Ticino Business

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nr. 10 / Dic. 2011

i d a t s o p m i ione

ss e c suc

“Auguri”…


Poche cose mi danno un senso di sicurezza come la fedeltĂ del mio cane. Konrad Lorenz

Siamo una di quelle cose.

Liberi di sentirsi sicuri


Sommario

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Dicembre 2011 Strong opinion Editoriale Contromano Il Tema Ospite Ospite

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Più tasse? Improponibile! Insieme per difendere un sistema vincente Il nuovo centro e la lezione di ottobre Con l’ideologia delle regole si afferma un nuovo statalismo Aspetti importanti ed urgenti dell’iniziativa sull’imposta di successione Preoccupazione e fermento tra le PMI per la paventata imposta di successione retroattiva al 1° gennaio 2012 Una dogana snella, sicura ed attenta alle esigenze degli operatori economici L’elogio della follia di chi pensa di cambiare il mondo Imposte sulla successione: obiettivi falliti in partenza arcobaleno aziendale I mille volti del «Private Equity» Nuova Scheda Ifcam Corea del Sud: le grandi opportunità di un Paese in continua crescita Il manager oggi tra lavoro, vita privata, leadership, etica Commercio estero La consulenza export e la formazione in azienda I prossimi appuntamenti Business UP Infometa SA Elettrodomestici Fornoni SA LT3 SUISSE SAGL Gabbianoviaggi SA Lugano Airport SA Gruppo Sicurezza SA Luisoni Consulenze SA Electronic Studio 84 SA Zetel SA CFP SSIC Sezione Ticino Rapelli SA

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Impressum

nr. 10 / Dic. 2011

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Editore: Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino, Lugano Redattrice responsabile: Lisa Pantini

“Auguri”…

Comitato redazionale: Franco Ambrosetti, Luca Albertoni, Rinaldo Gobbi, Lisa Pantini, Simona Morosini Marconi e Marco Passalia Foto di copertina: © iStockphoto.com/Alija

nr. 10 / Dic. 2011

Redazione: Cc-Ti, Corso Elvezia 16, 6900 Lugano Tel. +41 91 911 51 11 Fax +41 91 911 51 12 pantini@cc-ti.ch www.cc-ti.ch Pubblicità: Pubblicità Sacchi, C.P. 558 6928 Manno Tel. +41 91 600 20 70 info@pubblicitasacchi.ch www.pubblicitasacchi.ch

Stampa: TBS, La Buona Stampa sa via Fola 11, Pregassona (Lugano) Diffusione: Tiratura: 2’500 copie Abbonamento gratuito per i soci Cc-Ti Abbonamento supplementare: - CHF 50.- annuo - per i non soci CHF 70.- annuo (+ IVA) Frequenza: Ticino Business è pubblicato in 10 numeri annuali

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Strong Opinion di Franco Ambrosetti, Presidente della Cc-Ti

PIÙ TASSE? IMPROPONIBILE!

Nel tumulto generale che ci circonda come le difficoltà della moneta unica europea, i cambiamenti epocali nel Medio Oriente, l’entrata di nuove Nazioni sulla scena economica mondiale, gli assedi in piena regola da parte dei mercati a Paesi che in sé non sarebbero insolventi come l’Italia, creando situazioni di allarme rosso per il futuro del progetto Europa che tocca direttamente anche noi perché traiamo una gran parte della nostra ricchezza dalle relazioni commerciali con la zona euro, può succedere che i problemi del Cantone passino in secondo ordine. Stiamo assistendo ad un cambiamento di proporzioni enormi a livello globale, l’incertezza sul futuro alimentata dagli stravolgimenti in atto la viviamo in tempo reale, grazie allo sviluppo supersonico dell’information technology. Noi poco o nulla possiamo fare a parte assistere agli eventi che ci circondano. Gli operatori economici sanno come muoversi in situazioni di instabilità e fragilità economica ma non mi pare che a livello del Cantone si consideri la situazione con la stessa preoccupazione, quasi che fossimo abitanti di un altro pianeta. Così, mentre il mondo economico privato si dà da fare per non soccombere alla tempesta perfetta, navigando a vista nell’inutile ricerca di un approdo sicuro, le istituzioni faticano a uscire da un comportamento genere “business as usual”, occupate con il quotidiano e la routine. Non mi pare di scorgere una visione strategica con proposte concrete di politica economica (che non siano la solita minestra riscaldata), volte a dare quella sferzata riformista che questa Camera da anni sollecita. Prendiamo i conti cantonali. Si prevedono 200 milioni di deficit per il 2012. Di per sé nulla di drammatico, corrisponde a un insignificante 1,3% del PIL. Se non ché si va ad aggiungere al debito di circa 2 miliardi accumulato nel passato portando il rapporto debito/PIL al 13%. Paragonato ai debiti dei Paesi che ci circondano, una bazzecola ma una brutta situazione nel contesto svizzero in cui, fortunatamente, Confederazione e Cantoni tendono al pareggio di bilancio e all’azzeramento del debito. Il Ticino in Svizzera è uno dei Cantoni messo peggio. Si deve intervenire. Come? Semplice: o si aumentano le entrate o si riducono le uscite, vale a dire la spesa. Per sapere dove sia corretto agire, se sulle entrate o sulla spesa si guarda se i conti in rosso derivano da un crollo delle entrate rispetto alle uscite oppure da uscite esageratamente alte rispetto alle entrate. La scontatissima risposta che deriva da un osservazione sommaria dei conti è che da anni, e sottolineo da anni, le entrate aumentano ma le uscite aumentano ancor più delle entrate provocando uno squilibrio fra le due voci, una perdita che gli economisti chiamano deficit. La conclusione logica parrebbe essere quella di incidere sulla causa primaria che manda i conti in rosso, quindi sulle uscite. Vale a dire contenere e se necessario tagliare la spesa pubblica. Logico, no? Orbene, molte voci invece si sono levate in favore di un aumento delle entrate, detto in soldoni un aumento delle imposte. A prescindere dal fatto che è del tutto immorale far pagare al cittadino un deficit che non ha cau-

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sato, dovuto semmai a cattiva gestione o inefficienze, sprechi e quant’altro, il partito delle tasse crede nel fallace assioma più tasse = più entrate per lo Stato. Sfortunatamente non è così semplice. Se un fruttivendolo non ha venduto nulla, non è aumentando il prezzo della verdura che potrà compensare al mancato introito a meno di non essere l’unico nella regione. In realtà un aumento delle imposte causa quasi sempre una riduzione dei consumi, soprattutto nelle classi più deboli perché provoca una diminuzione del reddito disponibile. Nella classe media più tasse si ripercuotono su consumi e sul risparmio secondo la propensione dell’individuo. Per le aziende si traducono in un aumento di costo che può rallentare gli investimenti ma più che altro viene ribaltato sul prezzo del prodotto finendo per essere pagato dal consumatore, “mazziato” due volte... Quindi ai fautori di un aumento delle imposte chiedo: in una situazione in cui non sai se domani l’Europa Unita ci sarà ancora, nel bel mezzo di un rallentamento economico che speriamo non sfoci in una nuova fase recessiva, dopo aver subito la più grave crisi del dopo guerra, con un Ticino che perde competitività e attrattività per via della concorrenza spietata degli altri Cantoni, con la cassa pensione statale che ha un buco miliardario (chissà chi dovrà pagare?), il franco svizzero che penalizza come mai prima d’ora il settore delle esportazioni, cosa volete di più? Vi serve il martello per pestarvi gli attributi o il gatto a nove code per l’autoflagellazione? La fiscalità deve rispettare criteri di equità. In Ticino con 30’000 persone esentasse, i redditi alti che versano il 60% delle imposte delle persone fisiche, aggiungiamo le imposte alla fonte, imposte sugli utili, sul capitale, imposte immobiliari delle persone giuridiche, e poi tasse di successione, di donazione, di circolazione, magari quelle sul sacco della spazzatura, sui cani, sull’acqua, manca solo la tassa al kg per chi è in sovrappeso (tralasciando quelle federali che in parte ritornano rimpinguando le entrate cantonali), l’equità fiscale pare più simile a una forma di egualitarismo spacciato per socialità. Sappiamo bene che la riduzione della spesa pubblica è un tema complesso, difficile economicamente, socialmente e politicamente. Molti Stati però l’hanno affrontato e risolto. Aumentare le imposte è immensamente più facile ma non risolve il problema se questo è generato dalla spesa che cresce incessantemente a ritmi maggiori delle entrate. La questione strutturale, perché di ciò si tratta, andrebbe risolta alla radice, con coraggio e determinazione senza pensare alla popolarità e ai voti che si perdono attuando quelle riforme urgenti ma altamente impopolari che da tempo chiediamo. La politica e le istituzioni ci devono pensare. Pensare, sì. Ma non per troppo tempo. Perché come recita un vecchio saggio proverbio siciliano, “più lunga è la pensata, più grande è la minchiata”....


Editoriale di Luca Albertoni, Direttore della Cc-Ti

Insieme per difendere un sistema vincente

Ogni fine anno è inevitabilmente legata a bilanci d’attività, a riflessioni su quanto fatto e alla pianifcazione di strategie future. In occasione della nostra recente Assemblea generale ordinaria ho avuto l’occasione di rilevare quanto svolto dalla Cc-Ti nel corso dell’ultimo anno e quali sono i nostri obiettivi a breve e medio termine. Non torno pertanto su tali argomenti ma mi preme sottolineare che il nostro lavoro è il frutto di un impegno comune. Condiviso dalla direzione avantutto con l’Ufficio presidenziale, ma anche con tutti i nostri associati, individuali e collettivi (le associazioni di categoria), perché senza questa indispensabile dinamica di gruppo, ottenere risultati sarebbe molto più difficile, Come diceva Henry Ford, “mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo”. Di questa compattezza del mondo economico, più volte dimostrata negli ultimi mesi, abbiamo un estremo bisogno. Il 2012 sarà un anno difficile non solo per le note questioni legate alla crisi della zona-euro e di molti Paesi europei che, piaccia o non piaccia, sono comunque e sempre fondamentali partner commerciali per la Svizzera e il Ticino. Il 2012 sarà un anno di importanti sfide anche sul piano interno, perché ad esempio saremo chiamati alle urne varie volte per esprimerci su oggetti che rimettono fortemente in questione il nostro sistema economico. Basta pensare all’iniziativa socialista per le 6 settimane di vacanza per tutti o allo spettro della famosa (o famigerata, a seconda dei punti di vista) “Iniziativa Minder”, erroneamente presentata come panacea di tutti i mali contro gli abusi di manager senza scrupoli, in realtà medicina decisamente peggiore dei mali che vorrebbe curare. Non è quindi un caso che abbiamo dato spazio in questo numero di Ticino Business ad un’altra iniziativa che tende a rimettere in discussione un sistema che ha dimostrato in questi anni di funzionare molto meglio di quelli che si vorrebbero scimmiottare e caratterizzati da un centralismo che porta pochi vantaggi e molti svantaggi. La brillante idea di introdurre un’imposta di successione e sulle donazioni a livello federale è infatti solo allo stadio della raccolta delle firme, ma non dubito che esse saranno raccolte. Benché un’eventuale votazione popolare non avrebbe luogo prima del 2016 o del 2017, tale iniziativa, se accolta, avrebbe avere effetti già per il 2012, visto che è prevista un’assurda clausola di retroattività concernente le donazioni (per gli aspetti tecnici rinvio agli approfondimenti delle pagine seguenti). Una simile clauso-

la, strumento corrente in altri Paesi a noi molto vicini, oltre a essere anti-costituzionale, non è degna di uno Stato come la Svizzera, che fa della certezza del diritto non solo un vanto ma anche e soprattutto un elemento fondamentale della sua competività nel contesto internazionale. Pertanto, accettare una proposta del genere minerebbe alla base il nostro sistema, ma questo non deve stupire, perché alla base vi è una precisa volontà di smantellare il sistema federalista, che tutti o quasi ci invidiano. Un primo tentativo in tal senso è stato sventato lo scorso anno con l’affossamento in votazione popolare dell’iniziativa che voleva fortemente limitare l’autonomia dei Cantoni in ambito fiscale, imponendo un’aliquota federale minima per l’imposizione delle persone fisiche. Ma i paladini del dirigismo illiberale continuano imperterriti nella loro lotta auto-lesionista con la menzionata iniziativa, a cui aggiungono temerariamente tutta una serie di altre proposte tendenti a ingessare il nostro sistema istituzionale in generale e quello giuridico in particolare. La tentazione è di togliere a quest’ultimo la forte impronta liberale che ha permesso alla Svizzera di posizionarsi stabilmente ai primi posti della competività mondiale, di superare meglio di altri le varie tempeste finanziarie ed economiche degli ultimi anni, di crescere in modo regolare e di avere conti pubblici invidiati dal mondo intero. Poca roba, insomma… Se da una parte siamo i primi a sottolineare la necessità di procedere alle riforme indispensabili per tenere conto delle sempre più rapide evoluzioni del mondo contemporaneo, dall’altra parte sono francamente incomprensibili i motivi che spingono determinate cerchie ad insistere per appiattirci su sistemi che a pochi chilometri da noi hanno dato risultati disastrosi. Ma l’ossessione della pura e semplice ridistribuzione della ricchezza gioca brutti scherzi, perché porta a dimenticare che la ricchezza prima deve essere prodotta. E questo è purtroppo tutt’altro che scontato. Non è nascondendosi dietro facili slogan a sostegno di una presunta equità sociale che si costruisce il futuro della Svizzera e del Ticino. Per questo è importante che il mondo economico continui a coltivare il successo del lavorare insieme, nell’interesse di tutti. Come già ho avuto modo di sottolineare, noi siamo pronti a raccogliere tutte le sfide, anche quelle considerate impossibili, soprattutto quando si tratta di difendere quei valori liberali che sono un pilastro fondamentale per la prosperità economica.

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Contromano di Alessio Del Grande

Il nuovo centro e la lezione di ottobre

A giudizio unanime degli osservatori le elezioni dell’ottobre scorso avrebbero segnato la fine della polarizzazione nella politica federale e la nascita di un nuovo centro. Che il risultato dell’UDC sia stato al di sotto delle aspettative è un dato di fatto, così come la conferma della perdita di velocità della sinistra, con la secca sconfitta dei Verdi e un PSS che mantiene bene o male le posizioni, ma che appare in fase calante, se si raffrontano gli esiti delle votazioni degli ultimi quadrienni. Se indubbiamente si rafforza l’area di centro grazie al successo del PBD e dei Verdi liberali, i veri vincitori delle elezioni, il centro appare però oggi più frammentato con la presenza di ben quattro partiti. Per cui è del tutto prematuro prevedere la nascita e il consolidamento di un grande centro moderato, PLR, PPD, PBD e Verdi liberali, in grado di offrire al Paese una nuova prospettiva politica e di governabilità. Dalle urne è scaturita certamente un’indicazione centrista, dopo che per anni il centro è stato additato come uno spazio politico grigio e inconsistente, orientato più alla ricerca del compromesso che alle scelte chiare e marcate. Gli elettori hanno penalizzato le ali estreme, sinistra e UDC, ed espresso un voto orientato sulla stabilità, con la convinzione che tutto sommato la Svizzera sia oggi un’isola felice rispetto a quanto sta succedendo negli altri Paesi europei. Finanze pubbliche sane, bassa disoccupazione, un’economia solida, nonostante le difficoltà create dal super franco, e tassi d’innovazione e competitività che collocano la Confederazione ai primi posti delle classifiche mondiali, sono questi gli ingredienti di un voto ragionato e ragionevole, se si vuole, che ha respinto le lusinghe di destra e sinistra e premiato la voglia di stabilità. Che non ha premiato però i partiti storici di centro, PLR e PPD, bensì le nuove formazioni: i borghesi democratici di WidmerSchlumpf e i Verdi liberali di Martin Bäumle. Dietro questa apparente contraddizione si celano forse i segnali più interessanti di una possibile evoluzione non solo della geografia parlamentare negli anni a venire, ma della stessa cultura politica nazionale. Segnali che per i partiti maggiori indicano chiaramente la necessità di un radicale cambiamento, in termini di programmi, codici di comunicazione e immagine, in poche parole di riconoscibilità politica da parte degli elettori.

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Il successo dei borghesi democratici si spiega col fatto che c’è una fetta crescente dell’elettorato di destra che non s’identifica più con quelli che erano gli assi ideologici portanti dell’UDC: nazionalismo, isolazionismo, campagne antistranieri e chiusura totale verso l’Europa, al punto di voler rimettere in gioco persino gli accordi bilaterali. E il PBD ha saputo cogliere, anche per motivi più contingenti, questo nuovo bisogno di una destra moderata, che non intende più il patriottismo come chiusura verso tutto e tutti, in un’ intransigente difesa identitaria. È questo il primo importante aspetto su cui riflettere. Significherà pur qualcosa il fatto che le campagne e gli slogan democentristi non abbiano avuto la presa di una volta, nonostante la mobilitazione generale del partito che era sicuro di superare la fatidica soglia del 30% (28,9 % dei voti alle elezioni del 2007). Ancora più complesso ma anche più significativo il consenso raccolto dai Verdi liberali che, da movimento nato da una costola del PLR, si vanno ormai configurando non solo come un vero partito ma anche quale forza politica emergente. I Verdi liberali hanno saputo approfittare dei ritardi e dei tentennamenti del PLR nel cogliere e concretizzare una nuova proposizione politica che vuole coniugare la difesa dell’ambiente con le ragioni dell’economia. Una sfida capace di coagulare l’interesse di un elettorato trasversale e dei nuovi ceti urbani, stratificazione assai promettente in cui la sensibilità ambientale si accompagna alla convinzione che soltanto un’economia forte può assicurare la crescita e il benessere del nostro Paese. Un ecologismo libero, dunque, da quelle zavorre ideologiche che hanno fatto dei Verdi di Ueli Leuenberger una succursale del PSS, per uno schieramento la cui unica ragione sociale sono la richiesta continua di nuove tasse e l’imposizione costante di nuovi divieti. Portandoli entrambi ad una secca sconfitta. Se Verdi liberali e PBD si compatteranno al centro con PLR e PPD è tutto da vedere, il grande centro imperneato su una Grosse Koalition resta per ora un’incognita. Certo è che queste ultime elezioni hanno visto emergere in Svizzera il bisogno di una destra e di una sinistra più moderne, disancorate dai vecchi schemi ideologici, più pragmatiche e meno populiste nell’affrontare i problemi reali della Nazione.


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19.4.2010

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Il tema di Alessio del Grande

Con l’ideologia delle regole si afferma un nuovo statalismo

Con la crisi dei debiti sovrani, ossia quelli accumulati dai singoli Paesi, ricorre sempre più frequentemente un allarme generale: i mercati stanno espropriando gli Stati della sovranità politica. Succede che alcuni Stati, Grecia, Spagna, Italia, ad esempio, e quanto prima anche la Francia, per accreditare e garantire la loro solvibilità, devono adottare drastiche misure di risparmio richieste dai mercati che hanno finanziato i loro passivi. Ma non è certo colpa dei mercati se alcuni Stati si sono sovraindebitati. La colpa è semmai dei folli eccessi di spesa pubblica, dilatatasi pericolosamente per vari motivi, che hanno dissestato i loro bilanci. Sino a quando l’economia cresce, il peso e l’impatto del debito pubblico sono attenuati, ma se l’economia non cresce questo peso diventa insostenibile. Tanto più là dove i Governi non possono garantirsi nuove entrate con tasse e imposte, poiché la pressione fiscale è già al limite del tollerabile. Per avere la liquidità necessaria e tamponare il debito pubblico, gli Stati ricorrono all’emissione di titoli che vengono poi acquistati sui mercati finanziari. Ad acquistarli sono altri Stati, grandi investitori privati o istituzionali come fondi pensione, assicurazioni e banche, ma anche piccoli e medi risparmiatori. Che giustamente si aspettano da questo investimento una certa remunerazione o quantomeno di non vedere ridotti a carta straccia i titoli pubblici acquistati. Il problema è che più la situazione economica e politica di un Paese si fa difficile - perché non si riesce a contenere la spesa per cui il suo debito continua ad aumentare - tanto più diminuisce la sua affidabilità nel poter garantire la restituzione dei prestiti ottenuti attraverso la vendita dei titoli. A questo punto l’interesse da pagare su prestiti sale progressivamente sino a diventare non più sostenibile. Il meccanismo è assai semplice: capita, difatti, ciò che capiterebbe per una famiglia qualsiasi che viva al di sopra delle sue possibilità e, che in mancanza di nuove entrate, deve indebitarsi sempre più, pagando di conseguenza interessi crescenti sui prestiti che riceve. Sino al momento del crac.

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“L’ideologia delle regole” Come era già successo con la crisi dei subprime, i crediti ipotecari a rischio (una bolla speculativa innescata dall’irresponsabile politica monetaria di alcuni Governi, USA in testa), anche oggi davanti alla crisi dei debiti sovrani s’invocano nuove regole per disciplinare i mercati finanziari. Ma nell’uno e nell’altro caso è evidente che la responsabilità di quanto successo è innanzitutto della politica e non dei mercati. Sono, perciò, Governi e Stati che avrebbero bisogno di una più rigorosa disciplina. Senza la spregiudicata e demagogica politica monetaria degli USA che ha titillato il sogno di una casa in proprietà per decine di milioni di americani - fomentando di conseguenza la speculazione immobiliare - non ci sarebbe stata la crisi dei subprime. Senza l’esplosione della spesa pubblica non ci sarebbe stata la crisi dei debiti sovrani. Spesa pubblica che in certi Paesi non è esplosa, si badi bene, per coprire il costo di investimenti strutturali, di grandi opere necessari per modernizzare trasporti, ad esempio, sanità, formazione e innovazione tecnologica, ma solo per finanziare interessi corporativi e privilegi, clientele e assistenzialismo parassitario. In poche parole quel meccanismo tentacolare con cui la classe politica crea consenso e perpetua il suo sistema di potere. Fatto è che la crisi della bolla immobiliare prima e quella debiti sovrani ora, sono state usate, per dirla col politologo Angelo Panebianco, per fomentare un nuovo statalismo nel nome del bene comune contrapposto ai presunti “vizi” dei mercati. Attraverso la santificazione del pubblico e la demonizzazione del privato e dei mercati, si è messa in moto una grande macchina per riciclare e rinverdire “vecchie pulsioni anticapitalistiche”. Una macchina che si alimenta dalla retorica ideologica delle “nuove regole”, invocate proprio da chi ha provocato il disastro. È indubbio che ci siano stati alcuni eccessi dei mercati, pericolosi fenomeni speculativi o che una certa finanziarizzazione dell’economia, maneggiando soldi altrui e rischiando ben poco in proprio, abbia anche prodotto guasti profondi. Ma questi sono gli effetti e non la causa di un male che va invece ricercato in una degenerazione complessiva della politica che ha


snaturato le funzioni stesse dello Stato. Ecco perché appare poco convincente e assai strumentale l’appello alle nuove regole. Di regole il mercato ne ha sin troppe, altre regole non possono che incentivare la loro trasgressione. È nell’eccesso di regolamentazioni e di custodi delle regole che si condensa quell’opacità che permette poi l’esercizio discrezionale del potere, la corruzione e quegli intrecci ambigui tra politica ed economia. Servirebbero, semmai, meno regole, più semplici e cogenti, poiché garantirebbero quella trasparenza che evidenzia subito eventuali illeciti e comportamenti scorretti. Ad essersi dimostrati al di fuori e al di sopra delle regole non sono stati i mercati, ma quei Governi che hanno truccato i bilanci, che hanno spacciato e spacciano la conservazione del loro potere come il bene comune.

Il caso svizzero In Svizzera questo ritorno di fiamma di vecchie pulsioni anticapitalistiche ha riacceso un mai sopito spirito punitivo contro i ricchi, la ricchezza e chi la produce. Spirito rieditato nella versione di un populismo di sinistra che trova, a volte, complici accondiscendenze anche negli altri partiti. Basta qui ricordare talune proposte come l’abolizione della tassazione forfettaria, la richiesta continua di nuove tasse e imposte, l’iniziativa Minder per la cosiddetta “democrazia azionaria”, il salario minimo garantito per legge, le sei settimane di vacanza per tutti, per arrivare all’abnorme riforma dell’imposta sulle successioni, sostenuta da un’iniziativa popolare che vuole “tassare le eredità milionarie per finanziare l’AVS”. Richieste che scardinerebbero l’economia nazionale. Colpendo in particolare le piccole e medie imprese, ossia la struttura portante del nostro sistema produttivo, che già devono far fronte ad una pressione contributiva non indifferente ed ad un carico burocratico- amministrativo che costa troppo tempo e denaro. La burocrazia che è fiorita, ad esempio, attorno alla gestione dell’IVA rasenta ormai l’assurdo. Come ha ribadito recentemente economiesuisse, per comprendere l’applicazione dell’Imposta sul valore aggiunto ci sono oggi ben cinquanta opuscoli per un totale di 1’500 pagine di spiegazioni e direttive, su regole ed eccezioni. Roba da far invidia ai tanto vituperati euroburocrati di Bruxelles. Purtroppo i tassi d’IVA differenziati e il regime delle relative eccezioni rappresentano soprattutto per le PMI un onere burocratico non indifferente. È stato calcolato che l’introduzione di un tasso unico, richiesto peraltro da tempo, sgraverebbe di parecchio le imprese che potrebbero risparmiare, oltre a numerose ore di lavoro amministrativo, ben 300 milioni di franchi. Un capitale che potrebbe essere impiegato per sostenere nuovi investimenti e la creazione di posti di lavoro. Da anni ormai la sinistra politica e sindacale usa la

fiscalità al solo fine di ridistribuire la ricchezza, senza però preoccuparsi del fatto che questa ricchezza va prima prodotta. E contrariamente a quanto comunemente si crede, la Svizzera non è affatto il Paese dal fisco leggero. Tra Comune, Cantone e Confederazione, se a tasse e imposte si sommano anche tutti gli altri versamenti obbligatori si raggiunge un’imposizione non lontana dai livelli di Paesi ritenuti fiscalmente più penalizzanti.

L’imposta di successione Ma il colmo si è raggiunto con l’iniziativa popolare per l’imposta federale sulle successioni: tassare con un’aliquota d’imposta del 20% le eredità superiori ai 2 milioni di franchi e le donazioni agli eredi al di sopra dei 20 mila franchi. Gli introiti di questa imposta, stimati in tre miliardi di franchi, dovrebbero servire per due terzi a finanziare l’AVS e per un terzo sarebbero riversati ai Cantoni. In concreto si chiede un’imposta supplementare sulla sostanza che in Svizzera è già tassata più volte e in modo più consistente rispetto ad altri Paesi. Oggi in Svizzera le entrate fiscali sulla sostanza raggiungono il 2,2 del Pil contro l’1,8% della media dei Paesi dell’area OCSE. Inoltre, le imposte sulla sostanza da noi rappresentano il 7,5% delle entrate fiscali contro il 5,4% della media internazionale. Un pesante balzello in più sulla sostanza che va ad aggiungersi all’1,5 miliardi di franchi prelevati ogni anno con l’imposta sugli utili immobiliari, all’1,1 miliardi di tasse di mutazione e bollo, al miliardo incassato attualmente con l’imposta cantonale sulle successioni e donazioni e ai 900 milioni di franchi pagati per le imposte fondiarie. Come se non bastasse questo sovraccarico impositivo, la riforma chiesta dagli iniziativisti prevede pure una clausola di retroattività al primo gennaio 2012, qualora si dovesse arrivare alla sua approvazione in votazione popolare. Oltre al fatto che ci sarebbe da discutere parecchio su un concetto di retroattività inusuale per il nostro sistema giuridico e sulla sua equità, applicandolo ad una materia delicata come quella fiscale nell’ambito del diritto successorio, c’è anche la situazione d’incertezza giuridica che la retroattività crea in particolare nella successione aziendale. Se da un lato con questa riforma si complica il mantenimento delle imprese trasmesse per successione, dall’altro la nuova imposta potrebbe pure comportare una diminuzione del capitale di rischio per i progetti innovativi delle aziende a detrimento, dunque, della loro competitività. Per salvare l’AVS non bastano di certo i due miliardi d’introiti stimati dagli iniziativisti. Con la riforma si concretizzerebbe invece solo un’inammissibile sottrazione di competenza ai cantoni nel regolare le successioni e si indebolirebbe pericolosamente anche una larga fascia di imprese familiari.

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Ospite Intervista di Lisa Pantini a Riccardo Biaggi, Managing Partner di Fiduciaria Mega SA, Lugano, lic. oec. HSG, Esperto fiscale diplomato

ASPETTI IMPORTANTI ED URGENTI DELL’INIZIATIVA SULL’IMPOSTA DI SUCCESSIONE Riccardo Biaggi

Signor Biaggi, può descrivere in breve i contenuti tecnici dell’iniziativa sull’imposta di successione? Qual è la tempistica per l’applicazione del diritto vigente e di quello basato sul testo dell’iniziativa? “I contenuti di natura tecnico-fiscale e pratica di maggior rilievo possono essere riassunti come segue: a. imposta del 20% sulla massa successoria complessiva, al netto dei debiti e con una franchigia di CHF 2’000’000.-; b. l’aliquota non è differenziata per grado di parentela; c. le quote di successione e le donazioni a favore del coniuge o del partner registrato sono esenti; d. in presenza di un’impresa o di un’azienda agricola sono previste riduzioni dell’imposta, a condizione che gli eredi o i donatari proseguano l’attività per almeno 10 anni, con lo scopo di non pregiudicare l’esistenza dell’azienda e di preservare i posti di lavoro; e. nel caso di successioni aperte dopo l’entrata in vigore della legge conseguente all’iniziativa, saranno computate anche le donazioni effettuate a partire dal 1° gennaio 2012; f. viene tolta ai Cantoni la sovranità in materia di imposta di donazione e successione. Per illustrare la tempistica delle eventuali nuove norme in materia ipotizzo la loro entrata in vigore con l’1.1.2016, per cui avremmo: a. per le successioni aperte fino al 31.12.2015 si applica il diritto fiscale cantonale in vigore nel Cantone di domicilio del de cuius, probabilmente quello in vigore oggi; b. per le successioni aperte a partire dall’1.1.2016 si dovrebbero applicare le nuove disposizioni del diritto federale con l’addizione delle donazioni effettuate a contare dall’1.1.2012”. Secondo lei quali sono gli aspetti inusuali dell’iniziativa? “Sottolineo tre aspetti inusuali nel nostro ordinamento giuridico del recente passato: a. la mancata differenziazione dell’aliquota a dipendenza del grado di parentela: inusuale nel sistema giuridico e non rispettoso della nostra concezione di famiglia; b. inoltre sulla retroattività all’1.1.2012, che comporta il cumulo delle donazioni effettuate dal de cuius dall’1.1.2012 in poi, esistono dei dubbi sulla sua costituzionalità. Le opinioni giuridiche tendono però a ritenere questa retroattività conforme alle norme costituzionali; c. da ultimo, la definizione dell’oggetto imponibile che prevede l’imposizione di tutta la massa successoria senza dividerla per la quota di ogni erede”. In che misura questa riforma colpirà le imprese familiari che devono pianificare la successione? È consigliabile pro-

cedere con la donazione «dell’impresa di famiglia» entro il 31.12.2011? Quali rischi vede? “È fuor di dubbio che questa iniziativa comporta un ulteriore, importante rischio per la conduzione dell’impresa e ciò proprio in tempi certamente difficili e complessi. La prospettiva di un esborso finanziario importante per la massa ereditaria, ancorché in linea di principio per le imprese ridotto e dilazionato per 10 anni, non facilita sicuramente l’aggiornamento strutturale e tecnologico delle aziende esposte a questo rischio. L’iniziativa comporta il rischio dell’introduzione di un’imposta di successione e di donazione alquanto pesante. L’imprenditore sa come valutare e gestire i rischi aziendali; trattandosi tuttavia di una problematica particolare, si potrebbe dire non di tutti i giorni, appare opportuno segnalare alcuni aspetti di rilievo. Una contromisura per ridurre, limitare il rischio consiste nell’effettuare delle donazioni entro il brevissimo termine del 31.12.2011. È importante rendere attenti che in generale le donazioni presentano rischi sia di natura pratica, reale (comportamento dei donatari, loro vicissitudini della vita, ecc.) che di natura psicologica presso il donante. L’esperienza conferma che questi rischi psicologici non sono da sottovalutare e possono essere fonte di tensioni all’interno della famiglia. E dunque sui piatti della bilancia vanno posti e soppesati i rischi di onere fiscale da una parte e quelli pratici e psicologici dall’altra. Nel caso di donazione di un’impresa, qualunque sia la sua forma giuridica, la problematica è sovente ancora più complessa, poiché viene – o dovrebbe venire – trasferita anche la competenza decisionale”. ... e per gli altri beni posseduti dalla famiglia dell’imprenditore? “Una prima conclusione o indicazione: laddove possibile potrebbero venir donati, almeno in parte, elementi di sostanza differenti dall’azienda, ma entro limiti ragionevoli, poiché potrebbe essere improvvido donare elementi di sostanza non aziendali e tenere solo l’azienda (per sua natura più a rischio). Infatti l’imprenditore deve pensare anche alla sua previdenza, al di là dei rischi di onere fiscale”. Procedendo con delle donazioni entro il 31.12.2011 non si corre il rischio di ricadere nell’elusione di imposta? “Si sente sovente parlare di possibilità di donazioni condizionate, con clausole arzigogolate e complesse. Potrebbe darsi che donazioni con dette connotazioni risultino poi inutili, poiché contestabili dal punto di vista dell’elusione fiscale. Vorrei precisare che, almeno secondo prassi e giurisprudenza attuali, la donazione anche se gravata da usufrutto non presenta punti deboli in relazione all’elusione fiscale”.

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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Cristina Maderni, Presidente dell’Ordine dei Commercialisti del Canton Ticino e titolare Fiduciara Primafid

Cristina Maderni

Preoccupazione e fermento tra le PMI per la paventata imposta di successione retroattiva al 1° gennaio 2012

In generale quali sono oggi le maggiori difficoltà nelle successioni aziendali? “Il decidere di pianificare una successione è di per sé un’operazione difficile, date le implicazioni emotive che tale decisone comporta. Se poi si tratta non solo di beni ma di un’impresa, quindi di un’attività in cui il passaggio di testimone deve tener conto delle doti di leadership degli eredi e non solo dell’equità successoria e dell’equilibrio degli affetti familiari, la decisone sarà ancora più difficile. Andrà infatti tenuto conto della psicologia dell’imprenditore che deve pianificare la successione stessa, e la sua comprensibile tendenza a non mollare completamente le redini di quanto egli ha costruito nel tempo. Questa difficoltà è unanimamente riconosciuta. Ne è derivata un’ampia offerta di strumenti di pianificazione successoria, di servizi di consulenza economica, giuridica e fiscale in merito, di corsi di formazione volti a preparare le «seconde generazioni» di imprenditori. È di conseguenza comprensibile che la decisione venga spesso rimandata. Il problema è individuato, ma il momento di provvedere sembra sempre prematuro. Di fronte ad eventi straordinari, sarà proprio l’avere posposto la decisione «sine die» che costringerà l’imprenditore ad agire subito ed in assenza dell’opportuna ponderazione. È quanto succede oggi. L’iniziativa sull’imposta di successione sta portando numerosi imprenditori a valutare il tema del trapasso generazionale nella propria azienda in assenza della necessaria tranquillità. Non essendo la successione aziendale di necessità ugualmente ripartita fra gli eredi diretti o addirittura interamente delimitata all’interno della cerchia degli stessi, la sua pianificazione rischia di provocare una generalizzata successione personale dei be-

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ni dell’imprenditore, volta a garantire equità tramite più ampie donazione, ovviamente da concludere entro il 31 dicembre 2011”. Come valuta le modifiche previste dall’Iniziativa popolare per la riforma dell’imposta sulla successione e il loro impatto sulle imprese? “È a mio avviso sicuramente preoccupante che si stia parlando di un passaggio da un regime attuale in cui donazioni e successioni ai figli non sono gravate da imposta, ad un possibile regime futuro in cui non solo potrebbero venire tassati, ma addirittura con una aliquota del 20%. Se poi aggiungiamo che eventuali trapassi di beni immobili non saranno tassati al valore di stima (come previsto dall’attuale legge cantonale), ma al loro valore venale, dobbiamo concludere che gli iniziativisti, pur agendo in un Paese che si vanta del superiore stato comparativo delle proprie finanze, pianificano tassazioni successorie ben superiori a quelle di Paesi confinanti in cui si nominano governi tecnici volti a scongiurare il rischio di una crisi finanziaria. L’effetto retroattivo al primo gennaio 2012 si commenta da sé. C’è di che temere e correre, tentando di prevenire lo scenario peggiore”. C’è preoccupazione tra i cittadini e imprenditori per la inusuale retroattività prevista dalla riforma? “C’è molta preoccupazione e fermento. Preoccupazione innanzitutto per valutare, vagliare e decidere in tempi brevi come evitare l’onere del 20% che un giorno deriverà dall’effetto retroattivo. Basterà chiedere ad un amico notaio quanti atti di donazione stia formalizzan-


do in questi giorni. Inoltre, la retroattività fa paura in senso generale, quindi a prescindere dai contenuti di una specifica iniziativa, quella appunto sull’imposta di successione. Nella nostra qualità di operatori, ci siamo da sempre vantati che in Svizzera sia possibile pianificare la vita aziendale nel medio e lungo termine, perché nel nostro Paese esiste la «certezza del diritto» in misura duratura e superiore a quanto non avvenga in altre giurisdizioni. Di conseguenza, gli imprenditori hanno sempre lavorato nella consapevolezza di poter valutare e prevedere le conseguenze di investimenti, acquisizioni, vendite ed altri accadimenti sui risultati aziendali futuri, anche potendone determinare con precisione l’impatto fiscale. E quindi, il veder sostenere e potenzialmente anche applicare principi di retroattività a livello nazionale fa PAURA e pone tutti in quella situazione di «incertezza» che l’imprenditore da sempre rifugge. Abbiamo spesso guardato con diffidenza l’agire del legislatore della vicina Penisola, dove invece l’effetto retroattivo non è infrequente. Ci siamo sempre chiesti: ma com’è possibile? Oggi ritroviamo questa contraddizione in Patria, in una nostra iniziativa. Essendo oggi la delocalizzazione, anche solo parziale, facile, ed ancor più per quelle aziende che operano nel settore delle proprietà intellettuali che abbiamo sempre cercato di attrarre, temiamo che i contenuti dell’iniziativa uccidano la presenza nel nostro Paese di aziende, posti di lavoro, ricchezza e quindi socialità! E questo dopo anni di sforzi, di successi nel costruire il risultato contrario”.

altri Paesi europei. L’inasprimento dell’imposta federale sulle successione non potrebbe rappresentare un rischio per l’attrattività del nostro Paese? “Sicuramente sì, come abbiamo già indicato con forza in risposta alle domande precedenti! Già oggi l’esistenza di un’imposta sulla sostanza costituisce un freno all’afflusso/alla permanenza di importanti capitali. Un’ulteriore imposta, per giunta con l’elevata aliquota del 20%, sui trapassi di beni a familiari o terzi costituisce decisamente un passo pesante, che rischia di provocare un esodo di contribuenti e aziende”. La prevista clausola sulla retroattività, oltre che iniqua, non crea anche una situazione d’incertezza giuridica? “Si crea l’incertezza del diritto e questo non solo per chi «subisce» ma anche per chi applica la legge. I tribunali saranno chiamati presto a decidere. Nonostante che le prime opinioni sostengano la correttezza costituzionale del contenuto retroattivo dell’iniziativa, ci possiamo di sicuro attendere che tale tesi sarà sottoposta a severe contestazioni”.

In Svizzera la sostanza è già tassata più volte e in misura anche superiore alla media di molti

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Ospite Intervista di Lisa Pantini con Silvio Tognetti, Direttore di circondario delle dogane Lugano

Una dogana snella, sicura ed attenta alle esigenze degli operatori economici Silvio Tognetti

Premessa La dogana in Ticino riveste un ruolo certamente rilevante per i contributi a favore della sicurezza dei cittadini e della piazza economica. Inserita nel Dipartimento federale delle finanze, l’Amministrazione federale delle dogane conta oggi circa 4’400 persone, 2’400 nel servizio civile, 2’000 guardie di confine. Da oltre 160 anni la Direzione di circondario delle dogane si trova a Lugano e ha la sua giurisdizione nel Cantone Ticino e nella Mesolcina. In Ticino abbiamo complessivamente 600 collaboratori; 300 nel servizio civile e 300 nel Corpo guardie di confine (Cgcf). Gestita e condotta mediante mandato di prestazione e convenzione sulle prestazioni, l’Amministrazione federale delle dogane incassa per le casse federali circa un terzo delle entrate complessive della Confederazione (oltre 23 miliardi di franchi nel 2010); in Ticino le entrate ammontano annualmente a circa 900 milioni franchi, senza contare l’imposta sugli oli minerali conteggiata direttamente nella contabilità della Direzione generale di Berna. Il 50% delle entrate deriva dall’IVA (11 miliardi di fr.), mentre solo il 5% dai dazi doganali (1 miliardo di fr.). Altre voci importanti sono l’imposta sui carburanti (22%, 5 miliardi di fr.) e l’imposta sul tabacco (9%, 2.3 miliardi di fr.).

Come è cambiata in questi anni l’attività doganale?

“La dogana è senza dubbio tra le amministrazioni più sensibili alle variazioni della congiuntura economica e della politica. Spesso da quest’ultima siamo chiamati a gestire segnali contrastanti; da un lato assegna costantemente nuovi compiti all’Amministrazione federale delle dogane ed esige maggiori controlli al confine per aumentare la sicurezza e, dall’altro, decide misure di risparmio. Abbiamo raccolto questa sfida per migliorare costantemente ed essere più efficaci; svolgiamo più compiti con meno risorse e lavoriamo con basi legali e mezzi moderni. Ieri come oggi, la dogana sorveglia il traffico transfrontaliero delle merci, riscuote dazi ed altri tributi e collabora all’esecuzione di oltre 150 disposti di natura non doganale (falsificazioni, conservazione della specie, controllo del

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traffico di merci pericolose, delle derrate alimentari, del traffico di materiale bellico, ecc.). Contrasta e previene il contrabbando, contribuisce alla sicurezza nella lotta alle attività illegali e all’immigrazione illegale. Grazie alle competenze assegnateci, è possibile – in una sola operazione – effettuare controlli che verificano la corretta applicazione di numerose leggi e ordinanze. È cambiato il modo di controllare. La dogana svizzera è chiamata a gestire uno degli ultimi confini doganali rimasti in Europa occidentale e centrale in modo che sia avvertito il meno possibile dall’economia, sia all’importazione sia all’esportazione. In questo contesto siamo coscienti di essere uno dei fattori decisivi nella competitività della piazza economica svizzera. Non da ultimo si tratta di far sì che l’economia svizzera possa operare sul mercato interno europeo riducendo al minimo gli svantaggi rispetto ai concorrenti. Ogni giorno la dogana è chiamata a soddisfare le esigenze, talvolta opposte, dell’economia e dello Stato. Mantenere l’equilibrio tra le agevolazioni commerciali, da un canto, e l’esecuzione dell’ordine pubblico / mandato legale, dall’altro – ovvero tra gli interessi privati e quelli pubblici – è un compito delicato, che richiede molta prudenza. Le esigenze di entrambi sono legittime e fondamentali”.

Oggi si nota in particolare un riorientamento marcato dell’attività sul servizio di consulenza, che riscontro ha avuto questa scelta?

“La dogana si impegna per una buona collaborazione con i partner e con gli operatori economici. Non abbiamo riorientato le nostre attività ma preso atto da tempo delle necessità degli operatori; avere un alto grado di conoscenze nell’ambito doganale per il management dei costi e l’identificazioni di opportunità strategiche. Cerchiamo, seppur in modo condizionato dalle risorse disponibili, di rispondere a queste aspettative. Un contributo fondamentale in questo ambito è certamente l’ottima collaborazione con la Cc-Ti e con le altre Associazioni economiche del Cantone Ticino. Questa stretta collaborazione permette alla nostra Amministrazione di comprendere le necessità dinamiche degli operatori economici e di rispondere,


grazie al qualificato supporto di interazione delle associazioni mantello, in modo flessibile e adeguato”.

In che misura l’uso delle nuove tecnologie informatiche ha migliorato e semplificato il vostro lavoro?

“Ogni giorno migliaia di tonnellate di merci, tra le più disparate, attraversano il confine svizzero. Arrivano su strada, rotaia per via d’acqua o aerea, o ancora via pipeline. Controllare tutto, oltre ad essere impossibile, significherebbe bloccare il Paese. Perciò le dichiarazioni delle merci sono effettuate elettronicamente e i controlli si svolgono, possibilmente a domicilio degli spedizionieri / importatori autorizzati, in modo mirato e orientato ai rischi. L’informatica è stata introdotta in tutti i nostri processi lavorativi. La dichiarazione per via elettronica per esempio, consente di sdoganare 24 ore su 24 con brevi tempi di risposta. La quota di sdoganamenti con questo sistema è elevata; da un 100% nel transito internazionale, al 97% delle importazioni o ancora al 43% per le esportazioni. Più dell’80% delle importazioni ed esportazioni (invii selezionati e ritenuti non a rischio), avvengono senza visita della merce né controlli dei documenti di scorta. Con la soppressione delle dichiarazioni cartacee e l’introduzione di procedure più snelle e moderne – nonostante l’aumento degli sdoganementi (+30% [base anno 2003]) e dei compiti – sono stati realizzati anche risparmi di personale (- 12.2% solo nel servizio civile [base anno 2003]). Il supporto informatico oltre a migliorare la nostra efficienza e la fluidità del traffico al confine, permette di disporre di dati per valutare i rischi per ogni invio. Elaboriamo pure informazioni sui rischi che ci sono segnalati da altri Uffici federali oppure da fonti internazionali nell’ambito della collaborazione internazionale. Sulla base di queste analisi, siamo in grado di valutare in modo mirato quale invio debba essere controllato perché a rischio. Rilevo che meno del 2% degli invii sono controllati materialmente al confine. Con oltre 21’000 camion al giorno che passano la frontiera in Svizzera (6’000 dai valichi del Canton Ticino), la gestione di questi flussi con strutture, strumenti e procedure efficaci è imperativa. Presso l’Ispettorato doganale di Chiasso strada, la porta d’entrata stradale a sud della Svizzera, con oltre 5’000 passaggi di veicoli pesanti, l’80% del traffico è legato al transito, internazionale o interno. Gli sdoganamenti e i processi successivi in tale ufficio vengono garantiti e controllati, dalle 5.00 alle 22.00, da 120 collaboratori”.

Quali sono i benefici per gli utenti?

“Sono numerosi e diversificati. Tra i più significativi citerei la possibilità di dichiarare la merce per via elettronica quando lo si desidera e senza limiti di orari e di poterne disporre immediatamente tra le 5.00 e le 22.00, se non è stata vincolata ad un controllo. Di riflesso, avere la flu-

idità al confine per un rapido passaggio a beneficio di un minore impatto ambientale e della popolazione residente. Oltre alle facilitazioni rese possibili grazie all’informatica, abbiamo offerto anche soluzioni particolari. Oggigiorno varie centinaia di PMI in tutta la Svizzera (alcune decine nel nostro circondario), utilizzano una particolare procedura che consente di valicare il confine con merce commerciale presso determinati valichi doganali non occupati (traffico di inerti)”.

Quali sono oggi per le imprese i maggiori problemi negli adempimenti degli obblighi doganali?

“Non sono a conoscenza di problemi di ordine generale. Quando intravediamo possibili problematiche cerchiamo di anticiparle con consulenze puntuali. Se constatiamo lacune di formazione, offriamo nel limite del possibile il nostro supporto in particolare nell’ambito dei corsi organizzati dalla Cc-Ti e AITI che dispongono di una piattaforma formativa ideale e efficace. In questi ultimi anni, ci siamo impegnati attivamente nello svolgere corsi di formazione dell’IVA all’importazione, nella tariffa, nel campo dell’AEO o ancora nell’ambito delle prove d’origine. In questo ultimo caso, in sinergia con la Cc-Ti è stata anche realizzata una giornata di sensibilizzazione indirizzata agli organi dirigenti, premessa essenziale affinché – nei processi che portano alla stesura della prova d’origine – vengano considerati ed evitati i fattori di rischio. Gli Accordi di libero scambio sono certamente un’opportunità e non è solo l’economia d’esportazione a beneficiarne. Questa opportunità negoziata dalla Svizzera con differenti Paesi, con realtà (commerciali e culturali) molto diverse tra loro, ha si portato a semplificazioni commerciali, ma in un contesto di regole divenute parallelamente sempre più complesse. Allestire una prova d’origine richiede materialmente pochi minuti. Tuttavia, le conseguenze – d’immagine e finanziarie – in questo campo derivate da un errore sono tali da mettere in pericolo l’esistenza stessa dell’azienda che ne fa uso”.

Ci sono ancora dei margini per migliorare o potenziare ulteriormente il vostro lavoro?

“Per i motivi citati, non sempre riusciamo a fornire, quantitativamente e qualitativamente, le prestazioni di servizio che desideriamo. Questo nonostante le importanti ristrutturazioni, le costanti ottimizzazioni, le nuove strategie di controllo e le applicazioni informatiche. Nel rispetto del nostro mandato, cerchiamo di offrire soluzioni non convenzionali, adeguate alla situazione. Condizionamenti esterni pongono certamente dei limiti ma ci impegniamo a raggiungere la maggiore efficacia possibile con i mezzi a disposizione”.

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Biblioteca liberale di Alessio del Grande

L’elogio della follia di chi pensa di cambiare il mondo Nelle seicento pagine di Walter Isaacson non c’è solo la biografia di Steve Jobs, l’inventore di Apple, l’imprenditore del “Think Different”. Il grande visionario che ha saputo immaginarsi il futuro, perché “le persone così pazze da pensare di cambiare il mondo, sono quelle che lo cambiano davvero”. C’è uno spaccato della più recente storia americana, protesa verso quella nuova frontiera della tecnologia, che ha avuto la sua epopea e i suoi pionieri nella Silicon Valley, la Valle del Silicio. Da questo spicchio di America bisogna partire per capire la storia vera di Jobs, di quella sua “raffinata follia” che ha là ha trovato un terreno assai fertile su cui germogliare. È qui che sulla scia delle industrie militari, ricorda Isaacson, scoppiò un nuovo boom basato sulla tecnologia. Le cui radici risalivano nel tempo, alla fine degli anni ‘30 quando Dave Pachard e sua moglie si stabilirono a Palo Alto in una casa con annessa un’autorimessa in cui si sistemò il loro amico Bill Hewlett. “Quel garage si sarebbe rivelato sia foriero di innovazioni sia una vera e propria icona della valle”. Fu l’incipit di una saga che avrebbe riscoperto proprio nei garage di casa, in cui armeggiavano decine di ragazzini, l’antico e libero spirito imprenditoriale americano. Ma quella valle californiana non sarebbe mai diventata la Silicon Valley, il cuore pulsante dell’innovazione informatica e tecnologica, senza la lungimiranza di Frederik Terman, Preside della facoltà d’ingegneria della Stanford University. Fu Terman a volere e a creare su un terreno di settecento acri, di proprietà dell’ateneo, un parco industriale da destinare alle aziende private che commercializzassero le idee degli studenti di Stanford. Un eccezionale incubatore di creatività, prima che d’imprese, che qualche decennio dopo doveva contrassegnare una svolta epocale nella storia del mondo.“Terman ebbe quella grande idea, che più di qualsiasi altra cosa incoraggiò lo sviluppo locale del settore tecnologico” ricorderà Jobs al suo biografo. Quando lui aveva dieci anni l’HP, nata dalla coppia Packard - Hewlett, contava già novemila dipendenti ed era “la bluechip company in cui tutti gli ingegneri in cerca di stabilità economica desideravano lavorare”. Jobs non era uno studente modello, l’università l’aveva mollata quasi subito. Era, però, uno di quei tanti ragazzini che s’ingegnavano nel garage di casa. La sua storia, scrive Isaacson, è la quintessenza del mito fondativo della Silicon Valley: “Avviare una start up nel proverbiale garage e trasformarla nella più preziosa società del mondo”. È la che da ragazzino assimilerà dal padre la passione per la meccanica e la precisione, che lui trasformerà nel demone della “perfezione compulsiva”. È in quel quartiere da classe media americana, costruito dall’imprenditore edile Joseph Eichler all’insegna di razionalità, comodità ed economicità, che Jobs riceverà

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il suo imprinting creativo. L’ammirazione per la funzionalità di quelle case, racconterà a Isaacson, gli trasmise il gusto di fare prodotti di ottimo design per il mercato di massa: “Mi piace molto quando si possono combinare insieme un bellissimo design e semplici funzioni tecniche in un prodotto che non costa molto. È stata questa la visione da cui sono partito per l’Apple. È quello che abbiamo cercato di fare con il primo Mac. È quello che abbiamo fatto con l’iPod”. Sarà questa la sua filosofia creativa e imprenditoriale, che lo porterà ad incarnare il nuovo mito della “quarta cultura”, ossia la sintesi tra discipline classiche e discipline scientifiche, congeniale per lui che sin da adolescente si riteneva un letterato con la passione dell’elettronica. Da questa combinazione tra sapere umanistico, il gusto del bello, (“la grande arte non segue, ma indirizza il gusto” dirà), e il mondo scientifico, mixate dalla visione zen di Job, nascerà la sua straordinaria forza inventiva. Quella forza immaginativa capace di coniugare tecnologia e semplicità, producendo, allo stesso tempo, innovazione continua per proiettare il futuro nel presente. “La ragione per cui Apple entra nelle corde della gente – diceva – è che nella nostra innovazione c’è una profonda corrente di umanità”. La sua vita l’ha spesa per creare un’azienda capace di durare nel tempo, anticipando il tempo: “Alcuni dicono: ‘Date al cliente quello che vuole’. Non è la mia impostazione – spiegava –. Il nostro lavoro consiste nell’immaginare ciò che il cliente vorrà, prima ancora che lo faccia lui stesso. Se non sbaglio una volta Henry Ford ha detto: ‘Se avessi chiesto ai clienti che cosa volevano, mi avrebbero risposto: un cavallo più veloce’. La gente non sa ciò che vuole, finché non glielo fai capire tu. Ecco perché non mi sono mai affidato alle ricerche di mercato. Il nostro compito è leggere le cose prima che vadano in pagina”.

Titolo: Steve Jobs

Autore: Walter Isaacson

Editore: Mondadori


Attualita` di Angelo Geninazzi, Responsabile di economiesuisse per la Svizzera italiana, Federazione delle imprese svizzere

Imposte sulla successione: obiettivi falliti in partenza

L’iniziativa popolare federale «Tassare le eredità milionarie per finanziare la nostra AVS (Riforma dell’imposta sulle successioni)» lanciata alcuni mesi fa da un fronte di partiti e associazioni di sinistra, ha l’intento di rafforzare l’AVS, ma anche di creare uno strumento equo allo scopo di correggere la ripartizione della ricchezza e promuovere le pari opportunità. Essa prevede di tassare in tutta la Svizzera, con un’aliquota d’imposta del 20%, le eredità superiori ai 2 milioni di franchi e le donazioni superiori ai 20’000 franchi. Il provento dell’imposta, stimato in 3 miliardi di franchi all’anno, sarebbe versato per due terzi all’AVS e per un terzo ai Cantoni. L’iniziativa dagli obiettivi irraggiungibili Gli argomenti contro questa ennesima proposta deleteria sono molteplici. Occorre innanzitutto considerare che nel nostro Paese le imposte sulla sostanza sono superiori alla media internazionale. Gli introiti corrispondenti raggiungono il 2,2% del prodotto interno lordo (PIL), contro l’1,8% in media per i Paesi dell’OCSE. Di fatto, se l’iniziativa popolare venisse accettata, le entrate dell’AVS aumenterebbero di circa 2 miliardi di franchi all’anno. Ma – come si può dedurre dal grafico – secondo le previsioni finanziarie dell’AVS fino al 2030, i problemi sarebbero semplicemente rinviati di sei anni. Inoltre, problemi strutturali come l’allungamento della speranza di vita e l’evoluzione sfavorevole del rapporto fra lavoratori e pensionati, non verrebbero risolti. Secondo lo scenario dell’Ufficio federale delle assicurazioni sociali, in mancanza di riforme, le spese annue dell’AVS passeranno a oltre 60 miliardi nel 2030, contro i 38 attuali. Le entrate supplementari provenienti dall’imposta sulle successioni – stimate in due miliardi di franchi – non basterebbero assolutamente per colmare la lacuna di finanziamento.

3000 2000 1000 0 – 1000 – 2000 – 3000 – 4000 – 5000 – 6000 – 7000

Scenario medio con imposta sulle successioni

Scenario medio senza imposta

(approssimazione)

sulle successioni

2030

2029

2028

2027

2026

2025

2024

2023

2022

2021

2020

2019

2018

2017

2016

2015

2014

2013

– 9000

2012

– 8000 2011

Una retroattività inammissibile Oltre all’entità imprevedibile dell’onere fiscale effettivo, inquieta particolarmente la clausola di retroattività. Infatti, sebbene la scadenza per la raccolta delle firme scada nel febbraio del 2013 e un’eventuale votazione popolare

L’iniziativa trae in inganno Se la ripartizione disuguale della sostanza venisse percepita come un problema – come sostengono gli iniziativisti – lo strumento adatto alla ridistribuzione non è costituito da un’imposta federale sulle successioni, le cui entrate sono stimate attorno a 3 miliardi di franchi all’anno. A titolo di confronto, l’imposta sulla sostanza genera 5 miliardi di entrate all’anno, mentre l’imposta federale diretta, molto progressiva, e i contributi all’AVS e all’AI, generano rispettivamente 18 miliardi e 32 miliardi all’anno, permettendo un effetto ridistributivo molto più importante. Insomma l’iniziativa fallisce praticamente tutti gli obiettivi mirati e trae in inganno. Accettarla non permetterebbe di risolvere nessun problema. Anzi.

Prospettive finanziarie dell’AVS fino al 2030

2010

A rischio numerose PMI La riforma dell’imposta sulle successioni complicherebbe la sopravvivenza delle imprese, in particolare quella delle imprese famigliari. Tassando gli attivi al momento del trapasso generazionale, la successione nell’impresa implicherebbe l’assunzione di un credito supplementare, la riduzione del capitale proprio o la creazione di risparmi e di riserve – che può presupporre la soppressione di impieghi. Per di più, una cospicua sostanza è fondamentale per costituire il capitale di rischio, fonte importante per i progetti innovativi. Un’imposta federale sulle successioni intaccherebbe la capacità di finanziare le innovazioni, il motore della nostra economia. Da qui l’inutilità dell’aggravio dell’onere fiscale, che rischierebbe di minare seriamente la prosperità delle imprese.

avrebbe luogo solo dopo l’esame del progetto da parte del Consiglio federale e dal Parlamento, l’iniziativa popolare chiede la retroattività per le donazioni a partire dal 1° gennaio 2012. Per questo motivo l’iniziativa crea da subito un’incertezza giuridica considerevole. Non da ultimo, anche il federalismo fiscale dovrà fare i conti con questo progetto. L’autonomia finanziaria dei Cantoni e dei Comuni costituisce in effetti uno dei pilastri della politica finanziaria e fiscale elvetica, poiché suppone la responsabilità individuale, la prossimità ai cittadini e un onere fiscale globale moderato. Dal momento che l’iniziativa prevede che l’imposta sulle successioni venga prelevata dalla Confederazione – non lasciando la competenza in materia in mano ai Cantoni come è il caso attualmente –, essa riduce sensibilmente l’autonomia dei Cantoni e la loro sovranità in termini di imposte.

Fonte: UFAS (2011), calcoli propri

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At tualita` Intervista con Gianluca Olivieri, Managing Partner di Financial Technologies

I MILLE VOLTI DEL «PRIVATE EQUITY»

Gianluca Olivieri

In questo numero percorriamo, con l’esperienza del nostro Advisor specialista, alcuni ambiti operativi meno noti nei quali spaziano i capitali privati (Private Equity) ma che comunque caratterizzano, ognuno per la sua parte, la vita dell’Imprenditoria privata e l’attività degli Investitori privati

Vostri articoli recenti su vari mezzi di stampa sottolineavano il vostro scetticismo sulla valenza, per l’impresa, del ricorso alla quotazione borsistica. “È vero. Ma tengo a precisare che questo scetticismo è circostanziato al contesto attuale. Il nostro scetticismo verso la soluzione rappresentata dalle Borse valori trae spunto da una considerazione molto semplice: un’impresa, nel contesto attuale, ha bisogno di fonti di finanziamento affidabili e stabili. Oggi la Borsa, per una serie di circostanze complesse, offre fonti di finanziamento poco stabili. Per averne dimostrazione è sufficiente seguire i movimenti in termini di listing e di delisting. Guardiamo all’esempio lampante degli Stati Uniti; qualche impresa italiana ha scelto la via del collocamento fra gli investitori istituzionali, emettendo titoli particolari (denominati ADR e ADS) che le consentono di rivolgersi agli operatori del mercato azionario che per statuto non possono investire in valute diverse dal dollaro statunitense. Ma questa resta una mossa in controtendenza rispetto alla decisione di molte altre di lasciare Wall Street. Nel contesto congiunturale attuale poi, i volumi di scambio sono generalmente troppo bassi rispetto ai costi per rispettare le regole imposte dall’autorità di borsa tradizionali. Queste ragioni, nel loro complesso, sommate al fatto che i mercati a più alta crescita stanno dal lato opposto dell’emisfero, inducono chi ancora crede nella quotazione in Borsa a farlo su altre piazze, come Hong Kong per esempio. Il risultato è che varie Borse si trovano oggi a dover organizzare Roadshow privati per raccogliere proseliti”. Le piccole e medie imprese che hanno un occhio sempre più attento all’export. Ma per esportare con successo sembra necessario stringere alleanze con chi quei mercati li conosce bene. “Corrisponde al vero, senza ombra di dubbio. È bene, tuttavia, riconoscere il tipo di internazionalizzazione di cui si parla. Per i prodotti a più alto contenuto tecnologico, quelli che consentono di ot-

tenere marginalità almeno discrete, la prospettiva è quella di rivolgersi, opportunisticamente, a mercati di vendita a più alta crescita. Ma per accedervi è indispensabile differenziarsi, ovvero creare nel consumatore il desiderio di un determinato produttore, oltre che di un certo prodotto. Si spiegano spesso in questo modo certe strategie di penetrazione di mercato che di primo acchito potrebbero apparire assi discutibili, come ad esempio quella inerente l’ubicazione di alcuni noti megastore della moda nelle aree urbane a più alto tasso di crescita: «cattedrali» enormi e costosissime nelle quali si vendono capi a prezzi bassi o addirittura stracciati. In questi casi non si sta facendo altro che pagare il prezzo di una penetrazione di mercato. Nonostante l’aumento dei prezzi delle materie prime ed il trend di crescita dei tassi di interesse, le imprese che possono permetterselo reagiscono alla crisi internazionalizzando la propria produzione. Per i prodotti a minore contenuto tecnologico invece, l’internazionalizzazione è più un orientamento produttivo che non commerciale. Le imprese a cicli produttivi stabili e a tecnologia matura che realizzano i loro margini sui volumi hanno tipicamente una marginalità bassa, e la differenza tra un bilancio buono ed uno cattivo la si gioca in termini di Opex (Operating Expenses). Possiamo fare l’esempio dei cementifici: nel contesto attuale produrre cemento dove l’energia è a buon mercato per poi trasportarlo in Europa costa meno, in termini industriali, che fare tutto a casa propria. Non dimentichiamo comunque che l’innovazione di prodotto è una tendenza universale, che si cela anche dietro prodotti a livello tecnologico meno rilevante. Persino nell’industria cementizia, tanto per proseguire nell’esempio citato, si è passati dalla calce all’intonaco pre miscelato per arrivare ai nuovi prodotti in cartongesso. Ovunque, poi, c’è spazio per il risparmio energetico (ed auspicabilmente anche per l’attenzione all’ambiente)”.

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At tualita` Intervista con Gianluca Olivieri, Managing Partner di Financial Technologies

La tecnologia che ruolo gioca? “La tecnologia gioca un ruolo determinante. L’innovazione ormai è imprescindibile dalla quasi totalità dei prodotti. Nelle imprese di successo il 10% circa della cifra d’affari è destinata all’innovazione, sotto forma di investimento in tecnologia. La tecnologia serve a produrre in modo più efficiente, a far amare il prodotto, a sostenere le vendite delle imprese e a difenderne le marginalità. Proseguendo nell’esempio dell’industria dell’abbigliamento, che per definizione è un’industria di massa, assistiamo oggi ad una rivoluzione nel campo dei materiali impensabile fino a pochi anni fa. Trattamenti a base di resine speciali, capi studiati per essere indossati a contatto con la pelle, tessuti intelligenti che si adattano alle condizioni esterne e contribuiscono ad una corretta regolazione della temperatura corporea. Cosa ancor più strabiliante, la tecnologia è «trasversale», rende cioè le applicazioni «esportabili» più facilmente in altri ambiti. Si sta lavorando al prototipo di un macchinario salva-mari che contiene balle di lana sucida (non sottoposta cioè a trattamenti, e quindi low cost) destinate ad essere distribuite in mare nel caso di catastrofi ambientali quali la fuoriuscita di greggio. Le balle di lana, al contatto con l’acqua inquinata, catturano il petrolio, che può essere quasi integralmente recuperato «spremendo» la lana”. Quali sono i mercati off-limits? “Quelli dove manca un regime di libertà d’impresa o dove la concorrenza è troppo agguerrita. Al di là di questi aspetti, è bene ricordare che quando si va lontano è opportuno mettere in conto gli imprevisti. Per questo motivo, sui nuovi mercati, lo sviluppo più solido non viene quasi mai realizzato in autonomia, ma con alleanze che vedono coinvolti operatori locali. Quello che generalmente manca, in questi nuovi mercati, sono le figure scientifiche e tecniche ad altissima esperienza pratica, di cui si dispone in madrepatria”. Quali altri spazi di crescita vede per il Private Equity, al di là del semplice investimento in quote di società operative? “I capitali privati di provenienza industriale s’indirizzano generalmente verso nuove operazioni d’impresa privata. Questo è un dato di fatto. Direi quindi che le variazioni, in tema di finanza d’impresa, si caratterizzano soprattutto per le modalità operative con cui le operazioni vengono eseguite. Per riprendere i termini della domanda ed interpretarne il senso, direi quindi che al di là delle operazioni cosiddette «plain vanilla (quelle semplici e lineari di vendita e/o di ac-

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quisto di quote d’impresa), un ambito molto attuale ed interessante riguarda le operazioni di turnaround, o di risanamento”. Ci può spiegare, a grandi linee, in cosa consistono? “Molto semplicemente, sono le operazioni di risanamento o di salvataggio d’impresa (o di ristrutturazione del business, volendo usare un linguaggio più ricercato). Il turnaround può toccare molti ambiti, tutti quelli in cui si annida una criticità importante tale da pregiudicare il buon andamento di un’impresa. La maggior parte dei turnaround tocca gli aspetti finanziari: la criticità di molte imprese, cioè, risiede nella tensione tra fonti di capitale e impieghi (investimenti). Si tratta sostanzialmente di operazioni dove l’ingresso di uno o più nuovi soci consente di riequilibrare il rapporto tra capitale e debito d’impresa. I capitali privati (Private Equity) sono attratti da queste operazioni di ottimizzazione, soprattutto nel rilancio di rami d’impresa. Queste operazioni seguono una logica comune: valorizzare le attività d’impresa buone e valutare se queste siano in grado di creare un avanzo sul «monte liquidatorio» del ramo d’impresa considerato. In altre parole, si valuta se (e a quale spread finanziario) il potenziale di valore delle attività oggetto di considerazione, reimpostate strategicamente un domani, sia tale da consentire di liquidare oggi azionisti, debitori privilegiati e detentori di strumenti partecipativi di altro genere”. «Venture Philantropy». Di cosa si tratta? “Molto semplicemente, si tratta di un’evoluzione della filantropia tramite il ricorso a criteri e pratiche tipici del settore «profit». Insomma, un’attività «non profit» che segue regole «profit» ma che ahimè, come tutte le altre, segue le vicende alterne del contesto economico generale, salvo qualche rara eccezione data dalle predilezioni specifiche (e talvolta molto eccentriche) di qualche investitore filantropo, che rispecchiano da vicino il suo orientamento (e qualche volta, più o meno velatamente, anche i suoi propri interessi) al business. In una fase di risorse generali più scarse, i contenimenti all’investimento si riflettono anche negli ambiti caritatevoli. Oggi sono essenzialmente le fondazioni bancarie ed industriali maggiori ad avere un impatto percettibile sul tessuto socio-economico, con una serie di encomiabili iniziative dedicate alla cosiddetta «povertà grigia», costituita da chi (i cosiddetti «working poors») non rientra «a pieno titolo» nell’indigenza ma al contempo non riesce, malgrado un’occupazione stabile, a soddisfare i propri bisogni primari”.


Altri ambiti di particolare interesse per i capitali privati? “Indubbiamente quello del trading, ovvero dell’intermediazione di commodities (merce grezza). Un mestiere antico quasi quanto il mondo, basato sull’acquisto di un certo bene in un luogo e la successiva rivendita altrove. Il trading più interessante oggi sta diventando «industriale», nel senso che alla mera attività di compravendita se ne affianca una nuova e più evoluta, di raffinazione e di stoccaggio, capace di incidere in maniera sensibile sui margini a fronte di investimenti aggiuntivi contenuti. In quest’ambito si annidano opportunità d’investimento davvero eccezionali, ancora poco esplorate perché, a mio avviso, sono pochi gli attori economici capaci di valutarle correttamente”. Ci può spiegare meglio questa sua ultima considerazione? “La maggior parte degli investitori privati valuta queste attività utilizzando parametri tradizionali poco pertinenti. Ciò che caratterizza le attività di intermediazione sono volumi altissimi e marginalità molto contenute, se rapportate ai volumi medesimi. L’opportunità dell’investimento non può dunque essere rapportata alla cifra d’affari ma, semmai, al capitale investito per sviluppare le attività accessorie utili all’incremento dei margini cui accennavo prima. I rendimenti scaturiscono da un impiego sapiente del Working Capital (capitale circolante), e da nessun’altra parte. Sorridiamo quando vediamo certi fondi d’investimento valutare queste opportunità d’impiego del capitale utilizzando con apparente grande perizia indicatori quali l’EBITDA (Earning before Interest and Taxes, rapporto tra ricavi lordi e cifra d’affari) al posto di indicatori più pertinenti quali il R.O.E. (Return On Equity, ritorno sul capitale investito) o il R.O.C.E. (Return on Capital Employed, ritorno sul capitale investito). È una dimostrazione lampante che l’investitore non è infallibile e che, anzi, talvolta neppure è in grado di circostanziare correttamente le proprie scelte”. Concludiamo con una nota rivolta alla geografia. Si parla molto spesso, nella Corporate Finance, di investitori di provenienza araba. Quanto è realtà e quanto leggenda? “Qualcosa è verità, molto è leggenda. Direi che gli investitori islamici ormai si suddividono pressoché in modo equo tra coloro che praticano la finanza tradizionale e coloro che invece continuano a seguire i principi della finanza islamica. Quest’ultima è ossequiosa delle leggi coraniche che, diversamente da

quanto risaputo dal vasto pubblico, vanne ben oltre la semplice proibizione di ogni fonte di reddito basata sul concetto di maturazione d’interesse. La finanza islamica poggia su una serie di regole e divieti più ampia: dalla proibizione di ogni attività speculativa alla promozione dell’investimento a sfondo sociale, dalla piena assunzione delle eventuali perdite realizzate al divieto di un sovra indebitamento, dal divieto d’utilizzo della leva finanziaria al divieto di effettuare vendita allo scoperto (vendere cioè ciò che ancora non si possiede). Tutte pratiche invece ampiamente diffuse nella cosiddetta finanza tradizionale. Per farla breve, la finanza islamica riabilita la nozione di «fondi propri», cioè di piena proprietà dell’investitore, e di finalità compatibili con un senso della morale più rigoroso. A questo proposito tengo comunque a precisare che l’aggettivo «islamica» non va assolutamente frainteso con l’aggettivo «islamista», comunemente impiegato per connotare i fondi ricollegabili al terrorismo internazionale di matrice islamica. In un certo senso si potrebbe quindi asserire che la finanza islamica tende ad ammortizzare i cicli congiunturali, contribuendo a renderli più stabili. Il precetto di fondo della finanza islamica è dunque quello legato alla nozione di capitale produttivo inserito nell’economia reale. In quest’ottica l’investimento in attività industriali d’impresa piace molto agli investitori arabi, perché si tratta di un’operatività che consente di conseguire vantaggi a termine attraverso attività produttive e commerciali generalmente poco o per nulla speculative. Il livello dell’interesse di molti investitori arabi, anche importanti o molto importanti, nei confronti delle operazioni d’impresa a carattere straordinario, è dunque estremamente elevato”. Dott. Olivieri, una considerazione finale degna di evidenza? “Sì. Ne vorrei fare una, in forma di consiglio, indirizzata a tutti coloro che meditano di aprire il capitale della loro impresa a nuovi soci o a finanziatori privati. Ricordiamoci che nel momento attuale sono pochi gli investitori disposti ad ACQUISTARE un’impresa tout court. Molto più numerosi sono i soggetti disposti ad INVESTIRE in un’impresa. Per l’investitore il tema principale non è tanto sapere quanto valga l’impresa nel momento attuale, ma piuttosto capire quanto gli potrebbe rendere, a termine, un investimento al suo interno. Bisogna in pratica arrivare a definire delle ipotesi di crescita del valore e di Exit (dismissione della partecipazione) plausibili, che consentano di delineare un rendimento del capitale reputato interessante”.

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Nuova Scheda Ifcam È stata pubblicata una Scheda Ifcam lo scorso mese di novembre che tratta un’interessante tematica fiscale. Il titolo è “Più facile l’importazione a dazio preferenziale con le nuove norme di origine UE per i Paesi in via di sviluppo”, e spiega i tratti comuni della disciplina dell’Unione Europea e della Svizzera, che rendono reciproci i vantaggi per le imprese delle due economie europee. Il testo è stato redatto dalla Dottoressa Laura Carola Beretta, Docente di International Trade Law presso l’Università Bocconi di Milano e Senior Advisor per l’Italia di Trusted Trade Alliance. Questo contributo è tratto dalla rivista “Novità fiscali”, del Centro di competenze tributarie della SUPSI (www.fisco.supsi.ch), più precisamente dal numero di Ottobre 2011.

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Tratto da “Novità fiscali” nr. 10, Ottobre 2011, rivista del Centro di competenze tributarie della SUPSI, www.fisco.supsi.ch. Contributo di Laura Carola Beretta Ph.D, Trusted Trade Alliance Senior Advisor, Italia, Docente di International Trade Law, Università Bocconi, Milano

I tratti comuni della disciplina di UE e Svizzera rendono reciproci i vantaggi per le imprese delle due economie europee

1. Introduzione

Dal 1° gennaio 2011 sono entrate in vigore le nuove regole per la determinazione dell’origine dei prodotti importati da Paesi in via di sviluppo - di seguito PVS – (Regolamento 732/2008, GUUE L 211 del 6 agosto 2008) ai quali l’Unione Europea concede il trattamento tariffario preferenziale attraverso il Sistema di preferenze generalizzate di seguito SPG – (Regolamento 1063/2010, GUUE L 307 del 23 novembre 2010 - di seguito “regolamento di base” - . Tale regolamento ha modificato le disposizioni di applicazione del Codice doganale comunitario di cui al Regolamento 2454/1993 e successive modifiche). L’SPG è uno schema di concessioni unilaterali accordate allo scopo di sostenere la crescita dei Paesi a basso reddito e con una scarsa differenziazione delle esportazioni Altri Paesi che concedono sistemi di preferenze generalizzate a favore di PVS sono, oltre alla Svizzera, la Norvegia, la Turchia, gli Stati Uniti d’Am erica, il Canada e il Giappone. Trattandosi di concessioni unilaterali, ciascuno Stato donante decide quali Paesi far beneficiare delle preferenze tariffarie, per quali prodotti, in che misura e in base a quali regole di origine. Non essendoci reciprocità, i PVS applicano ai prodotti importati dall’UE il dazio pieno. L’SPG dell’UE prevede un regime generale e due regimi speciali. Infatti, i PVS che sopportano l’onere e la responsabilità relativi alla ratifica e all’attuazione delle convenzioni internazionali sui diritti umani, i diritti del lavoro, i principi ambientali e il buon governo beneficiano di un regime di incentivazione, definito “per lo sviluppo sostenibile e il buon governo”, che concede preferenze tariffarie sup-

La scheda, dopo aver chiarito nell’introduzione la funzione del Sistema di Preferenze Generalizzate applicato per favorire le importazioni dai Paesi in via di sviluppo, spiega in concreto come siano cambiate le regole che consentono di beneficiare delle preferenze daziarie. Soddisfare i requisiti posti dalle nuove regole è più semplice e consente di importare dal Far East e da altri Paesi in via di sviluppo risparmiando i dazi doganali. Va però tenuto presente che, a fronte del fatto che la responsabilità dell’applicazione delle nuove norme ricadrà, a partire dal 2017, interamente sull’esportatore dei Paesi in via di sviluppo beneficiari, e le conseguenze economiche per il loro uso non corretto sugli importatori UE, è fondamentale una conoscenza più approfondita e critica delle condizioni da rispettare per poter beneficiare delle agevolazioni daziarie. Oltre a commentare le principali novità, il contributo analizza la portata delle nuove disposizioni relative alle operazioni insufficienti, alle semplificazioni logistiche e alla scelta dei fornitori. Un capitolo è riservato ai vantaggi reciproci per UE e Svizzera.

QUESTIONI FISCALI Più facile l’importazione a dazio preferenziale con le nuove norme di origine UE per i Paesi in via di sviluppo plementari. Inoltre, tutti i prodotti originari di Paesi meno avanzati (di seguito PMA), ad eccezione delle armi, vengono importati in esenzione di dazi. Mentre le concessioni a favore degli altri PVS vengono rinnovate ogni due anni, quelle a favore dei PMA hanno carattere permanente. Le preferenze tariffarie si applicano solo se i prodotti importati dai Paesi beneficiari sono originari di tali Paesi. Con le regole dell’origine preferenziale SPG, l’UE stabilisce le condizioni alle quali i prodotti importati dai Paesi beneficiari SPG possono essere considerati originari di tali Paesi. Per completezza è opportuno notare che l’UE applica regole di origine preferenziale anche per concedere il trattamento daziario preferenziale previsto dagli accordi commerciali in vigore con Stati terzi. Posto che in questo caso non si tratta di concessioni unilaterali ma di preferenze negoziate su base reciproca, anche gli Stati terzi parte di tali accordi applicano un trattamento preferenziale ai prodotti di origine UE. Le norme di origine preferenziale, normalmente contenute in appositi protocolli di origine che sono parte integrante dell’accordo commerciale, sono pure oggetto di negoziazione e vengono applicate sia dall’UE per importare dai Paesi terzi sia dai Paesi terzi per importare dall’UE. Per una panoramica degli accordi aggiornati e delle regole di origine applicabili si veda http://ec.euro pa.eu/taxation_customs/customs/c ustoms_duties/rules_origin/prefe rential/article_779_en.htm.

2. Regole di origine “Sistema di preferenze generalizzate" più semplici

In virtù delle regole di origine SPG, si considerano originari i prodotti interamente ottenuti oppure sufficientemente trasformati in un Paese beneficiario. I prodotti inte-

ramente ottenuti sono, tipicamente, gli animali allevati nel territorio del Paese beneficiario, i prodotti vegetali raccolti e i minerali estratti nel suo territorio; vengono disciplinati come tali anche i prodotti della pesca e della caccia. Qualora un Paese beneficiario utilizzi materiali importati, questi devono essere oggetto di trasformazione sufficiente nel suo territorio; le lavorazioni cui devono essere sottoposti i materiali importati affinché i prodotti da essi ottenuti possano essere considerati di origine preferenziale sono definite per ciascuna categoria di merci da quelle che vengono comunemente chiamate “regole di lista” (articoli 72, 75 e 76 del regolamento di base), le quali richiedono generalmente che: a) i materiali non originari utilizzati nel processo di lavorazione che avviene nel Paese beneficiario non superino il valore espresso in una determinata percentuale del prezzo franco fabbrica del prodotto finito che verrà esportato nell’UE (cosiddetto “criterio del valore aggiunto”). È spesso il caso dei prodotti meccanici ed elettronici; b) il codice di classificazione doganale dei materiali non originari utilizzati nel processo di lavorazione svolto nel Paese beneficiario sia diverso da quello del prodotto finito che verrà esportato nell’UE, come nel caso dei prodotti tessili e dell’abbigliamento (cosiddetto “criterio del cambio di voce di classificazione”); c) vengano svolte determinate lavorazioni da esse specificamente previste, come nel caso dei prodotti chimici (cosiddetto “criterio specifico di produzione”). La valutazione d’impatto fatta dalla Commissione UE ha confermato che molti PVS non avevano le capacità produttive per svolgere le

Pubblicata nel mese di novembre 2011

Le Schede IFCAM sono pubblicate dal 1972 dalla CcTi, in ogni scheda vi sono degli approfondimenti e degli aggiornamenti su delle tematiche di gestione aziendale, utili per gli imprenditori. Ricordiamo che le Schede Ifcam sono una pubblicazione della Cc-Ti ottenibile su abbonamento annuale. Il prezzo

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dell’abbonamento ammonta a 190 .— franchi annuali, e la sottoscrizione è possibile in qualsiasi momento dell’anno, con possibilità di ricevere tutte le schede pubblicate nell’anno in corso. Per ulteriori informazioni su questa pubblicazione non esitate a contattarci! Lisa Pantini Tel. +41 91 911 51 32 pantini@cc-ti.ch


Eventi

Corea del Sud: le grandi opportunità di un Paese in continua crescita Vi proponiamo di seguito alcune riflessioni emerse dagli interventi dei relatori all’evento dedicato alla Corea del Sud, lo scorso 24 ottobre. Tenutosi presso l’Hotel Parco Paradiso, di fronte ad un’interessata platea, l’evento non ha mancato di suscitare l’interesse delle aziende che operano con l’estero per scoprire nuovi sbocchi e nuove possibilità di business. Lo stesso è stato organizzato dalla Cc-Ti, in collaborazione con Osec, Credit Suisse ed Euler Hermes. Buona lettura!

I relatori all’evento del 24 ottobre scorso

I convenuti in sala hanno seguito attentamente le presentazioni

I prodotti bancari per la copertura dei rischi nelle operazioni internazionali Intervista di Lisa Pantini con Roberto Gagliardi, Head of Trade Finance Service Center (Lugano), Credit Suisse Roberto Gagliardi

La Corea del Sud: un Paese che sembra offrire grandi opportunità alle PMI svizzere. Quali sono gli accorgimenti da adottare in vista di una copertura dei rischi efficace per le operazioni con questo Paese? “La Corea de Sud è un Paese molto interessante con il quale la Svizzera ha un accordo di libero scambio in vigore dal 2006. Tale accordo è stato siglato anche dall’Unione Europea nel mese di luglio di quest’anno. Da questo accordo le nostre PMI possono trarre un grosso vantaggio ampliando le opportunità di vendita con prodotti provenienti dalla UE e rendendo ulteriormente competitive le merci espor-

tate verso la Corea del Sud. Per quanto concerne l’utilizzo della copertura dei rischi valgono le valutazioni effettuate per tutti gli altri Paesi. Da un lato sussistono rischi legati al contraente, quali il rischio di fabbricazione, di prestazione nonché il rischio delcredere. Dall’altro il rischio politico, quello di trasferimento e di fluttuazione delle divise, sono da mettere in conto al rischio Paese. È importante che gli esportatori provvedano a fare una valutazione dei vantaggi e degli svantaggi nell’utilizzo dei prodotti a copertura dei rischi. Una buona conoscenza dei prodotti permette infatti non solo di proteggere adeguatamente la propria azienda

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Eventi

Un momento delle presentazioni sulla Corea del Sud

ma anche di non perdere nuove opportunità di vendita e di espansione delle attività. In Corea del Sud si opera senza particolari problemi poiché il Paese dispone di una moderna rete bancaria per la quale i vari prodotti finanziari adatti al commercio internazionale sono conosciuti ed utilizzati in modo serio e professionale. Per chi opera nell’import/export è di particolare importanza affidarsi ad istituti bancari che conoscono in dettaglio i prodotti e in grado di assumersi i rischi correlati con i vari Paesi e con una fitta rete di banche corrispondenti. Questo permette di offrire ai contraenti un più ampio ventaglio di scelte e una maggiore flessibilità, evitando ritardi per gli avvisi e per i pagamenti, nonché costi supplementari e problemi d’esecuzione degli ordini”. Quali sono in questo senso gli strumenti e/o i prodotti bancari consigliati per ridurre il tasso di rischio? “Se si tratta di assicurare una prestazione si dovrà optare per delle garanzie bancarie che, a dipendenza del contraente e degli accordi stipulati, potranno essere dirette o indirette. La legge applicabile o le eventuali regole alle quali le garanzie possono essere assoggettate (ad esempio le URDG 758 della Camera di Commercio Internazionale di Parigi) rivestono una notevole importanza. In Corea del Sud anche l’utilizzo delle garanzie sotto forma di Stand-by L/C è prassi abbastanza consueta, in tal caso si dovrà valutare quale fra le due regolamentazioni emesse dalla CCI di Parigi, ossia le ISP98 o le UCP600, meglio si adatta al caso specifico. Incasso o credito documentario? Per assicurare un pagamento abbiamo la possibilità di coprire i rischi utilizzando gli incassi documentari o i crediti documentari. Nell’incasso documentario una banca, conformemente alle istruzioni ricevute e contro consegna dei documenti prescritti, si assume per il venditore (ordinante) l’incarico di consegnare i documenti contro pagamento o contro accettazione di una cambiale tratta. I documenti possono essere rappresentati da documenti commerciali (fatture, documenti di spedizione, documenti rappresentativi o altri strumenti analoghi) e da documenti finanziari (cambiali, pagherò, assegni o altri strumenti analoghi usati per ottenere pagamenti). Siccome al momento dell’invio della merce il venditore non ha ancora la garanzia che il compratore provvederà effettivamente a pagare l’importo dovuto, l’incasso documentario si presta particolarmente nel caso in cui sono soddisfatti i seguenti presupposti: 1. Grazie ai buoni rapporti commerciali o per altri validi mo-

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tivi il venditore non ha alcun dubbio sulla correttezza nonché sulla solvibilità e la volontà di pagare del compratore. 2. L a situazione politica, economica e giuridica del Paese importatore è considerata stabile. 3. Il Paese dell’acquirente non ha emanato restrizioni all’importazione (p. es. controlli sulle divise) o ha rilasciato le necessarie autorizzazioni. 4. Qualora non venga ritirata, la merce deve poter essere venduta ad altri senza troppi inconvenienti. L’incasso documentario si presta soprattutto se l’esportatore non vuole spedire la merce in conto aperto ossia sulla base di una semplice fatturazione commerciale, tuttavia non ritiene necessario cautelarsi dal rischio mediante un credito documentario. Al contrario l’incasso documentario non è uno strumento idoneo qualora la merce sia destinata a un particolare acquirente. In questi casi è più opportuno ricorrere a un credito documentario. Rispetto alla fornitura in conto aperto, l’incasso documentario offre una sicurezza maggiore in quanto mira a evitare che il compratore entri in possesso della merce senza averla pagata o aver accettato una cambiale tratta. Con questo strumento le banche non si assumono alcun impegno a pagare. L’incasso documentario, tuttavia, sgrava il venditore da molti oneri amministrativi riguardanti l’incasso e gli consente di trarre vantaggio dalla rete di relazioni internazionale di cui dispongono le banche. Grazie alla sua minore rigidità formale, questo servizio vanta nei confronti del credito documentario una maggiore convenienza e flessibilità. Nel caso in cui i punti sopra esposti non possono essere chiariti in modo soddisfacente per il venditore consigliamo di ricorrere a un credito documentario per tutelarsi dal mancato regolamento da parte del compratore. Il credito documentario infatti è essenzialmente un impegno con il quale una banca, operando per conto e conformemente alle istruzioni dell’ordinante (importatore, compratore) oppure per proprio conto, provvede a pagare al beneficiario (esportatore, venditore) un determinato importo in una valuta prestabilita, su presentazione dei documenti prescritti entro la data convenuta. Il credito documentario è ancora oggi lo strumento più versatile ed efficace per assicurare il pagamento. Nei rapporti con degli Stati che controllano il commercio con l’estero, l’emissione di un credito documentario è spesso un prerequisito necessario affinché le operazioni di importazione ed esportazione possano aver luogo. Un credito documentario, oltre a fungere da garanzia di pagamento, ha anche una funzione creditizia. La promessa di pagamento della banca dell’acquirente agevola il venditore ad ottenere un credito dalla propria banca, ad esempio per la produzione delle merci. In alcuni casi, un credito documentario può servire anche alla banca dell’importatore quale base per un credito. Questo avviene quando attraverso il credito documentario si prevedere di ottenere dei documenti che rappresentano la proprietà delle merci. Determinati titoli rappresentativi di merci infatti possono attestare il diritto alla consegna di merci spedite. Con la consegna dei documenti viene pertanto trasferito anche il possesso indiretto delle merci. I crediti documentari, oltre che per le merci, sono sempre più spesso utilizzati anche per la copertura di servizi (compresi i progetti chiavi in mano). Se da un lato il credito documentario è uno strumento che offre al venditore (beneficiario) la certezza che la sua fornitura sarà pagata, dall’altro esso offre al compratore (ordinante) la garanzia che il pagamento sarà effettuato solo alla presentazione dei documenti convenuti. Il credito documentario si distingue in varie forme in base alla tipologia di copertura ed assunzione del rischio. Tutti i crediti documentari – una forma di


pagamento consueta al giorno d’oggi – che soggiacciono alle attuali Norme ed Usi Uniformi relativi ai Crediti Documentari (UCP 600) si intendono irrevocabili. In teoria un credito documentario può essere aperto anche come revocabile, ma in pratica questa opzione non viene più attuata per diversi motivi (difficile formulazione, minore sicurezza e così via). Un credito documentario irrevocabile è un impegno fisso della banca emittente a pagare una somma convenuta in caso di regolare adempimento delle condizioni previste. Esso non può essere modificato né annullato senza il consenso del beneficiario e di tutte le banche impegnate. Se il beneficiario intende modificare o annullare singole condizioni del credito, deve richiedere all’ordinante di conferire un ordine in tal senso alla banca emittente. I crediti documentari irrevocabili si distinguono in: 1. il credito documentario irrevocabile non confermato per il quale la banca corrispondente si limita a notificare l’apertura del credito al beneficiario, senza quindi assumere un impegno di pagamento proprio e senza essere tenuta

a onorare i documenti presentati dal beneficiario. Il beneficiario può pertanto far capo unicamente alla banca emittente assumendosi personalmente il rischio delcredere di tale banca, il rischio Paese (in base al domicilio della banca) e il rischio di trasferimento; 2. il credito documentario irrevocabile confermato per il quale la banca corrispondente, aggiungendo la propria conferma, s’impegna nei confronti del beneficiario a onorare i documenti prescritti presentati in tempo utile. In questo caso il beneficiario riceve, oltre all’impegno della banca emittente, anche una promessa di pagamento giuridicamente equivalente e autonoma dalla banca corrispondente. Il beneficiario si assume così il rischio delcredere della banca confermante e, se tale banca non ha il domicilio nel suo Paese, anche il rischio Paese (in base al domicilio della banca) e il rischio di trasferimento. L’esportatore che desidera essere tutelato completamente per la sua vendita opterà dunque per un credito documentario irrevocabile confermato dalla propria banca”.

Le opportunità di business per le PMI svizzere Intervista con Okjeong (Monica) Baik, Direttrice Swiss Business Hub Korea

Okjeong (Monica) Baik

La Corea del Sud è un Paese con un alto tasso di crescita, una realtà economica solida, una bilancia commerciale in eccedenza grazie alla forte propensione all’export e, di conseguenza, costituisce un mercato interessante per le PMI svizzere e ticinesi. In quali rami vi è il maggior potenziale? “I prodotti più ricercati sul mercato coreano sono quelli che recano il marchio svizzero. I beni di lusso quali orologi e abbigliamento «made in Switzerland» si vendono molto bene e anche i prodotti tecnologicamente avanzati del settore macchinari ed elettronica hanno ottime possibilità, come si evince dai volumi delle esportazioni svizzere verso la Corea (macchinari 37%, farmaci 22%, orologi:13%). Benché il Paese sia votato alla produzione industriale, che si estende dai cellulari alle navi, i componenti di punta necessari per fabbricare i prodotti finiti sono importati. I beni di alta qualità rappresentano quindi il mercato di nicchia in cui si possono affermare le imprese svizzere e ticinesi”. Il commercio con i mercati lontani richiede solide conoscenze delle norme e delle leggi locali. Quali fattori è bene considerare quando si esporta verso la Corea del Sud? “La Corea del Sud applica le normative vigenti nel commercio mondiale, sebbene talvolta non siano adattate al mercato effettivo. Determinati uffici parastatali, suddivisi per settori industriali, regolamentano i prodotti ed emettono i certificati necessari. Le imprese possono verificare se i loro prodotti soddisfano i parametri richiesti su siti web quali quello dell’Amministrazione coreana per gli alimenti e i medicinali (Korean Food and Drug Administration) www. kfda.go.kr e il sito dell’Agenzia coreana per la tecnologia e

gli standard (Korean Agency for Technology and Standards) www.kats.go.kr. Inoltre, è bene capire la cultura del business in Corea, dove si lavora a ritmi rapidi, si è conservatori e si pianifica a lungo termine. Per esempio, può risultare difficile trovare un nuovo distributore se si è già impegnati con un altro rappresentante: anche se gli imprenditori coreani sono dinamici e sanno reagire rapidamente, sono restii a cambiare i partner commerciali. Diligenza, impegno lavorativo e precisione accomunano coreani e svizzeri”. Ci sono ostacoli all’entrata? “No, la Corea del Sud ha una politica commerciale aperta. Nell’arco di cinque/sei anni ha concluso accordi di libero scambio con Cile, Singapore, ASEAN, India, UE, Perù e AELS. L’accordo tra UE e Corea del Sud è entrato in vigore il 1° luglio 2011 quindi i prodotti europei, come quelli svizzeri, sono ora esenti da dazi. L’accordo con gli USA, ratificato dal Governo statunitense il mese scorso, dovrebbe essere approvato dal parlamento coreano a breve ed entrerà verosimilmente in vigore l’anno prossimo. Di conseguenza, si acquisteranno sempre più prodotti americani e comunitari, prevalentemente beni di ottima qualità e automobili. La Banca mondiale ha recentemente classificato la Corea all’ottavo posto della sua graduatoria «Doing Business» delle migliori piazze per fare affari. In Asia è preceduta solo da Singapore e Hong Kong”. Quali servizi sono offerti dall’Osec e dal suo Hub per assistere le imprese svizzere? “Forniamo alle imprese svizzere informazioni approfondite sul

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Eventi

mercato e le aiutiamo a stabilire una strategia di marketing. I servizi principali sono il «market check» e il «business contact check», eseguiti sulla base delle indicazioni fornite dal cliente: il primo consiste in una valutazione delle opportunità commerciali o in un’analisi dei prodotti o della concorrenza, mentre il secondo è volto ad identificare potenziali partner commerciali e include, ove richiesta, la loro analisi finanziaria”. Potrebbe fornirci una sintesi dell’attuale situazione economica coreana? “I tassi di crescita negli ultimi anni sono alti, l’economia si

sviluppa a ritmo sostenuto e il PIL dovrebbe progredire del 4% nell’anno corrente. L’impatto della crisi finanziaria europea è stato meno forte rispetto alle vostre latitudini poiché la Corea è più colpita dalla situazione in Giappone e soprattutto in Cina, in quest’ultima infatti confluisce ben il 25% delle esportazioni coreane. Il commercio dovrebbe raggiungere quota 1’000 miliardi di dollari, posizionando la Corea al nono posto a livello globale. Nel 2012 i coreani eleggeranno i parlamentari e il Presidente, ci si attende quindi ad una certa stabilità economica. Infine, il Governo stima che il PIL pro capite raggiungerà i 30’000 dollari nel prossimo futuro”.

Esportare in Corea del Sud: un esempio positivo e di successo Intervista di Lisa Pantini con Giulio Gianetti, CFO e Michela Melera, Operations Manager della ditta Marni International SA Giulio Gianetti

Potete tracciare un breve profilo della vostra azienda prima di entrare nello specifico con il discorso dell’operatività in Corea del Sud? “Marni International SA, Luxembourg, Pazzallo Branch è un’azienda di moda che si occupa della distribuzione di articoli con il marchio MARNI. Siamo attivi principalmente nel settore Michela Melera dell’abbigliamento e degli accessori (abbigliamento donna, borse, scarpe, cinture, foulard, bijoux, collane, occhiali), e presenti su territorio ticinese dal 2000. In questi anni ci siamo sviluppati a livello mondiale nei diversi mercati della moda e del lusso. Siamo presenti in Europa, America, Giappone, Medio ed Estremo Oriente. Occupiamo 14 dipendenti nella sede ticinese, ed il nostro fatturato è in crescita, pur avendo conosciuto una leggera flessione tra il 2009 e 2010 dato dal poco felice momento congiunturale a livello mondiale (75.498 milioni di euro nel 2008, 61.838 milioni nel 2009, 63.110 milioni nel 2010 e 71.918 milioni previsti per il 2011). I nostri prodotti si possono trovare distribuiti in esclusiva in multi brand o in boutiques mono brand Marni”. Come e quando è cominciato l’interesse per la Corea del Sud? Come vi siete mossi per poter accedere a questo mercato e operare in loco? “Ci siamo avvicinati a questo mercato nel 2002, quando abbiamo cominciato a vendere delle collezioni Marni ad un distributore locale coreano che gestiva già negozi multi marca in licenza per brand di primaria importanza. Attraverso questo importantissimo contatto abbiamo fatto il nostro ingresso in Corea del Sud. L’anno successivo abbiamo poi stipulato con questo distributore un contratto di distribuzione e licenza in esclusiva che prevedeva l’apertura di punti vendita monomarca; progetto concretizzatosi con l’apertura di boutiques monomarca in alcuni prestigiosi centri commerciali di Seoul,

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Daegu e Busan. Attualmente siamo presenti con 9 negozi monomarca in queste tre città. Non abbiamo mai riscontrato particolari difficoltà, sia a livello burocratico, di pagamento (attraverso lettere di credito) come pure a livello doganale, anzi, l’importazione dei beni di lusso, appoggiandoci al distributore coreano, che già vantava una grande esperienza nel campo, ci è stata facilitata. Le merci, al momento della consegna al distributore, sono corredate da tutta la documentazione necessaria per l’importazione (fatture, packing list, certificati d’origine, CITES, ecc.), come pure di un dossier che include una descrizione analitica dei prodotto, voci di tariffe doganali, ecc. al fine di evitare l’insorgenza di qualsiasi problema o ritardo”. Come è stato scelto il distributore coreano? “Abbiamo valutato le diverse opportunità di accordo con alcuni distributori locali. La scelta è stata compiuta cercando l’affinità con quel distributore che capisse le peculiarità dei nostri prodotti e le nostre strategie di comunicazione”. Quali sono le peculiarità del marchio Marni? “Si tratta di prodotti di alta gamma, destinati ad una clientela che vuole qualcosa di diverso rispetto ai prodotti di lusso di altri marchi: l’immagine del nostro brand è ben definita e si evolve da collezione a collezione, indipendentemente dai trend. Attenzione e cura particolare vengono destinati ai materiali che vengono sovrapposti e combinati in modo molto singolare, con tonalità cromatiche inconfondibili, stampe, dettagli e ricami particolari. Spesso vengono utilizzate anche materie specifiche che donano molta originalità ai prodotti, quali piume, legno, semi, ecc.”. Come giudicate la vostra esperienza in Corea del Sud? “Più che positiva. È stato fondamentale aver trovato il contatto con il distributore giusto e da lì tutto ha potuto procedere per il meglio. Basti pensare che il fatturato Marni è cresciuto in parallelo allo sviluppo della rete di punti vendita, passando da circa 93’000 dollari nel 2002 agli attuali 3.9 milioni di dollari”.


Formazione

Il manager oggi tra lavoro, vita privata, leadership, etica

La conferenza organizzata in data 3 novembre2011 ha attirato molte donne impegnate nella gestione e nella conduzione di imprese di ogni genere. La ragione è stata senz’altro il tema della serata: “Il manager oggi tra lavoro, vita privata, leadership, etica”, un tema affrontato con grande professionalità dal relatore Omar Terzi, che basandosi su alcuni testi di economica e di gestione, ha saputo fare un giro d’orizzonte completo ricco di spunti di riflessione. Ricordiamo alle socie la serata sociale annua che avrà luogo il 13 dicembre 2011.

Margaret De Lorenzi, Presidente Gruppo Donne PMI Ticino con il relatore dell’evento, Omar Terzi


Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino

prossime GIORNATE DI CONSULENZA PAESE LUGANO, MARZO 2012 • ASEAN - lunedì 5 marzo 2012 • Italia - mercoledì 7 marzo 2012 • Giappone - mercoledì 14 marzo 2012 • Benelux - mercoledì 21 marzo 2012 • Kazakistan - lunedì 26 marzo 2012 Nel corso delle giornate di consulenza proposte alle aziende, avrete l’occasione di fissare un incontro individuale con i consulenti dell’Osec e con gli specialisti provenienti direttamente dal paese di riferimento. Le aziende intenzionate ad espandere le loro attività nei mercati sopra citati o che hanno esigenze concrete non esitino a mettersi in contatto con l’Osec e a fissare un appuntamento con i suoi esperti! CONTATTATECI AL NO. TEL. +41 91 911 51 37 OPPURE TRAMITE E-MAIL ALL’INDIRIZZO INFO.LUGANO@OSEC.CH, SAREMO LIETI DI FISSARVI UN APPUNTAMENTO.

Firmato un accordo di libero scambio con il Montenegro

Durante un incontro ministeriale dell’AELS a Ginevra il 14 novembre 2011, gli Stati membri Svizzera, Islanda, Liechtenstein e Norvegia hanno firmato un accordo di libero scambio con il Montenegro. L’obiettivo è di eliminare i dazi nel commercio transfrontaliero di beni industriali e di liberalizzare lo scambio di prodotti agricoli trasformati. L’accordo contiene altresì disposizioni sulla tutela della proprietà intellettuale e sulla concorrenza nonché clausole di sviluppo per i servizi, gli investimenti e gli appalti pubblici. Lo scambio di prodotti agricoli non trasformati è disciplinato da una convenzione bilaterale tra la Svizzera e il Montenegro. Entrambi gli accordi dovrebbero entrare in vigore il 1° luglio 2012. Gli esportatori svizzeri godranno in futuro delle stesse condizioni sul mercato montenegrino dei loro concorrenti europei, che beneficiavano di notevoli vantaggi nel commercio con lo Stato balcanico fondato nel 2006 grazie all’accordo di stabilizzazione e associazione (ASA) stipulato tra Montenegro e UE. Dipartimento federale dell’economia: “Gli Stati dell’AELS firmano un accordo di libero scambio con il Montenegro e avviano i negoziati con i Paesi dell’America centrale” www.news.admin.ch/dokumentation/00002/00015/index. html?lang=it&msg-id=42208

Negoziati per un accordo di libero scambio con Costa Rica, Honduras e Panama

Durante un incontro ministeriale dell’AELS a Ginevra il 14

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novembre 2011, gli Stati membri Svizzera, Islanda, Liechtenstein e Norvegia hanno deciso di negoziare un ampio accordo di libero scambio con i paesi centroamericani Costa Rica, Honduras e Panama. I negoziati saranno avviati nel primo trimestre del 2012. Secondo quanto comunicato dal Dipartimento federale dell’economia, è previsto che anche El Salvador, Guatemala e Nicaragua si aggiungano in un secondo tempo. Dipartimento federale dell’economia: “Gli Stati dell’AELS firmano un accordo di libero scambio con il Montenegro e avviano i negoziati con i Paesi dell’America centrale” www.news.admin.ch/dokumentation/00002/00015/index. html?lang=it&msg-id=42208

Novità nella normativa doganale tedesca

La Germania ha prorogato fino a metà 2013 il periodo di transizione per l’impiego di dichiarazioni collettive cartacee per le importazioni secondo il codice procedurale 4000 (importazioni definitive in Germania). La proroga è dovuta all’introduzione posticipata di due anni, al 24 giugno 2013, del codice doganale comunitario aggiornato. Le dichiarazioni collettive per le importazioni secondo il codice procedurale 4200 (importazioni in Germania con successiva fornitura in altri Paesi dell’UE) non saranno più ammesse dal 1° gennaio 2012. Il numero d’identificazione tedesco sarà sostituito dall’EORI con l’introduzione dell’aggiornamento ATLAS 8.4 (sistema di sdoganamento) a partire da marzo 2012. Vereinigung Schweizerischer Unternehmen in Deutschland (VSUD): “Deutschland-Schweiz – Neuerungen im Zollrecht” www.sohk.ch/upload/cms/user/Zirkular-2011-22.pdf


50 miliardi di euro per ampliare le reti europee

La Commissione europea ha presentato il piano d’investimenti “Connecting Europe” volto a ottimizzare le reti europee di traffico, energia e comunicazione digitale. I fondi messi a disposizione per i prossimi 10 anni ammontano a 50 miliardi di euro. Di questi, 31,7 miliardi saranno impiegati per modernizzare l’infrastruttura di trasporto. Si tratta soprattutto di costruire corridoi transfrontalieri, di colmare le lacune esistenti nelle reti e di eliminare le strozzature. La Commissione europea stima che ottimizzare l’infrastruttura di trasporto in Europa richiederà 500 miliardi di euro fino al 2020. Nel settore energetico occorrerà garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e un maggior utilizzo delle energie rinnovabili, come stabilito negli obiettivi ambientali e climatici 2020. Le sfide più ardue sono l’ampliamento transfrontaliero della rete di distribuzione elettrica e l’allacciamento efficiente della produzione proveniente da fonti alternative a tale rete. A questo scopo, la Commissione europea mette a disposizione 9,1 miliardi di euro. Per quanto riguarda il ramo dell’informazione e della telecomunicazione, le priorità sono lo sviluppo di reti a banda larga efficienti e di servizi digitali paneuropei, per un totale di 9,2 miliardi di euro. Commissione europea: “Meccanismo per collegare l’Europa: la Commissione adotta un piano di 50 miliardi di euro per rilanciare le reti europee” http://europa.eu/rapid/pressReleasesAction.do?reference= IP/11/1200&format=HTML&aged=0&language=IT&guiLa nguage=en

Gli appalti pubblici britannici dovranno privilegiare le PMI

In futuro, gli appalti pubblici in Gran Bretagna dovranno tener maggior conto delle piccole e medie imprese. Il governo britannico vuole che il 25% dei lavori pubblici sia eseguito da PMI. A questo scopo, si facilita l’accesso alle informazioni sugli appalti pubblici e sugli attuali bandi di gara pubblicati da autorità e uffici statali. Da inizio ottobre questi ragguagli sono raccolti sul sito internet del “Cabinet Office”. La funzione “Contracts finder” è particolarmente utile poiché cita tutti gli appalti pubblici con un valore d’appalto superiore a 10’000 sterline. Cabinet Office: “Policy and guidance on Transparency in public sector procurement and contracting” www.cabinetoffice.gov.uk/content/policy-and-guidancetransparency-public-sector-procurement-and-contracting Cabinet Office: “Contracts finder” www.cabinetoffice.gov.uk/content/policy-and-guidancetransparency-public-sector-procurement-and-contracting

La Croazia intende risparmiare energia

La Croazia prevede di dover spendere 10 miliardi di euro nei prossimi anni per raggiungere gli obiettivi posti nella strategia di sviluppo verde (“green development”) pubblicata a fine settembre 2011. Il maggiore potenziale di risparmio energetico è stato individuato nel settore abitativo. La Croazia intende lanciare ancora quest’anno un programma volto a promuovere il risanamento energetico dei condomini. Dal mese di aprile 2010,

ogni nuovo edificio adibito a uso abitativo o commerciale necessita di una certificazione energetica. Quando l’adesione all’UE sarà ultimata (presumibilmente nel 2013), tale certificazione sarà richiesta anche per i vecchi edifici messi in locazione o in vendita. Infine, sarà necessaria da giugno 2012 per gli edifici pubblici con una superficie utile di oltre 1’000 metri quadrati. Ministry of Environmental Protection, Physical Planning and Construction: “The Government of the Republic of Croatia adopted Strategic determinants for green economic development” www.mzopu.hr/default.aspx?id=11386

Valutazione dell’Osec: le prospettive della Cina rimangono ottime

La congiuntura globale inizia a incrinarsi e anche la Cina ne sente gli effetti. Non cresce ai ritmi sostenuti registrati negli ultimi anni, ma la sua potenza rimane tale da potersi affermare quale forza trainante dell’economia mondiale. Come si evince dalla breve valutazione dello Swiss Business Hub China, le prospettive per il 2012 sono ottime e l’interesse delle aziende esportatrici svizzere non cessa di aumentare. Osec Analysis: “China still on the move” www.osec.ch/sites/default /files/osec-analyse_chinagrowth_091111.pdf Economist Intelligence Unit: “China economy - The coming storm” http://viewswire.eiu.com/index.asp?layout=VWArticle V W3&article_id=668555851&region_id=&country_ id =18 0 0 0 0 018 0 & r e f m = v w C t r y& p a g e _ title=Latest+analysis&fs=true

L’accordo di libero scambio Svizzera-Giappone è pagante

L’accordo bilaterale di libero scambio entrato in vigore due anni fa tra Svizzera e Giappone offre numerosi vantaggi commerciali alle imprese di entrambi gli Stati, che ne fanno ampio uso. Tuttavia, da un’indagine online svolta dall’Università di Zurigo risulta che non tutto il potenziale è sfruttato. Il 54,5% delle aziende interpellate applica l’accordo per esportare verso il Giappone. Il 15,2% intende trarne vantaggio in caso di future vendite nel Paese del Sol Levante. Il 30,4% ha rinunciato a ricorrervi (i motivi citati sono: perché risulta troppo complicato, soprattutto per quanto riguarda le regole d’origine; perché i prodotti dell’impresa non vi sono contemplati; perché non si conosce l’accordo o lo spedizioniere non lo applica). La maggioranza delle imprese ritiene che l’accordo di libero scambio sia pagante in termini di vendite e di redditività. Le disposizioni più apprezzate sono la riduzione o l’eliminazione dei dazi doganali, il riconoscimento reciproco di norme e certificati nonché la tutela rafforzata della proprietà intellettuale. Gli aspetti meno positivi riguardano le regole d’origine ancora troppo restrittive e i costi di applicazione dell’accordo che risultano troppo elevati in alcuni reparti della produzione rispetto ai redditi conseguiti (soprattutto per quanto riguarda i pezzi di ricambio per i macchinari). Inoltre, il riconoscimento reciproco degli standard e delle norme non è acquisito dappertutto in Giappone.

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Commercio estero Pagine a cura di Osec Ticino

Universität Zürich: “Das Freihandelsabkommen SchweizJapan in der Praxis – Ergebnisse einer Evaluierung des Freihandels- und wirtschaftlichen Partnerschaftsabkommens (FHWPA) Schweiz-Japan” www.osec.ch/sites/default/files/Ziltener%20FTEPA%20Evaluation%20OSEC%202011.pdf

Florido commercio con l’India

Dal 1990 le esportazioni svizzere verso l’India si sono moltiplicate per sette e continuano ad aumentare. Nell’anno corrente sono cresciute del 18%. Secondo quanto comunicato dall’Amministrazione federale delle dogane, le forniture svizzere verso l’India sono aumentate da 378 milioni di franchi nel 1990 a 2548 milioni nel 2010. Il tasso di crescita annuale ammonta al 10,0%. Dal 2003 l’incremento annuo è salito a ben 19,4%. Le prospettive per il futuro rimangono rosee, grazie soprattutto alla crescente apertura del mercato indiano nei confronti dei fornitori esteri e ai negoziati in fase avanzata tra AELS e India per un accordo di libero scambio. I seguenti tre rami si sono suddivisi in parti quasi eque il 90% delle esportazioni svizzere verso il subcontinente indiano: • industria chimica, soprattutto farmaci (2010: 831 milioni di franchi); • macchinari ed elettronica (2010: 750 milioni di franchi); • strumenti di precisione, orologi e gioielli (2010: 735 milioni di franchi). Amministrazione federale delle dogane: “Prospera il commercio con l’India” www.news.admin.ch/message/index.html?lang=it&msgid=42026

Ricerca di mercato “The Indian Food Technology Sector”

La ricerca di mercato “The Indian Food Technology Sector” (174 pagine, in lingua inglese) commissionata dall’Osec e dallo Swiss Business Hub India analizza e illustra il potenziale di domanda di attrezzature tecniche per l’impellente modernizzazione dell’industria alimentare indiana e le opportunità d’affari risultanti per le imprese svizzere. Con i suoi 1,2 miliardi di abitanti, il mercato alimentare indiano ha una dimensione quasi incommensurabile, in cui l’offerta sia qualitativa che quantitativa potrà essere garantita a lungo termine solo se si modernizza e si ottimizza la produzione e la lavorazione dei generi alimentari. L’aggiornamento tecnologico del settore offre ottime opportunità d’affari che sono elencate nello studio. Gli affiliati all’Osec possono scaricare gratuitamente il rapporto settoriale del valore di 170 franchi effettuando il login sul nostro sito internet. Le imprese non affiliate all’Osec possono ordinare il rapporto settoriale contro fattura solo se site in Svizzera. Osec: “The Indian Food Technology Sector” www.osec.ch/it/blog/ricerca-di-mercato-indian-food-technology-sector

Le Filippine progettano un vasto ampliamento dell’infrastruttura IT

Molti paesi emergenti e in via di sviluppo intendono ottimizzare in modo mirato e durevole le proprie infrastrutture

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d’informazione e di telecomunicazione, ancora modeste in confronto a quelle delle nazioni industrializzate. In questo contesto, le Filippine hanno presentato recentemente un piano di misure volte a promuovere lo sviluppo digitale a livello nazionale. Il piano denominato “The Philippine Digital Strategy” si concentra sui seguenti aspetti: • comunicazione digitale a banda larga; • accesso ai servizi digitali (soprattutto all’e-government); • formazione di personale specializzato nelle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni. The Philippine Digital Strategy 2011 - 2016 https://docs.google.com/a/comste.gov.ph/viewer?a=v&pid= explorer&chrome=true&srcid=0B4UzefuOWh80Y2E3Y2Y wY2EtNTIxYy00NTFjLTljZTEtOWFkMjNjNmQ0YWRm&hl= en_US

La Colombia costruisce 6’000 chilometri di strade e binari

La Colombia lancia il maggior progetto infrastrutturale della sua storia, che prevede la costruzione di 5’000 chilometri di strade principali e 1’000 chilometri di binari. I costi sono stimati a 20 miliardi di franchi. La pubblicazione delle gare d’appalto per gli studi preliminari (analisi dei rischi ecc.) è in corso. Secondo l’Ambasciata svizzera in Colombia, le imprese rossocrociate sono avvantaggiate grazie ai nuovi requisiti per gli appalti e all’accordo di libero scambio con la Colombia entrato in vigore recentemente. Gli appalti riguardano cinque progetti di strade principali: • Centro-Sur: Ruta Mocoa-Neiva-Girardot-Puerto SalgarIbaqué • Centro-Occidente: Ruta Bogotá-Buenaventura-Chachagui • Centro-Oriente: Ruta Bogota-Meta-Casanare-Arauca • Norte: costa atlantica da Caucasia fino a Manaure • Centro-Nororiente: collegamenti con Bogotà dopo la provincia di Santander. Le nuove linee ferroviarie collegheranno: • le città montane site a nord di Bogotà tra di loro e con la capitale; • il Centro intorno a Bogotà con la costa atlantica, quella pacifica e il vicino entroterra. Essenzialmente, tutti i progetti mirano ad abbreviare le distanze tra i luoghi di produzione delle materie prime e i centri di consumo e d’esportazione del Paese: una premessa fondamentale per poter ampliare e ottimizzare l’infrastruttura della Colombia. Secondo quanto comunicato dall’Ambasciata svizzera a Bogotà, i progetti saranno sviluppati e realizzati da partenariati pubblico-privati. Rispetto al passato, il ministero colombiano dei trasporti pone ora requisiti qualitativi più alti e applica criteri selettivi più severi. Esige studi sui rischi (con dati sul finanziamento, sulla costruzione, sulla geologia, sull’ambiente, sui rischi sociali), schede di progetto trasparenti e la garanzia di alti standard per le tecnologie e i servizi forniti. Inoltre, gli anticipi ai concessionari non saranno più accordati. I documenti necessari per effettuare gli studi sui rischi sono disponibili da fine ottobre. I bandi di gara per la costruzione e la manutenzione delle strade saranno pubblicati a metà 2012. L’Ambasciata svizzera in Colombia ritiene che gli investitori svizzeri abbiano tutte le carte in regola per partecipare con


successo ai grandi progetti pianificati. Grazie all’accordo di libero scambio entrato in vigore a luglio tra l’AELS e la Colombia, le imprese svizzere beneficiano di chiari vantaggi concorrenziali rispetto a numerose aziende estere poiché la Colombia non ha ancora sottoscritto la convenzione dell’OMC sull’accesso semplificato agli appalti pubblici, facilitazione che è invece parte integrante dell’accordo con l’AELS. Infine, le aziende svizzere non avranno difficoltà a soddisfare i requisiti qualitativi e finanziari posti dal governo colombiano, che saranno determinanti per l’attribuzione dei lavori e delle concessioni.

Australia: forti investimenti nel traffico ferroviario

In Australia si torna a viaggiare in treno e il numero dei passeggeri cresce rapidamente. La modernizzazione e l’ampliamento della rete ferroviaria sono quindi impellenti. Le compagnie ferroviarie hanno reagito rapidamente, preannunciando forti investimenti. Informazioni dettagliate relative ai recenti sviluppi nel traffico su rotaia in Australia sono fornite in un rapporto stilato da Germany Trade and Invest. Germany Trade and Invest: “Australiens Eisenbahnen rüsten auf” w w w. g t a i . d e / D E / C o n t e n t /_ _ S h a r e d D o c s / L i n k s Einzeldokumente - Datenbanken / fachdokument. html?fIdent=MKT201110148001

Crescente domanda di macchine edili nei Paesi BRIC

La concorrenza nel mercato mondiale delle attrezzature edili è forte, ma lo è altrettanto la domanda vista la necessità di ampliare le infrastrutture nei paesi emergenti e in via di sviluppo. Come si evince da un dettagliato rapporto settoriale stilato dalla Roland Berger Consulting AG, anche le nuove imprese possono beneficiare delle ottime opportunità d’affari. L’attività edile più frenetica si trova nei paesi emergenti, soprattutto negli Stati BRIC, ma anche in Medio Oriente e Africa. Infatti, l’infrastruttura ancora carente deve essere ampliata al fine di sviluppare il notevole potenziale economico. Di conseguenza, le macchine edili, soprattutto escavatori, pale gommate e caricatrici, sono molto richieste. I clienti esigono un servizio di alta qualità che spazi dalla fornitura di pezzi di ricambio alla manutenzione e comprenda l’assicurazione e il finanziamento. Secondo lo studio, le maggiori sfide da affrontare nei mercati regionali sono la crescente concorrenza, le restrizioni all’importazione e le norme sulle emissioni che possono variare di paese in paese. Inoltre, le macchine edili devono spesso essere adattate alle condizioni climatiche dei singoli stati (calore, siccità o alto tasso di umidità). Roland Berger Strategy Consultants: Comunicato stampa “BRIC economies still offer strong growth potential for global construction machine industry – High infrastructure investment plans are key” www.rolandberger.com/media/press/releases/Growth_potential_for_construction_machine_industry.html Roland Berger Strategy Consultants: Studio “Growth strategies in the global construction equipment market – Capturing growth markets in BRIC and beyond” www.rolandberger.com/media/pdf/Roland_Berger_Construction_equipment_market_20111007.pdf

Trasferimento della produzione all’estero: i motivi e le aspettative

L’apprezzamento del franco spinge sempre più imprese svizzere a valutare se delocalizzare la produzione. Tuttavia, l’idea non è nuova. La Hochschule Luzern ha pubblicato recentemente uno studio dedicato allo sviluppo tra il 2007 e il 2009 del trasferimento della produzione dalla Svizzera all’estero, da cui si evince che le aspettative e i motivi sono rimasti sostanzialmente uguali. Tra il 2007 e il 2009, il 15% delle industrie svizzere interpellate ha trasferito parte della produzione all’estero. Si tratta del valore triennale più basso nell’arco di un decennio (1999-2009). Infatti, dal 2004 al 2008, il 28% degli interpellati aveva proceduto al trasferimento, dal 2001 al 2003 la quota era del 23% mentre dal 1999 al 2001 ammontava al 15%. È doveroso segnalare che i dati fino al 2003 pervenivano solo da imprese attive nell’industria MEM, in cui la delocalizzazione della produzione tende a essere più frequente rispetto alla media svizzera. Il motivo principale che spinge le aziende a trasferirsi all’estero è il costo del personale (62%). Seguono a una certa distanza: • fattori infrastrutturali (25%); • vicinanza a clienti importanti (24%); • conquista di nuovi mercati (20%); • costi di trasporto/logistici (17%); • avvicinamento ad altri siti produttivi già delocalizzati (15%). I seguenti fattori sono invece meno determinanti: • mancanza di personale qualificato (7%); • accesso a nuove competenze e tecnologie (5%); • imposte, contributi o sussidi (4%). Tuttavia, non tutte le aspettative sono state soddisfatte. Il 4% delle imprese è rientrato in Svizzera tra il 2007 e il 2009. Ha fatto altrettanto il 6% tra il 2004 e il 2006, il 10% tra il 2001 e il 2003 nonché il 6% tra il 1999 e il 2001. I rientri erano motivati principalmente dalla qualità e dalla flessibilità (58% ciascuno). Le altre ragioni erano: • dispendio per la coordinazione e il controllo (18%); • costi di trasporto/logistici (18%); • disponibilità di dipendenti qualificati (16%); • costi del personale (16%); • perdita di know-how (16%); • fattori infrastrutturali (8%); • vicinanza ai centri nazionali di ricerca e sviluppo (8%). Die Volkswirtschaft: “Internationalisierungsstrategien und Verlagerungstrends Schweizer Produktions-Unternehmen” (studio della Hochschule Luzern) www.produktionsinnovation.ch/dievolkswirtschaft_201111_d.pdf

Osec

Corso Elvezia 16 Casella postale 5399 – CH-6901 Lugano Tel. +41 91 911 51 35/37 Fax +41 91 911 51 39 info.lugano@osec.ch www.osec.ch

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Commercio estero A cura di Marco Passalia, Responsabile del Servizio Export e Legalizzazioni

La consulenza export e la formazione in azienda Marco Passalia

Il Servizio Export e Legalizzazioni

La Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti) in stretta collaborazione con Osec, accompagna le aziende esportatrici nelle loro attività di commercio con l’estero. In sintesi, i principali servizi offerti sono: • il rilascio di certificati d’origine delle merci, • l’emissione di certificazioni CITES, • il rilascio di Carnet A.T.A., • il sostegno nella ricerca di tariffe doganali all’estero, • le informazioni sulle fiere (in collaborazione con Osec), • gli eventi di approfondimento sui Paesi esteri (nel 2010 in collaborazione con Osec e Credit Suisse), • i corsi di formazione in ambito export (figura 1), • la redazione di testi e articoli di approfondimento (in collaborazione con Osec), • la consulenza in ambito export.

La consulenza export

La Cc-Ti sostiene le aziende esportatrici a lei affiliate anche attraverso un servizio di consulenza mirato su vari ambiti che ruotano attorno al commercio con l’estero. Questa importante mansione viene svolta in stretta collaborazione con Osec. Naturalmente, l’intento della funzione di consulenza non è quello di sostituirsi al lavoro di operatori e consulenti specializzati nelle singole tematiche, bensì quello di raccogliere le sollecitazioni degli affiliati rispondendo direttamente alle domande di base e, laddove è ritenuto necessario, appoggiandosi anche a professionisti riconosciuti ed autorevoli.

LISTA DEI PRINCIPALI CORSI EXPORT • • • • • • • • • • • • • • • • • •

L’ABC dell’export (corso di base suddiviso per moduli) Gli Incoterms 2010 I beni a duplice impiego (Dual Use) I carnet A.T.A. I rudimenti delle spedizioni L’IVA nelle cessioni intracomunitarie L’origine non preferenziale e la proprietà intellettuale L’origine preferenziale e gli accordi di libero scambio La contrattualistica internazionale L’assicurazioni di trasporto L’assicurazione credito Le fiere internazionali Le formalità d’esportazione Le garanzie bancarie Le lettere di credito Le sanzioni internazionali Le varie modalità di trasporto: terrestre, aereo, via mare ed intermodale Le voci di tariffa doganale

Nell’ultimo anno questo servizio si è esteso includendo anche l’attività di formazione in azienda. In particolare, in base alle necessità degli impiegati, vengono preparati appositamente dei moduli formativi basati sulle domande e le richieste specifiche del personale della singola azienda. I principali temi trattati sono riportati qui di seguito.

TEMATICHE DOGANALI Le tariffe doganali nel mondo; l’origine preferenziale e gli accordi di libero scambio; l’origine non preferenziale e la proprietà intellettuale (“Made in Switzerland”); ecc. SVILUPPO BUSINESS INTERNAZIONALE (in collaborazione con Osec) Ricerca di partner commerciali; ricerche di mercato e di fiere specializzate all’estero; ecc. TRASPORTI/LOGISTICA Preparazione della spedizione: imballaggio e documentazione; Incoterms; instradamento e offerta di trasporto; mandato di spedizione; aspetto doganale export/import; rapporto peso/volume; le modalità di trasporto (terrestre, marittimo e aereo); assicurazione trasporti; assicurazione delle merci trasportate (all risk); limiti di responsabilità delle imprese di trasporto; ecc. L’ IVA PER LE IMPRESE SVIZZERE ATTIVE ALL’ESTERO Operazioni transfrontaliere in esportazione o in importazione tra due o più imprese; operazioni comunitarie di cessioni di beni tra due o più imprese e trattamento delle prestazioni accessorie; cessioni comunitarie di beni in combinazione con lavorazioni in uno Stato dell’Unione Europea; obblighi IVA e Intrastat inerenti alle operazioni comunitarie, il rappresentante fiscale; ecc. STRUMENTI DI COPERTURA E PAGAMENTI NEL COMMERCIO INTERNAZIONALE Accreditivi; incassi documentari; garanzie bancarie; stand-by Letter of credit; assicurazione crediti (rischio insolvenza); operazioni con garanzie statali (SERV, ecc.); ecc.

Contatto: Servizio Export e Legalizzazioni, Responsabile: Marco Passalia, Tel. +91 911 51 11, passalia@cc-ti.ch

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Fiere internazionali

Intertraffic Amsterdam, 27 - 30 marzo 2012

Intertraffic è la fiera internazionale n. 1 nel settore mobilità e trasporti. Dal suo lancio nel 1972 è diventata vetrina irrinunciabile e punto d’incontro per professionisti provenienti da tutto il mondo: un evento biennale decisivo per verificare la più ampia e innovativa varietà di prodotti e soluzioni riguardanti infrastrutture (strada, ferrovia, gallerie, illuminazione), gestione del traffico (pianificazione urbana, sistemi d’informazione e di controllo, pedaggi, comunicazione, telematica, sistemi d’allarme), ambiente (sistemi di misurazione dell’inquinamento, controlli, consulenza, ricerca), sicurezza (rallentatori, semafori, spartitraffico, coni) e parcheggi (barriere, casse, videosorveglianza). Le aziende leader presentano qui le loro ultime realizzazioni e tecnologie, creando ottime opportunità d’affari e di scambio che hanno contribuito a rendere Intertraffic Amsterdam l’evento internazionale del settore: sulla scia di questo enorme successo sono nate delle fiere satelliti in Turchia, Cina e India. La parte espositiva sarà supportata da convegni, seminari e altre iniziative. La precedente edizione ha accolto 806 espositori e 17’661 visitatori su una superficie espositiva di 27’000 m2. Lo SWISS Pavilion al salone è curato dall’azienda svizzera DeltaBlue AG. Informazioni generali sulla fiera: www.intertraffic.com Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/26910?lforce=1

CommunicAsia Singapore, 19 - 22 giugno 2012

Giunta alla 23° edizione, CommunicAsia 2012 presenta la gamma completa di prodotti e servizi TIC che stanno trasformando il modo di fare business. Le tecnologie esposte comprendono cloud computing, e-government, FTTx, IPTV, LTE, broadband mobile, commercio mobile e innovazioni, servizi di nuova generazione, comunicazioni satellitari, smartphone e dispositivi, WiMAX. CommunicAsia2012 si tiene in concomittanza con EnterpriseIT2012 e BroadcastAsia2012, considerata la piattaforma principale per l’industria della diffusione radiotelevisiva in Asia. Il salone è visitato da operatori di rete, provider, produttori, clienti finali, distributori, rappresentanti, informatici, ricercatori, autorità, società finanziarie, enti ospedalieri, emittenti televisive e radiofoniche, poste, investitori, società di trasporti e di logistica. L’edizione 2011 ha accolto 1’312 espositori provenienti da 51 paesi e 27’682 visitatori. 19 nazioni vi allestiscono un padiglione collettivo, alcune persino due. Lo SWISS Pavilion sarà organizzato dall’impresa T-LINK. Vi è un grande potenziale d’affari all’estero non sfruttato dai fornitori di servizi svizzeri, cogliete l’occasione di questo salone in una zona strategicamente importante per presentare i vostri prodotti di alta qualità “Swiss made”.

L’alta visibilità del padiglione collettivo svizzero

Informazioni generali sulla fiera: www.communicasia.com Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/26652?lforce=1

Pollutec Lione, 27 - 30 novembre 2012

Giunta alla 25° edizione, Pollutec rappresenta uno dei maggiori saloni nel settore delle tecnologie ecologiche. Organizzato in alternanza con il Pollutec Horizons di Parigi, il salone di Lione è un luogo d’incontro privilegiato per i poteri decisionali pubblici e privati. Tratta numerose tematiche legate alla tecnica ambientale (aria, acqua, terra, analisi, rumore, rifiuti, riciclaggio, energie alternative, pulitura, ricerca, rischi, salute, amministrazione). Durante il salone si tengono quasi 300 conferenze e si conferiscono ben 6 premi nelle categorie “écoproduit pour le développement durable”, “technologies économes et propres”, “management et initiatives pour le développement durable”, “innovations dans les Eco-technologies” e “biodiversité et entreprises”. L’edizione 2010 ha contato 2’528 espositori provenienti da 42 paesi e ha visto l’affluenza di 50’830 giunti da 96 nazioni su una superficie espositiva di 104’500 m2. Le industrie più rappresentate sono state la metallurgia (22,4%), la chimica (11,4%), l’automobile (10,7%), la plastica e il caucciù (9,9%), la gestione dei liquidi (7,3%) e l’elettronica (7,1%). Lo SWISS Pavilion allestito da T-Link Management AG è la piattaforma ideale per le aziende svizzere che desiderano posizionarsi sul mercato, scoprire le nuove tecnologie sviluppate in Europa o approfondire i contatti esistenti. Informazioni generali sulla fiera: www.pollutec.com Informazioni sullo SWISS Pavilion: www.osec.ch/it/node/26669?lforce=1

Informazioni sugli “Swiss Pavilion”: www.osec.ch/FIERE

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Vita dei Soci

Sviluppate la vostra azienda Una mentalità imprenditoriale aperta permette di trasformare la crisi in un’opportunità. Per le PMI ticinesi è giunto il momento di agire e di rilanciare la propria attività Marco Cavadini

Riportiamo un’intervista a Marco Cavadini, partner di Business Up, azienda con sede in Canton Ticino, impegnata nel supporto delle piccole e medie imprese locali.

Che cosa fa Business Up, prima di tutto?

“L’attività principale di Business Up è la selezione di Piccole Medie Imprese (PMI) che hanno del potenziale commerciale non sfruttato. Supportiamo poi attivamente le stesse aziende perché colgano le opportunità del mercato, facendo leva sulle potenzialità esistenti in azienda”.

Che cosa vi fa dire che in molte aziende esista del potenziale non sfruttato?

“Abbiamo riscontrato sul campo che le PMI sono prevalentemente focalizzate sull’operatività quotidiana. Spesso le aziende non hanno le possibilità o le capacità necessarie per identificare opportunità importanti, cambiamenti in atto nel mercato come, ad esempio, le opzioni di crescita offerte da innovazioni tecnologiche o commerciali. Se le opportunità sono state identificate, c’è un secondo problema. Le aziende locali risultano infatti frenate dall’inerzia legata alla propria storia o dalla riluttanza del team dirigenziale ad abbandonare una zona di confort per affrontare nuove sfide. Questa mancanza di dinamicità fa spesso perdere il momento giusto per cogliere le occasioni migliori. Non da ultimo, pur avendo deciso di agire e di sfruttare un’opportunità, non sono tipicamente a disposizione risorse mobilizzabili in tempi brevi. Per cogliere nuove sfide, sono spesso necessarie competenze a carattere innovativo che possano fare leva sul know-how già presente in azienda”.

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Qualcuno potrebbe obiettare che non è detto che un’azienda debba per forza continuare a crescere o a sfruttare nuove opportunità.

“In un mercato dinamico, come quello di oggi, due sono gli scenari plausibili. Se si tratta solo di occasioni mancate, allora è solamente un «peccato». Se invece si sta sottovalutando un grosso cambiamento o una nuova minaccia, allora siamo decisamente davanti ad un pericolo. Come diceva qualcuno «se non sto migliorando, sto già peggiorando»”.

Come fa un’azienda a stabilire quale sia il suo potenziale di sviluppo?

“Per fare un parallelo con il mondo dello sport, è necessario analizzare tutte le qualità della squadra, inserendola nel contesto delle ultime scoperte in termini di allenamento, materiali, tecnica, tattica. Non da ultimo bisogna studiare a fondo l’avversario. Allo stesso modo, per un’azienda, si tratta di fare un’analisi oggettiva che vada a coprire tutti gli aspetti interni ed esterni. Se dovessimo fare una lista non dovrebbero mancare categorie quali mercato, posizionamento, clienti, processi di marketing e vendita, struttura interna, management e personale, processi produttivi e naturalmente situazione finanziaria. Sulla base di questa analisi solitamente gli scenari di sviluppo ed il loro potenziale sono sufficientemente chiari”.

Un’analisi del genere andrebbe fatta da qualcuno esterno all’azienda?

“Decisamente sì. L’importante in questa fase è rimanere oggettivi, stimolare la discussione, far ragionare i responsabili dell’azienda al di fuori dagli schemi abituali e non


da ultimo portarli a valutare in modo meno emotivo le opportunità e le necessità di cambiamento. Inoltre bisogna sostenere l’analisi con competenze ed esperienze esterne all’azienda. Business UP per questo tipo di attività offre un modulo denominato Business Check UP. Dura tipicamente un mese e coinvolge l’azienda direttamente per 2 o 3 mezze giornate al massimo. Oltre all’analisi della situazione, con il Business Check UP vengono presentati i possibili scenari di sviluppo per l’azienda”.

Ma funziona?

“Ottimamente. Tipicamente alla fine del Business Check UP, la situazione è molto chiara per tutti. Ci capita spesso che l’imprenditore rimanga positivamente colpito dal risultato. Ci sentiamo spesso dire «non avrei mai pensato di vedere tutti questi aspetti sulla mia azienda, ho già in mente un paio di punti su cui partire». Infine c’è un aspetto psicologico importante. Nel team dirigenziale dell’azienda, si risveglia quello spirito imprenditoriale che magari negli ultimi anni era andato scemando”.

Una volta identificato il potenziale, come si procede?

“Prima di tutto va verificato che la proprietà e i dirigenti dell’azienda concordino sugli scenari di sviluppo presentati e siano completamente allineati nell’intraprendere un processo di sviluppo. Ci sono dei casi in cui, dopo l’esecuzione del Business Check UP, non vengono intraprese azioni successive. Se invece si decide di continuare, va elaborato un piano di sviluppo (chiamiamolo «business plan»). Partendo dalla strategia di sviluppo scelta si pianifica il posizionamento dell’azienda, il piano di marketing, l’adattamento dei processi di vendita e produzione, gli interventi sulla struttura interna. Ovviamente vanno valutate le risorse necessarie, con una forte attenzione al business corrente ed alle capacità di finanziamento del piano di sviluppo”.

Quanto ci vuole per elaborare un piano di sviluppo?

“Nella maggior parte dei casi, secondo la nostra esperienza, meno di tre mesi”. Potrebbero essere necessari dei finanziamenti esterni? “Sì, non si può escludere, anche se la maggior parte dei piani di sviluppo possono essere allineati alle risorse interne all’azienda. Inoltre, se il piano di sviluppo è fondato e ben strutturato, diventa uno strumento preziosissimo per l’ottenimento di finanziamenti esterni erogati sia da istituti di credito sia da fondi specializzati nell’investire in opportunità di sviluppo di aziende. La nostra esperienza nella raccolta di finanziamenti esterni ci ha insegnato che esistono migliori possibilità di finanziamento per i progetti validi e ben strutturati”.

Bene, abbiamo un piano e le risorse per realizzarlo, e poi?

“Inizia la fase più delicata. Si tratta di passare dal «dire» al «fare», con tutte le difficoltà oggettive, emotive e pra-

tiche che la realizzazione del piano di sviluppo comporta. Uscire dalla propria «zona di comfort» è sempre un passo difficile. Sulla carta, il piano sembrava buono, ma i risultati magari non arrivano nel modo sperato. In questa fase, oltre a competenze e risorse è essenziale disporre anche di una buona dose di perseveranza e di energia. Bisogna inoltre avere la capacità di adattare il piano alla realtà. Poi i risultati di solito arrivano”.

Di nuovo, un aiuto esterno sembra indispensabile…

“La realtà dei fatti ci dice di sì, anche solo per l’elemento di gestione del progetto e di motivazione continua del team. Ma spesso è necessario un vero e proprio intervento diretto nel lavoro di sviluppo in termini di competenze e gestione del processo di cambiamento. In alcuni casi, nella fase più intensa di cambiamento o di sviluppo l’azienda deve anche farsi supportare a livello operativo o di management, fino al momento in cui le nuove attività non sono completamente assimilate dal proprio personale”.

Qual è il valore che Business UP mette a disposizione delle PMI?

“Esperienza, metodo e capacità d’innovazione, «da imprenditore a imprenditore». Il team di Business UP è formato da persone che hanno vissuto in modo diretto tutti gli aspetti (positivi ma anche negativi) della vita di un’azienda. Opera con metodi di lavoro innovativi ma allo stesso tempo ampliamente testati sul campo, ri-elaborati per essere efficaci con le nostre PMI. Agisce in modo dinamico e pragmatico, portando in azienda spirito imprenditoriale e volontà di cambiare le cose. Non mette a disposizione capitali, ma sa come ottenerli sul mercato quando è veramente necessario”.

In che modo Business UP si differenzia dalle altre realtà di consulenza aziendale?

“Business UP non è una ditta di consulenza, ma opera come un investitore. Mette a disposizione le proprie competenze, le proprie metodologie e non da ultimo le proprie energie alle PMI che hanno un buon potenziale di sviluppo e sono fortemente motivate a sfruttarlo. In altre parole, quando il Business Check UP ci dice che c’è potenziale e tutte le parti in causa sono intenzionate a sfruttarlo, elaboriamo un piano di sviluppo che andremo a realizzare assieme all’azienda. In altre parole «facciamo quello che diciamo». Otteniamo la maggior parte dei nostri guadagni partecipando direttamente alla crescita aggiuntiva generata in azienda per un periodo di 3-5 anni, diventando un partner affidabile e di lungo periodo”.

Che cosa consigliate ad un proprietario di PMI che vorrebbe sviluppare la propria azienda?

“Mettersi in moto subito e effettuare un Business Check UP. L’investimento è minimo ma le prospettive generate sono spesso molto interessanti. In ogni caso l’unica cosa da non fare è stare fermi e sperare che il successo arrivi da solo”.

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Vita dei Soci di Lisa Pantini

Vi piacerebbe se i clienti vi ringraziassero per la vostra pubblicità? Nuove frontiere della comunicazione e del marketing. L’unica strategia che permette di aprire le porte del dialogo, di creare un legame con il cliente e aumentare notevolmente il ritorno dei vostri investimenti pubblicitari. Infometa vi assiste e vi consiglia in questo progetto La pubblicità tramite l’oggetto (PTO) è uno dei mezzi promozionali e pubblicitari che numerose aziende utilizzano per promuoversi e pubblicizzare la loro immagine o il loro logo attraverso un’oggettistica ben definita: penne, borse, bloc notes, ecc.. Tutti conoscono questi simpatici gadget che ci vengono regalati in occasioni di fiere, esposizioni o visite in azienda. Chi non ha mai ricevuto una bella penna o un portachiavi con il logo dell’impresa di cui abbiamo visitato lo stand? Cosa si cela dietro l’oggetto? C’è un messaggio che l’azienda vuole comunicare? Spesso no. I regali o i gadget che una ditta elargisce sono solitamente comuni, mal pensati, anche se forse d’impatto visivo forte ed immediato, come una penna con una lampadina all’estremità, o un portachiavi contenente il gettone per il carrello del supermercato, utile sì, ma se a presentarcelo è un’industria, ci chiediamo l’attinenza dell’oggetto con il settore merceologico del’attività aziendale. Non per forza devono comunque essere legati, sia ben chiaro. Non sono “gadget”. Sono veicoli promozionali che se ben definiti e studiati portano un ritorno d’immagine e anche, in taluni casi, un ritorno sull’investimento. La PTO parte da un assunto chiave che considera l’oggetto come un veicolo promozionale per l’azienda, anche se è “solo” un regalo e anche sì, se è “solamente” una penna. Perché prima di arrivare alla penna con inciso il logo o lo slogan dell’impresa, è stata fatta un’analisi chiara e delineata degli scopi e di una strategia di ciò che si vuole ottenere con l’azione tramite la PTO. La PTO è definita quale veicolo promozionale che porta in sé la presenza di un messaggio indelebile, su un oggetto offerto in modo gratuito, indirizzato ad un target che non deve soddisfare nessuna condizione preliminare. Non vengono dunque fatti studi di mercato sulla fascia di clientela a cui offrire l’oggetto. Da questa semplice definizione si desume che più il prodotto è di buona qualità e utilizzabile, più il target a cui si è regalato l’articolo lo userà e prolungherà sia “la vita” del messaggio pubblicitario, sia la sua diffusione in chi lo adopera. A questo punto converrete che è fondamentale una strategia ben valutata da parte dell’azienda nella scelta del supporto opportuno che potrà dare un risultato duraturo nel tempo e che soddisfi le caratteristiche sopra esposte. L’aspetto d’utilità dell’oggetto è fondamentale, come pure la percezione che chi lo riceve ha di questo articolo. È possibile anche selezionare diverse fasce di clienti e pensare ad un presente per ognuno di loro. Ad esempio per Natale un pensiero per i clienti più affezionati distinto tra uomini e donne: un piccolo set di lusso con il necessario per la manicure e una eau de toilette differenziata per lui o lei, della nota marca francese Galimard, oppure un cofanetto con una penna importante, magari stilografica, della marca Pierre Cardin, con inciso il nome della persona che riceverà il pensiero.

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PORTA DOCUMENTI MARIGNY DI PIERRE CARDIN: versatile e di sicuro impatto

PENNA A SFERA / CHIAVE USB TOSCANA: un lusso a portata di penna

COFANETTO: contente un profumo e una penna a sfera, della prestigiosa marca Galimard


Infometa SA, affermata azienda ticinese di comunicazione e grafica, ha lanciato il servizio PTO per i propri clienti. Il Direttore Ivan Bacchi consiglia personalmente le ditte che si rivolgono ad Infometa per la scelta dell’oggetto da acquistare per la PTO, e lo fa attraverso un’analisi del cliente verificando gli obiettivi che si vogliono ottenere, la mission dell’azienda, la sua essenza: perché comunica? Verso chi? Con che scopo? Cosa vuole raggiungere? Una volta data una risposta a questi quesiti, si delinea una strategia che permetterà di scegliere un prodotto e di portare a compimento l’azione promozionale. Infometa lavora con una grande azienda ubicata in Francia, che ha anche un ufficio in Ticino, e presenta un vastissimo catalogo, sia cartaceo che online, raggiungibile all’indirizzo www.infometa-pto. com. Vi si possono trovare le ultimissime novità, e prodotti suddivisi in categorie: scrittura con penne, portamine, evidenziatori; portachiavi; magnetici; prodotti relativi alla bellezza, benessere e

Alcuni esempi di PTO riusciti: - una società di noleggio di automobili offrì ai propri clienti provenienti dall’America un adattatore di corrente per l’Europa con il logo impresso, permettendogli di utilizzare i propri strumenti elettronici (il rasoio, il caricatore dei cellulare, dell’iPod, iPad, di un computer portatile, ecc.) anche su territorio europeo; - un’autofficina fece una promozione davanti ad un supermercato regalando ai clienti una borsa di stoffa con impresso logo e slogan della società, e un piccolo portachiavi con il gettone per il carrello della spesa. Oltre che essere apprezzati per l’immediatezza d’uso (il gettone per il carrello invece della moneta che spesso manca nel nostro portamonete e la borsa per la spesa per raccogliere quanto acquistato), il messaggio che veniva annunciato al momento dell’offerta del presente era che chi si fosse recato nella sede dell’autofficina avrebbe ricevuto un altro regalo; - un bar volle animare le proprie feste per creare un ambiente particolare. Servì i drink ai propri clienti con un bicchiere illuminato. Provate a pensare alla scenografia che si creò: cocktail colorati ed illuminati dalla luce dei bicchieri… Come? Esistono particolari bicchieri di plastica che contengono una candela elettronica, formata da 2 pezzi staccabili, nella base è posta la candela, la parte superiore, staccabile e lavabile funge da contenitore. Gli avventori del bar pagando un plus per il drink, si portarono a casa il bicchiere… Un brindisi luminoso, in un bicchiere personalizzato!

BLOCCO E PENNA A SFERA PLANET: per chi vuol essere “Amico del Pianeta” DRINK-A-LITE COCKTAIL: il bicchiere per animare i party

salute; oggetti utili per l’ufficio, il lavoro e le conferenze (agende, porta blocchi, cartelle, ecc.); pelletteria; orologi; prodotti per la casa e lo svago; oggetti per il viaggio; come pure gli articoli “di lusso” citati poc’anzi. Incuriositi? Avete voglia di sapere ad esempio che cosa contiene la “categoria” pelletteria? Chiamate Infometa allo + 41 91 966 28 38 per una consulenza personalizzata! La produzione e la personalizzazione degli oggetti avviene direttamente in Francia, gli eventuali dazi doganali per la spedizione sono assunti da Infometa SA. Il numero di prodotti è davvero vastissimo, così come le loro funzionalità. Esiste una particolare sezione dedicata alle aziende con una particolare sensibilità ecologica, potendo così scegliere degli articoli che si fregiano della dicitura “Amico del pianeta”, che utilizzano materiali come il legno o particolari materie derivanti da carta riciclata o dal mais, risultando biodegradabili. À côté vi è una sezione dedicata all’oggettistica più selezionata e “raffinata” con articoli di pregio appartenenti a marche quali Pierre Cardin o Galimard.

Le possibilità sono innumerevoli e permettono di instaurare un dialogo con chi riceve il regalo, possibilità senz’altro utile e da cogliere per poi intraprendere un discorso più approfondito sulle opportunità aziendali. Stupire con un regalo un cliente o un nuovo partner per poi intraprendere un dialogo ed avere più occasioni di fare affari. Per contattare Infometa e cominciare da subito ad offrire un regalo gradito che vi porti un ritorno d’immagine, potete visitare il sito www.infometa-pto.com. Infometa SA Sentiero Alpe Bolla 15, 6979 Bré sopra Lugano Tel. + 41 91 966 28 38, Fax + 41 91 966 28 39 info@infometa.ch www.infometa-pto.com

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Vita dei Soci di Lisa Pantini

Elettrodomestici Fornoni SA: la garanzia di un lavoro a regola d’arte Con una sede a Pregassona comprendente uffici amministrativi, show room, magazzino e laboratorio, la Elettrodomestici Fornoni SA si è da tempo affermata sul territorio cantonale

Lino e Laura Fornoni

Un’azienda ticinese orientata al cliente. Elettrodomestici Fornoni SA è una ditta fondata nel 2002 che da subito ha saputo coniugare l’intraprendenza imprenditoriale con uno spirito innovativo e propositivo. Laura e Lino Fornoni, titolari della società, oggi occupano circa una decina di dipendenti, tutti esperti nel ramo (riparatori elettrodomestici, elettricisti, frigoristi e falegnami), che garantiscono un servizio efficiente a tutti i clienti. La società lavora da tempo con numerose amministrazioni immobiliari per la cura e l’assistenza negli stabili locati, come pure con diversi privati. Elettrodimestici Fornoni si occupa nello specifico di vendita e assistenza post vendita di elettrodomestici di tutte le marche, impianti di climatizzazione, locazione per lavanderie e arredamento di mobili da cucina. Un settore apparentemente ordinario, che richiede però un “savoir-faire” e una conoscenza tecnica specifica, sia per le diverse marche e gli apparecchi con cui si opera, sia per il contesto del portafoglio clienti con cui si tratta. Entrare nelle case della gente, anche solo per la posa di un nuovo elettrodomestico, per una sostituzione o una riparazione non è mai semplice: ci si confronta quotidianamente con umori, situazioni delicate

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e peculiarità, esigenze diverse. È perciò importante saper affrontare le diverse situazioni al meglio, sia dal punto di vista tecnico che da quello “psicologico”. La società può contare su un team affiatato che è specialista nel proprio lavoro e sa sostenere tutte le sfide che gli vengono poste, con professionalità e competenza. Con un ventaglio di prodotti davvero ampio e variegato, l’obiettivo principale è quello di presentare al cliente le proposte migliori sul mercato, con prezzi competitivi, offrendo quale valore aggiunto un servizio altamente qualificato. Uno dei fattori che contribuiscono al successo dell’attività della ditta è il servizio orientato al cliente a 360°: non solo un’ampia scelta di prodotti, ma anche una consulenza accurata dal punto di vita tecnico e funzionale, un montaggio minuzioso, e la fornitura e posa, come pure la messa in opera dei prodotti su tutto il territorio cantonale, come pure in tutta la Svizzera. Si sa che quando si acquista un prodotto, soprattutto se riferito ad un bene di consumo come un elettrodomestico, – pensiamo ad un frigorifero, ad una lavastoviglie, ad un forno, ecc. – che comporta una certa spesa quale investimento iniziale e ci accompagnerà per un lungo percorso di vita insieme, è importante farlo con una certa consapevolezza: di quello che si sceglie, di ciò che si acquista, del valore dell’oggetto stesso. L’esperienza dell’acquisto in questo caso deve essere gratificante per il cliente, ed è per questo che la società si è dotata di un vasto showroom nel quale si possono ammirare e toccare con mano le ultime novità presenti sul mercato, come pure i prodotti classici nel comparto elettrodomestico. Ubicato in Via Cantonale 37 A a Pregassona, l’esposizione si estende su circa 200 mq. In un unico stabile sono situati uffici amministrativi, show room, magazzino e locali tecnici per le riparazioni. L’accesso alla sede della ditta è anche facilitato dall’ampio parcheggio a disposizione dei clienti, che arrivando in ditta trovano tutto sotto lo stesso tetto. Parlavamo dell’esposizione di elettrodomestici: un ambiente funzionale, una consulenza personalizzata, la disponibilità nel rispondere alle richieste del cliente. Le marche vendute sono le migliori sul mercato: V-ZUG, Fors/Liebherr, Electrolux, AEG, Schulthess, ecc.. Una garanzia per la qualità degli articoli, come pure per l’assistenza tecnica post vendita assicurata. Quali sono nel dettaglio le attività specifiche di un’azienda come questa? Sono molteplici e davvero variegate, eccole in breve: – Lavatrici, asciugatrici, monofamiliare, spazi comuni e industriali; – Sistema di pagamento, con carta utente o gettoneria – Stenditoi per lavanderia; – Deumidificatore e asciuga bucati; – Locazione lavanderia; – Apparecchi da incasso norma CH 55 e norma europea da 60;

– Apparecchi da incasso e a posa libera a gas ed elettrici; – Apparecchi a posa libera industriali; – Piccoli elettrodomestici; – Ferri da stiro, ecc.; – Barbecue elettrici ed a gas; - Climatizzatori, impianti fissi e mobili; - Idropulitrice; – Progettazione fornitura e posa mobili da cucina, casalinghi ed industriali; – Ritaglio piano di lavoro Inox con apposito apparecchio al laser e ritaglio granito, laminato per sostituzione piani cottura; – Riparazione piccoli apparecchi elettrodomestici; – Opere di falegnameria; – Direzione lavori, chiavi in mano per sostituzione mobili cucina incluso tutte le opere idrauliche, da piastrellista, muratura, elettriche, smontaggio, smaltimento ecc.; – Fornitura di contenitori per i rifiuti per stabili in acciaio inox e plastica; – Abbonamenti di servizio, con pezzi di ricambio, trasferta e mano d’opera. Elettrodomestici Fornoni SA Via Cantonale 37 A 6963 Pregassona Tel. +41 91 936 30 40 Fax +41 91 936 30 41, ufficio@fornoni.ch www.fornoni.ch Orari Lunedì a Giovedì 08.00 - 12.00 /13.30 - 17.30 Venerdì 08.00 - 12.00 / 13.30 - 17.00 Sabato chiuso o su appuntamento Show Room su appuntamento

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La comunicazione sui new media ed il successo degli eventi a 360° In una cornice suggestiva, ricca di atmosfera e peculiarità si è svolto sull’isola de La Maddalena in Sardegna lo scorso settembre il 4° MajuSardu, organizzato da LT3 Suisse. Direttori e dipendenti di alcune aziende ticinesi hanno potuto confrontarsi e partecipare ad interessanti workshop sulla comunicazione In un ambiente frizzante, sotto un sole di fine estate, un gruppo di lavoro composto da direttori ed addetti ai lavori nell’ambito della comunicazione, del marketing e degli eventi, è partito alla volta della Sardegna per partecipare ad un convegno organizzato dall’azienda chiassese LT3 Suisse Sagl, specializzata nella comunicazione e nell’organizzazione di eventi. Sono stati 3 i workshop che hanno impegnato i partecipanti sull’arco dei 2 giorni. Nel primo i partecipanti si sono chinati sull’argomento della comunicazione, degli eventi e dei new media. Guidati con grande entusiasmo e competenza. Il primo workshop ha messo in luce le nuove caratteristiche della comunicazione e la sua evoluzione nel tempo, dai primi spot pubblicitari degli anni ‘50 ad oggi, letteralmente “bombardati” e sommersi di messaggi… La comunicazione è andata da un approccio unidirezionale aprendosi al dialogo con il consumatore, fino a divenire, oggi, nell’era della globalizzazione, una comunicazione globale a 360 gradi, dove nella moltitudine di comunicazioni su brand a cui il consumatore deve prestare attenzione, egli stesso è chiamato a partecipare alla valutazione ed al successo di una marca. In seguito sono state sviluppate le tematiche legate alla gestione degli eventi in relazione ai nuovi media: è stato dimostrato come questi ultimi possano essere e divenire un’interessante ausilio per la comunicazione, per la raccolta di sondaggi/opinioni e per rendere interattivo l’evento stesso, con, ad esempio,

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le risposte a domande poste dal relatore in diretta; o come i nuovi tablet (iPad Apple, ma anche tablet Acer, Samsung, ecc.) possano essere strumenti per la formazione quale supporto che contenga dispense, foto, case studies, ecc. e attraverso il quale si possa anche comunicare. Nel secondo e nel terzo workshop i partecipanti hanno dovuto costruire dei casi reali per poi discuterli, mettendone in evidenza peculiarità, opportunità e difetti. Sono intervenuti Paola Solari, Managing Director LT3 Suisse; Marco Adriani, Communication Director & Strategics Consultant LT3 Suisse; Carla Visco Gilardi, Project Account LT3 Suisse; Roger Manche, Direttore di produzione LT3 Suisse; Paola Antonini, Fotografa LT3 Suisse; Maurizio Scappin, Scientific Director LT3 Suisse; e Andrea Genovese, Esperto di new media e formatore aziendale. Numerosi i momenti di convivialità che i partecipanti hanno potuto godere, per rilassarsi in un’isola tra le più belle del Mediterraneo, per relazionarsi ed intrattenere nuove relazioni d’affari. Tra i partecipanti dipendenti delle aziende Ginsana SA, Bracco Suisse SA, Associazione Bancaria Ticinese, Medacta International SA, Van Melle AG, Capifid SA, Ente Ospedaliero Cantonale e Camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dei servizi del Cantone Ticino; che hanno potuto godere dell’ospitalità de La Maddalena Hotel & Yacht Club.


Un successo insomma. Un evento che ha saputo innovare per la sua modalità, per la location non usuale, per la perfetta e puntuale organizzazione, per la simpatia delle persone e per le opportunità di relazionarsi che sono state concesse. Emozioni, apprendimento e confronto, un mix calibrato di esperienze in un’atmosfera unica e irripetibile. LT3 Suisse Sagl: la perfezione negli eventi Professionisti all’opera. Il team LT3 Suisse sa cosa fare e come operare per rendere l’organizzazione di un evento e di tutte le attività correlate alla sua gestione, un lavoro non oneroso dal punto di vista gestionale per l’impresa che a loro si affida.

Tecnici degli eventi, sì, e specialisti che analizzano con voi i punti chiave e si occupano di tutto, dalla A alla Z. E voi potete tornare a concentrarvi su quello che sapete fare meglio: il vostro lavoro. Professionalità, rigore, cura ed attenzione, certo, ma anche simpatia, allegria, divertimento e un pizzico di magia: ecco gli ingredienti con cui LT3 Suisse lavora; che sono le basi con cui comunica, in cui crede e su cui è fondata. LT3 Suisse nasce alla fine del 2009, quando si installa a Chiasso pronta ad operare sul territorio ticinese, con una grande esperienza alle spalle, derivata dall’azienda fondatrice, LT3 Incentive S.r.l., esistente in Italia dal 1996. Oggi indipendente dalla sua casa-madre, LT3 Suisse vuole supportare le aziende svizzere nell’organizzazione dei propri eventi: congressi e meeting in Svizzera e nel mondo, corsi di formazione CME, convention aziendali ed eventi speciali, eventi incentive, incontri Business to Business; ma non solo, l’attività spazia anche nella consulenza per la comunicazione e il marketing all’applicazione delle nuove tecnologie e dei nuovi strumenti multimediali. LT3 SUISSE SAGL Via Bossi 50, 6830 Chiasso Tel.+41 91 682 67 88, Fax +41 91 695 50 85 info@lt3suisse.ch Skype: paola.solarilt3 / carla.viscogilardilt3

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Vita dei Soci di Lisa Pantini

A bordo della MSC Fantasia con Gabbianoviaggi e la grinta dei Tigers Grande evento lo scorso 24 settembre a bordo della magnifica MSC Fantasia a Genova. Sì, avete letto bene, a bordo. Perché si da il caso che grazie a Gabbianoviaggi, MSC Crociere sia ufficialmente “sbarcata” in Ticino, quale sponsor della squadra di basket Lugano Tigers, che milita, con altre due ticinesi (Vacallo e Massagno), nel massimo campionato di pallacanestro svizzero MSC Crociere è sbarcata in Ticino, quale sponsor della mitica squadra Lugano Tigers, campioni svizzeri, che milita nel massimo campionato di basket in Svizzera. Grazie a Gabbianoviaggi Claudio Giuliani, Titolare è stato possibile creare queGabbianoviaggi, con Federico sto sodalizio. Ma andiamo con Maccotta, Resp. MSC Crociere ordine. In una bella giornata di fine settembre, un pullman di due piani con 60 passeggeri è partito da Lugano alla volta di Genova. Il mare, il porto. Ormeggiata una nave da crociera targata MSC Crociere: oltre 137 tonnellate di peso, 300 metri di lunghezza, un gigante del lusso nel blu. Obiettivo: la presentazione della squadra Lugano Tigers per la stagione 2011/2012, il tutto a bordo della nave. Un evento ufficiale originale, suggestivo per la singolarità della location scelta. La giornata è stata intensa ed ha visto una prima parte della mattinata con la presentazione di tutti i giocatori e dirigenti della squadra, nonché con i saluti di benvenuto ed i discorsi ufficiali di Claudio Giuliani, titolare dell’agenzia viaggi Gabbianoviaggi, sponsor dei Tigers e di Federico Maccotta, Responsabile MSC Crociere, nuovo sponsor dei Tigers. Inoltre hanno preso la parola anche Alessandro Cedraschi, Presidente della squadra Lugano Tigers, e Randoald Dessarzin, Allenatore. Sono stati presentati gli obiettivi per il prossimo futuro, che sono senz’altro molto ambiziosi, dati i brillanti risultati conseguiti nella passata stagione che ha visto la squadra brillare in tutte le gare, conquistando la Coppa di Lega, la Coppa di Svizzera e vincendo il campionato. I convenuti, amici, partner della squadra, i numerosi sponsor ed i giornalisti hanno poi potuto dialogare con i responsabili ponendo le loro domande. Un momento emozionante da sottolineare è stata la consegna all’Ufficiale della

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Da sinistra: F. Maccotta, Resp. MSC Crociere, R. Dessarzin, Allenatore Lugano Tigers, A. Cedraschi, Presidente Lugano Tigers e C. Giuliani, Titolare Gabbianoviaggi

MSC Fantasia della maglia dei Tigers firmata da tutti i giocatori che sarà esposta nel “Bar Sport” della nave. La giornata è continuata, dopo le foto di rito, con la visita della nave e con un pranzo offerto dalla compagnia di navigazione a bordo di MSC Fantasia. Ricordiamo che il principale sponsor dei Tigers è la società Helsinn Healthcare SA. Inoltre tra i numerosi altri sponsor vi sono, oltre ai già citati MSC Crociere e Gabbianoviaggi SA: AIL, Casinò Lugano, Città di Lugano, Ghielmimport SA, Montansthal SA, Studio A. Ciocca SA, Zurigo Assicurazioni, Aries Suisse, e molti altri (la lista completa è visibile su http://website. luganobasket.ch). MSC Crociere è un colosso tra le compagnie di navigazione. Con una flotta di 11


Foto: © Webjuice sagl – photolocatelli.ch

navi, ha iniziato nel 2003 con un grande piano di espansione, ed oggi si conferma essere una compagnia giovane e con grandi progetti. Le navi sono delle vere e proprie “città galleggianti”. MSC Fantasia, ad esempio, è un capolavoro dello stile italiano, tra alta tecnologia, eleganza, divertimento e benessere. Dispone di 27’000 mq di spazi pubblici tra centro benessere, ristoranti, piscine, bar, negozi, area bambini. È stata la prima nave a proporre un’area VIP: MSC Yacht Club con ampie suite, solarium, vasche idromassaggio, una piscina skydome con un soffitto trasparente e l’observation lounge zona di soggiorno riservata con bar, concierge e vista panoramica verso la prua della nave. Un’ area VIP esclusiva, infatti, ha tutti i dettagli di uno yacht elegante: radica di noce per le pareti, pannelli decorativi in pregiata alcantara. L’arredo è molto curato, elegante e raffinato e per la prima volta su una nave da crociera si può camminare su una superficie completamente in cristallo di Swarovski. Un connubio di eleganza, lusso e benessere. Il fautore del sodalizio tra Lugano Tigers e MSC Crociere è Claudio Giuliani, titolare dell’agenzia viaggi Gabbianoviaggi SA, attiva dal 1992 a Lugano in viale dei Faggi. Una realtà ben consolidata grazie all’intraprendenza, all’entusiasmo ed alla competenza del titolare, che propone ai clienti una vera e propria consulenza sulle vacanze, analizzando i desideri e le esigenze dei singoli, delle coppie o delle famiglie, e consigliando al meglio le strutture ricettive, i tour e i luoghi in

Il Capitano dei Tigers Derek Stockalper consegna, a ricordo dell’evento la divisa all’Ufficiale di MSC Fantasia

cui andare. Tutte le proposte vengono scelte con attenzione. Utile sottolineare che dato il carattere familiare e trasparente dell’agenzia viaggi, si garantisce una reperibilità 24 h/24 in caso di emergenze, problemi, e per qualsiasi evenienza. L’agenzia prenota per i propri clienti ogni tipo di vacanza (mare, montagna, crociera, tour - individuale o di gruppo -) in ogni parte del mondo, collaborando con i migliori Tour Operator, selezionati accuratamente in un ventennio di vita. Per maggiori informazioni: Gabbianoviaggi SA Viale dei Faggi 10, 6900 Lugano/Cassarate Tel. +41 41 91 970 17 18 Fax +41 971 54 18 info@gabbianoviaggi.ch www.gabbianoviaggi.ch Orari d’apertura: da lunedì a venerdì 9.30-12.30 / 14.30-18.30 Sabato: 9.00-12.00 Si riceve su appuntamento Reperibilità 24h/24

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Vita dei Soci

VOLARE DA LUGANO Le nuove sfide dello scalo ticinese

Un momento della conferenza stampa del 7 novembre scorso

Volo da Lugano.

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Come già anticipatovi nel numero di settembre, Skywork Airlines ha dei progetti importanti per l’Aeroporto di Lugano-Agno, ne sono prova i recenti sviluppi frutto dell’interesse della compagnia bernese per lo scalo ticinese ed il suo mercato di riferimento. Infatti, durante la conferenza stampa svoltasi lo scorso mese al Palazzo dei Congressi di Lugano, la compagnia ha ribadito la propria intenzione di ampliare il ventaglio di offerte per la stagione estiva 2012 includendo, oltre al collegamento diretto con Berna, una serie di rotte estive dirette da Lugano per Elba, Figari, Nizza, Spalato e Rijeka. SkyWork Airlines prevede di offrire da Lugano due voli diretti settimanali verso queste località che offrono ai viaggiatori una combinazione ideale di storia, arte, cultura e ottime infrastrutture turistiche. Tra l’Isola d’Elba, meta privilegiata dai Ticinesi per le vacanze estive, l’affascinante Corsica e lo charme della Costa Azzurra, non resta che l’imbarazzo della scelta. E per la prima volta nella storia di Lugano Airport, vi saranno dei collegamenti diretti con la Croazia, meta emergente nel panorama del turismo balneare. Le nuove rotte saranno prenotabili direttamente sul sito www.skywork.ch a partire dai primi mesi 2012. Scopo della conferenza stampa, cui hanno partecipato diversi rappresentanti delle istituzioni, era di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità da parte di Città, Cantone e Confederazione di intervenire a sostegno della rotta su Berna. Tutti i presenti hanno confermato il loro appoggio, come Marco Solari, Direttore di Ticino Turismo, che ha sottolineato la necessità di “fatti e non parole” e Filippo Lombardi, presidente dell’ASPASI, che ha affermato: “se c’è un aeroporto regionale svizzero che ha veramente bisogno di questi aiuti è proprio quello di Agno”. Anche Marco Borradori, Direttore del Dipartimento del Territorio, ha enfatizzato l’importanza della tratta, coperta in passato da Crossair, Swiss e Darwin Airline, ricordando che: “la coraggiosa iniziativa va accolta e promossa, poiché permetterà alla regione di ripristinare un collegamento che nessun’altra forma di mobilità terrestre è in grado di offrire”. Efficienza, Accessibilità La capitale federale ed il Ticinoe sarebbero Comfort collegati con voli giornalieri ed offrirebberoLaimportanti connessioni mobilità sta cambiando: verso le maggiori città europee. Oltre all’evidente inwww.luganoairport.ch cremento dei passeggeri, le nuove rotte rappresentano un potenziale per tutto l’indotto economico C O N T E M Psignificativo ORARY MOBILITY cantonale, come afferma il Dott. Alessandro Sozzi, CEO di Lugano Airport: «Quando vengono create nuove rotte e si collegano delle località così interessanti tra loro

Volo da Lugano.

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Efficienza, Accessibilità e Comfort La mobilità sta cambiando: www.luganoairport.ch CONTEMPORARY MOBILITY

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R AORBYI LM C O N T ECMOPNOTRE AMRPYO M I TOYB I L I T Y

arrivano sempre forti benefici economici per le regioni. Inoltre è dimostrato che si creeranno vari posti di lavoro sia direttamente che indirettamente, e che quindi l’impatto sul territorio sarà senza dubbio molto importante». Il CEO sostiene inoltre che SkyWork “ha scelto Lugano per sviluppare nuovi collegamenti poiché fortemente convinti che il bacino d’utenza dell’aeroporto di Lugano-Agno risponderà con entusiasmo e soddisfazione a questo investimento”.

Lugano Airport: sempre attento alle esigenze dei suoi clienti

L’autunno è stato denso di attività per lo scalo luganese: lo scorso ottobre è stato dato il via al rebranding dell’Aeroporto di Lugano-Agno che, a coronamento delle novità degli ultimi mesi, si rinnova proponendo un’immagine in sintonia con il proprio target e i valori che contraddistinguono un “city airport”. La rapidità, l’efficienza e l’accessibilità, caratteristiche tipiche dello scalo luganese, sono ora rappresentate da un logo immediato e di facile riconoscimento. I nuovi colori, rosso e blu, sono un cenno importante al territorio in cui l’aeroporto risiede e per il quale mira a essere in futuro sempre più un accesso di principale importanza. In questo ruolo di potenziale biglietto da visita per il viaggiatore che arriva in Ticino, sia per business che per leisure, la Direzione di Lugano Airport SA ha ritenuto necessario creare un’immagine adeguata alle aspetta-

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tive del passeggero odierno, ricercata e nel contempo funzionale. “La necessità di «rinfrescare» la nostra immagine è nata di pari passo con l’esigenza di proporre ai passeggeri e ai nostri clienti un’informativa sempre aggiornata”. spiega Alessandro Sozzi, Direttore dell’Aeroporto. “Un’attenta analisi del nostro bacino d’utenza insieme al confronto con le attività di marketing intraprese dagli altri aeroporti a livello europeo, ha rivelato la necessità di comunicare con i nostri clienti sia a livello pratico che emotivo. L’aeroporto è parte integrante dell’esperienza del viaggio che in questa era informatica e di mobile check-in, inizia sempre più spesso da un cellulare o da un portatile. In quest’ottica abbiamo ritenuto vitale proporre un nuovo portale Internet in grado di fornire tutte le informazioni in tempo reale in modo da rendere più fluida l’esperienza del passeggero. A breve saremo anche in grado di offrire un’applicazione per smartphone, strumento indispensabile per la mobilità contemporanea”. Il lancio del nuovo sito e del logo è stato ed è accompagnato da una campagna pubblicitaria che riprende i valori che stanno a cuore all’aeroporto di Lugano e che lo contraddistinguono dagli altri scali. Lugano Airport SA Via Aeroporto 6982 Agno info@luganoairport.ch

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Vita dei Soci di Lorenza Bernasconi, Marketing Manager Gruppo Sicurezza SA

LIBERI DI SENTIRSI SICURI

Lorenza Bernasconi

chiusa e i proprietari si concedono il tanto meritato periodo Eccoci alla fine del nostro anno trascorso insieme nello di evasione. sconfinato mondo della sicurezza. Questo mondo non fiAl rientro dall’estate abbiamo presentato una soluzione di nisce qui, si rinnova costantemente soddisfacendo nuove sicurezza ad Alto Valore Tecnologico: la Videosorveglianza. esigenze in relazione all’evoluzione della tecnologia. Sistema preventivo di sicurezza che sta vivendo una forte Vorrei ricordarvi alcuni capisaldi della sicurezza trattati nei espansione, diffondendosi a tutti i livelli con soluzioni adatte mesi scorsi. a ogni esigenza. È molto presente negli spazi pubblici grazie Rammentate l’intramontabile Sistema di Antintrusione per a una crescente richiesta di Sicurezza e di Libertà. Vi ababitazioni, uffici, ... denominato Protezione Attiva, la sicubiamo presentato le nostre maggiori realizzazioni effettuate rezza che si ama, ancora più semplice che chiudere una nel corso di questi anni sia a livello locale sia a livello interporta a chiave, ma garante di una tranquillità e serenità nazionale, per farvi sentire liberi di vedere oltre. senza eguali, perché alla vostra completa sicurezza ci pensa Tramite il Controllo dei Movimenti si ottiene la Libertà di Acil Canguro, che Attiva un’organizzazione professionale, dicesso: ultimo tema trattato nel vasto mondo della sicurezza, screta e costantemente vigile pronta ad intervenire secondo ovverosia il Controllo degli Accessi. Le esigenze aziendali le modalità concordate. sono così soddisfatte corretta circolazione del persoSatel Eye ci ha permesso diGruppo penetrare il vasto mondo dei Sicurezza SA • via Cantonale 20 • CH e– una 6942 Savosa • info@grupposicurezza.ch nale in tutta sicurezza è garantita, permettendo simultaneservizi di Centrale Operativa 24h/24h. Un esclusivo sistema amente di gestire in modo automatizzato il computo delle di videosorveglianza che garantisce la sicurezza del persoore lavorate, delle vacanze, delle ore straordinarie e delle nale e della clientela all’interno di uno spazio commerciaassenze in generale, semplicemente da un’unica piattaforle, gioielleria, distributore di benzina o ambiente bancario. ma gestita dalla rete aziendale. Satel Eye consente, a chi sta lavorando, di trasmettere un Lo scorso mese, in occasione del Vernissage Antartide 2010 videoallarme silenzioso alla centrale operativa 24h/24h non presso la nostra nuova sede, vi abbiamo resi partecipi del appena sorge l’ombra di un sospetto. Attivato l’allarme, tragrande successo registrato durante l’evento, a testimonianza mite il sistema di videosorveglianza, la Centrale verifica e che la nostra realtà e presenza sul territorio da oltre 30 anni, sorveglia la situazione in tempo reale. In caso di rapina, la desta interesse e soprattutto fiducia nei confronti dei noPolizia è allertata per fare in modo che l’intervento sul posto stri Partners e Clienti. Una filosofia aziendale orientata alla sia rapido, efficace e mirato. ricerca della perfezione, una struttura snella, una costante Con Personal Sentinel abbiamo varcato il vasto mondo della formazione per tutti i collaboratori, la volontà di sorprendelocalizzazione satellitare per la protezione personale senza re i nostri interlocutori con soluzioni moderne e flessibili, confini. Questo strumento - altamente tecnologico - aiuta hanno fatto in modo che Gruppo Sicurezza si pone oggi con certamente a sentirci più sicuri nell’attuale società moderun assetto societario decisamente ampliato; la famiglia si na, contraddistinta da dinamismo e movimento. Dispositivo è ingrandita nel 2000 con l’acquisizione della sorella Satel sempre connesso, di dimensioni ridottissime, funzionante Control e nel 2008 con il fratello Gruppo Sicurezza Servizi. su scala mondiale, consente la tracciabilità istantanea della Mai come ora la piramide che ci accomuna, suddivisa dai tre persona che lo porta con sé. Personal Sentinel è l’esempio colori corrispondenti alle tre società, ma unita da un unico di un’elevata tecnologia che può essere applicata e messa e indissociabile simbolo, è più che mai forte, completa e al servizio di esigenze e necessità più svariate dell’essere generatrice di Sicurezza Senza Compromessi. umano, del professionista, dello sportivo, dell’esperto di sicurezza, del bambino, in modo intuitivo, efficace e anche Con questo auspicio siamo al vostro fianco, ogni giorno, ludico. nel vasto e intrigante mondo della sicurezza, infondendovi Ovunque ci sia Sicurezza, ci sono anche i Servizi di Sicurezla certezza che Sicurezza è sopra ogni altra cosa Libertà. za, servizi selezionati, personalizzati e modulati in funzione delle esigenze. Il Cliente può scegliere tra servizi di Pronto Gruppo Sicurezza holding SA Intervento in caso di allarme, 24h/24h con agenti specificaGruppo Sicurezza – Satel Control – Gruppo Sicurezza Servizi tamente addestrati per agire in situazione di elevato stress Via Cantonale 20 e pericolo, servizi di Protezione Persone, formazioni speci6942 Savosa fiche nel settore, servizi di Trasporto Valori, servizi di sicuTel. +41 91 935 90 50 rezza nei settori bancari, industriali, fiduciari e farmaceutici. Fax +41 91 935 90 59 Abbiamo illustrato servizi alternativi quali Home-sitting, www.grupposicurezza.ch Ronde di Controllo, Interventi su allarme, … usufruibili unicamente durante il periodo delle vacanze, quando la casa è

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Vita dei Soci di Simona Mazzuchelli, Senior Consultant Luisoni Consulenze SA

L’importanza dell’ottimismo e dell’autostima

Simona Mazzuchelli

Sui vari annunci di ricerca di personale si può notare come le qualità e le caratteristiche peculiari che maggiormente vengono richiesti da parte dei datori di lavoro, siano la flessibilità, l’autonomia, il senso di responsabilità, lo spirito di collaborazione, ecc.. Esistono però altri requisiti, forse non tanto evidenti ma sicuramente altrettanto utili per avere successo in ambito professionale: la fiducia in se stessi e una naturale attitudine positiva. Una sana autostima e una buona dose di ottimismo, sono elementi importanti nella vita di ognuno di noi sia nel privato che nel lavoro. Ci aiutano nei rapporti con i colleghi, ci fanno sentire autonomi e sicuri nella nostra professione, in sintonia con l’ambiente circostante, permettendoci di affrontare le difficoltà senza abbatterci e di reagire in caso di necessità. L’autostima è la considerazione che un individuo ha di se stesso, ma non solo, è il prodotto di due fattori fondamentali: la percezione che abbiamo di noi stessi e l’immagine del nostro sé ideale. Più il divario è grande, tanto più basso è il nostro livello di autostima. Secondo gli studiosi l’autostima ha radici genetiche, quindi siamo più o meno predisposti ad avere fiducia in noi stessi. Con il passare del tempo l’autostima va coltivata e gli elementi che la influenzano sono l’amore e l’accettazione che abbiamo ricevuto da parte dei nostri genitori nei primi anni di vita, l’educazione e il contesto sociale, i successi e i fallimenti personali.

Perché è importante avere fiducia in sé stessi in ambito professionale?

Si tratta di un bisogno fondamentale perché ci aiuta a crescere, a superare gli ostacoli ad accettarci come individui unici in grado di affrontare con positività le varie circostanze. Ci spinge a confrontarci con idee e concetti nuovi, rafforzando l’impegno per raggiungere gli obiettivi. In campo lavorativo una persona dotata di autostima prima di intraprendere una nuova sfida o affrontare un cambiamento parte con un certo ottimismo, influenzando il resto del team con il suo atteggiamento, spronando e incoraggiando i colleghi. Mentre la persona con scarsa autostima si sente ansiosa e preoccupata, vede la sconfitta a priori e si raffigura già il momento in cui dovrà fare i conti con l’ennesimo fallimento. Ha paura di essere giudicata dagli altri, si sente condizionata dalla loro opinione e ogni piccolo errore incide sulla sua fiducia, indebolendola. Dovremmo scrollarci di dosso il bisogno ossessivo di far dipendere il senso del nostro valore dall’approvazione degli altri, mantenendo il controllo e facendo leva sulla nostra soddisfazione per aver agito e tentato, indipendentemente dai risultati. Conserveremo la capacità di agire e orientare l’azione verso i traguardi voluti. Se entriamo in un vortice di negatività e pessimismo, arriveremo a sentirci inadeguati, sempre sotto pressione, impedendo a noi stessi di svolgere al meglio la nostra attività.

Le persone munite di un’elevata fiducia nei propri mezzi non sono necessariamente più dotate, quello che le distingue sono le loro reazioni ai successi e ai fallimenti, il loro atteggiamento di fronte alle prove della vita. Chi ha una bassa autostima dovrebbe imparare a ridimensionare il peso degli insuccessi, non considerarli in maniera assoluta, ricordando i punti forti, perdonandosi se talvolta non si centra il bersaglio. L’importante è la convinzione d’avercela messa tutta: abbiamo lavorato sodo, abbiamo cercato di dare il meglio, imparando ad accettare una serie di fallimenti, senza mollare però, la perseveranza è fondamentale. Martin Seligman, Docente di psicologia all’University of Pennsylvania a Filadelfia (USA) e fondatore della psicologia positiva sostiene che, riferendosi in particolare ai più giovani, la società non ha bisogno unicamente di individui incoraggiati a stimarsi qualsiasi cosa facciano, ma di individui autonomi che sanno come interagire bene con il mondo. In base ai suoi studi la fiducia nelle proprie capacità si conquista raggiungendo ogni successo con fatica e impegno, fare fiasco è necessario perché superare ostacoli troppo bassi per noi, non fa aumentare la fiducia nelle nostre vere capacità. La persistenza e un approccio ottimista ci fanno accettare una serie di fallimenti prima di arrivare al nostro obiettivo. Nathaniel Branden, Psicologo americano e fondatore del movimento per l’autostima, definisce invece quali sono i pilastri essenziali dell’autostima: vivere consapevolmente, ossia attenersi ai fatti dando la giusta importanza alle situazioni, accettare se stessi, assumersi le proprie responsabilità, essere veri e autentici nei rapporti con gli altri, identificare gli obiettivi ed essere coerenti con i propri valori. Attenzione però a non eccedere: se da un lato possedere autostima ci rende più sicuri e più felici, una “super-autostima” può portare a effetti deleteri. Chi ne soffre rischia di diventare un narcisista, un pallone gonfiato, finendo col sentirsi “invincibile” e ritenendo di fare sempre la cosa giusta. Un sé ipertrofico, ovvero iper-sviluppato, fa perdere il senso del proprio agire e rende incapaci di analizzare la situazione in modo oggettivo, rischiando di non vedere alternative di comportamento diverse da quelle prese in considerazione. Come spesso accade, la verità sta nel mezzo, una sana autostima ci rende capaci di percepire noi stessi e il mondo esterno in modo realistico, positivo, rivelando i punti forti e quelli deboli. Chi ha una buona autostima riconosce i propri limiti e se necessario chiede aiuto senza timore. Sa rialzarsi dopo un fallimento, impara dagli errori del passato con la convinzione che supererà il momento critico. Concludendo possiamo affermare che un’adeguata fiducia nei propri mezzi e una buona dose di ottimismo, costituiscono un toccasana per la nostra salute fisica e psichica. Questo “stile esplicativo” si può imparare, convincendoci che è possibile modificare le cose a nostro favore.

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Electronic Studio 84 SA rinnova la collaborazione con il Festival del film Locarno per l’edizione 2012

Dal 1° all’11 agosto 2012 si svolgerà la 65esima edizione del Festival del film Locarno. Manifestazione che ha saputo conquistarsi un posto di spicco sulla scena internazionale del cinema diventando un appuntamento imperdibile per pubblico e specialisti. Innovazione e tradizione si fondono nella bellissima cornice della città di Locarno offrendo ogni anno un programma di altissima qualità. L’organizzazione del Festival del film Locarno ha confermato per l’edizione 2012 la collaborazione con l’azienda ticinese Electronic Studio 84 SA in qualità di Official Technical Partner. Presente sul mercato da più di 25 anni, l’azienda di Camorino è specializzata nella comunicazione multimediale e collabora in modo attivo con la direzione tecnica e logistica del Festival del film Locarno, nella continua ricerca e sviluppo di nuove tecnologie nel settore audiovisivo. Oltre all’istallazio-

ne e gestione degli equipaggiamenti standard, (proiezione sale, lettori video digitali, proiezione Full HD in Piazza Grande, ecc.), nell’edizione 2012 la paletta dei servizi Electronic Studio 84 SA sarà ulteriormente ampliata nel settore Digital Cinema. Per ulteriori informazioni: Electronic Studio 84 SA Antonio Silvestro Tel. +41 91 850 10 60 info@electronicstudio.ch

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Zetel naviga da vent’anni Incontriamo Pierangelo Lancianesi Amministratore e Direttore della Zetel SA di Paradiso in occasione dell’anniversario dei 20 anni della società

Pierangelo Lancianesi

“Non amo definire questo come un traguardo, sarebbe come prefigurare un punto di arrivo senza seguito invece un anniversario è una festa, un momento per rivedere ciò che è stato, ringraziare chi ci ha permesso di arrivare sin qui ma anche un momento per guardare avanti ai prossimi nuovi vent’anni. Se volessi immaginarmi il percorso di questa nostra società penserei ad un veliero che affronta un lungo viaggio con a bordo il suo equipaggio e il ventennale come uno dei porti di transito: si arriva, si scarica, si sbarca, si reimbarca e si salpa con nuovo vigore con nuove idee per un futuro ricco di soddisfazioni”. I quattro lustri trascorsi possono facilmente essere associati a quattro ere nel settore delle telecomunicazioni. Aperta poco dopo la prima fase della liberalizzazione del mercato nel 1991, la Zetel si è profilata come azienda che ha scelto di offrire servizi e prodotti in un settore specifico, la comunicazione data o Data Communication come si chiamava allora e focalizzando le sue attività nel settore terziario e finanziario principalmente svizzere e/o con sede in Ticino. Il secondo lustro è stato caratterizzato dalla System Integration ossia la risposta all’esigenza di far interagire i sistemi tra loro. Con la crescita della distribuzione dei sistemi e della necessità di interagire tra loro condividendo i propri dati e non da ultimo consentire a tutti i PC di interagire con i dati distribuiti su diversi server e con sistemi operativi diversi tra loro. La sicurezza della comunicazione ha caratterizzato il terzo lustro con l’accresciuta presenza di Internet e dei suoi potenziali pericoli. La sicurezza perimetrale non è più solo quella fisica degli stabili ma quella informatica e deve essere organizzata per tutelare il perimetro informatico dell’azienda. La convergenza caratterizza gli ultimi anni e guarda al futuro della fibra ottica nel Last Mile secondo un concetto FTTx (Fiber to the Home, the Corb, the Building, ecc). “Ci apprestiamo ad avere a breve una terminazione in fibra ottica dalla quale spillare la TV, il telefono e il collegamento Internet. «Europa 2020» pone un obiettivo quantitativo auspicando collegamenti Internet ad almeno 30Mbps in ogni abitazione. Ho qualche dubbio che l’Europa possa concretizzare questo obiettivo ma sono fiducioso che in Svizzera, ritenuta la riconosciuta propensione al raggiungimento degli obiettivi, è ragionevole pensare possa essere un traguardo alla portata e la Zetel ha interesse a profilarsi in questo settore con offerte specifiche alle aziende. Giunto al porto del ventennale, fatti i debiti rifornimenti, è doveroso ringraziare chi ha condiviso questo percorso, tutto il personale e tutti i clienti. Alcuni tra loro sono scesi nel tragitto e alcuni sono saliti durante ma tutti con poco o tanto hanno contribuito alla nostra navigazione e a tutti in egual misura va il nostro ringraziamento”. Ma cosa riserva il futuro alla Zetel? “Un futuro di nuove sfide, nuovi progetti e sopratutto nuove idee con progetti di Wireless Pubblico e di Business Integration unitamente a progetti di FTTH in aree urbane o extraurbane e il coinvolgimento nella gestione di reti geografiche di servizi multimediali. Da tempo gli enti pubblici hanno rilevato il desiderio

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di dotare le aree pubbliche di infrastrutture wireless, molte le interpellanze e le mozioni presentate nei consigli comunali e non solo. Molte di queste si sono scontrate con i costi molto elevati di investimento e i problemi conseguenti alla gestione delle stesse. Zetel ha la soluzione e propone una soluzione di Wireless Pubblico gestito a costi ragionevoli e accessibili a tutti i comuni di qualunque dimensione. Il comune che sceglie la soluzione Wireless di Zetel non deve occuparsi di nulla. La splash page consente al comune di valorizzare i servizi comunali, i trasporti, il turismo, la aziende locali. Tutti gli utenti, stranieri e indigeni, possono navigare gratuitamente richiedendo un utente e una password”. Per conto di un’azienda confederata Zetel partecipa alla gestione di servizi di una rete nazionale di servizi multimediali con migliaia i clienti residenziali e business. Attraverso questa rete vengono veicolati oltre 300 canali televisivi, Servizi Internet e telefonia VoIP/SIP geolocalizzati. “I vent’anni, come detto, sono anche l’occasione per i ringraziamenti e lo scorso 5 novembre abbiamo invitato, raccolto e festeggiato con i nostri attuali e ex collaboratori in un locale al porto di Lugano richiamando quel simbolico attracco temporaneo in attesa di un nuovo percorso e nuovi traguardi. Non è stato facile associare a tutti i nominativi il loro attuale indirizzo ma con l’aiuto dell’IAS e degli uffici di controllo abitanti comunali, che ringraziamo per la collaborazione, questo nostro desiderio di condividere con tutti i collaboratori la ricorrenza si è avverato ed ha rappresentato un momento di grande emozione”. In un doveroso ricambio generazionale nel prossimo futuro Pierangelo Lancianesi introdurrà gradualmente un giovane che negli ultimi anni ha dimostrato un particolare attaccamento all’azienda e capacità di conduzione. “Stefano Villani dopo un breve periodo introduttivo assumerà la direzione di Zetel Lugano e sin d’ora mi sento di augurare a lui e a tutti i collaboratori un futuro ricco di successi”. Pierangelo Lancianesi assume la direzione di Ticino Fibre Networks, società che progetta e realizza reti a fibre ottiche e progetti FTTH in collaborazione con Aziende Elettriche, Aziende Municipalizzate e Comuni. Frase tratta da un libricino che alcuni ex collaboratori hanno regalato in occasione del festeggiamento della ricorrenza dei vent’anni lo scorso 5 novembre: “il segreto del successo è accogliere come OPPORTUNITÀ tutti gli ostacoli che devi affrontare” “È ora di salpare, issare le vele per una nuova destinazione, un nuovo attracco, nuove sfide ... la Zetel rinnovata e ringiovanita è pronta a veleggiare sia in zone di alta pressione e di bel tempo come pure nelle zone turbolente di bassa pressione. Buon vento!” “Un doveroso ringraziamento va a mia moglie Paola sempre partecipe, sempre positiva in tutti i momenti di questo periodo di successi costellato da qualche momento difficile”.


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PREMIO RENATO ANTONINI e RICONOSCIMENTO GIORGIO GALGIANI Il Centro di Formazione Professionale della Società Svizzera Impresari Costruttori sezione Ticino ha festeggiato lo scorso ottobre i neo diplomati muratori che hanno superato gli esami federali di muratore nella sessione 2011

Martedì 11 ottobre 2011 nel tardo pomeriggio presso il Centro di Formazione professionale della Società svizzera impresari costruttori a Gordola, alla presenza di oltre 150 persone, si è svolta la tradizionale Cerimonia di premiazione dei tre migliori apprendisti muratori diplomatisi nella sessione d’esame di fine Tirocinio dello scorso mese di giugno, sessione che ha permesso a 49 giovani apprendisti di ottenere l’Attestato Federale di Capacità di muratore qualificato. Alla cerimonia, giunta ormai alla 20° edizione, ha presenziato il Direttore della Divisione Formazione Professionale Ing. Paolo Colombo. A fianco del tradizionale Premio Renato Antonini anche quest’anno si è proceduto alla consegna del Riconoscimento Giorgio Galgiani all’apprendista che durante i Le patrocinatrici, i dirigenti della SSIC TI e della Divisione della formazione professionale corsi di formazione professionali pracon i 4 apprendisti muratori premiati. Da sin.: Marco Botta, Davide Meroni, Roman Marchi e tici svolti negli anni di tirocinio presso Patrick Scheker il CFP ha dimostrato i migliori risultato ed il miglior impegno. Durante la cerimonia, dopo un breve saluto il Direttonatura concreta e valorizzante di competenze manuali ad re del CFP Arch. Paolo Ortelli ha omaggiato Il Responampio raggio. sabile della formazione di base Giorgio Rezzonico che I muratori diplomati premiati quest’anno per il Premio ha lasciato il CFP per pensionamento dopo 33 anni di Renato Antonini sono nell’ordine: dedizione alla formazione dei giovani muratori. Oratori - 1° premio: Meroni Davide (media esami finali del 5.1 intervenuti nell’ordine: Ing. Mauro Galli, Capo Dicastero pratica 4.6 - conoscenze professionali 5.5), formatosi del Centro Formazione Professionale di Gordola; Lorenza presso l’impresa Casada SA, di Malvaglia Santaniello Antonini, Patrocinatrice del “Premio Renato - 2° premio: Marchi Roman (media esami finali del 5.1 Antonini”; Lucia Galgiani Giovanelli, Patrocinatrice del pratica 4.6 - conoscenze professionali 5.4), formatosi “Premio Giorgio Galgiani”; Ing. Paolo Colombo, Direttopresso l’impresa Desig SA, di Castro re Divisione Formazione Professionale Canton Ticino. Gli - 3° premio: Botta Marco Sergio (media esami finali del interventi dei vari ospiti, tra cui quello molto apprezzato 5.0 - pratica 4.7 - conoscenze professionale 5.3), del Direttore della DFP Ing. Paolo Colombo, non hanno formatosi presso l’impresa Beloedil SA, di Melide mancato di ribadire l’importanza ed il valore profondo, non solo della formazione dei giovani muratori, ma anche Il premio Giorgio Galgiani, per il miglior risultato ottenuto di una professione e di un intero settore economico ricco durante i corsi interaziendali presso il CFP, è stato assegnadi opportunità ed in grado di valorizzare quegli aspetti noto a: Scheker Patrick (media corsi interaziendali del 4.9), bilitanti e di gratificazione personale, espressi dalla sua formatosi presso l’impresa F.lli Pasta SA, di Monte Carasso.

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Essere padroni di sé stessi I consigli della Mobiliare. L’agenzia generale Marco Ferrari di Lugano informa

Marco Conti, 35 anni, vuole mettersi in proprio e fondare una ditta d’informatica. È convinto di poter apportare diverse prestazioni ai suoi clienti delle PMI, con la sua esperienza ed il suo know-how. Per la sua impresa sono necessarie anche le giuste assicurazioni.

All’inizio bisogna analizzare e progettare

Chi vuole avere successo come imprenditore, deve pianificare bene la via verso il lavoro indipendente. Alcuni temi importanti sono l’ambiente privato, l’idea commerciale, il mercato, la situazione concorrenziale, la forma giuridica, il finanziamento e l’infrastruttura – anche alle assicurazioni bisogna fare attenzione.

Chi ha una propria impresa si assume delle responsabilità

• per casi legali: assicurazione di protezione giuridica; • per la sicurezza dei collaboratori: assicurazioni collettive di malattia e infortunio; • per un futuro sicuro: previdenza professionale del pilastro 2° e privata del 3° pilastro.

Informazioni importanti: • E-Starter – il portale internet per le PMI: www. estarter.ch • Istituto per giovani imprenditori: www.ifj.ch • Opuscolo “Sta per tentare il gran passo verso l’indipendenza – una piccola guida per giovani imprenditori”, da richiedere a lugano@mobi.ch

Ogni imprenditore si assume delle responsabilità, nei confronti di collaboratori e clienti, nei confronti di banche, finanziatori e fornitori, nei confronti del pubblico – e dell’ambiente. Per poter sempre far fronte a questi obblighi è necessaria una copertura assicurativa adeguata.

Questo tema vi interessa? I nostri esperti aiutano gli imprenditori a proteggersi!

Il successo non è scontato: diversi fattori interni ed esterni possono pregiudicarlo.

La Mobiliare è la prima società privata d’assicurazioni svizzera. Fondata nel 1826 sul principio cooperativo, la clientela partecipa al successo dell’impresa e gode periodicamente di pagamenti dal fondo eccedenze. La Mobiliare è un solido assicuratore generale attivo sia in ambito individuale che aziendale, con una vasta gamma di assicurazioni per stabili, economie domestiche, responsabilità civile, veicoli a motore, malattia, infortunio, previdenza privata, ecc..

L’offerta delle assicurazioni

Le coperture assicurative più importanti per gli imprenditori sono le seguenti: • protezione contro le conseguenze di un incendio, i danni della natura, le acque, il furto: assicurazione stabile e d’impresa; • protezione per perdita d’esercizio e di guadagno: assicurazione d’impresa; • per i veicoli: eventualmente con la variante flotta; • per le macchine e gli apparecchi: assicurazioni tecniche (casco per le macchine, impianti EED, impianti tecnici, ecc.); • contro rischi degli impianti, d’esercizio, dei prodotti e dell’ambiente: responsabilità civile d’impresa; • rischi in viaggio: assicurazioni di trasporti;

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Vita dei Soci

La promozione del Ticino attraverso i suoi sapori: polenta e funghi Ticinella

La promozione del nostro Cantone passa anche attraverso i suoi prodotti, non di rado legati a filo doppio al territorio. Ticinella, in questo senso, si sta adoperando affinché alcune delle specialità gastronomiche ticinesi possano farsi conoscere anche oltralpe. Perché quando si pensa al Canton Ticino non possono non venire in mente le sue specialità culinarie che costituiscono, a ragion veduta, un’importante parte del suo patrimonio. Frutto della proficua collaborazione tra Rapelli SA e Ticino Turismo, la valorizzazione di prodotti legati al territorio ticinese vuole esportare non solo le diverse regioni che ne compongono la variegata geografia, ma anche i sapori e le tradizioni gastronomiche che da sempre lo contraddistinguono. Come il Prosciutto Crudo dell’Alpe Piora, che conclude la sua delicata maturazione tra le incontaminate vette dell’Alta Leventina. Come la Salsiccia alle Erbe di Olivone, preparata con una miscela di spezie coltivate dalla Cofit, la Cooperativa per le piante officinali ed i fitoprodotti ticinesi. E, non da ultimo, come il Salame dei Castelli di Bellinzona, che stagiona tra le storiche mura del Castello di Montebello. Prodotta con la farina del Piano di Magadino, dove il mais viene coltivato da mani esperte secondo le direttive della Produzione integrata, la Polenta ai funghi Ticinella porta in tavola una prelibatezza figlia della tradizione culinaria del Sud delle Alpi. Ticinella e il Canton Ticino. Un binomio che si sta rivelando sempre più vincente. Rapelli SA fonda la sua competenza nella produzione di salumeria e specialità gastronomiche a base di carne e copre il mercato con due marchi: Rapelli, legato alla tradizione dei mastri salumieri, e Ticinella, ispirato alla cultura gastronomica ticinese. È leader di mercato nella produzione di prosciutti e salumi di qualità.

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