nr. 8 / Ott. 2012
Lasciamo girare l’economia
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Sommario
Ottobre 2012
Strong opinion Strong opinion Editoriale Contromano Il Tema
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Ospite
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Ospite Ospite
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Ospite
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Ospite Biblioteca liberale
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Diritto
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Attualità Attualità
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Attualità
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Attualità Attualità Attualità
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Un sì per la musica Cui Prodest? Lasciamo girare l’economia L’amaro prezzo dell’inerzia politica Le difficoltà attuali e le prospettive future della nostra economia Non siamo ancora usciti dalla crisi: il profilo dell’industriale va valorizzato maggiormente Verso una difesa del sistema Paese e del modo di fare impresa in Ticino I fiduciari: parte fondamentale del tessuto economico cantonale La piazza economica ticinese: solida e che sa resistere alle sollecitazioni, anche in futuro Persistenza e lungimiranza, anche a livello politico Nella politica fiscale si misura il rapporto tra Stato e cittadini Imprese confrontate al tentativo di conciliazione: chi deve presentarsi davanti al giudice? Tassazione globale – profitto locale Un’asta per curare la moratoria sugli studi medici Accordo di collaborazione tra la Cc-Ti e la Camera di commercio e dell’industria della Federazione russa Rinuncio all’auto se… Cogliere le opportunità nei mercati emergenti Il Comitato di Pubblicità Svizzera Italiana si presenta
Eventi
27 95esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti, il 12.10.12
Eventi
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Eventi
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Formazione
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Formazione
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Lasciamo girare l’economia
Serbia: una realtà economica divisa tra passato e presente, ma che guarda al futuro, il 6.11.12 Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose Corsi proposti dalla Cc-Ti Scuola per capi-azienda nelle arti e mestieri e corso base per nuovi imprenditori Commercio estero Accordo di libero scambio AELS-Hong Kong: in vigore dal 1° ottobre 2012 I prossimi appuntamenti Amiconi Consulting SA Archivstore Sagl
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Impressum Editore: Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Lugano Redattrice responsabile: Lisa Pantini Comitato redazionale: Franco Ambrosetti, Luca Albertoni, Rinaldo Gobbi, Lisa Pantini, Simona Morosini Marconi, Marco Passalia e Mercedes Galan
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Foto di copertina: © iStockphoto.com/VLADGRIN
Redazione: Cc-Ti, Corso Elvezia 16, 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 11 Fax +41 91 911 51 12 pantini@cc-ti.ch www.cc-ti.ch Pubblicità: Pubblicità Sacchi, C.P. 558 6928 Manno Tel. +41 91 600 20 70 info@pubblicitasacchi.ch www.pubblicitasacchi.ch
Stampa: TBS, La Buona Stampa sa via Fola 11, Pregassona (Lugano) Diffusione: Tiratura: 2’500 copie Abbonamento gratuito per i soci Cc-Ti Abbonamento supplementare: - CHF 50.- annuo - per i non soci CHF 70.- annuo (+ IVA) Frequenza: Ticino Business è pubblicato in 10 numeri annuali
Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti
Un sì per la musica Articolo apparso sul Corriere del Ticino in data 20 settembre 2012
Quando ero studente a Basilea verso la metà degli anni ‘60, ricordo che la città era tappezzata di manifesti giganti in favore della prossima votazione volta a introdurre nella costituzione un articolo che accentrasse la Cultura nelle mani del Governo federale. Una specie di ministero della Cultura come in Francia ma meno pretenzioso e... senza Jack Lang. Scopo principale era quello di favorire lo sviluppo delle varie forme di attività culturali con mezzi finanziari più cospicui e meglio gestiti centralmente da Berna invece che dai singoli Cantoni. Quest’idea godeva del favore di un ampia fascia della popolazione, abbracciando trasversalmente la società civile da sinistra a destra, sostenuta da molti intellettuali, politici amici dell’arte, artisti di tutti i campi, in generale da tutti coloro che da una simile operazione pensavano di poter trarre qualche beneficio. L’articolo sulla Cultura fu bocciato, in primo luogo perché toglieva autonomia ai Cantoni, poi perché veniva visto come una mossa dirigista che indeboliva il federalismo. Alcuni temettero per la libertà di espressione dell’artista come quando la Germania nazista vietò a Nolde di dipingere e qualificò la musica d’avanguardia come “musica degenerata” proibendone la diffusione. Come artista impegnato e molto attivo, tutta questa paura di vedere ritornare una qualsiasi forma di totalitarismo culturale mi sembrò francamente esagerata per cui votai a favore. Ora il tema, seppur in dimensione contenuta, è ritornato d’attualità. Il 23 settembre il popolo svizzero ha accettato l’introduzione di un articolo costituzionale per favorire la formazione musicale dei giovani. Gli argomenti contrari sono stati gli stessi di allora, tranne che per i riferimenti ai totalitarismi del secolo scorso. La perdita di autonomia cantonale, il federalismo, ecc., sono ragioni valide nella misura in cui tutte le tendenze che portano ad un maggior centralismo federale, in sé sarebbero da evitare. Ma per decidere con conoscenza di causa, bisogna dare uno sguardo al panorama musicale che ci circonda, discutere della formazione dei giovani e del loro rapporto con la musica. Tutta la musica. Da Bach a Frank Zappa, da Ligeti a Coltrane, da Mina a Pavarotti, da Beyoncé a Rihanna. Il risultato pur senza aver fatto indagini demoscopiche mi pare francamente desolante. L’insegnamento nelle scuole dell’obbligo, pubbliche o private produce risultati scarsissimi. Molti giovani, anche quelli che vanno regolarmente in discoteca, hanno rapporto malsano con la musica, o inesistente. Non l’ascoltano. La usano come puro intrattenimento, come fenomeno di costume, mai però come momento di introspezione, di intimità, per conoscere sé stessi. La musica per loro non è un fatto culturale. Paradossalmente mentre la musica oggi invade praticamente tutti i luoghi pubblici, dalle spiagge ai bar, alle boutique, agli ascensori o alle hall degli alberghi, nessuno l’ascolta e anche se ti capitasse di sentire Debussy mentre stai provando una cravatta la probabilità che la commessa sappia cosa trasmette l’altoparlante è quasi nulla. È il trionfo della musica da sottofondo con la stessa funzione del quadro comprato perché i suoi colori si intonano con quelli del divano. Non so come viene dispensato l’insegnamento nelle scuole dell’obbligo oggi. Ricordo l’imposizione di studiare il flauto dolce in voga anni fa. Il mezzo migliore per allontanare chiunque dalla voglia di imparare uno strumento perché come tutti gli
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strumenti anche quello è difficile, non ci sono strumenti facili solo strumenti che facili sembrano all’inizio ma poi bisogna impegnarsi. Anche chi ha talento fa fatica. Perché il talento non è un regalo della natura. È una responsabilità, che senza impegno non vale nulla. Ma forse nel frattempo lo studio del flauto dolce è stato abolito? Comunque penso che lo scopo dell’insegnamento dovrebbe essere quello di avvicinare il giovane alla cultura musicale, come per la filosofia, per la fisica, per la storia. La musica trasmette conoscenza, sapere, è come la ricerca tecnologica, semini oggi per raccogliere fra 10 anni i frutti di una società che avrà elevato il proprio livello culturale, un valore inestimabile per un Paese. Per ottenere ciò è indispensabile insegnare ai giovani anzitutto ad ascoltare, a capire che la buona musica è una compagna per la vita e che la buona musica si trova in tutti i generi se la si smettesse una buona volta di costruire barriere elitarie e classiste del tutto ingiustificate in una società multiculturale e multirazziale. Ascoltare di tutto, il tango argentino, la samba brasiliana, i canti dei pigmei, le improvvisazioni di Bach, i ragà indiani, la musica a ritmi dispari e scale pentatoniche dei beduini, i brani modali di Coltrane, la sana follia di Dolphy, il genio di Charlie Parker o di Miles Davis, l’energia di Jim Morrison e Jimi Hendrix, l’apoteosi della musica sinfonica di Wagner o la spettacolarità trascinante di Mahler. Questi insiemi di suoni trapassano il cervello, scombussolano la mente, dispensano sensazioni, impressioni che sommandosi alimentano la conoscenza, la cultura, la maturità intellettuale e stimolano la creatività anche in campi non artistici. La musica è un linguaggio, trasmette messaggi universali che tutti possono capire. Questo è il valore incommensurabile di questa arte che pare astratta ma ti vive dentro, se la sai far tua. Non serve essere musicisti, basta saper ascoltare e questo lo possono fare tutti. Tre anni fa, ad Aleppo in Siria, davo un concerto nella cittadella medioevale che sta su una collina e domina la città. Mi pregarono di interrompere il concerto poco dopo l’inizio per una decina di minuti perché i Muezzin avrebbero intonato dalle varie moschee l’ultima preghiera del giorno. Posai la tromba all’orario stabilito. In quella notte calda, avvolgente, fragrante, dalla città si levò un primo canto, poi un secondo, un terzo e così via, ciascuno con una sua aria, saranno stati un trentina che con voce baritonale intonavano la preghiera cantata. Erano melodie tutte diverse ma tutte compatibili, con una sintonia spontanea, una polifonia casuale carica di emozioni forti, di fascino orientale col sapore di un incantesimo. Altro non era che l’universalità del linguaggio musicale che invade gli animi indipendentemente dalla formazione, dalla cultura, dalla provenienza. Qualcuno dirà che per un musicista è facile provare queste sensazioni. Ma si sbaglierebbe. C’erano quattrocento persone di tante religioni e culture diverse tutte ugualmente e profondamente colpite da questo spettacolo inatteso. Non erano quattrocento musicisti. Gente normale che sa aprire la mente e ascoltare. Votare a favore di un articolo che migliori la preparazione musicale dei giovani è il male minore. Anzi è un pregio, un valore essenziale perché aprire la mente significa capire le ragioni degli altri, e così è stato.
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Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti
Cui Prodest? Articolo apparso sul Corriere del Ticino in data 18 settembre 2012
La decisione di azzerare le aperture domenicali in vigore da anni nei centri commerciali come il FoxTown conferma la veridicità di vecchio proverbio siciliano che recita “più lunga è la pensata, più grande è la minchiata”. Già perché dopo anni di illegalità, sulla quale però ci sono molti dubbi, improvvisamente il DFE, come baciato dal principe azzurro, si sveglia dal lungo sonno in cui l’incantesimo della strega l’aveva fatto cadere e gli appare la Verità in tutta la sua irresistibile bellezza. “È venuto a cadere un ampio consenso politico e fra le parti sociali in Ticino” hanno detto, per cui un principio che fino a ieri era stato trascurato, quello della parità di trattamento, torna prepotentemente alla ribalta. Il DFE veste i panni del giudice, dell’accusa, della difesa e del boia e decreta che tra la salvaguardia dei posti di lavoro, del gettito fiscale (conseguenza del maggior fatturato raggiunto alla domenica), insomma tra la sua missione primaria, quella di promuovere l’economia e una incerta e controversa questione riguardo alla legalità, debba vincere quest’ultima. In parole povere, siccome l’Unia non voleva concedere al Centro Ovale di Chiasso le aperture domenicali pur mantenendole per il FoxTown, si decide di toglierle anche a quest’ultimo. Un po’ come se in produzione, in ossequio alla parità di trattamento, si vietasse di fare ore straordinarie in un reparto sovraccarico di lavoro perché altri reparti non ne fanno. Non credo di dover ricordare alla signora Sadis che è persona colta, che nascondersi dietro il paravento della legalità è stato per secoli una facile scusa per mandare al rogo migliaia di persone, di streghe, di nemici politici, per affermare la barbarie, la protervia e l’iniquità. Basta ricordare Robespierre, “l’incorruttibile” giurista, che per garantire i principi della rivoluzione uccise centinaia di persone e con esse seppellì la legalità stessa.
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Certo, noi crediamo nel Governo delle leggi. Ma la legalità è una questione che non è di stretta pertinenza della politica. È soprattutto di competenza della giustizia, sono i tribunali a sancire cosa sia o non sia legale. Ad oggi però non pare ci siano sentenze che vietino le aperture domenicali per il caso specifico, solo pareri e nessuno vincolante. Quando non c’è la granitica certezza che un’azione è manifestamente illegale, scegliere di risolvere il contenzioso nato dalla fine di accordi durati anni, castigando chi non ha colpa perché fin’ora ha operato alla luce del sole, ha creato ricchezza, posti di lavoro, dato lustro al Paese, è segno di debolezza. Tanto più che si trattava di una situazione non solo tollerata, bensì avallata da tutti. Si è scelta la via più comoda, quella che sembrava creare meno clamore ma che nel contempo penalizza pesantemente l’economia cantonale. Causare un danno senza avere nessun vantaggio non è saggio. Questo non è governare. È amministrare. Ma il Paese di ben altro ha bisogno, al posto di auto-flagellazioni sarebbe ora di mostrare quella determinazione, quella lungimiranza, quella forza morale che le donne, quando vogliono, sanno usare in modo ineccepibile. Non è un complimento. È un auspicio per il bene del Ticino. Signora Sadis, ci ripensi.
Editoriale di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti
Lasciamo girare l’economia
È giunto il momento della nostra Assemblea generale ordinaria. La 95esima Ci avviciniamo a grandi passi alla celebrazione del centenario della Cc-Ti, fieri della causa che difendiamo, animati da una grande passione, ma soprattutto sostenuti da una vasta e dinamica base di associati fedeli. Sì, perché è proprio questo il “segreto” della nostra attività. L’appoggio di oltre 900 soci individuali e di oltre 40 associazioni di categoria che ci portano a rappresentare globalmente oltre 6’000 aziende di tutti i settori economici. Questo è quanto “sta dietro” alla Cc-Ti e mi preme sottolinearlo, in una realtà come la nostra, abituata a scorgere complotti, inconfessabili relazioni oscure, non definiti interessi ecc.. Basti pensare che nel contesto della discussione sul completamento del Gottardo piovono regolarmente accuse ridicole e sprezzanti, come quella di operare in modo poco trasparente, nell’ombra a tutela di lobby autostradali, della costruzione, ecc.. La lobby è molto più ampia ed è quella dell’economia tutta e manovriamo talmente nell’ombra che negli ultimi mesi siamo andati per ben due volte a Berna a manifestare pubblicamente, con una conferenza stampa e “occupando” pacificamente Piazza federale. Decisamente poco usuale per oscuri manovratori. Ma forse le manifestazioni pubbliche sono legittime solo quando le organizzano altre cerchie. Per quanto ci riguarda, la linea è molto chiara. Lavoriamo a difesa degli interessi degli imprenditori, cioè di quelli che creano la ricchezza che fa funzionare il Paese. Punto. Scusate se è poco. Per questo mi piace dire che “dietro” la Cc-Ti non c’è nessuno, nel senso inteso da chi vuole sempre scorgere piani turpi. Vi è “solamente” il mondo imprenditoriale e il nostro ruolo impone che esso sia tutelato nel migliore dei modi. Che poi questo ci porti a volte ad entrare in conflitto d’opinione ad esempio con l’autorità cantonale (vedi ad esempio caso Foxtown) è cosa normalissima e non significa che si voglia mancare di rispetto a qualcuno o porre le basi per chissà quali piani sovversivi. Svolgiamo il nostro lavoro, esprimendo opinioni e cercando di trovare soluzioni, in un confronto dialettico e di idee essenziale affinché vengano poste o rispettivamente salvaguardate le basi per il funzionamento dell’economia. La legittimità del nostro operato deve essere riconosciuta senza sé e senza ma, come avviene per le parti sindacali. Non si tratta di condividere acriticamente le nostre posizioni, ci mancherebbe. Ma riconoscere che chi si adopera tutti i giorni per creare posti di lavoro, prodotti e servizi, ha la stessa dignità di chi tutela altri interessi (anche se poi questi su alcuni aspetti collimano con i nostri). Tutto
qui. Non mi sembra di chiedere troppo. È evidente che l’autonomia della Cc-Ti (ma anche delle altre associazioni economiche) dalle logiche di partito a taluni dà fastidio perché siamo più difficilmente collocabili e meno controllabili. Dal mio punto di vista si tratta di un successo ed era uno degli obiettivi che mi ero prefissato nel 2008, al momento di riprendere la direzione della Cc-Ti. Il mandato statutario ci impone di discutere con tutti, di trovare alleanze ampie, di costruire soluzioni condivise nell’interesse delle aziende. Un settarismo partitico è quindi assolutamente inconciliabile con quanto richiedono i nostri associati, al di là della posizione personale mia, dei membri della direzione o dei componenti dell’Ufficio presidenziale nel panorama politico. È solo superando vecchi schemi di pensiero che ci si potrà confrontare in futuro in modo costruttivo, a difesa degli interessi di tutto il Cantone. Da tempo si stanno delineando cambiamenti epocali per il nostro tessuto economico e questi vanno affrontati insieme, senza prevaricazioni di sorta. È normale che ognuno svolga il suo ruolo, ma è necessario recuperare una minima capacità di dialogo che permetta di costruire il Ticino del futuro, mantenendo le caratteristiche che hanno fatto la fortuna del nostro territorio, ma adattandole alle mutate esigenze del contesto internazionale, dal quale nessuno può prescindere. Le schermaglie, anche virulente ma non irrispettose sono normali, ma poi vanno canalizzate alla ricerca di soluzioni. Fa male leggere, come mi è capitato qualche giorno fa, di un parallelo fra il ventennio fascista e il quasi ventennio che ha portato una realtà come il Foxtown a prosperare e creare un’attività economica di cui beneficia tutto il Cantone, sia in termini finanziari che di immagine. Un’affermazione di questo genere, proveniente da un’esponente ufficiale di un partito presente nel Parlamento ticinese, è pesantemente offensiva, irrispettose e dimostra profonda ignoranza verso il mondo imprenditoriale. Non siamo ovviamente esenti da pecche, ma se un paragone del genere diventa “moneta corrente”, sarà difficile lavorare per lasciar girare l’economia senza limiti artificiali ed inventati per emulare modelli che sarebbe meglio lasciare ad altri paesi. E un’economia che gira è un ingranaggio potente e che, è bene ricordarlo, è nell’interesse di tutti, nessuno escluso. Ma si tratta di un ingranaggio delicato e ogni granello di sabbia può incepparlo. Al momento ho l’impressione che non si stiano spargendo granelli ma lanciando massi, ignorando quelle che potrebbero essere le conseguenze a breve, medio e lungo termine. Un ingranaggio rotto va riparato e per farlo ripartire ci vuole molto tempo. È questo che si vuole? Sarebbe sconvolgente se la risposta fosse sì.
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Contromano di Alessio Del Grande
L’amaro prezzo dell’inerzia politica Non ci ha fatto una gran bella figura il Governo ticinese: la Direttrice del DFE, Laura Sadis, che il lunedì vieta da ottobre le aperture domenicali al Fox Town, e il resto del Consiglio di Stato che mercoledì congela il divieto in attesa di una sanatoria. Un pasticcio clamoroso anche per l’impatto simbolico che la sorte dell’outlet di Mendrisio ha sull’opinione pubblica. Ma questa storia che certamente non fa onore al Consiglio di Stato, non è solo il sintomo di un inquietante scollamento all’interno della compagine governativa. È soprattutto l’inevitabile esito di un’inerzia politica, imputabile non solo al Governo ma anche al Parlamento, nel definire la nuova legge sugli orari dei negozi che è ormai in gestazione da ben quattordici anni. E, al di là della vicenda Fox Town, sa solo Iddio quanto i commerci ticinesi abbiano oggi bisogno di nuove norme – più consone ai bisogni della popolazione e ai nuovi stili di vita dei consumatori – per tenere testa all’aggressiva offerta commerciale d’oltre confine. Certo di mezzo c’è l’opposizione dei sindacati, la minaccia di un nuovo referendum, ma i cittadini comuni si chiedono, giustamente, se non ci sia qualche altra strada per arrivare ad una soluzione. È impossibile che si discuta per tre lustri di una legge senza venire a capo di niente. Purtroppo questa inerzia non riguarda solo la legge sui nuovi orari dei negozi, ma investe anche altre importanti riforme che si attendono da anni. Si sta scontando un inammissibile ritardo anche sulla nuova legge per il turismo. In un Cantone turistico per eccellenza come il Ticino, l’industria delle vacanze ha subito un vero e proprio tracollo con i pernottamenti ormai ridotti ai minimi storici. Ma come se nulla fosse, si continua a discutere di una nuova legge che sta creando più divisioni che unità. C’è da chiedersi se Governo e Parlamento si rendono conto di quello che significa, in termini di perdita per il PIL e di posti di lavoro, il progressivo smantellamento dei commerci e dei servizi turistici del Cantone. Il messaggio che dal Palazzo arriva agli operatori di questi due settori è: arrangiatevi da soli, perché la politica ha i suoi tempi. Tempi lunghi come quelli che sono stati necessari per capire che il sistema di inauditi privilegi su cui si reggeva la Cassa pensioni dello Stato non poteva durare a lungo, che prima o poi i nodi sarebbero venuti al pettine. Con deficit enormi che dovranno essere coperti quanto prima con i soldi dei contribuenti. Intanto, quel sistema di privilegi ha prodotto delle incrostazioni corporative e sacche di potenti interessi, ben difesi dai sindacati, che renderanno assai ardua la riforma per risanare la Cassa pensione. Che dire poi del mitico progetto dell’amnistia fiscale o della riduzione delle aliquote per i contribuenti più facoltosi, che solo sino a poco tem-
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po fa veniva classifica come urgente, per evitare la fuga dal Cantone di contribuenti che da soli assicurano una fetta ingente del gettito fiscale delle persone fisiche. È tutto finito in qualche cassetto, in attesa di tempi migliori. Nessuno pare avvertire il pericolo di una stratificazione fiscale che va sempre più fragilizzandosi. Oggi su 187 mila contribuenti ticinesi, ben 44 mila domiciliati, (si badi bene, quasi un quarto del totale) non pagano imposte a causa del loro basso reddito; all’altro estremo ci sono i contribuenti ricchi (quelli con un reddito imponibile annuo di oltre 200 mila franchi) poco meno di 4’000 persone che da soli versano nelle casse del Cantone 175 milioni di franchi, ossia il 30% dell’intero gettito delle persone fisiche che ammonta a 591 milioni. Altri 12 mila contribuenti, i cosiddetti benestanti (con redditi imponibili tra i 100 mila e i 200 mila franchi) garantiscono 139 milioni di gettito. Più sotto c’è la fascia media dei 127 mila domiciliati (con redditi imponibili tra i 20 mila e 100 mila franchi) che versano 277 milioni di franchi d’imposte. Dunque benestanti e ricchi, in tutto 16 mila contribuenti assicurano da soli 314 milioni, vale a dire più della metà dell’intero gettito fiscale delle persone fisiche. Come si vede una ripartizione pericolosamente squilibrata. E non certamente compensata dal gran vanto che si mena per un sistema fiscale equo e molto sociale. Ma è soprattutto la pressione impositiva sulla fascia dei contribuenti più ricchi che dovrebbe suscitare qualche preoccupazione. Difatti, per loro il Ticino, al confronto degli altri Cantoni, sta diventando sempre meno attrattivo. Si tratta di persone che potrebbero benissimo trasferire il loro domicilio fiscale in Cantoni dove pagano di meno, pur continuando a vivere in Ticino. Senza le loro imposte saranno dolori per mantenere ancora in piedi quel ramificato sistema di aiuti sociali garantito sino ad oggi dallo Stato. È probabile che anche su questo problema la politica si sveglierà quando sarà ormai troppo tardi. Per ora è molto più comodo crogiolarsi nell’abituale tormentone stagionale sui conti dello Stato e sui tagli al bilancio preventivo per il prossimo anno. La solita solfa del tira e molla sui risparmi possibili, senza però mai arrivare a definire dei criteri selettivi di spesa. Un teatrino scandito da anni sullo stesso canovaccio e in cui immancabilmente rispunta l’araba fenice di un’altra mancata riforma: la revisione dei compiti dello Stato. La madre di tutte le riforme, sempre invocata e sempre abortita. Con il risultato che le imposte pagate da tutti i contribuenti, cittadini e imprese, all’incirca 880 milioni, non bastano a pagare i 920 milioni di stipendi annuali degli 8’000 dipendenti e passa di un Cantone che non sa o non vuole rinunciare ad un’amministrazione pubblica ipertrofica quanto esosa.
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Il tema di Alessio del Grande
Le difficoltà attuali e le prospettive future della nostra economia
Non è un momento facile per l’economia ticinese. Alcuni suoi comparti chiave sono ormai da qualche anno in grosse difficoltà a causa dell’apprezzamento del franco sull’euro. Il cambio fisso ad 1.20, deciso dalla Banca Nazionale, ha solo in parte attutito l’impatto negativo dell’andamento valutario. Turismo e attività commerciali sono tra i settori che più hanno risentito del super franco, come dimostrano il crollo dei pernottamenti alberghieri, che ha purtroppo registrato a più riprese flessioni allarmanti, e le consistenti perdite nelle cifre d’affari per la grande e la piccola distribuzione commerciale. Ma il quadro non affatto incoraggiante nemmeno per la nostra industria orientata sull’export che resta soggetta ad un rapporto franco-euro estremamente penalizzante. Anche la piazza finanziaria risente per la lunga fase d’incertezza legata agli accordi fiscali con alcuni Paesi europei, in particolare con l’Italia, e al tempo stesso deve fare i conti con tutta una serie di nuove normative, nazionali e internazionali, che ne condizioneranno pesantemente l’attività futura. Ha retto bene l’edilizia sostenuta da una forte crescita immobiliare, che ha pure permesso al fitto tessuto d’imprese artigianali, collegate al settore delle costruzioni, di sopportare meglio la concorrenza agguerrita delle piccole ditte d’oltre frontiera, ormai sempre più presenti sul territorio cantonale. È chiaro che un rallentamento dell’attività immobiliare, del resto inevitabile dopo anni di crescita, avrà conseguenze non da poco per le imprese artigianali. L’impressione, purtroppo, è che non ci si trovi semplicemente davanti a delle momentanee difficoltà congiunturali, ma che siano in atto, invece, dei cambiamenti strutturali destinati ad incidere in profondità sul nostro sistema economico. Innanzitutto, è inutile illudersi che per il cambio franco-euro si ritorni quanto prima ad un più ragionevole rapporto. Sono ancora troppe le difficoltà che attanagliano l’UE, ma in particolare sono anche troppi i fattori d’instabilità e di debolezza che minacciano alcuni Paesi. La crisi del debito sovrano che ha investito Grecia, Spagna, Portogallo e Italia, potrebbe estendersi ad altre nazioni. Inoltre, alle drastiche misure di risanamento delle finanze pubbliche, peraltro non ancora completate, intraprese da questi Paesi
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non si sono accompagnati piani di crescita e di riforme capaci effettivamente di ridare slancio e dinamismo all’economia. Senza queste riforme orientate verso un graduale processo di liberalizzazione dell’economia, c’è il rischio che tagli di bilancio e aumenti della pressione fiscali, solo per fare cassa, si rivelino un micidiale boomerang per il sistema produttivo. Rischio, ad esempio, molto concreto per Italia e Spagna, mentre Grecia e Portogallo, privi di una struttura industriale estesa e competitiva, sembrano destinati a convivere per anni con una grave situazione di debolezza economica. Se questo è già di per se stesso un fattore che pregiudica una rivalutazione dell’euro, sulla moneta europea si rifletteranno pure tutti i limiti di un’unione rimasta in mezzo al guado. Tutta ancora da definire e articolare nei processi istituzionali che dovrebbero portare ad una vera unione politica condivisa. Ossia dotata di quelle prerogative e poteri propri di un’autentica entità federale, e non soltanto di mega apparati burocratici che malamente suppliscono a questo vuoto di potere politico. Il franco svizzero appare, dunque, destinato a restare ancora per molto la vera moneta forte dell’Europa sui mercati valutari. Ciò comporterà ulteriori ripercussioni nel piccolo Ticino di cui in questi ultimi due anni abbiamo visto solo un anticipo. Per il turismo sarà ancora più difficile reggere la concorrenza di altre destinazioni a più basso costo, cosi come lo sarà per i commerci che dovranno tenere testa all’offerta d’oltre confine che si farà più invasiva e competitiva, per compensare il calo della domanda interna. Indicative in tal senso sono le campagne dei grandi centri commerciali della fascia di confine mirate sulle clientela svizzera. Nè va dimenticato a quest’ultimo proposito che i ticinesi sollecitati dal cambio favorevole hanno superato l’effetto frontiera: ormai si va in Italia non solo per fare la spesa alimentare, per l’abbigliamento o per altri generi di consumo, ma anche per festeggiare cresime, comunioni e persino matrimoni. Fatto impensabile solo fino a qualche anno fa. Turismo e commerci con i loro indotti sono una voce importante del PIL cantonale e per l’occupazione nel Cantone. S’imporrebbe, perciò, una seria riflessione per un riorientamento di questi settori,
che permetta loro, nel medio e lungo periodo, di recuperare competitività. Un riorientamento come quello a cui sta lavorando la nostra piazza finanziaria – banche e parabancario –, già messa a dura prova dalle tensioni internazionali sulla questione fiscale. Anche su questo fronte non c’è da sperare in un allentamento della pressione degli altri Paesi sulla Svizzera. Molti Stati per risanare le loro finanze avranno sempre più bisogno di capitali, per cui continuerà la caccia agli evasori fiscali, o presunti tali, mentre contro il segreto bancario svizzero, di quel che almeno resta, si è scatenata un’implacabile crociata internazionale. Come si vede si vanno sviluppando dei processi
che, innescati da fattori esterni, provocheranno profonde trasformazioni. Del resto inevitabili per un’economia come quella svizzera che, lo si voglia o no, per la sua stessa forza e competitività e fortemente integrata in Europa. Di fronte a questi cambiamenti non ci sono protezioni e misure d’accompagnamento che tengano, se non lo spazio di un mattino. La ruota dell’economia globalizzata girerà sempre più velocemente. Allora, invece, di rinchiudersi, lasciandosi intimorire solo dai rischi che presenta un’economia sempre più interconnessa e interdipendente, sarebbe meglio saper intuire e cogliere i vantaggi e le opportunità di questa integrazione.
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Aleardo Cattaneo, CEO Ferriere Cattaneo SA Giubiasco
Non siamo ancora usciti dalla crisi: il profilo dell’industriale va valorizzato maggiormente Aleardo Cattaneo
Nonostante il franco forte la nostra industria dell’export pare aver retto bene. Pensa che la fase più pericolosa sia ormai superata?
“Assolutamente no. Il peggio deve ancora venire a mio modo di vedere. Già nei prossimi mesi si inizierà a sentire un certo calo degli investimenti pubblici e privati, soprattutto in Europa, e questo soprattutto relazionato al nostro particolare settore, così come molto probabilmente negli Stati Uniti ed in Estremo Oriente. Inoltre la persistente crisi finanziaria e del debito sovrano condiziona ed incita sempre più cittadini e operatori economici al risparmio, rallentandone i consumi. Questo produce un forte impatto su tutte le attività economiche, senza voler considerare le grosse difficoltà nell’esportare merci, alle quali dobbiamo far fronte, a causa della forza del franco svizzero, ancora troppo sopravalutato, soprattutto verso l’Europa comunitaria, che è e rimane il nostro benchmark”.
Quali sono, a suo avviso, i principali limiti e problemi del fare industria in Ticino?
“Troppa burocrazia e processi legati a permessi, leggi e leggine varie che tolgono risorse a chi vuole investire. La mancanza di una visione e di una cultura industriale su vasta scala, pianificata e proiettata nel corto-mediolungo termine per realizzare condizioni quadro competitive per l’industria, che abbracciano la pianificazione del territorio, la formazione professionale, gli incentivi fiscali così come una promozione industriale mirata ed efficiente nel creare opportunità di insediamenti industriali di alta gamma”.
In che misura la politica economica del Cantone potrebbe dare nuovi impulsi al settore industriale?
“Snellendo pratiche ed alleggerendo leggi e leggine (burocrazia) interfacciate con la creazione di industrie. Promuovendo zone, strutture, allacciamenti industriali ed artigianali pratici, efficienti ed adeguati. Dando dei effettivi e tangibili riscontri fiscali a chi promuove aziende e crea posti di lavoro qualificati e duraturi, con tecnologie «high-tech» innovative e futuristiche”.
Si lamenta spesso una pericolosa divaricazione tra esigenze delle imprese e formazione, come vede
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questo problema? Si potrebbe fare meglio, e come?
“Il nostro sistema professionale duale è buono, per non dire ottimo. Anche le opportunità di postformazione professionale, oltre che universitaria, sono buone. Direi che in questo campo siamo progrediti molto, grazie soprattutto alla SUPSI. A mio modo di vedere forse si dovrebbe insistere di più, a livello scolastico, nel voler instradare i giovani a voler seguire una formazione professionale, industriale o artigianale che sia, la quale offre sempre ottime opportunità di sbocco, per non dire, per certe professioni, un futuro sicuro oltre la possibilità di ottenere una maestria nel campo specifico, per poi voler, come obiettivo finale, fondare un’azienda o un’attività in proprio”.
Come vede il futuro dell’industria ticinese?
“A colori chiaro-scuri. Infatti se per certi versi c’è, almeno sulla carta, la voglia politica di promuovere ed incentivare l’industria, per contro si tende sempre più a mettere troppi paletti o ostacoli nel concedere permessi o promuovere insediamenti industriali e artigianali, soprattutto a livello fiscale e burocratico. L’esperienza di certi Cantoni, vedi per citare un esempio il Canton Lucerna, insegna che facendo leva sulla fiscalità, e su condizioni quadro competitive ed ottimali, si possono attirare industrie altisonanti sul proprio territorio. Bisogna poi che la figura dell’industriale venga un pochino rivalutata ed abbia a godere del prestigio sociale che le compete, soprattutto per i rischi e le insidie che deve affrontare giornalmente nel garantire futuro e prosperità alla propria azienda ed ai propri dipendenti. Non trovo corretto che in certe cerchie si consideri l’industriale come lo sfruttatore di turno, al quale tutto è dovuto, senza volerlo rispettare per i rischi e le responsabilità sociali che si assume in prima persona. Se vogliamo creare e promuovere cultura industriale dobbiamo considerare e curare anche questo aspetto molto importante”.
Ospite Intervista di Lisa Pantini con Andrea Gehri, Titolare della ditta Gehri Rivestimenti SA e Presidente dell’ASP – Associazione Svizzera delle Piastrelle, Sezione Ticino
Verso una difesa del sistema Paese e del modo di fare impresa in Ticino Andrea Gehri
In che misura il vostro settore ha beneficiato del boom edilizio in questi ultimi anni? “Il nostro settore d’attività ha beneficiato indubbiamente del buon andamento del settore dell’edilizia principale e possiamo senz’altro affermare che, da almeno un lustro, le commesse e le opportunità di lavoro sul nostro territorio ticinese si sono attestate su livelli estremamente elevati. La forte immigrazione registrata negli ultimi anni ha sicuramente favorito questa crescita ed interesse legato all’edificazione, in particolare, di nuove abitazioni, mentre le condizioni quadro legate ai bassi tassi d’interesse ha notevolmente aumentato l’attenzione di investitori, anche non tradizionali, verso il settore immobiliare, favorendone una crescita, forse anche esagerata”. Dall’artigianato edile si sono levate spesso più voci sulla concorrenza delle imprese italiane che lavorano in Ticino. In che misura rappresentano un pericolo reale? E, se è il caso, come intervenire? “In Ticino, come accennato in precedenza, assistiamo ad un boom edilizio da almeno 5 – 6 anni, ma nonostante ciò vi sono preoccupazioni reali e diffuse rappresentate dal disordine e imbarbarimento delle regole di mercato che, complici gli accordi bilaterali sulla libera circolazione della manodopera, hanno favorito l’insorgere e l’insediamento di realtà irrispettose delle regole e ordinamenti presenti sul nostro territorio. Ben inteso che una sana e leale concorrenza possa favorire anche la crescita e lo sviluppo delle aziende locali, rimane tuttavia il problema che, di fatto, assistiamo ad una progressiva e desolante deregolamentazione che penalizza, soprattutto, le aziende locali confrontate con modi e sistemi di far impresa non propriamente di nostra usanza. Purtroppo l’Italia sta vivendo un prolungato e difficile momento economico che induce le loro aziende a trovare soluzioni e considerare, anche oltre misura, un mercato piccolo e di modeste capacità come quello del Canton Ticino quale possibile soluzione ai loro problemi. Il pericolo per il nostro Cantone è soprattutto rappresentato da tutte quelle aziende e/o artigiani, indipendenti che, aggrediscono il nostro mercato infischiandosene delle regole vigenti sul territorio, non rispettando i contratti collettivi di lavoro, proponendo prestazioni a condizioni apparentemente vantaggiose ma che, nascondono molteplici insidie e pericoli. Dobbiamo considerare che tutti coloro che non rispettano le condizioni salariali e i CCL, non risultano contribuenti in Ticino e si presentano con aziende domiciliate all’estero non lasciano alcun provento sul nostro territorio. Quindi il danno è assunto da tutta la collettività che, non avrà alcun beneficio da questo apparente risparmio iniziale, ma al contrario si troverà a far fronte ai mancati introiti delle organizzazioni sociali come AVS, SUVA, prepensionamento, casse malati, imposte e IVA, non avrà i fondi per finanziare la formazione professionale e altro ancora. L’insufficiente copertura finanziaria delle nostre istituzioni sociali avrà quale inevitabile conseguenza quella di un impoverimento generale della collettività, quindi pensiamoci prima che sia troppo tardi. Intervenire, a fronte della legislazione in vigore, è possibile ma richiede notevole investimenti di mezzi per il controllo, la prevenzione e la denuncia di tutte quelle situazioni irregolari che si riscontrano. Ogni investitore o attore attivo nel settore della costruzioni dovrebbe dimostrare una maggiore sensibilità ai problemi citati e, ne sono convinto a conti fatti, favorire le realtà locali permetterà di salvaguardare il nostro tenore di vita collettivo anche nel futuro”. Come vede il futuro delle attività artigianali legate all’edilizia? “Fammi indovino che ti farò ricco… con questo detto vorrei sottolineare come, al momento attuale, sia difficile prospettare il futuro, visto
il particolare momento economico che stiamo vivendo a livello globale. La Svizzera risulta, a confronto delle nostre Nazioni limitrofe, un isola apparentemente fortunata e felice. Tuttavia sarà così anche in futuro? Le Nazioni vicine a noi ci permetteranno di continuare a gestire in proprio il nostro mercato interno e ci rispetteranno o ci aggrediranno per accaparrarsene una o più fette? Le risposte a questi quesiti potranno forse dirci quale futuro si prospetterà alle attività artigianali legate all’edilizia. Personalmente ritengo che dobbiamo difendere ad ogni costo e con determinazione il sistema di fare impresa in Ticino e in Svizzera, favorendo la crescita delle imprese locali in un contesto di economia leale, creando e consolidando le basi per accrescere le competenze attraverso l’istruzione, la formazione e mantenendo elevato il grado di innovazione tecnologica. Sensibilizzare l’opinione pubblica e privata sull’importanza di sostenere le imprese locali è di fondamentale importanza per garantire al settore artigianale le necessarie risorse ad affrontare le sfide del futuro”. C’è interesse nei giovani per la professione di piastrellista? “Purtroppo assistiamo, ormai da alcuni anni, ad un disinteresse preoccupante dei giovani verso la professione del piastrellista. Fortunatamente in Ticino possiamo attingere al bacino delle regioni Insubriche per reclutare giovani interessati a intraprendere un apprendistato nella nostra professione e questi hanno poi la possibilità di frequentare la scuola presso le nostre istituzioni locali. Non avessimo la risorsa dell’apprendista frontaliero, saremmo sicuramente confrontati con il problema di un’insufficiente ricambio generazionale nelle nostre aziende. Ritengo che i giovani debbano venir indirizzati con maggior convinzione e minor titubanza verso le professioni artigianali che, vorrei sottolinearlo, rappresentano un’ottima opportunità per garantirsi un futuro sicuro e di soddisfazione”. Non crede che la scuola dovrebbe fare di più per incentivare questa professione, e in generale quelle dell’artigianato, tra i ragazzi? In fondo si tratta di attività che permettono di fare impresa in proprio o quantomeno di lavorare da dipendenti con stipendi più che dignitosi…. “Sono perfettamente d’accordo sulla proposta secondo la quale la scuola dovrebbe incentivare e indirizzare maggiormente i giovani a vagliare le opportunità di lavoro che i settori dell’artigianato propongono. I giovani sono evidentemente attirati soprattutto dalle professioni cosiddette «tecnologiche» o da quelle che propongono studi prolungati (anche se magari non idonei) per poi trovare notevoli difficoltà al termine degli studi nel garantirsi un posto di lavoro. I settori dell’artigianato per contro hanno il vantaggio che, il giovane viene introdotto rapidamente nel mondo del lavoro, impara a confrontarsi con gli adulti, apprende la professione secondo il sistema duale svizzero che è riconosciuto universalmente come eccellenza assoluta e, soprattutto, ha poi la possibilità di progredire ed avanzare professionalmente in più direzioni. Non dimentichiamo poi che un giovane in gamba e che dimostra capacità e competenza nei settori artigianali ha la possibilità in futuro di fare impresa, forse più di qualsiasi altro settore, e quindi di garantirsi un futuro assolutamente dignitoso, di soddisfazioni con una buona retribuzione. Il personale qualificato con competenze accumulate sul campo è molto ambito e ricercato nell’ambito artigianale e quindi, già solo quest’aspetto, rappresenta una garanzia di lavoro per il futuro e quindi di stabilità per il giovane interessato”.
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Cristina Maderni, Presidente della FTAF – Federazione Ticinese delle Associazioni di Fiduciari
I fiduciari: parte fondamentale del tessuto economico cantonale Cristina Maderni
Può tracciare innanzitutto uno spaccato del settore fiduciario e del suo peso in Ticino?
“Il dibattito in corso da circa un anno sulla situazione e sulle prospettive del settore fiduciario ticinese ha di sicuro ottenuto un importante risultato: acclarare la rilevanza dello stesso per il Cantone in termini di vitalità imprenditoriale, di garanzia di occupazione, di generazione di ricchezza. Tre caratteristiche, queste, da difendere e fortificare nei non facili anni a venire. Nel nostro Cantone sono oggi attivi circa mille imprenditori fiduciari, che con il proprio operare generano 6’000 posti di lavoro in Ticino. Sulla base di questi numeri, possiamo affermare che si tratta, assieme alle banche, di uno dei settori che hanno trainato la nostra piazza finanziaria”.
Quali sono oggi i problemi principali per il settore fiduciario?
“A partire dal 2008 il mondo si è trasformato, tracciando una netta distinzione tra attività compliant e non compliant. La forza del settore fiduciario va ricercata nel fatto che tradizionalmente svolge numerose attività trasparenti ed oneste, sulle quali deve contare per il proprio riposizionamento futuro. Mettere a frutto la lunga esperienza ticinese in settori quali la gestione patrimoniale, la gestione immobiliare, la consulenza, l’amministrazione e la fiscalità nazionale e internazionale costituirà l’arma vincente nel rispondere alle nuove sfide. È altrettanto evidente che alcune abitudini del passato dovranno essere abbandonate”.
Che impatto avranno sui fiduciari le nuove normative nazionali e internazionali (Fatca, MiFid, Gafi, Finma)?
“Le nuove normative nazionali e internazionali colpiscono tutti e non solo i fiduciari, non pensiamo certo che le banche italiane siano soddisfatte del MiFid o che quelle svizzere non soffrano lo Swiss Finish. Il peso è per l’intero settore finanziario mondiale. Come federazione mantello delle associazioni di fiduciari, FTAF si sta da tempo ponendo il problema di come gestire il surplus di costi e di regolamentazione che potrebbero essere imposti ad operatori che per loro struttura devono assolutamente avere livelli di efficienza di costo superiore ad altri settori. A questo proposito FTAF ha ad esempio sollecitato l’azione dei parlamentari ticinesi a Berna affinché intervengano sul parlamento per una giusta regolamentazione”.
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Teme un ridimensionamento di questo settore o quantomeno una radicale riorganizzazione con società fiduciarie più grandi e strutturate?
“Mi sia permesso iniziare con una provocazione: «stando ad uno studio presentato di recente a Zurigo dalla società di consulenza tedesca Roland Berger nei prossimi 5 anni potrebbero essere cancellati a livello mondiale circa 75’000 dei 500’000 posti di lavoro nel settore delle banche di investimenti». Il problema è mondiale e sicuramente le banche di investimento non sono né piccole, né povere, né non strutturate. La dimensione da sola non risolverà nessuno dei problemi del settore fiduciario ticinese, così come non ha storicamente risolto i problemi dell’economica internazionale. La minaccia però resta e ci stiamo impegnando su due direttrici. In primo luogo il raggiungimento della massa critica può anche essere conseguito tramite politiche «consortili» che supportino pratiche e procedure speciali come insourcers di più fiduciarie. Resta inoltre da perseguire l’ampliamento del business, motivo per il quale FTAF punta con decisione all’accesso per i fiduciari ticinesi ai mercati confinanti, in primo luogo all’uscita della Svizzera da una incomprensibile black list italiana. È quindi prevedibile che il futuro possa presentare queste tre caratteristiche: accorpamenti e quindi maggiori dimensioni, abbassamento della soglia di efficienza minima della fiduciaria tipo tramite operazioni consortili, apertura di un nuovo business che tutti sappiamo è potenzialmente assai ricco, ma che oggi ci viene negato”.
Più in generale come vede il futuro della piazza finanziaria ticinese?
“Un grande punto di domanda! E mi permetta, il futuro non solo dipenderà da cosa decideranno i Paesi che ci circondano con i citati accordi, attacchi, furti di dati e quant’altro, molto infatti è anche nelle nostre mani e in particolare penso ai nostri politici e alle nostre autorità di controllo interne. Perché non creiamo una legge attrattiva per la gestione di fondi di investimento così che invece di domiciliare i fondi in Lussemburgo non si vada a crearli in Svizzera? Perché non ci adoperiamo per attenuare le tasse di negoziazione sui titoli che pesano sugli investimenti più che in altri Paesi? Perché a livello ticinese non riflettiamo sulla necessità di tornare competitivi fiscalmente? Sappiamo che niente è facile, ma a volte varrebbe la pena valutare quanto ci costa in posti di lavoro, aziende, e attività delocalizzate all’estero, il nostro rigore finanziario e lo Swiss Finish!”
Ospite Intervista di Lisa Pantini con Claudio Generali, Presidente ABT – Associazione Bancaria Ticinese
La piazza economica ticinese: solida e che sa resistere alle sollecitazioni, anche in futuro Claudio Generali
L’accordo fiscale con la Germania sembra sempre più condizionato dalla dura opposizione della sinistra, SPD e Verdi, mentre con l’Italia si va a rilento. Il modello Rubik riuscirà alla fine ad imporsi?
“Non condivido il giudizio secondo cui la trattativa con l’Italia sia in fase di rallentamento. Gli accordi con i Governi di Regno Unito e Germania richiesero tempi paragonabili a quelli con l’Italia di Monti. La situazione tedesca, è vero, è ancora carica di incognite: tuttavia l’opposizione di SPD e Verdi non sembra totale, a esprimersi sono chiamati i Länder un paio dei quali a conduzione SPD appaiono ancora possibilisti. E comunque vi è chi ritiene che un eventuale rifiuto tedesco non pregiudicherebbe il negoziato con l’Italia”.
Sulla piazza ticinese si temono aliquote troppo elevate nell’accordo fiscale con Roma. A suo giudizio, vista anche l’esperienza degli scudi fiscali, su quali livelli di aliquota, convenienti sia per l’Italia che per la Svizzera, si potrebbe raggiungere un accordo? “Se prevalesse la razionalità, giacché in Italia le rendite finanziarie sono tassate separatamente dal reddito del lavoro (oggi al 20%, sino ad agosto 2011 al 12,5%) l’aliquota dovrebbe risultare inferiore a quella negoziata negli accordi con Regno Unito e Germania. Per questo motivo, ma altresì per aver successo, l’aliquota nel caso italiano dovrebbe situarsi sensibilmente al disotto di quei livelli”.
Nell’ultimo anno dagli ambienti bancari nazionali si sono levati allarmi sul rischio di un drastico ridimensionamento della piazza finanziaria svizzera, con la perdita di migliaia di posti di lavoro. Condivide questo allarme?
suoi Istituti bancari sia possibile recuperare ampi spazi nell’acquisizione di patrimoni dichiarati. Se in una prima fase una diminuzione di posti di lavoro è verosimile, a medio, nelle ipotesi avanzate, una ripresa è altrettanto possibile”.
Come si immagina la piazza finanziaria ticinese tra dieci anni?
“Penso che il numero di istituti bancari sarà ulteriormente ridotto con la scomparsa di quelle entità che puntando sulla monocultura del «Private Banking» non disporranno più di una base reddituale sufficiente: ma anche a questa previsione vi sono posizioni note di nicchia che continueranno la loro attività con buoni margini. È verosimile che questa diminuzione di attori avverrà per assorbimento (tramite acquisizioni e fusioni) da parte di Istituti di maggior dimensione in grado di disporre di basi operative nei mercati esteri”.
Grazie ad una partnership pubblico-privato l’anno scorso è nata l’Associazione Ticino for Finance, che impulsi possono venire da questa associazione per la nostra piazza finanziaria?
“«Ticino for Finance» è uno strumento per diffondere le qualità della nostra piazza finanziaria all’estero e per tentare di acquisire nuovi attori e nuove linee di attività: attività che sinora, con qualche valida eccezione, non sono localizzate da noi. Senza farsi soverchie illusioni, illustrare le possibilità di operare anche a partire dalla nostra Piazza, dimostrando che strutture di questa natura già lo fanno (in singoli casi ritagliandosi spazi nelle classifiche mondiali) è senza dubbio estremamente importante”.
“Il problema va inquadrato su due tempi. A breve evidentemente il prelievo dell’imposta liberatoria diminuirà in un sol colpo la massa amministrata nella misura della sua aliquota, a cui vanno aggiunti gli averi della clientela che riterrà di non sottomettersi al nuovo regime e abbandonerà la piazza elvetica. A medio e lungo termine, se il negoziato prevederà un ragionevole accesso al mercato italiano da parte delle banche operanti in Svizzera, vi sono le premesse affinché grazie alla reputazione del nostro sistema bancario e alla solidità e affidabilità dei
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Alberto Ménasche, Presidente Federcommercio
Persistenza e lungimiranza, anche a livello politico Alberto Ménasche
Anche gli ultimi dati sull’andamento del commercio al dettaglio non sono confortanti. Ancora una contrazione della cifra d’affari. Ce la farà il settore commerciale a superare questa crisi?
“Avessimo una sfera di cristallo, potremmo prevedere al meglio i futuri scenari congiunturali, compreso quello del settore del commercio. Scherzi a parte, vorrei partire con una considerazione: è passato poco più di un anno (era agosto del 2011) dall’introduzione del cambio fisso da parte della Banca Nazionale Euro/Franco a 1.20. Questo fatto ha permesso nel frattempo di adattare a livello svizzero i prezzi dei prodotti importati. Il vero punto cruciale, per noi in Ticino, è la zona di frontiera. Siamo confrontati con grandi attrattive in termini di offerta e prezzi. Se quest’ultimi lievitassero, come ci si aspetta, il consumatore ticinese si renderebbe conto che il vantaggio competitivo dell’andare oltre confine a fare shopping non ha più tutto questo appeal. Basandoci su queste informazioni e sull’andamento, purtroppo, negativo dei consumi possiamo prevedere un paio di scenari ipotetici futuri: la situazione delle vendite dovrebbe stabilizzarsi, non parlo di ripresa, ma di un andamento stabile senza perdite ulteriori. I commerci che hanno resistito alla «grande crisi» si confronterebbero con una boccata d’ossigeno da questo assestamento, riconfortandosi. Il perdurare della crisi invece, quale secondo scenario davvero sconfortante, avrebbe degli effetti sul lungo periodo: un aumento della disoccupazione. L’aumento dei consumi aiuterebbe davvero a preservare i posti di lavoro”.
Mentre la nave del commercio annaspa, la nuova legge sugli orari dei negozi è ferma in parlamento. Come giudica questo ritardo per una legge che per di più si aspetta da una decina di anni?
“La legge attuale è obsoleta e risale al 1968. È da oltre un decennio che ci si aspetta una revisione, a fronte delle evoluzioni dei consumi e del commercio stesso. Ogni anno Federcommercio richiede al Dipartimento Finanze ed Economia una serie di deroghe per aperture straordinarie per rispondere ai desideri dei mutati comportamento d’acquisto dei consumatori. Questa richiesta va fatta anno per anno. Era necessario che si arrivasse a codificare queste eccezioni in una legge e ad avere una visione globale del sistema per pianificare uno sviluppo economico più florido, robusto e soddisfacente. Il ritardo accumulato nella creazione ed applicazione della stessa
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è da imputarsi a due fattori: in gran parte al complesso sistema del compromesso che si basa su una ponderazione tra le esigenze sindacali e quelle dei commercianti, in secondo luogo ad una mancanza di visione politica a lungo termine, in quanto per un consenso generale ogni attore coinvolto ed ogni partito si esprime in merito (come è giusto che sia in democrazia) ed i tempi si allungano poiché la pluralità di voci ed opinioni per un consenso generale ritarda il processo legislativo. Ad ogni proposta messa sul tavolo vi sono paventati «spauracchi» di referendum, il dialogo diventa più difficile perché ogni parte chiamata in causa ha esigenze diverse. Dobbiamo lavorare e discutere oggi al meglio affinché ciò che uscirà da questa legge possa avere un risultato soddisfacente per tutte le parti coinvolte e possa incontrare anche l’accordo delle mutazioni dei consumi avvenute in questi anni”.
Pensa che basterà questa legge – sempre che si arrivi davvero a vederla in vigore – per risollevare le sorti del commercio ticinese?
“La nuova legge sugli orari d’apertura dei negozi non basta di certo. Può essere una componente ma occorre un lavoro a monte affinché si possa lavorare in maniera più flessibile e fare politica in modo più liberale. Il successo del commercio non dipende solo dagli orari d’apertura dei negozi e dalla tutela dei lavoratori: ma dal rispondere appieno alle esigenze dei consumatori”.
Grande distribuzione e piccolo commercio: può tracciare un quadro della situazione attuale?
“La crisi c’è. È innegabile. Se la grande distribuzione soffre per la situazione della contrazione dei consumi, il franco forte e l’esodo dei consumatori all’acquisto oltre frontiera, ma continua a resistere, la situazione per il commercio al dettaglio è più preoccupante. Sono già tanti i negozi che hanno dovuto chiudere, poiché non basta più solo ridurre il personale. Se la situazione perdurasse, lo scenario potrebbe essere allarmante”.
Cosa servirebbe davvero per rilanciare le attività commerciali del Cantone, che oggi risentono anche della preoccupante flessione del turismo?
“Uscire dalla crisi o per lo meno vedere qualche spiraglio. Credo occorra lavorare a monte: più dinamismo e novità positive, meno empasses e litigiosità”.
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Nella politica fiscale si misura il rapporto tra Stato e cittadini “L’Italia è un Paese che, fino a pochi anni fa, ha vissuto di un perverso equilibrio degli squilibri, fatto di tolleranza verso l’evasione fiscale del settore privato e di tolleranza verso la corruzione e gli sprechi del settore pubblico. In quanto equilibrio, questo stato di cose ha dato luogo ad una coesione sociale che, seppure perversa essa stessa, è perdurata decenni. Il frutto avvelenato di questo equilibrio degli squilibri è stato il debito pubblico. Dal 1980 al 1994, esso è cresciuto dal 60 percento fino al 120 percento del PIL. Tra il 1995 e il 2007 si è dapprima stabilizzato e poi ridisceso, senza però mai andare sotto la soglia del 103 percento. A partire dal 2008, con lo scoppio della crisi è schizzato nuovamente all’insù, fino a tornare a un 120 percento del PIL che, in valori assoluti, si traduce in un debito pubblico, a fine 2011, di 1.897 miliardi di euro. Ai quarantenni, trentenni e ventenni di oggi, il compito di riportarlo a quel livello del 60 percento sul PIL in corrispondenza del quale si trovava trent’anni fa, come impone il ‘fiscal compact’, ossia l’accordo vincolante, fortemente voluto dalla Germania, sottoscritto dall’Italia e da altri 24 Paesi UE lo scorso 30 gennaio 2012”. Si perdoni la lunga citazione, ma riassume efficacemente il disastro delle finanze italiane, la deriva di un sistema politico e la grande sfida che si trova davanti questo Paese per dimezzare il suo debito pubblico. È l’analisi di un interessante saggio, “Sudditi”, a cura di Nicola Rossi (edito dall’Istituto Bruno Leoni), che raccoglie i contributi di economisti, giuristi, imprenditori e studiosi di scienze sociali, per mettere a nudo la questione fiscale, ovvero il nodo cruciale nei rapporti tra Stato e cittadini, in un Paese in cui la pressione fiscale ha ormai toccato il 54,8 percento rispetto al PIL emerso. Una percentuale che ha superato anche quelle degli Stati del Nord Europa, dal fisco notoriamente pesante, ma dove a differenza dell’Italia, i servizi forniti dallo Stato, coi soldi dei contribuenti, dalla scuola alla sanità, dai trasporti allo smaltimento dei rifiuti, funzionano in modo eccellente. Alla luce di questo rapporto, il saggio curato da Nicola Rossi, Presidente dell’Istituto Bruno Leoni e Senatore, ha soprattutto il merito di passare ai raggi X l’evoluzione, ma sarebbe me-
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Con noi per nuovi orizzonti
Biblioteca liberale di Alessio del Grande
glio dire l’involuzione, della politica fiscale italiana. E bisogna partire da questa analisi se si vogliono capire la natura e le ragioni politiche degli scudi fiscali, l’odierna caccia agli evasori e le aspettative che si nutrono a Roma sull’accordo fiscale con la Svizzera sulla base del modello Rubik. Se il fisco è il luogo dove si misura concretamente il rapporto fra Stato e cittadino, come ricorda Rossi nell’introduzione, il contrasto all’evasione fiscale ne fa parte integrante. Ma la lotta all’evasione può essere condotta in modi diversi. In Italia oltre all’azione sempre più puntuale e rigorosa da parte dei servizi di controllo preposti, ci si è affidati ad una normativa “emergenziale che non sarebbe, nemmeno per sbaglio, concepibile nei rapporti coi privati. Una normativa frutto del sospetto e del pregiudizio nei confronti del contribuente”. Della frenetica caccia agli evasori, o presunti tali, di taluni paradossi o eccessi di questa caccia, si è già detto e scritto molto. Si è riflettuto poco, invece, su questa cultura del pregiudizio e del sospetto che sta pericolosamente inquinando il rapporto tra Stato e cittadini. In uno dei contributi raccolti nel saggio, nota Manuel Seri: “ciò che sorprende di più e che tutto accada nella più diffusa indifferenza o rassegnazione, come se nessuno volesse intendere la gravità del sistema di monitoraggio che è stato costruito e che si è progressivamente accresciuto in modo esagerato ed esasperante e dei conseguenti accertamenti tributari finalizzati all’incremento del gettito erariale”. Un monitoraggio tanto invasivo da spingere Francesco Pizzetti, Presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, a lanciare un severo monito sul rischio di “strappi forti allo Stato di diritto” e al concetto di cittadino che ne è alla radice: “È proprio dei sudditi essere considerati potenziali mariuoli. È proprio dello Stato non democratico pensare che i suoi cittadini siano tutti
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possibili violatori delle leggi. In uno Stato democratico il cittadino ha il diritto di essere rispettato fino a che non violi le leggi, non di essere sospettato a priori”. Oggi in Italia domina la retorica dell’evasore fiscale parassita della società, pompata anche con martellanti campagne pubblicitarie che hanno finito per generare un velenoso odio sociale verso i ricchi che, in quanto tali, sarebbero per definizione degli evasori. Ma è mancata completamente una pari tensione morale e una determinazione operativa sul fronte della lotta agli sprechi e alla corruzione nel settore pubblico che costa al Paese 60 miliardi di euro. Inoltre, accanto alle Agenzie delle entrate bisognerebbe creare un’Agenzia delle uscite, per riportare sotto controllo una spesa pubblica gonfiata da ramificate clientele, interessi corporativi e dai costi di un apparato politico tentacolare. Ma questa retorica anti evasore è destinata sul medio periodo a “sortire effetti controproducenti – avverte Enrico Zanetti, in un altro contributo –, nell’istante in cui continuasse a non venire bilanciata da una pari attenzione e incisività del messaggio sullo speculare fronte della corruzione nel settore pubblico e della dissipazione di risorse pubbliche”.
Titolo: Sudditi
Autore: Nicola Rossi
Editore: Istituto Bruno Leoni
Dirit to di Simona Morosini Marconi, Responsabile Servizio giuridico Cc-Ti
Imprese confrontate al tentativo di conciliazione: chi deve presentarsi davanti al giudice?
Il 1° gennaio 2011 è entrato in vigore il Codice di diritto processuale svizzero che ha unificato le 26 procedure civili cantonali. Fra le novità di maggior rilievo vi è sicuramente l’introduzione del tentativo di conciliazione obbligatorio (per determinate materie), il cui scopo è quello di favorire un accordo fra le parti ed evitare una causa giudiziaria. Ad oltre un anno di distanza dalla sua introduzione, alcuni nodi della procedura di conciliazione stanno venendo al pettine, toccando da vicino le aziende confrontate al tentativo di conciliazione davanti al giudice. Prendiamo ad esempio il caso dell’azienda X SA, confrontata ad un cliente che non paga una fattura di 9’000.-. Per far valere il credito in via giudiziale occorrerà (salvo specifiche eccezioni previste nella legge ed escludendo la via del precetto esecutivo) che l’azienda inoltri dapprima un’istanza di conciliazione davanti al giudice. Se la conciliazione fallisce, occorrerà una seconda istanza al tribunale, per avviare la causa, dopo aver ottenuto “l’autorizzazione ad agire”. Il tentativo di conciliazione comporta dunque un investimento iniziale maggiore, rispetto al passato, perché vi è lavoro supplementare da svolgere, senza peraltro avere la certezza che si possa trovare un accordo con la controparte. Ma oltre a questo rischio intrinseco alla procedura di conciliazione, vi è un aspetto procedurale suscettibile di causare qualche difficoltà le PMI confrontate con questo strumento. Il codice di diritto processuale (CPC) prevede all’art. 204 che le parti debbano comparire “personalmente” davanti al giudice per il tentativo di conciliazione. Da rilevare che il CPC non specifica cosa si intenda per “comparizione personale”. La prassi dei tribunali al riguardo è (almeno per il momento) piuttosto restrittiva.
Tale severità è evincibile dal tenore delle convocazioni all’udienza di conciliazione: “Per comparizione personale di una società occorre intendere che all’udienza di conciliazione devono presenziare gli organi della società stessa, ovvero le persone abilitate a rappresentarla (persona con diritto di firma individuale, o due persone che dispongano entrambe del diritto di firma collettivo a due, debitamente iscritte a RC), rispettivamente, in caso di società semplice non iscritta a RC, tutti i soci insieme o anche un socio soltanto, purché provvisto di apposita procura sottoscritta dai restanti soci, comprensiva dell’espressa autorizzazione a transare la lite”. La comparizione personale ai sensi della prassi dei nostri tribunali implica, ad esempio, che si presenti la persona che in seno all’azienda ha qualità di organo (ad esempio un amministratore) con diritto di firma individuale iscritto a registro di commercio. Sembrano quindi già esclusi gli organi di fatto, nonché i procuratori. Quid delle aziende che hanno solo organi provvisti di diritti di firma collettiva a due? Sarà necessaria la presenza di entrambe? Stando alla prassi di cui sopra, sì. La prassi dei tribunali vodesi sembra invece meno restrittiva nell’ammettere in tal caso anche la presenza di un solo avente diritto di firma collettiva a due, unitamente però a quella di un avvocato esplicitamente abilitato dall’azienda a concludere una transazione. In base all’attuale prassi delle autorità di conciliazione ticinesi, non basta la delega ad un proprio dipendente, sia esso fidato e competente, se il medesimo non detiene nessun potere di firma, quand’anche tale delega sia firmata, ad esempio, da un organo avente diritto di firma individuale. Non basta nemmeno mandare all’udienza di conciliazione un solo avente diritto di firma collettiva a due.
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Dirit to di Simona Morosini Marconi, Responsabile Servizio giuridico Cc-Ti
Ma cosa dicono i commentatori, ovvero la dottrina giuridica, in merito alla questione della “comparizione personale”? Diversi commentari propendono per una marcata flessibilità. È ad esempio il caso di Urs Egli (in: Schweizerische Prozessordnung Kommentar, ad art. 204, a cura di Dominik Gasser, Alexander Brunner e Ivo Schwander Zürich/St.Gallen, 2011), il quale ritiene che la rappresentanza non spetti unicamente agli organi, rispettivamente ai soci (nel caso di una società semplice). La persona giuridica (ad esempio una SA), rispettivamente una società in nome collettivo o in accomandita, potrà essere rappresentata dai propri procuratori e mandatari commerciali (“Handlungsbevollmächtigte”). Inoltre, secondo tale voce dottrinale, il potere di rappresentanza nell’ambito della procedura di conciliazione non può essere vincolato all’iscrizione a registro di commercio dei procuratori ed altri rappresentanti, dato che oggi molte aziende rinunciano a tali iscrizioni. Sarebbe pertanto sufficiente che la persona che compare in conciliazione in rappresentanza della società sia in possesso di una procura firmata e dalla quale risulti altresì che è autorizzata a transare. È questa procura a dover essere firmata da una persona iscritta a registro di commercio. La differenza rispetto alla prassi dei nostri tribunali è dunque marcata. Il commentatore in questione conclude affermando che nel caso di organi societari, procuratori o altri rappresentanti iscritti a registro di commercio come aventi diritti di firma collettiva a due, è in generale sufficiente che compaia in conciliazione uno solo dei due aventi diritto di firma collettiva. Solo nel momento in cui dovessero sorgere fondati dubbi sul fatto che questa persona sia veramente autorizzata, l’autorità di conciliazione dovrà chiedere una speciale procura da parte di un’ulteriore persona. Altri commentari seguono sostanzialmente la stessa linea liberale, mantenendo però l’esigenza di iscrizione a registro di commercio. In tal caso basterebbe comunque la presenza di una persona con firma individuale (sia esso un organo, un direttore oppure un procuratore), rispettivamente uno dei due iscritti con firma collettiva a due in possesso di procura rilasciata dal secondo avente diritto di firma, che lo abilita a concludere una transazione. Per le società di persone non iscritte (o non ancora iscritte) a registro di commercio, basterebbe invece la pre-
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senza di un socio (per la società semplice e per la società in nome collettivo), rispettivamente un socio illimitatamente responsabile (per la società in accomandita). Altri rappresentanti (segnatamente quelli di cui all’art. 462 CO) potrebbero essere ammessi, a condizione che siano esplicitamente autorizzati dal proprietario dell’azienda, a stare in giudizio (cfr. Alexander Wyss, Schweizerische Zivilprozessordnung, ad art. 204, Stämpfli Verlag, 2010, Berna; Christine Möhler, in: ZPO Kommentar, ed. Myriam A.Gehri, Michael Kramer, 2010, Orell Füssli). In base alle succitate voci dottrinali sembrerebbero dunque poter sussistere varie (e più ampie) possibilità di “comparizione personale”, rispetto a quanto esigono attualmente i tribunali. Spetta però a detti tribunali decidere se sposare queste tesi dottrinali, alleggerendo le esigenze ed ammettendo in conciliazione anche altre persone. Ciò alleggerirebbe sicuramente le PMI, già confrontate a maggiori difficoltà di incasso rispetto al passato e ad una crescente burocratizzazione delle attività commerciali. Per il momento, a comparire personalmente sono spesso (e poco volentieri…) i titolari stessi dell’azienda, non di rado unici detentori di potere di firma individuale (comprensibilmente), specie nelle piccole aziende. Occorre quindi fare attenzione al momento in cui si inoltra l’istanza ed evitare di pianificare delle vacanze verso lidi lontani in quel periodo… pena il rischio di vedersi considerare l’istanza come “ritirata” (sebbene una prima proroga venga di regola concessa). La conseguenza non è delle più gravi, essendo possibile riproporre l’istanza di conciliazione in un secondo momento. In tal caso, il rischio legato al decorso di eventuali termini di perenzione non può tuttavia essere a priori escluso. Un’eccezione al principio della “comparizione personale” è fortunatamente prevista direttamente nel CPC, limitatamente però a determinate materie, fra cui il contenzioso lavorativo e locativo. Rimane il nodo della comparizione personale nelle altre cause creditorie, non legate a queste specifiche materie, comportanti una comparizione personale: fintanto che la prassi dei nostri tribunali non verrà alleggerita, gli organi societari devono tenersi pronti a comparire personalmente.
Attualita` di Angelo Geninazzi, Responsabile di economiesuisse per la Svizzera italiana, Federazione delle imprese svizzere
Tassazione globale – profitto locale
La tassazione globale – o forfait fiscali o imposizione secondo il dispendio – è uno strumento con una lunga tradizione, soprattutto nelle regioni latine. Nelle zone più rurali migliaia di impieghi dipendono dalla presenza di persone fisiche tassate secondo il dispendio. Tuttavia, questa forma di imposizione è nel mirino di molti che vorrebbero abolirla: contrariamente alle altre diatribe fiscali, la tassazione globale non è tanto contestata dall’estero ma è messa in discussione piuttosto per ragioni di politica interna. Negli scorsi anni alcuni Cantoni l’hanno abolita, mentre altri hanno preferito mantenere il sistema. Per aumentare l’accettazione dell’imposizione forfettaria da parte della popolazione la Confederazione e i Cantoni hanno lanciato dei progetti di riforma discussi durante la sessione autunnale alle camere.
Ripartizione regionale dei beneficiari di forfait fiscali in Svizzera – Quota delle entrate fiscali cantonali dell’imposizione secondo la spesa rispetto al totale delle entrate fiscali, in % Sciaffusa Basilea Città
Giura
Berna
Effetto totale sull’impiego
Obvaldo
Glarona
Uri Grigioni
Ticino Ginevra
Vallese
Quota imposizione forfettaria
Numero di contribuenti ‹5 interessati –
0 % - 0,25 %
0,79 % - 1,3 %
0,26 % - 0,78 %
1,4 % - 2,4 %
Fonte: Concorrenza fiscale intercantonale, nessun indebolimento in vista, Credit Suisse (2012)
Riformare o abolire?
AFC
Effetti sul personale domestico
Svitto Nidvaldo
Vaud
Stima degli effetti dell’imposizione forfettaria sull’impiego – in numero di posti di lavoro
Effetti sul consumo
Appenzello Interno
Friburgo
Particolarmente toccati sono i Cantoni di montagna: nei Cantoni del Vallese e dei Grigioni, l’imposizione forfettaria genera rispettivamente il 2,4% e il 2,2% delle entrate fiscali. In Vallese, la quota di gettito di questa imposta è aumentata di 0,5 punti dal 2008. Nel 2010 in Ticino la quota ha raggiunto il 2% per un totale superiore ai 50 milioni di franchi. Nella media svizzera, la quota dell’imposizione secondo il dispendio nel reddito fiscale è passata dallo 0,7% allo 0,9%. A livello svizzero, due studi hanno concluso che le ricadute positive dell’imposta sull’economia sono quantificabili in 20-30 mila impieghi a tempo pieno.
Immobiliare
Appenzello Esterno
San Gallo
Zugo
Nei primi 10 anni del nuovo millennio, il numero delle persone tassate secondo il dispendio è aumentato in Svizzera di oltre il 75% passando da 3’106, a 5’445 per un totale di 668 milioni di franchi di entrate fiscali per Confederazione, Cantoni e Comuni. Tre quarti di questi contribuenti vivono nella Svizzera latina (Ginevra, Vallese, Vaud, Ticino).
Effetti indiretti sull’impiego
Zurigo
Lucerna
Neuchâtel
La sua importanza (regionale)
Costruzione
Argovia
Soletta
Di cosa si tratta
Le leggi fiscali elvetiche prevedono che i cittadini stranieri che hanno il loro domicilio in Svizzera, e che non esercitano un’attività lucrativa, possano essere tassati sulla base del loro tenore di vita. La maggioranza di questi contribuenti sono (giovani) pensionati. Tra le persone tassate secondo il dispendio figurano inoltre molti artisti e sportivi che svolgono la loro attività all’estero. La base per calcolare l’ammontare dell’imposta non sono il reddito e/o la sostanza, bensì il tenore di vita. Questo ha una sua logica. Infatti, per il fisco sarebbe praticamente impossibile sapere a quanto ammontino effettivamente il reddito o la sostanza estera di questi contribuenti. Allo scopo di semplificare la tassazione, quest’ultima è calcolata in funzione delle spese annuali di sostentamento stabilite durante il periodo di calcolo del contribuente e dei suoi parenti. La somma deve tuttavia essere pari ad almeno cinque volte l’affitto o il valore locativo dell’abitazione del contribuente.
Turgovia
Basilea Campagna
Blankart & Margraf
3’006 287
16’800
2’174 11’030
La crescente pressione nei confronti dell’imposta ha portato il Consiglio federale a proporre i seguenti adeguamenti: • Aumento a 7 volte (contro le 5 attuali) del moltiplicatore del valore locativo o dell’affitto (a 3 volte per la pensione invece di 2). • Base fiscale minima di 400’000 franchi per l’imposta federale diretta. • Obbligo per i Cantoni di includere l’imposta sulla sostanza nell’imposta prelevata secondo il dispendio. L’aumento della base fiscale concernerebbe l’80% delle persone tassate secondo il dispendio e implicherebbe un aumento del loro onere fiscale. Per alcune di loro, il solo aumento del valore locativo potrebbe comportare un aggravamento dell’onere fiscale fino al 40%. Attualmente sembrerebbe che la sola alternativa ad una riforma di questa imposta sia l’abolizione. Questa abolizione non sarebbe priva di conseguenze. Infatti, come mostrano le prime cifre relative a Zurigo, dopo l’abolizione dei forfait fiscali nel (2010), quasi la metà (97 su 201) delle persone tassate secondo questo metodo ha lasciato il Cantone nello spazio di un anno. Un terzo di esse sono andate all’estero e due terzi hanno trasferito il loro domicilio in un altro Cantone che applica il sistema dei forfait fiscali. L’imposizione globale – praticata peraltro da numerosi Paesi europei – rafforza la nostra attrattività nel contesto della concorrenza fiscale internazionale, attirando persone facoltose e molto mobili a livello internazionale. Abolirla, non sarebbe nient’altro che un clamoroso autogol.
10’000
6’000
6’000
22’497
32’800
Fonte: Amministrazione federale delle contribuzioni (2011). Die Besteuerung nach dem Aufwand aus ökonomischer Sicht, p. 15, Aufwandbesteuerung in der Schweiz – Bewahren und optimieren: Fakten und Argumente, «Mehrwert Schweiz»
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At tualita`
Un’asta per curare la moratoria sugli studi medici
Dopo l’abolizione della moratoria a fine 2011 le aperture di studi in Svizzera hanno vissuto un improvviso boom anche grazie al forte afflusso di medici dall’estero. Invece di ristabilire una procedura di autorizzazione rigida e inefficiente si potrebbe pensare ad un modello competitivo di aste. Avenir Suisse lo aveva proposto già nel 2009. Numerosi studi indicano che, con l’aumento della densità «medica» cresce anche il ricorso a prestazioni sanitarie. Medici sottoccupati utilizzeranno il loro vantaggio conoscitivo sui loro pazienti, al fine di pianificare ulteriori, forse inutili consultazioni mediche (l’offerta crea la domanda). Visto che le tariffe mediche sono fissate dallo Stato, la densità di medici non va a braccetto con la concorrenza dei prezzi – crescono quindi i costi del sistema sanitario, senza che vi sia un miglioramento della qualità delle cure. Non meravigliamoci quindi che i politici propongano una reintroduzione dello stop degli studi medici. Non stupisce quindi che i politici prendano in considerazione una reintroduzione della moratoria sugli studi medici. Quest’ultima presenta però due inconvenienti fondamentali. In primo luogo non vi sono incentivi per aprire degli studi nelle regioni periferiche, dove già adesso si riscontrano risorse insufficienti. Secondariamente manca qualsiasi stimolo per aumentare l’efficienza.
Buon potenziale di riduzione dei costi nei centri
In parole povere, il mercato dei medici si suddivise in due gruppi: gli «insider» e gli «outsider». Gli insider posseggono un proprio studio e non temono la concorrenza. Per gli outsider invece è molto difficile entrare nel mercato, anche se magari sono maggiormente preparati e vorrebbero offrire le loro prestazioni a condizioni migliori. Questa situazione di disparità permette agli insider di ricavare delle ulteriori rendite. Questo appare particolarmente evidente quando i medici dopo il loro ritiro cedono il loro costoso studio ad un successore. Gli outsider invece hanno bisogno di acquistare nel mercato, ma approfittano anche loro delle barriere di accesso. La situazione non è soddisfacente, nelle regioni ad alta densità di medici vi è un potenziale di risparmio. Oltre alla moratoria vengono discussi anche modelli meno rigidi, che permetterebbero una sorta di supervisione da parte dei Cantoni. In una situazione di eccesso di offerta a livello regionale si potrebbe limitare l’autorizzazione dei medici, in una situazione di carenza pensare a delle misure di incremento. È vero che la regolamentazione dell’offerta mostra dei parallelismi con la moratoria degli studi medici. Quest’ultima è un caso particolare nella pianificazione pubblica dell’offerta anche se si presume che l’attuale numero di studi medici rispecchi la necessità vigente nella popolazione. Analogamente allo stop degli studi medici anche una pianificazione dell’offerta non promette grandi margini di efficienza. Questo vale soprattutto quando questi col pretesto della garanzia di alti standard qualitativi diventano in sostanza delle barriere d’ingresso nel mercato.
Concorrenza tramite concorso
Un importante requisito per la creazione di incentivi di efficienza, è rappresentato dall’introduzione di un modello competitivo. Ma come si crea la concorrenza se è lo Stato che determina le tariffe e il
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numero di medici? Uno strumento efficace potrebbe essere quello di un modello di asta per la loro ammissione. L’assegnazione delle concessioni degli studi medici avviene tramite concorsi pubblici. Un modello del genere aiuta a creare concorrenza tra gli insider e gli outsider. Così il regolatore stabilisce in primo luogo il numero di medici rispettivamente di studi necessari per regione. Secondariamente avviene il concorso pubblico per la gestione dello studio. All’interno di un’asta «all’olandese» al contrario il regolatore offre all’inizio una tariffa che si aggira per esempio sul 20% in meno rispetto a quelle esistenti finora. Se con queste tariffe sono pochi i medici disposti a fornire le loro prestazioni, il regolatore le innalza in modo che abbastanza medici si mettano a disposizione. Un requisito obbligatorio per tale modello di asta è l’esistenza di una struttura tariffaria che attraverso un sistema di tasse a punti renda paragonabile il valore delle prestazioni singole, sennò occorrerebbe mettere a concorso ogni singola prestazione. In Svizzera Tarmed soddisfa questo requisito.
Un’offerta compatibile con la domanda
Questo modello rispetto ad una rigida pianificazione dell’offerta presenta due vantaggi fondamentali. In primo luogo il meccanismo d’asta agisce come strumento competitivo. Laddove vi è una densità di medici troppo alta ci si aspetta, grazie alla concorrenza, delle tariffe più basse. Secondariamente sarà possibile che nelle zone periferiche, dove oggi l’apertura di studi è meno attrattiva, risultino tariffe più elevate così da evitare una carenza di medici. Il sistema evita così delle offerte regionali troppo elevate o limitate. Attraverso la ripetizione periodica dell’asta il regolatore potrà inoltre reagire ai cambiamenti regionali o strutturali come per esempio al numero di medici operanti in uno studio. Naturalmente, si potrebbe argomentare che il modello d’asta non tiene conto dell’aspetto qualitativo. Ma questo vale anche per il sistema attuale. La garanzia di qualità e di trasparenza devono comunque essere garantite.
Obbligo di esame
Il modello di asta potrebbe anche essere combinato con il sistema, poco orientato all’economia di mercato, dell’obbligo di contratto tra medici e assicuratori. Questa misura può essere introdotta in modo relativamente facile senza grosse modifiche di sistema. Tuttavia, occorre aggiungere, che il meccanismo descritto non è in grado di determinare il numero ottimale di medici per cantone o regione. Inevitabilmente ci si pone la domanda se la pianificazione dei medici rispettivamente della moratoria sia uno strumento di gestione utile. Da una parte la mobilità dei pazienti da un Cantone all’altro complica tutto. Dall’altra parte i fattori che determinano il ricorso alle prestazioni mediche come per esempio il sesso, la regione di residenza, la nazionalità, il ceto sociale e il grado di assicurazione sono complessi e variabili, cosa che rende più complessa una pianificazione coerente. A lungo termine una soppressione dell’obbligo di contratto tra assicuratori e medici è un’ipotesi da prendere in considerazione. Il modello di asta qui descritto non è obsoleto. Piuttosto potrebbe rappresentare per gli assicuratori uno strumento più efficiente per la contrattazione delle tariffe con i loro fornitori di prestazioni.
At tualita` Comunicato stampa
Accordo di collaborazione tra la Cc-Ti e la Camera di commercio e dell’industria della Federazione russa Importante accordo di collaborazione fra la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti) e la Camera di commercio e dell’industria della Federazione russa, firmato a Lugano lo scorso 17 settembre
regola queste genere di intese viene siglato a livello nazionale, ma la posizione della Cc-Ti nel contesto delle Camere svizzere e dell’economia elvetica in generale ha fatto sì che si giungesse ad una sorta di accordo-pilota, destinato ad essere esteso a tutta la Svizzera. Le finalità sono quelle tipiche delle attività delle Camere a livello mondiale, ossia facilitare l’attività dei propri associati attraverso la costruzione di partnership. Nello specifico, la Russia è soprattutto interessata ad attirare investimenti svizzeri e per le nostre aziende vi sono grandi possibilità di esportazione e collaborazione con aziende russe in numerosi settori prevalentemente industriali.
La firma dell’accordo: a sin. Artem Yurevich Kazakov, con Luca Albertoni
Le due Camere, entrambe di natura privata, perseguono gli stessi scopi, cioè la difesa e la promozione delle rispettive realtà imprenditoriali attraverso vari strumenti quali la consulenza, l’attività a livello politico, l’organizzazione di missioni all’estero, il sostegno all’export, la creazione di occasioni di scambio e incontro fra aziende, ecc.. Si tratta quindi di un’occasione privilegiata per sostenere gli scambi commerciali in un quadro di collaborazione fra privati ma con una forte impronta istituzionale. L’accordo è il primo di questo genere siglato in Svizzera e la Cc-Ti fungerà da apripista per l’estensione di questo tipo di collaborazione a tutti gli altri cantoni elvetici. Dopo la visita ufficiale del cantone Ticino a Mosca nel 2010, che comprendeva un folto gruppo di imprenditori ticinesi accompagnati dai rappresentanti delle associazioni economiche, sono stati sviluppati numerosi contatti. L’interesse russo verso il mondo imprenditoriale svizzero e ticinese è molto forte e per le nostre aziende vi sono interessanti possibilità di investimenti e di esportazione. Il presente accordo è uno dei frutti della visita del 2010 e si inserisce anche nel contesto della recente intesa fra il Cantone e la Cc-Ti volta a sostenere l’internazionalizzazione delle imprese ticinesi attraverso una collaborazione fra pubblico e privato. I contatti privilegiati fra operatori privati, cioè le Camere, hanno creato un’occasione di incontro praticamente unica, che mette il nostro Cantone in una posizione di avanguardia. In effetti, di
La Camera di commercio e dell’industria della Federazione russa dispone di 174 sedi regionali in territorio russo, con Camere di commercio e dell’industria. Comprende inoltre 200 unioni federali, associazioni e altre organizzazioni di imprenditori e 500 associazioni di categoria che rappresentano tutti i settori-chiave dell’economia russa. Raggruppa circa 50’000 imprese e altre organizzazioni con varie forme societarie. Conta pure su 34 comitati scientifici con attività in varie aree di business e oltre 1’000 comitati, commissioni, o altri gruppi formati dalle camere regionali. Promuove inoltre l’attività di oltre 60 comitati di business che collaborano con Stati esteri. Numerose sono le sedi all’estero, con 2 uffici di rappresentanza in Svizzera, a Ginevra e Zurigo. Da un punto di vista generale, nel 2010 l’economia russa si è in gran parte ripresa dalle ripercussioni della crisi finanziaria ed economica ed è tornata a un tasso di crescita positivo. Il PIL è aumentato del 4% rispetto all’anno precedente. Le importazioni dalla Russia verso la Svizzera (1 miliardo di franchi, +41% rispetto all’anno precedente) e le esportazioni dalla Confederazione verso la Russia (2,6 Mrd CHF, +26% rispetto all’anno precedente) hanno registrato un notevole incremento, raggiungendo un saldo di 1,6 miliardi di franchi. Gli investimenti diretti svizzeri in Russia ammontavano a fine 2009 a 6,2 miliardi di franchi (2008: 5,3 miliardi di franchi). Le ditte svizzere in Russia impiegano circa 75’000 persone. La quota-parte degli scambi commerciali tra la Svizzera e la Russia sta riprendendo quota. La Russia è attualmente al 14esimo posto per le esportazioni svizzere, con una parte percentuale dell’1,5% e una cifra assoluta che nel 2011 ha raggiunto quasi i 3 miliardi. Per il Ticino, gli scambi commerciali con la Russia hanno conosciuto un incremento di circa il 2% nel 2010.
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At tualita`
Indagine sulla mobilità pendolare professionale
OBALE NO
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Rinuncio all’auto se… L A S C E LTA G I U S TA
PER LA SUA AZIENDA
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L’autovettura resta il mezzo di trasporto principale per i movimenti pendolari dei lavoratori, ma una buona parte di loro sarebbe disposta a rinunciarvi, almeno parzialmente, a determinate condizioni (e una minoranza è pronta a questo passo anche senza condizioni). È il risultato più interessante per quanto concerne le aziende del Rapporto di valutazione delle campagne promozionali mobilità sostenibile ed ecogesti, svolte nell’ambito del Piano di risanamento dell’aria (PRA). Lo studio, effettuato dal Dipartimento di Scienze Aziendali e Sociali (DSAS) della SUPSI per conto del Dipartimento del territorio, è strutturato in tre parti: la prima concerne la popolazione, la seconda i Comuni, la terza, quella sulla quale ci concentriamo, le aziende. Essa è stata elaborata sulla base di banche dati della Sezione della mobilità. Particolarmente significativa è l’analisi di un’ampia inchiesta sulle abitudini di mobilità pendolare condotta tra i quasi 10mila dipendenti delle 45 ditte che aderiscono al progetto di Mobilità aziendale, del quale abbiamo riferito lo scorso anno. I risultati dell’inchiesta non possono essere estesi come tali all’insieme della realtà cantonale, ma rappresentano un’importante base per elaborare ed implementare misure atte a ridurre il traffico stradale pendolare. Sono 7 dipendenti su 10 ad utilizzare l’auto come guidatore o passeggero per gli spostamenti pendolari, ma esistono forti differenze in funzione del ramo economico dell’azienda, del luogo di lavoro e di quello residenza. La percentuale di utenti TIM (traffico individuale motorizzato) raggiunge il 90% in alcuni stabilimenti industriali, ma è inferiore al 60% nei servizi bancari e nelle amministrazioni comunali; la quota più elevata di TIM concerne le aziende del Mendrisiotto (88%), mentre l’uso più frequente del trasporto pubblico (TP) è tra coloro che operano nel Luganese (18%); infine, mentre il 13% dei pendolari che risiedono nel Cantone si avvale del TP, solo il 2% di chi abita nelle province di confine opera questa scelta (per contro il car pooling è molto più diffuso tra i frontalieri rispetto ai residenti in Ticino: 7% contro 2%).
L’uso della vettura, privata o aziendale è predominante anche per quanto concerne gli spostamenti professionali durante il lavoro: la sua quota è infatti dell’80%. L’elemento più importante del sondaggio concerne la disponibilità a passare dal TIM a un’altra forma di trasporto più rispettosa dell’ambiente. In generale infatti la percentuale di chi è pronto, con o senza condizioni, a rinunciare al veicolo privato per il TP, il car pooling o la navetta aziendale è attorno al 60%. Il 57,5% dei soggetti si dichiara disposto a effettuare il passaggio dal TIM al TP. Per la netta maggioranza però solo a determinate condizioni, in particolare la presenza di buone coincidenze con l’orario lavorativo, la vicinanza delle fermate alla ditta e al domicilio, un tempo di viaggio di poco superiore a quello col TIM e un contributo finanziario dell’azienda per l’acquisto di un abbonamento (vedi grafico). Il 61% degli intervistati è invece potenzialmente disponibile al car pooling: il 34% dei dipendenti senza formulare particolari richieste, il 27% a precise condizioni. Tra le più citate troviamo: garanzia del rientro a domicilio in caso di necessità urgente, poca perdita di tempo, ricerca di soluzioni alternative per effettuare attività sul percorso pendolare (acquisti, ritiro dei figli da scuola, …), organizzazione di partner affidabili da parte dell’azienda. Percentuale simile per la navetta aziendale: il 60,5% è disposto a utilizzarla al posto del mezzo privato. Il 25% degli automobilisti senza particolari richieste, il 36% a specifiche condizioni: le principali sono l’avere orari combinati con quelli lavorativi, un tempo massimo di trasporto non superiore di 1,5 volte a quello col TIM e la puntualità. Concludendo: il potenziale per una mobilità professionale più rispettosa dell’ambiente indubbiamente c’è. Occorre pertanto proseguire sulla strada intrapresa.
Condizioni relative all’utilizzo dei mezzi pubblici per recarsi al lavoro Coincidenza con gli orari di lavoro Sicurezza di arrivare in orario Fermata più vicina a casa Tempo di viaggio ragionevole Contributo per l’abbonamento dei mezzi pubblici Fermata più vicina al posto di lavoro Mezzi aziendali per spostamenti professionali Parcheggio a pagamento presso l’azienda Accorgimenti a favore dei disabili Altro 0%
10%
20%
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40%
Fonte: il Rapporto medesimo, che è scaricabile da www.ti.ch/aria sotto la voce PRA
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50%
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80%
90%
100%
At tualita` di Daniel Dallinger, Managing Partner di Financial Technologies SA
Cogliere le opportunità nei mercati emergenti Daniel Dallinger
Per le imprese, la ricerca della crescita nei mercati emergenti, sta diventando sempre meno una questione di scelta. Indipendentemente dal rilancio delle economie dei mercati sviluppati, la carta geografica della domanda mondiale sta subendo forti modifiche. In effetti, dal 2020 circa, il 60% della crescita dei redditi delle economie domestiche si concentrerà nelle economie emergenti. Si prevede inoltre che entro la fine del 2013, il volume delle esportazioni tra i Paesi emergenti sarà per la prima volta superiore a quello delle economie sviluppate. I cosiddetti BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) rappresentano delle importanti aperture commerciali, quindi le imprese devono mostrarsi maggiormente reattive individuando potenzialità e possibilità che possono offrire mercati nuovi, anche quelli più inattesi e non sempre molto distanti dall’Europa occidentale. Ci si aspetta ad esempio che la Turchia, basandosi sul criterio delle economie domestiche con un reddito superiore a 50’000 dollari, possa registrare la più forte crescita fino al 2020. Le imprese multinazionali sono state le prime a mettere in atto dei piani strategici per approdare nelle economie emergenti, incontrando tuttora non poche difficoltà. Le PMI sono oggigiorno coscienti della necessità di orientare i propri sforzi verso questi mercati a forte crescita quale garanzia del loro sviluppo futuro, pur riconoscendo di non possedere né la strategia né le capacità operative e finanziarie necessarie. Voler penetrare in un mercato emergente con i propri prodotti o servizi innesca una serie di domande strategiche che vanno dal posizionamento del prodotto, alla sua probabile customization (ossia la personalizzazione dell’offerta in base alla domanda) per rispondere alle esigenze del mercato senza dimenticare il livello di competitività che sarà quello dell’impresa, in detto mercato. I key drivers, che rappresentano i fattori chiave caratterizzanti dell’impresa nel suo mercato, garantendole competitività e creazione di valore aggiunto, sovente mutano nei mercati emergenti. In primo luogo questa mutazione è dovuta ai costi logistici e doganali, che possono trasformarsi in una prima barriera di accesso al mercato emergente. In secondo luogo essa è conseguente agli investimenti derivanti dalla customization del prodotto e delle modalità commerciali proprie al mercato. Infine, i key drivers mutano in base agli aspetti culturali che richiedono una profonda conoscenza degli usi e costumi del Paese emergente, necessaria ad evitare errori importanti. Questi fattori spingeranno le imprese ad un orientamento futuro verso un insediamento produttivo nell’area geografica dei
Paesi emergenti (Asia, America Latina, ecc.) nei quali si vorrebbe entrare. Questo volere, non è tanto per utilizzare una manodopera a basso costo rispetto ai mercati sviluppati bensì, per essere competitivi vicino ai nuovi clienti ed adattarsi velocemente alle esigenze di questo nuovo mercato per l’impresa, quale premessa fondamentale per la creazione di valore nel tempo. Da una veloce analisi si può dedurre che, mettere in atto una strategia di penetrazione in un mercato emergente richiede tempo e risorse umane qualificate, dunque, risorse finanziarie non trascurabili. Per l’approvvigionamento di risorse finanziarie, possiamo scegliere la forma del debito (verso gli azionisti o il canale bancario) oppure l’apertura del capitale a nuovi soci. Nel clima economico attuale, attingere al canale bancario per finanziare un’operazione di sviluppo è molto difficile e complicato. Inoltre, qualora la componente di debito dovesse assumere un’eccessiva importanza in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi o di scenari imprevisti, che potrebbero ledere la generazione dei flussi di cassa necessari a restituire il debito, gli azionisti si espongono al rischio di ricapitalizzazione per mantenere il ratio debito/mezzi propri ad un livello sufficiente. Qualora gli azionisti non fossero in grado di ricapitalizzare l’impresa, il tentativo di crescita su nuovi mercati avrà messo in pericolo la vita stessa dell’impresa. Dall’altra parte, l’apertura del capitale ad un nuovo azionista che assuma pienamente il rischio d’impresa, permetterà di accedere ad un polmone finanziario di grande flessibilità per l’impresa. Generalmente la capacità di debito verso il mondo bancario migliora creando un ulteriore cuscino finanziario da cui si potrà potenzialmente attingere. Non da ultimo, l’ingresso di un nuovo socio deve anche avere l’obiettivo di accorciare la curva d’apprendimento necessaria per essere competitivo nel mercato emergente portando l’impresa a raggiungere il break-even point, ossia il punto in cui il conto economico si regge in autofinanziamento, in un tempo minore. La somma di questi fattori positivi per l’impresa rende la diluzione degli azionisti, a seguito dell’ingresso del nuovo socio, un fattore di secondo piano. Infine, rispetto alle risorse finanziarie provenienti dal canale bancario che producono un onere finanziario dal giorno seguente l’erogazione del prestito, dal capitale ci si attende un reddito che sarà l’espressione diretta del risultato economico conseguito dall’impresa nel tempo. Il cambiamento sui mercati avviene ad un ritmo sostenuto, inutile aspettare. Ora è il momento di passare all’azione.
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At tualita`
Il Comitato di Pubblicità Svizzera Italiana si presenta Una nuova sezione a servizio della Svizzera di lingua italiana
Per affrontare i cambiamenti e superare le crisi è importante unire gli sforzi e partecipare al processo decisionale. Per valutare gli interessi della Svizzera di lingua italiana, PS Pubblicità Svizzera apre una sezione con sede a Lugano, Via Nassa 54. Scopo della scelta è quello di sostenere le aziende legate alla comunicazione commerciale di lingua italiana in modo più diretto ed efficace.
PS Pubblicità Svizzera
PS Pubblicità Svizzera, nata nel 1925, è stata la prima associazione mantello della comunicazione commerciale. Scopo di questa associazione è quello di promuovere e creare le condizioni quadro per un settore in continua evoluzione e valorizzarne l’importanza per l’economia del Paese sia nei confronti delle organizzazioni politiche, che dell’amministrazione federale, dei media e dell’opinione pubblica che rappresenta nei gremi nazionali ed internazionali. Non può esistere un’economia libera senza una comunicazione commerciale libera. Senza un’economia di mercato libera, non esiste democrazia Pubblicità Svizzera PS si impegna con tutti i suoi mezzi e le sue risorse a difendere gli interessi della pubblicità commerciale, in particolare nei settori della politica, legale e della formazione. Attualmente gli sforzi di PS sono concentrati sulla politica perché sia in materia di diritto – con l’equità – che in quella della formazione, per la quale PS svolge gli esami federali professionale, l’associazione è ben rappresentata. Per quello che riguarda il processo politico si stanno delineando sia a livello nazionale che regionale delle (ulteriori) restrizioni pubblicitarie. Anche a livello di UE le voci di nuove restrizioni si fanno sempre più forti che devono essere contrastate con tutti i mezzi a disposizione, perché di base quello che può essere acquistato in modo legale deve poter essere anche pubblicizzato.
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Il Comitato di PSI Pubblicità Svizzera Italiana
Il Comitato di PSI si compone da persone che rappresentano tutti i settori della comunicazione commerciale così come avviene a livello nazionale. In ordine alfabetico da: Fabio Balmelli, Publicitas, Inserzionisti (Presidente); Renato Belotti, SGA, Affissioni; Maria Luisa Bernini, Swiss Communication Agency, Consulenti di comunicazione (Segretario); Paolo Jannuzzi, Jannuzzi&Smith, Agenzie pubblicitarie; Peter Keller, Corriere del Ticino, Media; Davide Lurati, TI-Media, Radio/TV e Giacomo Salvioni, LaRegione Ticino, Editori. La prima assemblea generale si terrà i 25 ottobre prossimo, ospite dell’assemblea sarà il Signor Luciano Nardi, Amministratore Delegato e Direttore creativo Kube Libre, ideatore della campagna Fiat. La nuova sezione è a disposizione per sostenere la comunicazione commerciale nella Svizzera Italiana e far sentire in modo forte e chiaro la voce di questa regione linguistica nel resto del Paese. Non esitate a contattarci o a scriverci! PS Pubblicità Svizzera Italiana Via Nassa 54, 6900 Lugano bernini@sw-ps.ch, www.sw-ps.ch
Eventi
95esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti Cari Associati, cari lettori, vi invitiamo a voler riservare nelle vostre agende la data del 12 ottobre 2012, quando presso il Teatro Sociale di Bellinzona, si terrà la 95esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti
Gentili signore, egregi signori, cari soci, è con piacere che vi annunciamo la 95esima Assemblea generale ordinaria della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino che si terrà venerdì 12 ottobre 2012 presso il Teatro Sociale di Bellinzona. Come consuetudine, vi sarà uno spazio dedicato ai lavori assembleari, al termine dei quali interverrà la Consigliera di Stato e Direttrice del Dipartimento delle finanze e dell’economia On. Laura Sadis, che porterà il saluto del Governo cantonale e si esprimerà su alcuni fra i temi più importanti dell’attualità finanziaria ed economica cantonale. Nella parte pubblica avremo l’onore di ospitare l’imprenditore vallesano Christian Constantin. Christian Constantin: l’arte dell’impossibile Christian Constantin, CC, come viene soprannominato dai media, nasce il 7 gennaio 1957 a Ayent nel Canton Vallese. Noto imprenditore, architetto e promotore immobiliare, è da 23 anni a capo di uno studio d’architettura con una quarantina di collaboratori e che genera circa 200 milioni di franchi di cifra d’affari annua. A livello nazionale ed internazionale è più noto per il suo ruolo nel mondo del calcio. Dopo un passato da portiere di alto livello (Neuchâtel Xamax tra il 1978 e il 1979 e Lugano negli anni 1979/1980 agli ordini di Ottmar Hitzfeld), egli ha chiuso la carriera attiva a Monthey. Dal 1992 al 1997 ha assunto per la prima volta la Presidenza dell’FC Sion, con vari successi, fra cui la storica accoppiata Campionato-Coppa svizzera nel 1997. Dopo una dolorosa separazione dal club, è tornato alla Presidenza nel 2003, conquistando vari altri successi anche in campo internazionale e diverse Coppe svizzere (5 in totale sotto la sua dirigenza). Personaggio intrigante, controverso, amato o odiato, vulcanico, diretto, Christian Constantin ha indubbiamente la capacità di catalizzare l’attenzione sulle sue battaglie, condotte senza risparmiarsi e a volte contro tutti. La notorietà in ambito calcistico oscura spesso le sue notevoli doti imprenditoriali, soprattutto al di fuori del Vallese. Eppure l’imprenditore geniale ed innovativo non può essere scisso dal Presidente magari eccentrico e “mangia-allenatori”, ma capace di reinventarsi ogni anno e mantenere competitivo un club che certamente non è l’espressione di una regione con mezzi finanziari illimitati. La storica compattezza che accompagna l’FC Sion da sempre è stata ulteriormente compattata dall’attivismo di Christian Constantin. Basti pensare a come il club sia riuscito a superare quasi indenne i conflitti e le penalizzazioni scaturite nel corso della scorsa stagione con le massime istanze del calcio europeo e mondiale, UEFA e FIFA.
L’occasione di averlo quale nostro ospite d’onore, ci permetterà di conoscere meglio le mille sfaccettature di una personalità poliedrica e mai banale. Il Direttore del Corriere del Ticino, Giancarlo Dillena, saprà stimolarlo al punto giusto per rendere memorabile l’incontro con il mondo imprenditoriale ticinese. Il programma prevede: 16.30 Apertura della 95esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti e saluto del Presidente Franco Ambrosetti • Relazione del Direttore Luca Albertoni sull’esercizio 2011 -2012 • Relazione finanziaria, rapporto dei revisori ed approvazione dei conti 2011 • Scarico all’Ufficio presidenziale • Nomine statutarie: sostituzioni nell’Ufficio presidenziale • Relazione del Presidente Franco Ambrosetti • Saluto del Governo e intervento della Consigliera di Stato e Direttrice del Dipartimento delle finanze e dell’economia On. Laura Sadis 18.00 Intervento dell’ospite d’onore, l’imprenditore vallesano e Presidente del FC Sion Christian Constantin che, con la moderazione di Giancarlo Dillena, Direttore del Corriere del Ticino, dibatterà anche con il pubblico. Il dibattito sarà introdotto dal Signor Urs Schaeppi Responsabile Grandi Aziende di Swisscom e Membro della direzione del Gruppo 19.15
Aperitivo servito nelle sale del Municipio di Bellinzona
20.00 Cena a Castelgrande – Bellinzona Per maggiori informazioni: Cc-Ti, Signor Gianluca Pagani, Tel. +41 91 911 51 11, Fax +41 91 911 51 12, pagani@cc-ti.ch Termine per le iscrizioni: 2 ottobre 2012 Vi preghiamo di notare che il prezzo della cena, a carico dei partecipanti, ammonta a CHF 100.-(bevande incluse). L’importo verrà fatturato in seguito. I posti per la cena sono limitati a 120 persone e saranno riservati in ordine di iscrizione. Per motivi organizzativi l’iscrizione alla cena è vincolante e verrà fatturata anche in caso di mancata partecipazione. Per altre informazioni, potete sempre consultare il nostro sito web: www.cc-ti.ch
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Eventi
Serbia: una realtà economica divisa tra passato e presente, ma che guarda al futuro Martedì 6 novembre 2012 dalle ore 16.30 alle ore 17.45 (networking apero a partire dalle 17.45) presso l’Hotel Parco Paradiso, Via Carona 27 a Lugano Organizzato da:
Partner e sponsor dell’evento:
www.cippatrasporti.ch
Presentazione
La situazione economica in Serbia, provata dalle guerre e condizionata dalla crisi nell’Unione Europea non è facile, ma il Paese resta tra i meno indebitati in Europa. Pur non disponendo di un accesso diretto al mare e continuando ad avere un tasso di disoccupazione molto elevato (quasi il 20%), questo Paese ha saputo crescere e svilupparsi raggiungendo un prodotto interno lordo di 46,11 miliardi di dollari (2011) che a livello pro capite nello stesso anno si attestava a 10’700 dollari. Negli ultimi anni si è assistito a massicci investimenti stranieri, in particolare dall’Austria e dall’Italia, soprattutto nel settore finanziario, ma anche nell’industria alimentare e delle bibite, nonché nei settori dell’agricoltura e delle telecomunicazioni. L’agricoltura è particolarmente importante in Serbia, soprattutto grazie alla presenza di grandi aree di terreno fertile. Vi si coltivano prevalentemente cereali (mais, frumento) e alberi da frutto. I settori industriali più importanti sono quello agroalimentare, chimico, meccanico e manifatturiero. Nel 2011 le esportazioni svizzere ammontavano a 152 milioni di franchi (-15% rispetto al 2010), composte soprattutto da prodotti chimico-farmaceutici (più della meta dell’export svizzero), da macchinari e apparecchiature elettroniche nonché da strumenti di precisione, orologi e gioielleria. Le importazioni hanno raggiunto quota 65 milioni di franchi (-1,3%), soprattutto metalli, prodotti agricoli e macchinari / apparecchiature elettroniche. La Serbia negli ultimi anni ha adottato delle politiche economiche chiare - come quella di contenimento della spese pubblica o di apertura commerciale verso l’estero - volte a promuovere la sua candidatura all’adesione all’UE, depositata nel 2009. In attesa di questa decisione il Paese sta siglando da diversi anni accordi internazionali di vario genere, come quelli di libero scambio o come l’adozione del sistema universitario di Bologna. Proprio nel 2010 la Serbia ha siglato un accordo di libero scambio con l’AELS di cui fa parte la Svizzera. Tutti questi sforzi sono finora valsi ad ottenere dei finanziamenti di oltre 4 miliardi di dollari dal Fondo monetario internazionale (FMI), che reputando la Serbia un Paese dal potenziale di sviluppo medio-alto, si è mosso per aiutarlo ad uscire dalla pesante crisi del 2009. Aiuti per lo sviluppo economico e sociale sono giunti anche da parte della Svizzera attraverso la SECO. Con una popolazione di 7,5 milioni di persone su una superficie di 77’474 mq, il mercato serbo stesso rappresenta uno dei più grandi della regione, ma fare affari in Serbia rappresenta un’opportunità
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di esportazione verso un mercato di 1 miliardo di consumatori senza regime di dazi doganali: oltre che con l’AELS, la Serbia ha infatti concluso accordi di libero scambio con l’Unione Europea, gli Stati Uniti, la Federazione russa, il Kazakistan, la Turchia e la Bielorussia.
Programma: 16.30 Introduzione e saluto di benvenuto Marco Passalia, Vice Direttore e Responsabile Servizio Export e Legalizzazioni, Cc-Ti 16.35 Perché commercializzare e investire in Serbia? Jelena Akovic, Senior Legal Advisor, Serbia Investment and Export Promotion Agency, Belgrado 16.55 Market entry in Serbia Katalin Dreher, Consultant Europe, Osec Zurigo 17.05 Aspetti doganali, di spedizione e di trasporto Angelo Betto, Direttore operativo, Cippà Trasporti SA Alessandro Monti, Responsabile dei Paesi dell’Est, Cippà Trasporti SA 17.25 Testimonianza di un’azienda attiva in Ticino Slobodanka Vlajcic, imprenditrice, Luda Commodities Ltd 17.45
Networking apero
La manifestazione è aperta a tutti gli interessati. Entrata libera. Per iscrizioni prego rivolgersi entro martedì 30 ottobre 2012, alla Cc-Ti, Signora Locatelli, Tel. +41 91 911 51 11, Fax +41 91 911 51 12, export@cc-ti.ch, www.cc-ti.ch
Eventi di Lisa Pantini
Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose Fausto Bigolin
Lo scorso 30 agosto presso l’Hotel Villa Sassa di Lugano si è tenuto un simpatico evento «l’aperitivo della Cc-Ti», l’alternativa estiva ai Business Breakfast che da gennaio 2012 accompagnano ogni mese la vita camerale. Organizzato dalla Cc-Ti, in collaborazione con la ditta Ora Formazione e Benessere, Fausto Bigolin, coach e fondatore dell’azienda, ha intrattenuto i partecipanti con un’interessante presentazione sul cambiamento e su come sapersi reinventare in tempi di crisi. In un ambiente informale e rilassato, anche l’aperitivo si è dimostrato un valido strumento per fare networking fra gli associati, approfondire le conoscenze ed intrattenere nuove e stimolanti relazioni al rientro dalle ferie estive. Abbiamo incontrato il Signor Bigolin per un approfondimento sul tema che ha presentato, più attuale che mai
Crisi. Se ne parla in lungo ed in largo, si (re)agisce. Come ci si reinventa?
“È vero, ci troviamo in un momento molto particolare: diciamo per semplificare che il 33.3% della popolazione vede nella crisi la difficoltà, il problema, il limite; il 33.3% coglie le opportunità che questo «cambiamento» porta con sé, celate agli occhi degli abitudinari ma visibili agli occhi delle persone attente, vigili, flessibili; un ultimo 33.3% vive la crisi alla giornata, secondo gli alterni umori e accadimenti. A questo livello però è difficile capirsi e trovare riferimenti comuni e utili per tutti, perché ognuno ha il proprio vissuto soggettivo e di conseguenza le proprie convinzioni, i propri bisogni, che spesso impediscono di trovare un vantaggio personale e d’insieme. È quindi indispensabile spostarsi dai propri bisogni al valore comune, a riferimenti comuni, contestualizzando gli eventi. Nella sua domanda lei scrive «si (re)agisce»; beh, si possono tranquillamente togliere le parentesi, perché noi viviamo in un ambiente (società, cultura, abitudini) basata sulla reattività: ho mal di schiena (crisi), mi accorgo che ho una schiena e che l’ho trascurata, vado dal medico o prendo medicamenti contro il dolore; vengo licenziato, vado su tutte le furie e mi rivolgo ai sindacati; i mercati finanziari «crollano» (permettetemi il termine), e il mondo intero, incredulo, recrimina Einstein scriveva: «Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le Nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie…». In questo momento è fondamentale dedicare tempo a pensare, a ripensare le proprie abitudini ed essere disposti a modificare quelle che non ci portano più vantaggio (infatti, non si deve mettere in discussione tutto!). Bisogna aggiornare i programmi che abbiamo in testa, esattamente come si fa con
il computer. Un esempio: 20 anni fa la causa principale delle assenze lavorative era dovuta ad infortunio, oggi l’85% dei casi è dovuto a malattia, di cui il 60% è di natura psichica e nervosa (burnout, depressione, ansia, insonnia). Eppure si spendono ancora un sacco di soldi per la sicurezza sul lavoro e pochissimi per la prevenzione e promozione della salute attraverso corsi adeguati per imparare a gestire lo stress, le emozioni, o semplicemente percorsi che permettano di scegliere le abitudini che favoriscono il benessere psicofisico. Il primo passo per reinventarsi è quindi prendersi un tempo per riflettere e dedicarsi completamente ed esclusivamente a ciò che si può influenzare, cambiare, migliorare. Interrompere la recriminazione e iniziare dalle piccole cose ritrovando il gusto di vivere e un contatto con sé stessi più soddisfacente!”
Quanto conta al giorno d’oggi l’attitudine al cambiamento? Come ci si apre ad esso?
“È interessante notare come il cambiamento faccia paura ad una buona fetta di popolazione. In realtà il cambiamento è una delle poche cose certe! Tutto è in continuo cambiamento, dentro e fuori di noi, allora che cos’è che ci spaventa? Da oltre 12 anni mi dedico allo studio di come siamo fatti, di come funzioniamo e come è possibile migliorare l’interazione fra la mente, il corpo e le emozioni. Oggi sappiamo esattamente quale parte di noi fatica ad interagire in modo efficace/utile con i cambiamenti. Sappiamo con altrettanta precisione che cosa fare per creare le migliori condizioni affinché ci si possa «muovere» nella direzione desiderata. Non si tratta quindi di inventare l’acqua calda, bensì di far funzionare le cose affinché quando apriamo il rubinetto dell’acqua calda esca effettivamente l’acqua calda! Per fare questo non bisogna aprirsi al cambiamento, è invece necessario
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Eventi di Lisa Pantini
aprirsi a sé stessi, predisporsi a raccogliere i frutti che questo tempo ci offre. Nella mia modesta esperienza ho riscontrato, in particolar modo nei Paesi latini, una convinzione (limitante), solo in apparenza interessante. Si tratta della ricerca dell’originalità, il desiderio/bisogno di essere unici e originali! Questo è un equivoco molto simpatico, perché rappresenta una meta irraggiungibile. Noi infatti siamo riproduzione non origine! Sarebbe pertanto più opportuno ricercare il contatto con l’origine. Come si fa? Imparando dai migliori, anzi copiando, come sosteneva Picasso: «I mediocri imitano, i grandi copiano». Ribadisco, non c’è nulla di nuovo da inventare: prima di poter parlare di creatività, di pensiero diagonale, o di think out of the box, bisogna occuparsi di trovare buoni modelli e provare a fare meglio mettendo in campo i propri talenti, accettando eventuali fallimenti. Essere disposti a «muoversi», viaggiare alla ricerca di un sapere selezionato, concreto e qualitativo. Questo è allenarsi all’eccellenza”.
Può tracciare un breve profilo della sua persona e spiegarci come opera la sua azienda Ora Formazione e Benessere?
“Dopo essermi laureato in Sport e Scienze motorie al Politecnico di Zurigo, mi sono specializzato nel campo della prevenzione e promozione della salute lavorando in tutta la Svizzera, perché mi appassionava l’idea di poter trasmettere alla gente idee e strumenti pratici per migliorare la qualità della propria vita. Nel 1999 ho iniziato una formazione continua nel campo della comunicazione relazionale e ho fatto un master in sistema I.N.A. (Istruzioni Neuro Associative) e ho così potuto ampliare il concetto di salute, da un piano fisico (comportamenti motori e alimentari) ad un approccio più globale, comprendente la dimensione emotiva-motivazionale (la parte che ci caratterizza maggiormente) e quella mentale. Lavoro con un team interdisciplinare di specialisti fra cui medici, psicologi, comunicatori, pedagogisti, filosofi, trainer in aggiornamento costante, in modo tale da poter rispondere alle svariate esigenze. Il nostro approccio è innovativo perché si riferisce alla persona e all’azienda nella sua globalità e attraverso il Coaching, il Team Building, la Comunicazione efficace, l’Ergonomia, il personal training, o i workshop sportivi come il Running, il Nordic Walking, l’AquaFit, il Pilates, riesce a risvegliare l’interesse, la voglia di fare e di lavorare motivati, nonché a far risparmiare sui costi delle assenze lavorative. Essenzialmente ci occupiamo di fare ordine, migliorare i processi comunicativi intrapersonali e aziendali, innalzare lo standard qualitativo del lavoro e del benessere. Il nostro slogan: «Visto che noi siamo il risultato delle nostre abitudini, noi vi aiutiamo a scegliere quelle più utili!» Ulteriori informazioni si trovano sul nostro sito www.ora.ch”. Maggiori informazioni sui Business Breakfast, sugli aperitivi della Cc-Ti e sui suoi eventi sono sempre ottenibili sul sito www.cc-ti.ch.
Formazione
Corsi di formazione proposti dalla cc-ti BALANCED SCORECARD AL PUNTO DI VISTA HR Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Lunedì 15 ottobre 2012, dalle 13.30 alle 17.30
Programma • BSC come strumento di pianificazione strategica aziendale • Spiegazione della BSC e del suo diagramma causaeffetto • Presentazione di alcuni esempi pratici di BSC • BSC per promuovere in azienda progetti strategici HR
NEGOZIAZIONE DEL PREZZO E DELLO SCONTO Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Martedì 16 ottobre 2012, dalle 09.00 alle 17.00
Programma Strategia di negoziazione: • Costo, prezzo, valore • Approccio del cliente e comportamento del venditore • La vendita di valore, prezzo, sconto Tattica di negoziazione: • Ruolo del venditore • Mentalizzazione • Svolgimento della negoziazione
DIRITTO DEL LAVORO – Modulo 2
Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Giovedì 8 novembre 2012, dalle 14.00 alle 17.30 Programma • Fine del rapporto di lavoro (problematiche legate alla disdetta) • Certificato di lavoro • Divieto di concorrenza
L’ALLESTIMENTO DI REGOLAMENTI AZIENDALI IN AMBITO RU Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Giovedì 8 novembre 2012, dalle 09.00 alle 13.00
• Procedere ad una raccolta di regolamentazioni • Indicazioni per la messa in pratica di alcuni tipi di direttive • L’importanza e i vantaggi di una regolamentazione
L’ABC DELL’EXPORT: CORSO BASE
Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Giovedì 8 novembre 2012, dalle 16.00 alle 18.30 – Modulo 1 Introduzione al commercio con l’estero • L’economia estera di un Paese • Le istituzioni internazioni nell’economia globale ed i pilastri del commercio mondiale • Le istituzioni svizzere coinvolte nel commercio con l’estero Giovedì 15 novembre 2012, dalle 16.00 alle 18.30 – Modulo 2 La dogana commerciale in pillole • Ruolo, compiti e presentazione degli uffici di riferimento • La procedura d’imposizione doganale • I regimi doganali • Il Tares • I disposti federali di natura non doganale • L’origine preferenziale e non preferenziale
GLI STILI SOCIALI PER RELAZIONARSI
Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Lunedì 12 novembre 2012, dalle 09.00 alle 17.00 Programma • Scopriamo il nostro stile sociale • Le dimensioni del comportamento • Indicazioni per il riconoscimento degli stili sociali degli altri • Caratteristiche degli stili sociali • Modalità di persuasione delle persone secondo il loro stile sociale • Anche gli stili sociali, nel loro piccolo s’arrabbiano • Andare d’accordo con le persone di altri stili sociali • Quale mestiere per quale stile sociale: scegliere il lavoro, scegliere i collaboratori adatti
Programma • Impostazione strutturata dei documenti Informazioni e iscrizioni: Cc-Ti, Tel. +41 91 911 51 18, corsi@cc-ti.ch, ww.cc-ti.ch
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Formazione
Scuola per capi-azienda nelle arti e mestieri e corso base per nuovi imprenditori Risultati molto buoni per i 21 neo diplomati La cerimonia di consegna dei diplomi di capo-azienda si è tenuta in settembre presso la Vismara & CO di Cadro ditta leader nel riciclaggio di materiali. I neo diplomati avevano affrontato lo scorso giugno gli esami finali: le prove sostenute sono state di contabilità, valutazione aziendale, questioni economiche, gestione del personale e marketing. Ci felicitiamo per i meritati risultati ottenuti da tutti i neo capi-azienda e in particolare con: Simona Piffaretti (Pero Press AG) che ha conseguito la miglior media (5.30), Matteo Albertini (Tecnopartners SA), Carlo Bazzi (Bazzi Piastrelle SA), Fabio Codoni (Sulmoni Daniele SA), Mattia Fraschina (Archivstore Sagl), Fabio Gianfreda (La Posta Svizzera), Daniele Kläy (Bösch SA Ortopedia), Fausto Lauber (FFS), Eric Mercolli (Memovex SA), Eros Mercolli (Manibex Sagl), Samuele Morisoli (S. Morisoli & Figli SA), Angelo Nicolosi (Knecht Technische Orthöpädie), Fabio Vismara (Vismara & Co. SA). I diplomati del corso base per nuovi imprenditori sono: Nicola D’Amico (Utensilia SA), Raoul Darconza (Oleificio Sabo), Claudia Gadola (Carelle Sagl), Eliseo Genoni (Azienda Agricola Bertazzi), Lorenza Lorenzetti, Donatella Petrassi, Patrick Rusconi (Tre Valli Frutta Sagl), Ester Trivellin (Progress Transport SA). Ricevono l’attestato di frequenza: Giuseppe Lepore (FFS), Emanuele Lo Cicero (Elettro G), Mirko Matarazzo (Publineon Sagl), Ettore Pasinelli (Pasi SA), Laura Talleri (Gastrosocial).
I neo diplomati presenti alla consegna dei diplomi con il Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni (nel mezzo)
Complimenti a tutti!
LCTA attiva in Cina La Lugano Commodity Trading Association (LCTA) in stretta collaborazione con la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi (Cc-Ti) ha presenziato e promosso il China Commodities Trade & Investment Summit 2012 che ha avuto luogo a Shanghai negli scorsi giorni 13-14 settembre 2012. Una delegazione ufficiale della LCTA composta dal Segretario Marco Passalia, da operatori privati e da un rappresentante della Città di Lugano ha partecipato a questo importante incontro garantendo una buona visibilità della piazza economica luganese. Naturalmente, durante questi due giorni di conferenza a cui hanno aderito circa 200 persone vi è stata la possibilità non solo di promuovere la “location Ticino”, ma anche di tessere importanti contatti con operatori privati attivi nel settore delle materie prime. Nel prossimo futuro l’associazione continuerà sicuramente ad investire nella promozione della piazza economica luganese quale “Hub” di competenze nel commercio di materie prime, nelle relative operazione di finanziamento e di assicurazione, nelle problematiche di trasporto e nelle questioni contrattuali e legali di carattere internazionale.
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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino
GIORNATE DI CONSULENZA PAESE E SULLA PARTECIPAZIONE ALLE GARE D’APPALTO DELLA BANCA MONDIALE LUGANO, FINE OTTOBRE/NOVEMBRE 2012 • COREA DEL SUD: lunedì 29 ottobre 2012 • SERBIA/BALCANI: martedì 6 novembre 2012 • SUDAFRICA: martedì 13 novembre 2012 • FRANCIA: martedì 27 novembre 2012 • GERMANIA: giovedì 29 novembre 2012 Nel corso delle giornate di consulenza proposte alle aziende, avrete l’occasione di fissare un incontro individuale gratuito con i consulenti dell’Osec e con i collaboratori degli Swiss Business Hub all’estero. Le aziende intenzionate ad espandere le loro attività nei mercati sopra citati o che hanno esigenze concrete non esitino a mettersi in contatto con l’Osec e a fissare un appuntamento con i suoi esperti! ISTITUTI FINANZIARI INTERNAZIONALI: mercoledì 28 novembre 2012 Vi proponiamo un incontro di consulenza volto a scoprire le opportunità d’affari che si offrono tramite gli istituti finanziari internazionali. Al nostro specialista potrete esporre i vostri progetti e fare domande in merito ai bandi di gara internazionali. Sfruttate la sua esperienza e il suo know-how: beneficerete di un aiuto concreto per partecipare a progetti e programmi promossi dagli IFI. CONTATTATECI AL NO. TEL. +41 91 911 51 37 OPPURE TRAMITE E-MAIL ALL’INDIRIZZO INFO.LUGANO@OSEC.CH, SAREMO LIETI DI FISSARVI UN APPUNTAMENTO. Semplificazione dei certificati di circolazione delle merci
Non è più necessario fornire una descrizione dettagliata alla rubrica “precisa le circostanze” del certificato di circolazione delle merci (CCM), è sufficiente indicare una frase standard nelle dichiarazioni dei fornitori in territorio svizzero. Secondo quanto comunicato dall’Amministrazione federale delle dogane, la nuova regolamentazione è in vigore dal 1° settembre 2012. Si consiglia di impiegare la seguente dicitura: “Tutte le condizioni sono soddisfatte per allestire una prova dell’origine”. Chi lo desidera, può naturalmente continuare a fornire una descrizione dettagliata. Amministrazione federale delle dogane: Semplificazione dei certificati di circolazione delle merci (CCM) all’esportazione e delle dichiarazioni dei fornitori www.ezv.admin.ch/pdf_linker.php?doc=zirkular_vereinfachung_ WVB&lang=it
L’entreprise.lexpress.fr: Rémunération des heures supplémentaires ce qui change dès le 1er août http://lentreprise.lexpress.fr/remuneration/heures-supplementaires-ce-qui-change-des-le-1er-aout-et-le-1er-septembre-2012_34267.html Loi n° 2012-958 du 16 août 2012 de finances rectificative pour 2012 / Les principales dispositions www.affaires-publiques.org/textof/TO/12/6155-0812.htm Legifrance: Loi n° 2012-958 du 16 août 2012 de finances rectificatives pour 2012 www.legifrance.gouv.fr/affichTexte.do;jsessionid=2052EB012B2F A3552E50C5309BA805F2.tpdjo07v_3?cidTexte=JORFTEXT000 026288927&dateTexte=&oldAction=rechJO&categorieLien=id#JO RFARTI000026289117
I Paesi Bassi aumentano l’IVA
La Francia revoca l’esenzione fiscale per gli straordinari e rinuncia all’aumento dell’IVA
Il nuovo governo di François Hollande ha revocato l’esenzione dalle tasse e dai contributi per gli straordinari che era stata introdotta durante il mandato di Nicolas Sarkozy. L’esenzione dalle tasse è stata cancellata lo scorso 1° agosto 2012 mentre quella dai contributi è revocata dal 1° settembre 2012, rimanendo in vigore solo per le imprese con meno di 20 dipendenti. Il governo rinuncia invece ad aumentare l’IVA dal 19,6% al 21,2% a partire dal 1° ottobre 2012.
Nei Paesi Bassi l’aliquota ordinaria dell’IVA è passata dal 19% al 21% il 1° ottobre 2012. Il tasso ridotto è rimasto invece invariato al 6%. BDO Niederlande erhöhen den normalen Umsatzsteuersatz von 19% auf 21% www.bdo.de/aktuelles/singleview/sektion/1432/article/niederlandeerhoehen-den-normalen-umsatzsteuersatz-von-19-auf-21/ RSM: Niederlande – Anhebung des Mehrwertsteuersatzes auf 21% www.rsm-wmv.nl/downloads/mitteilung_folgen_des_lenteakkoord_ juli.pdf
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I Paesi Bassi semplificano la costituzione di una Sagl
Il nuovo diritto della società a garanzia limitata è entrato in vigore nei Paesi Bassi il 1° ottobre 2012 e semplifica la costituzione di una “Besloten Vennootschap” (Sagl). Deutsch-Niederländische Handelskammer: Flex-BV: Einfach und schnell gründen www.dnhk.org/publikationen2/dnhk-fact/fact-nachrichten-97/
Ampia modernizzazione della rete ferroviaria scozzese
Nei prossimi anni la Scozia intende investire 5 miliardi di sterline per ampliare e modernizzare la rete ferroviaria. Il programma di investimenti presentato dall’ente dei trasporti “Transport Scotland” sarà realizzato tra il 2014 e il 2019. La priorità è data all’ottimizzazione dell’infrastruttura ferroviaria. I progetti sono numerosi e variati: risanamento, costruzione o elettrificazione di alcuni tratti, edificazione di stazioni ferroviarie, acquisto di materiale rotabile per il trasporto merci e introduzione di un sistema elettronico di biglietteria intelligente. Un’attenzione particolare sarà prestata al piano “Edinburgh to Glasgow Improvement Project” (estensione della capacità della linea a 13 collegamenti orari) e al “Borders Railway Project” (ricostruzione della linea ferroviaria di 49 chilometri tra Edimburgo e Tweedbank nell’area degli Scottish Borders). Transport Scotland: GBP 5 billion overhaul for Scotland’s railways www.transportscotland.gov.uk/news/five-billion-investment-Scotland’s-rail-network Transport Scotland: Borders Railway www.transportscotland.gov.uk/projects/borders-railway PricewaterhouseCoopers: Smart and Integrated Ticketing Report for Scotland www.transportscotland.gov.uk/files/documents/reports/j13684/ j13684.pdf
L’industria automobilistica britannica accelera
L’industria automobilistica britannica torna a brillare. Nel 2011 la cifra d’affari del ramo è cresciuta di ben 12%, con un continuo aumento anche nel primo semestre dell’anno corrente. La fabbricazione procede a pieno ritmo e molti produttori intendono investire in nuovi impianti. Si stima che la produzione potrebbe raggiungere la quota record di 2 milioni di unità entro il 2015. Daily Mail: UK car-makers to break manufacturing record by 2015, forecasts suggest www.dailymail.co.uk/money/news/article-2157844/UK-car-makers-break-manufacturing-record-2015.html
L’UE intensifica la ricerca nelle città intelligenti L’UE promuove lo sviluppo sostenibile delle comunità urbane europee, ossia delle cosiddette “città intelligenti”. L’anno prossimo 365 milioni di euro saranno investiti per realizzare progetti di ricerca negli ambiti dell’energia, dei trasporti nonché delle tecnologie dell’informazione e della telecomunicazione. Il futuro europeo è nelle città. Nello studio “Smart Cities and Communities” dedicato al partenariato per l’innovazione costituito recentemente, la Commissione europea stima che nel 2050, l’85% della popolazione europea abiterà e lavorerà in città o comunità urbane, contro gli attuali 68%. Sono quindi destinate a crescere sia l’importanza economica delle città che le problematiche legate all’ambiente, all’energia e al traffico già riscontrabili oggi. Al fine di poter arginare i problemi e invertire le tendenze laddove possibile, l’UE intende sviluppare e impiegare tecnologie intelligenti. A questo scopo, destinerà più fondi alla ricerca sulle città intelligenti, faciliterà gli investimenti e sosterrà i partenariati per l’innovazione tra le città europee. I progetti prioritari che saranno avviati l’anno prossimo verteranno sullo sviluppo e sulla realizzazione di progetti dimostrativi al fine di illustrare i vantaggi e i benefici delle soluzioni tecnologiche
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intelligenti volte a ridurre il consumo energetico, decongestionare il traffico o migliorare le possibilità d’informazione e di telecomunicazione. European Commission: Commission launches innovation partnership for Smart Cities and Communities http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP/12/76 0&format=HTML&aged=0&language=EN&guiLanguage=en Communication from the Commission: Smart Cities and Communities - European innovation partnership http://ec.europa.eu/energy/technology/initiatives/doc/2012_4701_ smart_cities_en.pdf
Modifica delle disposizioni per l’apertura di una rappresentanza in Turchia
La Turchia ha modificato alcuni punti essenziali delle disposizioni sull’apertura di un ufficio con soli compiti di rappresentanza, marketing o sorveglianza del mercato. Ecco una panoramica delle principali novità: • competente per il rilascio dell’autorizzazione per l’apertura di un ufficio è ora il “General Directorate for Incentives Implementation and Foreign Direct Investment” del Ministero dell’economia; • la decisione di autorizzare o meno la costituzione o la proroga deve essere comunicata entro 15 giorni (finora: 5 giorni); • l’autorizzazione per il mantenimento di un ufficio vale per un periodo di 3 anni e può essere prorogata per altri 5 o 10 anni (a seconda della funzione della rappresentanza). Quelle costituite ai fini di marketing o di ricerca di mercato non possono essere rinnovate. New Jurist: New Liaison Office Implementations in Turkey www.newjurist.com/new-liaison-office-implementations-in-turkey. html Germany Trade & Invest: Türkei – Änderung bei der Gründung einer Repräsentanz www.gtai.de/GTAI/Navigation/DE/trade,did=633170.html
Israele aumenta l’IVA
Dal 1° settembre 2012, l’aliquota IVA in Israele passerà dal 16 al 17%. Ne consegue l’incremento di un punto percentuale anche del tasso vigente nel territorio autonomo palestinese (dal 14,5 al 15,5%). Inoltre, l’aliquota applicata in Israele ai redditi più alti subirà un incremento del 2% mentre quella vigente per i più bassi aumenterà dell’1%. TMF Group: International VAT & GST Services – Israel raises VAT 1% to 17% in 2012 w w w.tmf-vat.com/tmf-in-the-media /israel-raises-vat-1-to17-in-2012.html
L’Ucraina accorda sgravi fiscali alle aziende IT
In Ucraina, dall’anno prossimo le aziende attive nell’IT beneficeranno di imposte più basse. Il Parlamento ha infatti adottato le seguenti misure: • riduzione dell’imposta sulle società al tasso del 5% per una durata di dieci anni; • esenzione dall’IVA per i servizi IT per una durata di dieci anni (finora: 20%); • riduzione dell’imposta sul reddito al tasso del 5% per i dipendenti di aziende IT (finora: 15% o 17%); • riduzione della base imponibile dei contributi sociali per i prossimi quattro anni. La richiesta di agevolazioni fiscali è da inoltrare alle autorità fiscali competenti, previa approvazione da parte dell’Agenzia statale per la scienza, l’innovazione e l’informatizzazione. Sono prese in considerazione solo le aziende attive da almeno sei mesi nel campo IT. Germany Trade & Invest: Ukraine – Steuererleichterungen für IT-Unternehmen www.gtai.de/GTAI/Navigation/DE/trade,did=596570.html
L’Ucraina progetta parchi industriali
Diversi parchi industriali sorgeranno nei prossimi anni in Ucraina con condizioni speciali per le imprese e gli investitori esteri. La base legale per la loro realizzazione è in vigore dal 4 settembre e prevede quanto segue: • i parchi possono essere affittati per un massimo di 30 anni; • devono coprire una superficie di almeno 15 e al massimo 700 ettari; • devono promuovere lo sviluppo industriale del Paese e raggruppare società attive negli ambiti della ricerca, delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nonché della produzione industriale; • gli investitori e le imprese ubicati nei parchi beneficeranno di: prestiti e sovvenzioni senza interessi; franchigia doganale per gli acquisti di apparecchiature, materiale e carburanti che non possono essere prodotti in Ucraina e devono quindi essere importati dall’estero; attribuzione accelerata di parcelle idonee; protezione ottimale degli investimenti. PR Newswire: Ukraine fördert Investitionschancen mit Industrieparks www.prnewswire.com/news-releases-test/ukraine-fordert-investitionschancen-mit-industrieparks-165995676.html?utm_expid=43414375-18
Il Tagikistan lancia un programma d’investimenti
La repubblica centroasiatica del Tagikistan intende investire 15,3 miliardi di dollari tra il 2012 e il 2014 per realizzare 99 progetti prioritari. Il punto focale è l’ampliamento infrastrutturale di questo Paese, la cui economia è poco sviluppata, con importanti progetti nel settore dei trasporti e dell’approvvigionamento sia elettrico che idrico. Il Tagikistan ripone molte speranze nell’ampliamento, nel risanamento e nella modernizzazione della rete elettrica. Nuovi impianti idroelettrici saranno costruiti per sfruttare le numerose fonti d’acqua e aumentare le capacità produttive affinché il Tagikistan possa non solo coprire autonomamente il proprio fabbisogno, ma anche esportare una quantità rilevante di elettricità. Ingenti investimenti saranno destinati anche alla gestione delle risorse idriche e all’irrigazione al fine di acquisire l’infrastruttura e le tecnologie necessarie per incrementare la produttività dell’agricoltura. Tajikistan State Investments, Grants and Capital Construction Program for 2012-2014 http://medt.tj/public/userfiles/eng.pdf
Uzbekistan lancia un ampio programma di risparmio energetico
L’azienda statale Uzbekenergo ha annunciato l’introduzione di un sistema di gestione energetica e di controllo, i cui costi sono stimati in 800 milioni di dollari. Il progetto denominato «Advanced Electricity Metering (AEM) in Uzbekistan» è suddiviso in tre parti: • introduzione del sistema AEM a Samarcanda, Bukhara e Jizzax, con finanziamenti della Banca Asiatica di Sviluppo; • progetto parziale Tashkent e Syrdarya, dotato di fondi della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo (appartenente al gruppo Banca mondiale); • gestione energetica per Karakalpakstan, Navoiy, Khorezm e Surkhandarya, finanziata dalla Banca Islamica di Sviluppo. Poiché i generosi finanziamenti provengono da tre banche di sviluppo, le gare d’appalto internazionali per l’introduzione del sistema AEM dovrebbero essere eseguite in modo trasparente. I progetti richiedono l’installazione di amperometri per un ammontare di 1,2 milioni di dollari, di sistemi idonei di informazione e comunicazione (per i conteggi e altro) nonché di procedure efficienti di amministrazione e di gestione energetica. UzDaily: Uzbekenergo implements Advanced Electricity Metering Program for US$800m www.uzdaily.com/articles-id-19840.htm
IBRD: Project Advanced Electricity Metering Project www.worldbank.org/projects/P122773/advanced-electricity-metering-project?lang=en Asian Development Bank: Advanced Electricity Metering Project www.adb.org/projects/41340-013/main
La Cina incentiva l’acquisto di apparecchi a basso consumo energetico
La Cina spera che le sovvenzioni per l’acquisto di apparecchi a basso consumo energetico consentano di prendere due piccioni con una fava: da un lato, stimolare l’economia in rallentamento incentivando l’acquisto e dall’altro, ridurre il crescente consumo di elettricità. Per la realizzazione del programma sono stati stanziati 2,2 miliardi di dollari. Malgrado manchi la conferma ufficiale, diversi organi di stampa indicano che il programma sarà lanciato nel 2013 e limitato a un anno. Gli incentivi saranno concessi all’acquisto, per esempio, di computer, climatizzatori, ventilatori, pompe d’acqua, compressori e trasformatori a basso consumo energetico. Sulla base di un programma analogo lanciato nel 2009 (dotato però di fondi ben inferiori), Pechino stima che la quota di mercato di tali apparecchi possa crescere fino a superare il 40%. Reuters/Xinhua: China rolls out new $2.2 billion subsidy scheme www.reuters.com/article/2012/09/09/us-china-economy-subsidies-idUSBRE8880AJ20120909 China Economic Revue: China offers $2.2bn subsidy for energy efficient appliances www.chinaeconomicreview.com/node/62203
Accordo di libero scambio Svizzera-Cina a buon punto
Malgrado rimangano sfide ardue da superare nei negoziati volti alla conclusione di un accordo di libero scambio tra Svizzera e Cina, il Consigliere federale Johann Schneider-Ammann ritiene che si possa procedere a una stesura delle linee generali della convenzione entro la fine dell’anno corrente. Dipartimento federale dell’economia: Missione economica del consigliere federale Johann N. Schneider-Ammann nella Repubblica popolare di Cina www.admin.ch/aktuell/00089/index.html?lang=it&msg-id=45322
Nuova fonte di finanziamento per le innovazioni tecnologiche a Shanghai
Il 15 agosto 2012 ha aperto i battenti a Shanghai la prima banca cinese per le innovazioni tecnologiche. Si tratta di una joint venture tra la Shanghai Pudong Development Bank (SPDB) e la statunitense Silicon Valley Bank. La SPD Silicon Valley Bank offre servizi rivolti alle PMI attive nel settore high-tech site nella zona di Shanghai, ma intende espandersi progressivamente ad altre metropoli cinesi con un’alta concentrazione di aziende analoghe. Swiss Business Hub China / China.org.cn: China’s first bank for technology innovation opens www.osec.ch/it/filefield-private/files/44911/field_blog_public_files/12018 China.org.cn: China’s 1st bank for technological innovation opens www.china.org.cn/business/2012-08/16/content_26249624.htm
La Cina investe nell’efficienza energetica
La Cina si pone obiettivi chiari e ambiziosi in materia di politica ambientale ed energetica: i consumi di carbone dovranno essere ridotti di 300 milioni di tonnellate entro tre anni e mezzo. A questo scopo, il governo ha varato misure risolute, stanziando 155 miliardi di dollari per promuovere soprattutto l’efficienza energetica.
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Reuters: China to spend $372 billion on cutting energy use, pollution www.reuters.com/article/2012/08/22/us-china-energy-idUSBRE87L01920120822
La Cina approva 25 progetti di metropolitana
Nei prossimi mesi, ben 25 progetti di metropolitana saranno avviati in 18 città cinesi. Pechino ha stanziato 112 miliardi di dollari per la loro realizzazione. The Wall Street Journal: China Approves 25 Subway Projects http://professional.wsj.com/article/SB100008723963904 43686004577634853914514334.html?mod=rss_about_ china&mg=reno-wsj
Le città cinesi investono miliardi in programmi congiunturali
Diverse metropoli cinesi intendono contrastare il rallentamento economico grazie ad ampi e generosi programmi d’investimento. Chongqing da l’esempio: investirà nei prossimi tre anni 237 miliardi di dollari nel settore delle telecomunicazioni, nelle industrie automobilistica e chimica nonché nello sviluppo e la produzione di apparecchiature e prodotti high-tech. Nemmeno Tianjin bada a spese, preventivando a sua volta 237 miliardi distribuiti sui prossimi quattro anni e destinati a dieci industrie (petrolio, chimica, aerospaziale e altre). La metropoli Changsha ha presentato recentemente un programma d’investimenti per un ammontare di 130 miliardi. È possibile che altre città facciano altrettanto malgrado i vincoli di bilancio, esercitando pressione sul governo centrale affinché lanci a sua volta programmi d’investimento che potrebbero offrire interessanti opportunità d’affari anche alle imprese straniere. In Australia, importante fornitore di materie prime della Cina, l’indice di riferimento ha reagito positivamente alla sola prospettiva. The Wall Street Journal: Chinese Cities Plan Stimulus Spending http://online.wsj.com/article/SB1000087239639044444350457 7602830726946716.html?mod=googlenews_wsj
Il Kenya potenzia l’infrastruttura di trasporto
Grazie al generoso sostegno finanziario della Banca mondiale, nei prossimi anni il Kenya potenzierà l’infrastruttura di trasporto, da tempo trascurata e sovraccarica. A questo scopo, ha lanciato il “National Urban Transport Improvement Project” che contempla tre progetti principali: • ampliamento dell’autostrada Uhuru Highway nella zona commerciale di Nairobi; • estensione della rete di autobus di Nairobi e dintorni (ulteriori corsie e bus); • ampliamento dell’offerta di ferrovie pubbliche locali a Nairobi e dintorni (ulteriori vagoni, estensione della rete). Inoltre, si procederà a un vasto ampliamento del corridoio di trasporto che porta dallo Jomo Kenyatta Airport via l’asse settentrionale da Nairobi a Rironi e al nord del Paese. The World Bank: Kenya – National Urban Transport Improvement www.worldbank.org/projects/P126321/kenya-national-urban-transport-improvement-project?lang=en The World Bank: Kenya to Launch Rapid Road and Rail Transport to Ease the Country’s Urban Traffic Congestion www.worldbank.org/en/news/2012/08/02/kenya-launch-rapid-road-rail-transport-ease-urban-traffic-congestion
L’Africa brama i beni di consumo
La crescente classe media nel continente africano e particolarmente nelle regioni subsahariane brama i beni di consumo. Malgrado non sia facile entrare sui mercati africani date le esigenze molto
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eterogenee e le infrastrutture spesso carenti, vale la pena prenderli in dovuta considerazione. L’articolo “Consumer Goods in Africa” pubblicato da “The Economist” illustra le sfide, le opportunità e i rischi dell’Africa subsahariana. The Economist: Consumer goods in Africa – a continent goes shopping www.economist.com/node/21560582
Mercato mondiale dell’infrastruttura: dove trovare le opportunità più interessanti
Chi intende affermarsi tra le piazze economiche internazionali, issarsi tra le maggiori economie del mondo oppure chi intende anche solo mantenere una crescita economica costante, non può trascurare un aspetto essenziale: l’infrastruttura del proprio Paese. Deve essere efficiente, meglio ancora se corrisponde all’ultimo stato della tecnica, con know-how proveniente da ogni angolo del mondo. In questo contesto, le opportunità d’affari abbondano, anche per le aziende svizzere. I mercati emergenti con un alto potenziale di crescita continuano a investire somme ingenti per ottimizzare l’infrastruttura onde soddisfare le esigenze dell’economia globale, ma anche della popolazione locale. I fondi sono destinati soprattutto all’alimentazione elettrica e all’approvvigionamento idrico, all’infrastruttura dei trasporti e del traffico, alla telecomunicazione nonché all’ampliamento e alla modernizzazione di settori industriali e dei servizi d’importanza strategica. Si investe anche nella gestione dei rifiuti nonché in tecnologie volte a tutelare l’ambiente e risparmiare energia (equipaggiamenti, macchinari e apparecchiature a basso consumo elettrico, risanamento energetico di edifici, ecc.). I rapporti elencati di seguito riguardano i Paesi emergenti, dove la necessità di modernizzare l’infrastruttura è impellente e le opportunità d’affari per le imprese svizzere sono particolarmente interessanti. Swiss Business Hub Brazil: Brasilien Infrastrukturstrategie www.osec.ch/fr/filefield-private/files/44847/field_blog_public_files/11928 Ambassade de Suisse à Mexique: Le marché public des infrastructures au Mexique www.osec.ch/fr/filefield-private/files/44847/field_blog_public_files/11934 Embassy of Switzerland in Egypt: Egypt Infrastructure Sector www.osec.ch/fr/filefield-private/files/44847/field_blog_public_files/11932 Schweizerische Botschaft in der Türkei: Strategie im Infrastrukturbereich, bedeutende Infrastrukturvorhaben www.osec.ch/fr/filefield-private/files/44847/field_blog_public_files/11931 Schweizerische Botschaft in Russland: Infrastrukturstrategie der russischen Föderation www.osec.ch/fr/filefield-private/files/44847/field_blog_public_files/11933 Embassy of Switzerland in India: India Infrastructure Sector www.osec.ch/fr/filefield-private/files/44847/field_blog_public_files/11929
Osec
Corso Elvezia 16 Casella postale 5399 – CH-6901 Lugano Tel. +41 91 911 51 35/37 Fax +41 91 911 51 39 info.lugano@osec.ch www.osec.ch
Commercio estero di Monica Zurfluh, Responsabile Osec Ticino e Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti
Accordo di libero scambio AELS-Hong Kong: in vigore dal 1° ottobre 2012
Monica Zurfluh
Marco Passalia
L’Accordo di libero scambio (ALS) con Hong Kong è il quarto concluso dalla Svizzera con un partner asiatico dopo Singapore (siglato nel quadro dell’AELS, in vigore dal 1.1.2003), la Corea del Sud (nel quadro dell’AELS, in vigore dal 1.9.2006) e il Giappone (accordo bilaterale, in vigore dal 1.09.2009). Tra i contenuti dell’accordo segnaliamo in particolare il commercio di prodotti industriali (compreso il pesce e altri prodotti del mare) e di prodotti agricoli trasformati, lo scambio di servizi, gli investimenti, la protezione dei diritti di proprietà intellettuale nonché una serie di disposizioni sul commercio e l’ambiente. Nel contempo, gli Stati dell’AELS e Hong Kong hanno stipulato un accordo sul commercio e sugli standard del lavoro. Come per i precedenti accordi di libero scambio dell’AELS, il commercio di prodotti agricoli di base è disciplinato in accordi bilaterali paralleli, conclusi tra Hong Kong e ogni singolo Stato dell’AELS. Per quanto riguarda i prodotti industriali – che più interessano ai nostri lettori – questo accordo impegna Hong Kong a portare a zero i dazi doganali di tutte le importazioni di origine dei Paesi dell’AELS. La riduzione o l’abolizione dei dazi doganali rispecchia una tendenza già consolidata a Hong Kong che tuttavia viene confermata in un ALS che ha il pregio di rendere le relazioni commerciali più certe dal punto di vista giuridico. Anche le regole d’origine sono relativamente semplici visto che riprendono il modello europeo sebbene vi siano dei criteri di attribuzione dell’origine meno restrittivi. Hong Kong rappresenta il terzo partner commerciale della Svizzera nella regione, dopo la Cina e il Giappone: nel 2011 le esportazioni svizzere verso il Paese si sono attestate a quota 7,9 miliardi di franchi, contemplando soprattutto orologi (51%), pietre e metalli preziosi nonché gioielli (31%) e macchine (3.2%), mentre le importazioni sono ammontate a 1.8 miliardi di franchi, per lo più formate da piete preziose e gioielli (66%), orologi (20%) e macchine (4.7%). Inoltre, attualmente, sono 190 le aziende svizzere presenti sull’isola, mentre gli investimenti diretti svizzeri a fine 2010 ammontavano a 4,9 miliardi di franchi.
Dopo 155 anni di amministrazione britannica, il 1° luglio 1997 Hong Kong è tornata sotto la sovranità cinese come Regione Amministrativa Speciale di Hong Kong della Repubblica Popolare Cinese (questo il suo nome completo), applicando però il principio “un Paese, due sistemi” e mantenendo quindi un proprio Governo e la relativa autonomia amministrativa, un sistema giudiziario forte e completamente indipendente, una moneta propria e pienamente convertibile, un sistema fiscale e doganale proprio, ma soprattutto rimanendo un’economia di mercato basata sul libero scambio di beni e di servizi e con un alto livello di istruzione della sua forza lavoro. Non meno importante, l’inglese è rimasto ancora oggi la lingua ufficiale. La sua posizione strategica sia nei confronti della Cina, essendo integrata in una delle regioni a più rapida crescita produttiva del Paese di Mezzo, il Pearl River Delta (uno dei centri mondiali per la produzione e la fornitura di prodotti di consumo, dall’elettronica all’abbigliamento), sia nel cuore del Sud-Est asiatico hanno reso Hong Kong un centro mondiale per il commercio e la logistica, le transazioni finanziarie e i sistemi di comunicazione. Hong Kong – il cui nome tra l’altro significa “porto profumato” – vanta infatti una rete di infrastrutture tra le più efficienti al mondo: dal suo porto mercantile (il terzo in termini di traffico di container), al suo aeroporto (terzo aeroporto più trafficato al mondo in termini di passeggeri, primo per volume di cargo smistato e più volte premiato quale migliore struttura aeroportuale al mondo), fino alla sua rete di trasporti pubblici estremamente efficiente. I settori quali la sanità (inclusi medtech e biotech), l’educazione, l’ambiente (includendo le energie rinnovabili e le costruzioni sostenibili), le tecnologie dell’informazione e della comunicazione attirano l’interesse delle aziende locali ed estere. Infine, Hong Kong è anche sede delle principali manifestazioni fieristiche a livello internazionale. Il rapporto Doing Business 2012 della Banca mondiale classifica per il secondo anno consecutivo Hong Kong al secondo posto tra i Paesi più idonei allo svolgimento dell’attività imprenditoriale dopo Singapore e la Nuova Zelanda (la Svizzera si posiziona al 26° posto, perdendo 4 posizioni rispetto al 2011). Hong Kong riunisce pertanto tutte le caratteristiche per invogliare le aziende svizzere a prenderlo in considerazione come prossimo mercato di riferimento e ad utilizzarlo come piattaforma di lancio verso i mercati asiatici. Anticipando l’impulso che sarà dato agli scambi commerciali tra il nostro Paese e Hong Kong grazie al nuovo accordo di libero scambio, e quindi al bisogno crescente da parte delle PMI elvetiche di avere un appoggio in loco per lo sviluppo dei propri affari nella regione, Osec – l’ ente ufficiale svizzero di promozione del commercio estero – aprirà a breve uno Swiss Business Hub presso il Consolato generale di Svizzera ad Hong Kong. Un’ulteriore antenna a sostegno delle PMI esportatrici svizzere.
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Fiere internazionali
CIOSP São Paulo, 31 gennaio - 3 febbraio 2013
CIOSP è la più grande fiera dentaria in America Latina e il secondo evento del ramo a livello mondiale. Al salone sono esposti i principali prodotti del settore: abrasivi, anestetici, dentiere, sbiancanti, frese, cementi, poltrone dentistiche e accessori, compositi, hardware e software, corone e ponti, apparecchi per laboratori, dischi e frese diamantate, prodotti usa e getta, prodotti endodontici, materiali e accessori per otturazioni, strumenti generici e chirurgici, impianti dentali, materiale per calchi, manipoli per interventi e laboratori, strumenti e prodotti parodontali, apparecchi a ultrasuoni, macchine a raggi X. L’edizione 2012 di CIOSP ha contato 88’087 visitatori (dentisti, tecnici di laboratorio, igienisti dentali, personale assistente, distributori, fornitori specializzati e altri professionisti del settore) e 312 espositori su una superficie di 19’073 mq. Non perdete l’occasione di partecipare a quest’importante fiera settoriale! Unitevi al padiglione ufficiale svizzero che sarà allestito dallo Swiss Business Hub Brazil in collaborazione con SWISSCAM Swiss-Brazilian Chamber of Commerce. Informazioni sul salone: www.ciosp.com.br/ Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/44245?lforce=1
Hannover Messe – Industrial Supply Hannover, 8 – 12 aprile 2013
Hannover Messe è costituita da 11 saloni internazionali rilevanti, che presentano le tecnologie di domani e raggruppano gli ambiti di creazione di valore industriale in un solo luogo. Nata come la classica fiera settoriale, si è sviluppata in una piattaforma che presenta soluzioni complete, fino a diventare il maggiore evento tecnologico a livello mondiale. Vero tempio della sinergia tecnologica e industriale, ogni anno attira oltre 200’000 visitatori e 6’000 espositori provenienti da una sessantina di Paesi. Il paese partner per il 2013 è la Russia. Alla fiera sono presentati materiali, prodotti semilavorati, sistemi di approvvigionamento e assemblaggio, prodotti intermedi e completi nonché processi di fabbricazione ad ampio utilizzo industriale in diversi settori. Vi si possono commercializzare in modo mirato nuovi prodotti, esplorare rami alternativi in cui applicarli, scoprire le novità altrui, curare i contatti con i clienti esistenti e acquisirne nuovi. Lo SWISS Pavilion con il business center dell’Osec offre una visibilità alta grazie all’ubicazione privilegiata nella hall 4 e al marchio “Schweiz.”. Informazioni generali sulla fiera: www.hannovermesse.de Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/45001?lforce=1
I marchi privati svizzeri si presentano al mondo
PLMA – World of Private Label Amsterdam, 28 – 29 maggio 2013
Il PLMA, salone internazionale dei marchi privati, da 26 anni è l’appuntamento annuale imperdibile dei distributori e dei produttori, per ritrovarsi e scoprire nuovi prodotti, allacciare contatti preziosi e trarre ispirazioni dalle nuove tendenze del mercato. I prodotti esposti nel padiglione food comprendono generi alimentari freschi, surgelati, refrigerati e secchi, bevande alcoliche e analcoliche, dolci, alimenti per l’infanzia, grassi, oli, spezie, prodotti dietetici e bio. Nel padiglione non-food si trovano cosmetici, prodotti per la salute e la bellezza, articoli casalinghi e per la cucina, manutenzione dell’auto, giardinaggio e fai-da-te. La fiera attira pertanto i responsabili acquisti di supermercati, ipermercati, discount, grandi magazzini, drogherie, empori, grossisti, importatori ed esportatori. Inoltre, vi si svolgono un’esposizione dei nuovi prodotti, un supermercato delle idee e corsi che presentano le più recenti ricerche di mercato, le notizie e tendenze del settore. L’edizione 2012 ha contato 2’085 espositori (2011: 2’014) provenienti da 68 paesi, di cui 1’456 stand food (2011: 1’395) e 629 non-food (2011: 619). I visitatori erano 9’280 (2011: 9’216) giunti da 108 nazioni. La superficie espositiva ammontava a 34’083 mq (2011: 33’219 mq). Osec organizza il padiglione collettivo svizzero al salone PLMA in collaborazione con l’Ambasciata svizzera nei Paesi Bassi, la Federazione delle Industrie Alimentari Svizzere e l’Associazione svizzera dei cosmetici e dei detergenti (SKW). Informazioni generali sulla fiera: www.plmainternational.com Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/45055?lforce=1
Informazioni sugli “Swiss Pavilion”: WWW.OSEC.CH/FIERE
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Vita dei Soci
AMICONI CONSULTING SA: un partner competente e affidabile per i vostri Congressi, Meeting ed Eventi in Ticino, Svizzera e all’estero
Con la trasformazione in SA, Amiconi Consulting prosegue nel processo di consolidamento e di crescita che la vede primeggiare a livello regionale, nazionale e internazionale nell’organizzazione di Congressi, Meeting, Incentivi ed Eventi in genere. Recentemente la società basata nel centro di Lugano si è dotata di una nuova corporate identity, ideata dal designer svizzero di fama internazionale, Demian Conrad. Da anni Amiconi Consulting SA è membro di Svizzera Turismo e di Lugano Turismo e collabora con Ticino Turismo in particolare per progetti legati al segmento MICE (Meetings, Incentives, Congresses, Events). Ultimo in ordine di tempo, il progetto “Ticino Open Doors” che ha Il team di Amiconi Consulting SA permesso ad oltre sessanta operatori svizzeri qualificati di scoprire quanto di bello il nostro Una piattaforma di scambio che risponde a una necessità Cantone ha da offrire anche in questo ambito e segmento di mercato. Facile da usare e sicura. specifico che assume un’importanza sempre maggiore. In particolare per quanto riguarda i Congressi (soprattutUn team motivato e dinamico, condotto da Thomas Amito quelli medici sia nazionali che internazionali, ma non coni (che vanta quasi quindici anni di esperienza nel solo), settore con un grande potenziale ancora di crescita settore degli Eventi) si mette a vostra disposizione per e di sviluppo. qualsiasi tipo di necessità ed esigenza. Quale membro di Meetings Professionals International (MPI) inoltre la società di Lugano, beneficia della visibilità di un grande network internazionale che riunisce i migliori operatori mondiali. Amiconi Consulting SA ha anche ideato e sviluppato una piattaforma web che ha riscontrato un considerevole successo fra gli operatori del settore Congressuale internazionale. www.shareroomsonweb.com permette infatti a società farmaceutiche ed agenzie di ottimizzare perdite legate a contratti alberghieri in concomitanza a Congressi medici internazionali.
Per qualsiasi informazione, non esitate a contattare Amiconi Consulting SA che potrà darvi, senza impegno alcuno da parte vostra, consigli pratici che andranno considerati su tutti quegli aspetti che stanno dietro le quinte di un Evento senza sbavature. Amiconi Consulting SA Via al Forte 10, 6900 Lugano Tel. +41 91 921 38 12 Fax +41 91 921 38 13 Skype amiconi consulting info@amiconiconsulting.ch www.amiconiconsulting.ch
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
Archivstore: la soluzione definitiva per l’annosa problematica degli archivi delle PMI Mattia Fraschina
Grazie al management dei documenti, l’azienda di Cadempino si pone quale interlocutore privilegiato offrendo alle PMI ticinesi la soluzione ai problemi di archiviazione. Si crea più spazio in azienda, lo si può impiegare meglio, se si dovesse ricercare un documento lo si ritrova facilmente
Per ogni azienda la gestione dell’archivio è sempre problematica. La carta si accumula, ci sono documenti importanti, che vanno assolutamente conservati, benché magari mai consultati nel tempo. Atti, notifiche, verbali, statuti, ecc. ecc.. Alzi la mano chi non conserva nel proprio ufficio classatori, mappe o contenitori con fogli di carta di grande interesse per l’azienda… che stanno in bella mostra su uno scaffale o a riempirci gli armadi, prendendo polvere. Nell’ultimo anno avete consultato uno di questi documenti? Intanto le pile di carta da conservare cresce. La soluzione è stata quella di ammassare tutto alla “bell’e meglio” in cantina o in soffitta. E se poi, nell’unica rarissima (e sfortunata) volta in cui ci serve davvero uno di questi atti dobbiamo vedere i sorci verdi, mettendo tutto a soqquadro, rivoluzionando tutta la cantina per trovarlo… In Ticino opera dall’ottobre 2011 una società che si occupa di stoccaggio ed archiviazione di documenti. Niente polvere, nessuna ricerca vana, ma un moderno sistema di gestione dei documenti. Poiché questi “polverosi”
atti che riempiono i nostri spazi possono essere conservati con un sistema intelligente e con un ordine ragionato. E c’è chi ci può pensare al nostro posto. Archivstore Sagl, è una società svizzera facente parte del Gruppo Audemars Holding, creata per volontà del Dr. Flavio Audemars, Presidente del Consiglio di Amministrazione della R. Audemars SA, socio fondatore dell’Associazione Industrie Ticinesi – AITI; ed è gestita dal Signor Mattia Fraschina.
Grazie all’ubicazione strategica a Cadempino (vicino ai principali snodi autostradali) Archivstore può facilmente essere raggiunta. La sede della società si situa all’interno dello stabile Audermars, nel quale essa ha a disposizione un piano con grandi spazi destinati e debitamente attrezzati allo stoccaggio ed all’archiviazione dei documenti cartacei. Nata dall’esperienza maturata in ambiti simili, oggi Archivstore opera già con numerosissime aziende, assicurazioni, studi medici, studi d’avvocatura e notarili, ecc.. Il tutto con la privacy e la sicurezza necessarie. Archivstore è in grado di soddisfare ogni tipo di esigenza in materia di gestione di documenti e atti. L’azienda di Cadempino fornisce tutto il materiale necessario per procedere all’archiviazione ragionata ed ordinata, con una consulenza mirata. Grazie a delle scatole di cartone neutre studiate appositamente per diverse esigenze d’archiviazione (classatori, scatole d’archivio e boldini), la documentazione è protetta da polvere e raggi UV, preservandone l’integrità. Attraverso la consulenza personalizzata è possibile decidere cosa e come archiviare gli atti più sensibili e fondamentali per la vostra PMI, eventualmente anche con un sigillo di sicurezza per i casi più delicati (ad esempio dati sensibili riguardanti le persone – come le cartelle mediche – o documenti giudiziari). I consulenti Archivstore sono a disposizione per un supporto nella redazione dell’inventario. I contenitori sono bianchi ed anonimi, vengono contrassegnati solo con un codice a barre, che permette di gestirli, rintracciarli, monitorarli in ogni istante. Archivstore si è dotata di un moderno software di gestione che garantisce una privacy assoluta. Grazie al codice a barre ed al gestionale dedicato il cliente può supervisionare in ogni istante le proprie scatole-archivio. Gli archivi sono protetti con le più moderne tecnologie di sicurezza, sottostanno alle normative RaSi, con impianti antincendio, videosorveglianza e un servizio di custodia 24
h/24. Lo stoccaggio random garantisce l’assoluto anonimato della merce. Previo appuntamento è possibile recarsi a Cadempino per consultare i documenti desiderati, a disposizione dei clienti vi è un ufficio attrezzato di 15 mq., che consente privacy e discrezione per la consultazione, fotocopiatura e gestione del materiale in totale libertà. La possibilità di accedere ai documenti è data solo alle persone segnalate. La consegna a domicilio garantisce la consegna entro 24 ore dalla richiesta su tutto il territorio cantonale. Da menzionare anche il servizio di picchetto sempre attivo che per emergenze recapita gli atti ai clienti 365 giorni all’anno, 24 ore al giorno. I documenti che legalmente non necessitano più di essere conservati, grazie alla pianificazione scadenziaria elaborata da Archivstore, è anche possibile ottimizzare e gestire la distruzione dei documenti. Al fine di garantire una sicurezza tale dall’inizio dell’archiviazione alla fine, con l’eliminazione della documentazione, proteggendo i dati in modo assoluto, si propone la distruzione certificata. I documenti dapprima smistati, separando la carta dalla plastica e dal ferro, vengono collocati in appositi contenitori chiusi a chiave, e trasportati al centro di eliminazione con autoveicoli controllati tramite sistema satellitare. Tutta la fase di triturazione e macinatura è videosorvegliata e se richiesto può avvenire in presenza di un agente di sicurezza. Infine la carta viene completamente riciclata. Una società moderna ed innovativa che ha fatto della cura e della gestione degli archivi il proprio punto focale, con privacy e sicurezza a livelli eccelsi. Questa è Archivstore Sagl. Archivstore Sagl Via Ponteggia 2 6814 Cadempino Tel. +41 91 960 71 61 info@archivstore.ch www.archivstore.ch
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Vita dei Soci
astramedia: Il successo online per le PMI è garantito!
Maura Benazzo Lanfranconi
Fondata nel 2006, astramedia, gruppo svizzero con sede a Pfaffikon, è presente in tutti i Cantoni ed è oggi considerata una delle aziende europee di maggior successo operanti nel campo del marketing online
Successivamente alla sua costituzione, astramedia si specializza nella produzione e nella distribuzione di video aziendali oltre che nell’’ideazione e creazione di siti web. La seconda filiale viene inaugurata a Berlino nell’aprile 2009; nell’autunno dello stesso anno astramedia annovera i suoi primi 5’000 clienti. A dicembre 2009 astramedia lancia un nuovo prodotto: la clip con effetto motion graphics. Ad agosto 2010 esce la prima versione del pacchetto BASIC che si arricchisce di nuove componenti di analisi e servizi di consulenza con la versione 2.0 di BASIC, disponibile sul mercato dall’inizio di aprile 2012. astramedia fornisce ai propri clienti consulenza per campagne online, produce siti web professionali, ottimizza le registrazioni sulle piattaforme settoriali, crea profili aziendali sui social network, realizza filmati aziendali e clip fotografiche d’effetto, e lo ha già fatto per oltre 10’000 volte.
Abbiamo chiesto a Maura Benazzo Lanfranconi, Responsabile Agenzia della Svizzera italiana e Senior Consultant di astramedia, di parlarci dell’attività in Canton Ticino.
“Le piccole e medie imprese ma anche i professionisti e gli artigiani indipendenti” – ci spiega Maura Benazzo Lanfranconi – “sempre di più oggi si rendono conto dell’importanza acquisita da Internet negli ultimi anni. Oggi, il mercato è molto più complesso di un tempo e la concorrenza è molto agguerrita. Stiamo vivendo a livello locale ed europeo un momento sicuramente delicato dal punto di vista dell’economia ed è necessario dunque, ancora più di prima, essere in contatto diretto con il mercato e la clientela in tempo reale, saper differenziarsi, cogliere o cercare nuove opportunità. Anche chi ritiene di non avere problemi, deve mantenere il successo raggiunto dopo tanti anni di fatiche, sia in termini di fiducia della clientela, sia in termini di produttività. Infine il crescente utilizzo dei telefonini intelligenti, i così detti Smartphone o dei computer palmari tipo iPad, che ormai vediamo
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quotidianamente «in mano» ad utenti di tutte le fasce di età ed estrazione sociale, acuiscono l’importanza per le aziende di essere presenti online in modo corretto e professionale. Presi dalle loro attività quotidiane, i respon-
astradesk®: strumento di analisi e monitoraggio Un’interfaccia utente intuitiva, offre una visione d’insieme di tutti gli strumenti di marketing offerti da astramedia, permettendo di misurare e analizzare il traffico sul proprio sito web grazie allo strumento analitico integrato astratracker®. È inoltre possibile attivare con un solo clic diversi upgrade o strumenti aggiuntivi. In caso di domande od osservazioni, nei giorni feriali durante i normali orari di apertura è disponibile una hotline di assistenza al costo di una chiamata locale.
sabili delle PMI, non hanno però il tempo di analizzare la questione e soprattutto, spesso, non hanno conoscenze tecniche né di marketing, utili a realizzare od implementare le loro attività in Internet. Inoltre la grande offerta attualmente disponibile in termini di società di servizi che si propongono di realizzare qualcosa in Internet, destabilizza e confonde i titolari delle aziende”. “Il nostro approccio alla clientela è interessante” – continua Maura Benazzo Lanfranconi –.“Prima di tutto siamo un’azienda neutrale, il nostro scopo è quello di far in modo che la nostra clientela utilizzi al meglio le opportunità offerte dal web. Prima di presentare le nostre soluzioni facciamo un’analisi delle reali esigenze del cliente e dei suoi obbiettivi aziendali. Ci poniamo in modo semplice e non tecnico. Analizziamo quanto già esistente online circa l’attività del cliente e solo a questo punto proponiamo le migliori soluzioni per lui. Spesso cerchiamo di valorizzare ciò che già c’è, rendendolo più visibile alla clientela acquisita e potenziale. I nostri prodotti possono essere combinati in maniera modulare – dalla registrazione delle coordinate aziendali sui principali elenchi e portali online, alla realizzazione di un mini sito web per annunciare un prodotto o una manifestazione, allo studio di una presenza multimediale con audiovisivi, fino all’utilizzo dei social media, come Facebook o Google+. Produciamo inoltre siti web completi a seconda delle esigenze e ci occupiamo di search marketing (SEM) e di campagne Adwords”. “Una delle cose più importante nel settore dell’online marketing per le PMI” – conclude Maura Benazzo Lanfranconi – “è la continua attenzione ai mutamenti del mercato dei clienti rapportata all’evoluzione delle tecnologie e delle relative applicazioni. astramedia, per quanto mutino le esigenze e i bisogni in virtù della crescita o cambiamento di rotta dell’impresa, ha sempre la possibilità di offrire dei pacchetti realizzati su misura per ogni azienda, pacchetti che vengono incessantemente ottimizzati grazie alla continua ricerca del nostro reparto di produzione, che utilizza le più recenti tecnologie informatiche e le applicazioni del web 2.0”. Una novità molto apprezzata dalla clientela è il nuovo strumeno astradesk® che permette in modo semplice ed intuitivo di analizzare e monitorare in modo costante la provenienza delle visite degli utenti sul proprio sito web, oltre al tempo di permanenza. Ciò al fine di gestire al meglio i propri investimenti online.
Il cliente non viene comunque lasciato solo, il consulente astramedia resta a disposizione per consigliarlo e valutare insieme a lui che tipo di strategie sviluppare. astramedia (schweiz) ag Churerstrasse 158 8808 Pfäffikon /SZ www.astramedia.com Per contatti nel Cantone Ticino: Maura Benazzo Lanfranconi Responsabile Agenzia Cantone Ticino Cell. +41 79 256 85 14, maura.benazzo@astramedia.com
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Vita dei Soci
Edilespo 2012, il salone delle tecniche e delle soluzioni per l’edilizia Progettate, costruite o ristrutturate casa? Allora non potete certo mancare all’appuntamento con la mostra biennale cantonale Edilespo, a Lugano La rassegna si rivolge ai progettisti, impresari, aziende d’impianti, istituzioni pubbliche e ai privati che possono trovare e testare prodotti edili e soluzioni innovative per il risparmio energetico. Gli espositori sono per lo più ditte ticinesi, non mancano però aziende che operano a livello nazionale. Quest’anno un evento particolare accompagnerà la mostra, i Campionati svizzeri della tecnica della costruzione (settore impiantistica) organizzati da suissetec con il sostegno di sponsor e dell’Ufficio federale per la formazione professionale. Macchinari edili, impianti e attrezzature per la cantieristica e l’ingegneria civile, strumenti di misura, utensili, sicurezza sul cantiere, noleggio, sistemi di facciata, serramenti, rivestimenti e finiture esterni, protezioni solari, automazioni, vetro, coperture, arredo bagni e cucine, decorazione interni, pavimentazioni, scale, impiantistica... questo è solo una parte dei prodotti che potrete trovare, vedere e toccare con mano.
Un salone dell’edilizia concepito come piattaforma base per consentire alle oltre 100 aziende partecipanti di dimostrare la qualità dei loro prodotti e ai fruitori di cercare il miglior rapporto qualità/prezzo. Lo scopo di Edilespo è rendere conoscibili le innovazioni tecnologiche, scientifiche, architettoniche connesse al mondo dell’edilizia, settore in continua crescita ed evoluzione in vista di una sempre crescente sicurezza e compatibilità ambientale che tengano conto dello sviluppo sostenibile.
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Fabio Sacchi, Responsabile marketing di Edilespo e Plinio Verzeri, Co-fondatore della rassegna
La politica cantonale è molto chiara, e definisce le condizioni quadro atte a favorire l’utilizzo razionale e parsimonioso dell’energia e l’impegno delle energie rinnovabili nell’edilizia, è il RUEn (Regolamento sull’utilizzo dell’energia) entrato in vigore in gennaio 2009, che impone dei requisiti progettuali vincolanti per l’ottenimento della licenza edilizia. Per poter usufruire dei sussidi economici attualmente a disposizione, avete la possibilità di informarvi presso lo stand del Dipartimento del territorio che si presenta con il motto “Risanare conviene”. I team di specialisti del DT, quelli di SUPSI, Federlegno Ticino, Minergie e di SvizzeraEnergia sono a disposizione per rispondere alle vostre domande. Anche questa edizione è patrocinata dalla Società Svizzera Impresari Costruttori Ticinesi e dal Dipartimento del territorio con il Programma edifici, promosso da Confederazione e Cantone per sostenere finanziariamente i proprietari che risanano un immobile in modo efficiente, con strumenti atti all’uso delle rinnovabili e alla riduzione di consumi e immissioni di CO2. Non ci resta che invitarvi a presenziare per farvi scoprire le ultime novità nel campo della costruzione. www.edilespo.ch Arrivederci a Edilespo e buona visita.
Vita dei Soci di Lorenza Bernasconi, Marketing Manager di Gruppo Sicurezza
CASTLE E SICUREZZA TRA LE RIGHE
Lorenza Bernasconi
Riassunto della puntata precedente: Mr. Pill si incontra con l’antropologo di fama internazionale Lewis, il quale lo rende sensibile agli studi da lui effettuati nel Continente Africano descrivendo casi analoghi a quello vissuto dal nostro protagonista. Mr. Pill decide di rendere visita ad una persona a lui ancora non nota, ma responsabile del suo licenziamento
Come ritrovare l’indirizzo, il nome della persona che non ricordo più di aver incontrato? Non avendo più accesso alla reportistica dei sistemi di localizzazione satellitare, da che parte inizio le mie ricerche? – Rimugina sulla sedia. Si ricorda che la statua africana giace ancora nella scatola destinata alla consegna con la pubblicità del corriere espresso. Contatta la società richiedendo il nome del collaboratore che ha consegnato in data 13 dicembre la statua presso lo stabilimento farmaceutico. Dopo una breve attesa, l’addetta al Call Center comunica il nome di Mr. Postman. Trova il suo indirizzo tramite internet e – fermato un taxi – si reca all’indirizzo. A destinazione, un’ondata di paura e d’insicurezza lo travolge. Legge il nome sul citofono, preme il pulsante. Quasi simultaneamente la porta si apre ed una voce dal timbro metallico indica di salire al 16 piano, appartamento D. Mentre l’ascensore lo porta al piano, si interroga sugli eventi e su come gestire al meglio il suo incontro. Metterà in atto le tecniche di PNL per cercare di far parlare il più possibile il suo interlocutore. Nel mentre, la porta si apre e si trova un uomo di colore di una cinquantina di anni. “Buongiorno, la aspettavo già da qualche ora”. Decisamente impreparato, accetta l’invito dello sconosciuto. Il suo sguardo vaga nell’appartamento e la sua attenzione si ferma su nove schermi che proiettano delle immagini video in costante mutazione. Si avvicina ad essi e nota alcune immagini relative il suo ufficio e le entrate principali dello stabile. Alla sua scrivania si trova oramai una persona sconosciuta. Voltandosi, constata atterrito che Mr. Postman impugna una pistola nella sua direzione. Alza le mani in segno di resa ed il suo aggressore gli intima di sedersi sulla poltrona a ridosso degli schermi. “Da come puoi vedere, sono riuscito ad entrare nel tuo sistema di videosorveglianza per osservarti. Inoltre, tramite il decriptaggio dei tuoi dati di localizzazione personale, ero a conoscenza di tutti gli spostamenti in tempo reale”. “Ma perché?” replica Mr. Pill. “Non ti sei mai posto la domanda del perché sei diventato un filantropo? E perché del continente africano? Ora è giunto il momento di rispondere alle tue domande.” Postman cominciò a narrare di quando, finito il liceo, vinse una borsa di studio rilasciata da una fondazione per ultimare gli studi di chimica in America. All’ottenimento della laurea, venne assunto quale stagista presso un laboratorio farmaceutico e iniziò, con grande impegno, ad essere riconosciuto, scoprendo una formula per la diagnosi delle patologie criminose. Quando il laboratorio per il quale lavorava realizzò l’importanza di tale scoperta, lo allontanò per essere in grado di gestire in modo autonomo tale formula. Subì delle forti pressioni e ritornò al suo Paese sotto minaccia di non rientrare negli Stati Uniti, altrimenti forze oscure si sarebbero scatenate su di lui e la sua famiglia. Postman non si perse d’animo e in Gabon diede origine ad una fondazione per l’aiuto alla formazione coinvolgendo personalità europee ed americane. Ignaro delle cause, Mr. Pill aderì al suo progetto, portando un concreto e sostanziale aiuto. Postman rientrò negli Stati Uniti con l’aereo privato della farmaceutica di Mr. Pill e, grazie all’ospitalità di amici, visse clandestinamente. Da oltre 5 anni stava attuando la sua vendetta, ovverossia, distruggere le carriere professionali delle personalità più influenti del settore in America. Iniziò a monitorare – implementando varie tecnologie – le attività delle sue vittime, ottenendo dei buoni risultati. Difatti, era già riuscito a annientare 8 carriere di importanti personalità nel mondo della farmaceutica.
Come? Implementando delle pratiche ancestrali tramandate nella tradizione orale dei popoli africani ed applicandola con le tecnologie moderne di controllo, inviando messaggi subliminali tra i sistemi di controllo e le e-mail. Difatti, fu pure lui una vittima quando, nel pomeriggio del 13 dicembre, ricevette la statua africana, la quale, estraendola dall’imballaggio, emanò una polverina chimica che assorbita dalle mani, contagiò le vie cognitive, annebbiando la razionalità e facendo compiere delle azioni dettate unicamente da “voci interne”. Voci che non erano altro che frequenze trasmesse dai sistemi di videosorveglianza con indicazioni altamente persuasive, quali l’obbligo di prelevare la formula, di piegarla come un coriandolo, di inserirla nel taschino della giacca e di consegnarla a Postman. Stessa dinamica applicata con le sue precedenti vittime. All’ottenimento delle formule, Postman le vendeva ad un prezzo decisamente competitivo, consentendo alla fondazione di selezionare – tra i più meritevoli studenti – dei soggiorni di studio all’estero. Era la rivalsa di una vita di frustrazioni che, grazie all’astuzia di una persona, era riuscito a diventare attore e a trasformare la situazione in un progetto costruttivo ed utile. Una vendetta contro la superbia e la superiorità della Nazione più civilizzata e rispettosa dei diritti umani. Impaurito e terribilmente preoccupato, chiese al suo carceriere l’evolversi della situazione già decisamente disastrata; difatti, in meno di 48 ore, da affermato industriale della farmaceutica, si è ritrovato senza un lavoro con l’accusa di aver sottratto e consegnato una formula ad un clandestino di origine africana con una pistola contro di lui. Dopo essersi procurato 3 pizzicotti all’avambraccio per sperare di risvegliarsi da un incubo, gli chiese cosa avesse intenzione di fare. Rassicurandolo confermò che non aveva intenzione di ucciderlo o quantomeno se fosse disposto a rispettare alcuni punti che avrebbe intenzione di illustrargli:non avendo alternative, si accinse ad ascoltarlo. “Necessitiamo di risorse formate alla gestione delle nostre università in Gabon per raggiungere livelli di eccellenza e di autonomia intellettuale e commerciale. Dato che ora ti troverai in una situazione decisamente difficile nei confronti del tuo precedente datore di lavoro, sono disposto a trattare la tua libertà e in cambio ti dedicherai allo sviluppo dell’industria farmaceutica direttamente in loco. Ne abbiamo veramente bisogno e stiamo formando quelle che saranno le risorse di domani. Ti offriamo collaborazione diretta con le università ora gestite in parte da personalità dell’industria farmaceutica occidentale che hanno accettato il deal prima di te. Dopo 5 anni di attività sul terreno, ti potrai considerare libero nei nostri confronti e riprendere la tua vita di sempre con la garanzia che la tua società potrà riassumerti. “E fu così che Mr. Pill ebbe la volontà di cambiare l’approccio della sua vita avvicinandosi ad un senso pragmatico ed equo della ripartizione delle ricchezze, abbassando lo sguardo in direzione del cuore.” E la profezia si avverò. Partì il mese successivo per il Gabon e, dopo 8 anni di lavoro intenso, fondò nuovi laboratori di ricerche con le facoltà di medicina, incrementando la produzione di farmaci destinati principalmente al mercato locale. Non fece più ritorno. Grazie agli episodi riportati da Ticino Business, il Detective Beckett e Castle riuscirono a scoprire il dilemma e decisero di … archiviare il caso.
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
Specialisti in Corporate Finance. Una risorsa per lo sviluppo delle vostre aziende e progetti Federico e Carole Foscale
Consulenze in ambito di Corporate Finance per lo sviluppo delle vostre aziende e progetti. Tutto questo, è possibile grazie alla professionalità e competenza del Gruppo Lombard Network, Gruppo fondato da Federico e Carole Foscale che opera dal 2006 a favore di start-up, PMI e grandi imprese
Il Gruppo Lombard Network, nasce nel 2006 da un idea imprenditoriale in ambito di Corporate Finance di Federico e Carole Foscale rispettivamente CEO ed Executive Vice President. LN Consulting è la società capo gruppo la quale ha un ufficio a LuganoBreganzona, Rep-Office a Londra e una succursale a Milano denominata Lombard Finance. Un’attività di nicchia per il mercato ticinese, in quanto sulla piazza finanziaria luganese le realtà operanti nel campo di Lombard Network sono davvero poche, per non dire nulle. Il Gruppo opera nell’ambito della consulenza finanziaria (ordinaria e straordinaria) rivolta prevalentemente a PMI, che hanno un fatturato tra i 5 ed i 100 milioni di Euro, e si occupa di valutazioni aziendali, Debt Advisory, M&A-Equity Advisory, IPO Advisory. In casi speciali, valutando le possibilità di sviluppo di specifici progetti di business, è anche attiva nella consulenza a start-up, nonché di supporto a grandi imprese su specifici deal. Approfondiamo brevemente quali sono gli ambiti di intervento nei quali si concentra l’attività di Lombard Network. Consulenza strategica Qualunque sia l’idea del cliente (un’espansione, l’introduzione di un nuovo prodotto, una quotazione in borsa, ecc.) è sempre utile un’approfondita analisi della propria situazione aziendale per capire da dove partire (oltre che dove si voglia arrivare). Nell’ambito di un esame dei piani aziendali è di primaria importanza anche la sezione patrimoniale. Nella consulenza strategica rientrano tutte le attività relative all’analisi del fabbisogno finanziario di un’impresa: dal punto di vista operativo, d’investimento e finanziario per l’appunto. Ogni caso e ogni realtà vanno valutate singolarmente, ci sono sempre diverse variabili in gioco (la storia dell’azienda,
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la sua capitalizzazione, i suoi prodotti, ecc.). È per questo motivo che Lombard Network si avvale di un team di specialisti interni che analizzano e dialogano costantemente con l’azienda: un rapporto trasparente è la miglior base sulla quale costruire il successo del cliente. Una consulenza che si basa principalmente nella definizione di una strategia operativa per risolvere il fabbisogno finanziario. Lombard Network, quale gruppo indipendente, ha il vantaggio di assistere il cliente nel trovare la migliore soluzione per la sua necessità. Valutazioni aziendali È un processo molto delicato che si finalizza con la stima del valore di mercato dell’azienda. Lombard Network conduce quest’operazione attraverso diversi metodi ed è la base dalla quale partire per le diverse attività, fusione, incorporazioni, aumenti di capitale, vendita di quote/azioni/rami d’azienda. Debt Advisory Si tratta di una consulenza finalizzata all’analisi del fabbisogno finanziario in relazione al reperimento dei capitali necessari alla propria copertura verso i canali di debito. In altre parole risponde alla domanda: quale è il più corretto livello di indebitamento dell’impresa? Rispondendo al quesito, si cerca di trovare un equilibrio tra i capitali: quello proprio dell’azienda e quello di terzi. Ciò viene fatto attraverso un’analisi ponderata volta all’individuazione delle forme più idonee di finanziamento. Una volta stabilita la linea guida operativa per il fine desiderato, Lombard Network si premura anche di assistere il cliente nella fase di presentazione della richiesta e della relazione con l’istituto di credito/ finanziario fornendo periodicamente per tramite dell’impresa, dati patrimoniali, economici, finanziari (quarterly report) .
M&A – Equity Advisory Nell’ambito di fusioni, incorporazioni, aumenti di capitale, vendita di quote/azioni/rami d’azienda, Lombard Network può vantare una lunga esperienza in tutta la gestione delle diverse operazioni. Proprio perché si tratta solitamente di operazioni delicate che coinvolgono persone e realtà differenti, con un cambiamento che nella vita aziendale e professionale è importante, il Gruppo fondato da Federico e Carole Foscale si adopera per un supporto fattivo ai propri clienti. Attraverso il reperimento delle risorse finanziarie sottoforma di equity per lo sviluppo del piano industriale dell’azienda, e grazie alla progettazione e gestione di operazioni di finanza straordinaria fusioni, incorporazioni, aumenti di capitale, vendita di quote/azioni/ rami d’azienda. Le fasi cruciali in questi casi sono molteplici, ma Lombard Network dispone di un qualificato team di analisti e di un legal interno che assiste il cliente nelle tappe del progetto in atto. I potenziali investitori possono essere partner strategici (industriali) o finanziari (fondi di private equity, venture capital, business angel, family office). IPO (Initial Pubblic Offeirng) Advisory Quando una società decide di quotarsi in borsa, su un mercato regolamentato, l’IPO prevede l’offerta dei titoli della società al pubblico. Il tipo di assistenza fornita al cliente con questa consulenza è completo dalla A alla Z, in quanto si prefigge di valutare la strategia migliore per la società quotanda (studio di fattibilità), il coordinamento tra intermediari e professionisti che affiancano la società, la decisione del prezzo dell’offerta, il collocamento dei titoli e la quotazione in borsa (con il supporto di uno Specialist esterno). La quotazione in borsa è possibile anche per le piccole aziende – con oltre 5 milioni di fatturato – e può
essere fatta in borse dedicate. È il caso della Berne Exchange o dell’AIM, un segmento della Borsa di Milano, di cui LN Consulting Sagl è Partner, e Londra. Per il futuro della vostra società, affidatevi a mani esperte. Qualunque siano i piani di espansione o le idee che avete in testa. Il Gruppo Lombard Network attende volentieri un vostro cenno per discuterne con voi! LN Consulting Sagl Via Lucino 3 6932 Breganzona Tel. +41 91 220 70 00 Fax +41 91 980 39 25 info@lombardnetwork.com www.lombardnetwork.com London Rep-Office 1 Northumberland Avenue Trafalgar Square UK-WC2N 5BW London Ph. +44 207 872 54 04 Fax +44 207 872 56 11 Lombard Finance Srl P.le Biancamano 8 20121 Milano (Italia) Tel. +39 02 620 32 066 Fax +39 02 620 34 000
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Vita dei Soci
Anche il Ticino si distingue per i migliori meccatronici ai Campionati svizzeri delle Professioni L’attuale campione mondiale dei meccatronici appartiene al settore automobilistico svizzero. Alla fine di agosto a Langenthal, 25 giovani professionisti si sono candidati ad un casting per difendere quel titolo, e 12 di loro hanno superato il primo ostacolo e si sono così qualificati per i Campionati Svizzeri. Il migliore tra questi rappresenterà poi la Svizzera ai Campionati Mondiali delle Professioni I professionisti del settore dell’automobile si trovano ad affrontare compiti sempre più complessi nella manutenzione dei veicoli e nella consulenza alla clientela. Per questo motivo, nel corso del casting per i Campionati Svizzeri dei meccatronici d’automobili, la giuria ha valutato anche le qualità personali e umane dei 25 canditati, oltre alle loro competenze tecnico-professionali. I meccatronici d‘automobili (definiti in passato meccanici d’automobili) hanno dovuto risolvere compiti difficili lungo un percorso di cinque postazioni presso una ditta specializzata di Langenthal. Questo evento è stato organizzato dall’UPSA, Unione professionale svizzera dell’automobile. 12 dei 25 partecipanti al casting si sono aggiudicati il lasciapassare per i Campionati Svizzeri. Il Presidente centrale dell’UPSA, Urs Wernli, ha dichiarato che tutti i partecipanti hanno dimostrato che nei garage svizzeri viene svolto un ottimo lavoro. «Nuove leve ottimamente formate e fortemente motivate formano il futuro del settore dell’automobile svizzero.» I dodici candidati ai Campionati svizzeri degli auto meccanici
Per il Ticino si è trattato anche di un brillante modo per distinguersi: dei 25 giovani 3 provenivano dal Sud delle Alpi (Stefano Gnesa di Brione Verzasca, Mattia Vassalli di Riva San Vitale e Alessandro Vassalli di Novazzano), e nella rosa dei 12 finalisti, è entrato il Signor Stefano Gnesa.
Difendere il titolo di Campione del mondo
I Campionati Svizzeri dei meccatronici d’automobili si svolgeranno dal 22 al 24 novembre 2012 a Ginevra, in occasione dell’esposizione dei mestieri «Cité des métiers». In seguito, il campione svizzero e il secondo classificato si cimenteranno nella competizione «Coppa delle 6 Nazioni» (6 Countries Cup) che si terrà a dicembre 2012 in Germania, e alla quale parteciperanno candidati provenienti dalla Germania, dal Lussemburgo, dall’Austria, dal Liechtenstein e dall’Alto Adige (Südtirol). Lo svizzero più alto nella classifica della Coppa delle 6 nazioni parteciperà al WorldSkills Competitions (Campionati mondiali delle professioni) che si svolgeranno a Lipsia nel luglio del 2013, per difendere la medaglia d’oro che Flavio Helfenstein da Hildisrieden ha vinto a Londra nel 2011. Per maggiori informazioni sulle diverse possibilità di apprendistato e formazione nel ramo automobilistico in Ticino, come pure per altre tematiche, potete contattare UPSA Sezione Ticino: UPSA Sezione Ticino Corso Elvezia 16 - 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 14 Fax +41 91 911 51 12 info@upsa-ti.ch 48 Ticino Business
Via Cantonale, 31 - MELIDE Tel.: +41 91 649 60 20 Fax: +41 91 649 60 21 www.exemconsulting.ch
info@exemconsulting.ch
CONSULENZA AZIENDALE PER LE CERTIFICAZIONI DI QUALITA’ ISO 9001- ISO 14001 CREAZIONE SISTEMA QUALITÀ GESTIONE IN OUTSOURCING DEL SERVIZIO QUALITÀ FORMAZIONE PER PERSONALE- GESTIONE BSC RISK MANAGEMENT ACCREDITAMENTI SETTORIALI SANITARI: FACT NETCORD – JACIE - EFI - ISO 15189
Vita dei Soci
50° Studio Fiam S.A. Studio Fiam S.A.
Gestioni e consulenze aziendali Contabilità, revisioni, fiscalità www.studiofiam.ch
Member Firm of DFK International A worldwide association of independent accounting firms and business advisers
Da 50 anni siamo al servizio d’imprenditori e di piccole e medie aziende in Ticino, in Svizzera e nel mondo. Affianchiamo i nostri clienti nello start up, nella gestione corrente e nella successione aziendale; collaboriamo con loro nelle attività di supporto con servizi in outsourcing. Quali membri indipendenti di DFK International, una delle principali associazioni internazionali di società indipendenti di revisione e di consulenza contabile, fiscale, amministrativa e societaria, presente in più di 90 Paesi, assistiamo i nostri clienti nel processo d’internazionalizzazione della loro impresa.
Sistema contabile online per stazioni di servizio con shop Per la Svizzera, in collaborazione con CV Retail Limited/Chantrey Vellacott DFK, London
Offriamo alla nostra clientela consulenza e servizi nei seguenti ambiti: • costituzione di società, business start up, successione aziendale; •d iritto fiscale e societario, diritto commerciale, contrattualistica; • dichiarazioni e pratiche fiscali, IVA; • gestione salari e pratiche del personale; • g estione corrente della contabilità, reporting, conti di gruppo; • g estioni contabili online (“Counterbooks”) per il settore della distribuzione, in particolare per le stazioni di servizio con shop;
Per un contatto diretto: Studio Fiam SA Piazza C.Bernasconi 5 6830 Chiasso Tel. +41 91 695 10 70 pdermitzel@studiofiam.ch elenadermitzel@studiofiam.ch www.studiofiam.ch
• r evisione contabile e servizi di attestazione: lo Studio Fiam SA è revisore abilitato ASR; la nostra società DFK (Switzerland) SA, membro indipendente di DFK International, è perito revisore abilitato ASR.
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Pubbliredazionale
Apriti i-Sesamo Semplice, intuitiva e con potenzialità ancora tutte da scoprire: è la tecnologia dei QR Code che, abbinata agli smartphone di ultima generazione, apre porte inaspettate alla comunicazione
Una pagina bianca con al centro questa strana immagine! Su web poi l’articolo da leggere e consultare. Sarebbe stata un’ottima dimostrazione di come utilizzare i QR CODE. Vi sarà infatti senz’altro capitato di vedere queste figure stampate su riviste, quotidiani o sulle confezioni di alcuni prodotti. Si tratta di una tecnologia relativamente nuova (quantomeno in Europa!) che permette di collegarsi direttamente con il proprio cellulare ad un contenuto multimediale in modo rapido e veloce. Queste figure si chiamano QR Code o codici bidimensionali e il loro utilizzo è veramente semplice e accattivante: basta scaricare gratuitamente un software sul cellulare (alcuni ce l’hanno già installato!), inquadrare il codice di qualunque dimensione e su qualunque supporto esso sia e si avrà accesso a video, foto, audio e ogni altro servizio che consultiamo normalmente via web. Tutto questo senza doverci fermare a digitare complicati URL e indirizzi o fare ricerche su motori e portali. Vista la possibilità di contenere molte più informazioni, i QR Code hanno dapprima semplicemente sostituito i vecchi codici a barre con un deciso vantaggio per gli scopi industriali e logistici per cui sono nati: in spazi anche millimetrici potevano essere inserite tutte le informazioni relative al prodotto ottimizzando la gestione delle merci a magazzino. Un altro utilizzo che si è diffuso velocemente è quello di inserire il QR Code nelle istruzioni di montaggio dei prodotti. Basta avere un telefonino a portata di mano e potrete “vedere” e “ascoltare” le istruzioni oltre a leggerle.
Inoltre se il codice viene stampato direttamente sul prodotto, non si corre nemmeno il rischio di perderle, ma sono a disposizione del cliente in qualunque momento, anche dopo mesi dall’acquisto. Ultimo, ma non per questo meno interessante e capace di grandi sviluppi, è l’uso del QR Code nel settore del marketing e della comunicazione. Se in Giappone ormai più del 50% degli utenti utilizza abitualmente questa tecnologia per accedere rapidamente a informazioni, servizi e contenuti multimediali dal telefonino, anche in Svizzera e più in generale in Europa l’uso dei QR Code sta prendendo piede. Molte aziende, sia pubbliche sia private, stanno scoprendo che utilizzare strumenti di comunicazione innovativi per azioni informative o di marketing può essere infatti un valido aiuto per competere e differenziarsi sul mercato. I QR Code in questo senso sono un ottimo strumento perché, attraverso una tecnologia alla portata di tutti e ampiamente diffusa
CURIOSITÀ Benvenuti a Wiki-Town Nel 2005, negli USA è nato il progetto Semapedia che permette di collegare, tramite codice QR, i luoghi fisici alle relative descrizioni su Wikipedia. Da questo progetto prende spunto Monmouth, villaggio scozzese con meno di 9’000 abitanti, diventato la prima Wikipedia town del mondo. Quasi ogni cosa, dagli alberi agli edifici, è stata identificata con un QR code che inquadrato con smartphone rimanda alla relativa pagina della ormai famosa enciclopedia web. Addio a guide turistiche e ciceroni? Magari ancora no, ma senza dubbio un ottimo esempio di come la tecnologia possa aprire molte porte ed essere a misura d’uomo.
della comunicazione e se ben integrate e sfruttate possono dar vita a messaggi innovativi e d’effetto. C’è veramente un mondo da scoprire dietro quel piccolo quadratino a due colori! Hooray Group SA Via al Mulino 22, CP 566 6814 Cadempino Tel. +41 91 966 80 50 Fax +41 91 961 21 20 www.hooraygroup.ch
Made in Japan come quella dei telefonini, permettono di trasmettere all’utente informazioni in modo preciso e diretto. Le potenzialità del “Mobile Advertising” sono moltissime e in alcuni settori ancora inesplorate. Immaginate di poter assistere dal vostro telefono a una sfilata inquadrando semplicemente il codice di una griffe stampato sulla vetrina di una boutique, ascoltare la descrizione di un’opera d’arte all’interno di un museo, scaricare gli orari dei treni direttamente dal biglietto che abbiamo in mano o una ricetta dalla scatola di spaghetti che abbiamo appena comprato! Ma le “magie” non sono finite. Il telefonino che abbiamo in tasca conosce per esempio la nostra posizione geografica, più o meno precisa. Pensate alla forza ed efficacia di comunicazione di un brand che utilizza un QR Code in grado di indirizzarci al più vicino punto vendita o al più vicino ristorante rispetto alla posizione esatta in cui siamo. Per ora alcuni magazine stanno sviluppando progetti sempre più completi, integrando la classica rivista con articoli e inserzioni cartacee a filmati e contenuti multimediali veicolati tramite QR Code. Ma queste soluzioni e sinergie possono essere trasportate in altri campi e settori lugicons pub_Layout 1 14.03.12 16.48 Pagina 1
Il codice QR è un’invenzione giapponese: un’idea geniale per far stare tante informazioni in uno spazio piccolissimo (un’idea così poteva essere solo giapponese!!) Il primo QR fu sviluppato nel 1994 per scopi industriali e logistici. Alcuni anni dopo la principale compagnia telefonica mobile nipponica ha lanciato i-mode, cioè la possibilità di navigare e utilizzare Internet da cellulare. In questo campo divenne presto chiara l’utilità dei codici QR. In Europa e Stati Uniti la diffusione dei codici QR è stata lenta, ma dalla fine degli anni 2000 si è andata via via espandendo grazie alla massiccia diffusione degli smartphone.
Link utili Per scaricare il software direttamente sul telefonino: www.reader.kaywa.com www.i-nigma.mobi www.upcode.mobi
Vicolo Concordia 1 6932 Lugano-Breganzona T +41 (0)91 210 48 58 F +41 (0)91 210 48 56 www.lugicons.ch info@lugicons.ch
Vita dei Soci di Lisa Pantini
Banca Migros: perché diversa Una banca che si pone al fianco delle PMI per supportarle, cercare soluzioni interessanti, offrire una consulenza mirata e professionale volta alla crescita dell’azienda. Una banca dal volto umano. Scopriamo insieme quali sono i servizi principali dedicati alla clientela aziendale
Competenza, professionalità, serietà, ma anche un istituto bancario dal volto umano, che affianca i propri clienti per trovare soluzioni adeguate nell’interesse dell’azienda, che dialoga con la clientela. Una banca che reagisce alle sollecitazioni del cliente con rapidità, dove la burocrazia è ridotta al minimo per evitare dispendio di energie inutili. Prodotti e servizi interessanti, concepiti sulle reali esigenze e necessità delle PMI del giorno d’oggi. Questo è, in estrema sintesi, una descrizione della flessibilità e dell’affidabilità della Banca Migros. Fondata nel 1958 da Gottlieb Duttweiler, il patron di Migros, anche la Banca Migros è un’azienda del gruppo. Con una gamma di prodotti cresciuta negli anni, che spazia dai conti di risparmio ai mutui ipotecari, passando per gli investimenti, si presenta oggi sul mercato svizzero con più di 800’000 clienti, 64 succursali in tutto il territorio elvetico, una crescita costante e interessantissimi prodotti per la clientela, aziendale e non. Per quanto concerne la clientela privata e i servizi ad essa destinati, vi invitiamo a voler visitare il sito web www.bancamigros.ch oppure a chiamare lo 0848 845 400 per una consulenza mirata. In questo articolo passeremo in rassegna quei servizi destinati alle PMI dinamiche, che oggi necessitano di un supporto fattivo e che nella Banca Migros trovano le risposte alle loro necessità. In Ticino l’istituto bancario è presente, oltre che a Lugano, a Locarno, Bellinzona e Chiasso con una cinquantina di dipendenti mentre a livello svizzero l’organico, calcolato sulla base del tempo pieno, conta quasi 1’400 dipendenti di cui 92 apprendisti. Presso la sede di Lugano, sita in Via Pretorio 7a, il team della Clientela Aziendale è diretto da Pier Luigi Negri, coadiuvato da Antonella Ferroni e Graziano Bernasconi. Quali sono dunque i servizi offerti alle aziende? La Banca Migros si presenta sul mercato con una gamma di prodotti classici destinati alle PMI e al supporto della loro attività. Accanto a questi “classici” prodotti bancari, vi è una serie di prestazioni, concepite in maniera mirata per l’azienda moderna e dinamica che cerca soluzioni adeguate ai propri bisogni, risposte immediate e serietà. Troviamo dunque i conti correnti, anche in valuta estera, il traffico pagamenti, gli investimenti, i crediti d’esercizio, i finanziamenti, l’asset management ecc.. Utile specificare che i servizi per la clientela aziendale sono destinati alle PMI con più di 10 dipendenti.
Un interessante e trasparente metodo di rating
Prima di definire quali sono i servizi destinati al segmento societario, è bene spendere due parole sulla trasparenza che la Banca Migros dimostra alle aziende quando dialoga con esse. La Banca Migros ha sviluppato un proprio sistema di rating,
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Il team Clientela Aziendale Banca Migros Ticino: da sin. Graziano Bernasconi, Consulente Clientela Aziendale; Antonella Ferroni, Consulente Clientela Aziendale e Pier Luigi Negri, Responsabile Clientela Aziendale
basato su valutazioni quantitative e qualitative, che nel computo finale hanno lo stesso peso, e che prendono in esame tutta una serie di variabili dell’azienda. Il prezzo del credito concesso dipende dalla classe di rating ottenuto dalla società. Si tratta di uno strumento estremamente utile, sia per la banca ed i suoi consulenti, sia per la PMI, che beneficia di un’analisi approfondita e trasparente – che viene anche data per informazione ai responsabili dell’impresa – della propria situazione patrimoniale, economica e aziendale.
Fanno ad esempio parte dei fattori quantitativi: il grado di liquidità, la redditività del capitale, il fattore di indebitamento; rientrano invece negli aspetti qualitativi: le relazioni d’affari, il management, le prospettive d’esercizio e l’esercizio in corso ecc... Attraverso il RAP (Risk Adjusted Princing), il tasso d’interesse di ogni cliente viene definito sulla base del rating che la banca attribuisce. Di conseguenza a ogni cliente viene sottoposta un’offerta individualizzata secondo la sua situazione, che poggia sulla ponderazione della solvibilità dell’impresa
combinata con la capacità di rimborso del finanziamento. Un dialogo costante con la propria banca è il punto di partenza per una relazione vincente. L’obiettivo primario è l’instaurazione di una partnership duratura e il consolidamento della fiducia nella relazione tra la banca e la PMI.
Ipoteche, finanziamenti e leasing
Ogni esigenza di finanziamento è diversa, come pure ogni società. Ecco perché, a dipendenza delle necessità, l’istituto bancario risponde suggerendo un prodotto rispetto a un altro. Si tratta di capitale circolante (per un anticipo a debitori, per delle scorte) o di un investimento per un immobilizzo (un immobile, un macchinario, un veicolo)? Il credito d’esercizio assicura la liquidità necessaria alle PMI mentre i crediti d’investimento permettono loro di garantire i finanziamenti a medio e lungo termine. Un finanziamento flessibile a condizioni interessanti, ipoteche a tasso fisso o variabile, di breve durata o su un periodo più lungo. I consulenti della Banca Migros sanno analizzare al meglio le diverse esigenze che il cliente espone e consigliare la miglior proposta per una soluzione a condizioni vantaggiose. Un’allettante alternativa che la Banca Migros propone ai clienti è la variante del leasing. All’inizio del 2010 la banca ha acquistato la partecipazione nella società Swisslease SA, e i collaboratori di quest’ultima sono stati inseriti nell’organico della banca. La Banca Migros ha dunque potenziato i suoi servizi, avvalendosi di personale specializzato. Ovviamente in questo caso è la banca la proprietaria del bene d’investimento, ma alla scadenza del finanziamento il cliente può agevolmente acquistare il bene al valore residuo convenuto. Il leasing però offre una serie di vantaggi all’azienda, permettendo di ottimizzare la propria situazione fiscale e lo sfruttamento della redditività dell’oggetto/bene. Vengono altresì salvaguardati la liquidità, i limiti di credito dell’impresa e il proprio capitale.
I finanziamenti speciali
Vi è poi tutta una serie di momenti nella vita di un’azienda che sono maggiormente delicati e per i quali è utile sapere di poter contare su un partner affidabile. Parliamo dei finanziamenti speciali, un termine comune, dietro al quale si celano
situazioni specifiche, emotive, a volte dolorose, difficili da vivere: successioni, acquisizioni ed espansioni. In questo ambito la Banca Migros propone un servizio di consulenza specializzato nell’acquisto e nella vendita di società, nei finanziamenti per l’espansione nonché nella regolamentazione della successione, riunendo sotto un unico tetto tutti gli interlocutori necessari. Le successioni aziendali sono eventi che possono segnare profondamente la vita personale e professionale di chi ne è coinvolto. Per questo sono operazioni da pianificare con cura e per tempo, da realizzare con la necessaria lungimiranza, potendo contare su una consulenza specialistica e compente. Grazie ad una collaborazione con numerosi partner esterni in materia giuridica, fiscale ed economica, la Banca Migros si pone oggi sul mercato con tutti i requisiti giusti per fornire un supporto professionale ai propri clienti, qualunque sia la situazione aziendale che l’impresa stia vivendo nella successione. Le soluzioni sono su misura: a dipendenza dei bisogni del cliente viene predisposta una linea operativa, che vede coinvolti anche altri specialisti, partendo dalla strategia di vendita, dall’analisi della situazione e dagli obiettivi delle parti. Sempre in questo ambito rientrano le espansioni e le acquisizioni aziendali: il lancio di nuovi prodotti, l’entrata su nuovi mercati ecc... Sono momenti chiave e di vitale importanza per l’azienda, che può tuttavia vivere serenamente perché sa di poter contare su un partner di fiducia, che è sempre al suo fianco. Grazie all’esperienza maturata e al know how acquisito, la Banca Migros può offrire una consulenza mirata in questi ambiti: • acquisto e vendita di aziende, • acquisizioni/fusioni, • management buy out (MBO), • management buy in (MBI), • leveraged buy out (LBO), • espansioni complesse. Banca Migros Clientela Aziendale Via Pretorio 7a, 6901 Lugano Pier Luigi Negri, Responsabile Clientela Aziendale Ticino Tel. +41 91 911 08 37, Fax +41 91 911 09 82 pierluigi.negri@bancamigros.ch, www.bancamigros.ch
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Vita dei Soci
La gestione dell’impresa nel ricambio generazionale La questione del ricambio generazionale risulta particolarmente importante per la gestione delle piccole e medie imprese caratterizzate, spesso, da una coincidenza tra ruolo imprenditoriale e ruolo manageriale. Ancora più rilevante è la questione nel caso di imprese familiari, dove si presenta un’ulteriore sovrapposizione tra ruoli professionali e personali. Il momento della successione rappresenta, dunque, un momento di crisi e di rischio, ma è, allo stesso tempo, anche una potenziale risorsa, dato che permette di valutare l’adeguatezza della strategia aziendale, i fabbisogni e le prospettive di evoluzione dell’impresa. Può rappresentare un momento di scelta, ad esempio, tra una maggiore professionalizzazione della “famiglia” o del piccolo gruppo che ha tradizionalmente gestito l’azienda e una managerializzazione dell’impresa. Può, inoltre, richiedere l’introduzione di nuove competenze di cui i nuovi membri possono essere portatori. Vanno sottolineate, a questo proposito, due questioni di grande rilevanza. Innanzitutto siamo di fronte a un cambiamento delle organizzazioni e delle forme di lavoro che vede, tra le altre cose, una maggiore centralità del ruolo economico dell’alta tecnologia e dei servizi, un’importanza sempre maggiore dei processi di acquisizione, trasformazione e distribuzione delle informazioni, una variabilità dei mercati, la richiesta di un orientamento sempre più attento al cliente e la gestione di una diversità contrattuale che sempre più caratterizza le piccole e medie imprese. Chi si occupa di risorse umane, e soprattutto nelle piccole imprese è generalmente l’imprenditore stesso, si trova, ad esempio, a dover affrontare problematiche relative al coordinamento, all’integrazione, alla stabilità e alla motivazione di lavoratori con contratti diversificati, nonché a ripensare tutta l’impostazione progettuale del lavoro. La successione può rappresentare un momento cruciale per mettere a fuoco ed affrontare in maniera critica questi cambiamenti, valutando quanto le norme permettano le trasformazioni desiderate e quali possano essere le modalità per muoversi in un gruppo in costante cambiamento. In Europa i dati delle rilevazioni effettuate ci avvertono che il 10% dei fallimenti annui sono imputabili alla mancata programmazione e gestione del ricambio generazionale che mette in discussione la continuità aziendale e la sicurezza di 300.000 posti di lavoro. Come noto, le problematiche più intense si affrontano quando l’impresa è di natura familiare e di ridotte dimensioni. Pensare di lasciare il timone ad un figlio è spesso per l’imprenditore una decisione difficile e vista come un dover abbandonare la gestione dell’impresa che ha creato e in cui si identifica. Non solo, una gestione verticistica, senza la creazione di una struttura manageriale di supporto, comporta che nel momento della successione l’unica persona in grado di conoscere i meccanismi di governo dell’azienda è l’imprenditore stesso. Per questo motivo sempre meno figli decidono di lavorare con i padri e sempre più spesso si vede una perdita di PMI familiari sul territorio. Il futuro dell’impresa familiare è un tema di grande attualità del nostro paese. Le piccole-medie imprese rappresentano, in particolar modo nel settore turistico, la maggior parte dell’industria e molte si trovano alle soglie di un passaggio generazionale, che nei prossimi anni potrebbe portare a nuove configurazioni della proprietà e della gestione. La successione generazionale non può essere considerata un evento che si verifica in un determinato giorno. A meno di eventi improvvisi, è opportuno considerarla un processo che ha luogo durante un lungo periodo di tempo. Si tratta di un processo estremamente complesso che spesso viene sottovalutato, ignorato o comunque scarsamente gestito, come se facesse parte dell’andamento fisiologico di un’attività e non necessitasse di interventi specifici. Sarebbe quindi opportuno affrontare la problematica in maniera differente ovvero parlare non più di successione , ma bensì di continuità Il modello del ”piccolo è bello” è crollato definitivamente. Non vale più e non vale, perché la competizione è globale perché nuovi e aggressivi concorrenti da Cina e India stanno rosicchiando sempre più importanti quote di mercato. E piccolo vuol dire in Italia aziende di famiglia con la presenza di una o più famiglie di soci; con una, due o tre generazioni presenti in azienda contemporaneamente con 3/5/10 o 30 familiari nei posti di comando o comunque dentro all’azienda; spesso con familiari inadatti ai ruoli che ricoprono; con visioni difformi su obiettivi societari, strategie, investimenti; con obiettivi familiari che non coincidono con gli obiettivi e con le necessità strategiche di sviluppo della società; con risorse finanziarie scarse; con orizzonti di mercato locali o al massimo italiani; con pochi manager professionisti. La voglia di rimanere sempre al comando fa invecchiare le nostre imprese di famiglia. Con l’invecchiamento dell’imprenditore invecchiano naturalmente anche i collaboratori, l’azienda
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perde energia, vitalità, innovatività e quindi invecchia anche il modello strategico di business. Come l’azienda è figlia del suo tempo, così l’imprenditore deve essere in linea con il tempo che sta vivendo l’impresa. È molto probabile che il figlio imprenditore di 30/40 anni sia più in linea con i trend di mercato, con il modello di gestione e di business in voga oggi che non un imprenditore di 60/70 anni abituato a tutt’altre regole. Il figlio sarà meno attaccato all’azienda, vedrà nuove minacce e nuove opportunità, si muoverà con maggiore libertà e creatività, si circonderà di manager professionali capaci, sarà più orientato verso accordi commerciali, verso acquisizioni in giro per il mondo, verso mercati e bisogni emergenti, non avrà paura di fare società o unità produttive all’estero, ristrutturerà le unità produttive in Italia e ricercherà nuove risorse finanziarie. Così farà anche un gruppo che acquista un’azienda di famiglia: inserirà nuovo management, valorizzerà il marchio e le risorse valide, darà un orizzonte più ampio all’azienda puntando a nuovi mercati, innoverà i prodotti, integrerà nel proprio modello di business quello dell’azienda acquisita, metterà a disposizione nuova finanza, farà dei nuovi investimenti. Gli attributi imprenditoriali fanno parte del patrimonio genetico: ad un certo punto della propria vita si scopre di essere imprenditori. L´imprenditore che abbia diagnosticato nel figlio doti imprenditoriali deve affrontare il problema della formazione manageriale. Il figlio dotato caratterialmente e preparato managerialmente sarà in grado di essere apprezzato dai manager e dai dipendenti tutti, avrà una elevata stima di sé e quindi riuscirà a tener testa al padre e a gestire i propri collaboratori con l´autorevolezza acquisita sul campo e non con il cognome. Ma purtroppo non è sempre così. L’esito positivo del passaggio generazionale dipende comunque dalla concezione che l´imprenditore ha dell´impresa. Se egli la vede come sua esclusiva creatura e se stesso come unico depositario del know-how, per i figli non ci sono alternative se non quella di soccombere o di uscire. Se invece l´imprenditore vede l´azienda come una istituzione che deve durare aldilà della sua vita, allora saprà essere freddo di fronte ad un problema così delicato e saprà trovare la soluzione che darà la continuità all´azienda. L´azienda non è un patrimonio statico, ma un processo dinamico. Se ben gestita il patrimonio cresce, se mal gestita il patrimonio evapora in tempi brevissimi. A livello generale è importante prepararsi per tempo a questo momento così delicato, individuando le persone più adatte a prendere in mano l’azienda, e aiutandole a formarsi ed essere interpreti di questo difficile compito, anche provocando occasioni di esperienza lavorativa di alto livello all’esterno della propria organizzazione. Tenacia, modestia, intuito, sensibilità economica. megalomania. ottimismo. innovazione, apertura culturale e alle esperienze e propensione al rischio costituiscono il Dna imprenditoriale. L´errore sta nel non lasciare al figlio più capace imprenditorialmente la guida dell´azienda e anche la maggioranza delle azioni. Ciò facendo si ottiene, in nome di una equità sulla carta, di demotivare il più valido e di innescare future sicure battaglie per conquistare il dominio dell´azienda di famiglia. Sull’argomento trattato si terrà un convegno presso l’Università degli studi ECampus di Novedrate (Como/Italy) il giorno 8 novembre 2012 dalle ore 14.30 alle ore 18.30 Lugicons SA Vicolo Concordia 1, 6932 Breganzona Tel. +41 91 210 48 58, Fax +41 91 210 48 58 info@lugicons.ch www.lugicons.ch
Vita dei Soci di Clarissa Iseppi e Diego Caccavale, Eventopolis
L’evento, strumento di marketing efficace e potente Dal lancio di prodotto alla celebrazione degli anniversari aziendali
Clarissa Iseppi e Diego Caccavale
Eventopolis, agenzia di organizzazione di eventi a servizio completo, trasforma l’evento aziendale in uno strumento potente di marketing. Non è tanto il tipo di evento che conta, che si tratti di lancio di prodotti/servizi o di anniversari, quanto l’obiettivo che l’azienda vuole raggiungere. I professionisti di Eventopolis, infatti, adottano sempre un approccio strategico che, sulla base degli obiettivi di marketing e del posizionamento del cliente, porta a definire creativamente e operativamente l’evento giusto. È il contrario dell’improvvisazione. La scelta della location, la regia, l’intrattenimento, l’allestimento, il tipo di catering sono considerati da Eventopolis come aspetti da armonizzare secondo la strategia definita e concordata con il cliente. L’anniversario aziendale non è solo un momento di incontro con i collaboratori, da fare “perché si deve”, ma è soprattutto uno strumento per rafforzare quella cultura comune d’impresa, fatta da persone che condividono esperienze, che sempre di più è riconosciuta come il vero motore del business. Analogamente, il lancio di un prodotto o di un servizio non è solo un annuncio ai potenziali consumatori ma è sempre di più il veicolo per parlare dell’azienda a tutti i livelli, per rassicurare il cliente e per riaffermare un’offerta di “valore”.
Per questo nel bagaglio professionale dell’agenzia si uniscono innovazione e conoscenza del “mestiere”: la prima per offrire sempre soluzioni nuove, in linea con i cambi del costume e delle esigenze del pubblico; la seconda come garanzia di affidabilità, grazie a un dominio dei concetti del marketing e dell’eventistica. EVENTOPOLIS SA :: Agenzia di organizzazione di eventi Via Peri 17 – 6900 Lugano – Tel. +41 91 971 46 57 www.eventopolis.ch – info@eventopolis.ch
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Vita dei Soci di Cristina Robotti, Vice Direttrice Luisoni Consulenze SA
LA MOTIVAZIONE IN AZIENDA
Cristina Robotti
Il problema della motivazione riguarda tutti: imprenditori, dirigenti, venditori, politici, insegnanti, genitori… Nelle molte cose che facciamo nella vita abbiamo bisogno di influire sugli altri e spingerli all’azione e non sempre è facile riuscirvi. Più in generale si può dire che ogni comportamento umano sia orientato dalla motivazione al soddisfacimento di un bisogno o di un desiderio. La motivazione quindi può essere conscia o inconscia, ovvero non riscontrabile immediatamente, ma senza di essa e in assenza di un bisogno insoddisfatto l’individuo non attua alcun comportamento. Motivare qualcuno significa quindi indurlo ad attuare il comportamento che si desidera ottenere da lui. Attenzione però: motivazione non significa manipolazione! Nella manipolazione vengono soddisfatti solo i bisogni del manipolatore mentre i bisogni del manipolato non vengono presi in considerazione. La regola per una motivazione ottimale, quindi bilaterale, è che entrambe le persone, a cose fatte siano soddisfatte. Ma cos’è la motivazione al lavoro? È una domanda apparentemente semplice, ma con una risposta molto articolata. La motivazione può essere definita come la spinta interiore che porta l’individuo ad applicarsi con impegno nel lavoro (dal latino movere = muovere, capace di far muovere), quello che spinge una persona ad agire. Un processo continuo quindi. È importante capire come questa sia intrinseca all’individuo e non può essere indotta dall’esterno. Mediante interventi esterni si riesce a stimolarla, al più ad alimentarla ma non la si può “creare”! La motivazione è quindi un processo continuo, va continuamente sollecitata, non è come pensano molti un problema da risolvere una volta l’anno durante la riunione aziendale. Ed è altrettanto importante ricordarsi che se un individuo è motivato oggi non è detto che lo sia domani. Un buon manager dovrebbe farsi un esame di coscienza in quanto per motivare bisogna essere motivati. Solo un manager che ha uno scopo ben preciso, un obiettivo da raggiungere sarà un leader motivato e potrà motivare. Solo chi è in grado di motivare se stesso è in grado di motivare anche gli altri. Ad influire sulla motivazione di un individuo vi sono parecchi fattori, che vanno dall’ambiente in cui essa lavora, fino al ruolo che la comunicazione ricopre all’interno dell’azienda, la quale negli ultimi anni è diventata sempre più importante, riuscendo a diffondere informazioni e conoscenza, nonostante la complessità raggiunta dalle organizzazioni. Il denaro e la realizzazione personale sono le due ragioni più importanti che spingono il personale a recarsi al lavoro, indipendentemente dalla classe lavorativa di appartenenza o dal ruolo ricoperto in azienda. In realtà lavoriamo per soddisfare molti bisogni diversi, non solo materiali, ma anche psicologici ed emotivi, come a dire che non si lavora solo “per campare”. E più esigenze riusciamo a soddisfare con il nostro lavoro più siamo
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motivati a svolgerlo con impegno. Il tema della motivazione è da tempo molto ricercato e confrontato con la realtà aziendale. Le principali teorie di riferimento (Herzberg, McGregor e Maslow) risalgono agli anni ‘50 e ‘60 ma sono a tutt’oggi molto valide. Quando vogliamo portare un’evoluzione nel gruppo di lavoro a cui apparteniamo dobbiamo partire sempre da noi stessi e dare l’esempio. Cosa ci ha motivato e cosa ci ha demotivato nel passato? Un manager motivato e motivante deve essere capace di empatia: è importante identificare cosa il nostro staff voglia veramente dal lavoro. Ci sono persone che sono motivate da vari fattori materiali quali uno status sociale più elevato, un aumento di stipendio oppure da condizioni di lavoro più confortevoli. Grande attenzione va dedicata quindi alla scelta degli incentivi. L’incentivo ha la funzione di attivare e rinforzare la struttura motivazionale e per questo deve essere scelto con molta cura. Gli incentivi possono essere di varia natura, da quelli tangibili come il denaro a quelli emotivi come un riconoscimento in pubblico. Importante è capire in che modo i propri collaboratori vogliono essere ricompensati e qui ecco che ritorna il ruolo fondamentale della comunicazione. Ma è altrettanto importante identificare i fattori demotivanti per il nostro staff. Possono esserci fattori fisici (edifici, un brutto ufficio, attrezzature) o psicologici (senso di noia, di ingiustizia, mancanza di riconoscimenti, ostacoli alla promozione, mancanza di fiducia, il non sentirsi importanti e parte dell’azienda, la sensazione di non avere un futuro non essendo a conoscenza di ciò che succede all’interno dell’azienda). Alcuni fattori possono essere rimossi in modo facile e rapido, altri richiedono un maggior periodo di analisi ed implementazione. A volte il solo fatto di dimostrare che si vuole sinceramente comprendere gli aspetti che non vanno è di per sé un fattore di motivazione. C’è anche da considerare il fatto che il saper motivare è divenuto sempre più complesso anche in relazione a figure che lavorano a tempo parziale o a termine (figure sempre più presenti in azienda) e che sono sicuramente più difficili da gestire in modo efficace rispetto ai rapporti di impiego più tradizionali. Motivare le persone è diventato quindi un tema al tempo stesso più complesso e più necessario ma dal quale non si può prescindere se ricordiamo che le risorse umane sono il vero patrimonio di una azienda. Luisoni Consulenze SA Via Balestra 9 - 6900 Lugano Tel +41 91 911 30 00 Fax +41 91 923 55 43 www.luisoni.ch
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