Ticino Business

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nr. 9 / Nov. 2010

La guerra dei cambi e l’economia


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Sommario Novembre 2010 Strong opinion 93

esima

Assemblea Cc-Ti Editoriale Contromano Il Tema

4 Relazione del Presidente alla 93esima Assemblea della Cc –Ti 12 Alcuni dei momenti più significativi della 93esima AGO Cc-Ti 14 Miti e realtà 15 La via degli Accordi bilaterali per la Svizzera è la più sicura

Ospite

18 La potenza della moneta svizzera non aiuta il settore farmaceutico

Ospite

20 Una moneta forte offre stabilità finché non viene sopravvalutata

Ospite

22 Il franco forte è indice di buona salute economica

Ospite

23 Posizionamento internazionale e buon andamento economico: ecco cosa influenza positivamente il Franco Svizzero 24 Le catastrofi annunciate e mai avvenute del terzo millennio

Biblioteca liberale Diritto

27 Impedimento al lavoro in caso di malattia e assicurazione del datore di lavoro: qualche consiglio pratico

Attualità

28 Iniziativa fiscale del PS: manuale per colpire il ceto medio

Attualità

30 TrasporTI domani: non solo AlpTransit

Attualità

31 La campagna edutainment di arcobaleno aziendale è entrata nel vivo

Attualità

31 La qualità che mi posso permettere, il 15.11.2010

Attualità

32 Approfittate del contratto collettivo Cc-Ti con il Gruppo Helsana

Attualità

34 4 errori di marketing comuni

Attualità

35 Voucher d’innovazione per il settore medtech e farmaceutico

Eventi

36 Come gestire al meglio il rischio di cambio, il 29.11.2010

Eventi

37 confronTi10, il 30.11.2010

Eventi

39 Come comportarsi con i clienti insolventi all’estero?

Formazione Osec Commercio estero Fiere internazionali

47 Franco forte, fluttuazione dei tassi di cambio e indebolimento della crescita dell’export 48 I prossimi appuntamenti

Vita dei Soci

50 Luciano Franzosini SA

Vita dei Soci

52 TPL SA e Funicolare Monte Brè

Vita dei Soci

56 SPA SUISSE

Vita dei Soci

59 Emil Frey SA

Vita dei Soci Vita dei Soci

60 Hotel Splendide Royal 63 Migros Ticino

Vita dei Soci

64 Polus SA

Vita dei Soci

65 Edilespo 2010

Vita dei Soci

67 Exem Consulting SA

Vita dei Soci

68 Groupe Mutuel

Vita dei Soci

70 Fincons Group

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La guerra dei cambi e l’economia

18

43 Commercio estero

49 AIET

nr. 9 / Nov. 2010

23

41 Corsi proposti dalla Cc-Ti

Vita dei Soci

nr. 9 / Nov. 2010

12

16 La guerra dei cambi e il franco svizzero

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20

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Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti

Relazione del Presidente alla 93esima Assemblea della Cc –Ti L’Assemblea generale della Cc-Ti si è tenuta il 22 ottobre scorso presso il Cinema Corso di Lugano

Situazione generale Il 15 settembre 2008, Lehman Brothers, una delle più grandi banche degli USA dichiara bancarotta. Era tanto esposta con i subprime, ipoteche a rischio, che con lo scoppio della bolla immobiliare non ce l’ha più fatta: aveva usato così tanto la leva finanziaria da arrivare a un rapporto tra prestiti e attivi della banca di 31 a 1. Non era l’unica, ma le altre banche furono salvate dallo Stato americano. Ne derivò la più profonda e pericolosa crisi del dopoguerra. L’anno scorso in occasione di quest’Assemblea sostenevo nel mio intervento che nel 2010 il PIL avrebbe ricominciato a crescere. In effetti il FMI stima la crescita mondiale attorno al 4,6% per il 2010. Per la Svizzera, Paese esportatore, questo è un dato importante perché il nostro Paese è presente su tutti i mercati, anche quelli che crescono stabilmente da decenni. Il nostro PIL cresce più del previsto, stimato a 2,7% per fine 2010. La disoccupazione è in calo, siamo sotto il 4%, meglio di noi sta solo la Norvegia. Finita la crisi? Non proprio. Ma le incertezze e i pericoli derivano più da fattori esterni che dalla nostra economia e riguardano: 1) L’evoluzione dell’Euro 2) L’indebitamento dei Paesi nostri partner economici e 3) I tassi di crescita. 1. Sull’Euro: quando fu introdotto nel 2000 il suo rapporto con il $ era di 1,16. Ora siamo attorno all’1,4. Ma qual è il tasso di cambio giusto? Nessuno lo sa. Il tasso di cambio è un prezzo: quello che riflette le scelte dei governi in ambito economico. Il $ è debole, anche verso il CHF perché Obama non riesce a far spendere le famiglie americane e siccome i consumi interni non riprendono, il dollaro basso favorisce l’altra importante fonte di crescita, le esportazioni. Mentre l’Euro forte, serve alla BCE per rallentare la Germania altrimenti è probabile che per evitare l’inflazione a seguito della politica monetaria espansiva dovrebbe aumentare i tassi d’interesse con rischi per le banche europee più deboli. I perdenti di questa situazione sono ovviamente le economie della periferia europea cui servirebbe un Euro debole per riprendersi. E in Europa il divario economico tra Paesi aumenta rendendo ardua qualsiasi previsione sul futuro della moneta unica nonostante il velleitarismo di Bruxelles. 2. Sull’indebitamento: è il problema più grave che dobbiamo affrontare. Il peso del debito accumulato per salvare l’economia da una situazione drammatica che

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avrebbe portato al collasso tipo 1929, è preoccupante. Solo in Europa il debito degli Stati ammonta all’85% del PIL contro il 60% permesso dagli accordi di Maastricht. Alcuni Paesi stanno peggio (PIIGS), altri meglio, ma nessuno sa bene come ripagare questo enorme cumulo di debiti. Perché i debiti contratti qualcuno li deve pagare. CHI? Se lo Stato fa bancarotta come la Spagna di Filippo II che dichiarò fallimento ben 4 volte nel 500, o la Prussia (1807/1813), l’Austria (1805/1814), la Germania (1923/1948), l’Argentina (2002), l’Islanda (2008), sono i creditori a pagare. Se lo Stato è solido allora si paga in tre modi: a) il contribuente, con aumento della pressione fiscale b) la prossima generazione e c) causando un po’ di inflazione, il risparmiatore. C’è soluzione? Sì. C’è. Si chiama crescita. Per crescere c’è solo un modo, visto come sono messi i Paesi europei oggi: riforme strutturali profonde orientate al sostegno dell’offerta, aumento dell’età di pensionamento in alcuni Paesi (non incide sulla domanda di oggi), riforme nel mercato del lavoro (liberalizzare, flessibilizzare), riforme nel mercato dei prodotti (abolire accordi cartellari, monopoli, corporazioni, impedimenti vari alla concorrenza). Grosso modo ciò che l’EU e il FMI hanno imposto alla Grecia che, appunto da anni non cresceva. Certo, non è facile, basti vedere la paralisi della Francia, un Paese arrabbiato un po’ fuori dal tempo, impegnato oggi in una battaglia tutta ideologica di retroguardia che ricorda gli anni ‘70. Le riforme sono ineluttabili per cui aspettiamoci momenti di turbolenza nei mesi a venire (Inghilterra, Paesi di periferie europea). A ciò vanno aggiunte misure urgenti che incentivino ricerca e sviluppo e cioè l’innovazione e quindi una maggior facilità di accesso al capitale di rischio introducendo misure fiscali che rendano il capitale di rischio un investimento attrattivo come gli U.S. Svizzera E la Svizzera come si situa rispetto al contesto internazionale? Il nostro Paese sembra non smentirsi mai. Ha superato quasi indenne il ciclone della crisi; ha meno debito e deficit degli altri Paesi (rispettivamente 60% del PIL e 0,4%), i fondamentali dell’economia sono buoni, investiamo in ricerca e sviluppo il 3% del PIL (3/4 nel settore privato),


Ovviamente non bastano gli scudi Tremonti o l’acquisto, moralmente discutibile, di CD rubati alle banche per impensierire il mercato che comunque si dirige sempre dove il rischio è minore. Tuttavia alcuni miglioramenti dovrebbero attirare maggior attenzione della politica, per esempio per quanto attiene a cartelli e corporazioni e alle liberalizzazioni di un mercato interno ancora troppo ingessato.

nei settori più innovativi, come pharma biotech la nanotecnologia, cleantech e information technology. L’accesso al credito per start up è stato facilitato a livello svizzero, meno a livello ticinese ove una carenza di venture capital continua a sussistere. Questo è un tema che come Cc-Ti vogliamo affrontare con impegno nel 2011. In conclusione il nostro Paese si dimostra essere all’altezza della sua reputazione, sicuro, stabile politicamente e socialmente, solido economicamente, un rifugio ambito per chi non si sente più protetto a casa propria rispetto alla sua situazione patrimoniale. Infatti il CHF sale come sempre in tempi di crisi a dispetto delle pesanti critiche dell’UE sul nostro sistema fiscale e sul segreto bancario.

Ticino Veniamo al Ticino. L’altra settimana la direttrice Signora Sadis ci ha informato che la situazione della nostra economia con un Ticino che cresce, è più o meno in linea con quella della Confederazione. Abbiamo visto la disoccupazione scendere anche da noi, si respira una debole brezza di ottimismo a livello generale, anche tra gli esportatori nonostante il franco sia alto. Ma tuttavia, abbiamo un problema di debito che aumenta incessantemente a causa di un altro nodo, il deficit. Noi sosteniamo ormai da anni che bisogna mettere mano ai compiti dello Stato. A furia di leggi, normative, decreti, insomma quelle miriadi di decisioni prese dal parlamento, ci troviamo in uno Stato che non rispetta più, da molto tempo, un principio liberale fondamentale e cioè che lo Stato deve fare ciò che sa far meglio e lasciare al privato ciò in cui esso è più bravo. Così si accolla innumerevoli responsabilità che hanno comportato considerevoli aumenti di costi della struttura, ovvero dell’organico preposto a eseguire e controllare. I costi di struttura non servono a crescere, anzi, sottraggono risorse all’economia rallentando la

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Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti

crescita. E quella parte del debito che è strutturale, cioè non dovuto all’andamento congiunturale, non si riduce senza ridimensionamenti della struttura. Sò che è un compito ingrato, gravoso, difficile anzi quasi impossibile perché quella legge chiamata di Parkinson, secondo cui la burocrazia tende ad autoalimentarsi per diventare una piovra kafkiana, è viva e vegeta nonostante sia finita nel dimenticatoio anche da parte degli economisti. Ma penso seriamente che si debba iniziare ad affrontare questo problema in modo efficace e trasparente. Prima o poi si dovrà fare, per cui sarebbe meglio prima. Dato che il deficit è la causa del debito, anche qui una politica economica volta ad aumentare le entrate e soprattutto a diminuire le uscite per raggiungere il pareggio e chiudere il rubinetto della perdita mi pare essenziale. Fermare e poi ridurre le uscite dello Stato è un compito al quale l’economia può dare poco o nulla, è una responsabilità interamente politica e dipende in gran parte anche dalla conformazione dei compiti dello Stato. Riguardo alle entrate invece, possiamo dare una mano perché potendo operare in condizioni quadro favorevoli, siamo in grado di creare ricchezza di cui una parte consistente finisce nelle casse dello Stato. Sgravi fiscali Gli sgravi fiscali dei quali si è parlato negli ultimi giorni, che non conosciamo in modo dettagliato, dovrebbero contenere misure a sostegno delle imprese, anche per rendere attrattiva la piazza ticinese che ha perso molti punti rispetto ai Cantoni concorrenti. Ora permettetemi due osservazioni a proposito del contesto fiscale cantonale e nazionale. Dapprima il Cantone. Nella proposta della Signora Sadis che recentemente tanto ha fatto discutere c’è una questione di forma e una di sostanza. A noi, francamente la questione di forma interessa poco. Meno ancora ci riguarda la reazione stizzita dei colleghi di Governo. Non è un nostro problema. A noi interessa la sostanza, cosa bolle in pentola, a noi interessa l’arrosto non il suo profumo. Siamo curiosi di sentire cosa la Signora Sadis ci vorrà dire nel suo intervento. E comunque sia chiaro, gli sgravi fiscali, vero e proprio cavallo di battaglia di questa associazione, saranno sempre sostenuti. Se potessi esprimere un desiderio alla lampada di Aladino del Cantone, mi piacerebbe che fiscalmente tornassimo ai primi posti della classifica Svizzera della fiscalità nelle imprese. Riguardo alla fiscalità delle persone, ovviamente noi sosteniamo le iniziative del DFE ovvero l’amnistia e agli sgravi per le persone fisiche soprattutto con un occhio di riguardo per due categorie, il ceto medio–alto che più lavora e più paga in rapporto al reddito e quello alto. Infatti la situazione si presenta oggi nel seguente modo: 42’000 soggetti fiscali sono esenti. Per i redditi medio–bassi e medi, siamo in linea con la media svizzera. Per i redditi alti a partire da 200’000.—/annui il 2% dei soggetti fiscali contribuiscono per il 27% delle imposte sul reddito, mentre riguardo alla sostanza, il 3% dei soggetti con più di un milione paga il 73% delle imposte

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sulla sostanza. Al di là dei tutte le considerazioni di tipo economico come le conseguenze di una fuga di capitali e persone dal Cantone, c’è una questione fondamentale di natura etica. Ammesso e non concesso, almeno per me, che le imposte sul reddito debbano essere progressive (potrebbero essere proporzionali) esse devono essere eque: mi pare poco equo che un misero 2% di persone paghi ben 1/3 delle imposte sul reddito e che il 3% paghi il 73% di tutte le imposte sulla sostanza. Questa non è equità ma egualitarismo. Iniziativa socialista Ora andiamo a livello federale. Prossimamente si voterà sull’iniziativa socialista per introdurre un limite alla concorrenza fiscale tra Cantoni. Accettando l’iniziativa 14 Cantoni, più della metà quindi, dovrebbe aumentare le imposte sul reddito. A me pare una pesante quanto ingiustificata ingerenza nell’autonomia dei Cantoni. Ogni Cantone ha diritto, secondo la Costituzione, di fissare l’entità delle aliquote fiscali come vuole. Anche in questo caso prevalgono due elementi tipici di un certo socialismo, il lato egualitario, tendente ad appiattire, a uniformizzare, a rendere suddito il cittadino e l’amore per il dirigismo o se preferite l’antipatia per il libero mercato, per la concorrenza, che in ultima analisi altro non è che una limitazione della libertà. La concorrenza, non ha mai fatto male a nessuno, se si rispettano certe regole (antitrust); la paura che una concorrenza fiscale tra Cantoni possa portare a un impoverimento del Paese è infondata. Se un Cantone dovesse esagerare, si ritroverebbe con i conti in rosso e farebbe marcia indietro. In un regime di concorrenza i prezzi scendono solo fino al livello in cui i costi sono ancora coperti dai ricavi. Non oltre. Ecco perché per esempio i prezzi nella telefonia svizzera sono simili: non c’è più spazio per ridurli, pena l’andare in perdita. Va da sé che la Cc-Ti raccomanda di votare no all’iniziativa. Ho ancora due argomenti prima di terminare: uno di carattere zoologico-sociale, l’altra etico-culturale. Frontalieri Parliamo di zoologia. La reazione più blanda e gentile che ho avuto verso il manifesto UDC che ha tappezzato


il Cantone paragonando i frontalieri ai ratti è un conato. Le scuse addotte per limitare i danni del tipo, “che male c’è, sono topolini”, è tanto penosa quanto affermare che in fondo, questo sostantivo è portato come cognome da insigni personaggi di questo Cantone. Il risentimento contro Tremonti, i delinquenti stranieri, le tasse, sono magari comprensibili ma certamente non proprio l’espressione di un partito di Governo che non dovrebbe mandare messaggi arroganti con una connotazione ideologica e totalizzante. Ma l’UDC non era di matrice liberale? Comunque a me preme sottolineare che i frontalieri sono uno dei più validi, dei più significativi vantaggi competitivi di questo Cantone. Senza la mano d’opera qualificata di alto livello esistente nella fascia di frontiera tante aziende industriali non esisterebbero, l’Ambrosetti Tecnologies non sarebbe mai partita perché per fabbricare prodotti altamente tecnologici come i carrelli d’atterraggio degli FA-18 per l’aviazione svizzera e per la Navy USA ci sono voluti ingegneri e tecnici specializzati, provenienti dall’aeronautica e da aziende fiori all’occhiello del settore come Agusta, Siae-Marchetti, Aermacchi, ecc. che si trovano attorno a Varese. Quindi attenti: per noi i frontalieri non si toccano e una ripassata ai valori fondanti del liberalismo del tipo “tolleranza” farebbe bene alla dirigenza UDC, sempre che non preferiscano diventare un partito dogmatico e totalitario. I frontalieri, come tutti, sono persone che meritano rispetto, un principio basilare della convivenza civile dimenticato da molti politici. Festival del cinema di Locarno e cultura Concedetemi qualche minuto per illustrarvi brevemente un fatto etico culturale che ha scaldato molto gl’animi

a fine estate. Tutti sappiamo che il festival del film di Locarno con i suoi 10-11 mio di budget è delle più importanti manifestazioni culturali della Svizzera. Big Business, quindi? Certamente, e stiamo ben attenti a non perderlo per eccesso di zelo moraleggiante. Ma non di questo voglio parlare. Il Ticino è un Cantone dove quasi tutti portano più di un cappello, a volte esibendo contorsionismi da circo per nascondere i conflitti di interesse. Anch’io non faccio eccezione, voi mi conoscete come imprenditore ed economista, alcuni di voi mi conoscono come musicista. È come tale, con quasi 50 anni di carriera internazionale nel mondo della cultura, che mi rivolgo a voi con alcune considerazioni sullo “scandalo” causato dalla proiezione di film considerati, per usare il termine più gentile che ho letto: uno schifo. Leggendo i vari commenti, tutti a difesa del festival e, a parole e del suo presidente salvo poi sputargli addosso un livore e una cattiveria della quale pensavo fossero capaci solo i farisei, si intuisce un’ aspetto fondamentale del nostro Paese. Non siamo ancora usciti dalla controriforma, dai metodi illiberali, repressivi e dalla doppia morale ipocrita che la contraddistinguono. Tutti si appellano alla cultura con la C maiuscola, un’impresa non facile vista la complessità del termine. Ma cosa è la cultura? Il jazz fino a un tempo fa era una sottocultura come lo era la fotografia e i suoi esordi per cui la cultura è qualcosa che in sé ha la componente del cambiamento, è una cornice della società dentro la quale si sviluppa il dibattito politico, filosofico, religioso, artistico, sociale o sportivo, dove si formano usi, costumi, abitudini e tradizioni che portano una società ad essere quella che è: una civiltà. Ma perché la cultura si sviluppi bisogna che operi in un contesto di libertà senza

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Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti

costrizioni, senza coercizioni, nel mondo artistico deve essere permesso far discutere, essere contro, far scandalo. Se il prodotto dell’artista sia arte, se resterà o no nella storia è un problema dei posteri. Il ruolo dell’artista è di essere innovativo e se lo fa correttamente spesso è in anticipo sui tempi e ne paga pesantemente il prezzo non piegandosi a facili successi. È successo a Van Gogh, Modigliani che da vivi furono ignorati, altri come Coltrane, Schönberg, Parker, Stravinsky, soffrirono in difesa dei propri principi subendo il fatto di non essere riconosciuti e accettati, se non molto tardi dalla società. Ma l’arte vera, come il progresso non si ferma, neanche il nazismo ci riuscì, semmai si rallenta. Le istituzioni devono vegliare affinché non vengano posti ostacoli al libero esprimersi dell’attività artistica ponendo come unico vincolo quello della legge. Il pubblico per contro ha diritto di reagire come gli pare. Alla mostra di Hirschhorn che tanto scalpore sollevò nel 2005 nessuno era obbligato a partecipare. Nemmeno alla proiezione del film incriminati del genere sado-maso-noir c’era un obbligo di partecipazione. Esprimere dissenso è legittimo anche se come il film in questione che si qualifica o squalifica da solo, la presa di posizione dura e netta si commenta pure da sola, e alcune critiche che ho letto stupicono per lo spirito illiberale e moralista che le pervade il tutto in difesa della libertà che “non viene messo in discussione da nessuno”. Libertà che subito dopo viene limitata appellandosi al buon gusto e al buon senso, due criteri pericolosi perché soggettivi. Se “degustibus non est disputandum” allora non è libertà quella che pretende il rispetto categorico di un qualsiasi criterio personale come il gusto. È autoritarismo. In un Festival Internazionale c’è posto anche per film che fanno infuriare, che dividono che fanno scalpore. Non è motivo per condannare globalmente la manifestazione e, a meno di non essere un seguace degli ayatollah iraniani, o di Robespierre non è una ragione sufficiente per mandare alla ghigliottina i dirigenti. In realtà ciò che preoccupa fortemente è che tanti paladini della libertà non si accorgano del riflusso, del ritorno ad atteggiamenti di intolleranza, del moralismo che si è impossessato della società civile del mondo occidentale.

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Considerazioni generali Per la nostra salute, per il nostro bene, si accumulano decreti che ci levano il bene più importante, la libertà di scegliere; il fumo uccide, si vieta nei luoghi pubblici e li ritrovi a gelare fuori dalla porta del ristorante pronti per la prossima influenza quei poveracci (25% della popolazione) che hanno il vizio e gli va ancora bene che non li obblighino a portare una sigaretta gialla cucita sul taschino della giacca. Sul posto di lavoro un complimento diventa una molestia, è proibito tutto tranne ciò che è obbligatorio, ci vuole il permesso per pescare, per posteggiare in centro, tra poco introdurranno le cinture di sicurezza sui battelli del lago di Lugano, si vieterà l’ascolto della musica in auto, solo notiziari, un bombardamento di notizie a scadenza oraria, cosa “utilissima” soprattutto quando sei nei soliti 6 km di coda al portale Sud o Nord del Gottardo. Lo Stato tende ad essere paternalistico, a proteggerci e lo fa regalandoci paure e incertezze. La moralizzazione della società avviene in maniera subdola, si basa su studi scientifici, ti forniamo noi la soluzione, bevi più latte perché contiene calcio, non bere latte, è grasso, non far troppo sesso perché rende ciechi, fai sesso perché fa bene alla psiche, fate moto, non correte però perché vi viene l’infarto, mangiate frutta, prendete fibre, prendete vitamine ma non in pillole, la carne grigliata è cancerogena, anche il whisky lo è ma fa bene alla circolazione, evitate le patatine fritte, evitate la pasta che ingrassa, seguite la dieta mediterranea, la più sana, quindi la pasta fa bene, fa bene il cioccolato, scaccia la depressione, il cioccolato è veleno perché ingrassa, l’effetto serra uccide il pianeta, mangiate meno carne perché le mucche inquinano, mangiate pesce per l’omega 3, non mangiate pesce, fra un po’ i mari sono vuoti, nel 2050 il Brè sarà sott’acqua. Ma dov’è finita la ragione? Dov’è finita la società aperta che ci difende dal conformismo, dalla dittatura della maggioranza, dov’è finita la cultura liberale della tolleranza, del rifiuto del manicheismo, del tutto è bianco o nero? Dov’è sparito il cittadino in questa ubriacatura di collettivismo di anti individualismo hegeliano che difende la libertà, categoria della spirito, ma narcotizza le libertà, quelle individuali, empiriche, categoria della realtà? Siamo proprio sicuri che il Grande Fratello sia solo un format televisivo? Ben venga quindi anche il film Zombie, viva lo scandalo che provoca perché vuol dire che non ancora tutto è ingessato, che da ambo le parti ci sono visioni diverse entrambe legittime, che si possa discutere, dibattere, accapigliarsi, imbufalirsi, questa è libertà, questa è democrazia, questa è vita. Purché nessuna delle parti imponga all’altra la sua idea di bene o di male. Ciò vale anche per lo Stato. Quando pretende “di sapere e di imporre dall’alto una propria idea di bene per l’individuo” piuttosto che lasciarlo scegliere e magari sbagliare, lo Stato si comporta in modo reazionario.


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93esima

Assemblea Generale Ordinaria Cc-Ti  

93esima AGO della Camera di commercio

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venerdi` 22 ot tobre 2010   Cinema Corso, Lugano © Foto di Loreta Daulte

Aperitivo e cena


Editoriale di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti

Miti e realtà

Il prossimo 28 novembre saremo chiamati alle urne per esprimerci su due iniziative popolari. Una concerne l’espulsione di stranieri criminali e l’altra, lanciata dal Partito socialista svizzero, è di natura fiscale ed è quest’ultima ad interessarci più da vicino. L’iniziativa, denominata “Per imposte eque. Basta con gli abusi nella concorrenza fiscale” prevede in sunto che per persone sole con redditi imponibili eccedenti i 250'000 franchi venga introdotta un’aliquota fiscale marginale minima del 22% per le imposte cantonali e comunali. Per la sostanza imponibile oltre i 2 milioni di franchi vi sarebbe un’aliquota globale del 5 per mille. Per le coppie tassate congiuntamente, gli importi imponibili sarebbero aumentati. Inoltre, l’iniziativa chiede l’introduzione del divieto di applicazione di aliquote fiscali decrescenti. Su questo ultimo punto si può già dire che l'iniziativa è obsoleta, poiché il Tribunale federale ha già sancito che aliquote fiscali di questo genere sono illegali. L'iniziativa chiaramente non ci piace e raccomandiamo vivamente di respingerla. I motivi sono numerosi. Già l’impostazione di base non è condivisibile, perché la concorrenza fiscale viene considerata come sinonimo di abuso e si sottintende che il benestante è per definizione un furbastro che sfrutta la comunità o, peggio ancora, un puro e semplice ladro. La realtà è ovviamente ben diversa dalla teoria, spesso bella ma costruita su miti ideali frutto di riflessioni fatte nel contesto chiuso di fortini ideologici inespugnabili. Malgrado l’iniziativa non tocchi direttamente le aziende, l’economia non può assistere passivamente a quello che rischierebbe di essere un cambiamento sistemico pericolosissimo qualora l’iniziativa fosse accolta. È infatti opportuno ricordare che, grazie alla crescente internazionalizzazione del tessuto economico svizzero e ticinese, vi sono stati insediamenti importantissimi di imprese che operano nel contesto mondiale e spesso i destini di tali strutture sono legati a quelli dei loro amministratori. Quindi, se la leva fiscale va a punire invece che a favorire queste persone fisiche, è evidente che il rischio di perdere molte aziende a favore di altri Paesi è più che concreto. Ragione ampiamente sufficiente perché l’economia dica chiaramente no all’iniziativa del PS. Sarebbe tuttavia sbagliato ridurre la questione alla protezione (o presunta tale) dei cosiddetti “ricchi”. L’iniziativa è pericolosa soprattutto perché rimette in questione un sistema che ha dato prova di essere assolutamente solido e sano e che non teme confronti nel contesto internazionale. Se la Svizzera è più resistente alle crisi di altri è perché è gestita bene, grazie soprattutto al federalismo, anche fiscale, che obbliga Cantoni e Comuni ad una gestione oculata dei mezzi a disposizione, con un occhio attento ad una politica fiscale moderata. Togliere la facoltà ai Cantoni di imporre l’aliquota fiscale minima di imposizione per diverse fasce di reddito (e di riflesso limitando anche la libertà

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dei Comuni) costituirebbe un cambiamento di paradigma di cui non abbiamo bisogno. Non migliorerebbe infatti la sensibilità verso un utilizzo razionale dei mezzi messi a disposizione della collettività dai contribuenti. Inoltre, si andrebbe a togliere al popolo la facoltà di esprimersi sul livello fiscale che ciascuno ritiene accettabile nella sua realtà, eliminando quindi uno dei più efficaci sistemi di controllo sulla gestione della cosa pubblica. Abbiamo bisogno di tutto questo? Certamente no. I promotori dell’iniziativa parlano di una concorrenza fiscale che sarebbe diventata un gioco al massacro. Francamente è difficile capire dove sia il massacro. I Direttori cantonali delle finanze hanno chiaramente espresso in modo massiccio la loro opposizione all’iniziativa. Se massacro ci fosse stato, sarebbero stati senz’altro i primi a sostenere l’iniziativa, visto che in tempi molto recenti non hanno esitato a schierarsi anche pubblicamente contro progetti di tipo finanziario promossi dalla Confederazione. E che lo stato sociale sia stato smantellato non corrisponde al vero, tanto che la spesa pubblica per il sociale è in costante aumento (lo dicono le statistiche ufficiali della Confederazione) e allo Stato in generale non sono stati tolti mezzi, anzi. Infine, è opportuno ricordare che non si può dire che manchino le regole, che anzi sono sempre più numerose e complesse. Brandendo come spauracchio i soliti triti e ritriti esempi di Marcel Ospel, Roger Federer, ecc. si dimenticano diverse cose. Avantutto che queste persone non evadono il fisco, ma lo pagano in realtà cantonali che hanno operato una chiara e libera scelta di accoglierli a determinate condizioni, con tutto quanto ne consegue. Chi vuole limitare tale libertà ribatte che i Cantoni e i Comuni “abbandonati” da questi contribuenti vanno in sofferenza. Davvero? Per cosa allora è stata introdotta nel 2008 la nuova perequazione finanziaria fra i Cantoni a livello federale? Proprio per tenere conto della forza economica delle varie regioni e compensare eventuali squilibri. Non quindi un sostegno ad una concorrenza fiscale scellerata, bensì un correttivo utile che chiama i Cantoni più “aggressivi” o “virtuosi”, a seconda dei punti di vista, a contribuire a sostegno degli altri. E, si badi bene, tenendo conto non del gettito fiscale, bensì del reddito e della sostanza delle persone fisiche, degli utili prodotti dalle aziende e da altri fattori di vario tipo come l'attrattiva territoriale. È per questo che Zugo, malgrado o proprio per la fiscalità bassa, è uno dei maggiori contribuenti alla perequazione fiscale. Questo importante strumento, unito alla già menzionata partecipazione diretta dei cittadini alle decisioni di politica finanziaria e fiscale e alla legge sul freno all’indebitamento, costituisce un tassello fondamentale per la competitività svizzera e per la concorrenza fiscale di stampo federalista che molti, se non tutti, ci invidiano. Vogliamo farci del male smantellandola? La risposta mi sembra ovvia.


Contromano di Alessio del Grande

La via degli Accordi bilaterali per la Svizzera è la più sicura

Si è riproposto di recente nel dibattito politico il problema dei rapporti della Svizzera con l’Unione Europea. Tema che, con più o meno intensità, ricorre ormai periodicamente dal 1992, da quando, bocciata dal popolo l’adesione allo Spazio Economico Europeo, la Confederazione ha ripiegato sugli Accordi bilaterali con l’UE. Al variegato fronte isolazionista che vorrebbe chiudere del tutto con Bruxelles, o quantomeno rinegoziare radicalmente gli Accordi sottoscritti, fa da contraltare quello dei sostenitori di un’immediata adesione all’Europa. Una contrapposizione che infiamma il confronto con la benzina dell’accattivante populismo nazionalista o con il facile entusiasmo di quanti pensano che l’adesione immediata della Svizzera nell’Unione, sia la soluzione di ogni problema. Tesi che tendono a polarizzare il dibattito, facendo, però, perdere di vista l’importanza e i vantaggi per il nostro Paese dei trattati bilaterali, ribadita da ultimo dal Consiglio federale. Accordi che, alla prova dei fatti, restano la strategia migliore della politica verso l’Europa come sottolineato poche settimane fa nell’incontro-dibattito di Cadempino promosso da economiesuisse, Cc-Ti e Aiti. Di rapporti sempre più stretti con l’Europa, il nostro Paese non può certamente fare a meno. Sono stati, infatti, proprio gli Accordi bilaterali a garantire alle nostre imprese un migliore accesso al grande mercato europeo, contribuendo così a preservare la competitività del sistema produttivo elvetico, e consentendoci allo stesso tempo di mantenere la piena sovranità economica in settori chiave, quali la politica monetaria, del mercato del lavoro e quella sulla fiscalità, nonostante le forti pressioni di alcuni Governi registrate in questi ultimi anni sul segreto bancario e sulla competitività del nostro sistema fiscale, rispetto agli eccessi impositivi di gran parte dei Paesi dell’Unione. Se la libera circolazione delle persone, soprattutto in Ticino solleva i maggiori timori, non va dimenticato, però, che essa è soltanto uno dei cento accordi che coi Bilaterali regolano i rapporti con l’Unione Europea. Nei rapporti con Bruxelles ci sono di sicuro dei problemi ancora aperti, degli aggiustamenti da fare, ma questo rientra nella fisiologia stessa della negoziazione e dei trattati che vanno rivisti e aggiornati alla luce di nuove esigenze. Ma ciò non significa, affatto, che il bilateralismo sia arrivato al capolinea. Tutt’altro. Come dimostra l’intensificarsi de-

gli scambi commerciali con l’UE. Il mercato dell'Unione assorbe il 60% dell’export elvetico, qualcosa come 108 miliardi di franchi, e resta, quindi, tuttora il nostro principale sbocco seguito da USA e Cina. Dai 27 Paesi UE importiamo,invece, per 128 miliardi di franchi e siamo per loro il miglior partner commerciale dopo gli USA, ma precediamo persino la Cina. Per un Paese come il nostro che guadagna un franco su due grazie alle esportazioni, il bilancio è più che positivo. Tra le possibili opzioni discusse ultimamente: isolamento, accordo quadro globale, unione doganale, adesione allo Spazio Economico oppure adesione all’UE, alla luce proprio di questi risultati economici e politici (in termini di autonomia e sovranità nazionale) la via bilaterale si conferma come la migliore per la Svizzera. Del resto da un’attenta analisi di qualche mese fa economiesuisse presso 120 associazioni affiliate, che rappresentano circa 30 mila imprese, ha confermato il loro sostegno ad una via bilaterale da perseguire con sicurezza e pragmatismo anche nell’affrontare i nuovi problemi emersi in questi ultimi anni. Il che non significa assolutamente sottovalutare la necessità di una politica economica capace di allungare lo sguardo oltre l’Europa, verso Paesi come la Cina, l’India o il Brasile, destinati a contare sempre di più sui mercati mondiali. Importante è che non prevalga lo spirito di chiusura, che le pericolose lusinghe delle tentazioni isolazionistiche o protezionistiche non prevalgano sul buon senso e sulla storia stessa di un Paese come il nostro che da secoli e sinonimo di apertura, cosmopolitismo e libertà economica. Le brutte avvisaglie, purtroppo, non mancano. Una recente inchiesta demoscopia della Ernst&Young sul bisogno di personale qualificato, che ha preso pure in esame un campione di 100 manager di imprese con sede nella Confederazione, ha messo in luce anche qualche dato inquietante. Il 67% di questi manager giudica la Svizzera poco tollerante verso altre culture e religioni. Secondo Ernst&Young questa mancanza di apertura e tolleranza potrebbe essere uno dei punti deboli per il futuro, poiché si tratta di due fattori che renderebbero poco attrattiva la Svizzera proprio per quel personale specializzato di cui oggi più che mai ha bisogno. Un rischio che sarebbe bene non sottovalutare.

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Il tema di Alessio Del Grande

La guerra dei cambi e il franco svizzero

Inutile prendersela con la Cina per la guerra delle valute. L’unica colpa dei cinesi è, semmai, solo quella di risparmiare troppo, più dei giapponesi. I tassi di cambio come ben ricordava recentemente il professore Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera, sono soltanto dei prezzi che riflettono le scelte dei Governi e i limiti di queste scelte. Quindi, le vere cause delle tensioni valutarie di questi ultimi mesi vanno ricercate nelle politiche economiche dei vari Governi. La debolezza del Dollaro, dunque, non è colpa di Pechino, ma della politica del governo USA e del suo Presidente Obama che non riesce a convincere le famiglie americane, ancora scottate dall’incubo dei subprime, a spendere. Giustamente annotava Giavazzi “Se i consumi interni degli USA non riprendono, l’unico modo per evitare una recessione è di aumentare le esportazioni: il Dollaro debole serve proprio a questo. Cercare di arrestarne la caduta sarebbe una sciocchezza”. Lo stesso discorso vale per le oscillazioni dell’Euro che, se da un lato riflettono i benefici della ripresa economica tedesca sulla sua rivalutazione, dall’altro nelle picchiate dei mesi scorsi ha messo a nudo tutta la debolezza strutturale di molti Paesi dell’eurozona. Paesi che sprofondano in voragini di debito pubblico e che si dimostrano pure cronicamente incapaci di avviare una politica di tagli alle spese, di rilancio della produttività e di alleggerimento fiscale per le imprese e le famiglie salvaguardando così il loro potere d’acquisto e, quindi i consumi. Che la tempesta sui tassi di cambio dai mercati valutari si ripercuota, poi, inevitabilmente sugli scambi commerciali e di conseguenza sull’economia “reale”, quella della produzione di beni e servizi, è tutt’altro discorso. Ma soltanto una politica economica (di cui i tassi di cambio sono un elemento) che mantenga strutturalmente sane le condizioni competitive di un sistema Paese è la migliore garanzia contro gli effetti delle tempeste valutarie. Non sono certo le misure protezionistiche a cui pensano alcuni Governi che risolveranno il problema della guerriglia tra le valute.

Il Franco svizzero

Da mesi ormai la valutazione del Franco svizzero segna nuovi record sui mercati valutari. Il tasso di cambio della nostra moneta si è imposto nel dibattito sulla politica economica e la Banca Nazionale (BN) è intervenuta massicciamente per frenare l’apprezzamento del franco. Moneta che oggi gode di una forte reputazione sui mercati internazionali e per questo è tra le più negoziate. Una reputazione che è dovuta alla stabilità politica della

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Svizzera, al modesto indebitamento della Confederazione rispetto ad altri Stati, al ruolo indipendente della BN, molto attenta alla stabilità dei prezzi, ad un insieme di leggi che garantiscono la proprietà e l’iniziativa privata e non da ultimo al tanto discusso segreto bancario. Sono questi i fattori che hanno fatto e continuano a fare del Franco un bene rifugio, tanto più nelle fasi di crisi o di forti tensioni valutarie. Tutto questo fa sì che in tempo di crisi, la nostra moneta tenda sempre apprezzarsi fortemente, attirando gli investitori, per cui la domanda crescente di Franchi ne spingono più in alto il valore. Ovviamente il Franco non è mai stata la sola moneta rifugio. In passato anche Euro o lo Yen giapponese hanno avuto questa funzione, sebbene in misura inferiore al Franco. A mettere le ali al Franco, determinando così un forte apprezzamento sull’Euro, è stata la crisi greca, scoppiata proprio quando l’Europa e l’America pensavano di aver ormai ammortizzato l’onda d’urto dei subprime.

Franco ed Euro

L’attuale forza del Franco rispetto all’Euro non ha fatto che riflettere soprattutto la debolezza della moneta europea. O meglio il forte indebitamento di numerosi Stati, quali Grecia, Portogallo, Spagna, i grossi problemi di Francia ed Italia nel risanamento dei conti pubblici e nelle politiche di stimolo alla ripresa. Ciò ha provocato un forte ribasso dell’Euro nelle aspettative e negli interessi degli investitori, peraltro spaventati anche per il rischio d’insolvibilità di qualche Paese o da possibili pericoli inflazionistici. Sono queste le cause che nei mesi scorsi hanno innescato il deprezzamento dell’Euro. Per contro,


la Svizzera appare quasi come una vittima del suo stesso successo, dimostrando per di più una forte produttività per le imprese orientate sulle esportazioni. Se da un lato l’effetto “bene-rifugio”, può avere a breve termine qualche ripercussione negativa sull’export o addirittura innescare minacce recessive, dall’altro la piazza finanziaria svizzera approfitta dell’eccellente reputazione del Franco. Anche il basso livello dei tassi d’interesse nel confronto europeo va ricondotto a questa dinamica.

Gli scenari

L’attuale congiuntura e i fattori descritti prima fanno ritenere che il Franco continuerà ad essere una moneta molto forte. Il successo economico della Svizzera, basta pensare ai risultati dell’export nel primo semestre dell’anno, e le difficoltà di molti Paesi europei, compresi alcuni partner importanti partner commerciali della Svizzera, sembrano confermare questa tendenza. Non c’è Paese europeo, a parte qualche eccezione, che goda oggi di una situazione finanziaria come quella della Confederazione. Il che solletica ulteriormente la fiducia degli investitori internazionali, rafforzando ancora il Franco svizzero. Secondo economiesuisse le previsioni a lungo termine fino al 2014 non indicano un’inversione di tendenza. Il dato strutturale dell’ingente indebitamento di molti Stati dell’UE continuerà a rappresentare un forte handicap per l’Euro, al di là di alcune sue oscillazioni o rivalutazioni soprattutto nei confronti del Dollaro. Gli investitori dubitano soprattutto che i cosiddetti PIGS, ossia Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna, temono che non saranno in grado di onorare i loro impegni. Nonostante il fatto che i Paesi europei più fortemente indebitati abbiano beneficiato dei crediti del gigantesco piano di salvataggio, 750 miliardi di Euro, sostenuto dagli Stati della zona Euro e dal Fondo monetario internazionale, i dubbi rimangono. Poiché questo piano di salvataggio per quanto massiccio - e contrario ai principi sanciti dal trattato di Maastricht- non risolve, difatti, il problema dell’indebitamento, ma si limita soltanto a rinviarlo nel tempo.

Il ruolo della BN

Sebbene i margini di manovra siano limitati, tradizionalmente la nostra Banca centrale, la BN, interviene sui mercati valutari nel momento in cui si profila un apprezzamento ritenuto eccessivo del Franco. Se è giusto, indubbiamente, tentare di scongiurare una fluttuazione troppo forte del tasso di cambio, intervenire di continuo sul mercato valutario non è, comunque, una soluzione praticabile a lungo. Altrettanto, sbagliato, come ha rilevato più volte economiesuisse, è fare riferimento ad una qualsiasi “soglia di dolore”, ovvero di sopportabilità nel confronto Franco-Euro, poiché tutto ciò significherebbe ancorare la nostra moneta a quella europea. Un’opzione che economiesuisse boccia decisamente. L’indipendenza

e l’autonomia nella politica monetaria orientata sulla stabilità dei prezzi perseguita dalla Banca Nazionale svizzera è stata infatti un fattore di successo determinante per la Svizzera e sarebbe del tutto insensato metterla in gioco. “Un tasso di cambio fisso tra il Franco e l’Euro - ha sottolineato economiesuisse - si tradurrebbe nella fine del vantaggio svizzero in termini di tasso d’interesse reale. Questo comporterebbe non solo per l’industria d’esportazione, bensì anche per l’economia nel suo insieme, costi nettamente più elevati dell’apprezzamento momentaneo del Franco. Ancorare il Franco all’Euro sarebbe problematico, poiché la BCE, la Banca centrale europea, ha perso una parte della propria reputazione. Con il piano di sostegno destinato agli Stati fortemente indebitati della zona Euro e dopo qualche reticenza iniziale, essa si è dichiarata pronta ad accettare in garanzia dei prestiti statali a debole solvibilità. Peggio ancora, essa acquista dei prestiti di Stati europei sul mercato secondario e concede così indirettamente un credito a Paesi fortemente indebitati”. Una strategia che rischia di rimettere in discussione persino l’indipendenza della BCE nei confronti della politica e che insinua, inoltre, il dubbio sulla sua capacità futura di difendere la stabilità dei prezzi nella zona Euro.

L’export

Lo scenario di un Franco ancora molto apprezzato sui mercati dei cambi trova una conferma anche nell’evoluzione della produttività. Come indicano gli ultimi dati della bilancia commerciale, l’industria d’export elvetica in questi ultimi mesi si è dimostrata molto dinamica sui mercati mondiali. Il che ha contribuito pure al rafforzamento del Franco. Per frenare l’apprezzamento della nostra moneta, secondo economiesuisse, una possibilità sarebbe quella di rafforzare la concorrenza interna e, quindi, di aumentare la produttività sul mercato interno. Misure così orientate rafforzerebbero la capacità concorrenziale della Svizzera in generale, sostenendo indirettamente anche le imprese che esportano. “L’economia svizzera ha dunque tutto l’interesse ad adattarsi a lungo termine ad un Franco forte - ha ribadito economiesuisse -. Essa ha già mostrato in passato che era in grado di sostenere la tendenza, in particolare durante le drammatiche fluttuazioni dei corsi successive all’abolizione del sistema di Bretton-Woods. Il settore delle esportazioni ha mostrato più volte la propria capacità di adeguamento in varie circostanze. È dunque lecito ritenere la debolezza dell’Euro come un’opportunità per le imprese svizzere di rivolgersi maggiormente verso i mercati emergenti asiatici. Anche gli Stati Uniti costituiscono un mercato attrattivo. In fin dei conti, la situazione congiunturale all’estero e la domanda generale di prodotti svizzeri, esercitano un’influenza nettamente più importante sul successo dell’industria d’esportazione del tasso di cambio del Franco”.

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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Riccardo Braglia, Amministratore Delegato Helsinn Healthcare SA

La potenza della moneta svizzera non aiuta il settore farmaceutico Riccardo Braglia

La chimica farmaceutica è un comparto che consegue ottimi risultati, al di là dell'andamento della congiuntura e dei mercati valutari. Quali sono le ragioni di questo successo? “Questo settore ha sempre investito molto in impianti e nuovi prodotti in un ottica decennale, portando innovazioni tecnologiche atte a curare malattie importanti, che non sono soggette alla congiuntura dei mercati. È un settore che è abituato a gestire risorse limitate a fronte di scenari di lungo termine. La crisi ha comunque ridotto la possibilità di accesso al credito e ridotto molte potenzialità di crescita”. Siete stati penalizzati o favoriti dall'impennata del Franco? “Il Franco forte non aiuta chi esporta ed il nostro settore è un settore di export per eccellenza. Nel breve tempo e con incrementi contenuti del Franco possiamo far fronte a questo problema, ma nel lungo comporterà limitazioni serie all'esportazione con conseguente riduzione degli investimenti e posti di lavoro in Svizzera! Il perdurare dell'impennata del

Franco avrebbe impatti significativi su tutta l'economia reale del Paese riducendo i margini di competitività”. Un'impresa in che misura può prevenire, o quantomeno prepararsi, per fronteggiare le forti oscillazioni dei mercati valutari? “È difficile e talvolta pericoloso prevedere le oscillazioni monetarie per un'industria del secondario. Si può assicurare il fatturato con strumenti finanziari, ma questo solo in archi temporali di breve o brevissimo termine, oltre ad operare internamente per quanto possibile con formule di netting valutario”. Il futuro della chimica farmaceutica svizzera? “La Svizzera deve prendere una sua posizione sul mercato internazionale: o rimane la cassaforte finanziaria e mercato rifugio o investe in tecnologia e innovazione e conseguentemente si apre al mondo internazionale e all'Europa. Le due posizioni sono alla lunga conflittuali!”

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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Aleardo Cattaneo, CEO Ferriere Cattaneo SA

Una moneta forte offre stabilità finché non viene sopravvalutata

Aleardo Cattaneo

Con l'impennata del Franco si temeva un crollo delle esportazioni che, invece, nel complesso sono anche migliorate. Come spiega questo risultato?

“In questa specificità bisogna essere ancora molto cauti. Infatti, è vero che a corto termine le esportazioni non sono crollate, anzi si sono attestate su un buon standard, anche in considerazione del fatto che le stesse hanno potuto attingere in gran parte da un portafoglio ordine ben rifornito in precedenza. Personalmente attenderei comunque ancora qualche mese prima di fare degli statements. Si potrà poi approntare un’ulteriore verifica, sicuramente più oggettiva e rappresentativa sulla situazione effettiva, premesso che il Franco continui ad oscillare, come di recente fra CHF 1.30 e CHF 1.35 verso l'Euro. Se per contro nel frattempo il Franco dovesse indebolirsi e posizionarsi sul CHF 1.40/CHF1.45 verso l'Euro rispettivamente su CHF 1.08/CHF 1.12 verso il Dollaro, presumo, come auspicabile, che l'attuale situazione dovrebbe trovare un suo positivo assestamento. Bisogna comunque ammettere che la debolezza dell'Euro rispettivamente US$ costringerà gli attori sul mercato ad implementare misure improntate alla massima efficienza operativaproduttiva, con l'obiettivo dichiarato di voler incrementare ulteriormente la produttività ed abbassare ulteriormente i costi diretti ed indiretti”.

Nel suo settore in che misura si è risentito della forza del Franco su Euro e Dollaro?

“Ne abbiamo risentito eccome, soprattutto della forza del Franco sull'Euro, in considerazione del fatto che la nostra contribuzione si è ridotta e come tale non ha potuto essere compensata con una maggior produttività. Soprattutto il costo della manodopera ha inciso in maniera preponderante nell'evoluzione del costo lavoro, il quale non ha potuto essere controbilanciato da un cost controlling più incisivo e performante. La nostra azienda opera, soprattutto nel settore ferroviario, sul mercato Europeo a 360°. Infatti, i nostri clienti, pur trattandosi in gran parte di aziende svizzere, si collocano operativamente in misura del 90% su mercati UE, con fatturato e conti economici in Euro, quindi soggetti ad un continuo confronto competitivo con le altre aziende europee del settore. Essi dispongono poi per logica conseguenza di ottime opportunità per un approvvigionamento di alta qualità e competitività su questi mercati. Ovviamente che questa situazione di accresciuta concorrenzialità internazionale ci costringe a doverci strutturare in modo competitivo, efficace e lungimirante, oltre che a mirare esplicitamente a nicchie ricche e tecnologicamente avanzate di mercato, offrendo non solo prodotti finiti ma anche consulenza ed engineering fattivi, partecipando attivamente ai vari progetti, sia in fase di studio sia in fase di realizzazione”.

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Per un industriale quali sono i vantaggi e gli svantaggi di una moneta nazionale molto apprezzata sui mercati valutari?

“Come industriale che opera su scala globale direi che i vantaggi che si hanno all’acquisto di merci in importazione non controbilanciano assolutamente gli svantaggi che si registrano con le vendite in esportazione, nel senso che se all'acquisto evidentemente si gode di condizioni più competitive, alla vendita del prodotto finito si erode di fatto la contribuzione sul prodotto, soprattutto se la componente costo lavoro non può essere compensata con un proporzionato aumento della produttività, generante un adeguato riassestamento dei costi di produzione. Un vantaggio netto per contro si trova senza ombra di dubbio all'acquisto di beni di investimento o di struttura. Evidentemente una moneta forte da sempre e comunque una maggior stabilità, anche al sistema industriale. Il problema nasce però quando questa moneta forte ed apprezzata, viene sopravvalutata, come ne è il caso del Franco svizzero attualmente, per il suo ruolo di «bene rifugio o save hafen». In questo caso può spostare la competitività da un mercato all'altro, così come la guerra monetaria «tacita» attuale fra l'Euro ed il Dollaro, mirante a conquistare i mercati cinesi ed indiani, o il deprezzamento dell'Yuan attuata dalla Banca Nazionale Cinese verso il Dollaro, mirante a garantire ai cinesi assoluta competitività sul mercati mondiali che hanno come referente la moneta statunitense”.

Che pensa della proposta di pagare i salari in Euro ai lavoratori frontalieri che godono ora di un cambio molto vantaggioso?

“È una domanda provocatoria ma anche di assoluta attualità, in considerazione del fatto che noi siamo un Cantone periferico, con forte importazione di manodopera limitrofa. Se teniamo conto che i salari in CHF, negoziati contrattualmente a suo tempo, hanno un riferimento diretto per rapporto ai costi della vita ed al suo potere di acquisto, è auspicabile un loro adeguamento in caso di gravi scostamenti in più o in meno nel tasso di cambio CHF/Euro, i quali possono pregiudicare l’economicità delle imprese. Lo spostamento di unità produttive in un area Euro da parte di imprese svizzere alla ricerca di maggior competitività non sarebbe infatti nell’interesse del lavoratore frontaliero stesso, il quale correrebbe il rischio di perdere oltrettutto il proprio posto di lavoro. A mio modo di vedere bisogna affrontare queste situazioni in modo pragmatico e coerente, nel senso che da parte delle parti sociali viene richiesta la massima flessibilità ed apertura mentale, per trovare ad hoc risposte e soluzioni, le più consoni possibili, atte a garantire e preservare la competitività delle aziende ed il mantenimento del potere di acquisto dei lavoratori frontalieri”.


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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Franco Citterio, Direttore ABT Associazione Bancaria Ticinese

Il franco forte è indice di buona salute economica

Franco Citterio

Tassi d'interesse molto bassi e Franco super apprezzato su Euro e Dollaro. Non c'è il rischio che scoppi qualche nuova bolla speculativa? “Parlare di bolla speculativa in un regime di cambi fluttuanti è impreciso. In fondo, qual è il valore reale di una moneta? La teoria determina la quotazione di una valuta in base alla competitività di un’economia rispetto ad un’altra. Quindi una moneta si apprezza nella misura in cui l’economia del Paese è forte e stabile. I flussi monetari che determinano le quotazioni di una valuta sono di tipo commerciale e di tipo finanziario. Una speculazione, al rialzo o al ribasso, può essere intesa nel gonfiamento «pilotato» dei flussi. In un recente passato l’arma della svalutazione permetteva ai Paesi in difficoltà economica di recuperare competitività nelle esportazioni. I motivi che stanno alla base del recente apprezzamento del Franco svizzero sono di tutt’altro segno: la recente ripresa economica ha rinforzato la bilancia commerciale (= aumento del flusso commerciale) e l’insicurezza sui mercati finanziari ha spinto gli investitori a ritornare sui beni rifugio come l’oro e il Franco svizzero (=aumento del flusso finanziario). Nella misura in cui sui mercati finanziari tornerà un po’ di ottimismo è presumibile che anche gli investimenti in franchi svizzeri diminuiranno e che quindi la nostra moneta si svaluterà un po’ nei confronti delle altre monete. Come e quando ciò succederà rimane evidentemente materia di analisti ed indovini”. Il super Franco cosa comporta per la piazza finanziaria? “In sé una moneta forte è sempre indice di buona salute economica. La piazza finanziaria svizzera beneficia di un super Franco, nella misura in cui gli investitori esteri vedono il nostro Paese e le nostre banche quale porto sicuro per i propri capitali. In passato le fluttuazioni rispetto alle vecchie monete Europee (Marco tedesco, Franco francese, Lira italiana, ecc.) erano molto più marcate. Ora la volatilità è diminuita. Se guardiamo il cambio Franco-Euro in dieci anni si è sempre mosso in una fascia d’oscillazione tutto sommato contenuta tra 1.27 e 1.68 (vedi grafico). Che cosa succederà nei prossimi mesi? Scenderemo verso una parità 1:1 rispetto all’Euro oppure torneremo ai livelli precedenti la crisi economica? Dipenderà da mille fattori e nemmeno gli interventi della Banca nazionale potranno modificare il trend a medio-lungo termine”.

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Crisi e tensioni sui mercati valutari, con il Franco che assieme all'oro ritorna al ruolo di bene rifugio. Rispetto a questo quadro come valuta la politica della Banca Nazionale? “La BNS ha tentato recentemente di frenare il rafforzamento del Franco diminuendo i tassi d’interesse, per altro già bassissimi, e comprando valuta estera, soprattutto Euro, contro Franchi. Ciò ha portato solo ad una correzione di brevissimo periodo. Di fatto il Franco ha continuato la sua strada verso un rafforzamento, spinto, come detto, dalla crescita economica svizzera e dai forti flussi internazionali. Sono dell’opinione che la nostra Banca centrale abbia fatto il suo dovere, cercando di frenare l’ascesa del Franco per non penalizzare troppo l’industria d’esportazione, turismo compreso. Di più è difficile, se non a costo di acquistare enormi quantità di valuta estera, con il rischio di andare incontro ad ingenti perdite di bilancio”. Pensa che sui mercati delle valute si ristabilirà quanto prima un nuovo equilibrio, riportando il Franco su valori meno elevati? “Sui mercati internazionali è in corso la cosiddetta «guerra delle valute». In particolare, si imputa alla Cina di tenere artificialmente bassa la quotazione dello Yuan per salvaguardare le esportazioni del proprio Paese. Stati Uniti ed Europa stanno facendo grandi pressioni affinché Pechino lasci fluttuare liberamente lo Yuan. Questa situazione costituisce uno dei numerosi fattori d’insicurezza che provocano a loro volta la rincorsa verso i beni rifugio. Nella misura in cui le potenze economiche troveranno una base di collaborazione, è presumibile che il Franco scenderà sia nei confronti dell’Euro sia del Dollaro americano”.


Ospite Intervista di Lisa Pantini con Luca Pellanda, FX SALES Private and Business Banking Switzerland, Credit Suisse

Posizionamento internazionale e buon andamento economico: ecco cosa influenza positivamente il Franco Svizzero

Luca Pellanda

Come spiegare il forte apprezzamento del Franco in questi ultimi mesi?

“L'apprezzamento del Franco svizzero nei confronti dell'Euro nella attuale fase di mercato è da attribuire principalmente alla flessione generalizzata dei tassi di interesse in relazione al tasso del Franco svizzero. La combinazione tra un forte posizionamento internazionale della Svizzera nei confronti degli altri Stati, un buon andamento dell'economia e la riduzione del differenziale dei tassi d'interesse risultano positivi per il Franco. A causa dei problemi riguardanti i debiti sovrani la valuta elvetica è pure stata utilizzata come moneta rifugio”.

Quali crede possano essere i possibili scenari futuri?

“Momentaneamente siamo neutrali per quel che concerne il cambio Euro/Franco svizzero per i prossimi 12 mesi e riteniamo che la soglia di 1.30 possa essere considerata il fondo della flessione che ha caratterizzato l'Euro iniziata nel 2007, quando si trovava al di sopra di 1.60. Il Franco è ora sopravalutato nei confronti dell'Euro (il nostro Fair Value stimato è 1.40) e la Banca Nazionale Svizzera difficilmente alzerà i tassi di interesse nei prossimi mesi. Lo spread tra i tassi è destinato

momentaneamente a rimanere stabile. Per quel che concerne la valuta americana, non escludiamo un possibile rischio di un ulteriore indebolimento sino a quota 0.90, a causa sia del deficit del current account, sia dei tassi d'interesse che resteranno ai minimi storici per un bel po’ di tempo. Tuttavia pure nei confronti del dollaro il Franco è sopravvalutato”.

La debolezza dell'Euro denota anche la debolezza politica dell'UE e di alcuni suoi Paesi nel risanare le finanze pubbliche, quella del dollaro sembra più legata alle poco promettenti aspettative sulla ripresa economica americana. Ritiene che siano questi fattori destinati a durare nel tempo o a ripresentarsi ciclicamente?

“La causa principale della debolezza dell'Euro è da attribuire agli alti deficit di bilancio in diversi Stati dell'Unione Europea. Tuttavia la situazione fiscale americana è, secondo il nostro punto di vista, peggiore. Gli Stati Uniti, al contrario dell'Europa, hanno un forte disavanzo commerciale nei confronti delle altre Nazioni. Gli incentivi americani a sostegno dell'economia sono secondo noi più consistenti rispetto a quelli proposti nella zona Euro. Dato che la Svizzera non si deve confrontare con tali situazioni problematiche, probabilmente il Franco svizzero rimarrà stabile ancora per molto tempo”.

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Le catastrofi annunciate e mai avvenute del terzo millennio

Che fine ha fatto la mucca pazza, la terribile epidemia che doveva uccidere tre milioni di persone? Che dire della famigerata SARS, l’infida polmonite che viaggiando alla velocità della luce doveva pure fare un’altra strage planetaria? O dell’aviaria, per la quale erano stati preventivati due milioni di morti? Dove sono gli altri due milioni di morti che erano stati messi in conto all’ultima infida pandemia, l'influenza suina? Nessuno ne parla più. E chi se lo ricorda ormai il millennium bug? Il baco del millennio che con l’arrivo del 2000, mandando in tilt i computer di tutto il mondo, doveva scatenare l’apocalisse tecnologica? Di apocalittico in questi primi dieci anni del nuovo millennio ci sono state solo le bufale su epidemie, pandemie e altri disastri, alimentate dai media di ogni Paese, da politici, governanti ed esperti in cerca di visibilità e certificate, anzi amplificate, da autorevoli organizzazioni internazionali. Le catastrofi annunciate, e mai avvenute, del terzo millennio è il tema del libro di Andrea Kerbaker, “Bufale apocalittiche”. Interessante e veritiera inchiesta in cui Kerbaker, docente di Istituzioni e politiche culturali all’università Cattolica di Milano, analizza il ruolo di stampa, TV e poteri pubblici nel diffondere paure, che si riveleranno poi del tutto infondate. Tuttavia, capaci di tenere in ostaggio la società con continui allarmi. “Negli ultimi dieci anni – scrive – a dar retta alle notizie che via via si affastellavano sui nostri media, avremmo dovuto morire decine di volte, nelle maniere più strane”. Invece siamo ancora vivi, nonostante un decennio costellato da un terrore sintetizzato in sigle sinistre: l’Y2K, il baco dei computer, la BSE – Bovine Spongiform Encephalopathy, la SARS – Severe Acute Respiratory Sindrome, l’H5N1, l’aviaria, e infine, l’Influenza A. Kerbaker ha ripercorso cronache giornalistiche, dichiarazioni di politici ed esperti qualificati che hanno alimentato di allarme in allarme una psicosi collettiva, per scoprire che in realtà: la BSE ha fatto in tutto il mondo 167 morti, mentre per la sola Inghilterra erano stati previsti mezzo milione di vittime; la SARS, la polmonite killer, ha ucciso 807 persone soltanto; per l’aviaria ci sono stati 234 morti e l’influenza suina o A ha causato in tutto 15 mila decessi. Il totale dei morti resta, insomma, di gran lunga inferiore a quelli che si registrano ogni anno per una normalissima influenza. La vera pandemia è stata quella mediatica, i virus più temibili, invece, sono stati l’irresponsabilità dei politici e di alcuni organismi sovranazionali, in primo luogo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che hanno diffuso a piene

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mani paure ingiustificate, o quantomeno non scientificamente comprovate, contribuendo ad incrementare il colossale business di farmaci e vaccini. Ma come spiegare l’affermarsi di questa “internazionale della paura”. Secondo Kerbaker la spiegazione non è così facile, perché bisogna districare una matassa in cui s’aggrovigliano informazione, politica, centri studi, comunicazione, organismi scientifici, ma anche la psicologia delle masse e dei singoli. “Nell’epoca della globalizzazione – nota – anche le paure non conoscono confini, sono a tutto campo”. Un’internazionale della paura, dunque, che investe ogni Paese: “Realtà di assoluta diversità, ma dovunque pronte ad accogliere qualsiasi timore, facendolo crescere su un terreno sempre estremamente fertile. Il tutto con un livello elevatissimo di trasversalità: l’allarme attecchisce bene o benissimo tra i cosiddetti opinion makers (alti poteri, media, opinione pubblica più qualificata) ma si sparge con eguale ansia tra la popolazione che, nella quasi totalità dei sondaggi, mostra quasi sempre di condividere a larga o larghissima maggioranza i terrori più diffusi”. Decisivo il ruolo dei media in un mondo sempre più piccolo e avvicinato dai satelliti: “Per il telespettatore europeo, l’epidemia nel lontano Oriente cessa di essere a 5.000 chilometri di distanza se la televisione la porta in casa con immagini ad alta definizione, nitide come se arrivassero dal villaggio accanto”. Non meno importante della capillarità e rapidità odierna dell’informazione, sono gli interessi, diretti e indiretti, che muovono talune organizzazioni internazionali nel diffondere l’allarme. Ma secondo Kerbaker, alla base di questa predisposizione di massa alla paura c’è anche “la storica ipocondria di un mondo che ha sempre bisogno di avere qualche battaglia da combattere per sentirsi davvero vivo”. Titolo: Bufale apocalittiche. Le catastrofi annunciate e mai avvenute del terzo millennio

Autore: Andrea Kerbaker

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Dirit to di Simona Morosini Marconi, Responsabile Servizio giuridico Cc-Ti

Impedimento al lavoro in caso di malattia e assicurazione del datore di lavoro: qualche consiglio pratico Per ovviare al versamento del salario in caso di malattia del lavoratore, spesso il datore di lavoro stipula un’apposita polizza assicurativa che si sostituisce (a determinate condizioni) alle norme legali minime, segnatamente all’art. 324a del Codice delle obbligazioni (CO). Può accadere che datore di lavoro e dipendente credano in buona fede di avere stipulato un valido regime sostitutivo, quando invece non è il caso. E può persino capitare che, nonostante tale polizza sia stata prevista nel contratto, il datore di lavoro non la stipuli. Le conseguenze per i datori di lavoro possono essere dolorose…

Mancata stipula dell’assicurazione Se il datore tenuto per CCL a stipulare una polizza d’indennità giornaliera in caso di malattia omette di farlo, egli rischia di dover colmare il vuoto assicurativo e sopportare l’onere salariale, pagando di tasca propria l’assenza per malattia del dipendente, ossia l’80% del salario per un massimo di 720 giorni anziché i 6 mesi della scala bernese. Lo stesso accadrebbe nel caso in cui il datore di lavoro si fosse impegnato a stipulare una tale polizza al momento della conclusione del contratto individuale di lavoro, omettendo però di dare seguito a tale impegno.

Regime legale Ricordiamo che il CO prevede all’art. 324a che se il lavoratore è impedito senza sua colpa di lavorare per motivi inerenti la sua persona, come malattia, infortunio, adempimento d’un obbligo legale o d’una funzione pubblica, il datore di lavoro deve comunque versare il salario per un tempo limitato, a seconda della durata del rapporto di lavoro. Il capoverso 4 dell’art. 324a dispone che a tale regime può essere derogato mediante accordo scritto, contratto normale o contratto collettivo, che sancisca un ordinamento almeno equivalente per il lavoratore.

Il vizio di forma e altre dimenticanze Il vizio di forma (ad esempio, il mancato rispetto della forma scritta), oppure la mancata indicazione degli elementi essenziali del regime sostitutivo (percentuale di salario assicurato, durata della copertura, ecc.) porterà invece alla conseguenza che non è stato stipulato alcun valido regime sostitutivo. Il datore di lavoro dovrà quindi rispondere versando il salario sulla base dei parametri previsti all’art. 324a CO (scala bernese). Se però, nonostante l’assenza di forma scritta del regime sostitutivo, il datore di lavoro ha comunque stipulato un’assicurazione di indennità per perdita di guadagno, il lavoratore beneficerà sia delle prestazioni del datore di lavoro secondo l'art. 324a, sia delle prestazioni assicurative, escluso ovviamente un sovraindennizzo.

Regime sostitutivo: l’assicurazione Le assicurazioni di indennità per perdita guadagno in caso di malattia hanno assunto sempre maggiore importanza quale regime sostitutivo dell’art. 324a e della scala bernese. Va premesso che l’assicurazione collettiva perdita di guadagno conclusa dal datore di lavoro per il personale copre di solito le conseguenze della malattia non professionale. I rischi infortunio e malattia professionale sono infatti coperti dall’assicurazione infortuni fino a concorrenza del guadagno massimo assicurato. Per la parte eccedente tale importo, solitamente il datore di lavoro stipula un’assicurazione complementare. Condizioni del regime sostitutivo Per sostituire validamente il regime previsto all’art. 324a occorre anzitutto un accordo scritto tra datore di lavoro e dipendente. Non basta un accordo verbale, a meno che il regime sostitutivo concordato verbalmente sia chiaramente più favorevole al lavoratore, e non solo “equivalente”. Inoltre, l’accordo deve indicare in modo chiaro i seguenti elementi essenziali: percentuale di salario assicurata, rischi coperti, durata delle prestazioni, modalità di finanziamento dei premi, durata di un eventuale periodo di attesa. Per essere considerati equivalenti al minimo legale, tali regimi sostitutivi devono prevedere una copertura pari ad almeno l’80% del salario, per almeno 720 giorni sull’arco di 900 giorni consecutivi. Sono inoltre ammessi 2 giorni di carenza (ossia il periodo di attesa durante il quale il dipendente non è remunerato in caso di malattia). Il Tribunale federale ha in particolare ritenuto equivalente un regime sostitutivo che prevedeva il pagamento dell’80% a partire dal terzo giorno e l’assunzione dei premi da parte del datore di lavoro in ragione di 2/3. Regimi sostitutivi previsti nei CCL Di regola i contratti collettivi di lavoro (CCL) prevedono un obbligo a carico dei datori di lavoro di stipulare un’assicurazione collettiva perdita di guadagno in caso di malattia, comportante il versamento dell’80% del salario a partire dal primo giorno di assenza, con riparto dei premi in ragione di metà ciascuno fra lavoratore e datore di lavoro. A titolo di confronto, si ricorderà che il regime legale dell’art. 324a cpv. 2 CO prevede invece che il datore di lavoro debba coprire il 100% del salario in caso di malattia, per un periodo che, nella migliore delle ipotesi e applicando la “scala bernese”, varierà da un minimo di tre settimane sino ad un massimo di 6 mesi, a seconda della durata del rapporto lavorativo.

Assicurazione LAMAL oppure LCA? A meno che un CCL o il contratto individuale non prevedano diversamente, il datore di lavoro può scegliere se assicurare il personale secondo il regime di indennità giornaliera della LAMAL oppure secondo la Legge sul contratto d’assicurazione (LCA). È consigliabile che il contratto di lavoro contenga un rinvio esplicito alle condizioni generali d’assicurazione, poiché esse prevedono spesso delle riserve (in particolare, in relazione all’età e allo stato di salute preesistente dell’assicurato). Attenzione all’informazione nei confronti del lavoratore La differenza fra il regime assicurativo della LAMAL e quello della LCA risiede essenzialmente nel fatto che le prestazioni dipendono nel primo caso dall’affiliazione all’assicuratore malattia. In altri termini, la copertura LAMAL cessa al momento della cessazione del rapporto lavorativo. Se l’incapacità perdura oltre la fine dei rapporti di lavoro, le prestazioni assicurative saranno erogate solo nella misura in cui il lavoratore rimane affiliato alla cassa malati. L’assicurato può esercitare il diritto di passaggio nell’assicurazione individuale entro tre mesi dalla data in cui ha ricevuto la comunicazione dell’assicuratore malattia. Se omette di esercitare tale diritto, non potrà rivalersi sul datore di lavoro in caso di mancata copertura. Nell’assicurazione secondo la LCA, il diritto alle prestazioni dipende invece dalla sopravvenienza dell’evento pregiudizievole durante il periodo di copertura. Salvo accordo contrario, la copertura può quindi sussistere oltre la fine del rapporto di lavoro. Occorre però prestare attenzione al fatto che, spesso, le condizioni generali degli assicuratori LCA riversano sul datore di lavoro l’obbligo di informare il dipendente sul dritto di passaggio all’assicurazione individuale. L’omissione di informazione nei confronti del dipendente può provocare un vuoto assicurativo di cui il datore di lavoro potrà essere chiamato a rispondere! In ogni caso, il datore di lavoro si cautelerà sin dall’inizio, inserendo nel contatto individuale di lavoro un rinvio esplicito alle condizioni generali di assicurazione e ricordando al dipendente (al più tardi al momento della disdetta e preferibilmente per iscritto) i suoi diritti di passaggio nell’assicurazione individuale.

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Attualita` di Angelo Geninazzi, Coordinatore di economiesuisse per la Svizzera italiana, Federazione delle imprese svizzere

Iniziativa fiscale del PS: manuale per colpire il ceto medio Di cosa di tratta

Il 28 novembre 2010 il popolo svizzero sarà chiamato a pronunciarsi sull’iniziativa popolare lanciata dal Partito Socialista svizzero «Per imposte eque. Basta con gli abusi nella concorrenza fiscale». Questa mira ad un’armonizzazione fiscale materiale in tutta la Svizzera. In concreto, essa chiede l’introduzione, in tutti i Cantoni, di un’aliquota fiscale minima per i redditi e le sostanze che superano una determinata soglia. Conformemente al testo proposto nell’iniziativa, il tasso di imposizione delle imposte cantonali e comunali sul reddito deve totalizzare almeno il 22% per la quota di reddito imponibile superiore a 250’000 franchi. Per quanto concerne le imposte cantonali e comunali sulla sostanza, l’aliquota gravante la quota che supera i 2 milioni di franchi deve raggiungere almeno il 5‰. Queste prescrizioni fiscali obbligherebbero quattordici Cantoni ad aumentare le imposte sul reddito e/o sulla sostanza (vedi Grafico 1). A questo si aggiungono altri due Cantoni nei quali sarebbero direttamente interessati alcuni Comuni.

I motivi della proposta

Gli avversari della concorrenza fiscale intercantonale giustificano la limitazione della concorrenza fiscale con la tesi che

Grafico 1 – Aumenti d’imposta in numerosi Cantoni

Fonte: Amministrazione federale delle finanze

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questa sarebbe rovinosa e porterebbe ad uno smantellamento continuo delle prestazioni pubbliche. Uno sguardo ad alcuni dati però ci permette di smentire completamente il rischio di questi scenari indesiderati. Al contrario, emerge che la concorrenza ha un impatto positivo sull’economia e stimola la crescita, ciò che si traduce in un aumento delle entrate fiscali. Nel corso degli ultimi dieci anni, i 26 Cantoni hanno assistito ad un aumento dei gettiti generati dall’imposta sul reddito di mediamente quasi il 40%, più che proporzionale rispetto alla crescita economica. Non si assiste dunque né a uno smantellamento dello Stato, né a quello delle prestazioni sociali.

E gli altri Cantoni, come il Ticino, la scamperebbero bella?

Per niente. Oggi, i Cantoni e i Comuni sono ampiamente autonomi per quanto riguarda le questioni finanziarie e fiscali. Essi possono, tra le altre cose, fissare liberamente il livello delle imposte. In questo modo essi scelgono il livello delle imposte in funzione delle prestazioni che desiderano proporre. I cittadini controllano l’attività dei Cantoni e dei Comuni in modo democratico, obbligandoli ad utilizzare parsimoniosamente le entrate fiscali. L’iniziativa fiscale proposta dalla sinistra mette in pericolo queste conquiste e limita la sovranità dei Cantoni e dei Comuni. Essi non potrebbero più stabilire liberamente le loro imposte. Dunque, sebbene il Ticino non figuri tra i Cantoni direttamente toccati dall’iniziativa, l’entrata in vigore di un regime di armonizzazione fiscale materiale si ripercuoterebbe


Grafico 2 – Il tasso di crescita delle entrate fiscale è più elevato di quello dell’economia (1970-2007)

negativamente. Come tutti gli altri Cantoni anch’esso sarebbe toccato dall’alterazione dei flussi della perequazione finanziaria intercantonale. Ancor più grave, il Cantone perderebbe la sovranità nel decidere sulla propria fiscalità, in particolare sul livello delle proprie aliquote. Inoltre l’iniziativa implica anche un’armonizzazione delle deduzioni fiscali, come ad esempio le deduzioni per i figli. Anche queste verrebbero regolamentate nell’ammontare, ciò che non lascerebbe più spazio di

manovra ad un Cantone come il Ticino che in questo senso beneficia attualmente di un sistema piuttosto sociale. Insomma, a farne le spese in Ticino sarebbe soprattutto il ceto medio!

Dunque il prossimo 28 novembre non si tratta di salvare i più abbienti della nostra società. Ma il ceto medio e in particolare l’autonomia dei nostri Cantoni. Anche del Ticino!

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At tualita` di Daniela Lepori, Avenir Suisse

TrasporTI domani: Non solo Alptransit Daniela Lepori

Lo scorso 28 settembre si è svolto il Colloquio Ticinese di Avenir Suisse intitolato “TrasporTI domani”. In occasione della caduta dell’ultimo diaframma nel tunnel del San Gottardo e prendendo spunto dal volume intitolato “Verkehrt” di Rico Maggi e Angelo Geninazzi uscito qualche mese fa (ora è disponibile una versione breve anche in lingua italiana), Avenir Suisse ha voluto chinarsi su un tema attuale e di estrema importanza per il futuro del nostro Paese: la viabilità. La sottoscritta ha aperto la manifestazione ripercorrendo alcune tappe storiche nell’evoluzione della mobilità nel canton Ticino ponendo in particolare l’accento sullo sviluppo del traffico attraverso il San Gottardo, massiccio che divide e allo stesso tempo unisce il Ticino con il resto della Svizzera. Rico Maggi, Direttore dell’Istituto di Ricerche Economiche e Decano della facoltà di economia dell’Università della Svizzera Italiana, quale primo relatore della serata ha evidenziato quali sono gli anelli deboli dell’attuale politica dei trasporti svizzera. Detto in due parole: essa non è sostenibile a lungo termine, costa troppo poco e incentiva la crescita del traffico. Maggi ha rilevato come nel nostro Paese abbiamo dei trasporti pubblici di prim’ordine che arrivano nelle case di praticamente ogni svizzero ma vengono finanziati da un fondo che parrebbe essere senza fondo. Ma come fare a modificare questa situazione? Una delle risposte possibili sarebbe l’introduzione di un mobility pricing (una tassa commisurata alle prestazioni), così che che non siano più tutti i contribuenti a pagare per la mobilità, bensì gli utilizzatori del servizio. Come detto da Maggi, l’offerta di un ottimo servizio pubblico sembra essere legittima ma dopo una prima analisi si giunge alla conclusione che in fondo lo Stato sussidia per vivere fuori città e questo non è per nulla ecologico. Bisognerebbe porsi qualche interrogativo in più sulla possibilità di “densificare” le città, e coloro che desiderano vivere al di fuori degli agglomerati dovrebbero però assumerne i costi. Come in ogni economia di mercato, lo Stato dovrebbe garantire un servizio minimo ma per ottenere delle prestazioni migliori occorre attingere al proprio borsellino. Riccardo De Gottardi, direttore della Divisione dello sviluppo territoriale e della mobilità ha dal canto suo illustrato una panoramica delle opere in fase di realizzazione sul territorio svizzero. Secondo De Gottardi occorre chinarsi sulla questione della reale capacità dell’attuale infrastruttura a Nord e a Sud visto che avremo a disposizione una tra le reti ferroviarie più moderne al mondo. Una delle preoccupazioni più importanti arriva in questo ambito da Berna: senza finanziamenti federali non si andrà molto lontano.

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Cosa succederà dopo il 2017? Quello che per ora è sicuro è che i tempi di percorrenza tra le località verranno ridotti in modo sostanziale e che vi sarà una rivalutazione dei comparti territoriali, oltre che delle stazioni più moderne. Insomma, occorre ricordarsi che Alptransit non sarà solo un progetto trasportistico e nemmeno la soluzione a tutti i problemi di mobilità. A seguire Moreno Bernasconi, Caporedattore della redazione Confederazione del Corriere del Ticino ha moderato una discussione dal titolo “Un Ticino su strada o su rotaia?” animato da Rico Maggi e Riccardo De Gottardi, oltre che dai due Granconsiglieri Carlo Lepori del Partito Socialista e membro dell’iniziativa delle Alpi e Fabio Regazzi del Partito Popolare Democratico, Presidente di Aquanostra e imprenditore. La differenziazione delle tariffe e l’aumento dei prezzi della mobilità, cioè un cambiamento di paradigma è secondo Regazzi un’utopia. La politica sta andando inesorabilmente in un’altra direzione e in caso di una riforma della politica dei prezzi nei trasporti, i costi verrebbe dirottati sull’economia, e questo lascia aperte diverse perplessità. Carlo Lepori condivide le proposte del Prof. Maggi: la mobilità oggigiorno costa troppo poco, sono necessarie delle riflessioni a lungo termine, delle visioni anche in ambito di pianificazione del territorio. Il fatto di avere a disposizione delle strutture di prim’ordine sia per quanto riguarda la strada che la ferrovia è un lusso. Si è giunti a questa situazione per il semplice fatto che non si voluto decidere in modo chiaro per una o l’altra via (strada vs. rotaia). Anche in vista della prospettata chiusura per alcuni anni della galleria autostradale del Gottardo si arriva a discutere delle reali possibilità di trasferire le merci dalla strada alla rotaia. Regazzi quale imprenditore ha sottolineato come non tutto sia trasferibile. È purtroppo un’illusione pensare di dirottare qualsiasi merce sul traffico ferroviario: quindi l’unica soluzione possibile e veramente concreta appare il raddoppio della galleria del San Gottardo. Sia Lepori che De Gottardi tengono però a sottolineare come sia prematuro fare “il funerale” del trasferimento prima del tempo. Secondo Lepori bisogna in ogni caso cercare di diminuire i trasporti, anche se, come rileva Regazzi, grazie alle evoluzioni tecniche si è riusciti a ridurre le emissioni nocive in modo importante. Dal pubblico si leva qualche considerazione critica sul fatto che gli operatori del settore vengano poco interpellati nelle discussioni riguardanti la mobilità, nonostante il fatto che essi ne siano confrontati giornalmente. Gli interrogativi in sospeso sono quindi ancora molti e Alptransit non è la panacea per ogni male.


At tualita`

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La campagna edutainment di arcobaleno aziendale è entrata nel vivo L A S C E LTA G I U S TA

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È iniziata in giugno ed ha già riscosso un buon successo l’iniziativa che nasce in seno ad arcobaleno con l’obiettivo di raggiungere il dipendente direttamente sul posto di lavoro. Con il posizionamento di uno stand, a rotazione presso le aziende aderenti che lo desiderano, la campagna mira a sensibilizzare i collaboratori a favore di una mobilità sostenibile, informandoli sulle opportunità legate al possesso dell’abbonamento annuale arcobaleno aziendale, abbonamento promosso dalla Comunità tariffale Ticino e Moesano, grazie al contributo finanziario del Cantone. Inoltre, gli interessati hanno anche l’opportunità di partecipare ad un concorso. La comunicazione e l’informazione assumono un ruolo cruciale per raggiungere Lo stand arcobaleno presso la RSI tutto l’organico, dai quadri ai dipendenti. Con la campagna edutainment si intende proprio toccare quest’ultimo target, incontrando i collaboratori direttamente in azienda presso il loro datore di lavoro attraverso un simpatico stand.

Lo stand arcobaleno presso la sede SUPSI di Trevano

Tra le prime tappe della campagna, la Radiotelevisione Svizzera RSI che ci ha ospitati venti giorni e la SUPSI (Scuola universitaria professionale della Svizzera Italiana), dove lo stand è stato presente una settimana nella sede di Manno ed una in quella di Trevano.

La qualità che mi posso permettere Strategie di comunicazione a confronto nel Low Cost di Qualità Evento organizzato dalla Società Ticinese di Relazioni Pubbliche – STRP che si terrà lunedì 15 novembre a partire dalle ore 18.00 presso il Grand Hotel Villa Castagnola a Lugano Il low cost di qualità: una tendenza che interessa le aziende e che coinvolge direttamente il consumatore. Un fenomeno nuovo che si sta imponendo non solo come forma di consumo ma come un vero e proprio stile di vita. Ma di cosa si tratta realmente? La STRP – Società Ticinese di Relazioni Pubbliche organizza una serata ad hoc per indagare questa tendenza, capirne le caratteristiche e coglierne le opportunità. Nello specifico, si cercherà di rispondere alle seguenti domande: Che cos’è il “Low Cost di Qualità”? Cosa e come comunica il Low Cost di Qualità? Quali canali predilige? Che ruolo svolge il brand? Che differenze esistono tra i vari settori merceologici?

PROGRAMMA

18.00 Registrazione partecipanti 18.15 Saluto del Sindaco della Città di Lugano, Giorgio Giudici Saluto del Presidente STRP, Fabio Corti 18.20 AssoLowcost ANDREA CINOSI, Presidente di AssoLowcost Inquadramento del fenomeno, trend e definizione del concetto di “Low Cost di Qualità”. Presentazione di alcuni esempi emblematici 18.35 Ikea VLADIMIRO RUBEO, Sales Manager IKEA Living the Dream: il concetto di qualità IKEA 18.50 Migros / M-Budget NATHALIE EGGEN, PR Specialist JUNG VON MATT Il ruolo delle PR e delle campagne pubblicitarie nel posizionamento del brand M-Budget 19.05 BravoFly FABIO CANNAVALE, Fondatore L’utilizzo dei nuovi media nel Low Cost di Qualità 19.20 Tavola rotonda Moderata da Fabio Corti e Edy Cattaneo, con coinvolgimento del pubblico in sala 20.00 Aperitivo Conferenza gratuita, iscrizione obbligatoria. Per maggiori informazioni contattare: STRP, CP 1364, 6830 Chiasso, Tel. +41 91 695 38 82, info@strp.ch

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At tualita` di Marco Cavadini, Fondatore di Business Up

4 errori di marketing comuni

Operando continuamente a contatto con le PMI, si possono notare una serie di errori “classici” di marketing che vengono inevitabilmente commessi. In questo breve articolo ne vengono messi in evidenza 4 per motivi di spazio, ma in linea di massima se ne potrebbero elencare almeno una ventina. Tali errori sono tipicamente dovuti al fatto che in una piccola azienda nessuno si occupa in modo sistematico del marketing e che oltretutto ci si lascia inesorabilmente trascinare dalle tante (troppe) esigenze operative quotidiane, senza di tanto in tanto darsi il tempo di analizzare in modo oggettivo la situazione.

diversi su un aspetto chiave nella mente del cliente che deve fare delle scelte.

Errore numero 3: utilizzare un numero limitato di strumenti di marketing

Troppo spesso (oltre al “passa parola”) viene utilizzato un numero limitato di strumenti di marketing che includono probabilmente un sito Internet (statico e usato in modo passivo) e qualche pubblicità sporadica fatta senza troppa convinzione. La chiave per il successo sta invece nel mettere in campo in modo orchestrato un ampio numero di attività di acquisizione, ma anche di conversione e fidelizzazione della clientela. Operando in questo modo, si Errore numero 1: “vendere tutto a tutti” ottiene un effetto di “squadra” tra i vari strumenti, che La tentazione umanamente comprensibile è quella di vanno toccare in vari tempi e modi (ed in modo ripetitivo) cercare di vendere il più possibiil proprio acquirente. I costi di le, aggiungendo continuamente questa strategia? Niente paura. Una nicchia è un gruppo specifico nuovi prodotti e/o nuovi servizi Per una piccola ditta, i costi di di persone o aziende che desiderano alla propria offerta, magari anquesta strategia possono essere che in diverse fasce di qualità/ tenuti tranquillamente sotto conun prodotto o un servizio e che se lo prezzo. Per una PMI il risultato trollo, focalizzandosi su strumenti possono permettere. che si ottiene è l’eccessiva disemplici e a costi ridotti di marluizione delle proprie risorse. La keting diretto (lasciando il markeconseguenza è il decadimento della qualità dell’offerta e ting indiretto alle grandi multinazionali). dell’unicità dell’esperienza di acquisto da parte del cliente. Per usare parole semplici, volendo fare troppo, si finiErrore numero 4: mancare di un sistema di marketing sce per risultare inefficaci nel marketing, ma anche nel Seguendo il motto che dice che “quello che non può convertire in clienti gli interessati, nel fornire il prodotto essere misurato, non può essere gestito”, risulta indie nel seguire i clienti dopo l’acquisto. spensabile dotarsi di un sistema di marketing all’interAl contrario, focalizzando tutte le proprie risorse su una no dell’azienda. Con questo ci riferiamo ad una serie di nicchia ben identificata, si riesce a profilarsi come i leaindicatori quantitativi che permettono di monitorare ad der della nicchia, accaparrandosi e mantenendo nel temogni momento lo stato del processo di acquisizione, di po la maggior parte dei clienti. Il leader di una nicchia di conversione e di fidelizzazione della clientela. Un tale solito non ha problemi di prezzo e spunta ottimi margini. sistema permette di giudicare in modo oggettivo lo stato dell’azienda dal punto di vista delle prospettive di venErrore numero 2: mancare di unicità nella proposta dita. Si potrà ad esempio monitorare il livello di generazione di interessi (leads), la capacità di conversione del commerciale Quante volte, chiedendo ad un commerciante quale sia il team di vendita, i margini reali spuntati alla firma di ogni fattore che lo distingue la sua offerta dalle altre, vi siete contratto, la capacità di generare vendite aggiuntive e sentiti rispondere “la qualità del prodotto e la nostra attentrasversali,… Sarà inoltre possibile quantificare l’impatto zione per il cliente”? Nessuno nega che questi fattori siano sul business di ogni azione di marketing intrapresa. importanti, ma certamente non possono essere ritenuti unici. Nessuna azienda dichiara di vendere prodotti di scarsa Business Up affianca proprietari di PMI che vogliono porqualità e di non curarsi troppo dei propri clienti. tare la propria azienda al salto di qualità e al successo, Ogni azienda deve fare in modo di essere percepita in mograzie all’applicazione di metodi di marketing e sviluppo do unico nel mercato (o meglio ancora nella propria nicaziendale moderni ed efficaci. Business Up è l’unica azienchia). Questa unicità della propria offerta (USP – unique da in Ticino membro di Alchemy Network Svizzera. Questa selling proposition) va creata, mantenuta ma soprattutto organizzazione ha sviluppato una metodologia di sviluppo comunicata continuamente in modo da differenziarsi dalaziendale di grande successo, sulla base del lavoro svolto la concorrenza. Da notare che essere unici, non significa in migliaia di PMI da oltre 10 anni in tutta Europa. per forza essere migliori, ma essere per lo meno essere Per ulteriori informazioni www.businessup.ch.

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At tualita`

Voucher d’innovazione per il settore medtech e farmaceutico Incentivi di Ticinotransfer messi a concorso fino alla fine del 2010 per le aziende desiderose di innovare

Ticinotransfer, rete per il trasferimento di tecnologia e del sapere della Svizzera italiana, mette a concorso voucher d’innovazione per stimolare progetti innovativi presso le aziende della regione attive nel settore delle tecnologie medicali o farmaceutico e la collaborazione con centri di ricerca ed altri partner. I beneficiari possono essere produttori, fornitori, distributori o fornitori di servizi del settore. L’iniziativa si svolge nell’ambito del progetto pilota di Ticinotransfer “VIP - Voucher for Innovation Partnerships” che ha l’obiettivo di valutare le potenzialità dei voucher d’innovazione quale strumento per incitare le aziende ad avviare progetti d’innovazione. Questo è promosso dalla Fondazione Gebert Rüf in collaborazione con la Conferenza Svizzera delle SUP. Il voucher d’innovazione è un assegno atto a finanziare una prestazione preliminare di terzi a sostegno di un progetto d’innovazione aziendale. Il voucher copre i costi del soggetto erogante ma non quelli dell’azienda richiedente e nemmeno eventuali costi della prestazione eccedenti il valore del voucher. Il budget complessivo a disposizione dell’iniziativa è di 110'000 CHF a cui vanno ad aggiungersi le prestazioni proprie di Ticinotransfer per gli aspetti di proprietà intellettuale (IP) o in materia d’innovazione di business. Tutte le forme di innovazione sono considerate, dai prodotti ai processi, dai mercati all’organizzazione. Tre i tipi

di voucher: da 4'000.- per l’IP, da 7'500.- e 12'500.- (quest’ultimo con una partecipazione a carico del richiedente di 2'500.-) per la tecnologia e l’innovazione di business. L’assegno copre l’intero spettro delle possibilità di innovazione e finanzia prestazioni preliminari negli ambiti illustrati nella tabella sottostante. La collaborazione può essere svolta con centri di ricerca del settore pubblico o privato oppure con altri partner che offrono prestazioni qualificate (ricerca/sviluppo e servizi) con sede in Svizzera, quali: • SUP, università, politecnici o altri centri di ricerca pubblici; • centri di ricerca privati o di aziende; • professionisti in materia di innovazione, Istituto federale della proprietà intellettuale, agenti di brevetto. Qualora l’azienda richiedente non avesse ancora identificato il partner per la prestazione di innovazione, Ticinotransfer è gratuitamente a disposizione per aiutarla nella ricerca. Ticinotransfer fornisce inoltre un accompagnamento ai progetti per facilitarne lo svolgimento e per favorirne il proseguimento. Le aziende interessate al voucher possono farne richiesta entro il 31 dicembre 2010. Il bando di concorso e gli altri documenti sono scaricabili dal sito www.ticinotransfer.ch. Per informazioni, contattare voucher@ticinotransfer.ch (Tel. +41 58 666 65 43).

Ambito

Esempi di prestazioni finanziabili tramite voucher (ma non solo)

Proprietà intellettuale

• Definizione della strategia per la protezione della proprietà immateriale e, per aziende con poca esperienza,

deposito di un brevetto o marchio, licenze, ecc.

• Ricerche e analisi brevettuale: identificazione dello stato attuale della tecnica, possibilità di ottenere e

depositare un brevetto, libertà di commercializzare un prodotto senza vincoli brevettuali

• Innovation intelligence: identificare trend tecnologici, le tecnologie utilizzate da concorrenti, attori coinvolti,

campi di applicazione alternativi di una tecnologia

• Esplorazione tecnologica

Innovazione tecnologica Innovazione di processo, prodotto o servizio • Sviluppo di concetti, studi di fattibilità, identificazione di tecnologie abilitanti, ad esempio, negli ambiti: - materiali, (bio)compatibilità - sensori o attuatori (anche riferito a e-health) - sistemi meccanici, meccatronici, elettronici (-opto) - sistemi di misura e controllo - robotica e automazione - design di prototipi - elaborazione dati e immagini - bio-informatica, modellizzazione e simulazione numerica - algoritmi intelligenti e sistemi esperti - tecnologie dell’informazione e comunicazione - processi industriali e ottimizzazione della produzione, logistica avanzata • Fasi preliminari d’allestimento di progetti di ricerca congiunti Innovazione di business

• Studi di fattibilità, analisi di mercato, analisi di settore • Sviluppo di un piano di marketing • Valutazione economico-finanziaria del progetto innovativo • Allestimento del business plan relativo a un nuovo prodotto o servizio, valutazione del modello di business • Workshop sulla gestione della supply chain con i partner commerciali • Workshop con clienti attuali e clienti potenziali • Analisi delle interazioni con gli stakeholder interni ed esterni • Gestione delle operation, delle risorse umane e delle conoscenza • Sistemi informativi aziendali • Qualità e affari regolatori   35


Eventi

Come gestire al meglio il rischio di cambio Organizzato da:

In collaborazione con:

che si terrà lunedì 29 novembre 2010, dalle ore 16.30 alle ore 17.45 (networking apero 17.45-18.30) presso la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti), 6° piano, sala dott. Papa Il rischio di cambio è direttamente correlato alla volatilità dei rapporti di cambio tra le varie divise estere. In quest’ottica, a seconda delle variazioni determinate dal mercato, chi è attivo nel commercio con l’estero può trovarsi nella situazione di subire perdite o di beneficiare di guadagni. Infatti, queste variazioni hanno degli effetti diretti sull’operatività delle aziende visto che gli acquisti ex-ante e le vendite ex-post intaccano chiaramente il margine di profitto sul prodotto. A tal proposito, è più che lecito chiedersi in che modo sia possibile minimizzare gli effetti non desiderati attraverso una gestione attiva ed efficace della problematica, impostando gli atteggiamenti giusti ed utilizzando gli strumenti finanziari di copertura più adatti. Relatori Marco Passalia, Vice Direttore, Cc-Ti Luca Pellanda, Private and Business Banking Switzerland, Credit Suisse Stefano Putelli, Private and Business Banking Switzerland, Credit Suisse Programma 16.30 Saluto di benvenuto, Marco Passalia, Vice Direttore, Cc-Ti 16.40 Intervento sul tema «Come gestire al meglio il rischio di cambio» Luca Pellanda e Stefano Putelli, Credit Suisse, FX SALES Private and Business Banking Switzerland Contenuti dell’intervento: • la guerra dei cambi in atto nel mondo • il cambio: rischio o opportunità? • misurazione e controllo del rischio valutario in azienda • gli strumenti di copertura di ultima generazione 17.45

Networking apero

La manifestazione è aperta a tutti gli interessati. Entrata libera. Per iscrizioni rivolgersi entro lunedì 22 novembre 2010, alla Cc-Ti, Signora Veljkovic, Tel. +41 91 911 51 11, Fax +41 91 911 51 12, veljkovic@cc-ti.ch, www.cc-ti.ch

36   Ticino Business


Eventi

confronTi10 Tecnoscienza e innovazione: motori di crescita e sviluppo aziendale e regionale – futuribili, megatrends e nuove opportunità di sviluppo a lungo termine

Il Ticino economico nel confronto interregionale Organizzazione

Con il sostegno di

In collaborazione con

Istituto partner

Ticino Turismo, Dipartimento Finanze e Economia, Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA, Camera di Commercio Svizzera in Italia, Associazione Bancaria Ticinese, UNIA

L’evento si terrà il 30 novembre 2010 sul Monte Verità ad Ascona L’edizione 2010 è dedicata al tema dei driver della crescita economica e dello sviluppo imprenditoriale e regionale del prossimo decennio. In un momento di rottura di paradigmi come quello che stiamo vivendo, il tema è di stretta attualità. L’appuntamento di quest’anno si iscrive così in modo coerente nell’ambito delle problematiche trattate nelle passate edizioni (motori della crescita, innovazione, occupazione, mercato del lavoro, politiche economiche e crescita, sfida energetica, rischio economico). Sarà l’occasione per osservare e discutere le trasformazioni, le sfide e le opportunità iscritte nei megatrend e nei futuribili che caratterizzano la nostra società ed influenzano la nostra economia. Che cos’è confronTi confronTi propone annualmente un’occasione di incontro, riflessione e discussione sulla dinamica economica cantonale (congiunturale e strutturale) in un confronto interregionale, nazionale e transfrontaliero, e si inserisce nell’ambito delle attività promosse dall’Istituto di Ricerche Economiche (IRE) e del suo Centro per l’Osservazione delle Dinamiche Economiche (CODE) per supportare validamente l’economia e il territorio ticinese.

Programma 08.00 - 08.40 Accoglienza 08.45 - 09.00 Benvenuti e introduzione - Auditorium Siegfried Alberton, Istituto di Ricerche Economiche – USI 09.00 - 09.15 Saluto del Presidente Piero Martinoli Università della Svizzera italiana – Auditorium 09.15 - 09.45 Tecnoscienza: quo vadis? Megatrends ed opportunità di sviluppo Auditorium - Tba 09.45 - 10.15 Informatica e supercalcolatori: il futuro delle scienze computazionali e delle loro applicazioni – Auditorium Michele Parrinello, Department of Chemistry and Applied Biosciences - ETHZ 10.15 - 10.45 G enetica, biotecnologie, tecniche medicali: le nuove vie delle Scienze della vita Auditorium - Antonio Lanzavecchia, Istituto di ricerca in Biomedicina – IRB

10.45 - 11.15 Pausa caffè - Bar Roccia Una colazione allieterà le discussioni e le riflessioni tra i partecipanti 11.15 - 12.45 P oster session: progetti, misure e strumenti - Sala Balint Esposizione e presentazione di progetti, misure e strumenti nel campo della tecnoscienza. 12.45 - 13.00 Conclusioni – Auditorium 13.00 - 14.30 Pranzo - Sala Luce 14.30

Chiusura di confronTi10

Iscrizioni ed informazioni Le iscrizioni possono essere fatte direttamente on-line sul sito www.confronti.ch entro il 20 novembre 2010, oppure contattando ConfronTi, Via C. Maderno 24, 6904 Lugano, Tel. 41 58 666 46 79, Fax +41 58 666 46 62, confronti@usi.ch, www.confronti.ch

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Eventi

Come comportarsi con i clienti insolventi all’estero? Stimati lettori, in queste pagine vi proponiamo un’intervista con Roberto Gregorini, Direttore e Nicola Simoneschi, Direttore amministrativo di Global Swiss Inkasso Sagl, brillanti relatori – con l’Avv. E. De Polo – del seminario tenutosi lo scorso 18 ottobre presso la Cc-Ti, sulla tematica del recupero crediti all’estero. Buona lettura!

Roberto Gregorini e Nicola Simoneschi

Chi è la Global Swiss Inkasso Sagl? “Global Swiss Incasso Sagl è una società specializzata nella ricerca e fornitura di informazioni commerciali sulla solvibilità e nella gestione del recupero di crediti in Svizzera ed all’estero. Si tratta di una società relativamente giovane, che è però composta da persone già attive da diversi anni in questo settore e con una notevole esperienza nell’ambito della prevenzione delle insolvenze e della gestione del recupero dei crediti”. Perché le vostre attività principali sono proprio le fornitura d’informazioni commerciali e il recupero crediti? “Perché purtroppo negli ultimi anni, a livello globale, la tempistica di pagamento dei debitori privati e delle aziende è notevolmente peggiorata. Si evidenzia questo problema nelle piccole e medie imprese (in Svizzera 37'000 circa), fino al punto di metterne a rischio la loro stessa esistenza. Ciò comporta infatti una inevitabile diminuzione del «cash flow» delle aziende ed una diminuzione della loro solvibilità. Molte statistiche ci dicono che nel 2009 e 2010 i fallimenti sono aumentati considerevolmente sia in Svizzera che nei principali Paesi partner commerciali delle PMI svizzere (Germania, USA, Italia, Francia e Inghilterra). Pertanto agire preventivamente tramite l’utilizzo di informazioni sulla solvibilità delle controparti contrattuali riduce sicuramente il rischio d’insoluti, mentre la gestione del recupero crediti tramite società specializzate, aumenta la pressione sui debitori insolventi accorciando i ritardi nei pagamenti”.

Qual è l’importanza di una società di recupero crediti? “Dare mandato ad una società esterna all’azienda, che gestisce la problematica del recupero crediti in «outsourcing» verso i debitori svizzeri ed esteri, permette all’azienda stessa, di concentrare le proprie risorse verso l’aumento della produttività e del fatturato, senza avere la preoccupazione di perdere tempo in procedure difficilmente quantificabili in termini d’impegno e tempo perso. L’utilizzo di una società d’incasso garantisce all’azienda creditrice una certa tranquillità nelle problematiche di incasso extragiudiziale oltre che giudiziale (dove è necessaria l’azione legale), soprattutto quando si tratta di incassare da una Paese classificato «a rischio». Utilizzare una società di recupero crediti permette di velocizzare i tempi di pagamento dei debitori migliorando la liquidità della propria azienda e permette anche di gestire con più tranquillità lo sviluppo e la gestione aziendale senza avere l’assillo o distrazioni verso altre problematiche che possono essere gestite invece in maniera professionale da parte di specialisti. Per qualsiasi azienda, avere problemi di recupero dei propri crediti vuol dire trovarsi nelle condizione di avere a propria volta dei problemi nel far fronte ai propri impegni nei confronti dei propri fornitori. Vi è così un rischio di effetto a catena che può coinvolgere tutta una serie di aziende fornitrici e clienti nello stesso settore. Un dato molto significativo è che circa la metà dei fallimenti in Svizzera ad esempio, coinvolge aziende con meno di cinque anni di vita, non lasciando comunque senza rischi, aziende consolidate e presenti sul mercato da parecchi anni. L’effetto di mancanza di liquidità generato dal ritardato incasso dei propri crediti spinge le aziende a chiedere prestiti, operazione che, in un momento di crisi come quello attuale, diventa spesso un’impresa difficile sia per aziende giovani che consolidate”. A quali rischi può incorrere una piccola media azienda che esporta i propri prodotti all’estero? “Qualsiasi azienda, nel momento in cui fornisce merce o servizi a credito ai propri clienti, si assume dei rischi che possono essere proporzionali alla quantità di merce o servizi fornita. Aggravano la situazione i rischi derivanti dal Paese in cui si è fornito tale merce o servizi (vedi insicurezza giuridica, commerciale e politica della Nazione). Spesso le aziende fornitrici si basano sulle informazioni fornite dal loro rete commerciale o da altre aziende conosciute che operano nella zona, senza approfondire più di tanto la conoscenza del cliente stesso. Il fatto di poter

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Eventi

consultare informazioni commerciali adeguate ed attendibili permette di verificare molti dati importanti come ad esempio: la verifica delle persone responsabili o degli azionisti, il controllo degli indirizzi di riferimento delle società collegate e, quando possibile, dei relativi bilanci ed eventuali debiti insoluti. Alcuni dati potrebbero essere già conosciuti, ma è sempre meglio poterli confermare. Altri dati invece, possono permettere di delineare meglio il potenziale del cliente o rischi che si potrebbero correre nell’ambito della fornitura di tale cliente”. Cosa dovrebbe fare l’azienda che vuole evitare rischi? “Sicuramente, sfruttare le possibilità che permettono di ottenere informazioni sulla solvibilità sia su clienti svizzeri che esteri, da parte di società specializzate e di delimitare il fido nei confronti dei debitori classificandoli in relazione alle fasce di rischio determinate dalla tipologia di attività e dalla zona di appartenenza. Questa potrebbe non essere la soluzione a tutti i problemi, ma sicuramente può dare una mano a ridurli in maniera significativa. È molto importante, specialmente per l’estero, identificare in modo corretto il cliente, avere l’indirizzo sbagliato o il nominativo di una persona senza diritto di firma sono fattori di rischio importanti che possono pregiudicare l’incasso della fornitura. È importante mantenere monitorati anche i clienti conosciuti da tempo e lontani dalla propria sede, perché è statisticamente provato che la maggior parte delle perdite proviene proprio dai clienti abituali”. Qual è il cliente tipo di una società d’incasso? “Non esiste il cliente tipo per il nostro genere d’attività, qualsiasi tipo d’attività potrebbe essere potenzialmente nostro cliente a partire dal piccolo artigiano fino ad arrivare alla multinazionale, può essere sia un’azienda che lavora nel mercato svizzero che un’azienda esportatrice di beni o servizi”. Esistono Paesi più a rischio di altri? “Certamente, esistono Paesi a rischio come esistono anche tipologie di attività più a rischio di altre, per quanto riguarda i ritardi di pagamento e il rischio d’insoluti. Attualmente, le statistiche a livello mondiale evidenziano i Paesi dell’Est Europeo come zone ad alto rischio per ritardati pagamenti e alto rischio di insoluto”. 27 41 75 87 160

BRA Brazil CHN China DEU Germany IND India RUS Russian Federation

Brésil Chine Allemagne Inde Fédération de Russe

3 2 0 3 4

3 2 0 3 4

Fonte: Country Risk Classifications of the Participants to the Arrangement on Officially Supported Export Credits, 2.7.2010

Quali vantaggi può dare il fatto di affidarsi invece a una società di recupero crediti? “Affidare il compito del recupero crediti a società esterne, genera sicuramente un risparmio di costi interni nella gestione delle procedure, rende più rapido il rientro degli insoluti mantenendo anche una regolarità di rientro degli insoluti stessi, permettendo anche di aumentare il rispetto nei confronti del creditore da parte dei clienti debitori. Ricordiamo a tal proposito che le società di recupero crediti, come Global Swiss Inkasso Sagl, applicano un «fee» per l’apertura e gestione dell’incarto ed una percentua-

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le sull’incassato («success fee»). Le società di recupero crediti, essendo anche esperte delle procedure d’incasso per le zone e gli stati d’appartenenza, possono essere un valido consulente per quanto riguarda le normative legali di riferimento”. Quali consigli suggerite di dare alle aziende che hanno difficoltà a incassare i propri crediti? “Innanzitutto suggeriamo di rivedere, eventualmente con l’aiuto di un avvocato, la contrattualistica che spesso non copre sufficientemente i rischi legali dell’azienda esportatrice. Abbiamo infatti riscontrato che molto spesso le aziende non sono dotate di contratti adeguati per l’attività commerciale o di servizi svolta. In certi casi, tali contratti nascondono delle vere e proprie clausole «bidone» in quanto inutili e controproducenti al momento dell’incasso. A tal proposito ricordiamo che è molto importante indicare chiaramente il foro e la legge applicabile al fine di non incorrere in spiacevoli sorprese. Inoltre crediamo in certi casi opportuno inserire nel contratto una clausola di arbitrato come quella qui di seguito riportata a titolo di esempio: «Tutte le controversie che derivassero dal presente contratto o fossero comunque allo stesso ricollegabili saranno risolte in via definitiva da uno o più arbitri nominati secondo il Regolamento d’arbitrato di Lugano edito dalla Camera di commercio, dell’industria e dell’artigianato del cantone Ticino». Suggeriamo inoltre, di rivedere le procedure messe in atto dall’azienda anche dal profilo amministrativo e contabile. Ancora in parecchi casi si riscontra che le procedure di fatturazione / contabilizzazione sono carenti. Rimane da chiedersi infine se il personale addetto è sufficientemente formato (per esempio conoscenza della lingua del Paese di esportazione) per la comunicazione corretta con il debitore. Consigliamo inoltre che nella fase preliminare l’azienda esportatrice intraprenda in modo sistematico i controlli necessari sul cliente e sul Paese atti a diminuire il suo rischio. Infine, suggeriamo nel caso di insoluti / ritardi di pagamento di non tergiversare, ma di avviare al più presto, nei termini contrattuali o di legge, una procedura di sollecito e d’incasso. Anche in questa fase, si riscontrano molto spesso, aziende che affrontano la problematica dell’incasso solo dopo parecchio tempo che la fattura è scaduta. Infatti, diciamo sempre: «che ogni giorno che passa senza aver incassato, è un giorno guadagnato per il debitore, il quale rafforza la propria posizione e l’intenzione di lasciar passare ancora altro tempo per pagare». Quindi, è necessario fare una giusta pressione sul debitore per accorciare i tempi di pagamento”. Aumentare la pressione nei confronti del debitore non rischia di pregiudicarne il rapporto fino al punto di perdere il cliente? “Il ruolo di una società incasso è quello di essere un partner valido ed affidabile che si interpone come un mediatore tra il creditore e il debitore. Gli obbiettivi fondamentali del nostro ruolo sono quelli di velocizzare i tempi di pagamento e di fare in modo che il debitore continui ad essere un cliente anche per il futuro. Il nostro personale e i nostri corrispondenti esteri hanno la formazione e le capacità di gestire questo ruolo estremamente delicato, proprio con l’obbiettivo di ottenere il massimo risultato su tutti i fronti”.


Formazione

Corsi di formazione proposti dalla cc-ti ORIGINE PREFERENZIALE, ACCORDI DI LIBERO SCAMBIO E ORIGINE NON PREFERENZIALE

Modulo 1 – origine non preferenziale • Delucidazioni sulle differenze tra origine preferenziale, origine non preferenziale e Swiss made • I diversi criteri d’origine non preferenziali e la loro applicazione; esempi concreti • La compilazione corretta della domanda di attestazione e del certificato d’origine • Le prove documentali d’origine • I casi particolari di legalizzazione Data: 8 novembre 2010, dalle 16.30 alle 18.30 Modulo 1 - origine preferenziale e accordi di libero scambio • Introduzione sull’origine (preferenziale e non preferenziale); gli Accordi di libero scambio (ALS) attuali e quelli futuri • Il sistema paneuropeo di libero scambio ed il cumulo; esempi concreti • Applicazione delle regole d’origine; esempi concreti • Le prove dell’origine • Conseguenze in caso di rilascio, a torto, di prove dell’origine • Esempi Data: 15 novembre 2010, dalle 09.00 alle 17.30

LE MODALITÀ DI TRASPORTO NEL COMMERCIO INTERNAZIONALE

Programma Modulo 1 - Il trasporto terrestre ed il traffico combinato • La figura dello spedizioniere: il suo ruolo, i suoi compiti ed il mandato di spedizione • Le caratteristiche principali del trasporto su strada e di quello combinato • I punti deboli ed i punti forti rispetto ad altre modalità di trasporto • I documenti di trasporto • Le responsabilità Data: 9 novembre 2010, dalle 16.30 alle 18.30 Modulo 2 - Il trasporto aereo • Le caratteristiche di base e le peculiarità del trasporto aereo • I punti deboli ed i punti forti rispetto ad altre modalità di trasporto • I documenti di trasporto • Le responsabilità Data: 16 novembre 2010, dalle 16.30 alle 18.30 Modulo 3 - Il trasporto marittimo • Le caratteristiche del trasporto marittimo • Le abbreviazioni più usate • I documenti di trasporto • Le responsabilità Data: 30 novembre 2010, dalle 16.30 alle 18.30

Modulo 4 - Il trasporto di merce pericolosa • La merce pericolosa nella varie modalità di trasporto • Classificazione di merci pericolose • Le normative internazionali nel trasporto di merci pericolose • Le responsabilità Data: 6 dicembre 2010, dalle 16.30 alle 18.30

L’ABC DELL’EXPORT: CORSO BASE

Programma Modulo 1 - Introduzione al commercio con l’estero • L’economia estera di un Paese (definizioni e concetti chiave; indicatori ed elementi analitici; strumenti di politica commerciale; l’esempio della Svizzera) • Le istituzioni internazionali nell’economia globale ed i pilastri del commercio mondiale (OMC, UE, ONU, BM, FMI, ecc.) • Le istituzioni svizzere coinvolte nel commercio con l’estero (Camera di commercio, Osec, SECO, ecc.) Data: 11 novembre 2010, dalle 16.00 alle 18.30 Modulo 2 - La dogana commerciale in pillole • Ruolo, compiti e presentazione degli uffici di riferimento • La procedura d’imposizione doganale • I regimi doganali • Il Tares • I dispositi federali di natura non doganale • L’origine preferenziale e non preferenziale delle merci Data: 18 novembre 2010, dalle 16.00 alle 18.30 Modulo 3 - Le diverse modalità di trasporto di merci • Visione generale del trasporto terrestre, via mare, aereo nonché del traffico combinato • Caratteristiche principali e particolarità dei vari mezzi di trasporto • I documenti di trasporto in breve (CMR, B/L, AWB, RWB) • Accenni al trasporto di merci pericolose • Breve presa in considerazione della composizione e creazione di costi e prezzi di spedizione Data: 25 novembre 2010, dalle 16.00 alle 18.30 Modulo 4 - Gli Incoterms 2000 e l’assicurazione di trasporto • Gli Incoterms 2000: definizione, scopo, utilizzo • Definizione dell‘assicurazione trasporti ed i rischi più ricorrenti per le merci in viaggio • Il trasferimento del rischio fra il venditore e il compratore • I rischi coperti e quelli esclusi dall’assicurazione Data: 2 dicembre 2010, dalle 16.00 alle 18.30

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Formazione

Modulo 5 - Le modalità di pagamento ed il finanziamento delle esportazioni • I rischi nell’ambito internazionale • Quali strumenti finanziari utilizzare e la loro funzione nelle operazioni import/export • Accenni allo svolgimento di un’operazione di credito/ incasso documentario, i vantaggi e gli svantaggi visti nell’ottica del compratore e del venditore • Le garanzie utilizzate nelle esportazioni Data: 9 dicembre 2010, dalle 16.00 alle 18.30

TECNICHE NEGOZIALI

24 novembre 2010, dalle 09.00 alle 17.00 Programma • L’analisi del processo negoziale • Le fasi del processo negoziale • Attività e competenze specifiche nelle diverse fasi • Le caratteristiche del negoziatore efficace • Le variabili della negoziazione • Analisi delle singole variabili • Utilizzo favorevole delle variabili • Interessi e posizioni nella negoziazione • Gli stili di negoziazione • Utilizzo accorto durante la negoziazione • Esercitazioni

DIRIGERE LE PERSONE: COMPETENZE E RESPONSABILITÀ

Modulo 1 29 novembre 2010, dalle 09.00 alle 13.00 Programma Analisi delle diverse modalità di direzione delle risorse umane: • tipi di direzione • stili di direzione • misure accompagnatorie: o fattori motivazionali o acquisizione delle qualità necessarie

CUSTOMER RELATIONSHIP MANAGEMENT

1 e 2 dicembre 2010, dalle 09.00 alle 17.00 Programma • Mercato e orientamenti • Soddisfazione ed entusiasmo del cliente: un modello di riferimento • CRM: definizione, valore, concetto, ambito, motivi, processo • Redditività del cliente: misurazione ed azioni conseguenti • Interventi ad hoc sui clienti • Previsione di abbandono del cliente ed azioni conseguenti • Acquisizioni di nuova clientela • Sintesi e conclusioni

Altre informazioni e iscrizioni: Cc-Ti, Tel. +41 91 911 51 18, corsi@cc-ti.ch, ww.cc-ti.ch

Scuola per capi-azienda nelle arti e mestieri Risultati molto buoni per i 11 neo diplomati La cerimonia di consegna dei diplomi di capo-azienda si è tenuta il 5 ottobre a bordo della Fenice, messa gentilmente a disposizione dalla Motoscafi Riuniti Lugano SA, dove i corsisti accompagnati dai loro famigliari hanno potuto, complice una bella serata, godere di un piacevole e suggestivo giro sul Lago di Lugano. I neo diplomati avevano affrontato lo scorso giugno gli esami finali: le prove sostenute sono state di contabilità, valutazione aziendale, questioni economiche, gestione del personale e marketing. Ci felicitiamo per i meritati risultati ottenuti da tutti i neo capi-azienda e in particolare con: Ivano Realini, che ha conseguito la miglior media (5.70) (FFS SA), Giorgio Bernasconi (Elettro Bernasconi, Pregassona), John Cadei (Garage Cadei SA, Mendrisio), Laura De Carlo (Prosegur SA, Lugano), Silvia Mozzettini (La Posta Svizzera), Alessandro Rezzonico (Motoscafi Riuniti Lugano SA), Andrea Sangiorgio (Sangiorgio Elio SA, Lodrino), Anna Togni (Flavio Togni SA, Pambio), Francesco Vacanti (Mercedes Benz Automobili SA, Pambio Noranco), Giorgio Zala (RS Recupero Materiali SA Bironico), Ivan Bacchi (Infometa SA, Brè). Complimenti a tutti!

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I neo capi-azienda presenti alla consegna dei diplomi con il Direttore della Cc-Ti Luca Albertoni (primo a sinistra)

Ivano Realini, che ha ottenuto la migliore media, riceve il diploma da Luca Albertoni


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prossime GIORNATE DI CONSULENZA PAESE LUGANO, NOVEMBRE 2010 Polonia: crescita dell’1,6% nel 2010 Lugano, 18 novembre 2010

• la Polonia possiede quello a cui tanti aspirano: la stabilità economica; • Campionati europei di calcio 2012: ingenti investimenti nell’infrastruttura e nei trasporti. Nel corso delle giornate di consulenza proposte alle aziende, avrete l’occasione di fissare un incontro individuale con i consulenti dell’Osec e con gli specialisti provenienti direttamente dal paese di riferimento. Le aziende intenzionate ad espandere le loro attività nel mercato sopra citato o che hanno esigenze concrete non esitino a mettersi in contatto con l’Osec e a fissare un appuntamento con i suoi esperti! CONTATTATECI AL NO. TEL. +41 91 911 51 37 OPPURE TRAMITE E-MAIL ALL’INDIRIZZO INFO.LUGANO@OSEC.CH, SAREMO LIETI DI FISSARVI UN APPUNTAMENTO.

Accordo di libero scambio AELS-Perù e accordo agricolo Svizzera-Perù: i prodotti svizzeri guadagnano in competitività

L’accordo di libero scambio AELS-Perù e l’accordo agricolo Svizzera-Perù entreranno in vigore il 1° giugno 2011. Queste convenzioni mirano a facilitare alle PMI svizzere, l’entrata su un mercato ad alto potenziale di crescita, creando condizioni analoghe a quelle concesse ai concorrenti statunitensi e canadesi. L’entrata in vigore entro termini brevi è particolarmente importante poiché l’UE e il Giappone hanno appena concluso, con esito positivo, i negoziati volti alla conclusione di un accordo analogo con il Perù. Comunicato stampa del Dipartimento federale dell’economia (DFE): “Messaggio concernente l’accordo di libero scambio AELS-Perù” www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=35030

Accordo di libero scambio AELS-Serbia: smantellamento progressivo dei dazi

L’accordo multilaterale di libero scambio AELS-Serbia e l’accordo bilaterale Svizzera-Serbia sull’agricoltura sono in vigore dal 1° ottobre 2010. Una circolare dell’Amministrazione federale delle dogane (AFD) ne definisce i punti essenziali: • importazione in Serbia – smantellamento progressivo per merci provenienti dai paesi dell’AELS e dalla Svizzera: le seguenti merci beneficiano di una riduzione del 60%: www.efta.int/~/media/Documents/legal-texts/free-traderelations/serbia/annexes-protocols-declaration/ann3-tab-a. ashx le seguenti merci beneficiano di una riduzione del 40%: www.efta.int/~/media/Documents/legal-texts/free-trade-relations/serbia/annexes-protocols-declaration/ann3-tab-b.ashx

le seguenti merci beneficiano di una riduzione del 30%: www.efta.int/~/media/Documents/legal-texts/free-traderelations/serbia/annexes-protocols-declaration/ann3-tab-c. ashx • lo stato della Serbia quale paese preferenziale in via di sviluppo è soppresso; • il protocollo in materia d’origine corrisponde al modello paneuropeo (cumulo bilaterale); il cumulo diagonale con, per esempio, l’UE non è quindi ancora possibile; • campo d’applicazione dell’accordo AELS-Serbia: merci dei capitoli 25-97 della tariffa doganale (esclusi pochi prodotti agricoli contenuti in questi capitoli); prodotti agricoli trasformati; pesci e prodotti di mare; • campo d’applicazione dell’accordo Svizzera-Serbia sull’agricoltura: alcuni prodotti agricoli di base dei capitoli 1-24. Circolare dell’Amministrazione federale delle dogane (AFD): “Entrata in vigore dell’accordo multilaterale di libero scambio AELS-Serbia e dell’accordo bilaterale Svizzera-Serbia sull’agricoltura in data 1° ottobre 2010” w w w . e z v. a d m i n . c h / p d f _ l i n k e r. p h p ?d o c = z i r k u l a r _ serbien_10_10&lang=it

REACH: il termine di registrazione scade il 1° dicembre 2010

La legislazione europea sulle sostanze chimiche si concretizza. Secondo il nuovo regolamento sulle sostanze chimiche REACH (Registration, Evaluation, Authorisation of Chemicals), entro il 1° dicembre 2010, ogni impresa attiva nell’UE deve registrare presso l’apposita agenzia (European Chemicals Agency ECHA): le sostanze chimiche altamente dannose per gli organismi acquatici (se produzione/importazione > 100 tonnellate), le sostanze cancerogene, mutagene o tossiche (CMR, se produzione/importazione > 1 tonnellata) nonché le sostanze pericolose prodotte o importate nell’UE in misura superiore a 1’000 tonnellate all’anno.

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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino

Inoltre, dal 1° dicembre 2010 vige il nuovo regolamento europeo relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e delle miscele chimiche, denominato CLP (Classification, Labelling and Packaging of Substances and Mixtures). Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP): “Il regolamento dell’UE sulle sostanze chimiche (REACH) e la Svizzera” (principi/helpdesk/guida/glossario/requisiti alle imprese svizzere) www.bag.admin.ch/themen/chemikalien/00531/02835/index. html?lang=it ECHA: “Cos’è il regolamento CLP?” http://echa.europa.eu/clp_it.asp

L’UE intende rendere obbligatoria la dichiarazione in dogana anche per le piccole spedizioni

La Commissione europea annuncia di voler inasprire la legislazione doganale europea. L’attuale progetto di legge prevede che anche le piccole spedizioni con valore inferiore ai 1’000 euro e con peso inferiore ai 1’000 chilogrammi vengano dichiarate elettronicamente nella circolazione transfrontaliera di merci verso Stati non membri dell’UE, dunque anche verso la Svizzera. Questa novità ha sollevato polemiche soprattutto in Germania. Da un sondaggio svolto dalle Camere di commercio e dell’industria tedesche e da Enterprise Europe Network (EEN) risulta che questo inasprimento della legislazione doganale europea cagionerebbe alle aziende esportatrici tedesche ulteriori costi annuali di burocrazia ammontanti a 100 milioni di euro. Un’eventuale entrata in vigore della nuova legislazione come prevista nell’attuale progetto provocherebbe verosimilmente in Svizzera un aumento paragonabile delle dichiarazioni doganali elettroniche e quindi anche un analogo incremento dei costi per la burocrazia. Sondaggio svolto dalle Camere di commercio e dell’industria tedesche (IHK) e da Enterprise Europe Network (EEN): “Änderung EU-Zollrecht: bisherige Meldebefreiung für Sendungen unter 1.000 Euro soll entfallen. Die Ergebnisse der IHK-OnlineUmfrage” www.braunschweig.ihk.de/international/aktuelles/Ergebnisse_ Umfrage_Kleinsendungen_2010.pdf

La Cina scopre lo shopping

I cinesi hanno scoperto lo shopping: l’anno scorso, le vendite del commercio al dettaglio sono aumentate di ben 40%. Secondo un recente studio di McKinsey sul comportamento dei consumatori, la voglia di acquisti dei cinesi è direttamente proporzionale al loro crescente reddito. Occorre tener presente che, malgrado abbiano un portafoglio più pingue rispetto ai consumatori di altri paesi emergenti in rapida crescita, i cinesi sono più conservativi, pragmatici e riservati nei loro acquisti. Privilegiano i risparmi, cui destinano circa un terzo del reddito. È interessante rilevare quanto il comportamento dei consumatori cinesi s’avvicina a quello dei paesi industrializzati occidentali. Grazie alla crescente offerta, possono ora permettersi di fare acquisti più ponderati, di migliore qualità e di soppesare i prezzi. Sono anche disposti a pagare di più per ottenere merce migliore. Inoltre, si constata che le generazioni più giovani acquistano prodotti che sottolineano la loro individualità, mentre i consumatori più anziani tendono a voler provare il loro statuto sociale. I consumatori cinesi sono molto attenti alla marca, ma non vi sono fedeli: prediligono la qualità, anche in rapporto al prezzo.

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I cinesi ritengono che il sistema del “passaparola” sia il più attendibile per scovare nuovi prodotti. Secondo McKinsey, il futuro consumatore cinese avrà le seguenti tre caratteristiche: • il valore emotivo di un acquisto diventerà sempre più importante; • l’85% dei cinesi rispetterà scrupolosamente il budget previsto per un acquisto; • il numero di cinesi che si dedicherà allo shopping per divertimento sarà in costante crescita e, di pari passo, aumenterà il tempo passato a fare acquisti. Le seguenti cinque tendenze influenzeranno a medio termine il comportamento dei consumatori cinesi: • nel 2009, il 46% del territorio era urbano; nel 2025, lo sarà il 62%; • nel 2005, il 30% delle economie domestiche apparteneva alla classe media; nel 2025, vi farà parte l’87%; • il reddito delle economie domestiche urbane cresce annualmente del 9%, mentre il consumo aumenta ogni anno dell’11%; • nel 2009, la quota parte di risparmi delle economie domestiche ammontava al 37%; entro il 2025, diminuirà al 21%; • l’importo medio destinato agli alimentari, rispetto alla spesa complessiva di un’economia domestica, si ridurrà dagli attuali 30% al 17% entro il 2025, mentre la cifra sborsata per altri prodotti, meno indispensabili, aumenterà dall’11% al 44%. McKinsey: “2010 annual Chinese consumer study” https://solutions.mckinsey.com/InsightsChina/Default/en-us/ aboutus/news.aspx

Moto perpetuo made in Japan

In Giappone, 23 gruppi e imprese (tra cui Toyota, Panasonic, Honda, Olympus, Renesas Electronics, Murata, Asahi Kasei e NTT) hanno unito le forze al fine di commercializzare congiuntamente i componenti elettronici ad alimentazione energetica autonoma. La collaborazione mira a sviluppare componenti efficienti ed economici, in grado di, per esempio, tramutare le vibrazioni, il calore corporeo o persino la luce velata in energia da impiegare per l’alimentazione autonoma. In Europa, si producono già parti elettroniche con un funzionamento analogo, soprattutto per il comando a distanza dell’aria condizionata, ma risultano ancora voluminose e molto costose. Se fossero efficienti e facile da usare, i componenti elettronici ad alimentazione energetica autonoma sarebbero vantaggiosi nei casi in cui la trasmissione di energia o un cambio di batteria è altrettanto caro o estremamente complicato; si pensi, per esempio, ai pacemaker o ai veicoli (oggi, alimentare un’automobile richiede la posa di ca. 1 chilometro di cavi). Secondo uno studio inglese, il mercato mondiale per tali componenti raggiungerà i 4,4 miliardi di dollari entro il 2020, ossia sette volte in più delle previsioni per il 2010. TechEye.net: “Self powered parts will be electronic mainstay by 2020” www.techeye.net/science/self-powered-parts-will-be-electronic-mainstay-by-2020

Classifica del World Economic Forum sulla competitività: “The winner is (again) Switzerland!”

La Svizzera è il paese più competitivo al mondo. Infatti, occupa il primo posto nella classifica del World Economic Forum (WEF), precedendo Svezia, Singapore e USA, che perdono due posti.


La Svizzera ha quindi mantenuto la sua posizione in vetta alla classifica, merito soprattutto degli ottimi voti ottenuti nelle categorie infrastruttura, istituzioni (enti/autorità), innovazione (spese per ricerca e sviluppo, alta qualità degli organismi di ricerca), cultura d’impresa, servizi finanziari, formazione e perfezionamento. I vantaggi della Svezia sono molto simili, le permettono di piazzarsi al secondo posto e quindi, per la prima volta, tra i “top three”. Singapore mantiene il terzo posto. Gli USA slittano al quarto posto, soprattutto a causa delle debolezze strutturali esposte dalla crisi finanziaria ed economica, dell’alto debito pubblico e della crescente sfiducia del popolo nella politica e nell’economia. Nei “top ten” si classificano anche: Germania (5°/l’anno precedente: 7°), Giappone (6°/8°), Finlandia (7°/6°), Paesi Bassi (8°/10°), Danimarca (9°/5°) e Canada (10°/9°). Ecco come si sono piazzate le maggiori destinazioni dell’export svizzero: 11° Hong Kong, 12° Gran Bretagna, 15° Francia, 18° Austria, 19° Belgio, 22° Corea del Sud, 25° Emirati arabi uniti, 27° Cina, 39° Polonia, 42° Spagna, 48° Italia, 51° India, 54° Sudafrica, 58° Brasile, 61° Turchia, 63° Russia e 66° Messico. Citiamo i primi classificati nelle maggiori categorie: • istituzioni/enti/autorità: Singapore, Svezia, Nuova Zelanda, Finlandia, Danimarca (Svizzera: 7°); • infrastruttura: Hong Kong, Germania, Emirati arabi uniti, Francia, Singapore (Svizzera: 6°); • ambiente macroeconomico: Brunei, Kuwait, Cina, Oman, Svizzera; • sanità/educazione (insegnamento elementare): Belgio, Finlandia, Singapore, Islanda, Nuova Zelanda (Svizzera: 7°); • formazione superiore/perfezionamento: Finlandia, Svezia, Danimarca, Svizzera, Singapore; • mercato dei beni: Singapore, Hong Kong, Lussemburgo, Svizzera, Svezia; • mercato del lavoro: Singapore, Svizzera, Hong Kong, USA, Danimarca; • sviluppo del mercato finanziario: Hong Kong, Singapore, Australia, Finlandia, Norvegia (Svizzera: 8°); • sviluppo tecnologico: Svezia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Islanda, Hong Kong (Svizzera: 7°); • dimensione del mercato: USA, Cina, Giappone, India, Germania (Svizzera: 36°); • cultura d’impresa: Giappone, Svezia, Germania, Svizzera, Paesi Bassi; • innovazione: USA, Svizzera, Finlandia, Giappone, Svezia. World Economic Forum: “The Global Competitiveness Report 2010-2011” www.weforum.org/en/initiatives/gcp/Global%20Competitiveness%20Report/index.htm

Le 100 marche più pregiate al mondo

La classifica delle 100 marche più pregiate al mondo continua a essere capeggiata da Coca-Cola, seguita da IBM e Microsoft; non mancano invece le novità per quanto riguarda le altre posizioni dell’Interbrand ranking 2010. Le seguenti marche hanno guadagnato parecchie posizioni nella graduatoria: Google (da 7° a 4°), Apple (da 20° a 17°), JP Morgan (da 37° a 29°), Amazon (da 43° a 36°), Morgan Stanley (da 57° a 52°), Blackberry (da 63° a 54°), Allianz (da 81° a 67°), Visa (da 94° a 82°) e Adobe (da 95° a 88°). I nuovi classificati nella top 100 sono: Sprite (61°), Santander (68°), Barclays (74°), Jack Daniels (78°), Credit Suisse (80°), Corona (85°), 3M (90°), Johnny Walker (92°), Heineken (93°) e Zurich (94°). Queste marche, invece, hanno perso terreno: Nokia (da 5° a 8°),

Toyota (da 8° a 11°), Sony (da 29° a 34°), Citi (da 36° a 40°), Dell (da 35° a 41°), UBS (da 72° a 86°), Armani (da 89° a 95°), Starbucks (da 90° a 97°) e Harley Davidson (da 73° a 98°). I seguenti nomi non figurano più nella classifica: Rolex, Burger King, Puma e BP. Cinque svizzere si trovano tra le “best global brands”: Nescafé (27°), Nestlé (57°), Credit Suisse (80°), UBS (96°) e Zurich (94°). Nel 2010, il valore complessivo delle 100 marche più pregiate ammonta a 1,2 miliardi di dollari. Tali marche valgono quindi 0,4 miliardi in più rispetto al 2009, in cui avevano perso di valore per la prima volta nei dieci anni di vita della classifica. La maggioranza delle marche più quotate proviene dagli USA (51); con numeri più esigui, seguono Germania (10), Francia (8), Svizzera, Gran Bretagna e Giappone (5 ciascuno), Paesi Bassi e Italia (3 ognuno), Spagna, Svezia, Canada e Corea del Sud (2 ciascuno), Messico e Finlandia (1 ognuno). Interbrand 2010: “Best Global Brands 2010” www.interbrand.com/de/best-global-brands/Best-Global-Brands-2010.aspx Persoenlich.com: “Die 100 wertvollsten Marken 2010” w w w.p er s o enlich.com /new s /show_ new s.cfm? newsid=90569&klick=top

Tendenze e strategie nel mercato internazionale dei beni di consumo

Nel 2009, anche i produttori di beni di consumo hanno risentito della crisi. La crescita si è ridotta all’1%, mentre nel 2008 ammontava ancora al 13%. Tuttavia, secondo uno studio di OC&C Strategy Consultants, i leader del settore hanno saputo affermarsi, evitando un ulteriore crollo del margine d’esercizio e realizzando un reddito medio del capitale del 17%. Nestlé capeggia sempre e ancora la classifica nel settore agroalimentare, seguita da Procter&Gamble, Unilever, Pepsico, Kraft Foods, AB InBev, Coca-Cola, Archer Daniels Midland, Japan Tobacco e Philipp Morris International. Durante la crisi, sono stati soprattutto i prodotti di marca a risentire dell’accresciuta sensibilità al prezzo dei consumatori, più attenti alle spese. La metà degli interpellati nello studio si è detta disposta a rinunciare alle marche preferite in tempi di crisi, ripiegando su prodotti più economici. Questa tendenza potrebbe imporsi e rafforzare l’esodo dei consumatori verso prodotti meno cari. Per non essere colti impreparati e posizionarsi meglio sul mercato, i fabbricanti di prodotti di marca hanno rafforzato le attività di marketing nel 2009, ampliato il ventaglio dei prodotti, annunciato innovazioni e moltiplicato l’uso dei “social media” per avvicinarsi alla clientela. Comunicato stampa di Perspektive Mittelstand: “Studie – Die 50 erfolgreichsten Konsumgüterhersteller der Welt” www.perspektive-mittelstand.de/Studie-Die-50-erfolgreichsten-Konsumgueterhersteller-der-Welt/pressemitteilung/ print/33731.html Mediadatenverlag: “Nestlé ist Konsumgüter-Champion” www.mediadaten.de/Nachrichten/100/2856/Nestl%C3%A9ist-Konsumgueter-Champion.html

I paesi più innovativi nell’ambito delle energie rinnovabili

Dall’adozione del Protocollo di Kyoto nel 1997, i brevetti per le tecnologie pulite sono aumentati annualmente del 20%. Secondo un recente studio dell’Ufficio europeo dei brevetti

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(European Patent Office EPO), l’80% delle innovazioni provengono da Giappone, USA, Germania, Corea del Sud, Francia e Gran Bretagna. Nella classifica dei paesi con il maggior numero di brevetti per le tecnologie verdi, la Svizzera non si trova tra i maggiori attori, ma si piazza comunque appena dopo i “top ten”: è undicesima, con un potenziale che le permette di mirare a ranghi più alti. La Svizzera ottiene i voti migliori per il fotovoltaico, ambito in cui predominano Giappone, USA, Germania, Corea del Sud e Francia. Le nazioni leader nelle altre Clean Energy Technologies (CET) sono le seguenti: • energia termica solare: Germania, USA, Giappone, Francia, Italia; • energia eolica: Germania, USA, Giappone, Danimarca, Spagna; • energia geotermica: USA, Germania, Giappone, Israele, Canada, Austria; • energia idraulica e del mare: USA, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Francia; • biomassa: USA, Germania, Giappone, Francia, Gran Bretagna; • cattura di CO2: USA, Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna; • stoccaggio di CO2: USA, Francia, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Canada, Norvegia; • ciclo combinato a gassificazione integrata (Integrated Gasification Combined Cycle IGCC): USA, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Svezia, Finlandia. Inoltre, lo studio dell’EPO evidenzia che la crescita dei brevetti cleantech ha superato da tempo quella per le tecnologie relative alle fonti energetiche tradizionali (combustibili fossili, energia nucleare). Tuttavia, la trasparenza tra l’offerta e il numero di licenziatari nei singoli paesi è ancora lacunosa. L’EPO ha quindi realizzato una banca dati di facile impiego e accessibile al pubblico (Esp@cenet), che permette di reperire tutte le domande di brevetti depositate per le tecnologie energetiche pulite. L’intento è di facilitare la connessione tra gli offerenti e i potenziali licenziatari. Ufficio europeo dei brevetti: “Pioneering study unveils state of the art on renewable energy technologies and effective potential to address climate change” www.epo.org/about-us/press/releases/archive/2010/20100930. html Banca dati Esp@cenet http://ep.espacenet.com/?locale=en_EP

I maggiori centri finanziari nel confronto internazionale

Londra, New York, Hong Kong e Singapore capeggiano l’attuale classifica dei maggiori centri finanziari al mondo stilata da Global Financial Centres Index (GFCI). Spicca Hong Kong, che ha saputo migliorare la propria posizione di ben 21 punti e continua ad avvicinarsi alle prime piazzate, Londra e New York. Shanghai è avanzata addirittura di 25 punti e figura ora al sesto posto, classificandosi per la prima volta tra i “top ten”. Conquistano terreno anche Tokyo e Seoul, che esordisce tra i primi 25. I centri finanziari Zurigo e Ginevra slittano invece rispettivamente di 8 e 10 punti, perdendo ciascuno un posto in classifica rispetto all’anno precedente e piazzandosi all’ottavo e nono posto. Regrediscono ancora di più nella classifica le isole di Guernsey e Jersey, l’Isle of Man, le isole Cayman, Oslo, Helsinki, le

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Bahamas e Tallinn. Z/Yen Group/Long Finance: “Global Financial Centres Index 8” (piccolo riassunto) www.zyen.com/GFCI/Press%20Release%20GFCI%208%20 200910.pdf Long Finance: “Global Financial Centres Index 8” (versione integrale) www.zyen.com/PDF/GFCI%208.pdf

Le 100 imprese a crescita più rapida al mondo

La maggioranza delle 100 imprese a crescita più rapida si trovano negli USA, anche se la prima classificata proviene dal Canada: Eldorado Gold (attiva nel settore minerario), con sede a Vancouver. Le altre aziende piazzatesi tra le prime dieci sono: Green Mountain Coffee Roasters (tostini per il caffè), Ebix (consulenza IT), salesforce.com (software, cloud computing), KapStone Paper and Packaging (imballaggi in carta), SXC Health Solutions (software per il settore sanitario), First Solar (fotovoltaico), Pegasus (business management software), Bucyrus International (equipaggiamento per attività minerarie) e HMS Holdings (consulenza per assicurazioni/casse malati). Si sono classificate solo undici imprese che si situano al di fuori del territorio statunitense: oltre a Eldorado Gold a Vancouver, sono Zhongpin a Changge City in Cina (17°, lavorazione della carne), New Oriental Education Technology Group a Pechino (49°, formazione e perfezionamento, scuola di lingue), Vistaprint a Venlo nei Paesi Bassi (52°, stampa e grafica), Elbit Systems a Haifa (56°, aerei senza occupanti, tecnica di difesa), Mendray Medical International a Nashan Shenzen in Cina (63°, tecnica medica), Trina Solar a Changzhou (69°, fotovoltaico), Sociedad Quimica y Minera de Chile a Santiago (70°, fertilizzanti), Sina a Shanghai (77°, mercato online), Aegean Marine Petroleum Network ad Atene (83°, carburanti per navi) e Icon a Dublino (95°, ricerca/test in ambito medico-farmaceutico). Le aziende a crescita rapida sono attive nei più svariati rami: • tecnologia dell’informazione: 24 imprese; • sanità: 22; • industria: 15; • servizi finanziari: 8; • commercio al dettaglio: 7; • formazione: 6; • energia: 5; • alimentari: 5; • abbigliamento: 2; • logistica: 2; • tecnica di difesa/aeronautica: 2; • attività minerarie: 1; • media: 1. CNN Money: “Fortune Magazine – 100 Fastest-Growing Companies” http://money.cnn.com/magazines/fortune/fortunefastestgrowing/2010/full_list/

Osec

Corso Elvezia 16 Casella postale 5399 - CH-6901 Lugano Tel. +41 91 911 51 35/37 Fax +41 91 911 51 39 info.lugano@osec.ch www.osec.ch


Commercio estero di Monica Zurfluh, Responsabile Osec Ticino e Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

Franco forte, fluttuazione dei tassi di cambio e indebolimento della crescita dell’export Monica Zurfluh

Marco Passalia

Secondo i sondaggi del Credit Suisse e dell’Osec pubblicati a metà ottobre, le PMI svizzere si attendono un rallentamento della crescita dell’export nel 4° trimestre 2010 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre sul 3° trimestre potrebbe perfino verificarsi una diminuzione. Questa tendenza va imputata alla congiuntura internazionale e al rafforzamento del franco. Il “clima” è tuttavia eterogeneo: secondo l’Osec, le PMI dei rami metalmeccanico, elettrotecnica, strumenti di precisione e chimico/farmaceutico prevedono un aumento delle loro vendite all’estero anche nell’ultimo trimestre, ritengono anzi di poterle ancora aumentare. Il ramo dei servizi, le industrie della carta e del metallo nonché il settore dei beni di consumo si attendono invece una flessione. Il barometro del Credit Suisse conferma una domanda estera in ristagno, con una decelerazione in tutti i rami salvo nell’industria dei metalli, che esce quasi illesa grazie alla domanda proveniente dalla Germania (che ha funto da stabilizzatore) e i settori elettrotecnico e metalmeccanico. Inferiore alla media risulta invece essere la domanda estera di prodotti chimici. Per quanto riguarda le destinazioni dell’export, le PMI interpellate dall’Osec non prevedono grandi variazioni per i prossimi 6 mesi: l’85% delle PMI continuerà a esportare in Europa, soprattutto in Germania (dove confluisce il 71% delle forniture), Austria e Francia; sono tuttavia in aumento le PMI che intendono vendere i loro prodotti o servizi nella regione Asia-Pacifico, in particolare Cina, India e Giappone. Il Nordamerica quale destinazione dell’export presenta, invece, un leggero calo rispetto alla rilevazione precedente. Il barometro del Credit Suisse conferma l’importanza dei maggiori partner commerciali – Germania, Francia, USA – e l’incremento della domanda cinese. I 2/3 delle PMI interpellate dall’Osec vede nel rafforzamento del franco svizzero la causa della flessione dell’export, contro il 50% emerso nella rilevazione precedente. L’andamento delle valute si ripercuote soprattutto sugli strumenti di precisione, nonché sulle industrie dei metalli e della carta; il settore dei servizi risulta invece essere il meno colpito. Solo il 29% degli intervistati afferma che la forza del franco svizzero non influisce sulle loro esportazioni.

Prendiamo spunto da questi indicatori per abbordare il tema delle fluttuazioni dei tassi di cambio e per ricordare che sono molteplici i fattori che ne influenzano l’andamento, al punto da rendere difficile una qualsivoglia previsione a medio o lungo termine. In un qualsiasi Paese è normale che l’importanza della politica monetaria sia sotto i riflettori soprattutto quando la propria moneta subisce un apprezzamento proprio perché che vi sono ripercussioni dirette per l’economia nazionale. Pensando all’attuale situazione della Svizzera, visto che si vuole mantenere costante il livello dei prezzi all’estero, si osserva un rincaro del costo dei prodotti venduti, con la conseguente riduzione dei margini di profitto. D’altra parte, i possibili benefici derivanti dalle importazioni di prodotti finiti, semi-lavorati o beni di consumo (esclusi i beni d’investimento) difficilmente compensano l’erosione dell’utile marginale di ogni unità di prodotto esportata. In questa particolare situazione, dominata dalla centralità nella nostra economia del tasso di cambio franco/ euro, è più che naturale cercare di capire cosa può essere fatto per limitare i danni economici per l’export e quale scenario dovremo aspettarci a medio e lungo termine. In quest’ottica - senza entrare in un’analisi economica approfondita - ricordiamo che i fattori che influenzano i tassi di cambio sono molteplici: dai saggi d’interesse legati alla politica monetaria della Banca Centrale alla bilancia commerciale in attivo, dall’effetto “monetarifugio” all’incremento costante della produttività del settore dell’export e così via. Facciamo infine un accenno alle prospettive future, ribadendo che i fattori in gioco permettono solo di delineare delle tendenze generali. Il buon senso può aiutarci a capire che il franco svizzero continuerà a essere forte grazie alle situazioni deficitarie e debitorie dei nostri principali partner economici, alla politica monetaria autonoma della nostra Banca Centrale (BNS) e alla reputazione all’estero della nostra moneta. Chi fosse interessato ad approfondire il tema, è invitato a partecipare all’incontro informativo “Come gestire al meglio il rischio di cambio”, che si terrà lunedì 29 novembre 2010 presso la Cc-Ti e di cui trovate il programma dettagliato in questa edizione di Ticino Business.

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Fiere internazionali

BRASILPLAST 2011 São Paulo, 9 – 13 maggio 2011 Giunta all’11° edizione, la biennale Brasilplast è una tra le cinque maggiori fiere dell’industria plastica e del caucciù. Nel 2011, l’Osec vi allestisce per la prima volta uno “SWISS Pavilion”, in collaborazione con Swissmem, l’Associazione svizzera delle materie plastiche, la Swisscam Brasil e lo Swiss Business Hub Brazil. Agli espositori dello SWISS Pavilion può essere accordato uno sconto del 10% per prenotazione anticipata. Il Brasile è un paese in rapida crescita, in cui ci si attende un aumento marcato del consumo pro capite di plastica nei prossimi anni. Inoltre, i Campionati mondiali di calcio nel 2014 e i Giochi olimpici nel 2016 generano ulteriori opportunità d’affari per le PMI svizzere e del Liechtenstein. Consigliamo la partecipazione alle aziende del ramo plastica e cacciù, attive con: produzione/commercializzazione di macchinari, apparecchiature e attrezzi; utensili e stampi; strumenti, collaudi e automazione; granulati sintetici; materie prime; processori di plastica; servizio e progetti tecnici; associazioni ed editori. “Swiss World of Private Label”: il padiglione collettivo All’edizione 2011 di Brasilplast sono attesi oltre 1’300 espositori provenienti svizzero da 30 paesi e 65’000 visitatori da 60 nazioni, su una superficie espositiva 2 di 78’000 m . Informazioni generali sulla fiera: frozen: 269 e non-food: 571) e 8’000 visitatori (nel 2009 www.brasilplast.com.br/en/Home erano 7’500) giunti da 95 nazioni. I padiglioni nazionali e Informazioni sullo “SWISS Pavilion”: regionali erano 39. La superficie espositiva era di 32’184 m2 (2009: 28’602 m2). www.osec.ch/fiere > Fiere all’estero > Brasilplast 2011 L’Osec organizza un padiglione collettivo svizzero a questo salone, in collaborazione con l’Associazione svizzera dei cosmetici e dei detergenti e con la Federazione delle Industrie Alimentari PLMA 2011 – World of Private Label Amsterdam, 24 – 25 maggio 2011 Svizzere. Agli espositori dello SWISS Pavilion può essere accorIl PLMA, salone internazionale dei marchi di distribuzione, dato uno sconto del 10% per prenotazione anticipata. da oltre 25 anni è l’appuntamento annuale imperdibile dei Informazioni generali sulla fiera: distributori e dei produttori, per ritrovarsi e scoprire nuovi www.plmainternational.com prodotti, allacciare contatti preziosi e trarre ispirazioni dalle Informazioni sullo “SWISS Pavilion”: nuove tendenze del mercato. www.osec.ch/fiere > Fiere all’estero > PLMA 2011 I prodotti esposti nel padiglione food comprendono generi alimentari freschi, surgelati, refrigerati e secchi, bevande alcoliche e analcoliche, dolci, alimenti per l’infanzia, grassi, Beautyworld Middle East 2011 Dubai, 24 – 26 maggio 2011 oli, spezie, prodotti dietetici e bio. Nel padiglione non-food si Organizzata per la prima volta nel 1996, Beautyworld è la trovano cosmetici, prodotti per la salute e la bellezza, articoli maggior fiera annuale della profumeria, della cosmesi e del casalinghi e per la cucina, manutenzione dell’auto, giardinagwellness nel Medio Oriente. Il mercato della cosmesi mediogio e fai-da-te. La fiera attira pertanto i responsabili acquisti rientale è tra i più redditizi e vasti nel mondo: il 30% delle di supermercati, ipermercati, discount, grandi magazzini, superfici di vendita è occupato da rivenditori di prodotti di drogherie, empori, grossisti, importatori ed esportatori. Inolbellezza. Le previsioni per questo ramo indicano una crescita tre, vi si svolgono un’esposizione dei nuovi prodotti, un superdel 5% malgrado gli effetti della recessione, grazie anche mercato delle idee e seminari precedenti la fiera con le più all’aumento del 25% della popolazione negli Emirati arabi recenti ricerche di mercato, le notizie e tendenze del settore. uniti, alla giovane età degli abitanti nella regione (il 60% ha L’importanza delle marche di distribuzione continua a cremeno di 25 anni) e ai redditi in continua crescita. scere anche in un periodo economicamente difficile, poiché L’edizione 2010 di Beautyworld Middle East ha contato 22 i consumatori valutano con maggior attenzione il rapporto padiglioni nazionali e 709 espositori, di cui il 41% provenienqualità-prezzo. Lo studio realizzato da A.C. Nielsen per il te dall’Europa. La fiera è stata visitata da 16’124 persone PLMA’s 2009 International Private Label Yearbook indica giunte da 100 stati. che tali marche hanno raggiunto ormai una quota media di Il pubblico target comprende importatori, esportatori, distrimercato del 30% in 10 paesi, percentuale che nel Regno butori, grossisti, grandi magazzini, profumerie, supermercati, Unito e in Svizzera oltrepassa addirittura il 50%. I marchi del negozi duty free, operatori in wellness e fitness, farmacisti, distributore hanno superato il 70% della quota di mercato nei dottori, odontotecnici, produttori e acquirenti di cosmetici e di reparti carne-pesce-pollame e gastronomia nel Regno Unito, articoli per la profumeria. nella cartoleria in Germania, nei surgelati in Spagna e nei L’Osec sarà presente a questa fiera con uno “SWISS Pavilion”, reparti surgelati e cibi freschi in Svizzera. in collaborazione con l’Associazione svizzera dei cosmetici e Il futuro di questo settore appare particolarmente roseo. Dalla dei detergenti, lo Swiss Business Hub GCC e lo Swiss Business ricerca commissionata dalla PLMA alla nota agenzia di sonCouncil Dubai. Agli espositori dello SWISS Pavilion può essere daggi Ipsos MORI è emerso che i giovani consumatori sono accordato uno sconto del 10% per prenotazione anticipata. grandi sostenitori del marchio di distribuzione. Questi consuInformazioni generali sulla fiera: matori, nella fascia di età tra i 16 e i 34 anni, acquistano con www.gulfbeautyexpo.com maggior frequenza tali prodotti e li conoscono meglio rispetto Informazioni sullo “SWISS Pavilion”: agli acquirenti di mezza età e anziani. www.osec.ch/fiere > Fiere all’estero > beautyworld MIDDLE L’edizione 2010 comprendeva 1’933 espositori (nel 2009: EAST 2011 1’706) provenienti da 67 paesi (di cui food: 1’093, fresh &

Informazioni sugli “Swiss Pavilion”: www.osec.ch/FIERE

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Vita dei Soci Comunicato stampa

Pubblicata la nuova guida degli Installatori Elettricisti Ticinesi AIET Oltre 100 le aziende che operano in Ticino sotto l’egida del marchio AIET

È disponibile gratuitamente su scala cantonale a Enti pubblici e ditte del ramo, la nuova edizione 2010/2011 del prontuario AIET; si presenta con nuova veste grafica realizzata dall’agenzia Pubblicità Sacchi-Edizioni Tecniche & Commerciali, con sede a Manno, in collaborazione con il segretariato dell’Associazione Installatori Elettricisti Ticinesi - AIET. Il prontuario è pubblicato a cadenza biennale con lo scopo principale di fare conoscere alla committenza pubblica e privata tutti gli operatori del settore che esercitano la professione correttamente sotto l’egida del marchio di qualità dell’Associazione AIET, quindi, professionisti di fiducia, preparati e abilitati ad eseguire qualsiasi lavoro in questo campo così specifico e sempre in continua evoluzione. Attualmente AIET può contare sull'adesione di oltre cento soci attivi, ai quali si aggiungono i membri onorari e i membri liberi. Attraverso la propria attività, l’Associazione si prefigge di salvaguardare e promuovere gli interessi generali del ramo delle installazioni elettriche e telematiche. L'Associazione AIET dispone di un proprio centro di formazione professionale fin dal 1972. Dal 1980 è operativo il centro di Gordola composto da tre aule di teoria, una sala di conferenze dotata di moderne apparecchiature tecnologiche, tre laboratori completamente equipaggiati per l'istruzione degli apprendisti in ogni tipo di lavoro che la professione esige. La struttura ricopre un ruolo fondamentale per quanto riguarda la formazione pratica, e marginalmente teorica degli apprendisti del settore. Attualmente sono impiegati tre istruttori qualificati che seguono la formazione per tutta la durata del tirocinio di oltre 400 apprendisti, suddivisi nelle seguenti formazioni professionali: Montatore elettricista (4 anni), Elettricista di montaggio (3 anni), Disegnatore d'impianti elettrici (4 anni) e Telematico (4 anni). Vista la continua evoluzione della professione, e il veloce sviluppo tecnico, presso il centro di formazione professionale AIET vengono pure organizzati seminari e corsi di aggiornamento per la formazione continua sotto l'egida di FPCE (Formazione Professionale Continua nel ramo Elettrico), come pure corsi di preparazione agli esami professionali superiori, che, in entrambi i casi, riscuotono un buon successo dovuto soprattutto alla validità delle proposte e della scelta.

IBC GRUPPO

Da sinistra: il Presidente di AIET Gianni Albertoni con l’editore Fabio Sacchi L'AIET, sezione ticinese dell'Unione Svizzera degli installatori elettricisti (USIE) con sede a Zurigo, è nata nel lontano 1910 e dal 1930 esiste nella forma giuridica di associazione. La sua missione principale consiste nella salvaguardia e nella promozione degli interessi generali dell'artigianato e dell'edilizia, in modo particolare per quanto riguarda il ramo delle installazioni elettriche. Si propone di tutelare anche il livello professionale dei suoi soci, soprattutto tramite la formazione professionale dei capi azienda, quadri, maestranze ed apprendisti. Ulteriori informazioni sul sito: www.aiet.ch L’edizione può essere richiesta gratuitamente sino ad esaurimento all’indirizzo mail: info@aiet.ch

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Vita dei Soci di Lorenza Storni

FRANZOSINI TRASPORTI & LOGISTICA: MOVIMENTAZIONE MERCI E CONSULENZA A TUTTO CAMPO Le insidie che possono sopraggiungere durante la fase di trasporto sono molteplici e spesso non sufficientemente conosciute e le conseguenze potrebbero essere costose e dai risvolti poco piacevoli La Franzosini trasporti internazionali di Chiasso si propone alla propria clientela, non solo quale “global player” nel mondo dei trasporti, ma anche quale partner di fiducia. Ciò che distingue la ditta Franzosini dalle altre aziende che operano oggi nel campo dei trasporti nazionali e internazionali e della logistica è certamente il servizio di consulenza personalizzata offerto su richiesta a clienti e aziende. Quanto proposto da Franzosini ha lo scopo di informare in modo chiaro, preciso e serio il cliente sugli eventuali rischi legati ai trasporti. Non è un caso che l’azienda possa avvalersi di soluzioni di questo genere poiché vanta una lunga esperienza nell’ambito in cui opera: dal 1929 è attiva a Chiasso. Quale “Global player” offre trasporti via terra, via aerea e via mare, generando oltre 60'000 operazioni doganali all’anno e movimentando oltre 70'000 spedizioni. Consulenza specialistica La Franzosini offre una consulenza complessiva su leggi, norme e direttive che regolano gli interscambi fra i Paesi: dalle assicurazioni legate al trasporto alle procedure doganali, dalle insidie in cui si può incorrere come cliente alle indicazioni sulle rese (Incoterms), fino alle procedure intrastat ed altro ancora. Per citare alcuni esempi, spesso il cliente non viene informato adeguatamente sulle assicurazioni legate al trasporto o anche semplicemente sulle coperture assicurative proposte dai vettori. Franzosini invece, offre un’informazione globale e polizze assicurative ad hoc per proteggere da ogni rischio. È bene sapere che spesso le coperture assicurative offerte dai vettori stradali (CMR) non coprono il reale ammontare delle merci caricate, causando gravi rischi ai committenti. Anche per quanto riguarda le procedure doganali i problemi possono essere dietro l’angolo. In questo ambito Franzosini si distingue per competenza e professionalità e per un servizio efficace e puntuale grazie alle sue strutture logistiche e amministrative. L’assistenza tecnica offerta dall’azienda è volta ad informare sui rischi legati a sdoganamenti errati che potrebbero tramutarsi in ammende e alla mancata concessione dei rimborsi da parte delle autorità doganali e, conseguentemente, a maggiori spese per il cliente. Non da ultimo, con un’informazione chiara e seria si può garantire una idonea compilazione di documenti quali: certificati di circolazioni di merci (EUR1), certificati d’origine o Cites. Senza la corretta informazione si rischia di incorrere, anche a distanza di anni, in controlli doganali sulla merce e in importanti e spiacevoli risvolti amministrativi o addirittura penali, sia per il fornitore sia per il committente. La scelta di dedicare del tempo all’informazione accurata e alla consulenza, permette alla Franzosini di differenziarsi dallo spedizioniere abituale, fornendo quel valore aggiunto che il cliente cerca in chi gli offre un servizio. I servizi offerti • FRANZOSINI Truck Load Road: la soluzione ideale per spedizioni stradali nazionali ed internazionali effettuate con la massima puntualità e professionalità. • FRANZOSINI Air Freight Division: servizio door/door per le principali destinazioni nel mondo, anche a temperatura controllata (la ditta è membro IATA).

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• FRANZOSINI Sea Freight Division: anche il trasporto marittimo è uno dei fiori all’occhiello dell’azienda, in grado di movimentare merci in tutto il mondo per mezzo di container e con il trasporto integrato. • FRANZOSINI Stock&Logistick: nei 10'000 mq destinati allo stoccaggio e al confezionamento, il personale qualificato si occupa di merce di tutti i generi garantendone la sicurezza. Aree stoccaggio anche con scaffalature già installate. • FRANZOSINI National Distribution: soluzioni mirate per qualsiasi tipo di spedizione su tutto il territorio nazionale. • FRANZOSINI International Distribution: con oltre 300 automezzi e una rete capillare di corrispondenti offre spedizioni su tutto il territorio europeo, affidabili e senza problemi. • FRANZOSINI Custom Clearances: operativi presso i principali valichi ticinesi, e grazie ad una tecnologia all’avanguardia nonché alla grande esperienza del personale addetto, il disbrigo delle formalità doganali avviene celermente, garantendo un servizio dalle 6.30 alle 22. Franzosini si distingue dunque per un’organizzazione competitiva ed affidabile, metodi e strumenti di lavoro efficienti, collaboratori qualificati ed esperti, sistemi informativi all'avanguardia nonché prestazioni accurate e professionali e una consulenza seria e “tailor made” per ogni cliente. IN BREVE La Luciano Franzosini vanta una grande tradizione ed esperienza essendo operativa dal 1929 a Chiasso. L’azienda – oggi diretta da Marco Tepoorten – è una casa di spedizioni internazionali specializzata in spedizioni e gestione documentale di merci e prodotti di ogni genere tra Italia, Svizzera e Paesi UE. Grazie ad un'estesa rete di partner qualificati è in grado di estendere la sua attività in tutto il mondo. Vanta un vasto portafoglio di clienti fidelizzati, composto da imprese di ogni dimensione e tipologia di attività, sia su territorio svizzero, sia all'estero. Sessanta collaboratori in nove filiali operative fanno della Franzosini una delle aziende più importanti nel settore dei trasporti e delle spedizioni in Ticino e in Svizzera. Il fatturato, che nel 2008 ha superato i 30 milioni di franchi svizzeri, testimonia l'elevato giro d'affari che coinvolge 50 corrispondenti in tutto il mondo trasportando ogni anno oltre un milione e mezzo di metri cubi di merce ed effettuando oltre 70'000 spedizioni e sdoganamenti annui. Notevoli pure gli spazi per i servizi di distribuzione e logistica con oltre 10'000 metri quadrati a disposizione nei magazzini di Novazzano e presso il Punto Franco. La ditta è in possesso delle certificazioni ISO 9001:2008 per la qualità e ISO 14001:2004 per l'ambiente. Per maggiori informazioni: SA Luciano Franzosini Via R. Simen 3, 6830 Chiasso Tel. +41 91 695 50 10 Fax +41 91 695 50 11 info@franzosini.ch, www.franzosini.ch


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Vita dei Soci di Lisa Pantini

Continuità urbana, funicolare in vetta Abbiamo incontrato il Direttor Franco Greco, che ci ha parlato delle ultime novità concernenti la società TPL – Trasporti Pubblici Luganesi SA e per la Società Funicolare Monte Brè SA Lugano, tracciando un bilancio sugli esercizi Franco Greco

Direttor Greco, nel 2009 è ricorso il decimo anno di fondazione della società anonima di TPL. Un ottimo traguardo?

“La TPL - Trasporti Pubblici Luganesi SA è stata concepita alla fine degli anni ’90 nella sua forma attuale, creata dagli allora diversi Comuni di Lugano e dintorni. Costituita ufficialmente alla fine del 1999, è entrata in funzione, riprendendo l’esercizio precedentemente effettuato dall’azienda municipalizzata ACTL (Azienda Comunale dei trasporti della Città di Lugano) il 1° gennaio del 2000. In questi anni siamo cresciuti, abbiamo portato avanti delle ristrutturazioni interne e un rinnovo dei mezzi in circolazione, cercando sempre di migliorarci; e posso affermare che facendo un bilancio del primo decennio, siamo soddisfatti della strada sinora percorsa. Ci poniamo quale azienda leader nel trasporto pubblico urbano”.

TPL si è sviluppata con un passaggio di testimone dell’allora ACTL alla neo costituita società TPL il 1° gennaio del 2000. Il trasporto pubblico a Lugano aveva già delle buone basi ben radicate nella tradizione e nella storia. Queste erano delle ottime fondamenta da cui partire… Può tracciare brevemente il percorso storico che è alla base del trasporto urbano luganese?

“Con accenno ai dati storici, possiamo affermare che

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il trasporto pubblico a Lugano comincia nella seconda metà del 1800, quando con l’arrivo della «Gottardbahn» che aveva il capolinea proprio a Lugano, molti turisti necessitavano di un trasporto in loco per raggiungere i diversi alberghi situati negli altri Comuni. Allora il trasporto veniva effettuato con carrozze e cavalli, che era una buona aspettativa per il turista, ma non per l’utenza indigena. Nel 1886 venne aperta all'esercizio, dopo solo un anno di lavori di costruzione, la funicolare della Stazione, che venne poi riscattata dalla Città nel 1905. Nel 1884 venne costituita la «Società luganese dei tramway elettrici», che mise in servizio tre linee dopo soli 3 anni e cioè nel 1886; tram che rimasero in esercizio fino alla seconda metà degli anni '50 e vennero progressivamente sostituiti da un servizio con filobus. La funicolare della stazione subì nei suoi più di 100 anni di esercizio numerosi interventi di aggiornamento e potenziamento tecnico, con diverse sostituzioni delle vetture (1912, 1929, 1954): il cambio del sistema di trazione da gravità (riempimento della vettura a monte con acqua, che veniva scaricata a valle) a elettrico, l'adozione di un sistema elettronico di regolazione della velocità negli anni '60 e una revisione completa di tutto l'impianto nella prima metà degli anni '80. Grazie alle visioni e alle risorse a disposizione della Città, la ACTL ebbe la possibilità di sviluppare progressivamente i suoi servizi, sia nel progressivo potenziamento e costante


rinnovo dei veicoli, sia nelle frequenze di servizio e sia nel parco dei distributori automatici di biglietti, adottati nel 1971 per ridurre l'effettivo di personale esterno ai soli conducenti. La creazione della Società anonima di azionariato pubblico (TPL), che ha ripreso nel 2000 l'esercizio della ACTL, ha permesso di compiere un grosso passo avanti in termini di efficienza e quindi di miglioramento dei servizi, con un contenimento dei costi. La nuova SA poté mettere in atto una completa ristrutturazione del parco veicoli, eliminando i veicoli filoviari e dotandosi di autobus moderni, a pianale ribassato e di emissioni molto contenute, grazie al montaggio di filtri antiparticolato”.

Tornando al presente: quali sono i principali investimenti che TPL SA ha effettuato e sta effettuando in questi periodi?

“Ci impegniamo costantemente per migliorare la qualità nella nostra azienda, sia per il personale sia per l’utenza. Per questo interveniamo sulle nostre infrastrutture, sul parco veicoli, sui sistemi informatici e sulla formazione del personale. In questi anni abbiamo innanzitutto rinnovato e potenziato il parco veicoli, con nuovi autobus da 100 e 150 posti, che già circolano nelle linee urbane. Risale al 2008 l’acquisto di ben 20 autobus del tipo Mercedes Benz – Citaro. Inoltre entro la fine di quest’anno procederemo alla compera di altri 4 veicoli, sempre dello stesso tipo. La peculiarità di questi mezzi è di essere «eco-friendly»: vogliamo porci sul mercato in modo efficiente e moderno, ma pure rispettosi per l’ambiente. Abbiamo acquisito veicoli tecnicamente più affidabili e coni valori di emissione migliori. Infatti i nuovi autobus saranno equipaggiati con motori Euro 5 EEV, con caratteristiche di emissioni gassose e di particolato notevolmente inferiori rispetto agli attuali veicoli Euro 2 e 3 con filtro CRT. Inoltre abbiamo fatto un ulteriore importante investimento acquisendo la sede per la nostra società. La stessa è in funzione sia come parcheggio veicoli, sia come sede amministrativa e principale. Inoltre alla fine dell’anno della gestione 2009 è stata deliberato l’acquisto di 170 nuovi distributori di biglietti,

che saranno posati alle fermate dei bus, in occasione dell’introduzione della Comunità Tariffale Integrale, che permetterà l’armonizzazione del sistema di vendita a livello cantonale”.

È prevista per l’inizio del 2012 l’apertura della galleria Vedeggio-Cassarate. Come vi state muovendo per questa importante novità del sistema viario?

“Vogliamo farci trovare pronti. Nel 2012 verrà aperta la galleria, vi sarà una riorganizzazione del sistema viario, che coinvolgerà tutti gli utenti della strada, noi compresi. È una grande sfida, vogliamo che un numero sempre maggiore di persone raggiunga Lugano con i mezzi pubblici, che per questo dovranno essere efficienti al 101%”.

Come è aumentato il traffico passeggeri?

“Negli ultimi 4 ani vi è stato un incremento costante di passeggeri, con un tasso del 18% e oltre, pari a una crescita di circa 1.9 milioni. È un risultato importante frutto di una strategia che sta portando i suoi frutti: il potenziamento delle linee, il perfezionamento della qualità del servizio, e il rinnovo dei mezzi di cui ho già parlato. Abbiamo ancora un enorme potenziale di mercato, stiamo investendo in diverse campagne che mirano a far conoscere l’efficienza e l’efficacia del nostro trasporto urbano”.

A fronte di un così grande incremento passeggeri, state comunque lavorando su incisive azioni promozionali e di marketing?

“Certamente. Abbiamo una forte presenza sul territorio, e stiamo studiando nuove azioni promozionali volte alla fidelizzazione dell’utenza. Lavoriamo con numerosi partners per offrire comunicazioni diversificate. Un esempio può essere il bus che sponsorizza l’Hockey Club Lugano e che permette di recarsi gratis in bus allo stadio per vedere la partita, esibendo il biglietto o l’abbonamento HCL (offerta valida sino alla fine della stagione hockeistica); o il bus decorato dagli studenti CSIA - Centro

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Vita dei Soci di Lisa Pantini

scolastico per le industrie artistiche: un’azione mirata a sensibilizzare giovani ed utenti delle strade sull’importanza del «muoversi in città nel rispetto dell’ambiente». Il concorso, che ha coinvolto tre classi del terzo anno della sezione grafica, design e decorazione della CSIA, per un totale di circa 40 allievi, prevedeva la realizzazione di un progetto di decorazione integrale di un bus della TPL che sviluppasse il tema della mobilità sostenibile”. Trasporti Pubblici Luganesi SA Via Maraini 46 6963 Pregassona Tel. +41 58 866 72 42 Fax +41 58 866 72 34 info@tplsa.ch

La Funicolare Monte Brè Dal 1912 la funicolare conduce in un quarto d’ora – partendo da Cassarate – in Vetta al Monte Brè (933 m s.l.m.), un luogo che offre numerose opportunità al visitatore: dallo svago con un’ampia area attrezzata in cui è possibile cucinare alla griglia, godere della tranquillità della zona, alle passeggiate accessibili alle famiglie (anche con bambini piccoli) fino alle escursioni più impegnative in montagna.

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Un accenno alla storia della centennale Funicolare…

“La storia della Funicolare ha più di 100 anni. Il primo tratto è stato aperto al traffico il 1° giugno 1908, invece il secondo ed ultimo tronco della funicolare fu inaugurato il 18 febbraio 1912. Nata agli inizi del secolo, da una conversazione tra i Signori Enrico Brinkmann ed il Professor Bianchini, l’idea «era quella di dare a Lugano un borgo estivo dove gli abitanti potessero, non abbandonando i loro affari, godere della frescura durante la canicola, delle passeggiate deliziose, di un panorama meraviglioso». Così riportava, il 17 febbraio 1912, «Popolo e Libertà», quotidiano dell’epoca. Da allora si sono susseguiti gli esercizi, con diversi lavori di miglioramenti, pose di infrastrutture e rinnovi importanti”.

favore del turismo e della popolazione. Il Comune, in collaborazione con la nostra società, si adopererà per ridargli il prestigio di un tempo e valorizzarlo al massimo, essendo un edificio dell’inizio del ‘900 molto interessante dal profilo architettonico. Dobbiamo poi citare le manutenzioni agli impianti: in primis la spettacolarità e l’imponenza dell’intervento per la revisione delle vetture della prima sezione che sono state rimosse dai binari dopo 50 anni di regolare servizio; ma anche il completamento degli impianti antincendio, e l’avvio al risanamento delle gallerie, che sarà completato nei prossimi anni”.

Quali sono le caratteristiche che fanno della Funicolare Monte Brè, una delle più suggestive mete turistiche del Luganese?

“Innanzitutto l’estensione: oltre 90'000 m2 di terreno, compreso il ristorante della vetta, un panorama mozzafiato sul golfo del Lago Ceresio e le molteplici possibilità di svago, siano esse sportive, culturali e per gli amanti della natura. Sulla cima è in funzione il Ristorante Vetta che conquista i turisti con la sua incantevole terrazza dalla quale si gode di un panorama eccezionale. L’apertura serale nei giorni di venerdì e sabato durante il mese di agosto è stata la «ciliegina sulla torta» che ha coronato una stagione turistica, che sebbene meteorologicamente non perfetta all’inizio, ha chiuso con un buon successo di pubblico e aspettative sicuramente non disattese”.

Quali sono stati gli investimenti e gli interventi significativi negli ultimi anni?

“Indubbiamente l’acquisto del Ristorante Vetta da parte della Città di Lugano, ha contribuito al miglioramento dell’offerta. Si è trattato di un investimento che rappresenta una grande opportunità per il rilancio integrato degli impianti a

Per informazioni, prego contattare: Società Funicolare Monte Brè Via Ceresio 36 6977 Ruvigliana Tel. +41 91 9713171 Fax +41 91 9723748 info@montebre.ch

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SPA SUISSE: bellezza, lusso, emozioni e benessere per te Atmosfera d’incanto, benessere a 360° gradi, si gioca sulle emozioni e sui 5 sensi per un total wellness

Immergersi in un oasi di benessere ed emozioni, con un’attenzione dedicata a tutti gli aspetti che ci circondano: l’ambiente, lo stile, i colori, la musica, i profumi… Addentrarsi in un mondo che ci stimola al rilassamento e al piacere di godere di un momento di unicità per il nostro corpo e per la nostra mente. Affidarsi a degli specialisti che con competenza, prodotti di alta qualità e mani sapienti, sanno sciogliere le tensioni accumulate, farci sentire giovani e belli, valorizzare la nostra pelle, ecc.. SPA Suisse è questo, ma molto altro ancora. Nata 4 anni orsono dall’idea imprenditoriale di Luca Mazzanti, Amministratore delegato della società, SPA SUISSE ha la propria sede nel cuore di Mendrisio, presso il Piazzale alla Valle. Si tratta di un’azienda che ha fatto del wellbeing la sua missione, non solo operando e formando addetti ai lavori per le proprie strutture, ma anche quale qualificato partner per la progettazione e la realizzazione di centri wellness e SPA; e che è composta da professionisti del settore del benessere. L’azienda, grazie alla qualità dei prodotti, all’esperienza maturata ed al dinamismo che la contraddistingue, è un partner ideale per la gestione dei centri SPA a 360° gradi: dalla gestione dei propri centri benessere alla realizzazione, progettazione e implementazione di tali strutture anche per conto di terzi, sempre però curati nell’ottica del total wellness su cui si fonda la società. Una visione aziendale che si fonda su 4 pilastri: • la bellezza (beauty): intesa come piacere, soddisfazione, armonia, Il piacere di preservare la bellezza che nasce da un’attenta e precoce prevenzione, la soddisfazione dei risultati, l’armonia che ne scaturisce, l’obiettivo di rimanere giovani a lungo;

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• il lusso (luxury): un lusso necessario, con la massima qualità nei prodotti e massima attenzione nei servizi. Il Total Quality Management è la strategia principale della società per raggiungere un livello di qualità ancora superiore; • le emozioni (emotion): quelle che vengono generate dai sensi e possono esercitare su questi delle forti influenze. L’intrattenimento, inteso come consumo esperienziale, deriva dall’effetto combinato di una serie di fattori come colori, profumi, forme, materiali, che permettono di vivere un’esperienza di trascendenza tra realtà e fantasia, toccando il cuore del’essere umano; • il benessere (wellbeing): è l’obiettivo da raggiungere alla ricerca di un equilibrio che coinvolge mente e corpo.


Viene ricercata la cultura del benessere, che rappresenta non solo il desiderio di migliorarsi, ma anche la volontà di poter pienamente godere della propria vita e delle occasioni che essa offre.

I centri SPA SUISSE

SPA SUISSE è sinonimo di magia, di coccole e benessere. È uno spazio dove trovare un relax e un benessere senza fare sforzi. Ogni trattamento si accompagna all’utilizzo di prodotti della linea esclusiva SPA SUISSE, ideati appositamente per SPA. Per mantenere e prolungare gli effetti benefici ottenuti, l’azienda propone l’uso di questi articoli per la bellezza da utilizzare a casa. • L a linea di prodotti esclusivi creati appositamente da SPA SUISSE per l’utilizzo a casa e per i propri centri benessere: Beautyliceous Questi prodotti si possono fregiare del made in Switzerland: sono composti da estratti naturali svizzeri, alcuni addirittura ticinesi, provenienti dalla Valle di Blenio (Olivone). Dai semi dell’Ibisco Abelmosco si estrae un ingrediente attivo testato ad azione “effetto globale anti-età”, il Mirtillo rosso (vaccino macricarpon) è ideale in quanto svolge un’importante azione antiossidante a livello cutaneo, presentando acidi grassi omega 3 e omega 6 fondamentali per il mantenimento dell’elasticità della pelle, il Sambuco nero costituisce un efficace ingrediente utile per il suo potere protettivo e lenitivo, la Plantago Laneceolata ha invece proprietà rinfrescanti ed emollienti. Da questi ingredienti si ricava una linea

di prodotti esclusiva utilizzata nei centri SPA (cabina) e in vendita in esclusiva all’interno del circuito SPA SUISSE, la stessa è composta da un latte detergente, una crema giorno e una notte, un tonico,un siero anti age ed un filler. • SPA SUISSE Mendrisio L’isola del benessere di Mendrisio è nata per assaporare il gusto dei piccoli piaceri quotidiani, ritagliandosi un momento di pace dal ritmo frenetico delle giornate. Si tratta di uno spazio personale, dove si viene coccolati e viziati, per dimenticare ansia e stress. Benessere, massaggi, trattamenti, sauna, bagno turco e doccia emozionale consentono di abbandonarsi al completo relax. • ATOMIC SPA SUISSE Milano Questa SPA SUISSE è ospitata all’interno del Boscolo Exedra Hotel di Milano, nell’area di maggior pregio e popolarità della centro città. Essa offre una piscina con idromassaggio, sauna, bagno turco, area relax per godersi a pieno il lusso di un momento di relax. All’interno della SPA SUISSE si trovano due tipi di cabine: quelle dedicate ai trattamenti tecnologici per il rimodellamento del corpo e quelle olistiche, destinate al riequilibrio del corpo.

Progettazione e realizzazione di centri SPA

Sono già 3 le referenze avviate con successo dalla società in questi 4 anni di attività, due delle quali operanti in Italia, ed uno in Ticino: il Colonna Beach Resort &

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dei trattamenti, la ricerca e selezione del personale, e l’eventuale sua formazione supplementare se necessaria, l’allestimento dei prodotti e della linea cosmetica esclusiva (da cabina e da rivendita) studiata appositamente per la SPA. Questi centri sono accomunati dall’unico marchio SPA SUISSE, che con la progettazione e l’implementazione di strutture ricettive di alto standing, costituisce opportunità e innovazioni per una clientela sempre più esigente che desidera fruire di servizi all’avanguardia, di trattamenti personalizzati, di sentirsi protagonisti per un certo lasso di tempo. È infatti indubbio come la cura del corpo, la necessità e la ricerca del benessere e del rilassamento siano, al girono d’oggi di primaria importanza.

SPA SUISSE ACADEMY

SPA a Porto Cervo nella bellissima cornice della Sardegna, l’Atomic SPA SUISSE a Milano e la ristrutturazione in atto dell’Hotel Kurhaus di Cademario, che sarà ultimato entro il 2011, e prevede una superficie di 1'500 mq. dedicata al benessere. Quest’implementazione offerta dalla società assicura un successo garantito, tant’è che vi sono altri progetti in cantiere per i prossimi mesi. Il successo di quest’operazione è da ricercarsi nel modo in cui la società si pone sul mercato e in come gestisce la catena dei servizi, dalla A alla Z, garantendo un servizio completo sotto tutti i punti di vista. Per avviare una SPA occorre innanzitutto uno studio di fattibilità, la progettazione, la fornitura tecnica e degli arredi. L’azienda si preoccupa di tutto ciò che è necessario affinché la struttura possa avere successo: dal management all’inserimento della stessa all’interno del circuito SPA SUISSE, la creazione dei menu

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Il settore del benessere e delle SPA è in crescita esponenziale. Il mercato è alla continua ricerca di personale qualificato e altamente professionale. Per questo l’azienda opera anche nel settore della formazione, occupandosi di formare o erogare dei corsi di aggiornamento professionale per i dipendenti delle proprie strutture o di quelle progettate. La società ha quindi creato la SPA SUISSE ACADEMY, una struttura che si pone l’obiettivo di offrire corsi mirati destinati a chi opera già nel settore del benessere da anni e a chi si sta avvicinando ad esso per la prima volta. Sono due i tipi di corsi che vengono erogati: • L uxury SPA Manager: consente di migliorare significativamente il proprio curriculum, permettendo un inserimento più veloce nel mondo del lavoro, sfruttandone a pieno le opportunità. Il percorso formativo consente di entrare nell'esclusivo mondo a cinque stelle di Catene Alberghiere, SPA e Strutture di Lusso, sia nazionali che internazionali. • SPA Etiquette Operator: il corso si fonda sul ricevimento e l’accoglienza, le buone maniere, la giusta etichetta, un ottimo stile e un'immagine professionale di livello superiore fanno la differenza e vi apriranno le porte del successo. Per maggiori informazioni: SPA SUISSE Piazzale alla Valle 4 6850 Mendrisio Tel. +41 91 630 02 12 info@spasuisse.com www.spasuisse.com ATOMIC SPA SUISSE Corso Matteotti 4/6 20121 Milano Italia Tel. +39 02 22 22 97 02 reservation@spasuisse.it


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Il Gruppo Emil Frey rileva il garage All Cars SA di Lamone Dopo quasi 40 anni il garage All Cars della famiglia Fasola, concessionario BMW e dal 2001 anche del marchio MINI, passa il testimone al gruppo Emil Frey. Da inizio agosto l’attività del garage prosegue all’insegna della continuità con la nuova ragione sociale Emil Frey SA, Lamone e la direzione di Roberto Petronio Cambia la storia ma le basi che hanno determinato il successo commerciale e soddisfatto la reciproca fiducia tra garagista e cliente rimangono invariati. Un solido punto d’appoggio per proseguire affrontando con la stessa fiducia, competenza e professionalità i servizi e il piacere di guidare una BMW o una MINI. Per assicurare una sana continuità aziendale i coniugi Elisabeth e Alessandro Fasola hanno operato una scelta di responsabilità e di coerenza; la stessa che per 40 anni ha alimentato la loro passione e dedizione all’evoluzione dell’automobile, dall’acquisto all’assistenza e il loro coraggio e lungimiranza per essere stati, nel 1971, tra i primi in Ticino a costruire un elegante, funzionale e razionale garage alla periferia di Lugano. La All Cars SA è un rinomato garage che sin dalla sua fondazione, 39 anni fa, ha rappresentato la competenza tecnologica, la sportività e la signorilità del marchio BMW, dapprima per due anni come agente B e poi come agente principale A. Nel 1988 il garage ha beneficiato di una significativa ristrutturazione ed è stato ampliato tanto da poter accogliere, nel 2001, anche la rappresentanza della MINI, marca entrata nell’orbita del gruppo BMW. La scelta del partner ideale, in grado di riprendere le attività dello storico garage in via Vedeggio a Lamone, è stata affidata al gruppo Emil Frey. La qualificata esperienza del gruppo sia in Ticino, presente con un autocentro da oltre 19 anni a Noranco, sia in altre regioni della Svizzera da oltre 23 anni, anche con le marche BMW e MINI in sue numerosi succursali, si dimostra subito una qualificata scelta per un brillante futuro. Anzitutto il gruppo Emil Frey è in grado di assicurare a tutti i 14 collaboratori del garage di poter proseguire la loro preparata collaborazione. Inoltre, nel rispetto delle aspettative di qualità dei coniugi Fasola, vi è anche la scelta di continuare lo stile di conduzione personalizzato del garage che il Gruppo Frey ha voluto affidare a un uo-

mo di esperienza nella persona di Roberto Petronio. Un 44enne che da numerosi anni ha acquisito competenza e stima nel settore e che, dal 2001, è alle dipendenze della Emil Frey SA di Noranco.

Emil Frey SA, Lamone continuerà l’attività…

rappresentando i due marchi BMW e MINI, apporterà alcune modifiche allo stabile principale e arricchirà la struttura con un nuovo spazio espositivo destinato alla MINI. A breve termine è pure prevista l’aggiunta di una stazione di autolavaggio. “Anche per quanto riguarda la variata offerta di veicoli d’occasione”, sottolinea il neo direttore Roberto Petronio, “continueremo a garantire delle vetture certificate dai programmi «BMW Premium Selection» e «MINI Next». Inoltre la Emil Frey SA sarà l’indirizzo giusto anche per i servizi di carrozzeria, grazie all’affidabilità dei nostri partner e alla maturata esperienza acquisita in questo ambito alla succursale di Noranco”. Per ulteriori informazioni rivolgetevi direttamente a: Roberto Petronio, direttore Emil Frey SA, Lamone Tel. +41 91 961 63 63 roberto.petronio@emilfrey.ch

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Hotel Splendide Royal: da 125 anni la storia si rinnova con un punto fermo a Lugano

Direttor Rossi, quale importanza riveste la storia per il vostro Hotel?

Nella meravigliosa cornice del Lago di Lugano la stella dell’Hotel Splendide Royal brilla con luce viva da oltre un secolo, mantenendosi sempre ad alti livelli, come lo è stata finora. Impegno, tradizione e innovazione sono delle costanti della struttura luganese. Ne abbiamo discusso con il Direttore Giuseppe Rossi, che è stato recentemente insignito del prestigioso premio della American Academy of Hospitality Sciences, lo «Star Diamond», che viene conferito ai migliori albergatori dell’anno

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“Sicuramente la struttura che dirigo è pregna di storia e di una tradizione classica che ben si mantiene a Lugano. Il palazzo dove sorge l’Hotel fu edificato prima del 1886, quando Riccardo Fedele senior, discendente di una nobile famiglia di Bellinzona decide di acquisire la bellissima Villa Merlina, situata in un parco sulla Giuseppe Rossi riva del lago Ceresio. Dopo i lavori di espansione durati dal 1886 al 1888 la storica dimora venne trasformata in un albergo di lusso dal nome Hotel Splendide. Non possiamo dunque non ammettere che la storia è il nostro trait d’union tra passato, presente e futuro. Negli anni abbiamo sempre cercato di valorizzare la struttura, che ha accolto anche molti ospiti illustri, sia con eventi, una gastronomia di punta e con la nostra presenza costante sul territorio da quasi 125 anni – evento che ricorrerà nel 2012 – mantenendo ai massimi livelli l’ospitalità ed il servizio”.

Se facciamo un balzo indietro nel tempo, dopo l’acquisto di Riccardo Fedele senior di Villa Merlina, come è proseguita la storia dell’Hotel?

“Dopo i lavori di espansione già citati, sono seguiti la costruzione della facciata del nostro storico palazzo, visibile ancora oggi, in stile lombardo neoclassico eseguita dall’architetto Augusto Guidini; mentre agli inizi del Novecento l’opera di ampliamento e


Visioni d'epoca dello Splendide Royal

abbellimento viene completata dall’architetto Paolito Somazzi, che si attiene allo stile floreale dell’epoca, il Liberty della «Belle époque». Nel 1956 l’Hotel Splendide completa il suo nome con Royal, visti i numerosi ospiti di famiglie reali, e personaggi di spicco che lo scelsero per il loro soggiorno. Nel 1973 vengono effettuate ulteriori opere di ammodernamento della struttura su progetto dell’architetto Giuseppe Brazzola, nonché l’ampliamento del ristorante con l’annessa terrazza panoramica. Nel 1977 gli eredi della famiglia Fedele decidono di cedere la proprietà dell’Hotel Splendide Royal alla famiglia dell’Ingegner Giovanni Naldi. I nuovi proprietari commissionano l’ampliamento dell’albergo (1981-1983) ma la costruzione della parte moderna, raggiungibile tuttora attraverso la hall, non toglie nulla all’impatto grandioso che la vista del palazzo storico ha sempre avuto sugli ospiti. La fama e la fortuna internazionale dello Splendide Royal continuano sulle orme della tradizione della famiglia Fedele con Aniello Lauro, che dal 1977 prende la direzione dell’albergo. Durante questa fase l’albergo acquisisce visibilità a livello internazionale attirando a Lugano personaggi di spicco, e la posizione dell’Hotel si consolida, grazie agli insegnamenti, alla costanza ed alla lungimiranza di Aniello Lauro, persona di grande cuore ed umanità, grande maestro di vita, che trattava il cliente e l’ospite come un re. Nel 1991 lo Splendide Royal entra a far parte del prestigioso marchio alberghiero The Leading Hotels of the World e nello stesso periodo diventa membro di Swiss Deluxe Hotels, il gruppo di alberghi più esclusivi della Svizzera. Infine nella primavera del 2008, ho assunto la Direzione dell’Hotel Splendide Royal, dopo la prematura scomparsa di Lauro, con lo spirito di voler continuare la missione seguendo la tradizione del mio predecessore”.

Lei ha citato la figura di Aniello Lauro, prematuramente scomparso nel 2008, che ha diretto lo Splendide Royal per oltre 40 anni, dicendoci che è stato il suo maestro di vita. Ce ne vuole parlare?

“Con Aniello Lauro il rapporto era molto profondo, fatto di grande stima e amicizia. La sua scomparsa ha lasciato un grande vuoto in tutti noi. La mia persona oggi deve a lui quello che è: è grazie a lui che ho fatto le mie esperienze professionali all’estero, potendo poi fare ritorno a Lugano e succedergli, come lui aveva predetto testualmente. Mi è stato vicino, mi ha consigliato e spronato. Mi ha tramandato quella passione per il mestiere, mi ha insegnato la gioia nel vedere gli altri stare bene. Oggi mi sento di poter dire che è grazie ad lui che sono in grado di dirigere questo Hotel, portando avanti ciò che aveva modellato secondo i suoi criteri e la sua personalità, rivelatesi vincenti, per 41 anni”.

Nella primavera di quest’anno lei è stato insignito dello “Star Diamond”, premio della American Academy of Hospitality Sciences, che viene conferito ai migliori albergatori dell’anno. Riconoscimento andato anche ad Aniello Lauro nel 2005…

“Un riconoscimento inaspettato che conferisce però prestigio alla struttura. Il premio è stato dedicato a lui. Ho voluto e voglio proseguire la conduzione dello Splendide Royal secondo la filosofia portata avanti da Aniello Lauro. Si tratta di un incentivo a migliorare costantemente, che considero un punto di partenza, e non di arrivo, sapendo che sono e siamo sulla strada giusta”.

In 125 anni tra i vostri ospiti si sono susseguiti Capi di Stato, Re, letterati, cantanti, sportivi, … Nelle vostre sale si sono

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tenuti banchetti, grandi eventi. Come è strutturato oggi lo Splendide Royal?

“L’Hotel dispone di 93 camere di cui 4 Junior Suite e 3 Suites (con zona notte e giorno separate) con 40 camere non fumatori. Materiali, forme e colori nobili conferiscono ad ogni camera e ad ogni suite uno charme personale ed esclusivo. Il Ristorante La Veranda, con la sua Terrazza, offre una cucina italiana contemporanea, servendo pietanze leggere ma appetitose, sotto la guida del nostro Chef Alessio Rossi. Disponiamo anche di 3 sale riunioni e banchetti che possono ospitare molteplici eventi sia privati che pubblici, di ogni tipo, culturale, economici, istituzionali. Abbiamo una grande flessibilità degli spazi, che possono soddisfare sicuramente ogni esigenza; inoltre è possibile coniugare gli eventi con la gastronomia, creando un’atmosfera unica e magica per ogni ricorrenza”.

Anche la gastronomia riveste una particolare rilevanza per la vostra struttura.

“Certamente. Come accennato prima, Alessio Rossi è il nostro Chef, con un'esperienza maturata nei migliori alberghi del mondo sa abbinare creatività e tradizione, potendo offrire agli ospiti una cucina innovativa e saporita. Tra le specialità del Ristorante La Veranda non possiamo non citare quelle alla fiamma. L'arte di tale cucina è conosciuta dagli esperti in gastronomia come «Flambé» che significa irrorare la pietanza con alcool e infiammarla per accentuarne il gusto. Tutte le specialità alla fiamma presenti nella nostra Carta sono preparate in sala davanti allo sguardo dell'ospite. La nostra cucina vuole valorizzare la vicinanza con il territorio, perciò utilizziamo dei prodotti nostrani, provenienti dal Ticino come il pesce del nostro Lago o i formaggini delle Valli, i vini ticinesi e le materie prime prodotte in zona. La cucina e la gastronomia sono sempre stati punti fermi nella nostra gestione, anche per quanto riguarda l’assunzione di personale competente – fatto che è di primaria rilevanza per il nostro Hotel –: infatti il nostro Direttore della Ristorazione è il Signor Piero Tenca, ex comproprietario del famoso Ristorante Motto del Gallo di Taverne, nonché Presidente dell’Association Suisse Sommeliers Professionels (ASSP). È anche per questo che proponiamo consulenze personalizzate anche abbinate alla gastronomia per ogni evento che viene organizzato nelle nostre sale, sottolineando l’unicità dello stesso, lo valorizziamo anche con il senso del gusto, per un’esperienza esclusiva ed irripetibile, che lasci il segno”.

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Cene aziendali, cocktail, conferenze, vernissages, esposizioni di collezioni, matrimoni, banchetti, ... Sono solo alcuni dei grandi momenti della vita aziendale e/o privata di molte persone, che hanno scelto lo Splendide Royal come cornice per il loro evento. Come si articola l’offerta delle sale e degli spazi per gli eventi?

“Offriamo al cliente un ambiente elegante e storico, in una posizione spettacolare e con il supporto di un servizio curato in ogni dettaglio. Per qualunque sia l’evento, la ricorrenza privata o aziendale, siamo al suo fianco affinché diventi un successo. Il nostro albergo dispone di 3 sale convegni, tutte dotate di luce naturale, che sono in grado di ospitare eventi da 20 a circa 250 persone. La prima è la Sala Blu, che ha una superficie di 130 mq, è un'ampia sala in stile classico con colonne e tre porte finestre, di cui due che si aprono sulla Terrazza da cui s’intravede il Lago Ceresio, c’è poi la Sala Azalea (sup. 150 mq), uno spazio con ampie vetrate, ideale per eventi di vario tipo e con diverse varianti di allestimento fino a 150 persone, infine la Sala Lago, la più piccola (28 mq), che essere utilizzata per riunioni e incontri che prevedano fino a 20 persone. Tutte le nostre sale sono equipaggiate con i più moderni sistemi di comunicazione. Oltre a ciò abbiamo i nostri magnifici saloni, che ben si prestano per un aperitivo o un’esposizione. All’evento come già accennato in precedenza è possibile abbinare un menu specifico per un pranzo o una cena aziendale con piatti raffinati e al tempo stesso leggeri. Cerchiamo sempre di stare al passo con i tempi, proponendo anche serate a tema – gli Splendide Events – che si coniugano un momento culturale ad uno gastronomico. Quest’anno sono stati dedicati alla musica, abbiamo potuto godere del piacevole suono del pianoforte e dell’arpa. Sono serate che riscuotono un ottimo successo”. Per maggiori informazioni: Hotel Splendide Royal Riva Antonio Caccia 7 6900 Lugano Tel +41 91 985 77 11 Fax + 41 91 985 77 22 welcome@splendide.ch www.splendide.ch


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Premio Migros Ticino per l’imprenditorialità nel settore agroalimentare

In occasione del quinto anniversario de “I Nostrani del Ticino”, un programma nato con l’obiettivo di rafforzare la collaborazione di Migros Ticino con il settore agroalimentare della Svizzera italiana dando nel contempo maggiore visibilità ai prodotti del territorio, la cooperativa ha istituito un premio che vuole essere un riconoscimento per aziende e persone attive nel settore agroalimentare che si sono distinte per la qualità dei loro prodotti, l’innovazione o per l’iniziativa imprenditoriale. La giuria istituita in occasione della prima edizione del premio, dotato di 10'000 franchi, si è così espressa: • 1° premio all’Azienda Agricola Fratelli Aerni di Gordola, per il progetto del manzo nostrano; • 2° premio all’azienda agricola di Manuela Kraus di Sant’Antonino, quale esempio di imprenditorialità nella produzione di ortaggi nostrani; • 3° premio alla Cooperativa per le piante officinali e i fitoprodotti ticinesi, COFIT, di Olivone per l’innovazione e la creatività nella valorizzazione di prodotti di montagna e di regini periferiche; • menzione alla Società ticinese di economia alpestre, STEA, per l’impegno a favore della genuinità e della qualità dei formaggi degli alpi ticinesi; • menzione alla Fondazione La Fonte di Neggio per l’impegno nel coniugare la riscoperta di prodotti tipici e l’integrazione professionale in un ambiente di lavoro protetto. La premiazione si è svolta mercoledì 22 settembre a Sant’Antonino, nel corso di una serata gastronomica organizzata dalla Cooperativa Migros Ticino quale occasione di incontro di duecento rappresentanti del settore dell’imprenditoria agroalimentare, delle autorità, del mondo politico, del turismo e dei media ticinesi, per meglio far conoscere le potenzialità offerte dalle tradizioni e dal know-how del Ticino nella produzione di un’offerta di qualità. Un settore le cui ricadute positive non vanno solo a favore dei diretti interessati, ma anche a favore del territorio, del turismo e dell’economia ticinese. Composizione della giuria: Carlito Ferrari, Grimod, Giornalista, autore di libri, pubblicista di gastronomia, Presidente; Arnoldo Coduri, Direttore della Divisione dell’economia del DFE; Cleto Ferrari, Segretario agricolo Unione Contadini Ticinesi; Tiziano Gagliardi, Direttore di Ticino Turismo; Roberto Klaus, Docente presso la Supsi.

Criteri di valutazione della giuria:

• t radizione e storia famigliare dell’azienda; • sostenibilità del prodotto nel rispetto dell’ambiente, qualità intrinseca e freschezza; filiera ticinese che, coinvolgendo altri partner, dà lavoro e sostiene l’economia della Svizzera italiana; • prodotti che raccontano una storia particolare.

Da sin.: Giorgio Antonioli (STEA), Santina Beretta (COFIT), Roberto Aerni, Manuela Kraus, Rossano Cambrosio (Fondazione La Fonte)

Motivazioni della giuria:

• 1° premio all’Azienda Agricola Fratelli Aerni di Gordola,

per il progetto del manzo nostrano. Ciò in virtù del grande lavoro svolto nella selezione della razza dei bovini (Charolais) e per l’eccellente qualità della carne; professionalità, tradizione di famiglia, sostenibilità ambientale volta a preservare il patrimonio di una regione unica in Ticino, le Bolle di Magadino, e la costituzione di una filiera interamente ticinese per la realizzazione del progetto, rappresentano gli altri aspetti di rilievo nella valutazione. • 2° premio all’azienda agricola di Manuela Kraus di Sant’Antonino, quale esempio di imprenditorialità nella produzione di ortaggi nostrani per l’attenzione alla qualità delle varietà coltivate, essenzialmente in campo aperto, e per la fornitura tramite cooperativa FOFT con un minimo di trasporto. • 3° premio alla Cooperativa per le piante officinali e i fitoprodotti ticinesi, COFIT, di Olivone per l’innovazione e la creatività nella valorizzazione di prodotti di montagna e di regioni periferiche. Partendo dalle erbe officinali coltivate in Val di Blenio, la COFIT ha saputo proporre una serie di prodotti salutistici tra i più disparati, che spaziano dalla classica tisana di Olivone alle caramelle, passando dalle bibite pronte quali la tisana nostrana e il frizzanté. Anche in questo caso è considerata la collaborazione con altre aziende ticinesi (Sicas di Chiasso e Tamaro Drinks di Sigirino). •M enzione alla Società ticinese di economia alpestre, STEA, per l’impegno a favore della genuinità e della qualità dei formaggi degli alpi ticinesi. Quale rappresentante dell’intero settore, è in particolare stato riconosciuto il grande impegno della STEA nell’ottenimento del marchio DOP (Denominazione di origine protetta). •M enzione alla Fondazione La Fonte di Neggio per l’impegno nel coniugare la riscoperta di prodotti tipici e l’integrazione professionale in un ambiente di lavoro protetto. La promozione nei negozi di Migros Ticino della marmellata di uva americana prodotta dalla Fondazione la Fonte intrapresa lo scorso anno ha avuto un successo tale da indurre quest’anno al raddoppio della produzione e all’ampliamento dell’offerta con un’ulteriore varietà di conserva. Su questi prodotti a carattere sociale Migros Ticino non percepisce guadagno.

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Vita dei Soci di Giovanna Staub

il centro polus tra gli esempi nazionali riusciti di riutilizzo di aree industriali dismesse L’Ufficio Federale dell’Ambiente (UFAM) lo scorso mese di giugno ha organizzato una manifestazione in occasione della quale è stata presentata la Piattaforma svizzera delle aree industriali dismesse (www.areale.ch). Tra i tredici esempi menzionati figura anche quello ticinese della POLUS di Balerna La piattaforma svizzera delle aree industriali dismesse

Nel 2007 l’UFAM ha avviato un importante progetto svoltosi sull’arco di più anni con lo scopo di promuovere l’utilizzo di aree industriali dismesse. Elemento centrale del progetto era costituito dalla realizzazione, con il sostegno anche delle associazioni delle Città e dei Comuni svizzeri, di una piattaforma in Internet nella quale fossero riportate tutte le informazioni riguardanti questo argomento. Essa è stata presentata ufficialmente il 17 giugno nell’ambito di un’importante manifestazione svoltasi a Berna che ha visto la partecipazione di oltre 170 persone, in rappresentanza delle autorità comunali, cantonali e federali, proprietari dei fondi, promotori, politici, investitori e progettisti. Come si legge nel sito, proprio a loro è indirizzata la banca dati che verrà costantemente aggiornata e ampliata. Gli argomenti in essa contenuti riguardano i dati sulle aree industriali stesse, una guida al loro riutilizzo, i finanziamenti, un’infoteca contenente indicazioni per approfondimenti sul tema e 13 esempi di progetti riusciti sparsi su tutto il territorio nazionale.

L’esempio POLUS

Il caso POLUS figura accanto a quello dell’area Hürlimann di Zurigo o della della Warteck di Basilea, per citarne un paio. Ognuno di essi è documentato con le seguenti informazioni: • ubicazione e indirizzo dell’area, • dati di riferimento, • collegamenti stradali e ferroviari, • costituzione dell’azienda e utilizzo iniziale degli stabili, • promotori del riutilizzo, • progetto e realizzazione, • caratteristiche del progetto, • fattori di successo, e • partner. La scheda termina con le impressioni raccolte sul posto dai responsabili dell’allestimento della banca dati. Delle fotografie completano la documentazione, che può esser scaricata in formato pdf.

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Per l’Amministrazione della Polus SA essere menzionati in questa banca dati quale unico esempio ticinese (per il momento), rappresenta un motivo di orgoglio: un riconoscimento significativo, anche se non blasonato, per un progetto di riconversione che ha richiesto perseveranza e sforzi finanziari importanti sia da parte dei promotori, sia della stessa POLUS SA e dei suoi azionisti, che dopo anni impegnativi possono ora beneficiare del reddito immobiliare di uno stabile che raggiunge un grado di occupazione ben oltre il 90%. Per gli oltre 30 inquilini del Centro, che spaziano dall’azienda farmaceutica, allo studio d’ingegneria, dalla ditta di ascensori e a quella del ramo della moda e dell’abbigliamento, fino all’associazione per la promozione del vino, tutto ciò rappresenta fascino e valore per la loro “location” presso POLUS. Per informazioni: POLUS SA Via Corti 5 6828 Balerna Tel. +41 91 683 35 05 Fax +41 91 683 35 06 polus@polus.ch www.polus.ch


Vita dei Soci

Edilespo 2010: Progettare, costruire, abitare in modo sostenibile

Scriviamo questa presentazione della tredicesima Edilespo in giorni caratterizzati da buone notizie sullo stato di salute dell’edilizia ticinese. Per la Rivista DATI (edita dall’Ufficio cantonale di statistica) «Il mattone vola», il 2009 è stato un anno record con una cifra d’affari complessiva di 2.9 miliardi di franchi (+ 10.3% rispetto all’anno precedente). L’inizio dell’anno è stato in salita con una contrazione della cifra d’affari per il primo trimestre. Ma, secondo il KOF nel secondo trimestre «il settore delle costruzioni in Ticino ha consolidato la sua posizione e ritrovato stabilità anche nella cifra d’affari trimestrale». E, nel frattempo, per il terzo trimestre consecutivo, è continuata la crescita delle domande di costruzione che, a fine giugno, segnavano un + 15.3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Per chiudere questa parte statistico – congiunturale, segnaliamo che nel 2009 la cifra d’affari registrata per i lavori di trasformazione ha segnato una crescita quasi parallela a quella per le nuove costruzioni. Quest’ultima osservazione introduce uno dei temi conduttori dell’edizione 2010: il «Programma edifici» (www. ilprogrammaedifici.ch) promosso dalla Confederazione e dal Cantone per sostenere con un contributo finanziario i proprietari che intendono «risanare il proprio immobile in modo intelligente ed efficiente» con misure che permettono la riduzione dei consumi energetici, l’uso di energie rinnovabili e la riduzione delle immissioni di CO2. Progettare, costruire e abitare riservando la giusta attenzione ai temi dello sviluppo sostenibile è ormai un’esigenza non solo per gli aspetti legati all’ambiente e alla lotta contro i cambiamenti climatici ma anche per la necessità (pure economica) di prepararsi ai prevedibili aumenti dei costi dell’energia. Un’esigenza che il settore dell’edilizia ha capito e fatto propria. Lo conferma il gran numero di aziende che presentano apparecchi, vettori, elementi costruttivi che tengono conto dell’esigenza del risparmio energetico e che, per facilitare il visitatore, saranno ri-

Fabio Sacchi, Responsabile Marketing di Edilespo con Plinio Verzeri, co-Fondatore della rassegna

conoscibili anche grazie ad uno speciale contrassegno sull’insegna nello stand. Non ci resta dunque che invitarvi a visitare Edilespo 2010– dal 23 al 27 novembre –nei padiglioni del Centro Esposizioni di Lugano. Sarà come sempre l’occasione per momenti di incontro e di scambio ma anche di informazione e formazione grazie anche al ricco programma di convegni e conferenze dedicate a diversi aspetti d’attualità. Tra questi, segnaliamo, giovedì 25 novembre, la conferenza «Bilaterali: frontalieri e disoccupazione nell’edilizia». In attesa del piacere di un incontro personale, ringraziamo tutti gli espositori e, in particolare, gli enti patrocinatori: la Società Svizzera degli Impresari Costruttori – Sezione Ticino e il Dipartimento del Territorio (con il Programma edifici). Vi attendiamo a Edilespo!

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2O1O SALONE DELLE TECNICHE E DELLE SOLUZIONI PER L’EDILIZIA

Progettare

costruire

abitare

www.edilespo.ch

23-27 novembre 2010 Centro Esposizioni Lugano Da martedì a venerdì ore 16.00-23.00 / Sabato ore 14.00-23.00


Vita dei Soci

CONSULENZA AZIENDALE PER LE CERTIFICAZIONI DI QUALITÀ

Vincenzo Iaconianni, Direttore Generale Laureato in Economia e Commercio, coordina numerosi progetti di consulenza in Svizzera e nei Paesi esteri

Exem Consulting SA è una società di consulenza direzionale in grado di assistere le imprese industriali e le strutture sanitarie nei processi di crescita e di cambiamento aziendale. Attraverso la sua esperienza pluriennale è in grado di fornire alle strutture diversi servizi nell’ambito della consulenza organizzativa e di qualità, che vanno dall’erogazione di singole prestazione fino ad arrivare alla gestione in outsourcing del sistema qualità stesso.

I servizi offerti si dividono in: • Accreditamenti settoriali • Consulenze specifiche • Attività formativa Il team di Exem Consulting SA è costituito da professionisti specializzati in campo bio-medico, sanitario ed aziendale. Tutti i nostri consulenti e collaboratori vantano una formazione altamente qualificata in campo nazionale ed internazionale e sono in grado di garantire consulenza ed assistenza per ogni aspetto dei servizi svolti. La mission che Exem Consulting SA si prefigge è duplice: – Essere un esempio di correttezza, professionalità ed efficienza nel mercato della consulenza, proponendo una modalità di collaborazione che garantisce la certificazione/accreditamento per le strutture che decidono di affidarsi per l’intero percorso; – Diventare il punto di riferimento consulenziale per le certificazione di qualità delle imprese industriali e degli accreditamenti settoriali sanitari in svizzera ed in Europa. La Direzione di Exem Consulting SA è convinta che il proprio Sistema Qualità, conforme alla norma ISO 9001: 2000, sia uno strumento fondamentale per migliorare le proprie performance aziendali perseguendo vari obiettivi: –S volgere le attività aziendali rispettando i valori etici – Garantire che i servizi offerti ai propri clienti siano pienamente conformi alle loro esigenze ed aspettative – Offrire servizi di elevata qualità sia in termini di raggiungimento degli obiettivi che in termini di efficienza ed efficacia – Costituire per i propri clienti un supporto strategico ed operativo in grado di aiutare le aziende ad intraprendere il cammino di miglioramento continuo – Promuovere, attraverso la collaborazione con diverse realtà, tra cui partner scientifici, la ricerca aziendale finalizzata al miglioramento della qualità LA STORIA Exem Consulting SA nasce il 1 febbraio 2002 a Gordola. – Exem Consulting si caratterizza come società di consulenza esperta in ambito organizzativo, in particolare focalizza la sua consulenza aziendale sull’implementazione di sistemi qualità conformi alla norma ISO 9001

–C on il passare del tempo Exem Consulting si specializza nel settore sanitario portando alla certificazione ISO 9001:2000 diverse realtà sanitarie pubbliche in Ticino – Nel 2004 porta all’accreditamento JACIE il programma trapianti dell’Istituto Oncologico della Svizzera Italiana e da lì inizia la sua specializzazione nei settori dei trapianti delle cellule staminali – Nel 2006 Exem Consulting apre la sede operativa a Losone – Nel 2007 Exem Consulting SA è diventata il maggiore riferimento europeo in ambito di consulenza sanitaria presso programmi trapianti di cellule staminali ed i laboratori di tipizzazione HLA – Durante questo periodo Exem Consulting SA aumenta il suo organico assumendo professionisti specializzati in campo bio-medico e diversifica la sua attività con: • l’esecuzione di attività formative nei confronti di personale sanitario (medici ed infermieri) partecipando attivamente all’organizzazione e gestione di corsi accreditati ECM • riorganizzazione di reparti e servizi ospedalieri (blocchi operatori, radiologie, ecc.) • consulenza per altri accreditamenti settoriali sanitari (centri di senologia in base agli standard EUSOM, certificazione ISO 15189 per i laboratori) – Nel 2008 l’organico si arricchisce con nuove risorse commerciali per il mercato europeo, ma soprattutto inizia il percorso di sviluppo di Standard Scientifici propri per il settore sanitario – Nel 2009 Exem Consulting SA diventa la società di consulenza Leader nel settore sanitario ed il riferimento europeo per i percorsi di accreditamento dei programmi trapianti di cellule staminali, banche del cordone, laboratori di tipizzazione HLA, laboratori di biologia molecolare, centri di procreazione medica assistita, Case di cura – Nel 2010 trasferisce la sede legale a Melide e partecipa a vari congressi internazionali: Milano (SIE), San Francisco (ASH), Lugano (Eusoma) New Orleans (EBMT), Gerusalemme, Vienna (EBMT) Roma, Riccione – Oggi Exem Consulting SA è presente sul mercato Svizzero, Italiano, Spagnolo, Turco, Inglese ed Israeliano In questo contesto Exem Consulting ha sviluppato la propria organizzazione in cinque aree: – Area Direzione: attività relative alla gestione organizzativa e strategia dell’azienda, attività concernenti la gestione delle risorse umane, e attività relative alla gestione della qualità. – Area Amministrazione: attività di natura amministrativa (fatturazione, gestione contabile,gestione dei fornitori, controllo dei costi) sia a livello aziendale che per progetti. – Area Gestione progetti: attività collegate all’erogazione delle prestazioni tra cui la gestione dei progetto, la gestione delle attività formative e di consulenza. – Area Marketing e commerciale: attività concernenti la pianificazione e gestione delle attività di natura commerciale (verso clienti e prospect) e organizzazione fiere e congressi. – Area Ricerca e Sviluppo: attività relative allo sviluppo e progettazione di nuovi servizi consulenziali e formativi specifici per il settore sanitario. Exem Consulting SA Via Pocobelli 18, 6815 Melide Tel. +41 91 649 60 20 info@exemconsulting.ch www.exemconsulting.ch

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Vita dei Soci di Christian Feldhausen

Il Groupe Mutuel – un sostegno efficace alle imprese Intraprendente, dinamico e innovatore: queste parole descrivono lo spirito con cui i collaboratori del Groupe Mutuel si impegnano per proporre ottime soluzioni d’assicurazione ai loro clienti. Attivo in Ticino da 22 anni, le sue attività hanno conosciuto uno sviluppo straordinario e vanno oltre l’assicurazione malattia. Specialisti dell’assicurazione di persone, gli assicuratori membri del Groupe Mutuel propongono alle imprese l‘assicurazione infortunio, l‘indennità giornaliera per malattia e la previdenza professionale

Nel 1988 ha inizio il servizio e la consulenza per i clienti ticinesi, dapprima solo nel ramo dell’assicurazione malattia. In quell’anno, la cassa malati “Royal” che contava 800 assicurati ticinesi, conclude un accordo e si unisce alla Société de Secours Mutuel di Sierre, creando Hermes, una cassa malati membro del Groupe Mutuel. Oggi, ventidue anni dopo, il numero di assicurati in Ticino è di 36'000. Il Groupe Mutuel diventa così il secondo assicuratore malattia del cantone per numero di clienti.

malattia membri del Groupe Mutuel subiranno un rialzo minimo”, afferma con soddisfazione Antonio Rosafio, Membro del Management del Groupe Mutuel e Responsabile per il Ticino. L’aumento medio del volume dei premi sarà del 3%, inferiore alla media svizzera (+6,5% secondo il Consiglio federale). È possibile adottare una politica così oculata grazie all'ottima salute finanziaria di tutti gli assicuratori malattia del Groupe Mutuel. I premi delle assicurazioni complementari non subiranno aumenti e questo da undici anni. Quindi, il Groupe Mutuel consoliderà ulteriormente il suo 3° posto a livello nazionale con più di 1'100'000 clienti individuali.

Imprese: un solo partner

Antonio Rosafio, Membro del Management del Groupe Mutuel e Responsabile per il Ticino

Premi tra i più convenienti sul mercato

“Questo successo è dovuto all’offerta di prodotti adeguati con tariffe davvero competitive. Anche nel 2011, i premi per l’assicurazione di base (AOCMS) degli assicuratori

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Più di 300 imprese del Cantone, di diversi settori economici, si affidano al Groupe Mutuel per le coperture assicurative. Specialisti delle assicurazioni di persone, gli assicuratori membri dell’azienda offrono i loro servizi alle imprese, a cui propongono l‘assicurazione infortunio, l‘indennità giornaliera per malattia e la previdenza professionale. “È un vantaggio per l‘imprenVenanzio Menghetti, ditore che usufruisce di tutte Responsabile aziende e le competenze in questi settori broker Ticino piuttosto complessi presso uno stesso partner”, spiega Venanzio Menghetti, Responsabile aziendale e broker Ticino.

Vantaggi che fanno la differenza

La gestione di tutte le assicurazioni di persone è affidata ad un vero specialista! Un consulente personale sostiene l’impresa attivamente nella gestione del contratto e segue con regolarità l’andamento della relazione tra l’impre-


sa e il Groupe Mutuel. Un solo gestore garantisce rapidità e qualità nel trattamento delle prestazioni. La gestione dei sinistri «on line», grazie al servizio Extranet, riduce le spese amministrative e permette di seguire facilmente l’iter di un incarto.

«CorporateCare» - un valore aggiunto

Per la gestione delle assenze e della salute, le imprese possono usufruire di un’originale iniziativa del Groupe Mutuel, elaborata con la pratica aziendale negli ultimi dieci anni. I nostri specialisti «Corporate Care» sostengono le imprese nell’introduzione di un sistema di gestione delle assenze, nella scelta di esperti e danno consigli utili anche per le piccole e medie imprese (PMI). Grazie agli ispettori dei malati e ai «case manager», l’impresa non è sola nel seguire i casi e può contare sulla competenza del Groupe Mutuel per riunire i vari attori nel caso di un’assenza di lunga durata: collaboratore, datore di lavoro, i diversi assicuratori, medici e personale medico. Tutti hanno lo stesso obiettivo: fare in modo che il ritorno al lavoro sia rapido e adeguato alla capacità lavorativa del collaboratore e alle possibilità dell’impresa. “L’approccio globale e il sostegno del Groupe Mutuel fanno risparmiare realmente le imprese e ciò comporta un risparmio anche sui premi dell’assicurazione”, sottolinea Venanzio Menghetti.

Tutta la gamma dell’assicurazioni vita

La compagnia dell’assicurazione sulla vita, Groupe Mutuel Vita GMV SA, presenta tutta una gamma di prodotti: assicurazioni miste, rischio puro, rendite vitalizie. Offre anche interessanti coperture legate ai fondi d’investimento quali Global vie invest, Dynamic Invest o Varia Plan, assicurazione mista flessibile che permette di modificare il premio al rialzo o al ribasso senza penalità per il cliente.

Il Groupe Mutuel in cifre 1’500 collaboratori 4 assicuratori malattia di base 3 assicuratori privati per le assicurazioni complementari e vita 900’OOO assicurati AOCMS, di cui 36’000 in Ticino 3,1 miliardi di franchi di fatturato nel settore salute (assicurazione di base e complementari) 14’OOO imprese clienti, di cui 2’250 affiliate presso le due fondazioni di previdenza professionale, il Groupe Mutuel Previdenza GMP e la Mutuelle Valaisanne de Prévoyance, che realizzano insieme un fatturato di oltre 115 milioni di franchi. In costante evoluzione, l’azienda ha visto una forte crescita nel corso del 2009 e le sue basi sono solide con un margine di solvibilità superiore al 400%.

Una presenza nazionale e ticinese

Il Groupe Mutuel esercita le proprie attività in cinque centri di servizio: Martigny, sede sociale, e Sion nel Canton Vallese, Losanna (VD), Villars-sur-Glâne (FR) e Zurigo-Oerlikon (ZH). Questa presenza decentralizzata è completata da 33 agenzie regionali e locali di prossimità situate in tutta la Svizzera. Per tutte le sue attività, il Groupe Mutuel impiega circa 1'500 collaboratori di professioni molto diverse. In concreto, l’impegno e gli investimenti hanno una sola finalità: soddisfare gli assicurati. In Ticino, presso l’agenzia di Lugano, in Viale S. Franscini 40, in locali moderni e funzionali, una dozzina di collaboratori si impegna per soddisfare al meglio le esigenze della clientela ticinese.

L’agenzia del Groupe Mutuel a Lugano in Viale S. Franscini 40

Per maggiori informazioni: Agenzia di Lugano Viale S. Franscini 40 6900 Lugano Tel. 0848 803 111 info@groupemutuel.ch www.groupemutuel.ch

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Vita dei Soci

FINCONS GROUP SUL MERCATO SVIZZERO E ITALIANO DAL 1983 Nata come società di puro sviluppo software, si è evoluta nel tempo da specialista gestionale a consulente strategico, divenendo una multinazionale dell’informatica con lo sguardo saldamente rivolto al futuro

Una storia di successo che dura da oltre 25 anni, alla base della quale ci sono passione, competenza e talento. Alla guida di FINCONS GROUP dal 1983, il CEO Michele Moretti è direttamente impegnato nell’attività professionale all’interno del Gruppo, a garanzia di una sana e costante crescita basata su una strategia di allargamento e continuo rinnovamento. Con l’intento di mantenere anche per il futuro il filone di successo maturato in questi anni, il figlio Francesco Moretti, in qualità di Vice Presidente, opera in prima linea nella realizzazione del piano di crescita del Gruppo, che vanta ad oggi oltre 600 risorse presso le sedi presenti in Svizzera, Italia e Romania. In una struttura così ampia e articolata, il comparto della consulenza, progettazione e sviluppo rappresenta il cuore dell’azienda. “Siamo fieri dei nostri successi e ravvisiamo la soddisfazione dei nostri clienti nella durevolezza della collaborazione.” afferma Michele Moretti–CEO FINCONS GROUP, “Fondamentali sono le persone e le professionalità altamente qualificate che ogni giorno si impegnano per realizzare i nostri progetti”. Il modello operativo di FINCONS GROUP, articolato in Business Unit per diverse target Industry (Media, Energy, Utilities, Banking/Insurance, Transportation) e Practice (Web, ERP, Legacy, Business Intelligence), consente al Gruppo di essere vicino al mercato e rispondere alle mutevoli esigenze di business dei propri clienti nei diversi settori di mercato.

FINCONS GROUP OFFERING FINCONS GROUP si propone sul mercato come società di consulenza per primarie realtà svizzere, coprendo l’intero ciclo di vita del sistema informativo aziendale attraverso i propri servizi di Consulting, IT Services, Application Maintenance. Il Gruppo ha saputo anticipare le necessità di business delle aziende, divenendo l’ideale Partner IT per il territorio svizzero. “La fiducia che clienti di spessore hanno accordato a FINCONS GROUP in questi anni testimonia il valore del nostro lavoro e l’impegno che mettiamo in ogni nostra attività”, afferma Marco Ravelli, Senior Executive Serin (società del Gruppo con sede a Lugano) e Responsabile dello sviluppo del mercato in Svizzera. Oggi FINCONS GROUP si presenta sia con soluzioni proprietarie, rispondendo alle nuove richieste del mercato, sia con prodotti specifici, proposti in qualità di rivenditore esclusivo sul territorio svizzero. Tra le soluzioni proprietarie di maggior successo si annoverano Private View, la scrivania elettronica creata per i professionisti del settore bancario dedicata all’attività di consulenza finanziaria, e FiscalOne, la soluzione unica ed innovativa in grado di gestire i processi fiscali societari di gruppo in modo efficiente e standardizzato. FINCONS GROUP inoltre è rivenditore esclusivo sul territorio svizzero

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di soluzioni di settore come Caronte di CAD IT, rivolto al ramo banking e trading, per la gestione ed il controllo integrato dei collegamenti fra operatori finanziari e mercati telematici esteri, broker e SIM; Cezanne, l’applicazione modulare nell’ambito HR dedicata alla gestione ed all’amministrazione delle risorse umane. Per garantire la copertura di tutti gli ambiti IT, FINCONS GROUP ha stretto importanti Partnership con Player internazionali: dalla sicurezza informatica con Guardium e Sophos ai prodotti di Business Intelligence quali Business Object e Cognos, fino Michele (CEO) e Francesco Moretti agli ERP con SAP, Microsoft (Vice President) e Oracle. Nell’ambito delle competenze tecnologiche FINCONS GROUP vanta un importante primato in Svizzera: in Ticino è l’unico VAR (Value Added Reseller) SAP, qualificandosi così come il primo interlocutore certificato per la progettazione, l’implementazione e la manutenzione per le aziende che hanno o vorrebbero avere SAP come motore della propria azienda. FINCONS GROUP significa innovazione ed efficienza: lo dimostrano le attività di sviluppo software ed application management in Nearshore, prima a Bucarest ed ora a Bari. La trasparenza e la collaborazione, che da sempre contraddistinguono il Gruppo, sono garantite grazie ad una struttura basata sulla presenza di project manager on site e grazie anche alla prossimità linguistica, la vicinanza fisica e nessuna differenza di fuso orario. Motivo di orgoglio, inoltre sono i centri di eccellenza di sviluppo software-application management e formazione: SAPEC (Software APplication Excellence Center) e VISION la prima Business School del Mediterraneo con sede a Bari, che si pone l’obiettivo di formare nuove figure professionali specifiche sia nell’ambito dello sviluppo applicativo sia dei processi. www.finconsgroup.com sedi in Svizzera (Lugano, Berna, Zurigo), Italia (Vimercate, Torino, Verona, Roma, Bari, Catania), e Romania (Bucarest) SERIN LUGANO Via San Gottardo 12 6900 Lugano Tel. +41 91 910 07 50 Fax +41 91 910 07 59


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