle relazioni tra dipendenti e management. Vediamole: la fiducia è l’ingrediente essenziale nella relazione primaria dell’ambiente organizzativo tra dipendente e datore di lavoro. Secondo il modello di GPTW, la fiducia è costituita da tre dimensioni: Credibilità, Rispetto, ed Equità. A ciò si aggiungono altre due dimensioni che sono Orgoglio e Cameratismo, le quali vanno a completare il modello. Secondo tale modello se si ottemperano queste 5 dimensioni, il luogo di lavoro risulterà eccellente. Come funziona in pratica Le aziende si rivolgono a Great Place to Work attraverso candidature spontanee alfine di farsi investigare, così come è lo stesso Istituto a proporre alle PMI di sottoporsi alla ricerca. Si sottopone ai dipendenti un questionario con una cinquantina di affermazioni sulle 5 dimensioni elencate, queste vogliono verificare la percezioni di quest’ultime nei lavoratori. I questionari sono anonimi, e una volta somministrati vengono rispediti a GPTW via posta o è possibile anche la compilazione elettronica. Il fatto che siano completamente anonimi rende possibile una maggior tutela della privacy del dipendente che non si sentirà timoroso nel rispondere anche con affermazioni negative, se necessario. Questi questionari vengono poi raccolti ed analizzati, e

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Il tema di Lisa Pantini

DIMENSIONE

CARATTERISTICA

Credibilità

Credibilità significa che i manager comunicano regolarmente i programmi e i piani dell’azienda ai dipendenti -e richiedono i loro pareri. Ciò implica coordinare le persone e le risorse in modo efficiente ed efficace, cosi che i lavoratori conoscano il rapporto tra il loro lavoro e gli obiettivi aziendali. È l’integrità che il management porta nel business. Per essere credibili, alle parole devono seguire i fatti.

Rispetto

Rispetto implica fornire ai collaboratori gli strumenti, le risorse e la preparazione necessari a svolgere il loro lavoro. Significa apprezzare il buon lavoro e gli apporti extra. Ciò comprende avvicinarsi ai dipendenti e renderli partecipi delle attività dell’azienda, incoraggiando uno spirito di collaborazione tra i reparti e creando un ambiente di lavoro che sia sicuro e salutare. Rispetto significa che il bilanciamento lavoro/vita privata sia una pratica e non uno slogan.

Equità

In un’organizzazione che sia equa, il successo economico è condiviso in modo equo attraverso la retribuzione e i benfit. Ognuno riceve un’equa opportunità di riconoscimento. Le decisioni di assunzione e promozione vengono prese in modo imparziale, e l’ambiente di lavoro cerca di tenersi libero da discriminazioni, con un chiaro processo per appellarsi e giudicare le controversie. Per essere equi bisogna essere giusti.

Orgoglio

Questa dimensione riguarda la relazione nell’ambiente di lavoro tra i dipendenti e la loro occupazione/azienda, e si manifesta ad esempio nel lavoro individuale, e nei contributi personali, nel lavoro fatto dalla propria squadra o gruppo di lavoro, nei prodotti dell’organizzazione e nel suo modo di essere membro della comunità.

Cameratismo

L’ultima dimensione riguarda la relazione tra i dipendenti (colleghi con colleghi), e viene misurata attraverso la possibilità di essere sé stessi, l’atmosfera socialmente amichevole e accogliente ed il senso di appartenenza ad una “famiglia” o “squadra”.

andranno a fare parte di un report che GPTW presenterà all’impresa. Per completare il report all’azienda non si utilizza solo il Trust Index (il questionario con le ca. 50 affermazioni per i dipendenti di cui abbiamo appena parlato), ma ciò si completa con un Cultural Audit, un formulario sulla gestione utilizzato per capire meglio il livello della cultura generale dell’organizzazione, questa volta dalla parte del management. I risultati di questi due strumenti completano il modello gestionale di Great Place to Work, e rifiniscono, insieme all’analisi dei risultati, il report finale.

12   Ticino Business

Questo servizio ha ovviamente un costo, che parte da una base per la prestazione minima (un report analitico), alla quale si possono aggiungere altri servizi come proposte di miglioramento, formazione, assessment, ecc.. Concludendo possiamo affermare che in un ambiente di lavoro eccellente, il modo in cui le persone vengono trattate contribuisce in modo significativo al conseguimento di vantaggi competitivi per l’organizzazione, poiché investendo nell’azienda e nel proprio personale, si investe sul successo dell’impresa.


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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Antonino Borgese, Managing Partner Great Place To Work Institute Zurigo

Buona la percezione degli ambienti di lavoro in Svizzera e in Ticino Antonino Borgese

Quale è la sua impressione sulle aziende in Ticino e in Svizzera più capaci di motivare il personale? “La cultura organizzativa Svizzera si caratterizza per una forte capacità nello strutturare processi molto precisi ed efficienti. Di questa capacità risentono in modo positivo non solo i processi di business, ma anche quelli di gestione delle persone. A questo si aggiunge una notevole attenzione per i collaboratori. L’insieme di questi due elementi si traduce in un livello mediamente elevato nella gestione del fattore umano che colloca la Svizzera tra i Paesi Europei più avanzati. I risultati dell’indagine di Great Place To Work nel Paese mostrano un livello medio di percezione dell’ambiente di lavoro, nelle migliori aziende, allineato a quello dei Paesi più avanzati”. Come sono cambiate le cose negli ultimi anni? Vi è una prospettiva di visone diversa o le pratiche sono le stesse? “Di pari passo all’accresciuta consapevolezza sul ruolo cruciale delle persone, le pratiche di management si sono molto evolute negli ultimi anni. La tendenza è di rendere il capo il gestore di tutti gli aspetti umani del lavoro, vale a dire di trasferire tali responsabilità dal responsabile del personale al line manager. Il responsabile del personale diventa sempre più il consulente del manager. Questa evoluzione apre alle piccole imprese senza un responsabile del personale enormi potenzialità: l’aspetto essenziale per il capo o l’imprenditore è porre cura al rapporto interpersonale con il collaboratore, comunicando in modo chiaro con lui, dimostrandosi disponibile, aiutandolo nella crescita professionale. Tutte cose molto semplici, che non portano via tempo e che in compenso contribuiscono a un’organizzazione ottimale del lavoro e quindi incrementano la produttività. L’attenzione alla gestione della prestazione e allo sviluppo professionale si sono evolute in modo significativo negli ultimi anni, dando al collaboratore un ruolo sempre più attivo. Le pratiche più comuni di valutazione della prestazione prevedono che il capo una volta all’anno abbia un colloquio con il collaboratore in cui comunica come egli valuti la prestazione del dipendente. Le pratiche che

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noi osserviamo nelle migliori organizzazioni ci mostrano un colloquio che da unidirezionale sta diventando sempre più interattivo: in tali esperienze il dipendente è chiamato ad esprimere un propria valutazione di sé stesso che viene poi discussa con il capo. Osserviamo un altro interessante sviluppo nell’area dei benefit: questi un tempo erano appannaggio dei soli manager. Nel corso degli ultimi anni sono stati studiati nuovi tipi di benefit rivolti a un pubblico sempre più ampio. Un tratto distintivo dei great place to work è quello di creare benefit che si rivolgano a tutti senza distinzioni gerarchiche: assicurazioni e previdenza integrativa, servizi di cura dei bambini, maggiordomo aziendale, palestra sono servizi studiati per tutti i dipendenti. Il bilanciamento tra lavoro e vita privata è la nuova frontiera degli ambienti di lavoro eccellenti: una delle risposte più interessanti è fornire una flessibilità totale sull’orario di lavoro, basata sull’utilizzazione delle nuove tecnologie: reti a banda larga e laptop consentono di lavorare ovunque e non solo in ufficio. Se alla tecnologia si aggiunge il rapporto di fiducia con il dipendente il gioco è fatto”. Oggi si nota più interesse negli imprenditori a motivare il personale? “Le aziende svizzere e ticinesi sono alle prese con un mercato del lavoro molto competitivo in cui lo sforzo di acquisire a trattenere i migliori talenti è elevato. Inoltre è sempre più evidente che in un’economia in cui qualità del servizio, innovazione e cambiamento sono all’ordine del giorno, le persone rappresentano il vero vantaggio competitivo. Oggi tutti affermano che il fattore umano costituisce il perno della competitività dell’impresa, anche se c’è da fare ancora della strada per vedere questo concetto pienamente applicato. Perché? Il punto è che non basta esserne convinti, ma occorre intraprendere una trasformazione culturale che molte aziende hanno già intrapreso. Tale cambiamento riguarda un nuovo modo di interpretare i rapporti all’interno dell’organizzazione. Il beneficio che l’azienda ne trae sono livelli superiori di prestazioni. Questo tipo di trasformazione è alla portata di qualunque organizzazione, anche le più piccole”.


Ospite Intervista di Lisa Pantini con Riccardo Braglia, Amministratore Delegato Helsinn Healthcare SA

La formazione e gli incentivi creano consenso e spirito di gruppo Riccardo Braglia

La chimica farmaceutica è una delle industrie di punta in Svizzera, quanto conta la formazione del personale? “I nostri collaboratori (circa 450 tra Lugano, Biasca, Dublino e New Jersey, USA) vengono continuamente formati sia con corsi di gruppo che con corsi personali mirati. La qualità della formazione è per Helsinn fondamentale, anche perché richiesta dalle regolamentazioni internazionali quali GMP, FDA, EMA, Swissmedic, ecc.. La qualità elevata della formazione determina un investimento importante che si situa tra l'1 e il 2% del nostro fatturato. È però un costo-opportunità che si realizza nel poter contare sempre su collaboratori aggiornati e motivati”. La formazione è anche un’occasione per rafforzare la motivazione dei dipendenti? “In Helsinn organizziamo corsi di formazione di gruppo per livello di responsabilità che hanno lo scopo di formare dei team focalizzati sui medesimi principi e allo stesso tempo di motivarne i partecipanti. Anche per il top management abbiamo creato un corso chiamato «Helsinn Academy» e che spesso teniamo per più giorni al convento del Bigorio con la didattica dell'Università Bocconi di Milano. Collaboriamo inoltre con IMD e con SUPSI in Svizzera”.

ogni due, contributo di due terzi al fondo pensione, buono pranzo, contributo asilo, vacanze per anzianità, ecc.; - comunicazione chiara e diretta; - disponibilità ad ascoltare i collaboratori; - coaching per i collaboratori in difficoltà; - far sentire ogni collaboratore importante e parte del team Helsinn. Alla Helsinn noi crediamo nelle 4 «P»: passione, prodotti, processi e «people», i collaboratori per l'appunto”. A volte si ha l'impressione che alcuni imprenditori non capiscano che dipendenti motivati rappresentano anche un vantaggio competitivo, che preferiscono collaboratori del tutto passivi pronti solo ad eseguire gli ordini. Come spiegare questo atteggiamento? “Gli «yes man» sono la rovina di ogni azienda. E spero che tutto il mondo imprenditoriale lo abbia capito. Molti imprenditori sono ancora ancorati ai vecchi principi del sapere e delle decisioni di un uomo solo, non condivise e non discusse. Hanno paura di delegare, di affidarsi al lavoro di team e di discutere le loro idee «perfette». Spero che questo tipo di imprenditore sia un dinosauro in via di estinzione”...

Come è cambiata in questi anni la cultura imprenditoriale nei rapporti col personale? “Sicuramente vi è maggior trasparenza delle informazioni e maggior partecipazione alla gestione e ai risultati. Helsinn si è evoluta da semplice azienda familiare a gruppo privato, ma con respiro internazionale sia per mercati che per la nazionalità e formazione dei suoi collaboratori”. Cosa crea un buon clima in un'azienda? “Gli aspetti sono molteplici, ma sicuramente I principali sono: - remunerazione equa con una parte significativa della remunerazione variabile che premia i meriti; - benefit non solo economici quali un venerdì libero

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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Laura Fornoni, Direttrice Elettrodomestici Fornoni SA, Pregassona

Fiducia, dialogo e riconoscimento dei meriti: così creiamo un Buon ambiente di lavoro Laura Fornoni

Si parla spesso di motivazione del personale. Secondo lei quali sono i fattori più stimolanti per motivare i dipendenti?

“Sicuramente sì; permettendo di rimanere aggiornati nel settore”.

Come si può rendere incentivante l’ambiente di lavoro anche in una piccola azienda?

“La trasparenza e il dialogo diretto quotidianamente tra imprenditore e dipendente, specialmente in una piccola impresa come la nostra, aiuta a crescere, migliorare e stimolare in maniera positiva la motivazione del personale”.

“Principalmente la fiducia, riconoscimento dei meriti e spirito di collaborazione”.

“Organizzare corsi di formazione, essere all’avanguardia nei sistemi informatici, la serietà e la correttezza nei confronti dei colleghi. Anche organizzando durante le pause di lavoro o fuori dall’ambiente lavorativo, attività creative, permettendo di conoscersi ancora meglio o sotto altri aspetti”.

Secondo molti teorici delle risorse umane, formazione e motivazione del personale vanno di pari passo. È così?

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In una piccola impresa il rapporto diretto tra imprenditore e dipendenti facilita o scoraggia la motivazione del personale?

Sulla base della sua esperienza diretta, cosa si aspetta oggi un dipendente dal suo datore di lavoro?

“Principalmente rispetto, fiducia e considerazione come persona”.


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Non c’è vera democrazia senza vera libertà

Il rapporto tra liberalismo e democrazia e la critica del liberalsocialismo sono i cardini teorici su cui si sviluppano le stimolanti riflessioni di Guido De Ruggiero, il grande storico italiano del pensiero liberale. Intellettuale fine e dal singolare percorso politico, De Ruggiero, scomparso nel 1948, approdò, difatti, nel Partito d’azione, di cui però intuì subito quella vocazione statalista che stimolò la sua ragionata quanto acuta critica del liberalsocialismo, svelandone la profonda mistificazione politica ideologica. Più che attuale la sua analisi del liberalsocialismo, ritornato di moda negli ultimi decenni, è ripercorsa in un interessante saggio di Caterina Genna, “Guido De Ruggiero e la nuova Europa” (Franco Angeli editore), che presenta anche gli articoli pubblicati a metà degli anni ‘40 dallo studioso campano. Nella combinazione tra liberalismo e socialismo, secondo De Ruggiero, a prevalere è sempre il secondo termine, per quanto molto più attenuato rispetto alla sua identità originaria. Ciò nonostante permangono i suoi presupposti ideologici di fondo, ossia la supremazia dello Stato sull’individuo, mentre tutti di diritti di quest’ultimo, alla base di una vera concezione liberale, sono subordinati allo Stato stesso quale espressione massima dell’organizzazione sociale. Insomma, una forma soft di socialismo, ma sempre a scapito dell’individuo e della sua libertà in ogni campo. Il liberal socialista, secondo De Ruggiero, alla fine non è altro che un socialista mascherato da liberale. Giudizio poi confermato dalla stessa esperienza del Partito d’azione i cui esponenti più illustri si dimostrarono più vicini ad una visione socialista che non testimoni di una vocazione autenticamente liberale. Ed è ciò che si ripete ancora oggi, da un lato sul versante delle esperienze della socialdemocrazia, che ha cercato di stemperare e correggere col liberalismo le storture dell’ortodossia marxista, e dall’altro con le paure di quanti temendo di essere troppo liberali sono pronti a sacrificare i principi di libertà nel nome e nell’interesse, presunti, della collettività. In entrambi i casi, passando dalla teoria alla pratica di Governo il tutto si è tradotto nell’affermazione di uno statalismo che ha invaso ogni ambito della vita sociale e progressivamente eroso gli spazi della libertà individuale. L’analisi critica di De Ruggiero su una corrente di pensiero che fondata da Carlo Rosselli conoscerà poi nuovi sviluppi teorici con Guido Calogero, ha come retroterra quella solida conoscenza della storia e della teoria liberale che lo studioso aveva riassunto nel suo libro più noto, “Storia

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del liberalismo europeo”. Un volume pubblicato nel 1925 ma che a distanza di quasi un secolo conserva ancora un enorme interesse per la profondità e la lungimiranza delle riflessioni che toccano i principali nodi del dibattito odierno sulla relazione tra democrazia e liberalismo. Ebbene, se la democrazia non è altro che la concretizzazione dei principi liberali, non per questo però c’è tra loro un rapporto d’identificazione totale. Se è vero che diritti individuali, diritti politici, diritto all’autogoverno e in genere i diritti di libertà, ossia i principi chiave del liberalismo sono anche i cardini su cui ruota la democrazia rappresentativa, è altrettanto vero, però, che quest’ultima ha conosciuto una degenerazione che l’ha svuotata poco a poco dei contenuti più genuinamente liberali. Il peso e l’estensione degli apparati burocratici che hanno “amministrativizzato” ogni ambito della vita collettiva, il predominio degli apparati politici i cui tentacoli si allungano su tutta la società, il conformismo di massa, l’assistenzialismo diffuso che ha depotenziato il senso di responsabilità personale, lo statalismo per cui dallo Stato ci aspetta anche di tutto e di più, sono le patologie che hanno impedito alla democrazia di evolversi e realizzarsi come vera democrazia liberale. In queste riflessioni di De Ruggiero che risalgono ad anni ormai lontani c’è tutta la grande forza intuitiva di uno studioso che con largo anticipo ha saputo individuare e prevedere i mali del nostro tempo. C’è la diagnosi su una democrazia incompiuta che ha cercato correttivi rivelatisi poi peggiori del male stesso, e c’è soprattutto il monito che non c’è vera democrazia se questa non si sostanzia nella costante difesa dei diritti individuali e della libertà.

Titolo: Guido De Ruggiero e la nuova Europa

Autore: Caterina Genna

Editore: Franco Angeli


Attualita` di Angelo Geninazzi, Responsabile di economiesuisse per la Svizzera italiana, Federazione delle imprese svizzere

Costosa… come una lettera alla Posta

400 350 300 250 200 150 100 50 0

Fonte: WIK-Consult (2010)

Italia

Austria

Francia

Olanda

Regno Unito

Svezia

Svizzera

Volume d’invii pro capite (2008)

Lettere e pacchi: due segmenti, due mercati e due prestazioni Recentemente il regolatore postale (Postreg) ha evidenziato le lacune che attualmente contraddistinguono il mercato degli operatori postali in Svizzera. Nel rapporto si sottolinea l’insoddisfazione dei clienti – soprattutto quelli commerciali – in particolare in relazione al rapporto prezzo-prestazioni. Nel mirino sono soprattutto i prezzi eccessivi dei segmenti sui quali La Posta detiene il monopolio. PostReg scrive: “Considerato come il 44,3% delle lettere spedite in Svizzera pesino meno di 20 grammi, il prezzo di questa categoria è particolarmente significativo”. Nel confronto europeo, la tariffa praticata in Svizzera per questa categoria di invii è tra le più elevate. Soltanto i clienti della posta norvegese, danese, belga e finlandese devono sborsare di più. Per quanto concerne il settore dei pacchi, PostReg osserva che “l’apertura del mercato ha un effetto positivo per i clienti. L’analisi ha mostrato che la clientela può approfittare delle diverse offerte e che le proposte degli operatori privati costituiscono una buona alternativa a quelle della Posta”. Questo si riflette anche nella soddisfazione dei consumatori. Risulta tuttavia importante garantire che La Posta non finanzi trasversalmente i propri servizi grazie ai risultati ottenuti nei settori in cui detiene il monopolio. In Europa, circa il 95% del volume delle lettere dipendono dai settori aperti alla concorrenza, mentre in Svizzera questa percentuale è solo del 24%. Nel 2010 La Posta ha nuovamente ottenuto un eccellente risultato nel settore del servizio di base – dove la Posta detiene il monopolio – con 665 milioni di franchi. Tenuto conto di questi eccellenti risultati, la situazione è chiara: anche se il Parlamento si è lasciato sfuggire un’occasione nel dicembre 2010, occorre aprire il mercato e abolire le disparità di trattamento tra la Posta e gli operatori privati. E sfatare una volta per tutte il luogo comune per il quale una maggiore concorrenza equivalga ad un servizio pubblico inferiore. Germania

La domanda che con una certa regolarità si ripropone negli ambienti economici è sempre la stessa. Per quale motivo la Svizzera, che nel confronto internazionale si caratterizza per un’economia liberale e innovativa, non è al passo con i tempi per quanto riguarda la liberalizzazione del mercato postale? Tempi dettati da praticamente tutti gli altri Paesi europei dove la liberalizzazione è in atto da tempo – in alcuni casi da diversi anni: ad esempio in Svezia (1994), in Gran Bretagna (2006), in Germania (2008), o in Olanda. La risposta è da ricercare in ambito politico, le conseguenze però toccano direttamente il consumatore svizzero. Oltre alla tendenza che da diverso tempo si sta delineando, contraddistinta da un costante aumento dei prezzi e dalla soppressione di numerosi posti di lavoro – oltre 10'000 – , emergono negli ultimi anni altri elementi che non permettono di tracciare un bilancio soddisfacente dell’operato della Posta svizzera. Questo sebbene i cittadini svizzeri continuino a detenere – in barba a tutti i nuovi mezzi di comunicazione – il primato mondiale di spedizioni di invii pro capite.

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At tualita` di Daniela Lepori e Daniel Müller-Jentsch

La Svizzera è una calamita

Grazie alle sue buone condizioni quadro la Svizzera miete grandi successi nella concorrenza globale tra piazze economiche e raggiunge quasi sempre posizioni di punta nei ranking internazionali. L’arrivo di aziende e manodopera porta però anche qualche effetto collaterale. A fronte di conseguenze quali la pressione sugli insediamenti, gli imbottigliamenti del traffico e lo stress da densità, sempre più abitanti si domandano se la Svizzera non stia pagando un prezzo troppo alto per la sua attrattiva. L’opuscolo «Calamita Svizzera: la Svizzera nella concorrenza internazionale tra piazze economiche» mostra che l’arrivo di manodopera qualificata è solo una (seppur importante) delle sfaccettature che spiegano l’appetibilità della piazza economica elvetica. Il Paese attrae infatti anche altre attività economiche e fattori di produzione mobili, tra cui sedi centrali di società, stabilimenti produttivi, investimenti finanziari e privati facoltosi. A titolo di esempio un miliardario su dieci al mondo vive in Svizzera e un quarto (27%) di tutti gli investimenti finanziari operati a livello internazionale è gestito dalla piazza finanziaria elvetica.

Un’economia di «pensatori e decisori»

Da diversi anni la Svizzera presenta una concentrazione di società attive a livello internazionale unica. La loro importanza è addirittura in aumento: dal 2003 al 2009 ben 269 società straniere hanno deciso di trasferire la loro sede centrale nel nostro Paese. La Svizzera si sta così trasformando sempre più in un’«economia di pensatori e decisori» dalla quale vengono dirette le reti societarie internazionali. Questo porta alla creazione di numerosi posti di lavoro ad alto valore aggiunto nel nostro Paese. Un indicatore di questo andamento è costituito dal volume di investimenti diretti, che in Svizzera corrisponde al 164% del PIL. La Svizzera si posiziona così davanti alla Germania (41%) e all’Austria (44%), ma supera di parecchio anche altri Paesi ricchi e fortemente internazionalizzati come la Svezia (91%) o i Paesi Bassi (108%).

La Svizzera: una fabbrica d’impieghi

Dal 2002 al 2007 l’economia svizzera ha creato 350'000 nuovi posti di lavoro che sono stati occupati al 60% da immigrati: un’ora di lavoro su quattro è prestata da lavoratori stranieri. L’immigrazione dovuta alla libera circolazione delle persone ha assicurato alla Svizzera un bonus per la propria crescita. Se prima del 2004 (con l’abolizione della priorità ai lavoratori indigeni) la crescita della Svizzera era inferiore a quella media dell’eurozona, da allora essa si situa al di sopra di essa. Questo fenomeno è legato anche al cambiamento intervenuto nella composizione degli immigrati: visto che l’immigrazione nell’ambito della libera circolazione delle persone è legata al mercato del lavoro, negli ultimi anni sono giunti in

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Svizzera molti lavoratori qualificati. Nel giro di 10 anni (1998–2008) la percentuale di immigrati giunta nel nostro Paese per motivi lavorativi è più che raddoppiata dal 21% al 49% circa. Negli ultimi 15 anni la percentuale di lavoratori immigrati con un grado di formazione terziario è inoltre passata dal 21% al 56%.

Effetti di scarsità e «stress da densità»

Tra i vantaggi economici di questo «magnetismo delle risorse» vi sono una crescita importante oltre che le buone condizioni in cui versano i bilanci pubblici e l’apporto alle casse dello Stato sociale. Sempre più spesso si manifestano tuttavia anche effetti collaterali, come ad esempio problemi di capacità nel settore dei trasporti, dispersione insediativa, aumento dei prezzi immobiliari e i timori di un’eccessiva presenza straniera. Vi sono pertanto delle analogie con altre piazze «premium» come Singapore, Londra o l’area metropolitana di Monaco di Baviera. Con l’aumento della popolazione, proprio in un piccolo Paese densamente popolato come la Svizzera si manifestano anche «effetti di scarsità». A fronte dei continui, forti flussi migratori, il numero di abitanti della Svizzera è aumentato negli ultimi 30 anni di 1,5 milioni. Questa cifra corrisponde a una crescita pluriennale di 50'000 persone all’anno, ma negli ultimi anni la crescita è stata addirittura superiore. Conseguentemente intensa è stata l’attività edilizia: mentre la superficie urbana alla fine del millennio si espandeva ancora al ritmo di 13 km2 all’anno, da allora (2002–2008) essa è annualmente aumentata di 27 km2. I timori di una sovrappopolazione vanno tuttavia relativizzati, un esempio esplicativo è che la popolazione svizzera è pari a quella di Londra, la cui superficie equivale tuttavia soltanto a quella del Cantone di Zurigo. L’aumento della popolazione comporta tuttavia anche una cementificazione del paesaggio e forti sollecitazioni sulle infrastrutture, accentuando così sviluppi peraltro già presenti in virtù di una politica di azzonamento non coordinata e di un eccessivo sfruttamento delle infrastrutture di trasporto dovute a importanti sovvenzioni (oltre il 50% dei costi della ferrovia). Alcuni degli effetti negativi si concentrano soprattutto in alcuni «hot spot» come Ginevra, Zurigo e in altre zone caratterizzate da imposte contenute dove i prezzi immobiliari sono aumentati mentre nel resto del Paese l’evoluzione è stata decisamente più moderata. Al netto dell’inflazione, e con la sola eccezione della regione del Lemano, i prezzi si situano ovunque circa allo stesso livello della metà degli anni 1980.

Pubblicazione

Il leporello «Calamita Svizzera» con ulteriori cifre, fatti e confronti può essere scaricato dal nuovo sito Internet di Avenir Suisse (www.avenir-suisse.ch) o ordinato via mail: assistent@avenir-suisse.ch.


Attualita`

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Mikron: arcobaleno aziendale è un’iniziativa perfetta per l’ISO 14001 L A S C E LTA G I U S TA PER LA SUA AZIENDA

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Leader mondiale nella fabbricazione di sistemi per la lavorazione di pezzi di precisione, la Mikron di Agno è da sempre attiva nell’ambito del rispetto ambientale e della sostenibilità. Dall’inizio del 2011 l’azienda, per accrescere e concretizzare ancor più il suo impegno in questo senso, ha sposato il progetto arcobaleno aziendale. Nonostante la disponibilità di un ampio parcheggio gratuito, il riscontro è stato molto buono, anche in funzione dell’ubicazione in una zona altamente trafficata con forti intasamenti nelle ore di punta e della vicinanza alla stazione FLP. Con Christian Burkhalter, Responsabile risorse umane, scopriamo tutti i dettagli di questa collaborazione di successo

Come e quando è nata l’idea di avvicinarsi ad arcobaleno aziendale? “Sono Presidente della AMETI (Associazione Industrie Metalmeccaniche Ticinesi). Durante l’assemblea del novembre scorso, anche grazie al supporto del Dipartimento del Territorio, ho presentato quest’opportunità a tutti gli associati. L’interesse è stato molto forte, il riscontro decisamente positivo. Naturalmente, il passo successivo è stato integrare questo prodotto nella strategia ambientale della Mikron”. Una strategia nella quale arcobaleno si inserisce alla perfezione… “Esatto. L’azienda è da sempre attiva in ambito sostenibilità. Abbiamo le certificazioni ISO 9001, OHSAS 18001 e, in particolare, l’ISO 14001 riferita proprio all’ambiente. arcobaleno aziendale è una misura concreta aggiuntiva da inserire nel contesto di questa certificazione. Tutte le aziende che già ce l’hanno o che la desiderano ottenere dovrebbero considerare questo prodotto”. Come avete avvicinato il progetto ai collaboratori? “Nel febbraio 2011 abbiamo sottoposto a tutti i 400 dipendenti un formulario d’indagine per valutare quanti fossero interessati all’abbonamento arcobaleno. È emerso che 40 di loro già ne erano in possesso e altri 40 erano intenzionati ad acquistarlo. Visti i risultati, abbiamo avviato la collaborazione con la Comunità tariffale Ticino e Moesano (CTM), offrendo il 10% di sconto ai collaboratori che, aggiunto al 20% concesso dalla CTM, permette loro di beneficiare di un ribasso totale del 30%. Ad oggi, abbiamo registrato una trentina di adesioni che aumenteranno ulteriormente nei prossimi mesi in corrispondenza dei rinnovi di coloro che in primavera già avevano l’abbonamento. Nel 2012, qualora il Cantone continuasse a finanziare il prodotto arcobaleno aziendale, proseguiremo nel promuovere l’iniziativa e sono convinto che i numeri saranno in costante crescita”. A livello qualitativo, quale è stato il riscontro dei dipendenti? “La soddisfazione è grande. I nostri collaboratori apprezzano molto quanto fatto perché vedono che l’azienda si muove in concreto per contenere il costo dei loro spostamenti, riuscendo, nel contempo, a rispettare l’ambiente. Inoltre,

l’interesse verso arcobaleno è continuo: regolarmente i collaboratori contattano il nostro sportello per avere informazioni e noi, naturalmente, siamo pronti a dare un supporto costante per far capire i vantaggi del prodotto”. Quali altre misure, oltre ad arcobaleno, sono state adottate a favore della mobilità sostenibile? “Negli ultimi anni abbiamo informato i collaboratori sull’opportunità del car pooling. In questo senso sono state pure installate delle tettoie a disposizione per biciclette. Durante l’arco dell’anno proponiamo delle campagne di sensibilizzazione contro gli infortuni non professionali ed organizziamo dei concorsi che danno la possibilità di vincere dei gadget, nel caso della bicicletta i premi riguardano gadget per la sicurezza nell’utilizzo”. In aprile avete ospitato lo stand arcobaleno: che esperienza è stata? “È stato un successo! Grazie alla presenza di due collaboratori della CTM, abbiamo potuto dare ai tanti collaboratori che sono passati a farci visita delle informazioni chiare e dettagliate su arcobaleno aziendale, convincendo parecchi ad acquistare l’abbonamento”. Progetti futuri? “Come detto, all’inizio del 2012 riproporremo, se sarà possibile, la campagna promozionale arcobaleno aziendale. Oltre a questo, continueremo a restare aggiornati, informando nel contempo i nostri dipendenti, su ciò che offre il Cantone ed il territorio, come per esempio i Park&Ride. Appena c’è un’opportunità da offrire ai nostri collaboratori, noi ci muoviamo subito. Vorrei aggiungere che per noi è molto utile anche la condivisione degli approcci al tema della mobilità sostenibile con le altre sedi del gruppo, confronto che ci permette di creare delle ottime sinergie e scambiarci spunti utili”. In conclusione, cosa rappresenta arcobaleno aziendale per Mikron? “Un valido strumento per contribuire in maniera efficace al rispetto ambientale e, allo stesso tempo, rendere attenti i collaboratori su come anche loro possono contribuire al raggiungimento di questo obiettivo”.

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Attualita`

Programma fedelTÀ: ieri, oggi e domani Nel numero di giugno di Ticino Business abbiamo presentato la terza edizione del programma fedeltà dedicato agli abbonati annuali arcobaleno. Un’iniziativa che premia gli utilizzatori regolari del trasporto pubblico. La Comunità tariffale Ticino e Moesano (CTM) è stata la prima Comunità tariffale svizzera a sviluppare un programma fedeltà destinato ai propri abbonati. Quali sono le motivazioni alla base di tale scelta? Quali le dinamiche alla base del rapporto con i partner? Abbiamo deciso di approfondire l’argomento, intervistando Gian Michele Zeolla, Co-responsabile dell’Impresa gerente della CTM

Sono passati tre anni dal lancio del programma fedeltà arcobaleno. Quali sono le ragioni che hanno spinto la CTM a investire in questo progetto?

“Il lancio del programma è stato per noi un progetto coraggioso e pionieristico. Siamo stati la prima Comunità tariffale, in Svizzera, a concepire un programma fedeltà da destinare ai propri abbonati annuali. Si è trattato di un passo importante dettato dalla consapevolezza che gli abbonati sono il nostro patrimonio e la loro crescita e fidelizzazione è il nostro obiettivo primario. Il programma fedeltà si inserisce tra le misure di marketing e comunicazione che annualmente sono pianificate ed implementate dalla CTM a livello cantonale. È uno strumento che mira essenzialmente a: premiare la fedeltà degli abbonati annuali, incentivare il rinnovo dell’abbonamento annuale e favorire il passaggio dall’abbonamento mensile a quello annuale. Come avrà notato, i beneficiari del programma sono esclusivamente gli abbonati annuali. È bene sottolineare che non si tratta di una scelta di tipo commerciale. Promuovere l’abbonamento annuale significa promuovere l’utilizzo regolare del Trasporto pubblico, ossia l’utilizzo, di vari mezzi, sull’arco dell’intero anno e anche al di fuori degli spostamenti di lavoro o scolastici. Con ciò non vogliamo certo sminuire l’importanza degli abbonati mensili, semmai vorremmo indurli a riflettere sull’opportunità di sottoscrivere l’abbonamento annuale. Il programma fedeltà diventa, in questa logica, un’ulteriore argomento di vendita. Evidentemente, l’efficacia del programma in tali termini dipende dall’attrattività delle offerte che siamo in grado di proporre in collaborazione con i partner”.

I partner sono quindi l’elemento centrale del programma. Potrebbe spiegarci su quali principi è basata la collaborazione?

“La collaborazione è basata sulla condivisione di un

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obiettivo: offrire un vantaggio agli abbonati annuali. I partner non ricevono compensi per la loro adesione al programma. È una collaborazione volontaria, basata su un accordo rinnovato annualmente, in cui i partner si impegnano ad offrire vantaggi particolari ai nostri abbonati annuali. La CTM non riceve alcuna provvigione sulle vendite dei partner nel quadro del programma. Tuttavia, usando un termine economico, è una situazione win-win in cui tutti traggono dei benefici: • la CTM grazie alla collaborazione dei partner dispone delle offerte da proporre ai propri abbonati; • i partner beneficiano della visibilità data dalle iniziative di comunicazione del programma fedeltà; • gli abbonati beneficiano dei vantaggi derivanti dalle convenzioni”.

Come si fa a diventare partner del programma fedeltà?

“Mi permetta innanzitutto di sottolineare la grande apertura degli interlocutori con cui ci siamo interfacciati sino ad ora. I partner attuali hanno aderito con entusiasmo al programma comprendendo da subito le motivazioni alla base della nostra iniziativa ed apprezzando l’opportunità offerta, sia dal punto di vista commerciale, sia in termini di contributo alla mobilità sostenibile. Per diventare partner del programma fedeltà è necessario contattare la Comunità tariffale Ticino e Moesano al numero +41 91 835 48 74 o tramite e-mail all’indirizzo: fides@arcobaleno.ch. A seguito del contatto, è di norma organizzato un incontro di approfondimento in cui si illustrano i dettagli della collaborazione e si valutano le offerte del potenziale partner”.


Attualita`

www.dialogo-parita-salariale.ch Nel marzo del 2009, le associazioni mantello dei datori di lavoro e dei lavoratori da un lato e la Confederazione dall’altro hanno lanciato il «Dialogo sulla parità salariale». Il progetto mira ad aiutare le imprese ad adempiere il mandato costituzionale di un «salario uguale per un lavoro di uguale valore» Tra i promotori del progetto troviamo i Datori di lavoro, con • l’Unione svizzera degli imprenditori, e • l’USAM - Unione svizzera delle arti e mestieri; i Lavoratori, con • l’Unione sindacale svizzera, e • Travail.Suisse; e la Confederazione, con • l’Ufficio federale di giustizia UFG, • la Segreteria di Stato dell’economia SECO, e • l’Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo UFU. Cosa significa il «Dialogo sulla parità salariale»? Verificare insieme, tra la Direzione e una rappresentanza dei lavoratori designata, se i salari versati soddisfano il principio della parità salariale. Nel caso emergano disparità, l’impresa si impegna a eliminarle entro quattro anni. La partecipazione al dialogo avviene su base volontaria. Il progetto è aperto a tutte le imprese private, unità delle amministrazioni pubbliche e istituzioni di diritto pubblico svizzere. Per le imprese che contano meno di 50 dipendenti la procedura prevede un’autodichiarazione. La discriminazione salariale In media, per un lavoro di pari valore, le donne guadagnano molto meno rispetto agli uomini. Se circa la metà di tale differenza trova spiegazione in fattori come l’età, la formazione, l’esperienza lavorativa o la posizione professionale, l’altra metà rimane senza una motivazione e, di conseguenza, costituisce una discriminazione. Cosa sancisce la Legge? Il principio secondo cui «uomo e donna hanno diritto a un salario uguale per un lavoro di uguale valore» (art. 8 cpv. 3 Cost.) è stato inserito nella Costituzione federale nel 1981. Dal canto suo, la Legge sulla parità dei sessi entrata in vigore nel 1996 impone a tutti i datori di lavoro che operano in Svizzera l’obbligo di eliminare le discriminazioni salariali: «Nei rapporti di lavoro, uomini e donne non devono essere pregiudicati né direttamente né indirettamente a causa del loro sesso (...)» (art. 3 cpv. 1 LPar). Partecipare al progetto comporta dei vantaggi? Il «Dialogo sulla parità salariale» è un progetto efficace basato sull’adesione volontaria e sulla collaborazione. La partecipazione è aperta a tutte le imprese svizzere. Verificate anche voi se la vostra impresa versa salari uguali a uomini e donne! Il principio secondo cui uomini e donne percepiscono un salario uguale per un lavoro di pari valore sembra scontato, tanto più che la Costituzione federale e la legge sulla parità dei sessi obbligano i datori di lavoro a

rispettarlo. Eppure, ancora oggi sono numerose le donne che subiscono disparità salariali. Di norma, tali discriminazioni non sono intenzionali, ma piuttosto dovute al fatto che le imprese interessate non hanno mai messo a confronto i salari versati a uomini e donne. L’obiettivo del progetto è di motivare le imprese a verificare se i salari versati soddisfano il principio della parità salariale e a eliminare le eventuali disparità riscontrate entro quattro anni. Di norma i vantaggi per le imprese che partecipano al progetto sono: • Se i dipendenti hanno la certezza di percepire salari equi, il loro grado di soddisfazione è maggiore e sviluppano un senso di identificazione più forte con l’impresa, lavorano con maggiore motivazione ed efficienza e sono più propensi a svolgere i loro compiti con il massimo impegno. In media, rimangono più a lungo alle dipendenze dello stesso datore di lavoro. • Se è noto che l’impresa garantisce la parità salariale, sarà più facile reclutare nuovi dipendenti. • La questione della parità salariale tra uomini e donne sta assumendo una crescente importanza nell’ambito delle trattative salariali e dei CCL. Se è in grado di dimostrare che rispetta questo principio, l’azienda può anche diventare un modello da emulare nel settore. • La partecipazione al «Dialogo sulla parità salariale» influenza positivamente l’immagine dell’impresa. • Il processo di aggiudicazione delle commesse della Confederazione prevede lo svolgimento di controlli a campione atti a verificare che le imprese interessate rispettino la parità salariale. Partecipando al «Dialogo sulla parità salariale», l’impresa è perfettamente preparata ad affrontare tali controlli. • Realizzando il principio di «un salario uguale per un lavoro di uguale valore», l’impresa non solo adempie il mandato costituzionale e le disposizioni di legge, ma riduce anche il rischio di possibili azioni giudiziarie in materia salariale. Ecco alcune imprese che hanno concluso con successo il «Dialogo sulla parità salariale» • Novartis Pharma SA, Basilea • La Posta Svizzera, Berna • Syngenta SA, Basilea • ATA Associazione traffico e ambiente, Berna e Herzogenbuchsee • Amministrazione cantonale bernese • Swisscom SA, Berna Per maggiori informazioni: www.dialogo-parita-salariale.ch Direzione nazionale del progetto: Dr. Martin Urech, Mühlemattstrasse 45, 3007 Berna, Tel. +41 31 371 90 46

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At tualita`

Malgrado una previsione di leggero calo nel biennio 2011-12, le insolvenze aziendali rimarranno più elevate rispetto a prima della crisi Dopo due anni di crescita record, Euler Hermes ha constatato una flessione del suo Indice Globale delle Insolvenze del -5% nel 2010. Il riflusso delle insolvenze aziendali si conferma nel 2011, tuttavia con moderazione ed eterogeneità secondo i Paesi. La sinistrosità dovrebbe tuttavia restare più elevata rispetto a prima della crisi, e ciò almeno fino al 2012 L’Asia e l’America in testa alla flessione delle insolvenze nel 2010 L’Indice Globale delle Insolvenze (IGI) di Euler Hermes, che sintetizza le insolvenze aziendali nel mondo, è sensibilmente calato nel 2010 (-5%), dopo due anni d’incremento (+64% tra il 2007 e il 2009). «Questa tendenza globale riflette un miglioramento della situazione finanziaria delle aziende», commenta Wilfried Verstraete, Presidente della Direzione di Euler Hermes. «Essa deriva innanzitutto da importanti adattamenti realizzati dalle aziende stesse, confrontate con la crisi. Essa riflette anche il mantenimento di determinate misure di sostegno della mano pubblica, quali i premi di demolizione delle vecchie vetture o le agevolazioni fiscali, e soprattutto la ripresa dell’economia mondiale». Nel 2010, il PIL mondiale ha, in effetti, visto una ripresa superiore al +4% (-2% nel 2009), sotto l’effetto dei due principali settori: la ricostituzione delle giacenze di magazzino e il riavvio del commercio internazionale (+15% del volume dopo -13% nel 2009). In questo contesto, oltre la metà dei Paesi presi in considerazione ha registrato un calo delle insolvenze. Sono state due le regioni che hanno trainato la ripresa mondiale e che hanno registrato una massiccia diminuzione delle insolvenze: Asia-Pacifico (-12%) e America (-8%, dopo due anni di forte aumento). In Europa, il bilancio 2010 è complessivamente meno favorevole. I Paesi al Sud dell’Europa (Grecia, Italia, Portogallo) continuano a registrare una crescita della sinistrosità. La Spagna fa da eccezione, con un calo del -5% che è tuttavia seguito a un aumento pari al quintuplo in tre anni. I Paesi dell’Europa dell’Est (Ungheria, Polonia, Repubblica ceca, Russia, Slovacchia) e alcuni altri (Belgio, Danimarca, Irlanda, Lussemburgo, Svizzera) hanno registrato anch’essi un miglioramento. Con un -2%, il calo delle insolvenze aziendali rimane moderato in Francia e in Germania. Benché il miglioramento sia risultato più marcato in Finlandia, Norvegia, nei Paesi Bassi e nel Regno Unito, questo calo non è riuscito a compensare il forte aumento della sinistrosità registrata nel corso degli anni precedenti. Svizzera L’evoluzione delle insolvenze aziendali in Svizzera rimane influenzata fortemente da fallimenti tecnici. I Registri di commercio di alcuni Cantoni hanno cominciato soltanto adesso a realizzare l’articolo 731b CO e a cancellare le aziende a causa di un domicilio mancante o di errori organizzativi. Corretto da questo effetto, si constata una diminuzione significante del numero delle aziende in fallimento rispetto a quello espresso nelle statistiche. “Per via della ripresa economica persistente, presumiamo che le insolvenze continuano a diminuire, ma rimangono comunque ad un livello alto”, spiega Mark Schulz, Risk Director di Euler Hermes Svizzera. La sinistrosità si assesterà a un livello elevato anche nel 2011-2012 Secondo Karine Berger, Direttrice del settore Mercati e Marketing e Capo economista di Euler Hermes, «la costante ripresa dell’economia mondiale dovrebbe confermare il calo delle insolvenze aziendali in tutte le regioni fino al 2012». Tuttavia, parecchi fattori rischiano di limitare il ritmo di questa flessione, giacché parecchie società, soprattutto nei

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Paesi industrializzati, hanno ricostituito solo in parte i loro margini di manovra: • il calo del regime dell’economia mondiale – con una crescita attorno al +3% nel 2011 e nel 2012 – e in particolare la debole dinamica dei Paesi europei nel loro insieme; • l’aumento dei costi di produzione (materie prime, masse salariali...); • e il moltiplicarsi delle restrizioni monetarie, con una significante perdita di competitività legata ai tassi di cambio in determinati Paesi. In questo contesto, l’indice globale mostra un calo solo moderato delle insolvenze nel 2011 (-7%) e nel 2012 (-5%), con alcune eccezioni, legate alla situazione congiunturale (Grecia, Portogallo) o ad eventi eccezionali (Giappone). «Le diminuzioni cumulate sull’arco degli anni 2010-2012 dell’indice globale dovrebbero essere insufficienti per compensare gli aumenti record registrati durante il 2008-2009. In altre parole, la sinistrosità globale dell’anno 2012 sarà ancora superiore a quella del 2007 in numerosi Paesi», conclude Wilfried Verstraete. Evoluzione dell’indice globale delle insolvenze dal 1997 al 2012

Euler Hermes è il primo gruppo mondiale dell’assicurazione crediti ed uno dei principali operatori del mercato delle cauzioni e del recupero dei crediti commerciali. Con oltre 6000 collaboratori presenti in più di 50 Paesi, Euler Hermes offre una gamma completa di servizi per la gestione del portafoglio clienti ed ha raggiunto un giro d’affari consolidato di 2,15 miliardi di euro nel 2010. Euler Hermes ha sviluppato una rete internazionale di monitoraggio che permette di analizzare la stabilità finanziaria di 40 milioni di imprese. A fine dicembre 2010, il Gruppo copriva 633 miliardi di euro di transazioni commerciali nel mondo. Euler Hermes, membro del gruppo Allianz, è quotata all’Euronext Paris. Il Gruppo e le sue principali società di assicurazione crediti hanno ricevuto il rating AA- da Standard & Poor’s. Presso la sede di Zurigo e le agenzie di Losanna e Lugano, Euler Hermes Svizzera occupa oltre 50 collaboratori. Euler Hermes Via Dufour 4, 6900 Lugano Tel. +41 91 922 73 64, Fax +41 91 922 73 65 www.eulerhermes.ch


At tualita` di Gianluca Olivieri, Managing Partner di Financial Technologies SA

La cessione d’impresa

Gianluca Olivieri

Riprendiamo il discorso sulle tematiche d’impresa con l’Advisor specialista da dove l’avevamo lasciato la volta scorsa, ed affrontiamo in questo numero la tematica della cessione d’impresa ad ampio respiro. Per una famiglia, la naturale evoluzione dell’impresa famigliare dovrebbe essere quella di una sua trasmissione alla generazione successiva. Abbiamo però visto che non sempre le cose vanno come previsto: per una serie di ragioni può risultare impossibile trasmettere l’impresa agli eredi

Quali soluzioni esistono per l’imprenditore privo di successione? “Ne esistono sostanzialmente due. La prima soluzione consiste nella managerializzazione dell’impresa: la conduzione pratica dell’azienda passa a figure esterne. In questo caso però la famiglia deve almeno riuscire a presidiare correttamente la proprietà dell’impresa, pena la perdita di controllo o, peggio, la sua disfatta. Anche se la figura del manager differisce molto da quella dell’azionista, alcuni manager ambiscono a superare il ruolo dei semplici responsabili della conduzione, e desiderano diventare proprietari o comproprietari dell’impresa per cui lavorano. In talune situazioni gli eredi si fanno letteralmente «soffiare l’impresa da sotto il naso», qualche volta addirittura per totale disinteresse verso i fatti aziendali. La seconda soluzione consiste, appunto, nella vendita dell’impresa a soggetti terzi”. Perché un imprenditore decide di vendere la propria impresa? “C’è chi vende per il bene dell’impresa, per garantirle un futuro, perché restando nelle mani dei propri discendenti questo futuro verosimilmente non sarebbe roseo. C’è poi chi vende per scelta, per opportunismo. Quando l’impresa registra risultati brillanti e si trova in uno «stato di grazia» economico, diventa più facile essere appetibili, e si riescono a spuntare condizioni migliori, ammesso che l’imprenditore riesca a sciogliere i legami emotivi che spesso lo legano alla «sua» impresa. C’è infine chi vende per necessità. La crisi ha rallentato il passo di quelle (molte) imprese che camminavano sul filo, in equilibrio tra incassi ed esborsi, costringendole ad un sempre maggiore utilizzo delle entrate future per far fronte alle uscite odierne. Il credito, che rappresenta uno strumento tradizionale per far fronte alle difficoltà temporanee, è fuori dal controllo delle imprese, che si ritrovano così a subirlo passivamente. Le banche, anche per le regole che il sistema finanziario è stato costretto a darsi di recente, non possono decidere in autonomia quale costo l’impresa debba sopportare per poter ricevere del credito, ma possono precludere, anche d’improvviso, l’accesso al credito, acuendo le difficoltà del momento. Le soluzioni migliori sul piano dell’accesso ai finanziamenti sono di fatto precluse alle molte imprese che non soddisfano (più) i requisiti minimi di merito creditizio. Il livello di patrimonializzazione fisiologicamente basso di molte imprese operative alle nostre latitudini non aiuta certo a ridurre il costo del denaro, ma semmai lo alza. E quelle imprese che non vantano risultati di bilancio brillanti non possono certo rivolgersi ad altre banche, perché cadrebbero semplicemente «dalla padella alla brace». Le motivazioni che stanno alla base di una decisione di vendita il più delle volte ne determinano anche le condizioni”. Soluzioni alternative ad una «svendita» d’impresa? “Più che mai le PMI dovrebbero sperimentare oggi, a mio modo di vedere e per l’esperienza professionale vissuta, la strada di possibili investitori disposti a fornire la finanza necessaria per

proseguire e rafforzare l’attività d’impresa. L’alternativa più intelligente è quella di cercare ed accogliere nuovi azionisti, più evoluti, in grado di portare in azienda nuovo valore aggiunto. Questi investitori chiedono, in cambio, un ingresso nel capitale sociale, e voce in capitolo nelle scelte di conduzione dell’impresa. Molto spesso il piccolo imprenditore è reticente ad alleanze di questo tipo, perché le considera ingerenze nella gestione della «sua» impresa, per il timore di vedersi magari imporre nuove regole comportamentali, che possono mal conciliarsi con una conduzione «artigianale» di stampo famigliare. Pochi imprenditori sono davvero disposti ad accettare una separazione netta tra gli affari della famiglia e quelli della loro impresa. Ma guarda caso questi pochi, che interpretano la necessità di darsi delle regole precise nella conduzione dell’azienda come un atto di disciplina a tutela degli interessi stessi dell’impresa, sono proprio gli imprenditori a capo delle imprese migliori”. Arriviamo dunque al cosiddetto private equity, o venture capital. “Le operazioni di sviluppo d’impresa con capitale privato sono oggi un valido strumento d’investimento per il soggetto che apporta finanza e, contemporaneamente, un buon strumento di finanziamento per la piccola e media impresa. Contrariamente a quanto si crede, le operazioni di private equity non vengono effettuate soltanto da investitori finanziari (quei soggetti che vengono classicamente definiti come fondi d’investimento), ma anche e soprattutto da investitori industriali. La presenza di questi investitori industriali viene percepita dal pubblico in maniera meno intensa rispetto a quella del mondo finanziario e bancario, perché queste figure di azionisti potenziali, essendo essi stessi imprenditori, generalmente si muovono su canali più riservati, ed in maniera molto più rapida rispetto a come facciano gli investitori finanziari. Alcuni imprenditori-investitori prediligono investire nel capitale di rischio di imprese già operanti, mentre altri investono preferibilmente in attività appena avviate o, addirittura, ancora da avviare. Questa differenza d’approccio e di logica sta alla base della differenza tra private equity e venture capital, ancorché questi termini siano comunemente utilizzati come sinonimi”. Possiamo entrare un po’ più nello specifico di questo mondo? “Certo. A seconda della dimensione dell’intervento e della situazione dell’impresa considerata, le operazioni di partecipazione privata al capitale sociale di una PMI si possono suddividere in due macro categorie. Quelle cosiddette di «capitale d’espansione», che prevedono l’acquisto di una quota di minoranza del capitale sociale dell’impresa da parte del nuovo socio industriale, al fine di consolidare ed accelerare la crescita dell’impresa. E quelle cosiddette di «buy out», in cui l’investitore acquista la maggioranza o addirittura la totalità del capitale sociale dell’impresa, assumendone la gestione diretta. Ciò che è importante notare è che l’investitore industriale, che molto

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At tualita` di Gianluca Olivieri, Managing Partner di Financial Technologies SA

spesso è un imprenditore seriale, predilige le situazioni in cui può mettere a disposizione dell’impresa acquisita o partecipata il suo know how manageriale, i suoi contatti col mondo industriale (e magari anche bancario), la collaborazione con altri gruppi industriali con cui egli intrattiene già dei rapporti. La sua ratio a giustificazione dell’investimento non è quella dell’investitore finanziario (comprare e rivendere a premio), ma quella della creazione di sinergie industriali a beneficio dell’impresa considerata ma non soltanto. Capita spesso di essere chiamati a prestare la nostra consulenza in operazioni (cosiddette di Club Deal) poste in essere non tanto all’esclusivo scopo di rilanciare il business specifico dell’impresa considerata, ma piuttosto al fine di creare sinergie industriali trasversalmente, con altre imprese industriali che si muovono in cordata con l’investitore. Questi investitori privati di alto standing si avvalgono spesso di figure specializzate nell’identificare le migliori opportunità d’investimento in PMI, e di managers specializzati nella gestione delle attività industriali ordinarie. Ma quando questi investitori entrano in un’impresa, vogliono comprensibilmente avere anche voce in capitolo. In fondo è meglio essere condizionati dalla visione industriale di un imprenditore di successo, col quale condividere la conduzione dell’impresa, piuttosto che con l’ufficio crediti di una banca creditrice, il cui obiettivo prevalente è ridurre il rischio a carico dell’istituto e non la crescita dell’impresa. Senza contare poi che questo tipo d’alleanza spesso consente all’impresa di beneficiare di condizioni privilegiate anche dal mondo bancario, ottenibili proprio grazie all’intervento del nuovo azionista, che spesso vanta un accreditamento che l’impresa partecipata neppure si sogna. Ritengo che se oggi avessimo una maggiore compenetrazione tra PMI ed investitori industriali internazionali, avremmo un livello di patrimonializzazione ben diverso e potremmo assistere a numerosi processi virtuosi di aggregazione e sviluppo, a beneficio dello stato di salute generale dell’economia. Chi ha progetti ambiziosi di crescita, oppure si trova a gestire temi di valorizzazione dei propri marchi o brevetti, oppure ancora è alle prese con tematiche di ricambio generazionale farebbe bene ad interrogarsi sull’opportunità di ricorrere a strumenti di private equity mirati. Troppe operazioni effettuate con i fondi d’investimento in un’ottica esclusivamente finanziaria hanno rovinato le imprese, anziché farle prosperare, perché l’imprenditore ha portato in casa finanza finalizzata solo alla creazione di altra finanza, capitale in cambio di attese di rendimento a breve termine. Esiste infine una categoria di operazioni sui generis, quelle di salvataggio d’imprese in crisi, il cosiddetto turnaroud. Queste situazioni vedono il più delle volte un importante azione di ripianamento delle posizioni debitorie, attraverso il riscadenzamento del debito, il suo stralcio (in rari casi), oppure la conversione di debito in titoli di natura mista o in capitale di rischio”. Qualche altra annotazione rilevante? “Mi parrebbe interessante evidenziare le caratteristiche più importanti che differenziano le operazioni di acquisizione promosse da investitori industriali rispetto a quelle promosse da soggetti di stampo finanziario per finalità prettamente finanziarie. La prima caratteristica distintiva concerne la cosiddetta «governance» d’impresa, ovvero la logica di conduzione alla base della scelta d’investimento da parte dell’azionista subentrante e che condiziona in maniera pesante tutte le discussioni preliminari tra le parti nonché il loro rapporto futuro in azienda. Nella scelta se acquisire o meno una partecipazione d’impresa un investitore industriale considera generalmente pochi elementi di suo specifico interesse, a suo avviso cruciali per il successo del business. Al contrario, un investitore finanziario, nel suo più lento processo decisionale, prende in considerazione un’enorme quantità di dati, molti dei quali scarsamente rilevanti. Questa differenza d’approccio (e di tempistica) dipende in larga misura dalle differenze nelle competenze specifiche di questi soggetti investitori. L’investitore imprenditore conosce il business preso in esame, il mercato nel quale opera l’impresa, i

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suoi concorrenti, talvolta addirittura l’impresa stessa. Gli servono pochi elementi per capire se l’impresa è avviata al successo o all’insuccesso. L’investitore finanziario invece non conosce il business, o lo conosce soltanto marginalmente, e non conoscendolo non può discernere sulle informazioni da acquisire; così, per non sbagliare o commettere omissioni, le considera tutte, indiscriminatamente, senza però saperle interpretare. La stessa attitudine viene replicata quando si tratta di condividere le decisioni strategiche: il più delle volte l’investitore industriale è un azionista deciso e convinto, mentre l’investitore finanziario è un azionista scettico ed indeciso, che talvolta rischia di complicare o addirittura paralizzare i processi decisionali. La seconda caratteristica distintiva concerne la struttura dell’affare e la posizione finanziaria ad esso connessa. Gli investitori finanziari hanno rilevato in passato molte imprese facendo ampio ricorso alla leva finanziaria, cioè all’indebitamento bancario o parabancario. Oggigiorno è pratica abbastanza consolidata, da parte degli investitori finanziari, quella di acquistare imprese attraverso le cosiddette operazioni di «leveraged buy-out» (LBO). Sono operazioni attraverso le quali le imprese vengono acquistate ricorrendo ad un indebitamento che sarà estinto attraverso i proventi generati dall’attività oggetto dell’acquisizione. Sarà dunque il cash flow operativo, cioè l’impresa stessa, a dover rimborsare il debito contratto dall’azionista entrante. Questa impostazione finanziaria fiacca l’impresa in maniera importante, caricandola di oneri finanziari, e cozza spesso con le tempistiche d’investimento del soggetto finanziario che la pone in essere e con le attese di rendimento dei suoi sottoscrittori (i risparmiatori spesso ignari dell’identità e delle condizioni delle imprese detenute nel portafoglio d’investimento del fondo, acquistate con i capitali messi da loro a disposizione). Al contrario, l’investitore industriale tende ad agire prevalentemente con mezzi propri, o comunque con un dosaggio di debito molto ridotto, ciò che costituisce senza dubbio una condizione migliorativa per l’impresa oggetto dell’acquisizione o di partecipazione. In fondo il mestiere dell’azionista dovrebbe essere proprio quello dell’investitore giudizioso: accompagnare l’impresa nel suo percorso di crescita sul lungo termine, fornendole dapprima i mezzi per crescere e solo successivamente pensare a raccoglierne i frutti. Essere visionario quando è richiesto, investire quando è opportuno farlo, e realizzare solo se e quando ci si può permettere di farlo. Gestire un business in funzione della sua posizione debitoria allontana dal comportamento virtuoso a cui dovrebbe tendere ogni azionista. Purtroppo però alcuni investitori assomigliano di più a managers d’assalto che non ad azionisti veri e propri”. Ci può spiegare meglio quest’ultima riflessione? “In qualità di Advisor assistiamo a molte operazioni nelle quali il management si trasforma in azionista. Le Proprietà più lungimiranti offrono alle loro figure chiave una quota, ancorché piccola, di compartecipazione nell’impresa, per indurle a pensare da azionisti e ad assumere così un orientamento improntato alla costruzione di valore a lungo termine. Se chi gestisce un business è compensato solo in funzione dei risultati di breve periodo, navigare a vista diventerà inevitabilmente più importante che scegliere la giusta rotta e mantenerla nel tempo. Negli ultimi anni tutti abbiamo purtroppo assistito a casi eclatanti di miopia strategica, soprattutto in grandi imprese nelle quali la Proprietà è polverizzata su un gran numero di azionisti. Per proseguire nell’analogia nautica, in queste situazioni smette di esistere la figura dell’armatore, proprietario dell’imbarcazione, e sopravvive solo quella dello skipper, rappresentato da un Consiglio d’amministrazione composto da figure che spesso non hanno alcuna idea di quale sia il business dell’impresa, e di come questo debba essere gestito. A queste figure, in simili condizioni, non resta che dare carta bianca ai managersmarinai, che però non sono i proprietari dell’imbarcazione. Ma se non ne sono i proprietari, difficilmente starà loro davvero a cuore l’incolumità dello scafo negli anni o l’approdo ai porti migliori”.


At tualita` Comunicato stampa

Dall’estate 2012 nuovi collegamenti dal Ticino verso Berna

La compagnia bernese SkyWork Airlines AG ha annunciato all’inizio di giugno 2011 che a partire dall’estate 2012 inaugurerà una nuova rotta su Lugano, collegando cosi il Ticino non solo alla capitale svizzera, ma anche al resto del suo network con destinazioni che includono le principali capitali europee come Londra, Parigi e Berlino. “SkyWork è lieta di annunciare che la pianificazione del volo Lugano-Berna si attesta ormai alle fasi finali” ha affermato Tomislav Lang, Chief Executive Officer della compagnia che ha recentemente annunciato 7 nuove destinazioni da Berna per la stagione invernale 2011/12. “Il supporto della Confederazione e dei Cantoni saranno cruciali nella conferma della tempistica. Entro Settembre, non appena avremo concluso le trattative, inizieremo a promuovere attivamente la destinazione Lugano e la nostra compagnia in Ticino” aggiunge il CEO. La rotta sarà operata con un Dornier 328 con collegamenti giornalieri 7 giorni su 7 consentendo sia di raggiungere rapidamente la capitale elvetica che di usufruire di molteplici connessioni all’aeroporto di Berna, dove i passeggeri potranno transitare direttamente da un aeromobile all’altro senza sottoporsi ad ulteriori controlli all’interno dello scalo. Il CEO di Lugano Airport Alessandro Sozzi dichiara: “Siamo molto contenti dell’interesse di SkyWork per questo potenziale sviluppo che permetterà di avvicinare il Ticino ancora di più al resto d’Europa. La scelta di puntare su una destinazione come Lugano non è casuale e rispecchia il reale bisogno del mercato ticinese, confermato anche dal trend positivo di crescita passeggeri (4.7%, al netto delle cancellazioni dovute alla nube vulcanica). Un’altro passo molto importante per il nostro aeroporto avverrà il giorno 3 agosto 2011 quando riceveremo ufficialmente dall’Ufficio Federale dell’Aviazione Civile il “Certificato di Aeroporto ICAO”, il tutto a coronamento di un lungo e sinergico lavoro di squadra che sancisce un importante traguardo qualitativo per la Lugano Airport SA. ”

Lugano Airport SA Via Aeroporto, 6982 Agno Tel. +41 91 610 11 11 Fax +41 91 610 11 00 info@lugano-airport.ch www.lugano-airport.ch

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Eventi

Aziende e gestione del rischio ambientale

Il 23 maggio scorso la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, in collaborazione con Spheres Consulting, ha organizzato un evento per presentare «Industrial Environmental Care®» (I.E.C.). Si tratta di uno strumento innovativo di autovalutazione aziendale che permette di individuare e gestire i rischi e/o le carenze attinenti la tutela ambientale. La volontà da parte delle aziende di rispettare l’ecosistema, si confronta spesso con un’oggettiva difficoltà di distaccarsi dalle proprie attività mestiere per esplorare le diverse incombenze legislative per le quali non tutti hanno le competenze in casa. Da qui l’oggettiva difficoltà di ottenere una visione d’insieme dello stato di conformità della propria ditta rispetto agli obblighi di protezione dell’ambiente. L’evento ha avuto inizio con i saluti e i commenti introduttivi di Luca Albertoni, Direttore Cc-Ti, il quale ha evidenziato quanto sia opportuna e apprezzabile la collaborazione tra pubblico e privato nel ricercare soluzioni che assistano le aziende al rispetto delle normative vigenti, senza scomodare ogni volta le autorità cantonali. La complessità del quadro legislativo è stato l’argomento del primo intervento. Mirco Moser, Capo dell’Ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili del Dipartimento del Territorio, ha presentato in pochi minuti un sunto delle ordinanze ambientali vigenti. Per un’azienda è fondamentale prendere atto che determinati processi e attività possono avere un impatto sull’ecosistema e che esistono limiti di azione stabiliti dai disposti di legge in vigore. La conoscenza del proprio stato attuale e delle eventuali differenze rispetto a uno stato ideale permette di identificare i potenziali rischi e di adottare eventuali provvedimenti

I.E.C.: esempio domande di autovalutazione ambientale 28   Ticino Business

I.E.C.: valutazione dei rischi ambientali

tecnici strutturali. Marco Tunesi, Business Partner di Ecologika, nel corso della sua relazione ha spiegato i motivi che hanno contrassegnato la realizzazione di un sistema innovativo di autovalutazione ambientale. «Industrial Environmental Care®» colma un rilevante bisogno delle aziende. È stato sviluppato per poter svolgere in modo semplice ed indipendente un esame completo ed efficace del proprio sistema azienda in relazione alle ordinanze ambientali. In sintesi lo strumento traduce i disposti di legge in domande concrete e guida l’utilizzatore attraverso tutte le tematiche ambientali per esso rilevanti. Alle domande corrispondono specifici criteri di valutazione che, ponderati automaticamente dal sistema, generano la valutazione finale. Grazie a quest’ultima,


si possiede un quadro d’insieme che chiarisce dove intervenire e di quali risorse impiegare per colmare il divario e/o prevenire i potenziali rischi. L’apparente complessità dello strumento, o la difficoltà iniziale a inquadrarne le funzionalità, sono state subito dissipate dall’intervento di Luca Guglielmini, Business Partner di Spheres Consulting. Guglielmini ha esposto in modo pratico e immediato l’efficienza e le potenzialità dell’applicativo. In sostanza lo strumento di autovalutazione I.E.C., supportato dalla piattaforma Internet OkPilotTM (sistema omologato AFNOR e SNV per la divulgazione delle norme), assicura gli indispensabili collegamenti dinamici per un’efficace gestione delle singole situazioni, garantisce la completa padronanza delle informazioni e consente l’accessibilità alla documentazione legislativa regolarmente aggiornata. Inoltre ha dimostrato attraverso semplici

I.E.C.: esempio di benchmarking fra diversi reparti aziendali

I.E.C.: sintesi dell’autovalutazione e ambiti d’intervento

operazioni come sia possibile rispondere alle domande di autovalutazione e ottenere di conseguenza una visione generale dell’impatto ambientale della propria azienda. Ha chiuso l’evento Mario Straccia, Amministratore di Spheres Consulting, che dopo essersi soffermato brevemente sulla questione dei costi, decisamente sostenibili (equiparabili al costo di 2-4 caffè al giorno a dipendenza delle dimensioni aziendali), ha evidenziato i considerevoli vantaggi che «Industrial Environmental Care®» comporta per un’azienda, sia in termini economici che in termini di prevenzione in quanto rilevazione e monitoraggio dei rischi ambientali. Ha inoltre sottolineato che il sistema di gestione ambientale I.E.C. si inserisce nel percorso per il raggiungimento della certificazione ISO 14000. L’evento ha avuto un notevole successo di pubblico a riprova della crescente sensibilità ambientale da parte delle aziende operanti in Ticino. La vivacità della discussione dopo ogni presentazione è stata la dimostrazione più rilevante dell’interesse e della curiosità dei presenti verso il tema e l’innovativo strumento di autovalutazione.

La presentazione di «Industrial Environmental Care®» si inserisce nello spirito della missione di Spheres Consulting: assicurare alle aziende gli unici risultati che contano, quelli positivi. Per raggiungere tale obiettivo sono necessari l’esperienza dei professionisti, la passione delle persone e una consulenza indirizzata al concreto. Le modalità di intervento e le soluzioni proposte da Spheres Consulting sono integrate con supporti informatici innovativi e sono studiate perché risultino pratiche, senza fronzoli e soprattutto orientate al mercato del cliente e alla sua soddisfazione. La concezione dell’organizzazione aziendale in ottica di Execution Management ha stimolato Spheres Consulting a sviluppare soluzioni orientate a specifici settori di attività. È nata in questo modo la divisione Ecologika, che con il contributo di esperti del settore ha sviluppato lo strumento di autovalutazione «Industrial Environmental Care®». Ecologika si rivolge a tutte le imprese che fanno dell’ecologia un impegno serio e concreto ed è raggiungibile al seguente indirizzo: www.ecologika.ch.

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Eventi

L’impresa e il finanziamento bancario Il relatore: Fabrizio Morera

Vi proponiamo un sunto della relazione di Fabrizio Morera, Condirettore, Relationship Manager Credits Lending Advisory BSI SA, intervenuto il 9 giugno scorso presso la Cc-Ti per una conferenza del Gruppo Donne PMI, sul tema “Quali sono i criteri bancari per ottenere finanziamenti aziendali?”

Si tratta di una tematica che conserva in sé un fascino particolare. Concretizzare la concessione di un finanziamento ad un’azienda presuppone, a prescindere dal puro merito creditizio e dai molteplici “ratios” finanziari, che l’azienda e la banca entrino in sintonia trovando un punto di intesa fra lo spirito imprenditoriale dell’azienda e la cultura dell’attenzione al rischio tipica della banca. Un business plan completo a sostegno della richiesta di credito dell’azienda rappresenta una straordinaria opportunità per avvicinare una realtà aziendale alla banca. Informazioni chiare e coerenza nei budget rispetto al “track record” finanziario storico permettono di valorizzare le competenze di management e di controllo finanziario della propria azienda. I nuovi investimenti alla base della richiesta di finanziamento richiedono elementi a comprova del loro positivo ritorno in termini commerciali che l’imprenditore proietta nei budget futuri e che la banca valuterà con particolare attenzione. Non da ultimo un prospetto riassuntivo degli investimenti previsti e delle relative forme di finanziamento degli stessi, corredato da un programma di rimborso dei crediti richiesti, è un’informazione particolarmente apprezzata dalla banca. Il business plan permetterà alla banca di offrire all’azienda il prodotto creditizio più indicato al caso specifico. La possibilità di definire con precisione condizioni, durata, coperture e rimborso del credito si tradurranno in un vantaggio in termini di costi del finanziamento bancario per l’azienda. Le banche commerciali dispongono di una vasta gamma di prodotti creditizi per soddisfare ogni esigenza aziendale. Si va dal credito di esercizio utilizzabile in conto corrente e/o sotto forma di anticipi fissi per sostenere il “working capital aziendale”, ai crediti di investimento o finanziari per i nuovi investimenti aziendali, ai limiti di credito per operazioni forex, piuttosto che per emissioni di garanzie bancarie o lettere di credito. Un servizio particolarmente apprezzato è dato dal sostegno finanziario della banca alle operazioni di trade finance, in particolare sull’acciaio. Ipoteche commerciali e relativi crediti di costruzione sono la soluzione per l’azienda che desidera essere proprietaria della propria sede. La banca determina il valore commerciale di un immobile commerciale attraverso il criterio del reddito locativo reale o presunto. Il finanziamento ipotecario commerciale viene determinato in base ad una percentuale (anticipabile) rispetto al valore commerciale dell’immobile periziato dalla banca.

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Il Comitato del Gruppo Donne PMI. Da sin.: Cécile Chiodini Polloni (Segretaria), Margareth De Lorenzi (nuova Presidente, eletta il 18 aprile 2011) e Mary Bernardasci (Tesoriera)

Da sottolineare come faccia stato, quale base di calcolo dei criteri di anticipabile, esclusivamente il valore attribuito dalla banca all’immobile. Per il credito concesso dalla banca l’azienda paga un tasso di interesse. Questo tasso è determinato dalla banca attraverso il “pricing” del credito che tiene in considerazione, da un lato la necessità della banca di coprire i costi del credito, dall’altro di ottenere un margine di guadagno sullo stesso. I costi del credito si riferiscono per esempio al costo di rifinanziamento (costo del denaro che la banca acquista sul mercato dei capitali per prestarlo all’azienda), ai costi amministrativi e di “expected loss”. Il costo di “expected loss” è correlato alla tipologia di credito concesso, alle garanzie a copertura del credito ed al rating assegnato dalla banca all’azienda che richiede il finanziamento bancario. Concludiamo sottolineando l’importanza da parte dell’azienda di tenere la banca informata riguardo tutti gli accadimenti che hanno rilevanza giuridica, economica o politica sull’azienda stessa. I contratti di credito delle banche contengono in tal senso diverse clausole che meritano di essere visionate da parte dell’azienda. Possiamo quindi concludere che attraverso la concessione di un credito, la banca e l’azienda divengono partner commerciali con obiettivi comuni, il cui raggiungimento comporta vantaggi finanziari per entrambe le parti.


Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino

prossime GIORNATE DI CONSULENZA PAESE LUGANO, SETTEMBRE 2011 • Francia - 14 settembre 2011 • GCC - 26 settembre 2011 • Polonia - 28 settembre 2011 Nel corso delle giornate di consulenza proposte alle aziende, avrete l’occasione di fissare un incontro individuale con i consulenti dell’Osec e con gli specialisti provenienti direttamente dal paese di riferimento. Le aziende intenzionate ad espandere le loro attività nei mercati sopra citati o che hanno esigenze concrete non esitino a mettersi in contatto con l’Osec e a fissare un appuntamento con i suoi esperti!

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Gli accordi di libero scambio AELS-Colombia e AELSPerù sono in vigore dal 1° luglio 2011

Gli accordi di libero scambio conclusi dagli Stati membri dell’AELS con la Colombia e con il Perù sono entrati in vigore il 1° luglio 2011 tra la Svizzera ed entrambi i Paesi sudamericani. Secondo quanto comunicato dal Dipartimento federale dell’economia, i contenuti dei due accordi sono simili. Entrambi contengono ampie disposizioni su commercio di merci, investimenti, tutela della proprietà intellettuale, concorrenza e cooperazione economica. La convenzione stipulata con la Colombia regola anche il commercio di servizi, ambito che sarà oggetto di negoziati con il Perù entro un anno al massimo dall’entrata in vigore dell’accordo di libero scambio. Grazie a queste convenzioni, la maggioranza dei beni industriali svizzeri accedono ai mercati colombiano e peruviano in franchigia doganale. Sono stati soppressi o ridotti anche i dazi sui prodotti agricoli trasformati di origine svizzera. Inoltre, la Svizzera ha stipulato accordi bilaterali sia con il Perù, sia con la Colombia, che prevedono concessioni doganali per determinati prodotti agricoli di base (formaggio e carne secca). Comunicato stampa del Dipartimento federale dell’economia: “Entrata in vigore degli accordi di libero scambio con la Colombia e il Perù” www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=39508

Svizzera/UE: accordo sulla protezione delle denominazioni d’origine di prodotti agricoli

Il 17 maggio 2011, la Svizzera e l’UE hanno firmato un accordo bilaterale volto a riconoscere reciprocamente le denominazioni d’origine controllata e le indicazioni geografiche protette dei prodotti agricoli e alimentari. Una ventina di prodotti svizzeri rinomati e apprezzati anche all’estero saranno presto riconosciuti e protetti nell’UE, il cui mercato conta 500 milioni di consumatori. Le derrate tutelate

comprendono la carne secca dei Grigioni, i formaggi Gruyère, la raclette vallesana e lo Sbrinz. Altri potrebbero seguire, come per esempio l’Emmentaler svizzero. Viceversa, la convenzione protegge oltre 800 prodotti agricoli della zona UE. Secondo quanto comunicato dal Dipartimento federale dell’economia, l’accordo deve ancora essere ratificato dal Parlamento europeo; è invece già stato approvato dal Consiglio federale nel mese di gennaio 2011. Comunicato stampa del Dipartimento federale dell’economia (DFE): “Il consigliere federale Schneider-Ammann firma un accordo bilaterale relativo alla protezione delle indicazioni geografiche dei prodotti agricoli” www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=39199

UE: nuove regole per l’etichettatura di tessili

A metà maggio, il Parlamento europeo ha approvato l’introduzione di nuove regole per l’etichettatura di prodotti tessili. Le novità previste sono le seguenti: • l’impiego di parti di origine animale dovrà essere indicato sull’etichetta, in particolare l’uso di pellicce e pellame; • l’introduzione prevista, ma non ancora decisa, di denominazioni d’origine (per esempio, con etichette “made in”) per prodotti tessili provenienti da paesi terzi (non membri dell’UE). La Commissione europea è stata incaricata di effettuare uno studio sulla fattibilità di un tale sistema di etichettatura d’origine; • occorrerà anche valutare l’introduzione di requisiti d’etichettatura validi per l’intera UE, con l’indicazione della taglia, di sostanze potenzialmente allergeniche e dei requisiti per la cura dei capi. Inoltre, si intende favorire l’impiego di nuove tecnologie, che permettono un’etichettatura semplice ed efficiente (per esempio, micro-chip o RFID); • infine, le nuove regole dovrebbero permettere un’introduzione veloce di nuove fibre e di altri prodotti innovativi sul mercato.

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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino

Comunicato stampa del Parlamento europeo: “Etichettature tessili: nuove regole per pellicce e pellame a tutela dei consumatori” http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP// TEXT+IM-PRESS+20110510IPR19126+0+DOC+XML+V0//IT Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 18 maggio 2010 sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle denominazioni tessili e all’etichettatura dei prodotti tessili (COM(2009)0031 – C6-0048/2009 – 2009/0006(COD)) http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?pubRef=-//EP// TEXT+TA+P7-TA-2010-0168+0+DOC+XML+V0//IT

Arabia Saudita: nuove disposizioni per l’impiego di manodopera straniera

L’Arabia Saudita ha approvato ulteriori misure volte a ridurre l’alta quota di manodopera straniera nel Paese, che attualmente si attesta al 70% della popolazione attiva. Le imprese saranno ora suddivise nelle seguenti tre categorie sulla base della loro disponibilità ad assumere cittadini sauditi: • categoria verde: vi appartengono le aziende che rispettano la quota minima di occupazione di cittadini sauditi; • categoria gialla: raggruppa le imprese che impiegano sempre più cittadini sauditi e fanno progressi per rispettare la quota minima di occupazione; • categoria rossa: vi sono relegate le società che non si sforzano di raggiungere la quota minima. Inoltre, le seguenti nuove disposizioni saranno applicate per determinare quali imprese potranno prorogare il permesso di lavoro dei dipendenti stranieri già attivi da sei anni in Arabia Saudita: • le imprese della categoria verde possono attendersi, in linea di massima, un esito positivo alla richiesta di proroga; • alle aziende che rientrano nella categoria gialla sarà negato il rinnovo dei permessi di lavoro per i dipendenti stranieri al termine dei sei anni trascorsi nel Paese; • le società della categoria rossa non potranno prolungare i permessi dei collaboratori stranieri, anche se il soggiorno è inferiore ai sei anni. Queste disposizioni entrano in vigore nel mese di settembre 2011. ArabianBusiness.com: “Saudi Arabia clarifies new rules over expat jobs” www.arabianbusiness.com/saudi-arabia-clarifies-new-rulesover-expat-jobs-402970.html

India: 1’000 miliardi per ampliare l’infrastruttura

La già forte crescita economica dell’India potrebbe essere incrementata annualmente di 1-2% punti percentuali del PIL se il Paese disponesse di una migliore infrastruttura. Si intende porvi rimedio il più presto possibile: l’India investirà 1’000 miliardi entro il 2017 per ampliarla. L’approvvigionamento energetico ha la massima priorità. Saranno costruite nuove centrali a carbone e a gas, estese le reti di distribuzione elettrica e di trasmissione, trovate nuovi fonti di petrolio e di gas e sviluppate le energie rinnovabili. Altre azioni prioritarie comprendono l’ampliamento della rete stradale (20 chilometri al giorno), delle telecomunicazioni (rete nazionale mobile e a banda larga), della ferrovia (in un primo tempo, del trasporto pubblico locale a Bangalore, Calcutta, Chennai e Nuova Delhi) nonché degli aeroporti e dei porti marittimi. Government of India: “Infrastructure – Building for Growth” www.infrastructure.gov.in/

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Bizindia News: “India Sets Ambitious 10% Annual Growth Rate For 2012 -2017 With $1 Trillion for Infrastructure!” www.bizindia.net/news/News.asp?newsID=421&catID=58 Bizindia News: “Private Firms to Invest Half of US $1 Trillion in Building India’s Infrastructure in 2012-17” www.bizindia.net/news/News.asp?newsID=488&catID=58

Vietnam: notevole aumento degli scioperi

Gli scioperi sono aumentati in modo importante in Vietnam: hanno raggiunto quota 220 nei primi tre mesi del 2011, superando già gli scioperi complessivi dell’anno scorso (4 in più). Il motivo più frequente per le agitazioni sono le rivendicazioni salariali, solitamente in seguito alla continua crescita dell’inflazione: è aumentata del 12% dall’inizio del 2011 e del 17,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Si tratta del quarto più alto tasso d’inflazione a livello mondiale, superato solo da Venezuela, Mozambico e Angola. Vietnam aujourd’hui: “Vietnam strikes rising as inflation soars” http://blog.vietnam-aujourdhui.info/post/2011/05/23/Vietnamstrikes-rising-as-inflation-soars

Indonesia: nuovo terminale al porto di Jakarta

Un nuovo terminale (“North Kalibaru”) sarà costruito per alleviare il congestionamento del porto di Jakarta. Il governo indonesiano stima i relativi costi in 1 miliardo di dollari. Si procederà alla prequalificazione ancora nel mese corrente al fine di poter avviare i lavori di costruzione entro la fine dell’anno. Indonesia Infrastructure Initiative: “Concession Period 35 Years, Kalibaru Port Tenders Designed to Run in One Go” www.indii.co.id/news_daily_detail.php?id=187 Indonesia Infrastructure Initiative: “Kalibaru Port Open for Foreign Investors” http://emu.co.id/news_daily_detail.php?id=92

La Cina potrebbe aumentare i contributi di previdenza sociale per gli stranieri

Nel quadro dell’entrata in vigore della nuova legge sulle assicurazioni sociali, Pechino sta valutando la possibilità di aumentare i contributi di previdenza prelevati ai dipendenti stranieri. Sarebbero soprattutto i redditi alti a dover versare una nuova tassa. Secondo quanto riportato dalla stampa, i dirigenti stranieri sborserebbero 100 dollari in più ogni mese, mentre i datori di lavoro dovrebbero versare ben 300 dollari al mese per ogni dipendente proveniente dall’estero. Wall Street Journal: “China Considers New Tax on Foreigners” http://online.wsj.com/article/SB1000142405270230456310 4576357250866060010.html Blickpunkt Asia Pacific: “Das neue Sozialversicherungsgesetz der VR China” www.dapg.de/Content/news/2011-05_villing_sozialversicherung_china.html

Giappone: sostegno finanziario per i subfornitori dell’industria automobilistica

Il Giappone intende introdurre un fondo di sostegno per i subfornitori automobilistici, che hanno subito pesanti perdite economiche a causa del catastrofico terremoto. Il fondo sarà dotato di 617 milioni di dollari e messo a disposizione della banca giapponese di sviluppo. L’associazione dei


subfornitori automobilistici sarà incaricata della distribuzione dei capitali. Yahoo News: “Japan to finance quake-hit car parts makers” http://news.yahoo.com/s/afp/20110530/bs_afp/japandisasteraccidentnuclearautobanking AFP: “Japan plant Rettungsfonds für Autozulieferer” www.google.com/hostednews/afp/article/ALeqM5iygT5nJ_UZjf LbxkklkEI21nVtkw?docId=CNG.8633b678fee62dab4a28611 607a24b25.241

Giappone: solo pannelli solari sui nuovi edifici

In seguito a Fukushima, il Giappone intende ricorrere maggiormente alle energie rinnovabili, soprattutto al solare. Secondo i progetti annunciati recentemente dal governo giapponese, tutti i nuovi edifici dovranno essere dotati di celle fotovoltaiche. Le autorità hanno dichiarato ripetutamente di voler ancora impiegare l’energia nucleare, ma in futuro, intendono promuovere le fonti di energia alternativa. L’energia solare sarà privilegiata. Infatti, l’obbligo di dotare ogni nuovo edificio di pannelli solari sarà sancito nella legge, come prevede il “Sunrise Plan” di prossimo lancio. L’obiettivo ambizioso è di ricorrere alle celle fotovoltaiche nei nuovi immobili entro il 2030. Inoltre, si valuta la possibilità di coprire con pannelli solari il terreno intorno a Fukushima, che risulta ormai contaminato e non può essere usato per altri scopi. T-Online Wirtschaft: “Japan will Solarpflicht einführen” http://wirtschaft.t-online.de/japan-solarzellen-auf-allen-neubauten/id_46688726/index

Sudafrica: ampliamento dell’approvvigionamento idrico

Nei prossimi anni, il Sudafrica investirà 1,4 miliardi di dollari per costruire e ampliare le dighe di sbarramento e i sistemi di distribuzione dell’acqua. Cinque progetti rilevanti sono in fase di progettazione o di realizzazione. Engineering News: “Govt to spend R14,2bn on dams, water pipes” www.engineeringnews.co.za/article/govt-to-spent-r142bn-ondams-water-pipes-2011-05-20 Olifants River Water Resource Project in Limpopo (Phase 2) www.aurecongroup.com/en/Projects/Water/Olifants-RiverWater-Resources-Development-Project-Phase-2.aspx The De Hoop Dam www.dhcw.co.za/ Clanwilliam Dam safe: water affairs ht tp: //new s . z a.msn.co m /a r ticle.a spx?cp - do cum en tid=156423445 Mokolo Crocodile River Augmentation Project www.tcta.co.za/mcwap.aspx Nandoni Water Treatment Works www.basf-cc.co.za/en/aboutus/references2/Southafrica2/Pages/NandoniWaterTreatmentWorksVenda.aspx

Sudafrica: nuove leggi sulle società e sulla protezione dei consumatori

Due nuove leggi sono entrate in vigore in Sudafrica: una sulle società (a inizio maggio) e l’altra sulla protezione dei consumatori (a fine marzo). Legge sulle società (Companies Act)

Ecco una panoramica delle principali novità: • registrazione societaria semplificata; • meno verifiche contabili/revisioni per le PMI; • più diritti per gli azionisti minoritari; • introduzione di un piano di “business rescue” (l’impresa in primis è responsabile dell’attuazione); • introduzione di un codice sulla gestione aziendale e sulle responsabilità della direzione; • disposizioni aggiornate sulle acquisizioni e sulle transazioni di rilievo; • nuove norme per tutelare l’integrità del capitale. Legge sulla protezione dei consumatori (Consumer Protection Law) La principale novità consiste in una maggiore responsabilità del produttore e/o dell’importatore se un prodotto dovesse essere difettoso e quindi fosse suscettibile di causare un danno al consumatore e/o all’ambiente. Swiss Business Hub South Africa: “South Africa – Legal Provisions” (Legge sulle società: pagine 6 a 8; Legge sulla protezione dei consumatori: pagine 11 e 12) www.exportblog.ch/sites/default/files/GB_1105_E_Ges-Bestimmungen-S%C3%BCdafrika.pdf Department of Trade and Industry: “Companies Regulations 2011” www.thedti.gov.za/news2011/companies_regulations_final.pdf DirmeikConsulting: “Introduction to the Changes in the Companies Act” www.dirmeik.co.za/blog/2011/05/03/companies-amendmentact-2011-%E2%80%93-changes-to-the-companies-act/ PricewaterhouseCoopers: “On 31 March 2011 the landscape of consumer protection in South Africa will change” www.pwc.com/za/en/assets/pdf/cpa_article.pdf

Quebec: l’infrastruttura dell’estremo nord sarà ampliata

La provincia canadese del Quebec progetta un vasto ampliamento infrastrutturale nelle regioni settentrionali scarsamente popolate, ma molto ricche di materie prime. 80 miliardi di dollari saranno investiti fino al 2025 nell’ambito del cosiddetto “Plan Nord”. Un terzo dei fondi complessivi, ossia 25 miliardi, saranno impiegati nella prima fase (fino al 2016) per sviluppare la tecnica energetica. Le forze idriche saranno potenziate di 3’000 megawatt, la produzione di energia eolica sarà ampliata di 200 MW e si ricorrerà anche ad altre fonti di energia rinnovabile (200 MW). Un’altra priorità del “Plan Nord” è l’attività mineraria: undici progetti per complessivamente 9 miliardi saranno lanciati nei prossimi anni. Nichel, cobalto, platino, zinco, ferro, oro, uranio, diamanti e, infine, i metalli delle terre rare molto richiesti dall’industria hightech, abbondano nel nord del Quebec. Per sfruttare questo alto potenziale, occorrono nuove mine e impianti moderni per l’attività mineraria, ma anche un’infrastruttura di trasporto che copra il territorio settentrionale e lo colleghi al resto del paese. La prima fase (fino al 2016) prevede la realizzazione dei seguenti progetti: • estendere la rete autostradale e/o ferroviaria, da nodi importanti o da costruire al nord, verso le metropoli del sud; • risanare e modernizzare i 46 aeroporti esistenti; • costruire un porto in acque profonde. Importanti investimenti sono previsti anche nel settore delle telecomunicazioni, nell’infrastruttura turistica e nella protezione ambientale (foreste, fauna e biodiversità). Plan Nord – un plan pour le Québec http://plannord.gouv.qc.ca/

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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino

Il Messico investe miliardi nell’approvvigionamento idrico

Il Messico intende modernizzare e ampliare il settore idrico entro il 2030, allacciando alla canalizzazione e fornendo acqua potabile a tutte le economie domestiche del Paese. Il governo stima gli investimenti necessari per realizzare la “Agenda del Agua 2030” in 86 miliardi di dollari. I singoli progetti non sono ancora stati definiti. La “Comisión Nacional del Agua” (Conagua) ha tuttavia stimato che senza ampliare e risanare il sistema idrico, le esigenze di una popolazione e di un’economia in crescita creerebbero un’insufficienza idrica di almeno 23 milioni di metri cubi d’acqua entro il 2030. Il “worst case scenario” potrà essere prevenuto all’82% grazie a risparmi nel consumo idrico, da conseguire mediante interventi tecnici nelle industrie, ottimizzando le reti di distribuzione e impiegando sistemi d’irrigazione efficienti nell’agricoltura. I rimanenti 18% dovranno essere garantiti ampliando l’infrastruttura d’approvvigionamento idrico. Inoltre, si intende costruire ulteriori impianti di trattamento delle acque volti a depurare il 60% delle acque reflue entro il 2030 (la percentuale è ora del 50%). Attualmente, il 90% delle economie domestiche è provvista di acqua potabile e allacciata alla canalizzazione: entro il 2030, la copertura dovrà essere totale. Roedl Business News: “Investitionsbedarf im mexikanischen Wassersektor” www.roedl-business-news.com/2011/05/31511/ Agenda del Agua 2030 www.conagua.gob.mx/CONAGUA07/Temas/AgendadelAgua2030.pdf

Tre rami d’esportazione sono le forze trainanti della bilancia commerciale svizzera

Da quasi vent’anni, la Svizzera evidenzia regolarmente un saldo positivo nello scambio transfrontaliero di merci. Come si evince da un rapporto approfondito dell’Amministrazione federale delle dogane, questa eccedenza è generata da soli tre rami. La storia del successo svizzero è iniziata nei primi anni 90 quando le esportazioni svizzere hanno sorpassato le importazioni dall’estero, lasciandole poi progressivamente alle spalle. Fino al nuovo secolo, l’eccedenza della bilancia commerciale è rimasta modesta. In seguito, ha fatto balzi da giganti, superando il valore di 10 miliardi di franchi nel 2006 e raggiungendo i 15 miliardi già nel 2007, per progredire fino a quasi 20 miliardi nel 2008. Questo livello è stato mantenuto negli ultimi due anni sebbene le condizioni quadro economiche non fossero certo favorevoli. È interessante constatare che il successo dell’export svizzero è dovuto in stragrande maggioranza a tre rami: • chimica e farmaceutica; • strumenti di precisione, orologi e gioielli; • macchinari ed elettronica. A loro soli, hanno determinato l’eccedenza commerciale. In altre parole, le esportazioni superano le importazioni solo in questi tre rami. La parte del leone va all’industria chimica e farmaceutica, che l’anno scorso vantava un saldo positivo di 38,1 miliardi di franchi. L’orologiero (con gli strumenti di precisione e i gioielli) ha generato un valore positivo di 18,4 miliardi, mentre l’industria dei macchinari e dell’elettronica ha raggiunto i 5,0 miliardi. In tutti gli altri rami e gruppi di merci, le importazioni superano le vendite all’estero, soprattutto per quanto riguarda i veicoli (saldo: - 12,6 miliardi di franchi) e le fonti d’energia (-7,7 miliardi). Comunicato stampa dell’Amministrazione federale delle dogane: “Bilancia commerciale: a 3 gruppi il totale del surplus” www.news.admin.ch/message/?lang=it&msg-id=39174

34   Ticino Business

OCSE: le riforme economiche strutturali acquisiscono sempre più importanza

Molti paesi faticano a riprendersi dopo la crisi finanziaria ed economica. Le riforme strutturali dovrebbero contribuire a stabilizzare l’economia mondiale. L’OCSE fornisce ai suoi Stati membri suggerimenti volti a raggiungere questo obiettivo. In uno studio pubblicato recentemente e intitolato “Economic Policy Reforms: Going for Growth 2011”, l’OCSE identifica cinque priorità per ogni Paese membro. Tiene anche conto dei non membri Brasile, Russia, India, Indonesia, Cina e Sudafrica, i cosiddetti Stati BRIICS, poiché sono diventati forze trainanti dell’economia mondiale. Gli Stati membri più benestanti, soprattutto in Europa occidentale, dovrebbero ottimizzare il tasso di occupazione, adottando, per esempio, “sgravi fiscali in ambito lavorativo”. Ulteriori riforme dei mercati dei beni (deregolamentazioni) potrebbero contribuire a una ripresa economica duratura. I Paesi membri agiati dell’Asia dovrebbero aumentare la produttività del lavoro. Anche le strutture fiscali, il settore pubblico e il quadro legislativo per gli investimenti esteri andrebbero rivisti. Le nazioni meno benestanti (tra cui Cile, Estonia, Israele e Slovenia, Stati che hanno aderito all’OCSE nel 2010) e i Paesi emergenti BRIICS dovrebbero migliorare il quadro legislativo, il sistema educativo, le disposizioni giuridiche e la governance. Si suggerisce anche di regolamentare il mercato dei beni in modo più liberale e di adottare riforme volte a incrementare la produttività. Inoltre, la lotta alla corruzione, che dilaga in alcuni paesi, dovrà essere rafforzata. In generale, l’OCSE consiglia di lanciare riforme che possano generare una rapida crescita dei redditi e dell’occupazione. Citiamo a titolo d’esempio: • abbattere le barriere alla concorrenza (soprattutto nel commercio al dettaglio e nelle libere professioni) e alleggerire l’onere amministrativo che grava sulle imprese nei rapporti con l’amministrazione pubblica; • le riforme strutturali volte a favorire la crescita servono anche a compensare gli squilibri delle partite correnti, per esempio: • lo sviluppo di sistemi di sicurezza sociale in Cina e in altre grandi economie asiatiche riduce i risparmi per la previdenza, liberando altri capitali e causando una diminuzione delle eccedenze (troppo alte in alcune nazioni) della bilancia commerciale; • le riforme delle pensioni per alzare l’età pensionabile portano a un aumento generale del reddito, riducono i risparmi e le eccedenze della bilancia commerciale, anche se contribuiscono a incrementare ulteriormente i disavanzi delle partite correnti; • le riforme dei mercati dei beni (soprattutto nel commercio al dettaglio e nelle libere professioni) incentivano le spese d’investimento. OCSE: “Economic Policy Reforms: Going for Growth 2011” www.oecd.org /document /15/0,3746,en_2649_37443 _47448207_1_1_1_37443,00.html

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Commercio estero di Monica Zurfluh, Responsabile Osec Ticino, e Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

La Cc-Ti e l’Osec nell’era dei social network e dei social media C’era una volta il sito istituzionale, quale biglietto da visita dell’azienda, vetrina dei propri prodotti e principale veicolo di comunicazione. Poi però nacquero i social network e i social media… e il modo d’apprendimento, di lettura e di condivisione delle informazioni e dei contenuti cambiò

Monica Zurfluh

Marco Passalia

Iniziamo questo articolo con una breve distinzione: un social network è una rete di persone, è uno strumento volto a connettere gli individui, mentre un social media serve a collegare i contenuti. Ad oggi, la più grande rete sociale è Facebook, con oltre 600 milioni di utenti registrati in tutto il mondo. Facebook non è tuttavia la più diffusa ovunque: infatti, gli utenti cinesi le preferiscono Qq, i russi VKontakte, i brasiliani Orkut, come lo illustra la “Mappa mondiale dei Social Network”, realizzata da Vincenzo Cosenza, profondo conoscitore del web e fondatore del primo Osservatorio Facebook italiano.

Fonte: www.vincos.it

Fatta questa premessa, va detto che un social network può trasformarsi in social media: oggigiorno, informare i propri clienti, partner e utenti non è più sufficiente, vi è ora la necessità di diffondere loro le notizie rapidamente e di “dialogare”, di condividere dei temi, di interagire con loro. Sempre più aziende e istituzioni hanno integrato il proprio sito istituzionale con i social media, aprendo un profilo in un social network. Ecco quindi che la mappa sottostante è utile per capire quale network utilizzare per raggiungere gli utenti desiderati. Oltre ad aprire un proprio profilo nel social network ritenuto più opportuno per raggiungere i propri obiettivi, è possibile attivare opzioni di condivisione dal proprio sito web alla rete sociale utilizzata dall’utente visitatore (ad esempio Facebook utilizza il bottone “Condividi” ) e interagire direttamente con quest’ultimo (sempre per Facebook con “Mi piace” e “Invia” ). Questo consente una trasmissione rapida e capillare delle informazioni sia all’interno della propria cerchia di contatti sia all’esterno (diffusione ramificata). La Cc-Ti e l’Osec hanno un profilo su Facebook, dove è possibile trovare notizie, immagini, video. Curiamo però anche una pagina informativa su Twitter. Per chi ancora non conoscesse questo social media, Twitter è la piattaforma prediletta per

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Commercio estero di Monica Zurfluh, Responsabile Osec Ticino, e Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

la cronaca rapida e succinta: le informazioni devono essere infatti riassunte in 140 caratteri e possono essere diffuse ma anche inoltrate (per i testi scritti da terzi si parla di “retweet”) altrettanto velocemente e fluidamente alla propria cerchia di utenti (“follower”). È attraverso questi strumenti che intendiamo promuovere e coordinare per l’intero cantone Ticino e per coloro che ci seguono dai Grigioni di lingua italiana tutte le attività informative e formative che ruotano attorno all’ambito del commercio internazionale. A livello formativo la Cc-Ti e l’Osec organizzano congiuntamente corsi e seminari che rispecchiano le più attuali esigenze delle aziende esportatrici. Inutile dire che l’offerta spazia a 360° su tutte le tematiche export più rilevanti e legate alle attività pratiche di chi opera quotidianamente nel commercio con l’estero. Una lista dei corsi svolti e regolarmente proposti è consultabile sui rispettivi siti web, ma le novità vengono diffuse in primis tramite i social media sopra indicati. A livello informativo, invece, le nostre due istituzioni forniscono le informazioni più stimolanti relative ai Paesi potenzialmente interessanti per le aziende ticinesi e del Grigioni italiano, alle formalità d’esportazione abitualmente richieste all’estero e, più in generale, relative alle spedizioni ed all’internazionalizzazione (ricerca di partner commerciali e di nuovi sbocchi, ecc.). Infatti, vengono organizzati sistematicamente eventi di approfondimento, vengono redatti articoli specialistici, vengono inviate newsletter ed e-mail tematiche ed è regolarmente pianificata un’attività di consulenza mirata su tutte le questioni concernenti il commercio con l’estero. Nell’era della globalizzazione e del digitale, la diffusione dell’informazione da parte dell’Osec e della Cc-Ti vuole essere il più possibile istantanea, ma anche diretta e coinvolgente. Seguiteci quindi su queste piattaforme per essere aggiornati in tempo reale. Infine, ma non meno importante, tra i social network professio-

nali un posto di primo piano spetta anche a Xing e LinkedIn: a differenza di Facebook, queste due reti sociali non sono costruite sugli amici e sulle conoscenze reciproche, bensì sui contatti professionali. Esse consentono ai loro utenti non solo di trovare lavoro, ma soprattutto di ricercare nuovi contatti o business partner per collaborazioni professionali e di riscoprire contatti stabiliti in precedenza e successivamente perduti. Quali aspetti differenziano Xing e LinkedIn? Xing è nata in Europa ed è particolarmente forte in Germania, mentre LinkedIn, che in Nordamerica ha raggiunto un livello di diffusione capillare (il 44% dei suoi 100 milioni di utenti è ubicato negli USA, mentre in Canada il numero di aderenti è pari a 3,6 milioni) si sta rapidamente espandendo nel resto del mondo, e soprattutto in Europa, India, Brasile, Australia e Messico. LinkedIn, in particolare, è integrabile con Twitter ed è sempre più considerato per la diffusione delle informazioni. I sottoscritti dispongono di un account LinkedIn: vi invitiamo a far parte della nostra cerchia professionale, per farci conoscere le vostre qualifiche, per ampliare la vostra (ma anche la nostra!) rete di partner e per essere regolarmente informati sulle attività delle nostre istituzioni e sulle novità in merito ai temi che ci sforziamo continuamente di difendere e promuovere. Le coordinate per seguirci: Facebook www.facebook.com/pages/Camera-di-commercio-CantoneTicino/160431573970569 www.osec.ch/facebook Twitter www.twitter.com/cc_ti www.osec.ch/twitter LinkedIn http://ch.linkedin.com/pub/monica-zurfluh/22/984/641 http://ch.linkedin.com/pub/marco-passalia/2b/691/7b0

Avvio della certificazione AEO (operatore economico autorizzato)

Il mandato di spedizione in formato elettronico: SPEDLOGSWISS DATACENTER

Nel sito web www.aeo.admin.ch sono disponibili il questionario per l’autovalutazione e la domanda per la qualifica di AEO.

Nell’ambito delle spedizioni di merci, il rapporto contrattuale tra l’azienda e lo spedizioniere viene regolato attraverso il mandato di spedizione. DATACENTER è la nuova piattaforma elettronica che permette lo scambio elettronico di dati relativi al mandato di spedizione tra lo spedizioniere e l’azienda. Naturalmente, i vantaggi in termini di tempo e di costi sono molteplici: i dati concernenti il mandato di spedizione vengono inviati elettronicamente; non è più necessario un rilevamento manuale dei dati di spedizione nel proprio sistema; il mandante (azienda) è registrato nel sistema; non da ultimo, il mandante riceve comunicazioni sullo stato della merce (per es. Track&Trace, ecc.).

Cos’è la certificazione AEO?

La qualifica di operatore economico autorizzato (Authorised Economic Operator, ovvero AEO) viene rilasciata alle persone giuridiche ritenute affidabili in materia di sicurezza nella catena internazionale di fornitura. Gli operatori economici autorizzati beneficiano di agevolazioni nell’ambito dei controlli rilevanti per la sicurezza. Questa qualifica è riconosciuta dagli Stati con i quali la Svizzera ha concluso un rispettivo accordo (al momento con l’UE e prossimamente con la Norvegia).

Domanda e questionario

La domanda ufficiale, compilata e firmata a mano, deve essere inviata al seguente indirizzo: Direzione generale delle dogane, Sezione Esercizio - AEO, Monbijoustrasse 40, 3003 Berna. Alla domanda occorre allegare il questionario debitamente compilato e la rispettiva documentazione. In mancanza di quest’ultima la domanda non può essere accettata. Fonte: www.dogana.ch

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Per ulteriori informazioni è consigliabile visitare il sito web www.spedlogswiss.ch


Fiere internazionali

Plastindia 2012 New Delhi, 1 - 6 febbraio 2012

In India, l’utilizzo delle materie plastiche e del caucciù è in costante aumento. Secondo quanto riportato dagli organizzatori della fiera, si stima che il settore della trasformazione delle materie plastiche crescerà da 69’000 a 150’000 macchine entro l’anno 2020. La relativa industria cresce annualmente al ritmo del 12% e si stima che possa raggiungere 12,5 MMT, trasformando l’India nel terzo consumatore di plastica a livello mondiale entro il 2012. A lei sola, la domanda di plastica per l’irrigazione oltrepasserà 2,5 milioni di tonnellate entro il 2015. L’industria automobilistica aumenta del 18% ogni anno e di conseguenza, cresce anche il fabbisogno di plastica. Il Paese ha soprattutto una forte necessità di soluzioni tecnologiche nonché di macchine e apparecchiature all’avanguardia. Plastindia si svolge ogni tre anni e si tiene quindi per l’ottava volta nel 2012. All’edizione 2009, 1’518 espositori (2006: 1’288) provenienti da 35 paesi (2006: 30) hanno partecipato, su una superficie lorda di 77’600 m2 (2006: 65’500). L’Osec vi allestirà lo SWISS Pavilion in collaborazione con Swissmem, l’Associazione svizzera delle materie plastiche e lo Swiss Business Hub India. Informazioni generali sulla fiera: www.plastindia.org Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/fiere > Fiere all’estero > PLASTIndia 2012

ISM Colonia, 29 gennaio - 1 febbraio 2012

Da oltre 40 anni, l’ISM rappresenta la maggior fiera annuale a livello internazionale per i confettieri esportatori di cacao, cioccolata e prodotti affini, pasticceria, panetteria fine, dolciumi, gelati e materie prime. È quindi la piattaforma ideale per scoprire e svelare le ultime tendenze, i nuovi prodotti e la loro evoluzione futura. La diversità del mercato mondiale si riflette nell’ampia offerta proposta all’ISM: è qui che s’incontrano i principali gruppi target dell’industria della confetteria. Le PMI e i leader sul mercato vi allacciano contatti essenziali a livello internazionale, onde poter rispondere a ogni minimo desiderio dei consumatori di domani con le loro idee, creazioni e concetti innovativi. Nel 2011, il salone ha accolto 1’494 espositori (+5% rispetto al 2010) provenienti da 64 paesi, di cui l’82% dall’estero, su una superficie lorda di 105’000 m². I professionisti giunti a Colonia da 150 paesi erano 32’300, di cui oltre il 65% è responsabile degli acquisti dell’impresa che rappresenta e un ulteriore 20% è incaricato di consigliare le aziende sulle forniture. I gruppi target del salone comprendono grandi distributori e le loro succursali regionali, cooperative, cash and carry, supermercati, discount, self-service, rifornitori di stazioni di benzina, grossisti di prodotti dietetici, drogherie, pasticcerie e panettieri. Come ogni anno, l’Osec collabora con Chocosuisse e Biscosuisse per allestire lo SWISS Pavilion a questa impor-

SWISS Pavilion: il padiglione ufficiale svizzero

tante fiera. Esso sarà nuovamente ubicato nella posizione privilegiata della hall 4.2, tra i padiglioni nazionali di Belgio e Gran Bretagna. Informazioni generali sulla fiera: www.ism-cologne.de Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/fiere > Fiere all’estero > ISM 2012 Vi segnaliamo inoltre il seguente evento che riteniamo d’interesse anche per le aziende esportatrici ticinesi:

Go4Cleantech alla fiera Umwelt 11 Zurigo (Kongresshaus), 7 e 8 settembre 2011

Il programma dell’evento internazionale B2B “Go4Cleantech”, organizzato da Euresearch e Cleantech Switzerland, prevede un evento export sulle opportunità d’affari in Cina, America del Nord e altri mercati cleantech, workshop, incontri B2B nonché visite presso impianti di compostaggio/ biogas, di trattamento delle acque reflue e di riciclaggio. Gli incontri B2B di matchmaking sono organizzati dall’Osec secondo le esigenze individuali delle aziende esportatrici. Si svolgeranno dalle ore 13.30 alle 17.30 del 7 settembre 2011 e sono rivolti alle imprese attive nei seguenti ambiti: acqua e trattamento delle acque reflue; smaltimento dei rifiuti e riciclaggio; bonifica del suolo e di siti contaminati; trattamento dell’inquinamento atmosferico; tecnologie di misurazione, controllo e laboratorio; tecnologie industriali; prevenzione dei rischi naturali e cambiamenti climatici; gestione dell’ambiente e servizi di consulenza. Informazioni generali sull’evento: www.exportblog.ch/it /event /go4cleantech-alla-fieraumwelt-11 Sito internet dell’evento con programma dettagliato e modalità d’iscrizione: www.b2match.eu/go4cleantech

Informazioni sugli “Swiss Pavilion”: www.osec.ch/FIERE

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La successione nel privato e in azienda

Il tema è uno di quelli alquanto sensibili da affrontare perché pone l’imprenditore di fronte scelte difficili e di fondamentale importanza per il futuro della sua azienda. L’argomento andrebbe invece sviluppato come una naturale evoluzione della vita di un’azienda, vita che anche dal punto di vista giuridico è prevista superare quella dei propri fondatori. La successione ha risvolti affettivi, civilistici, contrattuali e fiscali molto importanti che devono poter essere vagliati con la necessaria attenzione e sensibilità. Proprio per questo deve essere pianificata per tempo e con serenità, nell’interesse di tutte le parti coinvolte (quelle che in gergo economico vengono chiamate “stakeholders” come ad esempio i dipendenti, i fornitori o i clienti per citare solo i più vicini all’attività). Una successione armoniosa necessita un’analisi approfondita della situazione famigliare (esame della struttura e del numero degli eredi), della situazione patrimoniale (beni immobili, beni liquidi, partecipazioni societarie) e della situazione fiscale (usufrutti su beni immobili, donazioni, anticipi ereditari). Per l’azienda è poi fondamentale che il futuro assetto di comando sia pensato, impostato e preparato con sufficiente anticipo. Questa analisi permette una pianificazione equilibrata sia in termini di tempo che in termini di rapporti tra le parti; argomenti delicati come quelli della divisione ereditaria andrebbero chiariti con il titolare del patrimonio da trasmettere onde evitare improvvisazioni e contrasti dell’ultimo momento. Nelle successioni testamentarie questo non è sempre il caso. In Svizzera sono previste diverse forme di testamento. Ogni forma di testamento può però lasciare dubbi interpretativi che, in caso di successione litigiosa, possono portare a un esito ben diverso da quanto inteso dal testatore (colui che redige il testamento). Proprio per ridurre al minimo gli eventuali problemi interpretativi, una pianificazione successoria e un’eventuale

divisione ereditaria anticipata possono essere di grande aiuto. Non si deve però dimenticare che la divisione ereditaria anticipata (che avviene prima della scomparsa del titolare del patrimonio) può avere delle conseguenze di carattere fiscale estremamente importanti. Esse si possono presentare al momento dell’anticipo come pure al momento della divisione per la scomparsa del testatore. Anche in questo caso una corretta pianificazione può portare all’ottimizzazione del passaggio della sostanza da un individuo ai suoi eredi. Swissconsultants.ch, una rete di consulenti aziendali e fiscali, ha pubblicato un vademecum sul diritto successorio di sicuro interesse che potrà servire quale base di partenza per l’approfondimento della situazione successoria sia in ambito privato che aziendale. La pubblicazione è stata tradotta con la collaborazione di Sofipo SA (unico membro di Swissconsultants.ch in Ticino) ed è disponibile su richiesta all’indirizzo sofipo@sofipo.ch. I consulenti Sofipo saranno lieti di approfondire gli aspetti fiscali legati alla successione privata ed aziendale. SOFIPO SA Via S. Balestra 12 6901 Lugano Tel. +41 91 923 29 44 Fax +41 91 923 29 21 www.sofipo.ch

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Vincono la specializzazione e le nuove tecnologie informatiche, sistemi RFID compresi. L’azienda ticinese Royal Tag – Industrial Division ha ottenuto la certificazione Oeko-Tex ® Standard 100, un sistema di controllo e certificazione che riguarda tutto il mondo tessile. I transponder LF ed HF prodotti dall’azienda di Muzzano sono stati sottoposti a tutte le severe analisi che la certificazione richiede, superando i requisiti previsti per garantire la compatibilità del prodotto con il corpo umano. La prestigiosa etichetta Oeko-Tex® riguarda nello specifico i prodotti RTI-DL-L01/L02/H01/H02 di Royal Tag, già ampiamente utilizzati in tutto il mondo per il riconoscimento in radio frequenza dei capi nelle strutture di cura e degenza e nelle lavanderie industriali, grazie agli avanzati sistemi RFID installati presso i clienti dall’azienda del Canton Ticino. Questa tecnologia vanta infatti le più eccellenti performance per gli usuali standard di utilizzo e di resistenza dei capi ai trattamenti termici e meccanici tipici delle lavanderie moderne. Da sempre attenta alla qualità delle materie prime utilizzate e alle sue ricadute sulla nostra salute, per prima in Europa quindi la Royal Tag – Industrial Division ha ottenuto la certificazione più richiesta dai consumatori e dalle aziende. Essa esclude la presenza di sostanze nocive regolate o vietate per legge e mira a salvaguardare il benessere della persona in quanto tale, prevenendo anche possibili fattori di rischio. L’ottenimento della certificazione Oeko-Tex ® Standard 100 è dunque per Royal Tag-Industrial Division, azienda di riferimento nei sistemi di identificazione dei capi di vestiario, un orgoglioso passaporto internazionale di buona condotta e di buona pratica imprenditoriale, un valore aggiunto ben “spendibile” da ogni struttura cliente di Royal Tag in termini di sicurezza e di servizio a beneficio degli utilizzatori finali: un pregio in più che non mancherà di interessare gli addetti ai lavori di tutto il mondo. Royal Tag SA Via Industria 1, 6933 Muzzano Tel. +41 91 610 20 80 www.royal-tag.com


Vita dei Soci

CORSI PROPOSTI DALLA FPCE – FORMAZIONE PROFESSIONALE CONTINUA NEL RAMO ELETTRICO

La FPCE promuove, coordina e organizza la formazione professionale continua nel ramo elettrico, proponendo corsi ed esami professionali riconosciuti a livello federale nonché corsi e seminari di aggiornamento. Essa si rivolge ai professionisti attivi sul territorio ai diversi livelli (Operai, Quadri intermedi e Quadri superiori), offrendo percorsi formativi in grado di soddisfare le esigenze di formazione richieste dal mercato del lavoro. Dal 2004 certificati dal Servizio cantonale di certificazione per enti di formazione continua – eduQua.

• CORSI PILASTRO A – Corsi di preparazione agli esami professionali e professionali superiori Data corso: settembre 2011 Corso di 360 lezioni Costi: CHF 3’900.Luogo: FPCE Gordola Minimo 15 partecipanti Inizio corso: 13 settembre 2011 Corso di 490 lezioni Costi: CHF 5’000.Luogo: FPCE Gordola Minimo 15 partecipanti Data corso: settembre 2011 Corso di 560 lezioni Costi: CHF 5’500.Luogo: FPCE Gordola e SPAI Mendrisio Minimo 16 partecipanti Data corso: aprile 2012 Corso di 40 lezioni Costi: CHF 440.Luogo: FPCE Gordola Minimo 15 partecipanti

ELETTRICISTA CAPO SQUADRA CON DIPLOMA CANTONALE Formazione tecnica e pratica della gestione di un cantiere. Conoscere piani e schemi, offerte e rilievi. Prescrizioni nella pratica. Gestire al meglio il proprio lavoro e il personale affidato. Esami finali con diploma cantonale Requisiti minimi: montatore o disegnatore elettricista; titolo equivalente; NUOVO: dimostrare almeno tre anni di pratica nel ramo ELETTRICISTA CAPO PROGETTO CON ATTESTATO PROFESSIONALE FEDERALE Corso di preparazione all’esame professionale di Elettricista capo progetto con attestato APF Requisiti minimi: Consulente in sicurezza elettrica, controllore, controllorecapo montatore INSTALLATORE ELETTRICISTA DIPLOMATO Corso di preparazione all’esame professionale superiore di Installatore elettricista diplomato Requisiti minimi: Elettricista Capo Progetto; titolo equivalente CORSO DI PREPARAZIONE AI CORSI PROFESSIONALI Corso di introduzione ai corsi di Consulente in sicurezza elettrica e Telematico Capo Progetto Requisiti minimi: montatore o disegnatore elettricista; titolo equivalente. Possono iscriversi direttamente ai corsi professionali (consulente o telematico) coloro che sono in possesso della maturità professionale tecnica di fine apprendistato oppure del diploma cantonale di Elettricista Capo Squadra (non devono fare il corso di preparazione)

• CORSI PILASTRO B e C – Corsi teorici e pratici su materie e temi mirati / Formazioni lampo Date corso: 14-17-21-24 settembre 2011 Corso di 16 lezioni Costi: CHF 240.Luogo: FPCE Gordola Massimo 12 partecipanti Date corso: 1. Corso 20.09.2011 2. Corso 04.10.2011 Corso di ½ giornata 08:00 – 12:00 Costi: CHF 130.Luogo: FPCE Gordola Massimo 15 – max 20 partecipanti Date corso: 27 settembre 2011 Costi: CHF 600.Luogo: SPAI Mendrisio Massimo 15 – max 20 partecipanti

BUS 1 – laboratorio pratico nel campo degli impianti elettrici Formazione teorico pratica di sistemi domotici (sistemi bus) semplici per le installazioni elettriche Requisiti minimi: montatori elettricisti; progettisti; attestati di formazione nel ramo TERMOGRAFIA (in collaborazione con Chauvin Arnoux) Informazione e introduzione alla termografia, nell’ambito delle installazioni elettriche Requisiti minimi: montatori o disegnatori elettricisti; consulenti; elettricisti capo progetto; installatori; telematici, tecnici Relatore: Giubbini Arno, Chauvin Arnoux – termografo certificato liv 1 EN 473 Disegnare piani di installazione con il CAD Formazione teorico-pratica per eseguire un piano di impianto elettrico, programma TinLine. Requisiti minimi: conoscenze minime della piattaforma AutoCAD o simili

Formazione Professionale Continua nel ramo Elettrico Via St. Maria 27 – 6596 Gordola – Tel. +41 91 730 90 25 – Fax +41 91 730 90 26 – corsi@fpce.ch – www.fpce.ch   41


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È la pace il vero affare per tutti noi

Si deve e si può costruire per la pace. È anche vero che uno “ci deve credere e viverla ogni giorno a scuola, in famiglia, sul posto di lavoro e nella vita quotidiana”. Solo credendo nella pace, cioè nella possibilità di risolvere i conflitti che riscontriamo nella vita – sia di natura religiosa, politica, ambientale, economica o sociale –, in modo positivo e non violento si può sperare in un cambiamento della società, e di riflesso sull’economia, come anche su altri settori, e di vivere in una “civiltà di pace”. È quindi importante avere cultura e conoscenza, aprirsi al dialogo ed essere educati fin da piccoli al rispetto delle persone diverse da noi e dell’ambiente che ci circonda. La pace è infatti non solo l’assenza di guerra, ma la condivisione di reali obiettivi di convivenza nella prosperità e nella giustizia sociale e di rapportarsi al positivo. Per parlare di questo e di tanti altri temi di attualità, vi ricordiamo il 1° Forum internazionale dal titolo “Generazioni nel cuore della pace”, sostenuto anche dalla Città di Lugano, che si terrà da venerdì 30 settembre a domenica 2 ottobre 2011 presso il Palazzo dei Congressi di Lugano. Un importante appuntamento per Lugano che si rivelerà una piattaforma di dialogo, sensibilizzazione, solidarietà e di divulgazione della cultura della pace rivolta alla continuità. Si parlerà con illustri relatori di calibro internazionale – tra i quali anche ambasciatori UNESCO e UNICEF – di non violenza, di tolleranza, di salute, di ambiente e sviluppo sostenibile, di musica ed Internet come strumenti per avvicinarsi alla pace, di etica nello sport e dell’importanza di avere cultura in tutti in campi. L’evento è promosso dall’Associazione “Culture-Ti.Net”, con sede a Lugano, in collaborazione con la Fondazione Damiano

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Tamagni, la Scuola Tasis e altre associazioni e fondazioni. L’Associazione “Culture-Ti.Net” si impegna nella promozione della cultura della pace e del benessere della persona e dell’ambiente e si pone anche l’obiettivo di fare networking e creare opportunità di lavoro per i giovani. “Generazioni nel cuore della pace” è un forum rivolto a tutte le generazioni e si caratterizzerà da tavole rotonde, mostre, proiezioni di filmati culturali, tanta animazione e due importanti concerti di solidarietà serali. Infatti venerdì 30 settembre vi sarà il noto cantautore italiano Angelo Branduardi; invece sabato 1° ottobre si terrà come prima


La nostra offerta per le aziende:

assoluta in Ticino l’esibizione di quattro virtuosi di fama mondiale, i pianisti Cyprien Katsaris – artista UNESCO per la pace; Janis Vakarelis – insignito dal Presidente greco con l’Ordine della Fenice d’Oro per la sua devozione e il suo impegno verso la musica; e le sorelle Ferzan e Ferhan Onder – ambasciatrici UNICEF. Due grandi spettacoli da non perdere! I biglietti d’ingresso sono già disponibili in prevendita presso la MaffeisNetwork di Lugano chiamando il numero +41 91 922 95 18. Chi diventa socio dell’Associazione “Culture-Ti.Net” potrà usufruire degli sconti sui prezzi dei biglietti! Per maggiori informazioni vi invitiamo a consultare il sito Internet ufficiale dell’evento all’indirizzo: www.generazioninelcuoredellapace.ch I promotori saranno lieti di interagire con le aziende interessate e approfondire insieme collaborazioni per questo evento e per gli appuntamenti futuri.

• Presenza con logo su tutta la comunicazione dell’evento • Acquisto di uno spazio pubblicitario sull’opuscolo ufficiale del Forum, con la possibilità di realizzare un redazionale • Possibilità di distribuire materiale informativo o dei gadget a tutti i partecipanti del Forum • Possibilità di intervenire come relatore/i a una o più tavole rotonde • Possibilità di presentare un proprio progetto virtuoso o un’iniziativa promossa dalla vostra società in tema con gli argomenti trattati nelle tavole rotonde • Possibilità di avere uno spazio espositivo dedicato alla propria azienda (sul sito ufficiale della manifestazione potete scaricare il regolamento) • Acquisto di biglietti d’entrata ai concerti a prezzi scontati da poter offrire ai propri clienti o collaboratori • Acquisto di VIP pass per il concerto di solidarietà del 1° ottobre • Possibilità di fornire premi per il concorso, da noi organizzato, sul tema della pace e aperto a tutti i partecipanti • Altro da convenire con gli organizzatori

Per maggiori informazioni e per iscrizioni:

MaffeisNetwork SA Marketing and Communication Via Massagno 32, Casa Belinda - Parco Maraini 6900 Lugano Tel. +41 91 922 95 18, Fax +41 91 922 95 19 info@maffeisnetwork.ch, www.maffeisnetwork.ch Media Partner

Tra i nostri Partner

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Vita dei Soci di Lisa Pantini

Edimen: COMUNICARE CON PROFESSIONALITÀ Pietro Izzi

Affidarsi a Edimen significa poter contare su un team efficiente che sa offrire una comunicazione innovativa e idee creative. Abbiamo incontrato il Direttore, Pietro Izzi

Azienda ben radicata sul territorio ticinese da oltre quindici anni, con il tempo è andata vieppiù specializzandosi nella comunicazione e nella creatività grafica. Società che negli anni si è reinventata con sapienza adattandosi alle esigenze del mercato e creando nuovi prodotti che ben si sono inseriti nel panorama cantonale. Grafica, stile e fantasia per una comunicazione originale. Questo, ma molto altro ancora, è Edimen Sagl. Un’agenzia pubblicitaria ma non solo, Edimen si occupa anche della gestione e dell’acquisizione di annunci e spazi pubblicitari, come pure di grafica, della gestione della raccolta pubblicitaria di riviste importanti con una tiratura considerevole. Le riviste che sfogliamo con interesse, sulle quali ci soffermiamo ad ammirare contenuti e immagini, nelle quali cerchiamo informazioni pratiche e in cui notiamo le inserzioni pubblicitarie che destano la nostra curiosità. I clienti che si sono affidati a Edimen nel tempo si sono dimostrati più che soddisfatti, hanno scelto la società non solo per la qualità dei risultati, ma anche per la flessibilità con cui si mette a loro disposizione, perché affronta con professionalità e spirito creativo le loro richieste, perché li accompagna passo dopo passo verso i loro obiettivi e perché li assiste ad ogni tappa.

Signor Direttore, dal 1994 ad oggi Edimen ha rappresentato un punto fermo nel panorama delle aziende pubblicitarie e grafiche ticinesi. Vi siete contraddistinti per voglia di fare e spirito d’iniziativa, persistenza e creatività. Come nasce l’idea di Edimen e come la società ha mosso «i primi passi»?

“Edimen è nata a Lugano nel 1994, e da allora si è sempre occupata di acquisizioni pubblicitarie per testate locali e cantonali. Tre anni dopo, con un po’ di maturata esperienza alle spalle, e con il nostro bagaglio di competenze, abbiamo deciso di diversificare la nostra attività occupandoci anche di grafica. Abbiamo così potuto affiancare due settori complementari che ci hanno permesso di integrare nuove capacità con le crescenti necessità dei clienti: spesso infatti non bastava più una pubblicità su una rivista per proporsi al meglio al cliente. Abbiamo cercato di indirizzarci verso i clienti andando a

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completare un servizio che forse per alcune micro realtà ticinesi era di fatto precluso per mancanza di tempo, conoscenza o denaro. Con l’aggiunta del settore grafico abbiamo potuto a nostra volta creare direttamente annunci secondo le esigenze comunicative del cliente. Ci siamo messi a disposizione di coloro che non disponevano ancora di una propria immagine commerciale o di chi desiderava (e desidera tutt’ora) offrire un volto nuovo alla propria comunicazione”.

La complementarietà dei settori in cui operare si è rivelata una scelta vincente. Come è proseguita l’attività?

“In seguito la nostra attività è cresciuta grazie a nuovi mandati da parte di editori ticinesi, fatto che ci ha spronato a potenziare maggiormente i servizi di contatto alla clientela e con creazioni grafiche come l’impaginazione di riviste e stampati commerciali. Oggi collaboriamo con 2 riviste ticinesi e negli scorsi anni abbiamo lavorato alla creazione di altre 4, che, non senza un pizzico di orgoglio, si sono affermate sul panorama ticinese. Tutte le riviste «nostrane» le gestiamo dalla A alla Z. Abbiamo voluto ideare dei prodotti interessanti e competitivi, e ci siamo riusciti. Per una delle quattro riviste abbiamo anche instaurato una buona collaborazione con un importante partner a livello svizzero, il portale immobiliare homegate.ch”.


Parlando delle riviste con le quali collaborate, può dirci quali sono?

“Quelle per cui curiamo le inserzioni pubblicitarie sono: - Illustrazione Ticinese, rivista mensile a carattere familiare distribuita gratuitamente a tutti i fuochi del Canton Ticino e della Mesolcina; - La Rivista del Mendrisiotto, bimestrale illustrato d’informazione, cultura e tempo libero del Mendrisiotto e Basso Ceresio”.

E poi ci sono le «vostre» riviste: Tutto Casa e Tutto Immobiliare, il Giardiniere e SOS. Quali sono le loro caratteristiche principali?

“Parlando invece dei nostri prodotti, troviamo le riviste da lei citate. Tutto Casa è una rivista bimestrale che permette ai lettori di ricevere informazioni che spaziano a 360 gradi nel variegato mondo domestico. Arredare, acquistare, trasformare, riparare, ordinare, decorare, appendere, dipingere, pulire sono solo alcuni dei molteplici temi che si muovono attorno al mattone e alla casa. Una rivista pensata per un vasto pubblico. Tutto Casa intende suggerire ai propri lettori le reali necessità permettendo loro di scegliere e investire al meglio i propri soldi. Per l’appartamento o per la villa, tante proposte originali e innovative, studiate e redatte da professionisti del settore. Non mancano suggerimenti per favorire le diverse pratiche richieste prima, durante e dopo la ricerca di una casa unifamiliare o di un appartamento da acquistare o da affittare. Il tutto con un accento mirato alle esigenze di chi abita nella Svizzera italiana. Le edizioni di febbraio, aprile, giugno, ottobre e dicembre sono distribuite con 7’000 copie mentre l’edizione speciale di settembre con 20’000 copie. À côté abbiamo Tutto Immobiliare, la rivista mensile per l’offerta di oggetti abitativi e commerciali nella Svizzera italiana, nata in esclusiva con homegate.ch. Si tratta di una rivista che propone annunci immobiliari di diverse agenzie divisi per zona, tipologia, vendita o affitto e alcuni inserti pubbliredazionali interessanti. Gli annunci vengono pubblicati sottoforma di “foto-annuncio”, riquadro con fotografia e breve testo descrittivo. Offerta ai lettori con 10 edizioni all’anno, è stampata in 8’000 copie e distribuita gratuitamente in diversi punti strategici del Sotto e Sopraceneri: edicole, uffici postali, chioschi e stazioni di servizio. Vi è poi il Giardiniere, annuario di “JardinSuisse” (Associazione Svizzera Impresari Giardinieri, sezione Ticino), edito da Edimen e stampato in 2’800 copie. Si tratta di uno strumento utile e di facile consultazione, che viene distribuito gratuitamente a tutti i soci JardinSuisse-Ticino, al Cantone, a tutti i Comuni e agli studi d’architettura.

In alto: Tutto Immobiliare In basso: Tutto Casa

Infine troviamo SOS - Semestrale d’informazione del primo intervento in Ticino, rivisita stampata in 9’700 copie, presenta informazioni e immagini sull’attività dei corpi di pubblica sicurezza e soccorso in Ticino. Un mezzo per conoscere i molteplici aspetti delle operazioni di primo intervento e prevenzione. Arricchito da statistiche, consigli e indirizzi utili, alfine di sensibilizzare la popolazione su questo importante ruolo sociale, spesso dimenticato o banalizzato, svolto da molte persone che ogni giorno lavorano per noi”.

Che cosa si cela dietro al successo di Edimen?

“Una filosofia chiara e trasparente e la voglia di mettersi continuamente in gioco con creatività e dinamismo. Crediamo nella nostra società perché facciamo quello che sappiamo fare al meglio, con originalità, ed estro. Cerchiamo di proporre sempre soluzioni su misura, messaggi pubblicitari che centrino l’obbiettivo e sappiano coinvolgere il consumatore. Con professionalità e impegno presenti sul mercato da 17 anni, per rapporti duraturi con i nostri clienti”.

Edimen Sagl Via Monte Boglia 14 CP 4622 | 6904 Lugano Tel. +41 91 970 24 36 Fax +41 91 970 24 39 edimen@edimen.ch www.edimen.ch

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Vita dei Soci di Lisa Pantini

Eyeswiss: il punto fermo per la sicurezza personale ed aziendale Attiva da 4 anni e basata sulla piazza luganese, in poco tempo ha saputo imporsi per la qualità dei suoi servizi e l’innovazione che la caratterizzano, non senza dinamismo. A colloquio con Stefano Piazza, Direttore di Eyeswiss Sagl

Stefano Piazza

Signor Piazza, come si arriva ad operare in un campo così delicato come quello delle videosorveglianza?

complessità di interessi, protezione della privacy e tutele?

Quali sono gli specialisti che compongono il team dell’azienda?

Può farci qualche esempio?

“Le esperienze che ci hanno portato alla nascita di Eyeswiss sono diverse. Tutti noi abbiamo dei percorsi professionali differenti ma complementari. Forti di un grande know how, avendo alle spalle una decennale esperienza nel settore della sicurezza, abbiamo deciso di intraprendere l’avventura di Eyeswiss per presentare sul mercato un nuovo modo d’intendere la sicurezza a 360°. Con tecnologie all’avanguardia e grazie ad una consolidata esperienza nella progettazione, produzione e distribuzione di sistemi di sicurezza, è stata fondata nel 2008 Eyeswiss, che da subito si è contraddistinta per il suo spirito innovativo, dinamico e pronto a rispondere ai bisogni specifici dei clienti con soluzioni personalizzate”.

“Possiamo contare sui più quotati specialisti e consulenti del settore sicurezza. Attualmente il nostro staff si compone di 8 dipendenti, tutti altamente formati sia nella conoscenza delle apparecchiature tecniche come pure a livello normativo. È infatti molto importante saper conoscere le diverse leggi comunali, cantonali e federali in materia di privacy dell’individuo. Grazie a questa conoscenza possiamo effettuare dei lavori per impianti a norma, con progettazione ed installazione di una soluzione completa nel più totale rispetto giuridico. Collaboriamo anche con alcuni partner, ditte ticinesi che hanno sposato la nostra causa e condividono con noi gli obiettivi, una di queste, ad esempio, è la Kummler + Matter SA di Mezzovico”.

Data la difficoltà tecnica e normativa della videosorveglianza, ma il sempre più crescente bisogno della popolazione, delle istituzioni e delle imprese di sicurezza, come districarsi in questa

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“Certamente vi sono numerosi fattori in gioco, ma sta a noi saperci muovere con destrezza nelle diverse rotte alfine di trovare il giusto equilibrio sulle migliori soluzioni per il nostro interlocutore, sia esso un privato cittadino, un’amministrazione comunale o un’azienda. Le complessità di controllo e vigilanza, sono aumentate negli ultimi anni per una concomitanza di fattori che hanno avuto un impatto diretto sulla popolazione, sul patrimonio e sull’ambiente. Oltre alle applicazioni tradizionali in ambito privato, aziendale, industriale e pubblico come il controllo del flusso di persone e mezzi in movimento (edifici, aree, aeroporti, porti, autostrade, ferrovie), si sono aggiunte nuove esigenze, il cui monitoraggio tecnologico viene considerato fattibile ed in alcuni casi imprescindibile”. “Parliamo in questi casi della sorveglianza dei centri storici, di edifici e dei monumenti, oppure della gestione e controllo del ciclo di smaltimento dei rifiuti. Nel contesto della sicurezza della popolazione, vi sono nuove situazioni da fronteggiare come l’aumento di reati verso le persone, il vandalismo verso il patrimonio pubblico e privato, una maggiore attenzione al controllo degli edifici scolastici e delle aree archeologiche e turistiche, il rischio idrogeologico, il degrado del patrimonio rurale e boschivo a causa dello sfruttamento illegale delle risorse. Tra le ultime necessità per l’elevato tasso di incidenti, rientra la sicurezza dei pedoni e degli autoveicoli che imboccano autostrade o raccordi contromano, problema sempre più diffuso per disattenzione ed assunzione di alcolici e stupefacenti. In genere possiamo dire che migliorare la sicurezza è fondamentale, anche per quanto concerne l’attrattività del Cantone. Un luogo sicuro dove vivere, lavorare ed abitare è senza dubbio un ottimo biglietto da visita per tutta la piazza ticinese”.


Quali sono stati gli ambiti in cui avete operato di recente?

“Ci siamo attivati molto nel settore pubblico, con la messa in sicurezza attraverso sistemi sofisticati studiati ad hoc di spazi pubblici, cantieri e anche alcuni spazi privati. Posso citare la completa videosorveglianza della Città di Lugano, un sistema di sorveglianza video per il Comune di Stabio che si estende anche alle Scuole medie, diverse installazioni ad hoc su alcuni punti nevralgici in diverse città, la messa in sicurezza di alcuni grandi cantieri sia di opere culturali come pure di abitazioni di lusso, come quello del polo culturale «ex Palace» LAC o il nuovo appalto appena ricevuto quali consulenti di sicurezza per il progetto dei due grandi architetti svizzeri Herzog & de Meuron, denominato «Archi di luce». Siamo fieri anche di due progetti conclusi tra noi e la Città di Lugano e con i Commercianti di Via Nassa. Siamo intervenuti come consulenti per il progetto «SecurCity», con il quale la città di Lugano sarà messa in completa sicurezza mentre quali progettisti e fornitori per «Security Store». Quest’ultimo è un sistema che vuole fronteggiare i crescenti crimini di cui sono stati vittime i commercianti: furti, rapine, ecc.. Il sistema prevede un’interazione diretta tra il commerciante e la polizia di Lugano, senza intermediari, e attraverso un delicato sistema di sorveglianza, nel momento in cui dovesse esserci un bisogno, il negoziante attiva questo sistema che allerta immediatamente la polizia, la quale vede e sente in diretta quanto accade all’interno del negozio. La particolarità di questo sistema è la salvaguardia della privacy poiché l’allarme può essere attivato solo dal negozio. Un altro gioiellino di cui andiamo fieri è un dispositivo creato ad hoc per una necessità di videosorveglianza mobile da parte della polizia. Attraverso questo apparecchio è possibile per la pubblica sicurezza spostare secondo il bisogno la sorveglianza in diverse parti, poiché non si tratta di un controllo fisso, ma mobile. Inoltre alla metà di giugno abbiamo completato l’installazione di un sistema di videosorveglianza e Hotspot nel nuovo Lido di Bissone”.

Finora abbiamo parlato più che altro di videosorveglianza. Se però pensiamo alla sicurezza oggi ci vengono in mente anche altre due realtà importanti: lo spionaggio industriale e i reati informatici.

“Come detto la nostra priorità è la sicurezza, e questa a 360°. Ci occupiamo anche di sicurezza informatica, con lo studio e l’implementazioni di pacchetti per le reti aziendali, come pure di bonifiche ambientali, vale a dire la rilevazione di eventuali cimici in determinati ambienti (uffici, automobili, ecc.)”.

Come si riassumono quindi i vostri servizi?

“Progettiamo, realizziamo e forniamo moderni ed innovativi sistemi di videosorveglianza per la completa protezione di città, uffici, banche, negozi, attività commerciali, abitazioni, ecc.. Siamo operativi su tutto il territorio svizzero con un capillare servizio di assistenza 24 ore su 24. Nello specifico i nostri servizi si riepilogano in: • Videosorveglianza; • Consulenza, Progettazione; • Servizi di sicurezza; • Assistenza; • Vendita e formazione Hotline; • Installazione; • Gestione reti informatiche; • Sviluppo Software di sicurezza; • Perizie assicurative; • Noleggio di apparati di sorveglianza.” Eyeswiss Sagl Via alle Brughette 4A 6917 Barbengo Tel. +41 91 980 14 72 Fax +41 91 980 14 73 sales@eyeswiss.ch www.eyeswiss.ch

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Vita dei Soci Comunicato stampa

Migros Ticino tra le migliori nella parità

mente essere citate come esempio positivo» in ambito di pari opportunità.

Rosy Croce

La Cooperativa Migros Ticino è giunta nella rosa dei finalisti del Prix Egalité 2011 nella categoria grandi imprese del settore privato. Il concorso, organizzato da SIC Svizzera, ogni tre anni premia le aziende che a livello nazionale si sono distinte nel campo delle pari opportunità. Tra le motivazioni che hanno portato Migros Ticino tra i finalisti, la giuria scrive di essere «rimasta positivamente impressionata in particolare dai successi ottenuti negli ultimi anni nell’inserimento delle donne tra i quadri superiori. Successi conseguiti anche grazie all’appoggio personalizzato e all’incoraggiamento offerti nell’ambito della pianificazione della carriera alle collaboratrici impegnate. L’istituzionalizzazione delle misure volte a promuovere le pari opportunità consente di evitare che tali misure rimangano circoscritte a determinate persone, e di integrarle in modo generalizzato nella cultura aziendale. Il profondo impegno personale grazie al quale la Signora Croce è già riuscita a fare grandi cose, ha lasciato nella giuria un’impressione estremamente positiva». Per la giuria la decisione è risultata difficile in quanto le tre imprese giunte in finale si impegnano tutte ad alto livello per le pari opportunità; raccomanda inoltre di menzionare «il fatto che tutte e tre possono indistinta-

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Le pari opportunità rappresentano un aspetto importante della politica di gestione delle risorse umane di Migros Ticino. Le donne sono presenti a tutti i livelli, in particolare in quelli di maggiore responsabilità (19% tra i quadri, 36,7% tra i quadri inferiori, 25% nel Comitato di direzione e 40% a livello di Consiglio di amministrazione, del quale presidenza e vicepresidenza sono occupate da donne). In azienda tutti i collaboratori si vedono riconosciute capacità e potenzialità, otre alle pari opportunità per quanto concerne formazione, crescita professionale e remunerazione. Al fine di raggiungere questi obiettivi, per la conduzione del personale l’azienda si è dotata di un metodo di gestione, in uso tra l’altro presso numerose altre aziende del settore pubblico e privato. Questo metodo di gestione è basato su una valutazione del livello delle qualifiche necessarie a esercitare ogni singola funzione e fa poi capo a un sistema informatico che, considerate funzione, esperienza e prestazione individuali, permette di definire le singole retribuzioni in modo obiettivo e scientifico. Alla base il Contratto collettivo di lavoro nazionale Migros (CCLN), che offre condizioni di lavoro di gran lunga superiori alla media, non solo nel confronto con la maggior parte delle aziende del settore, ma anche rispetto ad altri ambiti professionali. Le aziende premiate dal Prix Egalité 2011 nel corso di una cerimonia che ha avuto luogo alla fine di maggio a Zurigo, sono: nella categoria grandi imprese del settore privato la Citibank (Switzerland) AG, con una menzione appunto a favore della Cooperativa Migros Ticino e della Banca Coop, quali esempi positivi nell’applicazione delle pari opportunità; per le imprese dell’amministrazione pubblica il Dipartimento federale dell’economia e l’Ufficio federale dell’agricoltura, con una menzione a favore della Polizia cantonale del Canton Lucerna; per le medie imprese del settore privato la Ergon Informatik AG di Zurigo, mentre per la categoria organizzazioni non profit il Centro giovani e famiglia Schlossmatt di Berna.


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LES AMBASSADEURS presentano la nuova applicazione iPad Il 10 giugno 2011 il gruppo LES AMBASSADEURS ha presentato la sua prima applicazione interattiva gratuita per iPad. Disponibile in francese, tedesco, inglese e italiano, l’applicazione non mancherà di soddisfare gli appassionati dell’Alta Orologeria grazie alle sue numerose funzioni inedite

Specialista svizzero per il commercio al dettaglio di Alta Orologeria e Alta Gioielleria, il gruppo LES AMBASSADEURS è impegnato nella ricerca costante dell’eccellenza per conto della sua esigente clientela. La nuova applicazione per iPad completa un ampio ventaglio di servizi e offre, a chi apprezza i begli oggetti, divertimento e informazioni in ogni momento e in ogni luogo.

L.A Magazine: contenuto arricchito e Watchfinder

Oltre agli ultimi numeri di L.A Magazine, disponibili in francese, inglese, tedesco e italiano, l’applicazione offre anche un potente Watchfinder, che permette di trovare rapidamente i prodotti leader delle più prestigiose marche di orologi. Il lettore è in grado di selezionare agevolmente e di esaminare nei particolari gli orologi che attirano la sua attenzione mediante la funzione Cerca e un repertorio in cui collocare i modelli preferiti. Passando da un uso a un altro, i modelli sono conservati nella memoria dell’iPad. L’applicazione è anche interattiva. Un link permette all’utente di condividere le sue scelte – si tratti di redazionali o di orologi – inviando semplicemente una email, oppure di mettersi in contatto con una delle boutiques di LES AMBASSADEURS per passare dall’esperienza virtuale alla realtà. Nei prossimi mesi il database si arricchirà notevolmente in modo da offrire – in tempo reale – un panorama esauriente dei più bei modelli di Alta Orologeria disponibili nelle boutiques LES AMBASSADEURS. Nel prossimo autunno sarà inaugurato inoltre un adattamento dell’applicazione per iPhone. LES AMBASSADEURS sono fieri di avere realizzato questo ambizioso progetto in collaborazione con la società di custom publishing Opus Magnum, lanciando così una passerella tra gli obiettivi della comunicazione-immagine della società e i suoi obiettivi commerciali. La stretta integrazione del catalogo prodotti con il contenuto redazionale di L.A Magazine apre nuove prospettive di ritorni rapidi e misurabili degli investimenti, preservando al tempo stesso le caratteristiche proprie alla comunicazione istituzionale del gruppo LES AMBASSADEURS.

A proposito di L.A Magazine

L.A Magazine, pubblicato ogni sei mesi da LES AMBASSADEURS dal 2007, è dedicato interamen-

te all’universo del Lusso. Collaborano con la rivista, nella maniera propria a LES AMBASSADEURS, i più brillanti giornalisti svizzeri e internazionali specializzati in orologeria e in gioielleria, I protagonisti del nostro periodico non sono le manifatture e gli orologiai, bensì le persone che indossano e fanno vivere i capolavori che proponiamo. L.A Magazine illustra le tendenze più recenti in tema di gioielli e di orologi, e presenta una sintesi delle meraviglie offerte dalle grandi marche riunite presso LES AMBASSADEURS. Poiché il Lusso accompagna in tutte le sue forme la vita dell’universo, L.A Magazine apre prospettive inedite sul tempo universale, sulle sfide tecniche che sorgono in continuazione e sui legami che intercorrono fra l’orologeria e numerosi settori come l’arte, l’architettura e il design. L.A Magazine è edito in francese, tedesco, inglese, italiano, russo e cinese, ed è stampato in 80’000 esemplari.

LES AMBASSADEURS

Il gruppo LES AMBASSADEURS, fondato a Ginevra nel 1964, conta 4 boutiques situate nelle arterie più prestigiose di Ginevra, Zurigo, Lugano e St Moritz. Grazie alla politica di eccellenza e di rigore che seguono nella scelta dei modelli e nei consigli alla clientela, e a un Servizio Postvendita di prim’ordine, LES AMBASSADEURS sono il partner storico delle più celebri marche di Alta Orologeria e Alta Gioielleria. Noti al mondo come «The Leading House of Leading Names», LES AMBASSADEURS vi faranno scoprire le collezioni di : A. Lange & Söhne, Amsterdam Sauer, Audemars Piguet, Bell & Ross, Blancpain, Bovet, Breguet, Breitling, Cartier, Chanel, Diamonds of Excellence, Franck Muller, Girard-Perregaux, Graff, Greubel Forsey, Harry Winston, IWC, Jaquet Droz, Jaeger-LeCoultre, Jaermann & Stübi, Longines, Mattioli, Mikimoto, Panerai, Pasquale Bruni, Pomellato, Roger Dubuis, Schoeffel, Tiffany & Co., Ulysse Nardin, Urwerk, Vacheron Constantin, Vulcain, Wellendorff e Zenith. Per contattare Les Ambassadeurs LES AMBASSADEURS Via Nassa 5 6900 Lugano Tel. +41 91 923 51 56 www.lesambassadeurs.ch

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Vita dei Soci

Consigli utili per un e-commerce di successo Non esitate a chiederci di ottenere il massimo per trovare risultati dove altri si arrendono

Determinante non è il prezzo, bensì il servizio

I consumatori puntano sul web

Spesso l’e-commerce viene paragonato a prezzi bassi, ma la convenienza non è determinante per avere successo in internet. Molto più importante è dare:

Non passa un giorno che da colleghi, amici e/o conoscenti non si sente parlare di Internet: “l’ho trovato su Internet”, “l’ho comprato su Internet”, “lo comprerò su Internet”. Quindi è ora di prepararsi per il web, perché potenziali clienti vi cercano.

■ fiducia > chi siamo, dove siamo ■ sicurezza > sistema di pagamento ■ professionalità > struttura e navigabilità ■ support > consulenti e venditori

Organizzare la logistica

Consiglio: identificarsi nello shop con il nome della propria azienda, mettere in evidenza e-mail e numero di telefono, precisare le condizioni di vendita, fornitura e diritto di recesso, dare la possibilità di consultare lo storico dei propri ordini.

Ogni settore può vendere online In ogni settore, che si tratta di prodotti o servizi, esiste la possibilità di vendere online e quindi trovare nuovi mercati per aumentare in modo mirato contatti e vendite. Fondamentale è strutturare sin da subito lo shop in modo professionale e in modo da essere in continua crescita. Consiglio: rivolgersi inizialmente ad una nicchia, per poi aggiungere man mano ulteriori prodotti / servizi.

Online si può vendere (quasi) tutto La maggior parte dei prodotti e servizi si possono vendere online. Mentre tante aziende hanno ancora dei dubbi su questa affermazione, altre si sono date da fare e, sia a livello nazionale che cantonale, esistono diversi e-commerce di successo. Per esempio un parrucchiere non potrà tagliare i capelli online, ma può vendere una serie di prodotti: coloranti, maschere, ecc..

Un punto fondamentale e da programmare sin da subito è la spedizione. La spedizione non organizzata irrita clienti, collaboratori e fa perdere soldi. Richiedete diversi preventivi da posta e da corrieri privati, in modo da organizzare il vostro e-commerce con i seguenti criteri: ■ velocità ■ precisione ■ fatturazione tempestiva

Anche l’ E-Commerce necessita venditori Spesso la gente pensa a “e-commerce” uguale a “tutto funziona in automatico”. Un e-commerce di successo necessita un’infrastruttura di successo, procedure chiare, magazzino ben fornito e personale qualificato e flessibile in grado di rassicurare, informare, vendere e fidelizzare il cliente.

Se realmente desiderate il successo assicuratevi che il vostro shop abbia le seguenti caratteristiche che abbiamo elencato su www.svega.ch/consigli

Consiglio: realizzare un business plan e pianificare strategia, implementazioni continue, scelta prodotti, promozioni, ecc..

Conclusione: Voi siete specializzati nel vostro settore. Noi, Svega Consulting Web, siamo professionisti nel strutturare il vostro e-commerce, ottimizzarlo e portarlo al successo. Fissate ancora oggi una consulenza gratuita allo +41 91 971 49 62

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Vita dei Soci di Lorenza Bernasconi, Marketing Manager Gruppo Sicurezza SA

Liberi di sentirsi in vacanza

Lorenza Bernasconi

Un canguro con un cucciolo nel suo marsupio. Icona che allarme attivabile unicamente per i periodi di vacanze celebra le vacanze, la libertà di movimento, l’esplorazio• Attivazione di un servizio di controlli regolari 24h/24h ne di nuovi spazi sconfinati, l’esclusione di ogni pensiero notturni e diurni presso le abitazioni e gli uffici dei o problema inerente la vita quotidiana. La volontà di nostri utenti immergersi in nuovi ritmi e nuovi paesaggi, lasciando • Attivazione di un servizio di Home-Sitting durante il a casa i pensieri e le attività legate alla vita quotidiana. periodo di assenza dei proprietari con la verifica dello Chi di voi non si è mai trovato in procinto di partire per stato dell’oggetto, ritiro regolare della corrispondenle tanto desiderate vacanze trovandosi in un situazione za dalla bucalettere, accensione delle luci e controllo di iperattività nel dover pensare a mille incombenze sidella situazione esterna ed interna e compimento di multaneamente e di non riuscire più a svolgere tutte le ulteriori altre prescrizioni richieste dal Cliente mansioni nel migliore dei modi, a ritrovarsi seduto in auto, pronto a partire, e spuntare mentalmente la lunga Con la Protezione Attiva il Cliente ed i suoi cari si sentono lista delle attività da dover sbrigare prima della fatidica in un marsupio, protetti e sicuri, senza preoccuparsi di partenza, e, inevitabilmente, aver dimenticato di effetsottoscrivere diverse tipologie di contratti con molteplici tuare il fermo posta, oppure di non aver impostato la aziende. Ne basta solo uno: la Protezione Attiva. SA • via Cantonale 20 • CH – 6942 Savosa • info@grupposicurezza.c segreteria telefonica, o di Gruppo non aver Sicurezza spostato l’appuntamento previsto con il giardiniere, ... Un solo numero telefonico attivo 24h/24h e si attiva il Per voi abbiamo ideato il Canguro con il Cucciolo nel suo servizio desiderato. Su tale input si innesca il “Marsupio” marsupio, simbolo dell’evasione senza limiti di spazio attorno all’utente ed ai suoi cari, attivando un’organize di movimento, leggerezza d’animo e spensieratezza zazione professionale, discreta e costantemente vigile su tutti i livelli, permettendo spostamenti senza remore pronta ad intervenire secondo le modalità concordate, o intoppi. Quando ci si sente sicuri, si può finalmente permettendogli di sentirsi libero di partire in vacanza. apprezzare a pieno il periodo di evasione. Grazie a Protezione Attiva, Gruppo Sicurezza risponde in In Gruppo Sicurezza, l’icona del canguro ha preso il nomodo ideale alle esigenze dei privati che hanno la necesme di “Protezione attiva”: concetto di prodotti e servizi orientati al Cliente, modulabile in funzione degli stili di sità primordiale di preservare i valori, soprattutto quelli vita e delle esigenze richieste dal Cliente. affettivi che nessuna assicurazione può ripagare e sostituire. Protezione Attiva è pure la soluzione preventiva all’attuale congiuntura – in riferimento alla criminalità Cosa offre Protezione Attiva? maggiormente presente nel settore privato – che verte • Sistema d’allarme con prodotti dedicati principalmente principalmente all’attacco dei beni di tipo affettivo. La ai privati ed aziende. Il sistema di sicurezza è moduProtezione Attiva si trasforma nel lusso di essere libero di labile ed espandibile in funzione delle esigenze, della sentirsi in vacanza. vastità degli spazi da proteggere e del concetto di sicurezza che si definisce con il Cliente. Di facile utilizzo, discreto ed accattivante nel suo deA nome del nostro Gruppo, composto da Gruppo Sicurezsign è formulato per l’utilizzo in ogni ambiente. za holding, Gruppo Sicurezza, Gruppo Sicurezza Servizi • Garanzia di 5 anni e Satel Control, auguriamo a tutti i lettori di Ticino Busi• Servizio d’intervento tecnico 24h/24h, 365 giorni l’anno, ness una splendida estate, colma di sole, di nuovi stimoli • Servizio di manutenzione annua, e di frenetico riposo rigenerante!! • Servizio di Centrale Operativa 24h/24h con la gestione proattiva dei segnali di allarme, Gruppo Sicurezza SA • Servizio d’intervento pattuglie di agenti addestrati e Via Cantonale 20 formati a svolgere delicate missioni di pronto inter6942 Savosa vento. Tel. +41 91 935 90 50 Fax +41 91 935 90 59 Per i Periodi delle Vacanze Gruppo Sicurezza propone info@grupposicurezza.ch una serie di servizi modulabili in funzione delle esigenze www.grupposicurezza.ch dei propri utenti: • Attivazione di un servizio di pronto intervento in caso di

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Vita dei Soci di Alessandra Bieri, Senior Consultant Luisoni SA

L’esternalizzazione e le risorse umane L’acquisizione di know-how specializzato nella moderna concezione di azienda

Alessandra Bieri

Il percorso di evoluzione delle risorse umane in seno ad un’azienda ci conduce ad analizzare il tema sotto vari aspetti. Tempo addietro l’accento era posto in maniera privilegiata sull’eccellenza nella qualità dei servizi offerti. Oggigiorno una difficile situazione contingente, evidenzia l’esigenza di ottenere non solo risultati qualitativamente alti, bensì di contenere l’investimento delle risorse di natura variegata, ma in ogni caso quantificabili finanziariamente. Da qui, secondo il Guru delle risorse umane a livello mondiale Dave Ulrich, l’esigenza di integrare le risorse umane a livello dirigenziale in quanto il valore della risorsa umana assume importanza strategica nel contesto aziendale. L’osannata teoria del professore dell’università del Michigan verte sui seguenti punti cardine: • la capacità di allineare la strategia delle risorse umane con gli obiettivi aziendali; • l’amministrazione del personale; • la difesa di diritti e bisogni dei collaboratori; • la gestione del cambiamento nel contesto delle risorse umane. Evidenzia dunque l’opportunità di riflettere su vari aspetti quali l’organizzazione e la funzione dei collaboratori, la gestione dei costi ad essi legati, la loro soddisfazione e la capacità di supportarli e prepararli in un contesto operativo che impone frequenti cambiamenti di processo, dettati da ritmi e carichi di lavoro sempre maggiori. Ne consegue che tra le sfide più importanti per un responsabile delle risorse umane, v’è la capacità di equilibrare i quattro aspetti menzionati, onde garantire una gestione delle risorse umane ottimale e lungimirante. Ottimale in quanto rende l’investimento nella risorsa umana redditizia, selezionando collaboratori che presentino caratteristiche idonee all’inserimento nella peculiare realtà aziendale ad un costo sostenibile dalla stessa; lungimirante poiché considera il valore del know-how presente in azienda, lo coltiva grazie ad un piano di formazione e pone le basi per tramandarlo alle nuove generazioni (mentoring), prevenendo la perdita di talenti. Osserviamo così l’affermazione di un’organizzazione basante su processi applicati sia nel contesto dell’amministrazione, che della strategia delle risorse umane. Ciò agevola la possibilità di esternalizzare alcuni aspetti legati alle risorse umane, essendo queste precisamente definite, investendo unicamente quando necessario. Fondamentale, distinguere tra l’esternalizzazione di un’intera unità risorse umane e l’assegnazione di alcune attività

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particolari ad un terzista. Quest’ultima non pone il fornitore in condizione di concorrenza rispetto all’unità interna di risorse umane, bensì la agevola, sgravandola da attività che da un lato erodono tempo, permettendole di concentrarsi sull’aspetto strategico definito dagli obiettivi aziendali, dall’altro supportandola con una gamma variegata di strumenti specifici. Vasta la gamma di questi ultimi: alcuni rispondono al bisogno dell’azienda di minimizzare le assunzioni inappropriate, altri permettono di individuare e stimolare i talenti presenti in azienda. Pratica utilizzata sin dagli anni ‘80, all’outsourcing in senso lato viene oggi conferita nuova importanza nella catena del valore. Questa assurge così ad elemento distintivo delle moderne strategie d’impresa. Nella teoria della catena del valore le risorse umane sono considerate attività di supporto, quelle che più semplicemente non sono direttamente coinvolte nel processo produttivo o di erogazione del servizio proposto dall’attività. Tra gli aspetti più facilmente declinabili all’esterno vi sono: la ricerca, la selezione, la formazione e l’aggiornamento, nonché l’analisi del potenziale delle risorse umane. Fondamentale per un rapporto proficuo con un fornitore esterno, la stabilità della collaborazione, tra l’impresa e l’azienda fornitrice. Pur essendo operatore esterno, il fornitore nel contesto delle risorse umane, necessita di un buon grado di informazione sulle modalità operative, come pure sull’interazione umana in seno alla stessa. Tali approfondimenti richiedono un investimento di tempo iniziale, ma soprattutto sono in continua evoluzione e sarebbe dunque utile accompagnare il cliente durante tale evoluzione. I vantaggi principali per l’azienda consistono dunque in un aumento del livello di specializzazione nel core business e l’alto grado di specializzazione dell’offerente in quelle che sono le attività secondarie per la stessa. Ciò rende possibile una maggiore flessibilità e concreta l’opportunità di improntare una gestione snella e contemporanea delle risorse umane. Collateralmente il management potrà facilmente misurare l’incidenza dell’attività demandata all’esterno nel budget, valutandone nel contempo l’efficacia. Luisoni Consulenze SA via Balestra 9 6900 Lugano Tel. +41 91 911 30 00 Fax +41 91 923 55 43 www.luisoni.ch


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Invalidità in seguito a malattia: chi paga? I consigli della Mobiliare. L’agenzia generale Marco Ferrari di Lugano informa

Chi lavora è finanziariamente ben assicurato in caso di invalidità in seguito ad infortunio – ma se l’invalidità è dovuta a malattia la situazione cambia. In Svizzera le malattie sono spesso causa di invalidità, otto volte in più rispetto agli infortuni. Chi subisce un’invalidità in seguito ad una malattia, non riceve una rendita dall’assicurazione contro gli infortuni. In questi casi intervengono l'assicurazione statale per l’invalidità e la cassa pensione. Anche se le prestazioni della cassa pensione superano di gran lunga il minimo di legge a seconda del datore di lavoro, in caso di sinistro i redditi subiscono una riduzione. Affinché ai problemi di salute non si aggiungano anche difficoltà finanziarie, è possibile colmare questa lacuna con un’assicurazione in caso di incapacità di guadagno. Chi ha bisogno di una rendita d’invalidità privata? È importante analizzare la propria situazione individuale. Quali prestazioni ricevo e di quanto denaro ho bisogno in caso di invalidità in seguito a malattia? Come regola di massima le rendite dell’assicurazione contro gli infortuni e della cassa pensione devono coprire circa il 60 per cento dell'ultimo reddito maggiore è il salario, minore è la percentuale! Per maggiori informazioni, potete rivolgervi al vostro consulente assicurativo e previdenziale. Un’assicurazione in caso di incapacità di guadagno è utile quando i pagamenti non sono sufficienti per coprire i costi della vita nel lungo periodo. Chi ad esempio desidera anche proteggere la propria famiglia, può combinare la rendita di invalidità con un’assicurazione in caso di decesso. In ogni caso la rendita e/o l’assicurazione vita possono essere stipulate attraverso il pilastro 3a – questo comporta vantaggi fiscali.

I giovani sono particolarmente colpiti Chi diventa invalido in giovane età, deve fare fronte ad una situazione finanziaria particolarmente critica: spesso i giovani hanno un reddito modesto – e la rendita viene calcolata su un salario basso. Inoltre attualmente non si tiene più conto della carriera professionale: il cosiddetto supplemento carriera per i nuovi beneficiari di rendite è stato cancellato con la quinta revisione AI. Ulteriori informazioni sul sito www.mobilugano.ch Questo tema vi interessa? Rispondiamo volentieri alle vostre domande allo +41 91 224 24 24 oppure via e-mail: lugano@mobi.ch La Mobiliare è la prima società privata d'assicurazioni svizzera. Fondata nel 1826 sul principio cooperativo, la clientela partecipa al successo dell'impresa e gode periodicamente di pagamenti dal fondo eccedenze. La Mobiliare è un solido assicuratore generale attivo sia in ambito individuale che aziendale, con una vasta gamma di assicurazioni per stabili, economie domestiche, responsabilità civile, veicoli a motore, malattia, infortunio, previdenza privata, ecc.. Ulteriori informazioni sul sito www.mobilugano.ch Questo tema vi interessa? Rispondiamo volentieri alle vostre domande allo +41 91 224 24 24 oppure via e-mail: lugano@mobi.ch

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Apprendere le lingue: un capitale dei tempi moderni Nel nostro mondo globalizzato nel quale le distanze si accorciano ogni giorno di più grazie al computer, all’elettronica e all’aereo, permettendoci in breve tempo di toccare con mano altre realtà, le lingue sono diventate un “bagaglio” sempre più importante da portarci appresso. Non esiste praticamente più alcuna professione che non richieda buone conoscenze linguistiche, anche se a livelli diversi. Dalla comunicazione orale alla comprensione di regolamenti e istruzioni fino alla redazione di rapporti o presentazioni, le lingue sono uno strumento essenziale per la riuscita e la carriera nei diversi settori della nostra società. Il CCT, fondato nel 1983 come Centro di Lingua e Cultura tedesca e italiana, è stato apprezzato sin dall’inizio per la grande professionalità e la qualità dell’insegnamento impartito. Ben presto, su richiesta di chi ha frequentato i corsi, oltre al tedesco e all’italiano sono stati aggiunti anche il francese, l’inglese, il russo e lo spagnolo. Ragazzi, giovani, adulti e professionisti in carriera vengono per migliorare le loro conoscenze linguistiche, necessarie per lo studio, il lavoro o per la vita quotidiana. In quasi trent’anni di attività il CCT ha accompagnato nel percorso formativo più di 40'000 persone, superando le 20'000 ore di lezione all’anno. Un team specializzato nell’insegnamento delle lingue, composto da collaboratori formati e altamente motivati opera in un ambiente familiare e cosmopolita sotto la guida di un’esperta professionista, laureata in germanistica e anglistica e in possesso dell’attestato professionale federale di formatrice, nonché esaminatrice in diversi istituti del Ticino. Al cliente viene offerto un accompagnamento individuale nell’apprendimento delle lingue: dall’analisi dei bisogni alla definizione degli obiettivi, dalla valutazione iniziale al monitoraggio dei risultati acquisiti. I corsi sono strutturati secondo il Portfolio Europeo delle Lingue, uno strumento di supporto per l’apprendimento e per la definizione delle capacità, riconosciuto in tutti i Paesi d’Europa. Ma anche il resto del mondo non viene certamente ignorato e la scuola è sempre informata sui diversi sistemi di valutazione in uso in ogni parte del globo. Grazie alla continua formazione degli insegnanti il CCT offre pure un’accurata preparazione a tutti i tipi di esami internazionali nelle diverse lingue insegnate, con un tasso di successo che supera il 90%. Il CCT è certificato eduQua (SCEF 029), un label di qualità attribuito tramite “audit” eseguiti da professionisti appartenenti ad un ente di controllo svizzero. Inoltre il CCT è membro della FSSP, la Federazione Svizzera delle Scuole Private che raggruppa più di 230 scuole di qualità a livello nazionale. Grazie alla serietà della sua offerta il CCT vanta un vasto portfolio di ditte e imprese che richiedono un servizio di formazione per i propri collaboratori, anche presso la loro sede. La capacità di cogliere gli obiettivi desiderati e la grande flessibilità nell’adattare i corsi ai bisogni del cliente hanno fatto della scuola un interlocutore preferenziale. Da qualche anno il CCT offre pure un servizio molto per-

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sonalizzato di soggiorni linguistici all’estero. Le scuole proposte vengono selezionate con cura, visitate di persona o tramite contatti diretti, stabiliti nell’ambito di workshops internazionali. I corsi possono avere luogo in tutti i Paesi del mondo e il CCT si impegna a trovare anche scuole al di fuori delle località convenzionali in offerta sul mercato. Come i corsi in sede, così pure il servizio dei soggiorni all’estero viene svolto con particolare cura, finalizzando dapprima gli obiettivi del cliente e cercando in seguito la migliore soluzione per concretizzarli in modo ottimale. Molto richiesta per i professionisti è la formula delle lezioni presso l’insegnante, ideale per chi non ha molto tempo a disposizione e vuole fare un’immersione linguistica totale e rapida, sfruttando al massimo il rapporto tempo-beneficio. C’è poi chi desidera unire l’utile al dilettevole: è possibile infatti abbinare l’apprendimento della lingua con uno sport come il golf, la vela, il tennis, lo sci o far propria un’attività culturale che può spaziare dalla cucina alla danza, all’arte. Oltremodo vincente per ottimizzare l’apprendimento di una lingua straniera è la formula di una iniziazione in loco, presso la sede del CCT o direttamente in azienda, cui far seguire un approfondimento all’estero nel Paese d’origine della lingua. E quando la lingua è in parte acquisita, come fare per non scordarla? Accanto ai classici corsi, il CCT propone, una formula estremamente pratica mirata al miglioramento della comunicazione orale: i corsi tramite telefono. Adattabili agli orari preferenziali del cliente, come ad esempio le pause pranzo o i momenti di minor carico lavorativo costituiscono la soluzione ideale per chi ha ritmi di vita molto intensi. CCT Formazione Linguistica e Culturale Dir. Margaret De Lorenzi-Pertot Viale Cattaneo 27, 6900 Lugano Tel. +41 91 922 93 54 Fax +41 91 923 49 18 info@cct.ch www.cct.ch


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Ticinomoda: tante le novità

Franco Cavadini

Si è svolta lo scorso 24 maggio nella Sala Metamorphosis del palazzo Mantegazza a Lugano l’Assemblea annuale dell’Associazione Fabbricanti e operatori Ramo Abbigliamento Ticinomoda. Tante novità, tra cui un nuovo sito (www.ticinomoda.ch), un nuovo logo ed un grande evento di lancio dell’Associazione a settembre 2011. Dopo i lavori assembleari, gli ospiti ed il pubblico presente hanno potuto seguire due interessanti relazioni, la prima tenuta da Mauro Feller, Direttore vendita Swisscom (Svizzera) SA, che ha presentato le “recenti novità tecnologiche in ambito di comunicazione aziendale”, la seconda invece è stata presentata da Emmanuel Toniutti, Presidente dell’International Ethics Consulting Group (IECG) di Lugano, che ha parlato de “l’urgenza etica nel mondo degli affari”. Vi proponiamo di seguito la Relazione del Presidente Franco Cavadini “È con una certa soddisfazione che apro l’Assemblea ordinaria della nostra Associazione per ripercorrere ciò che abbiamo fatto durante quest’anno di attività, ricco di esperienze e di solide basi in vista degli obbiettivi che tutti noi condividiamo e che ci siamo prefissi. Innanzitutto, è stato finalmente realizzato un nuovo marchio e un nuovo sito Internet che raccolgono e promuovono le nostre iniziative e che permettono di farci conoscere meglio, semplificando ogni forma di comunicazione sia interna che esterna. Si tratta di strumenti dinamici e al contempo estremamente facili che vi presenteremo nel corso della serata, come previsto all’ordine del giorno. In questi anni il nostro ramo

ha raggiunto traguardi molto importanti, traguardi che, per i nostri associati, sono sempre stati un nuovo punto di partenza. Penso alle difficoltà che abbiamo dovuto affrontare per mantenere una presenza qualificata e importante di aziende nel nostro Cantone e per costruire, a poco a poco, un patrimonio di competenze che ora ci obbligano ad un ulteriore sforzo per affrontare le prossime sfide, ancora più complesse delle precedenti. Ma le sfide per noi imprenditori non finiscono mai. Oggi se ne delineano altre, su cui incombono diversi fattori negativi, fra cui la crisi finanziaria, il rallentamento dell’economia mondiale, il franco forte, l’indebitamento degli Stati, la burocrazia asfissiante, la mobilità e mancanza di sensibilità della politica verso le aziende che creano posti di lavoro e benessere al Paese. L’impresa e gli imprenditori talvolta stentano a farsi comprendere dalla società e dalla politica. Prevalgono le traiettorie individuali, l’indubbia vitalità soggettiva sullo sforzo comune, sulla ricerca di scelte partecipate e condivise. Il nostro Cantone viene da una lunga fase di sviluppo intenso, trainato dalle imprese, con il consenso e il contributo dei dipendenti e della società. In un periodo molto breve ha rovesciato la propria condizione di periferia economica, diventando una regione fertile e forte a livello nazionale e internazionale. La crescita continua, benché colpita da molti e crescenti problemi di compatibilità e di reciprocità fra impresa, economia, società e territorio. Pur coscienti delle difficoltà che incontriamo, la nostra Associazione è altamente qualificata e composta da persone capaci, generose e competenti. Vogliamo utilizzarla in modo più adeguato, perché sono convinto che non tutti i nostri soci la conoscono abbastanza e la percepiscono, in qualche misura, come istituzione. Dobbiamo imparare a vedere nell’associazione un momento d’incontro per confrontarci sui problemi, trovare delle soluzioni collettive e portare le nostre ragioni sui tavoli delle istituzioni. Vogliamo far conoscere meglio l’Associazione agli associati e alla società civile. Darle il giusto ruolo e l’importanza economica che le compete e che è in grado di svolgere, a beneficio degli associati e dei cittadini del Canton Ticino. Le nostre aziende, in questi anni, hanno creato occupazione, valore aggiunto e tenuto

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Vita dei Soci

l’economia cantonale a buoni livelli. Grazie all’entrata di nuove aziende internazionali dell’abbigliamento, associati a Ticinomoda, il nostro ramo si è consolidato e rappresenta una realtà economica importante per il nostro territorio. Questo significa che siamo entrati in una nuova fase, nella quale non solo è necessario promuovere la formazione di nuove competenze e di quelle vitali a gestire la complessità dentro e fuori l’azienda, ma è anche indispensabile riorganizzare i servizi all’interno del territorio e sui mercati internazionali. L’associazione deve diventare la sede nella quale elaborare nuovi modelli d’impresa; le strutture della formazione devono diventare un laboratorio di conoscenze e competenze in linea con la domanda dei mercati, le istituzioni economiche devono diventare sedi evolute di concertazione tra imprese, banche e terziario avanzato e fornire così servizi efficienti e adeguati alle nostre imprese globalizzate. La presenza di strutture logistiche e di comunicazione costituisce una condizione fondamentale affinché le nostre imprese possano competere al meglio con le imprese di altre regioni. Il nostro Cantone ha tuttavia ancora notevoli vantaggi competitivi: primo fra tutti la posizione geo-strategica negli scambi Nord-Sud. Per guardare lontano è vitale una crescita qualitativa delle persone che lavorano nelle aziende. Non ci si può accontentare della classica formazione di base. Occorre investire in una formazione alta, mirata, continua, in grado di contribuire in maniera determinante allo sviluppo culturale e professionale dei nostri collaboratori. Ma non solo. I primi a doversi rimettere in discussione dobbiamo essere noi imprenditori: per competere sui mercati internazionali abbiamo infatti bisogno di un approccio culturale più ampio. Perché il successo di oggi, lo sappiamo bene, non è una garanzia di un successo per il futuro. Noi imprenditori siamo condannati all’ottimismo. Una felice condanna che ci spinge verso uno sviluppo sempre più avanzato, equilibrato, compatibile. Una condanna che ci obbliga a batterci affinché le nostre fabbriche continuino a rappresentare uno degli strumenti di distribuzione della ricchezza, di benessere e di emancipazione culturale. Se questo Ticino è cresciuto, e se la moda continua a rappresentare un’impronta importante sui mercati globali, gran parte del merito va ascritto agli imprenditori e ai lavoratori che giorno dopo giorno hanno dato il meglio di sé. Ticinomoda è sempre stata predisposta, grazie alla sua struttura organizzativa, a perseguire il suo obbiettivo principale, ossia la soluzione dei nostri problemi aziendali. Continueremo con l’aggiornamento della formazione, cavallo di battaglia per preparare un mondo imprenditoriale all’avanguardia, dove i giovani e meno giovani devono trovare tutti gli strumenti e le informazioni necessarie ad operare meglio e prima. Dove il sapere, la professionalità, la manualità e la genialità sia materia di trasmissione messa al servizio dell’impresa. Organizzeremo seminari, corsi di formazione, giornate

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di studio, e saremo presenti in tutte le consultazioni che riguardano le nostre aziende e le politiche che minacciano le nostre attività. Difenderemo il nostro personale frontaliero da attacchi demagogici e infondati da parte di partiti e organizzazioni sindacali che non creano posti di lavoro bensì clienti per evidenti vantaggi. I contratti di lavoro e la pace sociale, che ci hanno garantito anni di prosperità, vanno difesi. Gli accordi bilaterali hanno peraltro proiettato la Svizzera come uno dei Paesi più efficienti al Mondo. Ticinomoda e la scuola STA di Viganello hanno dimostrato come si deve gestire l’entrata dei nostri giovani nel mondo del lavoro. Abbiamo organizzato un periodo di formazione in azienda di sei mesi per gli studenti di fine corso, investendo 90.000 fr.- equamente presi a carico dall’azienda, dalla Commissione paritetica (Ticinomoda) e dal Fondo cantonale per la formazione continua. Grazie per la disponibilità e la collaborazione di tutti. Il Comitato ha voluto rivedere le strategie di Ticinomoda per affrontare il futuro con strumenti più efficaci e moderni. Presenteremo più tardi la nuova impostazione della nostra visione che costituirà la base di lavoro per i prossimi anni e all’interno della quale tutti potranno apportare il proprio contributo e le proprie competenze, per realizzare un profitto individuale e collettivo. Lo scopo di questa nuova impostazione è: PROMUOVERE LE CONDIZIONI FAVOREVOLI ALLO SVILUPPO DI AZIENDE OPERANTI NEL SETTORE MODA IN TICINO. Organizzeremo un grande evento il 9 settembre 2011 per dare più visibilità al nostro importante ramo economico presente nel Cantone. Sarà una festa della moda e della creatività. Siete tutti invitati a partecipare a questo incontro di Ticinomoda. Termino ringraziando gli ospiti, i soci, i membri di comitato, le nostre efficienti segretarie, il Direttore della Camera di Commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino e suoi collaboratori. Un ringraziamento particolare va ai membri che hanno dato le dimissioni e ai nuovi che entreranno a far parte del Comitato, alla Divisione cantonale della formazione e alle scuole professionali dell’abbigliamento. Ticinomoda e i suoi membri sono determinati a riaffermare la propria credibilità e professionalità; in questo momento così critico è essenziale avere un bel vestito da indossare”. Ticinomoda c/o Cc-Ti, Corso Elvezia 16, 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 13 Fax +41 91 911 51 12 www.ticinomoda.ch


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Cambiamento al vertice della ADT Tyco Fire & Integrated Solutions AG / ADT

Werner Krüdewagen

Werner Krüdewagen (52 anni) dal mese di giugno 2011 ha assunto la direzione della Tyco Fire & Integrated Solutions AG / ADT, società affiliata del gruppo Tyco International Ltd. operante a livello mondiale nel settore della sicurezza. Subentra al CEO che ha guidato l’azienda per anni, Rudolf Zobrist, che va in pensione. Krüdewagen – originario della Germania ma con cittadinanza svizzera – vive da oltre 15 anni in Svizzera. Laureato in politica vanta ampie conoscenze settoriali e di mercato. Prima di entrare a far parte della Tyco, Krüdewagen è stato “International Sales Director“ per il settore “Security Solutions“ della Siemens Building Technologies. In questa carica si è occupato a livello mondiale di acquisizioni e realizzazione di progetti di sicurezza integrati, soprattutto per aeroporti, porti e altre infrastrutture critiche. Le sue prime esperienze nel settore della sicurezza risalgono a ben 16 anni fa, in veste di “Manager per prodotti e mercato” presso la sede principale europea ADT Sensormatic a Ratingen, incentrandosi sul core business “Soluzioni di retail” e “Sicurezza delle fonti EAS”. Nella sua nuova funzione di CEO della Tyco Fire & Integrated Solutions AG / ADT, produttore e distributore di sistemi di sicurezza globali, Krüdewagen proseguirà, ai sensi di una stabilità e continuità aziendale, la strategia già applicata di “vicinanza ai clienti con filiali dalla forte presenza” e contemporaneamente instraderà la società alle nuove e specifiche esigenze di mercato che si presenteranno nei prossimi anni. Oltre all’ampliamento coerente del settore assistenza e prestazioni di servizio, Krüdewagen considera punti fulcro anche lo sviluppo di soluzioni sistematiche intelligenti, graduali e lo sviluppo dei settori di competenza tecnica e distribuzione. In tale ambito un fattore determinante è la convergenza in continua crescita tra tecnologie informatiche e di sicurezza, dalla soluzione basata su protocollo IP fino allo stato di gestione della sicurezza. In veste di partner affidabile e competente per l’industria, il commercio al dettaglio e le

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autorità pubbliche, Tyco Fire & Integrated Solutions AG / ADT intende offrire, oltre alla sicurezza, anche efficienza, economia e sicurezza degli investimenti. “Abbiamo uno stretto legame locale in Svizzera”, commenta Werner Krüdewagen. “Oltre al rafforzamento della nostra presenza tramite filiali e uffici di distribuzione, intendiamo ottimizzare la nostra posizione soprattutto con attività accordate a livello nazionale su mercati verticali come il settore sanitario, il settore del commercio e quello finanziario. Parallelamente agli impulsi dovuti a nuove tecnologie e soluzioni innovative specifiche per i singoli settori, è necessario inserire una vera trasformazione culturale: il punto focale finora estremamente concentrato sulla tecnica deve trasformarsi in una focalizzazione ancora maggiore sulla clientela, senza naturalmente trascurare le competenze a livello di contenuti. Il management deve fare da esempio, ogni giorno: con valori quali rispetto, fiducia e sostenibilità”. Tyco Fire & Integrated Solutions AG Tyco Fire & Integrated Solutions con sede centrale a Näfels, è un’azienda del gruppo Tyco International Ltd. operante a livello mondiale nella sicurezza ed offre soluzioni e sistemi per i settori antincendio e antieffrazione, estinguenti, monitoraggio video, sistemi di segnalazione luminosa e comunicazione, illuminazione di sicurezza/segnalazione delle vie di fuga, dei controlli accessi, dei sistemi di chiusura porte per alberghi, di evacuazione e sonorizzazione, dei sistemi di allarme e dei sistemi pilota di sicurezza, fino ai sistemi antitaccheggio. Lo spettro delle prestazioni è correlato da un’assistenza minuziosa – dalla consulenza, alla pianificazione, alla scelta dei componenti tecnici fino ad una manutenzione permanente degli impianti. L’azienda conta oltre 350 dipendenti e in Svizzera dispone di una fitta rete di filiali e uffici di distribuzione. www.tyco.ch


Obiettivo sicurezza Sempre concentrati sull’obiettivo: pianificazione lungimirante e interventi mirati. Un buon tiratore d’arco fa mente locale sul proprio obiettivo ancor prima di vederlo. Noi della Tyco Fire & Integrated Solutions AG applichiamo lo stesso principio per proteggere la vostra azienda. Grazie a prodotti innovativi e soluzioni di sistemi globali possiamo eliminare già oggi eventuali punti deboli. In veste di specialisti per impianti complessi, focalizziamo tutta la nostra energia su un unico obiettivo – proteggere efficacemente i vostri dipendenti, impianti e l’ambiente. Maggiori informazioni sono disponibili in Internet: www.tyco.ch Tyco Fire & Integrated Solutions SA Galleria 3 9628 Manno Tel: +41 (0)58 445 47 00 Fax: +41 (0)58 445 47 01 Email: adtch.it@tycoint.com

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Strategie d‘avanguardia esigono collaboratori d‘avanguardia La strategia di un‘azienda non sarà mai migliore delle persone incaricate di metterla in atto. Per valutare correttamente le competenze professionali e personali, sono necessari un elevato grado di esperienza, sensibilità e capacità di giudizio.

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