Seguimi
CHIESA CRISTIANA DELLA GRAZIA Settembre - Dicembre 2017
“Ed egli alzatosi, lo seguì”. Matteo 9:9
Il più grande comandamento
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EDITORIALE
Il più grande Comandamento
Una volta qualcuno chiese a Gesù quale fosse il comandamento più importante, e Gesù rispose: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” (Matteo 22:36-38). La nostra relazione con Dio dovrebbe essere caratterizzata dalla completa devozione. Il nostro bisogno di Grazia Ma chi è capace di rispettare completamente questo comandamento? Tutti noi siamo mancanti in questo. Eppure nella Sua grazia, Dio non solo ha perdonato le nostre debolezze, ma ci ha trasformati e opera costantemente in noi per renderci retti in Cristo. Il fatto che siamo caduti ci porta ad apprezzare maggiormente la misericordia e la grazia di Dio. Senza la grazia, noi non possiamo sperare di avere una vita vittoriosa in Cristo, perché da noi stessi non abbiamo alcuna speranza di poter vivere nell’amore di Dio. Ma la grazia dà speranza e un senso al nostro cammino con Cristo. La grazia ci incoraggia a vivere in Cristo, perché ci insegna che la rettitudine è il dono di Dio per noi in Gesù Cristo (Tito 2:11-12). Nonostante fossimo nemici, Dio mandò suo Figlio a morire e essere risuscitato per noi. L’indescrivibile generosità di Dio verso di noi, ci dà la ragione e la motivazione per amarlo. È con gratitudine che diamo le nostre vite volontariamente al servizio di Dio, non perché lo richiede la legge, ma perché il Suo amore è in noi. Dio diede sé stesso per noi perché ci ama e la nostra risposta è radicata nel Suo amore, non nella Sua legge, la quale non potrebbe mai salvarci (Romani 3:20-26). Siamo stati salvati non attraverso la nostra bontà, ma attraverso la morte di Cristo, tramite la quale ci è stata data la vita eterna. Più ci rendiamo conto di quanto Dio ci ama, anche se meritiamo la morte, più siamo grati per la Sua grazia, e siamo sempre più felici di vivere per Lui. Più conosciamo Dio, più lo amiamo, perché Egli vive in noi. “Lo amiamo perché Lui ci ha amato prima” (1Giovanni 4:19). Ubbidienza motivata dall’amore Non c’è limite all’amore che Dio ha per noi, tanto che ci diede Suo Figlio, affinché noi morissimo al peccato per vivere nella rettitudine. “Se mi amate”, disse Gesù, “ubbidirete a quello che vi comando” (Giovanni 14:15). Se conosciamo Cristo, ubbidiamo ai Suoi comandamenti (1Giovanni 2:2-4). L’ubbidienza non porta all’amore, è l’amore che porta all’ubbidienza. Più conosciamo Cristo e rimaniamo nel Suo amore, più ubbidiremo liberamente. Ma sforzarsi si amare Dio senza conoscerlo, senza avere fiducia nel Suo amore e nella Sua grazia, produrrebbe solo colpevolezza, frustrazione e legalismo. L’ubbidienza è frutto della conoscenza di Dio per quello che veramente è: amore incondizionato riversato su di noi e in noi per mezzo di Gesù Cristo. Giovanni scrisse: “In questo è l’amore, che camminiamo secondo i suoi comandamenti. Come avete udito dal principio, questo è il comandamento che abbiamo ricevuto, perché camminiate in esso” (2 Giovanni 6).
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Eventuali manoscritti o foto inviate dai lettori, non sa-
ranno restituiti. Seguimi è disponibile online e scari-
cabile in formato pdf sul sito www.ccdg.it e può essere
richiesta tramite email all’indirizzo info@ccdg.it. EDITORE
Porcu Giovanni Vittorio
Autorizzazione del Tribunale di Sassari n°1/2016 del 29 Aprile 2016
DIRETTORE RESPONSABILE Giovanni Vittorio Porcu REDATTORE CAPO Francesco Bernardi
di Joseph Tkach
SOMMARIO 2 Editoriale
Il più grande Comandamento 4 Parole di vita
Una fede semplice 6 Bibbia a 360°gradi
Possiamo confidare che lo Spirito Santo ci salvi? 8 Rubrica Contributi dei lettori Cristiani Solitari
11 Studio biblico Che cos’è il Nuovo Patto e perché è di vitale importanza per i credenti 14 Notizie della Chiesa Cristiana della Grazia - GCI dal mondo Battesimi a Shepherd Church (USA) GCI in Bulgaria PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Alice Porcu
TRADUTTORI E COLLABORATORI Vera Derrigo Vladimiro Meandri Alice Porcu Vincenzo Scannapieco Alessandro Sanna
Fonti fotografie e immagini
Immagini di copertina fronte e retro by Alice Porcu, immagine p.3 designed by Victor217/Freepik p.4 e p.5 fonte GCI.ORG, immagine p.6 designed by jcomp/Freepik, p.10 designed by ijeab/Freepik, p.12 designed by ShirleyB/Freepik, p.13 da www.webexhibits.orgcausesofcolor.
di Joseph Tkach
EDITORIALE
L’ubbidienza verso Dio nasce dall’amore, per questo l’amore è il comandamento più grande. L’ubbidienza cresce nel giardino dell’amore di Dio. Conoscere Dio significa fidarci del fatto che Lui ci ama malgrado i nostri peccati, come ce lo ha già mostrato in Cristo (Romani 5:10). Questo grande comandamento ci dice che l’amore dovrebbe motivare ogni cosa che facciamo. Eppure, malgrado ciò, a volte non siamo all’altezza delle nostre motivazioni, forse perché abbiamo paura di cosa possano pensare i nostri vicini, o altri cristiani, o il nostro pastore. Facciamo ciò che è giusto perché vogliamo che la gente pensi bene di noi, ma le nostre motivazioni sono essenzialmente egoistiche. Qualche volta facciamo le cose giuste perché pensiamo che se non le facessimo Dio ci punirebbe, e questo può essere vero (perché Dio corregge ogni figlio che ama), ma non è il motivo giusto per amare il nostro Creatore, questa sarebbe l’ubbidienza di uno schiavo, non di un figlio. A volte facciamo le cose giuste perché pensiamo che saremo benedetti, ubbidiamo perché pensiamo che Dio in qualche modo ci ripagherà della nostra ubbidienza. Ma anche questo tipo di rela-
L’ubbidienza non porta all’amore, è l’amore che porta all’ubbidienza
zione con Dio è simile a quella di un servo con il suo padrone, e non come quella di un membro della famiglia. Certamente, è sempre meglio che non ubbidire per niente, ma facendo così ci priviamo della comunione amorevole e intima che Dio vuole con noi. Accettati da Dio
Se noi siamo in Cristo, se la nostra fede è in Lui, allora noi siamo accettati da Dio: “Ora dunque non vi è alcuna condanna, per coloro che sono in Cristo Gesù, i quali non camminano secondo la carne ma secondo lo Spirito” (Romani 8:4). La grazia di Dio è sufficiente, possiamo cadere 490 volte, ma Dio ci perdona (senza contare le nostre cadute). Spesso non sappiamo nemmeno quello che stiamo facendo e non ci rendiamo conto che dobbiamo smetterla, ma Dio perdona la nostra ignoranza. Dio è troppo misericordioso? A volte forse sembra così. I Farisei pensavano che Gesù fosse troppo misericordioso mentre Gesù chiedeva loro di fare più di quello che facevano. Disse ai suoi discepoli di prendere la croce e di seguirlo, di abbandonare ogni cosa ed essere disposti a morire per Lui. Gesù camminò verso
la croce da solo, andò verso la morte per noi, dimenticato da tutti i suoi discepoli. Che dono prezioso! Anche se qualche volta lo rinneghiamo, come fece Pietro, Dio ci ristora comunque come fece con lui. Siamo testimoni di Cristo e qualche volta siamo colti nell’ipocrisia come Pietro, ma alla fine, abbiamo la certezza che Dio è fedele nel Suo eterno amore per noi e nella Sua promessa della vita eterna in Cristo. Il più grande comandamento ci aiuta a vedere il vangelo e ci dice che abbiamo un obbligo infinito verso Colui che è illimitato nel Suo amore e nella Sua grazia per noi. La nostra vita è un dono di Dio. Più conosciamo Dio, più lo amiamo e più lo amiamo, più grande è il nostro piacere di servirlo per fare tutta la Sua volontà. E la Sua volontà, naturalmente, è che lo amiamo, che ci affidiamo a Lui, che Gli crediamo e che abbiamo comunione eterna con Lui in Suo Figlio.
Joseph Tkach
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Parole di Vita
Una fede semplice
Il Signore disse a Mosè: «Prendi il bastone; tu e tuo fratello Aaronne convocate la comunità e parlate a quella roccia, in loro presenza, ed essa darà la sua acqua; tu farai sgorgare per loro acqua dalla roccia e darai da bere alla comunità e al suo bestiame». Mosè dunque prese il bastone che era davanti al SIGNORE, come il SIGNORE gli aveva comandato. Mosè e Aaronne convocarono l'assemblea di fronte alla roccia, e Mosè disse loro: «Ora ascoltate, o ribelli; faremo uscire per voi acqua da questa roccia?» E Mosè alzò la mano, percosse la roccia con il suo bastone due volte, e ne uscì acqua in abbondanza; e la comunità e il suo bestiame bevvero. Poi il SIGNORE disse a Mosè e ad Aaronne: «Siccome non avete avuto fiducia in me per dar gloria al mio santo nome agli occhi dei figli d'Israele, voi non condurrete questa assemblea nel paese che io le do». Numeri 20:7-12 4
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uesto racconto nel libro dei Numeri ci mostra uno dei momenti più cruciali della vita di Mosè. Per molto tempo, prima che accadesse quanto riportato nel racconto, Mosè dovette affrontare moltissime prove e difficoltà, a cominciare dall’incontro con Dio stesso davanti al pruno ardente ed il comando da Lui ricevuto. In quella circostanza, il Signore comandò a Mosè di andare dal faraone d’Egitto e dirgli di liberare il popolo ebreo dalla schiavitù. Se notiamo nella Bibbia gli uomini scelti da Dio sono le persone più comuni: umili pastori, nomadi senza poteri politici o economici, semplici pescatori e a volte anche persone “strane” agli occhi dei loro contemporanei, uomini semplicemente dimenticati dal mondo, dei quali, come dice la lettera agli Ebrei, il mondo non era degno (Ebrei 11:37-38). Mosè, davanti a quel pruno, fu invitato a presentarsi davanti a un sovrano ed intimargli di liberare degli schiavi. Mosè, che era diventato ormai un pastore del deserto, avrebbe dovuto presen-
Una fede semplice
Parole di vita tarsi di fronte ad un re nel suo palazzo reale con tutta la sua corte e la sua regalità, che immagine umanamente assurda! Un pastore che dice ad un re di eseguire l’ordine di un Dio a lui sconosciuto. Quando Dio pose Mosè di fronte a questo arduo compito, egli replicò, dubbioso, di non averne le capacità, tentò di dissuadere il Signore da questa scelta, ma il Signore, anche questa volta, così come fece molte altre volte attraverso uomini le cui vite sono testimoniate nella Bibbia, volle mostrare al mondo la Sua maestà attraverso la fragilità umana. Dio pose un umile pastore di fronte a un re per mostrare la Sua gloria e la Sua Sovranità! Nel suo cammino Mosè vide moltissimi miracoli, trovò la forza di sopportare un popolo lamentoso e disubbidiente. Egli aveva da una parte Dio che lo invitava a credere contro ogni evidenza, e dall’altra un popolo ingrato ed incredulo.
tagli da Dio, la colpì con il bastone. Questa volta volle fare un po’ di testa sua, volle metterci qualcosa di più, quasi a significare che la parola della fede non gli sembrava più sufficiente. Ma Dio vide e riconobbe in quel gesto l’incredulità. Mosè dubitò. Quante volte ci accorgiamo, o non ci accorgiamo, che la semplice parola di Dio non ci basta più! Quante volte abbiamo come Mosè la tentazione di voler compiere un gesto in più, di andare oltre il credere e l’agire per fede? Quante volte la nostra religiosità deve passare attraverso la necessità di impressionare, o di impressionarci di fronte alle contraddizioni umane davanti alle quali la fede spesso ci pone. Quante volte la Grazia sembra non bastarci più, e invece di credere con tutto il cuore che Dio manterrà le Sue promesse, pensiamo di dover metterci del nostro, come fossimo noi gli autori della nostra salvezza. E non ci accorgiamo di quanto bisogno abbiamo di
una fede semplice, una fede che trasforma e conduce senza la necessità di nulla di aggiunto o costruito. Una fede che non tende ad impressionare e non necessita di essere impressionata, ma una fede che ci impressioni e ci persuada profondamente, facendo scaturire acqua pura dai nostri cuori, che disseta noi e coloro che Dio ci manda per la loro sete. La forza di Dio si rivela in una fede semplice, una fede che trasforma davvero le vite. Beati noi, perché Dio ha pietà di noi anche quando ci fidiamo più del nostro bastone che della Sua Parola. Egli ci copre con la Sua Grazia e non permetterà a niente e nessuno di impedirci di entrare nella terra promessa, il Regno di Dio. Francesco Bernardi Anziano della Chiesa Cristiana della Grazia di Acquaviva Delle Fonti
Una fede che non tende ad impressionare e non necessita di essere impressionata, ma una fede che ci impressioni e ci persuada profondamente, facendo scaturire acqua pura dai nostri cuori, che disseta noi e coloro che Dio ci manda per la loro sete. Eppure, nonostante tutto Mosè andò avanti, lottò, ebbe fiducia in Dio in moltissime occasioni controverse e contrastò questo popolo trovando forza sempre e solo nella fede nel Suo Dio. Ma, dopo tante battaglie vinte ecco giungere Mosè al vaglio del dubbio. Ecco Mosè privo di memoria, privo, nella sua memoria, delle immagini del pruno ardente che non si consumava, del Mar Rosso aperto, del bastone che divenne un serpente, delle dieci piaghe cadute sul popolo egiziano, delle quaglie che caddero dal cielo per nutrire il popolo, della manna sempre fresca ogni mattina, del dito di Dio che scolpiva le tavole della legge e di molte altre grandi opere di Dio! Mosè, di fronte a quella roccia non ritenne sufficiente la sola Parola di Dio, ma andò oltre ritenendo che un suo gesto con il bastone, avrebbe dato qualcosa di più, avrebbe prodotto un effetto di chissà quale tipo. Mosè, invece di parlare alla roccia secondo la Parola da-
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di Joseph Tkach
Possiamo confidare che lo Spirito Santo ci salvi?
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ecentemente un amico mi ha confidato che la ragione principale per cui si battezzò circa 20 anni fa, era che voleva ricevere il potere dello Spirito Santo così da poter vincere tutti i suoi peccati. Le sue intenzioni erano buone, ma la sua comprensione era un po' distorta (abbiamo tutti una comprensione imperfetta, ma siamo salvati per la grazia di Dio, nonostante le nostre incomprensioni). Lo Spirito Santo non è qualcosa che si può “accendere” e usare per i propri scopi, come una specie di super energia da utilizzare in funzione della nostra volontà. Lo Spirito Santo è Dio, che è con noi e in noi, e ci dà l'amore, la sicurezza e la relazione intima che il Padre ha con noi in Cristo. In Lui, Dio ci ha fatto diventare suoi figli. Lo Spirito Santo ci dà la percezione spirituale e la coscienza di essere Suoi figli (Romani 8:16). Lo Spirito Santo ci permette di avere una relazione intima con Dio attraverso Cristo, ma non sospende la nostra capacità di peccare. Abbiamo ancora desideri sbagliati, motivazioni sbagliate, pensieri, parole e azioni sbagliate.
Quando sembra che niente stia succedendo, è perché non siamo veramente dei “buoni” cristiani? Quando combattiamo continuamente contro il peccato e sembra che non cambi niente arriviamo alla conclusione che siamo un tale disastro che neanche Dio può risolvere il nostro problema? BAMBINI E ADOLESCENTI Quando cominciamo ad avere fede in Cristo, siamo nati di nuovo, rigenerati dallo Spirito Santo, siamo nuove creature, nuove persone, dei bambini in Cristo. I bambini non hanno potere, non sono abili e non sono indipendenti. Mentre crescono, diventano più abili, e cominciano anche a comprendere che ci sono molte cose che non possono fare, e questo causa loro frustrazione. Giocano con i pastelli e le forbici, e piagnucolano perché non riescono a fare quello che fanno gli adulti. Gli attacchi di frustrazione non aiutano, ma solo il tempo e la pratica potranno aiutarli a imparare.. Questo è vero anche nella vita spirituale.
dei giganti spirituali. Gesù ha vinto il peccato, ci è stato detto, ma sicuramente sembra che il peccato abbia ancora controllo su di noi. La natura peccaminosa in noi è stata sconfitta, ma ci tratta ancora come suoi prigionieri. Oh che misere persone siamo! Chi ci salverà dalla legge del peccato e dalla morte? Gesù naturalmente (Romani 7:2425). Egli ha già vinto, e ha ottenuto la vittoria per noi, ma ancora non vediamo la completa vittoria. Non vediamo ancora il suo potere sulla morte, nemmeno la fine completa del peccato nella nostra vita. Come è scritto in Ebrei 2:8 non vediamo ancora tutte le cose sotto i nostri piedi. Dobbiamo affidarci a Gesù e dobbiamo affidarci alla Sua promessa che Lui ha ottenuto la vittoria ed in Lui anche noi siamo più che vincitori. Nonostante sappiamo che siamo purificati in Cristo, vorremmo anche vedere del progresso nel vincere i nostri peccati personali. Tale processo a volte sembra atrocemente lento, ma possiamo confidare in Dio, Lui fa ciò che ha promesso in noi come in altri. Dopotutto è la Sua
Crediamo che lo Spirito Santo stia veramente operando nella nostra vita? Quando sembra che niente stia succedendo, è perché non siamo veramente dei “buoni” cristiani? A volte, anche se vogliamo abbandonare un'attitudine sbagliata, ci rendiamo conto che non siamo in grado di farlo. Sappiamo che la volontà di Dio è quella di liberarci da questo problema, ma sembra che per qualche ragione non abbiamo alcun potere per scrollarci di dosso l’influenza del peccato. Crediamo che lo Spirito Santo stia veramente operando nella nostra vita?
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Alcuni cristiani novelli riescono grazie a Dio a spezzare la dipendenza dalla droga o a cambiare dei temperamenti violenti, alcuni diventano istantaneamente preziosi per la chiesa. Altri però spesso sembra che continuino a combattere contro gli stessi peccati che avevano prima della conversione, o continuino ad avere la stessa personalità che avevano prima, le stesse paure e frustrazioni, non sono
opera, non la nostra. E' il suo potere, non il nostro, è il suo piano non il nostro. Quando ci sottomettiamo a Dio, dobbiamo essere disposti ad aspettare Lui, dobbiamo essere disposti a confidare in Lui che fa la Sua opera in noi nel modo e nel tempo giusto che Lui ha deciso. Gli adolescenti spesso pensano di saperne più dei loro padri, pensano di sapere tutto della vita e di potersela cavare
di Joseph Tkach da soli (non tutti gli adolescenti sono così naturalmente, ma questo stereotipo è basato su notevoli evidenze). A volte, noi cristiani pensiamo come gli adolescenti. Possiamo pensare che “crescere” spiritualmente sia basato sul nostro comportamento corretto, più ci comportiamo bene più riusciamo a stare alla presenza di Dio. Quando ci comportiamo bene, tendiamo a guardare dall'alto altre persone che sembrano non avere un buon comportamento. Quando non ci comportiamo bene, possiamo cadere in disperazione e depressione, credendo che Dio ci abbia abbandonati. Ma Dio non ci chiede di diventare giusti davanti a Lui; ci chiede di aver fede in Colui che giustifica i peccatori (Romani 4:5), che ci ama e ci salva per amore di Cristo. Mentre maturiamo in Cristo riposiamo più saldamente nell'amore di Dio dimostrato supremamente per noi in Cristo (1 Giovanni 4:9). Mentre riposiamo in Lui, guardiamo al giorno descritto in Apocalisse 21:4: “E asciugherà ogni lacrima dagli occhi loro e la morte non sarà più; né ci sarà più cordoglio, né grido, né dolore, poiché le cose di prima sono passate.” PERFEZIONE Quando quel giorno verrà, dice Paolo, saremo trasformati in un batter d'occhio, diventeremo immortali e incorruttibili (1 Corinzi 15:52-53). Dio redime la persona interiormente, non solo esteriormente. Cambia il nostro essere più interiore, da debole e corruttibile a glorioso e senza peccato. Saremo mutati istantaneamente, al suono dell'ultima tromba. I nostri corpi saranno redenti (Romani 8:23), ma soprattutto, vedremo finalmente come Dio ci ha ricreati in Cristo (1 Giovanni 3:2). Vedremo la realtà ancora invisibile a noi che Dio ha realizzato in noi attraverso Cristo. In Cristo, la nostra natura peccaminosa è stata sconfitta e demolita, infatti è morta. “Poiché voi moriste,” dice Paolo, “e la vita vostra è nascosta con Cristo in Dio” (Colossesi 3:3). Il peccato che “così facilmente ci avvolge” e da cui cerchiamo di liberarci (Ebrei 12:1) non è parte della nuova persona che Dio ha creato in Cristo, in Cristo abbiamo una nuova vita.
Quando Cristo apparirà, vedremo noi stessi finalmente come Dio ci ha creati in Cristo. Ci vedremo come realmente siamo, perfetti in Cristo che è la nostra vera vita (Colossesi 3:3-4). E' per questa ragione che noi siamo già morti e siamo già stati resuscitati in Cristo, e cerchiamo di “far morire” qualsiasi cosa terrestre in noi (v. 5). Possiamo vincere Satana (il peccato e la morte) in un solo modo: con il sangue dell'Agnello (Apocalisse 12:11). E' attraverso la vittoria di Gesù Cristo sulla croce che noi abbiamo vittoria sul peccato e sulla morte, non attraverso le nostre lotte contro il peccato. La nostra lotta contro il peccato è l'espressione del fatto che noi siamo in Cristo, che non siamo più nemici di Dio, ma Suoi amici in relazione con Lui attraverso lo Spirito Santo che opera in noi sia il volere che il fare ciò che piace a Dio (Filippesi 2:13). La nostra lotta contro il peccato non è causa della nostra giustizia in Cristo, non produce la santità. L'amore e la grazia di Dio verso di noi è la causa, la sola vera causa della nostra giustizia. Siamo resi giusti, redenti da tutti i peccati e empietà, da Dio attraverso Cristo perché Dio è pieno di amore e grazia, e per nessun'altra ragione. La nostra lotta contro il peccato è il prodotto della nostra nuova e giusta natura che ci è stata data in Cristo, non è la causa. Cristo morì per noi mentre eravamo ancora peccatori (Romani 5:8).
Odiamo il peccato, lottiamo contro il peccato, vogliamo evitare il dolore e la pena per noi stessi e per altri che il peccato produce, perché Dio ci ha resi vivi in Cristo e lo Spirito Santo è all'opera in noi. É perché siamo in Cristo, che combattiamo il peccato che “così facilmente ci avvolge” (Ebrei 12:1), ma guadagniamo la vittoria non attraverso i nostri sforzi, nemmeno attraverso i nostri sforzi supportati dallo Spirito Santo. Guadagniamo la vittoria attraverso il sangue di Cristo, attraverso la Sua morte e resurrezione come Figlio di Dio fatto uomo, per amore verso di noi. Dio, in Cristo ha già fatto tutto quello che occorreva per la nostra salvezza e ci ha dato tutto quello di cui avevamo bisogno per la vita e la santità, semplicemente chiamandoci a conoscerlo attraverso Cristo. Egli fece questo, semplicemente perché Egli è un Dio onnipotente (2 Pietro 1:2-3). Il libro dell'Apocalisse ci dice che verrà un tempo in cui non ci sarà più pianto, più lacrime, più dolore e pena, e questo significa non più peccato, perché è il peccato che causa dolore. Improvvisamente, in un batter d'occhio, le tenebre finiranno e il peccato non sarà più in grado di ingannarci facendoci pensare che siamo ancora suoi prigionieri. La nostra vera libertà, la nostra nuova vita in Cristo, splenderà per sempre con Lui in tutto il suo glorioso splendore. Nel frattempo, ci affidiamo alla parola della Sua promessa, e questo è qualcosa a cui vale la pena pensare.
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Rubrica
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Contributi dei lettori
Cristiani solitari
UNA SOCIETÀ INDIVIDUALISTA
iviamo un epoca in cui da ormai qualche decennio si fa sempre più strada, nel senso comune, l’idea che sul piano etico e valoriale tutto vada bene purché corrisponda ai propri desideri e ai vantaggi soggettivi di ognuno. La vita degli individui è caratterizzata da un’accentuata rivendicazione delle libertà personali, senza filtri né vagli di carattere etico, valoriale, politico o religioso. Le stesse ideologie politiche un tempo ben definite subiscono l’appiattimento e la relativizzazione del pensiero post moderno. Sociologicamente parlando, la società del nostro tempo è considerata di tipo individualista, a differenza delle società passate che erano in generale definite di tipo collettivista, ovvero, si trattava di società dove l’agire comune rispondeva in qualche modo alla collettività e al pros-
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simo secondo principi collettivi condivisi, che potevano essere di carattere politico, culturale, morale o religioso. Siamo nell’era della tecnologia dove tutto è reso più facile, dove lo scopo principale del nostro vivere volge a facilitare la vita e tutto quello che ci circonda, così, strada facendo abbiamo perso il senso del sacrificio e della condivisione. Quanti di noi si sono sentiti dire: “se una cosa va bene per te, se ti soddisfa e se ti appaga allora falla, significa che va bene, tutto il resto non conta”. Ma cosa conta davvero? Cos’è davvero importante? E quanto è possibile vivere come se si fosse soli al mondo, come se tutto ciò che conta e vale davvero sia un’egoistica e personale soddisfazione? Fino a che punto il nostro vivere può fare a meno di guardarsi intorno pensando di poter rinunciare al prossimo, considerandolo solo un indifferente e casuale incontro, quando non un ostacolo?
LO SPIRITO DELLA SOCIETÀ NELLA CHIESA
Quello che più mi inquieta e stranamente ancora mi sorprende, è il verificare come tale spirito sia presente e vivo con sempre più insistenza anche fra i cristiani. Sono sempre più numerosi i cristiani fai da te. Persone ferite dalle persone, gente che guarda ormai solo al cielo e non più sulla terra per paura di incrociare lo sguardo degli altri. È sempre più diffusa l’idea di poter essere cristiani guardando soltanto verso l’alto e non più verso gli altri, verso i fratelli o le sorelle. Si tratta di un’idea perfettamente in linea con lo spirito del tempo, l’idea, cioè, che dell’altro in fondo è possibile fare a meno, che gli altri sono d’inciampo al proprio cammino e alla propria vita. Il prossimo diventa così un peso aggiunto e non più un valore aggiunto, ma per i cristiani
Contributi dei lettori non è così che dovrebbe essere: “Se uno dice: «Io amo Dio», ma odia suo fratello, è bugiardo; perché chi non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto”(1 Giovanni 4:20). Questa etica del desiderio e della soddisfazione personale toglie agli uomini il coraggio di guardare il prossimo negli occhi per dirsi la verità, anche quando è scomoda. O forse, fornisce l’opportunità e la scusa per non farlo. Viene meno il coraggio e la capacità di perdonare, quale requisito essenziale nel cammino cristiano, per fare spazio a un atteggiamento egoistico per niente diverso da chi di essere cristiano non ne vuole sapere niente. Viene meno ogni differenza sostanziale tra chi dice di amare e seguire Dio e chi di Dio non si preoccupa. Viene cancellata ogni linea di demarcazione tra l’amore di Dio, che ogni credente dovrebbe ricercare e praticare, e l’amore secolare, l’amore del mondo. Mentre per bocca dell’apostolo Paolo il Signore ci esorta così in Colossesi 3:13: “Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi”. Invece, si finisce col voler dire al Signore cosa è giusto e cosa non lo è, chi si vuole trattare e perché, come e cosa deve essere la chiesa, spazzando via tutto ciò che non corrisponde alle proprie idee e al proprio disegno del divino. Così come nella società, anche nella fede e nella sfera spirituale si finisce col desiderare e rivendicare autonomia e comodità, abituati ormai a voler addolcire tutto e a rendere tutto più facile. Ed ecco, che siamo circondati da cristiani solitari e indipendenti, cristiani che vivono un matrimonio con Cristo senza la chiesa, dimenticando che LA SPOSA DI CRISTO È LA CHIESA, la comunità dei credenti. E che uno dei segni dell’essere veri credenti per mostrarlo al mondo è proprio l’essere uniti ad altri credenti come una cosa sola: Efesini 4:1-3: “Io dunque, il prigioniero del Signore, vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta, con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore, sforzandovi di conservare l'unità dello Spirito con il vincolo della pace”. Giovanni 17:22-23: “Io ho dato loro la glo
Cristiani solitari ria che tu hai data a me, affinché siano uno come noi siamo uno; io in loro e tu in me; affinché siano perfetti nell'unità, e affinché il mondo conosca che tu mi hai mandato, e che li ami come hai amato me”. Cristiani che escono dalle chiese e predicano il vangelo della solitudine ad altri cristiani, istigandoli e deviandoli a vivere un vangelo solitario lontani dalle comunità dei credenti, dove non c’è spazio per la chiesa, per la dottrina, per la sana teologia, per la condivisione dei valori fondanti della fede, per l’amore reciproco non fatto di perfezione (impossibile in questo mondo), ma di perdono, di pentimento, di riconciliazione, di rigenerazione interiore e della giustizia di Dio, piuttosto che di una giustizia propria. IL CAMMINO CRISTIANO È UN’ALTRA COSA Camminare per fede, a volte, significa attraversare la delusione e la necessità di perdonare ed accettare, così come si è stati perdonati ed accettati da Cristo. Ma alcuni rispondono: “no! Non posso accettare una chiesa imperfetta, non posso accettare dei fratelli imperfetti, non posso perdonare …” In verità, si tratta di un processo che implica una profonda introspezione, volta innanzi tutto alla riscoperta, o a volte alla scoperta, del proprio peccato, del proprio orgoglio e della propria fallibilità, che è poi agli occhi di Dio perfettamente uguale e identica a quella di coloro con cui ci si rifiuta di essere in comunione. Invece di indirizzare l’ascolto della Parola di Dio alla ricerca della trave nel proprio occhio, si finisce col guardare sempre la pagliuzza nell’occhio altrui esprimendo giudizi, producendo distanze e alzando muri. Alzare questi muri equivale al rifiuto di guardarsi allo specchio, perché in fondo, ognuno di noi è lo specchio dell’altro, e alla fine si finisce col non vederci più chiaro sul proprio conto e sulle proprie responsabilità. Lasciarsi guidare realmente dallo Spirito Santo, per prima cosa produce la Grazia di convincerci di peccato (Giovanni 16:8). Amare comporta dei rischi, e lo Spirito Santo ci abilita a volerli e a saperli correre,
non soltanto a saper citare la Bibbia. La fatica dei rapporti interpersonali costituisce la linfa vitale per l’opera dello Spirito Santo nei credenti, è proprio su questo campo che il nemico sa benissimo di dover attaccare più di ogni altro per indebolire la chiesa. GIUDIZIO Luca 6:37: “Non giudicate, e non sarete giudicati; non condannate, e non sarete condannati; perdonate, e vi sarà perdonato”. L’aspetto più drammatico e doloroso di tutto questo, sta nel tacito e sottinteso giudizio che i credenti solitari esprimono attraverso queste posizioni verso i fratelli da cui si distanziano, perché è come se dicessero: fatevi più in là perché io sono più santo/a di voi, non meritate il mio perdono né tantomeno la mia presenza e il mio rispetto, perché predicate bene e razzolate male … Come se alzare i muri significasse predicare bene e razzolare bene, come se il distanziarsi corrispondesse alla volontà di Dio. Isaia 65:5: "Fatti in là, non ti avvicinare perché io sono più santo di te". Cose simili sono per me come un fumo nel naso, un fuoco che arde da mattina a sera. Quale inganno! Quale illusione! L’autenticità del cammino cristiano sta nell’imparare a superare le ferite e le delusioni, il dolore e le cadute, proprie e altrui. Cristiano autentico è colui (o colei) che non confida nelle proprie capacità di santità, né nelle aspettative verso i fratelli, ma nell’immenso amore di chi ci rende tutti degni, per fede, nonostante i limiti di ognuno. Se solo tutti comprendessero l’immenso valore che Dio dà alla comunità dei credenti le chiese sarebbero colme di figli di Dio! Il cristianesimo è per sua natura una vita comunitaria e non una vita individualista. Tutto ciò che bisogna fare è lasciare a Dio il giudizio e combattere la propria battaglia spirituale senza aspettarsi la perfezione dagli altri. Lavorare su sé stessi donandosi, perché senza dono di sé non c’è salvezza, e senza dono di sé non c’è differenza, cambiamento, né vera conversione.
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Contributi dei lettori DUE COMANDAMENTI INDIVISIBILI La legge e i profeti si riassumono in soli due comandamenti, ma alcuni credono sia possibile escludere il secondo: Matteo 22:37-40: “Gesù gli disse: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente". Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: "AMA IL TUO PROSSIMO COME TE STESSO". DA QUESTI DUE COMANDAMENTI (non solo dal primo n.d.r.) dipendono tutta la legge e i profeti”. DUE POSSIBILITÀ
Cristiani solitari noi divenendo uomo e morendo sulla croce! Il nostro donarci, pertanto, sarà sempre poca cosa se guardiamo al Signore e facciamo nostro il Suo esempio. Matteo 25:40: “E il re risponderà loro: "In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l'avete fatto a me".
pende certamente dai gusti personali, dalle scuse o dall’orgoglio umano. Tutto ciò che siamo chiamati a fare è cercare una chiesa dove sia predicata la Santa Parola di Dio e il Santo Vangelo in verità e con il dovuto timore e rispetto. Essere disposti a servirla umilmente senza personalismi seguendo l’esempio lasciatoci da Gesù, affinché lo Spirito Santo possa dimorare nei LA VITA È NELLA COMUNIONE, NON cuori disposti ad accoglierlo, perché siano NELL’ISOLAMENTO abilitati ad accogliersi. Non dimentichiamo che, “mentre si riScegliere la comunità significa scegliere manda, la vita passa” (Seneca). la vita. Deuteronomio 30:19: “… io ti ho CONCLUSIONE posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva..”Dov’è dunque que- Mai come oggi, i cristiani hanno bisogno di sta vita promessa che siamo invitati a sce- comprendere il profondo bisogno di pergliere? Salmi 133:1-3: “Ecco quant'è dono che accomuna ognuno e la perfetta buono e quant'è piacevole che i fratelli vi- e identica identità di peccatori di tutti noi vano insieme! È come olio profumato che, davanti a Dio, di fronte al quale i nostri giusparso sul capo, scende sulla barba, sulla dizi, le nostre paure, il nostro orgoglio e le barba d'Aaronne, che scende fino all'orlo nostre prigioni, rappresentano solo un dei suoi vestiti; è come la rugiada dell'Er- ostacolo al cammino che ci è posto inmon, che scende sui monti di Sion; là in- nanzi, e all’abbondante grazia messa a nofatti il SIGNORE ha ordinato che sia la stra disposizione per mezzo di Cristo, in benedizione, la vita in eterno”. Cristo, nel Corpo di Cristo.
Chiunque si riconosca in un tale atteggiamento, di fronte a tali riflessioni ha due sole possibilità, la prima: proseguire in un cammino di auto-giustizia e “solitudine spirituale” continuando a lasciare spazio all’orgoglio, lasciandosi persuadere dall’individualismo dominante, confondendo il modo di amare del mondo con il modo di amare di Dio. La seconda: mettersi davvero in discussione, rivolgere il proprio sguardo al Signore, alla Sua volontà e convertirsi da un cammino sbaSEGUIRE I PARAMETRI DI DIO gliato. Essere disposti a mettersi in gioco, a rischiare il proprio amore, il proprio cuore e i sentimenti, verso fratelli imperfetti ma Non vi è dubbio che possono esserci otdegni di amore perché amati e riscattati timi e validi motivi per allontanare delle dal Signore. persone o lasciare delle chiese, ma la Scrittura ci rende chiaro come il sole e limCRISTO È L’ESEMPIO DA SEGUIRE pido come l’aria che la vita cristiana fuori dalla comunità, ove possibile, non esiste e Nessun essere umano potrà mai rinun- non rientra nei progetti di Dio. L’ipotesi che ciò non sia possibile non diciare più di quanto Gesù ha rinunciato per
F.B
Ecco quant'è buono e quant'è piacevole che i fratelli vivano insieme!
Là infatti il SIGNORE ha ordinato che sia la benedizione, la vita in eterno.
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Salmi 133:1-3
di James Henderson
Studio biblico
Che cos’è il Nuovo Patto e perché è di importanza vitale per i credenti?
CHI LO HA IDEATO? È importante comprendere che il Nuovo Patto è un’idea di Dio e non un concetto preparato dagli esseri umani. Cristo, costituendo la Cena del Signore, ne spiegò ai suoi discepoli il significato: “Questo è il mio sangue per il nuovo patto” (Marco 14:24; Matteo 26:28). Questo è “il sangue del patto eterno” (Ebrei 13:20). I profeti del vecchio Testamento profetizzarono di questo patto futuro. Isaia scrive: Isaia 49:7-8; “a colui che è disprezzato dagli uomini, al detestato dalla nazione, al servo dei potenti (…) ti preserverò e farò di te l’alleanza del popolo” (vedere anche Isaia 42:6;). Questo è un chiaro riferimento al Messia, Gesù
Cristo. Attraverso Isaia Dio lo ha anche predetto: Isaia 61:8; “Io darò loro fedelmente la ricompensa e stabilirò con loro un patto eterno.” Anche Geremia parlò di questo: “Ecco, verranno i giorni, dice l’Eterno, nei quali stabilirò un nuovo patto con la casa d’Israele e con la casa di Giuda; non come il patto che ho stabilito con i loro padri nel giorno in cui li presi per mano per farli uscire dal paese di Egitto, perché essi violarono il mio patto, benché io fossi loro Signore, dice l’Eterno” (Geremia 31:31-32;). Ecco di nuovo il riferimento ad un “patto perenne” (Geremia 32:40). Ezechiele mostra la natura riconciliatrice di questo patto nel famoso capitolo biblico delle “ossa secche” in Ezechiele
37:26: “Stabilirò con loro un patto di pace, sarà un patto eterno con loro; li renderò stabili, li moltiplicherò e metterò il mio santuario in mezzo a loro per sempre”. PERCHÉ UN PATTO? Nella sua forma basilare, un patto biblico implica una mutua relazione fra Dio e l’umanità, allo stesso modo come un normale patto o un accordo implica una relazione fra due o più persone. Questo concetto è unico in ambito religioso, poiché tipicamente, nelle culture antiche, gli dei non intrattengono significative relazioni con gli uomini e le donne. Geremia 32:38; esprime la natura di intimità nella relazione del patto divino: “Essi saranno
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Studio biblico il mio popolo ed io sarò per loro il loro Dio”. I patti erano usati, e lo sono tuttora, negli affari e nelle transazioni legali. Spesso, ai tempi del Vecchio Testamento, in entrambi i costumi, Israeliti e pagani comprendevano la ratifica dei patti umani con sacrifici di sangue o di un qualche tipo di rituale minore per porre l’accento sull’importanza del patto e legare le parti stipulanti. Oggi vediamo il perdurare di concetti simili, quando ad esempio le persone si scambiano ritualisticamente gli anelli per sigillare il loro impegno nel patto matrimoniale. I personaggi biblici, sotto l’influenza delle loro società, avrebbero
di James Henderson riconciliazione è resa possibile mediante lo spargimento del sangue di Cristo, attraverso questo patto eterno, Dio non imputa agli uomini i loro falli (2 Corinzi 5:19). Senza alcuna azione o pensiero di pentimento da parte nostra, Cristo morì per noi (Romani 5:8). La grazia ha preceduto la nostra risposta cristiana. CHE NE É DEGLI ALTRI PATTI BIBLICI? La maggioranza degli studiosi identifica almeno quattro patti in aggiunta al Nuovo Testamento, essi sono i patti fatti con Noè, Abramo, Mosè e Davide. In questa epistola ai cristiani ad Efeso, Paolo spiega
concernenti la linea di Davide (Geremia 23:5; 33:20-21) sono realizzate in Gesù, “La radice e progenie di Davide” (Apocalisse 22:16), il RE di Rettitudine.Il patto m osaico, chiamato anche Vecchio Patto, era condizionale. La condizione era che se gli Israeliti avessero obbedito alla legge di Mosè sarebbero seguite le benedizioni, specialmente l’eredità della terra promessa. Questa visione, Cristo la adempie spiritualmente. Ebrei 9:15: “E perciò Egli è il mediatore del nuovo patto affinché, essendo intervenuta la morte per il riscatto delle trasgressioni commesse sotto il primo patto, i chiamati ricevano la promessa dell’eterna eredità”.
Stabilirò con loro un patto di pace, sarà un patto eterno con loro; li renderò stabili, li moltiplicherò e metterò il mio santuario in mezzo a loro per sempre. Ezechiele37:26 applicato diverse pratiche allo scopo di solennizzare fisicamente il patto della loro relazione con Dio. “È chiaro che l’idea di un patto nel sancire una relazione non era estranea agli Israeliti, perciò non sorprende vedere Dio usare un patto, quale forma per dare espressione alla relazione con il suo popolo” (Golding 2004:75). Il patto fra Dio e l’umanità è comparabile alle intese fatte nella società, ma non è della stessa portata. Nel Nuovo Patto, manca il concetto di baratto o scambio. Inoltre, Dio e gli uomini non sono esseri equivalenti, non sono “sullo stesso piano”. “Il Patto divino va infinitamente oltre la sua analogia terrena” (Golding 2004,74). La maggior parte dei patti antichi contengono qualità di reciprocità, per esempio: il comportamento desiderato è premiato con benedizioni, ecc., quindi c’è un elemento di scambievolezza espresso nei termini delle condizioni concordate. Un tipo di patto, è un patto di sovvenzione, nel quale una parte superiore, come può essere un re, dona favori immeritati ai suoi sudditi. È questo il tipo di patto più comparabile al patto del Nuovo Testamento: Dio dona la Sua Grazia senza predisporre condizioni all’umanità. Infatti, la
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che quando non eravamo cristiani eravamo degli “…estranei ai patti della promessa (…) non avendo speranza ed essendo senza Dio nel mondo. Ma ora in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete stati avvicinati per mezzo del sangue di Cristo” (Efesini 2:12-13). Questo è il sangue del Nuovo Patto che rende possibile la riconciliazione per tutti. I patti fatti con Noè, Abramo e Davide contengono promesse incondizionate che hanno il loro principale adempimento in Gesù Cristo. Isaia 54:9-10: “Per me questo infatti sarà come le acque di Noè; come giurai che le acque di Noè non avrebbero più coperto la terra, così giuro di non adirarmi più contro di te e di non minacciarti più. Anche se i monti si spostassero e i colli fossero rimossi, il mio amore non si allontanerà da te né il mio patto di pace sarà rimosso, dice l’Eterno, che ha compassione di te”. Gesù è quel patto di pace. Paolo spiega che Cristo è il seme promesso di Abrahamo, quindi tutti coloro che credono sono eredi della promessa della grazia salvifica (Galati 3:15-18). Galati 3:29: “Ora, se siete di Cristo, siete dunque progenie d’Abrahamo ed eredi secondo la promessa”. Le idee del patto
Storicamente, i patti comprendevano anche dei segni, come indicazioni della continua partecipazione di uno o entrambe le parti coinvolte, anche questi segni puntavano al Nuovo Patto. Per esempio, il segno del patto con Noè e la creazione fu l’arcobaleno (Genesi 9:1217), un colorato riflesso di luci. E Cristo è la luce del mondo (Giovanni 8:12; 1:4-9) Il segno per Abrahamo era la circoncisione dei maschi (Genesi 17:9-11), e questo è in armonia con la cultura ebraica per quanto concerne il senso radicale della parola tradotta con “patto”: “berith”, un termine che ha a che fare con “tagliare”. La frase “tagliare un patto” a volte è ancora usata. Gesù, il seme di Abrahamo, fu circonciso secondo questa pratica ebraica (Luca 2:21). Paolo spiega ai credenti che la circoncisione non deve essere più fisica, ma spirituale. Sotto il Nuovo Patto “la circoncisione è quella del cuore, nello spirito, e non nella lettera” (Romani 2:29; Filippesi 3:3). Anche il sabato era un segno dato nel patto mosaico (Esodo 31:12-17). Cristo è il riposo da tutte le nostre opere (Matteo 11:28-30; Ebrei 4:10). Questo riposo è futuro, ma anche presente. Ebrei 4:8-9:
Studio biblico “Perché, se Giosuè avesse dato loro riposo, Dio non avrebbe in seguito parlato di un altro giorno. Resta dunque un riposo sabbatico per il popolo di Dio”. Anche il nuovo Patto ha un segno, che non è un arcobaleno, la circoncisione o il Sabato. Isaia 7:14: “Perciò il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio e gli porrà nome Emmanuele”. La prima indicazione che siamo il popolo di Dio del Nuovo Patto è che Dio è venuto ad abitare in mezzo a noi nella forma di Suo Figlio, Gesù Cristo (Matteo 1:21; Giovanni 1:14). C’è anche una promessa contenuta nel Nuovo Patto: Luca 24:49: “Ed ecco, io mando su di voi la promessa del Padre mio; ma voi rimanete nella città di Gerusalemme, finché siate rivestiti di potenza dall’alto”. Tale promessa era il dono dello Spirito Santo (Atti 2:33; Galati 3:14). I credenti sono sigillati nel Nuovo Patto. Efesini 1:13-14: “In lui anche voi, dopo aver udita la parola della verità, l’evangelo della vostra salvezza, e aver creduto, siete stati sigillati con lo Spirito Santo della promessa; il quale è la garanzia della nostra eredità, in vista della piena redenzione dell’acquistata proprietà a lode della sua gloria”. Un vero credente non è identificato dal rituale della circoncisione, nemmeno da un insieme di obblighi, ma dallo Spirito di Cristo che vive in lui (Romani 8:9). Il concetto di patto, fornisce un’estesa e profonda esperienza nella quale la grazia di Dio può essere compresa letteralmente, metaforicamente, simbolicamente e per analogia. QUALE DEI PATTI È ANCORA IN VIGORE? Tutti i precedenti patti sono inclusi nella gloria del Nuovo Patto Eterno. Paolo mostra questo concetto quando confronta il patto mosaico, anche chiamato Vecchio Testamento, con il Nuovo Patto. Paolo si riferisce al patto mosaico come al “ministero della morte scolpito in lettere su pietre” (2 Corinzi 3:7; Esodo 34:27-28), e dice che per quanto una volta fosse glorioso, ora non ha gloria. 2 Corinzi 3:10: “per cui, sotto questo aspetto anche ciò che fu reso glorioso non fu veramente glorioso, se messo a confronto con la più ec-
di James Henderson cellente gloria.” Cristo è stato: “..infatti ritenuto degno di una gloria tanto più grande di quella di Mosè, quanto maggiore gloria ha colui che ha fabbricato una casa della casa stessa”(Ebrei 3:3). Il termine greco usato per patto “diatheke”, porta un nuovo significato a questa discussione. Aggiunge dimensione ad un accordo, perchè è l’ultimo testamento. Nel Vecchio Testamento la parola ebraica “berith” non fu usata in questo senso, essendo il punto in questione illustrato tipicamente come eredità, legge e costumi. Lo scrittore del libro agli Ebrei usa questa distinzione greca. Entrambi, il Patto Mosaico ed il Nuovo Patto, sono testamenti. Il patto mosaico è il Primo Testamento, il quale fu messo da parte con la stipula del secondo. In Ebrei 10:9 leggiamo: “ Egli aggiunge poi: Ecco io vengo per fare, o Dio, la tua volontà.” Egli toglie il primo, per stabilire il secondo”. In Ebrei 8:7: “Perché, se quel primo patto fosse stato senza difetto, non sarebbe stato necessario stabilirne un altro. Il nuovo patto è in Ebrei 8:9 “non come il patto che feci con i loro padri”. Così Cristo è il mediatore “di un patto migliore, fondato su migliori promesse” (Ebrei 8:6). Quando si scrive un nuovo testamento, tutti i precedenti testamenti non hanno alcun effetto ed i loro termini, non importa quanto siano gloriosi, non hanno più valore e nessun beneficio per gli eredi. Dicendo: “un nuovo patto” egli ha reso antico il primo; or quello che diventa antico ed invecchia, è vicino ad essere annullato” (Ebrei 8:13). “Quindi la forma del vecchio non può essere richiesta come una condizione di partecipazione nel nuovo” (Anderson 2007:33), naturalmente, dove c’è una volontà, o testamento. Ebrei 9:16-17: “poiché dove c’è un testamento, ci deve essere necessariamente anche la morte del testatore. Il testamento infatti è valido solo dopo la morte di qualcuno, perché non ha alcuna forza mentre vive ancora il testatore”. È per questo fine che Cristo morì e noi riceviamo la santificazione tramite lo Spirito. Ebrei 10:10: “per mezzo di questa volontà, noi siamo santificati mediante l’offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre”. I provvedimenti per il sistema sacrificale nel patto Mosaico non sono di alcuna
efficacia perché: Ebrei 10:3: “in quei sacrifici invece si rinnova ogni anno il ricordo dei peccati” e, in ogni modo, il primo testamento fu tolto affinché il secondo testamento avesse effetto (Ebrei 10:9). Chiunque sia stato a scrivere la lettera agli Ebrei, sicuramente era molto preoccupato affinché i suoi lettori comprendessero la serietà dell’insegnamento del Nuovo Patto. Vi ricordate cosa accadeva nel vecchio patto a coloro che rigettavano Mosè? Ebrei 10:28-29: “Chiunque trasgredisce la legge di Mosè muore senza misericordia sulla parola di due o tre testimoni. Quale peggiore castigo pensate voi merita colui che ha calpestato il Figlio di Dio e ha considerato profano il sangue del patto col quale è stato santificato, e ha oltraggiato lo Spirito della grazia?” Il Nuovo Patto è in vigore perché Gesù ne è il testatore, e morì. È di vitale importanza che i credenti comprendano questo, perché la riconciliazione che abbiamo ricevuto è possibile solo “per mezzo del sangue della sua croce” (Colossesi 1:20). Bibliografia: www.wcg.org/lit/law/covenant Anderson, Ray S. An emergent Theology for Emerging Churches. 2007, UK: Bible Reading Fellowship. Golding, Peter. Covenant Theology: the key of theology in reformed thought and tradition. 2004,UK: Mentor imprint, Christian Focus Publications.
James Henderson Responsabile delle missioni in Europa
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dal Mondo
NOTIZIE DELLA CHIESA CRISTIANA DELLA GRAZIA - GCI
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Battesimi a Good Shepherd Church (USA)
omenica 9 luglio 2017 alla Good Shepherd Church (Congregazione di GCI a Cicero, IL, USA) sono stati celebrati dei battesimi. "È sempre stato mio desiderio avere dei battesimi qui nel nostro edificio, quest'anno l'abbiamo fatto per la prima volta, e speriamo possano essercene molti altri" ha detto il pastore Israel Hernandez. Il culto per il battesimo ha avuto inizio nella chiesa ed è proseguito poi all’esterno, dove dieci giovani discepoli di Gesù sono stati battezzati in una piscina. L’evento ha visto la partecipazione di molti amici e familiari non membri della chiesa, a questa gioiosa occasione hanno preso parte in tutto 95 persone. Dopo la cerimonia i bambini hanno approfittato della piscina, per fare un bagno seguito da un pic-nic. Ecco alcune foto della giornata.
GCI in Bulgaria
Notizie da parte di James Henderson, responsabile delle missioni per l’Europa La nostra chiesa in Svizzera, pur essendo di piccole dimensioni, è grande in quanto a generosità, avendo cura e prendendosi a cuore diverse situazioni della chiesa. I fratelli svizzeri infatti sostengono molti progetti in Europa, tra cui la piccola chiesa in Bulgaria, guidata da Nicolay Nicolov. Diversi membri aiutano Nicolay nella traduzione di articoli e nella produzione di riviste in lingua bulgara e russa. Nel settembre 2017 i fratelli Toni Püntener e Hannes Zaugg hanno fatto visita a Nicolay a Jambol, nella sua città natale, a circa 185 miglia da Sofia la capitale. Hanno avuto modo di visitare la congregazione locale dove vive Nicolay e di visitare un’altra congregazione composta principalmente da persone di etnia turca e rom. Toni ha commentato così il suo viaggio: "Ci siamo divertiti molto con Nicolay e le persone che abbiamo incontrato in Bulgaria, le quali sono felici di essere uniti a Grace Communion International. Per favore pregate per loro mentre proseguono il loro cammino con noi”.
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A
Inondazione in Nepal
Novembre 2017 il Nepal è stato inondato da inondazioni derivanti da piogge monsoniche eccezionalmente pesanti insieme al nord dell'India e al Bangladesh. In Nepal sono stati oltre 100.000 gli sfollati. Molti dei villaggi disseminati nelle zone montuose e nelle pianure del Nepal meridionale sono stati devastati. Il nostro responsabile del ministero in Nepal, Deben Sam, ha riferito che le inondazioni hanno distrutto le riserve di cibo, vestiti e i beni nelle case, così come anche le fonti di reddito delle famiglie nepalesi, tra cui campi di riso, galline, capre e pesci. Anche libri e materiali educativi usati dai bambini nelle scuole sono stati distrutti. Molti dei nostri fratelli delle congregazioni in quelle zone si sostengono con questi mezzi che sono andati perduti.
Deben, ha immediatamente avviato un programma di soccorso di emergenza iniziando dai membri della chiesa colpiti in cinque località. GCI ha inviato fondi di emergenza per aiutarli. Deben è stato molto grato ai nostri membri negli Stati Uniti per il loro contributo dal Fondo di assistenza di emergenza GCI, insieme ai fratelli Statunitensi hanno contribuito anche le chiese GCI di Nuova Zelanda, India e Figi. Oltre alle perdite subite dai membri, a Chitwan l’edificio della chiesa è andato distrutto e non è stato possibile ricostruirlo nello stesso spazio a motivo della deviazione del letto del fiume causata dal disastro. A Makwanpur, la chiesa aveva realizzato una fattoria di polli per creare una fonte di reddito per la comunità rendendola finanziariamente autosufficiente, ma anche questa è andata distrutta. Nella località di Milanchok, l’edificio della chiesa è andato distrutto, e si vuole procedere a ricostruire una struttura semplice in modo da dare ai membri un posto dove incontrarsi nuovamente. Nei mesi estivi Deben insieme al suo team si dedica alla scuola biblica mobile che va in giro per i villaggi sulle montagne, ma quest’anno hanno dovuto fare i conti con questo imprevisto disastro naturale. Deben apprezza molto le preghiere dei fratelli sparsi nel mondo per lui e per coloro che Dio sta servendo attraverso di lui e la sua collaborazione con la Grace Communion International.
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Stabilirò con loro un patto di pace, sarà un patto eterno con loro; li renderò stabili, li moltiplicherò e metterò il mio santuario in mezzo a loro per sempre. Ezechiele37:26
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