Seguimi
CHIESA CRISTIANA DELLA GRAZIA Gennaio - Aprile 2019
“Ed egli alzatosi, lo seguì”. Matteo 9:9
La Resurrezione: la nostra speranza per il futuro pag. 8
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EDITORIALE
Una Chiesa in salute
ara Famiglia e cari amici della Chiesa Cristiana della Grazia (GCI), il termine “salute” è un termine relativo. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l'assenza di malattia o infermità. Questa è una descrizione precisa importante, specialmente se ci focalizziamo sullo stato di salute di una Chiesa. Tutti noi sperimentiamo alti e bassi nella salute dei nostri corpi fisici. La mia prima vera settimana di lavoro come presidente è stata probabilmente la più intensa e impegnativa della mia vita. Tra cerimonie e feste di pensionamento, ci sono stati un certo numero di incontri di pianificazione accompagnati da riunioni informali a colazione e a pranzo. Le cene includevano cibi ricchi, vini corposi e sempre qualche dolce al quale era davvero difficile dire di no. Le sfide fisiche, mentali e sociali sono state al massimo storico. Sono uscito da quella prima settimana con il cuore ricolmo di gioia per l’enorme sostegno che ho ricevuto; ne sono però anche uscito con le mie cavità nasali e i polmoni congestionati a causa delle lunghe giornate di lavoro e delle nottate insonni. La mia seconda settimana come presidente è stata quindi caratterizzata dal bere molto tè caldo, vitamine, zuppa di pollo e da tanto riposo. Questa esperienza mi ha dato ulteriori spunti pensando al concetto di “chiesa sana”. Tutti voi siete consapevoli del fatto che ho predicato e promosso il concetto di una chiesa in salute e adesso stiamo appena iniziando a concentrarci sul suo significato. Il prenderci cura dei nostri corpi ed il prendersi cura delle nostre chiese hanno molte similitudini, molte cose in comune. Il modo con cui gestiamo i nostri programmi di lavoro, le nostre diete e i programmi di allenamento sono un buon punto di partenza per trasmettere i miei pensieri. Poniamoci un paio di domande importanti: Qual è il livello di attività della chiesa? Quasi tutte le nostre chiese osservano un servizio di culto settimanale (alcuni gruppi di fratelli si incontrano meno frequentemente). Quindi, qual è il livello di attività durante quest’ incontro? Gli addetti al culto devono arrivare in anticipo per organizzare il servizio o hanno necessità di incontrarsi in altra occasione durante la settimana? Dedichiamo troppo tempo agli annunci perché questa è l'unica occasione per comunicare con i membri, o si interagisce anche durante la settimana, con e-mails o posts sul sito web della chiesa? Il rapporto di fratellanza è insolitamente occasionale perché ci vediamo solo ai servizi di culto, o la vita dei membri si interseca anche durante la settimana tra un servizio e l’altro? La maggior parte degli incontri dei Leaders si tiene il giorno dei servizi o questi incontri si svolgono in un giorno differente? (Quando è troppo difficile incontrarsi fisicamente possono essere utilizzate le videoconferenze). Quando hanno luogo attività di sensibilizzazione ed eventi di edificazione della comunità come pic-nic o attività all’aperto? Lavorare in una medesima direzione e creare un ritmo bilanciato per la progressività del programma è cruciale per la salute della chiesa.
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SEGUIMI viene diffusa in Italia dalla Chiesa Cristiana
della Grazia (già Chiesa di Dio Universale) aderente alla denominazione internazionale Grace Communion
International.
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sere richiesto all'indirizzo:
Chiesa Cristiana della Grazia - Casella Postale 67
24030 Brembate di Sopra (BG).
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Eventuali manoscritti o foto inviate dai lettori, non sa-
ranno restituiti. Seguimi è disponibile online e scari-
cabile in formato pdf sul sito www.ccdg.it e può essere
richiesta tramite email all’indirizzo info@ccdg.it. EDITORE
Porcu Giovanni Vittorio
Autorizzazione del Tribunale di Sassari n°1/2016 del 29 Aprile 2016
DIRETTORE RESPONSABILE Giovanni Vittorio Porcu REDATTORE CAPO Francesco Bernardi
SOMMARIO
di Greg Williams
2 Editoriale
Una Chiesa in salute 4 Parole di vita Risurrezione
5 Bibbia a 360°gradi
Rispondere alla Grazia nei nostri rapporti 8 La Resurrezione: la nostra speranza per il futuro
11 La Pasqua ebraica, la Pasqua, la questione quartodecimana 13 Studio biblico Il Regno di Dio - Prima parte 15 Notizie dal mondo Nuova struttura della chiesa
PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Alice Porcu
TRADUTTORI E COLLABORATORI Vera Derrigo Vladimiro Meandri Massimo Mare Vincenzo Scannapieco
Fonti fotografie e immagini
Immagini di copertina by Francesco Marino; immaginifonte Freepik: pag.3 designed by Angiegago, pag. 11 designed by Freepick, pag. 13 designed by Tirachard; immagini pag. 5-7 fonte sito GCI.ORG.
EDITORIALE
di Greg Williams
Tutte le chiese attraversano alti e bassi nell’intento di occuparsi della loro salute.
La buona salute richiede un processo continuo.
Qual è la “dieta” della chiesa? In definitiva, dovremmo nutrirci di Gesù, il Pane della Vita. Questo è il motivo per cui alcuni dei nostri migliori scrittori hanno creato dei sermoni per il ciclo del "Lezionario Comune Riveduto". Crediamo che la predicazione attraverso la Bibbia in un arco temporale di tre anni possa creare una "dieta" costante che sia di nutrimento per tutti i membri della chiesa. Promuoviamo anche lo studio della Bibbia basato sui Piccoli Gruppi, perché la "dieta" di un pasto
Qual è la “dieta” della chiesa?
Nutriamoci di Gesù,
il Pane della Vita.
settimanale deve essere integrata anche da altri pasti. Qual è, in senso figurato, l'esercizio spirituale della chiesa? Operare per i credenti cristiani equivale a diventare equipaggiati per il ministero cristiano. Questo può anche includere un’educazione formale, consiglio quindi vivamente di considerare corsi di formazione presso i nostri istituti accademici: "Seminario Comunione della Grazia" e " Ministero Cristiano Ambassador College ". L’arte di ministro cristiano, la si impara più attraverso l’apprendimento che attraverso l’insegnamento, quindi raccomandiamo fortemente anche la pratica del mentore. È imperativo che i ministri più maturi ed i leaders del ministero trasmettano ai più giovani le loro capacità e conoscenze per il perpetuarsi della chiesa. Se sei un "veterano", per favore, trova un "apprendista" su cui investire, mentre, se sei un nuovo credente, cerca un'area nella quale servire la tua chiesa locale che si adatti ai tuoi interessi personali e alle tue celate capacità, buttati a capofitto in tale attività di servizio. Ovviamente non voglio essere frainteso: quando promuovo la visione di una Chiesa Sana, non è mia intenzione insinuare che qualche chiesa possa essere etichettata come chiesa malata. Tutte le chiese attraversano alti e bassi nell’intento di occuparsi della loro salute; la buona salute
richiede un processo continuo. Quando parliamo della salute della Chiesa o creiamo strumenti di ministero da usare per i nostri membri, tutto è basato sul desiderio di fornire un supporto che assista la comunità verso una "salute spirituale" migliore. Migliori pratiche ministeriali, implementate nel tempo, porteranno a una migliore salute della chiesa. Ogni congregazione e gruppo di credenti è importante per noi e tutti preghiamo affinché la GCI sia sulla buona strada verso una salute migliore. Il mio sentimento per voi è lo stesso dell'apostolo Giovanni nei confronti di Gaio, un amato membro della chiesa di Efeso : " L’anziano al carissimo Gaio, che io amo nella verità. Carissimo, io prego che in ogni cosa tu prosperi e goda buona salute, come prospera l’anima tua. Mi sono rallegrato molto quando sono venuti alcuni fratelli che hanno reso testimonianza della verità che è in te, del modo in cui tu cammini nella verità. Non ho gioia più grande di questa: sapere che i miei figli camminano nella verità" (3 Giovanni: 1-4 ). Mentre continuate il vostro cammino di fede nella verità, che è il vostro cammino con Gesù, io pregherò costantemente affinché la vostra congregazione sia sana e prosperi nei vostri sforzi collettivi per indirizzare gli altri a Gesù. Lavorando per una salute migliore, Greg Williams
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RISURREZIONE
Parole di Vita
"Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figlio e chi crede in Lui, abbia vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno." (Giovanni 6:40)
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iviamo nell’era della comunicazione di massa; le notizie, le connessioni e le informazioni viaggiano alla velocità della luce. Tutto si propaga nel mondo in maniera incredibile e impensabile solo qualche decennio fa. L’era digitale ci permette oggi di seguire in tempo reale vicende e notizie da ogni parte del mondo, ma insieme a questo ha anche reso incredibilmente difficile distinguere le notizie vere da quelle false. L’era della comunicazione ha portato con sé questo paradosso: darci la possibilità di accedere, come mai prima d’ora, a un’infinità di notizie, esponendoci però alla difficoltà e alla necessità di saper distinguere le notizie vere da quelle false, le cosiddette "fake news". Ed è incredibile come a volte crediamo in cose senza alcuna prova soltanto perché la rete o i media ce le propongono. L’informazione si è trovata di fronte alla necessità di doversi difendere da sé stessa creando portali sui quali è possibile verificare l’attendibilità delle notizie. Molti di noi credono a determinate cose non perché le abbiano verificate personalmente, ma perché si fidano dell’autorevolezza di chi fornisce l’informazione. La maggior parte delle cose in cui crediamo non ha nulla a che fare con chi siamo, perché viviamo, e cosa facciamo qui.
Ma c’è una notizia antica e affidabile che ha resistito al tempo, alle insidie e ai nemici che nell’arco di 2000 anni hanno cercato di falsificarla, essa riguarda lo scopo dell’esistenza di ognuno di noi. Paradossalmente, molti credono molto più facilmente alle "fake news" che alla meravigliosa notizia della resurrezione di Cristo Gesù.
la fede in questa notizia, molti uomini hanno deposto le proprie vite, affinché anche noi potessimo ricevere il privilegio di sapere che Cristo è risorto, primizia di molti altri che crederanno in Lui. La risurrezione di Gesù conferma tutto quello che Egli ha detto: era davvero il Figlio di Dio.
La resurrezione di Cristo ci parla di noi e di Dio, ci dice chi siamo veramente e chi siamo per Dio. Il senso della nostra vita dipende dalla fiducia che riponiamo in questa notizia mai smentita realmente da nessuno nonostante i moltissimi tentativi, perché non si tratta di una notizia fugace, non è frutto di qualche buontempone che ha voglia di divertirsi alle nostre spalle, ma si tratta dell’annuncio della salvezza che giunge a noi direttamente da Dio. Per
Nel Vangelo di Giovanni, Gesù ha affermato: "In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a Colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita." (Giovanni 5:24). Parole più confortanti di queste non sono mai state pronunciate! Non importa quanto siamo stati lontani da Dio, o quanto siano stati oscuri e vili i nostri peccati. Non importa se forse abbiamo stentato a credere a questa parola, un po’ come fece Tommaso. Se oggi crediamo, ogni ostacolo è rimosso, ogni muro è abbattuto ed il cielo ci raggiunge aprendosi a noi. Crediamo alla Parola di Dio che annuncia la buona notizia che redime i peccatori attraverso Suo Figlio. Dio ci perdona, ci accetta e ci offre una nuova vita nel Suo Regno eterno.
Il senso della nostra vita dipende dalla fiducia che riponiamo in questa notizia mai smentita realmente da nessuno nonostante i moltissimi tentativi.
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NEWS
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Non è difficile, basta crederci.
di Joseph Tkach
RISPONDERE ALLA GRAZIA NEI NOSTRI RAPPORTI
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ome rispondiamo alla grazia di Dio?
Un modo di rispondere è estendere la grazia agli altri, alle nostre famiglie, ai nostri vicini e nell'ambiente di lavoro. Se vivremo con Dio per l'eternità vivremo per sempre anche con gli altri. Non siamo stati creati per essere eternamente isolati, ma per vivere insieme, per interagire gli uni con gli altri. Le gioie più grandi della vita vengono dalle nostre relazioni con altre persone. Anche i più grandi dolori della vita derivano dalle relazioni con gli altri, quindi, affinché la vita eterna sia felice, abbiamo bisogno di imparare ad andare d'accordo con le persone, senza ferirle. L'ingrediente essenziale di cui abbiamo bisogno è l'amore. Il più grande comandamento, disse Gesù, è amare Dio, e il secondo grande comandamento è “Ama il tuo prossimo come te stesso” (Marco 12:31). Se dobbiamo diventare come Gesù, dobbiamo amare le persone, compresi coloro che sono difficili da amare. Gesù ci diede un esempio, venne a morire anche per coloro che lo odiavano. Come buoni genitori sappiamo che
L’ingrediente di cui abbiamo bisogno è l’ AMORE amare significa essere disposti ad essere disturbati, disposti a mettere da parte i nostri interessi per interessarci dei bisogni di qualcun altro. Amare è molto più di avere buoni sentimenti, l’amore deve anche includere buone azioni. ESSERE DISPOSTI A SERVIRE Dio è buono non perché è potente, ma perché è buono. Egli usa sempre il Suo potere per aiutare le persone, non per servire se stesso. Generalmente elogiamo le persone che rischiano la loro vita per salvare altri, mentre non elogiamo coloro che pur avendo il potere di salvare si sono rifiutati di usarlo. Questo significa che am-
miriamo il sacrificio, non l'egoismo. Gesù è venuto per servire, non per signoreggiare sulla gente (Matteo 20:28). Egli disse ai Suoi discepoli che non avrebbero dovuto essere assetati di potere, ma che avrebbero dovuto dare l'esempio aiutando la gente. “Chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore” (verso 26). Gesù ci mostrò com'è il Padre (Giovanni 14:9), non com’era duemila anni fa, ma com’è da sempre. La vera grandezza non sta nel potere, ma nel servizio, e Dio ce ne dà l'esempio attraverso Gesù. Il significato della vita non sta nell'avere autorità sopra gli altri ma nell'aiutare le persone. Questo è il solo modo attraverso il quale la vita
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Bibbia a 360 gradi eterna sarà veramente gioiosa per ognuno di noi. Gesù diede molti esempi di servizio. Un esempio speciale lo diede la sera prima della Sua crocifissione: si inginocchiò e lavò i piedi ai dodici apostoli, lasciandoci una lezione di umiltà e servizio. “Io vi ho dato un esempio”, disse “affinché anche voi facciate come vi ho fatto io” (Giovanni 13:15). Non considerare te stesso troppo importante per inginocchiarti ad aiutare qualcuno. I leaders della chiesa dovrebbero essere servitori. Paolo disse che dovremmo “servire gli uni gli altri” (Galati 5:13), e ancora: “Portate i pesi gli uni degli altri, e adempirete così la legge di Cristo” (Galati 6:2). “Non fate nulla per spirito di parte o per vanagloria, ma ciascuno, con umiltà, stimi gli altri superiori a sé stesso” (Filippesi 2:3). Se siamo egoisti, non saremo mai soddisfatti, ma se serviamo lo troveremo appagante per noi stessi. Siamo più soddisfatti quando aiutiamo di quando riceviamo. Gesù ce l'ha rivelato, perché questo atteggiamento non ci viene spontaneo.“In questo è l'amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che Egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha tanto amati, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri” (1 Giovanni 4:10-11).
Se vogliamo essere come Gesù, se vogliamo avere una vita piena e significativa, allora dobbiamo servire gli altri. SERVIRE NELLA CHIESA Un modo per servire gli altri è essere partecipi e attivi in una comunità di credenti, nella chiesa. Nessuna chiesa è perfetta, così come nessuna persona lo è, ma la chiesa è un progetto di Dio per aiutarci nel nostro viaggio con Gesù. La chiesa ci aiuta a conoscere Gesù, ci ricorda la Sua grazia e le Sue promesse, ci dà l’opportunità di adorare insieme e ci aiuta a tenere in vista la nostra meta. La chiesa ci dà anche l’opportunità di esercitare pazienza e perdono. Probabilmente alcune di queste “opportunità” non ci piacciono, tuttavia ci sono date per imparare ad essere sempre di più come Gesù. Paolo ci ricorda l'esempio che dobbiamo seguire: “Sopportandovi gli uni gli altri e perdonandovi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi” (Colossesi 3:13). “Siate invece gli uni gli altri benigni, misericordiosi perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonati in Cristo” (Efesini 4:32). Gli educatori sanno che impariamo
di Joseph Tkach
ascoltando, ma impariamo ancor di più quando mettiamo in pratica. Gesù insegnò ai Suoi discepoli non solo a parole e non solo con il Suo esempio, ma anche dando loro del lavoro da svolgere: “E li mandò a predicare il Regno di Dio e a guarire gli infermi” (Luca 9:2). Dopo la Sua resurrezione Egli diede loro ancora del lavoro da compiere: “Mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all'estremità della terra” (Atti 1:8). Così, i discepoli imparavano mentre compivano la loro missione. Se volete essere come Gesù, lasciatevi coinvolgere nella Sua opera. Egli ce l'ha lasciata non per essere migliori degli altri, ma per il nostro beneficio. Impareremo e cambieremo sempre più coinvolgendoci maggiormente. TALENTI DIVERSI Non avete mai notato che persone diverse hanno abilità differenti? Credere in Gesù non elimina le nostre differenze. Essere come Cristo non significa che dobbiamo assomigliarci tutti, vestire similmente ed agire tutti allo stesso modo. Infatti Dio ha dato di proposito doni differenti a persone differenti (1 Corinzi 12:11). Non dobbiamo vantarci delle no-
La vera grandezza non sta nel potere,
ma nel servizio,
e Dio ce ne dà l'esempio attraverso Gesù.
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di Joseph Tkach
stre abilità e nemmeno desiderare di avere le abilità di un'altra persona (versi 14-26), piuttosto dobbiamo usare le nostre abilità per “il bene comune” (verso 7). Alcune persone sono molto talentuose, ma nessuno possiede tutti i talenti di cui la società ha bisogno. Dio ha fatto in modo che a ognuno manchi qualcosa, così che impariamo a lavorare insieme. “Come buoni amministratori nella svariata grazia di Dio, ciascuno, secondo il dono che ha ricevuto lo faccia valere al servizio degli altri” (1 Pietro 4:10). La chiesa è un buon luogo dove imparare ad essere come Gesù, servendo le altre persone. Dobbiamo servire gli altri nei loro bisogni fisici ed in quelli spirituali. Uno dei maggiori bisogni spirituali che manca in questo mondo è il messaggio della Salvezza in Gesù Cristo. La chiesa è chiamata a portare questo messaggio al mondo; ogni credente ha un messaggio che può incoraggiare ed aiutare molti altri e se saremo meno incentrati su noi stessi e più disposti a condividere questo messaggio diventeremo sempre di più come Gesù. Ma perché condividiamo il Vangelo? Non perché sia un mezzo per guadagnare dei punti con Dio, non è nemmeno un modo per vantarci di quanto siamo bravi, ma è piuttosto un modo di servire gli altri, per aiutarli con uno dei più importanti bisogni nella loro vita. Le persone hanno bisogno di sapere che Dio le ama, che la loro vita ha uno scopo e un significato, e che c'è veramente speranza, nonostante intorno a
loro tutto appaia senza scopo. Dio ha buone notizie per loro, e noi le condividiamo perché le persone ne hanno bisogno. Naturalmente è molto soddisfacente essere usati da Dio per aiutare qualcun altro. Condividere il Vangelo dà un importante senso alla nostra vita, perché facendolo partecipiamo a un progetto di valore eterno, prendiamo parte all'opera di Dio stesso. Questo fa parte del significato di essere come Dio e come Gesù. Dio ci ha creati in modo tale da darci la più profonda soddisfazione nel compiere l'opera che Lui stesso ci dà. Siamo stati creati per questo. RELAZIONI DI GRAZIA Siamo salvati per grazia, non per le nostre opere. Dio ha mandato Gesù a morire per noi e ci ha perdonato non in base alle nostre opere, ma per la Sua misericordia. Quindi, se questa è la natura di Dio e noi siamo nati per assomigliare a Dio, quale significato assume questo nell’ambito delle relazioni interpersonali? Tutto si trasforma totalmente in questa nuova prospettiva. Se seguiamo Gesù, la Grazia deve riempire le nostre famiglie, le nostre amicizie e il nostro posto di lavoro. Essere come Gesù significa che non sempre ci aspettiamo che le cose siano fatte a modo nostro. Non ci vantiamo di noi stessi insultando gli altri. Paolo descrive il risultato dell'opera di Dio nelle nostre vite in
questo modo: “Il frutto dello Spirito (di Dio) è amore, allegrezza, pace, longanimità, benignità, bontà, fedeltà, dolcezza, temperanza”(Galati 5:22). “Quanto all'amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri”, scrive in Romani 12:10; “abbiate fra voi un medesimo sentimento” (verso 16). “Con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore” (Efesini 4:2). “Perciò, consolatevi a vicenda ed edificatevi gli uni gli altri ... anzi cercate sempre il bene gli uni degli altri e quello di tutti” (1 Tessalonicesi 5:11,15). Mariti, pensate che il modo in cui trattate vostra moglie può fare la differenza? (leggete Efesini 5:25). Mogli come dovrebbe influenzarvi questo? (leggete verso 22). Questo influirebbe anche sul lavoro? (leggete Efesini 6:5-8). Tutti, quando iniziamo il cammino di vita cristiano, non assomigliamo per niente a Gesù, perché iniziamo come peccatori e nemici di Dio, siamo egoisti e cerchiamo solo il nostro bene, ma abbiamo disperatamente bisogno di essere salvati da questo. Quindi c'è molto in noi che dev’essere cambiato. Se dobbiamo assomigliare a Gesù, le nostre relazioni dovranno cambiare molto. Non sarà facile e non accadrà in una notte. Ci vuole tempo, perciò abbiamo bisogno di pazienza per questo processo di cambiamento, sia per quanto riguarda noi stessi che per gli altri. Dobbiamo avere fede che Dio finirà l'opera che ha iniziato in noi. Dio possiede la vita più completa e soddisfacente possibile e vuole che anche noi possiamo godere la vita eterna. Egli desidera che noi diventiamo come Lui è. Dio è “misericordioso e pietoso, lento all'ira, ricco in bontà e fedeltà, che conserva la Sua bontà fino alla millesima generazione, che perdona l'iniquità, la trasgressione e il peccato...” (Esodo 34:6-7).
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La Resurrezione: la nostra speranza per il futuro
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apostolo Paolo ci dice: “Ma se non vi è risurrezione dei morti, neppure Cristo è stato risuscitato; e se Cristo non è stato risuscitato, vana dunque è la nostra predicazione e vana pure è la vostra fede” (1 Corinzi 15: 13-14). In altre parole, se non c'è alcuna risurrezione, la nostra fede è vana. Se il cristianesimo riguardasse semplicemente questa vita fisica, senza alcuna speranza futura e senza la possibilità di esistenza dopo la morte, allora veramente ciò che facciamo, come viviamo o in che cosa crediamo, non avrebbero alcun senso. Nel versetto 19 dello stesso capitolo, Paolo disse: "Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i più miseri fra tutti gli uomini." Se per noi non ci fosse futuro, allora le nostre vite potrebbero focalizzarsi semplicemente sul trascorrere bene il nostro tempo fino a quando è possibile (versetto 32). Senza risurrezione, non ci sarebbe di alcuna utilità il credere in Cristo, perché potrebbe significare soltanto sacrificio e persecuzione. Senza risurrezione, anche la crocifissione di Cristo risulterebbe vana e noi saremmo ancora nei nostri peccati (versetto 17). Una risurrezione invece esiste, e non solo per Cri-
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sto, ma anche per noi, e questo è un fondamento importante della fede cristiana. Diamo un'occhiata al significato di questa dottrina, non solo in relazione alle sue implicazioni future, ma anche nelle sue implicazioni relative alla vita di tutti i giorni: la dottrina della risurrezione è rilevante per ogni giorno della nostra vita. PROVE BIBLICHE
L'Antico Testamento non dice molto riguardo alla risurrezione. Un po’ ne parla Ezechiele ed anche Daniele dice qualcosa, ma il nostro credo si basa principalmente sul Nuovo Testamento. Gesù parlò della risurrezione in parecchie parabole ed Egli stesso si autodefinì come “la risurrezione e la vita” (Giovanni 11:25). La risurrezione è menzionata più volte nel libro degli Atti e nel libro degli Ebrei ma la maggior parte di questi passaggi non ci dà molte informazioni, eccetto l’annuncio della risurrezione, il fatto quindi che ci sarà una risurrezione. Ci sono invece due passaggi scritturali che descrivono la risurrezione in modo un po’ più dettagliato; si trovano nella prima lettera di Paolo alla chiesa di Tessalonica e nella sua prima
lettera ai Corinzi. In I Tessalonicesi 4:1318, Paolo scrive: “Fratelli e sorelle, non vogliamo che siate disinformati riguardo a quelli che dormono nella morte, affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Poiché, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà con sé coloro che si sono addormentati in Lui. Secondo la parola del Signore vi diciamo che, noi che siamo ancora vivi e che lo restiamo fino alla venuta del Signore, certamente non precederemo coloro che si sono addormentati. Poiché il Signore stesso scenderà dal cielo, con un forte comando, con voce d'arcangelo e con la tromba di chiamata di Dio e i morti in Cristo risusciteranno per primi. Dopo di ciò, noi che siamo ancora vivi e che siamo rimasti, saremo rapiti insieme a loro tra le nuvole per incontrare il Signore nell'aria. E così saremo con il Signore per sempre. Incoraggiatevi dunque l'un l'altro con queste parole.” Paolo non sta dicendo molto riguardo alla risurrezione, ad eccezione degli eventi cronologici che la riguardano. Ci sarà una risurrezione, e la ragione per cui lo sappiamo è perché Gesù, l'esempio della vera umanità, è stato resuscitato dai
morti. Noi crediamo nella Sua risurrezione, quindi crediamo anche che Lui farà tornare in vita tutti coloro che credono in Lui, e questo accadrà quando Gesù tornerà sulla terra. I cristiani che sono morti risorgeranno, e i cristiani ancora viventi a quel tempo saranno trasformati e si eleveranno fino alle nuvole per incontrare il Signore nell’aria quando ritornerà, e saranno con Lui per sempre. In I Corinzi 15 Paolo entra più nel dettaglio, spiegando non solo che ci sarà una risurrezione, ma commentando anche brevemente sul come saremo nello stato di risorti. Per prima cosa paragona la risurrezione alla semina di un seme: il seme sembra solo un granello nudo, ma la pianta che si sviluppa da esso appare molto diversa, a seconda del tipo di seme (versetti 37-38). Così sarà alla risurrezione dei morti: il corpo è seminato corruttibile e risorgerà incorruttibile; è seminato ignobile e risorgerà nella gloria; è seminato nella debolezza e risusciterà potente; è seminato "corpo naturale" e risusciterà "corpo spirituale" (versi 42-44). Dopo essere risorti saremo diversi, forse diversi come una foglia lo è da un seme. Le differenze importanti sono che saremo eterni, gloriosi, potenti, spirituali e somiglieremo a Cristo: “E proprio come abbiamo portato l'immagine dell'uomo terreno, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste. Vi dichiaro, fratelli e sorelle, che la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio; né il corpo che si decompone può ereditare l'incorruttibilità. Ascoltate, fratelli e sorelle, vi dico un mistero: non tutti moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un lampo, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba. Perché la tromba squillerà, i morti risusciteranno incorruttibili e noi saremo trasformati. Poiché bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità.” (versetti 49-53). Qui Paolo sta
usando un diverso modo di parlare, ovvero usa la metafora di "indossare nuove vesti". Il punto che lui sottolinea e che menziona di più è che saremo incorruttibili, questo, nel testo greco significa che i nostri corpi non invecchieranno e non saranno soggetti al deterioramento, non moriremo mai; avremo corpi nuovi e gloriosi, trasformati dallo Spirito Santo per essere simili a Cristo. SIGNIFICATO DI ETERNO Che significato ha questa dottrina per noi? Il significato è che vivremo per sempre, e non solo vivremo per sempre, ma vivremo per sempre con Cristo e avremo corpi gloriosi simili al Suo, con potenza, gloria e vita, molto di più di quanto possiamo immaginare adesso. C'è una grande ricompensa che ci aspetta, una ricompensa che sovrasta di gran lunga le difficoltà che a volte affrontiamo nel cammino della vita cristiana. La ricompensa eterna è importante, come disse Paolo, se la fede valesse solo per questa vita, allora non avrebbe un grande valore. Ma c'è un aldilà, c'è una risurrezione e ci sono ricompense meravigliose che ci aspettano. Non importa il tipo di sacrifici che dobbiamo affrontare in questa vita, vale la pena farli, perché ci sarà dato cento volte di più nel mondo che deve venire. La risurrezione è una parte importante di questa immagine. SIGNIFICATO DEL GIORNO PER GIORNO La nostra convinzione nella risurrezione ha conseguenze importanti anche per la nostra vita di tutti i giorni, come detto prima. Ad esempio, la fede nella risurre-
La risurrezione non è solo una interessante curiosità riguardo il futuro, ma ha conseguenze pratiche per le nostre vite di oggi.
di Jospeph Tkach
zione ci aiuta ad affrontare le difficoltà e le persecuzioni del credere in Cristo, quando la maggior parte delle persone intorno a noi non lo fa. Quando la nostra vita e il nostro ministero incontrano problemi, non ci arrendiamo. Noi non diciamo: "mangiamo, beviamo e siamo allegri, perché nient'altro conta davvero". No, per noi c'è un futuro, la vita conta e vogliamo viverla con il nostro futuro nella mente. La dottrina della risurrezione va di pari passo con la dottrina del giudizio. Come disse Gesù, alcuni risorgeranno in risurrezione di vita e altri in resurrezione di giudizio. Per Dio è importante il modo in cui viviamo; Egli ha qualcosa da dire riguardo al modo in cui viviamo e ci chiamerà a renderne conto. Il Vangelo ci dice che noi saremo trovati giusti nel giorno del giudizio: saremo trovati giusti attraverso la nostra fede in Cristo. Il Vangelo è costruito sulla realtà della risurrezione e del giudizio. La realtà della risurrezione spiega perché il Vangelo è necessario e perché è una buona notizia. Il Vangelo è la buona notizia non solo per le persone che credono, ma anche per le persone che ancora non credono. Il Vangelo ha una portata infinita; non stiamo infatti parlando di pochi anni, di buoni sentimenti o di 70 anni di cose buone, stiamo parlando di vita eterna, un'eternità che è infinitamente migliore di qualsiasi cosa questa vita possa offrire. Qualunque cosa facciamo nel servire Cristo, qualsiasi cosa facciamo nel sostenere il Vangelo, vale la pena di farlo. È importante per tutti coloro che hanno bisogno di ascoltare il Vangelo. La realtà della risurrezione sottolinea l'importanza di condividere la buona notizia con altre persone. Questo è il modo con cui Paolo conclude il capitolo sulla risurrezione: “Perciò [poiché c'è una risurrezione], miei cari fratelli e sorelle, state saldi, non lasciate che nulla vi smuova. Donatevi sempre pienamente nell'opera del Signore, perché sapete che la vostra fatica nel Signore non è vana” (versetto 58). La risurrezione non è solo una interessante curiosità riguardo il futuro, ma ha conseguenze pratiche per le nostre vite di oggi. Ci dà motivo per operare e motivo per perseverare in mezzo a qualunque difficoltà dobbiamo affrontare. La risurrezione è anche di rilievo per la condotta cristiana quotidiana.
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di Joseph Tkach
Sapere che vivremo con Cristo cambierà per sempre il modo in cui viviamo con Lui fin da adesso. Lo vediamo in Romani 6: “Siamo stati quindi sepolti con Lui mediante il battesimo nella Sua morte affinché, proprio come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, anche noi possiamo vivere una nuova vita” (versetto 4). La resurrezione futura significa anche che abbiamo già adesso una nuova vita, un nuovo modo di vivere. Paolo spiega nel versetto 6 che “il nostro vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato potesse essere annullato e noi non dobbiamo più essere schiavi del peccato”. Paolo sta parlando di un cambiamento nel comportamento. Quando ci identifichiamo con Cristo, mettiamo a morte le opere del peccato. Le mettiamo fuori dalle nostre vite e camminiamo e viviamo in un modo nuovo, proprio come Cristo fu risorto dalla morte in una nuova vita. Quindi il nostro comportamento riflette la morte e la risurrezione di Cristo. Fuori il vecchio e dentro il nuovo. Nei versetti 11-13, Paolo ci dice: "Così anche voi, consideratevi morti al peccato ma viventi a Dio in Cristo Gesù. Perciò non lasciate che il peccato regni nel vostro corpo mortale per obbedire ai suoi desideri malvagi. Non offrite alcuna parte di voi stessi al peccato, come strumenti di iniquità; ma piuttosto offrite voi stessi a Dio come coloro che sono stati portati dalla morte alla vita e offrite ogni parte di voi stessi a Lui come strumenti di rettitudine". Poiché ci attende una risurrezione, dobbiamo vi-
vere in un modo nuovo e diverso. Invece di servire i desideri della carne, vogliamo servire il Signore perché saremo con Lui per sempre. Ricevere la Grazia di Dio non significa che a Lui non importi il modo in cui viviamo, a Lui importa, ci dà ancora dei comandamenti, e capire la risurrezione ci aiuta a camminare in novità di vita. Come leggiamo in 1 Giovanni 3: 2-3: “Cari amici, ora siamo figli di Dio ma ciò che saremo non è stato ancora reso noto, ma sappiamo che quando Cristo apparirà, saremo simili a Lui, poiché lo vedremo così come Egli è. Tutti coloro che hanno questa speranza in Lui si purificano, proprio come Lui è puro.” Giovanni continua dicendo nei versetti 4-6 che quando viviamo in Cristo, non continuiamo a peccare; abbiamo smesso di perseverare nel peccato. Ma se commettiamo un peccato (come tutti noi facciamo), allora abbiamo un avvocato a nostra difesa, Gesù Cristo, e il sacrificio espiatorio è già stato dato per noi. Quindi non c'è nessuna condanna per noi credenti, ma rimane il fatto che le persone che credono nella risurrezione cambiano anche il loro modo di vivere. Sapere che vivremo con Cristo cambierà per sempre il modo in cui viviamo con Lui fin da adesso. Infine, la conoscenza della risurrezione dà una nuova prospettiva alla morte. Sappiamo che la morte non mette fine a tutto; sappiamo che vedremo di nuovo i nostri cari; sappiamo che la vita andrà avanti
per sempre. Ebrei 2:14-15 ci dice che Gesù condivise la nostra umanità “così che con la Sua morte Egli potesse spezzare il potere di colui che detiene il potere sulla morte, cioè il diavolo, e liberare coloro che erano tenuti in schiavitù per tutta la loro vita dal timore della morte.” Conoscendo la risurrezione, siamo liberati dalla paura della morte. Quel nemico è stato sconfitto e condividiamo ora la vittoria che Cristo ha conseguito! Cristo ha trionfato sulla morte e noi condividiamo la sua vita, liberati dalla paura della morte. Come leggiamo in 1 Tessalonicesi, non ci addoloriamo come fanno le altre persone; proviamo ancora dolore, perché la morte è ancora un nemico, anche se un nemico sconfitto, ma abbiamo una speranza che altri non hanno. La conoscenza della resurrezione ci aiuta a morire nella fede, nella speranza e nella fiducia per il futuro. Noi sappiamo che il meglio deve ancora venire. Come dice 1 Tessalonicesi 4:18 :
“Incoraggiatevi dunque gli uni gli altri con queste parole”.
Sappiamo che la morte non mette fine a tutto. Sappiamo che vedremo di nuovo i nostri cari, sappiamo che la vita andrà avanti per sempre. 10
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La Pasqua ebraica, la Pasqua, la questione quartodecimana
L
a storia della chiesa primitiva riporta di un oscuro e quanto mai acceso dibattito che fu chiamato “questione Quartodecimana" (Quartodecimano si riferisce al quattordicesimo giorno del mese ebraico di Nisan). Viene chiamata anche la questione della Pasqua ebraica e della Pasqua cristiana. Altri l’hanno chiamato dibattito sulla Pasqua o questione pasquale, ma forse non è neanche giusto chiamarla “questione”. Il fatto che gli studiosi si riferiscano a una cosiddetta “questione sulla Pasqua” è infelice, dal momento che in inglese Pasqua si dice “Easter”, che è una parola di origine anglosassone. Oggi infatti per la maggior parte degli anglofoni questa parola implica un mucchio di assunzioni culturali estranee alla questione originale sviluppata sulla celebrazione della Pasqua. Coloro che parlavano della questione quartodecimana non usavano la parola “Easter” per riferirsi alla Pasqua. Perciò, parlare della questione Quartodecimana usando la parola inglese "Easter" può oscurare la vera natura della questione piuttosto che chiarificarla. TRE EVENTI
Questo problema si sviluppò in seno a tre eventi: il dibattito che si accese tra Policarpo, vescovo di Smirne e Aniceto, vescovo di Roma intorno al 155 d.C.; lo scoppio del dibattito fu ancora più acceso tra Policrate vescovo di Efeso e Vittore vescovo di Roma intorno al 195 d.C. e infine, il decreto di Costantino che seguì al Concilio di Nicea nel 325. Gli studiosi non concordano sui dettagli del dibattito, ma sono d’accordo sul fatto che gli argomenti ruotavano intorno al fatto se la prima festa di primavera cristiana dovesse capitare il primo giorno del mese (14 del mese di Nisan, il giorno della Pasqua ebraica) oppure in un giorno della settimana (domenica). Eusebio ci riporta la prima fonte sul dibattito tra Policarpo e Aniceto. Policarpo conosceva l’apostolo Giovanni, tanto che veniva considerato da molti il suo succes-
sore spirituale in Asia minore. Policarpo credeva che il giorno 14 del mese ebraico di Nisan fosse la data corretta per celebrare la Pasqua, mentre Aniceto sosteneva che dovesse essere la domenica. Quindi, non si discuteva della Cena del Signore. Non si discuteva del fatto che la Cena del Signore dovesse essere presa una volta all’anno o più, non si parlava di conigli di Pasqua e neanche di uova colorate. Soprattutto nessuno dei Quartodecimani sosteneva che fosse sbagliato celebrare la resurrezione di Gesù annualmente, semplicemente Policarpo sosteneva che la data migliore per celebrare la Pasqua era quella del 14 di Nisan, mentre per Aniceto era la domenica. Ciò che ci incuriosisce è che Policarpo sosteneva che l’usanza di celebrare la Pasqua risaliva all’apostolo Giovanni, in altre parole la pratica di celebrare la resurrezione di Gesù il 14 di Nisan era una pratica apostolica, o lo era almeno per l’apostolo Giovanni, ma la sua argomentazione non era tanto scritturale, quanto basata sulla tradizione. Eusebio, nei capitoli da 23 a 25 dell’opera Storia Ecclesiastica, rende chiaro che la questione quartodecimana riguardava in parte il quando celebrare la resurrezione di Gesù; Eusebio dice infatti che le chiese dell’Asia minore (che si con-
centravano e ritenevano di primaria importanza la crocifissione) si schierarono a favore della celebrazione il 14 di Nisan per commemorare l’intera storia di Gesù: la Sua morte, la Sua sepoltura e la Sua resurrezione. La Chiesa di Roma, concentrandosi invece sulla resurrezione, sosteneva il fatto che non ci fosse bisogno di dipendere dal calendario ebraico e che la domenica fosse il giorno più appropriato per tutti. NIENTE A CHE VEDERE COL GIORNO DELLA RESURREZIONE DI GESÙ Nessuno nella questione quartodecimana mise in questione il vero giorno della resurrezione. Quando a Roma si decise di commemorare il giorno della resurrezione di domenica, né Policarpo né nessun altro mise in discussione che la resurrezione fosse avvenuta di domenica. Il problema non era il giorno della resurrezione di Gesù, ma quale giorno fosse più appropriato per commemorarla annualmente. Per risolvere questa questione Policarpo si recò a Roma e una lettera andata persa, scritta da Ireneo e citata da Eusebio e altri scrittori, ci dice cosa successe:“quando Policarpo arrivò a Roma ai
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tempi di Aniceto, i due non erano d’accordo su alcune cose, ma fecero immediatamente pace senza continuare a discutere su questo problema. Aniceto non avrebbe potuto persuadere Policarpo quanto a non osservare ciò che aveva sempre osservato con Giovanni, il discepolo di nostro Signore e gli altri apostoli… Nemmeno Policarpo avrebbe potuto persuadere Aniceto a fare altrettanto.” Quindi come fu affrontato questo problema? Aniceto ha considerato ebreo Policarpo perché commemorava la resurrezione nella data della Pasqua ebraica? E Policarpo ha considerato Aniceto pagano o come qualcuno che ha rinnegato la fede, celebrando la resurrezione di domenica? Lo accusò di aver violato la legge di Dio? Niente affatto, entrambi decisero che non sarebbero andati oltre e scelsero di vivere in pace. Ciò che accadde successivamente fu straordinario,; la lettera di Ireneo racconta infatti che Policarpo e Aniceto presero insieme la cena del Signore! A loro non importava che stagione o quale giorno fosse, prendendo insieme simbolicamente la cena del Signore dimostrarono la loro unità in Cristo, dopo di che “si allontanarono l’uno dall’altro in pace”. Possiamo essere certi che questo accadde, in quanto la lettera di Ireneo, scritta solamente alcuni decenni dopo l’evento, portò un altro vescovo di Roma a pentirsi e a seguire il noto esempio del suo predecessore. Alcuni decenni dopo Policrate e Vittore invece non andarono d’accordo allo stesso modo. Il problema iniziò a degenerare, con rabbia Vittore scomunicò il quartodecimano Policrate e coloro che condividevano i suoi punti di vista; allora molti vescovi, tra cui il già citato Ireneo, protestarono, nonostante non aderissero alla
posizione quartodecimana, e il tentativo di scomunica di Vittore fallì. Intorno al 300 i quartodecimani iniziarono ad essere meno influenti, nonostante il concilio di Nicea riguardasse primariamente la questione sull’eterna divinità della Parola, considerò anche e criticò la posizione quartodecimana. Mentre una volta le Chiese trovavano l'unità nonostante la loro diversità, alcuni tipi di diversità cominciavano ora a essere viste come una minaccia all'unità. Col passare di diverse centinaia di anni dalla morte di Giovanni, la chiesa ha dovuto combattere molte eresie, non tutte le diversità venivano considerate salutari per la fede. Quando la persecuzione divenne meno problematica, la chiesa dedicò più tempo a definire i dogmi. Il Concilio di Nicea decretò che i cristiani avrebbero dovuto celebrare la risurrezione di Gesù la domenica. Quando il concilio si concluse, l’imperatore Costantino concretizzò il suo giudizio attraverso un vile attacco antisemita contro i quartodecimani, ordinando una severa persecuzione contro coloro che ne avrebbero rifiutato l’osservanza. LA CELEBRAZIONE DELLA RESURREZIONE DI CRISTO Per riassumere, la questione quartodecimana non fu una questione riguardante la Pasqua ebraica o la Pasqua cristiana; la Chiesa romana non ha iniziato la celebrazione della risurrezione di Gesù, e le chiese asiatiche non hanno obiezioni riguardo a questa pratica. Ci sono prove che indicano che le chiese in Asia e l’apostolo Giovanni fecero lo stesso. Non era un problema di “falsi cristiani” a Roma
di Ralph Orr
che rigettavano la legge di Dio, sostituendola con le feste pagane. Non c’è alcuna prova che la prima Chiesa romana scelse la domenica come giorno per la celebrazione per differenziarsi dagli ebrei; scelsero la domenica in base alla loro comprensione riguardo a quanto dicono i Vangeli sulla resurrezione di Gesù dai morti. I problemi che separarono la maggior parte dei cristiani dai quartodecimani erano relativi a date e usanze, e non era messo in discussione il valore di tali usanze o il tempo della Resurrezione. Almeno inizialmente, chi aveva un punto di vista diverso veniva considerato comunque cristiano. Essi capivano che ognuno di loro faceva parte del corpo di Cristo, e per dimostrare la loro unità prendevano la cena del Signore insieme qualunque fosse la data. Dovrebbe essere ovvio che è giusto celebrare gli eventi fondamentali della nostra fede, specialmente gli eventi che hanno a che fare con il ministero terreno di Gesù. Celebrare la Sua risurrezione è la risposta gioiosa dei credenti al messaggio: "È risorto!" Non sorprende che i primi cristiani abbiano formalizzato tali celebrazioni come parte del ciclo annuale di culto. Al contrario, coloro che discutono ancora sulle date, spesso perdono il significato profondo degli eventi che vengono celebrati.
A loro non importava che stagione o quale giorno fosse, prendendo insieme simbolicamente la cena del Signore dimostrarono la loro unità in Cristo, dopo di che “si allontanarono l’uno dall’altro in pace” 12
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di Gary Deddo
A
Studio biblico
Il Regno di Dio
ttraverso i secoli, il regno di Dio è stato oggetto degli insegnamenti cristiani, di conseguenza, e in particolare nel ventesimo secolo, si sono verificate delle controversie. Raggiungere un consenso assoluto è difficile, e ciò è dovuto principalmente al volume e alla complessità del materiale biblico e ai molti temi teologici che si intersecano su questo argomento. C’è inoltre una grande varietà di supposizioni e deduzioni teologiche che portano studiosi e pastori a trarre una lunga serie di conclusioni diverse fra loro. In questa serie di studi, divisa in sei parti, esaminerò le questioni centrali relative al Regno di Dio, con lo scopo di far crescere la nostra fede e la sua comprensione. Ricorrerò a deduzioni e a punti di vista di altre persone che condividono le stesse basi storiche ortodosse della fede cristiana che noi della GCI professiamo, una fede che è radicata nelle Scritture ed è incentrata sulla figura di Gesù Cristo. Egli è Colui che ci guida al nostro culto del Dio Trino che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Questo approccio all'incarnazione e alla Trinità, poiché è in fede, non fornirà una risposta ad ogni dubbio che potrebbe sorgere riguardo al regno di Dio, ma procurerà un fondamento sicuro ed una guida attendibile per proseguire verso una fedele comprensione. Durante gli ultimi cento anni c'è stato un crescente e generale consenso riguardo diversi temi biblici centrali, consenso che è in linea con le nostre convinzioni teologiche fondamentali. Queste convinzioni implicano la realtà e l'affidabilità delle rivelazioni bibliche, un sano approccio alle interpretazioni delle stesse
Prima parte
(argomento trattato in una precedente serie “Le Scritture: un dono di Dio”) e il fondamento della dottrina riguardo a tale materia, ovvero la divinità di Cristo, la natura trina di Dio, la centralità dell'opera di grazia di Dio adempiuta in Cristo attraverso lo Spirito Santo e l'opera di redenzione di Dio, durante il cammino, per realizzare lo scopo di Dio, in greco “telos”. Mentre ci sono molti studiosi dai quali possiamo trarre beneficio, due compagni di guida ci sembrano particolarmente utili per mettere insieme la miriade di pezzi delle evidenze bibliche riguardo al Regno: George Ladd, che scrive secondo una prospettiva di studi biblici, e Thomas F. Torrance, che scrive secondo una prospettiva più teologica. Naturalmente entrambi questi studiosi hanno a loro volta imparato da molti altri, ai quali si sono anche esplicitamente riferiti. Ladd e Torrance hanno fatto un enorme lavoro di analisi e selezione di una grande quantità di studi biblici e teologici, dando primaria importanza a quelli la cui comprensione collima con le acquisizioni bibliche e teologiche più basilari sopra menzionate, e che sembrano offrire le argomentazioni più coerenti, comprensive e consolidate riguardanti il regno di Dio. Enfatizzerò gli aspetti più salienti delle loro conclusioni che contribuiranno ad una comprensione più profonda e ad accrescere la nostra fede. LA CENTRALITÀ DI GESÙ CRISTO Ladd e Torrance hanno entrambi sottolineato che la rivelazione biblica, in maniera molto chiara, identifica il regno di Dio con la persona e la missione di Gesù
Cristo. Egli stesso impersona e porta con sé il regno di Dio. Perché? Perché Egli è il Re di tutta la creazione; perché la Sua missione come mediatore tra Dio e la creazione coinvolge la regalità, il sacerdozio e gli elementi profetici. Il regno di Dio è reale attraverso Gesù Cristo, dato che Lui regna ovunque sia. Il regno di Dio è il Suo stesso regno. Gesù ci dice: “io dispongo che vi sia dato un regno, come il Padre mio ha disposto che fosse dato a me, affinché mangiate e beviate alla mia tavola nel mio regno e sediate sui troni per giudicare le dodici tribù d'Israele” (Luca 22:29-30). In un'altra occasione, Gesù dichiara che il regno di Dio appartiene a Lui. Egli dice “Il mio regno non è di questo mondo” (Giovanni 18:36). Quindi il regno di Dio non può essere compreso separatamente dall'identità di Gesù e dalla Sua intera missione. Ogni studio delle Scritture, ogni sintesi teologica, ogni materiale esegetico che non interpreti il regno di Dio sulla base della persona e dell'opera di Gesù Cristo è da considerarsi quindi fuori luogo, in quanto condurrebbe ad un punto differente da quello che opera al centro della fede cristiana vivente: Gesù Cristo. Operando quindi da quel centro, cosa possiamo iniziare a comprendere sul regno di Dio? Dovremmo notare innanzitutto che è lo stesso Gesù che annuncia il regno e che esso è il tema centrale dei suoi insegnamenti (Marco 1:15). Gesù porta con Sé la vera presenza del regno e non solo un messaggio riguardo al regno. Il regno di Dio sta operando ovunque Gesù vada, perché Lui è il Re. Il regno di Dio ha la sua realtà nella presenza vivente e nell'attività del Re Gesù.
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Studio biblico Proseguendo su questa linea quindi, tutto ciò che Gesù dice e fa esprime il carattere del Suo regno. Il regno che Egli offre ha un carattere identico al Suo. Gesù offre un certo tipo di regno che rappresenta il Suo carattere e il Suo obiettivo. Le nostre idee sul regno di Dio devono quindi collimare con l'idea di chi è Gesù. Tutto ciò che riguarda questo argomento deve profumare di Lui, apparire, risuonare, agire, odorare e rispecchiare Lui in modo da aiutarci a focalizzarci su Gesù e a maturare l'idea che questo regno è Suo, appartiene a Lui ed ha la Sua impronta. L'implicazione di questa unione, di questo accostamento, è che il regno di Dio riguarda principalmente il ruolo o il regno di Cristo e non, come a volte è stato considerato, un regno fisico o una locazione spaziale o geografica. Ovunque Cristo opera ed è fatta la Sua volontà, lì c’è il regno di Dio. Più precisamente, il Suo regno si deve armonizzare con lo scopo della redenzione e quindi essere collegato con la Sua incarnazione, la vita di Cristo, data in sacrificio per noi; e ciò, comprende la crocifissione, la resurrezione, l’ascensione ed il Suo ritorno. Il Regno è per noi e per la nostra salvezza. Questo è il ruolo di Cristo come Re, e non può essere compreso separatamente dal Suo ministero di mediatore, profeta e sacerdote. Tutti questi tre uffici, rappresentati nel Vecchio Testamento da Mosè, Aaronne e Davide, sono uniti e adempiuti in Lui. Lo scopo del Suo regno è portare la Sua creazione sotto la Sua protezione di grazia e benignità, cioè in comunione e partecipazione con Lui, riconciliandoci con Dio attraverso il Suo sacrificio. Il risultato finale dell’essere sotto il Suo regno è per noi quello di condividerne e sperimentarne tutti i benefici. Questo regno sarà caratterizzato dall'amore di Dio per noi in Cristo e si finalizza e realizza fin d’ora tramite lo Spirito Santo in noi. L'amore di Dio e l'amore verso il prossimo, nel modo in cui Gesù li ha personificati, saranno i segni del far parte del Suo regno. Il regno di Dio è una
di Gary Deddo relazione, un popolo, una comunità che è in comunione con Dio attraverso Gesù Cristo, per mezzo dello Spirito Santo. Quest’amore in comunione, che è condiviso con Cristo, scaturirà da una fede vissuta nel Dio vivente e redentore nel Suo regno, esso sarà continuamente esercitato da Cristo. Quindi la fede o il credo in Gesù Cristo porterà necessariamente ad un coinvolgimento nel Suo regno. Questo accade perché Gesù non solo proclama l'avvicinarsi del regno di Dio, ma richiede anche in cambio il credere, ed è la fede nella presenza del Regno ci accompagna ogni giorno. Quindi leggiamo: “Dopo che Giovanni fu messo in prigione, Gesù si recò in Galilea, predicando l'evangelo di Dio e dicendo: Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino, ravvedetevi e credete all'Evangelo” (Marco 1:14-15). Il credere nel regno di Dio non può essere separato dalla fede in Gesù Cristo. Avere fede in Lui significa avere fede nel Suo regno, condividere la creazione del Suo regno, amare Gesù e il Padre significa avere fede in Dio e in tutte le Sue vie, incluso il Suo regno. GESÙ È IL RE SU STUTTO L’UNIVERSO Il regno di Gesù Cristo è universale ed ineguagliabile. Non c'è nessun angolo del cosmo che non cada sotto il Suo potere redentore. Quindi Gesù proclama che ogni autorità Gli è stata data in cielo, sulla terra (Matteo 28:18) e su tutta la creazione. “Tutte le cose sono state create per Lui e attraverso di Lui”, afferma l'apostolo Paolo in Colossesi 1:16. Facendo eco alle promesse di Dio fatte a Israele, Gesù Cristo è il Re dei re e il Signore dei signori (Salmi 136:1-3; I Timoteo 6:15; Apocalisse 19:16). L'entità del Suo regno corrisponde esattamente a chi Egli è: Colui che esiste con la Sua potenza e volontà di dare vita (Ebrei 1:2-3; Colossesi 1:17). Dovrebbe essere evidente che questo Gesù, Signore dell'universo, non ha uguali né rivali, neanche in termini di creazione
e della nostra grande redenzione. Mentre c'erano contendenti, pretendenti, usurpatori che non avevano né potere né volontà per creare o dare vita, Gesù ha vinto, ha vanificato tutti i nemici che hanno rifiutato il Suo regno. Come mediatore incarnato di Suo Padre, nel potere dello Spirito Santo, questo Figlio ha contrastato tutto ciò che si oppone agli scopi buoni di Dio per tutta la creazione. La forza della Sua opposizione a tutto ciò che potrebbe mutilare e distruggere la Sua buona creazione dal Suo fine glorioso è proporzionale al Suo amore per la Sua buona creazione. Se Egli non si opponesse a tutto ciò che potrebbe distruggere la Sua creazione, sarebbe un Signore che non ama la Sua creazione. Questo Gesù, con il Suo Padre celeste e lo Spirito Santo, è implacabile contro tutto il male che distorce e distrugge la vita e le relazioni d'amore in comunione con Lui, con gli altri e con tutta la creazione. Per portare a termine i Suoi scopi ultimi e originali, tutte le opposizioni al Suo regno e alla Sua giustizia devono essere sottomesse al pentimento oppure essere distrutte. Il male non ha futuro nel regno di Dio. Così Gesù considera Sè stesso, e così è descritto dai testimoni nel Nuovo Testamento: come il vittorioso redentore che libera il Suo popolo da tutto il male e da tutti i nemici. Egli libera i prigionieri (Luca 4:18; 2 Corinzi 2:14); Egli ci porta dal regno delle tenebre al Suo regno di luce (Colossesi 1:13); Egli “ha dato sé stesso per i nostri peccati al fine di strapparci al presente secolo malvagio, secondo la volontà del nostro Dio e Padre” (Galati 1:4). Ed è proprio in questo senso che Gesù ha “vinto il mondo” (Giovanni 16:33). In questo modo Egli sta facendo “ogni cosa nuova” (Apocalisse 21:5; Matteo 19:28). La portata cosmica del Suo regno e l'assoluto esilio del male sotto la Sua Signoria descrivono, oltre la nostra immaginazione, le meraviglie della Sua grazia nel Suo ruolo di Re.
Note: Tra le opere principali di Thomas F. Torrance, segnaliamo i due volumi: "Incarnazione: La persona e vita di Cristo" e "Espiazione: La persona e l'opera di Cristo". Tra le opere principali di George E. Ladd, si veda "Una teologia del Nuovo Testamento". E' da sottolineare che non siamo tenuti ad accettare in blocco tutti gli insegnamenti di questi studiosi e possiamo prendere le distanze da alcuni punti particolari, se ci sentiamo costretti a motivo di rivelazioni bibliche e quando sembra esserci una comprensione teologica migliore.
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dal Mondo
Nuova struttura della Chiesa C NOTIZIE
ara famiglia della Chiesa Cristiana della Grazia – Grace Communion International (GCI), il nostro obiettivo è quello di essere più creativi negli strumenti del ministero che stiamo sviluppando ed elaborando, per renderli più semplici da capire ed applicare. Una chiara comprensione del significato di VERI Gruppi è prioritaria per ciò che speriamo di ottenere con la nuova struttura organizzativa che abbiamo in GCI per ogni gruppo di leadership. In breve, i VERI Gruppi riflettono la perfetta unione di Padre, Figlio e Spirito Santo; la santa, reciproca interdipendenza e la completa, armoniosa relazione condivisa dai tre membri della Trinità. Questo stesso tipo di amore, intimità ed inclusione è stato mostrato da Gesù nel modo in cui ha interagito con i discepoli. In Giovanni 15:13-16, Gesù disse ai suoi discepoli che loro non erano semplici seguaci o lavoratori, ma erano Suoi amici. Amici con i quali Egli condivise le rivelazioni ricevute dal Padre; amici con i quali condivise esperienze di vita e di profondo dialogo (Luca 24:13-45); amici con cui condivise insegnamenti che non furono divulgati ad altri (Matteo 13:36-52); amici a cui lasciò grandi sfide, sempre con il Suo sostegno e la Sua grazia (Giovanni 13:1-17); amici che ricevettero teneri atti
d'amore da Gesù (Giovanni 13:1-17); amici che furono presenti nel condividere le esperienze più profonde e dolorose di Gesù (Matteo 26:38). Questo tipo di amicizia esprime la vera natura del Dio Trino nella quale siamo privilegiati ad avere comunione. Lo schema seguente è il modo migliore per presentare la nuova struttura organizzativa di GCI. Non è dettagliato al 100% poiché ogni regione e ogni paese ha le proprie sfumature, ma è sufficientemente preciso e mi fornisce un mezzo pratico per comunicare e servire i nostri pastori e le nostre chiese in tutto il mondo. Il più grande vantaggio per me è che quando visiterò una delle sei aree del mondo, incontrerò 3-4 leaders contemporaneamente e questo ridurrà il mio viaggiare e, si spera, massimizzerà il nostro impegno. GCI ha Commissioni Nazionali nella maggior parte dei paesi. Si tratta di gruppi che funzionano in maniera simile ai consigli di amministrazione, che forniscono supervisione per i loro dirigenti amministrativi e al corpo delle chiese. La nomina dei leader nazionali o regionali viene effettuata in accordo con il Presidente di GCI e con l'approvazione finale del Consiglio di Denominazione GCI. E’ mio desiderio sviluppare una buona connessione con ciascuna delle sei squadre che noi chiamiamo "Comunità di Pratica"
e di sostenere con tutto il cuore ciascuno dei Responsabili Regionali. Sono dedito all'ascolto, al dialogo, alla collaborazione e alla pianificazione con ogni gruppo e tutti noi dobbiamo allo stesso tempo benedire il nostro tempo insieme con la preghiera. Ci aspettiamo che il Signore della Mietitura ci guidi e ci benedica. Questa è un'impresa coraggiosa e molti dei leaders sono nuovi nel gruppo quindi, per favore, unitevi a me nel vostro sostegno in preghiera per ciascun nome nello schema riportato qui sotto. Io personalmente sono profondamente impegnato nel ruolo di presidente della GCI, ma molte altre persone stanno percorrendo sentieri più impervi e credo davvero che Gesù abbia fatto emergere i leader giusti in un momento come questo. Lavorerò a stretto contatto con il team dei media per tenervi aggiornati su ciò che sta accadendo nel mondo di GCI. "Noi siamo Grace Communion International", e lo siamo insieme!
Greg Williams
Diagramma organizzativo della Chiesa Cristiana della Grazia (Grace Communion International) nel mondo
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Non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba. Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati.
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