Ticino Business

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nr. 9 / Nov. 2012

95 Assemblea Generale della Cc-Ti esima

Teatro sociale, Bellinzona, 12.10.2012


La sicurezza di sentirsi felici.

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Sentirsi sicuri.


Sommario Novembre 2012 Strong opinion Assemblea Cc-Ti 95 95esima Assemblea Cc-Ti esima

95esima Assemblea Cc-Ti Editoriale Contromano Il Tema Ospite Ospite Biblioteca liberale Diritto Attualità Attualità Attualità Attualità Attualità Eventi Eventi Eventi Eventi Eventi Eventi Eventi Formazione Osec Commercio estero Fiere internazionali Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci Vita dei Soci

nr. 9 / Nov. 2012

4 Discorso del Presidente Franco Ambrosetti alla 95esima AGO Cc-Ti 9 Intervento della Consigliera di Stato Laura Sadis alla 95esima AGO Cc-Ti 12 Rilancio del partenariato sociale e difesa del sistema liberale fra gli obiettivi principali 14 Alcuni dei momenti più significativi della 95esima AGO Cc-Ti 16 Un’Assemblea generale ordinaria... straordinaria 17 La politica corrotta della Repubblica Cafonal 18 Come cambia la nostra piazza bancaria 20 Non c’è alternativa agli accordi fiscali 22 Rubik: istruzioni per l’uso 24 Il sapere nostalgico della sinistra (bio)illogica 26 Diritto, consulenze e formazione 27 10 anni di successi: il freno all’indebitamento 28 Difendiamo il franco svizzero con più coraggio! 29 Un percorso interattivo verso Milano Expo 2015 30 C’è investitore e investitore 31 Aiutanti mobili 32 Agiamo Insieme! - il 19.11.2012 33 Agiamo insieme: Cc-Ti e Ufficio assicurazione invalidità uniti per il reinserimento nel mondo del lavoro delle persone che hanno subito un danno alla salute 35 Istituzioni finanziarie internazionali: come accedere alle gare d’appalto? - il 28.11.2012 36 Sicurezza e protezione personale: un valido partner in ICS Security Solutions 38 Accordi di libero scambio: opportunità e rischi per le aziende ticinesi 40 Giornata dell’economia ticinese 2012 42 Turchia: l’ascesa della tigre del Bosforo 46 Corsi proposti dalla Cc-Ti 47 Commercio estero 51 Appalti pubblici: le opportunità per le PMI date dalle istituzioni finanziarie internazionali 52 I prossimi appuntamenti 53 FSAGA 56 Lugano Airport SA 57 59 59 60 61 63 64 67 68 70 71 72 73

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Impressum

Redattrice responsabile: Lisa Pantini

Teatro sociale, Bellinzona, 12.10.2012

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Editore: Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Lugano

95esima Assemblea Generale della Cc-Ti

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Comitato redazionale: Franco Ambrosetti, Luca Albertoni, Rinaldo Gobbi, Lisa Pantini, Simona Morosini Marconi, Marco Passalia e Mercedes Galan Foto di copertina: © Loreta Daulte

Redazione: Cc-Ti, Corso Elvezia 16, 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 11 Fax +41 91 911 51 12 pantini@cc-ti.ch www.cc-ti.ch Pubblicità: Pubblicità Sacchi, C.P. 558 6928 Manno Tel. +41 91 600 20 70 info@pubblicitasacchi.ch www.pubblicitasacchi.ch

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Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti

Discorso del Presidente CC-TI Franco Ambrosetti In occasione della 95esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti del 12 ottobre 2012 a Bellinzona Siamo nell’anno 5 della crisi globale da quando il fallimento di Lehman Brothers ha drammaticamente dato inizio alla contrazione economica nella quale siamo tutt’ora immersi. Per ora il nostro Paese tiene e prevede una crescita del PIL, seppur minima anche nel 2012. Sappiamo bene che la crisi ha la sua origine negli USA a causa dei subprime e quanto lento e faticoso sia il ritorno alla normalità. Sappiamo che anche in Europa la crisi originatasi a Wall Street ha colpito duro ponendo le premesse per uno sfaldamento dell’euro e poi dell’Unione Europea. Sappiamo inoltre che, seppur sempre a un minuto dal collasso, molti interventi sono stati fatti. La domanda è: ce la faranno? Come uscire dal tunnel, ammesso e non concesso che la luce che si intravvede in lontananza non sia quella dei fari della locomotiva che ci sta venendo addosso? Tra le tante suddivisioni semplicistiche che si fanno degli esseri umani, una mi sembra accettabile. Quella che li distingue in due categorie, i pessimisti che pensano: se gli uomini fossero angeli non ci vorrebbe un Governo. Essi non hanno fiducia nell’uomo che considerano debole e fallace. Sostengono l’idea di uno Stato grande e potente. La seconda categoria è composta dagli ottimisti che credono nell’individuo, nelle libertà individuali e nel self-government e in uno Stato leggero ed efficiente. Io, come molti colleghi qui presenti, appartengo al secondo gruppo e penso che non stiamo per scontrarci con la locomotiva. Usciremo all’aperto vivi e vegeti seppur piuttosto acciaccati. Il primo ferito grave è il mondo finanziario nel suo insieme che dal famoso crollo del 23% in borsa di venerdì 19 ottobre 1987 in poi, non ha smesso di ingigantirsi, di inventare nuovi trucchi (leggi nuovi strumenti finanziari) per superare una bolla e preparare il terreno alla prossima: bolla Internet (96-00), bolla immobiliare (02-06), bolla MBS (mortgage backed securities, 02-07), bolla azionaria (02-07), bolla delle materie prime (04-08). Gli interventi dei Governi e delle banche centrali alleviarono i disastri creando nel contempo le premesse per la nascita della bolla seguente. Per salvare il salvabile USA e EU subirono come conseguenze dolorose un aumento abnorme del debito pubblico a lunga scadenza e l’affermarsi di una convinzione peraltro abbastanza folle di aver scoperto la macchina dei soldi perpetua. La finanziarizzazione dell’economia è la conseguenza di un distacco sempre più marcato dall’economia reale, la creazione per l’investment banking di un mondo a sé. Per economia reale intendo quella di coloro che non sanno bene cosa siano i miliardi perché quotidianamente lavorano con i mille o i diecimila franchi. Ma li sudano realmente, ora per ora, producendo pezzi che si possono toccare, contare o servizi di vario tipo che sommati originano il fatturato aziendale. I miliardi sono distanti quanto Andromeda mentre nel mondo della finanza i miliardi si spostano da un punto all’altro del globo premendo il tasto “invia” sul PC. 1’000 miliardi sono solo un numero, non l’addizione di piccole somme in questo universo virtuale dove con 1 puoi comprare 100 usando la leva finanziaria ovvero indebitandoti. A un amico musicista,

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qualche anno fa cercai di spiegare la differenza tra milione e miliardo in questo modo: se spendi 1’000 $ al giorno, in poco meno di 3 anni hai speso 1 milione. Per spendere 1 miliardo mantenendo lo stesso ritmo di spesa ci vogliono 3’000 anni. L’euforia finanziaria ha da sempre le stesse caratteristiche: la corta memoria dell’uomo, l’illusione di possedere un intuito eccezionale, la certezza che “this time is different”, l’immancabile nuovo prodotto finanziario e, il debito o come è chiamato oggi elegantemente, la “leva”, con la quale la speculazione si alimenta facendo lievitare i prezzi del prodotto finanziario di moda in quel momento, aumento dei prezzi che giustificherà la concessione di nuovi crediti che faranno lievitare ulteriormente i prezzi e così via. Successe già nel 1637 quando in Olanda scoppiò la tulipanomania ovvero la bolla dei bulbi di tulipano, la prima grande speculazione finanziaria della storia economica in cui un bulbo era arrivato a costare l’equivalente di 80’000 €. A completare il disastro è arrivata l’arroganza e l’impunità, il rischio è stato esageratamente sottovalutato, alimentando la convinzione di essere in grado di prevedere gli avvenimenti economici del futuro. Ma gli eventi poco probabili e di grande impatto che in gergo si chiamano “black swans” non sono prevedibili, nemmeno basandosi sulle conoscenze del passato. Qualcuno ha forse previsto il crollo del muro di Berlino o quello delle torri gemelle l’11 settembre 2001? In realtà c’erano molte avvisaglie di un probabile crollo dei prezzi immobiliari a causa dei subprime ma furono volutamente ignorati dai responsabili sempre pronti a vendere titoli rischiosissimi spacciandoli per sicuri. Ricordate i junk bonds o l’IOS di Barnie Cornfeld? Ogni volta è “This time is different”. Appunto. Credo che questo distacco sempre più ampio dall’ economia reale, l’opacità di molti prodotti finanziari, la disonestà insistente di certi operatori e le illegalità commesse in questi anni porteranno inevitabilmente a un profondo ridimensionamento, peraltro già in atto, della sfera finanziaria. E questo è bene per certi versi e male per altri.


Liberalismo in pericolo

Quello che è successo alla finanza infatti, non resta confinato a quel mondo. Oggi una parte dell’opinione pubblica non tollera più di assistere a un affarismo dissennato, a eccessi che hanno arricchito pochi a scapito di moltissimi che invece hanno perso. Questa negatività pervade anche l’economia reale. Oggi, non si accetta più che un’azienda possa chiudere, che posti di lavoro vadano persi mettendo in discussione uno dei principi fondanti del liberalismo economico e cioè quello della libera concorrenza in cui le aziende che non sono in grado di competere, vuoi perché obsolete tecnologicamente, vuoi perché mal gestite, possano fallire lasciando spazi liberi a nuove attività. Il mondo politico non ha mai amato la concorrenza perché causa problemi sopratutto a chi non ci è abituato, per cui le voci stataliste, i critici del libero mercato, i pessimisti che non credono nell’individuo assieme allo scontento dell’opinione pubblica sempre un po’ giustizialista, chiedono a gran voce l’introduzione di nuove e più severe regole, regolamenti più restrittivi, maggiori controlli, più vincoli, più leggi. Ciò significa più Stato, meno economia e più politica. È un rischio enorme per chi, come noi, difende la libertà economica. Aggiungo che i populismi sia di destra che di sinistra non aiutano a sostenere il libero mercato. I danni causati da questo marasma finanziario sono sotto gli occhi di tutti, ma le conseguenze in senso antiliberale dell’esasperazione diffusa per ora sembrano largamente ignorate anche da molti imprenditori e politici liberali che sottovalutano il pericolo per la gioia degli anti-mercato. Sono problemi globali che colpiscono maggiormente gli Stati malmessi economicamente. La Svizzera che è un Paese virtuoso anche per una sua simpatia per il liberalismo anglosassone e un’ombra di laissez-faire, mi sembra meno soggetta a violenti rigurgiti statalisti. Ma il problema in Europa esiste ed è serio, e comunque come diceva Jefferson “la democrazia (ma vale anche per il liberalismo) richiede la vigilanza eterna”.

EURO

I debiti contratti dagli Stati per contrastare le conseguenze nefaste degli eventi speculativi succedutisi hanno contribuito pesantemente a mettere in crisi il processo di integrazione europea attaccando la zona euro. Gli squilibri insiti nel sistema come l’impossibile coesistenza di politiche economiche così diverse fra loro sono balzati prepotentemente alla ribalta, mettendo a dura prova la solidarietà e la mutua comprensione fra i Paesi membri. Il numero di cassandre votate alla morte dell’euro aumenta ogni volta che, con ritardi e tentennamenti snervanti, viene accettata una misura correttiva importante: “non basta a salvare l’euro” si dice. Ed è vero. Ma intanto la moneta unica è sempre lì. Traballante ma c’è. La tanto vituperata Germania ha stabilito per bocca della Corte Costituzionale

che il Fondo Salvastati, pur con alcuni paletti, è legale. Mario Draghi ha ottenuto l’appoggio del suo CdA affinché la BCE possa intervenire sul mercato dei titoli di Stato per contenere gli spread eccessivi. Ma in Spagna la crisi si fa sempre più nera. L’ Italia fa i compiti a casa ma c’è una gran confusione a livello politico che non pare essere molto rassicurante per i mercati. La Francia cerca di combattere una recessione incombente con misure blande e poco efficaci mentre si assiste a un vero e proprio esodo di persone verso Londra (succede anche da noi...). La Grecia è forse a metà del guado ma la situazione è drammatica con una recessione che in 3 anni ha mangiato un buon 15% del PIL. La Germania comincia a sentire i morsi del rallentamento economico e ciò non facilita il compito alla Signora Merkel. L’Olanda segue

la Germania nel dimostrare che essere solidali con i Paesi in difficoltà è sempre meno popolare in casa propria. Quindi hanno ragione le cassandre? Ovviamente nessuno lo sa. Né loro né chi è tutt’ora ottimista come il sottoscritto. È ovvio per tutti che il progetto Europa sarà salvo solo allorquando fatti concreti come la decisione di imboccare la strada dell’unione bancaria, in seguito quella dell’unione fiscale e più tardi quella politica, si realizzeranno. L’Europa non difetta di strumenti e di idee, anzi, ha un disegno attuabile il cui successo dipende solo ed esclusivamente dal calendario. Se si pensa in termini esclusivamente economici la proposta di Soros, ripresa da Berlusconi, di un’uscita della Germania dall’euro è accattivante per i Paesi latini perché la moneta unica perderebbe di valore, i debiti contratti in € verrebbero svalutati ridando competitività alle asfittiche economie del Club Med come ai tempi delle valute nazionali. Però... il progetto europeo era molto più di un’unione economica: era la volontà di creare uno spazio di pace per lo sviluppo durevole e solidale

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Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti

delle sue popolazioni. Salvaguardando le diversità culturali. Chi può avere interesse a combattere un’idea tanto saggia in un continente che per 2 millenni è passato da una guerra all’altra? O detto altrimenti, fino a che punto ai Paesi ricchi e virtuosi conviene spendere in termini di miliardi e di riduzione della sovranità affinché questo obiettivo sia raggiunto?

LA SVIZZERA

Il nostro fortunato Paese è fuori dall’Europa politica ma profondamente integrato in quella economica, geografica e culturale. Come spesso in passato, è attorniato da Paesi con forti instabilità politiche, economiche e sociali che scontano i danni della crisi americana, della finanza allegra, delle promesse di paradisi terrestri sociali irrealizzabili, di lavorare sempre meno senza riduzioni di salario, baby pensioni, vitalizi, vacanze, garanzie del posto di lavoro, illusioni di prosperità, ecc. Parlo di Italia, Francia, Spagna e altri che non hanno capito che la socialità non viene dispensata dallo Spirito Santo, che non basta volerla fortemente per averla, che qualcuno, e questo qualcuno siamo noi imprenditori, la ricchezza la deve produrre PRIMA che diventi spesa. Lo Stato non produce niente. Consuma. Screma e distribuisce. E per farlo emette fattura: il costo della burocrazia. La filosofa ultra-liberista Ayn Rand disprezzava l’idea che consiste nel “prendere a Paolo per dare a Pietro per tramite dello Stato”. Detto così può sembrare un concetto accattivante se non che, come sempre, è una questione di misura. Tutto dipende da quanto l’autorità preleva da Paolo. Ho sempre sostenuto e lo ribadisco che un liberalismo senza socialità non è accettabile. La solidarietà che sta alla base della socialità, se non fosse imposta con la forza non potrebbe esistere. Ma laddove il prelievo supera un limite tollerabile, il cittadino si oppone, nasce l’economia sommersa e lo Stato si vede costretto ad aumentare i prelievi fiscali creando un circolo vizioso che alimenterà ulteriormente il sommerso e così via. Sarà allora inevitabile indebitarsi e il resto della storia è noto. Germania e Scandinavia hanno capito che vendere promesse e illusioni non solo è eticamente scorretto ma controproducente. Il Governo illuminato del socialista Schröder ha introdotto una serie di riforme volte a rendere la socialità più vicina alla realtà e la fiscalità più amichevole. Il risultato lo vediamo oggi sia nella crescita economica che nella poca comprensione di una parte dell’opinione pubblica tedesca a essere solidale con i Paesi che mentre loro sopportavano sacrifici pesanti, sperperavano la ricchezza pubblica. Le riforme in Germania furono fatte assieme alle parti sociali e per questo ebbero successo. Nel nostro Paese il primo accordo fra sindacati e associazioni padronali fu firmato nel 1937 quando due uomini illuminati Konrad Ilg (SMUV) e Ernst Dübi (ASM, oggi Swissmem), dopo un lungo periodo di turbolenze costellato di scioperi, serrate, violenze, in un clima di pesantissima crisi economica con forte disoccupazione e inflazione alta. Si sedettero attorno a un tavolo superando equivoci, diffidenza, strumentalizzazioni, demonizzazione dell’avversario per convincere i propri soci a firmare quello che passò alla storia come Friedensabkommen. La metalmeccanica era il più grande datore di lavoro del Paese, lo SMUV (FLMO) il sindacato più importante, il contratto fece tendenza e ben presto divenne un modello per tutta la Svizzera. La pace sociale è senz’ombra di dubbio uno dei maggiori vantaggi competitivi del nostro Paese. La ricchezza prodotta in 75 anni di pace del lavoro ci ha portato ad essere uno dei Paesi più solidi, stabili e invidiati del mondo economico occidentale e oggi siamo al 20mo posto nella classifica del PIL. In un momento di crisi economica diffusa tra i nostri partner europei con disoccupazione giovanile insostenibile, il debito abnorme, la strafottenza di parte del mondo finanziario che vive su un altro pianeta come abbiamo già detto, dovremmo difendere coi denti lo spirito del partenariato sociale che da qualche anno a questa parte perde colpi.

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La buona fede, principio fondante della cooperazione tra parti sociali, viene snobbata, si preferisce il tutto subito mentre il breve termine la fa da padrone come se non ci fosse un domani. A volte si rinuncia all’onestà intellettuale per una concessione immediata. L’arroganza e la prepotenza hanno sostituito la tolleranza e la disponibilità a trattare. Sia chiaro, come nei matrimoni in crisi le colpe sono dalle due parti, sindacati e padronato, entrambi peccano a loro modo buttando via così incoscientemente uno dei nostri più validi atout, una delle fonti del nostro invidiato benessere, la pace del lavoro. È per me inconcepibile che lo Stato intervenga a imporre contratti normali di lavoro sostituendosi ai partner sociali. È successo nella commissione Tripartita in cui Stato e sindacati si sono schierati dalla stessa parte contro i rappresentanti delle imprese. Ma cos’è, non siamo più capaci di parlare tra di noi? Siamo tornati ai tempi in cui si è da parti opposte della barricata invece di come dovrebbe essere, cioè tutti nella stessa barca? Perché se la barca affonda andiamo giù tutti, imprenditori e dipendenti. E lo Stato non può farci proprio nulla. Oppure le ideologie e il velleitarismo prevalgono sul buon senso e si cerca di introdurre il tanto ambito salario minimo obbligatorio in questo modo? È deprimente, umiliante che si ricorra allo Stato per supplire alle magagne di imprenditori che trasgrediscono volontariamente alle regole vigenti per lucrare con il dumping salariale. Ma quando succede i trasgressori devono essere perseguiti nelle sedi opportune lasciando in pace coloro, e sono la stragrande maggioranza, che lavorano con professionalità e onestà. La Cc-Ti con le sue 43 associazioni padronali (quasi 100’000 posti di lavoro) potrebbe anche lasciare la Tripartita perché non siamo disposti ad accettare metodi ricattatori e pretestuosi. E siamo pronti ad adire le vie legali. Quanto al salario minimo per tutti, è giusto che sia il popolo svizzero a decidere in votazione. Noi non vogliamo una guerra tra associazioni e con le istituzioni. Pertanto ci siamo mossi con i sindacati per cercare di comporre le vertenze che ci dividono.


Non c’è chi ha ragione e chi ha torto. Solo punti di vista. La soluzione sta nell’uscire dai corsetti ideologici e nell’abbandonare l’idea di cercare le colpe. Non siamo all’oratorio della parrocchia, nessuno vuole assoluzioni, soltanto comprensione reciproca. Mi appello alle associazioni di ambo le parti sociali: non sotterriamo il partenariato sociale come un residuato bellico del passato, sediamoci a un tavolo e salviamo ciò che resta dello spirito originale delle convenzioni collettive: la buona fede e la fiducia reciproca.

RUBIK

Siamo una nazione virtuosa, la cui ricchezza è dovuta al lavoro, visto che non abbiamo materie prime. Il lato oscuro della medaglia è che mentre noi stiamo relativamente bene, nonostante la crisi mondiale, i nostri partners commerciali soffrono. E molto. I privilegi di cui abbiamo goduto fino ad oggi non sono più ben accetti, la piccola e neutrale Svizzera dà fastidio. Come nella vicenda degli averi ebraici, un tentativo mascherato di mettere in ginocchio la nostra piazza finanziaria, ora la patata bollente si chiama segreto bancario. La comunità internazionale non è più disposta a concederci un vantaggio competitivo che cozza contro le regole del libero mercato che non ammettono a un attore di essere avvantaggiato rispetto a tutti gli altri. Perché il segreto bancario è un vantaggio. Infatti, molto ipocritamente gli accusatori più accaniti, come gli USA, tollerano a casa loro Stati con un segreto bancario come il Delaware e altri, oltre alle Cayman Island. Sanno benissimo che se non lasci qualche scappatoia la conseguenza è il mercato nero. Lo sanno perché il proibizionismo glielo ha insegnato. Come una potenza imperiale dello scorso secolo, tendono ad applicare le loro leggi anche fuori dalla loro giurisdizione, ma essendo pragmatici hanno un approccio molto diverso dai Paesi europei, Germania, Italia, Francia, che invece la buttano sull’etica. Evadere le tasse è un crimine e va punito. Chi non paga le tasse è un ladro. Ora, non voglio farla troppo lunga, ma l’obbligo di pagare le tasse, dal profilo morale, vale soltanto se queste sono eque e se lo Stato rispetta il suo contratto con i cittadini offrendo servizi che siano ineccepibili. Giustizia, sicurezza, formazione, sanità, socialità devono funzionare alla perfezione. Se i soldi scappano in Svizzera dovrebbero chiedersi il perché. Come si spiegano 400’000 cittadini francesi a Londra? Perché in Italia nella classe media e medio bassa quasi tutti hanno un secondo lavoro non dichiarato, anche i lavoratori dipendenti? Perché c’è un sommerso da far paura in Grecia o in Italia? Perché ci sono Stati ladroni e Stati onesti ai fini della fiscalità, quindi è inutile buttarla sul piano etico quando tra i due, Stato e cittadino, non si capisce chi ruba a chi. La colpa è di chi fabbrica la pistola o di chi la usa per uccidere? A queste domande la risposta c’è ma non serve. Gli Stati indebitati fino al collo devono portare a casa denaro per ripianare i dissesti che incombono e l’etica è un’ottima scusa per rifilare sensi di colpa a chi non li merita. In Svizzera non si sono raccolte firme sufficienti per sottoporre a votazione popolare gli accordi fiscali con Germania, Inghilterra e Austria. Segno che anche da noi si è disposti a rinunciare a un po’ di segreto bancario in cambio di un’immagine migliore a livello internazionale. Quindi vada per il Rubik nonostante le conseguenze sicuramente preoccupanti per l’occupazione. Chi porta fondi da noi verrà tassato in base agli accordi fatti. Ma l’anonimato è garantito per chi non vuole rivelare la propria identità, sempre che non si sia macchiato di reati penali gravi. La privacy è un diritto sacrosanto del cittadino che non può essere considerato come avviene oggi, presunto colpevole.

TICINO

Mentre la Svizzera sta globalmente abbastanza bene, date le circostanze, il Ticino fatica come dimostrano i dati sulla disoccupazione (4,1%). Essa è in gran parte stagionale e ricorrente

ma il franco forte, la congiuntura rallentata e il turismo in crisi hanno contribuito a peggiorare il dato. La nostra economia è legata all’andamento della congiuntura svizzera e poco possiamo fare per influenzarla. Riguardo alle problematiche attuali, la Camera ha preso innumerevoli volte posizione sui temi caldi dell’economia cantonale. Non ripeterò quindi quello che è già stato scritto, ribadito, riscritto fino alla noia, sui molti argomenti caldi come sul raddoppio del Gottardo. Ma sono molto lieto della presenza del ministro delle Finanze ed Economia che mi permette di presentare come nel ‘700 prerivoluzionario un “Cahier de doléance” della Cc-Ti, nel quale, nonostante Tocqueville considerasse i Cahiers una sfida radicale alla legittimità dell’ancien régime, garantisco che non aleggia alcun spirito giacobino ma soltanto il desiderio di approfondire certe profonde questioni che ci preoccupano. 1. I compiti dello Stato sono in cima alla lista. Non è infatti possibile secondo noi, affrontare seriamente la riduzione del debito statale, la cui origine è in massima parte strutturale senza stabilire quali siano i doveri dello Stato. 2. Sappiamo che i tempi della politica sono lunghi ma pensiamo che il buon senso e l’urgenza aiutino ad accelerare l’introduzione della legge sul turismo, oggi sofferente. 3. Lo stesso vale per l’apertura dei negozi, un tira e molla che dura da 30 anni senza che la situazione si sblocchi. 4. Un problema serio lo pone la soluzione dei 2 mia di debito della cassa pensione statale che vorremmo tanto non dover pagare noi (o peggio i nostri figli), che di tasse già ne paghiamo un bel po’. 5. Nella fiscalità delle imprese c’è sempre più da fare per combattere la concorrenza dei Cantoni più attrattivi tra i quali anche il Grigioni. Il fisco non è l’unico criterio di attrattività. Lo sappiamo. Ma una fiscalità concorrenziale per aziende e cittadini serve a far crescere l’economia. Perché se la ricchezza non dà la felicità, figuriamoci la povertà... 6. Una revisione urgente in senso di maggior equità fiscale va attuata per la tassazione delle persone fisiche. Quando metà del gettito è versato dallo 0,85% dei contribuenti l’equità diventa iniquità e la socialità una confisca legalizzata. Termino levandomi un sassolino dalla scarpa a proposito delle aperture domenicali. Con leggerezza e se permettete, un po’ di ironia. Il Seco, organo federale con poteri oscuri, dovrebbe promuovere l’economia. Ma ha deciso di fare il poliziotto. Emette pareri giuridici che hanno l’effetto di una sentenza creando scompiglio e incertezza. Nella questione Foxtown-Centro Ovale è stato determinante per decretare l’illegalità di una situazione come se fosse un giudice. Alla faccia della separazione dei poteri! Il risultato è stato simile a quello dell’ambulanza che accorrendo sul luogo dell’incidente in possesso di una sola barella,alla vista di due feriti decide di lasciarli a terra tutti e due.... E finisco. Si dice che un economista è colui che saprà domani perché ciò che ha predetto ieri non si è avverato oggi. C’è verità in questa affermazione. E ha una sua verità pure questa brevissima storiella sulla finanza virtuale che vede un signore entrare in un albergo e chiedere una stanza. Il padrone chiede 100 € come garanzia e consegna la chiave. Poi va dal macellaio e paga i 100 € di debito che ha con lui. Questi si reca dal contadino che fornisce la carne e salda il suo debito di 100 €. Quest’ultimo consegna i 100 € alla gentile signorina che ogni tanto gli offre dolce compagnia e con la quale era in debito. Lei, prende i soldi, corre in albergo e salda il conto che aveva in sospeso per l’affitto della camera. Nel frattempo il cliente decide di non restare, si fa restituire l’anticipo di 100 € e parte. Nessuno ha guadagnato o perso qualcosa. Tutti hanno estinto il loro debito, e voilà. Tutti contenti.

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95esima Assemblea Cc-Ti

Intervento della Consigliera di Stato Laura Sadis alla 95esima Assemblea generale ordinaria della Cc-Ti Laura Sadis

Pronunciato il 12 ottobre 2012 al Teatro Sociale di Bellinzona

Con piacere porto il mio saluto e quello del Governo cantonale alla novantacinquesima Assemblea generale ordinaria della Camera di commercio del Cantone Ticino, per la quale nutro – da sempre – grande rispetto e considerazione, unitamente alle altre associazioni economiche, per me attrici e interlocutrici fondamentali nell’impostazione di ogni politica pubblica e più in generale nella risoluzione dei problemi del Paese. Proprio per questo motivo il Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE) non solo organizza incontri regolari a scadenza semestrale con le associazioni padronali e sindacali, ma le integra e consulta il più possibile nei vari processi decisionali. Compito dello Stato è infatti quello di favorire un lavoro il più possibile coordinato e condiviso fra gli attori della società allo scopo di sfruttare al meglio i grandi potenziali a disposizione – in termini di risorse umane e finanziarie – nel pieno rispetto della libertà, della parità di trattamento, delle regole dello Stato di diritto e dei ruoli di tutti. Certo, è inutile nasconderlo, le differenze istituzionali e di ruoli portano talvolta a delle posizioni discordanti e a un confronto dialettico anche vivace, ma che vogliamo sempre civile nei toni e nei modi e soprattutto costruttivo e pragmatico. Per questo non mancano di certo né le riflessioni né le strategie né le attività comuni: sono infatti molte le iniziative che si sono intraprese e che si stanno intraprendendo in stretta collaborazione tra Cantone e Camera di Commercio, soprattutto nell’ambito dello sviluppo economico. – Penso alla costituzione dell’Associazione per la promozione della piazza finanziaria, una partnership pubblico – privato della quale fa parte anche la Camera di commercio e i cui scopi sono attirare attività nel settore finanziario e favorire la creazione di nuove opportunità anche per gli addetti del settore. – Penso alla stretta e proficua collaborazione nell’ambito della Fondazione Agire, la piattaforma cantonale per il trasferimento delle conoscenze e delle tecnologie e per la promozione dell’imprenditorialità, fra i cui fondatori figura anche la Camera di commercio. Come sapete, la Fondazione Agire ha l’obiettivo di coordinare le varie iniziative presenti nel territorio nel transfer tecnologico e di rafforzare i rapporti tra economia, istituzioni accademiche e politiche pubbliche. Tramite la società Agire Invest SA opera inoltre, con la forma del seed money, a sostegno delle start-up più innovative, grazie a un capitale di 7 milioni di franchi stanziati dal Cantone. – Penso all’accordo siglato tra il Consiglio di Stato e la Camera di commercio per favorire l’internazionalizzazione delle aziende, sia attraverso la creazione di una rete di contatti che permetta ai vari attori di svolgere al meglio il proprio

compito sfruttando in maniera ottimale le conoscenze presenti sul territorio, sia tramite l’organizzazione congiunta di eventi di matching all’estero su mercati considerati interessanti. Il forte interesse riscosso dal Ticino per l’insediamento di aziende e persone fisiche estere, l’ampio sviluppo del settore delle esportazioni dal Ticino verso l’estero e la conseguente crescente richiesta di conoscenze specifiche a sostegno di questo fondamentale settore dell’economia cantonale hanno infatti richiesto una collaborazione più sistematica e coordinata fra il settore pubblico e quello privato: collaborazione formalizzata proprio in questo accordo. – Penso anche, volgendo lo sguardo al futuro, al settore della moda, in cui DFE e Ticinomoda – membro della Camera di commercio – stanno lavorando a un interessante progetto. Collaborazione e coinvolgimento non sono però da limitare a progetti comuni, ma come detto sono da estendere anche all’elaborazione e alla concretizzazione delle politiche economiche, iniziando dalla politica economica regionale, nel cui Gruppo strategico è presente anche la stessa Camera di commercio. Chi di voi, non importa se da attore o da spettatore, ha seguito il tortuoso percorso per giungere, nel quadriennio passato, all’implementazione di questo nuovo strumento, conosce la portata del radicale cambiamento di filosofia e sa quale sia stato il grande lavoro svolto dal DFE non solo per trovare il necessario consenso nel territorio, fra attese talvolta contraddittorie, ma anche per dare coerenza al nuovo indirizzo, non più fondato sul sussidio di singole opere, bensì sul sostegno alle cosiddette condizioni pre-competitive, ossia al sistema territoriale, per stimolare l’innovazione e la messa in rete delle competenze.

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95esima Assemblea Cc-Ti

Questo processo ha comportato la creazione di una nuova governance territoriale, con la nascita degli Enti regionali di sviluppo e delle relative Agenzie regionali di sviluppo, come anche di nuovi osservatori di analisi e conoscenza della realtà economica. La politica economica regionale può dunque cominciare a girare a pieno regime, con una premessa fondamentale però: che tutti gli attori territoriali assumano pienamente, con impegno, progettualità e responsabilità, il loro ruolo di partner del Cantone nel dare contenuti concreti, coerenti e sostenibili alla politica di sviluppo economico. Questo vale anche per le due importanti riforme che il DFE sta portando avanti e che stanno per entrare nel vivo della loro elaborazione: quella della Legge per l’innovazione economica e quella della Legge sul turismo. Il sostegno all’economia, infatti, va ricercato non solo contrastando gli effetti congiunturali – e in questo il DFE ha mostrato notevole capacità di reazione, promuovendo in tempi brevi il Pacchetto anticrisi nel 2009 e quello del 2011 per contrastare l’apprezzamento del franco – ma soprattutto cercando di agire più sistematicamente e strutturalmente sul tessuto economico, anche tramite strumenti a diretto sostegno delle aziende, quali appunto la Legge sull’innovazione economica e quella sul turismo. Sono riforme impegnative, che giustamente implicheranno una discussione nel Paese, ma che dovranno suscitare in tutte le cerchie coinvolte la sana volontà di dare un contributo costruttivo, leale e trasparente. Nessuno vuol calare ricette dall’alto. La necessità di aggiornare le politiche dell’innovazione e del sostegno al turismo non è un’idea nata negli uffici dell’amministrazione cantonale, è richiesta dai cambiamenti profondi della realtà economica. Come non è un’idea calata dall’alto nemmeno quella concretizzatasi nel progetto di Freno ai disavanzi approvata dal Consiglio di Stato. La necessità di mantenere i conti pubblici in sostanziale equilibrio è infatti riconosciuta da un’ampia parte del mondo politico e della società civile. Un’esigenza che nasce non solo dal riproporsi del problema della precarietà delle finanze cantonali, ma soprattutto dalla necessità di riaffermare il principio – sicuramente ben saldo in voi imprenditori – di non spendere nel medio-lungo termine più di quanto viene incassato, evitando il ricorso sistematico all’indebitamento Per questo motivo va introdotto uno strumento – come quello del freno ai disavanzi – che incentivi un’attenta valutazione delle priorità, che obblighi lo Stato ad effettuare un’attenta valutazione finanziaria di ogni suo nuovo compito e una costante verifica di ogni vecchio compito. Nel nuovo progetto – il cui obiettivo è quello di raccogliere maggiore consenso rispetto al Freno alla spesa, arenatosi per ben nove anni in Gran Consiglio – dopo la consultazione si è rinunciato – in linea con quanto richiesto dalle associazioni economiche – a introdurre la regola che impone al cittadino di operare una scelta tra un’eventuale misura di riduzione della spesa e un aumento del coefficiente d’imposta. È invece rimasto, in quanto fondamento centrale della riforma, il concetto del coefficiente cantonale, che non deve però spaventare: i risultati dell’inchiesta della Conferenza dei direttori cantonali delle finanze (FDK) presso gli altri Cantoni dimostrano che l’adozione del moltiplicatore di imposta – introdotti in tutti i Cantoni ad eccezione del Vallese – non comporta né una fluttuazione del carico fiscale, né un aumento della pressione fiscale, anzi. Nella maggior parte dei Cantoni – nonostante le difficoltà

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finanziarie conosciute – tra il 1992 e il 2012 i coefficienti d’imposta risultano tendenzialmente persino in riduzione. Il perché è semplice: l’aumento del coefficiente di imposta rappresenta una decisione estremamente impopolare e costringe i politici ad effettuare delle economie di spesa e di conseguenza a mantenere il preventivo nei limiti previsti. La politica non può quindi più facilmente ricorrere all’illusione fiscale, cioè far intendere ai cittadini che sempre più prestazioni pubbliche possono essere offerte gratuitamente. Gentili Signore ed egregi Signori, dobbiamo unire le nostre forze per far fronte a un momento economico difficile. Dobbiamo creare un’agile ma convinta interazione fra pubblico e privato, sviluppando la responsabilità individuale prima che quella collettiva. Dobbiamo rilanciare il partenariato sociale, superando uno sterile gioco delle parti, abbandonando pregiudizi e dogmatismi ideologici. Lo ha scritto anche il Presidente Ambrosetti, in un recente articolo sul Corriere del Ticino: la pace sociale è una delle condizioni quadro indispensabili per crescere economicamente e socialmente. Una pace sociale sempre più messa in pericolo dalla pressione derivante dall’apertura nel mercato del lavoro e che può essere mantenuta soprattutto con un’assunzione di responsabilità da parte degli imprenditori: è infatti decisivo che i datori di lavoro – i privati – assumano – quando le loro qualifiche lo permettono – persone residenti. Certo lo Stato monitora e dove le riscontra combatte tendenze di dumping salariale e sociale, grazie a delle misure di accompagnamento che devono essere credibili e applicate con serietà, ma tali tendenze devono essere evitate alla base e solo voi imprenditori potete riuscirci, evitando così l’intervento dello Stato tramite i contratti normali di lavoro. Ma per riuscirci c’è bisogno di tutti, per questo questa sera ho insistito molto sulla collaborazione. Le grandi sfide si affrontato facendo gioco di squadra. Non è forse così anche nel calcio, Signor Constantin? Le analogie ci sono tutte, a mio avviso. E non perché qualche tifoso si lamenta del fatto che il calcio è sempre più un’industria e sempre meno un gioco, ma perché nessun campione ha mai vinto la Coppa del mondo in solitaria. “Il sogno di ogni giocatore (condiviso da ogni spettatore) – ha scritto su Il Giorno, nel 1971, Pier Paolo Pasolini – è partire da metà campo, dribblare tutti e segnare. Se, entro i limiti consentiti, si può immaginare nel calcio una cosa sublime, è proprio questa. Ma non succede mai.” Grazie per la vostra attenzione.


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95esima Assemblea Cc-Ti Comunicato stampa della Cc-Ti inerente la sua 95esima Assemblea generale del 12 ottobre 2012

Rilancio del partenariato sociale e difesa del sistema liberale fra gli obiettivi principali

L’annuale Assemblea generale della Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti) è il momento cruciale dell’anno per stilare bilanci sulle attività svolte e sugli obiettivi da perseguire. Gli associati e gli organi della Cc-Ti esprimono una forte preoccupazione per il deterioramento del partenariato sociale ed auspicano che si possa recuperare uno spirito di collaborazione fra i rappresentanti delle aziende ed il mondo sindacale. Per l’associazione-mantello dell’economia ticinese è fondamentale anche tutelare il sistema liberale svizzero, pericolosamente messo sotto pressione da varie iniziative di stampo centralista e dal carattere eccessivamente regolatore. Occorre in effetti evitare di irrigidire inutilmente una struttura che ha dimostrato di essere valida in termini di competitività. Una competitività non scontata, che va difesa e sviluppata con adattamenti mirati, ma senza stravolgimenti, in modo da poter affrontare la preoccupante situazione della zona euro, che continua ad avere ripercussioni importanti anche sulla Svizzera e sul Ticino. 1. Partenariato sociale È innegabile che il partenariato e la pace sociale, elementi che hanno garantito stabilità e prosperità all’economia svizzera, conoscono un momento difficile, legato a diversi elementi. Le trasformazioni della struttura economica svizzera comportano nuove sfide, che implicano un lavoro comune di tutte le forze in campo ed in particolare delle parti sociali. Serve a poco la criminalizzazione generica di tutte le aziende, perché si creano solo tensioni inutili e non si risolve alcun problema. Le frizioni vissute negli scorsi mesi in seno alla Commissione tripartita cantonale in materia di libera circolazione delle persone sono ravvisabili in molte Commissioni tripartite di altri Cantoni. Tanto che le Camere di commercio e dell’industria svizzere, e non solo quella ticinese, stanno ragionando sul ruolo che esse possono e devono assumere in queste commissioni, valutando tutte le opzioni che possono servire alla difesa degli interessi delle imprese. Ciò evidenzia come l’inasprimento dei toni e delle misure contro le aziende sia purtroppo un fenomeno ormai di portata nazionale e non solo limitato ai cantoni, come il Ticino, che sono più esposti agli effetti degli Accordi bilaterali con l’Unione europea. La Cc-Ti, nel tentativo di ristabilire un dialogo costruttivo con le parti sindacali, si sta adoperando affinché si riesca a trovare alcuni elementi comuni su cui lavorare insieme per uscire da questo pericoloso vicolo cieco. 2. Difesa del sistema liberale svizzero Numerose sono le iniziative di vario genere che tendono ad introdurre elementi di centralizzazione e di regolamentazione eccessiva nel sistema liberale svizzero, stravolgendone la natura. Dopo la nefasta e purtroppo accolta iniziativa sulla limitazione delle residenze secondarie, si preannunciano altre consultazioni popolari che mirano a smantellare la legislazione liberale e il federalismo elvetici. Basti pensare all’iniziativa Minder, sulla quale voteremo nel prossimo mese di marzo, volta ad ingabbiare l’autonomia decisionale delle aziende in termini di remunerazione dei propri dirigenti. Oppure all’iniziativa socialista di introdurre

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nella Costituzione federale una proporzione di 1 a 12 come differenza massima fra il salario più elevato e quello più basso in un’impresa. Oppure ancora la revisione della legge federale sulla pianificazione del territorio, che prevede pesanti limitazioni alla proprietà privata. Senza dimenticare i molti tentativi, di cui alcuni già riusciti, di sopprimere la tassazione forfettaria per gli stranieri. La legislazione flessibile, non eccessivamente complicata e il sistema federalista sono stati e sono tuttora garanti del successo della Svizzera e ne favoriscono in modo decisivo la competitività. Abbandonare queste caratteristiche per scimmiottare alcuni paesi vicini sarebbe un clamoroso ed irreversibile errore. 3. Situazione della zona euro ed effetti sulla Svizzera e sul Ticino I noti problemi legati al cambio con l’euro si confermano, come testimoniano i primi risultati parziali dell’annuale inchiesta congiunturale della Cc-Ti. Gli effetti negativi della forza del franco continuano ad assillare circa 2/3 delle aziende, anche se la decisione della Banca nazionale svizzera di fissare un tasso di riferimento per il cambio euro-franco a 1,20 franchi ha permesso di limitare i danni e di adattarsi gradualmente a questa nuova e delicata situazione. Le aziende rimangono però sotto pressione anche perché, oltre ai problemi di cambio, vi sono molti paesi della zona euro in affanno strutturale e congiunturale, per cui gli affari con il nostro più importante partner commerciale, cioè l’Unione europea, subiscono inevitabilmente un rallentamento che ha effetti sulle possibilità di esportazione delle nostre imprese. È pertanto fondamentale evitare che alle aziende vengano posti eccessivi ostacoli burocratici o imposti oneri finanziari supplementari sotto forma di imposte, tasse o balzelli vari che potrebbero avere un’influenza sul livello del costo del lavoro, minando la competitività. Questo vale evidentemente non solo per chi è orientato al mercato dell’esportazione, ma anche per le imprese che operano prevalentemente sul mercato interno, il cui ruolo è troppo spesso sottovalutato. 4. Ruolo ed iniziative della Cc-TI Per sostenere le proprie aziende, la Cc-Ti è attiva su più fronti. Sul piano internazionale, la creazione di un servizio dedicato all’internazionalizzazione delle aziende e un intenso lavoro sul fronte dell’export con il relativo centro di competenze, costituiscono tasselli fondamentali per lo sviluppo delle imprese rivolte ai mercati esteri. Grazie anche al fatto di avere la Presidenza delle Camere di commercio e dell’industria svizzere, la Cc-Ti ha un ruolo centrale nel contesto nazionale e ciò permette di lavorare in modo proficuo a tutela delle piccole e medie aziende ticinesi. In tal modo si può pure affrontare con efficacia una delle sfide più difficili che si prospetta in futuro, cioè quella di riuscire a trovare un equilibrio fra gli interessi delle aziende più rivolte ai mercati internazionali e le priorità di quelle legate soprattutto al mercato interno. Attraverso numerose occasioni di incontro per la creazione di rete, alla collaborazione con le associazioni di categoria e ad un quotidiano lavoro di consulenza e accompagnamento delle aziende, è possibile garantire tale equilibrio.


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95esima

Assemblea Generale Ordinaria Cc-Ti  

95esima AGO della Cc-Ti


venerdi` 12 ot tobre 2012    Teatro Sociale, Bellinzona © Foto di Loreta Daulte

Aperitivo e cena


Editoriale di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti

Un’Assemblea generale ordinaria... straordinaria

La nostra Assemblea generale è sempre un importante momento di aggregazione. L’edizione di quest’anno è stata decisamente straordinaria, per numero di partecipanti, per il luogo in cui si è svolta, per lo scoppiettante ospite che ha intrattenuto il pubblico come un consumato “show-man”. Il grande afflusso di soci ed ospiti ha dimostrato quanto interesse ci sia attorno alle attività camerali, sempre più orientate alla concretezza, sia in ambito politico che in quello della consulenza diretta alle aziende, sempre in nome della creazione di rete, elemento fondamentale per la competitività delle nostre imprese e del territorio. Lo scoppiettante ospite, Christian Constantin, vulcanico Presidente della squadra di calcio del Sion, ma soprattutto abilissimo imprenditore, ha messo a nudo con semplicità proprio questa insufficiente capacità di fare squadra in Ticino, ciò che probabilmente ci distingue in maniera netta (e negativa) dagli amici vallesani (e pure grigionesi). Non che tutti in Vallese vadano d’amore e d’accordo, ma quando si tratta di serrare i ranghi nell’interesse comune nessuno si tira indietro. In Ticino invece siamo ancora troppo schiavi di campanilismi e provincialismi che ci frenano in maniera decisiva su molti temi. Il fatto che Constantin, profondo conoscitore della realtà ticinese, abbia impietosamente sottolineato questo elemento, la dice lunga anche su quella che è la nostra immagine oltre Gottardo. Immagine su cui stiamo lavorando da tempo cercando di proproci in modo serio e costruttivo in tutti i consessi nazionali. I risultati sono buoni, ma purtroppo non basta. E per rimanere nelle immagini calcistiche legate al nostro ospite, forse non è un caso che il Vallese abbia una squadra di calcio nelle leghe superiori, mentre il Ticino ne ha quattro. Probabilmente questo dice tutto. Non è però il caso di scoraggiarsi, anzi questo deve essere uno sprone a migliorarsi e correggere questa tipicità ticinese che porta a vedere con sospetto nuove iniziativa, per la paura che qualcuno potrebbe perdere qualche diritto erroneamente considerato come acquisito. La Fondazione AGIRE, il nuovo servizio di internazionalizzazione della Cc-Ti in collaborazione con l’autorità cantonale, la creazione di un gruppo ticinese che difenda gli interessi delle nostre aziende nel quadro delle commesse pubbliche legate al militare, il centro di competenze dell’export che fornisce consulenza formazione in azienda sono solo alcuni esempi di come i nostri sforzi di creare iniziative sensate ed utili alle aziende siano molteplici. Cosa significa l’importanza del lavorare insieme lo ha dimostrato tutta la discussione sul secondo tubo autostradale del San Gottardo. Partendo da una posizione di nettissimo svantaggio, con ostilità

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palpabile, siamo riusciti, grazie ad un lavoro di gruppo fra associazioni economiche, politici, Governo cantonale ecc. a fare in modo che l’ipotesi di un secondo tubo sia più che reale e comunque che verrà discussa a livello politico federale. La guerra non è vinta, ma si tratta di un successo parziale di valore inestimabile. E, se come probabile, riusciremo a stringere anche alleanze con la Svizzera romanda nell’ambito dei trasporti, saremmo veramente di fronte ad una svolta epocale e mai vista. Lavoro duro, passione e anche un po’ di fortuna sono elementi imprescindibili per ottenere risultati e noi mettiamo tutti questi elementi. I risultati ci danno ragione, anche in termini di peso specifico a livello politico e non solo cantonale. La posizione centrale della Cc-Ti nel contesto della Camere svizzere ci apre porte fino a qualche tempo fa inimmaginabili. Il nostro ruolo è ad esempio stato decisivo nelle discussioni parlamentari concernenti il progetto “Swissness” e la revisione del diritto contabile, dove siamo riusciti a far valere le legittime ragioni delle aziende ticinesi ma anche svizzere. Come detto, se il lavoro, la passione e la necessaria dose di fortuna accompagnano le migliori intenzioni, i risultati arrivano. Ma vi è un altro elemento spesso trascurato e messo in evidenza da Constantin: l’attenzione alle critiche. Egli ha liquidato il tutto con un significativo “je m’en fous”, a metà fra la realtà e la provocazione, perché in realtà nemmeno lui resta totalmente inesensibile alle critiche. Ma se si vuole essere un po’ fuori dagli schemi, creativi e aperti verso il nuovo, come la Cc-Ti, è inevtabile esporsi a critiche e scetticismo, visto che ogni elemento di novità, per le ragioni dette in precedenza, è spesso identificato con il pericolo. La Cc-Ti in questi anni ha dimostrato di saper sfidare con coraggio anche l’ostilità, spesso dettata dal semplice fatto che abbiamo fatto saltare molti schemi. E continueremo a farli saltare. Chi rappresenta il mondo imprenditoriale deve essere creativo e innovativo, anche se questo comporta rompere equilibri consolidati. Le critiche costruttive vanno ascoltate, quelle tendenziose a valte fanno male, ma vanno ignorate sono solo paralizzanti. Infine, ancora due parole sul magico luogo in cui si è tenuta l’Assemblea. Il Teatro sociale di Bellinzona. Luogo splendido che ha permesso di creare un ambiente unico (e non a caso fuori dagli schemi, come il cinema Corso nel 2010...), difficilmente ripetibile. Ma era anche importante tornare nel Sopraceneri, dopo anni, atto dovuto verso questa parte del Cantone e perché comunque, è bene ricordarlo, la Cc-Ti rappresenta le aziende di tutte le regioni ticinesi.


Contromano di Alessio Del Grande

La politica corrotta della Repubblica Cafonal Dallo scandalo della sanità in Lombardia, ai fondi allegri dei gruppi politici alla Regione Lazio e all’appropriazione indebita di denaro pubblico in quasi tutte le altre regioni italiane. E dopo Lusi (Margherita) e Belsito (Lega) ecco ora Fiorito (Pdl) ovvero “Er Batman” di Anagni, cassieri e tesorieri di partito a capo di filiere delinquenziali che hanno gestito gigantesche ruberie di fondi pubblici, di soldi dei contribuenti. Ma al di là di questi personaggi, a cavallo tra il bullismo politico-affaristico e le più miserevoli maschere della commedia dell’arte, nel disastro amministrativo che più di ogni spread sta affondando l’Italia, c’è dell’altro. Ci sono una deriva istituzionale, il collasso di un ceto politico sempre più incanaglito e autoreferenziale, e una corruzione generalizzata elevata a sistema di Governo. Quando agli inizi degli anni ‘70 in Italia vennero istituite le Regioni, nessuno avrebbe mai immaginato che il decentramento amministrativo nel giro di qualche decennio si sarebbe trasformato in un terreno di conquista da parte di una nuova e famelica classe politica. Gente in gran parte venuta su dal nulla e disancorata da ogni sistema di valori, che ha occupato giunte, consigli regionali e le altre istituzioni dell’autonomia locale, come le aziende sanitarie locali e le comunità montane. Enti territoriali trasformati in poltronifici di ripiego per i trombati nella corsa elettorale a più alte cariche elettive, in mega erogatori di risorse pubbliche senza controllo e in spaventosi carrozzoni clientelari. È grazie a questo sistema se oggi la Sicilia, sull’orlo della bancarotta, conta più dipendenti forestali di quanti ne abbia il Canada, se a Roma alcuni consiglieri regionali spendono e spandono organizzando persino feste a tema, mascherati da maiali, tra champagne e belle donne, se governatori e assessori regionali sono ormai tra i politici meglio pagati al mondo. Non per nulla dopo gli ultimi scandali qualcuno ha autorevolmente sostenuto la necessità di abolire le regioni, per le quali solo ora sta emergendo una contabilità folle, mentre il Paese affonda zavorrato da un debito pubblico salito dal 120 al 126 percento del PIL, dal calo dei consumi e da un inaudito inasprimento fiscale che ha colpito cittadini e imprese,

smorzando così ogni ipotesi di crescita. Nell’Italia che dalla Seconda Repubblica è passata alla Repubblica Cafonal, a contrassegnare lo sfascio politico, c’è pure uno sfacelo etico ed estetico che dal centro del potere si è esteso alla periferia. Una generale corrosione dell’etica pubblica e dei meccanismi di controllo istituzionale, favorita “dall’enorme disponibilità di risorse legislative, amministrative, burocratiche e finanziarie di cui gode la politica”, come ricordava recentemente Piero Ostellino sul Corriere della Sera. Oggi si sta assistendo al crollo di un’intera classe politica, dall’ambito elettivo locale a quello nazionale, alla crisi di un sistema di rappresentanza degenerato in un malgoverno gestito – a Roma come nei comuni, nelle province e nelle regioni – da gruppi politici che hanno la loro sola ragione d’essere nell’appropriazione di denaro pubblico. Un ceto politico cresciuto sul vuoto, senza una tradizione alle spalle, privo di una cultura amministrativa e di un orizzonte simbolico, e che in gran parte non conosce nemmeno la storia del proprio Paese. Sono i frutti velenosi di un generale decadimento dei partiti che non selezionano più il loro personale e i candidati alle elezioni, che promuovono a cariche istituzionali di prestigio ex soubrette della tv, improbabili igieniste dentali e vitelloni di provincia senza arte né parte. Inevitabilmente su questo tessuto canceroso prospera e si alimenta anche la corruzione generalizzata che oggi costa all’Italia ben 60 miliardi di euro. Una cifra ingente che segnala pure un generale arretramento civile del Paese e una pericolosa contiguità tra politica, malaffare e criminalità amministrativa. Il vero e più temibile spread dell’Italia è il costo diretto e indiretto di questa classe politica che, oltre al potere centrale, ha occupato comuni, province e regioni. Che si alimenta e si autoriproduce attraverso la gestione e l’appropriazione del denaro pubblico. Soltanto dimezzando questo ceto politico e riducendone drasticamente i finanziamenti pubblici e la possibilità di spesa, l’Italia potrà risanare i suoi bilanci e ricostruire un impianto istituzionale al servizio dei cittadini e non delle consorterie dei partiti.

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Il tema di Alessio Del Grande

Come cambia la nostra piazza bancaria

Per fortuna non si andrà a votare sugli accordi fiscali con Germania, Austria e Gran Bretagna. Al di là, di quello che sarebbe stato il risultato del referendum, il voto stesso avrebbe rappresentato un inequivocabile segnale di debolezza e contrapposizione interna, su un problema così delicato e complesso che, di certo, non avrebbe agevolato il Consiglio federale nelle trattative fiscali con gli altri Paesi. A questi accordi, sulla base del modello Rubik dell’imposta liberatoria, non c’è, infatti, alternativa, se non quella di una linea d’intransigenza e di chiusura nel confronto fiscale con gli altri Stati, che avrebbe soltanto gravi conseguenze non solo per la piazza finanziaria ma per tutta l’economia svizzera. Indubbiamente questi accordi avranno un impatto non indifferente sulla piazza finanziaria elvetica e in particolare su quella ticinese. Ma questo effetto s’iscrive anche in quel profondo processo di trasformazione che nell’ultimo decennio – quindi prima ancora degli accordi fiscali – ha interessato il settore bancario e parabancario. Un processo che va visto non solo alla luce delle intese con gli USA e i più importanti Paesi europei, ma anche delle nuove normative interne e internazionali che regoleranno le attività finanziarie. E che probabilmente incideranno più degli accordi fiscali sul futuro della nostra piazza finanziaria. Nel decennio 2001-2011 il numero delle banche in Svizzera è sceso, anche per via delle fusioni, da 369 a 312, sebbene nello stesso arco di tempo si sia registrato un incremento del + 7% degli istituti esteri. Si è, inoltre, registrata, per effetto della crisi finanziaria mondiale, una flessione nell’incremento dell’apporto delle banche al PIL, cresciuto soltanto di due miliardi: dai 32,8 del 2001 ai 34,8 dell’anno scorso, mentre si è avuta pure una diminuzione del gettito fiscale delle banche. Se oggi la piazza finanziaria svizzera resta contrassegnata dalla presenza di due giganti come UBS e Credit Suisse, che insieme rappresentano quasi il 50% dei bilanci del settore, nel frattempo si è avuto un consolidamento delle banche cantonali e della Raiffeisen. Ma il dato più significativo di questo cambiamento e che denota la qualità del sistema bancario elvetico, nonostante questo indebolimento quantitativo, è il fatto che in termini di capitalizzazione le banche svizzere sono quelle che offrono le migliori garanzie nel confronto internazionale. Un dato estremamente importante se si tiene conto del terremoto finanziario di questo ultimo decennio

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e della pressione a cui sono state sottoposte le nostre banche per le questioni fiscali. In sostanza si è avuta una lunga fase di ristrutturazione che se da un lato ha scremato, dall’altro ha irrobustito il sistema bancario. Anche se non sono affatto da escludere nuovi aggiustamenti, che comporteranno riorganizzazioni con alleggerimenti degli organici. In Ticino questo processo è stato acuito dai tre scudi fiscali italiani che hanno fatto diminuire la massa di attività amministrata dalle banche. Se si guardano i dati del settore bancario del cantone si vede chiaramente come essi si muovono in parallelo con l’evoluzione della piazza finanziaria svizzera. Nel 2001 la piazza bancaria ticinese occupava 8’606 dipendenti, l’anno scorso ci si è attestati a 6’856; una differenza che, però, non va letta solo come posti di lavoro persi, visto che molti servizi prima accorpati nelle banche, e dunque nei loro organici, sono stati esternalizzati a società esterne o a nuove società create appositamente. Inoltre, si è pure registrato un certo flusso di personale dal settore bancario a quello parabancario. C’è, comunque un altro importante aspetto da sottolineare: negli ultimi anni con la crescente informatizzazione e trasformazione dei servizi bancari, una buona fetta di posti di lavori generici e con mansioni ripetitive sono stati sostituiti con profili a più alta professionalizzazione per attività con un più forte valore aggiunto. Anche la riduzione del numero di istituti in Ticino riflette il trend nazionale. Dal 2006 all’anno scorso si è scesi da 78 a 64 istituti, con un conseguente calo del numero di sportelli sul territorio. Insomma, pure il sistema bancario ticinese sta cambiando pelle. Tuttavia, resta il fatto di una realtà, di un Cantone di appena 340mila abitanti che vanta sempre una piazza finanziaria che gestisce patrimoni per 300 miliardi di franchi, con una densità di offerta e servizi che ha pochi eguali nel resto del mondo. Ma forse il dato più interessante è che negli ultimi tempi si sta assistendo ad una promettente ripresa nell’afflusso di capitali dichiarati provenienti, non solo dall’Italia, ma da tutto il mondo. E si sta parlando di capitali dichiarati, dunque non di denaro evaso al fisco. Il che vuol dire che, al di là del segreto bancario, alle banche ticinesi vengono riconosciute sempre più competenza e professionalità nella gestione dei capitali. Un riconoscimento che di per se stesso indica la strada da perseguire in futuro, accrescendo e potenziando un know how che ha una lunga e consolidata tradizione.


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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti

Non c’è alternativa agli accordi fiscali Franco Ambrosetti

Dapprima il modello Rubik, alla base degli accordi fiscali tra la Svizzera e gli altri Stati, era sembrato la soluzione migliore per smorzare la pressione internazionale sulla Svizzera, poi dalle prime contestazioni interne si è passati all’eventualità di un referendum contro le intese raggiunte con Germania, Austria e Gran Bretagna. Come giudica questa discontinuità?

“A questa domanda si potrebbe benissimo rispondere con un’altra domanda: cosa c’è in alternativa a Rubik? Quale altra soluzione sarebbe possibile per la Svizzera? Certo, il modello Rubik ha i suoi limiti, impone alle banche il ruolo di esattore per conto terzi e implica pure un dispendio di costi amministrativi e di tempo non indifferente. Nonostante ciò, penso sia la soluzione più conveniente sia per gli altri Paesi che per la Svizzera”.

Cioè?

“Gli altri Paesi, grazie a questi accordi, potranno contare su un gettito fiscale ‘extra’ non indifferente e che non è poca cosa in una fase di crisi del debito sovrano come quella attuale. Inoltre, anche per il futuro potranno fare affidamento su un sistema di tassazione sui loro cittadini, con fondi nella Confederazione, che altrimenti sarebbe quanto meno difficile tassare. Per la Svizzera il vantaggio immediato è di attenuare la pressione degli altri Paesi su fisco e segreto bancario, offrendo qualcosa capace di rompere quell’accerchiamento e quelle reazioni a catena che qualche anno fa avevano messo il nostro Paese in un angolo”.

In Germania l’intesa con Berna non ha suscitato un favore unanime, tutt’altro. Non pensa che le resistenze che si sono manifestate anche in Svizzera contro i tre accordi sinora sottoscritti, possano in qualche modo pregiudicare le trattative con gli altri Governi?

“Indubbiamente c’è questo rischio. Per il Consiglio federale non è agevole negoziare con altri Stati quando anche al nostro interno non c’è, non dico unanimità, ma un largo accordo con questa strategia. Insomma, non è una situazione facile per il Consiglio federale. Certo è facile criticare il Governo, accusarlo di essere troppo arrendevole verso gli altri Paesi. Più difficile è proporre una soluzione alternativa. Io mi domando se si può veramente pensare ad una Svizzera che alzi i ponti levatoi, che ignori bellamente le ragioni e gli interessi degli altri Stati. Questa mi sembra solo demagogia che rischia di danneggiare non solo la piazza finanziaria elvetica ma tutta la nostra economia”.

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Eppure, c’è chi sostiene che è possibile farlo. Anzi, che la Svizzera avrebbe tutto da guadagnarci.

“Si dimentica o si fa finta di dimenticare che la nostra economia vive di scambi con gli altri Paesi, che è strettamente interdipendente con quella dell’UE, che un franco su due della nostra produzione viene esportato, e che, quindi, con gli altri Stati non c’è soltanto un contenzioso fiscale, ma un insieme di relazioni economiche vitali per la Svizzera e che sarebbe suicida inasprire con un irrigidimento sulle intese fiscali. È altrettanto chiaro che se il nostro Paese in questi anni di crisi è continuato a crescere, lo si deve anche agli Accordi bilaterali con l’UE, nonostante tutti i limiti e le necessarie correzioni che questi accordi ancora comportano”.

Dunque, da parte del mondo economico c’è pieno appoggio a questi accordi fiscali?

“Per forza... E in tal senso si è pure espresso il comitato di economiesuisse, che vede in queste intese la possibilità di disinnescare potenziali conflitti con partner economici per noi fondamentali”.

Allungando lo sguardo oltre Rubik, come vede il futuro della piazza finanziaria ticinese?

“Sul futuro della nostra piazza finanziaria oltre agli effetti degli accordi fiscali, a dipendenza delle aliquote dell’imposta liberatoria, peseranno altri fattori. Penso che avranno un forte impatto anche le nuove normative nazionali e internazionali che condizioneranno fortemente l’attività del settore bancario e parabancario con perdita di posti di lavoro a breve. Speriamo di recuperare nel medio periodo. Si andrà incontro ad una riorganizzazione della piazza, che peraltro è stata già avviata, con un riorientamento strategico in cui conterà sempre meno il vantaggio competitivo del segreto bancario e molto di più l’affidabilità, la competenza e la professionalità nei servizi offerti per la gestione patrimoniale. Gestione patrimoniale che, è bene ricordarlo, non è fatta solo di depositi blindati, ma di consulenza e servizi specialistici nel far fruttare i capitali con il minor rischio possibile. Saranno questi i veri atout della nostra piazza finanziaria, punti forza ancorati, peraltro, ad una lunga tradizione e ad una consolidata internazionalizzazione dei nostri istituti bancari. Concludendo, Rubik sì, perché è il male minore. La pressione dei Paesi indebitati su di noi è forte. Anche le trattative sui bilaterali sembrano ad un punto morto. Una miglior immagine all’estero non può essere che benvenuta anche se i costi relativi, allo stato attuale, non sono prevedibili”.


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Ospite Intervista con Franco Citterio, Direttore Associazione Bancaria Ticinese

Rubik: istruzioni per l’uso

Franco Citterio

Per salvaguardare la fiducia della clientela estera nelle banche svizzere e per disciplinare gli aspetti bilaterali in materia fiscale ancora in via di definizione, dal 2010 il Governo della Confederazione conduce colloqui e trattative. Nell’estate 2011 Svizzera e Germania hanno siglato un accordo che risolve le questioni in sospeso in ambito fiscale nell’interesse reciproco e di quello dei clienti interessati. Nella primavera 2012 l’accordo è stato sottoscritto. L’accordo include un protocollo aggiuntivo che garantisce la compatibilità con il diritto UE. Un accordo simile è stato sottoscritto anche con la Gran Bretagna e in seguito pure con l’Austria. Per capire quali sono gli aspetti pratici di questa importante novità abbiamo posto alcune domande a Franco Citterio, Direttore dell’Associazione Bancaria Ticinese (ABT) Prima di tutto, a quali clienti si riferisce l’imposta liberatoria?

“L’accordo denominato «Rubik» concerne unicamente le persone fisiche con domicilio in Germania. Sono comprese anche le persone fisiche con domicilio in Germania che detengono in via indiretta valori patrimoniali in Svizzera, ad esempio tramite una fondazione o un’altra società di sede di cui sono beneficiari effettivi. Rientrano nell’ambito di applicazione dell’accordo tutti i beni patrimoniali (valori in conto in deposito) affidati dai clienti sopraindicati a banche, commercianti di valori mobiliari, Postfinance o a gestori patrimoniali”.

Come devono comportarsi i clienti interessati?

“Per il momento le disposizioni dell’accordo non richiedono alcuna necessità d’intervento immediato da parte dei clienti. Fino all’entrata in vigore (prevista per il 1° gennaio 2013), ciascun cliente deve scegliere tra le seguenti opzioni: regolarizzazione anonima tramite imposta liberatoria una tantum oppure autodenuncia alle autorità tributarie tedesche senza conseguenze penali e notifica volontaria all’Amministrazione federale delle contribuzioni (AFC). Qualora il cliente non indichi nessuna delle opzioni sopra menzionate, viene automaticamente applicata l’imposta

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liberatoria. Nel caso in cui il cliente desideri rinunciare a questa vantaggiosa soluzione, dovrà ritirare il proprio patrimonio dalla Svizzera entro il 31 dicembre 2012. Le banche svizzere non gli forniranno tuttavia alcun supporto attivo”.

Come può sapere il cliente quale sarà concretamente l’importo da corrispondere?

“La Germania e la Svizzera hanno negoziato un’aliquota fiscale nominale entro il 21% e un massimo di 41%, che va tuttavia rigorosamente differenziata dall’onere fiscale effettivo a carico del cliente. A causa del meccanismo di calcolo utilizzato (che prende ad esempio in considerazione la prescrizione), per la maggior parte dei clienti l’imposizione fiscale sarà presumibilmente compresa tra il 21% e il 25% del patrimonio complessivo. I clienti che arrivano ad un’aliquota fiscale effettiva di 34%, una progressione sarà applicabile fino a arrivare al 41%. La progressione dipende da fattori come l’importo del patrimonio non dichiarato anziché del tempo che questo patrimonio si trovi sul conto. L’importo da corrispondere per la regolarizzazione dei patrimoni in essere viene calcolato per ciascun cliente in funzione delle aliquote fiscali definite dall’accordo. A tempo debito i clienti interessati riceveranno informazioni dettagliate dai propri consulenti”.

In cosa consiste l’imposta liberatoria per il futuro?

“Nell’ambito dell’imposta liberatoria per il futuro, la tassazione dei redditi patrimoniali (interessi, dividendi, altri proventi e utili da vendite) è regolata in forma anonima con la ritenuta di un importo corrispondente all’imposta sul reddito tedesca. Sarà applicata l’aliquota dell’imposta sul reddito tedesca attualmente in vigore in Germania, pari al totale di 26,375%. La fiscalità del risparmio UE con un’aliquota del 35% trova applicazione anche in futuro. La Germania riconosce il carattere liberatorio di questa ritenuta fiscale”.

Quale sarà l’ammontare dei capitali che saranno regolarizzati?

“Non siamo in grado di fornire dati al riguardo. L’importo dipende dall’entità dei patrimoni non dichiarati, finora sconosciuta, e dalla disponibilità dei clienti alla regolarizzazione”.

Pensate che alcuni capitali saranno trasferiti all’estero?

“Un pronostico è alquanto difficile. Riteniamo che le con-


dizioni dell’accordo e i vantaggi della piazza finanziaria svizzera agiranno da deterrente contro deflussi di capitale”.

Quanto costerà alle banche svizzere l’attuazione dell’imposta liberatoria?

mediazione di un istituto di credito tedesco. Ci sarà inoltre la possibilità di distribuire anche in Germania determinati prodotti finanziari, ad esempio fondi in valori mobiliari, che soddisfano i requisiti normativi della Svizzera”.

“Prevediamo almeno un importo in franchi che si aggirerà attorno alla fascia intermedia delle centinaia di milioni. Una volta noti tutti i parametri dell’imposta liberatoria, sarà possibile elaborarne l’attuazione tecnica. Poiché il panorama bancario svizzero è estremamente eterogeneo (dimensioni degli istituti, ambiti operativi, quota di clienti dalla Germania), gli sforzi necessari varieranno notevolmente da istituto a istituto. Le banche saranno tuttavia sgravate grazie a servizi opzionali attualmente messi a punto da SIX Group in stretta collaborazione con l’Associazione svizzera dei banchieri”.

L’UE propende più per lo scambio automatico d’informazioni. Secondo voi come reagirà?

In cosa consiste l’agevolazione dell’accesso al mercato tedesco?

“L’accordo riconosce in modo duraturo l’imposta liberatoria come una soluzione equivalente allo scambio d’informazioni. Questa soluzione permette non solo di preservare la legittima tutela della sfera finanziaria privata ma, a lungo termine, anche di rafforzarla”.

“Ai sensi della legislazione tedesca, gli istituti bancari esteri che desiderano fornire servizi finanziari in Germania necessitano di un’autorizzazione scritta. Se l’offerta si rivolge alla clientela privata, la presa di contatto deve necessariamente avvenire tramite un istituto di credito tedesco. L’accordo agevola l’accesso al mercato tedesco da parte delle banche svizzere che desiderano offrire i propri servizi finanziari in Germania. In linea di principio sarà possibile una presa di contatto con i clienti anche senza la

“I membri dell’UE sono liberi di sottoscrivere accordi bilaterali con Stati terzi purché non violino il diritto comunitario. Riteniamo che i Paesi che sigleranno questo tipo di accordo con la Svizzera s’impegneranno a livello dell’Unione per far sì che l’imposta liberatoria sia considerata una soluzione equivalente in modo duraturo allo scambio automatico d’informazioni”.

La Germania può introdurre lo scambio automatico d’informazioni in un secondo momento?

La Svizzera negozierà una soluzione simile anche con altri Paesi?

“Da parte nostra auspichiamo l’attuazione di una soluzione equivalente anche con altri Paesi europei che hanno già manifestato interesse in questo senso, tra i quali l’Italia”.

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Biblioteca liberale di Alessio del Grande

Il sapere nostalgico della sinistra (bio)illogica Si chiama “sapere nostalgico” ed è la convinzione che tutto quello che è accaduto nel passato abbia un grande valore, mentre tutto ciò che è presente sia corrotto. È contro questa nostalgia passatista, con la mistica dell’agricoltura biologica, dei prodotti tipici coltivati con le loro mani dai contadini e del chilometro zero, che si appunta la critica di Antonio Pascale autore di un agile volumetto “Pane e Pace” (editore Chiarelettere). Un saggio di agevole lettura con cui si demoliscono molti dei luoghi comuni di quell’ecologicamente corretto frutto di un incessante inquinamento culturale operato dalla sinistra ambientalista. “Non bisogna rimpiangere troppo le vecchie cose - avverte Pascale -, semmai integrarle con apporti nuovi. La Citröen due cavalli, la macchina che ho sempre sognato di avere e mai ho posseduto, inquina più di un suv, tanto per citare una macchina che detesto e mai comprerò. In questi anni l’industria automobilistica ha fatto miracoli per ridurre l’inquinamento, nuove marmitte, design aerodinamico, materiali più resistenti ma più leggeri. È l’innovazione bellezza”. Quella stessa innovazione continua che ha perfezionato sempre più gli agrofarmaci, permettendo una resa agricola di gran lunga maggiore e di qualità migliore. Per quasi 2000 anni, ricorda Pascale, si è riusciti a produrre solo una tonnellata di frumento per ettaro. Soltanto nella seconda metà del Novecento la produzione comincia ad accelerare ed aumentare. Grazie alle grandi innovazioni tecnologiche in agricoltura seguite alla sintesi dell’ammoniaca che, con la nascita dei fertilizzanti artificiali, ha fatto da volano alla Rivoluzione verde. Negli anni Quaranta arrivano i primi agrofarmaci, (definiti erroneamente pesticidi) poi è il turno dei diserbanti e da ultimo il miglioramento genetico delle colture che, contrariamente a quanto comunemente si crede, è una pratica conosciuta sin dall’antichità. Con la Rivoluzione verde, iniziata ufficialmente negli anni Sessanta con l’agronomo americano Norman Borlaug - premio Nobel per la pace, specializzato in ibridazioni di frumento e riso- aumenta la produzione agricola, cresce il reddito dei contadini e l’agricoltura richiede pure meno terra per le coltivazioni. Così da quella sola tonnellata di frumento per ettaro prodotta per quasi 2000 anni, nel 1992 si arriva a sei, sette tonnellate per ettaro. Superfluo sottolineare il grande vantaggio di una maggiore disponibilità di frumento, così come di altri prodotti agricoli, per combattere fame e miseria. Non solo aumenta la produzione, ma migliorano radicalmente anche le condizioni di lavoro dei contadini e dei braccianti agricoli. Al proposito, Pascale ricorda il lavoro massacrante delle mondine nella coltivazione del riso. E continuando con l’innovazione, ecco che verso la meta degli anni Ottanta compare la genetica di seconda generazione, che ha un ambizioso obiettivo: coltivare biologico abbassando la

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soglia delle dosi chimiche, corazzando le piante contro gli insetti, i patogeni e contro le avversità atmosferiche. Insomma, un’agricoltura più sostenibile intervenendo sul DNA. I risultati, come dimostra Pascale citando diversi esempi, sono stati più che incoraggianti. Purtroppo, però, termini come transgenico oppure OGM hanno acquistato un significato sinistro. Sono equiparati alla produzione di cibo Frankenstein e richiamano nell’immaginario collettivo l’idea di scienziati “che giocano a fare Dio” violando i codici della natura. In questo campo, spiega Pascale hanno vinto la sinistra bio(il)logica e le associazioni ambientaliste che, a dispetto di tutti i dati scientifici, hanno lanciato una campagna fortemente emotiva contro la nuova tecnologia genetica: “Sarà una condanna o chissà, ma di fronte a strumenti innovativi la sinistra arretra. Li maledice e guarda indietro. Le manca l’umiltà di affidarsi ad un metodo scientifico, il coraggio di studiare, di analizzare i dati caso per caso. A volte si ha l’impressione che la sinistra (bio)illogica nutra una forte sfiducia nell’uomo”. L’esito è che negli ultimi anni questo inquinamento culturale del sapere nostalgico, la cattiva informazione, le visioni bucoliche e mistiche della terra, le semplificazioni coatte e l’incompetenza diffusa hanno creato opinioni errate e malsane nella pubblica opinione. Trattandosi di cibo, quindi di un qualcosa con forti aspetti simbolici, facciamo prevalere l’emotività, nota Pascale, e ci accontentiamo di parole semplici, magiche, come prodotti tipici o a chilometro zero, privi però di significato reale visto che non c’è prodotto esclusivamente e autenticamente locale, che non sia in qualche modo originato da uno scambio di saperi, di tecniche o di materie prime tra realtà produttive diverse. Termini certamente rassicuranti, ma che ci racchiudono in un sistema culturale e in un modo di pensare autarchico, che non offrono nessuna vera prospettiva di crescita e di miglioramento nella nostra qualità di vita.

Titolo: Pane e Pace Il cibo, il progresso, il sapere nostalgico Autore: Antonio Pascale

Editore: Chiarelettere


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Dirit to di Simona Morosini Marconi, Responsabile Servizio giuridico Cc-Ti

Diritto, consulenze e formazione

Uno dei servizi che la Cc-Ti offre ai propri soci è la consulenza erogata dal Servizio giuridico. Potete contattarci esponendo in modo sintetico la vostra problematica e fornendo i dettagli importanti. La consulenza di base sarà svolta immediatamente o nell’arco di una giornata lavorativa, a dipendenza della disponibilità. Qualora fosse necessario l’intervento da parte di un esperto in un ambito specifico, vi metteremo in contatto con il più idoneo a trattare il vostro caso, designato tra i professionisti della nostra rete esterna. Sul nostro sito, www.cc-ti.ch, nella sezione dedicata, è possibile accedere ad informazioni selezionate in base alle numerose sollecitazioni che riceviamo settimanalmente. Tale selezione vuole essere un esempio dei temi trattati dal Servizio, che spaziano dal diritto del lavoro al diritto commerciale (questioni generali, contratti, ecc.), proprietà intellettuale, assicurazioni sociali, frontalierato ed altro ancora. Vi si trova inoltre una raccolta di tutti i contributi pubblicati sulle pagine di Ticino Business in questa rubrica. L’attività in ambito giuridico si estende alla consulenza sul Regolamento svizzero d’arbitrato internazionale delle Camere di commercio svizzere. Inoltre, vengono regolarmente organizzati corsi nell’ambito del diritto del lavoro aventi per oggetto le problematiche giuridiche più ricorrenti legate alla gestione del personale, oltre ad altri corsi a carattere giuridico, a seconda delle novità legislative di maggiore rilevanza per le imprese. Vi segnaliamo tre appuntamenti interessanti:

TRIBUNALI E DIRITTO DEL LAVORO Rassegna di giurisprudenza in materia di diritto del lavoro Martedì 27 novembre 2012, dalle 16.00 alle 18.00, presso la Cc-Ti Il diritto del lavoro è un ambito giuridico complesso ed in continua evoluzione. Il personale aziendale chiamato ad applicarlo è spesso confrontato a questioni spinose, la cui risoluzione può dipendere dalla valutazione dei rischi legati ad un possibile contenzioso. Infatti, non di rado i contenziosi lavorativi sfociano in procedure giudiziarie che avrebbero potuto essere evitate con accorgimenti minimi e pressoché indolori per i datori di lavoro. Questo momento formativo si rivolge alle persone coinvolte nella gestione del personale desiderose di approfondire le tematiche del diritto del lavoro, partendo dal punto di vista di chi amministra la giustizia: i tribunali. Il corso si propone quale contributo alla cultura giuridica dei partecipanti e, altresì, quale complemento al “Corso di diritto del lavoro” proposto dalla Cc-Ti. Relatrice: Avv. Emanuela Epiney-Colombo, Presidente della seconda Camera civile del Tribunale d’appello del Cantone Ticino Informazioni e iscrizioni presso la Cc-Ti Tel. +41 91 911 51 18, Fax +41 91 911 51 12 corsi@cc-ti.ch

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DIRITTO DEL LAVORO Terzo modulo: disdetta del rapporto di lavoro e problematiche correlate Giovedì 8 novembre dalle 14.00 alle 17.00, presso la Cc-Ti Relatori: Avv. Marco Armati (Studio legale Broggini) e Simona Morosini Marconi, Resp. Servizio giuridico Cc-Ti Informazioni e iscrizioni presso la Cc-Ti Tel. +41 91 911 51 18, Fax +41 91 911 51 12 corsi@cc-ti.ch, www.cc-ti.ch

POMERIGGIO DI STUDO SULLA REVISIONE DEL REGOLAMENTO SVIZZERO D’ARBITRATO INTERNAZIONALE* Mercoledì 14 novembre 2012 ore 17.00-19.00 presso l’aula magna del Chiostro di S. Abbondio dell’Università degli Studi dell’Insubria, Via Regina 37, Como. Il pomeriggio di studio è accreditato dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Como. La manifestazione è aperta a tutti gli interessati. Entrata libera, su iscrizione. Il Regolamento svizzero d’arbitrato internazionale (“Swiss Rules”) è stato di recente modificato ed aggiornato per diventare strumento ancora più performante. I relatori passeranno in rassegna le principali novità, fra cui figurano il nuovo assetto organizzativo, la procedura d’urgenza, le misure cautelari, il controllo dei costi, l’accresciuta celerità del procedimento. La conferenza si rivolge ai professionisti dell’arbitrato desiderosi di conoscere o approfondire questo strumento, nonché agli studenti e tutti gli interessati. Relatori: Avv. Bruno Cocchi, già Giudice del Tribunale d’Appello del Cantone Ticino; Avv. Fabio Soldati (Studio legale 1896, Lugano), Membro della Corte arbitrale dell’Istituzione arbitrale delle Camere di commercio svizzere; avv. Stefano Codoni, (Studio legale POLEDNA BOSS KURER AG, Lugano); Avv. Cesare Jermini (Studio Legale BÄR & KARRER SA, Lugano); Avv. Goran Mazzucchelli (Studio Legale CATTANEO&POSTIZZI SA, Lugano) Per iscrizioni contattare entro martedì 13 novembre 2012 la Signora Giulia Scalzi Tel. +41 91 911 51 23, Fax +41 91911 51 12 scalzi@cc-ti.ch, www.cc-ti.ch *Conferenza già tenutasi presso la Cc-Ti lo scorso 30 maggio in un evento in collaborazione con il GASI (Gruppo arbitrato della Svizzera italiana), che ha raccolto l’adesione di numerosi professionisti dell’arbitrato.


Attualita` di Angelo Geninazzi, Responsabile di economiesuisse per la Svizzera italiana, Federazione delle imprese svizzere

10 anni di successi: il freno all’indebitamento

Nel 2013 la legge sul freno all’indebitamento compirà 10 anni; si tratta di un dispositivo che ha permesso, nel corso dell’ultimo decennio, di consolidare il budget della Confederazione. Nonostante abbia ampiamente provato la sua efficacia, sono diverse le voci che chiedono l’abbandono o la modifica di questo strumento vincente.

Evoluzione delle uscite per interessi passivi (1990-2011) Spese della Confederazione per gli interessi passivi, in milioni di franchi

Dal 2005 debiti in calo Malgrado che, nel 1949, sia stato inserito nella Costituzione un articolo che invita la Confederazione a riassorbire i propri deficit, questo elemento non ha impedito un costante accumulo di debiti negli anni successivi. In 15 anni, tra il 1990 e il 2005, i debiti sono cresciuti da 38 a più di 130 miliardi di franchi. Per porre fine a questa situazione, nel 2003 è entrato in vigore il freno all’indebitamento, votato con larga maggioranza da popolo e Cantoni e volto a stabilizzare l’indebitamento Fonte : Amministrazione federale delle finanze (AFF) della Confederazione. Questo strumento non permette alla Confederazione di finanziarsi cronicacontributo alle spese totali della Confederazione è passato da mente mediante crediti ma autorizza la costituzione temporaquasi l’8% a meno del 4%. La diminuzione del debito pubblico nea di debiti a seconda della situazione congiunturale. A partire e il basso livello dei tassi d’interesse hanno contribuito ciascudal 2010, esso è applicato anche alle entrate e alle uscite no per metà a questa riduzione. straordinarie della Confederazione, anche se queste ultime sono tollerate se si tratta di spese volte a reagire a situazioni parLa semplicità e la trasparenza alla base del successo ticolari che non possono essere influenzate (catastrofi naturali Il successo di questo sistema è dovuto alla sua stessa semplicio gravi recessioni) o ad una concentrazione di pagamenti legati tà, esso permette di trattare tutti i compiti ed offre flessibilità al sistema contabile. Le spese straordinarie possono essere in situazioni d’urgenza. La trasparenza che lo caratterizza conrealizzate attraverso le spese ordinarie, ma devono essere comsente di costatarne il successo e di correggere gli eventuali propensate con risparmi entro un termine preciso, come stabilito blemi. Infine, tutte le critiche che gli vengono mosse hanno un dal Parlamento con una regola complementare. In questo mounico obiettivo: l’alleggerimento dei vincoli. Ma l’introduzione do, nessuna spesa sfugge al freno all’indebitamento. di eccezioni minerebbe la credibilità di questo strumento, la cui L’introduzione del freno all’indebitamento non è stata facile, legittimazione dipende da regole solide, complete e identiche dal momento che nel 2003 la Confederazione si confrontava per tutti i compiti dello Stato. con importanti disavanzi strutturali. Nel 2006, una volta stabilizzato e riequilibrato il budget federale, questo strumento è Estendere il modello di successo diventato operativo. Grazie alle eccedenze realizzate negli anni Se il freno all’indebitamento è oggi generale e vincolante, esso seguenti, i debiti della Confederazione hanno potuto essere rimane un «tallone d’Achille» per le assicurazioni sociali statali ridotti gradualmente di 20 miliardi di franchi, vale a dire del come l’AI e l’AVS. Mentre un freno all’indebitamento è previsto 15% rispetto al picco del 2005. Il tasso d’indebitamento è per l’AI nell’ambito della sua attuale revisione 6b, il processo così passato dal 28% a meno del 20% del Prodotto Interno non è ancora così avanzato per l’AVS. L’idea secondo la quale le Lordo (PIL). grandi assicurazioni sociali debbano essere anch’esse sottopoLa riduzione del debito si è tradotta in una diminuzione degli ste ad un meccanismo di limitazione delle spese e di compeninteressi passivi che, nel 2011, ammontavano a 2,4 miliardi di sazione s’impone tuttavia progressivamente. Soprattutto alla franchi, rispetto ai 4 del 2006. Contemporaneamente, il loro luce dei risultati raggiunti negli ultimi 10 anni…

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At tualita` di Rudolf Walser e Alois Bischofsberger

Difendiamo il franco svizzero con più coraggio!

In modo più o meno celato è stata avanzata diverse volte negli ultimi tempi la critica verso la politica svizzera in materia di cambio, soprattutto durante l’intervento nel mercato valutario della Banca Nazionale tra marzo 2009 e maggio 2010. Queste preoccupazioni svanirono rapidamente in occasione della consultazione sull’articolo IV dove il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha mostrato molta comprensione per la situazione svizzera e ha definito la nostra politica monetaria adeguata alle circostanze. Anche durante l’ultima valutazione internazionale dello scorso maggio, l’FMI ha esortato la Banca Nazionale a tornare ai tassi di cambio flessibili soltanto quando le circostanze rientreranno nella normalità. Con le recenti critiche dell’agenzia di rating Standard & Poor, appoggiate anche dalle think tank di Bruxelles, i biasimi in direzione della BNS non sono cambiati ma assumono forse una nuova dimensione politica. Giustamente, la BNS ha ritornato al mittente le affermazioni inappropriate di Standard & Poor, visto che anche in un contesto macroeconomico più grande risultano infondate, irrilevanti e tendenziose: 1. La Banca nazionale non opera a vuoto, ma in un contesto internazionale e nel quadro di un ordinamento costituzionale e giuridico. Deve condurre una politica monetaria nell’interesse del Paese. Questo interesse va perseguito nel rispetto delle regole del gioco. Una violazione di queste ultime sarebbe per esempio la distorsione della concorrenza attraverso la sistematica sottovalutazione della propria moneta per favorire le esportazioni. Ma questo presuppone che tutti i Paesi partecipanti attuino una politica che evita degli effetti collaterali per i propri partner economici. Se questo non dovesse avvenire, occorrerebbe difendere l’interesse nazionale combattendo le ripercussioni negative con mezzi efficaci. 2. Negli ultimi anni, diversi Paesi importanti hanno adottato misure che, messe assieme, mettevano in pericolo la piazza economica svizzera e quindi il benessere del Paese, portando quindi ad una notevole sopravvalutazione della valuta. Queste includono: • una politica monetaria molto espansiva, che era necessaria al culmine della crisi finanziaria per evitare la mancanza di liquidità, ma che successivamente è stata messa al servizio della soluzione dei problemi strutturali e ha causato sul medio termine timori di inflazione, • la manipolazione della curva dei rendimenti, al fine di mantenere bassi i tassi di interesse a lungo termine e facilitare il servizio del debito, • la “benevola negligenza” (benign neglect) dei requisiti di stabilità all’interno dell’Unione economica e monetaria dell’Unione Europea, • l’oscillazione della Banca Centrale Europea tra una politica monetaria disinvolta poco compatibile col suo mandato. 3. La Svizzera ha accettato, a partire dal passaggio ai tassi di cambio flessibili nel 1973, un apprezzamento reale di circa il 2% annuo. Mette quindi in conto un peggioramento della

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propria competitività sui prezzi che fa a pugni con le aziende innovative. Nei periodi in cui il tasso di cambio si discostava dal livello giustificato dai dati economici fondamentali (prezzi, massa monetaria, tassi di interesse, reddito) la BNS è intervenuta nel mercato valutario, come ad esempio 1978 e lo ha fatto nuovamente ora. 4. Gli ultimi dati del KOF dell’ETH mostrano che il franco svizzero secondo diversi modelli di calcolo (a parità di potere d’acquisto e di tasso d’interesse, bilancia commerciale, differenziali di crescita) anche sulla base del limite minimo fissato dalla Banca Nazionale il 6 settembre 2011 è sempre ancora notevolmente sopravvalutato. Le tracce di questa sovrastima sono visibili anche nell’evoluzione nominale delle esportazioni svizzere: i loro tassi di crescita cedono il passo in modo più importante (2010: 7,2%, 2011: + 2,3%) di quelli tedeschi (2010: 16,5,% 2011: 11,5%), che posseggono strutture confrontabili. L’intervento da parte della BNS era giustificato da un punto di vista dell’economia reale. È sbagliato rimproverarla che a queste condizioni non tenti di resistere alla pressione deflazionistica e a un peggioramento della piazza finanziaria. 5. È politicamente inevitabile che il surplus del bilancio svizzero nell’attuale situazione economica a livello internazionale non risvegli diffidenza e invidia. Questo non modifica il fatto che il bilancio e la posizione di un Paese non sono dimensioni economiche indipendenti. Perché in fondo il saldo di bilancio è il risultato di numerose scelte individuali dei singoli operatori economici. La loro libertà di disposizione e anche il libero scambio sarebbe compromesso se i Paesi con un certo surplus nel bilancio fossero obbligati ad attuare delle riforme di politica economica. 6. Prima che Standard & Poor e Bruxelles accusassero la BNS, vi è stata una distorsione attraverso i titoli di Stato delle differenze di resa in Europa a spese dei Paesi periferici, quindi sarebbe probabilmente la zona Euro stessa la prima a dover tornare sui libri. Mentre la Svizzera vanta, rispetto alla zona Euro, un significativo disavanzo commerciale, la Germania e alcuni altri Paesi del nord registrano rispetto alla periferia europea un surplus enorme. Per ridurre questi squilibri nella zona Euro si dovrebbe, soprattutto in Germania, procedere con una valutazione interna reale tramite un aumento dei salari, dei prezzi e degli investimenti interni. Visto che quest’azione è scomoda, la BCE si impegnerà a finanziare gli ampi disavanzi dei Paesi meridionali. Il carismatico ministro delle Finanze brasiliano Guido Mantega ha accusato già due anni fa gli Stati Uniti – al cui rimorchio vi sono la banca centrale inglese e la BCE - di aver istigato gli acquisti dei titoli in una guerra valutaria. Visto che con una politica monetaria allentata vi è il gradito effetto collaterale di un indebolimento della propria moneta. Se gli Stati Uniti e la zona Euro mantenessero ordine in casa propria, la BNS non avrebbe dovuto intervenire. Ci si chiede quindi: forse la Svizzera per difendere i propri interessi - come Guido Mantega – dovrebbe osare di più?


At tualita`

Un percorso interattivo verso Milano Expo 2015 Alle imprese associate alla Cc-Ti

Gentili signore, egregi Signori, Cari associati, con la presente desideriamo aggiornarvi sulle possibilità si partecipazione delle aziende ticinesi all’esposizione universale di Milano Expo che si terrà tra il 1° maggio e il 31 ottobre 2015. Oltre alla possibilità per le aziende di partecipare alle gare d’appalto ed ai concorsi di idee, esiste anche per volontà delle istituzioni cantonali ticinesi l’opportunità di essere presenti all’Expo nello stand che il Canton Ticino predisporrà con i Cantoni Vallese, Uri e Grigioni all’interno del Padiglione svizzero. Tale modalità di partecipazione, pensata per aziende ticinesi riconosciute a livello internazionale, segnatamente nei settori moda, trading, logistica, macchine ed elettronica, farmaceutica e medicale, energia, plastica e gomma, metalmeccanica, metallurgia, industria pesante e industria alimentare, dovrà inserirsi in un “percorso interattivo” uniforme teso a presentare ai visitatori dell’Expo le peculiarità e le eccellenze del Ticino a livello economico, turistico e culturale. In questo contesto, l’azienda apparirà all’interno del “percorso interattivo” ticinese con il proprio logo associato al proprio prodotto o campo d’attività. La partecipazione delle aziende al “percorso interattivo”, oltre a essere a pagamento in cambio dell’opportunità di una visibilità mirata, dovrà in una seconda fase essere discussa nel dettaglio con gli architetti scelti per il Padiglione gottardista così da definire un’impostazione grafico-estetica uniforme. Si segnala inoltre che per le aziende ticinesi che volessero presentarsi a Milano al di fuori del percorso interattivo e tematico promosso dalle istituzioni cantonali, esiste anche la possibilità di essere presenti al Centro svizzero o allo Swiss Corner della Camera di commercio svizzera a Milano, affittando gli spazi messi a disposizione. Presentazioni ad hoc delle singole aziende nella forma classica (stand, ecc.) all’interno del Padiglione svizzero, sono invece ancora oggetto di discussione. Le aziende che volessero ottenere più informazioni sul “percorso interattivo” o che fossero interessate a partecipare, sono pregate di prendere contatto con la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (signora Simona Morosini Marconi, Tel. +41 91 911 51 21, morosini@cc-ti.ch). Cordiali saluti, Luca Albertoni Direttore della Cc-Ti

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At tualita` di Gianluca Olivieri, Managing Partner di Financial Technologies

C’è investitore e investitore

Gianluca Olivieri

Nel contesto economico attuale è molto difficile che un Investitore finanziario possa rivelarsi “concludente” in un processo d’investimento che abbia per oggetto la piccola o media Impresa, in considerazione del fatto che l’obiettivo primario dell’Investitore finanziario è quello di realizzare una plusvalenza sostanziale dall’investimento realizzato, in un lasso di tempo contenuto. E per poter realizzare questo obiettivo, la soluzione più sicura è quella di realizzare un investimento a sconto, che in qualche modo incorpori già una parte della plusvalenza prevista. Ecco perché l’Investitore finanziario seleziona gli investimenti non tanto sul merito del business (che spesso neppure riesce a comprendere), quanto piuttosto sulla possibilità di posizionarsi opportunisticamente a forte sconto sul valore iniziale d’investimento. Questo è esattamente il motivo per cui ben difficilmente l’Imprenditore e l’Investitore finanziario troveranno una linea d’intesa sul valore dell’investimento del secondo nelle attività del primo. La reazione dell’Imprenditore all’approccio dell’Investitore finanziario è abitualmente, e comprensibilmente, di grande insofferenza. La discrepanza in termini di differenza tra il profitto prospettico delle due figure non è l’unico elemento discriminatorio. Molto spesso l’Investitore finanziario richiede all’Imprenditore tutta una serie di garanzie a tutela del capitale investito di cui l’Imprenditore, nella sua attività d’impresa, di certo non beneficia. Ecco allora che appare evidente il divario di posizione tra i due soggetti: un Investitore finanziario disposto ad investire soltanto in condizioni di tutela del proprio capitale, ma a beneficio di un guadagno potenziale molto elevato, ed un Imprenditore completamente esposto al rischio d’impresa, garante della posizione privilegiata del nuovo socio di capitale, e con una prospettiva di guadagno artificialmente limitata. Questa proposta di “patto” il più delle volte appare inaccettabile all’Imprenditore, che giustamente rivendica la propria centralità lungo tutto il processo di creazione del valore che ha reso nel tempo la sua impresa attraente. È infatti stato l’Imprenditore a condurre l’impresa lungo i decenni, assumendosene tutti i rischi e sacrificando (magari anche considerevolmente) la qualità della propria vita. La reazione dell’Imprenditore alle proposte dell’Investitore finan-

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ziario, quand’anche vi sia un interesse di quest’ultimo nelle attività d’impresa, è dunque di netto rifiuto, in ragione dello sconto incorporato nella proposta. Il socio di cui l’Imprenditore necessita deve essere di diversa natura. L’investitore strategico è quella figura in grado di comprendere meglio le dinamiche di business che stanno alla base del successo dell’impresa, e di agevolare il suo processo di crescita mettendo a disposizione dell’Imprenditore quelle capacità che stanno al di fuori della “zona di comfort ” di quest’ultimo. Per “zona di comfort ” s’intende quell’insieme di requisiti specifici che servono per condurre al meglio una certa attività. E poiché in ogni persona o gruppo di persone la zona di comfort è necessariamente limitata ed i requisiti specifici non ricompresi in essa costituiscono, di fatto, una limitazione, ecco che le possibilità sono due: dotarsi dei requisiti carenti ampliando la propria organizzazione oppure fermarsi agli ambiti imposti dalla propria zona di comfort. Concettualmente l’Investitore strategico è la soluzione a questo problema, poiché il suo ruolo è proprio quello di estendere la zona di comfort dell’Imprenditore. Per fare un esempio basilare, la mancata conoscenza dell’inglese è stato il motivo della mancata internazionalizzazione di molte attività condotte con successo a livello locale. Estendere questa zona di comfort dell’Imprenditore significa sostenerlo nel processo di crescita (e magari di internazionalizzazione) che riguarda la sua Impresa, verso nuovi prodotti o su nuovi mercati, ma sempre con quella visione imprenditoriale che ha contraddistinto il successo dell’attività negli anni. Estendere la zona di comfort può anche voler dire sostenere l’imprenditore in altre attività a lui poco confacenti, come ad esempio il dialogo con le banche. Un alleato che non abbia la presunzione di spiegare all’Imprenditore come fare il proprio mestiere, ma la volontà di sostenerlo nel gestire alcune attività critiche per l’impresa poiché estranee alla sua zona di comfort consolidata. La convivenza di queste due figure è il segreto che spiega i molti casi di successo dove l’impresa ha saputo raccogliere successi internazionali pur mantenendo un forte radicamento al territorio d’origine.


At tualita` di Urs Lehner, Responsabile Marketing & Sales di Swisscom Grandi Aziende

Aiutanti mobili

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Le app stanno conquistando le aziende a passo di carica. Attualmente sono disponibili già 2,5 milioni di queste miniapplicazioni, le quali vengono inevitabilmente portate in azienda dai collaboratori che utilizzano i propri terminali privati anche per lavoro. Al momento sono oltre 8’000 i modelli di apparecchi sul mercato in grado di supportare le app e migliaia di app sono ormai concepite su misura per le aziende. Fino ad ora nessuna tecnologia per gli utenti finali si era diffusa così rapidamente in ambito commerciale e il trend prosegue senza soste.

Aumentare il potenziale

 Le app possono rendere disponibili singole funzioni per gruppi di utenti mirati. Esse possono svolgere ad Tutto da un unico fornitore esempio tradizionali funzioni di ERP come rapporti su tempi e oraProvider di MAS così qualificati ricorrono alle cosiddette Mobile ri, inserimento ordini e interrogazioni di magazzino. Grazie al rapido Enterprise Application Platform (MEAP), le quali permettono di avsviluppo tecnologico dei terminali, le app creano ulteriore valore agviare l’intero ciclo di vita di queste miniapplicazioni su una base giunto, sfruttando fotocamere digitali, trasmissioni video in mobilità o in gran parte standardizzata e di offrire le diverse componenti del sistemi di localizzazione geografica. La fotocamera e il microfono perciclo di vita delle app tramite un approccio integrato. Al contempo mettono ad esempio di documentare e rapportare immediatamente l’azienda può continuare a focalizzarsi sul proprio core business. Nel notifiche di sinistri, mentre il GPS fornisce automaticamente geodati caso ideale, è sufficiente prendere le decisioni strategiche relative precisi per il coordinamento in tempo reale di squadre di assistenza. agli scenari legati alle app insieme ai responsabili commerciali e al Molte altre applicazioni per l’impiego di app stanno nascendo e divenreparto Consulting del provider. Vengono cioè individuati i processi teranno dei veri motori per incrementare l’efficienza. che la mobilitazione potrebbe rendere più efficienti e vengono definiti i gruppi di destinatari e le esigenze specifiche a cui rivolgersi L’integrazione delle app è fondamentale con una app. Di tutto il resto si occupano i professionisti e l’azienda Per poter realizzare con successo questi scenari legati alle app, si risparmia il fastidio di dover creare un proprio know-how di qualità è necessaria una base tecnica solida e matura. Questo perché il in materia di app. successo nel mobilizzare i processi commerciali tramite le app dipende essenzialmente dalla misura in cui le aziende sono in grado di integrare queste piccole applicazioni nei loro sistemi backend. Non si tratta sempre di un compito banale e può comportare notevoli costi aggiuntivi.

Chi vuole evitare complicazioni, lacune nella sicurezza e soluzioni isolate, deve inevitabilmente puntare sulla messa a disposizione centralizzata, che va dallo sviluppo della app all’integrazione, passando per la distribuzione e la gestione, fino ad arrivare all’analisi. È qui che si inseriscono i provider specializzati con Mobile App Services (MAS) basati su cloud, i quali consentono una perfetta integrazione delle app nei processi aziendali, senza che a tale scopo debbano essere creati silo interni o altre ulteriori complessità. Al contrario, tramite un sistema centralizzato, il sistema delle app - semplice, rapido e vicino all’utente - viene prolungato fino ai sistemi backend. In questo modo i Mobile Application Services escludono gli errori legati a procedure non consolidate e frammentarie. Tali servizi infatti sono gestiti da professionisti delle app e ne considerano tutte le dimensioni. L’integrazione è completa e tutto è in mano a un unico operatore, dalla gestione all’attuazione dei requisiti relativi alla sicurezza.

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Sempre più spesso, le applicazioni complesse vengono mobilizzate tramite app. La grande sfida in questo campo consiste nel coordinare  sviluppo, integrazione, gestione ed esercizio

Un vantaggio è che i provider possono mettere in pista le app con estrema facilità. I prototipi possono essere sviluppati e testati in breve tempo. I tool di sviluppo possono essere utilizzati per diversi tipi di app, dipendono dal sistema operativo e supportano tutti i tipi di app (native, HTML5, ibride, Web). Inoltre, dato che si lavora in modo standardizzato, le singole app possono poi essere integrate negli ambienti più disparati. A tale scopo il provider garantisce la criptatura dei dati, una comunicazione senza interruzioni e anche la sincronizzazione se si è lavorato offline.

La flessibilità non è più un’utopia

Il trend verso l’impiego delle app è in pieno svolgimento. È ormai chiaro che quelle che una volta erano grandi applicazioni monolitiche, sviluppate per uno o al massimo due sistemi operativi, ora verranno sostituite da molte piccole e specifiche app per una grande varietà di terminali. Tuttavia, per evitare nuove trappole correlate alla complessità, è necessario coprire l’intero ciclo di vita delle app e tramite i MAS è possibile farlo da un unico fornitore. In questo modo si applica il principio base delle app - semplice, rapido e vicino all’utente - mantenendo la maggiore flessibilità possibile.

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Eventi

Agiamo Insieme! Lunedì 19 novembre 2012 dalle ore 17.00 presso l’Auditorium di Banca Stato a Bellinzona Organizzato da:

Gentili Signore, egregi Signori,

Programma

nell’ambito della collaborazione fra la Camera di Commercio dell’industria, dell’artigianato e dei servizi e l’Ufficio dell’assicurazione invalidità del Cantone Ticino siamo lieti di invitarvi alla serata di premiazione Agiamo Insieme! che si terrà lunedì 19 novembre 2012.

Dalle ore 17.00

Scopo dell’evento è quello di premiare le aziende del territorio ticinese che si sono distinte nella reintegrazione professionale di collaboratori che hanno subito un danno alla salute. Questo premio vuole riconoscere gli sforzi intrapresi da molti datori di lavoro, che in collaborazione con l’Ufficio dell’assicurazione invalidità del Cantone Ticino hanno affrontato con successo l’inserimento delle persone all’interno della loro azienda. La capo Ufficio AI Monica Maestri Il Direttore Cc-Ti Luca Albertoni

Accoglienza degli ospiti

ore 17.30 Benvenuto da parte della moderatrice Signora Julie Arlin ore 17.40 Intervento del Consigliere di Stato Paolo Beltraminelli Intervento del Direttore IAS Carlo Marazza Intervento del Direttore Cc-Ti Luca Albertoni Intervento della Capo Ufficio AI Monica Maestri

Premiazione delle aziende

Azienda: Chocolat Stella Assicurato: Signor Claudio Conforti Azienda: Edilcapri SA Assicurato: Signor Alessandro Trapletti Intermezzo musicale Azienda: Helsana Assicurata: Signora Anna Nappo Azienda: Salmina e Ferrari SA Assicurato: Signor Walter Kammermann ore 19.15

Congedo musicale e aperitivo presso il Bar Prisma, palazzo Banca Stato

Iscrizioni ed informazioni entro il 12 novembre 2012 all’Ufficio Assicurazione Invalidità, via dei Gaggini 3, 6500 Bellinzona, agiamoinsieme@ti.oai.ch, Tel. +41 91 821 93 50 / +41 91 821 94 17 Vista la capienza limitata della sala, verranno prese in considerazione le iscrizioni in base all’ordine d’entrata. Si ringrazia per la comprensione.

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Eventi di Lisa Pantini

AGIAMO INSIEME: CC-TI E UFFICIO ASSICURAZIONE INVALIDITÀ UNITI PER IL REINSERIMENTO NEL MONDO DEL LAVORO DELLE PERSONE CHE HANNO SUBITO UN DANNO ALLA SALUTE Monica Maestri Crivelli

Il prossimo 19 novembre a Bellinzona verranno illustrati tutti i dettagli di Agiamo Insieme. Su questo numero di Ticino Business trovate anche il programma della serata, che vede Cc-Ti e Ufficio AI insieme in un progetto denominato appunto “Agiamo Insieme”. Si è voluto mettere in luce l’importanza della collaborazione tra istituzioni e associazioni private, del network e delle risorse umane per un partenariato nell’ambito della gestione in azienda di personale che ha subito un danno alla salute. Un progetto che permette la conoscenza reciproca, avvicina l’istituzione al mondo imprenditoriale, e viceversa, e garantisce un supporto ai datori di lavoro. Ne abbiamo parlato con l’Avv. Monica Maestri Crivelli, Capoufficio Ufficio dell’assicurazione invalidità, Bellinzona

Agiamo Insieme: un progetto destinato ai soci Cc-Ti, soprattutto ai lavoratori alle loro dipendenze che hanno subito un danno alla salute. Un bell’esempio di collaborazione tra pubblico e privato per la tutela delle risorse umane in azienda. Come si snoda questo progetto? “Il progetto è stato creato nel giro di un anno, a fine 2011 abbiamo avuto i primi contatti e il 19 novembre esso verrà presentato al pubblico. Siamo certi della validità dei contenuti e ci siamo adoperati tutti per porre delle solide basi su cui costruire una collaborazione tra due entità a favore della risorsa più importante per le aziende di oggi: i dipendenti. In questo caso per le persone che hanno subito un danno alla salute. Nella Cc-Ti abbiamo trovato un partner affidabile, che ben si sposa con il ruolo di mediatore tra pubblico (noi) e privato (aziende socie della Camera di commercio) per dare la possibilità anche ai datori di lavoro di ricevere la visibilità che meritano: essi infatti spesso lavorano dietro le quinte per adoperarsi nel reinserimento di un collaboratore che ha subito un danno alla salute, ma quest’impegno di frequente non è abbastanza visibile all’opinione pubblica, che si concentra sulla persona che ha subito il danno alla salute. Vogliamo dare merito all’operato dei datori di lavoro, ed al contempo far passare un messaggio positivo sul nostro lavoro: l’AI non è solo una rendita - anzi a dire la verità è una delle ultime opzioni -, ma l’obiettivo primario è la reintegrazione. Lo scopo dell’ufficio AI è in prim’ordine quello di reintegrare. Con questo progetto si vuole rafforzare l’immagine dell’UAI come ente assicurativo che privilegia il reinserimento e quindi l’autonomia, piuttosto che la presa a carico, e che dimostri di essere il più vicino possibile, in termini di consulenza e misure, ai datori di lavoro. La Cc-Ti in questo caso è un importante mediatore poiché avvicina i propri affiliati, attraverso il suo network, all’ente pubblico”. In pratica come avverrà la collaborazione? “L’idea è quella di creare una piattaforma di interscambio favorendo i contatti tra datori di lavoro e Ufficio AI, per la gestione di un vero e proprio network tra le aziende socie della Cc-Ti che hanno a disposizione un posto di lavoro, e che possono trovare profili specifici tramite una banca dati per la copertura dei posti vacanti nelle PMI dovuti a malattia e non. L’ufficio AI offrirà consulenza, formazione, creazione di posti di stages all’interno delle aziende, con un supporto fattivo all’azienda ed al dipendente. Uno degli obiettivi principali, che mi preme sottolineare, è il mantenimento del posto di lavoro dei dipendenti che hanno problemi di salute, evitando che essi siano presi a carico dagli enti sociali (tra cui l’Ufficio AI), creando, tra l’altro, costi importanti a carico dell’impresa”. Non si rischia di sostituirsi ad un Ufficio Disoccupazione? “No, non vedo pericoli insiti in una simile evenienza: non vi è nessuna «concorrenza» diretta con l’assicurazione contro la disoccupazione. Noi ci occupiamo, con questo progetto, di persone attive nel mondo del lavoro, che per un periodo di tempo per un danno alla salute, si trovano a vivere una determinata situazione critica e miriamo al reinserimento diretto per il mantenimento del posto di lavoro, con adattamenti, mutazioni ed adeguamenti alla nuova situazione del lavoratore. La persona invece che si rivolge all’assicurazione contro la disoccupazione ha perso il lavoro. Vediamo una grande determinazione da parte dei datori di lavoro nel voler mantenere e rendere possibile il reinserimento con gli adattamenti del caso, del proprio dipendente: si tratta di un collaboratore specializzato che conosce il mestiere, l’azienda per cui lavora ed è esperto in quello che fa.

Ricominciare da zero, per una PMI, nel ricercare, selezionare, e formare di nuovo un collaboratore nuovo costa spesso di più che non adattare la nuova situazione di vita del dipendente al lavoro che egli eseguiva. Questo ovviamente nel limite del possibile rispetto all’attività svolta ed al danno subito”. Cos’è allora l’assicurazione invalidità? Può darne una breve definizione? “L’assicurazione per l’invalidità ha per scopo l’integrazione rispettivamente la reintegrazione delle persone la cui invalidità è dovuta a un’infermità congenita, a una malattia o alle conseguenze di un infortunio. Il versamento di una rendita avviene solo se non è possibile l’integrazione o la reintegrazione nel mondo del lavoro. Quindi il principio dell’integrazione è chiaramente prioritario rispetto al versamento di rendite. L’AI definisce l’invalidità come diminuzione della capacità di guadagno o della capacità di compiere le mansioni abituali (ad esempio nell’ambito dell’economia domestica), presunta permanente o di lunga durata (minimo un anno), provocata da un’infermità fisica, psichica o mentale oppure da un’infermità congenita, da una malattia o da un infortunio. Si ha dunque un’invalidità nell’ambito della nostra assicurazione alle seguenti condizioni: - si è in presenza di un danno alla salute, - si riscontra un’incapacità di guadagno di lunga durata o un’incapacità a svolgere le occupazioni abituali, - l’incapacità di guadagno è causata dal danno alla salute. Dal 1° gennaio 2012, in seguito alla 6a revisione AI, sono disponibili supplementari provvedimenti d’integrazione, grazie ai quali si possono sostenere in modo efficiente le aziende che decidono d’integrare collaboratori che hanno subito un danno alla salute, già introdotti nelle precedenti revisioni. Tra questi vanno menzionati in particolare: contributi finanziari, assegni per il periodo d’introduzione, indennità in caso di assenza, riformazione professionale, collocamento e coaching, ed il lavoro a titolo di prova, che permette di collocare la persona in un’azienda per un massimo di 6 mesi per darle la possibilità di dimostrare le proprie capacità, dando al contempo l’opportunità al datore di lavoro di verificarle”. Quanto è importante il ruolo del datore di lavoro nel rilevamento di un caso in cui siete chiamati in causa? “È fondamentale. Se e quando il dipendente si assenta dal posto di lavoro per un lungo lasso di tempo la tempestività è importantissima, perché ci permette di entrare immediatamente in gioco, e di collaborare con le altre parti coinvolte: dipendente stesso, datore di lavoro, medici, case manager delle diverse assicurazioni, ecc.. Inoltre, considerando che l’obiettivo comune è il bene del dipendente per tutte le parti, si presuppone che tutti facciano del loro meglio affinché il dipendente torni presto a riassumere il proprio ruolo all’interno dell’azienda. L’azienda ha la possibilità, tra l’altro, di attivare l’ufficio AI tramite il rilevamento tempestivo, che gli fornisce l’opportunità di segnalarci una situazione di assenza per problemi di salute dal posto di lavoro del proprio dipendente dopo sole quattro settimane. Il datore di lavoro incorrerà in costi contenuti, creerà coesione all’interno dell’azienda, favorendo l’integrazione dell’invalido nelle dinamiche di gruppo dei dipendenti e manterrà il posto di lavoro al collaboratore, restando in possesso del suo know how”. Maggiori informazioni: www.cc-ti.ch e www.iasticino.ch

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A I D E M E S S A L TNER DELLA C esse

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Eventi

ISTITUZIONI FINANZIARIE INTERNAZIONALI: COME ACCEDERE ALLE GARE D’APPALTO? Mercoledì 28 novembre 2012, dalle 10.00 alle 12.15 presso la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Corso Elvezia 16, Sala dott. G. Papa, 6° piano, Lugano Organizzato da:

Presentazione

Programma:

Istituzioni finanziarie internazionali: le imprese svizzere possono accedervi? Le cinque grandi banche di sviluppo di cui la Svizzera è membro, ossia la Banca mondiale, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (EBRD), la Banca interamericana di sviluppo (IDB), la Banca asiatica di sviluppo (ADB) e la Banca africana di sviluppo (AfDB), pubblicano ogni anno appalti per un volume complessivo di oltre 100 miliardi di franchi. Il finanziamento di questi progetti è garantito. Le PMI svizzere hanno la possibilità di partecipare alle gare d’appalto in qualità di impresa generale, di subfornitore oppure di società di consulenza. I progetti pubblicati riguardano prevalentemente l’edilizia, l’ingegneria, la consulenza nonché la fornitura di beni industriali e di prodotti finiti. Svariati settori sono coinvolti: agricoltura, gestione sostenibile delle risorse (cleantech), formazione, energia, ambiente, sanità, trasporto, sviluppo urbano e gestione idrica.

09.30

Registrazione e caffè di benvenuto

10.00

Saluto introduttivo Monica Zurfluh, Head of Osec Ticino

10.15

Le istituzioni finanziarie internazionali (IFI) • compiti e obiettivi • volume dei finanziamenti destinati ai progetti • similitudini e differenze tra le varie istituzioni • la partecipazione finanziaria della Svizzera e le possibilità derivanti per le aziende svizzere (consulenti, subfornitori e fornitori/imprese generali) • gare d’appalto internazionali: tipologia, svolgimento e scadenza dei progetti, uffici di contatto Randy H. Grodman, President, International Development Opportunities (IDO)

Per un approfondimento, vi segnaliamo gli articoli su www.osec.ch/ifi. Numerose aziende svizzere colgono queste interessanti opportunità d’affari, ma altre desistono. L’Osec può aiutarvi a identificare le gare più idonee per la vostra impresa e spiegarvi come partecipare con successo alle procedure d’appalto. Durante l’evento di mercoledì 28 novembre 2012, i consulenti dell’Osec e uno specialista illustreranno le caratteristiche delle istituzioni finanziarie internazionali (IFI), presenteranno le possibilità d’affari per le PMI svizzere e sveleranno come partecipare alle gare d’appalto indette dalle IFI.

11.15 Q&A con Randy H. Grodman e Alberto Silini, Head Consulting Europe, Osec 11.30 Testimonianza di una PMI 11.50 Sostegno fornito dall’Osec e dalla sua rete in relazione alle IFI Alberto Silini e Randy H. Grodman 12.15

Pranzo a buffet

13.15-17.00 P ossibilità di consulenze individuali di ca. 45 minuti L’Osec si riserva il diritto di apportare modifiche al programma. La manifestazione è rivolta a CEO, responsabili export e marketing delle imprese attive nei rami agricoltura, gestione sostenibile delle risorse (cleantech), formazione, energia, ambiente, sanità, trasporto, sviluppo urbano e gestione idrica, poteri decisionali di industrie e associazioni affini. Il costo della manifestazione è gratuito per i soci Osec e Cc-Ti, ed ammonta invece a CHF 50.– per persona (IVA esclusa) per i non soci. Per le iscrizioni prego rivolgersi entro lunedì 19 novembre 2012 a Monica Zurfluh, Osec Ticino, mzurfluh@osec.ch.

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Eventi di Lisa Pantini

Sicurezza e protezione personale: un valido partner in ICS Security Solutions Cristiano Rovelli

Lo scorso 27 settembre abbiamo avuto modo di ascoltare una brillante relazione da parte del Signor Cristiano Rovelli dell’azienda ICS Security Solutions, attiva nella sicurezza e protezione delle persone. Un mondo, quello delle guardie del corpo, che ci appare affascinante e misterioso, grazie a numerosi film d’azione che vediamo in TV e al cinema. Un mestiere difficile che ammalia i più, ma che richiede concentrazione, una buona condizione atletica e numerose altre caratteristiche per essere svolto al meglio. Anche la pianificazione di un viaggio d’affari o l’accoglienza di una delegazione composta da personaggi noti, VIP, politici, ecc., esige una cura specifica poiché questi soggetti di alto profilo possono diventare l’obiettivo di spionaggio industriale, paparazzi molesti o fan indiscreti. L’organizzazione, con l’ausilio di una ditta specializzata come ICS Security Solutions, del trasporto, della sicurezza e della protezione degli ospiti in arrivo/in partenza, come pure l’accompagnamento degli stessi durante il viaggio/l’evento/gli spostamenti (con autisti specializzati alla guida, su veicoli – terrestri o aerei – privati) saranno un importante elemento volto alla riduzione dei rischi a cui si può incorrere dovendo spostarsi in Stati esteri. Rischi e minacce magari latenti, che possono pregiudicare, oltre alla sicurezza personale, anche l’obiettivo del viaggio

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Qualità dei servizi, discrezione assoluta e sicurezza in primo piano. Un servizio personalizzato che cura ogni dettaglio e anticipa ogni richiesta da parte del cliente: un’azienda che propone una gamma di servizi esclusivi e a 360° gradi. Questa è ICS Security Solutions. La tematica della sicurezza è sempre più dibattuta e va “molto di moda”, tanto che spesso per il cliente è difficile non perdersi nei meandri del “fai da te” o affidarsi a mani non esperte quanto si professano. Al giorno d’oggi una pianificazione degli eventi, dei viaggi d’affari e dell’accoglienza è un atout per tutti: la sicurezza va garantita non solo nei Paesi lontani, ma anche in loco. Il “nemico” riconosce sempre la sua “preda”: e non sempre si tratta di personaggi famosi, facoltosi o VIP, anche un imprenditore può essere un bersaglio facile per un malintenzionato, per un riscatto, per carpire segreti industriali, per vendette, ecc.. ICS Security Solutions è fondata nel 2009 da 3 soci, con l’obiettivo di proporre servizi di qualità nell’ambito della sicurezza e della protezione delle persone. Grazie alla professionalità del team ICS Security Solutions, guidato da Cristiano Rovelli, l’azienda si è ritagliata uno spazio di tutto spessore nel panorama svizzero ed internazionale, arrivando a offrire i propri servizi in tutto il mondo per una clientela internazionale che ha esigenza di essere protetta, necessita una privacy assoluta e richiede un livello di protezione adeguato. Tutti i responsabili della società prima di fondare ICS Security Solutions, hanno maturato pregresse esperienze nei diversi settori della sicurezza e della protezione delle persone. Cristiano Rovelli, militare professionista, nel 1994 ha seguito un corso di guardia del corpo a Ginevra. Ha lavorato per molti clienti privati, come pure per numerose istituzioni pubbliche (Amministrazione federale, ambasciate, consolati, WEF, ONU, ...), che l’hanno portato a viaggiare e maturare esperienze in tutto il mondo.


Esistono principalmente, nel comparto “sicurezza”, due aree di intervento: • la sicurezza: rientra in questo ambito tutto quello che è il controllo di accessi, entrate, ronde, controllo, supervisione durante manifestazioni, ecc. • la protezione delle persone: si tratta di un pacchetto di azioni che sono volte a proteggere e garantire l’incolumità di una persona (o di un gruppo) durante i viaggi, a casa, sul lavoro, ecc. In questo secondo caso spesso di parla di guardia del corpo. Il servizio offerto è sempre personalizzato sulle necessità del cliente, ogni assistito è seguito personalmente nella pianificazione dei mandati, con un’attenta analisi della sicurezza e delle sue prerogative, delle aspettative, dei rischi e delle minacce in cui potrebbe incorrere. Grazie ad un colloquio volto ad ottenere il maggior numero di informazioni utili possibili per la protezione delle persone, gli esperti di ICS Security Solutions possono gettare le basi per una valutazione approfondita del cliente e dell’ambiente che lo circonda (abitazione, tragitti, ambito lavorativo, ecc.), per potergli offrire la protezione adeguata, affinché esso non debba pensare al fatto di essere protetto o di poter incorrere in qualsiasi rischio, ma semplicemente essere rilassato e concentrato, ad esempio, sul proprio business, sullo scopo del suo viaggio d’affari, sulla propria vita. Non si tratta di attività gestite dalla Polizia, ma presuppongono comunque una stretta collaborazione con le forze dell’ordine, come pure con istituzioni internazionali. Anche nei viaggi all’estero, come pure nell’accoglienza, si lavora con mezzi specifici. ICS può mettere a disposizione elicotteri, jet, yacht privati, scorta armata e non, a seconda della situazione. Non esiste una missione impossibile per ICS Security Solutions, si tratta di pianificare la migliore soluzione che soddisfi al meglio e garantisca una protezione totale del cliente. Uno dei punti di forza di ICS Security Solutions è la formazione dei propri agenti: grazie alla selezione e formazione degli impiegati che poi lavoreranno per essa, l’azienda è in grado di scegliere i migliori agenti. Essi, una volta terminata la pratica formativa, per le loro caratteristiche, sapranno rispondere al meglio alle sollecitazioni esterne, reagire agli stimoli in modo corretto, mantenendo sempre un impeccabile distacco dalle situazioni che vivranno ed in cui si troveranno ad operare, essendo al contempo vigili e pronti ad entrare in azione. Sono diverse le caratteristiche “tipo” di un buon agente: oltre che essere in buona condizione fisica e possedere

ad una serie di tratti fisici specifici, deve eccellere nelle “materie” di studio dell’istruzione curata da ICS (tiro, guida, attitudine, comportamento, comunicazione, difesa, ecc.). La giusta soluzione per la sicurezza personale del cliente e dei suoi beni. È la missione di ICS Security Solutions. Per maggiori informazioni: ICS SECURITY SOLUTIONS Via delle Scuole 28 6906 Lugano 6 Tel. +41 91 600 22 74 info@ics-security.ch www.ics-security.ch

SEMPRE AGGIORNATI SUI BUSINESS BREAKFAST E GLI EVENTI DELLA CC-TI

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Eventi

Accordi di libero scambio: opportunità e rischi per le aziende ticinesi Ha avuto luogo il 1° ottobre un interessante incontro per le aziende esportatrici organizzato dalla Camera di commercio dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino (Cc-Ti) in stretta collaborazione con l’Amministrazione federale delle dogane e l’Osec. Di fronte a un pubblico di un’ottantina di persone in rappresentanza di una sessantina di aziende sono intervenuti diversi esperti del settore sul tema degli accordi di libero scambio e dell’attribuzione dell’origine delle merci. In occasione di questa conferenza, indirizzata ai dirigenti d’azienda e ai membri dei quadri, è stata offerta una panoramica della situazione attuale e futura degli accordi di libero scambio con lo scopo di orientare in merito alle opportunità, sensibilizzare per quanto riguarda i rischi e presentare gli strumenti per porvi rimedio. In apertura Silvio Tognetti, Direttore del circondario delle dogane di Lugano, ha spiegato che l’operato di sensibilizzazione e di formazione su questi temi sarà sempre più importante visto il crescente numero di accordi di libero scambio che portano con sé una maggiore complessità burocratica ma allo stesso tempo competenze specifiche per il personale delle aziende esportatrici. In questo senso, il direttore ha continuato spiegando che la dogana in collaborazione con la Cc-Ti ha fatto e farà ancora molto per sostenere le aziende. In seguito ha preso la parola Marco Passalia, Vicedirettore della Cc-Ti e responsabile del servizio Export, il quale si è concentrato sulla distinzione concettuale tra Origine preferenziale (legata agli accordi di libero scambio) e Origine non preferen-

ziale (stabilita nelle relative ordinanze svizzere). Dopo di che ha sensibilizzato i presenti su tutta una serie di rischi per l’operato delle aziende e di problematiche regolarmente riscontrate. Il terzo intervento è stato condotto da Giorgio Binda, Capo della Sezione Tariffa e Regimi doganali, Amministrazione federale delle dogane AFD, Lugano, che ha concentrato l’attenzione dei partecipanti sul complesso tema degli accordi di libero scambio, sulla loro applicazione nell’attività pratica delle aziende esportatrici, sui vantaggi e sui rischi. In effetti i vantaggi legati all’eliminazione dei dazi nel Paese di destinazione delle merci con cui è stato stipulato un accordo di libero scambio possono essere notevoli visto che hanno un impatto concreto sul prezzo finale del cliente estero. Tuttavia occorre prestare particolare attenzione a determinati rischi, segnatamente il rilascio di prove dell’origine per merci con non ne hanno diritto, che esigono che vengano presi dei provvedimenti all’interno della ditta esportatrice. Per minimizzare questi rischi Binda ha ricordato che la dogana, assieme alla Cc-Ti, offre regolarmente degli incontri di formazione e di informazione. Infine i partecipanti hanno avuto il piacere e l’onore di ascoltare direttamente da Meinrad Müller (Sostituto capo per gli accordi di libero scambio) gli sviluppi della politica commerciale svizzera che si traduce in pratica negli accordi di libero scambio. Nei prossimi anni verosimilmente vi saranno nuove opportunità per le aziende svizzere dato che sono in fase di negoziazione accordi con Cina, India, Russia, ecc..

Un approfondimento sugli Accordi di libero scambio Intervista con Giorgio Binda, Capo della Sezione Tariffa e Regimi doganali, Amministrazione federale delle dogane AFD, Lugano Giorgio Binda

«Accordi di libero scambio: grandi opportunità, ma attenzione ai rischi», in che senso?

“La Svizzera è un Paese dall’economia ad orientamento fortemente internazionale, altamente integrato nell’economia mondiale. Gli scambi commerciali di beni e servizi e gli investimenti internazionali risultano dunque determinanti per la sua prosperità; ecco perché un obiettivo della sua politica

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economica esterna è il costante miglioramento dell’accesso ai mercati esteri. Per raggiungere questo obiettivo, vale a dire per garantire alle proprie imprese un accesso ai mercati esteri privo di ostacoli e di discriminazioni, migliore o quanto meno pari a quello di cui beneficiano i suoi principali concorrenti (UE, Stati Uniti e Giappone), stipula degli Accordi di libero scambio (ALS). Grazie agli ALS le merci d’origine


Svizzera possono, tra l’altro, essere importate nel Paese di destinazione in esenzione da dazi doganali, o comunque beneficiando di dazi doganali ridotti. Gli ALS rappresentano dunque uno strumento importante per il mantenimento e il rafforzamento della competitività della piazza economica svizzera. Attualmente la Svizzera dispone di una rete di 27 ALS, che riguardano una sessantina di Paesi. Entro il 2014 gli ALS dovrebbero diventare una quarantina. Sono in corso trattative con partner importanti quali, per esempio, la Cina, la Russia e l’India. In questo senso questi accordi rappresentano delle opportunità per le ditte esportatrici svizzere. L’agevolazione doganale (esenzione dal pagamento del dazio o riduzione dello stesso) nel Paese di destinazione non può essere rivendicata per tutte le merci provenienti dalla Svizzera, ma unicamente per i prodotti che possono essere considerati d’origine svizzera in base alle regole definite nell’ALS stipulato con il Paese contraente. Al proposito va detto che le regole d’origine variano da merce a merce e, molto importante, possono variare da accordo ad accordo. Quindi, una merce che adempie le condizioni per essere considerata d’origine svizzera in base all’ALS concluso con il Paese A, non necessariamente può essere considerata come tale in base all’ALS concluso con il Paese B. Nel Paese di destinazione l’agevolazione doganale viene concessa a mano della prova dell’origine. Il rischio consiste nell’allestire prove dell’origine (PO) per merci che non ne hanno diritto”.

Come avviene l’allestimento/rilascio delle PO?

“Esistono due PO: la dichiarazione d’origine su fattura e il certificato di circolazione delle merci (CCM) EUR 1 o EURMED. Ambedue vengono allestite dalla ditta esportatrice, la prima su fattura o su un documento commerciale, la seconda su un formulario prestampato che viene vistato dalla dogana svizzera in occasione dell’esportazione delle merci”.

Il Paese di destinazione come fa ad accorgersi che una prova dell’origine è stata allestita a torto?

“Di regola, l’origine della merce può essere stabilita unicamente presso la ditta esportatrice, a mano di ricette, rapporti di fabbricazione, fatture d’acquisto, sdoganamenti di materiali provenienti dall’estero, attestazioni d’origine dei fornitori, PO precedenti, ecc.. Per questo motivo gli ALS prevedono che le autorità del Paese di destinazione possono trasmettere a quelle del Paese d’esportazione la/e PO affinché vengano eseguiti i cosiddetti «controlli a posteriori». In occasione di questi controlli la ditta che ha steso la/e PO, a mano dei documenti precedentemente menzionati, deve comprovare alla nostra Amministrazione l’origine della merce. Al termine del controllo informiamo l’autorità estera in merito al corretto rilascio, o meno, della/e PO. La nostra Amministrazione, anche senza una specifica richiesta estera, esegue controlli a posteriori alfine di garantire il rispetto degli Accordi”.

Quali sono le conseguenze per l’impresa esportatrice svizzera che stende prove dell’origine per merci che non ne hanno diritto?

“Le conseguenze sono finanziarie e d’immagine. Infatti, la dogana estera a cui è stato comunicato che le PO sono state stese a torto, rivendicherà a posteriori i dazi doganali, più eventuali multe, presso la ditta che ha importato la merce. Quest’ultima, oltre che cercare fornitori più affidabili, po-

trebbe in seguito presentare delle domande di risarcimento alla ditta svizzera. Inoltre, con ogni probabilità, la dogana estera ci trasmetterà per controllo le PO rilasciate dalla ditta svizzera durante gli ultimi tre anni e sottoporrà a maggiori controlli i suoi invii futuri, con conseguenze facilmente immaginabili. In Svizzera la ditta esportatrice può andare incontro a una multa e, se ha lo statuto di esportatore autorizzato (autorizzazione rilasciata dalla dogana che le permette di rilasciare PO secondo una procedura semplificata), alla revoca della relativa autorizzazione”.

Come valuta il grado di competenza delle ditte ticinesi in questo ambito?

“Dapprima mi preme osservare che, grazie ai corsi e alle serate di sensibilizzazione organizzati dalla Camera di commercio in collaborazione con la nostra Amministrazione, in questi ultimi anni sono stati fatti degli sforzi non indifferenti per permettere alle imprese di acquisire le competenze necessarie in questo ambito sempre più complesso. Aggiungo pure che questi corsi hanno registrato una buona partecipazione, fatto questo molto positivo. Per tornare alla domanda, direi che in questo campo abbiamo delle imprese che si sono ben organizzate e altre che devono ancora migliorare. Quello che sovente manca è l’informazione dei dirigenti, vale a dire di coloro che sono responsabili dei processi, dei sistemi di controllo e della formazione del personale. Spesso, purtroppo si confrontano con il problema dell’origine quando è già troppo tardi, vedi le PO per merci che non ne avevano diritto sono già state stese”.

Cosa può fare un’impresa per approfittare al massimo degli ALS e ridurre al minimo i rischi ?

“Per approfittare al massimo degli ALS il miglior consiglio che posso dare è quello di seguire l’evoluzione degli stessi. Per quanto riguarda i rischi, premesso che dipendono da vari fattori e che possono variare in modo considerevole da ditta a ditta, suggerirei ai responsabili delle imprese che rilasciano PO di porsi le seguenti domande (elenco non esaustivo): «Abbiamo un responsabile dell’origine? Il personale che allestisce le PO è cosciente del valore di questi documenti e sa se e quando possono essere compilati? Come eseguiamo il calcolo dell‘origine? Siamo in grado di produrre le prove per dimostrare l’origine delle merci per le quali rilasciamo le PO? Quando abbiamo verificato per l‘ultima volta tutti i processi importanti relativi all‘origine?» Se la risposta anche ad una sola di queste domande fosse negativa, è certamente opportuno chinarsi sul problema, eseguire delle verifiche e prendere i provvedimenti del caso”.

Una ditta che ha dei deficit in questo ambito come può compensarli?

“Tutte i disposti legali e le prescrizioni che riguardano gli ALS sono consultabili al sito www.dogana.ch / Informazione doganali per le ditte / Origine preferenziale - Accordi di libero scambio. Inoltre, la nostra Amministrazione mette a disposizione gratuitamente una formazione e-learning che permette di acquisire le conoscenze di base (www.dogana.ch / Servizi / Formazione elettronica dell’AFD / Origine preferenziale e Accordi di libero scambio). Alfine di approfondire la materia appresa nell’e-learning, in collaborazione con la Camera di Commercio, offriamo dei corsi della durata di un giorno. Inoltre, si può fare affidamento a ditte di consulenza”.

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Eventi

Giornata dell’economia ticinese 2012 Una dimensione nazionale ed internazionale

La Giornata dell’economia ticinese è giunta alla sua terza edizione. Organizzata, come ormai tradizione, dalle principali associazioni economiche cantonali, l’Associazione bancaria ticinese (ABT), l’Associazione industrie ticinesi (AITI), la Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti), la Camera ticinese dell’economia fondiaria (CATEF) e la Società impresari costruttori sezione Ticino (SSIC-TI), in collaborazione con le oltre 50 associazioni di categoria ad esse legate. La manifestazione di quest’anno è stata dedicata all’importante tema dell’innovazione ed alle sue molte sfaccettature. La presenza di ospiti prestigiosi come la Vice presidente del Politecnico federale, Adrienne Corboud Fumagalli, il Direttore di Google Svizzera Patrick Warnking e Diego Braguglia, importante esponente dell’ambito dei fondi di investimento, ha permesso di confrontarci con realtà di dimensioni internazionali utili a comprendere le dinamiche di cui anche noi in Ticino dobbiamo tenere conto per promuovere in modo corretto l’innovazione e lo sviluppo del mondo aziendale.

Dopo le edizioni 2010 e 2011 dedicate rispettivamente al mondo della finanza e dell’industria con ospiti quali l’allora Presidente della Banca nazionale svizzera (BNS) Philipp Hildebrand e l’imprenditore turgoviese Peter Spuhler, quest’anno abbiamo voluto dare spazio al tema dell’innovazione. È stata un’occasione privilegiata per mettere in luce i vari aspetti dell’innovazione e soprattutto il fatto che essa è per definizione insita in ogni attività imprenditoriale, pena la perdita di competitività. Troppo spesso infatti si considera che l’innovazione sia indissolubilmente associata solo a grandi realtà e a novità spettacolari. In realtà, l’innovazione è un concetto molto più ampio, che comprende i prodotti, i processi, l’organizzazione del lavoro, ecc.. E non vi sono settori economici che possano prescindere dall’attenzione verso l’innovazione. Non a caso, il titolo della Giornata dell’economia 2012 “L’innovazione fra ricerca, finanza ed impresa” coniugava tre aspetti fondamentali che toccano tutti i settori dell’imprenditoria, il mondo finanziario e quello della ricerca, a cavallo fra aziende e realtà accademica.

Per sottolineare gli sforzi profusi dagli attori pubblici e privati nel contesto dell’innovazione nel nostro Cantone, la Giornata ha dato ampio spazio alla Fondazione AGIRE, che coinvolge il Dipartimento finanze ed economia (DFE), l’Università della Svizzera italiana (USI), la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera italiana (SUPSI), AITI e Cc-Ti. La Fondazione ha organizzato anche il primo DEMO DAY, che ha dato la possibilità al pubblico di incontrare 15 fra le più interessanti start-up presenti sul nostro territorio.

Il tema è vasto e complesso e la presenza di ospiti di caratura internazionale ha permesso di confrontarci con realtà apparentemente distanti dalla nostra, ma che possono aiutarci a comprendere come si possano affrontare senza complessi le molteplici sfide dell’innovazione in un contesto di competizione internazionale. Il Ticino ha le sue carte da giocare sia in ambito svizzero che europeo e mondiale. Tocca a tutte le forze politiche, imprenditoriali e accademiche ticinesi unire gli sforzi affinché si possa creare un’unità di intenti e di mezzi forte, in grado di promuovere l’innovazione a favore delle aziende già consolidate e delle start-up. Un primo,

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importante passo in questa direzione è stato compiuto con la costituzione della Fondazione AGIRE, fattivo esempio di collaborazione fra pubblico e privato, che merita il giusto risalto. Per questo motivo, in parallelo alla Giornata dell’economia ticinese, la Fondazione AGIRE ha organizzato il primo DEMO DAY. All’entrata e nel foyer del Palazzo dei Congressi il pubblico ha potuto incontrare 15 tra le start-up più interessanti del Canton Ticino. Al contrario di altri eventi basati su presentazioni “tradizionali”, il DEMO DAY 2012 ha permesso di toccare con mano alcune delle più significative innovazioni del momento “made in Ticino” e conoscere i loro inventori e imprenditori. A dimotrazione di come sia dinamica anche la realtà ticinese. La partecipazione di pubblico è stata massiccia e gli interventi dei relatori hanno messo in luce elementi fondamentali delle rispettive attività, dall’evoluzione spettacolare del Politecnico federale, a spunti interessantissimi sulla politica fiscale per incentivare le aziende, alla filosofia aziendale di Google, decisamente atipica ma on per questo me-

no interessante per la nostra realtà. Peccato che, malgrado la presenza di ospiti di caratura internazionale, taluni media si siano limitati a resoconti stringati e superfiali, privando il pubblico dei lettori di spunti poco frequenti alle nostre latitudini. Non è la prima volta che constatiamo che personaggi importanti ma poco conosciuti alle nostre latitudini vengano ignorati, malgrado rappresentino grandi realtà aziendali mondiali. Segno preoccupante di provincialismo che non promette nulla di buono. Ma noi continuiamo su questa strada, importante per staccarsi un po’ dalla realtà ticinese ed aprire gli orizzonti su quanto ci sta attorno. Al termine della manifestazione è stato consegnato anche il Premio per la miglior idea imprenditoriale del Canton Ticino nel 2012, sostenuto da BSI in collaborazione con il Centro Promozione Start-Up USI-SUPSI (CP Start-Up) e patrocinato da AGIRE (Agenzia per l’innovazione regionale del Cantone Ticino), che è andato alla ditta Newscron, rappresentata dal titolare Elia Palme.

Siamo al vostro fianco dalla fondazione alla crescita internazionale. Business Software PMI. Per dare successo alle vostre idee.

www.sagesvizzera.ch Carolin Weiss, Collaboratrice Sage

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Eventi

Turchia: l’ascesa della tigre del Bosforo Lo scorso 10 ottobre, presso la Sala Multiuso di Paradiso, si è tenuto un interessante evento che ha presentato le opportunità di business in Turchia. Organizzato dalla Cc-Ti in collaborazione con Osec, Credit Suisse e Cippà Trasporti, il pomeriggio informativo ha messo in evidenza i punti di forza della Nazione turca e le diverse possibilità per entrare in affari con uno Stato, la cui crescita economica è costante. Buona lettura!

I relatori intervenuti, da sin.: M. Botteron, A. Silini, F. Prioglio, L. Durukan, A. Betto e M. Passalia

Turchia: da un “atterraggio morbido” ad una nuova accelerazione Maxime Botteron

di Maxime Botteron, Global Economic Research, Credit Suisse

Dopo la crisi finanziaria del 2008/09, l’attività economica in Turchia è ripresa con vigore. Il PIL è aumentato del 9,2% e 8,5% per anno rispettivamente nel 2010 e 2011, rispetto al 4,5% e 4,8% della zona orientale europea nel suo complesso. Tuttavia, questa forte crescita economica è stata sostanzialmente trainata dalla domanda interna, mentre la dinamica delle esportazioni è rimasta debole, con un conseguente peggioramento degli squilibri nell’economia nazionale e nella posizione esterna. La crescita economica dovrebbe accelerare nel 2013 Con il deterioramento delle prospettive dell’economia mondiale legato alla crisi del debito sovrano nella zona euro e la politica monetaria più restrittiva avviata da parte della Banca Centrale della Repubblica Turca, la crescita economica è rallentata sensibilmente nella seconda metà del 2011 e il PIL ha subito una contrazione pari allo 0,1% nel 1° trimestre del 2012 (in termini trimestrali). Se la crescita ha avuto un impulso favorevole negli ultimi mesi, dovrebbe comunque restare al di sotto del tasso di crescita registrato nel periodo 2010/11 per i prossimi trimestri. Ci aspettiamo che l’economia globale recuperi lentamente terreno nel 2013, per via delle ulteriori misure di stimolo attuate dalle maggiori banche centrali dei Paesi industriali, l’afflusso di capitali dovrebbe riprendere e quindi sostenere la crescita in Turchia attraverso condizioni del credito più semplici. Stimiamo che la crescita reale del PIL sia del 3,0% per quest’anno e del 4,5% per il 2013.

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Gli squilibri nei settori interni ed esterni sono ancora fonte di rischio La forte ripresa economica nel 2010/11 in Turchia ha portato a crescenti squilibri. Poiché la crescita era ancora contenuta in molti mercati industriali, che assorbono circa la metà delle esportazioni turche, le esportazioni non sono progredite allo stesso ritmo dell’economia nazionale. Questa situazione ha portato ad un deterioramento della posizione esterna dell’economia turca. Il disavanzo delle partite correnti si è ampliato notevolmente, principalmente a causa del crescente deficit commerciale e nonostante la richiesta più forte per le merci turche in Medio Oriente. Allo stesso tempo, la Turchia ha visto un forte aumento degli afflussi di capitale mentre le banche centrali nei mercati sviluppati hanno mantenuto la loro politica dei tassi vicino allo zero dopo la crisi finanziaria, e gli investitori hanno iniziato una “caccia al rendimento”. Tuttavia, in Turchia, questi afflussi di capitali erano per lo più di breve termine e volatili, ed hanno contribuito a finanziare in larga misura il disavanzo delle partite correnti. Anche se il disavanzo delle partite correnti è sceso dall’11% del PIL di circa l’8% del PIL nel 2° trimestre del 2012, l’affidamento dell’economia turca sugli afflussi di capitale rimane notevole. Una forte dipendenza a breve termine dagli afflussi di capitali mette a nudo il rischio di improvvisa inversione dei flussi in caso di un forte deterioramento delle condizioni economiche. Tuttavia, la graduale ripresa degli investimenti esteri diretti dovrebbe contribuire a ridurre i rischi di un brusco rallentamento.


Il tasso di inflazione rimane elevato Attestandosi a circa il 9% su base annua, l’inflazione rimane ben al di sopra della zona di comfort stabilita dalla Banca Centrale, i prezzi per il cibo e l’olio sono fortemente aumentati. Tuttavia, l’inflazione di fondo, una misura che esclude materie prime volatili e prezzi dei prodotti alimentari, è comunque rallentata. La Banca Centrale si aspetta che l’inflazione diminuisca ulteriormente nei prossimi mesi. Pertanto, la politica monetaria in Turchia diventerà probabilmente più favorevole per la

crescita futura, senza comunque perdere di vista la stabilità finanziaria e l’afflusso di capitali che probabilmente subirà un’accelerazione. La stessa Banca Centrale della Repubblica Turca ha infatti sottolineato che le recenti decisioni delle principali banche centrali per aumentare ulteriormente il loro sostegno alle loro economie potrebbero portare eventuali capitali in eccesso in Turchia e quindi compromettere il lento riequilibrio dell’economia.

Opportunità d’affari in Turchia Estratto dell’intervista con Levent Durukan, Trade Commissioner, Ambasciata svizzera, Ankara Levent Durukan

Potete trovare l’intervista competa a Levent Durukan sul sito www.osec.ch (Paese Turchia)

La Turchia si trova in una posizione geografica d’importanza strategica all’incrocio tra l’Europa e il Medio Oriente; inoltre ha legami storici e culturali sia con l’Europa sia con il Medio Oriente. In questo contesto, quale ruolo gioca? “Negli ultimi anni, la Turchia ha rivestito un ruolo economico e politico più attivo sulla scena internazionale. La nuova politica può essere considerata come la conseguenza naturale ai cambiamenti delle tendenze globali. Il Paese tenta di diversificare i suoi interessi politici ed economici al fine di sfruttare in modo ottimale il potenziale dei suoi vantaggi geopolitici, intensificando i legami con i vicini e le Nazioni con cui condivide legami culturali, geografici e storici (per esempio il Medio Oriente, i Balcani, l’Asia centrale e l’Africa del Nord). Inoltre, mira a scambi con nuovi partner in mercati insoliti quali il Sub Sahara, l’Asia e l’America Latina. Le strategie adottate prendono in considerazione regioni trascurate o inesplorate che le consentono di aumentare gli scambi economici e politici. In breve, la Turchia sta reinterpretando il suo ruolo di ponte tra Est e Ovest”. Le riforme politico-economiche adottate in seguito alle crisi finanziarie del 2001-2002 hanno rafforzato l’economia: infatti, la Turchia vanta un periodo di notevole crescita negli ultimi dieci anni, raggiungendo quota 9,2% nel 2010. L’anno scorso la crescita si attestava all’8,5%: si tratta del secondo tasso a livello mondiale, superato solo dalla Cina. Può identificare le riforme più importanti e indicare dove vi sono ancora margini di miglioramento? “La liberalizzazione economica è iniziata negli anni ‘80 con una serie di decisioni per instaurare un sistema economico rivolto verso l’esterno e basato sul mercato. Nel 2003 la nuova legge sugli investimenti diretti esteri è stata introdotta per facilitare il flusso di capitali verso la Turchia e per migliorare il clima degli investimenti. A luglio 2012 il codice del commercio in vigore da mezzo secolo è stato sostituito al fine di portare il Governo societario al livello degli standard internazionali. Grazie all’implementazione riuscita delle operazioni di salvataggio guidate dal Fondo monetario internazionale, la Turchia si è ripresa velocemente dalle due crisi finanziarie del 2001-2002. La diversificazione dei mercati d’esportazione, le riforme del sistema sanitario e della previdenza sociale, la ristrutturazione della gestione economica e dei ministeri esecutivi per renderli più efficienti, nuovi programmi d’incentivi destinati all’attività di ricerca e sviluppo e ai settori critici nonché la riorganizzazione dell’amministrazione fiscale sono ulteriori misure volte a stimolare la crescita economica a breve e lungo termine. Negli anni dal 2002 al 2008, l’ambiente finanziario mondiale favorevole, la stabilità politica all’interno del Paese, le politiche economiche sostenute dal FMI e l’avvio dei negoziati di adesione all’UE (2005) hanno reso la Turchia una delle economie emergenti con la più forte crescita. Negli ultimi anni, in assenza di disposizioni da parte del FMI e di pressione da parte dell’UE, il programma periodico del Governo «Medium Term Program», che fissa gli obiettivi macroeconomici triennali, è diventato la principale linea guida della Turchia, permettendole di esprimere la sua indipendenza e l’abilità di «camminare con le proprie gambe». Malgrado le prospettive globali incerte, in confronto ai Paesi vicini, l’economia turca è uscita rafforzata dalla crisi grazie alla disciplina fiscale, a una forte spesa privata e alla diversificazione dei mercati d’esportazione. I tassi di crescita si sono quindi ripresi dopo la forte contrazione nel 2009. La Turchia deve

accelerare le riforme in ambito fiscale, lavorativo, giudiziario e formativo se vuole diventare più competitiva e raggiungere una crescita durevole a lungo termine”. Le relazioni economiche tra la Turchia e la Svizzera si basano sull’Accordo di libero scambio entrato in vigore nel 1992. La Turchia è un partner commerciale importante e un mercato promettente per i prodotti svizzeri. Metà delle esportazioni rossocrociate verso la Turchia sono prodotti farmaceutici e chimici, seguiti dai macchinari e i componenti elettronici. Quali altri beni potrebbero trovare terreno fertile? “La Convenzione in materia di promozione e protezione reciproca degli investimenti (1988), l’Accordo di libero scambio AELS-Turchia (1992) e la Convenzione volta a evitare le doppie imposizioni che entrerà in vigore a gennaio 2013 costituiscono un ottimo quadro giuridico per il commercio bilaterale e le attività economiche tra Svizzera e Turchia. I dati storici evidenziano un aumento delle esportazioni bilaterali di oltre il 70% tra il 1990 e il 2000. Questo slancio è continuato negli ultimi dieci anni. La bilancia commerciale è ancora a favore della Svizzera. La Svizzera è un importante investitore in Turchia. Secondo la Banca nazionale svizzera, i capitali investiti ammontavano a 2,9 miliardi di franchi alla fine del 2010, creando oltre 15’000 impieghi. Queste somme sono state destinate alle industrie chimica, farmaceutica e manifatturiera. Secondo il Ministero turco dell’economia, attualmente oltre 600 imprese svizzere hanno una succursale o un ufficio di rappresentanza in Turchia. Oltre agli ambiti citati nella sua domanda, altre opportunità d’affari si presentano alle aziende esportatrici e agli investitori svizzeri nei settori energia, ambiente, trasporto, sanità, tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT) nonché nel commercio al dettaglio e nell’agricoltura. In Turchia, la domanda energetica e il consumo elettrico aumentano di pari passo con lo sviluppo economico. Il Paese necessita di investimenti per oltre 200 miliardi di dollari nella produzione elettrica nei prossimi vent’anni se vuole soddisfare la crescente richiesta. I rifiuti e la loro gestione, le acque reflue e il loro trattamento sono ambiti che richiedono importanti investimenti immediati e sull’arco di dieci anni al fine di allineare il settore ambientale della Turchia ai livelli dell’UE. Il settore dei trasporti è un altro ambito che richiede forti investimenti. I progetti del Governo comprendono il raddoppio della rete ferroviaria soprattutto per i treni ad alta velocità, la costruzione di nuove autostrade e ponti che colleghino le principali zone economiche, la ristrutturazione e/o l’ampliamento degli aeroporti esistenti nonché l’edificazione di nuovi. Inoltre, da dieci anni il settore sanitario turco è sottoposto a una revisione volta ad aumentarne la qualità, l’efficienza e l’accesso. La costruzione di nosocomi pubblici e privati come pure l’acquisto di apparecchiature e sistemi high-tech costituiscono un’ottima piattaforma per le aziende attive nel medtech. Oltre agli investimenti pubblici nelle ICT volti a fornire quadri comandi intelligenti e PC tablet a 15 milioni di studenti nell’intera nazione (per un valore di 5 miliardi di dollari), il settore privato è altrettanto dinamico. Il grado di penetrazione dei cellulari nelle economie domestiche e l’accesso a Internet all’interno delle aziende superano il 90%. Si stima che il commercio al dettaglio, la forza trainante dei consumi interni, possa superare i 300 miliardi di dollari nell’anno corrente. Tutti i settori citati e il dinamismo dell’economia turca in generale creano opportunità d’affari per le aziende svizzere disposte a guardare oltre le destinazioni tradizionali dell’export per espandersi in un mercato emergente e nelle sue zone limitrofe”.

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Eventi

Turchia: aspetti culturali in pillole Intervista con Alberto Silini, Responsabile Mercati Vicini, Osec

Alberto Silini La Turchia rappresenta un caso significativo di possibile coesistenza tra Islam e democrazia. Come si riflette questa coesistenza negli affari? “Avendo rapporti commerciali con la Turchia credo che entrambi gli aspetti influenzino le situazioni e i contatti. Io non parlerei di cultura islamica o di democrazia: direi piuttosto che la Turchia ha molte influenze occidentali e sicuramente anche molte orientali. Non c’è dubbio che i turchi siano eccellenti uomini d’affari. Negoziare con un partner turco in alcuni casi può ricordare la contrattazione in un bazar: discutere i dettagli di un contratto e le varie condizioni può richiedere molto più tempo e perseveranza di quanto siamo abituati alle nostre latitudini. Anche il rispetto della gerarchia nelle imprese è sicuramente più «orientale». Comunque si tratta di una cultura molto orientata al successo commerciale. Non si può tuttavia nascondere, che il modo di vivere moderno delle grandi metropoli è sempre più europeo. Anche nel mondo tecnologico le tendenze più seguite e rispettate sono quelle provenienti dall’Europa”. Cosa è «lecito» fare e cosa è invece opportuno non fare con partner commerciali turchi (do’s and don’ts)? “Il modo di fare «turco» è molto gentile e cortese. L’accoglienza è molto calorosa perché il visitatore (che sia cliente o fornitore) viene considerato come un ospite e questa cerimonia d’accoglienza è sempre rispettata. Un «no» secco, senza prima aver argomentato a dovere, viene considerato come una scortesia e declinare una richiesta cortese può essere interpretato molto negativamente. Difficile è anche il mettere sul tavolo con chiarezza i problemi: anche questo può essere interpretato come

offensivo. Fare del brainstorming o discutere può diventare difficile, perché i turchi raramente ritirano una cosa già detta. Insomma, ci vuole una buona dose di capacità diplomatiche, di empatia e sicuramente di rispetto per la loro cultura. Il modo di vestire è classico elegante. Anche ai turchi piacciono sempre di più le grandi marche della moda occidentale. Ci si aspetta un outfit corretto e classico. Nelle relazioni d’affari di lunga durata viene tollerato uno stile un po’ più casual. In Turchia non è raro che si ricevano regali durante le visite di lavoro. Perciò è bene tenere sempre pronti dei regali per clienti, fornitori, partner. I regali sono sempre bene accetti. Però, attenzione, mai donarli durante le trattative: viene interpretato come corruzione. Una conversazione viene aperta con un «Merhaba» che vuol dire «buongiorno» ed anche con un «Nasilsiniz» ossia «come va? ». Dopo viene discussa la provenienza geografica e familiare. Mostrare rispetto verso la bellezza della Turchia o l’accoglienza riservata può rivelarsi molto positivo. Dato che il calcio è molto presente, non nuoce conoscere i tre grandi club calcistici di Istanbul: il Galatasaray, il Besiktas e il Fenerbahce. Non vengono richieste conoscenze specifiche della cultura e della storia turche. Vi sono tuttavia temi tabù: i diritti umani, la questione degli Armeni e il ruolo delle forze armate turche nelle zone dei Curdi. Qualora venissero menzionati questi temi, è meglio comportarsi da buon ascoltatore senza fare prevalere troppo la propria opinione. I turchi hanno anche un gran senso dello humor e non è raro che, anche in fase di trattativa, inizino a raccontare barzellette. Perciò non è male averne pronte un paio per poter tenere il passo con loro!”

GLI Aspetti doganali, di spedizione e trasporto in Turchia di Angelo Betto, Direttore operativo, Cippà Trasporti SA Angelo Betto Effettuare spedizioni in Turchia, sia dal punto di vista logistico che doganale non risulta complicato, tuttavia è consigliabile conoscere le caratteristiche che ne regolano i rapporti prima di intraprendere una relazione commerciale con questo magnifico Paese. In primo luogo parliamo delle modalità di trasporto: può essere, combinato (via terra + mare ) oppure via aerea. Il trasporto combinato viene effettuato tramite camion tradizionale che si occupa del ritiro presso l’azienda che ha approntato la spedizione, per poi recarsi, abitualmente, fino al porto di Trieste dove viene imbarcato e raggiunge via mare i principali porti della Turchia (Istanbul e Izmir). Trieste è l’unico porto italiano che ha un collegamento diretto sulla Turchia, mentre Ancona, Bari e Brindisi godono di un collegamento con il porto di Patrasso (Grecia) dal quale il camion, successivamente, continua il suo percorso via strada. Ovviamente è possibile anche inviare la merce per via aerea, gli aeroporti principali in Svizzera sono Ginevra, Zurigo e Basilea e quelli di destino in Turchia Istanbul, Ankara, Izmir e Antalya. Dal punto di vista della documentazione doganale è richiesta la fattura di vendita (ove siano indicati numero dei colli, peso lordo, peso netto, descrizione della merce e valore) con possibilità di emettere (per le merce avente origine Svizzera) il certificato EUR.1. che, in base agli accordi bilaterali tra Svizzera e Turchia, permette all’importatore turco di non pagare il dazio al momento dell’importazione. Da notare che le aziende importatrici turche stipulano (con validità annuale) una delega di sdoganamento con uno spedizioniere, che sarà poi l’unico autorizzato

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ad effettuare le operazioni doganali per suo conto sul territorio turco. Per tale motivo, durante le trattative commerciali di vendita del prodotto, è frequentemente utilizzata la resa Incoterms DAT (delivery at terminal) che comporta l’assunzione di tutti i costi di trasporto dal proprio magazzino sino al terminal doganale turco di destinazione. La merce, una volta arrivata al terminal doganale indicato (per il combinato, spesso, Istanbul e in altri casi Ankara, Izmir e Bursa), viene presa in carico dallo spedizioniere stesso che si occupa delle operazioni doganali di importazione e della riconsegna del materiale al cliente finale. Anche i termini di pagamento hanno una valenza molto importante. Il vecchio metodo di accordo CAD (cash against document) oltre il pagamento tramite “lettera di credito” (che prevede la presentazione presso la Banca indicata dal compratore dei documenti originali che attestano l’avvenuto invio del materiale) è stato ormai sostituito dalla più attuale formula del “pagamento anticipato”: in questo caso il venditore da il via alla spedizione dal proprio magazzino solo dopo aver ricevuto il pagamento da parte dell’acquirente turco. Noi di Cippà Trasporti intratteniamo da anni rapporti stabili con questo Paese e siamo in grado di fornire ai nostri clienti tutta l’assistenza e la consulenza necessarie al fine di garantire la buona riuscita di ogni spedizione nei tempi e nelle modalità concordate. Per qualsiasi esigenza contattateci, saremo lieti di mettere le nostre conoscenze a Vostra disposizione.


L’esperienza in Turchia di TEQ SA di Francesco Prioglio, Procuratore generale TEQ SA Breve profilo dell’azienda TEQ si occupa principalmente della gestione elettronica del motore, cambio, sospensioni, luci, ecc. su autobus urbani, sui quali è stata la prima in Europa a sviluppare un impianto sfruttando un protocollo di trasmissione precipuo per l’uso automobilistico, il “CAN”, sviluppato dalla BOSCH. La chiave del successo, rispetto ad altre aziende di elettronica, che si limitano ad occuparsi di hardware o di software, è la produzione di un prodotto finito. I produttori di hardware automotive, generalmente, sono multinazionali che non amano dare informazioni dettagliate sul prodotto, sbarrando la strada ad aziende che si occupino esclusivamente di software. Il prodotto TEQ è di nicchia, con il vantaggio di una concorrenza limitata ma con un altrettanto limitato numero di clienti: i costruttori di autobus urbani, infatti, in Europa si contano sulle dita di una mano. Le prime applicazioni del sistema nel settore (1990), furono effettuate per la Soc. MAURI & C. di Desio (Italia), piccolo produttore di autobus urbani, grazie alla lungimiranza e caparbietà del titolare dell’azienda, Ambrogio Mauri, che aveva visto nel sistema elettronico dedicato all’autobus urbano una grande innovazione tecnologica, con cinque anni di anticipo sui grandi costruttori. La facilità di gestione delle molteplici funzioni del veicolo non più gestite legate a centinaia di relais tramite chilometri di cavi, oltre ad essere una forma di sopravvivenza per una piccola azienda, qual era la Mauri dell’epoca, le permetteva di competere, economicamente e tecnicamente, con le grandi aziende del settore (Mercedes, Iveco, BredaMenarini), anch’esse successivamente divenute clienti della TEQ. Analoghe considerazioni della MAURI sulla possibilità di un piccola azienda di sopravvivere solo con prodotti innovativi, sono state fatte proprie dalla TEQ che, sulla scia di questa esperienza si è dedicata a sviluppare quelle parti elettroniche specifiche per l’autobus neglette dalle grandi imprese del settore (VDOBOSCH-ACTIA) che adattano parti destinate ad altri veicoli industriali. Perché la Turchia? La Turchia, dagli anni ‘80, è stata la Nazione dove le grandi case automobilistiche, approfittando di leggi sul lavoro meno restrittive di quelle europee, hanno concentrato la loro produzione. Sulla loro scia sono sorte alcune carrozzerie locali che iniziarono ad avere una loro produzione per il mercato interno, ed oggi anche per quello esterno (vedi Otokar qui a Lugano per la società di Navigazione). Alla ricerca di nuovi clienti al di fuori dell’Italia, negli anni ‘90 abbiamo cercato di contattare gli uffici tecnici di queste aziende e fummo subito confrontati con un altro problema: l’inglese lo parlavano ad alto livello, ma le decisioni venivano prese su suggerimenti di tecnici che non lo parlavano. Fu un buco nell’acqua. Perché il contatto con il cliente abbia successo dev’essere

continuo ed avvenire nella lingua locale. Ripartimmo da zero: eventuali possibili rappresentanti locali non riuscivano a capire né l’importanza, né le implicazioni d’un prodotto innovativo come il nostro ed alla fine assumemmo un ingegnere, perfetto bilingue. Fu un’esperienza positiva, sotto il profilo del contatto locale costante, ma il nostro ingegnere finì per essere assunto come capo del nuovo progetto da uno dei possibili clienti, e noi perdemmo l’investimento. Abbiamo pertanto cercato di legare di più alla nostra azienda una nuova persona: fortuna volle che durante il periodo di stage si sposasse in Svizzera. Questo avvenimento c’insegnò un piccolo trucco che cerchiamo di ripetere nelle altre nazioni dove operiamo: la persona deve avere legami in Svizzera, viverci e fare lunghe trasferte periodiche nel suo paese, dove ha altri legami familiari, ma mantenendo la base a Lugano. Una situazione vantaggiosa per entrambi ed un dipendente fedele. L’esperienza in Turchia Il nostro lavoro, dovunque svolto, ha un’evoluzione lunga: prima l’ufficio tecnico dell’azienda acquirente si deve convincere della necessità dell’innovazione; poi dobbiamo attendere che entri nei loro piani la costruzione di un nuovo modello e l’adozione del nostro prodotto ed infine che diventi parte del progetto ed essere omologato unitamente al veicolo. Il tutto comporta da uno a due anni d’investimento. Quando tutto ciò si avveri, inizia la produzione del veicolo e da una posizione di debolezza, passiamo ad una di forza, diventando un fornitore strategico. Per tutta la vita del veicolo, saremo presenti con le nostre forniture; se venissero meno, pur rappresentando solo il 2% del valore globale del veicolo, potremmo bloccare una linea di produzione. Evidentemente, per noi piccola azienda, la correttezza nei rapporti ed il mantenimento delle promesse è un obbligo: una multinazionale può sbagliare, noi no, saremmo fuori dal mercato immediatamente. Una cosa positiva della Turchia è il sistema di pagamento. Per favorire il sistema bancario interno, la merce che risulti non pagata al momento dell’importazione è sottoposta ad una imposta aggiuntiva del 3%. La burocrazia degli uffici dogali è un handicap: l’abbiamo superato rendendo la nostra merce EXW. Un po’ d’attenzione nella compilazione della documentazione ed il rischio di ritardi nelle consegne è scongiurato. La soluzione è costata qualcosina a causa dello sconto che abbiamo concesso, ma ci ha evitato molti problemi. Grazie all’aiuto dell’Osec ci siamo rivolti a questo ed ad altri mercati, grazie ad un prodotto all’avanguardia, abbiamo vinto una gara per la fornitura dell’equipaggiamento di 500 veicoli ad una carrozzeria turca appaltatrice di veicoli per la città di Istanbul, e questo ci fa ben sperare sia per ampliare la nostra presenza nel mercato turco, sia per ripeterla in altre Nazioni.

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Formazione

Corsi di formazione proposti dalla cc-ti L’ABC DELL’EXPORT: CORSO BASE

Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Giovedì 22 novembre 2012, dalle 16.00 alle 18.30 – Modulo 3 Le diverse modalità di trasporto di merci • Visione generale dei trasporti delle merci su strada, rotaia, marittimo, aereo e traffico combinato • Caratteristiche principali e particolarità dei vari mezzi di trasporto • I documenti di trasporto in breve (CMR, B/L, AWB, RWB) • Accenni al trasporto di merci pericolose • Breve presa in considerazione della composizione e creazione di costi e prezzi di spedizione Giovedì 29 novembre 2012, dalle 16.00 alle 18.30 – Modulo 4 Gli Incoterms e l’assicurazione di trasporto • Gli Incoterms: definizione, scopo, utilizzo ed esempi pratici • Definizione dell’assicurazione trasporti ed i rischi più ricorrenti per le merci in viaggio • Il trasferimento del rischio fra il venditore e il compratore • I rischi coperti e quelli esclusi dall’assicurazione Giovedì 6 dicembre 2012, dalle 16.00 alle 18.30 – Modulo 5 Le modalità di pagamento ed il finanziamento delle esportazioni • I rischi nell’ambito internazionale • Quali strumenti finanziari utilizzare e la loro funzione nelle operazioni import/export • Accenni allo svolgimento di un’operazione di un credito/ incasso documentario, i vantaggi e gli svantaggi visti dall’ottica del compratore e del venditore • Le garanzie utilizzate nelle esportazioni

SVILUPPO ORGANIZZATIVO E PIANIFICAZIONE STRATEGICA DELLE HR Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti

Lunedì 26 novembre 2012, dalle 13.30 alle 17.30 Programma • Strategie e politiche HR • Soluzioni HR per fronteggiare i cambiamenti aziendali/ congiunturali • Indicatori HR per valutare l’impatto delle misure intraprese

KNOW-HOW SULLA PARTECIPAZIONE ALLE FIERE INTERNAZIONALI Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti

Giovedì 29 novembre 2012, dalle 09.00 alle 12.00 Programma • Pianificare lo stand e la presentazione del prodotto • Pubblicizzare l’evento • Stratagemmi per arrivare a nuovi clienti • Materiale tecnico e pubblicitario • In-/formare il proprio personale prima di una fiera • Ci siamo: è fiera! • Il dopo-fiera: valorizzare al meglio i nuovi contatti e misurare il successo di un fiera • Come e quando effettuare la pianificazione delle fiere per il successivo anno fieristico

LA DIRETTIVA MACCHINE 2006/42/CE:

Cosa devono sapere gli utilizzatori di macchine ed impianti Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti Mercoledì 5 dicembre 2012, dalle 09.00 alle 17.00 Programma • Scopo e campo di applicazione della direttiva 2006/42/CE • Le novità della direttiva 2006/42/CE • Immissione sul mercato, messa in servizio e sorveglianza del mercato • Le macchine dell’allegato IV, i dispositivi di sicurezza, le quasi macchine • Valutazione di rischio per l’immissione di nuove macchine • Documentazione delle macchine: cosa devono sapere gli utilizzatori • Adeguamento delle macchine già in uso: come fare e come documentare • Acquisto e vendita di macchine usate

IL NUOVO DIRITTO DEL RENDICONTO CONTABILE E DELLA REVISIONE Lugano, Sala Monte Brè, presso la Cc-Ti

Mercoledì 3 dicembre 2012, dalle 09.00 alle 13.00 Programma • Descrizione dell’iter legislativo • Introduzione al nuovo diritto di rendicontazione contabile • Introduzione al diritto di revisione

Informazioni e iscrizioni: Cc-Ti, Tel. +41 91 911 51 18, corsi@cc-ti.ch, ww.cc-ti.ch 46  Ticino Business


Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino

EVENTO E CONSULENZA SULLE ISTITUZIONI FINANZIARIE INTERNAZIONALI (IFI) LUGANO, MERCOLEDÌ 28 NOVEMBRE 2012 Al mattino vi proponiamo un evento volto a scoprire le opportunità d’affari che si offrono tramite le istituzioni finanziarie internazionali, con possibilità di prenotare consulenze individuali nel pomeriggio al fine di esporre i vostri progetti al nostro specialista e beneficiare di un aiuto concreto per partecipare ai bandi di gara indetti dalle IFI. Per un approfondimento sui progetti promossi dalle cinque grandi banche di sviluppo di cui la Svizzera è membro, vi segnaliamo gli articoli su www.osec.ch/ifi. Il programma dettagliato dell’evento è disponibile su www.osec.ch/ifi_eventlugano. PER L’ISCRIZIONE, PREGO RIVOLGERSI A MONICA ZURFLUH (TEL. DIRETTO 091 911 51 35, E-MAIL MZURFLUH@OSEC.CH).

Dichiarazioni doganali d’importazione e d’esportazione: solo in formato elettronico dal 2013 Dal 1° gennaio 2013, l’Amministrazione federale delle dogane (AFD) non accetterà più le dichiarazioni doganali d’importazione e d’esportazione in formato cartaceo. Salvo poche eccezioni, tutte le dichiarazioni relative al traffico merci transfrontaliero dovranno essere allestite per via elettronica. La possibilità di allestire i documenti per via elettronica esiste già da tempo e numerose imprese ne fanno capo: infatti, secondo quanto comunicato dall’AFD, oggi il 98% delle importazioni e il 93% delle esportazioni sono dichiarate via Internet. Le eccezioni alla regola riguardano le dichiarazioni speciali, per esempio quelle relative ai traslochi, al transito nazionale, all’ammissione temporanea oppure al perfezionamento attivo o passivo, che potranno ancora essere presentate su carta. Amministrazione federale delle dogane AFD: Dichiarazioni doganali d’importazione e d’esportazione in formato cartaceo www.ezv.admin.ch/pdf_linker.php?doc=papierform&lang=it

Dichiarazione di non riesportazione obbligatoria per esportare materiale bellico

Il Consiglio federale ha inasprito l’ordinanza sul materiale bellico. La modifica apportata stabilisce che l’esportazione di prodotti finiti, di componenti o di assemblaggi richiede una dichiarazione di non riesportazione da parte del governo del Paese destinatario. Le nuove disposizioni sono entrate in vigore il 1° novembre 2012. Segreteria di Stato dell’economia SECO: Dichiarazioni di non riesportazione: modifica dell’ordinanza sul materiale bellico www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=46266

UE: più produttività e crescita grazie al cloud computing

La Commissione europea lancia una strategia volta a “sfruttare al meglio il potenziale della nuvola informatica in Europa”, con l’intento di aumentare la produttività delle imprese e dell’amministrazione dell’UE. La promozione mirata e coerente del cloud computing con conseguente aumento dell’efficienza e della produttività potrebbe creare 2,5 milioni di impieghi e portare a un aumento annuo del PIL dell’1% (ossia di 160 miliardi di euro) nella zona UE entro il 2020. Le misure chiave della proposta sono: • uniformare/armonizzare le numerose norme tecniche entro il 2013 per ottimizzare l’interoperabilità, la compatibilità e la trasmissione dei dati; • sostenere i sistemi di certificazione volti a identificare i fornitori affidabili; • elaborare clausole contrattuali tipo e accordi di prestazione standard per i servizi di cloud computing; • creare un partenariato europeo di cloud computing con gli Stati membri e l’industria per orientare il mercato europeo. Commissione europea: Agenda digitale: una nuova strategia per stimolare la produttività delle imprese e della pubblica amministrazione europee attraverso “la nuvola informatica” (cloud computing) http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference=IP /12/1025&format=HTML&aged=0&language=IT&guiLangu age=en

La Serbia aumenta l’IVA

Il 1° ottobre 2012 il governo serbo ha aumentato l’IVA dal 18% al 20%. È rimasta invece invariata l’aliquota ridotta dell’8% per i generi alimentari. Germany Trade and Invest: Serbien - Erhöhung der Mehrwertsteuer auf 20% w w w.g tai.de /GTAI/Navigation/DE / Trade /Recht-Zoll/ zoll,did=644380.html

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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino

Sofia pubblica gli appalti per tre stazioni di metropolitana

I tre appalti pubblici per le stazioni di metropolitana fanno parte di un progetto volto a estendere la rete di Sofia di 2,7 chilometri. I costi d’investimento sono stimati in 100 milioni di euro. Novinite.com: Sofia Metro Starts Tender for 3 New Stations www.novinite.com/view_news.php?id=143365

Nuove città alla periferia di Istanbul

Due nuove città con 500’000 abitanti ciascuna sorgeranno nell’area metropolitana di Istanbul. L’ubicazione della prima è stata decisa tempo fa: si situerà a Kemerburgaz sulla sponda europea del Bosforo. Il governo turco ha ora deciso che la seconda si troverà a Tuzla sul lato asiatico. La scelta di Tuzla appare particolarmente azzeccata poiché dispone di collegamenti internazionali eccellenti: • l’aeroporto Sabiha Gokcen è nelle immediate vicinanze; • due collegamenti stradali internazionali sono facilmente raggiungibili; • Tuzla si affaccia sul Mar di Marmara e quindi su uno dei tratti marittimi più trafficati al mondo; • il collegamento alla rete della metropolitana di Istanbul potrà essere realizzato senza sforzi eccessivi grazie a un’estensione della nuova linea Kadiköy-Kartal fino a Pendik. Sarebbe comunque stato indispensabile procedere al risanamento e a un vasto ampliamento infrastrutturale del distretto già esistente di Tuzla. I lavori che saranno eseguiti comprendono la ristrutturazione degli edifici, considerando anche criteri antisismici. Saranno quindi richieste soluzioni intelligenti per quanto riguarda l’isolazione, il bilancio energetico e la statica. Inoltre, sorgeranno diverse zone industriali con numerose agevolazioni per le imprese che vi si insedieranno. PortTurkey.com: Second mega city to be founded in Tuzla www.portturkey.com/real-estate/2812-second-mega-city-tobe-founded-in-tuzla Haber Monitor: Kept secret, the project reached www.habermonitor.com/en/haber/detay/kept-secret-theproject-reached/225430/

L’Ucraina concede sgravi fiscali agli investitori

A partire dal 2013, gli investitori in Ucraina beneficeranno di una riduzione dell’imposta sui profitti. Tuttavia, questi sgravi saranno concessi unicamente se i progetti soddisfano determinati criteri che riguardano la somma d’investimento e il numero di impieghi creati. Le grandi imprese dovranno investire almeno 3 milioni di euro e creare 150 posti di lavoro al fine di poter beneficiare dell’imposta ridotta sui profitti nei prossimi dieci anni. Alle imprese di media entità sono richiesti almeno 1 milione di euro d’investimento e 50 nuovi posti di lavoro, mentre le piccole aziende dovranno investire almeno 500’000 euro e creare 25 impieghi. Dall’inizio del 2013 fino alla fine del 2017 l’aliquota applicata sarà dello 0%, dal 2018 fino al 2022 ammonterà all’8% e dal 2023 si attesterà al 16%. Il tasso normale è oggi del 21%, scenderà al 19% nel 2013 e al 16% nel 2014. Inoltre, le apparecchiature e gli impianti richiesti per realizzare i progetti d’investimento incentivati, che non possono essere prodotti in Ucraina, potranno essere importati in franchigia doganale.

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Ernst & Young T Magazine: Ukraine: tax incentives adopted http://tmagazine.ey.com/news/ibfd/ukraine-tax-incentivesadopted/

Ucraina: l’agricoltura quale forza trainante dell’economia

L’Ucraina è un attore globale in ambito agricolo: la metà della superficie del Paese è terreno fertile. Il rapporto settoriale “Doing Agribusiness in Ukraine” (80 pagine, in inglese) illustra in dettaglio l’attuale sviluppo dell’economia agraria ucraina e il suo futuro promettente. Nel 2011 il prodotto interno lordo dell’Ucraina è cresciuto di ben 5,2%. L’agricoltura vi ha apportato un contributo notevole: infatti, l’anno scorso la produzione lorda è aumentata del 17,6% grazie a una raccolta da primato, portando dal 7,6% all’8,3% la quota-parte del settore agricolo al PIL. Malgrado o forse proprio perché l’economia agraria è talmente fiorente, si ritrova sempre al centro di discussioni politiche accese, soprattutto quando si tratta del mercato fondiario oppure della vendita di terreno agricolo. Ukrainian Agribusiness Club: Doing Agribusiness in Ukraine (5.2 MB) http://agribusiness.kiev.ua/img/zstored/files/service/AgriSurvey/doing_agribusiness_eng%202012.pdf

Nuovo ombudsman per le imprese in Russia

La Russia ha nominato un ombudsman per le imprese nella persona di Boris Titov, che dichiara volersi impegnare maggiormente a favore delle aziende nazionali e straniere. Il suo ufficio sarà coadiuvato dalla neo-costituita Commission for the Entrepreneur’s Rights. Titov considera prioritario lottare contro la condotta arbitraria delle autorità, che mette a dura prova la pazienza delle PMI. Lo Swiss Business Hub Russia ha riassunto le principali dichiarazioni del nuovo ombudsman (rapporto in lingua inglese). Swiss Business Hub Russia: The briefing by Boris Titov, newly appointed Presidential Commissioner for Entrepreneurs’ Rights www.osec.ch/fr/filefield-private/files/45389/field_blog_public_files/12637

L’India apre il commercio al dettaglio multimarca ai distributori stranieri

Dopo ardui negoziati, a fine settembre il governo indiano ha finalmente autorizzato le partecipazioni estere di maggioranza (fino al 51%) nel commercio al dettaglio multimarca. Tuttavia, le imprese che intendono operare in questo ambito devono soddisfare criteri severi: • lo Stato in cui la società estera intende effettuare l’investimento deve aver approvato e implementato la liberalizzazione decisa dal governo centrale. Attualmente, si tratta di: Delhi, Assam, Maharashtra, Andra Pradesh, Rajasthan, Uttarakhand, Daman e Diu, Dadar e Nagar Naveli, Manipur, Jammu e Kashmir e Haryana. Permane invece il divieto nei seguenti Stati: West Bengal, Bihar, Karnataka, Madhya Pradesh, Kerala, Tripura e Orissa; • occorre investire almeno 100 milioni di dollari, di cui il 50% dovrà essere destinato all’ottimizzazione dell’infrastruttura; • il 30% dei prodotti commercializzati dovrà provenire da piccole imprese indiane;


GIORNATE DI CONSULENZA PAESE LUGANO, NOVEMBRE 2012 • SUDAFRICA: martedì 13 novembre 2012 • FRANCIA: martedì 27 novembre 2012 • GERMANIA: giovedì 29 novembre 2012 Nel corso delle giornate di consulenza proposte alle aziende, avrete l’occasione di fissare un incontro individuale gratuito con i consulenti dell’Osec e con i collaboratori degli Swiss Business Hub all’estero. Le aziende intenzionate ad espandere le loro attività nei mercati sopra citati o che hanno esigenze concrete non esitino a mettersi in contatto con l’Osec e a fissare un appuntamento con i suoi esperti! CONTATTATECI AL NO. TEL. +41 91 911 51 37 OPPURE TRAMITE E-MAIL ALL’INDIRIZZO INFO.LUGANO@OSEC.CH, SAREMO LIETI DI FISSARVI UN APPUNTAMENTO. • le catene di supermercati sono ammesse solo in città con oltre 1 milione di abitanti. Secondo i dati statistici rilevanti ai fini della legge, nel 2011 si trattava di 51 centri urbani. India Briefing: Reforms in India – Government Allows FDI in Multi Brand Retail www.india-briefing.com/news/reforms-india-government-fdimulti-brand-retail-5616.html/

Frasers Legal Update: New Labour Code in Vietnam www.auschamvn.org/editor/assets/New%20Labour%20 Code%20in%20Vietnam%20%28EN%29.pdf Germany Trade and Invest: Neues Arbeitsgesetz in Vietnam ab Mai 2013 w w w.g tai.de /GTAI/Navigation/DE / Trade /Recht-Zoll/ wirtschafts-und-steuerrecht,did=641320.html

Nuova legge a tutela dei consumatori a Singapore

Il Myanmar intende facilitare gli investimenti diretti esteri

Il 1° settembre 2012 è entrata in vigore a Singapore una nuova legge per la protezione dei consumatori. La cosiddetta “Lemon Law” (in questo contesto, lemon designa un prodotto difettoso) segue le direttive europee in materia, accordando più diritti ai consumatori e imponendo più doveri ai commercianti. A titolo d’esempio, le principali nuove disposizioni accordano ai consumatori un periodo di sei mesi per segnalare un difetto a un prodotto acquistato, senza dover provare l’esistenza di tale difetto prima dell’acquisto. La nuova legislazione vale per ogni contratto stipulato tra un consumatore e un commerciante dopo il 1° settembre 2012. Non si applica direttamente né ai produttori né agli intermediari. Tuttavia, il commerciante può stipulare accordi contrattuali con i suoi intermediari e/o produttori (“Sale of Goods Act”) che consentano di chiamarli in causa nel caso di reclami per prodotti difettosi da parte dei clienti. La “Lemon Law” si applica ai beni di consumo nuovi, usati o deperibili. Non vale invece per i servizi, i prodotti presi a nolo oppure in leasing e la proprietà immobiliare. Ernst & Young: Singapore’s Lemon Law takes effect www.ey.com/SG/en/Services/Assurance/Board-MattersQuarterly---Issue-13---September-2012---Singapore-Lemon-Law-takes-effect Ministry of Trade and Industry Singapore: Singapore’s Lemon Law Takes Effect On 1 September 2012 w w w.mti.gov.sg /NewsRoom/Documents /Lemon%20 Law%20Press%20Release.pdf

Nuovo diritto del lavoro in Vietnam

15,5 miliardi di dollari per ampliare l’aeroporto di Taiwan

Sulla scia della progressiva apertura politica ed economica, il Myanmar ha allentato alcune disposizioni della legge in vigore dal 1988 sugli investimenti diretti esteri. Tuttavia, la legislazione non è ancora stata attuata e il parlamento deve ancora definirne i dettagli. La nuova legge faciliterà in avvenire l’accesso delle imprese straniere ai mercati birmani e consentirà di realizzarvi degli investimenti. Le principali novità previste nella bozza presidenziale al vaglio del parlamento sono: • l’importo minimo d’investimento di 5 milioni di dollari è stato ridotto; il nuovo limite non è ancora stato comunicato; • le partecipazioni estere nell’ambito di joint venture potranno raggiungere il 50% (finora: 49% al massimo) e superarlo in alcuni settori non ancora noti; • secondo la nuova legge, i terreni potranno essere acquistati in leasing per una durata di 50 anni (finora: 30 anni) con possibilità di proroga. The Wall Street Journal: Myanmar Passes Investment Law http://online.wsj.com/article/SB1000087239639044358 9304577637322594562482.html Financial Times: Myanmar to delay foreign investment law w w w.f t.com/cms /s /0/6245e878 - 00b3-11e2- 819700144feabdc0.html#axzz28ECxNSmQ

Un nuovo diritto del lavoro entrerà in vigore a maggio 2013 in Vietnam. Tale legislazione raggruppa le leggi, le prescrizioni e le disposizioni in materia, modifica ed estende alcuni punti e soprattutto rende il diritto del lavoro più chiaro e comprensibile.

Taiwan progetta un vasto ampliamento del suo aeroporto principale. Al Taoyuan Airport sarà aggiunto un terminale e una pista di decollo/atterraggio per un costo complessivo di 15,5 miliardi di dollari.

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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino

Le aspettative sono alte. Secondo i promotori del progetto, l’ampliamento permetterà di raddoppiare il numero di passeggeri e le capacità di trasporto merci. A lavori terminati, il Taoyuan Airport conterà 500’000 decolli e atterraggi ogni anno, trasportando sia 75 milioni di passeggeri che 4,5 milioni di tonnellate di merci e diventando uno dei maggiori aeroporti dell’Estremo oriente. Airport Technology: Taiwan invests $15.5bn to expand Taoyuan International Airport www.airport-technology.com/news/newstaiwan-invest-155bnexpand-taoyuan-international-airport

Taiwan lancia un programma di promozione economica

Taiwan ha pubblicato il “Program for Promoting Economic Momentum” volto a fornire nuovi impulsi allo sviluppo economico e a incrementare la crescita del PIL dell’1,6%. Il programma mira a realizzare cinque obiettivi principali: • diversificare e ottimizzare la forza innovativa dell’industria (promozione mirata di 50 innovazioni e di 150 PMI innovative); • promuovere segmenti economici votati all’export; • promuovere la formazione e il perfezionamento di personale qualificato nel commercio internazionale e nell’industria, semplificare le condizioni di soggiorno per gli impiegati qualificati stranieri; • aumentare il flusso di investimenti (34 miliardi di dollari messi a disposizione dal settore privato e altri 1,2 miliardi provenienti dall’estero nel 2013); • migliorare l’efficienza delle autorità pubbliche, soprattutto per quanto riguarda le procedure d’appalto e il lancio di nuove linee guida. Taiwan Economic News: Taiwan’s Premier Publicizes Program for Promoting Economic Momentum http://cens.com/cens/html/en/news/news_inner_41393.html

Gli USA intendono inasprire la legislazione sui prodotti chimici

Gli USA stanno valutando una modifica sostanziale delle disposizioni sui prodotti chimici. Secondo la bozza di legge, ogni fabbricante dovrà provare che i suoi prodotti sono sicuri e non rappresentano alcun rischio per le persone e per l’ambiente. Finora vigeva il principio inverso: l’autorità competente statunitense doveva fornire la prova dei rischi connessi all’uso di una sostanza chimica per poterla classificare come pericolosa. La bozza di legge proposta dai democratici per modificare le pratiche normative è stata accolta favorevolmente. Anche i repubblicani ritengono che il “Toxic Substances Control Act” introdotto nel 1976 debba essere revisionato con urgenza, ma si sono espressi negativamente contro il “Safe Chemicals Act of 2011” nel comitato competente del Senato a causa della tempistica proposta e della mancanza di un voto bipartitico. L’associazione di categoria “American Chemistry Council” ha altresì espresso qualche perplessità, soprattutto per quanto riguarda il carico amministrativo supplementare che le autorità e le imprese dovranno sobbarcarsi in relazione con l’onere della prova. Ciò nonostante, è probabile che il “Safe Chemicals Act of 2011” finisca col essere approvato dai politici di entrambi i campi, apportando qualche modifica affinché le imprese abbiano più tempo e margini di manovra più ampi per adeguarsi ai nuovi obblighi. Tuttavia, il principio che inverte l’onere della

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prova imponendo al fabbricante di provare la sicurezza dei suoi prodotti sarà verosimilmente adottato. TSCA Consulting and Information: Safe Chemicals Act Passes Committee http://tscaconsulting.blogspot.ch/2012/07/safe-chemicalsact-passes-committee.html Bergeson & Campbell: Senate Holds Hearing on Oversight of EPA Authorities and Actions to Control Exposures to Toxic Chemicals www.lawbc.com/tsca/commentary-2012-9-mobile.html Newhope: Safe Chemicals Act could redefine American business practices http://m.newhope360.com/regulation-and-legislation/safechemicals-act-could-redefine-american-business-practices

Il Brasile aumenta i dazi su 100 voci doganali

All’inizio di settembre, il Brasile ha annunciato l’aumento dei dazi all’importazione su un centinaio di prodotti provenienti da Stati terzi, ossia nazioni che non fanno parte del Mercosur, e quindi anche sui beni importati dalla Svizzera. I dazi sui prodotti destinati alle/provenienti dalle industrie siderurgica, petrolchimica, chimico-farmaceutica e dei beni d’investimento passano al 14% (per poche voci), al 20% (per molte voci) o al 25% (per la maggior parte delle voci). L’incremento dei dazi all’importazione è scattato a fine settembre e rimarrà in vigore per un anno, con possibilità di proroga fino al 31 dicembre 2014. Inoltre, è previsto l’aumento dei dazi all’importazione su altri 100 prodotti che saranno specificati prossimamente. Anche questo incremento è limitato a un anno, ma potrebbe essere esteso. Sandler, Travis & Rosenberg: Brazil Raises Tariffs on 100 Products, Plans Similar Hike for 100 More http://host.msgapp.com/Extranet/95988/forms.aspx?msgid=f s4qgc4fgrgb1ypabvht30z4 Sandler, Travis & Rosenberg: Brazil Raises Tariffs on 100 Products, Plans Similar Hike for 100 More (list of products) http://host.msgapp.com/Extranet/95988/Brazil%20article.pdf

Il Cile aumenta l’imposta sulle società

A inizio settembre il parlamento cileno ha approvato una vasta riforma fiscale, le cui disposizioni comprendono l’aumento dell’imposta sulle società dal 17% al 20%. I maggiori introiti consentiranno di sgravare i redditi medi e contribuiranno allo sviluppo del sistema educativo. International Tax Review: Chile hikes corporate tax rate amid raft of reforms www.internationaltaxreview.com/Article/3087448/CorporateTax-Archive/Chile-hikes-corporate-tax-rate-amid-raft-of-reforms.html Camara de diputados de Chile: Proyectos de ley - perfecciona la legislación tributaria y financia la reforma educacional www.camara.cl/pley/pley_detalle.aspx?prmID=8889

Osec

Corso Elvezia 16 Casella postale 5399 – CH-6901 Lugano Tel. +41 91 911 51 35/37 Fax +41 91 911 51 39 info.lugano@osec.ch www.osec.ch


Commercio estero di Monica Zurfluh, Responsabile Osec Ticino e Marco Passalia, Responsabile Servizio Export Cc-Ti

APPALTI PUBBLICI: Le opportunità per le PMI date dalle istituzioni finanziarie internazionali di servizi richiesti; inutile dire che anche in questo caso, le cifre in questione variano da alcune migliaia fino a diversi milioni di franchi. Le regole e le procedure per la partecipazione ai vari appalti sono chiaramente definite dalle singole IFI ed anche i criteri di valutazione sono indicati in modo chiaro nelle condizioni generali.

Monica Zurfluh

Marco Passalia

Numerose piccole e medie imprese ticinesi operano con successo sul mercato internazionale, ma quante di loro partecipano a gare d’appalto internazionali o per lo meno sanno come potrebbero parteciparvi? Esistono molte tipologie di istituzioni finanziarie internazionali (IFI) che organizzano e gestiscono gare d’appalto pubbliche internazionali, generalmente volte a finanziare progetti di sviluppo dei Governi di Paesi in via di sviluppo ed emergenti: parliamo ad esempio della Banca mondiale, con sede a Washington, della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (EBRD), ubicata a Londra, della Banca interamericana di sviluppo (IDB), con sede pure a Washington, della Banca asiatica di sviluppo (ADB) sita a Manila nonché della Banca africana di sviluppo (AfDB) stanziata a Tunisi. Interessante rilevare che la Svizzera è Stato membro di tutte queste istituzioni. La Banca mondiale e le banche regionali di sviluppo promuovono progetti pubblici elaborati e realizzati dai Governi dei Paesi beneficiari in ambiti quali l’agricoltura, la formazione, la sanità, l’energia, l’ambiente, il trasporto, lo sviluppo urbano, le risorse idriche, ecc.. Per concretizzare questi progetti, questi Paesi indicono appalti pubblici per un valore complessivo di 100 miliardi di franchi all’anno. L’aiuto fornito dalle IFI è molto concreto ed efficace, poiché concentra flussi di risorse provenienti dai vari Paesi donatori, rendendo possibile la realizzazione di iniziative che un singolo Paese non sarebbe in grado di sostenere da solo. In generale i contratti sono attribuiti sull’intero arco del progetto e di solito i progetti si svolgono su un arco di tempo compreso tra i quattro e gli otto anni. Per quanto riguarda la durata dei mandati di consulenza relativi a questi progetti, essa varia da un intervallo di tempo di un mese fino anche a quattro anni ed il costo di queste prestazioni parte dal valore di alcune migliaia fino a diversi milioni di franchi. Per quanto riguarda invece i contratti di fornitura per beni, impianti industriali e lavori edili, sia la durata che il valore sono strettamente collegati con il tipo di beni e

La partecipazione finanziaria della Svizzera alle IFI e la sua conseguente adesione (membership) a tali Banche, occupano un posto rilevante nell’ambito della cooperazione allo sviluppo, tanto cara alla Confederazione. Ma più concretamente, esse offrono soprattutto grandi opportunità alle aziende svizzere: ogni impresa proveniente da uno Stato membro di un’IFI può infatti partecipare alle queste gare d’appalto. Regolarmente viene fatto osservare che, sulla carta, le imprese svizzere potrebbero risultare troppo care per questi appalti, tuttavia occorre ricordare che gli appalti vengono attribuiti a chi fa l’offerta più vantaggiosa, che non è necessariamente l’offerta con il prezzo più basso. Se è vero che per quanto riguarda i beni, gli equipaggiamenti e il settore edile, il prezzo gioca un ruolo preponderante nella valutazione delle offerte - e qui le imprese rossocrociate faticano a competere ad esempio con imprese asiatiche - per quanto concerne invece i contratti di consulenza, in generale il prezzo ha “solo” un peso del 20-30% nella valutazione finale. In questo ambito le aziende svizzere possono quindi essere molto competitive. Spesso tra i fattori che scoraggiano la partecipazione delle imprese del nostro Paese alle commesse pubbliche internazionali figurano, da un lato la necessità di avere una visione a medio o lungo termine (è infatti raro ottenere un contratto prima di 12-18 mesi, soprattutto se si partecipa per la prima volta), e dall’altro la difficoltà nell’entrare in contatto con i responsabili delle istituzioni finanziarie che finanziano i vari progetti e i Governi che le gestiscono. In questo senso, occorre essere informati sistematicamente e puntualmente per capire se con i propri prodotti o servizi si potrebbe partecipare e semmai vincere una di queste commesse pubbliche promosse dalle IFI. Se adeguatamente informate, le aziende svizzere hanno tutti i numeri per competere vantaggiosamente e nel “sistema delle commesse pubbliche delle IFI”. L’incontro informativo che si terrà il 28 novembre 2012 presso la Cc-Ti si propone questo obiettivo. Trovate il programma dettagliato su questo numero di Ticino Business a pagina 35.

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Fiere internazionali

Hannover Messe - Industrial Supply Hannover, 8 - 12 aprile 2013 Hannover Messe è costituita da 11 saloni internazionali rilevanti, che presentano le tecnologie di domani e raggruppano gli ambiti di creazione di valore industriale in un solo luogo. Nata come la classica fiera settoriale, si è sviluppata in una piattaforma che presenta soluzioni complete, fino a diventare il maggiore evento tecnologico a livello mondiale. Vero tempio della sinergia tecnologica e industriale, ogni anno attira oltre 200’000 visitatori e 6’000 espositori provenienti da una sessantina di Paesi. Il paese partner per il 2013 è la Russia. Alla fiera sono presentati materiali, prodotti semilavorati, sistemi di approvvigionamento e assemblaggio, prodotti intermedi e completi nonché processi di fabbricazione ad ampio utilizzo industriale in diversi settori. Vi si possono commercializzare in modo mirato nuovi prodotti, esplorare rami alternativi in cui applicarli, scoprire le novità altrui, curare i contatti con i clienti esistenti e acquisirne nuovi. Lo SWISS Pavilion con il business center dell’Osec offre una visibilità alta grazie all’ubicazione privilegiata nella hall 4 e al marchio “Schweiz.”. Informazioni generali sulla fiera: www.hannovermesse.de Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/45001?lforce=1 Hannover Messe - Research & Technology Hannover, 8 - 12 aprile 2013 Dal laboratorio direttamente al mercato: ecco il motto del salone Research & Technology. Svela come sono ricavati velocemente prodotti commerciabili da tecnologie futuristiche. Il binomio scienza-industria si riunisce a Hannover, permettendo agli espositori di presentare le proprie innovazioni e di scoprire quelle altrui. L’anno scorso, Research & Technology ha attirato 52’000 visitatori. Gli espositori al salone comprendono le imprese start-up e spin-off, gli istituti di ricerca, le università e gli atenei scientifici, le organizzazioni per la promozione dell’innovazione e del trasferimento di tecnologie. I settori espositivi sono i seguenti: trasferimento di tecnologia e know-how, ricerca fondamentale e applicata, tecnologie futuristiche, servizi R&S, soprattutto negli ambiti adaptronica, bionica, comunicazione, robotica e microtecnica, elettronica organica, tecnologia ottica, ricerca spaziale, tecnica tessile, nanotecnologia, ricerca energetica e ambientale, mobilità e materiali. Lo SWISS Pavilion, ubicato in una posizione privilegiata nel padiglione 2, è organizzato dall’Osec in collaborazione con la Commissione per la tecnologia e l’innovazione (CTI), lo Swiss Technology Award, il Fondo nazionale svizzero per la ricerca scientifica (FNS) e lo Swiss Business Hub Germany.

SWISS Pavilion Beautyworld: cosmetici svizzeri per il Medio Oriente

Informazioni generali sulla fiera: www.hannovermesse.de Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/45023?lforce=1

Beautyworld Middle East Dubai, 28 - 30 maggio 2013 Organizzata per la prima volta nel 1996, Beautyworld è la maggior fiera annuale della profumeria, della cosmesi e del wellness nel Medio Oriente. Il pubblico target comprende importatori, esportatori, distributori, grossisti, grandi magazzini, profumerie, supermercati, negozi duty free, operatori in wellness e fitness, farmacisti, dottori, odontotecnici, produttori e acquirenti di cosmetici e di articoli per la profumeria. L’edizione 2012 di Beautyworld Middle East ha contato 828 espositori (2011: 755) provenienti da 51 nazioni (2011: 44). La fiera è stata visitata da 22’415 persone (2011: 18’338) giunte da 107 Paesi (2011: 122), tra cui la maggioranza proveniva, oltre che dagli Emirati Arabi Uniti, da Iran, Arabia Saudita, Pakistan, Kuwait e India. Secondo Euromonitor International, il ramo beauty crescerà del 15,1% entro il 2014, raggiungendo vendite annuali di 1,88 miliardi di dollari (cosmetici: 578,5 milioni, profumi: 1,3 miliardi). I prodotti svizzeri, la cui alta qualità è nota e apprezzata anche in Medio Oriente, non possono mancare in questa importante fiera! L’Osec organizza lo SWISS Pavilion a Beautyworld in collaborazione con l’Associazione svizzera dei cosmetici e dei detergenti (SKW), lo Swiss Business Hub GCC e lo Swiss Business Council Dubai. Informazioni generali sulla fiera: www.beautyworldme.com Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/45307?lforce=1

Informazioni sugli “Swiss Pavilion”: WWW.OSEC.CH/FIERE

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Vita dei Soci

Le opportunità assicurative nella regione Ticino In questo periodo dove la crisi economica si fa sentire a tutti i livelli professionali la FSAGA, sezione Ticino, si è chinata su alcune riflessioni aventi come obiettivo la ricerca di nuove opportunità di mercato onde migliorare ulteriormente le prospettive professionali per gli addetti ai lavori

La particolarità del nostro Cantone all’interno della realtà Svizzera è da sempre conosciuta e quindi gli sforzi della Federazione Svizzera degli Agenti Generali d’Assicurazione, sezione Ticino, mirano a continuamente individuare le nuove possibilità di mercato in modo da proporle alle direzioni aziendali delle compagnie assicurative e alle associazioni di categoria a noi vicine, quali per esempio la Camera di commercio ticinese, migliorando l’offerta e mantenendo attrattivo il ruolo di consulente assicurativo.

Il frontaliere

In passato valvola di sicurezza nel mondo del lavoro ticinese, oggigiorno forza lavoro qualificata o altamente qualificata e che ha saputo mantenere la sua attrattività nelle industrie e sempre più nel terziario. Questa realtà, che in Ticino porta giornalmente circa 55’000 persone e che corrisponde a circa un quarto di tutta la popolazione attiva del cantone, rappresenta un grande potenziale per il settore assicurativo.

Industrie estere e costituzione di nuove ditte

Le condizioni quadro ticinesi, economiche e legislative, nonché la nostra stabilità politica, ci rendono attrattivi e mantengono elevata la richiesta per nuovi insediamenti. È risaputo che negli ultimi anni grosse multinazionali del settore della moda hanno impiantato il loro centro logistico da noi. Pure il settore farmaceutico e la ricerca di punta si sono fortemente sviluppate rendendoci ancor più attrattivi. Fenomeno recente è la costituzione di numerose microimprese con titolari provenienti dall’estero, microimprese che si inseriscono in un tessuto economico già fortemente orientato alle PMI e da sempre nostro campo d’attività privilegiato. In questo ambito una qualificata consulenza specializzata è fondamentale.

I giovani

La complessità e l’evoluzione dei mercati hanno una conseguenza diretta anche sui posti di lavoro e di conseguenza sulla ricerca degli stessi. Fenomeno ben visibile sugli

annunci per la ricerca di personale qualificato nei diversi ambiti lavorativi. Questa realtà accentuata anche dalla crisi economica in atto, spinge molti giovani a continuare i loro studi o a seguire corsi specifici per adeguarsi alla situazione. Trattandosi di scuole superiori e specializzate, quasi sempre fuori Cantone, queste scelte comportano un impegno economico non indifferente per i giovani e le loro famiglie. Si impone quindi, nell’ambito della consulenza “famiglia”, un occhio di riguardo per questa realtà.

Il mondo femminile

L’evoluzione della società e del mondo del lavoro ha portato negli anni ad un impegno sempre maggiore della componente femminile in ambito economico. Questo ci deve portare ad un approccio maggiormente sensibile e mirato alle esigenze assicurative della donna, fuori dagli schemi di consulenza tradizionali. La consulenza globale dovrà dunque tenere in maggior considerazione il ruolo della donna nell’ambito di un concetto di famiglia in costante evoluzione La terza e la quarta età L’indiscussa attrattività che il nostro cantone ha sempre suscitato, per il suo clima e la posizione geografica, è ancora oggi d’attualità. L’evoluzione porta verso persone attive più a lungo e dalle molteplici esigenze sia in ambito professionale come pure durante il tempo libero. Anche qui intravvediamo ottime opportunità per il consulente assicurativo ben formato, sensibile e con buone conoscenze linguistiche.

Un mondo che evolve

L’evoluzione del mercato del lavoro al Sud delle Alpi e l’incertezza che regna sulla piazza finanziaria ci impone una riflessione sulle nostre attività, volta ad individuare nuove opportunità di mercato, in sintonia con quello che sembra essere un’inevitabile riorientamento del mondo economico in corso. Riteniamo per analogia che questa realtà non sia solo una prerogativa del Ticino.

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Pubbliredazionale

Immobiliaristi dal 1926.

Echi di San Pietroburgo Al ritorno dalla Russia nel 1852, Costantino Berra fece costruire un’elegante dimora sulla Collina D’Oro Lo scultore Costantino Berra, cugino dell’Arch. Camuzzi, di ritorno dalla Russia nel 1850, dove ha acquistato una certa fama, decide di fare erigere a Certenago, frazione di Montagnola su un poggio assolato chiamato Mattoro, una nuova dimora. La villa è un esempio di architettura ottocentesca, resa particolarmente interessante ed affascinante grazie agli spunti presi da Berra in Russia, architettonici sulla facciata e decorativi all’interno. Arte e storia vi si fondono nel ricordo di un’epoca nella quale il Cantone era dominato da un flusso migratorio. Un elegante cancello Jungenstil in ferro battuto originale del 1904 e proveniente dalla Villa Seerote di Horgen, viene posto all’ingresso della proprietà ed ora si apre sul viale che conduce alla dimora. Due maestosi platani ombreggiano il piazzale antistante la villa, sulla cui facciata una meridiana originale dell’epoca della costruzione è tutt’ora funzionante. L’entrata della casa è caratterizzata dal soffitto, circondato da delicate filettature in oro, sul cui fondo è riprodotta la veduta di un cielo. Sulla destra si entra nella biblioteca rivestita in noce; essa raccoglie libri, memorie e ricordi di famiglia di varia provenienza, creando un ambiente intimo e confortevole. Nella sala attigua che si affaccia sull’ampia terrazza, comunicante col giardino, le pareti sono state trattate in stucco veneziano in una luminosa tonalità di verde, che riprende i colori degli affreschi del soffitto, originali dell’Ottocento. Una specchiera del Settecento sovrasta il camino in marmo; alle pareti sono appesi quadri di pittori contemporanei; mobili d’epoca, stoffe e tendaggi raffinati completano e valorizzano l’arredamento, un modo per far rivivere antiche e suggestive atmosfere del passato. L’elegante sala da pranzo, dominata dal grande tavolo inglese, è situata a sinistra dell’entrata. Una scala in pietra conduce ai piani superiori. Al primo, in un delizioso salotto, con un pavimento in cotto a losanghe originale della casa, si è avvolti in un’atmosfera campestre, grazie al trompe l’oeil che rappresenta un paesaggio inglese. Fatto eseguire dai padroni di casa, esso ricopre le pareti della sala riprendendo i colori degli antichi affreschi del soffitto con raffinate tonalità cromatiche. Sullo stesso piano si trovano le camere da letto padronali e degli ospiti. Bei tessuti a fiori accentuano l’atmosfera romantica della casa nella camera patronale; accanto, il bagno è interamente rivestito in marmo. Al piano superiore è stato organizzato un appartamentino quasi indipendente; tessuti freschi e bei coordinati completano l’arredo semplice ed essenziale delle camere, dalle quali la vista spazia sulla campagna sottostante.

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La proprietà è composta dalla villa principale e dalla dépendance attualmente adibita ad appartamento e ufficio; sul piazzale adiacente alla villa, si trova un giardino molto curato (con progetto per la costruzione di una piscina) e diversi posti auto. La superficie del fondo permette un’ulteriore edificabilità o ampliamento della villa stessa.

Immobiliare Fontana SA Via Luvini 4, 6901 Lugano Tel. +41 922 96 36 Fax +41 922 85 32 info@immobiliare-fontana.ch www.immobiliare-fontana.ch

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Vita dei Soci

Lugano Airport: ecco le ultime Novità

Le cifre incoraggianti relative ai dati del traffico passeggeri degli ultimi due anni (+3.4% nel 2011 e +6% nei primi 9 mesi del 2012) confermano un trend in crescita per lo scalo ticinese e una sempre maggiore competitività di Lugano Airport sia per il traffico di linea che per il traffico di General Aviation. “Il fatto che sempre più passeggeri scelgano il nostro aeroporto -conferma il Direttore Alessandro Sozzi- dimostra quanto viaggiare da Lugano sia un’esperienza non paragonabile a quanto offerto dagli aeroporti limitrofi in termini di rapidità delle operazione e qualità offerta”. Il 2012 si è contraddistinto anche per due importanti novità sul fronte dell’offerta retail al pubblico: l’apertura di un nuovo punto vendita nel terminale, il Luxury Travel Shop, che offre una selezione di articoli di profumeria, cosmetica e da viaggio accessibili da tutto il pubblico in concomitanza con gli orari dei voli e l’inaugurazione a settembre di un negozio di duty free agli arrivi. Quest’ultima novità ha permesso alla Lugano Airport di allinearsi con gli altri aeroporti internazionali svizzeri per ciò che riguarda l’offerta duty free. I passeggeri in arrivo dall’estero (direttamente o tramite connessione) potranno ora acquistare liquori, tabacchi e profumi a prezzi vantaggiosi alla fine del loro viaggio senza doversi preoccupare del bagaglio. La Direzione commerciale è infatti costantemente alla ricerca di nuove attività e servizi rivolti a soddisfare i bisogni dei passeggeri e che puntino su qualità e comfort, cercando di sviluppare cosi dei modelli di business per il travel retail che rispondano all’eccellenza svizzera rendendo l’offerta per i passeggeri sempre più varia. “Il vero sviluppo dell’aeroporto di Lugano si avrà con la realizzazione del Piano Industriale - continua il Direttor Sozzi - che innanzitutto ci permetterà di abbattere una serie di ostacoli infrastrutturali alla crescita con evidenti ricadute economiche in termini di competitività del territorio, posti di lavoro ed opportunità per le imprese. L’obiettivo principale è quello di portare ordine in un assetto fondiario in cui i terreni su cui insiste l’aeroporto non sono di nostra proprietà, consentendo finalmente che Lugano Airport SA possa amministrare la totalità dei terreni, redditi ed attività che di norma gestisce un aeroporto e che costituiscono le basi per una sempre più efficiente gestione delle attività aeroportuali a servizio dei nostri passeggeri, con una nuova infrastruttura adeguata ad offrire il maggior comfort possibile”. Gli obiettivi che si pone Lugano Airport per i prossimi anni sono quello di avere

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© airphototicino

una nuova infrastruttura adatta per rispondere ai bisogni del Ticino e di tutta la Regione Insubrica, con un’aerostazione pronta ad accogliere un traffico passeggeri sempre più in crescita, ed avendo finalmente una pista più lunga cosi da permettere la massimizzazione degli effetti di sicurezza della pista e l’imbarco di un maggior numero di passeggeri sugli aeromobili. “Anche adeguandosi alla domanda effettiva – conclude il Dott. Alessandro Sozzi - il nostro, è e rimarrà un city airport, un aeroporto radicalmente differente da Malpensa per tipologia di business e dimensioni, e che assolve a funzioni complementari”. A maggior ragione gli investimenti necessari previsti nel Piano Industriale consentirebbero all’aeroporto di essere più competitivo commercialmente, in sintesi incrementando l’attrattività e competitività dell’aeroporto andando a generare peraltro sicuri effetti economici positivi sul territorio ticinese: maggiori posti di lavoro, più competitività per le imprese industriali, finanziarie e turistiche. Risulta immediatamente facile constatare a chiunque utilizzi sin dalla prima volta l’aeroporto di Agno che il livello dei servizi offerti è ben migliore rispetto agli standard di molti altri aeroporti e a maggior ragione la qualità dei servizi a terra offerta dallo scalo aeroportuale è quindi destinata nel breve periodo a ottimizzarsi ulteriormente proprio per soddisfare i bisogni dei sempre maggiori passeggeri presenti. Lugano Airport SA Via Aeroporto 6982 Agno www.luganoairport.ch


Vita dei Soci di Lisa Pantini

Il pesce freschissimo, con un guizzo dal mare alla nostra tavola Da quasi quindici anni sulla cresta dell’onda in Ticino per la commercializzazione di prodotti ittici in Svizzera, lo Spaccio Ittico, basato a Noranco, si presenta sulle pagine di Ticino Business

Spaccio Ittico SA è un’azienda fondata nel 1999 da Alfredo Del Gaudio e Loredana Bertola, che con competenza è cresciuta giorno per giorno, arrivando oggi a impiegare un team di oltre 20 persone. Professionisti esperti e formati sulle diverse specificità dei prodotti ittici, che consigliano quotidianamente la clientela. L’incontro di esperienze e della passione per i prodotti del mare ha generato una società che oggi è leader nel proprio settore in Ticino, divenendo uno dei punti di riferimento per la commercializzazione di prodotti ittici in Svizzera. Nell’amministrazione della società sono entrati da qualche tempo anche i figli della coppia Del Gaudio-Bertola, per attuare una lungimirante continuità dell’attività iniziata e protrattasi con successo in Ticino 13 anni orsono. Nel prossimo futuro, Spaccio Ittico prevede un consolidamento sempre maggiore sul territorio ticinese, e sta valutando un’apertura anche oltre Gottardo, per cercare nuove opportunità

di business in primis ma anche nuove sinergie nel settore ittico. Un’impresa di famiglia che propone e immette sul mercato ticinese il meglio del pescato dei mari europei e non. Nella sede della società a Noranco, è possibile fare un’immersione nei prodotti che il mare ci offre. Pesce, crostacei, molluschi, prodotti freschi, congelati e affumicati, provenienti sia dal vicino Mar Mediterraneo, come pure da più lontano, dal Baltico e dall’oceano Atlantico. La varietà e la freschezza sono gli aspetti chiave per un’azienda che ha fatto della qualità e del servizio al cliente – sia commerciale, che privato – i propri punti di forza. Un connubio di sapori, colori e gusti che si intreccia con la creatività degli chef e la raffinatezza dei prodotti: vengono esaltate le peculiarità dei pescati in piatti unici. Eccellenze di squisitezze per la ristorazione che rispondono alle sempre diverse esigenze dei consumatori che prediligono gusti e piatti di raffinato gourmet, realizzati dai professionisti dei mi-

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Vita dei Soci di Lisa Pantini

gliori ristoranti del Cantone, ma anche piatti elaborati e preparati con passione nelle cucine nostrane, per gustare la qualità dei prodotti dello Spaccio Ittico. Un servizio di consegna giornaliera è a disposizione della ristorazione in tutto il Cantone. Qualità, convenienza, freschezza e assortimento, che combinati con professionalità e competenza, sono gli ingredienti del successo e della passione di quest’azienda ittica. Nel tempo Spaccio Ittico ha portato avanti una politica di investimenti mirati al miglioramento dell’infrastruttura ed alla conservazione dei prodotti freschi, congelati, e vivi. In particolare possiamo citare l’acquisto di vasche per il mantenimento dei crostacei vivi, e mantenimento e depurazione delle vongole veraci e delle ostriche. Spaccio Ittico è l’unica azienda su territorio elvetico che sappia conservare il vivo in acque batteriologicamente pure. Questo fatto permette di offrire un’ancor più elevata qualità dei prodotti in vendita. A garanzia delle severe norme di conservazione della merce fresca e non, periodicamente vengono eseguiti dei controlli igienico-sanitari da parte di una ditta esterna certificata. La Pescheria è un altro fiore all’occhiello di quest’interessante società: vende direttamente il pesce fresco alla clientela, che si reca sul posto per approfittare delle numerose offerte sui banchi da esposizione, consiglia con sapienza i migliori tranci per gustose ricette, sa rispondere a tutte le esigenze del cliente, anche con prodotti congelati ed affumicati. Un immenso ventaglio di offerte e di varietà di pesce per un rapporto schietto e diretto dal pescatore al

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consumatore senza intermediari, Spaccio Ittico infatti non commercializza prodotti per la grande distribuzione. Il pesce viene pescato nei maggiori porti su imbarcazioni che praticano la pesca giornaliera, e dopo aver passato dei controlli igienici, è consegnato ogni giorno direttamente all’azienda di Noranco per la vendita, senza che si interrompa la catena del freddo. Spaccio Ittico si impegna anche a valorizzare e supportare il mare ed i suoi frutti: approvvigionandosi da pescatori che pescano responsabilmente, rispettando la flora e la fauna del mare, in modo “ecocompatibile” con il marchio MSC. Per il mare ed i suoi prodotti, direttamente in Ticino. Spaccio Ittico SA Via del Piano 12 6915 Noranco Tel. +41 91 980 94 30 Fax +41 91 980 94 23 vendita@spaccioittico.ch www.spaccioittico.ch Orario pescheria Lu: chiuso Ma-Ve: 9.00-18.30 Sa: 9.00-17.00 Servizio ristorazione: Lu: 8.30-12.00 e 14.00-18.00 Ma-Ve: 7.30-12.00 e 14.00-18.00 Sa: 7.30-12.00


Vita dei Soci di Nicola Simoneschi, Titolare Start Up Imprese Ticino SA

ESTONIA: LA “SVIZZERA” DEL MAR BALTICO Un centro logistico di qualità per la creazione di plus valore effettivo

Nicola Simoneschi

Start Up Imprese Ticino SA ed il titolare Nicola Simoneschi si occupano in qualità di project manager e “business strategist” di seguire aziende ticinesi ed italiane nel loro processo di delocalizzazione (“relocation”). Una meta ambita dove insediarsi rimane quella svizzera e ticinese soprattutto se il fattore determinate è il “made in Switzerland”. Constatiamo però che l’imprenditore, che vede i suoi margini erodersi sempre più, ha necessità di trovare “locations” dove produrre ad un costo più basso creando plus valore effettivo. Un Paese nordico che riteniamo interessante a questo scopo è l’Estonia, membro dell’UE dal 2004, figurante al 17o posto su 183 nella statistica FMI riguardante l“Ease of doing business”; il suo rating Standar & Poor è AA-. L’Estonia risulta il Paese più trasparente ed il meno corrotto dell’Europa Centro-orientale (29° su 178, Perception index, 2011). Polonia (41),Slovachia (66). L’Estonia è al 16° posto per quanto riguarda l”Economic Freedom World Ranking”. La Germania è al 26° posto! La posizione dell’Estonia è strategica sul Mar baltico con 5 porti “Cargo” modernissimi. Zona economica di 90 milioni di persone, con un potenziale di crescita interessante e con un

ottimo accesso alla Russia, Scandinavia arrivando fino in Cina. Il regime fiscale varato nel 2000 applicato in Estonia è assai competitivo: tutti gli utili non distribuiti sono fiscalmente esenti (0%). Al momento della distribuzione viene applicata un’aliquota del 21%. L’IVA è al 20%. “L’imposta sociale” applicata ai salari, compresa la cassa pensione e l’assicurazione disoccupazione, è del 34,4%. Non sussiste allo stato attuale una tassa sulla proprietà o sull’utile immobiliare. Il salario medio in Estonia è di € 857 (dati 2011). Il costo dei terreni è molto basso. Start up imprese Ticino è a vostra disposizione al fine di verificare per la vostra azienda la fattibilità di un insediamento produttivo in questo Paese. Per un contatto diretto: START UP Imprese Ticino SA Nicola Simoneschi Via San Salvatore 13, 6902 Paradiso Tel +41 91 210 31 67 www.startup-imprese.com, trading.startup@gmail.com

NOVITÀ: FRANZOSINI APP MOBILE La prima ed unica applicazione che calcola il costo della tassa elvetica sul traffico pesante (TTPCP) completa di Calendario divieti circolazione ed Incoterms. Disponibile gratuitamente sull’APP STORE, sviluppata in collaborazione con la ditta IP-LINK Sagl. La Svizzera è da sempre sensibile alle tematiche ambientaliste ed al fine di disincentivare il traffico su strada e soprattutto dei mezzi più inquinanti ha istituito la tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni (TTPCP): si tratta di una tassa federale che dipende dal peso totale del veicolo, dal livello di emissione nonché dai chilometri percorsi in Svizzera e nel Principato del Liechtenstein. Essa deve essere riscossa su tutti i veicoli a motore e i loro rimorchi che: – hanno un peso totale superiore a 3,5 tonnellate; – effettuano trasporto di merci; – sono immatricolati in Svizzera o all’estero e percorrono la rete viaria pubblica svizzera. Per gli autoarticolati che sono immatricolati come unità unica, la tassa viene calcolata sul peso totale dell’unità stessa. Se il trattore a sella e il semirimorchio sono immatricolati separatamente, è determinante il peso a vuoto del trattore a sella e il peso totale del semirimorchio. Franzosini APP MOBILE consente di effettuare automaticamente il calcolo dell’importo dovuto all’Amministrazione Federale delle Dogane, dando la possibilità di visualizzare successivamente anche il percorso su mappa. Con la nuova release è possibile calcolare la tassa anche indicando una tappa intermedia per avere i dati più precisi od eventualmente calcolare l’importo dovuto semplicemente indicando la quantità

di Km da percorrere. Franzosini APP MOBILE contiene i calendari dei divieti di circolazione dei paesi confinanti con la Svizzera ed anche ogni singola sigla codificata nell’Incoterms 2010 che definisce chiaramente chi debba accollarsi i costi e le responsabilità per ogni parte di trasporto, per i costi doganali in partenza ed in arrivo e per i costi assicurativi. Integrato sistema Push per avvisi real time su notizie di primaria importanza del settore dei trasporti (scioperi ed altre info). Un tooltip di suggerimenti è disponibile per aiutare gli utenti nell’utilizzo. L’applicazione è multilingua (dal menu “impostazioni” è possibile personalizzare l’applicazione) e disponibile per iPhone e iPad. Per un download diretto: http://itunes.apple.com/ch/app/franzosini-mobile-app/ id559932989?l=it&mt=8 SA Luciano Franzosini Via R. Simen 3, 6830 Chiasso Tel. +41 91 695 50 10, Fax +41 91 695 50 11 info@franzosini.ch www.franzosini.ch   59


Vita dei Soci

CORSI PROPORSTI DALLA FPCE FPCE Formazione Professionale continua nel ramo elettrico • CORSI PILASTRO A – Corsi di preparazione agli esami professionali e professionali superiori Data: dal 14.05 al 06.06.2013

Protezione scariche atmosferiche LPS Conoscere le norme e le direttive per la protezione contro le scariche atmosferiche e direttive anti-incendio rilevanti; aspetti normativi LPS; protezione delle persone e delle cose; pianificazione e verifica sistemi LPS. Preparazione all’esame VKF (iscrizione individuale presso la scuola competente) Requisiti: consulente in sicurezza elettr.

Quota corso CHF 1’400.-

Data: autunno 2013 360 lezioni

Elettricista Capo Squadra con diploma cantonale Formazione tecnica e pratica della gestione di un cantiere. Conoscere piani e schemi, offerte e rilievi. Prescrizioni nella pratica. Gestire al meglio il proprio lavoro e il personale affidato. Esami finali con diploma cantonale Requisiti: 3 anni di pratica dopo l’apprendistato

Data: autunno 2013 490 lezioni

Elettricista capo Progetto con APF Preparazione all’esame professionale, secondo le direttive USIE edizione 2008 Requisiti: Consulente in sicurezza elettrica, titolo equivalente

Data: autunno 2013 480 lezioni

Installatore elettricista diplomato – esame superiore Preparazione all’esame professionale superiore, secondo le direttive USIE edizione 2008 Requisiti: Elettricista capo progetto, titolo equivalente

Data: settembre 2013 Quota corso CHF 440.-

Propedeutico per Consulente Requisiti: AFC nella prof. elettr.

Data: inizio 2014 Quota corso CHF 5’000.-

Consulente in sicurezza elettrica con APF Preparazione all’esame professionale, secondo le direttive USIE edizione 2008 Requisiti: aver partecipato al corso propedeutico

• CORSI TEORICI E PRATICI SU MATERIE E TEMI MIRATI Data: 20-22-27.11 e 01.12.2012 sera e sabato Quota corso CHF 240.-

BUS livello 1 Formazione teorico e pratica di sistemi domotici (sistemi bus) semplici per le installazioni elettriche Corso di 16 lezioni

Data: primavera 2013 Serale e sabato Quota corso CHF 450.-

BUS 2 KNX Conoscenze generali e specifiche sistema domotico KNX – e esercitazioni pratiche Requisiti: aver partecipato a BUS 1

Data corso: primavera 2013 serale e sabato Quota corso CHF 600.-

RETI INFORMATICHE TCP-IP Il corsista saprà capire il funzionamento del TCP/IP e installare gli elementi di base di una piccola rete Corso di 30 lezioni

Maggiori informazioni su www.fpce.ch FPCE Formazione professionale continua nel ramo elettrico Via S.ta Maria 27, 6596 Gordola Tel. +41 91 730 90 25, Fax +41 91 730 90 26 corsi@fpce.ch

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Vita dei Soci

LE REGOLE, I VALORI E LA RESPONSABILITÀ: CONGRESSO LAVORO 2012 Il 29 novembre 2012 avrà luogo il quinto congresso promosso da Boss Editore SA, l’evento annuale nella Svizzera italiana per dirigenti, responsabili delle risorse umane e loro collaboratori, con il partenariato di Cc-Ti, AITI e HR Ticino Robert Boss

al triangolo “regole, valori e responsabilità”, nel contesto operativo e attuale delle PMI della Svizzera italiana, sempre più esposto a cambiamenti, sfide, rischi e incertezze.

LE REGOLE, I VALORI E LA RESPONSABILITÀ Risorse umane tra norme e buone prassi

Giovedì 29 novembre 2012 dalle 9.00 alle 12.30 Nel pomeriggio (opzionale) tre open forum a scelta dalle 13.45 alle 17.00 Centro Eventi Cadempino «Per la quinta edizione di Congresso Lavoro – spiega l’editore Robert Boss – abbiamo scelto quale filo conduttore il triangolo “regole, valori e responsabilità” perché fra questi tre elementi c’è un rapporto d’interdipendenza. Mi spiego: se avessimo più valori o valori più forti avremmo bisogno di meno regole e se la rete delle regole fosse troppo fitta non avremmo più spazio per la responsabilità. Nella prima parte del congresso affronteremo questo filo conduttore dapprima in un’ottica generale alla ricerca di un modello di leadership responsabile, in seguito calandoci nella realtà aziendale di un importante gruppo di imprese familiari della Svizzera italiana. Il nucleo del congresso, come negli anni precedenti, sarà costituito dalla presentazione delle novità giurisprudenziali riguardanti il rapporto di lavoro. Nel pomeriggio, a titolo opzionale, proponiamo tre open forum che approfondiscono argomenti legati al tema congressuale». Sin dalla sua prima edizione nel 2008, Congresso Lavoro ha goduto dell’appoggio della Camera di Commercio, di AITI e di HR Ticino. Per l’edizione 2012, la quinta, Boss Editore SA ha preparato un programma con undici relatori grazie ai quali i partecipanti (circa un centinaio su iscrizione) fruiranno di un aggiornamento intensivo sulle questioni cruciali attinenti

La giornata congressuale, sarà moderata da Marco Homberger, Consulente HR. La mattinata prevede, nella prima parte, gli interventi del Prof. Emmanuel Toniutti, Presidente dell’International Ethics Consulting Group (IECG), e dell’imprenditore ticinese Rocco Cattaneo, Membro dell’Ufficio presidenziale della Camera di commercio. Il Prof. Emmanuel Toniutti, trainer per dirigenti d’azienda, esporrà il contesto dei grandi cambiamenti planetari, lo sviluppo e la diffusione di una gestione degli affari ispirata all’etica. In modo pragmatico presenterà un modello di leadership responsabile, i valori, le regole e i comportamenti che, se condivisi, possono costituire le basi della responsabilità sociale d’impresa. L’imprenditore Rocco Cattaneo illustrerà come affronta regole, valori e responsabilità nella realtà aziendale che dirige – le imprese di famiglia City Carburoil SA, Monte Tamaro SA, Stisa Traffici Internazionali SA – portando l’esperienza di conduzione di 300 dipendenti e uno sguardo sul tessuto economico-sociale ticinese. Nella seconda parte della mattinata congressuale, gli Avvocati Costantino Delogu, Sharon Guggiari e Tanja Uboldi Ermani (attivi nel team di Boss Editore SA in qualità di autori) illustreranno le novità giurisprudenziali nell’ambito del diritto del lavoro. Esemplificheranno l’applicazione della norma, di per sé generale e astratta, il margine di interpretazione per casi concreti e la prassi dei tribunali nel considerare i cambiamenti sociali e culturali. Questo momento di aggiornamento intensivo, in poco più di novanta minuti, consente di conoscere le più recenti e significative sentenze attinenti al rapporto di lavoro, dall’assunzione alla separazione. Per i partecipanti si traduce in utili informazioni complementari ai periodici aggiornamenti del Sistema d’informazione per una gestione sicura delle risorse umane Il diritto del lavoro applicato. Congresso Lavoro continuerà nel pomeriggio con un’offerta opzionale: tre open forum legati al medesimo filo conduttore – regole, valori e responsabilità – ma declinati su tre situazioni.

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1. I membri dei quadri: persone che si assumono una responsabilità, con la moderazione di Sharon Guggiari, Avvocato, e Morena Ferrari Gamba, Consulente per la gestione del personale. Chi sono i membri dei quadri? Quali sono le caratteristiche che devono avere? Come sono delimitate le competenze? A quali rischi sono soggetti i quadri? Come delegare le competenze e le responsabilità? Quando e come concedere il diritto di firma al registro di commercio? Quali sono le clausole che un contratto di lavoro per quadri deve contenere? Quali sono i valori che un quadro deve avere? Durante il workshop verranno sviluppate le risposte a queste e ad altre domande prendendo in considerazione sia gli aspetti gestionali sia gli aspetti giuridici.

Prima parte 08.30 Accoglienza 09.00 Apertura del congresso Robert Boss, editore 09.05 Introduzione Marco Homberger, moderatore 09.10 Regole, valori e responsabilità nell’azienda Prof. Emmanuel Toniutti, filosofo, teologo e trainer di dirigenti La cultura aziendale è uno dei fattori chiave del successo economico e organizzativo. Essa poggia su valori, regole e comportamenti che, se condivisi, costituiscono le basi della responsabilità sociale d’impresa. Nel suo intervento il prof. Toniutti proporrà di scoprire, in modo molto pragmatico, come mettere in atto un nuovo modello di leadership responsabile in tempi di crisi, conforme ai valori, alla strategia, all’organizzazione e ai comportamenti dei leader, per creare un vantaggio competitivo tale da differenziare l’azienda sul mercato nel medio e lungo termine. 09.40 Regole, valori e responsabilità nella quotidianità di un’azienda ticinese Rocco Cattaneo, amministratore delegato di City Carburoil SA Le aziende operano su mercati fatti da clienti e da concorrenti; i loro comportamenti dettano le regole e stimolano a trovare nuove vie di sviluppo tattiche e strategiche. Ogni azienda trasforma queste regole in norme interne che influenzano il comportamento di tutte le persone operanti in ditta. Al fine della motivazione, tutti devono conoscere questa dinamica, indipendentemente dal loro grado di responsabilità. I valori devono trovare il loro spazio in questo meccanismo affinché un’azienda possa creare valore aggiunto in un contesto regionale, di generazione in generazione. 10.10 Discussione plenaria 10.30 Pausa 10.50 La nuova giurisprudenza nel diritto del lavoro Costantino Delogu, avvocato Sharon Guggiari Salari, avvocato Tanja Uboldi Ermani, avvocato Panoramica analitica delle ultime, importanti, indicative e particolari sentenze sul diritto del lavoro, la cui conoscenza risulta necessaria o utile ai fini della sicura e attuale gestione contrattuale di un rapporto di lavoro in tutti i suoi aspetti e nelle diverse fasi: • l’inizio • il rapporto di lavoro in sé e • la fine del rapporto 12.30 Buffet in comune Seconda parte 13.45 Open forum (a scelta, iscrizione da preannunciare) • I membri dei quadri: persone che si assumono una responsabilità • Regole e responsabilità nel nuovo mondo digitale • Non è colpa di nessuno è responsabilità di ognuno

2. Regole e responsabilità nel nuovo mondo digitale, con la moderazione di Prisca Renella, Avvocato, e Roberto Tamagni, Esperto ICT. Internet è ormai divenuto uno strumento di lavoro indispensabile. Tuttavia, la tentazione di inviare, durante il tempo di lavoro, email private con l’indirizzo professionale, leggere il giornale, controllare la propria pagina facebook oppure organizzare una vacanza tramite internet è notevole. Quali sono i doveri del lavoratore nei confronti del suo datore di lavoro in questo ambito? E come il datore di lavoro può tutelarsi e prevenire un uso abusivo? Può sorvegliare il suo dipendente? In caso affermativo, come può farlo e quali sono i limiti? A quali altri doveri o diritti il datore di lavoro deve prestare attenzione? Il workshop tratterà sia gli aspetti giuridici, sia quelli tecnici informatici per rispondere a queste domande e sviluppare soluzioni concrete ed attuabili per ogni singola realtà aziendale. 3. Non è colpa di nessuno è responsabilità di ognuno, con la moderazione di Anna Lutti Martella, Avvocato e mediatrice, e Nicoletta Zagaria, Counselor e formatrice aziendale. Cosa ci spinge ad accettare o a rifiutare le regole in azienda? La cultura aziendale veicola dei modelli di comportamento: li facciamo nostri o ci assumiamo la responsabilità di proporre dei modelli alternativi? Ci confronteremo insieme sui comportamenti funzionali e/o disfunzionali che possiamo agire all’interno delle organizzazioni, percorrendo la prima mappa di valori a cui ciascuno di noi fa riferimento: la propria. La formula degli open forum consente ai partecipanti di sviscerare l’uno o l’altro argomento, durante 120 minuti, in un piccolo gruppo di persone, accompagnati da esperti, di approfondire la questione prendendo in considerazione gli aspetti gestionali e giuridici. Un avvocato specializzato nel diritto del lavoro e un esperto nella gestione delle risorse umane o nella specifica materia condurranno in tandem il gruppo, attraverso l’interscambio efficace di competenze ed esperienze, verso opportunità di crescita del know how professionale.

15.45 Pausa 16.15 Sintesi degli open forum e discussione plenaria 17.00 Rinfresco

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Informazioni e iscrizioni: www.boss-editore.ch/congresso12.asp oppure scrivere a info@boss-editore.ch per ottenere il programma cartaceo.


Vita dei Soci di Lisa Pantini

by a pennello La nuova linea di divise, uniformi, camicie e t-shirt su misura

Dopo aver consolidato la propria attività sul mercato ticinese e svizzero, Monica Emmenegger, CEO di a pennello sagl, proponendo camicie su misura in diversi modelli, tessuti e fogge, sia da uomo che da donna, con i filati più sottili e pregiati, ha voluto diversificare il core business aziendale, andando a colmare una lacuna presente sul nostro territorio. L’impresa a pennello ha presentato la linea “by a pennello”, un servizio pensato per clienti business quali strutture ospedaliere, banche ed hotel, ad esempio, dove il personale dipendente ha la necessità di vestire secondo un certo standard integrandosi con l’immagine aziendale della struttura stessa. Ecco dunque un lavoro accurato di creazione di divise, camicie, uniformi su misura. Se già la camicia su misura viene confezionata per vestire alla perfezione (sia a livello di collo, che di vita e di lunghezza delle maniche), come pure per soddisfare ed appagare chi la indosserà, secondo i dettami della moda ma anche, e soprattutto i suoi gusti, desideri e la sua conformazione fisica, valorizzandone i pregi e nascondendone i difetti (in quanto ogni camicia creata è unica, proprio come noi); anche la divisa per un’azienda dinamica che la fa indossare al proprio personale è un importante biglietto da visita. L’abbigliamento professionale personalizzato è il segno distintivo di qualsiasi moderna azienda, ed oggi più che mai segna e mette in evidenza l’attività svolta nella propria impresa. by a pennello, è la soluzione ideale per “vestire” il lavoro, con una consulenza mirata che valorizza le vostre richieste e le vostre peculiarità, unendola alla comodità dell’abbigliamento su misura alla praticità per chi dovrà indossarlo per lavorare ed alle richieste di una clientela esigente che vuole differenziarsi, vestendo con originalità, stile ed eleganza. No, non è impossibile. Occorre sfatare il mito della divisa da lavoro ingessata o monotona e priva di fantasia. by a pennello può offrire un abbigliamento professionale che vesta la vostra impresa con capi alla moda ma allo stesso tempo pratici e funzionali per la qualità dei tessuti utilizzati e l’accurato studio stilistico. Alberghi, cliniche, strutture ospedaliere, banche e personale di direzione: sono solo alcuni dei settori a cui by a pennello è destinato. Grazie all’esperienza maturata ed al servizio personalizzato, è possibile creare camicie, casacche, gilet, divise complete con gonne e giacca. Ma non è tutto: by a pennello propone anche un servizio di polo e t-shirt, sui quali è possibile ricamare loghi e stemmi a dipendenza delle vostre esigenze. Uno stile più “easy”, che ben si presta per eventi aziendali, presentazioni in fiera, gare sportive, ... Le possibilità di personalizzazione sono infinite e vengono modulate e proposte a dipendenza delle esigenze del cliente. Dopo un’attenta analisi durante un colloquio vengono definiti i dettagli. Le divise sono prodotte all’estero e vengono consegnate dopo circa 8 settimane. Il controllo della qualità viene eseguito da un’azienda svizzera.

a·pennello sagl Signora Monica Emmenegger World Trade Center Via Lugano 13 6982 Agno Tel. +41 91 996 21 58 info@apennello.ch www.apennello.ch

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Vita dei Soci Intervista con Fabrizio Cieslakiewicz, Membro della Direzione generale e Responsabile dell’Area Retail e Aziendale

BancaStato si presenta Cento anni (quasi) e non sentirli: si potrebbe riassumere così lo spirito di BancaStato, che si sta avvicinando all’appuntamento con il secolo di vita armata di prodotti e servizi bancari all’avanguardia e con lo sguardo rivolto al futuro. Ne abbiamo parlato con Fabrizio Cieslakiewicz, Membro della Direzione generale e Responsabile dell’Area Retail e Aziendale Fabrizio Cieslakiewicz

BancaStato e aziende ticinesi: cosa può offrire l’istituto cantonale a chi produce beni o servizi?

“BancaStato, in questi ultimi anni, ha ampiamente arricchito la gamma dei suoi prodotti bancari e attualmente è un istituto a carattere universale, con un’offerta a 360 gradi capace di rispondere alle esigenze finanziarie sia della clientela individuale, sia di quella aziendale. Più specificatamente, per questo ultimo importante settore, offriamo soluzioni all’avanguardia e concorrenziali per la gestione degli incassi e dei pagamenti, per la gestione della liquidità, per le questioni riguardanti i finanziamenti e gli investimenti, oltre naturalmente a ciò che concerne le operazioni con l’estero e la pianificazione della previdenza professionale, passando dalle soluzioni su misura e dall’assistenza in merito alle successioni aziendali. Sono ambiti che coprono, appunto, i desideri e i bisogni imprenditoriali di chi ogni giorno partecipa alla produzione di beni o servizi in Ticino”.

Perché scegliere proprio BancaStato? Quali sono i suoi valori e i suoi caratteri distintivi?

“Il nostro Istituto, in effetti, ha diversi tratti distintivi che lo caratterizzano rispetto alla concorrenza. Innanzitutto siamo una Banca cantonale. Ciò significa che il nostro proprietario è il Cantone e dunque, in definitiva, tutti i suoi abitanti. La nostra attività è regolata da una legge specifica che sancisce espressamente che dobbiamo operare per favorire lo sviluppo economico del Cantone, offrendo ai ticinesi la possibilità di investire i loro risparmi in maniera sicura e redditizia. Questo naturalmente si traduce anche nella vicinanza alle moltissime imprese che compongono il tessuto economico ticinese. BancaStato, va sottolineato, è in Ticino dal 1915: da allora è sempre rimasta fedele al mandato pubblico e ha sempre concentrato tutte le sue attività esclusivamente sul territorio cantonale. Durante questi decenni ha imparato a conoscere molto bene il territorio, sviluppando prodotti proprio per rispondere ai bisogni e alle esigenze di chi lo abita. Ciò che ci contraddistingue è la qualità del servizio e dei prodotti, la velocità con la quale prendiamo le nostre decisioni, la conoscenza, appunto, dei nostri clienti e la competenza. Inoltre siamo una Banca certo universale, ma a carattere regionale: molto vicina, dunque, ai clienti, e desiderosa di intessere relazioni durature. Va infine citato un altro aspetto molto importante: il nostro modello di affari, da sempre improntato alla prudenza. In altre parole, preferiamo che la crescita di BancaStato avvenga in maniera sostenibile e durevole, a beneficio di tutti i ticinesi. È un aspetto che, alla luce delle turbolenze che caratterizzano ormai da molto tempo l’economia mondiale, assume un ruolo ancora più importante ed è estremamente apprezzato dalla clientela. Quest’ultima,

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affidandosi a noi, può d’altra parte contare su un altro dei nostri caratteri distintivi: la garanzia dello Stato. Il che significa che qualora la Banca dovesse fallire, ipotesi per la verità molto lontana dalla realtà, il rimborso dei patrimoni depositati dalla clientela sarebbe assicurato dal Cantone in maniera integrale”.

Esiste una tipologia standard di clientela aziendale di BancaStato?

“Non esattamente. La nostra clientela è molto variegata: dalle piccole e medie imprese alle aziende di grosse dimensioni, passando naturalmente dai liberi professionisti. Per tutte queste tipologie di società siamo in grado di collaborare al meglio per individuare le migliori soluzioni per rispondere alle loro esigenze finanziarie”.

Su che valori si basa la relazione tra cliente e Banca?

“Siamo fermamente convinti che la chiave del successo passi da un rapporto tra azienda e consulente basato sulla fiducia reciproca. Quest’ultima può essere profonda solo se la relazione tra le due parti è duratura e trasparente. Per questo ci teniamo che il cliente non sia, per così dire, «sballottato» all’interno della Banca, ma che invece possa sempre far capo alla stessa persona di riferimento, la quale, conoscendo a menadito la situazione dell’impresa, potrà rispondere con velocità e competenza in ogni situazione. Lungo i suoi molti decenni di vita, BancaStato ha imparato come raccogliere i consensi di chi produce. E il rapporto, con le aziende partner, è contraddistinto da una crescita comune: la Banca, cioè, credendo nel progetto e nella visione dell’azienda, la affianca sin dai primi momenti. Siamo fieri e orgogliosi di stare accanto alle aziende ticinesi e lavoriamo duro ogni giorno per garantire loro un servizio sempre migliore”.

BancaStato spegnerà 100 candeline nel 2015. Cosa ha imparato l’Istituto lungo tutti questi decenni?

“Abbiamo imparato molto, in particolare abbiamo capito che è cruciale riuscire a percepire i cambiamenti in atto e adeguarsi di conseguenza, non solamente a livello di prodotti e di canali di vendita, ma anche per quanto riguarda i processi di lavoro, la struttura organizzativa e gli strumenti di lavoro. È quindi importante intervenire e adeguarsi ai cambiamenti, evitando l’immobilismo e cercando invece di innovare, sempre però nel rispetto dei nostri valori fondamentali, a tutto vantaggio dei nostri clienti”.


Pubbliredazionale

L’iniziativa «Noi con voi URC» punta a coinvolgere le aziende

Con l’iniziativa «Noi con voi URC» la Segreteria di Stato dell’economia SECO e gli Uffici cantonali del lavoro sollecitano le aziende a informarsi sulle prestazioni offerte dagli uffici regionali di collocamento (URC) e dalle casse di disoccupazione (CAD). Negli ultimi dieci anni l’assicurazione contro la disoccupazione ha costantemente sviluppato le sue offerte di prestazioni. Tuttavia, dai sondaggi effettuati presso le imprese svizzere, emerge che circa la metà dei quadri e dei responsabili del personale non ne sono a conoscenza Durante l’ultima crisi l’economia svizzera si è distinta per la sua stabilità, grazie soprattutto alla flessibilità del mercato del lavoro e dell’assicurazione contro la disoccupazione. Con i premi versati all’assicurazione contro la disoccupazione, le aziende forniscono un contributo essenziale al sostentamento delle persone disoccupate. Nel contempo, acquisiscono anche il diritto a beneficiare di tali prestazioni, in particolare del servizio di collocamento. L’assicurazione contro la disoccupazione può offrire un sostegno anche quando la situazione economica di un’azienda la obbliga a diminuire l’orario di lavoro. In tali casi l’indennità per lavoro ridotto può essere il mezzo per far fronte a questo tipo di situazione. Durante l’ultima crisi l’indennità per lavoro ridotto ha permesso di preservare migliaia di posti di lavoro e di mantenere il know-how all’interno delle aziende.

I sondaggi della SECO sulla notorietà delle prestazioni offerte dagli URC e dalle CAD, effettuati presso i datori di lavoro, mostrano chiaramente che la metà dei titolari di aziende e dei responsabili del personale non è a conoscenza dei servizi sviluppati negli ultimi 10 anni. L’obiettivo dell’iniziativa «Noi con voi URC» è di stabilire un contatto mirato con le aziende e convincerle dei vantaggi derivanti dalla collaborazione. Anche l’offerta online dell’assicurazione contro la disoccupazione è stata modernizzata. Sulla pagina web www.noiconvoiurc.ch le aziende beneficiano di un’offerta «su misura». La ricerca di candidati e la pubblicazione di posti vacanti sono state migliorate. Sono inoltre accessibili più rapidamente le informazioni contestuali, le disposizioni legali nonché i documenti e i moduli. Nell’opuscolo «Noi con Voi» sono riassunte tutte le prestazioni offerte alle aziende dagli URC e dalle CAD. Chi preferisce avere un contatto diretto con i consulenti URC, trova l’interlocutore appropriato sul sito www.noiconvoi-urc.ch. In tale modo l’attività può essere annunciata subito a «Noi con voi URC».

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Vita dei Soci di Lorenza Bernasconi, Marketing Manager di Gruppo Sicurezza

Sentirsi sicuri La certezza dei risultati, le soluzioni su cui contare per proteggere ciò che abbiamo di più caro. Gruppo Sicurezza: idee, metodologie e soluzioni al servizio della sicurezza globale Lorenza Bernasconi

La sicurezza è un valore importante, un bisogno che interessa tutti in prima persona e che si rivela fondamentale in ogni aspetto della vita. Da questa considerazione apparentemente semplice (e dalle strategie messe in atto per realizzarla), deriva il successo di una delle aziende più vitali, efficienti e dinamiche della Svizzera Italiana: Gruppo Sicurezza. Il Gruppo di Savosa rappresenta, da oltre trent’anni, il punto di riferimento per la progettazione e realizzazione di sistemi di sicurezza e si distingue sul mercato grazie ad un approccio fortemente orientato alla soddisfazione del cliente e alla prevenzione di ogni tipo di fattore di rischio. Mentre molti competitor evocano scenari preoccupanti – facendo leva su paure, insidie e incertezze della vita di ogni giorno, – Gruppo Sicurezza punta su valori positivi e concreti, sulla serenità di chi si sente tranquillo e protetto, sull’efficacia e sulla solidità delle proprie soluzioni. Il claim dell’azienda dimostra chiaramente questa filosofia. “Sentirsi sicuri” è la tranquillità di non doversi preoccupare, la certezza di essere in buone mani e di poter contare su un partner attento che vigila 24 ore su 24 su ciò che più ci sta a cuore: gli affetti, la casa, l’azienda, il patrimonio familiare. Un’attenzione discreta e riservata, costruita giorno per giorno attraverso strumenti ben precisi: know-how specifico, innovazione continua, tecnologia all’avanguardia, i migliori professionisti del settore, un’offerta commerciale sempre strutturata e puntuale.

• Consulenze e audit • Servizi di centrale operativa 24 ore su 24 • Servizi di sicurezza • Formazione e coaching Se ogni abito ha una misura, la taglia della sicurezza è universale: per questo Gruppo Sicurezza si rivolge sia ai privati sia alle aziende, passando per enti pubblici, istituzioni private e grandi gruppi industriali. E lo fa con la forza dei propri numeri.

QUALCHE ESEMPIO?

3’400 > i sistemi anti-intrusione sviluppati per i privati, gli stabili industriali e commerciali, i musei e le opere pubbliche 500 > i sistemi di rilevazione incendi 450 > i sistemi di videosorveglianza 250 > i sistemi di sicurezza in ambito bancario 200 > impianti di sonorizzazione e audiovisivi 150 > i sistemi di controllo accessi e gestione del personale Ma non è tutto. In un settore delicato come quello della sicurezza, è fondamentale poter disporre di strumenti sempre all’avanguardia e di metodologie assolutamente rigorose in termini di qualità. Gruppo Sicurezza si dimostra leader anche in questo contesto, basti pensare al recente sviluppo dell’evoluta Satel Control (sviluppata per consentire, ad esempio, la geo-localizzazione in tempo reale di persone, beni e veicoli) o alla certificazione ISO 9001 ottenuta fin dal 2000.

Grazie a questo approccio, Gruppo Sicurezza è in grado di rispondere in maniera flessibile alle diverse necessità della propria clientela. Negli anni le competenze maturate dall’azienda sono cresciute di pari passo col mercato, interpretandone – e spesso anticipandone – le reali esigenze ed evoluzioni. Ad oggi, Gruppo Sicurezza può contare sui seguenti servizi:

Questi aspetti, uniti al resto delle eccellenze aziendali, hanno reso possibile una crescita costante e continua del gruppo, che oggi può vantare oltre 30 dipendenti, nuovi mercati aperti negli Emirati Arabi, in Angola e in Qatar, oltre alla gestione continuativa di importanti progetti in Svizzera e nel mondo.

• Sistemi di allarme, rivelazione incendio e videosorveglianza • Controllo accessi e gestione dei tempi di lavoro • Impianti audio • Sistemi di controllo per uscite di emergenza • Accompagnamento di persone e valori

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Vita dei Soci di Patrizio Coppoli, titolare C∞-Infinito Consulting

La globalizzazione su misura per il cliente La Patrizio Coppoli C-Infinito Consulting nasce a marzo 2012. Pur essendo registrata come ditta individuale mi considero una società “familiare” visto il supporto, lo stimolo e l’incoraggiamento ricevuto da mia moglie nell’intraprendere questa “avventura”. Le sarò sempre grato per questo. 47 anni, più di 20 anni di esperienza aziendale in contesti multinazionali e a forte grado di internazionalizzazione, gli ultimi 10 anni come Direttore di Funzione nel campo della Logistica e della Supply Chain nel settore fashion, sono “capitato” in Ticino, dove ora abito insieme alla mia famiglia potendone confermare l’elevata qualità di vita, provenendo dalla natia Firenze a seguito della creazione della nuova struttura centrale europea di una prestigiosa azienda di moda, nota a livello mondiale. Il partecipare ad una start up, il far parte del team di progetto che in pochi mesi, fra la primavera e l’estate del 2007, ha realizzato dal vero quello che fino a poche settimane prima era solo un disegno ed un organigramma sulla carta, ha lasciato un segno indelebile nella mia vita professionale. Io ho fatto parte del progetto fin dall’inizio, condividendo le numerose scelte e decisioni da prendere giornalmente, ogni volta che si presentavano davanti aspetti nuovi o che nel progetto su carta non avevamo, per mancanza di tempo, dettagliato preliminarmente in maniera adeguata. Alla fine di novembre, dopo aver effettuato le prime spedizioni ai clienti ed ai negozi di proprietà, la scommessa si è potuta dichiarare vinta. L’azienda negli anni successivi ha avuto, anche grazie alla sua installazione in Ticino, uno sviluppo impressionante (+600 % in 6 anni), ma tutto questo ha comportato un livello di stress altissimo anche alla luce di dinamiche aziendali non più coerenti con i miei ideali. Giunto quindi, parafrasando i versi di un mio famosissimo concittadino “nel mezzo del cammin di nostra vita” (intendendo nel mio caso la vita professionale), ho voluto dare una svolta radicale alla mia attività. Mi sono rimesso in gioco, ho deciso di avere un nuovo start up, questa volta sulla mia persona, investendo le mie risorse a disposizione e cioè l’esperienza (veramente tanta nel mio settore di attività ed altamente variegata), l’entusiasmo (è ancora quello di un ragazzino capace di avere la curiosità per tutte le novità e le sfide) e l’impegno (ed il consulente è come un servizio di pronto intervento,

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Patrizio Coppoli, con il pettorale 8614

sempre disponibile). Inoltre da runner amante delle maratone, corse in maniera lenta ma mai un ritiro, ho la resistenza e la tenacia di un diesel. Se aggiungiamo a tutto ciò una buona dose di sana incoscienza (visto il momento macro economico che l’intera Europa sta vivendo), l’umiltà (veramente si riparte da zero) e la velocità nel capire come comunicare in maniera corretta con la propria clientela, otteniamo la C∞-Infinito Consulting. Il motto che ho deciso di far mio è “La Globalizzazione su Misura del Cliente”. Credo che questo motto si sposi benissimo con la realtà mittle-europea rappresentata dalla Svizzera. La necessità/l’opportunità di, partendo dal centro dell’Europa, avere scambi internazionali, comples-


si ed articolati, ma originati principalmente in un contesto di PMI, dove ancora pensano, agiscono e soprattutto contano le Persone. Metto la “P” per sottolineare la necessità da parte di un Consulente di non recarsi da un cliente ed imporre una soluzione standard o semplicemente “di attualità”. Un Consulente deve prima di tutto ascoltare la realtà aziendale che gli si prospetta davanti fatta di uomini, di donne che vivono l’azienda giornalmente, in moltissimi casi da tanti anni. In questa mia nuova ottica professionale voglio quindi dare il mio contributo al mondo delle PMI potendo erogare nei settori della Supply Chain e della logistica i seguenti servizi: • “Auditing del sistema logistico aziendale” • Supporto alla negoziazione di costi e di tariffe nel mondo della Supply Chain • Implementazione e Reingegnerizzazione di flussi e processi nel settore della Supply Chain” • Supporto all’espansione nei nuovi mercati In un’ottica poi di progressiva fidelizzazione con i clienti, ritengo altamente interessante anche la proposta di Temporary Management per agevolare una crescita interna, gestire una fase di Replacement o comunque assicurare un forte supporto operativo ad una struttura che ne possa avere necessità. A questo, si aggiunge anche la possibilità di erogare training personalizzati in ambito MRP II nel campo degli acquisti, degli approvvigionamenti, nel controllo degli inventari, della logistica operativa e nei processi di punto vendita. Facendo un primo bilancio devo dire che i risultati di questi primi mesi di attività sono stati interessanti e specialmente nelle ultime settimane anche portatori di una certa soddisfazione. Anche se, al momento, la mia attività è stata spesa in maniera prevalente in Italia con una sola importante eccezione ticinese, gli obiettivi raggiunti sono interessanti perché ho, in pochi mesi, partecipato/ gestito numerosi progetti ed attività in diversi settori di business (dalla moda alla GDO, dalla produzione, all’e-commerce, fino alla internazionalizzazione di attività di una piccola ma dinamica realtà nel mondo del lusso). Cito, infine (e non avrei mai pensato di poter collaborare con realtà del genere) addirittura una esperienza di Capo Progetto Business presso un’Agenzia delle Nazioni Unite, il World Food Programme a Roma, tutt’ora in essere. Le prospettive per i prossimi mesi sono decisamente importanti ed ancora più, se possibile, interessanti. Ho accettato una importante collaborazione con una nuova realtà ticinese, l’E-volve Group, attiva nel campo delle vendite on line per importanti marchi nel settore Fashion e della Cosmetica. Dovrò realizzare l’infrastruttura logistica a livello mon-

diale in modo da permettere di raggiungere nelle prossime settimane/mesi, un cliente dovunque esso sia superando le tradizionali barriere rappresentate, nell’e-commerce Flavia Coppoli dalla necessità di gestire in maniera snella le dogane con le varie problematiche daziarie. Inoltre, l’E-volve Group sta iniziando la realizzazione di un nuovo sito multi-cliente in un settore con enormi opportunità di business non ancora pienamente esplorate. Il sito andrà live nei primissimi mesi del 2013 e dovrò coordinare tutta la fase propedeutica al lancio in termini di scelta prodotto/ rapporti con i fornitori e realizzazione del sito vero e proprio. Spero di essere riuscito a trasmettere le note salienti della mia professionalità e di quanto posso offrire con delle collaborazioni altamente professionali. Vi invito pertanto a contattarmi per qualsiasi esigenza nel campo della Supply Chain. Sarà un mio estremo piacere il poter supportare al meglio il dinamico mondo dell’imprenditoria ticinese. Concludo infine come ho iniziato: con un riferimento alla mia famiglia. Flavia, mia prima figlia, è nata lo scorso gennaio. Gravidanza e parto non sono stati assolutamente banali. Ma dopo la sua nascita, i suoi lineamenti regolari mi hanno ricordato (a me laureato in matematica) l’andamento delle funzioni di classe C∞-Infinito, ecco lo spunto per il nome della mia attività! Flavia è, fino ad oggi, il risultato più importante, il progetto più riuscito della mia vita, mio e di mia moglie Patrizia (il cui fiore preferito, il girasole, appare, come una sorta di logo, nella mia presentazione aziendale che utilizzo per introdurmi ai vari clienti). Ringrazio inoltre Lisa per l’attenzione e per lo spazio che mi avete messo a disposizione. C∞-Infinito Consulting Logistics & Supply Chain Patrizio Coppoli Via Lucino 80 6932 Breganzona Tel. +41 91 914 48 61 Cell. +41 79 617 03 04 patrizio.coppoli@gmail.com patrizio.coppoli@cinfinito.net

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Vita dei Soci

Un GRUPPO di consulenza integrata, orientato alla sviluppo di imprese ed investimenti su base nazionale ed internazionale Il mondo è cambiato; è questa la vera novità. L’impreparazione ovunque riscontrata in relazione ai recenti avvenimenti di natura economica e finanziaria stanno, di fatto, travolgendo quei sistemi economici che, a torto, sono stati fino ad oggi considerati “sicuri” e “governati”. Forse ancora nessuno se ne è accorto; ma il mondo è davvero cambiato rispetto a quello che era non più tardi di una decina di anni orsono. Stanno pertanto cambiando anche i mercati, di conseguenza devono e dovranno adeguarsi tutte le strutture che li compongono ad ogni livello. Anche le imprese, per lo meno quelle che vorranno sopravvivere o continuare ad essere competitive, avranno bisogno di reinventarsi. Stanno cambiando anche quei perimetri economici, giuridici e finanziari entro i quali le stesse si trovano oggi ad operare; nuove arene competitive e dunque nuove formule imprenditoriali, nuovi imprenditori e nuove aristocrazie che si apprestano ad implementare la loro attività sui mercati internazionali. E perché no… anche nuovi, o meglio, rinnovati advisors. Consulenti maggiormente esperti, integrati ed arroccati alle esigenze dei propri clienti a 360° gradi. Soprattutto consapevoli delle opportunità e delle minacce che il rapido mutare dei sistemi economici mondiali stanno sempre più generando già nel breve termine; pronti a cogliere le prime ed evitare le seconde. Professionisti veloci, al punto da poter afferrare e sfruttare tutta quell’energia cinetica che questo cambiamento epocale sta in effetti generando. Così qualificati da essere in grado autonomamente di poter interagire in qualsiasi regione del globo, senza più dover dipendere da elefantiache quanto costose strutture. Tanto specializzati da poter essere in grado di prendere le migliori decisioni in breve tempo. Tutto questo vuole essere il Business Group oggi costituito dalle migliori professionalità appartenenti a società quali: LUGICONS SA, BE.MAIN SA e BORDES ASSOCIATES SA. Un sistema integrato ed in continua evoluzione, costruito tramite un deciso percorso di acquisizioni e fusioni strategiche e che

finalizza la propria business intelligence alla risoluzione dell’unico vero obiettivo del moderno imprenditore ovvero: la produzione di valore, sia esso derivante dalla gestione del proprio patrimonio personale sia da quello d’impresa. Con sedi a Lugano e Ginevra, il GRUPPO ha sviluppato una metodologia d’analisi delle esigenze e delle ipotesi di business dei clienti, che consente di utilizzare a pieno le competenze di cui si compone delegandone poi i vari aspetti alle singole business units. LUGICONS SA BE.MAIN SA BORDES ASSOCIATES SA Vicolo Concordia 1 6900 Lugano Tel. +41 91 210 48 58 Fax +41 91 210 48 56 info@lugicons.ch

Ad oggi le Business Units operative sono dunque quelle riferite alle attività: Corporate Finance (ovvero la finanza d’impresa quale strumento per svilupparne sempre maggiore competitività ed efficienza attraverso la gestione e lo sviluppo di strumenti e procedure semplici e complesse) Wealth Management (ovvero la gestione integrata del patrimonio finanziario al fine di determinarne sempre maggiori rendimenti) Business Development (la struttura opera di fatto e fisicamente come risanatore, incubatore e sviluppatore d’impresa con l’obiettivo di riposizionare l’eccellenza sul mercato svizzero e sui mercati internazionali) Audit e Tax Planning (attività queste finalizzate non solo a verificare, revisionare, confutare ciascun numero economico sottoposto, ma soprattutto evidenziarne carenze di controlling piuttosto che di gestione) Insurance (mediante l’utilizzo di prodotti assicurativi di medio-alto livello, il GRUPPO riesce di fatto a conservare, proteggere ed accrescere il valore fisico e finanziario del patrimonio) Real Estate (unità operativa nella gestione, valutazione e sviluppo del patrimonio immobiliare proprio del cliente o riferito all’attività imprenditoriale di quest’ultimo) Compliance (ovvero le attività di verifica formale e normativa delle soluzioni adottabili per proteggere e sviluppare valore aggiunto). Un GRUPPO estremamente dinamico ed a forte vocazione internazionale, dai prestigiosi connotati professionali, contraddistinto da una particolare innovazione metodologica atta a generare solo ed esclusivamente soluzioni praticabili e ad alto rendimento.

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Vita dei Soci Comunicato stampa

BPS (SUISSE) a Bellinzona compie 10 anni e festeggia con un’esposizione del noto artista ticinese Ivo Soldini Philippe Daverio con Ivo Soldini alla conferenza stampa di lancio dell’esposizione, lo scorso 20 settembre a Bellinzona

Inaugurata lo scorso 20 settembre presso la sede bellinzonese del noto istituto bancario Banca Popolare di Sondrio (SUISSE), l’esposizione di Ivo Soldini sarà visibile nei locali della banca in Viale Stazione 26 fino al 31 gennaio 2013. All’inaugurazione sono intervenuti Luca Castelli, Direttore della Succursale di Bellinzona; Brunello Perucchi, Presidente della Direzione Generale; Philippe Daverio, critico d’arte ed opinionista e lo stesso artista Ivo Soldini

La Banca Popolare di Sondrio (SUISSE) persegue con passione e lealtà gli obiettivi di istituto vicino al territorio, alle famiglie, agli imprenditori e ai liberi professionisti. Sempre attenta ai bisogni della clientela e agli aspetti socioculturali territoriali, sostiene la cultura e l’arte, legate alle radici e alla storia a lei vicina. In quest’ottica s’inserisce l’ampia esposizione di Ivo Soldini che BPS (SUISSE) presenta nella succursale di Bellinzona a coronamento dei primi 10 anni di attività della sede nella capitale. Un decennale cammino che l’istituto bancario desidera sottolineare con una personale del noto artista ticinese che va ad offrire alla stimata clientela e agli appassionati di arte contemporanea. Un’occasione unica per ammirare 60 opere – tra sculture e dipinti – che sono esposte negli spazi interni ed esterni della sede BPS (SUISSE) in viale Stazione a Bellinzona. La scelta di presentare le opere di Ivo Soldini non è casuale: la serietà e la costanza che contraddistinguono l’evoluzione artistica dell’artista, sono valori che ben caratterizzano anche l’istituto. Esso coltiva quotidianamente i rapporti con la clientela per infondere fiducia e sicurezza, instaurando un contatto diretto con il cliente – da qui il claim “La Banca che parla con te” – al fine di accompagnarlo con competente lungimiranza nelle sue scelte ed esigenze bancarie. L’esposizione rimane aperta al pubblico fino al 31 gennaio 2013 durante i normali orari di apertura degli sportelli: lunedì - venerdì 08.30 – 12.15 / 13.30 – 16.30. BPS (SUISSE) in breve La Banca Popolare di Sondrio (SUISSE), banca di diritto svizzero, opera da 17 anni sul territorio elvetico con 347 collaboratori (al 1°.09.2012) e attraverso una rete di 22 filiali distribuite in 6 Cantoni. I prodotti e servizi offerti sono quelli di una Banca Universale, rivolta alla gestione patrimoniale, alla clientela privata risparmiatrice e alle piccole e medie imprese locali. Un profilo dell’artista: Ivo Soldini Ivo Soldini nasce a Lugano nel 1951. Dopo il liceo cantonale a Lugano, è iscritto per un anno all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano (1972-1973) e avvia la propria attività artistica, completando la sua formazione nei tre anni successivi all’Università Statale di Milano. Nel 1973 avvia un’intensa attività espositiva in gallerie e sedi pubbliche o private in Svizzera e all’estero. Dal 1975 si dedica principalmente alla scultura di piccolo e medio formato, soprattutto in bronzo, ma anche in alluminio e gesso, affiancata, in particolare negli anni recenti, da opere monumentali. Nel corso degli anni ottanta l’attenzione si focalizza sull’aspetto introspettivo, reso attraverso una

La sede di Viale Stazione a Bellinzona di Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA

maggiore incisività del segno. Tra i soggetti privilegiati, oltre alle Verticali, si distinguono gli Inclinati, corpi che si scagliano nello spazio diagonalmente. Gli assembramenti di persone, raffigurati anche nei rilievi, e i Gruppi, che negli anni Novanta diventano impenetrabili blocchi corporei evocatori dei solidi volumi di Fritz Wotruba, spostano l’interrogativo dalla sfera individuale a quella sociale. Strettamente legata a quella scultorea, l’opera pittorica e grafica è abitata dagli stessi temi e significati. Ivo Soldini. Piccolo gruppo, 2008-2010, bronzo

Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA Sede principale: Via Luvini 2 A, 6900 Lugano Succursale di Bellinzona: Viale Stazione 26, 6500 Bellinzona Tel. +41 58 855 30 00 Fax +41 58 855 30 15 www.bps-suisse.ch

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Vita dei Soci di Simona Mazzuchelli, Senior Consultant Luisoni Consulenze SA

uniti per superare la crisi

Simona Mazzuchelli

Secondo alcuni esperti la crisi che stiamo attraversando non ha precedenti, e se è vero che è diventato difficile prevedere la durata e l’intensità di un ciclo economico, quali mezzi si possono intraprendere per affrontarla? Quali errori non si dovrebbero più commettere in futuro? È opinione diffusa che gli imprenditori, accusati di aver preposto la logica del profitto a breve termine, dovrebbero d’ora in poi cercare di recuperare il senso di fiducia, imparando a condurre la propria azienda con responsabilità. Il suggerimento è quello di tenersi aggiornati sui trend valutando come cambia il mercato in cui si opera, essere pronti psicologicamente ai cambiamenti, assumere, valorizzare e promuovere i talenti migliori, investire in tecnologia, persone e formazione, potenziare le relazioni commerciali e i rapporti interpersonali. Se da un lato gli imprenditori devono impegnarsi nel dedicare le necessarie energie a riemergere per garantire il futuro della propria impresa, i dipendenti non possono certo stare con le mani in mano, in fase di recessione il rischio di perdere il posto di lavoro aumenta per tutti. Infatti le aziende in difficoltà si avvalgono di uno dei principali strumenti a loro disposizione: il taglio dei costi. La riduzione della forza lavoro si posiziona fra i primi posti nelle misure adottate. In questo contesto farsi trovare preparati è fondamentale, soprattutto se fosse necessario reinserirsi all’interno o all’esterno dell’azienda. Nelle organizzazioni in cui esiste una gestione all’avanguardia delle risorse umane, ci ha pensato il datore di lavoro ad investire nell’employability dei propri dipendenti, attraverso la formazione e la mobilità. In passato abbiamo già parlato del concetto di “employability”, ossia la collocabilità potenziale che una persona possiede. Questo continuo mantenimento della capacità di evolversi sul mercato del lavoro può essere determinante per non ritrovarsi disoccupati. Il posto di lavoro che dura “per tutta la vita” non esiste più e se a causa di questi cambiamenti ciclici dobbiamo cercare un nuovo impiego con maggior frequenza, diventa allora di assoluta priorità dedicare la giusta attenzione al proprio valore sul mercato, valutando realisticamente le competenze e skills personali. Dobbiamo conoscere le opportunità professionali presenti nell’area in cui viviamo, cercando di adeguarne le capacità e/o essere disponibili alla mobilità professionale e geografica. I famosi “tempi d’oro” della crescita economica con ampi spazi di miglioramento sono ormai storia, volenti o nolenti tutto è più incerto. Partendo da questo presupposto, un ulterio-

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re elemento da considerare importante, in special modo nei periodi di crisi e con la concorrenza attuale, è la flessibilità. Non è più possibile mancare di flessibilità. Bisogna imparare a cambiare, accettare l’incertezza e adeguarsi ai cambiamenti, tutto è in rapida trasformazione e se si vuole diventare attivi partecipi di questo processo, dobbiamo dimostrare di essere collaboratori flessibili, aperti e dotati di spirito d’iniziativa. In caso di ristrutturazione i collaboratori di un’azienda sanno se ci saranno licenziamenti ancor prima che la comunicazione sia ufficiale. Il consiglio è quello di agire con tempestività, al lavoratore non conviene aspettare il termine del periodo di disdetta per cercare attivamente un’altra soluzione. In alcuni casi sono proprio i datori di lavoro in difficoltà che offrono ai dipendenti un incentivo se lasciano l’azienda entro un determinato lasso di tempo. Se si ha la possibilità di andare, non lasciarsi sfuggire l’occasione, potrebbe salvare il posto di lavoro a un collega meno fortunato. Non farsi dunque sorprendere dagli eventi, poiché trovare una nuova soluzione professionale in periodi ostici come questo può diventare una lunga e penosa odissea. Nel peggiore dei casi, ossia se si perde il lavoro e non si ha una concreta alternativa nell’immediato, consigliamo di cogliere l’opportunità per perfezionarsi. Se si hanno i mezzi necessari si potrebbe effettuare un soggiorno linguistico oppure seguire una formazione specifica. Oltre al principale obiettivo di valorizzare il proprio Curriculum, potrebbe portare un ulteriore vantaggio quello di far passare un periodo delicato ripresentandosi sul mercato del lavoro con un valore aggiunto. Chi invece ha la fortuna di trovarsi in società che, pur avendo avuto un calo nei profitti non hanno in previsione importanti ristrutturazioni, dovrebbe cercare di partecipare con maggior trasporto e coinvolgimento all’attività aziendale. Oggi i datori di lavoro sono tutti d’accordo nell’affermare che più i dipendenti sono coinvolti, più fanno il bene dell’azienda. Se con il nostro contributo possiamo aiutare l’impresa a superare il periodo difficile in cui è coinvolta, facciamolo. Mettiamo da parte eventuali disaccordi che possono esistere tra datore di lavoro e dipendente, uniti cerchiamo di migliorare e trovare una soluzione, per il bene di tutti. Luisoni Consulenze SA Via Balestra 9 - 6900 Lugano Tel. +41 91 911 30 00 Fax +41 91 923 55 43 www.luisoni.ch


Vita dei Soci

Per un ambiente sicuro Grazie alle sue nuove funzioni, l’intelligente controllo degli accessi C•CURE 9000 di Tyco offre ancora più sicurezza, comfort e convenienza

A seconda dei bisogni e delle esigenze di sicurezza, i sistemi di controllo degli accessi assolvono diversi compiti: dalla protezione di singoli accessi o zone site in piccoli immobili, fino a soluzioni integrate di controllo degli accessi che collegano in rete numerose sedi aziendali sparse in tutto il mondo. Con il C•CURE 9000, Tyco offre una soluzione di controllo e gestione degli accessi collaudata e completa per ogni settore. La potentissima piattaforma del sistema a struttura a aperta racchiude diverse intelligenti funzioni di gestione e sicurezza. Funzioni innovative, come i processi di identificazione basati su Near Field Communication (NFC), forniscono in futuro un ulteriore valore aggiunto per l’utente in quanto a mobilità. L’integrazione bidirezionale del sistema globale Physical Security Information Management System (PSIM) Surveillint di Proximex offre ancora più sicurezza, flessibilità ed efficienza per i processi relativi alla Corporate Security. Grazie alla sua grande capacità di integrazione e all’utilizzo intuitivo dell’interfaccia utente grafica, l’intelligente soluzione di gestione della sicurezza e degli accessi C•CURE 9000 è perfetta per tutte le applicazioni: dalle più grandi alle più piccole. Le grandi aziende attive a livello globale sono così in grado gestire dati sul piano aziendale, informazioni e oltre 500’000 autorizzazioni tramite l’architettura Multi-Server. Inoltre è possibile integrare, in modo fisico e logico, diverse e intelligenti funzioni di sicurezza e gestione. Grazie all’intelligente collegamento con altri sistemi come gestione del tempo, impianti di chiusura offline e wireless, sorveglianza video, tecniche per la rilevazione di incendi ed effrazioni e sistemi di controllo per edifici, è possibile realizzare un sistema di gestione della sicurezza e degli accessi a 360°.

Near Field Communication (NFC) – più mobilità nel workflow

La tendenza a una maggiore mobilità e flessibilità continua ad acquisire sempre maggiore importanza nelle moderne soluzioni per il controllo degli accessi. Quale processo per la trasmissione wireless dei dati tra due apparecchi, NFC apre nuove strade: in futuro sarà infatti anche possibile utilizzare sistemi mobili come cellulari, smartphone, macchine e applicazioni nell’ambito del controllo degli accessi. In qualità di transponder attivoattivo o attivo-passivo, i chip NFC trasmettono i dati a 13,56 MHz entro un raggio di meno di dieci centimetri.

Gli apparecchi che supportano NFC possono quindi essere impiegati come sostituti di tessere, carte o chiavi d’identificazione permettendo così un accesso mobile a impianti, sistemi di sicurezza e immobili. In ambito di un progetto pilota, Tyco presenta una soluzione innovativa per il sistema di controllo degli accessi C•CURE basata su NFC: grazie alla nuova identificazione basata su NFC, l’utente riceve direttamente sul posto, via telefonia mobile, un’autorizzazione di accesso ad hoc per un’area precedentemente definita. Grazie alle nuove funzioni NFC, Tyco offre a medio termine un ulteriore punto di forza per quanto riguarda l’aumento dell’efficienza. Quale sistema per la sicurezza e la gestione degli eventi intelligente, C•CURE 9000 offre un flusso di lavoro ottimizzato per il controllo degli accessi. In questo sistema scalabile e ottimizzato per l’interfaccia è possibile integrare diverse funzioni per il controllo degli accessi, degli allarmi e del protocollo. Inoltre, anche le soluzioni per il controllo degli accessi funzionano come una moderna gestione delle identità, dei parcheggi finanche degli impianti CCTV. In questo modo è possibile gestire il numero necessario di applicazioni per la sicurezza tramite un’interfaccia utente grafica con una sola navigazione. L’utente può, ad esempio, visualizzare tutte le videocamere collegate, spostarsi nelle diverse aree da controllare, navigare tra le diverse rappresentazioni o effettuare azioni di ricerca e richiesta: il tutto in tempo reale e da un’unica interfaccia. Lo strumento C•CURE 9000 Web Client, che funziona con il browser Web standard, aggiunge ancora più flessibilità permettendo all’utente di accedere al sistema da qualunque luogo. Le piccole e medie aziende beneficiano così, in qualità di utenti del C·CURE9000 SiteServer, di un server di rete potente. La soluzione completa “out-of-the-Box” offre molteplici funzioni: dalla creazione alla stampa di tessere identificative per i collaboratori fino alla registrazione dei protocolli degli eventi a prova di revisione, il tutto tramite un’interfaccia utente veramente di facile utilizzo. In caso di domande, il nostro competente team di Manno si mette con piacere a vostra disposizione. Tyco Fire & Integrated Solutions SA Galleria 3 6928 Manno Tel. +41 58 445 47 00 Fax +41 58 445 47 01 www.tyco.ch

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