nr. 9 / Nov. 2011
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Sommario
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Novembre 2011 Strong opinion 94 esima Assemblea Cc-Ti Editoriale Contromano Il Tema Ospite Biblioteca liberale Diritto Attualità Attualità Attualità Attualità Attualità Eventi
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Relazione del Presidente alla 94esima Assemblea della Cc-Ti Alcuni dei momenti più significativi della 94esima AGO Cc-Ti Nulla è impossibile Un Paese sospeso nel vuoto Le associazioni economiche, uno dei motori di sviluppo del Paese La «Città Ticino» necessita di una chiara strategia per funzionare al meglio La follia monetaria degli Stati Il prestito di personale fra aziende e-Health: la ricetta per meno costi e più qualità Avenir Suisse: di nome e di fatto arcobaleno aziendale Le PMI di domani La successione aziendale Giornata dell’economia ticinese: valore e successo del marchio “Svizzera” nel mondo, il 16.11.11 Quo vadis, Ucraina? Da granaio d’Europa a Paese industrializzato moderno, il 5.12.11 Commercio estero ICT: opportunità interessanti in Austria, Germania, India e Stati Uniti L’origine delle merci: un fattore competitivo nel commercio internazionale I prossimi appuntamenti Viscom Sezione Ticino Infometa SA Gruppo Sicurezza SA Kelly Services (Svizzera) SA Orion EDP SA pk.vista AG Argor-Heraeus SA Svega Ticino Impiantistica IBC UPSA Ticino Luisoni Consulenze SA
Impressum Editore: Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Lugano Redattrice responsabile: Lisa Pantini Comitato redazionale: Franco Ambrosetti, Luca Albertoni, Rinaldo Gobbi, Lisa Pantini, Simona Morosini Marconi e Marco Passalia
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Redazione: Cc-Ti, Corso Elvezia 16, 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 11 Fax +41 91 911 51 12 pantini@cc-ti.ch www.cc-ti.ch Pubblicità: Pubblicità Sacchi, C.P. 558 6928 Manno Tel. +41 91 600 20 70 info@pubblicitasacchi.ch www.pubblicitasacchi.ch
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Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti
Relazione del Presidente alla 94esima Assemblea della Cc-Ti L’Assemblea generale della Cc-Ti si è tenuta il 28 ottobre scorso presso il Grand Hotel Eden di Lugano Qualche settimana fa, mi colpì la copertina dell’Economist che rappresentava un buco nero con la seguente didascalia: “until politician actually do something about the world economy… BE AFRAID”. Tradotto: “finché i politici non fanno qualcosa per il mondo economico... ABBI PAURA”. L’editoriale corrispondente terminava sibillinamente con “in tempi di enormi problemi, i politici sembrano Lillipuziani. Questa è la vera ragione per aver paura.” Certo, il comportamento oscillante e ambiguo dei leader europei non è propriamente rassicurante: la Grecia un giorno sì e due no, riceve o non riceve il sostegno finanziario già deliberato; la Francia dall’alto della sua Grandeur, ha seri problemi a convincere i mercati sulla tenuta dei suoi conti e lo spread con il Bund si allarga; l’Italia pur avendo come la Spagna un avanzo primario (differenza tra entrate e uscite del bilancio prima degli interessi), non cresce, e i mercati per questo la bacchettano temendo che l’enorme debito accumulato (2000 miliardi) la renda insolvente; finlandesi e olandesi, che hanno i conti in ordine, osteggiano nuove forme di finanziamento ai Paesi del club mediterranée. L’angelo d’Europa, signora Merkel, il più potente azionista dell’unione monetaria, viene strattonata da tutte le parti dovendo alla fine rimangiarsi tutti i no pronunciati a difesa del suo Paese per salvare, a un minuto dall’infarto, la moneta unica. Questa situazione di grave incertezza crea fibrillazione nei mercati che reagiscono coerentemente per proteggere i propri investimenti di fronte a quello che, più che un consesso di politici avveduti e ministri responsabili di un continente in crisi, ricorda piuttosto l’esercito di Napoleone sfaldatosi al passaggio della Beresina. Non c’è da stupirsi quindi, se la nostra moneta ha subito una rivalutazione surreale in tempi rapidissimi, soprattutto verso l’euro, stiamo pagando lo scotto di essere normali, di rispettare grosso modo i criteri che si era imposta l’Europa con la nascita dell’Unione monetaria, quelli di Maastricht finiti nel calderone dell’oblio offerto dalla crisi mondiale .E poi, a parte oro e qualche esotica commodity e in parte minore lo Yen, un poveraccio che volesse non dico guadagnare ma semplicemente assicurare il suo gruzzolo, dove lo mette? Nel materasso? Quali sono le grandi opportunità di investimento, oggi, per chi non si chiama Soros o Bill Gates? Quando avevo 25 anni il dollaro valeva 4.30 franchi. Mille lire valevano 7 franchi. Oggi 1 dollaro vale 90 centesimi. E prima dell’euro, 1’000 lire valevano 75 centesimi. Chi avesse messo nel cassetto 1’000 dollari cambiati nel 1970 pagandoli 4’300.- franchi, oggi, senza interessi, riceverebbe, ricambiandoli, 4’300 dollari. In 40 anni si sono quadruplicati! Non intendo sostenere con ciò che
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il materasso sia meglio di un conto in banca bensì che nessun’altra moneta del mondo occidentale si è rivalutata in modo tanto macroscopico nel dopoguerra. Nella recente visita che con l’AITI abbiamo effettuato alla Banca Nazionale Svizzera, tra le molte notizie di prima mano che ci hanno fornito, una in particolare mi ha colpito: la forte, fortissima preoccupazione per la solidità del sistema bancario europeo. Dexia è solo l’inizio... Consolante invece la determinazione tenace e più volte ribadita di tenere il corso della nostra moneta sopra 1.20 verso l’euro. Non è il bengodi ma meglio di niente. In questo marasma generalizzato in cui il nostro Paese alle prese con mille difficoltà, tiene, si moltiplicano le cassandre che teorizzano la fine della moneta unica. I ritardi nell’azione, i tentennamenti riguardo alle misure, l’entità insufficiente degli interventi mai veramente risolutivi del problema alla radice, sono elementi che giustificano ampiamente una visione pessimistica del futuro dell’euro dal profilo economico. Credo fermamente che se l’euro resterà sarà per una ragione non soltanto economica ma morale. La Germania non può affossare l’euro e non perché le sue banche siano esposte verso i Paesi del Sud ma perché con la fine delle svalutazioni competitive è diventata il primo esportatore del mondo. La Francia ha rafforzato la propria economia grazie alla moneta unica e al mercato integrato, la Gran Bretagna che è fuori dall’euro ma dentro l’Unione proprio per questa ragione ha potuto dare grande vigore alla sua piazza finanziaria mentre Italia, Spagna, Portogallo e Grecia hanno goduto di tassi di interesse molto più bassi per via dell’unione monetaria, facendone cattivo uso ma a conferma che l’unione monetaria serve eccome. I leaders europei per quanto incerti, tentennanti e in disaccordo possano apparire, una cosa la sanno bene: se muore l’euro, muore il sogno dell’Europa unita.
Dopo 1500 anni di guerre devastanti gli uni contro gli altri, quella dei 100 anni, quella dei trent’anni, quella dei 7 anni, secoli di epidemie come la peste che nel ‘300 sterminò un terzo della popolazione, dopo secoli di fame, carestie, violenze continuate, torture disumane legalizzate, autodafé con la benedizione delle autorità, innumerevoli persecuzioni, soprusi, prevaricazioni dei diritti umani più elementari, per raggiungere l’apice nel ventesimo secolo con due guerre mondiali, genocidi e la celebrazione dello Stato profetizzato da Hegel involontario ispiratore dei più nefasti totalitarismi che mente umana ricordi, cosa fanno le potenze responsabili di questo panorama da incubo? Passate dalle stelle alle stalle, attraverso lo smembramento di tre imperi, quelle nazioni coloniali un tempo potentissime, nel ‘45 non avendo più nulla da perdere perché l’egemonia è passata agli USA e all’Unione sovietica, si siedono a un tavolo per tentare di realizzare un sogno improbabile che da Carlo V Asburgo non si ripeteva, quello di un’Europa unita. Ci vuole tempo, si dibatte, si discute, si litiga, ma lontano dai campi di battaglia, lontano dall’arroganza, dal delirio di onnipotenza di potenti diventati prepotenti che tanta gente ha mandato allo sbaraglio verso la morte. Questa, a mio parere è la ragione autentica, intima e profonda che potrà tenere insieme l’Europa, cui va aggiunto l’indubbio vantaggio economico di un mercato integrato con 400 milioni di cittadini. Si poteva far meglio? Oh sì, certamente. Ma seppur con tutte le sue pecche, quel che si è fatto è comunque un enorme passo avanti per la pace e la democrazia, se messo nella giusta luce, ove si consideri che la costosa burocrazia di Bruxelles finanziariamente è una quisquilia paragonata al costo solo economico di uno qualsiasi delle decine di grandi conflitti che si sono succeduti dalla caduta dell’impero romano nel 476 al 1945. A questo bisognerebbe pensare quando si decreta con una certa Schadenfreude la fine dell’euro. Confesso di avere grande ammirazione per chiunque abbia certezze incrollabili, in particolare rivolte al futuro, purtroppo a me non riesce. Vale anche per le agenzie di rating, che ormai hanno raggiunto un potere ingiustificato che va al di là delle semplici indicazioni per gli investitori penetrando nel delicato meccanismo di formazione delle idee. Queste organizzazioni non hanno la palla di cristallo, e sbagliano, come si è visto quando a Leemann Bros. fu confermata una tripla A, due mesi prima del tracollo. Com’è che mentre l’Economist e altre prestigiose riviste pubblicavano avvertimenti sempre più allarmistici sul mercato immobiliare americano, nessuna agenzia di rating si è mossa? Siamo sicuri che non ci siano conflitti di interesse nella loro governance? A guardar bene questo atteggiamento dogmatico tipo “io – sono – depositario – della – verità”, in virtù di chissà quale ente superiore ma certamente non di origine divina, è sempre più diffuso e accettato senza obiezioni dall’opinione pubblica. Le guide gastronomiche sono un ottimo esempio di questo fenomeno di sudditanza, affibiano e tolgono stelle, giudicano, emettono sentenze come la magistratura senza però dover rendere conto a nessuno dei danni che provocano che vanno dalla chiusura del ristorante condannato a veri e propri drammi umani. Ma la gente ci sta. Accetta e fa tesoro delle raccomandazioni calate dai saggi e illuminati profeti. Anche i critici appartenenti al mondo artistico,
teatro, musica, arti visive, non tutti, fortunatamente, assumono sovente atteggiamenti intransigenti. Se ne era già accorto Arnold Schönberg che a proposito di Gustav Mahler, spesso oggetto di critiche feroci e offensive scrive “in fondo lo trovo giusto. Perché un grande artista deve pagare durante la sua vita l’onore che gli sarà dispensato più tardi. E il critico coperto d’onore deve trovare durante la sua vita qualche compensazione per la vergogna di cui sarà coperto più tardi”. Un grande pianista che lavorò spesso con Karajan e i
Berliner Philarmoniker, Alexis Weissenberg, alla domanda di un giornalista, cosa ne pensasse dei critici, rispose candidamente: “Non so. Io faccio un altro mestiere...”. Appunto, un altro mestiere, c’è chi fa e chi invece non sa fare ma emette vere e proprie sentenze, senza dubbi di sorta, senza preoccuparsi delle conseguenze che ne derivano. Attenzione, il diritto di critica è sacrosanto perché la critica è l’espressione di un’opinione, un diritto individuale fondamentale e inalienabile. Ma ha senso compiuto solo se c’è un contradditorio, altrimenti può restare semplicemente un’affermazione dogmatica e autoritaria con influenze che possono essere nefaste, come ben sappiamo da passati non lontani. C’è da chiedersi come mai la società apprezzi queste forme di aiuto, perché gradisca ricevere dall’alto giudizi sui temi più diversi che diventano un credo (non mi riferisco alla religione), alimentando false certezze. Verosimilmente è per comodità, perché, come dice David Grossmann
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Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti
“il credo è un ombrello che esonera dalla responsabilità del vivere”. Da alcuni anni pure lo Stato tende a seguire l’onda di questa consuetudine diventando sempre più paternalistico e protettivo, invade la nostra privacy, ci dice cosa è bene o male per la nostra salute, per la nostra sicurezza. Con sospetta benevolenza usa le statistiche interpretando i numeri a suo favore, ricordiamo la moria delle foreste mai avvenuta, i costi causati da automobili, aerei, motociclette ma non dei treni, lindi come cherubini. Statistiche alla mano ci dimostrano che il danno provocato dall’uomo alla natura è enorme, l’estrapolazione di questi dati presentano futuro catastrofico. Con moralismo subdolo ma efficace, quindi, lo Stato con i nostri soldi ci riempie di sensi di colpa, attenti al lupo, al colesterolo, all’herpes, alla mucca pazza, all’aviaria che non è una linea aerea, alla suina, e magari prossimamente a una possibile pandemia della marmotta. Anche il piatto che portiamo in tavola preoccupa fortemente l’autorità, che dispensa indicazioni per la nostra salute, il nostro benessere fisico e psichico con la improbabile scusa di controllare i costi della salute, grazie Stato, attendiamo con impazienza le prossime raccomandazioni per una dieta sana e equilibrata che prevedono il divieto di servire la cazzöla nel Mendrisiotto, la polenta cunscia nelle valli alpine e per la nostra sicurezza l’obbligo di allacciarsi sui battelli dei laghi prealpini. I supermercati offriranno prestissimo cotiche di tacchino e verze transgeniche per la cazzöla e formaggi elaborati dalla Novartis con latte senza grassi di mucche magrissime alimentate con mangimi bioetici. Battute a parte una società così disposta
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ad accettare supinamente il dirigismo paternalistico e lo strapotere di alcuni uffici federali e cantonali, non è un bel segnale per la democrazia. E veniamo al Ticino. Banca dello Stato è un tema che la Cc-Ti non può ignorare. Brevemente: la Banca dello Stato gode di una situazione particolare perché ha una garanzia statale, un vantaggio competitivo non da poco in un regime di economia di mercato. Ma per questo privilegio paga un prezzo troppo alto in termini di controlli insensati da parte di varie istanze. In realtà il Consiglio di amministrazione dell’istituto non sa chi è l’azionista, come invece avviene per le altre banche dove l’assemblea degli azionisti è l’organo supremo cui risponde il CdA. La Banca dello Stato deve rendere conto anzitutto ai revisori, poi alla FINMA, organo di controllo federale come tutte le banche e fin qui tutto bene. Poi risponde al Consiglio di Stato, alla commissione della gestione che approva i conti, al Gran Consiglio e alla commissione per il mandato pubblico che controlla che l’istituto rispetti il mandato conferitogli in modo corretto. Insomma un mucchio di persone che hanno una cultura bancaria pari a quella di John Wayne nell’arte del ricamo con l’uncinetto. E tutti si sentono autorizzati e intervenire in virtù della loro funzione. Mi pare una situazione paradossale perché di troppi controlli si può anche soffocare. Per risolvere questa situazione penalizzante per l’attività della banca ci sono due modi: o si privatizza parzialmente mantenendo ad esempio la maggioranza dello Stato costituendo una SA con un’assemblea generale sovrana, oppure si eliminano una serie di doppioni e si stabilisce un solo responsabile che fa le veci dell’assemblea degli azionisti. Ho sempre sostenuto che fare il politico seriamente fosse un mestiere. Anche fare il banchiere è un mestiere, teniamone conto se e quando si deciderà di intervenire nell’interesse del cittadino che indirettamente sarebbe il beneficiario ultimo di BancaStato. Decisione che sebbene urgente ed essenziale non so perché ho il sospetto che sarà rimandata alle calende greche come quasi tutto ciò che crea imbarazzo ai partiti... Un’altra tematica che preoccupa la nostra associazione riguarda il clima di incomprensione instauratosi tra associazioni padronali e sindacati. Un atmosfera di insofferenza reciproca, perfino di intolleranza che fa del male all’economia del nostro Cantone. Mi riferisco agli annosi problemi dell’apertura dei negozi ma non solo, anche nell’industria i fronti si sono radicalizzati. Per anni sono stato membro del comitato esecutivo dell’ASM, oggi Swissmem, ho partecipato personalmente a 3 rinnovi del contratto nazionale della metalmeccanica in trattative con 6 sindacati. Mi rendo conto che il mondo è cambiato da quando una decina di anni orsono uscii, ma i principi basilari e lo spirito che hanno retto e reggono tutt’ora gli accordi non sono cambiati: si fondano sulla buona fede e sul rispetto reciproco, in caso di disaccordo esiste una rodata procedura arbitrale per mantenere la pace del lavoro, uno dei maggiori vantaggi competitivi del nostro Paese. Il sindacato non è in antagonismo con il sistema capitalistico perché senza di esso non esisterebbe. È un difensore dei diritti dei più deboli e ha il merito di aver contribuito rendere più equa la distribuzione di ricchezza prodotta nelle imprese. Dovrebbe altresì contrastare la tendenza sempre più insistente verso la costituzione
di una forza corporativa chiusa e inaccessibile. Il mondo moderno è talmente interconnesso che ci ritroviamo tutti passeggeri sulla stessa nave, a poco serve creare resistenze conservatrici e sfruttare rendite di posizione. Il nostro sistema capitalistico ha aumentato la ricchezza, anche quella dei sindacati stessi che, se volessero adattarsi ai tempi dovrebbero mostrare maggiortrasparenza e, come le aziende delle quali rappresentano i dipendenti, rendere pubblici i bilanci in ossequio a quelle regole di governance che noi imprenditori dobbiamo rispettare imperativamente. Non c’è nulla di male nell’essere un sindacato ricco, anzi,ciò permette una maggior indipendenza nell’azione e autorevolezza nelle prese di posizione. Aver timore nel esporre la propria forza finanziaria è retaggio di un socialismo vecchio, social romantico di ottocentesca memoria. Forse, nelle trattative con le controparti, tutti dovrebbero accantonare l’orgoglio per cercare di accordarsi non su cos’è bene, ci sono troppo idee di bene, bensì su cosa non è male per l’economia del Paese. In questo modo si può trovare un punto comune anche sull’apertura dei negozi. Termino con due brevissime osservazioni. La prima sui frontalieri: la campagna elettorale è finita, piantiamola di screditare i frontalieri che sono stati il maggior fattore di aumento del PIL degli ultimi 20 anni (Angelo Rossi...). Non ci stanno rubando il pane di bocca ma producendo la bistecca che mangiamo. Diamo invece maggior incisività ai controlli per chi disattende le regole con dumping e trasgressioni di varia natura. Ormai tra topi giganti e pecore nere e orsi bernesi, una certa politica ha abbracciato il linguaggio della zoologia dando il via alla creazione di un
bestiario che potrà stupirci con serpenti a sonagli, mamba letali, tarantole, vedove nere, piovre giganti finendo alla grande con una bella corale che canta “nella vecchia fattoria iaa, iaa, ooo”. La seconda, non poteva essere altrimenti, riguarda la fiscalità. Sapete dov’è Sent? È nella bassa Engadina vicino Schuls-Tarasp, non proprio la porta accanto. Il contabile di questo minuscolo peraltro magnifico villaggio montano è venuto a Lugano qualche settimana fa riuscendo nell’intento di portare nel suo paesello un’azienda interessata a insediarsi in Svizzera. Perché? Perché 6 punti di differenza fra la tassazione del Ticino e quella grigionese hanno fatto la differenza. Alla faccia di chi continua imperterrito a credere che la fiscalità sia un elemento marginale per la scelta di un insediamento aziendale. Non ricordo più bene da quanti anni ho l’onore di presiedere questo consesso, ma so con certezza che dal primo giorno mi sono battuto per una fiscalità più leggera per aziende e privati. Nel passato recente, questo è stato fatto ma anche dimenticato e oggi siamo ben lungi dall’essere competitivi. Il ministro delle finanze ha pensato che si potesse rimediare qualche decina di milioni dai comuni per migliorare il bilancio dello Stato che prevede 200 milioni di perdita nel 2013. E se i comuni si opponessero? Si dovranno aumentare le tasse. Ma come, su un budget di grosso modo 3 miliardi, a nessuno è venuto in mente che un esiguo 6,5% si potrebbe semplicemente risparmiare? Aumentare le tasse sarebbe una vera e propria scempiaggine mentre una bella pulizia negli affollati appartamenti reali di Palazzo sarebbe di grande utilità. Non posso credere che mentre tutto il mondo occidentale riduce il personale degli enti pubblici, il Ticino abbia un organico congruo alle funzioni che deve svolgere. Perché se così fosse significa che di funzioni ne svolge troppe e sarebbe ora di privatizzare qualche attività. Sono anni che chiediamo una revisione dei compiti dello Stato senza essere ascoltati. Nessun partito a destra o a sinistra vuole affrontare l’argomento, se non a parole… È una delle cose impossibili. Se c’è un buco nei conti prima si risparmia, poi si aumentano i prezzi. Visto l’andazzo, in particolare la mancanza di un controprogetto all’iniziativa della Lega che prevede 3 punti di sgravio sulla la fiscalità delle imprese (sgravi anche per i cittadini) a dispetto delle nostre richieste, la Cc-Ti sosterrà con tutti i mezzi l’iniziativa leghista. Non possiamo saltare oltre la nostra ombra, rinnegare le nostre convinzioni, questo Cantone deve anzitutto ridurre i propri costi, ridurre la fiscalità per ritornare a essere competitivo a livello intercantonale. Ringrazio tutte le 42 associazioni che ci sostengono attivamente, ringrazio l’AITI con la quale ora abbiamo una proficua e fattiva collaborazione, ringrazio i colleghi dell’UP che da anni mi sopportano, ringrazio il nostro direttore che operativamente tiene le redini della carrozza guidando con perizia e competenza anche su terreni impervi e scivolosi, ringrazio il suo magnifico staff di vice direttori, assistenti e collaboratori che con un po’ di chirurgia, qualche iniezione di spirito giovanile e ottimismo hanno trasformato la vecchia signora Camera di commercio efficiente, coerente e determinata in un’aitante, innovativa, dinamica e perché no, fascinosa giovane compagna.
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94esima
Assemblea Generale Ordinaria Cc-Ti
94esima AGO della Camera di commercio
venerdi` 28 ot tobre 2011 Grand Hotel Eden, Lugano © Foto di Loreta Daulte
Aperitivo e cena
Editoriale di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti
Nulla è impossibile
La nostra 94esima Assemblea generale ordinaria, tenutasi lo scorso 28 ottobre 2011, è stata caratterizzata da numerosi interventi importanti. Avantutto la presenza del Consigliere federale e Capo del Dipartimento federale dell’economia Johann Schneider-Ammann, che ha voluto così testimoniare la sua sensibilità verso il mondo economico ticinese. Il suo intervento ha dimostrato che vi è attenzione per le nostre preoccupazioni e tocca a noi alimentare costantemente ed in modo costruttivo tale attenzione. Anche la presenza del Consigliere di Stato Norman Gobbi, Direttore del Dipartimento cantonale delle istituzioni, è stata importante perché ha permesso di capire lo stato dei lavori sulla proposta, formulata qualche mese fa, di creare un tribunale del commercio in Ticino, sul modello di quanto esiste in alcuni altri Cantoni. Si tratta di un tema di grande interesse per l’economia, tanto più che Lugano non è solo la terza piazza finanziaria svizzera ma pure la terza piazza arbitrale, per cui era importante capire come un tribunale del commercio potrebbe andare ad inserirsi nel contesto giudiziario cantonale. Vedremo se il progetto sarà realizzato. È comunque importante che si riconosca la necessità che l’economia possa contare su istituzioni giudiziarie con competenze approfondite e specifiche sul diritto commerciale. Infine, va sottolineato il significativo e pregnante discorso del nostro Presidente Franco Ambrosetti, che è riprodotto integralmente in queste pagine, per cui non necessita di ulteriori commenti, tanto è chiaro e lineare. L’Assemblea è stata pure l’occasione per ribadire le numerose attività svolte dalla Cc-Ti, con particolare attenzione a quelle dell’ultimo anno, considerate di difficile attuazione, ma che hanno dato frutti concreti, sia in campo nazionale che cantonale. Basta pensare alla creazione di un ruolo di rappresentante dell’economia per le relazioni esterne, nella persona dell’Avv. Michele Rossi, che in questo primo scarso anno di attività si è rivelato estremamente prezioso. Oppure all’intenso lavoro svolto per portare al centro del dibattito nazionale due temi considerati molto difficili, quello delle liste nere italiane e quello della chiusura del tunnel autostradale del San Gottardo. Sul primo, dopo la nostra denuncia dello scorso mese di marzo e le sprezzanti reazioni dell’autorità federale, possiamo con legittima soddisfazione sottolineare che il tema è ormai al centro delle discussioni fra Italia e Svizzera. Un successo non da poco. Per quanto concerne il San Gottardo, anche questo tema è stato “riscoperto” e sta assumendo una dimensione nazionale, come è giusto che sia. La determinazione della Cc-Ti e delle associazioni economiche ha quindi contribuito in maniera decisiva a neutralizzare, almeno temporaneamente, l’assurdo studio dell’Ufficio federale delle strade che preconizzava (e purtroppo preconizza ancora) la chiusura per tre anni del tunnel autostradale, senza alcuna alternativa valida. Su questi e altri fronti il lavoro continua intenso perché nulla è acquisito. Gli esempi citati sono comunque significativi di come si possa ottenere molto anche quando le sfide sono considerate impossibili. Troppo spesso la parola “impossibile” accompagna le nuove proposte, le idee un po’ atipiche e negli ultimi anni abbiamo ampiamente dimostrato che sono poche le sfide veramente impossibili. Spesso con il lavoro, la passione, la dedizione e l’impegno si possono ottenere risultati ragguardevoli, sempre nell’interesse del Ticino. Gli steccati ideologici ci interessano
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poco. Il nostro mandato statutario è di difendere gli interessi delle aziende e noi cerchiamo di farlo al meglio, discutendo con tutti al fine di trovare soluzioni che possano mantenere e migliorare le condizioni che permettono alle aziende di produrre ricchezza. Non abbiamo paura di esprimere le nostre opinioni, né ci spaventano le responsabilità. Per questo motivo, in occasione dell’assemblea, abbiamo comunicato la nostra disponibilità a collaborare con l’autorità cantonale nell’ambito della promozione economica. Crediamo profondamente nella collaborazione fra pubblico e privato in questo importante settore strategico, purtroppo negletto dalla politica, che fatica a riconoscerne il ruolo. Mettendo a disposizione dello Stato le competenze del privato, riteniamo che si possa dare una sostanziale accelerata. Il Cantone deve assolutamente mantenere le sue competenze inalienabili (e penso in particolare alla concessione di incentivi fiscali, aiuti diretti ecc.), fra cui anche lo sviluppo e la realizzazione di una strategia di promozione. Se però la Cc-Ti sostiene questo sforzo, cercando di coordinare a beneficio dello Stato le competenze dei privati già presenti sul territorio e che si occupano di consigliare le aziende che si interessano al Ticino, riteniamo che non vi sia alcun delitto di lesa maestà. L’accoglienza di nuove aziende resta di competenza dello Stato, ma se possiamo dare una mano, ci guadagniamo tutti. Un altro fondamentale aspetto, per il quale la Cc-Ti può giocare un ruolo ancora più importante, è quello delle missioni economiche all’estero. Già oggi ci occupiamo di presentare ogni anno alle nostre aziende vari Paesi che riteniamo interessanti per lo sviluppo degli scambi commerciali. Proponiamo la conoscenza reciproca, l’approfondimento, la creazione di una rete di contatti con aziende di questi paesi, oltre al “classico” ed intenso lavoro di consulenza mirata e alla vasta offerta di corsi in materia di export. Ora si tratta di fare un passo in più, facendo sfociare in missioni economiche questi eventi di presentazione e in tale ambito possiamo contribuire alla causa cantonale con una serie di competenze che pochi altri hanno e che non sono in conflitto con le competenze statali. In altri Cantoni funziona così, non ci sono motivi perché non funzioni in Ticino. Tanto più che dovrebbe essere apprezzato lo sforzo del privato che non chiede un soldo allo Stato, ma che anzi rischia mezzi propri per realizzare un progetto di ampio respiro e dal valore strategico essenziale. Ovviamente dobbiamo tenere conto in primis degli interessi dei nostri associati che ci sostengono con passione, dedizione e con le fondamentali quote sociali, ma riteniamo che un approccio di interesse generale verso i destini del nostro Cantone possa essere solo positivo per tutti. Infine, va sottolineata l’importante modifica statutaria approvata dall’assemblea generale, che conferisce un ruolo più profilato ed importante al nostro Consiglio economico, che raggruppa tutte le associazioni legate alla Cc-Ti. L’importante documento comune dello scorso 12 settembre 2011 concernente possibili misure per contrastare la forza del franco svizzero è stato un punto di partenza importante ed un ulteriore fondamentale segno di unità del mondo economico, sancito ora anche a livello statutario. La via è tracciata, la determinazione di lavorare insieme a tutte le associazioni di categoria è grande, perché solo uniti saremo in grado di ottenere risultati significativi.
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Contromano di Alessio Del Grande
Un Paese sospeso nel vuoto La crisi italiana e il fallimento di una classe politica
Il Governo Berlusconi per ora è salvo, ma è appeso ad un filo. Il filo di pochi voti. Non si capisce, quindi, come con una maggioranza così risicata l’esecutivo di centro destra possa avviare quel drastico risanamento dei conti pubblici, chiesto ripetutamente dall’UE e che è valso anche all’Italia il declassamento delle agenzie di rating. I mercati internazionali sono ormai convinti che dopo la Grecia, a rischio default sia l’Italia più che la Spagna. La situazione politica è ormai sul crinale di una pericolosa instabilità: i tentennamenti nell’affrontare di petto il risanamento finanziario, ma anche la mancanza della necessaria concordia tra le forze politiche di fronte all’emergenza economica, sembrano confortare questa convinzione. Certo è che l’epopea di Berlusconi e del berlusconismo è giunta al capolinea. Sul piano personale, l’immagine pubblica del capo del Governo è andata a pezzi nel susseguirsi degli scandali sessuali che lo hanno visto protagonista assieme a quella corte dei miracoli che ormai da tempo lo circonda; sul piano politico il centro destra si è rivelato un fallimento completo, sancito dal tradimento di quella rivoluzione liberale, promessa dal premier nel ‘94, e mai attuata. Niente deregolamentazioni, niente privatizzazioni, niente liberalizzazioni, nessuna incisiva riforma della pubblica amministrazione, nessuna vera riforma della giustizia, se non i tentativi di orientarla ad personam, nessuna riforma fiscale. Con un fisco, anzi, oggi ancora più oppressivo e invasivo di quello dei Governi di centro sinistra, per finanziare una spesa pubblica che veleggia attorno a cifre folli e per mantenere una casta politica tentacolare, che ha trasformato regioni, province ed enti pubblici in carrozzoni clientelari in cui allignano corruzione e malaffare. Per di più da questa compagine di Governo che ha tradito il suo programma di modernizzazione del Paese, sono stati via via allontanati quei politici autenticamente liberali, come l’ex ministro della Difesa Antonio Martino. Al declino di Berlusconi corrisponde quello suo alleato più forte, Umberto Bossi. Il leader della Lega è ormai sempre più contestato persino in quelle che erano le piazzeforti del movimento. Acciaccato dalle malattie, senza la lucidità tattica di un tempo e zavorrato dall’alleanza con Berlusconi, Bossi non fa più presa sui suoi. I rituali del Po e le roboanti minacce di secessione non riescono più a fare da collante del movimento, si rivelano invece delle patetiche messe in scena che al massimo possono emozionare ancora qualche contadinotto della bassa padana. Sul tramonto dei due si staglia l’ombra di Giulio Tremonti. Il super ministro dell’economia sino a pochi mesi fa osannato come il salvatore dell’economia nazionale è oggi condannato e disprezzato da quasi tutto il centro destra. Ma Tremonti con la stessa rapidità con cui da sinistra è passato a destra è già pronto al percorso inverso. Il suo DNA politico, strutturato su un radicato convincimento statal-protezionistico e avverso ideologicamente ad ogni ventata di liberismo, gli permetterà di riciclarsi rapidamente all’interno dell’opposizione. Un quadro, insomma, sconfortante.
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Su Berlusconi, e la compagnia di giro di cui è attorniato, pesa la grave responsabilità di aver condotto il Paese sull’orlo del dissesto finanziario, di aver gravemente pregiudicato l’immagine internazionale dell’Italia e della sua classe dirigente, e non da ultimo di aver allontanato chissà per quanti anni la prospettiva di un Governo liberale, capace di ideare e gestire quelle riforme istituzionali ed economiche di cui il Paese ha urgente bisogno. Per tutte queste ragioni la vera crisi italiana prima che di finanze pubbliche, con cui certamente si è scialacquato, è di credibilità della sua classe politica. Perché al di là Berlusconi e delle sue recenti miserie umane, c’è un Paese che lavora, produce e nonostante tutto ancora riesce a risparmiare. Un’Italia che, ricordava recentemente De Bortoli sul Corriere della Sera, può pur sempre vantare la seconda industria manifatturiera d’Europa; che ha sì un debito pubblico di 2’000 miliardi, ma ha pure una ricchezza privata di almeno quattro volte tanto. Una ricchezza pro capite che è il triplo di quella della Spagna. Una crisi, dunque, di credibilità politica inasprita per di più da due fattori: una sinistra inconsistente e litigiosa, incapace sia di trovare una sua leadership autorevole che di formulare un programma alternativo di Governo; uno scontro istituzionale tra i poteri dello Stato, tra esecutivo e magistratura, che rende ancora più instabile la situazione. Sul primo aspetto c’è da notare che nell’area dell’opposizione si affollano forze eterogenee, spesso in forte contrasto tra di esse: dal populismo giustizialista dell’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro ai residui del vecchio partito comunista, alla fantasiosa e immaginifica sinistra di Vendola. Con in mezzo il Partito democratico di Bersani più diviso che mai e che appena annusa odore di elezioni si divide ancora di più. Una sinistra in cui sul riformismo prevalgono il vecchio il massimalismo e il linguaggio classista di chi non ha ancora capito le grandi trasformazioni che in questi ultimi decenni hanno investito il mondo della produzione e del lavoro. E, perciò, senza un progetto di modernizzazione del Paese, e soprattutto non in grado di gestire unitariamente un programma di Governo, come del resto ha dimostrato in passato. Sul secondo fattore non si può non notare che ad un premier pateticamente sessuomane e con la “patta sempre aperta”, già infognato in altri estenuanti procedimenti penali, fa da contrappasso il “priapismo”, per dirla con Ostellino, di una magistratura che alle sue avventure, o disavventure d’alcova, ha dedicato ben 100mila intercettazioni telefoniche. Che spera ora d’inchiodarlo una volta per tutte sul letto di morte, circondato da escort di lusso e papponi di Stato. Per risollevarsi l’Italia deve certamente risanare le finanze pubbliche, ma deve anche creare le condizioni per rilanciare la crescita economica. Una sfida quest’ultima ancora più difficile in presenza di uno Stato che confisca alla collettività più del 50% della ricchezza prodotta, il 65% alle imprese. Non è difficile prevedere che la tanto decantata lotta all’evasione fiscale, più che combatterla veramente rischia d’incentivarla.
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Le associazioni economiche, uno dei motori di sviluppo del Paese
Non è certo un momento facile per la nostra economia. Da mesi ormai il forte apprezzamento del franco sull’euro sta mettendo a dura prova le imprese orientate sull’export, mentre le bufere valutarie e l’incertezza della congiuntura internazionale tendono a ripercuotersi negativamente anche sui consumi interni. Rispetto agli altri Paesi europei, la Svizzera ha risentito meno del succedersi delle crisi in questi ultimi anni. Il nostro Paese può ancora vantare finanze pubbliche sane, uno dei più bassi tassi di disoccupazione a livello mondiale, e rimane anche saldamente in testa nelle classifiche internazionali delle libertà economiche, della competitività e dell’innovazione tecnologica. Inoltre, può anche vantare un sistema di protezione sociale che gli altri Stati c’invidiano, per sostenere, con un ampia e diversificata rete di aiuti, le fasce meno abbienti della popolazione. Ma mantenere questo livello di benessere e la forza competitiva della nostra economia, richiede un impegno costante, un continuo perfezionamento delle condizioni quadro per salvaguardare la concorrenzialità del sistema produttivo. Ciò vale soprattutto in una regione di frontiera come il Ticino, dove più immediatamente e pesantemente si fa sentire l’impatto di molti fattori d’instabilità internazionale. Come quello delle tensioni con i Paesi vicini, nel caso concreto l’Italia che - nonostante i recenti scontri sulle black list e sul ristorno delle imposte dei frontalieri - resta pur sempre il nostro partner economico e commerciale naturale. Un partner che con la sua alta concentrazione d’imprese nelle regioni settentrionali rappresenta per il Ticino un grande bacino di opportunità più che di rischi. È questo il quadro d’assieme che ha fatto da sfondo alla 94 esima assemblea della Camera di commercio, che ha avuto come ospiti graditi il Consigliere federale e Ministro dell’economia Johannes Schneider Ammann e il Consigliere di Stato Norman Gobbi. Proprio questo quadro di luci e ombre, di consolidate sicurezze e possibili pericoli, sottolinea ancora una volta l’importanza delle associazioni economiche, che per la loro forza rappresentativa, restano tra gli interlocutori
privilegiati delle autorità cantonali e federali. Da questo profilo va ricordato che la Cc-Ti, come associazione mantello, conta 850 soci individuali dei più diversi settori produttivi, più di 40 associazioni professionali che raggruppano oltre 6’000 imprese che impiegano più di 100mila persone, ossia una buona metà dei posti di lavori in Ticino. Sono numeri che esprimono una capacità rappresentativa e un volume di attività che, unitamente a quello di altre organizzazioni imprenditoriali, fanno della Cc-Ti e delle altre associazioni economiche, gli attori indispensabili di qualsiasi tavolo istituzionale dove si discute e decide il futuro della nostra economia. Perché sono queste associazioni ad avere il polso diretto dell’andamento economico, delle difficoltà, dei bisogni e degli orientamenti delle imprese. Perché la loro attività a sostegno e a difesa degli interessi generali e settoriali dell’economia privata, come anche l’impegno continuo per migliorare le condizioni quadro in cui essa opera, s’innervano nel vivo di quel tessuto produttivo che garantisce ricchezza e benessere a tutto il Cantone. In questi anni notevole è stato il peso e il ruolo della Cc-Ti e delle altre associazioni imprenditoriali nel richiamare l’attenzione del Governo cantonale e federale sui problemi economici più scottanti. Non semplicemente rivendicando, ma proponendo, invece, a tutti i livelli un dialogo costruttivo e soluzioni concrete. Perché questo è il compito, o meglio la missione di associazioni che sono espressione diretta non solo del mondo della produzione, ma anche di una composita realtà sociale, fatta di imprenditori, dirigenti, quadri e lavoratori che riconoscendosi nella loro impresa e contribuendo al suo successo, contribuiscono pure al benessere economico del Paese. Ma l’attività delle organizzazioni imprenditoriali, il dialogo e il pressing sul Governo cantonale e federale non si fermano sui risultati acquisiti. La volontà di tenere alta l’asticella delle condizioni quadro, per assicurare la competitività della nostra piazza economica, pone sempre nuovi obiettivi. E in Ticino c’è ancora tanto da fare. Oltre agli effetti del franco forte e del contenzioso con l’Italia per le
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black list, ci sono altri urgenti problemi che vanno affrontati con decisione. Ci limitiamo a ricordarne qui solo alcuni di più stringente attualità. In primo luogo, il raddoppio del tunnel del Gottardo. L’infausta prospettiva di chiudere per i lavori di risanamento la galleria autostradale per 900 giorni significa di fatto l’isolamento del Ticino, perché non ci sono strade e soluzioni alternative in grado oggi di sostituire il tunnel. Su questa richiesta ci si aspetta anche una maggiore attenzione e sensibilità da parte delle nuove Camere federali. Altra questione ancora aperta è quella degli sgravi fiscali su cui si sta traccheggiando troppo, col rischio sempre più imminente di perdere decine di facoltosi contribuenti penalizzati dalle aliquote troppo alte e che in altri Cantoni possono facilmente trovare un trattamen-
to fiscale per loro molto più favorevole. Sempre a proposito di fisco, sarebbe anche ora di abolire la tassa di bollo cantonale. Il Ticino è uno dei pochi Cantoni, se non l’unico, a mantenere una tassa retaggio di una mentalità fiscale borbonica, buona certo per fare cassa ma del tutto inopportuna dal punto di vista dell’equità fiscale. Infine, il Cantone dovrebbe subito adottare una liberalizzazione temporanea degli orari dei negozi, in attesa della nuova legge il cui iter si prospetta assai lungo e su cui già pende la minaccia di referendum dei sindacati. Col franco forte è aumentata la pressione della concorrenza commerciale d’oltre frontiera, e sono a rischio centinaia di posti di lavoro. Qualche ora in più per le aperture potrebbe ridare attrattività alle nostre attività commerciali sia per i clienti locali che per quelli d’oltre confine.
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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Norman Gobbi, Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle Istituzioni
La «Città Ticino» necessita di una chiara strategia per funzionare al meglio Norman Gobbi
Il processo delle aggregazioni comunali sembra aver subito una grossa interruzione per la mancata fusione della Grande Locarno. Come riformulare quest’aggregazione? “Si trattava di una sfida strategica non solo per i Locarnesi, ma anche e soprattutto per il Sopraceneri e il Cantone stesso. Per la prima volta, a nord del Monte Ceneri si aveva l’opportunità di costituire una realtà urbana unita istituzionalmente. L’iter è stato molto impegnativo per le realtà locali, che purtroppo non è sfociato in un progetto unico da Brissago a Cugnasco. Il tutto è quindi stato scomposto in due progetti distinti: Sponda sinistra e Sponda destra della Maggia. Le serate pubbliche alle quali ho partecipato hanno messo in evidenza la necessità, anche in una realtà urbana, di offrire risposte adeguate ai piccoli problemi della gente. Rispetto alle aggregazioni urbane del Sottoceneri, quella di Locarno era molto particolare. In un processo aggregativo vi sono molte componenti in gioco, dalle emozioni ai personalismi, dai pregiudizi alle speranze. Aver rallentato questo processo aggregativo non facilita certo l’obiettivo strategico di avere un Cantone coeso; il rischio di avere un Ticino a due velocità è ormai percepibile e dobbiamo quindi fare tutto il possibile per evitare spaccature al nostro interno. La questione relativa alla riformulazione del progetto vorrò affrontarla prossimamente con gli amministratori comunali attuali e futuri del Locarnese; sarà infatti importante che la «governance territoriale» sia garantita, soprattutto per essere pronti a cogliere le importanti sfide del domani che porteranno – così si auspica – un ulteriore sviluppo ad una regione dal potenziale ancora inespresso”. Quali sono le prospettive per l’economia ticinese in un contesto in cui il peso di Lugano quale polo urbano trainante è rilevante nei confronti di un Cantone e delle altre regioni? “È evidente che la marcia accelerata e convinta del polo urbano del Luganese ha lasciato basiti i Poli del Bellinzonese e del Locarnese. Quest’ultimo è stato colto impreparato. V’è preoccupazione non tanto per quanto sta accadendo nel Luganese, quanto per il progressivo disequilibrio tra gli agglomerati del Sottoceneri rispetto a quelli del Sopraceneri. Infatti, il polo urbano del Luganese con la Valle del Vedeggio e il Mendrisiotto sono due motori dell’economia cantonale, mentre la regione di Bellinzona è percepita come centro dei servizi e la regione di Locarno è intesa particolarmente per la sua natura turistica e residenziale. Ovviamente, dobbiamo avere una
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visione strategica del territorio e dei suoi flussi economici che sono appunto complementari. La storia di questo Cantone ci insegna che non vi è mai stata una singola città di riferimento, ma che ognuna ha giocato un ruolo diverso e complementare, e la realtà odierna appena citata lo conferma nel suo evolversi. A livello urbanistico, ma anche economico, possiamo parlare di «Città Ticino», dove ogni singolo quartiere-distretto ha un suo ruolo e una sua funzione complementare agli altri. Qui risiede la nostra forza come territorio, come struttura economica e come qualità di vita da offrire ai nostri residenti e ai turisti. Dobbiamo aumentare la forza di tutto il Cantone e in questo ogni regione o quartiere della «Città Ticino» dovrà giocare il proprio ruolo, ma dovrà anche rispondere alle sfide lanciate sul piano economico, sociale e territoriale”. Come vede i rapporti con l’Italia, dopo gli strappi sui ristorni dei frontalieri? “Attualmente stiamo lavorando sia per la coordinazione politica della questione, sia per la rinegoziazione degli accordi e delle convenzioni ahinoi datate. Per quanto mi riguarda presiedo la Regio Insubrica, piattaforma istituzionale che riunisce esponenti del Canton Ticino nonché delle Province, Regioni e Comuni italiani della fascia di confine. I rapporti sono sempre stati ottimi e gli acuti di alcuni rappresentanti istituzionali non raggiungono il tavolo della presidenza, dove si preferisce guardare al sodo del contendere. A tal proposito e per dare ulteriore legittimità e credibilità alla Regio, ho proposto quale tavolo di trattativa tra Svizzera e Italia per la questione dei ristorni d’imposta alla fonte dei frontalieri proprio una sede ticinese, con il coinvolgimento del Canton Ticino e degli aderenti della Regio Insubrica. Siamo a buon punto, soprattutto sulla volontà comune delle Province e del Cantone, anche se la fase più importante di questa trattativa deve ancora arrivare. Sono convinto che giungeremo molto presto ad un reciproco accordo… con l’auspicio che il Governo italiano abbia tempo e voglia di affrontare questo importante discorso nell’attuale periodo politicamente nero per il bel Paese”. Cosa fare e come muoversi affinché il Ticino conti maggiormente a Berna? Problema di cui si parla da anni, ma che non pare aver avuto esiti positivi. “Con l’entrata in funzione nel 2010 della figura del Delegato del Cantone per i rapporti confederali a Berna, Signor Jörg De Bernardi, è stato posto un tassello molto
importante. La comunicazione tra Berna e il Ticino è migliorata e oggi riusciamo ad avere un contatto più diretto come Governo con il Consiglio federale e con gli alti funzionari della Confederazione. Resta ancora molto da fare e da migliorare in questo ambito, in cui il ruolo della Deputazione ticinese alle Camere federali sarà di supporto a queste attività. Occorrerà intensificare la collaborazione, ma decisiva sarà la presenza più frequente dei Consiglieri di Stato a Berna. Per quanto mi riguarda, sto lavorando già da mesi in questo senso: assicuro difatti la presenza ticinese in consessi di mia competenza quali la Conferenza dei Governi cantonali (CdC), la Conferenza delle direttrici e dei direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia (CDDGP) e la Conferenza latina delle Direttrici e dei Direttori dei dipartimenti cantonali di giustizia e polizia (CLDJP). Inoltre è volontà del nuovo Governo stringere ulteriori rapporti con la Confederazione. La trasferta collettiva del Consiglio di Stato a Berna nel corso del mese di settembre scorso ha peraltro contribuito a dare all’opinione pubblica un chiaro segnale in tal senso”. La sicurezza è uno dei fattori chiave per la stabilità ed il benessere del Cantone. Come si procederà per la riforma della polizia?
“La sicurezza è una delle attività centrali di uno Stato, che permette – tra l’altro – di mantenere attrattiva una regione. La Svizzera e il Ticino vengono altresì apprezzate per la loro qualità di vita, le buone condizioni quadro politico-economiche e la sicurezza offerta. Ma non dobbiamo dormire sugli allori; quello che una volta era dato per scontato, oggi è ostacolato da vari fattori. L’apertura delle frontiere, l’instabilità economica e sociale dei nostri vicini europei, fenomeni terroristici di tipo non convenzionale, l’aumento della violenza nei crimini e le risorse sempre meno disponibili costituiscono delle minacce che nel prossimo futuro dovremo affrontare e lo vogliamo fare preparati. In questo senso stiamo operando a stretta collaborazione con le forze dell’ordine presenti in Ticino – Guardie di confine e Polizie comunali in particolare – ma anche con tutti i partner attivi nella sicurezza pubblica e privata. Solo un’attività coordinata permette di garantire stabilità in ambito di sicurezza e in questo la Polizia cantonale deve ricoprire un ruolo primario. Ciò richiede alcune misure organizzative che stiamo valutando come Dipartimento, ma anche un maggior numero di uomini e mezzi da poter impiegare, dato che la nostra posizione di territorio esposto in maniera superiore ad altri Cantoni a minacce non va sottovalutata”.
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La follia monetaria degli Stati In tempi di bufera valutaria in cui è più che mai chiaro lo sciagurato epilogo della folle politica di Stati e banche centrali che hanno dopato l’economia con ingenti quantità di moneta, è assai utile rileggere un classico del pensiero libertario, “Lo Stato falsario” di Murray N. Rothbard edito da Leonardo Facco. Il saggio di Rothbard ripercorre la storia recente dell’uso della moneta, mettendo in luce come la progressiva appropriazione da parte degli Stati della politica monetaria, e le loro strategie keynesiane attuate in concorso con le Banche centrali, abbiano condotto ad un’instabilità monetaria permanente. Instabilità che si manifesta con fenomeni diversi, inflazione, deflazione, stagflazione, svalutazioni, giostra dei cambi valutari, erosione del potere di acquisto delle valute, con gravi ripercussioni sul sistema economico e sui redditi dei cittadini. Conseguenze, del resto, già previste dalla scuola economica austriaca che ha sempre sottolineato la pericolosità dell’uso dissennato della moneta da parte degli Stati. Secondo Rothbard, la possibilità che Stati e banche centrali immettano sul mercato valutario quantità eccessive di moneta è una delle principali cause del disordine monetario che ha caratterizzato la storia recente. Questa politica di sovraemissione, ossia stampa e immissione di moneta, oltre ad essere un fattore d’instabilità per i sistemi valutari, rappresenta anche una frode, poiché si fa circolare un eccesso di moneta facendo leva sulla convinzione comune che esso sia coperto e garantito da adeguate e corrispondenti riserve d’oro, quando in realtà non è più così. “La moneta è la questione economica più incrostata da secoli di ingerenza governativa - scrive Rothbard -. Molti economisti solitamente alfieri del libero mercato di fronte alla moneta però si fermano. La moneta, insistono, è differente; deve essere fornita dal governo e regolata da esso. Questi economisti non pensano mai al controllo statale della moneta come un’interferenza nel libero mercato; un libero mercato nella moneta è semplicemente impensabile per loro”. Sulla scorta di una tradizione per cui la moneta è stata una delle prime cose messe sotto controllo dagli Stati, anche questi economisti sostengono che i Governi devono coniare monete, emettere banconote, definire la valuta legale, creare banche centrali, pompare moneta dentro e fuori il sistema, stabilizzare il livello dei prezzi. Invece, si domanda Rothbard, si può organizzare la moneta secondo un principio di libertà? Ci può essere un libero mercato della moneta così come c’è per altri beni e servizi? Quali sono le conseguenze del controllo governativo della moneta?
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Sono questi gli interrogativi a cui risponde il saggio dell’economista americano e teorico del movimento libertario. Passo dopo passo, lungo i secoli, il Governo ha invaso il libero mercato, spiega Rothbard, mettendo anche sotto il suo completo dominio e controllo il sistema monetario: “Ogni nuovo controllo, talvolta apparentemente innocuo, ha innescato nuovi e ulteriori controlli”. Ma i Governi, sottolinea, sono intrinsecamente inflazionistici, perché l’inflazione è un “seducente strumento” per far acquisire introiti allo Stato e ai gruppi da esso favoriti: “Il lento ma sicuro controllo delle briglie monetarie è stato quindi usato per inflazionare l’economia alla velocità decisa dal Governo e determinare la gestione socialista dell’intera economia”. In definitiva l’ingerenza governativa nella moneta non ha solo aperto la strada ad una silenziosa tirannia degli Stati, ma ha anche portato al caos monetario. Ha provocato disordine e non ordine, contrariamente a quanto sostenuto da coloro, che pur difendendo il libero mercato, ritengono che la moneta sia un affare così delicato da riservare esclusivamente a Stati e Governi. Tuttavia, questa ingerenza governativa, avverte Rothbard, ha frammentato il pacifico e produttivo mercato mondiale, frantumandolo in migliaia di pezzi, con gli scambi e gli investimenti impediti o ostacolati da un’infinità di restrizioni, controlli, tassi di cambio artefatti dalle necessità della politica e dei Governi, e non più quali risultato del reale andamento dell’economia. “Ha contribuito a generare le guerre nota - trasformando un mondo di relazioni pacifiche in una giungla di sistemi valutari in conflitto”. Ma la moneta, ricorda Rothbard, deciso sostenitore del sistema aureo classico, è la linfa vitale dell’economia, è l’intermediario di tutti gli scambi: “Se il Governo comanda sulla moneta, si è già impadronito di un centro di comando vitale per il controllo dell’economia (…). Un libero mercato della moneta, contrariamente al comune convincimento, non sarebbe caotico; in realtà sarebbe un modello di ordine ed efficienza”.
Titolo: Lo Stato falsario Autore: Murray N. Rothbard Editore: Leonardo Facco
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Dirit to di Simona Morosini Marconi, Responsabile Servizio giuridico Cc-Ti
Il prestito di personale fra aziende
Il prestito di personale fra aziende può costituire uno strumento interessante per fronteggiare un periodo difficile senza dover rinunciare, procedendo a licenziamenti, ai propri dipendenti. Esso si attua mettendo a disposizione di un’altra azienda un determinato numero di dipendenti, al fine di evitare riduzioni d’orario e/o licenziamenti per motivi economici. Strumento molto utilizzato nella svizzera tedesca, esso è meno conosciuto nella svizzera latina. Oltre a non dover rinunciare al proprio personale in caso di “bassa congiuntura”, per l’azienda prestatrice vi sono ulteriori motivi che giustificano l’uso di questo tipo di contratto, quali ad esempio la necessità di ridurre temporaneamente la massa salariale per generare liquidità, la necessità di reciproca assistenza tecnica fra aziende, oppure ancora la volontà di favorire il perfezionamento professionale di determinati dipendenti. Come funziona Il dipendente viene collocato dalla propria azienda (“azienda prestatrice”) presso l’azienda prestataria. Egli soggiacerà pertanto all’autorità di quest’ultima per un determinato periodo. Quest’operazione non è da confondere con l’attività delle agenzie dedite professionalmente all’attività di prestito e collocamento di personale e sottoposte alla Legge federale sul collocamento e il personale a prestito (LC). Occorre tuttavia tenere presente che, come vedremo in seguito, in determinati casi anche il prestito di personale fra aziende può necessitare un’autorizzazione. I vantaggi I vantaggi per l’azienda prestatrice e per i dipendenti possono essere molteplici. Oltre a quelli già accennati, figurano l’apprendimento di nuovi processi e metodi di lavoro, il miglioramento delle competenze dei propri collaboratori e l’ampliamento della cerchia personale di conoscenze. Per l’azienda prestataria il vantaggio principale risiede nel fatto di beneficiare di lavoratori competenti e immediatamente operativi poiché già operanti presso un’altra azienda. Il prestito è inoltre attuabile in tempi brevi ed i costi per l’azienda prestataria possono risultare più interessanti rispetto ad altre soluzioni reperibili sul mercato del lavoro. Aspetti contrattuali I dipendenti “prestati” sono sottoposti alle medesime regole interne applicabili ai dipendenti dell’azienda prestataria. Si è quindi in presenza di una relazione “triangolare”, così riassumibile: 1. Rapporto tra azienda prestatrice e lavoratore “prestato”: il contratto di lavoro rimane invariato durante tutta la durata del prestito; esso non è disdetto né sospeso. Il
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dipendente conserva tutti i diritti e vantaggi derivanti dal contratto di lavoro, ivi compresi quelli derivanti dall’anzianità di servizio. L’azienda prestatrice, in qualità di datore di lavoro, è tenuta a versare il salario, a prelevare gli oneri sociali e ad assicurare e gestire i dipendenti prestati. 2. Rapporto tra azienda prestataria e lavoratore prestato: non sussiste alcun contratto di lavoro. Il dipendente prestato deve tuttavia attenersi alle regole e direttive della ditta utilizzatrice per quanto concerne il lavoro da effettuare, gli orari di lavoro e le direttive di sicurezza. 3. Rapporto tra azienda prestatrice e azienda utilizzatrice: una convenzione relativa alla messa a disposizione del personale, ovvero un contratto di prestito di personale, contraddistinguerà il rapporto fra le parti. Durante il periodo del prestito il potere direttivo sarà esercitato dalla ditta prestataria, mentre quello disciplinare rimarrà di esclusiva competenza dell’azienda prestatrice, la quale è e rimane, giuridicamente, il datore di lavoro. Il prestito di personale fra aziende è in linea di principio possibile solo con l’accordo dei collaboratori toccati dalla misura. Essi non dovranno ritrovarsi in una situazione economica peggiore a causa di tale operazione. È pertanto raccomandabile concludere una convenzione con i dipendenti interessati, nella quale si indicheranno il luogo di lavoro, la durata del prestito, la presa a carico di eventuali spese supplementari che i dipendenti dovessero incorrere, specificando che essi si sottopongono transitoriamente all’autorità di un’altra azienda e non dimenticando di inserire una clausola di confidenzialità eventualmente accompagnata da una penale (ulteriori informazioni sul contenuto minimo di una convenzione di prestito di personale si trovano su www. cc-ti.ch, alla rubrica “Servizio giuridico”). Occorre un’autorizzazione? Nel caso in cui un’azienda decidesse di prestare il proprio personale, si pone la questione di sapere se tale prestito sia soggetto o meno ad un’autorizzazione sulla base della Legge federale sul collocamento e il personale a prestito (LC) e della relativa ordinanza. Queste norme disciplinano il collocamento privato e la fornitura di personale a prestito. Secondo l’articolo 12 cpv 1 LC i datori di lavoro (prestatori) che cedono “per mestiere” lavoratori a terzi (“imprese acquisitrici”) devono chiedere un’autorizzazione d’esercizio all’ufficio cantonale del lavoro. L’ipotesi che però ci interessa è la cessione “occasionale” di personale. Trattasi in sostanza di un’operazione la cui finalità non è il guadagno. Un tale contratto implica in effetti che il prestatore fatturi all’azienda prestataria unicamente il salario versato durante il periodo del prestito, nonché gli
oneri sociali e l’IVA. In tale fattispecie l’azienda prestatrice non trae alcun vantaggio economico dall’operazione. Per sapere se l’azienda prestatrice è sottoposta ad autorizzazione, occorre riferirsi agli art. 28 e 29 dell’Ordinanza sul collocamento e il personale a prestito (OC). Stante l’art. 29 cpv. 1 OC, “fornisce professionalmente personale a prestito chi cede i servizi di lavoratori a imprese acquisitrici in modo regolare e con l’intenzione di conseguire un profitto, oppure chi realizza mediante la sua attività di fornitura di personale a prestito una cifra d’affari annua di almeno 100 000 franchi”. Inoltre, secondo il capoverso 2 dell’art. 29 OC “fornisce regolarmente personale a prestito chi conclude con le imprese acquisitrici, nello spazio di dodici mesi, più di dieci contratti di prestito riguardanti l’impiego ininterrotto di un unico lavoratore o di un gruppo di lavoratori”. Pertanto, in linea di principio tutte le aziende che realizzano una cifra d’affari annuale di 100’000 franchi mediante la fornitura di personale a prestito o concludono durante i 12 mesi più di 10 contratti di prestito di manodopera, sono soggette ad autorizzazione. Esempio: un’azienda mette a disposizione 4 salariati che percepiscono uno stipendio mensile di CHF 5’000 per sei mesi, lavorando presso l’azienda prestataria. L’azienda prestatrice fatturerà il costo effettivo dei propri collaboratori, raggiungendo una cifra d’affari di 120’000 franchi: essa dovrebbe quindi essere soggetta ad autorizzazione.
Tuttavia, a tale principio fa proprio eccezione la cessione “occasionale” di personale, ma solo se il prestito non rientra nelle prestazioni usuali dell’azienda ed è praticato a titolo eccezionale. Secondo le direttive della Segreteria di Stato dell’economia (seco), l’unico caso ipotizzabile è quello in cui l’azienda decide di prestare il proprio personale per evitare il lavoro ridotto o un licenziamento del personale: in tal caso, quand’anche l’azienda raggiungesse una cifra d’affari pari o superiore a fr. 100’000.-, essa non sarebbe soggetta ad autorizzazione. Conclusioni Se un’azienda desidera prestare i propri collaboratori perché sta attraversando problemi finanziari passeggeri e desidera evitare il licenziamento, essa lo può fare senza autorizzazione. Occorre tuttavia tenere presente che la prassi delle autorità è assai restrittiva. Pertanto, se l’azienda presta il personale per altre ragioni, a meno di farlo a titolo gratuito o entro il limite della cifra d’affari annuale di 100’000 franchi, essa dovrà richiedere un’autorizzazione. In caso di dubbi sulla necessità o meno di un’autorizzazione è comunque opportuno rivolgersi alle competenti istanze federali e cantonali, ovvero la Segreteria di Stato dell’economia presso la Confederazione, rispettivamente l’Ufficio giuridico della Sezione del lavoro presso il Cantone.
Comunque la guardiate, siamo sempre la soluzione vincente.
Fiduciary & Trustee Group Lugano - London
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Attualita` di Angelo Geninazzi, Responsabile di economiesuisse per la Svizzera italiana, Federazione delle imprese svizzere
e-Health: la ricetta per meno costi e più qualità
Il benessere dei Paesi industrializzati è in costante aumento e le aspettative della popolazione in materia di sanità sono sempre più elevate. Questo impone al sistema sanitario svizzero la necessità di adattare gli standard per adempiere alle esigenze qualitative del settore. Sebbene il sistema sanitario produca una moltitudine di dati paragonabile alle banche, risulta ancora poco all’avanguardia e lacunoso nella gestione. Il problema è relativo alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ITC), essenziali e indispensabili in quasi tutti i settori, ma non ancora sufficientemente integrate in quello sanitario. Questo aspetto stupisce ancor di più se si considera che la Svizzera gode di un sistema della sanità esemplare, il quale rappresenta un ottimo biglietto da visita. Un ammodernamento in questo settore risulterebbe perciò rilevante per migliorare l’efficienza economica della Nazione. Per sanare il deficit di modernizzazione è necessaria innanzitutto una comunicazione fluida tra gli attori del sistema sanitario, per garantire efficacia, qualità e sicurezza nella fornitura delle cure. Una soluzione viene dalle applicazioni e-Health e le relative innovazioni, che costituiscono i principali elementi di un sistema efficiente. Questa strategia raggruppa l’insieme delle attività che applicano le tecnologie dell’informazione e della comunicazione al settore sanitario. Si distinguono vari tipi di strumenti e-Health: i sistemi informativi capaci di migliorare notevolmente i compiti amministrativi, la telemedicina che permette il trasferimento elettronico dei dati, i servizi online che propongono informazioni in merito alla salute e la cartella elettronica (electronic health record). Quest’ultima è di particolare importanza se si considera che la maggioranza dei medici in Svizzera utilizza ancora gli archivi cartacei per la registrazione dei dati personali del paziente, molto spesso fonte di errori. Il vantaggio dell’utilizzo di cartelle elettroniche sta nell’assicurare una trasmissione impeccabile dei dati tra paziente e fornitori di cure, garantendo alle persone l’autonoma gestione del proprio dossier sulla salute. Malgrado tutto, nel nostro Paese esiste un enorme ostacolo alle innovazioni nell’ambito sanitario ed è l’eccessiva influenza statale, che si traduce in un rallentamento del processo innovativo. Per questo occorre che - alfine di poter implementare gli strumenti e-Health - alcune condizioni vengano rispettate: • un ambiente liberale, terreno fertile per le innovazioni, in cui lo Stato interviene solo dove è necessario; • semplicità per l’utilizzo delle applicazioni e-Health; • personalizzazione delle applicazioni che devono presentare un grande interesse per l’utente (il contenuto delle applicazioni deve poter essere modellato su misura); • chiari diritti di proprietà che devono essere presenti (individualità); • sicurezza e fiducia: occorre stabilire un legame emozionale tra l’utente e il prodotto e-Health;
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• garanzia della libera scelta: il paziente deve poter decidere autonomamente in merito alla sua situazione in ambito sanitario. Se rispettate, queste condizioni porteranno considerevoli vantaggi per tutti. Il livello di informazione a disposizione del paziente migliorerebbe nettamente. Infatti, avendo la possibilità di partecipare attivamente alle decisioni sulla propria salute, le competenze della gente in ambito sanitario verrebbero rafforzate. Anche la qualità dei trattamenti ne beneficerebbe, il rischio di prescrivere un trattamento sbagliato a seguito di informazioni incoerenti si ridurrebbe. Inoltre il perfezionamento delle competenze in materia di salute permetterebbe di rafforzare e garantire una reale libertà di scelta. Così, se ben concepita, questa strategia sarà in grado di promuovere la concorrenza in materia di sanità migliorando i risultati terapeutici. L’e-Health rappresenta quindi un’opportunità unica per una riduzione dei costi e per una maggiore qualità dei servizi sanitari. L’e-Health, interfaccia della comunicazione nel sistema Sanitario
Sistema sanitario
Salute personale
Estensione / sviluppo
Mercato della sanità
Sanità medica
Fonte: Kickbusch, 2007 Il sistema sanitario, il mercato sanitario, la salute medica e la salute personale sono in costante evoluzione. Le frontiere tra questi quattro settori sono sempre più vaghe. L’e-Health deve di conseguenza poter essere sfruttato in tutti i settori, indipendentemente dai sistemi
At tualita` di Daniela Lepori, Avenir Suisse
Avenir Suisse: di nome e di fatto
Daniela Lepori
Dopo undici anni di esistenza la think tank Avenir Suisse ha cambiato look e, adeguandosi agli attuali dettami della comunicazione, si presenta con una nuova corporate identity. Lo scopo di quest’operazione di restyling è di raggiungere, soprattutto tramite la divulgazione online, un numero sempre maggiore di persone e ciò attraverso un linguaggio diretto, formulato grazie a grafici chiari ma mai banali, testi fondati ma non troppo complessi e un’informazione regolare scandita da un articolo in tedesco al giorno. Avere un sito Internet significa soprattutto offrire regolarmente spunti attuali. E questo Avenir Suisse cerca di farlo anche in lingua italiana, cosciente del fatto che le risorse a disposizione sono limitate. Tenendo fede al proprio nome, la think tank si presenta infatti anche al pubblico della Svizzera Italiana con diverse riflessioni attuali, prese di posizione che speriamo stimolanti, informazioni su pubblicazioni e manifestazioni d’approfondimento su temi di politica sociale ed economica rilevanti per il futuro della Sviz-
zera, Ticino compreso. Un altro strumento di Avenir Suisse che ha subìto un importante rinnovamento è il bollettino informativo “Avenir aktuell” o “avenir actuel”. La broschure di una ventina di pagine viene pubblicata tre volte l’anno in un formato accattivante in lingua tedesca e francese. Riporta articoli e grafici che offrono uno sguardo sul lavoro quotidiano di Avenir Suisse e sono stati giudicati particolarmente interessanti dagli internauti e meritano quindi una “ripresa”, magari anche più approfondita, anche a livello cartaceo. Inoltre, all’interno del bollettino vi si trova ogni volta un poster in formato A2 che analizza un tema specifico e può essere usato a scopi didattici o per il semplice approfondimento personale. Avenir Suisse, che sostiene i valori dell’economia di mercato e una visione liberale della società, è oggi sostenuto da oltre 100 finanziatori: aziende e privati attivi in ogni settore, in ogni angolo della Svizzera. Maggiori informazioni si trovano su: www.avenir-suisse.ch.
2° colloquio ticinese di Avenir Suisse
«Media pubblici e privati: quale equilibrio?» Mercoledì 23 novembre 2011, ore 16.00 - 18.15, a seguire piccolo rinfresco presso l’Hotel Bellevue au Lac, Lugano; con interventi di Giuseppe Richeri (USI), Dino Balestra (RSI) e Marcello Foa (TImedia). A seguire tavola rotonda moderata da Davide Gai (Gai&Partners) con Dino Balestra, Valerio De Giorgi (Ticino Management), Filippo Lombardi (Consigliere agli Stati) e Giuseppe Richeri (USI)
Seminario Liberale in collaborazione col Circolo Liberale di Cultura Carlo Battaglini e SGOC-Anziani goliardi
«Il liberalismo: ieri, oggi e soprattutto domani» Giovedì 1° dicembre 2011, ore 18.00 - 19.30, a seguire piccolo rinfresco presso l’Hotel Lugano Dante, Lugano Chiacchierata sul liberismo in compagnia di Gerhard Schwarz, Direttore di Avenir Suisse e per diversi anni giornalista alla Neue Zürcher Zeitung, fino al 2010 nelle vesti di sostituto Capo redattore Informazioni e iscrizioni per entrambi gli eventi: Daniela Lepori, Avenir Suisse, Tel. +41 44 445 90 18 oppure daniela.lepori@avenir-suisse.ch, www.avenir-suisse.ch
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OBALE NO
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At tualita`
arcobaleno aziendale: assegnato un riconoscimento all’impresa che si è maggiormente distinta nel quadriennio 2008-2011
L A S C E LTA G I U S TA PER LA SUA AZIENDA
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arcobaleno aziendale si inserisce tra i provvedimenti definiti dal Cantone per l’attuazione del Piano di risanamento dell’aria 2007 – 2016 (PRA). Obiettivo di questa misura è stimolare le aziende ed i loro collaboratori a riflettere sulle soluzioni di mobilità adottate. Il Dipartimento del territorio e la Comunità tariffale Ticino e Moesano hanno deciso di premiare l’impegno delle aziende che hanno aderito ad arcobaleno aziendale conferendo un riconoscimento all’impresa che si è maggiormente distinta nel quadriennio 2008 - 2011. Tutte le aziende che hanno sottoscritto arcobaleno aziendale nel periodo di riferimento hanno partecipato automaticamente alla selezione. La classifica è stata stilata sulla base di parametri quantitativi (quali l’impegno economico delle aziende ed il numero di collaboratori che ha beneficiato della convenzione) e qualitativi (come ad esempio le misure di affiancamento promosse dalle aziende a sostegno della mobilità sostenibile). Il riconoscimento è stato attribuito alla RSI – Radiotelevisione Svizzera di lingua italiana, premiata nel corso dell’Assemblea Generale della Cc-Ti, svoltasi il 28 ottobre 2011.
LE NOSTRE COMPETENZE AL VOSTRO SERVIZIO BDO: il vostro partner di fiducia.
Da sin. Francesco Coluccia, Responsabile intrattenimento RSI, Franco Ambrosetti, Presidente Cc-Ti e Martino Colombo, Caposezione mobilità del Dipartimento del Territorio
Ai nostri clienti offriamo servizi di revisione, consulenza e fiduciari. BDO rappresenta il partner ideale per raggiungere i vostri obiettivi aziendali. I nostri servizi si rivolgono in particolare alle piccole medie imprese e agli enti pubblici presenti sul nostro territorio. Garantiamo prestazioni di qualità e personalizzate in funzione delle esigenze del cliente. Ulteriori informazioni al numero +41 (0)91 913 32 00 o www.bdo.ch BDO SA, Via G.B. Pioda 14, 6901 Lugano Revisione • Consulenza • Fiduciaria
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At tualita` Intervista con Gianluca Olivieri, Managing Partner di Financial Technologies SA
LE PMI DI DOMANI Con il nostro Advisor terminiamo la carrellata di libero pensiero sui temi legati alle opportunità offerte alle PMI dal contesto economico attuale Gianluca Olivieri
Tra i vostri ambiti d’attività figura anche quello del cosiddetto M&A (Mergers & Acquisitions), ovvero delle operazioni di fusione ed acquisizione d’impresa. Scorrendo la stampa specializzata si ha come l’impressione che la crisi del debito sovrano abbia parzialmente rallentato le dinamiche nel mondo dell’M&A, con la nuova incognita del rischio Paese. Chi vorrebbe vendere preferisce aspettare che i prezzi salgano, e chi potrebbe comprare aspetta che i prezzi scendano ancora. Qual è la situazione nel comparto dell’M&A e le opportunità offerte ad una PMI? “Direi che la sua impressione ricalca la situazione di fine 2010, ma da allora il mercato ha subito una certa evoluzione. Più che altro, direi che è cambiato il criterio con il quale vengono promosse le operazioni. Siamo passati da una situazione in cui prevalevano le compravendite ad una in cui prevalgono le alleanze. Ma l’interesse del mondo degli investimenti verso le attività d’impresa è quanto mai attuale. Gli investitori oggi prediligono investire in imprese piccole, agili e di proprietà privata, libere dai condizionamenti delle quotazioni borsistiche, ma la classe d’attivo più ambita resta quella rappresentata dalle PMI con modelli di business vincenti. Gli imprenditori che riescono ad attrarre capitale privato nelle loro imprese sono quelli che abbracciano modelli di sviluppo basati su una forte convergenza d’interessi coi propri investitori privati, quelli disposti ad aprire il capitale della loro impresa a nuovi soci, grazie ai quali poter internazionalizzare l’attività. Un’internazionalizzazione intesa non solo come delocalizzazione delle attività produttive, ma anche e soprattutto come apertura a nuovi mercati di sbocco, per la quale è richiesto, appunto, il contributo dei nuovi soci. Entra in gioco la capacità di modificare la propria produzione industriale per soddisfare nuovi gusti e orientamenti. Entra in gioco anche la capacità di modificare la propria comunicazione, con un’integrazione della Rete nel modello di business proposto, per rendere più rapido ed efficace il contatto con il proprio mercato di riferimento. Le imprese più evolute sfruttano potenzialità tecnologiche ben più ampie di quelle offerte da un semplice sito-vetrina, e si rivolgono a mercati nuovi, più grandi di quelli tradizionali e con tassi di crescita ben maggiori. In questo senso, salvo rare eccezioni è da considerarsi superato l’M&A nell’accezione tradizionale, il modello operativo basato sulla vendita dell’impresa a competitors maggiori. Oggi portarsi in casa un concor-
rente forte può essere molto pericoloso per la PMI, perché si espone l’impresa al rischio di vederla lentamente privata della propria linfa vitale al fine di migliorare le condizioni del deal a vantaggio della sola controparte. Molto meglio puntare su investitori che possano mettere a disposizione capitale e contatti, ma che siano in qualche modo «estranei» in termini di operatività specifica. Molte PMI ragionano ancora in termini di «investitori interessati a loro», anziché di «investitori interessanti per loro», quasi avessero rinunciato alla prerogativa di poter tenere le redini del proprio futuro. Parte della nostra attività consiste proprio nel costruire opportunità di sviluppo che abbiano queste prerogative. D’altro canto, la globalizzazione ha comprensibilmente insinuato nella mente di molti piccoli imprenditori nuove incertezze sul futuro, che si sentono spaesati all’idea di dialogare con investitori indiani, cinesi o brasiliani, anche se oggi al timone di molte PMI c’è già una seconda generazione. Gli imprenditori del miracolo economico europeo, quelli che hanno fondato e sviluppato la maggior parte dei brand noti ai più, oggi, se ancora in vita, hanno tra i 60 e gli 80 anni d’età. I tempi cambiano insomma, e gli orientamenti strategici si adattano ai morsi della crisi e ai nuovi assi del consumismo. Molte sono le storie di riconversione aziendale, dettate in parte anche dal cambiamento drastico nel profilo dei consumatori: mai come oggi le nuove generazioni, nel consumo di massa, formano gruppi di persone che interagiscono tra loro seguendo caratteristiche comportamentali diverse da quelle delle generazioni precedenti. Alcune imprese riescono ancora a sfornare prodotti di nicchia in grado di conquistare il mondo; in taluni casi ancora oggi il loro nome riesce a diventare addirittura sinonimo della categoria merceologica nella quale operano”. Un esempio attuale? “Uno per tutti, e facilmente riconoscibile, il caso di Victorinox, l’impresa di Ibach costituita da un disoccupato per «inventarsi» un lavoro in una Confederazione che all’epoca era tra i Paesi più poveri d’Europa. Il suo obiettivo voleva essere quello di arrivare a fornire coltelli di qualità alle forze armate svizzere. Oggi Victorinox è un gruppo industriale capace di trasferire il valore del proprio brand ad altre categorie di prodotto, diverse da quelle originarie; genera una cifra d’affari di oltre 300
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At tualita` Intervista con Gianluca Olivieri, Managing Partner di Financial Technologies SA
milioni di Euro, di cui quasi la metà da settori merceologici del tutto nuovi: entra nel mercato dei profumi, dell’orologeria, dell’abbigliamento, ed è capace di reclamizzare la propria immagine entrando addirittura nei più avanzati moduli spaziali”. Perché questo apparente disinnamoramento per gli investimenti nelle imprese attraverso la borsa? “La borsa crea una filiera di soggetti tra chi investe e chi produce, il cui scopo è ottimizzare l’investimento. Questa filiera, nella spasmodica ricerca di prestazioni sempre migliori, non concepisce che un’impresa possa momentaneamente rallentare il passo, per assestarsi e consolidare le proprie attività. Il grande errore di questo mondo incentrato sulle attese è pensare che possa esserci gratuità nei processi di efficientamento, ritenere che questi non debbano essere in qualche modo scontati. Ma così non è. Nessun sistema (corpo fisico o impresa che sia) riesce a dare il massimo tutti i giorni, ininterrottamente, senza pause di assestamento. Queste interruzioni di prestazione sono fisiologiche, e non dovrebbero dunque impattare in maniera sensibile sulla determinazione del valore dell’impresa stessa. I migliori risultati, nello sport, nelle imprese ed in ogni altro ambito della vita, si ottengono proprio quando si riesce a superare le difficoltà del momento e a ripartire dopo una pausa di assestamento. Ad imprese che hanno costruito attività importanti dovrebbe essere riconosciuto il diritto d’avere tali pause, ed un valore diverso e maggiore di quello che viene attribuito ad una matricola che ha appena concluso la propria fase di start-up. In borsa spesso avviene il contrario. Il nuovo paradigma contrattuale privato, nel nuovo tipo di alleanze tra imprenditori e investitori a cui mi riferivo prima, oltre ad essere orientato ad una forte convergenza d’interessi si basa su un’ampia libertà nei reciproci accordi: i secondi ottengono dai primi molte cose, grazie al fatto di concederne tante altre. I primi gestiscono l’impresa, i secondi fanno scouting di opportunità e agiscono come soci finanziari diretti, in regime di venture capital, talvolta anche come consiglieri nel reperimento di altro capitale attraverso i loro propri canali. Insomma, un azionariato solidale e carta bianca operativa a chi segue in prima persona il business, senza nessuna spada di Damocle sulla testa”. Tornando all’M&A, qual è l’identikit della preda ideale? “Non esiste una preda ideale, perché l’opportunità risiede nel livello di complementarietà tra l’impresa oggetto dell’operazione ed il contesto nel quale la stessa si colloca, e dunque dipende in larga misura dal profilo dei soggetti che la promuovono, dai loro obiettivi strategici, che nelle situazioni virtuose collimano con quelli che si prefigge la PMI. Nel contesto di mercato attuale sono di estremo interesse le attività semi sconosciute non ancora entrate nel radar delle imprese maggiori, con un potenziale latente e trascurato; le attività integrabili in piattaforme produt-
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tive o distributive esistenti, o comunque suscettibili di creare sinergie immediate; le attività localmente forti, tali da generare massa critica sufficiente da giustificare la creazione ex novo di una ulteriore piattaforma operativa di mercato; le attività uniche o basate su tecnologie distintive, che permettono di generare più potere sul pricing di prodotto e/o servizio. Trovo che più che di fusioni d’impresa si dovrebbe oggi parlare di «mosaici» d’impresa, nei quali ogni pezzo d’attività contribuisce all’insieme, pur mantenendo caratteristiche peculiari e distintive. In fondo sono proprio le differenze a costituire la vera ragione di ogni alleanza”. In che direzione stiamo andando? “Non ho certo la presunzione di saperlo. Le posso però testimoniare quello che vediamo: una crescente attenzione verso le tecnologie sostenibili (la cosiddetta green economy in tutte le sue variegate forme) e le tecnologie super-avanzate”. Cosa intende per tecnologie super-avanzate? “Intendo più che altro investimenti finalizzati al trasferimento tecnologico dai laboratori scientifici alla produzione industriale, la creazione di applicazioni pratiche partendo dallo sviluppo di idee innovative, soprattutto in discipline come la farmaceutica, le nanotecnologie, la robotica e la genomica”. La genomica è una disciplina relativamente giovane. Ci può spiegare meglio di che si tratta? “Tengo a precisare che si tratta di un caso limite, ma utile a trasmettere l’idea del livello di innovazione a cui diverse giovani PMI stanno lavorando, con l’ausilio di importanti capitali privati. La genomica è una branca della biologia molecolare che si occupa dello studio del genoma degli organismi viventi, e dell’uomo in particolare. Studia quindi le possibili prossime fasi dell’evoluzione umana. Ci sono investitori pronti a scommettere che tra vent’anni una certa percentuale di esseri umani sarà in grado di rigenerare e/o sostituire parte del proprio corpo grazie alle tecnologie avanzate e alle nuove frontiere della ricerca. Esistono ad esempio progetti di upgrade corporeo che prevedono la ricostruzione dell’occhio per mezzo della micro tecnologia: una specie di eyecam oculare collegabile al nervo ottico e, quindi, al cervello, capace di ripristinare la vista e di migliorarla enormemente. Tecnologie che qualche anno fa sembravano impensabili oggi sono una realtà: pensiamo alla produzione di combustibile liquido attraverso le alghe, microrganismi oceanici che consentono di produrre energia a costo zero; oppure a tecnologie brevettate che permettono alle molecole usate nella sintesi dei farmaci di penetrare le cellule malate e trasformarne la struttura genetica. Potrebbe sembrare qualcosa uscito da un film di fantascienza e, in effetti, le scienze biomolecolari stanno cominciando a fuoriuscire dai rami prettamente medici, farmaceutici e biotecnologici, per entrare in am-
La sede di Lugano di Financial Technologies SA
biti applicativi più spinti. Guardando al passato recente, molto spesso l’innovazione è arrivata senza particolare preavviso, trasformando il mondo in cui viviamo prima ancora che noi riuscissimo ad accorgerci della reale portata del cambiamento. Un domani molti capitali privati saranno dirottati verso queste (e altre) nuove applicazioni. Chiaramente l’orizzonte d’investimento è a lungo o lunghissimo termine. Siamo agli antipodi della borsa, e siamo soltanto all’inizio. Ma anche su livelli tecnologici più «bassi», è in corso una vera e propria rivoluzione”. Terminiamo con una domanda, per così dire, «di gossip». È risaputo che voi siate interpellati da un elevato numero di banche della piazza per le esigenze di carattere straordinario legate ai soggetti imprenditori loro interlocutori. È altresì risaputo che voi siate un Advisor piuttosto rigido nel selezionare i propri incarichi. Corrisponde al vero? “Corrisponde al vero sia il fatto che collaboriamo in maniera molto attiva col canale bancario, sia il fatto che valutiamo i potenziali incarichi con molta attenzione, prima di accettarli. Siamo dell’avviso che la reputazione sia l’asset più importante per un consulente, fondamentalmente per due motivi. Il primo motivo è d’ordine deontologico. I professionisti che affidano alle nostre cure
Gli uffici di Chiasso di Financial Technologies SA
i propri interlocutori ci consegnano, in un certo senso, il loro potenziale di business. Il modo migliore per ripagarli è far si che possano essere ringraziati da questi nostri nuovi clienti, per aver presentato loro persone serie, capaci e competenti. Il secondo motivo è riconducibile ad una considerazione di natura opportunistica: la nostra struttura è formata da professionisti giovani, anagraficamente parlando. Questa linea di condotta ci garantirà una lunga vita”. Cosa significa adottare un approccio selettivo nella raccolta di un incarico? “Accettare un incarico, deontologicamente parlando, significa già di per sé riconoscere che una certa operazione sia praticabile. Purtroppo non tutte le operazioni sono praticabili, tanto meno nel complicato contesto di mercato attuale. Preferiamo quindi selezionare attentamente ed in via preliminare le attività sulle quali concentrare il nostro lavoro, sulla base di ciò che reputiamo essere in grado di portare a termine. Abbiamo un approccio molto tecnico nel senso che la nostra selezione avviene generalmente su considerazioni molto specifiche inerenti il contesto che valutiamo, ovvero strettamente correlate alle situazioni d’impresa che ci vengono sottoposte”.
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At tualita` di Siegfried Alberton, Responsabile del Centro di competenze inno3 e di Ornella Piana, Docente e ricercatrice
La successione aziendale
Il ritiro dell’imprenditore dall’attività lavorativa e la trasmissione dell’azienda ad uno o più successori è un momento chiave del ciclo di vita di un’impresa. È quindi essenziale che il trasferimento del controllo dell’azienda venga pianificato e preparato proattivamente. Si tratta di un momento d’importanza strategica che non può essere considerato come un evento occasionale, bensì dovrebbe essere gestito ed implementato mediante un processo che consenta di trasferire gradualmente la guida dell’impresa dall’imprenditore al suo successore. Sarebbe tuttavia riduttivo e fuorviante ritenere che un percorso così complesso riguardi solamente i diretti protagonisti della successione; in realtà il passaggio generazionale implica profondi cambiamenti all’interno dell’impresa e provoca anche ricadute esterne sull’intero tessuto economico e sociale, marcatamente percepibili soprattutto in un territorio di dimensioni ridotte come quello del Cantone Ticino. Le esperienze e gli studi pregressi pongono in risalto come il successo di tale processo dipenda fortemente dalla tempestività con cui esso viene affrontato, dalla sua attenta pianificazione e da un’attuazione rigorosa della successione, che può sì rappresentare un rischio, ma anche un’opportunità di crescita e di rinnovamento per l’impresa. La multidimensionalità del fenomeno ed i suoi impatti economici e sociali hanno attirato l’attenzione della classe politica ticinese e dei principali attori economici. Negli ultimi anni numerosi soggetti economici, in particolare banche ed associazioni, hanno commissionato ricerche ed analisi sull’argomento per quantificare il fenomeno ed individuare le possibili aree d’intervento. Secondo uno studio effettuato nel 2009 dall’Università di San Gallo su mandato di Relève PME, il Cantone più toccato dalla problematica della successione aziendale sarà proprio il Ticino; si stima che circa il 36% delle imprese ticinesi dovrà affrontare la successione nei prossimi 5 anni e che solo il 16% di esse stia già preparando attivamente l’imminente passaggio generazionale. Si tratta di circa 5’500 imprese, un numero molto importante per il nostro tessuto economico e sociale. Le esperienze di molte aziende pongono in evidenza come spesso il momento della successione sia contraddistinto da importanti cambiamenti e innovazioni
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a livello organizzativo, a livello di prodotti e servizi offerti, a livello delle tecnologie di produzione, come pure di modelli di business complessivi. Per il neo costituito centro di competenze del Dipartimento di scienze aziendali della SUPSI, inno3, quello della successione aziendale rappresenta un filone di ricerca applicata e di servizio con grandi potenziali di sviluppo a supporto di soluzioni innovative concretamente fruibili dalle molte imprese del territorio cantonale. Per questo motivo inno3 ha deciso di raccogliere la sfida posta da questa tematica svolgendo un’inchiesta presso un campione di oltre 1’000 aziende del Canton Ticino con l’obiettivo di dimensionare il fenomeno e di comprendere quali siano oggi i bisogni degli imprenditori ticinesi che si apprestano ad affrontare questa fase cruciale. Il progetto di ricerca, curato dal team del Professor Siegfried Alberton e realizzato in collaborazione con le principali associazioni professionali, si pone quattro obiettivi principali: 1. Dimensionare il fenomeno della successione aziendale in Ticino. 2. Conoscere il profilo delle imprese che sono o saranno confrontate nei prossimi anni con questo fenomeno. 3. Identificare e comprendere i problemi associati alla successione, così come vissuti dalle imprese. 4. Identificare e valutare possibili soluzioni alle problematiche emerse. L’indagine è realizzata in forma elettronica, attraverso un questionario strutturato, semplice, di rapida compilazione e mirato alle esigenze specifiche della realtà ticinese, costituita in gran parte da imprese di piccola dimensione. Tutti coloro che sono interessati alla tematica della successione aziendale possono portare il proprio contributo a questa indagine, partecipando in forma volontaria alla compilazione del questionario. L’invito è esteso anche agli imprenditori che hanno già affrontato la successione aziendale e desiderano raccontare la loro esperienza. L’accesso all’indagine può essere richiesto inviando un messaggio all’indirizzo e-mail: successioni@supsi.ch
Eventi
Giornata dell’economia ticinese: Valore e successo del marchio “Svizzera” nel mondo Mercoledì 16 novembre 2011, Aula Magna Università della Svizzera italiana, Lugano, dalle ore 16.30
Dopo il grande successo della prima Giornata dell’economia ticinese, con la prestigiosa presenza del Presidente della Direzione generale della Banca Nazionale Svizzera, Philipp Hildebrand, è con grande entusiasmo che presentiamo la seconda edizione, ulteriore momento di aggregazione del mondo economico ticinese, delle principali associazioni che lo rappresentano e di tutte le aziende. L’ormai consolidata unità di chi difende gli interessi imprenditoriali nel nostro Cantone rappresenta un elemento fondamentale per affrontare le molte sfide a cui siamo costantemente confrontati ed un’occasione come la Giornata dell’economia ticinese non serve solo a ribadire l’importanza del lavoro comune, ma è anche un momento privilegiato per confrontarsi con temi di rilevanza nazionale ed internazionale, nel segno dell’apertura del Ticino verso una dimensione più ampia che, piaccia o no, è imprescindibile per qualsiasi attività imprenditoriale. Dopo aver dedicato l’evento del 2010 sostanzialmente al mondo finanziario, quest’anno il tema dominante sarà lo “Swissness” definito anche come “Svizzerità”. Il tema è molto complesso, anche perché le attuali basi legali sono in parte obsolete ed operano ad esempio distinzioni in parte superate fra beni e servizi. Non a caso è in corso una revisione della legge federale sulla protezione dei marchi, che dovrebbe ovviare a questa situazione ed introdurre regole più moderne. Si tratta appunto del dossier definito “Swissness”, che è attualmente al vaglio della Camere federali, ma sul quale è difficile trovare un ampio consenso, sostanzialmente per due motivi. Da una parte la percezione da parte dei consumatori di quello che viene definito come “Swiss made” e quindi i criteri minimi che sono richiesti per l’identificazione di beni e servizi elvetici. Dall’altra parte le esigenze molto disparate dei vari settori economici o addirittura all’interno di uno stesso settore, ciò che rende un esercizio molto difficile il trovare un denominatore comune che possa tutelare in modo efficace tutti gli ambiti. Ad esempio, il settore agroalimentare ha esigenze molto diverse da quello orologiero, che ha però il vantaggio di poter contare su un’ordinanza specifica che regola il settore. La Giornata dell’economia si propone pertanto di illustrare la situazione vigente e i difficili problemi posti dal necessario aggiornamento delle regole. Vi sarà pertanto l’occasione di fare il punto sui lavori legislativi per una nuova definizione della “Svizzerità” e gli interventi dei due illustri ospiti, JeanDaniel Pasche e Peter Spuhler, permetteranno di capire come si muovono nel contesto internazionale due importanti comparti del settore industriale svizzero. Jean-Daniel Pasche descriverà le esigenze dell’orologeria, settore sempre importante malgrado le difficoltà congiunturali e confrontato ad esempio al delicato problema della contraffazione dei prodotti svizzeri. Peter Spuhler spiegherà l’importanza del prodotto svizzero in un contesto indu-
striale come quello ferroviario, forse meno tipico degli orologi, ma che ha comunque un’importante tradizione e, ciò che più conta, un promettente futuro. L’evento sarà pertanto un’occasione di arricchimento per tutti noi, grazie ad un confronto della nostra realtà con realtà nazionali ed internazionali di indubbio valore.
Programma ore 16.30 Inaugurazione e saluto delle associazioni economiche cantonali da parte del Presidente della Cc-Ti, Franco Ambrosetti Stato attuale della problematica Swiss Made dal punto di vista legislativo, Presidente delle Camere di commercio e dell’industria svizzere e Direttore della Cc-Ti, Luca Albertoni Saluto della Consigliera di Stato On. Laura Sadis, Direttrice del Dipartimento delle finanze e dell’economia del Cantone Ticino e Presidente del Consiglio di Stato Il caso particolare del settore dell’orologeria, Jean-Daniel Pasche, Presidente della Federazione orologiera svizzera (relazione in francese, con traduzione simultanea) Il valore del prodotto svizzero sul mercato internazionale, con riferimenti anche alla problematica della forza del franco svizzero, Peter Spuhler, Presidente del Consiglio d’amministrazione della Stadler Rail SA (www.stadlerrail.com), imprenditore svizzero dell’anno nel 2008 e Consigliere nazionale UDC del Cantone Turgovia, (relazione in tedesco con traduzione simultanea) Domande del pubblico per Jean-Daniel Pasche e Peter Spuhler ore 19.00
Aperitivo
La manifestazione è aperta a tutti gli interessati. Entrata libera. Iscrizioni alla Cc-Ti, Signora Gabella-Veljkovic, Tel. +41 91 911 51 11, Fax +41 91 911 51 12, veljkovic@cc-ti.ch, www.cc-ti.ch
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Eventi
Quo vadis, Ucraina? Da granaio d’Europa a Paese industrializzato moderno Lunedì 5 dicembre 2011, dalle ore 16.30 alle ore 18.20 (networking apero a partire dalle 18.20) presso l’Hotel Parco Paradiso, Via Carona 27 a Lugano
In collaborazione con:
Embassy of Ukraine to the Swiss Confederation
Partner e sponsor dell’evento
Presentazione L’Ucraina è il secondo Paese europeo per estensione territoriale dopo la Russia e riveste una posizione geografica strategica avendo uno sbocco sul Mar Nero a Sud e confinando con la Russia ad Est, con la Bielorussia a Nord e con Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania e Moldavia ad Ovest. Dalla sua indipendenza nel 1991, lo sviluppo economico del Paese è stato lento e difficoltoso, ma l’arrivo al potere di Victor Yanukovic a febbraio 2010 ha dato il via ad una serie di riforme economiche che hanno trasformato il Paese portandolo a diventare un’economia di mercato in espansione. La situazione economica è migliorata in maniera notevole e il PIL è passato dal -14,8% nel 2009 al +4,2% nel 2010 sino ad una crescita del 5,3% nei primi nove mesi del 2011. L’accordo di libero scambio concluso tra AELS e Ucraina a giugno 2010, la cui entrata in vigore è prevista nel 2012, è l’opportunità ideale per le PMI elvetiche di entrare in modo privilegiato su un mercato composto da 48 milioni di consumatori, da una classe media in continua crescita, da una manodopera qualificata a basso costo e da un regime commerciale privilegiato all’interno della Comunità degli Stati Indipendenti (CIS). Questi sono alcuni dei motivi principali per cui negli ultimi anni più di 300 aziende elvetiche hanno deciso di investire in questo Paese circa 800 milioni di franchi svizzeri.
Programma 16:30 Saluto di benvenuto da parte degli organizzatori e di un rappresentante delle autorità cantonali Marco Passalia, Vice Direttore, Cc-Ti 16.45 Recent developments in CH-UA political and economic relations Ihor Dir, Dr., Ambassador of Ukraine in Switzerland 17.00 Economic aspects in the regional context & future developments Maxime Botteron, Global Economics Team, Credit Suisse 17.20 Legal Aspects of foreign trade and investments in Ukraine Maksym Lavrynovych, Managing Partner at Lavrynovych & Partners 17.40 Il punto di vista ucraino sul concetto di “Made in Switzerland” Snizhana Giovanola, Events Manager 18.00 Testimonianza di un’azienda locale attiva in Ucraina Tiziano Christen, Operation Manager, GE Consumer & Industrial 18.20 Networking apero
La manifestazione è aperta a tutti gli interessati. Entrata libera. Per iscrizioni prego rivolgersi entro lunedì 28 novembre 2011, alla Cc-Ti, Signora Gabella - Veljkovic, Tel. +41 91 911 51 11, Fax +41 91 911 51 12, veljkovic@cc-ti.ch, www.cc-ti.ch
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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino
prossime GIORNATE DI CONSULENZA PAESE LUGANO, NOVEMBRE 2011 • Brasile - 10 novembre 2011 • India - 21 novembre 2011 Nel corso delle giornate di consulenza proposte alle aziende, avrete l’occasione di fissare un incontro individuale con i consulenti dell’Osec e con gli specialisti provenienti direttamente dal paese di riferimento. Le aziende intenzionate ad espandere le loro attività nei mercati sopra citati o che hanno esigenze concrete non esitino a mettersi in contatto con l’Osec e a fissare un appuntamento con i suoi esperti! CONTATTATECI AL NO. TEL. +41 91 911 51 37 OPPURE TRAMITE E-MAIL ALL’INDIRIZZO INFO.LUGANO@OSEC.CH, SAREMO LIETI DI FISSARVI UN APPUNTAMENTO.
Inasprimento delle sanzioni nei confronti della Siria
Il Consiglio federale ha inasprito ulteriormente le sanzioni nei confronti della Siria. Ora è vietato anche importare, acquistare e trasportare petrolio e prodotti petroliferi siriani. Inoltre, è proibito finanziare, assicurare e riassicurare ogni operazione collegata a tali attività. L’inasprimento delle sanzioni non si ripercuote sull’approvvigionamento in Svizzera poiché il petrolio e i prodotti derivati siriani non sono importati nel nostro Paese dal 2005. Il principale importatore di petrolio siriano è l’Unione europea, che ha tuttavia già varato provvedimenti il 2 settembre 2011 nei confronti di questo Paese. Dipartimento federale dell’economia: “Inasprimento delle sanzioni nei confronti della Siria” www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=41346
Accordo di libero scambio AELS-Hong Kong in dirittura d’arrivo
Il Consiglio federale ha adottato il messaggio sull’accordo di libero scambio tra l’AELS (Svizzera, Islanda, Liechtenstein e Norvegia) e Hong Kong, trasmettendolo al Parlamento per l’approvazione. Questo accordo permetterà alla Svizzera di rafforzare la posizione della sua industria d’esportazione in Estremo Oriente e nel Sud-est asiatico. Infatti, l’importanza di Hong Kong sia per l’economia regionale che per quella internazionale è primordiale: la regione amministrativa speciale all’estremità orientale della Cina è il terzo centro finanziario al mondo, un’importante piazza commerciale del Sud-est asiatico e una porta d’accesso all’Impero di Mezzo. L’accordo di libero scambio intende garantire condizioni preferenziali per l’ulteriore sviluppo delle relazioni economiche e degli scambi commerciali bilaterali tra gli Stati membri dell’AELS e Hong Kong (grazie, per esempio, allo smantellamento tariffario, alla protezione degli investimenti e della proprietà intellettuale).
A tale convenzione si aggiungono l’accordo agricolo tra la Svizzera e Hong Kong e quello sugli standard di lavoro tra gli Stati dell’AELS e Hong Kong. Comunicato stampa della Segreteria di Stato dell’economia (SECO): “Messaggio concernente l’accordo di libero scambio AELS-Hong Kong” www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=41230
SERV: prodotti supplementari a sostegno dell’industria esportatrice svizzera
Il pacchetto di misure decise dal Consiglio federale per attenuare la forza del franco comprende la modifica di alcuni prodotti proposti dalla SERV al fine di aumentare la liquidità dell’industria esportatrice svizzera. I seguenti adeguamenti dei prodotti sono entrati in vigore il 1° novembre 2011: • il tasso di copertura delle assicurazioni del credito di fabbricazione è aumentato dall’80 al 95%; • il tasso di copertura delle garanzie bond è passato dal 95 al 100%; • le banche e gli istituti di credito possono assicurare altrove la franchigia per l’assicurazione del credito acquirente. Inoltre, la SERV può proporre alcuni prodotti oltre la scadenza prevista (31 dicembre 2011) e fino alla fine del 2015. Si tratta di: • garanzie per il rifinanziamento; • garanzie bond; • assicurazioni del credito di fabbricazione. SERV: “Federal Council resolution guarantees effective long-term support for Swiss exporters through SERV” http://www.serv-ch.com/fileadmin/serv-dateien/Ueber_ uns/SERV_MM_Angebotsneuerungen_Nov_2011_E.pdf Dipartimento federale dell’economia: “Franco forte: modifica dell’ordinanza sull’assicurazione contro i rischi delle esportazioni” www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=41702
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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino
Expo 2015: opportunità per le imprese
Expo Milano 2015 è un’opportunità strategica di business per le aziende di diversi settori produttivi. Dalla creazione del sito espositivo e dei relativi servizi allo sviluppo del tema e dei contenuti, Expo Milano 2015 si sta rivolgendo alla comunità economica e alle singole aziende affinché portino il loro contributo di esperienza ed eccellenza. Tramite lo Swiss Business Hub Italy segnaliamo il materiale informativo in merito alle opportunità per le imprese trasmesso da Expo 2015 (Direzione Marketing Strategy & Corporate Partners di Expo 2015): - la presentazione delle “Opportunities for Corporate Engagement” può essere consultata su http://en.expo2015. org/what-kind-partner-could-your-company-be - l’avviso di manifestazione di interesse “Public Notice for Partner Recruitment” è disponibile su http:// en.expo2015.org/sites/default/files/rich_text_editor/ pagine_standard/allegati/public_notice.pdf Le partnership sono organizzate in due macro categorie: “Theme & Content” e “Site & Operations” descritte in http://en.expo2015.org/what-kind-partner-could-yourcompany-be
La Commissione europea promuove la crescita economica fondata su un uso efficiente delle risorse
Nella sua tabella di marcia per l’uso efficiente delle risorse, la Commissione europea ha presentato svariate misure volte a guidare l’economia europea verso un futuro all’insegna della sostenibilità, in cui la qualità della produzione e del consumo si misurerà secondo criteri ecologici. I settori chiave saranno l’alimentazione, l’alloggio e il traffico poiché generano il 70-80% dell’inquinamento ambientale. Questi ambiti saranno prioritari per la realizzazione entro il 2050 di molte misure che porteranno l’economia europea verso una crescita “verde” grazie a una graduale riconfigurazione delle specifiche di qualità nei processi di produzione e alla promozione di comportamenti di consumo che tengano maggior conto degli aspetti ambientali. Le misure previste comprendono: • trasferire il carico fiscale dal lavoro ai fattori inquinamento/consumo di risorse; • creare nuovi incentivi per promuovere un comportamento di consumo sostenibile (per esempio adattando i prezzi ai costi effettivi dell’impiego di risorse, in particolare in termini ambientali e sanitari); • creare nuovi incentivi per gli investimenti in prodotti e servizi sostenibili e innovativi; • aggiungere ulteriori criteri ecologici per gli acquisti pubblici; • attribuire più importanza ai marchi di qualità ecologica; • promuovere il design ecocompatibile. Commissione europea: “La Commissione traccia la via per una crescita fondata su un uso efficiente delle risorse” http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference =IP/11/1046&format=HTML&aged=0&language=IT&gui Language=en Commissione europea: “Roadmap to a Resource Efficient Europe”
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ht tp://eur-lex.europa.eu/LexUriSer v/LexUriSer v. do?uri=COM:2011:0571:FIN:EN:PDF Commissione europea: “A resource-efficient Europe Flagship initiative of the Europe 2020 Strategy” http://ec.europa.eu/resource-efficient-europe/
Rilancio del progetto turistico di Brioni Riviera
La Croazia, Paese candidato all’adesione all’UE, ha pubblicato nuovamente il progetto BOT che mira a un vasto sviluppo della regione Brioni Riviera sita lungo la costa istriana. Gli investimenti preventivati per la prima fase di realizzazione ammontano a 250 milioni di euro. La gara d’appalto cita i seguenti progetti, suddivisi in tre notificazioni diverse: • Santa Caterina Monumenti (isola a nord del porto di Pola): costruzione di due porti marittimi con 550 posti d’ormeggio e 1’200 bacini di carenaggio, di un albergo a 4 o 5 stelle con 200 posti letto e di un complesso di edifici con servizi d’interesse comune e un centro gastronomico; • Hidrobaza (località ubicata di fronte al gruppo di isole Brioni, a 7 chilometri dall’aeroporto di Pola): edificazione di diversi alberghi a 4 e 5 stelle con una capacità complessiva di 1’000 posti letto e di zone dedicate a sport e svago; • Pineta (di fronte alle isole Brioni e a 14 chilometri dall’aeroporto di Pola): costruzione di diversi alberghi a 4 e 5 stelle per un totale di 650 posti letto e di zone dedicate a sport e svago nelle immediate vicinanze di una pineta. Brijuni Rivijera Tender / Tendering Procedure / September 2011 www.brijunirivijera.hr/en/natjecaji/zavrsni_natjecajni_postupak_en Project Brijuni Rivijera (Brioni Riviera) www.brijunirivijera.hr/en/
La Turchia riduce la franchigia sui dazi per le importazioni per via postale
La Turchia ha ridotto la franchigia sulle importazioni di beni per via postale o servizio espresso da 150 a 75 euro. Anche le imprese e le altre persone giuridiche potranno farla valere. Il neo costituito Ministero turco delle dogane e del commercio reagisce così alle crescenti vendite via internet che permettono di importare la merce in Turchia senza versare né l’IVA né l’imposta speciale sui consumi.
La Slovacchia pubblica un registro economico per le PMI
La Slovacchia mette a disposizione delle PMI straniere informazioni dettagliate sulla piazza economica. L’elenco “Economic Register of Slovak Entities” è ora disponibile online anche in lingua inglese. Fornisce ragguagli sulle circa 550’000 imprese slovacche e numerose indicazioni utili per la ricerca di un partner nel Paese. Secondo quanto comunicato dalle autorità, il registro intende: • illustrare la posizione sul mercato delle singole imprese; • permettere un confronto tra aziende; • fornire una panoramica sullo stato, la solvibilità, le attività commerciali e i dati delle società. Economic Register of Slovak Entities www.madeinslovakia.net/eng/
Modernizzazione e sviluppo dell’industria farmaceutica russa
Il settore farmaceutico russo avanza. Allarmato dalla sempre più esigua quota di mercato dei produttori russi, il governo ha lanciato la strategia “Pharma 2020” volta a modernizzare e promuovere l’industria farmaceutica locale. Uno studio di 13 pagine redatto dall’Ambasciata svizzera in Russia ha analizzato gli obiettivi e gli effetti del progetto. L’intento di Mosca è di rilanciare il settore al fine di ridurre le importazioni di farmaci del 50% entro il 2020. Tuttavia, l’industria farmaceutica nazionale deve essere ristrutturata e modernizzata in modo mirato se vuole soddisfare la crescente domanda interna (che raggiunge la quota annua del +10%). A questo scopo, il governo è disposto a spendere 1 miliardo di dollari. Embassy of Switzerland in Russia: “Pharma 2020 The Strategy of Development of the Pharmaceutical Industry of the Russian Federation” www.osec.ch/sites/default/files/Branchenbericht_2011 0929_E_Pharma-Russland.pdf
L’unione doganale Russia-Bielorussia-Kazakistan e la sua importanza per l’industria esportatrice svizzera
posta sulle succursali del 10% e l’aumento della franchigia fiscale a 1’000 franchi.
Il Pakistan mira a completare l’offerta nel settore energetico
Da cinque anni, il Pakistan soffre di una penuria energetica. L’estensione delle capacità produttive è una necessità urgente. Di conseguenza, il Pakistan ha lanciato numerosi progetti energetici che non saranno in grado di completare l’offerta, ma perlomeno porteranno un importante miglioramento. Un rapporto del Consolato generale a Karachi illustra l’attuale politica energetica e le opportunità d’affari che si presentano per le imprese svizzere. Consulate General of Switzerland in Karachi: “Pakistan Power Sector” www.osec.ch/sites/default/files/Pakistan-Power%20sector.pdf
L’Indonesia concede agevolazioni ed esenzioni fiscali per grandi progetti
L’Uzbekistan costruirà una nuova linea ad alta velocità tra Samarcanda, Bukhara e Karshi. I costi preventivati ammontano a 961 milioni di dollari, di cui 520 milioni saranno messi a disposizione dall’Uzbekistan e i restanti 441 dalla Banca Asiatica di Sviluppo e dalla Japan International Cooperation Agency. Il Paese vanta già la prima linea ad alta velocità dell’Asia centrale, in funzione tra Tashkent e Samarcanda. Uzbekistan Daily: “Uzbekistan plans to launch highspeed railroad by 2015” www.uzdaily.com/articles-id-15548.htm
L’Indonesia concede importanti agevolazioni fiscali per grandi progetti in determinati rami d’attività. I settori interessati comprendono: • produzione e trasformazione dei metalli di base; • raffinazione di petrolio; • petrolchimica; • energie rinnovabili; • apparecchiature per telecomunicazioni. Le agevolazioni sono altresì accordate per progetti infrastrutturali e investimenti effettuati nelle regioni economicamente più deboli del Paese. I requisiti da soddisfare per richiedere la franchigia fiscale sono i seguenti: • l’impresa deve aver avviato le attività in Indonesia dopo il 15 agosto 2010; • l’investimento deve ammontare ad almeno 116 milioni di dollari (secondo alcune fonti governative, tale cifra sarà diminuita in futuro a 8,5 milioni); • almeno il 10% dell’investimento dovrà essere depositato su un conto presso una banca in Indonesia e non potrà essere ritirato prima che il progetto sia realizzato o la produzione avviata. In linea di massima, le agevolazioni valgono per un periodo compreso tra i cinque e i dieci anni (dalla data di avvio della produzione). KPMG: “Indonesia - Tax holiday is available for certain investments” www.kpmg.com/global/en/issuesandinsights/articlespublications/taxnewsflash/pages/indonesia-tax-holiday-available-certain-investments.aspx
L’Egitto aumenta l’imposta sulle società
Importazioni di automobili più care in Brasile
L’unione doganale tra Russia, Bielorussia e Kazakistan attuata a luglio 2011 ha suscitato grandi aspettative che però non ha ancora soddisfatto, come si evince da uno studio redatto dallo Swiss Business Hub Russia. Finora, la realizzazione dell’unione doganale ha avuto scarsi benefici per le aziende, quindi anche per gli esportatori svizzeri. Lo studio dello SBH illustra gli obiettivi e il funzionamento dell’unione. Inoltre, elenca le principali modifiche doganali e altre cambiamenti d’interesse per le imprese svizzere che esportano beni e servizi verso la Russia. Swiss Business Hub Russia: “Customs Union between the Russian Federation, Belarus and Kazakhstan” www.osec.ch/sites/default/files/Customs%20Union.pdf
L’Uzbekistan costruirà una seconda linea ad alta velocità
L’Egitto ha aumentato l’imposta sulle società nonché l’aliquota sugli utili aziendali e sui redditi che superano 1,52 milioni di franchi dal 20% al 25% con effetto retroattivo al 1° gennaio 2011. Con questi adeguamenti si realizza una parte delle modifiche al diritto tributario egiziano annunciate a inizio estate. Non sono invece stati implementati l’introduzione di un’im-
Il Brasile ha aumentato di 30 punti percentuali l’imposta sui prodotti industriali prelevata sulle automobili e sugli autocarri importati da Stati non appartenenti al Mercosur. Le nuove aliquote sono comprese tra il 37% e il 43% (finora: 7%-13%). Secondo quanto comunicato dal Ministero brasiliano delle finanze, la misura rimarrà in vigore fino a dicembre 2012 e intende tutelare e rilanciare l’industria nazionale.
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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino
Esenti dall’imposta sono, oltre alle case automobilistiche del Mercosur, i produttori di veicoli che acquistano da fornitori brasiliani almeno il 65% dei materiali e dei componenti necessari per la fabbricazione oppure che contribuiscono in modo significativo al trasferimento di tecnologia nonché alla promozione della ricerca e dello sviluppo in Brasile. Automobil Produktion: “Brasilien erhöht Steuer auf Importautos” www.automobil-produktion.de/2011/09/brasilienerhoeht-steuer-auf-importautos
Nuovi mercati per il commercio al dettaglio: l’Africa emerge
Il commercio internazionale al dettaglio è alla costante ricerca di nuovi mercati da conquistare con un alto potenziale di crescita, possibilmente duratura. Da una ricerca effettuata da Deloitte e Planet Retail per scovare tali mercati (chiamati “hidden heroes”) si evince che cinque su dieci si trovano in Africa. I paesi più promettenti per il commercio al dettaglio sono (in ordine alfabetico): Algeria, Kazakistan, Kenya, Marocco, Nigeria, Pakistan, Perù, Serbia, Sudafrica e Vietnam. Secondo lo studio, numerosi indicatori macro e microeconomici puntano a questi paesi quali forze trainanti del futuro, e non solo per quanto riguarda il commercio al dettaglio. Le premesse indicano che potrebbero occupare un ruolo di primo piano nell’economia mondiale accanto agli Stati BRIC, la Turchia e l’Indonesia. Sicuramente forniranno nuovi e importanti impulsi al commercio internazionale. Lo studio “Hidden Heroes - The Next Generation of Retail Markets” analizza e valuta il potenziale per il commercio al dettaglio dei dieci mercati del futuro. Oltre agli indici macroeconomici, fornisce informazioni specifiche sul potenziale di crescita e di sviluppo dei singoli paesi/mercati, sul quadro giuridico, sul comportamento dei consumatori, sulle caratteristiche dei mercati e molto altro ancora. Deloitte / Planet Retail (studio): “Hidden Heroes - The Next Generation of Retail Markets” www.deloitte.com/assets/Dcom-Kenya/Local%20Assets/ Documents/Deloitte%20_Hidden%20Heroes_2011.pdf Deloitte (comunicato stampa sullo studio): “Into Africa - Deloitte and Planet Retail Highlight Growing Potential of African Markets for International Retailers” w w w.deloit te.com / view/en _GB/uk /indus t rie s /c o n s um e r- b u sin e s s / r e t ail /c79 b 0657c79a2310VgnVCM2000001b56f00aRCRD.htm
Il consumo globale di energia salirà del 53% entro il 2035
Secondo il rapporto “International Energy Outlook 2011” dell’ufficio statunitense preposto alle statistiche energetiche (Energy Information Administration EIA), il consumo globale di energia salirà del 53% entro il 2035. La crescita sarà particolarmente sostenuta in India (+106%) e in Cina (+82%). Contestualmente aumenterà anche l’importanza delle energie rinnovabili, le cui capacità saranno quasi raddoppiate entro il 2035. Tuttavia, la loro quota-parte rispetto al consumo energetico complessivo crescerà di soli 5 punti percentuali nello stesso periodo, attestandosi al 15%. La domanda di energia proveniente da fonti tradizionali non
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diminuirà: petrolio: +30%, gas: +50%, carbone: + 40%, energia nucleare: +85%. I combustibili fossili rimarranno quindi le principali fonti d’energia (78%), con un conseguente aumento del prezzo del petrolio. L’EIA stima il suo costo futuro a quasi 125 dollari al barile, con cali fino a 50 oppure incrementi fino a 150 dollari a seconda dell’evoluzione congiunturale. Energy Information Administration: “2011 International Energy Outlook” www.eia.gov/forecasts/ieo/more_highlights.cfm UBS Outlook: “Energie - Mutation des ressources” http://ubs-epaper.com/outlook/2011-01_fr/ Brennstoffspiegel/Mineralölrundschau/Dow Jones: “EIA - Energieverbrauch steigt bis 2035 um 53 Prozent” www.brennstoffspiegel.de/hintergrund.html?newsid=108 56&title=EIA%3A+Energieverbrauch+steigt+bis+2035+ um+53+Prozent
Collaborazione tra l’Osec e l’Istituto per giovani imprenditori
Nell’ambito della collaborazione stretta recentemente con l’Istituto per giovani imprenditori (Institut für Jungunternehmen IFJ), l’Osec sta sviluppando servizi specifici per le nuove aziende attive a livello internazionale che saranno raccolti nel progetto denominato “Born Global”. L’obiettivo è di fornire alle start-up un’assistenza mirata volta a elaborare i mercati target in modo proattivo e con successo. Si intende altresì assicurarsi che siano preparate ad affrontare le molteplici sfide della concorrenza mondiale. Le giovani imprese innovative hanno un grande potenziale d’affari all’estero che devono cogliere vista la dimensione ridotta del mercato interno. Tuttavia, molte aziende appena costituite non sono informate sulle possibilità di export. La collaborazione tra l’Osec e l’Istituto per giovani imprenditori permette di sviluppare e perfezionare le opportunità internazionali delle start-up svizzere. L’accordo stipulato permette alle nuove aziende di beneficiare di un’affiliazione triennale gratuita all’Osec che offre numerosi vantaggi: i soci sono informati in modo approfondito e tempestivo sugli sviluppi all’estero e sulle opportunità d’affari internazionali; ricevono servizi esclusivi e un’assistenza privilegiata; possono assistere a numerosi eventi gratuiti su specifiche tematiche d’esportazione e avvalersi dell’ampia rete globale dell’Osec. Inoltre, hanno un accesso semplificato ai poteri decisionali economici e politici all’estero. Classifica stilata dall’Istituto per giovani imprenditori: “Le top 100 start-up della Svizzera” www.osec.ch/it/blog/le-top-100-start-della-svizzera
Osec
Corso Elvezia 16 Casella postale 5399 – CH-6901 Lugano Tel. +41 91 911 51 35/37 Fax +41 91 911 51 39 info.lugano@osec.ch www.osec.ch
Commercio estero di Monica Zurfluh, Responsabile Osec Ticino e Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti
ICT: opportunità interessanti in Austria, Germania, India e Stati Uniti servizi IT), ma anche nelle reti elettriche intelligenti, le cosiddette smart grids (soprattutto a livello di formazione, traffico, energia, autorità o sanità) e nella greenIT (l’informatica verde, ecologicamente sostenibile, con la virtualizzazione dei server e la riduzione dell’uso della corrente).
India
Monica Zurfluh
Marco Passalia
Nel corso dello Swiss ICT Forum organizzato lo scorso 18 ottobre 2011 da SwissICT- principale associazione in Svizzera nel settore delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni - l’Osec ha presentato studi di mercato sulla situazione, le tendenze e le opportunità in Austria, Germania, India e Stati Uniti. L’inserimento nel programma di una sezione speciale dedicata all’export conferma l’importanza di identificare nuovi mercati di sbocco e nel contempo ribadisce la direzione intrapresa dall’Osec di rafforzare le sue attività anche a livello settoriale combinando le sue conoscenze con quelle di esperti e di organizzazioni di categoria. L’interesse per i Paesi oggetti di studio è emerso da un sondaggio realizzato in primavera da ICTswitzerland International, un gruppo di lavoro costituito per incrementare in modo duraturo e continuo l’export elvetico di prodotti e servizi ICT sostenendo e motivando le aziende del settore. ICTswitzerland International è composto dai rappresentanti delle maggiori associazioni svizzere del ramo, ovvero asut (telecomunicazioni), epower (lobbying), simsa (software), SWICO (associazione economica), SwissICT (associazione di categoria) e TCBE.ch (il cluster ICT di Berna). Di seguito riassumiamo brevemente i contenuti degli studi, che possono essere ordinati all’Osec su www.osec.ch. Per ulteriori ragguagli Monica Zurfluh, Responsabile Osec Ticino, resta volentieri a disposizione.
Austria e Germania
Sono la vicinanza geografica ma anche l’affinità linguistica e culturale ad aver spinto le PMI elvetiche a richiedere studi dettagliati su questi due Paesi. Con circa 130 miliardi di euro annui di cifra d’affari nel 2009, il mercato ICT tedesco è il più grande a livello comunitario (quota parte 20%). Esso si piazza altresì al 4° posto a livello mondiale (5,5%), preceduto solo da USA, Giappone e Cina. Il mercato austriaco, con i suoi 18,5 miliardi di euro figura invece al 3° posto in Europa. Entrambi i Paesi sono molto dinamici, ma devono fronteggiare la sempre più agguerrita concorrenza asiatica (cinese e giapponese in Germania, cinese e indiana in Austria). I mercati sono maturi e tendenzialmente saturi. È necessario puntare sui prodotti di nicchia. L’entrata sul mercato austriaco va altresì considerata quale porta d’ingresso al mercato esteuropeo. Trend e potenziale sono individuati soprattutto nel cloud computing (la messa a disposizione, attraverso la rete, di
L’industria delle ICT è in forte progressione (73 miliardi di dollari nel 2010) e contribuisce oggi al 6,1% del PIL. La crescita del settore è data in particolare dall’incremento dei servizi software e di telecomunicazione. Finora l’industria ICT indiana si era focalizzata sulla fornitura di servizi verso altri mercati, tralasciando il mercato interno che, con l’aumento del ceto medio e l’incremento massiccio delle tecnologie portatili diventa oggi molto attrattivo anche per le aziende estere. Si registrano grandi opportunità nei settori animazione e giochi (multimedia/web design, effetti speciali, software per giochi mobili e scommesse online), automazione (sistemi wireless, automazione industriale, sicurezza delle abitazioni), bioinformatica, e-governance (insegnamento a distanza, vari progetti che beneficiano di fondi governativi), finanziario/bancario/assicurativo (wealth management, trasferimento dati, prevenzione frode, gestione rischi, e-banking), sanitario (telemedicina, sistemi informativi ospedalieri, e-health), automotive e manifatturiero (CAD/CAM, ERP, supply chain management), RFID, sicurezza (industriale, aeroportuale/ferroviaria/marittima, sistemi di crittografia, sistemi di sorveglianza, sicurezza dei dati), telecomunicazioni (banda larga, tecnologie 3G e WiMAX, download digitale). Per una migliore entrata sul mercato si consigliano collaborazioni e partenariati.
Stati Uniti
Gli Stati Uniti restano i grandi trend setter, soprattutto per quanto riguarda il cloud computing e la messa a disposizione attraverso la rete di capacità di calcolo e unità di memoria (Infrastructure as a Service, IaaS), di programmi (Software as a Service, SaaS) e di ambienti di programmazione (Platform as a Service, PaaS). Le opportunità maggiori sono segnalate in ambito Saas. Per quanto riguarda la green IT, se da un lato il mercato continua ad essere dominato da poche grandi imprese, dall’altro le tecnologie impiegate a supporto dell’informatica verde offrono ancora delle opportunità. I settori interessanti sono: cleantech (soluzioni di automazione domestica, sistemi di controllo luce), educazione (formazione a distanza, e-learning), finanziario, gaming & gambling (videogiochi, giochi e scommesse, online oppure su dispositivi fissi o mobili), sanità (gestione elettronica dei dati, mhealth/salute mobile), sicurezza informatica (lotta contro gli attacchi cibernetici). L’entrata sul mercato USA non è semplice, richiede uno studio approfondito del segmento di riferimento, la conclusione di partenariati con aziende già presenti, numerose visite in loco, un finanziamento solido e l’informazione preventiva e precisa sulla regolamentazione americana (proprietà intellettuale vs. brevetti).
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Commercio estero di Monica Zurfluh, Responsabile Osec Ticino e Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti
L’origine delle merci: un fattore competitivo nel commercio internazionale
La questione dell’origine delle merci è destinata ad assumere un ruolo sempre più importante negli scambi commerciali tra Paesi, sia per una questione di opportunità legata all’eliminazione progressiva dei dazi, sia per ragioni di complessità della materia. Infatti, quando una merce viene sdoganata nel Paese del cliente, viene imposto un determinato dazio sulla base dell’origine della merce in questione. Ed il vantaggio competitivo relativo rispetto ai concorrenti-venditori di altri Paesi fondamentalmente consiste nel vedere ridotti al minimo i dazi doganali all’importazione sulla base delle prove d’origine presentate. La domanda sorge quindi spontanea: quando e come i dazi doganali sono ridotti o pari a zero? Quali sono i criteri e le prove d’origine necessarie?
Distinguo semper
Quando ci si confronta con la questione dell’origine delle merci occorre tenere ben presente la distinzione tra origine preferenziale, origine non preferenziale e l’indicazione di provenienza (“made in”). Quest’ultima, se pensiamo alla designazione “made in Switzerland”, è un’indicazione di provenienza geografica dei prodotti o dei servizi per i quali essa è utilizzata. A livello svizzero è regolata dalla Legge sulla protezione dei marchi (LPM) ed i criteri di determinazione della provenienza – esclusi alcuni prodotti – sono stati precisati in una decisione del Tribunale commerciale di San Gallo (processo di fabbricazione essenziale nei confini nazionali e almeno 50% del prezzo di costo in Svizzera). L’origine non preferenziale a livello svizzero è regolata da due Ordinanze in cui, oltre ad affidare la competenza di ufficio emittente alla Camere di commercio, vengono stabilite le prove d’origine valide e vengono fissati i criteri per attribuire l’origine svizzera non preferenziale ad un determinato prodotto. Limitandoci a citare i principali criteri d’origine, si fa riferimento alla merce completamente ottenuta sul territorio nazionale, alla regola del 50% del prezzo franco fabbrica del prodotto eseguito in Svizzera (materiali, costi generali, salari e utile) oppure anche al principio del cambiamento della voce di tariffa doganale. I documenti di riferimento in questo caso sono il certificato d’origine e l’attestazione d’origine su fattura. L’origine preferenziale, invece, è determinata dagli accordi di libero scambio che un dato Paese, area di libero scambio o unione doganale ha stipulato con altri Paesi o simili entità. La Svizzera in questo ambito è molto attiva
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al punto che la sua politica economica estera è promossa sia come singolo Paese (si pensi all’accordo di libero scambio bilaterale con il Giappone), sia come membro dell’Associazione economica di libero scambio-AELS (si pensi all’accordo di libero scambio con l’Unione europea). Gli accordi di libero scambio normalmente prevedono un abbattimento dei dazi di gran parte delle merci, esclusi alcuni prodotti; si pensi ad esempio ai prodotti agricoli che sono soggetti ad una riduzione progressiva dei dazi o addirittura non rientrano nell’accordo. Questi accordi determinano anche i criteri e le relative prove d’origine affinché un prodotto possa avere un trattamento preferenziale a livello doganale. Anche in questo caso, i criteri sono soprattutto quelli della percentuale o del cambiamento della voce di tariffa, ma con la differenza che sono fissati in una cosiddetta lista di regole suddivisa per prodotti (e voci di tariffa) la quale viene negoziata tra la parti contraenti di un siffatto accordo internazionale. In questo ambito, come detto, vengono stabilite anche le prove d’origine valide a dipendenza dell’accordo: si pensi ad esempio al certificato di circolazione delle merci EUR.1 o EUR.MED o alle dichiarazioni su fattura.
L’esempio conclusivo
La Svizzera sotto il cappello dell’AELS ha concluso un accordo di libero scambio con la Corea del Sud nel 2006. Tanto per capirci ciò significa che l’importazione in Corea del Sud di un mantello di cotone con origine svizzera (o dell’AELS) non è soggetto ad alcun dazio all’importazione. Se il mantello fosse di origine cinese o americana, il dazio ammonterebbe al 13%, se fosse di origine indiana al 7.8% (a causa di un altro accordo). Inoltre, dallo scorso mese di luglio anche l’Unione Europea ha un accordo di questo tipo con la Corea del Sud e quindi se il dazio è pari a zero, la cumulabilità delle origini con l’AELS o la validità delle prove documentali rimangono tuttora elementi di distinzione che in fondo non fanno altro che contribuire ad una crescente complessità e confusione della materia. Quindi, concludiamo ribadendo l’importanza del tema dell’origine quale fattore competitivo nel commercio internazionale, ma riconosciamo allo stesso tempo che nuovi benefici comportano nuovi oneri, maggiore complessità e la necessità di acquisire competenze sempre più specifiche.
Fiere internazionali
Hannover Messe 2012 – Research & Technology Hannover, 23 - 27 aprile 2012
L’Hannover Messe, con le sue otto fiere specifiche, è la maggiore vetrina mondiale per la tecnologia industriale. Le cifre dell’edizione 2011 parlano chiaro: 6’411 espositori provenienti da 63 paesi e ben 228’476 visitatori da 90 nazioni su una superficie netta di 230’971 m2. Il paese partner nel 2012 è la Cina. Dal laboratorio direttamente al mercato: ecco il motto del salone Research & Technology. Svela come sono ricavati velocemente prodotti commerciabili da tecnologie futuristiche. Il binomio scienza-industria si riunisce a Hannover, permettendo agli espositori di presentare le proprie innovazioni e di scoprire quelle altrui. L’anno scorso, Research & Technology ha attirato 54’400 visitatori su una superficie netta di 8’606 m2. Gli espositori al salone comprendono le imprese start-up e spin-off, gli istituti di ricerca, le università e gli atenei scientifici, le organizzazioni per la promozione dell’innovazione e del trasferimento di tecnologie. I settori espositivi sono i seguenti: trasferimento di tecnologia e know-how, ricerca fondamentale e applicata, tecnologie futuristiche, servizi R&S, soprattutto negli ambiti adaptronica, bionica, comunicazione, robotica e microtecnica, elettronica organica, tecnologia ottica, ricerca spaziale, tecnica tessile, nanotecnologia, ricerca energetica e ambientale, mobilità e materiali. Lo SWISS Pavilion, ubicato nella posizione privilegiata della Halle 2, è organizzato dall’Osec in collaborazione con la Commissione per la tecnologia e l’innovazione (CTI), lo Swiss Technology Award e il Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS). Informazioni generali sulla fiera: www.hannovermesse.de Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/26012?lforce=1
PLMA 2012 - World of Private Label Amsterdam, 22 - 23 maggio 2012
Il PLMA, salone internazionale dei marchi di distribuzione, da oltre 25 anni è l’appuntamento annuale imperdibile dei distributori e dei produttori, per ritrovarsi e scoprire nuovi prodotti, allacciare contatti preziosi e trarre ispirazioni dalle nuove tendenze del mercato. I prodotti esposti nel padiglione food comprendono generi alimentari freschi, surgelati, refrigerati e secchi, bevande alcoliche e analcoliche, dolci, alimenti per l’infanzia, grassi, oli, spezie, prodotti dietetici e bio. Nel padiglione nonfood si trovano cosmetici, prodotti per la salute e la bellezza, articoli casalinghi e per la cucina, manutenzione dell’auto, giardinaggio e fai-da-te. La fiera attira pertanto i responsabili acquisti di supermercati, ipermercati, discount, grandi magazzini, drogherie, empori, grossisti, importatori ed esportatori. Inoltre, vi si svolgono un’esposizione dei nuovi prodotti, un supermercato delle idee e corsi precedenti la fiera con le più recenti ricerche di mercato, le notizie e tendenze del settore. L’edizione 2011 comprendeva 2’014 espositori (nel 2010: 1’933) provenienti da 66 paesi (di cui food: 1’395 e nonfood:
Un nome una garanzia: il marchio “Schweiz.”
619) e 9’216 visitatori (2010: 8’000) giunti da 106 nazioni. La superficie espositiva era di 33’219 m2 (2010: 32’184 m2). L’Osec, in collaborazione con l’Associazione svizzera dei cosmetici e dei detergenti (SKW) e con la Federazione delle Industrie Alimentari Svizzere, organizza il padiglione collettivo svizzero a questo salone. Informazioni generali sulla fiera: www.plmainternational.com Informazioni sullo SWISS Pavilion food: www.osec.ch/it/node/19105?lforce=1 Informazioni sullo SWISS Pavilion nonfood: www.osec.ch/fr/event/swiss-pavilion-plma-2012-nonfood
Beautyworld Middle East 2012 Dubai, 29 - 31 maggio 2012
Organizzata per la prima volta nel 1996, Beautyworld è la maggior fiera annuale della profumeria, della cosmesi e del wellness nel Medio Oriente. Secondo Euromonitor International, questo ramo crescerà del 15,1% entro il 2014, raggiungendo vendite annuali di 1,88 miliardi di dollari (cosmetici: 578,5 milioni, profumi: 1,3 miliardi). L’edizione 2011 di Beautyworld Middle East ha contato 755 espositori provenienti da 44 nazioni. La fiera è stata visitata da 18’338 persone giunte da 107 stati (+14% rispetto al 2010), tra cui la maggioranza proveniva, oltre che dagli Emirati Arabi Uniti, da Iran, Arabia Saudita, India, Kuwait e Pakistan. Il pubblico target comprende importatori, esportatori, distributori, grossisti, grandi magazzini, profumerie, supermercati, negozi duty free, operatori in wellness e fitness, farmacisti, dottori, odontotecnici, produttori e acquirenti di cosmetici e di articoli per la profumeria. L’Osec organizza la presenza svizzera a questa importante fiera in collaborazione con l’Associazione svizzera dei cosmetici e dei detergenti (SKW), lo Swiss Business Hub GCC e lo Swiss Business Council Dubai. Informazioni generali sulla fiera: www.gulfbeautyexpo.com Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/19109?lforce=1
Informazioni sugli “Swiss Pavilion”: www.osec.ch/FIERE
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
VISCOM: l’associazione per la comunicazione visiva si presenta
Stefano Gazzaniga, Direttore e Responsabile della formazione
Ing. Benedetto Pedrazzini, Presidente
Settant’anni e non sentirli. Essere arzilli come ventenni, pur avendo sulle spalle una esperienza maturata nel tempo, avendo visto e vissuto lo sviluppo economico del Dopo Guerra, il progresso tecnologico costante, l’avvento del fax, dei computer, la comunicazione online. Nuovi mezzi di informazione, nuove tecniche di lavoro che hanno scombussolato e dato uno scossone al settore, permettendo dei risultati finali sempre più precisi, performanti e sensazionali. Non stiamo parlando di una persona. No. Ci riferiamo ad un gruppo di persone, che riunitesi, tramite le loro aziende, hanno dato vita ad un’associazione che quest’autunno compirà la veneranda età di 70 anni. Un settantesimo compleanno tondo tondo. Viscom è l’associazione padronale svizzera dell’industria grafica; una realtà forte e competitiva, con una grande rappresentanza a livello svizzero, ed un’unica sede ticinese, sita a Bellinzona. Tra i propri scopi Viscom ha la salvaguardia degli interessi del settore dell’industria grafica a livello economico, politico e pubblico, in modo da rafforzare la competitività del settore stesso, impegnandosi a fondo nello sviluppo della formazione di base duale, perché sia sempre altamente qualificata, come pure per il perfezionamento professionale e la ricerca di giovani talenti interessati alle professioni che ruotano attorno al settore dell’industria grafica.
Ieri
Risale al 1941 l’insediamento di un piccolo gruppo di professionisti, riunitosi in un Comitato, capeggiato da Arturo Salvioni quale Presidente, che furono precursori di un’epoca. L’anno successivo a Bellinzona la prima assemblea costituente avrebbe sancito l’ufficialità dell’esistenza dell’associazione, con l’apertura di un ufficio. Negli anni ‘50 venne introdotta una formazione adeguata per garantire una base scolastica agli apprendisti che imparavano il mestiere: esami d’ammissione e intermedi e, naturalmente, esami
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finali. Negli anni ‘60 fu inserito un Contratto collettivo di lavoro (rinnovato negli anni ‘80, ed adeguato man mano alle normative vigenti) e fu fondata la cassa pensioni societaria. Un primo importante cambiamento fu la modifica del nome in ASIG (Associazione Svizzera delle arti grafiche) nel 1974, parallelamente ad un primo comparto di mutamenti tecnologici di stampa e fotocomposizione, che continuarono in maniera massiccia anche alla fine degli anni ‘80. Nel 1996 l’associazione mutò nuovamente la propria ragione sociale in VISCOM associazione svizzera per la comunicazione visiva, in modo da poter abbracciare tutto il settore, come pure per un adeguamento alle nuove tecniche di stampa e tecnologie. Anche la divisione della formazione in seno all’associazione non se ne stette mai con le mani in mano: sono cospicui gli investimenti per attrezzare le aule con i macchinari di ultima generazione, al passo con l’avanzamento tecnico, iniziando dai primi anni di vita dell’associazione fino ad oggi. Anche la professione ha subito moltissimi cambiamenti in soli 70 anni: il progresso tecnico e tecnologico ha portato a nuove frontiere di composizione, di colori, di creatività e di stampa.
Oggi e domani
Attualmente Viscom conta 52 aziende operative nel settore, occupando circa 850 collaboratori e formando una cinquantina di apprendisti. L’attuale Comitato di Viscom Ticino è così composto: – Ing. Benedetto Pedrazzini, Presidente – Ing. Giacomo Salvioni, Vice presidente – Membri di Comitato: Claudio Cattelan, Ruben Fontana, Felice Pagani, Pietro Roncoroni, Gianluigi Susinno. Viscom Ticino è diretta da Stefano Gazzaniga che è pure Responsabile della formazione. Nel 2008 Viscom si è riorganizzata a livello cantonale e svizzero, coinvolgendo le sedi di Friburgo, Zurigo e quella ticinese. Stefano Gazzaniga ha assunto la Direzione in Ticino, con spirito d’iniziativa ed entusiasmo. La formazione, da sempre un caposaldo dell’attività associativa, è stata incrementata e ha raggiunto un livello qualitativo d’eccellenza: sono stati 43 gli apprendisti nel corso del 2010 che hanno preso parte alle giornate in aula per corsi interaziendali (467 ore di istruzione!) con 8 docenti professionisti. Sono tre i percorsi professionali attualmente in auge: poligrafo, operatore post press e tecnologo di stampa. Questi indirizzi formativi coprono tutte le sfaccettature del mondo della stampa e della comunicazione visiva, e formano i professionisti del domani nelle nostre tipografie. Viscom è molto attenta alla cura dei propri apprendisti, ed è cosciente che l’investimento nella formazione di un giovane non è mai un fondo perso. La possibilità di un’istruzione di qualità non va preclusa a nessuno:
spesso le ditte, soprattutto quelle piccole, temono l’investimento di tempo e denaro per applicarsi formando un giovane. Viscom si sta muovendo nella direzione di uno studio di una formazione in rete. Cosa significa? Vuol dire creare una rete composta da diverse aziende che a turno si occupino dell’istruzione di un apprendista, a rotazione di almeno un anno. Il giovane potrebbe così visitare alcune realtà, facendo differenti esperienze in ditte diverse; mentre l’azienda non avrebbe il “peso” educativo del giovane per tutta la durata del percorso formativo. Una novità per il 2012 sarà l’introduzione di un apprendistato di formazione pratica della durata di 2 anni. Il titolo ottenuto dopo il biennio dovrebbe essere “Assistente alla stampa e all’allestimento CFP”; percorso che si affiancherà ai 3 profili già disponibili. Tra le diverse attività portate a termine da Viscom vi è il label di qualità “Stampato in Ticino”: la garanzia della qualità della stampa sul territorio cantonale. A fronte di un’agguerrita concorrenza estera, e di offerte che ogni giorno si moltiplicano di stampe fatte chissà dove attraverso ordini tramite siti web (web to print), l’importanza di un sostegno alle tipografie ed alle aziende che lavorano per stimolare il tessuto economico cantonale è fondamentale. In questo senso Viscom ha operato e sta continuando ad operare una sensibilizzazione massiccia verso la committenza (e non solo nel privato), che troppo spesso non considera tutti gli elementi in gioco, ma solo e unicamente il minor prezzo di stampa, dimenticando la creatività, l’analisi dei bisogni dei clienti ed il loro accompagnamento. In questo senso il label “Stampato in Ticino” si pone l’obiettivo di informare l’opinione pubblica che l’azienda produttrice dello stampato in questione assicura un contributo e un sostegno all’economia del nostro Cantone. È altresì fondamentale un occhio di riguardo verso l’ecologia: un’associazione moderna deve tenere alla natura e alla salvaguardia dell’ambiente. Per questo Viscom ha supportato un gruppo di affiliati nelle certificazioni FSC. Come si è svolta quest’attività e di cosa si tratta? Il marchio FSC identifica i prodotti contenenti legno proveniente da foreste gestite con un sistema corretto e responsabile, secondo rigorosi standard ambientali, sociali ed economici. Ciò significa che la foresta di origine è stata controllata e valutata in maniera indipendente e in conformità a questi standard (principi e criteri di buona gestione forestale), che sono stabiliti e approvati dal Forest Stewardship Council (FSC) con la partecipazione e il consenso delle parti interessate. I produttori, rispettivamente i consumatori di carta, hanno una responsabilità particolare per la protezione sostenibile delle foreste. Con la certificazione, una tipografia riceve l’autorizzazione a utilizzare il marchio FSC ed è responsabile che l’utilizzo del marchio avvenga in maniera corretta e rispettosa dell’ambiente. Fino ad oggi sono già una quindicina le aziende certificate FSC e una decina sono in fase di certificazione. Inoltre data l’importanza del lavoro di gruppo e di coesione che si crea dandosi da fare insieme, Viscom proseguirà il lavoro nelle certificazioni con la creazione di un gruppo di sostegno alle aziende affiliate per l’ottenimento della certificazione ISO 14001, riguardante i processi della salvaguardia ambientale. Le altre sfide per il futuro, oltre a far fronte e diverse situazioni congiunturali, sono quelle di creare più coesione tra le ditte del settore, più collaborazione e meno “concorrenza” interna: alfine di
servire in maniera ottimale il cliente ed essere più forti su tutti i fronti occorrerebbe che ogni azienda si specializzasse in ciò che sa fare meglio, e che non volesse fare di tutto, così con una concentrazione di competenze, ma anche con una integrazione di saperi in una rete di diverse aziende (senza farsi catturare dalla logica “mi rubano i clienti”), il lavoro sarebbe meglio distribuito e qualitativamente più efficiente. Inoltre questo permetterebbe una maggiore redditività di produzione e un’ottimizzazione degli investimenti. Oltre a ciò si stanno cercando di ampliare gli orizzonti di Viscom: è partito uno studio interno per verificare l’interesse di studi grafici e agenzie pubblicitarie e di comunicazione, che anche ben si occupano di comunicazione visiva, ad aderire all’associazione al fine di salvaguardare gli interessi del settore creativo ticinese, a tutti i livelli. Lungimiranza, estro, inventiva ed innovazione, coniugati con sapienza, esperienza e tradizione. 70 anni e non sentirli. Vi abbiamo presentato la Signora Viscom, associazione per la comunicazione visiva. Viscom Sezione Ticino Viale Franscini 30, 6500 Bellinzona Tel. +41 58 225 55 70, Fax +41 91 825 01 52 ticino@viscom.ch
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Vita dei Soci
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Pubbliredazionale di Andrea Perotti, Direttore Linea Informatica SA
COrsi di Informatica: i tuoi obiettivi a portata di clic Andrea Perotti
Alla formazione si tende ormai attribuire un ruolo strategico e funzionale nel contesto lavorativo; da questo punto di vista essa diviene elemento di sviluppo delle organizzazioni stesse. Talvolta l’investimento sia di denaro che di energia e tempo rivolto all’aumento di produttività tramite ad esempio programmi del pacchetto Microsoft Office 2010 si scontra con la difficoltà ad utilizzarli in maniera completa ed efficace. Linea Informatica mette a disposizione la propria esperienza al fine di interpretare qualsiasi necessità tecnica ed operativa per realizzare un percorso di formazione che si adatti alle esigenze del cliente tramite l’erogazione di corsi end-user, tecnici, personalizzati e di Project Management tramite Microsoft Project. Per raggiungere questi obiettivi Linea Informatica, società svizzera certificata EduQua, (certificato svizzero di qualità per istituzioni di formazione continua), si avvale di uno staff di formatori che possono vantare esperienza pluriennale nel settore della formazione e consulenza; dotati sia dell’attestato federale di formatore d’adulti sia di certificazioni Microsoft, dedicano parte del loro tempo al costante aggiornamento e sono periodicamente a contatto con realtà aziendali complesse che hanno permesso loro di sviluppare esperienza anche nel campo della consulenza specifica sui differenti applicativi. Linea Informatica non si occupa solo di corsi di informatica per aziende e privati ma è in grado di predisporre, gestire e garantire percorsi formativi a lunga durata per Scuole ed Enti Privati sia sui software di maggior utilizzo sia sulle nuove tecnologie internet che il Web 2.0 e i social network offrono. Dispone di aule con aria condizionata, dotate dei più recenti supporti didattici (lavagne digitali, rete video e di controllo dei PC) tecnologicamente all’avanguardia. Tutto ciò abbinato ad una efficace metodologia didattica permette di raggiungere risultati importanti in tempi ragionevoli con la migliore ottimizzazione costi-risultati.
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Vita dei Soci di Lorenza Bernasconi, Marketing Manager Gruppo Sicurezza SA
GRUPPO SICUREZZA INAUGURA LA NUOVA SEDE Lorenza Bernasconi
dendo e festeggiando con il nostro Gruppo questo grande Lo scorso 13 ottobre il nostro Gruppo ha inaugurato ufevento. ficialmente la nuova sede presentando un vernissage foLe fotografie, generosamente offerte dai membri della tografico ambientato in Antartide. Ghiaccio, neve, mare spedizione, erano in vendita e l’intero ricavato è stato tempestoso, natura estrema, pinguini reali e foche leodevoluto a Sathya Sai Schools in Zambia. pardi popolano questo mondo a molti sconosciuto e selIl nostro Gruppo, rappresentato da Gruppo Sicurezza, vaggio, riproducendo l’avventura e la spedizione di Ernest Gruppo Sicurezza Servizi e Satel Control, è riconosciuShackleton nel 1916 rivista in una versione moderna che to ed apprezzato quale partner forte nel settore della testimonia la spedizione capitanata da Romolo Nottaris, sicurezza globale, caratterizzato da prodotti e servizi di grande alpinista di fama internazionale, a febbraio 2010. elevata tecnologia, finalizzati ad una libertà di sentirsi Dopo novantaquattro anni, Romolo Nottaris, Gianni Casicuri, libertà di cui hanno beneficiato i membri della verzasio, Fabrizio Bernasconi, Sergio Brambilla, Carlo Gruppo SA • via 20inoltrandosi • CH – 6942 Savosa info@grupposicurezza.ch spedizione, in mari ostili •per raggiungere i Spinelli, Enzo Filippini e Skip NovakSicurezza hanno intrapreso la Cantonale confini del mondo con la consapevolezza che durante la lunga traversata che li ha portati in barca a vela a Sud loro assenza i loro beni e quelli dei loro cari era tutelata. del 60° parallelo in una natura insidiosa dominata dai Lasciarsi trasportare dalla libertà di sentirsi sicuri beventi e dal mare tempestoso. Raggiunto il 67° parallelo, neficiando delle bellezze straordinarie che il mondo nel anche soprannominato la fine del mondo, la spedizione quale viviamo ci riserva, è una libertà senza prezzo, che ha attraversato neve e ghiacciai per raggiungere il Monte il nostro Gruppo ha il piacere di proporre quale uno dei Shackleton. valori fondamentali nella sua missione aziendale. Abbiamo voluto immortalare le fotografie di queste regioRinnoviamo i nostri più sentiti ringraziamenti a tutte le ni esplorate solo da pochi e coraggiosi avventurieri perpersone che quotidianamente rinnovano la loro fiducia ché riteniamo che un pensiero fondamentale accomuna nel nostro operato e professionalità. l’approccio e la filosofia di questo grande esploratore nei Un ringraziamento particolare ai nostri ospiti che con la confronti del nostro Gruppo: la forza, la perspicacia, la loro Simpatia, Entusiasmo e Generosità hanno allietato tenacia e la volontà di raggiungere l’obiettivo. questa serata così speciale! I visitatori si sono immersi - sin dal loro primo passo in azienda – ai confini della terra, ammirando splendide foGRUPPO SICUREZZA Holding SA tografie e filmati che hanno documentato in modo anche Gruppo Sicurezza SA - Gruppo Sicurezza Servizi SA ironico la spedizione dei nostri esploratori moderni. È Satel Control SA stato pure possibile contemplare l’equipaggiamento utiVia Cantonale 20 lizzato durante la spedizione, dalle tute, corde, ramponi, 6942 Savosa - Lugano sci, slitte fino a potersi introdurre in una tenda e gustare Tel. + 41 91 935 90 50 champagne, vagando con l’immaginazione oltre i confini Fax + 41 91 935 90 59 del mondo. info@grupposicurezza.ch Gli spazi erano decorati da cubi di ghiaccio, fiori bianchi www.grupposicurezza.ch e ambienti artici, come pure un catering “fingerfood” a base di pesce antartico e di leccornie rigorosamente “glaciali”, hanno deliziato il palato dei nostri ospiti, rievocando i numerosi iceberg che popolano questi mari ostili. Gli invitati hanno risposto con grande entusiasmo all’invito, difatti abbiamo accolto oltre 250 persone condivi-
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
Kelly Services SA: le risorse umane valorizzate al meglio Kelly Services è una multinazionale che si occupa di gestione e reclutamento di risorse umane da più di 60 anni. I numeri dell’azienda sono impressionanti: attiva in oltre 39 Paesi, solo in Svizzera conta ben 45 filiali, occupando circa 200 dipendenti. Presente su territorio elvetico da oltre 30 anni, può contare su un network di Alida Decio, Direttrice Svizzera italiana professionisti che si occupano dei candidati, come pure delle aziende che si rivolgono ad essa per ottenere personale qualificato. Fu William Russel Kelly, considerato uno dei precursori del lavoro interinale, a dare avvio all’azienda, nel 1946 in un piccolo ufficio di Detroit, nel Michigan. Certo, il mercato del lavoro e le logiche d’impiego erano ben differenti dalla situazione attuale, ma l’azienda ha saputo prosperare nel tempo, anno dopo anno, divenendo oggi uno dei colossi delle HR a livello internazionale, espandendosi sul globo, occupando personale affidabile e competente, il tutto sotto il cappello “Kelly Services”. Tornando a William Kelly: era il 1946 e con due collaboratori, egli offriva alle ditte della zona dei servizi commerciali (segretariato e contabilità), ben presto l’attività prese piede e aumentò, arrivando a domande di personale temporaneo per lavorare nelle diverse aziende. Queste richieste furono l’inizio dell’attività di intermediazione del personale, così come la conosciamo oggi. Kelly credeva che ogni cliente meritasse di essere trattato come se fosse l’unico; ed è con questa linea, dopo più di 60 anni, che i manager Kelly Services dirigono le filiali dislocate nel mondo. Chissà se il buon vecchio William avrebbe mai pensato che oggi la sua piccola azienda con 3 impiegati sarebbe diventata una solida impresa che fa della collaborazione con i clienti la chiave di volta, nel presente come allora, per un successo comune. Oggi Kelly Services Svizzera SA ha la propria sede a Neuchâtel (che è pure sede di Kelly per l’area EMEA – Eu-
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ropa, Medio Oriente e Africa), è certificata ISO 9001:2000, ISO 9001:2008 ed è membro del Comitato Swissstaffing, l’Unione svizzera dei servizi del personale. In Ticino, l’unica sede è centralizzata in Via Magatti 3 a Lugano, ed è diretta da Alida Decio. Un’unica sede ticinese che è connessa da strette sinergie William Russell Kelly, con il mercato del lavoro del re- Fondatore di Kelly Services, 1905-1998 sto della Svizzera, attraverso le altre sedi dell’azienda. Affinché tutti i settori dell’economia possano venir serviti al meglio, Kelly Services dispone di dipartimenti specializzati, gestiti per fare in modo che ogni cliente possa trovare il personale competente di cui vorrebbe disporre in breve tempo. I consulenti Kelly hanno alle spalle una maturata esperienza, e grazie al dialogo con l’azienda che si è rivolta a loro per la ricerca di personale, possono sviluppare delle soluzioni su misura per ogni esigenza specifica. Oltre a ciò, proprio perché ogni settore è diverso ed ha le sue peculiarità, ciascuno necessita di particolari accorgimenti nella selezione ed assunzione, o formazione del personale, quali sistemi di protezione e sicurezza, igiene, ecc.. Quali sono le aree di specializzazione operative a Lugano? • Settore scientifico (Kelly Scientific Resources), • Banca e Finanza (Kelly Financial Resources), • Informatica e telecomunicazione (Kelly IT Resources), • Settore agroalimentare (Kelly Food), • Settore Commerciale, • Contact/Call center, • Edilizia & Artigianato, • Industria & Tecnica, • Logistica & Trasporti, • Orologeria. Ogni comparto, come detto, ha delle specifiche tecniche che lo contraddistinguono. In Ticino l’attività è più ridotta rispetto al resto della Svizzera, dove si possono trovare delle sedi per ogni dipartimento specializzato. Ciò non toglie che Lugano, con la Branch Manager Alida Decio e il suo team, non offra un servizio puntuale e preciso, anzi in una piccola realtà il contatto con il cliente è ancora più personalizzato e curato, quasi coccolato. Kelly Services offre al cliente una consulenza mirata ed una serie di servizi pensati per rendere l’azienda
cliente libera di dedicarsi a ciò che sa fare meglio: il proprio lavoro, lasciando all’esperto di HR tutta la trafila burocratica della selezione, del reclutamento e della gestione a 360° dei candidati. Fanno riferimento a quest’offerta di servizi la ricerca e la selezione del personale (Search&Selection), come pure i servizi dedicati al lavoro interinale, a breve e lungo termine, con prestazioni comprendenti la gestione dei contratti di lavoro e il servizio delle buste paga. È altresì possibile testare i candidati (Try & Hire), impiegandoli a tempo determinato al fine di mettere alla prova la rispondenza dei candidati. Kelly si occupa anche di tutta la parte relativa alla gestione dei contratti e dei salari del personale temporaneo reclutato e selezionato dal cliente (Payrolling). Attiva su più fronti, Kelly Services è conosciuta anche per la marcata presenza online: attraverso il proprio portale www.kellyservices.ch è possibile raggiungere le posizioni aperte nell’area di riferimento interessata, e, per le aziende, contattare direttamente un consulente per poter subito avviare una ricerca attraverso i candidati reclutati. Un sito dedicato esclusivamente alle risorse umane? Esiste, è il portale di Kelly per i candidati, www. mykelly.eu, sul quale si possono trovare informazioni su come presentare un buon CV, quali passi compiere per una candidatura, come scrivere una lettera di presentazione adeguata, ecc.. Parallelamente esiste anche un portale dedicato alle aziende, sul quale si trovano informazioni relative ai processi di selezione ed approfondimenti sul mondo delle HR: www.hrmanager.com.
La Direttrice Alida Decio con una parte del suo staff: Betty Palmisano, Consulente del personale
Le potenzialità offerte da Kelly Services al mercato del lavoro sono elevate, Kelly attende solo il vostro contatto per poter cominciare una proficua collaborazione e supportarvi al meglio con personale qualificato. Kelly Services (Svizzera) SA Via Magatti 3 CP 6041 6901 Lugano Tel. +41 91 910 51 00 Fax +41 91 910 51 09 alida.decio@kellyservices.ch www.kellyservices.ch
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Vita dei Soci di Lisa Pantini
May we helpware you? La storia ed il successo di un’azienda, Orion EDP SA, che ha fatto dell’aiuto e del supporto verso il cliente il proprio cavallo di battaglia: vincente
È nel 1980 che con Renato Taiana inizia la storia della Orion EDP SA. Un’azienda che da subito si è contraddistinta per spirito d’iniziativa, tecnologia sempre all’avanguardia per la proposta di prodotti e servizi innovativi e sempre aderenti alle richieste di mercato per dinamismo e voglia di fare. Un partner affidabile, che negli anni ha saputo affiancare numerose ditte ticinesi e del Nord Italia, offrendo loro una soluzione informatica per la gestione aziendale chiara e semplice. Ecco, forse è proprio la semplicità l’elemento vincente su cui la filosofia di Orion ha sempre puntato: rendere facile e naturale l’utilizzo delle nuove tecnologie anche per i profani, con pacchetti di soluzioni informatiche per l’amministrazione delle PMI che andassero ad aiutare e supportare le PMI nella loro quotidianità, e non che fossero un ostacolo. Fare in modo che anche il fruitore più “negato” per l’informatica potesse, attraverso un prodotto Orion, trovare un beneficio nella vita lavorativa, per la gestione ed il controllo dell’attività. Tutte le aziende hanno sempre cercato ausili informatici che supportassero e rendessero più semplice la gestione aziendale. Orion ha saputo ritagliarsi una fetta di mercato in questo senso: offre dei prodotti validi e all’avanguardia con gli ultimi progressi tecnologici, combinati in modo da risultare semplici (non banali), chiari e pronti all’uso, utili soprattutto, alle PMI del nostro territorio. Oltre a ciò, grazie allo spirito proattivo su cui si basa la società e a cui tutti i dipendenti fanno riferimento, i clienti di Orion possono contare su un supporto di consulenza e risoluzione dei problemi, all’insegna del motto “May we helpware you?”. Una visione del mondo informatico e delle nuove tecnologie che si riflette nell’immediatezza dell’utilizzo delle soluzioni, combinate con sapiente semplicità all’evoluzione dei mercati, delle domande, e non da ultimo, delle aziende. 30 anni e più, fatti di aiuto e di supporto ai clienti, di successi e progresso tecnologico. Oggi nell’azienda lavorano 5 dipendenti, che si occupano di programmazione, un Responsabile della clientela, Giacomo Polonijo, oltre ai vertici aziendali nelle persone di Renato e Filippo Taiana. Negli anni sono state diverse le applicazioni per i clienti, con il tempo l’esperienza accumulata ha per-
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Il momento della consegna della certificazione Swissdec, ottenuta nel mese di agosto 2011
messo ad Orion di segmentare il proprio parco clienti in alcune macro aree, potendo così facilmente focalizzarsi sui bisogni specifici di ognuno. Rientrano tra le loro competenze le società fiduciarie, le società di amministrazione immobiliare, quelle commerciali, le imprese di costruzione e quelle industriali. La flessibilità delle soluzioni offerte si presta e si adegua alle diverse caratteristiche aziendali nell’ambito delle realtà territoriali ticinesi e non: micro imprese, ditte di media dimensione, e aziende più importanti. Importante sottolineare che nello scorso mese di agosto, Orion EDP SA ha ottenuto la certificazione SwissDec, fondamentale marchio per poter proseguire nello sviluppo di soluzioni sempre più performanti. La certificazione Swissdec garantisce la corretta tenuta della contabilità salariale e costituisce la piattaforma ideale per la trasmissione di tutte le dichiarazioni salariali verso gli enti interessati (AVS, Cassa assegni familiari, SUVA, LAINF, Casse Malati, Uffici di tassazione e Ufficio federale di statistica-UFS). Ma quali sono i prodotti di Orion EDP SA? Si tratta di una linea dedicata alle piccole e medie aziende, molto performanti ed ad un prezzo molto accattivante: QuickEasy. I pacchetti QuickEasy possono anche essere noleggiati; infatti sono sempre più i clienti che scelgono quest’opzione.
È bene ribadire che Orion è sempre attenta alle esigenze anche dei nuovi clienti, e pronta, grazie alle competenze ed alla professionalità dello staff tecnico, a sviluppare anche nuove soluzioni. QuickEasy si suddivide in 5 pacchetti studiati per le diverse macro aree dei clienti con cui Orion è solita operare. Vediamo quali. • Q uickFin: la soluzione professionale per la contabilità aziendale. Un pacchetto multiutente, multisocietà, e multivaluta che, con un’interfaccia grafica semplice permette la gestione della contabilità generale, debitori, creditori ed IVA in modo rapido ed efficiente. Dedicata al settore amministrativo – contabile, è indicata per uffici fiduciari che si occupano della tenuta della contabilità per conto terzi, e presenta tutto il necessario per la tenuta della contabilità aziendale: contabilità generale, contabilità debitori, contabilità creditori, contabilità IVA e fatturazione. • Q uickCom: la soluzione per la gestione commerciale dell’azienda. Con un’interfaccia grafica appositamente studiata per essere usabile ed intuitiva, QuickCom si prende carico dei problemi di gestione della movimentazione della merce e permette di seguire con facilità e in tempo reale lo sviluppo del proprio business. Studiata appositamente per le necessità dell’ufficio commerciale, indicata per il controllo di tutte le attività connesse alla movimentazione della merce, contabilità magazzino, gestione ordini fornitori, gestione ordini clienti, bollettini di consegna, gestione fatturazione. • Q uickSal: per una gestione completa del personale. Con la certificazione Swissdec Quicksal si garantisce il pieno rispetto delle regole per la tenuta della contabilità salariale Adatta per gli uffici HR delle PMI e per gli uffici fiduciari, che si occupano della tenuta della contabilità paghe per conto terzi. Attraverso la piattaforma Swissdec si ottempera a tutti gli obblighi per le dichiarazioni di fine anno e, oltre alla dichiarazione elettronica, i prospetti riassuntivi ed i Certificati di salario possono essre stampati. • Q uickUff: per la gestione dei lavori d’ufficio e dei time-sheet. Una soluzione ideale per l’amministra-
Il Direttore Filippo Taiana, sulla sinistra, al lavoro con il Responsabile della clientela Giacomo Polonijo
zione delle fiduciarie e degli uffici legali, grazie alla quale sarà più facile gestire e coordinare le attività quotidiane. È indicata per la rilevazione dei lavori effettuati per conto della clientela, la loro fatturazione ed i controlli di redditività del proprio personale (anagrafico dipendenti, mandati, attività e tariffari). • Q uickImm: per l’amministrazione immobiliare. Si tratta di uno strumento semplice, completo, funzionale e provato per lo svolgimento di tutte le operazioni contabili e gestionali relative all’amministrazione di interi immobili da reddito, singole unità o condomini (contabilità generale, contabilità creditori e debitori, gestione immobili da reddito, gestione condomini, gestione contratti, ripartizione spese/conto riscaldamento). Incuoriositi? Interessati? La Orion EDP SA attende la vostra chiamata! Orion EDP SA Centro Vedeggio 2 6814 Lamone Tel. +41 91 611 50 20 Fax +41 91 611 50 28 info@orionedp.com
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Vita dei Soci Intervista con Silvano Rosian, pk.vista SA
pk.vista SA – Esperti in materia di previdenza professionale Consulenza competente per la vostra previdenza professionale Silvano Rosian
La previdenza professionale è un pilastro importante del sistema della previdenza sociale, caratterizzato da una struttura complessa e frequentemente non facile da gestire, richiedendo una professionalità che mette sempre più sotto pressione ed a dura prova i consigli di fondazione. Abbiamo intervistato il signor Silvano Rosian, Partner della nuova socia pk.vista SA con sede a Muttenz (BL) e gestore dell’ufficio di Lugano recentemente aperto.
pk.vista SA si profila come un ufficio di consulenza per clienti in materia di previdenza professionale. Chi sono i vostri clienti?
“I clienti della pk.vista SA sono principalmente casse pensioni autonome e semi-autonome, che usufruiscono della nostra consulenza in materia e si avvalgono del nostro servizio in qualità di esperti della previdenza professionale. Non solo, offriamo anche il servizio di consulenza indipendente a piccole e medie imprese annesse a una fondazione collettiva mediante contratto collettivo d’assicurazione. Da notare inoltre che la ditta, contando sull’appoggio di partner che vantano una grande esperienza anche con le casse pensioni pubbliche, offre anche un servizio di consulenza a istituzioni pubbliche annesse a casse di quel tipo”.
Come si può definire la vostra offerta di servizi?
“La gamma dei servizi offerti dalla ditta è ampia. Come detto anteriormente, il nostro servizio è principalmente quello di consulenza, per esempio nel campo della pianificazione della previdenza professionale. Diamo quindi un servizio di assistenza nel disegno e nell’implementazione di nuovi piani previdenziali, sia per i piani base per il personale come pure per i quadri dirigenziali, offrendo anche delle comparazioni con altri piani previdenziali del settore e proponendo una struttura basata sulla situazione particolare della cassa pensione specifica”.
La vostra consulenza si basa quindi principalmente su aspetti tecnico-assicurativi?
“Non necessariamente, anche se questo rappresenta una buona parte. Per esempio redigiamo per i nostri clienti i bilanci tecnici e confermiamo o calcoliamo i capitali previdenziali da mettere a bilancio. Inoltre offriamo un’anali-
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si dell’esposizione al rischio della cassa, aiutiamo i nostri clienti a determinare il grado di copertura sia tecnico che economico e diamo il nostro appoggio anche in caso di necessità di misure di risanamento. In particolare, e di grande attualità, offriamo la nostra consulenza e parere tecnico al consiglio di fondazione sul tasso d’interesse tecnico da adottare, mostrando ai nostri clienti un’analisi dell’effetto che il cambio del tasso potrebbe causare alla stessa. Bisogna però tener conto che la nostra consulenza comprende anche l’assistenza ai clienti su aspetti legali”.
Gli aspetti legali fanno pensare a regolamenti previdenziali. Offrite quindi anche una consulenza in questo campo?
“Sì, ed è l’altro aspetto fondamentale della figura dell’esperto in materia di previdenza professionale. Ci sono molte normative legali che devono essere definite e disciplinate nel regolamento previdenziale. In qualità di specialisti nel campo ci occupiamo spesso della stesura del regolamento, assicurando che non solo si adatti alle necessità specifiche del nostro cliente, ma anche, e soprattutto, che sia conforme con tutte le leggi e ordinanze in vigore che regolano il settore. Diamo inoltre il nostro appoggio per la stesura non solo del regolamento previdenziale, ma anche dei vari regolamenti necessari, per esempio del regolamento per la liquidazione parziale, regolamento degli investimenti e regolamento dell’organizzazione. Ovviamente ci occupiamo anche dell’analisi dei regolamenti attuali e offriamo la nostra visione di esperti analizzando se gli stessi ottemperano le leggi ed ordinanze in vigore e se raggiungono effettivamente gli scopi prefissi dai clienti. Ma la nostra gamma di servizi non si limita a questo”.
Ci può fare un esempio?
“Offriamo anche consulenza in materia di contratti assicurativi e possiamo anche per esempio, se incaricati, condurre per i nostri clienti le negoziazioni con le compagnie assicurative. Per poter prendere la decisione che meglio si adatti alla struttura del cliente, offriamo delle analisi di vantaggi e svantaggi d’ogni offerta comparando non solo il premio assicurativo ma anche il beneficio globale dell’offerta. Diamo quindi una solida base per prendere una decisione oculata”.
Avete altri campi d’attività?
“Certamente. Un altro campo d’attività importante della pk.vista SA è anche la gestione tecnica delle casse pensioni, sia in primato di contributi che di prestazioni, nonché la conduzione della contabilità della fondazione di previdenza. Siamo pure attivi nel campo della formazione. Offriamo seminari di formazione per i membri dei consigli di fondazione o degli amministratori delle casse dei nostri clienti, durante i quali trattiamo aspetti legali e tecnici legati al ramo. Inoltre, dato che molte imprese devono determinare il costo degli obblighi previdenziali determinati seguendo standard internazionali, per esempio in base agli standard IAS 19, siamo in grado di determinare il costo di tali obblighi”.
Ci può presentare brevemente la struttura della ditta?
“La ditta è composta da nove persone, due esperti in materia di previdenza professionale, tre matematici dell’assicurazione, due esperti contabili e due collaboratori. È membro della Camera degli esperti previdenziali e dell’associazione svizzera degli attuari. Ha la sua sede principale a Muttenz,
nel Canton Basilea Campagna ed ha recentemente aperto una filiale a Lugano”.
Avete quindi una presenza a Lugano?
“Sì. In qualità di socio della ditta, ho aperto un ufficio di consulenza in viale Catteno 25 a Lugano. Mi trovate al numero +41 91 921 07 42. Per il momento si tratta di una presenza limitata ad alcuni giorni alla settimana, ma nel corso del prossimo anno prevedo di stabilirmi in Ticino per garantire una presenza continua. Siamo quindi in grado d’offrire localmente la stessa gamma di servizi di qualità in italiano, dal Ticino per il Ticino insomma. Questo ci consente una certa flessibilità e rapidità di adattamento alle esigenze dei clienti. Tutto questo ed altre informazioni utili le troverete anche nella nuova pagina d’internet www.pkvista. ch, che dispone pure di una versione in italiano. Visitateci!” pk.vista AG Viale Carlo Cattaneo 25 , 6900 Lugano Tel. +41 91 921 07 42 info@pkvista.ch
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Vita dei Soci
Argor-Heraeus SA: pubblicato il primo Report di Sostenibilità È disponibile sul sito www.argor.com il primo Report di Sostenibilità di ArgorHeraeus, una delle principali realtà industriali specializzata nella lavorazione e nel commercio di oro e metalli preziosi, attiva da sessant’anni nel Mendrisiotto. Il documento, che raccoglie attraverso numeri, parole e immagini lo sforzo in ambito di responsabilità socio-ambientale, rappresenta la sintesi dell’impegno verso il territorio e tutti i portatori d’interesse dell’azienda
Consapevole che un’attività di tipo industriale genera necessariamente un impatto sull’economia, sulla società e sull’ambiente in cui viene svolta, Argor-Heraeus è da sempre impegnata in attività volte a misurare, controllare e limitare tale impatto, nonché a favorire l’integrazione tra l’azienda e il tessuto economico e sociale in cui è inserita. La crescita importante che ha visto protagonista la realtà sottocenerina negli ultimi anni, e con essa l’aumento del numero e della portata delle attività e degli impegni assunti verso ambiente e società, hanno fatto emergere la volontà di condividere in un unico documento gli sforzi prodotti. Da qui nasce dunque il primo report di sostenibilità, strumento attraverso cui gli impegni assunti rispetto alle implicazioni economiche, ambientali e sociali della propria attività vengono condivisi da Argor-Heraeus con azionisti, dipendenti, clienti, fornitori ma anche media,
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popolazione e istituzioni: vale a dire tutti coloro che direttamente o indirettamente sono in relazione con l’azienda. Sfogliando le pagine del report, consegnato in forma cartacea a tutti i dipendenti dell’azienda, emerge, tra i vari dati, che l’azienda distribuisce il 36% del valore da essa generata ai propri collaboratori, sotto forma di salari, e che oltre tre quarti dei fornitori di Argor-Heraeus, risiedano all’interno dei confini della Confederazione. Nella sezione dedicata alla responsabilità ambientale sono elencate e descritte le quantità di acqua, di prodotti chimici e di energia utilizzate, nonché le misure di sicurezza e le soluzioni tecnologiche adottate per uno sfruttamento efficiente delle risorse. Gli sforzi in questo senso hanno portato, ad esempio, ad una riduzione del 57% delle emissioni di CO2 in sette anni per tonnellata prodotta. Le pagine riguardanti la responsabilità sociale dell’azienda, infine, informano il lettore riguardo alla composizione del personale, evidenziando, tra l’altro, la creazione di 25 nuovi posti di lavoro nel 2010. Si evidenzia anche come la sicurezza sul lavoro rappresenti per l’azienda la priorità assoluta che viene perseguita attraverso ore di formazione e programmi dedicati ai collaboratori. Per Argor-Heraeus, il report non è solo un momento di verifica e condivisione dei propri sforzi ma è soprattutto un nuovo punto di partenza. Benché molta strada sia stata fatta infatti, molta ne resta da fare, in attesa del prossimo momento di verifica, il report riferito al 2011. Argor-Heraeus SA via Moree 14 6850 Mendrisio Tel. +41 91 640 53 53 Fax +41 91 646 80 82 www.argor.com
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Le PMI del Ticino e il Web: è ora di rinnovarsi! Ma in che modo le aziende possono sfruttare le opportunità del web?
Un uomo è seduto sulla riva di un lago e cerca di prendere i pesci con le mani. Passa di lì un viandante, dà un colpetto sulla schiena al pescatore e gli dice: “Ehi, buon uomo, vieni, ti mostro come si tesse una rete. Con essa potrai prendere più pesci e in maniera più veloce che con le mani”. Il pescatore è cosi concentrato in ciò che sta facendo che quasi non ascolta. Senza alzare lo sguardo risponde al viandante: “Non ho tempo. Ora devo prendere i pesci”. Fonte: Il principio LOL2A, scritto dall’economista René Egli. Bestseller in diversi Paesi. Questo è quello che succede ad una gran parte delle piccole medie imprese in Ticino. Continuano ad investire su canali tradizionali, sorpassati e senza ottenere grandi risultati, scettici nel valutare novità. Le aziende devono essere consapevoli che per ottenere successo bisogna rinnovarsi ed investire nei canali pubblicitari innovativi, soprattutto non snobbando il web.
• a ggiornare in continuazione il sito web con novità, consigli relativi al vostro settore e promozioni; • la presenza nel web è complessa, va pianificata ed organizzata con cura; • imparare ad usare gli strumenti di statistica del sito web per ottimizzare gli investimenti (chi visita, quanto visita, da dove visita, frequenza di rimbalzo, ecc.); • pianificare una presenza nei social network (facebook, twitter, youtube), ma attenzione social media marketing significa lavoro costante ed azioni veloci; • ottimizzare in continuazione il sito web nei motori di ricerca con campagne pay per click ed indicizzazione diretta; • costruire un database di e-mail, suddivisi per potenziali clienti, interessati e clienti esistenti; • praticare e-mail marketing con un sistema newsletter professionale; • organizzare e pianificare concorsi utili per raccogliere indirizzi e-mail a cui mandare e-mail promozionali; • costruire delle landing page; • realizzare dei piccoli video sul servizio e/o prodotto ed organizzare delle campagne virali. Il web marketing è un concetto molto ampio e a dipendenza del settore bisogna agire in modi diversi, focalizzandosi su concretezza e creatività.
Internet ha un ruolo trainante nello sviluppo economico! I vostri potenziali clienti sono stufi della solita pubblicità. È ora di capire che il cliente desidera conoscere aziende innovative, aziende aggiornate, aziende che comunicano con il web.
Le aziende che si registrano su www.svega.ch/consigli parteciperanno all’estrazione di 3 libri “Il principio LOL2A”, Bestseller in diversi Paesi.
Ma come ci si può preparare?
Alcuni input qui di seguito. Consigliamo comunque di rivolgersi ad un agenzia web qualificata per una consulenza e una pianificazione della strategia di web marketing: • d edicare un budget annuale per il sito e la relativa promozione; • sviluppare un sito web che comunica, che rappresenta, che mette in evidenza le Vostre potenzialità;
Metterci alla prova è semplice: www.svega.ch – Tel. +41 91 971 49 62
Maximilian C. Schwenn è a Vostra disposizione per una consulenza
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Pubblico numeroso e grande soddisfazione per Ticino Impiantistica 2011 a Giubiasco
Si è conclusa sabato 8 ottobre 2011, dopo tre giorni di intensa attività lavorativa (ma anche svago e dialogo), la sesta edizione di Ticino Impiantistica, l’esposizione della tecnica termo-sanitaria e delle energie rinnovabili. Lo sviluppo di queste energie alternative prosegue a pieno ritmo nonostante la bassa congiuntura; ne è conferma la grande affluenza di pubblico in visita (oltre 5’000 visitatori), giunto da ogni angolo del Cantone e anche dai Paesi oltreconfine. Grande soddisfazione dunque da parte dei visitatori per l’alta qualità della rassegna, ma anche degli espositori che, nell’arco delle tre giornate, hanno potuto mostrare e “lanciare” i loro prodotti sia ad operatori del settore (l’80% dei visitatori) sia ai privati, che hanno colto l’occasione per informarsi sulle nuove tendenze del mercato del comfort tecnico-ambientale, sulle applicazioni, sugli impianti a risparmio energetico e, soprattutto, sugli incentivi cantonali tramite il Programma Edifici. Proprio il risparmio energetico e una nuova coscienza ambientale sono i temi prioritari alla base della progettazione di sistemi atti a climatizzare, riscaldare, alimentare al meglio le nostre abitazioni riducendo drasticamente i fattori negativi legati ad una scorretta gestione delle fonti energetiche; come sottolineato dal Dr. Mirco Moser (Capo dell’Ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili) durante il discorso d’inaugurazione “…La politica energetica dovrà dunque orientarsi lungo due direttrici: in primis determinare un uso più efficiente dell’energia, attraverso la diminuzione dei consumi, in particolare del parco immobiliare; in secondo luogo favorire una produzione efficiente e diversificata, sostenibile dal punto di vista ambientale e redditizia dal profilo economico, ricorrendo per quanto possibile a fonti di energia rinnovabile”. La manifestazione si è dimostrata un appuntamento importante sia per i visitatori che per le ditte espositrici che hanno intuito come la direzione da seguire sia proprio quella dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili, per sfruttare al meglio le risorse con tecnologie innovative ed ecocompatibili, nel contesto della rivalutazione
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Mirco Moser, Capo dell’Ufficio dell’aria, del clima e delle energie rinnovabili, e Fabio Sacchi, ideatore di Ticino Impiantistica
della politica energetica del nostro Cantone, un tema oggi di grande attualità. Gli effetti negativi delle variazioni climatiche sono sempre più visibili. Per questo è oramai chiaro che la produzione di energia da fonti rinnovabili oltre al risparmio energetico sarà la sfida del futuro. Gli organizzatori, i partner e i patronicinatori delle varie Associazioni di categoria ringraziano i partecipanti, gli espositori e tutti coloro che si sono adoperati per la buona riuscita della manifestazione e danno appuntamento alla prossima edizione di Ticino Impiantistica nel 2013. Ticino Impiantistica Mostra della Tecnica Termo-Sanitaria e delle Energie rinnovabili Casella Postale 34 a 6928 Manno Tel. +41 91 600 20 70 Fax +41 91 600 20 74 info@ticinoimpiantistica.com www.ticinoimpiantistica.com
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IBC: una finestra sul mercato assicurativo mondiale Piermichele Bernardo
Decentralizzare produzioni, aprire succursali all’estero, acquisire società in altri Continenti, sono solo alcune delle decisioni prese da un manager che hanno delle conseguenze importanti nella gestione dei rischi e, di conseguenza nelle strategie assicurative. Che si tratti di “D & 0” o “Employee Benefit”, oppure di coperture del credito, di responsabilità civile, di trasporti, di cose, un concetto di copertura del patrimonio personale ed aziendale a livello globale é necessario, ma questo senza dimenticare il rispetto delle leggi locali. Il Gruppo IBC è il partner esclusivo per la Svizzera di Assurex Global (www.assurexglobal.com). Fondato nel 1954 in Ohio (USA), Assurex Global è cresciuto fino a diventare il più importante network mondiale di broker indipendenti, con oltre 500 uffici nei 6 Continenti, un volume premi di oltre 28 miliardi di dollari e oltre 25’000 collaboratori. I broker interessati a far parte di Assurex Global sono sottoposti ad un rigoroso processo di selezione che valuta in particolare la: • posizione di mercato, • storia e crescita, • qualità assoluta ed ampiezza dei servizi, • integrità e reputazione, • disponibilità a garantire un servizio di alta qualità alla propria clientela ed a quella del network. L’importante incremento della clientela registrato nel nostro continente ha fatto maturare la decisione di aprire un ufficio a Londra con lo scopo di supportare le attività europee. Il funzionamento del sistema è abbastanza semplice in quanto ogni partner coinvolto sa esattamente cosa deve effettuare. In effetti, l’Headquarters del cliente decide con il Leading Insurance Broker la strategia assicurativa (massimali, franchigie, estensioni, limitazioni, compagnie assicurative, ecc.) e coordina l’attività dei diversi broker locali.
I broker locali devono effettuare una valutazione dei rischi locali, informare il Leading Broker sulle esigenze delle aziende locali coinvolte e sulle leggi ed usi locali (coperture obbligatorie e/o usuali), proporre e stipulare i contratti necessari tenendo conto di quanto già garantito dalle coperture impostate a livello di gruppo. Il Leading Broker presenterà poi al Headquarters del cliente, nei termini e nella forma stabiliti, un “rapporto consolidato” sui rischi, le coperture ed i sinistri avvenuti nei diversi siti nei quali il Gruppo è presente. Passport Assurex Global è il software che viene messo a disposizione senza costi aggiuntivi e che permette in qualsiasi momento ai clienti di accedere in linea a: • copia delle polizze assicurative ed i loro riassunti; • procedure di annuncio e gestione dei sinistri; • gestione degli inventari, ecc.. Per un broker come IBC, essere partner di Assurex Global è da una parte molto interessante, in quanto ci permette di garantire un servizio di alta qualità a livello mondiale alla clientela che ne ha necessità, e dall’altra è molto arricchente, in quanto ci permette di scoprire soluzioni interessanti proposte in altre continenti. Infatti, in caso di necessità, possiamo inserire la nostra domanda nel sistema Assurex e ricevere le indicazioni su come e con quale compagnia d’assicurazione internazionale una determinata problematica è stata risolta. Abbiamo in effetti riscontrato che alcune compagnie offrono o meno determinate soluzioni a dipendenza del mercato di emissione del contratto assicurativo. IBC un servizio locale, nazionale e mondiale a vostra disposizione. Non esitate a contattarci o a consultare il sito www.assurexglobal.com. Persona di contatto: Piermichele Bernardo Direttore e Partner IBC Insurance Broking and Consulting Lugano SA Corso Elvezia 27, CP 5786, 6901 Lugano Tel. +41 91 911 55 51 (diretta) Mobile +41 78 712 713 2, Fax +41 91 911 55 50 bernardo@ibc-broker.com, www.ibc-broker.com www.assurexglobal.com Attualità:
SINGEL BUYER CREDIT INSURANCE per mancato pagamento in combinazione con il finanziamento
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Vita dei Soci Adattamento di Lisa Pantini
A suggellare la chiusura dei festeggiamenti per il 75°, UPSA TICINO ha presentato il settore formazione Tre intensi giorni di festeggiamenti, simpatia e professionalità all’inizio di ottobre, hanno chiuso in bellezza l’anno del 75°, quando UPSA Ticino ha aperto le porte del suo Centro di Formazione di Biasca
regionali: Belinzonese, Biasca e Valli, Locarnese, Luganese e Mendrisiotto, coordinati dal Comitato UPSA Ticino.
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Fondata nel 1936, UPSA Ticino raggruppa oggi 220 affiliati (che impegnano circa 4’000 dipendenti) che hanno scelto consapevolmente di far crescere la propria professionalità adottando un “Codice etico” che determina in modo inequivocabile le regole di comportamento di ogni associato. UPSA Ticino è oggi un’organizzazione molto snella, con un Segretariato presso la Camera di commercio che interviene in quattro ambiti: assistenza agli associati, vertenze tra i nostri membri e la clientela, formazione e soccorso stradale. La struttura UPSA TI è organizzata in gruppi
La formazione, la garanzia per un futuro ricco di successo e professionalità Da sempre stimolata da una continua crescita tecnologica dei prodotti commercializzati, UPSA Ticino ha sempre investito nella formazione continua, a partire dall’apprendistato, per la quale nel 1995 ha aperto a Biasca il proprio Centro di Formazione. Ogni anno sono oltre 400 gli apprendisti che vengono preparati oltre ai numerosi professionisti che scelgono di seguire formazioni post-diploma. Utile sottolineare che la formazione è strutturata per essere al passo con i tempi, ed adattata ai mutamenti tecnologici atti negli anni. Il numero di giovani formati è la garanzia di un’associazione seria e professionalmente impegnata, che ben accoglie tra le sue fila non solo ragazzi, ma anche numerose ragazze, che già in passato hanno intrapreso un apprendistato nel ramo dell’auto. Oggi sono
Anno scolastico 2011-2012 anno Assistenti di manutenzione Meccanici di manutenzione Meccatronici
Meccanici moto
Meccanici cicli Giardinieri
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1 2 1 2 3 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 1
totale totale per veicoli ragazze per anno profes- pesanti sione 15 44 29 67 3 1 85 219 6 1 67 3 8 1 14 51 1 1 12 1 17 9 6 3 7
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Expo Trucks Ticino: i bolidi sotto i castelli © Ti-Press
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professioniste a diversi livelli in aziende importanti, insomma: è un mito da sfatare che il settore dell’automobile sia solo ed esclusivamente maschile! Il Centro, all’interno del quale vengono organizzati corsi di aggiornamento e seminari, ha ottenuto nel 2002 la certificazione di qualità ISO 9001/2000 e, grazie ad attrezzature completamente all’avanguardia, si è guadagnato la fama di essere uno dei Centri migliori di tutta Europa. Particolare risalto è stato dato alla figura del meccatronico, un percorso professionale che coniuga l’evoluzione tecnologica sui motori (che si avvalgono sempre più di elettronica e di propulsioni ibride) con la pratica di base, sostituendo la figura del tradizionale meccanico d’automobili ed elettricista-elettronico di autoveicoli. Porte aperte per scoprire un mondo d’eccellenza Si sono svolte con grande successo e interesse le porte aperte al Centro UPSA di Biasca dal 6 all’8 ottobre: hanno fatto sì che la popolazione e soprattutto i giovani potessero vedere e “toccare con mano” l’eccellenza della formazione in campo automobilistico, quale possibile orientamento per il proprio futuro. Dopo l’inaugurazione, giovedì 6 nel pomeriggio si è tenuta la visita alle attività degli apprendisti con la dimostrazione dell’Alta scuola specializzata bernese - Tecnica automobile di Bienne. Sono stati presentati alcuni lavori eseguiti dagli studenti, tra cui robot “Festo”, karting ibrido telecomandato, scooter ibrido, motore 3 cilindri con generatore, filmati sui crash test. Anche venerdì 7 ottobre i visitatori hanno potuto immergersi nella realtà formativa del mondo automobilistico ticinese. La sera di venerdì i convenuti hanno potuto assistere ad un’interessante conferenza con due relatori dell’AISA - Associazione Italiana per la storia dell’automobile, l’Ing. Lorenzo Morello, che ha illustrato le svolte cruciali dell’evoluzione tecnica dell’automobile dagli anni ‘30 ad oggi, e l’Ing. Lorenzo Boscarelli ha presentato alcuni spunti sul tema “Automobile, economia e società nel ‘900”. La giornata conclusiva di sabato si è svolta con delle dimostrazioni durante la mattinata e con una dimostrazione SUVA sui pericoli di esplosioni e incendi causati da situazioni apparentemente banali. L’evento di Biasca, ha rappresentato una preziosa opportunità per contattare tutti quei giovani che credono in un futuro di una mobilità fatta di tecnologia, prestazioni e sostenibilità, ed ha suggellato la fine di un intenso anno di festeggiamenti, impegno e serietà per i 75 anni di UPSA Ticino.
Nei giorni 7, 8 e 9 ottobre scorso, in Piazza del Sole a Bellinzona si è tenuta la seconda edizione di Expo Trucks Ticino, la prima volta in una cornice suggestiva come i castelli di Bellinzona; organizzata da UPSA Ticino in collaborazione con numerosi partner. In piazza erano presenti 4 marche di veicoli pesanti, Renault Trucks, Volvo Trucks, MAN e Iveco che hanno attirato l’interesse e la curiosità dei passanti. Gli invitati hanno potuto toccare con mano i veicoli più belli venduti di recente, mezzi potentissimi, fino a 700 CV. Il tutto è stato allietato dal comico Italo Giglioli, direttamente dal circuito di Colorado Cafe e Zelig, e da un aperitivo offerto a tutti i © Ti-Press presenti. Il Comitato organizzativo dell’evento approfitta per ringraziare tutti i presenti per l’ottima riuscita.
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Vita dei Soci di Cristina Robotti, Senior Consultant Luisoni Consulenze SA
UN BRAVO MANAGER È UN BUON DIPLOMATICO!
Cristina Robotti
Spesso ci autodefiniamo: carismatici, assertivi, coraggiosi, motivati, concreti, creativi… e fortunati, ma basterà? No, dobbiamo essere anche dei buoni diplomatici! L’arte della diplomazia è un’abilità che, nel lavoro o nel privato, affrontiamo quasi tutti i giorni. L’obiettivo che ci poniamo è quello di sapersi confrontare con gli altri, mettendo in campo stile, eleganza e capacità di argomentazioni, sempre nel rispetto di tutti, gestendo al meglio le situazioni di difficoltà e le differenti esigenze. Spesso dobbiamo ragionare con lucidità e freddezza in momenti di ansia, di urgenza e sovraccarico, diventando così “l’ago della bilancia”, offrendo e proponendo con obiettività agli altri la giusta chiave di lettura per promuovere il miglioramento continuo nell’agire manageriale. Occorre essere malleabili e flessibili, buoni ascoltatori e osservatori, che ricercano sempre un punto in comune, avendo però chiaro lo scopo di partenza. In una trattativa ad esempio, occorre saper portare a proprio vantaggio le incertezze, facendole divenire certezze, punti di forza mediando se necessario, tra posizioni opposte. “Costruire” le reazioni desiderate alle nostre richieste è una capacità verso la quale siamo o meno predisposti, che si può acquisire e che va sempre tenuta in esercizio affinché diventi naturale nel nostro agire. Alcuni suggerimenti di buona condotta per avere successo nei rapporti di negoziazione con gli altri (bibliografia: “L’arte della diplomazia nella vita quotidiana” di Frank Naumann, psicologo della comunicazione, ediz. TEA pratica, pagg. 240): • Mostrare interesse e saper ascoltare: resistere, aspettare, ascoltare, osservare e se provocati contare fino a tre prima di reagire. La pazienza è la virtù del buon diplomatico! • Avere cura del linguaggio e individuare e determinare gli obiettivi: avere obiettivi chiari nello svolgimento di qualsiasi ruolo, costituisce la misura del nostro successo e aiuta a non disperdere le forze. Comunicare con gli altri in modo educato, rispettoso, cortese, aiuta a entrare in empatia e ad instaurare una relazione positiva, efficace ma soprattutto di fiducia. • Ricercare sempre un punto in comune: mediare e trovare un avvicinamento in una situazione conflittuale
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che conduce le parti in disaccordo, a giungere ad un colloquio costruttivo e collaborativo piuttosto che aggressivo. L’importante poi è non schierarsi! • Essere sinceri ammettendo anche i propri errori: reagire ad un attacco personale raccontando delle piccole bugie innocue e che possono talvolta rivelarsi strategiche. Attenzione però, che l’altro non scopra la tattica o il comportamento poco corretto per raggiungere l’obiettivo se no, non si fiderà più. L’efficacia di riconoscere gli errori ammettendo la responsabilità delle nostre azioni ci rende umani e aiuta a porre un freno all’eventuale rabbia dell’altro. • Offrire alternative: se si vuole mediare una situazione contrastante, vista la quantità di informazioni e variabili disponibili, per agire bisogna limitare il raggio d’azione e prendere una decisione. Dopo aver ascoltato le parti, spiegato com’è nato il conflitto, compreso perché ognuno insiste sul proprio punto di vista e rimprovera l’altro di non giungere ad un accordo, il diplomatico non sottovaluta e non reagisce davanti a queste situazioni con lo stesso atteggiamento, ma sperimentando nuove vie e affrontando eventuali cambiamenti. • L a scelta del momento giusto: una visita inaspettata o una richiesta imprevista, non sempre possono risultare gradite. Però a volte basta davvero poco per rapportarci agli altri con rispetto dei loro tempi e impegni. Riflettendoci un attimo, a nessuno di noi farebbe piacere se qualcuno si comportasse così! Un bravo manager è un buon diplomatico, che ricopre più ruoli contemporaneamente, capace di essere determinato, autorevole nelle sue scelte, ma sempre nel rispetto degli altri, facendo emergere saldi valori e instaurando sempre nuovi rapporti, praticando l’antica arte della gestione dei contatti umani. Luisoni Consulenze SA Via Balestra 9 6900 Lugano Tel +41 91 911 30 00 Fax +41 91 923 55 43 www.luisoni.ch
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