nr. 7 / Sett. 2011
L’era delle reti
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Sommario
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Settembre 2011 Strong opinion Editoriale Contromano Il Tema Il Tema Ospite
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Tempus fugit Come sostenere l’economia Stati spendaccioni e speculazione finanziaria La rivoluzione dei social network La mappa delle reti più gettonate Le reti sociali e Internet mutano la società nei costumi, nell’economia e nella comunicazione 48 Il consumatore partecipa alla valutazione del prodotto in tempo reale: ecco i vantaggi per le PMI La comunicazione politica corre sul web L’uso dei social network anche per il mercato del lavoro Etica, profitto e responsabilità, un’altra visione per il mondo degli affari Lo spauracchio dei “salari in euro” Cogliere la palla (verde) al balzo Scoprire arcobaleno incontrandosi direttamente in azienda 56 Rivitalizzare la concordanza L’identificazione del Valore d’Impresa delle PMI Prima giornata dell’innovazione e imprenditorialità innovativa ticinese, il 29.9.2011 Save the date: Corea del Sud – le grandi opportunità di un Paese in continua crescita, il 24.10.2011 94esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti, il 28.10.2011 Corsi proposti dalla Cc-Ti Commercio estero L’ABC dell’export: corso base I prossimi appuntamenti Fratelli Roda SA MaffeisNetwork SA Ticino Impiantistica SGS Société Générale de Surveillance SA Gruppo Donne PMI Ticino Gruppo Sicurezza SA Luisoni Consulenze SA IBC Insurance Broking and Consulting Lugano SA Svega Cronoparty & Services Sagl
Impressum Editore: Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Lugano Redattrice responsabile: Lisa Pantini
L’era delle reti
Comitato redazionale: Franco Ambrosetti, Luca Albertoni, Rinaldo Gobbi, Lisa Pantini, Simona Morosini Marconi e Marco Passalia Foto di copertina: ©iStockphoto.com/alwyncooper
nr. 7 / Sett. 2011
Redazione: Cc-Ti, Corso Elvezia 16, 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 11 Fax +41 91 911 51 12 pantini@cc-ti.ch www.cc-ti.ch Pubblicità: Pubblicità Sacchi, C.P. 558 6928 Manno Tel. +41 91 600 20 70 info@pubblicitasacchi.ch www.pubblicitasacchi.ch
Stampa: TBS, La Buona Stampa sa via Fola 11, Pregassona (Lugano) Diffusione: Tiratura: 2’500 copie Abbonamento gratuito per i soci Cc-Ti Abbonamento supplementare: - CHF 50.- annuo - per i non soci CHF 70.- annuo (+ IVA) Frequenza: Ticino Business è pubblicato in 10 numeri annuali
Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti
TEMPUS FUGIT
Che sia un momento di grande difficoltà economica per il mondo intero, penso che non sia sfuggito a nessuno. Giornalmente veniamo confrontati con notizie preoccupanti e spesso discordanti, in un clima di incertezza costante che destabilizza un’opinione pubblica confusa e impotente di fronte ad eventi dei quali si fatica a prevederne le conseguenze pratiche. Il mondo economico è in subbuglio, gli USA vengono declassati come debitori (un po’ come quando un ristorante per ragioni incomprensibili al cittadino medio, perde una stella Michelin); dopo Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna ora i mercati se la prendono con l’Italia, fino a ieri considerata sicura mentre il franco svizzero va alle stelle mettendo a repentaglio la nostra crescita economica. Insomma cosa sta succedendo? Sono problemi complessi che richiedono soluzioni difficili perché tanti sono gli attori che devono accordarsi su politiche comuni, ma le spiegazioni sono semplici. Vediamo. Alcuni Paesi dell’Euro sono straindebitati e non crescono per cui nasce il dubbio che non saranno in grado di rimborsare i debiti contratti. Le reazioni dei Paesi che possono aiutarli sono di una lentezza tale che mi fa ricordare una vecchia barzelletta di Gesù, che attraversando un Paesino della Galilea vede un paralitico appoggiato a un muro; con dolcezza gli dice: – “fratello, alzati e cammina!” – e lui: – “cun calma e par piasé!” – Questa calma malsana o meglio, la politica del cerotto invece del bisturi che trascura il tempo che fugge purtroppo è la causa primaria dell’insicurezza dei mercati che da tempo attendono misure incisive e rapide da Germania, Francia e Co. Tra queste spicca l’introduzione degli Eurobonds, unica vera e definitiva soluzione ai problemi che da troppo tempo si trascinano peraltro osteggiatissimi dalla signora Merkel che alla fin fine, come ha fatto fin’ora, quando la moneta unica sarà a un minuto dal tonfo fatale, accorrerà al suo salvataggio. Sa bene che il suo Paese dall’Euro ha potuto trarre grandi vantaggi in termini di crescita e benessere e che le sue banche sono molto esposte verso i Paesi del club mediterranée. E Sarkozy sarà ben felice di accodarsi. A quel punto si risolverebbe anche il problema della sproporzionata rivalutazione del franco. Il nostro Paese subisce oltre al danno anche due beffe: il danno perché l’industria che esporta beni e servizi (metà del PIL) fatica enormemente ad essere competitiva sui mercati esteri con il franco così alto. Le beffe sono che
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la Svizzera, proprio in virtù della politica prudente che ha fatto tenendo il debito pubblico sotto controllo e sostenendo la crescita con politiche mirate nella ricerca e nello sviluppo, è diventata un rifugio per chi non si fida più dell’Euro e compra franchi come fosse oro. Paga cioè per essere stata brava. La seconda beffa è che solo ora, con troppo ritardo i consumatori svizzeri cominciano ad avvantaggiarsi della svalutazione dei prodotti importati. E qui si denotano molte carenze e scarsa incisività a livello di COMCO. La BNS, dal canto suo ha mezzi molto limitati per intervenire in modo risolutivo sul tasso di cambio del franco a meno di non voler sacrificare la politica monetaria legandosi all’Euro (per me una pessima idea). Solo diventando più simili ai nostri partner commerciali in termini di debito pubblico il franco perderebbe di attrattività. Una questione politica, quindi. Ma la politica del “cun calma e par piasé” sembra gradita anche al nostro Governo che ha annunciato misure un po’ dirigistiche e vagamente fumose quando sarebbe bastato intervenire sulla fiscalità diretta e indiretta delle aziende migliorando le condizioni quadro. A livello cantonale ovviamente i margini di manovra sono limitati ma questa sarebbe una buona occasione per agire sulla fiscalità delle aziende riportando il Ticino in posizione migliore rispetto agli altri Cantoni che ci hanno sorpassato nella classifica svizzera. La politica (Lega a parte), non sembra molto interessata a questo tema, attendiamo ancora un controprogetto all’iniziativa leghista, ma per ora tutto tace in onore del “cun calma e par piasé” o all’amore dichiarato per le calende greche. Se il silenzio è d’oro, siamo veramente dei Paperon de Paperoni, ma a noi basterebbe una parola d’argento e magari anche un piccolo segnale che togliendo la testa dalla sabbia gli struzzi, in fondo alla pianura che delimita le catene montagnose con i ghiacci eterni, immutabili, le cime maestose avvolte da inquietanti cumuli temporaleschi, s’accorgessero dell’enorme, inquietante fortezza, grigia e cupa chiamata Fortezza dei Compiti. Nessuno ricorda più l’origine di quel nome, è lì da sempre, è cresciuta negli anni, una torre oggi, una muraglia domani, così costosa, così imponente che a volte nasconde il sole alla vista dei cittadini e di quei pochi superstiti che, malinconicamente, ricordano quando, molte lune fa, al posto della fortezza c’erano colline, solo colline verdeggianti e rasserenanti pascoli.
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Editoriale di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti
Come sostenere l’economia
Il difficile contesto internazionale che ha portato al forte e rapido rafforzamento del franco rispetto a molte altre monete (euro e dollaro in primis) ha creato molta confusione e sta producendo effetti molto pesanti per l’economia svizzera. Nella discussione pubblica si parla prevalentemente delle conseguenze negative per il turismo e per l’industria dell’esportazione, senz’altro più direttamente esposti di altri settori alle difficoltà legate ai tassi di cambio. È innegabile che nei prossimi mesi, se la situazione attuale dovesse perdurare, questi importanti comparti economici saranno confrontati a sforzi quasi impossibili per mantenere la competitività nel panorama internazionale. Le conseguenze in termini anche di occupazione rischiano pertanto di essere dolorose. Non va però dimenticato che anche molte aziende che operano prevalentemente nel mercato interno subiscono direttamente o indirettamente gli effetti di quanto avviene a livello monetario. Esse sono infatti confrontate a concorrenti esteri che godono di un inaspettato e cospicuo margine di vantaggio nella fissazione dei prezzi e al contempo sono anche partner (in qualità di fornitori, clienti, ecc.) di aziende legate all’export e quindi colpite di riflesso. Il commercio in senso lato ne è un esempio illuminante, soprattutto nelle zone di frontiera come la nostra, in cui la concorrenza a livello di prezzi è diventata praticamente quasi insostenibile. Come intervenire a sostegno delle imprese in difficoltà in un contesto tanto complesso? Si tratta di un vero rompicapo e purtroppo nessuno dispone di una formula magica atta a dare risposte immediate. Lo dimostra il dibattito politico, alle prese con mille proposte di ogni tipo; ed anche il mondo imprenditoriale fatica ad esprimere una linea unica, tante e diverse sono le esigenze delle varie categorie. Difficile accontentare tutti, molto più facile scontentare molti, come ha fatto il Consiglio federale annunciando pomposamente (e imprudentemente) un mega-pacchetto di aiuti, salvo poi rivedere il tutto al ribasso e dando l’impressione di non capire la necessità di un intervento immediato con effetti a breve termine. Ovviamente la situazione è assai delicata, perché privilegiare determinati settori a scapito di altri, sulla base di criteri nebulosi e di difficile applicazione, costituisce una disparità di trattamento difficile da accettare sia sul piano politico che giuridico. Inoltre, la tradizione svizzera, che prevede un interventismo molto limitato, ha finora sempre dato frutti migliori rispetto alle politiche di altri Paesi, per cui la decisione dell’autorità federale di prevedere misure di natura strutturale soprattutto nel medio e lungo termine è di principio condivisibile. Perché i sussidi diretti elargiti secondo criteri poco identificabili rischiano di essere una medicina peggiore del male che devono curare. Eppure qualcosa in più si sarebbe potuto e probabilmente si può ancora fare, con misure non troppo invasive ma attuabili nel breve periodo e per un lasso di tempo limitato. Una situazione eccezionale come quella attuale, verosimilmente peggiore della crisi finanziaria iniziata nel 2008, richiede qualche
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atto coraggioso. Il mondo economico (almeno quello ticinese) ha sempre insistito sulla necessità di utilizzare al meglio gli strumenti legali esistenti per cercare qualche rimedio, evitando quindi di inventare nuove vie troppo costose e magari pure inutili. Questa strategia si è rivelata vincente negli anni appena trascorsi e va percorsa nuovamente. Siamo sostanzialmente tutti d’accordo sugli interventi strutturali che possano garantire e migliorare la competitività svizzera nel contesto internazionale. Una migliore applicazione della legge sui cartelli, una politica fiscale favorevole alle imprese, l’alleggerimento della burocrazia, maggiori liberalizzazioni, ecc. sono obiettivi ampiamenti condivisi e che devono costantemente essere al centro dell’attenzione delle autorità politiche. Come detto in precedenza, per vari motivi è invece più difficile prevedere misure mirate e temporanee, che abbiano un impatto immediato. A livello federale è però ipotizzabile pensare ad una riduzione del tasso dell’imposta sul valore aggiunto (IVA), così come ad una diminuzione di tasse e balzelli che gravano pesantemente sul prezzo dei carburanti, oppure ad un sensibile miglioramento delle procedure nel campo della copertura dei rischi legati all’esportazione, oggi troppo complesse e costose. Sarebbe ad esempio ipotizzabile, per quanto riguarda quest’ultimo elemento, estendere il campo d’applicazione della base legale federale anche ai casi in cui vi sono fluttuazioni di cambio come quella che stiamo vivendo, cioè oltre una determinata soglia. Non si tratta di assicurare tout court il rischio imprenditoriale, ma non si può nemmeno considerare che crolli pesanti nel sistema monetario facciano parte del normale rischio che ogni imprenditore deve assumersi. È del resto la strada intrapresa nell’ambito del lavoro ridotto, perché l’autorità federale ha preannunciato un’estensione del campo d’applicazione in tale senso della legge federale contro la disoccupazione. In ambito cantonale il margine di manovra è abbastanza ridotto. Si può però ipotizzare una revisione della legge cantonale del 13 ottobre 1997 sul rilancio dell’occupazione e sul sostegno ai disoccupati (L-Rilocc), non limitandosi ad applicarla per il ricollocamento di persone in disoccupazione, ma utilizzandone gli strumenti anche per salvaguardare i posti in azienda. Vanno valutati anche i margini di manovra possibili per ampliare la possibilità di ammortamenti accelerati per gli investimenti, così come è necessario che produttori e distributori di energia non ribaltino sui consumatori i prospettati aumenti dei costi. Va inoltre confermato il sostegno alle aziende che partecipano a fiere internazionali (come già avvenuto negli scorsi anni) e che si sforzano di mantenere alto il loro livello di internazionalizzazione. Il mondo economico ticinese, a breve, formulerà alcune proposte concrete all’attenzione delle autorità federali e cantonali per cercare di dare sollievo alle aziende, nell’ottica di una collaborazione fra gli attori economici e politici, perché situazioni del genere possono essere affrontate in modo costruttivo solo facendo fronte comune.
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Contromano di Alessio Del Grande
Stati spendaccioni e speculazione finanziaria
Il collasso finanziario di Grecia, Irlanda, Spagna, Portogallo, Italia e Francia? Il crollo dell’euro? Tutta colpa della speculazione finanziaria. Sarebbero stati gli speculatori internazionali, la grande Spectre che condiziona i mercati valutari, a disastrare le finanze di questi Paesi e ad incrinare l’affidabilità dei loro Governi nell’onorare i debiti. Se qualche anno fa si attribuiva l’empasse economico europeo alla concorrenza della Cina che aveva invaso con la sua produzione il Vecchio Continente, se la bolla dei subprime sarebbe stata innescata dall’avidità del mercato (e non dalla folle politica monetaria di alcuni Stati), la crisi attuale sarebbe, invece, imputabile agli speculatori. È sempre colpa di qualcun altro. Bisogna sempre inventarsi un “nemico esterno” per ricompattare la nazione, recuperare credibilità e rilegittimarsi politicamente per poter mettere le mani nelle tasche dei cittadini costringendoli a pagare più imposte. Ma la colpa non è certo degli speculatori se il Governo greco ha truccato per anni la contabilità nazionale. Se la Grecia è vissuta allegramente al di sopra delle sue possibilità. Con una spesa pubblica folle, concedendo la pensione di stato persino alle nubili che non avevano mai lavorato, mandando tutti in pensione prima dei 60 anni e gonfiando a dismisura un’amministrazione pubblica dedita in buona parte alla corruzione e al malaffare. Non sono stati di certo gli speculatori ad alimentare il mostruoso debito pubblico italiano che ha raggiunto oggi la stratosferica cifra di 1.900 miliardi di euro. A solidificare una super casta di un milione e 700.000 persone che vivono esclusivamente di politica, beneficiando di mille privilegi e regnando su altri tre, quattro milioni di clienti fedeli distribuiti, a spese sempre dei contribuenti, nei carrozzoni pubblici o parapubblici gestiti dal Governo centrale, regioni e province. Non saranno l’orgoglio e la petit grandeur del Presidente Sarkozy ad impedire che il debito pubblico francese venga allo scoperto. Così come non è bastata la retorica dei nuovi diritti civili di Zapatero a nascondere il baratro verso cui si era avviata l’economia spagnola dopo la caduta del Governo Aznar. Stesso discorso per gli USA dove, esauritosi l’effetto novità della presidenza Obama, è riemerso il problema di sempre, ossia un incontenibile debito pubblico, a cui l’accordo in extremis tra democratici e repubblicani ha saputo solo rispondere con mezze misure di compromesso ritenute poco credibili non solo da quei cattivacci speculatori, ma dalla Cina che di quell’enorme debito detiene le cambiali. Non è certo colpa della speculazione se molti Governi europei, disancorandosi di fatto dai parametri di Maastricht, hanno continuato a dilatare i deficit correnti e il debito pubblico, con un perverso intreccio tra assistenzialismo e corporativismo, e usando lo Stato sociale, finanziato con i soldi dei cittadini, soprattutto per garantirsi mediazione e consenso politico. Se Paesi importanti come Grecia, Spagna e Italia non sono già falliti è solo per il fatto che gran parte dei loro titoli di Stato sono detenuti dalle banche di altri e più solidi Paesi. Per cui un loro crac esporrebbe tutto il sistema bancario europeo a rischi dagli esiti imprevedibili. Oggi con la credibilità finanziaria prossima allo zero, bacchettati
da Bruxelles e dalla BCE, questi Governi corrono ai ripari con manovre finanziarie da brivido. Aumentano le tasse ma senza un serio progetto di rilancio economico e tantomeno di riduzione e riqualificazione della spesa pubblica. Ma per mascherare i loro errori continuano a sostenere di essere sotto l’attacco della speculazione finanziaria. Scrivevamo qualche tempo fa per questa stessa rubrica che in realtà non esistono gli speculatori. Che esistono, invece, migliaia di operatori e gestori finanziari che devono rispondere dei soldi che altri milioni di persone affidano loro per farli fruttare. Il meccanismo è semplice: i capitali vanno dove si sentono più al sicuro e dove rendono di più: sono pronti a finanziare investimenti che si presumono remunerativi come anche il debito degli Stati solvibili, ossia quelli capaci di gestire con oculatezza la spesa pubblica e garantire condizioni quadro che agevolano la crescita dell’economia. Dunque, che fanno i cosiddetti speculatori finanziari? Investono i soldi di piccoli e grandi risparmiatori, di istituzioni e imprese, la dove rendono di più, portandoli subito via da dove non rendono o si rischia addirittura di perderli. Operazioni che oggi con le moderne tecnologie informatiche si svolgono in tempo reale, quindi con un impatto immediato su titoli, monete e Paesi. Viene da domandarsi come avrebbero reagito questi milioni di risparmiatori e i grandi investitori, se per sostenere la Grecia, Italia o la Spagna si fosse continuato ad investire il loro denaro in obbligazioni e titoli di questi Paesi, ridotti ormai a carta straccia da un debito pubblico che non potranno mai onorare senza drastiche misure di risanamento finanziario. Per questo i cosiddetti speculatori hanno cominciato a disinvestire in Grecia, Spagna, Italia, e di conseguenza sulla stessa moneta europea, appena hanno visto che i conti dei Governi non tornavano più e che le casse pubbliche erano prossime al crac. Non sono stati loro, quindi, a provocare questa crisi che non è solo finanziaria ma soprattutto politica. Ne hanno invece intuito le vere ragioni e si sono comportati di conseguenza, con il merito, va sottolineato, di costringere questi Governi ad avviare dei piani di risanamento dopo anni di spese scriteriate. Perché qui sta il vero problema svelato dalla cosiddetta speculazione: l’eccesso di spesa pubblica che, unitamente ai costi spropositati di apparati statali e politici gonfiati a dismisura, ha sballato i bilanci di molti Paesi. I famigerati attacchi della speculazione internazionale di cui cianciano molti capi di Governo e ministri dell’economia non hanno fatto altro che scoprire i bluff e le magagne di una classe politica che per anni ha barato con la finanza pubblica. Purtroppo di questa situazione sta pagando il conto anche la Svizzera con un forte apprezzamento del franco che crea non poche difficoltà alla nostra economia. Paradossalmente la Confederazione paga il prezzo per le sue finanze pubbliche solide, per la sua stabilità politica e la credibilità istituzionale che, rispetto alle debolezze strutturali dei Paesi vicini, si riflettono inevitabilmente nel valore della sua moneta.
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Il tema di Alessio Del Grande
La rivoluzione dei social network
Nel 2009 gli utenti di Facebook in tutto il mondo erano soltanto 200 milioni, oggi sono già mezzo miliardo. Sul più famoso e cliccato social network vengono scaricate ogni giorno 2,5 miliardi di foto, un utente medio conta 130 “amici” e si collega quotidianamente al sito per almeno 55 minuti. Ogni mese il totale dei collegamenti supera i 700 miliardi. Sono i numeri di un fenomeno che nel giro di pochi anni ha avuto una crescita esponenziale e le cui ricadute pratiche nella vita di tutti noi sono ancora da vedere. Ma il vero boom si sta innescando adesso con la gran massa di gente comune che si va riversando nella grande Rete, attirata anche dal successo di altri social network, come Twitter, Myspace, LinkedIn, Bebo, Youtube, Friendster o di nuovi media sociali calibrati su profili e interessi specifici. Altra importante novità è che non si tratta più soltanto di giovani digitali, ma di adulti cinquantenni e con una percentuale crescente anche di popolazione anziana che hanno già superato i teen-agers. Si usano i social network per comunicare con gli amici o trovarne di altri, per incontrarsi o reincontrarsi, per mostrarsi o mostrare, per caricare e scaricare foto e filmati, per far sapere a tutti quello che si fa e condividere. In poche parole che si esiste. Un cortocircuito continuo tra reale e virtuale che rende sempre più mobili e cangianti i confini della socialità. È con lo sviluppo dei social network che il mondo è diventato davvero un villaggio globale: dall’informazione in tempo reale da ogni angolo del pianeta alla connessione sociale di massa: tutti possono entrare in contatto con tutti. Se in qualsiasi momento succede qualcosa d’importante nel mondo, a Pechino come a Tripoli, a Sidney come a New York o a Lisbona lo si sa subito grazie a Twitter, prima ancora che dalle agenzie di stampa internazionali. Nuovi media che stanno cambiando non solo il linguaggio, le abitudini, gli stili di vita e le modalità di socializzazione, ma anche la comunicazione e la mobilitazione politica. Facebook e Twitter sono stati i cavalli di Troia che con la rivoluzione dei gelsomini hanno rovesciato molti regimi del nord Africa. Sono i mezzi postmoderni di agitazione e propaganda, di organizzazione dell’opposizione che hanno mobilitato decine di migliaia di manifestanti nelle piazze di altri Paesi e che
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in Inghilterra hanno scandito la sommossa giovanile di agosto, al punto che il premier Cameron ha minacciato di oscurare i social network. È un mondo in continua evoluzione, in cui le novità soppiantano siti che sino a non molto tempo fa andavano per la maggiore. Flickr, Small World o Second Life, quella seconda vita da avatar di cui sino a qualche anno fa sembrava non si potesse fare a meno, appartengono già all’archeologia del web. In soli quindici anni la mappa dei “luoghi” famosi della Rete è cambiata radicalmente, sono stati chiusi o dismessi, siti, motori di ricerca, forum e blog ormai poco frequentati, ma ne sono nati tanti altri poiché il cyberspazio tende all’infinito. Ultimo arrivato, nel giugno scorso, è il nuovo social network Google+ che, con alle spalle il più usato motore di ricerca, nel giro di un mese ha già registrato 20 milioni di utenti. Nella mutevole geografia dei social network la società di massa si ridisegna per tribù, gruppi d’interesse, affinità identitarie e culturali, bisogni e consumi. Un realtà trasversale in cui oggi è ben presente anche il mondo delle imprese e per questo che da qualche mese anche la Camera di commercio è su Facebook con video, foto e notizie sull’attività dell’associazione e dei soci. Se il web e le nuove tecnologie informatiche hanno già rivoluzionato il mondo dell’economia e degli affari, i social network stanno rivoluzionando il marketing che si va orientando sulla selezione di gruppi mirati con profili definiti. Secondo una recente indagine Nielsen l’uso dei social network è ciò che più frequentemente si fa in rete, quindi più che fare ricerche, inviare o leggere e-mail o ammazzare il tempo con i videogiochi. E si sono affermati anche siti come Ping.fm o Hellotext che permettono agli utenti di gestire e usare contemporaneamente più social network. Gli specialisti di marketing lo sanno bene: le battute di due ragazzi su Facebook su un prodotto commerciale per i giovani possono valere oggi quanto una campagna pubblicitaria tradizionale, ma a costi infinitamente inferiori. Poche settimane fa una delle parole chiave più usate su Twitter in molti Paesi europei era “saldi”, visto che erano iniziate le svendite stagionali nei negozi. Col passa parola nel mondo virtuale si amplifica a dismisura il messaggio promozionale per il mondo reale. Non per nulla
gli uffici marketing della grandi aziende scandagliano incessantemente la grande rete, tengono sotto stretta osservazione i social media, non soltanto a caccia dei profili degli utenti, per tracciarne gusti, preferenze e bisogni, ma anche per individuare trend emergenti. È così che il virtuale si trasforma in reale. Ma una delle frontiere più interessanti e promettenti di questi nuovi media riguarda il mercato del lavoro. Secondo un sondaggio di Kelly Services, azienda internazionale di servizio e consulenza in risorse umane, oggi uno svizzero su quattro usa un social media per cercare delle offerte di lavoro e un cittadino su
quattro riesce a trovare un impiego grazie alle borse lavoro online. Una novità che sembra destinata a soppiantare le vecchie inserzioni sulla stampa e a creare nuove dinamiche nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Grazie soprattutto ai social network dove piovono ormai decine di migliaia di curricoli con richieste d’impiego e dove sono anche sempre più presenti le aziende. Un settore in pieno sviluppo che, oltre alle opportunità offerte dai tradizionali social network quali Linkedin, conta ormai anche siti specializzati come Job rapido, Monster o Job advisor.
Comunque la guardiate, siamo sempre la soluzione vincente.
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Il tema di Lisa Pantini
La mappa delle reti più gettonate Storia, basi, pro e contro, … ecco tutto quanto serve conoscere per essere online con successo al giorno d’oggi
Comunicazione e social network. Internet e presenza online. Da anni la rete è sulla cresta dell’onda ed ha radicalmente cambiato il nostro modo di vivere, comunicare, agire, pensare. In tutti i contesti, in ogni ambito: privato, professionale, relazionale. La “vetrina” online è stata sempre ghiotta per le PMI che hanno marcato presenza e quasi fatto a gara per potenziare la loro visibilità con effetti speciali, colori sgargianti, caratteri originali, ricchi contenuti… Come per ogni fenomeno, anche la comunicazione online ha avuto i suoi cicli, con dettami differenti in momenti diversi. Mode e strategie comunicative. Oggi a tener banco sono i social network, le reti sociali che sono pregne di relazioni e dialoghi tra utenti della rete e altre “entità”, siano esse persone o aziende. Relazioni in corso di costruzione, di consolidamento, di nascita. L’interazione tra attori sul web sui social network offre nuove vie di business e di comunicazione e al contempo ci proietta verso opportunità di crescita esponenziale legate ai nuovi sbocchi d’affari. Una ridefinizione di Internet in chiave interattiva, utile nel dialogo, nelle valutazioni e nei commenti su tutti i fronti, da quello imprenditoriale a quello politico, passando per il business ed il “privato”. Basti ricordare le recenti rivoluzioni nel Nord Africa o in Medio Oriente, o come il Presidente americano Barack Obama abbia sfruttato appieno le potenzialità della rete per la sua campagna politica, che l’hanno portato alla vittoria verso la Casa Bianca; cosa che nessun candidato alla presidenza aveva mai fatto prima; o ancora i disordini di Londra nell’agosto scorso: la mobilitazione correva sui social network. Segni dei tempi che mutano quindi. Un fatto è certo: Facebook in primis, Twitter, Youtube, hanno rivoluzionato la comunicazione d’impresa, il numero delle PMI che hanno aperto una pagina/un canale su un social media è in costante aumento.
I social network
Con l’avvento di Internet hanno preso piede sempre più mezzi di comunicazione istantanea tra diversi utenti della rete. Un tempo furono le chat, i giochi di ruolo online con un alias, le communities ed i forum. Oggi ci sono i social network, che permettono alle persone di condividere testi, messaggi, immagini, video e file audio. Essi hanno cambiato profondamente la comunicazione sulla rete, come pure influenzato la maniera in cui si legge, si condividono le informazioni e si apprende. Strumenti
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di diffusione d’informazione relativamente a basso costo (l’investimento per un’azienda che desidera essere presente su un social network è relativamente basso: un pc, una connessione ad Internet, ed una o più persone che dedicano parte del loro tempo ad aggiornare i profili, pubblicare contenuti e creare interconnessioni con gli utenti. Solitamente un ruolo del genere in una PMI è gestito dal settore marketing e comunicazione. È facile andare online con una pagina aziendale su un social network come Facebook o Twitter, è più complesso il discorso di una corretta strategia di presenza funzionale su essi), che permettono a chiunque di avere accesso alle informazioni e di pubblicare commenti e valutazioni in tal senso. A ciò si aggiungono una serie di caratteristiche che li differenziano dai media tradizionali (tv, radio, stampa, ecc.), in termini di bacino d’utenza (possibilità di raggiungere milioni di utenti), accessibilità (informazioni gratuite o a basso costo), velocità (informazione immediata). Un social network è basato su un gruppo di persone (individui) connessi fra loro da legami sociali (professionali, privati, amicali, ecc.). In questo panorama un’azienda può inserirsi al fine di interessere maggiori relazioni con il proprio bacino d’utenza ed accrescere la conoscenza e la reputazione del brand stesso e dei suoi prodotti. In seguito vedremo quali sono le caratteristiche alla base di una buona presenza aziendale online. Si è sviluppato su queste premesse il social media marketing, che permette alle aziende di relazionarsi con i consumatori in maniera diretta, interagendo e commentando le notizie dell’azienda. È un sistema relativamente innovativo poiché permette di ottenere dei feedback e delle valutazioni in tempo reale da parte di consumatori che assumono un ruolo attivo nella partecipazione al giudizio del prodotto/servizio. I fruitori hanno voce in capitolo, sia nel bene che nel male, e con complimenti, commenti positivi, critiche e valutazioni negative, si interfacciano direttamente con la società, che risponde, e se lo fa in maniera sincera, può trarne grande vantaggio in termini di immagine (corporate image) e reputazione, per la sua trasparenza. Inoltre la comunicazione è più diretta ed immediata. È innegabile che per alcune aziende questi strumenti siano molto utili per comunicare con clienti attuali e potenziali e per trovarne di nuovi. Ma quali sono gli strumenti di cui si compongono i social media? Vediamo i più comuni.
L’home page di Facebook
Facebook È il social network per antonomasia. La rete più conosciuta, più diffusa, più popolata. Con oltre 700 milioni di profili, pagine e utenti, Facebook nasce nel 2004, dalla brillante intuizione di Mark Zuckerberg, in collaborazione con Andrew McCollum e Eduardo Saverin. L’idea alla base del progetto era la creazione di una piattaforma informatica che riunisse e desse la possibilità di collegare gli studenti dell’Università di Harvard. Facebook, il cui nome deriva dagli annuari dei college americani, nei quali ogni studente è presente con una foto quale mezzo per conoscere le persone del campus, in breve tempo si estende anche ad altri college statunitensi. È però circa due anni dopo, tra il 2006 ed il 2007 che esplode il fenomeno “Facebook”: esso si estende anche ad altre scuole ed alle aziende. È così possibile creare un’interconnessione tra più soggetti dislocati in diverse parti del mondo. Gli utenti iscritti, siano essi studenti, privati, o aziende, si iscrivono inserendo le informazioni desiderate, foto, video, scambiano messaggi, fanno parte di gruppi di amici / o di gruppi “fans di”, discutono, commentano e valutano prodotti, imprese, servizi, ecc. nelle bacheche delle pagine o negli appositi spazi di discussione creati. Nel tempo Facebook è diventata una rete sociale che abbraccia trasversalmente tutti gli utenti di Internet. Un portale totalmente gratuito che trae guadagno dalla pubblicità, un potenziale comunicativo e d’interazione enorme per le PMI. Maggiori informazioni sulle pagine per le aziende di Facebook su: http://it-it.facebook.com/business
Twitter Differentemente da Facebbok, su Twitter si comunica solo con dei brevi messaggi in stile SMS, con una lunghezza massima di 140 caratteri. Anche questo è un servizio gratuito quale rete sociale di blogging, che dà la possibilità agli utenti iscritti di aggiornare una pagina con messaggi brevi. Ogni profilo, gestito da una persona o un’impresa, dispone di una pagina, e può seguirne a sua volta altri, come pure avere utenti che lo seguano. Twitter, fondato nel 2006, deriva dal verbo inglese “to tweet”, che tradotto significa cinguettare. La sua popolarità è cresciuta notevolmente negli ultimi anni, non solo grazie all’immediatezza d’utilizzo, ma come sistema informativo immediato: si fa qualcosa/si assiste a un evento e lo si comunica in quell’istante. Sono diversi gli esempi di Tweet riportanti notizie che i media online (testate giornalistiche, siti informativi), o la tv, hanno trasmesso solo successivamente. Una dimostrazione citata su numerosi siti (quali il Corriere della Sera, ad esempio) è stato l’infausto evento del Terremoto in Abruzzo nel 2009: alcuni profili Twitter hanno segnalato le prime scosse di terremoto appena avvertite, i media tradizionali solamente dopo. I Tweet più seguiti dai “Followers” (l’utente segue un profilo) sono sicuramente quelli di personaggi famosi (politici, sportivi, dello spettacolo), CEO, aziende importanti che hanno tante cose da dire, e lo fanno brevemente. Solitamente non si dovrebbero riportare su Twitter link a notizie o commenti pubblicati su un altro social network. Twitter per le aziende? Ecco il link al sito: http://business.twitter.com/
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Il tema di Lisa Pantini
La pagina iniziale di Twitter
You Tube Si tratta di un portale – di proprietà di Google Inc., la società che gestisce il più famoso motore di ricerca su Internet, Google – che consente la condivisione di video. È il terzo sito più visitato al mondo, dopo Google e Facebook, e si sta profilando come interessante media online per le aziende, non solo per gli utenti che già visualizzano e caricano video girati, che possono disporre di un canale dedicato per la condivisione di video “home made” (nel senso che andrebbero condivisi unicamente video prodotti da chi li carica, e non materiale di terze persone, caricato senza autorizzazione). Potenziale molto alto per le aziende che aprono un canale su Youtube: il sito è sotto il presidio di Google ed i video sono, di solito, anche ben posizionati nelle ricerche su Google. Se un’azienda comunica con un video intrigante e ben fatto (emozionale), tramite Youtube è possibile che esso venga replicato un certo numero di volte, in quanto il sito cerca i video attraverso il titolo e determinate parole chiave, e ad ogni ricerca con i termini selezionati simili a quelli inseriti viene ritrovato attraverso video correlati, aumentando così le possibilità di diffusione. Inoltre anche su Youtube si possono gestire i commenti ai video, comunicando con i consumatori/utenti. Come si apre un canale su Youtube? Ecco qualche informazione: www.youtube.com/t/about_essentials; invece seguendo questo link (www.youtube.com/t/advertising_overview) troviamo maggiori dettagli sulla pubblicità su Youtube
I blog
Il blog è una sorta di diario online. Un sito gestito da una persona fisica o da un ente, nel quale l’autore pubblica più o meno regolarmente pensieri, parole, riflessioni, opinioni, descrizioni, ecc. correlate da video, foto o documenti da
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scaricare. Questo processo permette a chiunque di comunicare con la rete, creando facilmente un sito nel quale pubblicare informazioni in completa autonomia. Anche questo strumento è terreno fertile per le PMI che desiderano comunicare ed interagire con la rete ed i suoi utenti. Sono davvero tantissime le piattaforme gratuite a disposizione sul web per aprire un blog. Possiamo citarne alcune, quali: Blogger (www.blogger.com), Wordpress (www. wordpress.com), Splinder (www.splinder.com), Io Bloggo (www.iobloggo.com), LiveJournal (www.livejournal.com), ecc.. In questo caso il blog sarà raggiungibile all’indirizzo www.nomedesiderato.nomepiattaformablog.com. Attraverso alcune di queste piattaforme è anche possibile personalizzare il dominio con un nome proprio (azienda, persona, ecc.) tramite un hosting a pagamento, per un servizio di maggior impatto, come www.nomedesiserato.com.
Google + È un nuovissimo social network, ancora in versione beta, su invito, che Google ha lanciato lo scorso 28 giugno. Profilatosi come rivale di Facebook, Google + vuole essere un social network nel quale condividere contenuti (messaggi, informazioni, foto, ecc.), con modalità e varianti leggermente dissimili da quelle di Facebook quali nuovi contenuti multimediali, stanze virtuali dove condividere video e parlare allo stesso tempo con i presenti attraverso l’ausilio di microfoni e webcams, scambio di files, ecc.. Interessante il fatto che in circa due mesi di esistenza (dati di metà agosto 2011), Google + abbia registrato circa 20 milioni di utenti, cifra considerevole, che prospettando l’apertura del nuovo canale a tutti e non più solo per invitati rischia di essere un serio concorrente per “il libro delle facce”, considerando anche che ha alle spalle Google quale “garante” di serietà e forte brand mediatico. Il sito di Google +: https://plus.google.com
La necessità di una strategia definita per la comunicazione online
Abbiamo visto finora quante possibilità di presenza online ci siano per le aziende interessate. Gestire una pagina su un social network può sembrare banale, ma non lo è: richiede costanza, savoir-faire, ed una chiara strategia aziendale comunicativa ben definita. Sono sempre di più le aziende che vanno online sono perché si usa, perché va di moda o perché, come concezione ampiamente diffusa, “ci sono gli altri, perché non possiamo esserci anche noi?” La presenza sul web è una tattica per farsi trovare. Occorre però definire, come in una qualsiasi strategia di comunicazione cosa si vuol fare, dove, come e quando. In pratica: decidiamo di essere presenti su un social network? Come? Su quale? In che modo? Quale risorsa interna ci lavorerà? Cosa vogliamo comunicare? Come lo vogliamo attuare? I commenti e le valutazioni come saranno usati? Servono trasparenza e costanza, una comunicazione sincera, che risponda alle critiche e che sia interessante. Gli utenti cercano principalmente informazioni e commenti sulla mia azienda/sul mio prodotto, ecco che trovando la mia pagina contemporaneamente a giudizi e opinioni di altri, sono interessati a saperne di più, per cui comunicano con me e al contempo si costruiscono un’immagine positiva di me. Innanzitutto è bene porsi degli obiettivi chiari e semplici, al fine di capire esattamente quello che si vuole ottenere. Fanno parte di questa fase: – l’analisi per valutare se l’azienda debba andare online. La presenza sui social media non è adatta a tutti – una valutazione della reputazione e della soddisfazione dei clienti. Tramite lo scambio di informazioni sui social network è possibile misurarla, migliorarla, ma anche peggiorarla – una verifica della domanda e del nostro mercato, concorrenti compresi. È poi fondamentale monitorare i messaggi che circolano in relazione alla società ed ai suoi prodotti, e partecipare alle discussioni, soprattutto in casi di pareri negativi. In questo caso una risposta convincente e chiarificatrice, in breve tempo, è un toccasana per l’azienda. Ignorare critiche e giudizi negativi è un po’ come tirarsi la zappa sui piedi, ci si fa male, e si rischia di distruggere tutto ciò che abbiamo virtualmente costruito quale nostra buona reputazione. Inoltre occorrerebbe approfondire un minimo la conoscenza dei diversi social media, per stabilire se la nostra impresa deve essere presente su Facebook, Twitter o Youtube. Non per forza tutti, solo perché va di moda o quale delirio d’onnipotenza. Un altro buon consiglio è stabilire un piano editoriale, nel quale approfondire le diverse tematiche da trattare, e le modalità con cui approfondirle e svilupparle. Questo, abbinato ad una strategia pianificata ed all’osservazione dei commenti e delle valutazioni dovrebbe rivelarsi un’ottima base da cui partire. Tempo da dedicargli, trasparenza nelle informazioni da riferire e sull’azienda in sé e una strategia comunicativa con obiettivi ben definiti. Ecco i punti chiave per dialogare bene online.
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Ospite
Lorenzo Cantoni
© Università della Svizzera italiana
Intervista di Lisa Pantini con Lorenzo Cantoni, Professore e Decano della Facoltà di scienze della comunicazione, Università della Svizzera Italiana, Lugano
Le reti sociali e Internet mutano la società nei costumi, nell’economia e nella comunicazione
In meno di un ventennio la grande rete ha cambiato non solo le modalità di comunicazione, ma ha pure inciso in profondità nell’economia e nei costumi sociali. Quali scenari si possono immaginare ancora per il futuro? “In quest’ambito è molto difficile fare previsioni attendibili, ed è facile trovare ingenue estrapolazioni o fantasie presentate come certezze. Quello che mi sembra si possa fare è identificare alcune linee di tendenza, che appaiono particolarmente marcate. Ne menziono qui due: fruizione mobile e pervasività. Alcuni anni fa sembrava che la rete stesse eliminando lo spazio, o almeno la sua percezione ordinaria: mandare un e-mail al vicino di ufficio o all’altro capo del mondo non fa differenza. Negli ultimi tempi, al contrario, stiamo assistendo a una «rivincita» della geografia. Pensiamo alle mappe satellitari, ai navigatori e ai servizi online collegati con la geolocalizzazione – che presentano cioè informazioni collegate a una mappa geografica. Quando usiamo un motore di ricerca, sovente la nostra posizione viene presa in considerazione per migliorare la qualità della risposta, e il web è oggi fruito sempre più in movimento, attraverso telefoni «smart» che considerano la nostra posizione per offrire servizi più adeguati. La fruizione mobile sta spingendo anche il ruolo delle applicazioni dedicate: per esigenze specifiche tendiamo ad usare una App piuttosto che affidarci alla navigazione sul web: è più semplice e ottimizzata per piccoli schermi. Lo spostamento dell’esperienza della rete dal computer a integrare altri mezzi – smartphone, tavoletta ecc. – indica anche che la sua fruizione sta diventando «pervasiva», e orientata a una situazione di connettività continua. Pensiamo, in questo ambito, sia a un certo uso dei social network (Facebook, Twitter, Google+, Foursquare, per esempio), sia al continuo scambio informativo-comunicativo che facciamo via mail, Skype o altri sistemi di messaggeria istantanea, o ancora all’integrazione trasparente di informazioni tratte dalla rete entro applicazioni/servizi di ogni tipo, dal meteo al traffico, dai valori di borsa alle info in tempo reale. In questo ambito è possibile aspettarci un’integrazione sempre più forte tra pagamento digitale e rete: pensiamo ad esempio al sistema sviluppato da Google per il pagamento (ma è molto di più) attraverso gli smartphone. In generale, ci possiamo dunque aspettare che la rete entrerà in modo sempre più profondo e trasparente nella nostra esperienza di vita quotidiana”. Come spiegare il successo di Facebook, Twitter o Youtube? A quali bisogni individuali o collettivi rispondono? “Rispondono senz’altro all’esigenza di stare in collegamento costante con altre persone: «amici» secondo l’etichetta molto imprecisa che viene usata. Tale collegamento passa attraverso la possibilità di condividere parti della nostra esperienza attraverso brevi testi, immagini, video o atti di approvazione/raccomandazione (il like o il +1)”.
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In una società che proclama la tutela della privacy, paradossalmente gli utenti dei social media aspirano al massimo della visibilità. Come spiegare questo paradosso? “È vero: sovente l’attenzione alla privacy online è insufficiente. Senz’altro ciò è dovuto a molti fattori, tra cui la sottovalutazione del fatto che molti contenuti che pubblichiamo online sono indicizzati dai motori di ricerca, e quindi accessibili non solo agli «amici» che abbiamo in mente quando li pubblichiamo, ma a un pubblico più vasto; in particolare a persone che potrebbero leggerli con interessi e prospettive che non abbiamo considerato. Facciamo un esempio. Immaginiamo che Paolo, 18 anni, pubblichi sul proprio profilo Facebook: «come al solito, è l’alba di sabato e mi butto a letto distrutto». In quel momento Paolo ha presente gli amici con cui ha condiviso la serata, e alcuni altri, che sanno molto di lui (magari che sta esagerando, per far colpo su Giovanna). Ma a distanza di mesi o di anni, se quel testo non è stato protetto con un’adeguata configurazione della privacy, potrebbe essere letto dal responsabile del personale di un’azienda prima di un colloquio di lavoro, ed essere interpretato come un segno di inaffidabilità di Paolo…” Le rivolte nei Paesi del Nord Africa hanno dimostrato che i social network sono anche un formidabile strumento di mobilitazione e organizzazione politica. In che misura l’uso dei social media cambierà il modo di fare politica anche nei Paesi avanzati? “Certamente i social network, come altri mezzi di comunicazione, hanno svolto un ruolo importante in quegli avvenimenti, anche se a mio avviso talora sono stati sopravvalutati. L’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione in ambito politico e amministrativo – quello che chiamiamo e-Government – appare destinato ad ampliarsi, riducendo da un lato la distanza tra amministrazione e amministrati, e spingendo l’amministrazione verso ulteriori passi avanti nell’efficienza e nella trasparenza”. Si può davvero pensare all’evoluzione dei social network come ad una nuova forma di democrazia? “L’e-government sta aprendo anche nuove opportunità di partecipazione democratica, per esempio per quanto riguarda la possibilità di fare o di valutare proposte in ambito urbanistico, o di collaborare per il ristabilimento dell’ordine pubblico: proprio nelle settimane scorse Scotland Yard ha usato la rete per diffondere le foto delle persone coinvolte nei disordini, e per chiedere l’aiuto ai cittadini che fossero in grado di identificarle. Negli stessi giorni le persone stanno usando, a Londra e in altre città, Twitter per raccogliersi e ripulire le strade delle città. Naturalmente l’uso della tecnologia non assicura la bontà degli scopi: Twitter e altri strumenti sono anche usati dai facinorosi per organizzare gli assalti o da Governi non democratici per controllare gli oppositori…”
Ospite Intervista di Lisa Pantini con Fabio Dell’Orto, Internet Strategist, Inner Web Sagl Stabio
Il consumatore partecipa alla valutazione del prodotto in tempo reale: ecco i vantaggi per le PMI Fabio Dell’Orto, Inner Web Sagl
Il web ha cambiato la strategia promozionale e commerciale delle aziende? Se sì, come? “Assolutamente sì. In poco meno di vent’anni il web è diventato un fenomeno di massa che ha cambiato i costumi, i modi di agire e il pensare delle persone; c’è stata una vera e propria rivoluzione che ha portato i consumatori ad avere un ruolo attivo nelle decisione d’acquisto e non più passivo, come accadeva in passato. Oggi giorno il consumatore è diventato un elemento attivo con maggiore potere decisionale, in grado di poter distinguere le alternative presenti sul mercato per soddisfare al meglio i propri bisogni. Grazie a strumenti di comunicazione come i blog oppure i social network egli può condividere facilmente giudizi sulle aziende e i sui loro prodotti in commercio. Questi strumenti gli hanno consentito di avere un autorevole controllo delle informazioni tant’è che, prima di consumare un prodotto oppure avvalersi di un servizio, può conoscere i giudizi e le valutazioni di altre persone che se ne sono serviti prima di lui. Il mio consiglio alle aziende che intendono modernizzare le loro strategie di marketing e comunicazione è quello di rivolgersi al pubblico in modo collaborativo, attraverso soluzioni di marketing innovative e creative che possano consentire alle PMI di connettersi ed intercettare il nuovo consumatore”. Quali prospettive si aprono per le imprese con l’uso, ormai di massa, dei social network? “I mercati stanno oppure, oserei dire, sono ormai diventati conversazionali. Facendo seguito a quanto risposto prima, per le aziende è fondamentale pertecipare, intervenire, confrontarsi con i consumatori, investendo del tempo nella costruzione di relazioni con loro. I social network sono dei «luoghi» dove l’integrazione di contributi spontanei e la condivisione della conoscenza la fanno da padrone. Le prospettive sono tante, visto che in questo scenario il cliente si è trasformato in utente diventando colui che potrebbe decidere le sorti di un prodotto oppure di contribuire alla creazione. Ovviamente le aziende per poter entrare in questo «circolo» devono costruire la proprià identità digitale per essere in grado di leggitimare la loro presenza, perché essere su Internet non basta più. Occorre invece essere parte attiva, per esempio creando (lo suggerisco sempre) delle community dalle quali far crescere degli evangelisti che divulgheranno sulla rete i loro prodotti oppure servizi. È pure evidente che le aziende per farlo devono aprirsi e raccontarsi, offrire informazioni, e diffondere conoscenza. Esse dovranno inoltre capire che i social network non sono più solo una moda come si poteva pensare qualche anno fa, sono diventati una realtà concreta per ogni azienda che intende fare business, acquisire nuovi clienti, diffondere il proprio marchio”. La grande rete rappresenta solo delle opportunità per le aziende o ci sono anche dei rischi? Quali? “I rischi ci sono e non pochi, soprattutto se non ci si avvale della collaborazione di consulenti con esperienza. Tanto per cominciare le aziende, anche le più piccole, dovrebbero prevedere i rischi che potrebbero minare la loro reputazione. Abbiamo visto che i consumatori possono venire facilmente a conoscenza di notizie e giudizi riguardanti prodotti e servizi, questi potrebbero essere positivi ma a volte anche negativi! Solo le grandi aziende (e a volte neanche queste) prendono precauzioni nei confronti di questi potenziali nuovi rischi, mentre le piccole e le medie imprese non si dotano delle giu-
ste coperture. Un altro grosso pericolo è dato quando si usano social network e tutti gli altri nuovi media solo per un fattore di moda, senza considerare le incognite che un cattivo uso degli stessi potrebbe causare. Si fa in fretta a creare una pagina facebook oppure aprire un blog, più difficile è sapere cosa pubblicarci oppure come gestire commenti e discussioni. A volte solamente per non avere pubblicato o non aver saputo gestire un commento, si è scatenato un autentico putiferio!” Qual è il maggior vantaggio per un’impresa che si apre al web? “Sono tanti, a condizione di crederci, investirci ragionevolmente, impegnarsi a fondo, ma soprattutto non credere che il web possa diventare la panacea per il business di un’impresa perché questo sarebbe un altro rischio da aggiungere a quelli esposti nella risposta precedente. Un primo grande vantaggio, a mio parere, è che tutti gli investimenti sostenuti possono essere misurati, cosa che non è possibile fare con le campagne pubblicitarie tradizionali. Ed è possibile misurare e quantificare i risultati con strumenti gratuiti come ad esempio Google Analytics. Tramite esso si possono ottenere informazioni dettagliate sul traffico in ingresso di un sito oppure sull’efficacia di una campagna pubblicitaria, arrivando a tracciare il numero di vendite e il ROI (return on investment) dell’investimento sostenuto. I risultati di Google sono sempre più geolocalizzati, ossia le mappe di Google compaiono sempre di più nella lista dei risultati del motore di ricerca, sempre più utenti utilizzano le mappe per soddisfare i loro bisogni spesso legati alle necessità del luogo in cui si trovano. Chi oggi è ben posizionato nelle Google Maps gode di molta pubblicità gratuita, questo è un’altro grosso vantaggio. I costi della pubblicità sul web sono infinitamente più bassi rispetto a quelli di qualunque altro media, soprattutto se si considera la quantità di persone che si possono raggiungere a parità d’investimento. Ovviamente tutto è in proporzione al budget che si intende investire, tuttavia si possono ottenere buoni risultati anche con cifre molto basse. Infine è utile considerare anche la precisione sul target che si vuole raggiungere: attraverso il web si possono infatti individuare potenziali clienti quando essi stanno cercando particolari prodotti o servizi, «colpendoli» nel momento in cui sono più propensi ad acquistare”. Per fare business attraverso il web su quali qualità puntare e cosa evitare? “La lista delle caratteristiche a cui prestare attenzione sarebbe molto lunga, mi limito dunque alle più importanti: 1. sito web dinamico, veloce e interattivo; 2. analisi continua dei risultati e dell’indice di raggiungimento dei propri obiettivi; 3. ricerca locale, dando massima priorità dei mercati locali in tutte le iniziative di marketing come SEO, pay per click, mappe. 4. video 5. presenza attiva nei social media, con particolare attenzione a Facebook, che sul nostro territorio è lo strumento principe per questo genere di attività; 6. mobile; 7. blog aziendale per collegare e promuovere le informazioni; 8. evitare il fai da te e le offerte di consulenza a prezzi di saldo!”
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Maria Luisa Bernini, Titolare Swiss Communication Agency Sagl, Lugano
La comunicazione politica corre sul web Maria Luisa Bernini
I politici si sono accostati all’uso del web molto lentamente, molti siti personali in tempo di elezioni sono brillanti e poi restano inattivi e non aggiornati; insomma pare che non si sia capita sino in fondo la potenzialità comunicativa dei nuovi media. È così? Quali sono i passi da intraprendere in tal senso per una corretta strategia comunicativa, che sfrutti appieno le potenzialità dei nuovi media? “Effettivamente la maggior parte dei siti politici non viene aggiornata regolarmente. Non credo però che la causa sia necessariamente da ricercare nella mancanza di comprensione verso questo mezzo di comunicazione, almeno per quello che riguarda le generazioni più giovani di politici, ma sia bensì legata ad altri fattori quale tempo e professionalizzazione. L’ambizione di avere dei siti web esaustivi e complicati porta con se una notevole mole di lavoro e di costi, dunque a volte meno è meglio. Quindi consiglierei a chi non ha un team di persone a disposizione di usare delle opzioni più leggere e mirate”. I social network come cambiano la comunicazione politica? “I social network hanno permesso di ridefinire Internet, in casi eclatanti come le recenti crisi in Medio Oriente e nell’Africa del Nord hanno funto da catalizzatori ed insieme ai media hanno permesso di evidenziare i bisogni di popolazioni oppresse. Negli Stati Uniti i social network vengono considerati invece la chiave del successo di Obama che grazie ad un utilizzo mirato è riuscito a comunicare con la società civile ed a difendersi da attacchi come nessuno prima di lui aveva fatto. L’utilizzo di questi mezzi che ha la capacità di diffondere informazioni in modo virale deve essere comunque seguita da persone che ne conoscono a fondo sia l’importanza che i processi”. Un politico come potrebbe sfruttare meglio la grande rete? “Politico non è uguale a politico e l’utilizzazione della grande rete dipende anche dal contesto nel quale un politico deve agire. Per quello che riguarda il nostro territorio che non è molto vasto, direi che in primo luogo un politico dovrebbe conoscere al meglio i bisogni della sua gente e che il contatto umano resta ancora e per fortuna il fattore più importante. Tramite Internet un politico dovrebbe comunque informare in modo più dettagliato sulla sua attività e si tratterebbe di «politica on demand» mirata. Anche in questo caso è sempre necessario avere una continuità ed un colloquio continuo con la propria
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community online. Non dimentichiamo comunque che il valore aggiunto delle opinioni è dato dalla diversità e che più i social network è focalizzato su persone con opinioni simili tanto meno viene prodotta diversità, questo porta ad un effetto negativo”. La quantità e la velocità con cui circolano oggi le informazioni su scala planetaria hanno cambiato anche la percezione dell’opinione pubblica delle situazioni di crisi. Questo non presuppone un approccio diverso della politica alle situazioni di crisi per informare meglio, e più correttamente, i cittadini? “Assolutamente sì. Ed è quello che trovo importante ed il grande risultato della rete. La società civile ha guadagnato uno spazio proprio per esprimere le proprie opinioni e per informarsi, sempre con prudenza naturalmente. L’elettorato che si informa è diventato un elettorato partecipativo e consapevole e oserei dire che il ricatto sociale non può più essere. Interessante è anche la possibilità di limitare i danni dati dalle leggende metropolitane perché tramite la rete anche un politico che viene attaccato può difendersi e prendere posizione in tempi molto brevi”. Oggi si avverte come uno scarto tra la velocità delle informazioni e le reazioni della politica. Cosa fare per recuperare questo scarto? “La politica ha i suoi tempi di riflessione ed è giusto che essa continui a riflettere in modo sereno ed esaustivo perché le conseguenze delle decisioni politiche devono essere valide sul lungo periodo ed influenzano il futuro dei cittadini”. Si può davvero parlare di “democrazia digitale”? “Dipende che cosa si intende per «democrazia digitale»: partendo anche solo dal discorso filosofico della democrazia. In Svizzera la democrazia digitale si sta sviluppando a livello federale per quello che riguarda l’evoting che comunque crea ancora qualche problema per la gestione della sicurezza dei dati. Se invece il discorso verte sulle possibilità di influenzare l’opinione pubblica tramite i media digitali allora la discussione diventa più complicata, ma anche qui, vivendo in un Paese con una tradizione ed una storia di partecipazione diretta, influenzare l’elettorato sicuramente è più difficile. Credo nel buon senso dei nostri cittadini e nella loro capacità di decidere le cose e le persone giuste usando un buon senso molto «svizzero»”.
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L’uso dei social network anche per il mercato del lavoro Alida Decio
Secondo un vostro sondaggio, già ora uno svizzero su quattro usa i social network per cercare lavoro. Ma Facebook e gli altri social media possono veramente offrire un mezzo efficace di promozione personale anche per trovare un impiego? “Certamente. Nella nostra attività utilizziamo regolarmente il canale dei social network per cercare personale. I social network permettono una visibilità su scala molto ampia e di allargare il bacino di utenza”. Le borse di lavoro online sino a non molto tempo fa sembravano strumenti poco efficaci per la ricerca di un impiego, oggi invece sono sempre più utilizzati. Come spiega questo successo? “Il successo delle borse online è dovuto al fatto che sempre più persone vivono connesse. Lo sviluppo della tecnologia di comunicazione mobile permette inoltre di essere costantemente aggiornati. Consentono di accedere ad una scelta più vasta delle professionalità ricercate e danno informazioni più dettagliate di un giornale specializzato che ha comunque i suoi limiti di battute. Permettono anche di tutelare maggiormente la propria privacy senza esporsi troppo e percependo quello che serve”. In che misura è importante per un’azienda posizionarsi sui social media per reclutare la manodopera di cui ha bisogno? Viceversa come avviene l’informazione per il settore delle risorse umane utilizzando i social media e Internet per informarsi sul candidato? “È importantissimo per rimanere a passo con i tempi. Come ho detto prima la maggiore parte delle persone vivono oggi «perennemente» connesse. Essere presente nella
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Etica, profitto e responsabilità, un’altra visione per il mondo degli affari È possibile conciliare profitto e spirito umanista? Come dare un’altra visione del mondo degli affari? Sono le domande a cui cerca di rispondere il saggio “L’urgenza etica” di Emmanuel Toniutti, edito dallo IECG, International Ethics Consulting Group, di cui Toniutti è anche Presidente. Il libro è un resoconto a tesi dell’incontro con Alain Mainguy, Direttore del Centro di perfezionamento degli affari, organizzazione d’ispirazione umanista che si propone di formare i dirigenti d’impresa sulla necessità di “creare ricchezza economica trasmettendo valori visibili, leggibili e praticabili all’interno dell’azienda”. Non esiste una patente per dirigente d’impresa, nota Mainguy, secondo cui la formazione d’imprenditori e dirigenti responsabili passa attraverso un percorso necessario di conoscenza di sé e degli altri, che va sviluppata parallelamente all’apprendimento dei fondamenti della finanza e del management. La necessaria coerenza tra l’analisi etica delle pratiche di management e di governance e la visione strategica - sottolinea Mainguy - rende il dirigente più esigente e libero: “esigente perché conosce le proprie debolezze e misura le forze che lo circondano; esigente anche con i collaboratori che condividono il senso del termine ‘responsabilità’ e quello di ‘esemplarità’. Libero perché pienamente consapevole che il pericolo numero uno per l’azienda potrebbe essere lui stesso; libero anche perché conosce le sue paure profonde e ne può misurare le conseguenze sui comportamenti in situazioni di stress”. Muovendo da questa consapevolezza, Mainguy e Toniutti hanno elaborato un programma per lo “sviluppo della leadership etica e responsabile”. Un programma che permette di comprendere, o di riscoprire, che ognuno possiede interiormente una potenza creativa, d’immaginazione e cambiamento del mondo, attraverso il ruolo e la funzione che occupa in azienda: “Tale lavoro favorisce un’autentica consapevolezza delle responsabilità di cui siamo investiti, lì dove siamo, al fine di creare un’altra visione per il mondo degli affari attraverso la leadership”. Toniutti, che da dieci anni è titolare di un’impresa e coach di dirigenti d’azienda, ha affinato con questa sua lunga esperienza una particolare sensibilità etica orientata sul mondo degli affari, e nel libro si sofferma su tre aspetti particolari: ritrovare il senso, ridare il senso, trasmettere il senso nell’attività imprenditoriale. Ma ritrovare il senso per Toniutti, significa innanzitutto riappropriarsi dei principi teorici e comportamentali che hanno originato la cultura liberale, depurandola da talune degenerazioni che in questi ultimi decenni ne hanno inquinato la sua vera natura e rivalorizzando il concetto di responsabilità sociale del dirigente aziendale. Il problema dell’etica
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nell’impresa, secondo Toniutti, si pone oggi in termini di regolamentazione dei comportamenti devianti dopo i grandi scandali di Enron, WorldCom, Andersen, Société Générale, Eads, e altri se ne potrebbero aggiungere, che hanno scosso il mondo dell’economia e della finanza. Il rapporto tra regola, morale e responsabilità, Toniutti lo spiega con l’esempio del semaforo: se ci fermiamo al semaforo rosso perché la legge ci sanziona se non lo facciamo, il nostro comportamento è moralmente corretto. Se invece ci fermiamo perché consapevoli della responsabilità che abbiamo di non mettere in pericolo la nostra e l’altrui vita, significa che assimiliamo la regola ed entriamo nell’ordine di un comportamento eticamente esemplare. “ Il modello nel quale evolviamo attualmente, filtrato attraverso l’interrogativo etico, impone imprescindibilmente - scrive - la questione del senso; non solo il senso dei mercati e quello degli scambi di beni e servizi, ma l’intero senso della nostra esistenza. Quale mondo lasceremo ai nostri figli domani? Come, attraverso le nostre decisioni, possiamo prendere in considerazione il destino dell’umanità in azienda? Come cerchiamo di conciliare la riuscita economica dell’azienda con quella dell’umanità tutta? Perché l’azienda e le scuole di management hanno la responsabilità della formazione dei leader di domani?”. Per Toniutti i dirigenti d’impresa sono responsabili di quella parte di umanità che servono: azionisti, clienti, dipendenti, fornitori e società: “l’urgenza etica significa far vedere e mettere in pratica un’altra visione del mondo degli affari,perché oltre l’impegno della nostra responsabilità di dirigenti noi costruiamo, lì dove siamo, il futuro delle generazioni che ci succederanno. È quello che io definisco il coraggio dell’essere dirigente, questa capacità di lottare contro ciò che sembra non avere senso per trasmettere il senso dei due volti del successo: la crescita dell’uomo e l’incremento del profitto”.
Titolo: “L’urgenza etica”
Autore: Emmanuel Toniutti
Editore: IECG - International Ethics Consulting Group
Dirit to di Simona Morosini Marconi, Responsabile Servizio giuridico Cc-Ti
Lo spauracchio dei “salari in euro”
Salari “in euro” e salari “ancorati all’euro”: in questi ultimi mesi il dibattito si sta infervorando, accendendo gli animi dei fautori e dei contrari al ricorso a questa pratica. Si sente in modo ricorrente affermare che “il salario in euro è illegale” e causerebbe “dumping salariale”. Dal profilo giuridico, la prima affermazione è del tutto opinabile. Dal profilo fattuale, la seconda non è (almeno per il momento) corroborata da alcun elemento oggettivo. In merito alla legalità o meno dei salari “in euro” si accavallano le tesi, ma sta di fatto che non vi è ancora una giurisprudenza federale. Pertanto, il dibattito dottrinale su tale questione è aperto. Anzi apertissimo. L’art. 323b del Codice delle obbligazioni prevede che il salario debba essere versato in moneta legale. Ciò significa null’altro che il salario deve essere versato in franchi. È però ormai urbi et orbi risaputo che questa norma non è imperativa. In altri termini, le parti (lavoratore e datore di lavoro) possono decidere di comune accordo di derogarvi, prevedendo di versare il salario in euro o di ancorarlo al corso dell’euro. E non è nemmeno del tutto corretto affermare che per procedere a tale modifica del contratto occorra gioco forza passare da una “disdetta con riserva di modifica”. Questo meccanismo (invero un po’ tortuoso per il datore di lavoro) mira essenzialmente ad evitare che, in caso di rifiuto della modifica proposta, l’eventuale disdetta notificata dal datore di lavoro possa essere eo ipso contestata come abusiva dal dipendente. Ma non vogliamo entrare qui nei tecnicismi. In sostanza, le parti possono benissimo accordarsi, con o senza intimazione di disdetta in caso di mancato accordo, per uno stipendio in altra moneta, come persino accordarsi sulla riduzione dello stipendio. Si tratta di un’emanazione della libertà contrattuale, sacrosanto principio del nostro diritto, ancorché limitato dal principio “dei buoni costumi” e della “buona fede”. È palese che laddove vige un contratto collettivo di lavoro (CCL) con salari minimi imposti, occorre rispettare tali minimi. Da qui non si sfugge. È però ammesso anche dai fautori delle tesi dell’illegalità dei salari in euro, che “tant que le salaire versé en euros ou indexé au corus de la monnaire n’est pas, au cours du jour en franc, inférieur aux salaires minimums obligatoires, l’employeur respecte ces règles” (da: Dr. Jean Christophe Schwaab, Segretario centrale Unione sindacale
svizzera (USS), Berna e Riex: “Paiement du salaire en euros, adaptation au cours de l’euro: que dit le droit du travail?, in “Jusletter Weblaw” luglio 2011). In altri termini, persino laddove vige un CCL con salari minimi obbligatori, il datore di lavoro è in regola, nella misura in cui il salario versato in euro o indicizzato al corso della moneta, non è, al corso in franchi del giorno, inferiore ai minimi salariali obbligatori. Sostenere che il salario “versato in euro”, oltre ad essere discriminante e illegale – perché colpirebbe solo una determinata categoria di lavoratori e farebbe sopportare il “rischio aziendale” unicamente a questi ultimi – è tesi sì affascinante e di facile presa, ma alquanto nebulosa e di difficile attuazione. Come rispondere all’imprenditore che chiedesse “abbiamo una montagna di euro da smaltire: siamo nell’illegalità se remuneriamo il nostro collaboratore frontaliere in euro al corso del giorno, anziché in franchi, con il suo consenso?” La risposta dei sostenitori dell’illegalità verterebbe sulla violazione della parità di trattamento e del principio stante il quale l’imprenditore non può ripercuotere sul lavoratore il rischio aziendale. Principi sacrosanti, salvo la difficoltà a dimostrare che sarebbero in casu violati. Altra domanda: “Siamo nell’illegalità se stipuliamo d’intesa con i nostri collaboratori frontalieri una remunerazione in franchi che segue l’andamento dell’euro, fissando ad esempio un cambio medio, quindi abbassando il salario in caso di andamento negativo del cambio, ma senza alzarlo in caso di andamento positivo?” Ecco che in una tale ipotesi di adeguamento della remunerazione sistematicamente sfavorevole al lavoratore frontaliere, la tesi dell’illegalità (o meglio, dell’abuso) potrebbe trovare accoglimento e fondarsi sul principio che il rischio aziendale non può essere ribaltato sul lavoratore, nemmeno con il consenso di quest’ultimo. Sarebbe inoltre ipotizzabile una violazione del divieto di discriminazione sancito all’art. 2 dell’Accordo sulla Libera circolazione, che vieta un trattamento differenziato in funzione della nazionalità o del luogo di residenza. Si potrebbe infine sostenere la tesi del dumping, se tale politica salariale mirasse esclusivamente ad accrescere l’utile aziendale o ad ottenere un vantaggio concorrenziale a scapito della manodopera indigena. Se tale pratica salariale fosse abusivamente e ripetutamente reiterata, ciò che è fortunatamente lungi dall’essere realtà, potrebbe effettivamente giustificare
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misure anti-dumping onde evitare una corsa al ribasso dei salari in uso in una determinata località. Si palesa inoltre un problema concettuale o terminologico. Parlare di “salari in euro”, rispettivamente di “salari ancorati all’euro” può fuorviare. Nel primo caso, non si vede infatti dove risieda lo svantaggio per il dipendente frontaliere nell’attuale congiuntura. La tesi della disparità di trattamento non sembra attagliarsi al caso dei frontalieri domiciliati nella zona euro: attualmente è proprio vero il contrario. Dato che con l’euro debole ed il salario in franchi questa categoria ha notevolmente guadagnato in potere d’acquisto, un salario in euro al corso del giorno in cui viene versato, nulla muterebbe alla loro situazione finanziaria di partenza. Non si ravvisa pertanto né disparità, né accollo di rischi aziendali sul personale. Nel secondo caso (salario “ancorato all’euro”) si può invece convenire che qualche problemino potrebbe porsi, sempre che si palesi una sistematica disparità di trattamento a sfavore di una singola categoria di lavoratori. Attenzione quindi a generalizzare. Ogni situazione andrebbe valutata singolarmente. Anzitutto v’è da chiedersi se l’attuale situazione sul fronte del cambio eurofranco possa essere ridotta ad una mera questione di “rischio aziendale”, inteso come rischio individuale a carico delle singole imprese. Il ragionamento basato sul rischio aziendale trova i suoi limiti in situazioni di crisi, quali ad esempio quella finanziaria che, nel corso del 2009, aprì la strada ad una concessione generosa delle indennità per lavoro ridotto. Nelle attuali contingenze valutarie e debitorie di mezza Europa, senza dimenticare quella degli Stati Uniti, viene da chiedersi se la tesi del “rischio aziendale” sia ragionevolmente sostenibile ed utilizzabile per tacciare come illegali accordi salariali miranti a contenere entro limiti ragionevoli i vantaggi (palesi!) derivanti a determinate categorie di lavoratori... Inoltre, le aziende che decidono di introdurre misure salariali “in euro”, rispettivamente “ancorate all’euro”, non agiscono necessariamente nell’intento di speculare sul costo del lavoro e/o per conseguire vantaggi
concorrenziali. Se tale fosse il caso, sarebbe giustificato contrastare queste pratiche nella misura in cui creassero dumping abusivo, ciò che non è attualmente dato constatare. V’è inoltre da considerare che non si possono porre sullo stesso piano l’industria d’esportazione, attualmente fortemente penalizzata, e quella che produce essenzialmente per il mercato interno avvalendosi di materie acquistate nella zona euro, quindi approfittando della debolezza di questa moneta. Nemmeno si può seriamente mettere in dubbio che il frontaliere che rientra quotidianamente al proprio domicilio non tragga alcun profitto dalle attuali contingenze. Diverso potrebbe essere però il discorso per il frontaliere che non rientra quotidianamente al domicilio e spende e consuma anche sul territorio elvetico. Ad ogni buon conto, prima di brandire lapidariamente la tesi dell’illegalità dei salari in euro (o meglio, “ancorati all’euro”) e demonizzare le imprese alla ricerca di soluzioni, occorrerebbe circostanziare, esaminando ogni singola situazione. Abbiamo visto che la stessa dottrina sindacale sembra ammettere l’illegalità dell’ancoraggio del salario al cambio solo laddove i due criteri della discriminazione (intesa come il fatto di sfavorire una categoria di lavoratori rispetto ad un altra) e quello della “sistematicità” di tale discriminazione, siano adempiti. Porre l’attenzione sulla questione per evitare che si palesino abusi è sicuramente opportuno e utile per la salute del nostro mercato del lavoro. Occorre però fare attenzione al rischio di generare timori infondati in seno alle aziende e coloro che sono chiamati a dirigerle, con la conseguenza di creare conflitti insolubili. A rimetterci rischiano comunque di essere gli stessi lavoratori: infatti, anziché correre il rischio di essere accusate (a torto o a ragione) di pratiche “illegali”, potrebbe accadere (o forse è già accaduto...) che alcune aziende preferiscano licenziare parte del personale ed assumere a nuove condizioni. Oppure intervenire su altri fronti, altrettanto se non più dolorosi per tutta la manodopera.
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Attualita` di Angelo Geninazzi, Responsabile di economiesuisse per la Svizzera italiana, Federazione delle imprese svizzere
Cogliere la palla (verde) al balzo
Cleantech e Svizzera: un binomio ambiguo? Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, in Svizzera la quota di brevetti Cleantech è rimasta relativamente costante (2000: 2,6%, 2008: 2,8%), rimanendo così sotto la media internazionale. La Danimarca, l’Austria e il Giappone formano il gruppo di testa: tra il 2000 e il 2008, essi hanno registrato un forte aumento del numero dei brevetti in questo settore. In altre parole, in questi Paesi, le imprese si sono maggiormente specializzate nell’innovazione Cleantech. La Svizzera, da parte sua, si concentra piuttosto sulla ripresa delle tecnologie Cleantech. Questa strategia efficace non è in contraddizione con la costatazione di una specializzazione inferiore alla media. Essa permette di spiegare come la Svizzera riesca ad occupare una posizione ai vertici – nel confronto internazionale – in numerosi settori della politica
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Economia verde, energia verde, tecSvizzera nologia verde. Verde è in, non verde è out. Quello che forse fino a qualche 15 tempo fa era piuttosto nelle teste di alcuni politici sta diventando sempre più una realtà, che va presa sul serio 10 e va approfondita per non sotto – o sopravvalutare gli impatti e per coglierne le eventuali possibilità. L’economia verde ha dunque il vento 5 in poppa. Vento di cui approfittano in particolare le Cleantech – termine che riassume le tecnologie pulite, 0 compresi annessi e connessi – che in Svizzera sono sovente associate ad alcuni rami, ad alcuni settori, addirittura ad alcune imprese o prodotti. Uno studio del Politecnico federale di Zurigo definisce ora in modo ben più ampio il settore delle Cleantech sulla base di quattro obiettivi in materia d’innovazione per le imprese: sviluppo di prodotti rispettosi dell’ambiente, riduzione dei costi delle materie, riduzione dei costi dell’energia e riSpecializzazione Cleantech per sotto-settore duzione dell’inquinamento legato al processo di produzione. Lo stesso approfondimento rivela ambientale. Non si può più parlare di una necessità di recuche l’innovazione nel campo delle Cleantech è fortemente pero nel settore delle Cleantech. La figura 1 mostra inoltra aumentata negli ultimi anni: tra il 2000 e il 2008, il numero che in alcuni settori la Svizzera può competere a livello interdei brevetti depositati è cresciuto del 227% che, rispetto nazionale anche per quanto riguarda il deposito dei brevetti, al numero totale di brevetti equivale ad una crescita dal in particolare nell’ambito dei prodotti metallurgici. 2,5% al 4,1%. Quale potenziale per le Cleantech? È difficile valutare il potenziale commerciale dei prodotti Cleatech. Recenti analisi della Confederazione e dell’OSEC stimano questo mercato a diverse centinaia di miliardi di franchi. La fetta che spetterà alla Svizzera dipende innanzitutto dalle condizioni quadro, in particolare per l’industria dove si sviluppano quasi 1/3 delle tecnologie verdi. Dunque saranno decisivi i trasferimenti tra le alte scuole e le imprese, un accesso agevolato ai mercati mondiali, mercati dei capitali aperti, possibilità di assumere specialisti in tutto il mondo e più in generale condizioni quadro fiscali e giuridiche attrattive. Un miglioramento delle condizioni quadro che va perseguito anche alla luce del franco forte. Quando si dice… (almeno) due piccioni con una fava.
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La campagna edutainment di arcobaleno aziendale è nata poco più di un anno fa e l’apprezzamento per questa iniziativa è in crescita costante. L’obiettivo? Raggiungere il dipendente direttamente sul posto di lavoro, sensibilizzandolo verso la mobilità sostenibile e, in particolare, informandolo sulle opportunità legate all’uso dei trasporti pubblici per gli spostamenti casa-lavoro con l’abbonamento annuale arcobaleno aziendale promosso dalla Comunità tariffale Ticino e Moesano grazie al contributo finanziario del Cantone. Con il posizionamento di uno stand (anche presidiato), a rotazione presso le aziende aderenti che lo desiderano, la campagna porta la comunicazione e l’informazione direttamente in azienda. Il tutto con l’aggiunta di un tocco di divertimento, grazie al concorso dedicato in esclusiva ai dipendenti.
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At tualita`
Rivitalizzare la concordanza
La polarizzazione e l’affievolirsi della cultura del consenso mettono in discussione il sistema governativo svizzero: la concordanza orientata alla stabilità è quindi entrata in crisi. Un passaggio dalla democrazia della concordanza alla democrazia concorrenziale come auspicato da alcuni non rappresenta tuttavia una soluzione praticabile, abbandonandola si darebbe semplicemente vita ad un modello ibrido con più dissidi politici e un’assenza di responsabilità chiare. La Svizzera non vanta soltanto un livello di fiducia nel Governo tra i più alti d’Europa: sono anche i fatti (economici) a dimostrare come per esempio il nostro Paese si sia rivelato particolarmente resistente e ben equipaggiato per affrontare la crisi internazionale. Quasi senza scalpore la Svizzera ha introdotto nel 2003 il freno all’indebitamento, mentre i bilanci pubblici dei Paesi limitrofi finivano sotto pressione. Questa pragmatica operazione istituita nell’ambito della concordanza, viene oggi citata ad esempio da molti Governi imbrigliati nella trappola dei debiti. La concordanza non permette forse di compiere voli pindarici eclatanti, ma ha dato vita ad uno Stato robusto, efficiente e vicino ai cittadini. La pubblicazione «Konkordanz in der Krise – Ideen zur Revitalisierung» di Michael Hermann (a cura di Avenir Suisse) illustra tre idee di riforma per rivitalizzare la concordanza a fronte delle mutate condizioni quadro. Tre idee di rivitalizzazione Tra i punti deboli della concordanza svizzera vi è il fatto che il Governo non si debba sottoporre a un plebiscito: né diretto, né indiretto (a differenza delle democrazie presidenziali e parlamentari). La prima idea riformista mira pertanto a introdurre un voto di fiducia a cui, a fine legislatura, dovrebbero sottoporsi tutti i Consiglieri federali che desiderano rimanere in carica. Coloro che ottengono la fiducia della maggioranza dei votanti vengono rinominati; gli altri devono invece sottoporsi a rielezioni da parte dell’Assemblea federale – nell’ordine dell’esito ottenuto col voto di fiducia. Diversamente dalle elezioni popolari del Consiglio federale, il nuovo voto di fiducia non porta a una campagna elettorale permanente, ma aumenta la legittimità del Governo e la sua indipendenza dal Parlamento. In più aumenta i margini di manovra del Parlamento in caso di elezioni di rinnovo, poiché i Consiglieri federali non sono più tutelati dalla loro anzianità e l’importanza dell’aritmetica ne risulta relativizzata. La spesso citata mancanza di collegialità in seno al Consiglio federale non è tanto una conseguenza di un
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vasto spettro politico, quanto piuttosto dello spiccato orientamento dipartimentale, rafforzato a livello istituzionale dall’esistenza di sette segreterie generali indipendenti. Per migliorare l’interazione all’interno del Governo viene proposta l’istituzione di un dipartimento presidenziale con Presidenti della Confederazione a tempo pieno. Questo dipartimento creerebbe, in qualità di organo strategico e interdisciplinare, un contrappeso ai dipartimenti specializzati, assicurando continuità nelle relazioni della Confederazione con l’estero. Il o la Presidente della Confederazione rimarrebbe primus inter pares e il principio della divisione dei poteri non ne risulterebbe intaccato. Per contrastare la debolezza del Governo in situazioni di crisi, il o la Presidente della Confederazione verrebbe dotato pro tempore dall’intero Consiglio federale di una procura di capo di Governo in funzione di specifici temi. Il o la Presidente della Confederazione sostituirebbe, in qualità di ottavo Consigliere federale, il Cancelliere federale (il cui ambito di competenze verrebbe integrato nel dipartimento presidenziale) e voterebbe solo in situazioni di stallo. Il peso limitato del suo voto ne sottolineerebbe la posizione sovrapartitica e assicurerebbe un equilibrio di poteri all’interno del Consiglio federale. La polarizzazione e la cultura del compromesso in perdita di velocità non gravano soltanto sui lavori del Governo, bensì anche su quelli parlamentari. Si tratterebbe pertanto di sciogliere i blocchi esistenti all’interno del legislativo attraverso la divisione della presa di decisione all’interno del legislativo e di rendere possibile una moderata concorrenza tra le due Camere. Se il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati non riuscissero a raggiungere il consenso su una questione le decisioni discordanti verrebbero sottoposte per un giudizio conclusivo al Popolo nell’ambito di un referendum obbligatorio. Ciascuna delle tre idee presuppone una revisione costituzionale ed esige del coraggio politico. Esse non necessitano tuttavia né un cambiamento a livello di cultura politica, né una ristrutturazione dell’ingranaggio istituzionale ma affondano le proprie radici nella tradizione istituzionale del nostro Paese e la traghettano nel futuro, eliminando gli attuali punti deboli della concordanza, senza però minarne i punti di forza. Fonte: «Konkordanz in der Krise – Ideen zur Revitalisierung» di Michael Hermann (a cura di Avenir Suisse), 240 p., Edizioni Neue Zürcher Zeitung. Disponibile una sintesi in francese: «Concordance en crise – idées pour la revitaliser» su www.avenir-suisse.ch.
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At tualita` A cura di Daniel Dallinger, Managing Partner della società Financial Technologies SA
L’identificazione del Valore d’Impresa delle PMI Daniel Dallinger
L’obiettivo primario di un’impresa è creare valore aggiunto derivante dalla propria attività economica, che essa sia la produzione o lo scambio di beni e/o servizi. La somma delle attività d’impresa genera un reddito. Una volta coperti i costi d’esercizio, la differenza corrisponde al profitto realizzato dall’impresa; detto in altre parole, il valore aggiunto che l’impresa ha creato attraverso la propria attività economica. Se risulta ovvio per l’imprenditore stimare il valore derivante dall’attività economica della propria impresa, non è altrettanto ovvio conoscere il valore che il mercato riconosce ad una impresa. Nelle PMI, l’impresa rappresenta sovente gran parte del patrimonio di famiglia. Per questo motivo sempre più imprenditori sono desiderosi di accertare in maniera obiettiva quale sia il valore della propria impresa. Tra i vari motivi che spingono gli imprenditori in questa direzione, possiamo citarne alcuni come: la pianificazione di una successione interna, l’apertura del capitale sociale a nuovi azionisti, la cessione a terzi, le alleanze, ecc.. In qualità di Advisor chiamati ad intervenire sulle tematiche legate al mondo delle aziende la realizzazione delle perizie sul valore d’impresa rappresenta una delle tappe iniziali e cruciali di un’operazione di finanza straordinaria, lungo un percorso che ci vede impegnati al fianco della proprietà. Vi illustriamo in sintesi le modalità più diffuse per la determinazione del valore d’impresa. Cerchiamo dunque di capire come identificare il valore d’impresa, sapendo che le imprese private, a differenza delle imprese quotate presso le borse valori, non hanno nessun riferimento continuativo circa il loro valore. Le imprese private possono dunque realizzare una perizia sul loro valore. Nel passato, anche recente, si utilizzava principalmente il metodo patrimoniale. Vediamo di capire cosa comporta l’impiego di tale metodica di valutazione. Metodo Patrimoniale Complesso Il metodo patrimoniale esprime il valore dell’impresa in funzione della consistenza del suo patrimonio, quantificandone il valore come valore di ricostituzione del patrimonio nella prospettiva di un funzionamento
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aziendale ordinario: il valore coincide con l’investimento netto che sarebbe necessario ad avviare una nuova impresa con una struttura patrimoniale identica a quella oggetto di valutazione. Il metodo patrimoniale si caratterizza come stima: a) analitica, perché effettuata distintamente per ciascun elemento del patrimonio; b) a valori correnti, in quanto direttamente o indirettamente basata sui prezzi di mercato nel momento in cui ha luogo la valutazione; c) di sostituzione, perché l’ipotesi assunta è quella della rigenerazione di attività e passività a valori correnti; del riacquisto o della riproduzione per gli elementi attivi e della rinegoziazione per quelli passivi.
La formula applicata volta alla definizione del valore d’impresa è la seguente: V = K + I Dove: V è il valore che il mercato riconosce all’impresa; K è il valore patrimoniale rettificato; I è il valore degli elementi immateriali. K quantifica il valore economico del capitale dell’impresa rettificando il valore del patrimonio netto contabile. Applichiamo il valore di presumibile realizzo per le voci destinate allo scambio o risultanti da scambi avvenuti; applichiamo il valore di sostituzione per le voci a realizzo indiretto (per esempio immobilizzazioni) ed applichiamo infine il valore di presunta estinzione per le voci che compongono il passivo patrimoniale. I beni accessori che non hanno nessun impatto sull’attività dell’impresa (immobili privati, terreni edificabili, titoli a reddito fisso pubblici e privati, partecipazioni minoritarie) non vengono prese in considerazione per la determinazione del valore d’impresa. I quantifica il valore economico delle attività intangibili (intangible assets) che devono avere le seguenti caratteristiche: originare utilità differita nel tempo, essere trasferibili e misurabili. Il metodo patrimoniale è dunque particolarmente adatto alle imprese a forte patrimonializzazione (holding pure, società immobiliari, ecc). Il limite principale di questa metodica d’analisi risiede nella valutazione sulla base
del saldo algebrico tra attività e passività e quindi su dati storici, ponendo in secondo piano le dinamiche di generazione o di assorbimento nonché nell’attribuzione di un valore ad ogni voce di bilancio a prescindere dalla sua appartenenza effettiva al sistema Impresa. Per i limiti insiti nel metodo patrimoniale, si preferisce oggi impiegare altri metodi che prendono in considerazione aspetti più soft, direttamente legati all’attività economica dell’impresa: in particolare la generazione futura di redditi, la posizione finanziaria netta nonché la comparazione con altre imprese concorrenti attive nel medesimo settore. Iniziamo a comprendere il funzionamento di questi metodi, a cominciare dal metodo reddituale. Metodo reddituale Il metodo reddituale fonda il valore d’impresa sulla capacità del sistema azienda di generare reddito. Il valore d’impresa viene calcolato mediante l’attualizzazione dei risultati economici attesi. Il metodo reddituale si basa sulla stima di un flusso di redditi previsti ed attualizzati anno per anno, fino al termine dell’orizzonte temporale preso in considerazione (la base era quinquennale prima della crisi, oggigiorno la valutazione è su base triennale). I dati presi in considerazione sono depurati dai valori straordinari, extraoperativi (positivi e negativi) e dai beni accessori. Questo tipo di conteggio richiede l’osservazione del maggior numero possibile di esercizi consuntivati. Il computo del valore d’impresa con il metodo reddituale avviene in tre fasi: a) determinazione del costo medio ponderato del capitale; b) determinazione del costo medio ponderato del capitale di rischio; c) determinazione del valore d’impresa.
La formula per la determinazione del costo medio ponderato del capitale è la seguente: a) = WACC = kd * (1-t) * D/(D+E) + ke * E /(D+E) Dove: WACC è il costo ponderato medio del capitale; ke è il costo dell’equity, rappresentato dal dividendo, ovvero il coefficiente di remunerazione dell’azionista; kd è il costo del debito finanziario contratto dall’impresa; D è il valore complessivo del debito; E è il valore complessivo della patrimonializzazione. La formula per la determinazione del costo medio ponderato del capitale di rischio è la seguente: b) = WACC attualizzato al Tasso di rischio.
Il Tasso di rischio si esprime in forma di coefficiente ed esprime il rapporto tra reddito e capitale reputato conveniente per l’investimento nell’impresa. È dunque definito dal costo del capitale. La scelta del coefficiente di rischio è un elemento soggettivo di valutazione che può creare effetti distorsivi notevoli sul risultato della valutazione stessa. Il coefficiente scelto quale tasso di rischio deve considerare in aggiunta al rendimento del capitale realizzabile attraverso le attività prive di rischio, un premio per l’investimento in attività d’impresa, poiché detta attività è soggetta ad un rischio accresciuto, intrinseco al fare business ed allo stare tutti i giorni sul mercato.
La formula applicata volta alla definizione del valore d’impresa è la seguente: c) =V=FCFF * (1+1%) / (Tasso di rischio % - y%) Dove: FCFF (Free Cash Flow to Firm) è il flusso di cassa disponibile per l’impresa; V è il valore d’impresa derivante dall’applicazione della formula di econometria classica dove il coefficiente di perpetuità è stato considerato attraverso l’applicazione di un algoritmo prospettico su base trentennale (nella situazione congiunturale attuale è pari all’1%) e dell’applicazione della formula algoritmica di generazione/assorbimento di ricchezza che definisce il valore terminale, in funzione del segmento d’attività e del costo del capitale e della remunerazione risk free (y). L’impiego di questo metodo è particolarmente interessante per le imprese in grado di generare buoni flussi di cassa e dunque generare risultati quantitativi positivi attraverso la propria attività caratteristica. Veniamo ora al metodo finanziario. Tale metodo ha preso piede maggiormente tra gli attori istituzionali, in primis in fondi d’investimento in private equity. Questo metodo è comunemente usato anche dalle Holding di partecipazione quando la situazione debitoria dell’impresa oggetto della valutazione assume una certa importanza. Metodo finanziario Il metodo finanziario si basa sulla definizione di una posizione finanziaria netta (detta PFN e rappresentata dai debiti bancari meno la liquidità) rettificata della somma delle posizioni debitorie e creditorie latenti oppure suscettibili di venir meno. I debiti e crediti di natura commerciale sono dunque inclusi nella PFN, in particolare tutte le voci commerciali (debitorie e creditorie) che compongono gli scaduti. Infine, i dati presi in considerazione sono depurati dagli effetti po-
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sitivi e negativi dei valori straordinari, extraoperativi e dai beni accessori. L’esposizione debitoria sui leasing sono anch’essi tenuti in considerazione anche se non sempre inclusi nella PFN rettificata.
Il computo del valore d’impresa secondo il metodo finanziario vede applicata la seguente formula: V = EBITDA * M - PFNR Dove: V è valore che il mercato riconosce all’impresa; EBITDA (Earn Before Interest Taxes Depreciation and Ammortization) è il margine operativo lordo, ossia la voce di conto economico che è dato dalle vendite (Sales) meno tutti i costi operativi (OPEX), ma prima degli ammortamenti e delle svalutazioni; M è il coefficiente che corrisponde al multiplo economico, ovvero al fattore di conversione del margine operativo lordo (EBITDA) sul valore d’impresa; PFNR = Posizione finanziaria netta rettificata. Va tenuto in considerazione che ogni comparto industriale prevede uno specifico schema della PFN, a seconda degli assets d’impresa. Inoltre, M riveste un ruolo importante perché se il coefficiente non è correttamente applicato potrebbe peggiorare o migliorare l’effetto della PFN rettificata. M deve dunque essere applicato in funzione della capacità dell’impresa di avere delle posizioni di chiaro vantaggio competitivo in relazione al segmento d’attività dove essa opera. Il coefficiente M è peraltro alla base del metodo basato sui multipli economici comparativi esposto di seguito. Metodo di calcolo del valore sulla base dei multipli economici comparativi Il metodo sulla base dei multipli economici comparativi è oggi ampiamente diffuso, perché di più semplice comprensione e più rapida applicazione. Il valore d’impresa risulta dall’applicazione di un multiplo ad una voce di conto economico. La prassi vuole che tale multiplo sia principalmente applicato all’EBITDA. La facilità del metodo potrebbe indurre a ritenere che chiunque sia in grado di attribuire un valore ad un’impresa. Per evitare di applicare un multiplo che sia estremamente riduttivo rispetto al valore intrinseco del sistema impresa è necessario normalizzare la voce di conto economico prescelta. Per normalizzazione s’intende l’eliminazione degli effetti positivi o negativi delle attività straordinarie e non caratteristiche. È inoltre opportuno prendere in considerazione gli investimenti di natura ordinaria e di carattere ricorrente ed aggiungerli alla voce di
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conto economico che funge da base di calcolo, in particolar modo per le imprese industriali.
La formula applicata è la seguente: V = K * M Dove: V è il valore che il mercato riconosce all’impresa; K è l’EBITDA normalizzato, ossia è il margine operativo lordo dato unicamente dalla cifra d’affari generata dall’attività caratteristica, meno tutti i costi operativi dell’attività caratteristica (incluso il canone d’affitto potenziale quando i muri sono di proprietà e l’impresa non sostiene di fatto nessun costo per l’impiego degli spazi dove l’attività si svolge), meno gli investimenti industriali ordinari ricorrenti; M è il coefficiente che corrisponde al multiplo economico, ovvero al fattore di conversione del margine operativo lordo (EBITDA) sul valore d’impresa. M deve invece prendere in considerazione gli aspetti legati alle attività intangibili con particolare accento alle potenzialità ancora inespresse dell’impresa, che in un futuro prossimo, possano rappresentare un vantaggio competitivo tangibile sui propri concorrenti. M tende ad allinearsi sui multipli di transazione considerati nel medesimo segmento dell’impresa oggetto della valutazione e nel medesimo periodo congiunturale. Il metodo permette una comparazione immediata, ancorché piuttosto approssimativa, fra valori d’impresa. Dal metodo usato in passato (metodo patrimoniale) a quelli usati oggi (metodo reddituale, finanziario, comparativo) appare ovvio che l’orientamento verso i nuovi metodi è dettato dalla volontà di misurare un’impresa per la capacità a produrre valore aggiunto derivante dalla propria attività, anziché far leva sui beni di proprietà. Questa visione è coerente con gli obiettivi che muovono ogni imprenditore: creare valore aggiunto. Per concludere, nelle PMI private ci confrontiamo con una forchetta di valore, che, per essere difendibile in sede negoziale, deve poggiarsi su metodi mirati riconosciuti che prendono in conto la somma delle attività che insieme compongono il valore d’impresa. Ogni transazione deve tuttavia essere ponderata al metodo che più le si confà, anche in considerazione del profilo della controparte che siede al tavolo delle trattative. Da ultimo, data la complessità dei conteggi sul valore d’impresa, raccomandiamo di appoggiarsi ad un Advisor qualificato e competente.
Eventi
Prima Giornata dell’Innovazione e Imprenditorialità Innovativa Ticinese Organizzato da: Fondazione AGIRE
che si terrà giovedì 29 settembre, dalle ore 13.30 alle ore 18.00, presso la Sala Aragonite di Manno 13.30-14.15 Presentazione di AGIRE e del Fondo d’Investimento AGINVEST Ospite: On. Laura Sadis, Presidente del Consiglio di Stato; interverranno alla Tavola rotonda il Consiglio di fondazione AGIRE e il Direttore 14.15-15.00 Coaching, Incubatori e Neo-imprenditorialità Presentano: Alberto De Lorenzi, Coach CTI StartUP; Roberto Poretti, Centro Promozione StartUP, Davide Gai, Tecnopolo Lugano SA 15.00-15.45 Il ruolo dei “Generatori di Innovazione” per lo sviluppo economico del Cantone Ticino. Presentano: Prof. Luca Gambardella, Direttore IDSIA e Prof. Antonio Lanzavecchia, Direttore IRB Bellinzona
16.15-17.00 Presentazioni di 3 aziende StartUP Beyounic SA (Web), IBI SA (Medical Device), HydroSwiss SA (Water Treatment) 17.00-17.45 Presentazioni di 3 aziende esistenti con progetti innovativi Accagen SA (Produzione Idrogeno Industriale), Cerbios SA (Farmaceutica), Timcal SA (Graphite/ Materials) 17.45 Premio 2011 per la miglior idea imprenditoriale del Canton Ticino Assegnazione del premio sponsorizzato dalla Banca BSI, e presentazione dell’azienda
Wrap-Up e Networking Cocktail
Pausa Caffè
Per confermare l’iscrizione e per ulteriori informazioni: Fondazione AGIRE, Signora Lorena Salvadori, lsalvadori@agire.ch, Tel. +41 58 666 65 44, Fax +41 58 666 65 71
Save the date: Corea del Sud – le grandi opportunità di un Paese in continua crescita In collaborazione con:
Lunedì 24 ottobre 2011, dalle ore 16.30 alle ore 18.30 (networking apero a partire dalle 18.30) presso l’Hotel Parco Paradiso, Via Carona 27 a Lugano La Corea del Sud non solo è un Paese in continua crescita, ma è anche una realtà nazionale solida e dinamica visto che è stata una delle prime economie al mondo a riprendersi dalla crisi finanziaria scoppiata nell’autunno del 2008. L’economia cresce da anni a ritmi sostenuti (circa 6% nel 2010) e la bilancia commerciale in attivo mostra una forte propensione all’esportazione da parte dell’industria coreana. Il tasso di disoccupazione è piuttosto stabile (circa 3.7% nel 2010) ed il debito pubblico coreano rispetto al PIL si è fissato attorno al 20%. La Corea del Sud è il 6° partner asiatico del nostro Paese dopo il Giappone, la Cina, Hong Kong, l’India e Singapore: nel 2010 la Svizzera ha importato merci coreane per un ammontare di circa 436 milioni di franchi, di cui automobili, aerei e altri veicoli (23.4%), macchinari e apparecchiature elettriche (22%), macchine e apparecchiature meccaniche (10.7%), materiali plastici
(14.4%) e prodotti chimici di base (7.3%). La bilancia commerciale elvetica ha però segnato un saldo attivo, visto che la merce venduta a clientela coreana ha quasi raggiunto quota 2’236 milioni di franchi. Tra le merci elvetiche maggiormente esportate vi sono: le macchine e le apparecchiature meccaniche (29.1%), i prodotti farmaceutici (22.1%), gli orologi (13.4%), i macchinari e le apparecchiature elettriche (8.4%) e gli strumenti del settore medicale e ottico (6.9%). Durante questo interessante evento, dopo un breve accenno sull’accordo libero scambio in vigore tra i due Paesi sin dal 2006, l’attenzione si sposterà sugli aspetti economici e sulle opportunità che caratterizzano la Nazione asiatica. A seguito delle informazioni sui rischi nella gestione dei crediti e sulle relative possibilità di copertura, vi sarà un’ultima parte di testimonianze reali e pratiche di chi ha relazioni commerciali con partner coreani.
Il programma dettagliato e tutte le informazioni del caso seguiranno sul prossimo numero di Ticino Business
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Eventi
94esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti
Cari Associati, cari lettori, vi invitiamo a voler riservare nelle vostre agende la data del 28 ottobre 2011, quando presso il Grand Hotel Eden di Lugano, si terrà la 94esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti. Il programma di massima prevede: 15.00
Apertura della 94esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti da parte del Presidente Franco Ambrosetti
15.05
Intervento dell’ospite d’onore Consigliere federale e Capo del Dipartimento federale dell’economia (DFE), Johann Schneider-Ammann
16.05 Rinfresco 16.30
Lavori assembleari
dalle 17.15 Relazione del Presidente Franco Ambrosetti Saluto del Governo da parte del Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle istituzioni, On. Norman Gobbi 18.30
Chiusura dell’evento e saluto del Direttore Luca Albertoni
Seguono aperitivo e cena Maggiori dettagli sul prossimo numero di Ticino Business. Potete sempre consultare anche il nostro sito web: www.cc-ti.ch
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Formazione
Corsi di formazione proposti dalla cc-ti LE MODALITA’ DI TRASPORTO NEL COMMERCIO INTERNAZIONALE Lugano, Sala dott. G. Papa, presso la Cc-Ti
Modulo 1 – Il trasporto terrestre ed il traffico combinato Mercoledì 28 settembre 2011, dalle 16.30 alle 18.00 Programma • La figura dello spedizioniere: il suo ruolo, i suoi compiti ed il mandato di spedizione • Le caratteristiche principali del trasporto su strada e di quello combinato • I punti deboli ed i punti forti rispetto ad altre modalità di trasporto • I documenti di trasporto • Le responsabilità Modulo 2 – Il trasporto aereo Mercoledì 5 ottobre 2011, dalle 16.30 alle 18.00 Programma • Le caratteristiche di base e le peculiarità del trasporto aereo • I punti deboli ed i punti forti rispetto ad altre modalità di trasporto • I documenti di trasporto • Le responsabilità Modulo 3 – Il trasporto marittimo Mercoledì 12 ottobre 2011, dalle 16.30 alle 18.00 Programma • Le caratteristiche del trasporto marittimo • Le abbreviazioni più usate • I documenti di trasporto • Le responsabilità Modulo 4 – Il trasporto di merce pericolosa Mercoledì 19 ottobre 2011, dalle 16.30 alle 18.00 Programma • La merce pericolosa nelle varie modalità di trasporto • Classificazione di merci pericolose • Le normative internazionali nel trasporto di merci pericolose • Le responsabilità
CREDITI E INCASSI DOCUMENTARI NEL COMMERCIO CON L’ESTERO Martedì 4 e 11 ottobre 2011, dalle 13.30 alle 17.30 Lugano, Sala dott. G. Papa, presso la Cc-Ti
Programma • Rischi nel commercio con l’estero • Crediti documentari (lettere di credito) quale strumento per assicurarsi il pagamento nel commercio internazionale (definizione e forme, punti principali di un credito documentario, elementi da considerare per un uso conforme del credito documentario)
• Incasso documentario quale strumento di pagamento sfruttando l’ausilio della banca nella sua funzione fiduciaria (definizione e forme dell’incasso documentario) • Dalla teoria alla pratica
MISURARE IL CLIMA AZIENDALE
Mercoledì 5 ottobre 2011, dalle 13.30 alle 17.30 Lugano, Sala Monte Bré, presso la Cc-Ti Programma • Importanza di un buon clima aziendale • Indicatori HR per misurare il clima aziendale • Fasi per implementare un sondaggio aziendale/ dipartimentale • Esercizio “ambientometro” LA LEGGE SULL’ESECUZIONE E SUL FALLIMENTO Lugano, Sala dott. G. Papa, presso la Cc-Ti Nozioni generali Giovedì 6 ottobre 2011, dalle 16.00 alle 19.00 Programma • Specie d’esecuzione, foro, notifica degli atti esecutivi, domanda di esecuzione, precetto esecutivo, opposizione e rigetto dell’opposizione Fallimento Giovedì 13 ottobre 2011, dalle 16.00 alle 19.00 Programma • Procedura, organi del fallimento, sospensione del fallimento, assemblee creditori, liquidazione, ripartizione Pignoramento Giovedì 20 ottobre 2011, dalle 16.00 alle 19.00 Programma • Procedura, oggetti mobiliari, oggetti immobiliari, rivendicazioni, requisizioni, vendita all’incanto Procedure speciali Giovedì 27 ottobre 2011, dalle 16.00 alle 19.00 Programma • Concordato ordinario, concordato extra giudiziario, sequestro
ORIGINE PREFERENZIALE, ACCORDI DI LIBERO SCAMBIO E ORIGINE NON PREFERENZIALE Lugano, Sala dott. G. Papa, presso la Cc-Ti
Modulo 1 – Origine non preferenziale Lunedì 10 ottobre 2011, dalle 16.30 alle 18.30 Programma • Delucidazioni sulle differenze tra origine preferenziale, origine non preferenziale e Swiss made
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Programma • Introduzione sull’origine (preferenziale e non preferenziale); gli accordi di libero scambio (ALS) attuali e quelli futuri • Il sistema paneuropeo di libero scambio ed il cumulo; esempi concreti • Le prove dell’origine • Conseguenze in caso di rilascio, a torto, di prove dell’origine • Esempi
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Modulo 2 – Origine preferenziale e accordi di libero scambio Martedì 18 ottobre 2011, dalle 08.30 alle 17.30 / oppure mercoledì 26 ottobre 2011
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• I diversi criteri d’origine non preferenziale e la loro applicazione; esempi concreti • La compilazione corretta della domanda di attestazione e del certificato d’origine • Le prove documentali d’origine • I casi particolari di legalizzazione
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Sul Cassa
rat lto e! Sa TEDESCO n U Sul Cassar lto ate Sul Cassar INGLESE lto Sa ate ! Sa n ! n U U l Cassa u S FRANCESE o rat lt e! Sa SEDE IN 27 n A V U O U N O ITALIANO ATTANEOis C E L A I V Da l m GAsN u RUSSO e 61998030forLmU z a i on is D m SPAGNOLO al su 198 e n 3 formazio MATEMATICA FISICA E CHIMICA
Fa i
Formazione
LA GESTIONE DEI CONFLITTI
Lugano, Sala Monte Bré, presso la Cc-Ti Modulo 1 Lunedì 10 ottobre 2011, dalle 09.00 alle 13.00 Programma • I conflitti d’interesse e di valore • Tecniche di comunicazione • Tecniche per affrontare i conflitti Modulo 2 Lunedì 24 ottobre 2011, dalle 09.00 alle 13.00 Programma • Esercitazioni pratiche di colloquio
SA SA
Corsi di
TECNICHE NEGOZIALI
Mercoledì 12 ottobre 2011, dalle 09.00 alle 17.00 Lugano, Sala Monte Bré, presso la Cc-Ti Programma • L’analisi del processo negoziale • Le fasi del processo negoziale • Attività e competenze specifiche nelle diverse fasi • Le caratteristiche del negoziatore efficace • Le variabili della negoziazione • Analisi delle singole variabili • Utilizzo favorevole delle variabili • Interessi e posizioni nella negoziazione • Gli stili di negoziazione • Utilizzo accorto durante la negoziazione • Esercitazioni
Corsi iN azieNda
LiNgUa seraLi
SA
NUOVA LEGISLAZIONE SULL’ASSICURAZIONE AZIONELAINVALIDITÀ FORMAZIONE UISTICA LUNGUISTICA SA E CULTURALE ETURALE FORMAZIONE Mercoledì 19 ottobre 2011, dalle 14.00 alle 17.30 Lugano, in sede che sarà comunicata in seguito
Programma • Cosa significa invalidità • Quali sono le prestazioni AI • Quali sono gli incentivi a favore dei datori di lavoro • Quali sono le novità della sesta revisione
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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino
prossime GIORNATE DI CONSULENZA PAESE LUGANO, SETTEMBRE/OTTOBRE 2011 • FRANCIA - 14 settembre 2011 • POLONIA - 28 settembre 2011 Leggete l’approfondimento sulle opportunità d’affari in Polonia su www.exportblog.ch/it/blog/polonia-un-mercatodi-quasi-39-milioni-di-abitanti-cui-investire-e-vendere • COREA DEL SUD - 24 ottobre 2011 Nel corso delle giornate di consulenza proposte alle aziende, avrete l’occasione di fissare un incontro individuale con i consulenti dell’Osec e con gli specialisti provenienti direttamente dal paese di riferimento. Le aziende intenzionate ad espandere le loro attività nei mercati sopra citati o che hanno esigenze concrete non esitino a mettersi in contatto con l’Osec e a fissare un appuntamento con i suoi esperti!
CONTATTATECI AL NO. TEL. +41 91 911 51 37 OPPURE TRAMITE E-MAIL ALL’INDIRIZZO INFO.LUGANO@OSEC.CH, SAREMO LIETI DI FISSARVI UN APPUNTAMENTO.
L’AELS firma un accordo di libero scambio con Hong Kong La Svizzera ha sottoscritto un accordo di libero scambio con Hong Kong nel quadro dell’AELS. Gli ambiti contemplati sono lo scambio di beni industriali (compresi i prodotti agricoli trasformati) e di servizi, gli investimenti, la tutela della proprietà intellettuale nonché il commercio e l’ambiente. Gli Stati dell’AELS (Svizzera, Islanda, Liechtenstein e Norvegia) hanno altresì firmato con Hong Kong un accordo sul commercio e gli standard di lavoro, mentre lo scambio di prodotti agricoli di base è disciplinato a livello bilaterale. Secondo quanto comunicato dal Dipartimento federale dell’economia, le convenzioni dovrebbero entrare in vigore il 1° giugno 2012. Comunicato stampa del Dipartimento federale dell’economia: “AELS: firma di un accordo di libero scambio con Hong Kong” www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=39731 Collaborazione rafforzata tra l’Osec e la China Development Bank a favore del commercio bilaterale e degli investimenti L’Osec e la China Development Bank (CDB) hanno firmato un accordo di collaborazione a Berna in presenza di rappresentanti dell’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese in Svizzera. Il “memorandum of understanding” intende promuovere l’entrata sul mercato cinese delle imprese svizzere e, viceversa, quello delle aziende cinesi in Svizzera. Osec e CDB collaboreranno per favorire l’entrata sui rispettivi mercati, la costituzione di succursali e di uffici di rappresentanza, il commercio, gli investimenti e le acquisizioni. Inoltre, l’accordo regola la commercializzazione di rami svizzeri quali cleantech, sanità, tecniche mediche, architettura e design nonché la trasmissione di informazioni sulle relative opportunità d’affari in Cina. Queste attività combaciano con quelle
sostenute dall’Osec nell’ambito del mandato conferitole dalla Confederazione e delle nuove piattaforme export. La China Development Bank, un’impresa statale che finanzia importanti progetti infrastrutturali, informerà le aziende svizzere sulle possibilità d’investimento nelle “development zones” nazionali e fornirà assistenza alle imprese che intendono insediarsi in tali zone industriali e città. Inoltre, la Banca metterà i suoi servizi di consulenza finanziaria, fiscale e giuridica a disposizione delle società svizzere desiderose di entrare sul mercato cinese. L’accordo prevede anche la promozione della piazza economica svizzera. L’Osec informerà le imprese cinesi sulle possibilità d’investimento in Svizzera, collaborerà con i Cantoni per aiutarle a costituire una società oppure a entrare sul mercato europeo se fondano una succursale in Svizzera. A sua volta, la CDB assisterà le aziende cinesi che intendono internazionalizzare le proprie attività e aprire un ufficio all’estero. Daniel Küng, CEO dell’Osec, si è detto “lieto di aver potuto firmare questo accordo poiché la Cina è diventata il primo partner commerciale della Svizzera in Asia. Attualmente, 300 imprese svizzere sono presenti con oltre 700 uffici di rappresentanza in Cina. Contestualmente, cresce anche l’attrattività della piazza economica svizzera per le aziende cinesi. Sono convinto che sempre più multinazionali cinesi decideranno di aprire la loro sede per l’Europa in Svizzera”. La Svizzera raggiunge un accordo contro la doppia imposizione con Taiwan per via indiretta La Svizzera non riconosce Taiwan come Stato, ma un accordo contro la doppia imposizione può comunque essere siglato. I Consigli Nazionale e degli Stati hanno deciso che nel caso di convenzioni fiscali tra la Svizzera ed entità non riconosciute come Stati, un’intesa potrà essere conclusa per il tramite di privati e sarà riconosciuta dal Consiglio federale. Nella fattispecie, accordi analoghi sono già stati stipulati tra le Camere
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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino
di commercio svizzere e Taiwan. Tages Anzeiger: “Doppelbesteuerung - Bei Taiwan greift die Schweiz in die Trickkiste” www.tagesanzeiger.ch/schweiz/standard/Doppelbesteuerung-Bei-Taiwan-greift-die-Schweiz-in-die-Trickkiste/story/23267204 Taiwan: tassa speciale sui beni di lusso Taiwan ha introdotto una tassa speciale su determinati beni di lusso. I prodotti su cui sarà prelevata comprendono i mobili di design a partire da un valore di 17’000 dollari e le automobili private, gli elicotteri, gli aerei privati e gli yacht a partire dai 100’000 dollari. L’aliquota ammonta al 10% del valore all’importazione e dei dazi doganali dovuti. Sarà altresì tassata la vendita di immobili acquistati ai fini speculativi, ossia che rimangono di proprietà della stessa persona per meno di un anno e mezzo. Taiwan Today: “Taiwan’s luxury tax takes effect June 1” www.taiwantoday.tw/ct.asp?xItem=166318&ctNode=445 La Cina semplifica l’accesso delle imprese straniere alle gare d’appalto pubbliche Di recente, la Cina ha abolito tre normative volte a favorire le imprese locali negli appalti pubblici internazionali, parificando quindi le condizioni d’accesso alle relative gare tra aziende nazionali e straniere. Le misure soppresse sono: Innovation Product Government Procurement Contract Measures, Indigenous Innovation Product Contract Measures e Indigenous Innovation Product Government Procurement Evaluation Measures. Finora, le imprese straniere desiderose di partecipare alle gare d’appalto pubbliche, soprattutto ad alta intensità tecnologica, erano costrette a collaborare con un’azienda cinese o eventualmente con una filiale in Cina per avere una minima chance di accettazione. Inoltre, dovevano prima trasferire i diritti di proprietà intellettuale sulla tecnologia in questione al partner cinese o alla filiale locale. Grazie all’abolizione delle tre misure, le imprese straniere dovrebbero avere le stesse premesse di quelle indigene – senza dover collaborare con un partner cinese e soprattutto senza dover rinunciare alla tutela della proprietà intellettuale sulle tecnologie da fornire. Tuttavia, rimangono in vigore normative locali e regionali con restrizioni simili, che impongono, per esempio, di produrre una determinata quota-parte in Cina. Resta da vedere se la liberalizzazione decisa da Pechino avrà effetto anche a livello comunale e provinciale. Shanghai Daily: “China ends policy favoring local firms” www.shanghaidaily.com/nsp/Business/2011/07/01/China%2B ends%2Bpolicy%2Bfavoring%2Blocal%2Bfirms/ Forbes: “China Pulls Back Indigenous Innovation Policies” http://blogs.forbes.com/williampentland/2011/07/03/chinapulls-back-indigenous-innovation-policies/ The US-China Business Council: “Intellectual Property and Import Substitution References in China’s Provincial and Local-Level Accreditation Criteria for Indigenous Innovation Products” www.uschina.org/public/documents/2011/02/ip_import.pdf Vietnam: nuove regole per l’importazione di alcool, cosmetici e telefoni cellulari Il Vietnam ha inasprito le condizioni d’importazione di alcolici, cosmetici e telefoni cellulari. Secondo l’“Announcement No.
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197/TB-BCT on import wine, cosmetic and mobile telephone”, in vigore dal 1° giugno 2011, al momento dell’importazione, l’importatore locale dovrà presentare alla dogana vietnamita una “letter of nomination” oppure un “agency contract”. La conferma che l’importatore vietnamita è stato nominato quale distributore dal produttore o dal commerciante estero deve essere legalizzata dal Consolato vietnamita nel paese dell’esportatore. Si rileva inoltre che l’importazione di questi prodotti sarà possibile solo da tre porti: Haiphong, Danang, Ho-Chi-Minh-City. DA-Legal: “Vietnam - Einfuhrbeschränkungen für alkoholische Getränke, kosmetische Erzeugnisse und Mobiltelefone” www.da-legal.com/blog/neuigkeiten Malesia: gara d’appalto per materiale rotabile La capitale malesiana Kuala Lumpur necessita di nuovo materiale rotabile per la rete ferroviaria urbana. È stata pubblicata la gara d’appalto per 20 serie di veicoli leggeri su rotaia. L’ampliamento del trasporto pubblico di passeggeri a Kuala Lumpur e nella sua crescente periferia avanza a ritmo sostenuto. La gara d’appalto per le 20 serie di tranvia è sotto l’egida della società addetta ai trasporti pubblici “Prasarana”. Prasarana: “Notice of Tender - The Design, Manufacture, Supply, Delivery, Testing, Commissioning and Handover of All Completed 20 Sets of Light Rail Vehicles for Ampang Line Extension Project” www.railwaygazette.com/fileadmin/user_upload/Tenders/ LRV_AMG-IRJ.pdf Svizzera-Sudafrica: rafforzamento della cooperazione nel settore della ricerca e della tecnologia Svizzera e Sudafrica hanno firmato una dichiarazione congiunta in cui s’impegnano a intensificare la cooperazione bilaterale in materia di ricerca e tecnologia. Nella dichiarazione i due Paesi formulano la volontà politica di consolidare ulteriormente sul lungo termine la cooperazione bilaterale e sono messi in risalto i risultati positivi del programma di ricerca congiunto svizzero-sudafricano (“Swiss South African Joint Research Programme”, SSAJRP), avviato dopo la conclusione dell’accordo bilaterale nel 2007. Essi dichiarano altresì di voler esaminare la possibilità di estendere i settori di ricerca considerati attualmente prioritari a quello dell’energia (in particolare delle energie rinnovabili, della sicurezza energetica e delle tecnologie pulite). Comunicato stampa della Segreteria di Stato per l’educazione e la ricerca: “Il consigliere federale Didier Burkhalter firma una dichiarazione congiunta per rafforzare la cooperazione tra la Svizzera e il Sudafrica nel settore della ricerca e della tecnologia” www.admin.ch/aktuell/00089/index.html?lang=it&msgid=39686 L’Egitto ottimizza le condizioni quadro per gli investimenti L’Egitto ha introdotto nuove misure legali volte a migliorare il clima degli investimenti. Ecco una panoramica delle principali agevolazioni: • non occorre più richiedere una prima autorizzazione presso la “Industrial Development Authority” per i nuovi progetti industriali; • le succursali delle imprese estere possono essere registrate entro tre giorni. Prima bisognava pazientare da quattro a sei mesi. Anche i tempi d’attesa per iscrivere una rappresentanza sono stati abbreviati da 40 a tre giorni;
• le licenze d’esportazione e d’importazione possono ora essere emesse per una durata compresa tra i tre e i cinque anni. Finora erano valide da sei mesi a un anno; • i diritti di licenza sui progetti industriali sono stati aboliti. Meyer-Reumann&Partners: “Egypt approves incentives to bolster investment” http://meyer-reumann.com/egypt-approves-incentives-to-bolster-investment/ Prequalifiche per la costruzione della metropolitana al Cairo Il ministero dei trasporti egiziano ha avviato la fase di prequalifica per la terza tappa della costruzione della linea metropolitana al Cairo. Si tratta di costruire la linea 3, lunga ben 17 km. Dovranno essere effettuati i seguenti lavori: sistemi di segnalazione, conduzione, controllo e di telecomunicazione; realizzazione della galleria, costruzione delle fermate, elettrificazione, costruzione della via ferrata, materiale rotabile. Secondo quanto comunicato dall’Ambasciata d’Egitto in Svizzera, i prodotti, i servizi e il know-how made in Switzerland sono molto gettonati. “Request for Prequalification in Implementation of Underground Metro Projects” (157 KB) www.exportblog.ch/sites/default/files/Note%20Aegypten_0. pdf Svizzera-Russia: cooperazione in materia di modernizzazione economica Il 13 luglio 2011, Svizzera e Russia hanno firmato una dichiarazione comune sulla cooperazione in materia di modernizzazione economica. Secondo quanto comunicato dal DFE, la dichiarazione comune in materia di modernizzazione, intende promuovere le relazioni economiche bilaterali, gli investimenti reciproci, le innovazioni che puntano su tecnologie all’avanguardia, la competitività e i contatti tra i vari soggetti economici dei due Paesi. Gli ambiti su cui si concentrerà la cooperazione sono: l’efficienza energetica, la salute, l’ingegneria meccanica, le tecnologie dell’informazione e le nanotecnologie. Comunicato stampa del Dipartimento federale dell’economia: “Il consigliere federale Schneider-Ammann firma una dichiarazione sulla modernizzazione con la Russia” www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=40215 Reciproco riconoscimento di valutazioni della conformità tra AELS e Turchia Il 5 luglio 2011 è entrato in vigore il Protocollo E per il reciproco riconoscimento di valutazioni della conformità, in aggiunta all’esistente accordo di libero scambio tra AELS e Turchia. La base giuridica per il reciproco riconoscimento è costituita dall’unione doganale tra la Turchia e l’UE. Questo significa che le valutazioni turche di conformità riconosciute dall’UE lo sono anche dagli Stati membri dell’AELS e, viceversa, le valutazioni dell’AELS riconosciute dall’UE lo sono anche dalla Turchia. I Paesi membri dell’AELS (Svizzera, Islanda, Liechtenstein e Norvegia) e la Turchia sperano che questo protocollo permetta di facilitare ulteriormente e quindi di rafforzare il commercio bilaterale che, considerando il potenziale del mercato turco per l’industria esportatrice svizzera, continuerà a crescere nei prossimi anni. Comunicato stampa della Segreteria di Stato dell’economia (SECO): “Accordo di libero scambio AELS-Turchia: entrata in vigore del Protocollo E sul reciproco riconoscimento in materia
di valutazione della conformità nel settore dei prodotti” www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=40471 Germania: attuazione della nuova politica energetica La Germania ha deciso l’abbandono definitivo del nucleare, ora si tratta di realizzare il nuovo concetto di politica energetica (denominato “Energie für Deutschland”). L’approvazione da parte del governo federale della legge volta ad accelerare l’espansione della rete ha lanciato la nuova strategia. La Germania vuole impostare una politica energetica sicura, abbordabile ed ecologica. Dal 2022, l’energia atomica sarà abolita a favore di quella rinnovabile, la cui quota-parte di capacità dovrà aumentare dagli attuali 17% al 35% entro il 2020. Sfruttare pienamente questo potenziale richiede un vasto ampliamento della rete elettrica. Una premessa essenziale per realizzare questo obiettivo è la legge approvata dal governo a inizio luglio volta ad accelerare l’espansione della rete. Prioritario è il rapido ampliamento delle reti di trasmissione per trasportare l’energia recuperata soprattutto da fonti eoliche offshore dal nord (Mare del Nord/Baltico) verso i centri di consumo al sud (per esempio, grazie a procedure d’approvazione nonché a condizioni quadro ottimizzate al fine di costruire cavi di alimentazione transfrontalieri e di posare cavi interrati). Inoltre, la legge costituisce le fondamenta per un’efficace integrazione dell’elettricità generata grazie alle energie rinnovabili nella rete di distribuzione esistente. Ulteriori pilastri del concetto di politica energetica comprendono: • realizzare dieci parchi eolici offshore (programma di promozione “Offshore Windenergie”); • concedere agevolazioni alla costruzione per sostituire gli impianti eolici vecchi con quelli nuovi e più efficienti nonché per installare impianti fotovoltaici sugli edifici; • effettuare analisi per trovare le superfici adatte ad accogliere nuovi parchi eolici; • emendare la legge sull’energia per creare nuovi condizioni quadro ottimizzate per l’installazione di reti intelligenti e di accumulatori, con lo scopo di garantire una migliore integrazione della corrente generata dalle energie rinnovabili, che oggi è inserita con volumi e a intervalli ancora troppo irregolari; • accelerare l’ampliamento degli impianti a gas e a carbone (oltre a quelli già in fase di realizzazione, occorrerà creare ulteriori capacità produttive nella quantità di 10 gigawatt entro il 2020); • aumentare lo standard di rendimento per gli edifici; • incrementare le risorse finanziarie del programma di risanamento CO2 degli edifici, portandole a 1,5 miliardi di euro entro il 2014; • aumentare i criteri di efficienza energetica nell’approvvigionamento pubblico. Bundesministerium für Wirtschaft und Technologie: “Energie für Deutschland - Eckpunkte für ein energiepolitisches Konzept” www.bmwi.de/BMWi/Navigation/energie,did=405004.html Bundesministerium für Wirtschaft und Technologie: “Zustimmung des Bundesrates zum Netzausbaubeschleunigungsgesetz ist ein grosser Erfolg” w w w.bmwi.de /BMWi/Navigation/Presse / pressemitteilungen,did=423000.html Deutsche Bank Research: “Netzausbaubeschleunigungsgesetz der Elektrizitätswirtschaft - Erster Schritt in die richtige Richtung - weitere müssen folgen!” www.dbresearch.de/PROD/DBR_INTERNET_DE-PROD/ PROD0000000000275399.PDF
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Austria: il passaggio all’elettricità ecologica induce investimenti miliardari L’Austria dà una svolta alla sua politica energetica e vira al “verde” con una modifica approvata dal Parlamento a inizio luglio. Secondo quanto comunicato dal Ministero dell’economia, 12 miliardi di euro saranno investiti fino al 2020 per il passaggio all’elettricità ecologica. La maggioranza dei fondi sarà destinata alla creazione di nuove capacità produttive basate sulle energie rinnovabili: l’eolico sarà potenziato da 1’000 a 3’000 megawatt mentre il fotovoltaico passerà da 100 a 1’200 MW. La quota-parte del rinnovabile rispetto al consumo totale di energia elettrica passerà dall’attuale 68% all’85% entro il 2020. Capacità complementari per 5 terawattora saranno a disposizione sin dal 2015 grazie a un importante incremento della forza idrica. Questo potenziamento sarà più che sufficiente per compensare, come richiesto dalla modifica, i 3 terawattora che l’Austria acquista ogni anno all’estero sotto forma di energia nucleare. Ministero austriaco dell’economia: “Ökostrom-Novelle erhöht Wettbewerbsfähigkeit des Standorts Österreich” www.bmwfj.gv.at/Presse/AktuellePressemeldungen/Seiten/ Mitterlehner%C3%96kostrom-Novelleerh%C3%B6htWettbe werbsf%C3%A4higkeitdesStandorts%C3%96sterreich.aspx E-Control: “Ökostromgesetz kundgetan” www.e-control.at/de/marktteilnehmer/news/aktuelle-meldungen/oekostromgesetz-2012 Inizia la maratona delle gare d’appalto in vista dell’Expo 2015 a Milano Le prime gare d’appalto pubbliche per i preparativi in vista dell’Expo 2015 a Milano sono state pubblicate a inizio agosto. Ulteriori bandi di gara sono in fase di pianificazione. Il primo importante ordinativo riguarda i lavori di sgombero e di preparazione del terreno su cui sorgeranno le infrastrutture. Il volume dell’appalto ammonta a 91 milioni di euro. La seconda gara d’appalto è prevista per il mese di novembre. Comprenderà tutti i lavori infrastrutturali per i padiglioni e le altre installazioni per la zona fieristica. Il totale dell’ordinativo sarà di 310 milioni di euro. Il terzo bando di gara sarà pubblicato nel primo semestre del 2012. Riguarderà la fornitura della sovrastruttura, di attrezzature, impianti ed equipaggiamenti. Sito dell’Expo2015 Milano: www.expo2015.org/ Appalti e gare: www.expo2015.org/ht/it/appalti_e_gare.html
Brasile: forte aumento di richieste e licenze per l’importazione agevolata di beni d’investimento A certe condizioni, il Brasile concede dazi doganali ridotti per l’importazione di determinati beni d’investimento. Le relative richieste e licenze sono aumentate fortemente nel corso dell’anno corrente. L’aliquota applicata solitamente in Brasile su attrezzature, macchinari e altri beni d’investimento ammonta al 14%. Tuttavia, si possono chiedere agevolazioni (ex tarifário) su beni che non possono essere prodotti dall’industria nazionale. In caso di approvazione, l’aliquota applicata sarà di soli 2%. Tra gennaio e giugno 2011, 1’270 richieste sono state accettate: il 66% in più rispetto allo stesso periodo del 2010. Il numero delle domande inoltrate ogni mese è aumentato da 350 a 600. Adeguamento tecnico della tariffa doganale svizzera La tariffa doganale svizzera deve essere adeguata alla nomenclatura riveduta dell’Organizzazione mondiale delle dogane. L’Amministrazione federale delle dogane informa che l’imposizione daziaria delle merci rimane tuttavia invariata. Tra le modifiche figurano: • ampliamento dei capitoli relativi al settore ittico e a quello agricolo; • estensione del campo d’applicazione del capitolo 30 (prodotti farmaceutici) per classificarvi ulteriori prodotti biofarmaceutici; • creazione di nuove voci doganali, quali biodiesel o console di gioco. Comunicato stampa dell’Amministrazione federale delle dogane: “Adeguamento della tariffa doganale svizzera” www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=39742
Osec
Corso Elvezia 16 Casella postale 5399 – CH-6901 Lugano Tel. +41 91 911 51 35/37 Fax +41 91 911 51 39 info.lugano@osec.ch www.osec.ch
INCONTRI DI CONSULENZA SUGLI ISTITUTI FINANZIARI INTERNAZIONALI ZURIGO, I 14 SETTEMBRE, 15 SETTEMBRE, 26 OTTOBRE E 22 NOVEMBRE 2011 Vi proponiamo un incontro gratuito di consulenza sugli istituti finanziari internazionali di ca. 1 ora presso gli uffici di Osec Zurigo volto a scoprire le opportunità d’affari globali che si offrono tramite questi istituti. Sarà a vostra disposizione il nostro specialista Randy H. Grodman, Presidente di “International Development Opportunities”. Potrete esporre i vostri progetti e fargli domande in merito ai bandi di gara internazionali. Sfruttate la sua esperienza e il suo know-how: beneficerete di un aiuto concreto per partecipare a progetti e programmi promossi dagli IFI! CONTATTATECI AL NO. TEL. +41 91 911 51 37 OPPURE TRAMITE E-MAIL ALL’INDIRIZZO INFO.LUGANO@OSEC.CH, SAREMO LIETI DI FISSARVI UN APPUNTAMENTO.
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Commercio estero di Monica Zurfluh, Responsabile Osec per il Ticino e Marco Passalia, Responsabile del Servizio Export e Legalizzazioni, Cc-Ti
L’ABC dell’export: corso base Introduzione Esportare, dal latino “exportare”, significa portare fuori, collocare qualcosa al di fuori di un luogo, specialmente di uno Stato. Nessuna nazione può essere autosufficiente e vivere in un regime di autarchia; l’esigenza naturale di uno Stato è di sviluppare il commercio con l’estero, con uno o più Stati. Cosa implica il commercio “con l’estero”? Quali istituzioni lo regolamentano? Quanto è importante il commercio con l’estero per la Svizzera? Quanto viene esportato dal nostro Paese? Cosa e dove? E, nella fattispecie, come si muove il Ticino? Inoltre, se da un lato uno Stato vuole facilitare l’accesso a nuovi mercati alle sue aziende, concludendo accordi con altri Paesi (… quali?), dall’altro esso stesso esercita controlli sull’interscambio per evitare di essere sommerso da merci o servizi esteri e per salvaguardare l’iniziativa privata locale. Quali sono gli strumenti utilizzati per esercitare questi controlli? E ancora, a livello più pratico, come vanno affrontate le procedure d’esportazione? Quali sono i documenti necessari? Cosa avviene in dogana? Cosa significano i termini “origine preferenziale” e “non preferenziale” delle merci? Quali modalità di trasporto sono possibili, quali sono i vantaggi e i rischi ivi connessi? Quale ruolo giocano gli spedizionieri ed i trasportatori? Come è possibile assicurarsi che la merce arrivi intatta a destinazione ? E gli Incoterms, cosa sono? In aggiunta a ciò, non c’è vendita di merce o realizzazione di un servizio senza pagamento. Come garantirsi la remunerazione di quanto eseguito? In quali rischi si può incorrere, rispettivamente quali strumenti finanziari sono i più appropriati al proprio caso? Programma Per poter rispondere a queste numerose domande con cui si trova confrontato chi opera nel commercio con l’estero è importante avere una visione generale e di base sulle tematiche e sugli attori in gioco. Per fare ciò, la serie formativa “L’ABC dell’export: corso base” andrà a toccare tutte le questioni più rilevanti per gli addetti ai lavori grazie alla collaborazione di esperti e professionisti dei vari settori.
Modulo 1 - Introduzione al commercio con l’estero Data: 24 ottobre 2011, dalle 16.00 alle 18.30 Relatori: Marco Passalia, Vice Direttore, Cc-Ti e Monica Zurfluh, Responsabile Osec per il Ticino Modulo 2 - La dogana commerciale in pillole Data: 7 novembre 2011, dalle 16.00 alle 18.30 Relatore: Paolo Prada, Sostituto Capo della sezione tariffe e regimi doganali, AFD Lugano Modulo 3 - Le diverse modalità di trasporto di merci Data: 14 novembre 2011, dalle 16.00 alle 18.30 Relatrice: Roberta Cippà Cavadini, titolare, Cippà Trasporti SA Modulo 4 - Gli Incoterms e l’assicurazione di trasporto Data: 21 novembre 2011, dalle 16.00 alle 18.30 Relatori: Paolo Cavalli, Agente generale, Zurigo Assicurazioni e Marco Passalia, Vice Direttore, Cc-Ti Modulo 5 - Le modalità di pagamento ed il finanziamento delle esportazioni Data: 1° dicembre 2011, dalle 16.00 alle 18.30 Relatore: Sergio Rossi, Trade Finance, Credit Suisse Lugano
Destinatari Il corso è stato sollecitato da diversi operatori dell’export con lo scopo di fornire le nozioni di base ai nuovi collaboratori, agli impiegati d’azienda con nessuna esperienza in materia nonché alle persone in cerca di un nuovo indirizzo professionale nel commercio internazionale. Si tratta quindi di un corso di base non adatto a chi necessita di nozioni più specifiche sui vari argomenti. In ogni caso, corsi tematici ed incontri informativi ad hoc vengono regolarmente organizzati da Cc-Ti e Osec. Ulteriori informazioni sono consultabili sul sito www.cc-ti.ch rispettivamente www.osec.ch Quota d’iscrizione per ogni modulo CHF 90.- per i soci Cc-Ti e Osec CHF 110.- per i membri di associazioni affiliate alla Cc-Ti CHF 130.- per tutti gli altri interessati
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Fiere internazionali
BioFach
Norimberga, 15 - 18 febbraio 2012 Da oltre vent’anni, BioFach è il maggior appuntamento del settore bio a livello mondiale e attira un pubblico di professionisti altamente qualificati che operano nel settore della trasformazione e del commercio di prodotti bio. I prodotti e servizi esposti sono i seguenti: generi alimentari e sostanze di base (coadiuvanti, frutta e verdura, specialità gastronomiche, prodotti dietetici, spezie, beni di largo consumo, carni e salsicce, pesce, latte e latticini, uova, cibi surgelati, panetteria, bevande e vino); prodotti naturali (aromaterapia, integratori alimentari, farmaci naturali, estratti ed essenze); articoli casalinghi (arredamento per cucine, macinini e alimenti per animali domestici); vari articoli bio (giocattoli, regali, artigianato, tessili, scarpe, pelletteria e accessori); bioagricoltura e relativa commercializzazione; media (editori, certificazione, associazioni, istituzioni, formazione, ricerca, consulenza aziendale, green finance). Le cifre della precedente edizione confermano l’importanza della fiera BioFach: 2’544 espositori (il 71% provenienti da 86 paesi esteri) e 44’591 visitatori (di cui il 43% proveniva da 128 nazioni estere). Affidatevi all’esperto team dell’Osec che, in collaborazione con BIO SUISSE e lo Swiss Business Hub Germany, vi allestisce lo SWISS Pavilion ubicato con ottima visibilità nella Hall 1 (import-export). Informazioni generali sulla fiera: www.biofach.de/en Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch
Gulfood
Dubai, 19 - 22 febbraio 2012 The Gulf Food, Hotel and Equipment Exhibition and Salon Culinaire è il maggior salone negli Emirati Arabi Uniti dedicato ai prodotti alimentari, alle bevande e alle attrezzature per il settore alberghiero e della ristorazione. Produttori, rivenditori e fornitori provenienti dal mondo intero vi si ritrovano ogni anno per dare nuovi impulsi ai loro affari. Contestualmente avrà luogo il salone Ingredients, indirizzato alle aziende che coltivano, estraggono, trasformano o forniscono materie prime e ingredienti impiegati per produrre prodotti alimentari, bevande e dietetici. Gulfood comprende altresì Restaurant & Café, dedicato all’allestimento di spazi ristorativi (arredamento d’interni, stoviglie, attrezzature per cucine, ecc.), diverse conferenze e il conferimento di premi in ambito culinario. Dalla sua prima inaugurazione nel 1987, il salone registra ogni anno cifre in aumento: l’edizione del 2011 ha visto un incremento del 12% di visitatori rispetto all’anno precedente, con 62’024 visitatori giunti da 152 nazioni e 3’800 espositori provenienti da 80 paesi. Approfittate degli stand presso il padiglione ufficiale SWISS Pavilion, allestiti dall’Osec in collaborazione con la FIAL (Federazione delle Industrie Alimentari Svizzere), lo Swiss Business Hub GCC e lo Swiss Business Council Dubai. Si tratta della piattaforma ideale per allacciare nuovi contatti d’affari in questo mercato che non cessa di crescere. Informazioni generali sulla fiera: www.gulfood.com Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch
SWISS Pavilion: Swissness allo stato puro
Ecobuild
Londra, 20 - 22 marzo 2012 Ecobuild è la maggior fiera mondiale nel settore del design, dell’edilizia e della costruzione ecosostenibile, una fonte d’informazioni sul settore e una piattaforma completa dei relativi prodotti. È altresì il più importante salone edile della Gran Bretagna. Vi si possono verificare di persona le novità di un ramo in pieno sviluppo, grazie anche al centinaio di conferenze, seminari e dimostrazioni pratiche di alto livello tenute da 500 relatori durante i tre giorni di svolgimento. I settori trattati comprendono: energia rinnovabile e micro generazione, gestione delle risorse idriche, materiali naturali, costruzione in legno, materiali riciclati, tecnica edilizia, strutture edili, interni, esterni, materiali in genere e servizi professionali. Questo salone conosce una forte crescita dal suo lancio nel 2005: da 300 espositori e 13’400 visitatori nel 2007 a 1’292 espositori provenienti da 36 paesi e 55’039 visitatori nel 2011. I padiglioni internazionali erano ben 14 alla precedente edizione. Il valore del mercato ambientale britannico è stimato in 25-30 miliardi di sterline e impiega attualmente 400’000 persone attive in 17’000 imprese. Tuttavia, l’energia rinnovabile di micro generazione è ancora ai primi stadi di sviluppo e la prospettive per le aziende svizzere sono ottime, soprattutto per quelle attive in specifiche nicchie del mercato cleantech. Il pubblico target della fiera comprende architetti, ingegneri, contraenti, impresari, responsabili della progettazione e della formazione, operatori di enti regionali e centrali, consulenti, fornitori, ecc. L’Osec vi allestisce lo SWISS Pavilion in collaborazione con le piattaforme export Cleantech Switzerland e Ingenious Switzerland, lo Swiss Business Hub UK, Forum Holzbau, Lignum ed energie-cluster.ch. Il padiglione ufficiale svizzero è ubicato in una posizione strategica nel South Event Hall dell’ExCel exhibition centre, vicino a una delle entrate principali. Informazioni generali sulla fiera: www.ecobuild.co.uk Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch
Informazioni sugli “Swiss Pavilion”: www.osec.ch/FIERE
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Vita dei Soci Comunicato stampa
Un ticinese ai vertici di Swisscarton Franco Roda, Direttore generale della Fratelli Roda SA di Taverne, è il nuovo Presidente di Swisscarton
Franco Roda
Swisscarton, Associazione Svizzera dei trasformatori di cartone e cartone ondulato, ha tenuto la sua annuale assemblea generale a San Gallo venerdì 17 giugno. Prestigioso riconoscimento per il Ticino imprenditoriale con la nomina a Presidente nazionale dell’Ing. Franco Roda, titolare con il fratello Marco, dell’omonima cartotecnica Fratelli Roda SA, azienda leader in Svizzera
nella trasformazione di cartone per imballaggi, in particolare per l’industria farmaceutica e cosmetica. Per i prossimi due anni il nuovo Presidente, che è subentrato a Georg Müller, assicurerà la tutela degli interessi del comparto nel mercato interno e difenderà la competitività della piazza svizzera a livello internazionale.
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Vita dei Soci
Generazioni nel cuore della pace: è tutto pronto per iniziare
Manca poco all’esordio del 1°Forum internazionale “Generazioni nel cuore della pace”. La manifestazione, promossa dall’Associazione “Culture-Ti.Net”, infatti avrà luogo da venerdì 30 settembre a domenica 2 ottobre 2011 presso il Palazzo dei Congressi di Lugano. Vi ricordiamo che è un Forum dedicato a tutte le generazioni. Vi saranno laboratori di teatro fisico per bambini e attività ricreative sportive per ragazzi, tavole rotonde con illustri relatori, esposizioni e interazione con organizzazioni non governative ed umanitarie, mostre esclusive – tra cui una mostra fotografica su Madre Teresa di Calcutta proveniente da Roma –, spettacoli, videoproiezioni e due importanti concerti di solidarietà, il cui ricavato sarà devoluto a favore delle attività dell’associazione promotrice.
durerà fino a poco prima del concerto di Angelo Branduardi che si terrà alle ore 20.30. Il sabato mattina invece si aprirà con l’inaugurazione ufficiale del Forum e della mostra su Madre Teresa di Calcutta alla presenza dell’On. Paolo Beltraminelli, Consigliere di Stato, di altre autorità e di molti ospiti. Vi sarà un intrattenimento musicale e danzante e vi seguirà un aperitivo offerto a tutti i partecipanti. Nel pomeriggio si susseguiranno tre tavole rotonde in cui illustri relatori, noti a livello nazionale ed internazionale, dibatteranno su temi quali l’interculturalità, la salute, l’etica e l’ambiente. Tra i conferenzieri vi saranno anche il Prof. Giorgio Noseda, il Dr. med. Franco Denti, il Dr. med. Franco Cavalli, Padre Polidoro di Assisi Pax international, e la Dr.ssa Julia Schürch, quest’ultima in qualità di rappresentante di “Medici senza frontiere”. I più piccoli potranno assistere allo spettacoli del Circo Fortuna e per gli adulti vi saranno esibizioni musicali e di danze di altri Paesi, a cui seguirà il concerto di solidarietà intitolato “Melodie della pace” con l’esibizione al pianoforte dei quattro virtuosi del pianoforte.
Mostra esclusiva da Roma su Madre Teresa di Calcutta
Il 30 settembre, alle ore 20.30, si esibirà il cantautore Angelo Branduardi, invece il 1° ottobre si esibiranno per la prima volta in Ticino quattro pianisti di fama internazionale contemporaneamente sul palco. Gli artisti sono Cyprien Katsaris, artista Unesco per la pace; Janis Vakarelis, insignito con l’Ordine della Fenice d’Oro per la sua devozione e il suo impegno verso la musica; Ferhan Önder, ambasciatrice Unicef e Ferzan Önder, ambasciatrice Unicef. I pianisti si esibiranno con un vasto repertorio e faranno inoltre un tributo a Franz Liszt nell’anno del bicentenario della sua nascita. Un ricco programma allieterà le giornate dei partecipanti. Il Forum aprirà i battenti venerdì 30 settembre alle ore 18.00 con canti e proiezioni di video alla presenza di ospiti illustri che interverranno per un saluto. Il tutto
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La mattinata della domenica vedrà la performance di altri gruppi canori e di danza che intratterranno il pubblico ballando con abiti tradizionali dei loro Paesi di origine. Altre tre tavole rotonde avranno inoltre luogo durante la giornata. Questa volta si tratteranno temi quali la musica con i virtuosi che si sono esibiti la sera prima, Padre Armando, Direttore dell’Istituto Magnificat di Gerusalemme, e personaggi del panorama musicale ticinese; e la violenza giovanile a cui vi prenderanno parte il Signor Maurizio Tamagni, Presidente della Fondazione Damiano Tamagni e altre persone Angelo Branduardi collegate alla Fondazione. Nella
Ferzan e Ferhan Önder
Cyprien Katsaris
tavola rotonda di chiusura si parlerà di social network con Mattia Storni, dell’Istituto di Management Turistico, e con altri ospiti a sorpresa. Il concerto di solidarietà del coro “Vox Nova” sancirà la chiusura del Forum seguito dal discorso ufficiale e da tante sorprese. L’entrata al Forum è libera. Invece per acquistare i biglietti per i concerti di solidarietà vi invitiamo a chiamare il numero +41 91 922 95 18, a scrivere un’e-mail all’indirizzo info@culture-ti.net oppure ad acquistarli tramite Ticketcorner. Affrettatevi, per riservarvi i posti migliori! I soci della Camera di Commercio del Cantone Ticino che invieranno il tagliando entro il 16 settembre avranno uno sconto del 10% sul prezzo di ogni biglietto!
Janis Vakarelis
Media Partner
Tra i nostri Partner
Programma del Forum e informazioni: Associazione “Culture-Ti.Net” c/o MaffeisNetwork SA Via Cortivallo 3a, 6900 Lugano Tel: +41 91 922 95 18, Fax: +41 91 922 95 19 info@culture-ti.net www.generazioninelcuoredellapace.ch
Tagliando di prenotazione biglietti Concerto: ❏ Angelo Branduardi – 30 settembre 2011 ❏ “Melodie della pace”, quattro pianisti – 1 ottobre 2011 ❏ VIP Pass – 100.- Chf (comprendente 1 biglietto del concerto “Melodie della pace” e l’entrata al rinfresco di fine concerto) N° biglietti: _________________________________________________________________________________________ Tariffa biglietti (valida per entrambi i concerti) ❏ 85.- Chf (platea davanti) ❏ 75.- Chf (platea in fondo) ❏ 60.- Chf (galleria) Dati personali: ______________________________________________________________________________________ Nome azienda: ______________________________________________________________________________________ Persona di riferimento: _______________________________________________________________________________ Indirizzo: ___________________________________________________________________________________________ Telefono: ___________________________________________________________________________________________ E-mail: _____________________________________________________________________________________________ Da inviare a: Associazione Culture-Ti.Net, Via Cortivallo 3a, 6900 Lugano
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Vita dei Soci
6-7-8 OTTOBRE 2011 INNOVAZIONE E TECNOLOGIA PROTAGONISTE
L’esposizione, giunta alla sua 6a edizione, rappresenta l’appuntamento cantonale più importante di settore per gli specialisti del riscaldamento e della climatizzazione, della tecnica idrotermo-sanitaria e delle energie rinnovabili. Un’occasione unica per approfondire il tema del risparmio - sia energetico sia economico - ottenibile mediante l’utilizzo di sistemi impiantistici di ultima generazione. L’esposizione che si svolge su un’area di circa 2’000 m2 coperti, rappresenta una grande occasione sia per le aziende che hanno già confermato la loro partecipazione (una sessantina gli espositori che rappresentano i marchi più conosciuti e prestigiosi a livello svizzero) in quanto potranno entrare in contatto con un pubblico altamente qualificato, sia per i visitatori (per lo più operatori specializzati) che disporranno di un’ampia rassegna di prodotti e servizi innovativi. Lo spazio ospiterà tutte le soluzioni tecnologiche che rappresentano la punta di diamante dell’innovazione in area impiantistica, garantendo una corretta valorizzazione ai dispositivi ad alto contenuto tecnologico. Permetterà a installatori, progettisti, architetti e addetti ai lavori nonché ai privati di toccare con mano tutti i vantaggi di questa tecnologia. Saranno presentate le principali innovazioni tecnologiche per un riscaldamento ecologico ed economico e non solo. In mostra anche i sistemi di installazione più efficaci in termini di contenimento dei costi, sostenibilità ambientale, facilità di installazione. Migliorare l’efficienza energetica degli edifici rappresenta infatti una sfida e un obiettivo di grande importanza per la Svizzera e i suoi Cantoni, chiamati a ridurre le emissioni annue di CO2 nel settore degli edifici di circa 2.2 milioni di tonnellate entro il 2020. Sono circa 300 milioni l’anno i franchi che “Il Programma Edifici” sovvenzionerà per chi percorrerà questa strada. Interessante iniziativa aperta a tutti i proprietari di immobili. Investire nell’efficienza energetica e nelle energie rinnovabili conviene per tre motivi: si beneficia degli incentivi, si ottengono a lungo termine costi energetici più bassi e si contribuisce in modo importante alla tutela del clima. Oltre il 40% del consumo energetico e delle emissioni di CO2 in Svizzera è imputabile al settore degli edifici. Chi risana il proprio immobile in modo intelligente ed efficiente, può ridurre di oltre la metà il fabbisogno di calore e l’emissione di CO2 ad esso collegata. I proprietari di case beneficeranno così non solo di costi di riscaldamento notevolmente inferiori, ma si vedranno aumentare il valore di mercato del proprio immobile. Una straordinaria opportunità di crescita per tutti gli installatori e non solo, che possono contare su una domanda destinata a salire per gli interventi di riqualificazione sia degli edifici abitativi che delle strutture pubbliche. A dare ulteriore prestigio all’evento, si segnalano i partner patrocinatori della rassegna che hanno posto particolare attenzione all’aspetto formativo e didattico, considerato un elemento
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Fabio Sacchi, ideatore e promotore di Ticino Impiantistica
fondamentale per la crescita professionale degli operatori ed economica del Cantone. Saranno presenti le più importanti associazioni di categoria del territorio ticinese: ATTS (Ass. Tecnica Termo-Sanitaria ticinese), suissetec sezione Ticino, USTSR (Unione Svizzera dei professionisti nella Tecnica Sanitaria e di Riscaldamento), SvizzeraEnergia, Swissolar, TicinoEnergia, Federlegno, Minergie® e il Dipartimento del territorio con “Il Programma Edifici” a disposizione con un grande stand nel Pad B, dove i visitatori potranno beneficiare di una consulenza gratuita in merito alle misure mirate necessarie per il risanamento energetico degli edifici. Anche Swissolar, l’associazione svizzera dei professionisti del solare, è del parere che un cambiamento del sistema energetico che includa l’abbandono progressivo dei vettori energetici fossili e nucleari a favore di un approvvigionamento decentralizzato basato sulle energie rinnovabili è possibile e applicabile più rapidamente di quanto si voglia spesso far credere. Questo vale in particolare per il fotovoltaico, che giocherà un ruolo sempre più importante nel futuro mix energetico. All’interno del Padiglione A, è disponibile un bar/ristorante, durante gli orari della mostra. Vi aspettiamo numerosi! Buona visita. 6-7-8 ottobre 2011 presso il Mercato Coperto - Giubiasco Giovedì e venerdì dalle ore 17.00 alle 22.00, sabato dalle 13.30 alle 19.00.
Pubbliredazionale
Pubblicato il nuovo prontuario suissetec 2011/12 Ritorna nuovamente d’attualità, logicamente arricchito e ampliato nella forma grafica e nei contenuti, il prontuario suissetec edizione 2011/12. Inalterato rimane invece lo scopo dell’edizione: agevolare la conoscenza delle aziende che operano sotto il “marchio di qualità suissetec”. Gli interlocutori interessati, oltre ai potenziali committenti pubblici e privati, sono costituiti dagli specialisti che intervengono nell’economia della costruzione: progettisti-consulenti, architetti, ingegneri, impresari e artigiani che operano nel settore dell’edilizia allargata. Sono oltre 4’000 gli associati suissetec in Svizzera, per un totale di 25’000 dipendenti e 4’000 apprendisti. L’edizione, realizzata su scala regionale, si rivela un eccellente strumento per i professionisti del settore, come pure per la clientela generica o le aziende di ambiti professionali complementari che in quest’opera possono trovare un repertorio completo e aggiornato di tutti gli imprenditori suissetec. Unitamente a una ricca base informativa sugli ultimi ritrovati della ricerca e della sperimentazione in questo campo. La pubblicazione, redatta dalle Edizioni Tecniche & Commerciali - Pubblicità Sacchi di Manno, in collaborazione con il segretariato ticinese suissetec, è stampata in oltre 2’500 copie e distribuita gratuitamente agli operatori del settore. Nel prontuario si susseguono alcuni manifesti e slogan che caratterizzano l’azione pubblicitaria “suissetec public”, in atto su tutto il territorio nazionale, per la promozione delle professioni rappresentate. Questa campagna è destinata TI11 pagina mezza_Layout 1 24.08.11 11.34 Pagina 1 ai giovani confrontati con la scelta del percorso formativo e alle aziende che intendono migliorare la propria immagine identificandosi
A sinistra Flavio Bassetti, Segretario suissetec sezione Ticino, con l’editore Fabio Sacchi
con suissetec. Per una più facile e immediata consultazione sono elencate per regione e in ordine alfabetico tutte le ditte affiliate; inoltre compaiono interessanti articoli sulle professioni e la formazione degli apprendisti. L’edizione può essere richiesta gratuitamente sino ad esaurimento presso il Segretariato suissetec della Svizzera Italiana, Manno, Tel. +41 91 605 18 07.
6-7-8 ottobre 2011 la mostra dell’impiantistica termoidraulica e delle energie rinnovabili
Mercato Coperto - Giubiasco Giovedì 6 e venerdì 7 ottobre dalle ore 17.00 alle 22.00 Sabato 8 ottobre dalle ore 13.30 alle 19.00 ata entrera lib
www.ticinoimpiantistica.com
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
La sicurezza negli affari per tutte le aziende SGS Société Générale de Surveillance SA è leader mondiale nei settori di ispezione, certificazione, controlli e analisi
Marcello Bettini
SGS Société Générale de Surveillance SA è un’azienda che opera a livello internazionale, la cui sede principale si trova a Ginevra. Presente in 140 Paesi, con una rete di oltre 1’000 uffici e 340 laboratori distribuiti su tutto il globo, si occupa con successo dal 1878 di ispezioni, controlli, servizi di analisi e di certificazione. In Svizzera è presente con una sede per ogni regione linguistica: gli uffici sono ubicati a Locarno, Zurigo e Ginevra. La società dispone di una vasta rete di esperti e specialisti che collaborano attivamente per garantire un servizio competente e puntuale. Sono oltre 60’000 i collaboratori che ogni giorno lavorano per SGS. L’ampia gamma di servizi e prestazioni offerti assicura il buon funzionamento e la buona riuscita delle migliori transazioni per ditte, aziende, multinazionali, PMI in Svizzera, in Europa e nel mondo. SGS si è posta sul mercato da anni quale organismo imparziale, e sono molte le aziende che negli anni si sono affidate ai controlli e alle ispezioni di SGS affinché possano operare in tutta sicurezza e trasparenza con i loro fornitori e partner. Grazie alla filosofia “Coordinazione a livello globale, implementazione a livello locale”, SGS offre una prestazione omogenea in tutto il mondo, garantendo al contempo una vicinanza al cliente anche per quanto concerne la cultura, la realtà economica del Paese in cui si opera, le pratiche aziendali e normativo-legali, nonché la lingua, affinché per ogni azienda diventi più semplice operare con un partner affidabile quale SGS Société Générale de Surveillance SA. Un valore sicuro, dunque, che si ritrova nei modelli operativi di SGS, come pure nel personale; e che si trasmette ai clienti per tutti gli aspetti implicati nel processo della catena del valore: dall’identificazione dei bisogni e delle attese, fino alla sua soddisfazione finale. Sappiamo tutti quanto conti oggi la reputazione nel business: quale qualificato e competente partner SGS vi assiste nel fornire ai vostri clienti la prova della vostra attitudine a offrire quanto promesso nel rispetto dei termini e delle condizioni pattuite, rafforzando così la vostra reputazione sia presso i vostri clienti come pure presso i vostri partner d’affari e gli investitori. SGS fu fondata a Rouen (Francia) nel 1878, quando un emigrato lettone ebbe l’idea di voler verificare e ispezionare la merce che una nave portava in carico. Un verifica del peso di cereali per indagare se allo sbarco fosse inferiore rispetto a quando la nave salpò. Un’intuizione di business che ben presto divenne un successo, vennero aperti tre uffici che si occupavano della certificazione del peso e della verifica della merce, rilasciando un’attestazione di conformità. Nacque ufficialmente SGS, che nel 1915 lasciò la Francia per insediarsi in “territorio neutro”
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La sede centrale SGS Société Générale de Surveillance SA di Ginevra
con la sua sede principale a Ginevra, e nel 1919 adottò la ragione sociale attuale divenendo SGS Société Générale de Surveillance SA. Nel 1928 venne ampliato il raggio d’azione, con l’ispezione e il controllo di numerosi prodotti, compresi beni industriali (nel 1955). Nel 1981 la società viene quotata alla borsa di Zurigo. Risale invece alla fine degli anni ‘80 l’introduzione dei servizi di certificazione. Ma di cosa si occupa esattamente SGS? Ispezioni, controlli, servizi di analisi e di certificazione di numerosi merci e materiali per verificarne l’attendibilità e rilasciare un’attestazione di conformità. Queste attività vengono eseguite in diversi luoghi (ad esempio nei porti), come pure in
specifici laboratori. Viene ispezionata la qualità della merce, di beni, servizi, prodotti di diverso tipo (deperibile e no, sia nel comparto industriale come pure in quello alimentare, per esempio), di sistemi quali ISO 9001, ISO 14001, OHSAS 18001, ecc.. A titolo di esempio si effettuano delle analisi e/o delle verifiche per il comparto food e non food, per il settore della cosmesi, per le telecomunicazioni, per le industrie, … Si indaga la qualità del prodotto/ servizio, la tracciabilità, la sostenibilità, la tossicità, la sicurezza; con controlli ad hoc, test non distruttivi, analisi biologiche e chimiche, si effettuano test ambientali, verifiche della conformità di edifici, stabili, ristoranti, servizi, mezzi di strasporto, ecc.. Le aspettative in termini di qualità e la gamma di requisiti di sicurezza da soddisfare divengono sempre più complessi ogni giorno. Un pool di esperti altamente formati è al vostro servizio. In Ticino sono una decina collaboratori attivi per SGS. Il raggio d’attività della sede ticinese si concentra sul Cantone, ma copre anche parte del Nord/Nord Est Italia. Dei dieci settori di attività (elencati e illustrati nel dettaglio su www.sgs.com) presidiati da SGS nel mondo, in Svizzera sono operativi: • System & Services Certification (Certificazione di sistemi di gestione secondo norme ISO o altre normative “private” come pure secondo standard aziendali specifici); • Consumer Testing Services (Ispezione di beni di consumo, per esempio certificazioni e verifiche secondo standard internazionali, ispezioni tecniche, mistery shopping, codici di condotta, ecc.); • Industrial Services (Ispezione di beni di investimento, come per l’esportazione verso determinati paesi quali ad esempio: Russia (certificazione Gost), Kuwait (KUKAS), Nigeria (SONCAP), Arabia Saudita (ICCP), ecc.); • Governmental and Institution Services (Controlli sulla base di ordinanze e regolamenti statali specifici, Controllo precedente al carico, Verifica importazione, ecc.). Utile infine sottolineare che sul sito www.sgs.com è possibile verificare se un’azienda è certificata, in quanto è disponibile online un Registro dei clienti certificati SGS. Tramite questo strumento è possibile verificare lo stato di un’organizzazione certificata da SGS, inserendo il numero del certificato oppure il nome e il Paese dell’organizzazione interessata. Una sicurezza in più anche per i partner con cui operate, nella pura trasparenza.
Per maggiori informazioni: Marcello Bettini, Regional Manager SGS Société Générale de Surveillance SA Via Sarah Morley 6 6600 Muralto-Locarno Tel. +41 91 752 38 84 Fax +41 91 752 38 85 www.sgs.com
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
La mulier oeconomica: ecco la donna ticinese ai vertici aziendali Margaret De Lorenzi-Pertot
In Ticino è attiva da ormai 11 anni un’associazione di donne imprenditrici e manager, riunite sotto il nome di Gruppo Donne PMI, che promuove l’economia in versione “femminile”. Abbiamo incontrato la Presidente Margaret De Lorenzi-Pertot
Il Gruppo Donne PMI Ticino è un’associazione che riunisce imprenditrici, manager titolari o partner d’affari e quadri dirigenziali con potere decisionale. È stato costituito nel 2000, su emanazione diretta del Gruppo Donne PMI Svizzera, dipendente dall’Unione Svizzera delle Arti e dei Mestieri (USAM), organizzazione mantello delle PMI elvetiche, con lo scopo di promuovere il ruolo delle donne attive nelle piccole e medie imprese. La sede dell’associazione è ubicata presso la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti), sita in Corso Elvezia 16 a Lugano; si è dotato di uno Statuto che ne definisce obiettivi, scopi, organi e condizioni di ammissione. A livello nazionale il Gruppo Donne Manager Unione Svizzera delle Arti e Mestieri fu fondato nel 1994, esso non possiede statuti o una struttura Il Comitato del Gruppo Donne PMI, da sin.: C. Chiodini Polloni, M. De Lorenzi-Pertot e M. Bernardasci associativa propria, ma funziona quale piattaforma libera per accogliere e soddisfare le richieste femminili nell’ambito dell’USAM. Le Donne PMI Svizzera sono anche rappresentate con un proprio seggio alla Camera delle Arti e Mestieri Svizzera, il Parlamento dell’USAM. L’economia svizzera, così come quella ticinese, presenta un interessante tessuto di PMI, all’interno delle quali spesso le donne hanno ruoli di primaria importanza: aziende a carattere familiare dove la figlia o la moglie del titolare si ritrova a collaborare; donne che occupano posti dirigenziali all’interno della Direzione o dei quadri di industrie, aziende, imprese medio grandi o piccole. La donna è una figura chiave dell’economia svizzera, anche se sovente il suo ruolo non è riconosciuto, o, per lo meno, non ha il risalto che meriterebbe… Secondo i dati forniti dall’Ufficio federale di Statistica, sulla rilevazione delle forze di lavoro in Svizzera (RIFOS), effettuata ogni anno sulla base di un campione relativamente ampio, e prendendo spunto solo dall’analisi realizzata per conto della SECO, le donne imprenditrici sono sottorappresentate nell’economia svizzera. Su 470’000 imprenditori (309’000 indipendenti e 161’000 salariati di un’impresa di loro proprietà) nei settori terziario e secondario, la quota di donne raggiunge solo un terzo (159’000 o il 34%). La sottorappresentanza è evidente se si considera che le donne costituiscono il 46% delle persone occupate. La quota delle donne è elevata fra gli indipendenti (40%), ma è nettamente più ridotta fra i salariati proprietari d’impresa (21%). Se si esclude la categoria delle persone che lavorano senza collaboratori e con un tasso di occupazione inferiore al 50%, la quota di donne passa al 28% (per maggiori informazioni: http://www.kmu.admin.ch/politik/00105/00107/00111/00771/index.html?lang=it). L’obiettivo principale del Gruppo Donne PMI è quello di rivalutare il ruolo della donna all’interno dell’economia, cercando di promuovere concretamente l’integrazione femminile in seno a strutture economiche ed altri consessi, puntando ad un maggiore riconoscimento delle prestazioni. Oltre a ciò, il Gruppo si propone un’informazione puntuale alle socie sugli strumenti legislativi attuali e futuri a sostegno dell’imprenditorialità femminile, favorendo al contempo aggiornamenti formativi con seminari e conferenze per le imprenditrici, incoraggiando l’interscambio di informazioni attraverso un network di conoscenze reciproche. L’attività del Gruppo attualmente prevede circa 6 incontri annuali, durante i quali, perseguendo il proposito informativo e formativo dettato dallo statuto, si cerca di fare incontrare più realtà presentando un’azienda, portando una testimonianza interessante, visitando un’impresa o partecipando ad un seminario. Sono intervenute, in questi anni, a titolo di esempio: Marina Masoni, Laura Sadis, Chiara Simoneschi Cortesi, Silvia Damiani, Rosita Missoni; ognuna delle quali ha portato la propria esperienza, illustrando il mondo economico e politico femminile secondo diversi aspetti e da differenti angolature.
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Attualmente fanno parte del Comitato, che resta in carica per 3 anni: Margaret De Lorenzi-Pertot, Presidente; Mary Bernardasci, Tesoriera; Cécile Chiodini Polloni, Segretaria. Signora De Lorenzi, lei ha assunto la Presidenza del Gruppo Donne PMI Ticino lo scorso aprile, succedendo a Marie Jeanne Bosia. Con quale spirito ha accettato quest’incarico? “Con molto entusiasmo e spirito d’iniziativa. Ovviamente passando da membro di un’associazione ad un ruolo dirigenziale ed attivo, come quello della Presidente, ci è voluto un po’ di tempo per entrare in tutti i meandri ed aggiornare tutte le conoscenze”. Il suo profilo è senz’altro adatto per l’incarico che ha assunto. Può parlarci brevemente delle sue esperienze? “Mi sono laureata in lettere a Ginevra, ho avuto diverse esperienze professionali e sono approdata in Ticino. Sono la Direttrice del Centro Formazione linguistica e culturale CCT di Lugano, all’interno del quale mi occupo della gestione aziendale, sono socia della società dal 1989, e sono stata insegnante di lingue sempre qui nella nostra scuola. Dalla sua fondazione il CCT ha sviluppato la sua attività andando oltre le lezioni di lingua, con materie scientifiche e soggiorni all’estero, sia per privati che per aziende”. Quali sono i progetti principali a cui intende dedicarsi per il futuro del Gruppo Donne PMI? “Nell’immediato futuro vorrei cominciare, con il supporto del Comitato e delle altre socie, a rilanciare l’attività e l’immagine dell’associazione. Mi piacerebbe innanzitutto creare una sorta di data base interno cosicché il Segretariato, ma anche i membri del gruppo, possano interagire e conoscersi meglio fra loro, promuovendo al contempo le relazioni tra le socie e le loro attività, anche in caso di necessità aziendali. Inoltre sempre nell’ottica del promovimento dell’attività associativa mi piacerebbe cominciare con una campagna d’adesioni, al fine di far conoscere meglio al tessuto imprenditoriale femminile che rappresenta i nostri parametri ciò di cui ci occupiamo e cosa sosteniamo. Così facendo si dovrebbe per lo meno cominciare a dare un nuovo impulso all’associazione, parlandone e facendone parlare. Continueremo sicuramente con gli incontri ed i seminari per informare puntualmente le socie e non su interessanti tematiche d’attualità o presentando testimonianze di grandi
condottiere d’azienda, quali sono già state, ad esempio, nostre ospiti in passato Damiani o Missoni, o personalità politiche carismatiche quali Sadis e Simoneschi Cortesi. Infine mi piacerebbe rinnovare l’immagine concreta del Gruppo con una nuova brochure ed un sito web, che finora non esisteva. Ci stiamo lavorando celermente e credo che presto potrà essere online. Mi preme anche sottolineare l’importanza di avere il nostro Segretariato presso la Camera di commercio, potendo così intessere sempre nuove relazioni”. Il Gruppo Donne PMI è sotto il cappello del Gruppo Donne Manager dell’Unione Svizzera delle Arti e Mestieri, che ha la sua sede a Berna. Quanto pensa sia importante per il Ticino avere un rapporto diretto oltre Gottardo, non solo nei consessi associativi come il vostro? “Credo sia fondamentale per dare voce al Ticino, sia sul piano politico, sia per quello economico. Fortunatamente sono diversi gli ambienti dove c’è stata una presa di coscienza in tal senso. I rapporti tra il nostro gruppo regionale e l’associazione mantello sopra di noi sono sempre stati buoni ed è mia ferma intenzione cercare di farli fiorire ancora meglio, partecipando alle riunioni o agli incontri indetti. Questo sia per avere una presenza del Ticino, anche femminile, nella Svizzera tedesca e francese, sia per dare voce al nostro Cantone in diversi consessi, non per forza solo politici”. Il ruolo femminile nell’economia va rivalutato e riconosciuto, ed è anche uno dei vostri scopi primari. Come ci si sta muovendo in tal senso? Come favorire l’imprenditoria femminile e sensibilizzare l’opinione pubblica? “Marcando presenza. Sicuramente parlandone, favorendo l’entrata delle donne in ruoli dirigenziali, esistendo quale gruppo e favorendo il dialogo e l’interscambio di informazioni. A livello federale si sta pensando di introdurre, in collaborazione con numerose associazioni svizzere, un attestato federale per le donne che lavorano in azienda e che si occupano attivamente della stessa, denominato “Donna Manager – PMI a conduzione familiare”. Questo attestato professionale dovrebbe poter essere ottenuto presentando un dossier completo e circostanziato, convalidato da prestazioni formative, ossia comprovando prestazioni di apprendimento acquisite in modo informale in seno all’esperienza maturata lavorando nell’azienda di famiglia, e dovrebbe permettere alle interessate di ottenere lo statuto necessario ed il giusto riconoscimento delle proprie competenze ed esperienze anche nel mercato del lavoro. Allo stadio attuale questo dossier è in fase di consultazione presso l’Ufficio federale della formazione professionale e della tecnologia, che dovrebbe valutare questa richiesta”. Per maggiori informazioni è possibile contattare: Gruppo Donne PMI Ticino c/o Cc-Ti Corso Elvezia 16 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 18 Fax +41 91 911 51 12 chiodini@cc-ti.ch
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Vita dei Soci di Lorenza Bernasconi, Marketing Manager Gruppo Sicurezza SA
LIBERI DI VEDERE OLTRE
Lorenza Bernasconi
La tecnologia di punta nell’ambito della sicurezza è sicuramente osorveglianza già esistenti, ma anche in un grande numero di la Videosorveglianza. In quest’ultimo decennio si è evoluta quale nuove applicazioni. La videosorveglianza over-IP non ha limite tecnologia di alto livello con l’offerta di sistemi e di soluzioni ad geografico: può essere utilizzata su reti Ethernet, sia cablate che elevato valore aggiunto. WiFi, che su reti normalmente utilizzate nella telefonia mobile, Se la Videosorveglianza era tipicamente utilizzata in ambienti ad GSM, GPRS e UMTS. alto rischio (banche, caveaux, …) negli ultimi anni si è diffusa Nel 2004, in Qatar, abbiamo progettato e supervisionato un nuoa tutti i livelli con soluzioni adatte ad ogni esigenza. Difatti, ai vo concetto di videosorveglianza biometrica per garantire l’acgiorni nostri, la videosorveglianza si è massicciamente diffusa cesso di una nuova ala della sede televisiva nazionale. Quest’ulcon un largo utilizzo negli spazi pubblici. tima necessitava di un concetto di sicurezza ad alto livello per Ha conosciuto una larga espansione grazie ad una crescente la protezione da eventuali attentati o intrusione di forze politiche richiesta di Sicurezza e di Libertà. L’utilizzo di questa tecnologia opposte al regime. Il software, molto sofisticato ma di facile permette di vigilare e sorvegliare ampi spazi senza intralciare in utilizzo, permette di avere una totale sicurezza dell’identità delle nessun modo la libertà di movimento di ogni individuo. Gli utenti persone autorizzate all’accesso nelle zone sorvegliate. autorizzati possono, ovunque si trovino, consultare lo stato del Tra il 2005 e il 2006 la Città di Locarno è diventata la prima città loro sistema di videosorveglianza. Osservare i siti sorvegliati trasvizzera ad aver implementato un sistema di videosorveglianza mite un semplice navigatore web, un PDA come iPad® o iPhone® over-IP per fini di sicurezza. Il software di centralizzazione delle oppure con i telefonini Smatphone di ultima generazione. immagini e20 degli• eventi gestitoSavosa dalla centrale di Polizia CittaGruppo Sicurezza SA • via Cantonale CH –è 6942 • info@grupposicurezza.ch Finora, le soluzioni di videosorveglianza hanno richiesto sistemi dina. Tramite questo concetto innovativo, Locarno può visionare complessi mettendo in gioco server molto potenti, componenti la situazione del traffico, le aree pedonali, le aree a rischio così costosi tanto in materiale che in software e anche un cablaggio come le zone periferiche. Un vantaggio di sicuro interesse nella video specifico. Con un sistema over-IP, sia l’investimento iniziaprogettualità della Città, consiste nella capacità di espansione le sia le spese di manutenzione sono fortemente ridotte. del sistema senza alcun limite sia tecnico che tecnologico, come Gruppo Sicurezza è sicuramente un attore di primo piano in quepure di potersi avvalere di qualsiasi tipologia di videocamera ad sto settore, riconosciuto da importanti realizzazioni effettuate alta risoluzione. nel corso di questi anni. A differenza della videosorveglianza Nel 2010 l’ACR (Azienda Cantonale dei Rifiuti) con sede a Giuclassica che impone strutture costrittive, pochi mezzi di trabiasco, si è avvalsa di un articolato e complesso sistema di videsmissione e numero limitato di estensioni possibili, la videosorosorveglianza, capace di monitorare e registrare tutto il processo veglianza over-IP permette di collegare un numero illimitato di di distruzione dei rifiuti. Il committente ha deciso per un sistema telecamere ad una rete informatica. I nostri sistemi si adattano che utilizza la rete informatica, optando per una elevatissima dunque all’evoluzione delle necessità nel tempo, senza peraltro quantità di memoria e di archiviazione delle immagini. Inoltre modificare la struttura della rete stessa. Un sistema tradizionale permette facili estensioni future senza importanti investimenti è immobile, mentre la videosorveglianza over-IP è in continua infrastrutturali. Il software che gestisce la visualizzazione e l’arevoluzione. chiviazione delle immagini è intuitivo permettendo, ad esempio, Qui di seguito vi riportiamo alcune implementazioni di elevato agli addetti di brandeggiare le videocamere. valore tecnologico che meglio ci caratterizzano. Nal 2010-2011 per conto di un’importante banca portoghese, abNel 2003-2004 abbiamo progettato un complesso sistema di biamo progettato e messo in opera un innovativo concetto di sicuvideosorveglianza per un sito petrolifero ubicato negli Emirati rezza in Africa Centrale (antintrusione, rilevazione incendio, conArabi. La protezione di tutta la proprietà è affidata a 440 videotrollo accessi e videosorveglianza) per 140 filiali e le sede centrale. camere. La videocamere scelte, sono programmate per attivarsi La Centrale Operativa raggruppa e concentra le immagini di e segnalare immediatamente alla centrale operativa allarmi cau1120 videocamere over-IP suddivise tra le varie filiali su tutto il sati da tentativi di intrusione da persone non autorizzate. territorio. È un progetto ambizioso, caratterizzato da un’elevata Nel corso del 2004 abbiamo elaborato e implementato un condifficoltà tecnica e da un’elevata tecnologia di sicurezza. cetto di 264 videocamere over-IP per 4 centri di logistica disloQuesti progetti hanno permesso di promuovere la videosorvecati su tutto il territorio svizzero, con la centralizzazione delle glianza quale concetto fondamentale della sicurezza per induimmagini presso una centrale operativa costantemente presidiastrie, istituti bancari, città ed enti pubblici che hanno quale obta da personale di sicurezza. La tecnologia scelta è interamente biettivo la garanzia di un elevato standard di sicurezza per essere supportata da rete informatica e dalla tecnologia over-IP, ovveliberi di vedere oltre. ro, i flussi video composti da immagini digitalizzate, trasferiti attraverso una rete informatica, possono essere visualizzati a Gruppo Sicurezza SA distanza, ovunque ci si possa collegare alla rete tramite Internet. Via Cantonale 20, 6942 Savosa La sua facilità di messa in opera e la possibilità di espansione Tel. +41 91 935 90 50, Fax +41 91 935 90 59 su vasta scala la rendono ideale per estendere i sistemi di videinfo@grupposicurezza.ch, www.grupposicurezza.ch
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Vita dei Soci di Emanuela Capra, Direttrice Luisoni Consulenze SA
Manager in affitto
Emanuela Capra
ll Temporary Management rappresenta la soluzione ideale per molte società, soprattutto PMI (piccole e medie imprese), che non sempre dispongono di risorse competenti e formate per affrontare i cambiamenti aziendali, sia positivi (nuove start-up, sviluppo nuovi mercati o tecnologie, gestione progetti temporali) sia negativi (ristrutturazioni, chiusure filiali, dislocazioni produttive o operative), oppure durante il passaggio generazionale o per ricoprire cariche dirigenziali vacanti. Si può ricorrere ad un manager in “affitto” anche nel caso in cui si debbano gestire eventi aziendali complessi dal punto di vista umano. In questo modo si evita qualsiasi coinvolgimento diretto di risorse già operative in azienda e si riduce l’impatto economico dell’intervento sui costi aziendali. Il Temporary Management ha avuto negli ultimi anni un discreto sviluppo anche in Svizzera. Diffusosi nel corso degli anni ‘70, in particolare nei Paesi del Nord Europa, quale servizio offerto da professionisti esterni, con contratti a tempo, a tutte quelle imprese sprovviste al loro interno di competenze manageriali specifiche o gestite da imprenditori “one-man-show” portati a ricoprire svariati ruoli, dal capo azienda al responsabile HR o amministrativo. Negli Stati Uniti, invece, si è maggiormente sviluppata la figura del TM chiamato a risanare imprese sull’orlo del fallimento, che non hanno saputo adeguarsi con velocità ai repentini cambiamenti di mercato. È altrettanto utile, per un’azienda, ricorrere ad un servizio di Temporary Management quando si trova sprovvista di particolari figure manageriali interne e per le quali un reclutamento sul mercato del lavoro richiede tempi lunghi e risultati non sempre garantiti. In tal caso, verranno sostenuti minori costi nel ricercare un TM piuttosto che nel mantenere una posizione strategica manageriale vacante. È considerata una soluzione ideale anche nel caso si voglia rilanciare un’azienda, poiché trattandosi di un progetto limitato (della durata variabile da pochi mesi a 2/3 anni), si preferisce ricorrere alle competenze di un manager in affitto piuttosto che ad un’assunzione a tempo indeterminato, con le problematiche che quest’ultima scelta potrebbe comportare (riallocazione o eventuale separazione a termine del progetto). Imprese medio-grandi possono affidare a competenti TM una start-up aziendale oppure la riorganizzazione di una filiale, fino al caso più estremo di chiusura (in questo modo, il compito più spiacevole viene assolto
da una persona estranea all’azienda, senza coinvolgimenti personali). Nelle aziende per lo più a carattere famigliare, l’intervento di un valido TM permette un passaggio generazionale “indolore”. Ricorrere ad un manager esterno che sappia destreggiarsi tra la vecchia e la nuova generazione, permette di risolvere problematiche relative ad una diversa concezione aziendale o strategie operative, ricoprendo la funzione di Tutor per i manager del domani. Non tutti possono tuttavia diventare bravi Manager ad interim. A livello professionale troviamo molti ex dirigenti aziendali, senior project manager o top manager (figure molto specialistiche), che decidono (in modo più o meno autonomo) di intraprendere una nuova sfida professionale perché giunti alla fine della loro carriera aziendale oppure prossimi al pensionamento o coinvolti in ristrutturazioni aziendali. Caratterialmente sono persone dotate di una buona flessibilità mentale, alta propensione al rischio e capacità di operare su progetti specifici e temporali. Chi sceglie questa strada lo fa principalmente perché intravede la possibilità di concentrarsi su sfide sempre più importanti, mettendo a frutto anni di professionalità e competenza in un ruolo che permette la massima libertà d’azione e richiede notevole versatilità. Naturalmente il servizio da loro offerto risponde ad obiettivi ben chiari, definiti dalla direzione aziendale per cui operano, tempi prestabiliti, seppur flessibili, ed autonomia operativa e gestionale. Insomma, un vero professionista pro-tempore inserito in azienda per risolvere problematiche ad hoc. Per quelle organizzazioni che desiderano mantenere il passo con un mercato altamente competitivo, la parola d’ordine è “gestire il cambiamento”, riducendo i costi ed ottimizzando i processi produttivi. Una politica di change management si concretizza in un’azienda che cura lo sviluppo integrato delle persone e delle tecnologie, avvalendosi all’occorrenza di un valido Manager in affitto. Luisoni Consulenze SA Via Balestra 9 6900 Lugano Tel. +41 91 911 30 00 Fax +41 91 923 55 43 www.luisoni.ch
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Vita dei Soci
IBC architetto di una nuova prestazione per le risorse umane Il valore del tempo e l’efficienza Piermichele Bernardo
La forte rivalutazione del Franco svizzero rispetto ad Euro e Dollaro, ha riempito le pagine degli organi di stampa ed acceso interessanti dibattiti nelle ultime settimane sulla perdita di competitività delle nostre imprese. Talune meno penalizzate grazie all’approvvigionamento di materie prime o prodotti in monete svalutate, altre in affanno. La competitività dell’azienda è fortemente influenzata dal costo del personale ed un’ottima gestione delle risorse umane diventa fattore indispensabile. Se da un punto puramente lavorativo, il costo dell’assenza del personale è quantificabile, il valore del tempo di un manager è talmente importante da renderlo quasi non quantificabile. Con questo spirito, e considerato il notevole successo ottenuto dal software “gestione dei rischi”, IBC ha deciso di mettere a disposizione dei Responsabili risorse umane un software per la “gestione delle assenze” ed una serie di prestazioni a forte valore aggiunto. Sia il nostro “Concetto Globale Salute” che la nuova soluzione per la gestione delle assicurazioni degli espatriati consentono ai reparti delle Risorse umane un risparmio di tempo senza precedenti. I due concetti si basano su tecnologie informatiche di ultima generazione e sono adattabili a seconda delle rispettive esigenze. Il fatto di poter gestire più serenamente e rapidamente le problematiche legate alla salute e all’assenteismo, permette al Responsabile risorse umane di trovare il tempo per le altre mansioni importanti a livello operativo, come il reclutamento ed il coaching dei collaboratori. Posizionandosi come attore di riferimento nell’ambito dei cosiddetti «Employee Benefits», espressione con cui si indicano i benefici sociali forniti ai collaboratori di un’azienda, IBC offre una prestazione globale che consente di risparmiare tempo e denaro. L’espressione inglese «Employee Benefits», spesso utilizzata, rappresenta uno degli elementi della politica di gestione delle risorse umane aziendali. Primus Berger, Direttore presso IBC Losanna, ha messo a punto un concetto globale di salute destinato alle aziende. A dipendenza
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del profilo dell’azienda, IBC propone, per esempio, di avvalersi dei servizi di un care e/o case manager per consentire un approccio più documentato e più sensibile alla salute dei collaboratori, garantendo al tempo stesso un miglioramento del clima sociale. Come primo passo IBC analizza le prestazioni assicurate, i prestatari, il rapporto premi/prestazioni. Successivamente, mette a punto un portafoglio che comprende una valutazione dei punti di forza e di debolezza delle prestazioni e formula delle raccomandazioni di gestione. Seguono quindi richieste d’offerta e negoziazioni con diversi assicuratori per ottenere le migliori condizioni per l’azienda. IBC si occupa anche della cura dei contratti, della gestione degli eventuali sinistri e propone altresì informazioni come pure una formazione presso il dipartimento Risorse Umane. L’accompagnamento dinamico di un caso di incapacità di lavoro attraverso tutte le sue tappe ed il coordinamento tra i vari assicuratori sociali implicati costituiscono ormai anch’essi elementi vincenti indispensabili di questo nuovo concetto. Grazie al “Concetto globale salute”, IBC si profila come un partner leader di riferimento nell’ambito delle prestazioni sociali destinate ai collaboratori di un’azienda. Persona di contatto: Piermichele Bernardo IBC Insurance Broking and Consulting Lugano SA Corso Elvezia 27, 6900 Lugano Tel. +41 91 911 55 55, Fax +41 91 911 55 50 bernardo@ibc-broker.com, www.ibc-broker.com
IBC a Ticino Informatica 12, 13 e 14 ottobre 2011 Conferenza: 13.10.2011, ore 17.00
Vita dei Soci
E-commerce: come avere successo La net economy richiede un nuovo modo di porsi sul mercato con vaste potenzialità ancora per buona parte da scoprire e da sfruttare Il nostro articolo di luglio ha suscitato un grande interesse sul tema dell’e-commerce e per questo motivo abbiamo deciso di approfondire l’argomento per chi è veramente interessato ad aprire e realizzare un webshop. Oggi qualsiasi piccola media impresa, grazie ad Internet, con un investimento relativamente basso può aprire nuovi mercati che fino a ieri erano inaccessibili. Il web è un formidabile strumento per posizionare la propria azienda e svilupparla in modo innovativo.
Errori che si possono evitare Per attivare un’e-commerce di successo bisogna rispettare alcune regole fondamentali per evitare di fallire nella fase “start up”. Una statistica ha dimostrato che in Svizzera la maggior parte degli e-commerce falliscono entro i primi 14 mesi. Questo perché non preparati e privi di qualsiasi Business Plan.
Ecco alcuni consigli concreti: 1. Analisi del Mercato Analizzare in modo dettagliato il mercato: quanti e quali potrebbero essere i miei potenziali clienti, analisi concorrenza, scelta dei prodotti e prezzi giusti. TOP: a dipendenza di quello che si vende e del proprio settore, tener conto che con questo potente e funzionale strumento si può raggiungere ed estendere il business online anche nel resto della Svizzera. Non limitarsi solo al mercato ticinese 2. Scelta del Software La scelta del Software per la gestione di un e-commerce è importantissima. Consigliamo di analizzare e confrontare le caratteristiche e scegliere un software flessibile che si adatta alle vostre esigenze e non viceversa.
3. Organizzazione e Processi Un’e-commerce ha bisogno di molta attenzione, soprattutto nei primi anni. Bisogna tener conto che all’inizio è fondamentale definire i ruoli e le mansioni del proprio personale per strutturare al meglio le potenzialità dell’e-commerce ed ottenere risultati ottimali e in continua crescita. TOP: Un’agenzia web professionale deve essere in grado di fornire tutte queste informazioni e dare supporto nella fase di start up. 4. Dare importanza al Design Spesso, per andare online il prima possibile e risparmiare sui costi di realizzazione, molti siti e-commerce vanno online con un design di basso livello, navigabilità e fruibilità scarse. TOP: per dare fiducia è fondamentale realizzare un’e-commerce con le seguenti caratteristiche: • una grafica professionale • una navigazione intuitiva e persuasiva • carrello veloce e pagamento semplice in modo da aumentare il numero di clienti Infine il Vostro obiettivo è vendere.
Consiglio 5,6,7,8 da leggere su: svega.ch/consigli 9. Quanto bisogna calcolare per la realizzazione di un’e-commerce professionale? Non esistono parametri ben definiti. Sicuramente possiamo consigliare di diffidare da offerte troppo economiche, perché poco flessibili, senza grafica personalizzata e scarsa professionalità.
TOP: chiedere consigli ad agenzie web specializzate con esperienza in e-commerce. Inoltre consigliamo di valutare software open source. I vantaggi sono: • • • •
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
Cronoparty: perché il catering è un’arte Nessun evento sarà più lo stesso: potrete dedicarvi ai vostri ospiti, al vostro core business ed a ciò che sapete fare meglio, lasciando a Cronoparty la parte organizzativa del vostro evento. Abbiamo incontrato il fondatore, Renzo Notari che ci ha spiegato l’attività e le molteplici sfaccettature del catering “No problems! Only solutions”. Eccolo il motto aziendale di Cronoparty, un’azienda specializzata in catering, attiva dal 1994 su tutto il territorio cantonale e non solo. Un happy hour, un anniversario, un brunch, un pranzo formale, una cena con i colleghi o una grande ricorrenza aziendale. Sono molte le occasioni di incontro, pensate per la condivisione di tempo, momenti e obiettivi. Il compito dell’organizzazione e della gestione di tutti i particolari di un momento di festa però non sono semplici, e spesso chi “fa da sé”, incorre in spiacevoli imprevisti, che talvolta possono rovinare gli istanti clou e più belli dell’evento. Al fine di ottenere un risultato perfetto è bene affidarsi a degli specialisti.
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Negli anni Cronoparty ha saputo coniugare l’esperienza alla creatività ed a sfide sempre nuove al passo coi tempi. L’attività si è sviluppata ed incrementata, facendo sì che oggi la società sia divenuta uno dei principali attori nel mondo del catering ticinese. Il catering è un settore complesso ed affascinante al contempo. Visto da fuori questo ambito può apparire banale e monotono, invece è pregno di curiosità, fantasia, innovazione e idee. Le esigenze dei clienti sono molteplici, così come i loro desideri. Le possibilità di realizzazione sono spesso difficoltose o onerose, ma non per questo meno interessanti. Lo studio e la pianificazione di tutti i dettagli, un incontro con il committente per una prima analisi della richiesta, un eventuale sopralluogo sulla location dell’evento. Idee in movimento, una creatività innovativa sia per lo stile che per la cucina e la creazione che emergerà dal brainstorming, un mix di spunti dai quali scaturiranno tendenze e novità culinarie, come pure l’atmosfera e il dettaglio nel piatto. Sono circa 15 i dipendenti a servizio della società, mentre una ventina i collaboratori temporanei su chiamata a seconda dell’evento/servizio. Cronoparty ha saputo intessere una fitta rete di conoscenze e contatti, potendo così garantirsi il supporto necessario di risorse umane in caso di situazioni o servizi particolarmente importanti. Cronoparty dispone di due magazzini materiale con una superficie totale di oltre 800 mq. Gli investimenti nell’impresa sono stati cospicui, vanno dal mobilio alla porcellana, alle diverse tipologie di bicchieri, di tovagliato ed altro; oggi Cronoparty può fregiarsi di possedere materiale per la realizzazione di eventi fino a 1’200 persone. Inoltre dispone di celle e magazzini nel quale è stoccata la merce necessaria alla produzione; il tutto nel rispetto delle direttive del laboratorio cantonale di igiene. Operando su tutto il territorio cantonale, la società necessita di diversi punti d’appoggio sia nel Sottoceneri, come pure nel Sopraceneri. L’azienda ha già lavorato diverse volte a livello nazionale, soprattutto nella Svizzera tedesca, con diversi allestimenti importanti, benché la parte centrale dell’attività resti sempre locata in Ticino. L’attività non si concentra solo nella gestione del catering per eventi, ma anche nella conduzione di alcune mescite, garantendone il servizio, nonché ottenendo in esclusiva l’uso di alcuni stabili. Tra queste possiamo citare: la mensa di una scuola
privata di Bellinzona, l’attività di ristorazione presso l’Ostello della Gioventù sempre a Bellinzona, la mescita presso l’Università della Svizzera Italiana di Lugano, il Teatro Sociale a Bellinzona, Villa Foresta a Mendrisio, Casa Meschini a Magadino. L’utilizzo di ingredienti genuini, affiancanti alla sapiente lavorazione da parte dei cuochi, ed ad allestimenti scenografici da parte dell’organizzazione, renderanno unico ogni vostro ricevimento. Molteplici le possibilità di interpretazione e degustazione delle prelibatezze, che possono essere declinate a dipendenza delle tipologie d’evento da organizzare: dai classici ed intramontabili, a nuove scoperte e creazioni, gusti raffinati, esotici, robusti. C’è spazio per tutte le alternative, l’unica richiesta è non porre limiti alla fantasia ed al gusto. Diverse tipologie di evento per menu differenti: vediamone alcuni. Menu di festa: ideali per gli eventi festivi, importanti per la vita sociale delle aziende. Party, cene e pranzi di questo tipo devono essere completi dal punto di vista delle portate, ma al contempo rispettare un budget contenuto. Solitamente per diverse centinaia di persone.
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
In questo ambito vi sono parecchi esempi da portare: un menu per una cena abbinata a 10 whisky, preceduta da una presentazione a cura di uno specialista del settore; una cena dal tema “cibo e sigari”, per la quale i cuochi hanno creato un semifreddo con rhum e tabacco. Oltre a ciò numerose cene con un grande istituto bancario su temi quali: “La vie en rose”, “La magia”,… Gli aperitivi, i cocktail: la continua formazione dei cuochi della società consente loro di proporre soluzioni classiche rivisitate e di presentarne delle nuove. Il percorso culinario si è evoluto nel tempo per forme, colori e proposte. Da qui l’introduzione di piattini, cucchiai, bicchierini mono-uso che il personale offre agli invitati passando fra loro. Un sistema pratico e veloce, che evita lo spostamento forzato delle persone.
Menu classico: prevede un susseguirsi di portate (maggiori rispetto al menu di festa) con un menu completamente personalizzato (vegetariano, dedicato al pesce, ecc.). Anche qui è possibile far fronte ad un numero importante di persone, oppure scegliere quale location dell’evento un luogo particolare e non consueto, con un’atmosfera suggestiva. L’esempio è il banchetto inaugurale dei nuovi proprietari di una grande e nota ditta di carpenteria per circa 300 persone. Un sopralluogo negli stabili è stata la scelta giusta per individuare la location dove svolgere l’evento: la falegnameria dell’azienda, dove i banchi da falegnameria, le assi in legno e macchinari sono diventati elementi decorativi integranti della serata.
Menu a buffet: permette di affrontare diverse situazioni (e imprevisti) con elasticità senza condizionamenti dettati dal tempo e dal luogo. In questo caso si parla di grandi vassoi e piatti ricolmi di prelibatezze a disposizione degli ospiti, antipasti, primi, secondi, formaggi e dessert, caldi o freddi. L’ideale anche per invitati frettolosi. Menu a tema: per un evento personalizzato e studiato nei minimi dettagli. Cronoparty si siede con voi al tavolo dei preparativi e analizza, propone, pensa crea. Dall’unione delle idee e dei desideri dei clienti nascono degli eventi personalizzati. La realizzazione di tutto ciò presuppone la comprensione degli obiettivi del committente.
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Un pranzo o una cena in piedi: il poco tempo a disposizione, lo spazio ristretto o il desiderio che il tempo dedicato al cibo diventi pure momento di socializzazione, hanno portato all’adozione di questa soluzione. Ecco quindi la scelta di preparazioni fredde, già disposte su vari buffet, seguite da un risotto o da un altro primo piatto caldo e da una serie di dolci monoporzioni. Le sfide/gli eventi speciali: una sorpresa sorprendente. Ideazioni nuove, curiose, accattivanti per l’occhio e per il palato. Gusti e scenografie in miniatura che stupiscono. Nasce così la collaborazione tra Cronoparty e un istituto bancario, per quanto concerne la definizione dei cocktail che concludono le visite guidate. La prova è stata la creazione di stuzzichini e pietanze che avessero qualcosa a che fare con con l’artista o le sue origini. E così è stato, per l’esposizione di Munch vi furono gli stuzzichini norvegesi, la cucina austriaca di Schiele, quella creola di Basquiat, i “wrapped food” per Christo, le visioni capovolte di Baselitz, le enigmatiche composizioni elvetiche, ecc.. La fantasia e le possibilità non conoscono limiti.
Lasciatevi tentare, lasciatevi sedurre: affidatevi agli specialisti Cronoparty per un evento da ricordare. Nessun particolare sarà lasciato al caso, no problems, only solutions! Cronoparty & Services Sagl Casella Postale, 6900 Lugano Tel. +41 91 857 85 93 Fax +41 91 857 85 77 Cell. +41 79 240 02 40 info@cronoparty.com
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