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CHIESA CRISTIANA DELLA GRAZIA Luglio - Dicembre 2018

“Ed egli alzatosi, lo seguì”. Matteo 9:9

Cristo non è venuto per portarci una vita senza conflitti

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EDITORIALE

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Cristo non è venuto per portarci una vita senza conflitti

molti cristiani è stato insegnato che la fede in Cristo garantisce loro una via per evitare le prove. Generalmente a sostegno di questa dottrina si prende in considerazione la promessa biblica secondo cui Dio interviene nella vita di coloro che hanno fede nel Figlio Suo. Dobbiamo però comprendere che Dio oltre a promettere di aiutarci durante le prove, ha pure detto che dovremo affrontare delle prove! Cristo non è venuto per portarci una vita senza conflitti. Al contrario, Gesù ci ha avvertiti ad esempio che a motivo della fede in Lui dovremo affrontare delle lotte nelle nostre famiglie (Matteo 10:34-36), nella vita in generale (Giovanni 16:33) e delle persecuzioni (Giovanni 15:20). Si entra nel Regno di Dio attraverso molte prove (Atti 14:22) e ogni cristiano dovrà soffrire persecuzioni (2 Timoteo 3:12). Non dovremmo considerarla quindi una cosa strana quando siamo afflitti dalle prove e dalle difficoltà (1 Pietro 4:12). Tuttavia, le Scritture affermano pure che qualunque cosa chiederemo nel nome di Gesù, lui la esaudirà (Giovanni 14:12-14), pertanto, a motivo di questo molti cristiani credono che avendo abbastanza fede è possibile chiedere a Dio una vita senza tribolazioni e senza sofferenze. Ma la domanda è: possiamo considerare queste parole come la promessa per esaudire qualsiasi nostro desiderio? La risposta è no. In un versetto come questo sono contenuti aspetti e significati nascosti e non evidenti a prima vista, che sono comunque spiegati in altre parti della Scrittura. Questo passo non può essere interpretato come a sé stante, in maniera indipendente e isolatamente dal resto della Scrittura, ma va interpretato in armonia con tutto il testo della Sacra Bibbia. Solo per fare un esempio, prendete in considerazione per un momento quanto segue: alcuni cristiani pregarono con fervore e con molta fede affinché Pat Robertson diventasse presidente degli U.S.A. altri invece pregarono, nel nome di Gesù, affinché lo diventasse George Bush e altri ancora per Bill Clinton. L’aspetto non evidente nel passo in questione, se considerato isolatamente dal resto della Scrittura, è che Dio risponde soltanto conformemente alla sua volontà (1 Giovanni 5:14). Dio non risponderà certamente a preghiere che trasgrediscono, o siano in contrasto, con la sua suprema volontà. Spesso Dio agisce per ragioni e con propositi che noi non possiamo conoscere, la sua volontà non è sempre chiara in modo perfetto, ed è senz'altro possibile per noi giungere a credere qualcosa di non corretto e non corrisponde a verità. E dato che la nostra fede può poggiare anche su presupposti sbagliati, essa non rappresenta di per sé una garanzia affinché le nostre preghiere ottengano le risposte attese. Non ho ancora conosciuto nessuno che abbia spostato letteralmente una montagna in mare in risposta alla sua preghiera. Alcuni cristiani, credettero che Dio avrebbe allontanato Bill Clinton dal suo posto; altri invece erano convinti che non lo avrebbe fatto. È possibile quindi che alcuni preghino per un esito ed altri per il contrario, ma è ovvio che non possono realizzarsi entrambi i desideri. Potremmo anche pregare Dio di darci un milione di dollari (infatti molti cristiani lo hanno fatto), ma non ricevere niente, e non importa quante cose

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Eventuali manoscritti o foto inviate dai lettori, non sa-

ranno restituiti. Seguimi è disponibile online e scari-

cabile in formato pdf sul sito www.ccdg.it e può essere

richiesta tramite email all’indirizzo info@ccdg.it. EDITORE

Porcu Giovanni Vittorio

Autorizzazione del Tribunale di Sassari n°1/2016 del 29 Aprile 2016

DIRETTORE RESPONSABILE Giovanni Vittorio Porcu REDATTORE CAPO Francesco Bernardi

SOMMARIO

di Joseph Tkach

2 Editoriale

Cristo non è venuto per portarci una vita senza conflitti 5 Parole di vita

Il sogno si realizzerà 6 Bibbia a 360°gradi Cos’è la Salvezza

9 Creazione ed evoluzione: Dio come ha dato luogo alla grande varietà di specie sulla terra? 12 Studio biblico Le parole di Gesù ai Suoi seguaci dopo la Sua risurrezione 14 Notizie dal mondo Passaggio di testimone

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Alice Porcu

TRADUTTORI E COLLABORATORI Vera Derrigo Vladimiro Meandri Alice Porcu Vincenzo Scannapieco Alessandro Sanna

Fonti fotografie e immagini

Immagini di copertina by Francesco Marino; immaginifonte FREEPIK: pag.3 designed by mrsiraphol, pag. 4 designed by creativeart , pag.5 designed by Jcomp, pag. 6 designed by paymphotography; immagini pag. 14-15 fonte sito GCI.ORG.


EDITORIALE avremo comprato "per fede", fiduciosi che Dio avrebbe provveduto. Ma possiamo avere una grande fiducia in Gesù Cristo e avere la certezza che lui ci salva, senza però credere che lui sia il genio esecutore di tutte le nostre richieste fatte in suo nome, soltanto perché magari usiamo le parole giuste e perché ne siamo convinti.

di Joseph Tkach

Perché Dio permette che possa accaderci qualsiasi male?

FEDE E GUARIGIONI Molti cristiani sono stati spinti ad essere certi che Dio avrebbe guarito un loro caro, ed hanno pregato con fede per questo, alcuni hanno trovato motivazione nella convinzione di altri credenti, oppure dal fatto di aver ricevuto altri miracoli. Ma quando la persona cara è venuta a mancare sono rimasti onestamente sorpresi e confusi, perché quello che avevano creduto con tanta sicurezza si è rivelato non vero. La loro fede non ha potuto guarire la persona amata. Solo Dio avrebbe potuto guarire, tuttavia, ha scelto di non farlo nonostante le preghiere, la fede, l'amore e le Sue promesse. Quando si vivono delusioni come queste, ha inizio una nuova prova, e nuove domande si fanno strada: cosa ne è della fede in Cristo se la fede nella guarigione si rivela un errore? È anch’essa un errore? Questo è uno dei pericoli che si corrono quando ci si convince di certi insegnamenti che legano la fede nel nostro Salvatore a promesse specifiche. Ma Gesù ha per caso promesso di guarire tutte le malattie? Egli non guarì Epafròdio, o almeno non così istantaneamente come altri lo avevano desiderato (Filippesi 2:27). Persino durante il suo ministero terreno Gesù non guarì tutti (Giovanni 5:3-9). Alcuni pensano: ma il fatto che Gesù soffrì per noi pagando la penalità per tutti i peccati non significa che non vi sarebbe per noi più alcuna ragione per soffrire? È necessario però considerare altri aspetti fondamentali: il fatto che Gesù morì per noi significa forse che noi non moriremo mai? È un dato di fatto che ogni cristiano muore, c’è dunque qualcosa che non va in questo ragionamento. Noi oggi ancora non beneficiamo completamente di tutto quello che Gesù ha compiuto per noi, verrà il tempo in cui, dopo la resurrezione, avremo corpi incorruttibili, allora non sentiremo più do-

lore. Verrà il tempo in cui riceveremo il pieno beneficio della redenzione di Gesù. Ma questo tempo non è ancora giunto, oggi ancora partecipiamo alle sofferenze di Gesù. (1 Pietro 2:20-21). Gesù ci ha annunciato persecuzioni, non esenzione dai dolori e dalle preoccupazioni. Quando Paolo fu flagellato, lapidato e imprigionato, sentiva sicuramente dolore, eppure Gesù aveva pagato per lui la penalità per tutti i peccati. Paolo aveva una grande fede, ma viveva anche molte sofferenze (2 Corinzi 1:5; Filippesi 3:10; 4:12). Nonostante Gesù abbia espiato tutti i loro peccati e nonostante la loro fede, spesso i cristiani soffrono, e a volte ciò accade anche a causa della loro fede. Le nostre sofferenze a volte sono causate dalla persecuzione e a volte sono casuali, semplicemente perché viviamo in un mondo in cui il peccato è una cosa normale e spesso causa sofferenze a persone innocenti, le quali, molte volte sono proprio cristiane. Alcuni cristiani muoiono prematuramente, oppure lentamente e nella sofferenza per danni fisici, per violenza fisica, incidenti automobilistici, incendi, o magari a causa delle fibre di amianto. La nostra salute può subire danni a causa del freddo, di sostanze chimiche, di animali selvaggi, oppure persino a causa di microrganismi. Le ragioni delle sofferenze per i cristiani possono essere assolutamente comuni a tutte le altre persone, con in aggiunta quelle derivanti dalla persecuzione ove presente. Dio non ha promesso di proteggere il suo popolo da ogni genere di pro-

blema possibile, ma la domanda è: è nella volontà di Dio di guarire chi ha fede in Cristo? Da quello che ci mostra la Bibbia, la risposta a volte è sì, a volte è no. Ad esempio Stefano fu ucciso, così come pure Giacomo. Tutti i primi cristiani, prima che morissero, furono probabilmente in qualche modo salvati da Dio da diversi pericoli, tuttavia morirono comunque. Non vi siete mai stupiti nel vedere predicatori che pretendono di poter guarire ogni genere di infermità mentre invece loro stessi portano occhiali? Eppure non esiste alcuna ragione plausibile per cui le promesse bibliche debbano essere applicate ad un genere di malattia piuttosto che a un’altra. Le Scritture citate a sostegno di una promessa di guarigione universale non fanno distinzioni fra tipologie di malattie e infermità. Ma sia la Scrittura stessa, che l’esperienza, ci dicono che questi passi non vanno intesi quale garanzia assoluta dell’intervento di Dio per la guarigione fisica. Certamente alcuni hanno ricevuto guarigione e a volte anche in modi drammatici, si tratta di esempi di favore, grazia e misericordia speciali, ma questo non ci autorizza a considerare questi esempi come promesse divine universali e assolute. Inoltre non dovremmo pensare che persone non guarite non abbiano fede, spesso la loro fede diviene visibile proprio nella sofferenza, esse rimangono fiduciose e fedeli a Dio credendo fermamente che Egli ha in serbo sempre il meglio per loro. Sia che vivano, o che muoiano, che siano

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EDITORIALE ricche o povere, queste persone confidano in Dio sempre e nella loro fede non vi è nulla di sbagliato. Se vi è qualcosa di sbagliato, lo è l’insegnamento secondo il quale loro non stanno facendo abbastanza per la propria guarigione. LO SCOPO DELLE PROVE Visto dunque che Dio ci ha promesso di dover affrontare delle prove ma anche di aiutarci ad affrontarle, la domanda logica è: per quale motivo ci è dato di dover attraversare delle prove? Perché Dio permette che possa accaderci qualsiasi male? Non abbiamo una risposta chiara ed esaustiva a questo, ma sappiamo che Dio permette il male, Gesù stesso fu disposto a sopportarlo e tuttora lo sopporta pazientemente. Le Scritture ci indicano alcuni benefici derivanti dalle prove, ecco solo alcuni esempi: "l'afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l'esperienza speranza" (Romani 5:3-4). "È vero che qualunque correzione sul momento non sembra recar gioia, ma tristezza; in seguito tuttavia produce un frutto di pace e di giustizia in coloro che sono stati addestrati per mezzo di essa" (Ebrei 12:11). "Perciò voi esultate anche se ora, per breve tempo, è necessario che siate afflitti da svariate prove, affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che è ben più preziosa dell'oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco, sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di Gesù Cristo" (1 Pietro 1:6-7). In breve, attraverso la sofferenza impariamo cose che attraverso lo studio non possono essere acquisite. La sofferenza ci forma e ci trasforma in un modo che non può essere facilmente spiegato con le parole. Persino Gesù imparò attraverso le sofferenze, così anche a noi è chiesto di prendere la nostra croce e di soffrire con lui. Se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente soffriamo con Lui, per essere anche glorificati con Lui (Romani 8:17). Le prove non sono piacevoli, ma veniamo confortati dal fatto che attraverso di esse Dio è all'opera nella nostra vita, e Lui è in grado di produrre del bene da tutte le cose. Lui possiede la saggezza e la compassione per operare nelle nostre

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vite per i Suoi scopi gloriosi. Non sempre comprendiamo quali lezioni speciali dobbiamo imparare da una particolare prova, ma la lezione basilare da imparare sempre e comunque, è sicuramente quella di imparare a confidare in Dio. Spesso, una prova di fede è proprio una prova della fede. Durante le prove dobbiamo confidare in Dio nonostante le circostanze fisiche. Confidando in Dio cresciamo nel rapporto di fiducia con Lui. Questo agli occhi di Dio ha un valore e un’importanza infinita, visto che in Cristo siamo tutto ciò che possiamo essere, e senza di Lui non siamo nulla. Una fede non provata può risultare debole. Chiunque è in grado di perseverare quando le cose vanno bene. Una fede pro-

di Joseph Tkach

vata rende più forti, e il legame fra Dio e noi diventa più intenso. Dio vuole un rapporto personale con i suoi figli, un rapporto caratterizzato dalla fede, dalla fiducia e dall’amore e questo vincolo di fede può essere rinforzato dalle prove. Le prove c'insegnano a confidare in Dio per tutte le nostre necessità. Sia che la nostra prova riguardi la salute, le finanze o i rapporti umani, oppure un problema nella chiesa, dobbiamo guardare a Cristo. Cari amici, vi ringrazio di nuovo per la vostra perseveranza, la vostra opera, la vostra pazienza e la vostra fede. Vi chiedo di continuare a pregare l'uno per l'altro e per noi, in modo che l'opera di Dio possa essere fatta sempre più efficacemente nelle nostre vite e nella nostra chiesa.

Una fede non provata può risultare debole. Una fede provata rende più forti, e il legame fra Dio e noi diventa più intenso.


Parole di Vita

Il sogno si realizzerà È

tipico dell’età infantile e adolescenziale “sognare” ad occhi aperti, è l’età migliore per immaginare e idealizzare i desideri più profondi. Si tratta di una capacità che va svanendo con la crescita e l’avanzare dell’età. Pian piano si finisce col non credere più ai sogni. Gli impegni della vita, lo stress quotidiano ed i molti pensieri che ci attanagliano, ci impediscono di vivere la vita con la leggerezza dei bambini. Ricordo molto bene quali erano i miei sogni di bambino, si trattava spesso di vera fantasia, di cose cioè assolutamente irrealizzabili perché frutto di una mente che ancora faceva fatica a comprendere i limiti della realtà, eppure nel mio cuore e nella mia immaginazione erano così vere che sembravano quasi tangibili. Al di là della distanza che separa i sogni di un bambino dalla realtà e della cruda quotidianità degli adulti, ritengo che l’incapacità di sognare di molti adulti, costituisca in qualche modo una perdita. Coltivare dei sogni ci aiuta, ci motiva e giova alla salute fisica e spirituale. Non dovremmo mai perdere la capacità di sognare, ma semplicemente farla maturare insieme a noi, renderla se vogliamo matura, adulta e consapevole, ma non cancellarla come possibilità. Sognare fa star bene! Le più grandi conquiste della storia

di molte società hanno avuto origine dai sogni di grandi uomini. Uomini che hanno immaginato, desiderato e lavorato per un mondo migliore, per valori come l’uguaglianza, la giustizia, la libertà, la pace e la dignità. Anche molte invenzioni trovano la loro origine nei sogni di grandi uomini del passato, la nostra stessa modernità, se vogliamo. La storia ci ha regalato grandi uomini, che spesso erano anche grandi sognatori. Alcuni di loro hanno realizzato i propri sogni solo in parte, altri per niente, tuttavia, essi trovavano in questo la loro ragione di vita. Molti hanno pagato con la vita oppure con anni di prigionia il coraggio di voler vedere realizzati i loro sogni di giustizia e libertà. Tanti ne potremmo citare, ma solo per ricordarne alcuni potremmo ricordare Martin Lutero, Gandhi, Martin Luther King, oppure Mandela e tanti altri. Quando ero adolescente, ricordo che insieme a un mio amico molto intimo ci piaceva raccontarci quale lavoro sognavamo di fare da adulti, e immaginavamo di poterci incontrare un giorno ognuno avendo realizzato il proprio desiderio lavorativo. Ebbene, dopo molti anni tutto ciò si realizzò veramente, ci siamo incontrati in posti lontani da casa nostra, ognuno facendo il lavoro di cui ci raccontavamo da bambini, ed entrambi lo facevamo con lo stesso entusiasmo con cui lo avevamo sognato. I sogni, in genere, si confidano solo a persone speciali, perché se qualcuno li deridesse ferirebbe una parte molto profonda di noi stessi. Quando penso alla vita cristiana ed alla fede in Dio, mi sembra di tornare bambino, mi sembra di sognare ad occhi aperti come quando ero bambino, e come allora, tutto diventa quasi tangibile. Le promesse di Dio rappresentano il sogno più bello e profondo per co-

loro che hanno fede nel Signore. In esse sono contenuti elementi attuali ed anche futuri, nella Sua Parola troviamo realtà concrete già oggi, realtà promesse per il futuro e per l’eternità. La fiducia nel Suo perdono, nella Sua guida e nella Sua vita in noi ci danno la forza e l’energia per andare avanti giorno dopo giorno nonostante le circostanze. La promessa futura di un Regno Eterno di pace e giustizia rappresenta per noi quell’ambizione ancora lontana, ma viva e reale grazie alla fiducia nella Sua Parola. Questa fede, questo sogno, mi fa sentire in un certo modo ancora bambino pur essendo ormai adulto, mi carica di entusiasmo, attraverso un sogno meraviglioso che si realizzerà con assoluta certezza. E un giorno, io e i miei fratelli che con me sognano lo stesso sogno, ci incontreremo a raccontarci quanto lo abbiamo atteso, sperato e desiderato. Sarà un evento che cambierà la natura delle cose e metterà a posto tutto quello che l’uomo ha reso storto lasciandosi contaminare dal peccato. Ringraziato sia il Signore, perché ci fa vivere e sognare come piccoli bambini, questa volta però il sogno non viene dalla nostra fantasia, ma dal cuore perfetto e benevolo di Dio. Ed è così che il Signore ce lo descrive nelle sue promesse in Apocalisse 21:1-6: “Poi vidi un nuovo cielo e una nuova terra, poiché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi, e il mare non c'era più. E vidi la santa città, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo da presso Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii una gran voce dal trono, che diceva: «Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro, essi saranno suoi popoli e Dio stesso sarà con loro e sarà il loro Dio. Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate”. E colui che siede sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». Poi mi disse: «Scrivi, perché queste parole sono fedeli e veritiere», e aggiunse: «Ogni cosa è compiuta. Io sono l'alfa e l'omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell'acqua della vita».

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di Michael Morrison

Q

Che cos’è la Salvezza?

CHE COSA SONO GLI ESSERI UMANI?

uando Dio creò gli esseri umani, li fece a Sua “immagine”, e disse che la Sua creazione era “molto buona” (Genesi 1:26-27, 31). Gli esseri umani erano una creazione meravigliosa, tratta dalla polvere, ma resa viva dal soffio di Dio (Genesi 2:7). “L'immagine di Dio” attribuita all’uomo dal racconto della Genesi, probabilmente riguarda l’intelligenza, la creatività e la capacità di dominio sulla creazione. Include anche la capacità e la possibilità di relazionarsi e di fare scelte morali. In qualche modo siamo come Dio stesso, e questo perché Dio ha in serbo per noi, Suoi figli, qualcosa di speciale. La Genesi ci riporta il racconto della disubbidienza umana verso Dio (Genesi 3:1-13). Questa storia, ci mostra che Adamo ed Eva non si fidarono di Dio, e tradirono la fiducia che Dio aveva riversato nei loro confronti. Venendo meno questa fiducia essi interruppero la loro relazione con il Creatore e i piani che Egli aveva verso di loro vennero meno. Così, la somiglianza con Dio si distanziò, ed il risultato di tutto ciò furono pene e morte (versi 1619). A meno di seguire le indicazioni del Creatore, a questo punto, la strada sarebbe stata sempre quella di attraversare

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la via più dolorosa. In un certo senso l’uomo vive una sorta di dualità, egli è allo stesso tempo nobile e crudele, può avere nobili ideali ma essere al contempo un barbaro. Siamo come Dio, ma contemporaneamente non divini, in definitiva, non siamo come eravamo destinati ad essere. Tuttavia, nonostante abbiamo deturpato noi stessi con le nostre stesse mani, Dio ci considera ancora fatti a Sua immagine e somiglianza (Genesi 9:6), e conserviamo le potenzialità per diventare a immagine di Dio. Dio vuole salvarci e restaurare la nostra relazione con Lui. Dio vuole donarci la vita eterna, liberarci dalle pene e farci godere di un bellissimo rapporto con Lui e con gli altri. Egli vuole finalizzare al bene la nostra intelligenza, la nostra creatività e ogni nostro potenziale. Dio vuole trasformarci a Sua immagine rendendoci migliori dei primi uomini. Questa è la salvezza. IL CENTRO DEL PIANO DI DIO

Abbiamo bisogno di essere salvati, e Dio lo ha già fatto, ma non nel modo in cui l'uomo poteva aspettarselo. Il Figlio di Dio divenne uomo e visse una vita perfetta, ma noi lo uccidemmo. Ma paradossalmente, in questo vi è ciò di cui abbiamo

bisogno per la nostra salvezza. Che ironia! Siamo salvati da una vittima! Il nostro Salvatore divenne carne e poi morì per noi, ma Dio lo resuscitò dai morti, e attraverso Gesù, Egli promise di resuscitare anche noi. Nella morte e resurrezione di Gesù, la salvezza dell'umanità è rappresentata, si concretizza e diviene possibile. La Sua morte è ciò che i nostri peccati meritavano e come Creatore Egli pagò per tutti i nostri falli; anche se Egli non lo meritava, morì volontariamente al posto nostro per i nostri peccati. Gesù Cristo morì per noi, e fu resuscitato per noi (Romani 4:25). Il nostro vecchio io morì con Lui, e una nuova persona è riportata in vita con Lui (Romani 6:3-4). Con il suo sacrificio, Gesù pagò “per i peccati di tutto il mondo” (1 Giovanni 2:2). Il riscatto è già stato pagato; la questione adesso è: come possiamo riceverne i benefici? Partecipando al piano di Dio attraverso il pentimento e la fede. PENTIMENTO Gesù chiamò gli uomini al pentimento (Luca 5:32), anche Pietro disse alla gente di pentirsi e di rivolgersi a Dio per il perdono (Atti 2:38; 3:19). E pure Paolo disse alle persone di “ravvedersi davanti a Dio”


Bibbia a 360 gradi

(Atti 20:21). Pentirsi significa abbandonare il peccato e seguire Dio. Paolo annunciò agli ateniesi che Dio passa sopra l'idolatria fatta nell'ignoranza, ma “fa ora annunziare agli uomini che tutti, per ogni dove, abbiano a ravvedersi” (Atti 17:30). Ogni uomo è chiamato ad abbandonare l’idolatria. Nella seconda lettera ai Corinzi, Paolo era preoccupato, e temeva che alcuni dei cristiani di Corinto non si sarebbero pentiti dei loro peccati sessuali (2 Corinzi 12:21). Nel caso di queste persone, il pentimento aveva a che fare con la volontà di mettere fine alla loro immoralità. L’apostolo predicò che le persone avrebbero dovuto “fare opere degne del ravvedimento” (Atti 26:20), cambiando la loro attitudine e il loro comportamento. Una parte importante del nostro fondamento dottrinale è “il ravvedimento dalle opere morte“ (Ebrei 6:1). Questo non significa diventare perfetti, i cristiani non sono perfetti (1 Giovanni 1:8). Il pentimento non costituisce il raggiungimento della meta, ma soltanto l’inizio di un camino nella giusta direzione. Non cerchiamo più di compiacere noi stessi, ma viviamo per compiacere Cristo (2 Corinzi 5:15; 1 Corinzi 6:20). Paolo ci dice, “poiché, come già prestaste le vostre membra a servizio dell'impurità e dell'iniquità per commettere iniquità, così prestate ora le vostre membra a servizio della giustizia” (Romani 6:19). FEDE Il pentimento tuttavia non ci salva dai nostri falli. Per migliaia di anni agli uomini è stato detto di ubbidire, eppure ancora hanno bisogno di salvezza. Occorre qualcosa di più per salvarli, occorre Cristo. Ma la benedizione del perdono non la sperimenteremo senza credere che Cristo ha realizzato questo per noi, abbiamo bisogno di fede, abbiamo bisogno di credere. Il Nuovo Testamento parla molto più della fede che del pentimento, esso contiene riferimenti alla fede otto volte di più di quanti ne contenga in riferimento al pentimento. Chi crede in Gesù è perdonato (Atti 10:43): “Credi nel Signor Gesù, e sarai salvato” (Atti 16:31). Il Vangelo “è potenza di Dio per la salvezza d'ogni credente” (Romani 1:16). Ciò che caratte-

rizza i cristiani è la loro fede, è da questo che vengono riconosciuti, dalla loro fede, egli è un uomo di fede. Ma questo significa semplicemente che dobbiamo accettare alcuni fatti della vita di Cristo? La parola greca che si riferisce al credere, spesso si riferisce all’avere fiducia. Quando Paolo ci incoraggia a credere in Gesù Cristo, Egli non si riferisce alla mera conoscenza dei fatti inerenti Gesù (il diavolo ad esempio conosce i fatti che riguardano Gesù, ma non per questo è salvato). Avere fede in Gesù Cristo significa sapere che Egli è fedele e degno di fiducia, significa sapere che possiamo contare su di Lui perché si prende cura di noi e che è fedele alle Sue promesse. Significa sapere che Lui ci salva dai peggiori problemi dell’umanità, e ammettere di avere bisogno di aiuto, perché Lui solo ci può aiutare. Se ci mettiamo nelle Sue mani Lui ci salva. Quando smettiamo di tentare di salvarci da soli e ci affidiamo a Lui, allora abbiamo fede. I nostri sforzi nel cercare di comportarci bene non ci salvano (nessuno è mai diventato perfetto attraverso i propri sforzi), e nemmeno dobbiamo disperare quando i nostri buoni propositi falliscono. La nostra fiducia e il nostro sguardo devono essere su Gesù, non sui nostri successi o fallimenti. La fede ci motiva e ci porta verso il pentimento. Quando abbiamo fede in Gesù come nostro Salvatore, quando comprendiamo che Dio ci ama così tanto e che ha mandato Suo Figlio per morire per noi, quando sappiamo che Lui vuole solo il meglio per noi, allora siamo disposti a vivere per Lui e a compiacerlo. Allora facciamo una scelta, abbandoniamo la nostra vita inutile e frustrante e accettiamo il Suo scopo e la Sua direzione per quello che la vita deve essere veramente. La fede è il cambiamento interiore che fa la differenza. La nostra fede non guadagna e non aggiunge nulla a quello che Gesù ha fatto per noi. La fede è semplicemente la volontà di rispondere a quello che Lui ha fatto per noi. Siamo come schiavi che lavorano nelle fosse di argilla, e Cristo ci annuncia: “ho comprato la vostra libertà.” Siamo quindi liberi di rimanere nelle fosse, oppure di andarcene e vivere nella fede in Lui. La redenzione è compiuta, sta a noi accettarla e agire di conseguenza.

di Michael Morrison LA GRAZIA

La salvezza è un dono di Dio che ci viene offerto attraverso la Sua grazia e la Sua generosità. Non possiamo guadagnarla, indipendentemente da cosa facciamo. “Poiché è per grazia che voi siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non vien da voi; è il dono di Dio. Non è in virtù d'opere, affinché nessuno se ne vanti” (Efesini 2:8-9). La nostra fede è un dono di Dio, e anche se obbedissimo perfettamente, non meriteremmo alcun premio (Luca 17:10). Siamo stati creati per le buone opere (Efesini 2:10), ma le buone opere non ci possono salvare. Esse seguono la salvezza, non possono guadagnarla. Come disse Paolo: se la salvezza fosse ottenuta mediante l'osservanza della legge, Cristo allora sarebbe morto inutilmente (Galati 2:21). La Grazia non ci dà il permesso di peccare, ma copre i nostri peccati (Romani 6:15; 1 Giovanni 1:9). Per qualsiasi buona opera che facciamo, dovremmo ringraziare Dio per averla fatta attraverso noi (Galati 2:20; Filippesi 2:13). Dio “ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non secondo le nostre opere, ma secondo il proprio proponimento e grazia” (2 Timoteo 1:9). “Egli ci ha salvati non per opere giuste che noi avessimo fatte, ma secondo la Sua misericordia” (Tito 3:5). La grazia è il cuore del Vangelo: siamo salvati per dono di Dio, non per le nostre opere. Il Vangelo è “la parola della Sua grazia” (Atti 14:3; 20:24). “Noi crediamo d'essere salvati per la grazia del Signore Gesù” (Atti 15:11), “e son giustificati gratuitamente per la Sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù” (Romani 3:24). Senza la Grazia saremmo nel peccato e senza speranza. La nostra salvezza dipende da ciò che Cristo ha fatto, non da ciò che noi facciamo, Egli è il Salvatore, Colui che ci salva. Non possiamo vantarci della nostra ubbidienza, o della nostra fede, poiché siamo sempre in difetto di fronte a Dio. L'unica cosa di cui ci possiamo vantare è di ciò che Cristo ha fatto (2 Corinzi 10:1718) per tutti gli uomini, non solo per noi.

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Bibbia a 360 gradi

LA GIUSTIFICAZIONE

La Bibbia spiega la Salvezza in vari modi, ci parla di riscatto, redenzione, perdono, riconciliazione, adozione, giustificazione ecc. Questo perché ogni persona avverte il proprio problema in modo diverso. A coloro che si sentono sporchi, Cristo offre purezza, a coloro che si sentono schiavi, offre redenzione o riscatto, a coloro che si sentono colpevoli, offre perdono; alle persone che si sentono alienate ed allontanate, offre riconciliazione e amicizia, a coloro che si sentono inutili, offre rassicurazione e valore; a coloro che non sentono alcun senso di appartenenza, Gesù offre la salvezza come adozione e eredità, a coloro che si sentono senza scopo, Egli dà una meta e una direzione; a coloro che sono stanchi, offre riposo, a coloro che hanno paura, offre speranza, a coloro che sono ansiosi, offre pace. La salvezza è tutto questo, e molto ancora di più. Analizziamo la giustificazione: la parola greca è spiegabile attraverso il contesto di un tribunale. Le persone giustificate sono dichiarate “non colpevoli”, sono esonerate, pulite, assolte, dichiarate OK. Quando Dio ci giustifica, dice che i nostri peccati non pesano più su di noi, sono rimossi dall'archivio. Quando accettiamo che Gesù è morto per noi e riconosciamo di avere bisogno di un Salvatore, quando riconosciamo che il nostro peccato merita una punizione e che Gesù ha subito la punizione dei nostri peccati al posto nostro, allora abbiamo fede, e Dio ci assicura che siamo perdonati. Nessuno può essere giustificato, o dichiarato giusto, attraverso l’osservanza della legge (Romani 3:20), perché la legge non salva. Essa è solo uno standard che non riusciremo a raggiungere, e secondo la misura standard della legge tutti noi siamo mancanti (v. 23). Dio giustifica “colui che ha fede in Gesù” (v. 26), perché siamo “giustificati mediante la fede” (v. 28). Per spiegare la giustificazione per fede, Paolo usa l'esempio di Abramo, il quale “credette a Dio, e gli fu messo in conto di giustizia” (Romani 4:3, che riporta Genesi 15:6). Siccome Abramo ebbe fede in Dio, Dio lo mise sul suo conto come giustizia.

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Questo accadde molto tempo prima che fosse data la legge, mostrandoci chiaramente che la giustificazione è un dono di Dio, ricevuta per fede, e non guadagnata osservando la legge. La giustificazione è più del perdono, più del rimuovere i nostri debiti. Giustificazione significa essere considerati giusti, come se avessimo fatto qualcosa di giusto, ma la giustizia della Grazia non viene dalle nostre opere, ma da Cristo (1 Corinzi 1:30). Paolo dice: che i credenti sono resi giusti attraverso l'obbedienza di Dio (Romani 5:19). Paolo dice anche che Dio “giustifica l'empio” (Romani 4:5), Dio considererà giusto un peccatore (e quindi accettato nel giorno del giudizio) se il peccatore avrà fede in Dio. Una persona che ha fede in Dio, non vorrà più essere malvagia, ma questo sarà il risultato della salvezza, non la sua causa. L'uomo “non è giustificato per le opere della legge, lo è soltanto per mezzo della fede in Cristo Gesù” (Galati 2:16). UN NUOVO INIZIO Alcuni si convertono improvvisamente perché qualcosa scatta nel loro cervello, una luce li illumina e accettano Gesù come personale Salvatore. Altri invece si convertono in modo più graduale, lentamente, realizzando un po’ per volta che per la loro salvezza devono avere fede in Cristo e non in loro stessi. In entrambi i casi, la Bibbia definisce questo processo come il venire alla fede, come una nuova nascita. Quando abbiamo fede in Cristo, siamo nati di nuovo come figli di Dio (Giovanni 1:12-13; Galati 3:26; 1 Giovanni 5:1). Lo Spirito Santo inizia a vivere dentro di noi (Giovanni 14:17), e Dio inizia una nuova creazione in noi (2 Corinzi 5:17; Galati 6:15). Il vecchio io muore e una nuova persona è creata (Efesini 4:22-24), Dio ci sta cambiando. In Gesù Cristo, quando abbiamo fede in Lui, Dio cancella tutti i risultati negativi dei peccati dell'umanità. Mentre lo Spirito Santo opera in noi, una nuova umanità inizia a formarsi in noi. La Bibbia non dice esattamente come questo accade, dice solo che sta accadendo. Il processo inizia in questa vita e finisce nella prossima vita. Lo scopo è di farci diventare sempre più simili a Gesù

di Michael Morrison

Cristo. Egli è l'immagine di Dio nella perfezione (2 Corinzi 4:4; Colossesi 1:15; Ebrei 1:3). Siamo trasformati a Sua immagine e somiglianza (2 Corinzi 3:18; Galati 4:19; Efesini 4:13; Colossesi 3:10). Dobbiamo somigliare a Lui in spirito, in amore, gioia, pace, umiltà e altre qualità divine. Questo è quello che lo Spirito Santo opera in noi, sta ripristinando l'immagine di Dio. La Salvezza è anche descritta come riconciliazione e ripristino della nostra relazione con Dio (Romani 5:10-11; 2 Corinzi 5:18-21; Efesini 2:16; Colossesi 1:20-22). Non saremo più in grado di resistere a Dio, lo ameremo e saremo trasformati da nemici in amici, anzi, in suoi figli. (Romani 8:15; Efesini 1:5). Diveniamo membri della sua famiglia, con diritti, responsabilità e un'eredità gloriosa (Romani 8:16-17; Galati 3:29; Efesini 1:18; Colossesi 1:12). Alla fine non ci sarà più né pena né dolore (Apocalisse 21:4), e ciò significa che nessuno commetterà più errori. Non ci sarà più il peccato e la morte (1 Corinzi 15:26). Questa meta potrà sembrarci troppo lontana adesso se guardiamo a noi stessi, ma il viaggio (come ogni altro tipo di viaggio) inizia con un primo passo, il passo di accettare Cristo come Salvatore. Cristo completerà l'opera che ha iniziato in noi (Filippesi 1:6) e nel futuro, saremo sempre più simili a Cristo (1 Corinzi 15:49; 1 Giovanni 3:2), saremo immortali, incorruttibili, gloriosi e senza peccato. I nostri corpi spirituali avranno poteri soprannaturali, avremo vitalità, intelligenza, creatività, potere e amore che ora non riusciamo neanche ad immaginare. L'immagine di Dio, un tempo offuscata dal peccato, sarà ripristinata anche meglio di come era prima.


Creazione ed evoluzione

Dio come ha dato luogo alla grande varietà di specie sulla terra?

C

irca 150 anni fa Charles Darwin pubblicò “l’origine delle specie”. Il dibattito tra scienza e religione fu immediato e frenetico sin da allora. Darwin sosteneva che la vita sulla terra fosse iniziata centinaia di milioni di anni fa e che si fosse svilluppata attraverso l’evoluzione per selezione naturale. Si tratta di una posizione chiaramente in estrema contraddizione con il punto di vista fondamentalista cristiano secondo cui fu Dio a creare ogni cosa in sei giorni letterali di 24 ore. I teologi hanno discusso sin dai tempi di Agostino su quale fosse il modo giusto per interpretare il racconto della creazione del primo capitolo della Genesi, ma le idee rivoluzionarie di Darwin cambiarono faccia a questo dibattito. “Se non crediamo letteralmente a Genesi 1, mettiamo in discussione l’intera Bibbia” dichiaravano coloro che si opponevano alla teoria dell’evoluzione. “Se si respinge l’evoluzione si assume una posizione antiscientifica che blocca il progresso” sostenevano invece i sostenitori dell’evoluzione. Avete mai provato a parlare di questo argomento con calma in modo semplice e ragionevole, senza che le persone vi ritengano pazze, ignoranti o ostili sia nei confronti della Bibbia che delle scoperte scientifiche? In questo articolo proviamo a immaginare una conversazione simile. Sono confuso. Non sono un teologo e non sono nemmeno uno scienziato, ma so cosa dice la Bibbia sull’origine della vita e so anche grossomodo come lo spiega la teoria dell’evoluzione. Non possono essere entrambe corrette, vero? Quindi a chi devo credere, a Dio o agli scienziati? E’ un’ottima domanda, ma non semplice da rispondere. Non è una questione di “o questo o l’altro”, ci sono molte cose da spiegare e molti fraintendimenti su questo argomento ed è normale essere confusi, quindi consideriamo questa

domanda nel dettaglio. Alcune denominazioni cristiane hanno rinunciato alla posizione contraria nei confronti della teoria dell’evoluzione e ora accettano l’evoluzione per selezione naturale come una spiegazione valida dello sviluppo della vita sulla terra. E’ vero che molte grandi denominazioni in un modo o nell’altro sono scese a patti con la teoria di Charles Darwin. La Chiesa d’Inghilterra ad esempio gli ha chiesto ufficialmente scusa per i decenni di disapprovazione. Tuttavia, milioni di cristiani rifiutano fermamente ancora oggi l’evoluzione a favore di una spiegazione basata su un’interpretazione più o meno letterale del racconto della creazione in Genesi 1. Ciò si può vedere soprattutto negli Stati Uniti, dove alcune statistiche dimostrano che più della metà della popolazione dichiara di non credere all’evoluzione. Ci sono due importanti scuole di pensiero che cercano di risolvere questo conflitto. Una è il Creazionismo e l’altra è il Disegno Intelligente. Secondo il Creazionismo il racconto della creazione in Genesi 1 dovrebbe essere compreso in senso strettamente letterale; credono infatti che i sette giorni di Genesi 1 durarono esattamente 24 ore ciascuno e sono convinti che in nessuno modo questa interpretazione letterale possa necessariamente minare il resto della Bibbia. Il problema è che un’interpretazione di questo tipo va completamente in contrasto con la ricerca scientifica e secondo molti costituisce una sfida al buonsenso. Nelle scuole pubbliche non è permesso insegnare il creazionismo come alternativa all’evoluzionismo, in quanto è considerata una posizione religiosa e non scientifica. Se vogliamo essere realisti dobbiamo ammettere che è così. Il creazionismo non offre un’alternativa valida, rigorosa e provata scientificamente, ma si basa su un’interpretazione restrittiva del primo capitolo della Bibbia.

Dall’altra vi sono molti cristiani che preferiscono una spiegazione alternativa conosciuta come “il Disegno Intelligente” (DI). I sostenitori del DI accettano le scoperte della scienza, ma ritengono che l’evoluzione comunque non sia in grado di spiegare alcuni aspetti dello sviluppo della vita. Questi aspetti non spiegabili, chiamati anche “gaps” (lacune o buchi) sono, secondo loro, la prova dell’esistenza di un “creatore intelligente”. Nel tentativo di vietare l’insegnamento di posizioni religiose nelle scuole pubbliche, non hanno chiarito che questo progettista/creatore deve essere chiamato Dio. Pertanto, questi cristiani sperano che il DI possa essere insegnato nelle scuole come alternativa all’evoluzione darwiniana. Tutto questo ha fatto sorgere un caso storico nella Contea di York in Pennsylvania, in cui infine è stato stabilito che il Disegno Intelligente non può essere classificato come una materia scientifica, in quanto esso considera un fattore soprannaturale; anche se l’identità del Progettista non è specificata, secondo la corte è da considerare come un’altra forma di creazionismo. Tuttavia, ad avere un problema con il “Disegno Intelligente” non è stata solo la corte della Contea di York, ma anche molti scienziati cristiani (e ce ne sono molti) fanno notare che nonostante a primo impatto il Disegno Intelligente possa apparire come un approccio plausibile, tutto sommato esso dipende da una base teorica instabile di un cosiddetto “Dio delle lacune”. Un…cosa? Gli oppositori alla teoria di Darwin hanno sempre evidenziato che nella teoria dell’evoluzione per selezione naturale ci sono incongruenze e lacune che essa non può spiegare, come per esempio la mancanza dei fossili di transizione fra le specie. Spiegano anche che quando si considerano le probabilità per cui anche solo un’unica cellula si sia formata per

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Creazione ed evoluzione una casuale combinazione da elementi inanimati, non può esserci stato abbastanza tempo perché l’evoluzione possa avere avuto luogo. Infatti, sostengono che queste probabilità sono statisticamente così grandi da essere impossibili, indipendentemente da quanto tempo sia passato. Queste sono obiezioni ragionevoli, sembrano esserci dei "vuoti" nella teoria dell'evoluzione per selezione naturale e gli oppositori dell'evoluzione considerano queste "lacune" come prova dell'azione soprannaturale del Creatore, che diventa proprio "il Dio delle Lacune". Ma il problema è che ogni passo avanti nella ricerca colma alcune di queste lacune, cosicché l’idea del “Dio delle lacune” perde costantemente terreno. Le scoperte in discipline scientifiche, come la biologia molecolare, hanno affinato la teoria dell'evoluzione per selezione naturale e hanno progressivamente eroso quelli che un tempo sembravano argomenti indiscutibili contro l'evoluzione. Il potere del "Dio delle lacune" si sta riducendo gradualmente. Non tutte le lacune sono state colmate, ve ne sono ancora alcune importanti, vi sono domande senza risposta, ma man mano che le nuove ricerche progrediscono, si scoprono nuove risposte, per cui le tradizionali sfide all'evoluzione stanno perdendo terreno. Un numero sempre più crescente di scienziati credenti riconosce che sostenere l’idea del “Dio delle lacune” non è l’approccio giusto. Un dato di fatto è un dato di fatto, anche se talvolta è sconveniente. E se i dati di fatto dimostrano che l’evoluzione è la spiegazione più plausibile per spiegare lo sviluppo delle specie, bisogna arrivare ad accettarlo: questi scienziati si fanno chiamare Evoluzionisti Teisti. Evoluzionisti teisti? Sembra quasi una contraddizione! Forse, ma non è così. Gli evoluzionisti teisti accettano le scoperte scientifiche e non vedono alcuna contraddizione tra la teoria dell’evoluzione e la corretta comprensione del racconto biblico di Genesi. Alcuni preferiscono il termine “creazione evoluzionistica”. Ma sicuramente esiste una contraddizione, l’evoluzione sostiene che le specie si sono evolute per migliaia di milioni di anni, questo non contraddice ciò che dice la Bibbia? E cioè che Dio creò diretta-

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mente qualsiasi ed ogni forma di vita sulla terra? Non necessariamente. La Bibbia ci dice solo che Dio è il creatore; non dice niente del come Egli abbia creato; le prove scientifiche indicano davvero che le varie specie si siano evolute per un lunghissimo periodo di tempo. Ma come possiamo essere sicuri di questo? Certamente non possiamo essere sicuri al 100%, tutto ciò che la scienza può fare è studiare le prove che sono state lasciate in forma fossile e applicare le conoscenze e le tecniche più avanzate, come ad esempio la scienza genetica e i vari metodi di datazione radiometrica, al fine di arrivare a delle conclusioni che siano in linea con le prove. Ciò che dicono gli evoluzionisti teisti è che la rivelazione della Bibbia non esclude in alcun modo la possibilità che le forme di vita possano essersi evolute nel tempo. Sebbene il numero di evoluzionisti teisti sia ancora piccolo, hanno introdotto alcune idee che vale la pena considerare. Lo sviluppo delle specie avvenuto in lunghi periodi di tempo ci dice che o Dio ha creato una qualche forma di processo evolutivo all'inizio o ha creato continuamente nuove specie in un miliardo di anni. In entrambi i casi, la creazione non è stata un "incidente" cosmico. Ma perché Dio avrebbe usato un processo come l’evoluzione? Ma perché non avrebbe dovuto? Ci potremmo chiedere ugualmente: “perché la creazione è avvenuta in sei giorni? Non avrebbe potuto fare tutto in un istante?”. Ma lasciamo la domanda sulla vita per un momento, e vediamo il modo in cui Dio può aver portato all’esistenza l’universo intero. La maggior parte degli scienziati crede che il nostro vasto universo abbia avuto inizio con un “big bang” circa 15 miliardi di anni fa. Non tutti sono d’accordo su questo, ma diciamo che per ipotesi è questo il modo e il tempo in cui l’universo pare abbia avuto inizio. Al momento del big bang e per un periodo di tempo considerevole, le galassie, le stelle e i pianeti non esistevano. L'universo si è evoluto nel corso di miliardi di anni in una specie di brodo di atomi di idrogeno, per poi espandersi per altrettanti miliardi di anni durante i quali sono nate le galassie, le stelle, i pianeti e altri elementi dell'uni-

verso. Così l'universo è diventato quello che è oggi attraverso lo sviluppo graduale, come conseguenza naturale dell'atto originario e creativo di Dio. Forse Dio ha fatto qualcosa di simile anche con la vita sulla terra. Il punto focale è che un processo come l'evoluzione non deve contraddire la realtà che Dio è il Creatore. Ma se accettiamo che l’universo ha 15 miliardi di anni e che la vita sulla terra ha miliardi di anni, ciò non contraddice la rivelazione biblica in Genesi 1 secondo cui Dio ha creato ogni cosa letteralmente in sei giorni oppure come alcuni creazionisti suggeriscono si tratta di diverse migliaia di anni? La contraddizione c’è solo se insistiamo nell’interpretazione letterale di Genesi 1 e se si insiste su questo tipo di interpretazione, bisogna parlare di sei giorni ciascuno di 24 ore. Il primo problema che si pone nell’ipotesi di una creazione in sei giorni è che si pone in netto contrasto con ogni logica e tutto ciò che è stato scoperto scientificamente sul modo in cui l’universo ha avuto inizio e si è sviluppato. Infatti, pochi creazionisti hanno fatto un passo indietro rispetto all’interpretazione letterale di Genesi 1, essi hanno continuato a sostenere che l’universo esiste da non più di una decina di migliaia di anni. Questo ragionamento non solo ignora la scienza, ma propone un’ulteriore interpretazione di Genesi 1 secondo la propria immaginazione. Tutte le teorie che sostengono “l’universo giovane” vengono contraddette dalle prove fornite in astrofisica per quanto riguarda l’età dell’universo, dalla geologia e dalla paleontologia, le quali forniscono studi e prove riguardo l’età della terra. Al contrario, invece, l’idea di accettare che l’universo abbia miliardi di anni non contraddice né la scienza né la testimonianza biblica. La Bibbia dice solo che Dio ha creato tutto ciò che esiste, non parla del modo in cui è avvenuto il processo creativo e quanto tempo abbia richiesto questo processo, e nemmeno se continua ancora oggi. Stai dicendo che l’interpretazione letterale della Bibbia è sbagliata? Dipende dal versetto in questione. Alcune parti della Bibbia per essere comprese devono essere comprese in modo


Creazione ed evoluzione letterale, altre parti invece sono da intendersi in modo figurato. Per esempio, circa il 40 per cento della Bibbia consiste in testi poetici e metafore. Rischiamo di sbagliare interpretazione se prendiamo i testi poetici alla lettera. Per esempio Dio non è letteralmente una chioccia, una roccia, una torre, un pastore, nonostante la Bibbia lo descriva in questi termini. Allo stesso modo, quando Gesù disse ai farisei di essere delle guide cieche che ingoiano cammelli, non voleva essere preso alla lettera, ma in senso figurato. Gesù non voleva che le persone interpretassero le sue parabole in senso letterale, Egli voleva che le persone comprendessero le parabole come degli esempi per spiegare alcune cose importanti. Questo non significa leggere la Bibbia in modo annacquato, ma si tratta di leggere le parti poetiche come parti poetiche, le metafore come metafore, le similitudini come similitudini e le parabole come parabole. “Letterale” e “vero” non sono la stessa cosa, la verità è che interpretare in senso letterale cose che invece vanno intese in senso figurato, ci fa perdere di vista la verità. Non ci ho mai pensato in questi termini. Allora fammi un esempio di come Genesi 1 può essere interpretata come un testo poetico o metaforico. Bisogna pensare all’autore di Genesi 1 come una persona che visse in un tempo in cui tutto veniva tramandato oralmente (e poi scritto) inclusi i racconti epici della creazione che presentavano gli elementi visibili come le stelle, i pianeti, il sole, la luna, la terra, il mare, gli animali come delle divinità. Alcuni di questi racconti epici iniziavano con un ammasso primordiale preesistente da cui nacque il primo dio, che in seguito in un modo o nell’altro produsse altri dei, altri racconti consideravano il mare come il primo dio, questi racconti intendevano spiegare le origini dell’universo. Confrontiamoli con la storia della Creazione di Genesi 1. In Genesi è stato utilizzato lo stile e il genere dei racconti epici di quel tempo, ma diversamente da questi essa dichiara che il Dio d’Israele, non è emerso dal niente e non faceva nemmeno parte dell’universo. Al contrario questo Dio ha creato ogni cosa dal niente semplicemente attraverso il potere della Sua Pa-

rola. Ciascuna delle cose considerate dalle altre nazioni come dèi vengono sistematicamente presentate in Genesi come create da questo Dio e dichiarate da Egli stesso “buone”, dimostrando il Suo potere totale su di esse. Genesi 1 riguarda il Chi della creazione, non il come. Dovremmo lasciare che lo scrittore di Genesi 1 ci spieghi teologicamente chi è Dio come creatore in contrasto con gli altri dèi delle nazioni senza cercare di interpretarlo come se si dovesse fornire un rapporto scientifico con date e avvenimenti spiegati alla lettera. Quindi dovremo distinguere tra il fatto che Dio ha creato ogni cosa da una parte e come avrebbe potuto realizzarlo dall'altra? Esatto, il conflitto tra scienza e religione per quanto concerne la creazione non è necessario. La rivelazione biblica ci dice che il Dio che ha rivelato Sé stesso a Israele e che ha rivelato Sé stesso all’umanità in Gesù Cristo, è il Creatore di tutto ciò che esiste. Questa rivelazione non è interessata ai dettagli dei processi fisici che avrebbe potuto utilizzare per realizzare questo universo, ma piuttosto al fatto che l'umanità è parte di questo universo e possiede come dono di Dio la capacità e la gioia di studiarlo e conoscerlo. Ciò significa che nulla di concreto che la scienza possa dire su come l'universo sia venuto alla luce o come il processo di creazione si sia svolto attraverso la storia della terra può contraddire la rivelazione biblica, fintantoché l’ipotesi scientifica non concluda che Dio non è il Creatore di tutto ciò che esiste. Ma la teoria dell’evoluzione non insiste sul fatto che ogni cosa ha avuto inizio senza un creatore? No, alcuni scienziati sostengono che ogni cosa ha avuto origine in modo naturale e spontaneo, senza un atto iniziale creativo di Dio, ma questa è una dichiarazione filosofica e non scientifica. D’altra parte, molti scienziati credono in Dio e non lasciano per scontata la rivelazione biblica che Dio è creatore. Loro fanno il loro lavoro scientifico studiando i fenomeni fisici dell’universo che sono il risultato dell’atto creativo di Dio. Accettano il racconto di Genesi 1 per cui Dio ha creato ogni cosa e riconoscono che questo non fornisce una spiegazione del

come il processo di creazione si sia realizzato o per quanto tempo sia durato. Questi scienziati usano qualunque prova disponibile per cercare di capire meglio le meraviglie dell'universo sorprendente che Dio ha creato. Allora dove mi porta tutto questo? Qual è l’approccio corretto per un cristiano? Noi suggeriamo curiosità insieme a umiltà. Ci sono voci stridenti e spesso arrabbiate sollevate da entrambe le parti davanti a questa domanda che rendono l'argomento sempre più amaro e il divario sempre più ampio. Il fatto che molti scienziati possano accettare le scoperte della scienza che indicano cambiamenti evolutivi nelle forme di vita, pur rimanendo impegnati nella loro fede cristiana, dovrebbe essere incoraggiante per tutti noi; non deve essere necessariamente una diatriba, anzi non lo deve essere affatto. Gli scienziati realisti sanno che potrebbero non scoprire mai tutti i misteri della creazione. "Dai un'occhiata lunga e attenta. Guarda quanto è grande - infinito, più grande di qualsiasi cosa tu possa mai immaginare o capire! " (Giobbe 36:26, Message Bible). E come ci ricordano i proverbi: “È gloria di Dio nascondere le cose; ma la gloria dei re sta nell'investigarle” (Proverbi 25:2). Potremmo non rispondere mai completamente a queste domande in questa vita, ma è una ricerca legittima ed eccitante, e stiamo scoprendo cose meravigliose lungo la strada. La Chiesa Cristiana della Grazia lo riassume così: crediamo che Dio abbia lasciato delle prove scientifiche per lo studio e la conoscenza umana, che non ci sia conflitto tra Bibbia e scienza, crediamo che quando la Bibbia e le scoperte scientifiche sembrano andare in conflitto, l'una o le altre siano state fraintese. Pertanto, non neghiamo le prove scientifiche che indicano una lunga storia di vita su questo pianeta. Noi crediamo che solo Dio può creare la vita e che il Creatore non ha rivelato esattamente il come ha realizzato tutto questo.

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di James Henderson

Studio biblico

Le parole di Gesù ai suoi seguaci dopo la Sua risurrezione

I

l concetto di “grande mandato”, o “grande missione”, fa riferimento generalmente alle parole pronunciate da Gesù in Matteo 28:18-20 “Poi Gesù si avvicinò e parlò loro dicendo: “Ogni potestà mi è stata data in cielo e sulla terra. Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutte le cose che vi ho comandato. Or ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’età presente. Amen” OGNI POTESTÀ MI È STATA DATA SUL CIELO E SULLA TERRA

Gesù è il “Signore su tutto” (Atti 10:36), Egli, su tutte le cose ha la preminenza (Colossesi 1:18). Se al centro della vita dei credenti, delle chiese, delle missioni delle evangelizzazioni, e degli sforzi nel protendersi verso il prossimo, non c’è Gesù, niente avrà valore davanti a Dio. Le missioni di altre religioni non riconoscono la supremazia di Cristo, pertanto non stanno compiendo l’opera di Dio. Ogni ramo della Cristianità che non pone Cristo al primo posto nelle proprie pratiche ed insegnamenti, non è opera di Dio. Prima della Sua ascensione al Padre, Cristo profetizzò in Atti 1:8: “Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni…” L’opera dello Spirito Santo nella missione cristiana, è quella di guidare i credenti a testimoniare Gesù Cristo. DIO È COLUI CHE MANDA Negli ambienti Cristiani il termine “missione” ha acquisito una molteplicità di significati. A volte esso viene usato in riferimento a un edificio, a volte è riferito ad un viaggio per compiere un lavoro ministeriale in un paese straniero, altre volte a progetti per fondare nuove chiese, ecc. Nella storia della chiesa, “missione” era il termine teologico usato per descrivere l’opera di Dio nel mandare il Figlio, così come del Padre e del Figlio nel mandare lo Spirito Santo. La parola “missione” affonda le sue radici nel Latino, essa proviene dalla parola “missio” che significa

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“ho mandato”. Da qui, missione, si riferisce a ciò per cui qualcuno, oppure un gruppo, è “mandato a fare”. Il concetto di “mandare” è parte integrante della teologia biblica della natura di Dio. Dio è il Dioche manda. “Poi udii la voce del Signore che diceva: “chi manderò e chi andrà per noi? Io risposi: eccomi, manda me!” (Isaia 6:8). Dio mandò Mosè dal Faraone, Elia e gli altri profeti in Israele, Giovanni il Battista per testimoniare la luce di Cristo (Giovanni 1:6-7) e Gesù stesso fu mandato dal “Padre vivente” per la salvezza del mondo (Giovanni 4:34; 6:57). Dio manda i suoi angeli a compiere la Sua volontà (Genesi 24:7; Matteo 13:41 e molti altri), e mandò lo Spirito Santo nel nome del Figlio (Giovanni 14:26; 15:26; Luca 24:49). Il padre “manderà Gesù Cristo” al “tempo della restaurazione di tutte le cose” (Atti 3:20-21). Anche Gesù mandò i suoi discepoli (Matteo 10:5) e spiegò che come il Padre mandò Lui nel mondo così Lui manda i credenti nel mondo (Giovanni 17:18). Tutti i credenti hanno ricevuto un “mandato” da Cristo. Noi siamo in missione per Dio, pertanto siamo i Suoi missionari. La chiesa del Nuovo Testamento comprese questo chiaramente e si adoperò intensamente nel mandato ricevuto dal Padre. Il libro degli Atti testimonia dell’opera missionaria di evangelizzazione attraverso tutto il mondo allora conosciuto. I credenti sono “ambasciatori per Cristo” (2 Corinzi 5:20), mandati a rappresentarlo a tutte le genti. La chiesa del Nuovo Testamento era una chiesa in missione. Uno dei problemi delle chiese odierne è che coloro che le frequentano considerano “la missione” come una delle tante funzioni della chiesa piuttosto che un ruolo centrale (Murray 2004:135). Spesso le chiese si allontanano dall’adempiere la propria missione assegnando tale compito ad agenzie specializzate invece di istruire tutti i membri al proprio ruolo di missionari. Invece della risposta di Isaia “Eccomi sono qui! Manda me” (Isaia 6:8), spesso l’implicita risposta dei credenti e delle chiese è: “Eccomi sono qui! Manda qualcun altro”. L’opera di Dio nel Vecchio Testamento si manifesta attraverso un’azione di “attrazione” da parte di Dio. Se le altre nazioni

avessero assistito agli avvenimenti “magnetici” dell’interazione di Dio con Israele, sarebbero rimaste così scosse da voler cercare di andare a “gustare e a vedere quanto l’Eterno è buono” (Salmo 34:8). Il modello, o l’invito, dell’Antico Testamento, quindi, è quello di “venire”, ovvero di recarsi in un luogo per vedere ed ascoltare. La storia della regina di Saba e di Salomone costituiscono un esempio in 1 Re 10:1-7. In questo racconto il metodo è quello di attirare la gente in un “punto centrale”, in modo che la verità e le risposte possano essere esposte e possano essere interpretate. Alcune chiese, oggi, praticano questo modello. Vi è qualcosa di valido in questo, ma non costituisce un modello completo. Generalmente Israele non viene inviata fuori dai propri confini per testimoniare la gloria di Dio, “Israele, in quanto popolo di Dio, non fu incaricata di andare nelle nazioni a spiegare la verità relativa alla rivelazione data al popolo di Dio (Peter 1972, 21). Quando Dio vuole mandare Giona con un messaggio di pentimento ai non Israeliti cittadini di Nineve, Giona ne è atterrito. Tale approccio era inaudito in quel contesto (leggete la storia della missione nel libro di Giona, risulta istruttivo anche per noi oggi). “Il principio dell’Evangelo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio” (Marco 1:1), è tale, che il primo scrittore del Vangelo, Marco, su di esso stabilisce il cuore della chiesa del Nuovo Testamento. Tutto è centrato sul vangelo, la buona novella. I Cristiani devono collaborare all’evangelo (Filippesi 1:5), e ciò significa che essi vivono e condividono la buona notizia della salvezza in Cristo. In questo è racchiuso il significato del termine “evangelismo” le cui radici esprimono l’idea di spargere la buona notizia, di proclamare la salvezza a coloro che non credono. Proprio come nell’Antico Testamento alcuni erano saltuariamente attratti da Israele per via dei loro brevi periodi di fama, così molti erano spesso attratti da Gesù Cristo per via del suo carisma e della sua reputazione popolare. Marco 1:28: “E la sua fama si diffuse subito per tutta la regione intorno alla Galilea”. Gesù disse: “Venite a me” (Matteo 11:28) e “seguimi”(Matteo 9:9). Il modello di salvezza di “venire e seguire”


Studio biblico

Gesù Cristo, è tutt’ora valido. Gesù ha parole di vita eterna (Giovanni 6:68), tuttavia, limitare il nostro modello di cristianesimo al solo concetto di “venire e seguire”, significa tracciare la linea del Vecchio Testamento nella nostra spiritualità. Gesù va oltre spiegando che quelli che vanno a Lui per seguirlo, sono inviati nel mondo con un mandato, (lo leggiamo in Giovanni 17:18). In risposta a questo mandato, devono fare discepoli, battezzare e insegnare i comandamenti di Cristo (vedi di nuovo Matteo 28:18-20). La chiamata cristiana non è una chiamata alla staticità, ma implica dinamismo e attivismo. In Cristo veniamo a Lui, Lo seguiamo, e siamo mandati a continuare la Sua opera. Marco spiega che Gesù entrò in scena per compiere la Sua opera, …predicando l’Evangelo del regno di Dio, (Marco 1:14-15). Questo regno, il regno di Dio, non è esclusivo di una razza, di un popolo o di una particolare classe di persone. Gesù disse ai suoi discepoli, in Luca 13:18-19: “Quindi egli disse: “A cosa è simile il regno di Dio, e a che lo paragonerò? È simile ad un granel di senape che un uomo ha preso e gettato nel suo orto, poi è cresciuto ed è diventato un albero, e gli uccelli del cielo sono venuti a cercar riparo tra i suoi rami”. Il concetto qui espresso da Gesù trasmette l’idea che l’albero (il Regno) è grande abbastanza per tutti gli uccelli del cielo, e non solo per una specie particolare. La chiesa non prevede esclusività, com’era invece previsto nell’assemblea d’Israele. Essa è aperta atutta l’umanità, il messaggio del Vangelo non è soltanto per noi, e dobbiamo esserne testimoni “fino all’estremità della terra” (Atti 1:8). Galati 4:4-5: “ma quando è venuto il compimento del tempo, Dio ha mandato suo Figlio, nato da donna, sottoposto alla legge, perché riscattasse quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l’adozione”. La misericordia redentrice di Dio mediante Cristo non è soltanto per noi, “ma per tutto il mondo” (1 Giovanni 2:2). Noi, che siamo figli di Dio, siamo mandati nel mondo come testimoni della Sua Grazia. La missione si manifesta in Dio che dice “sì” all’umanità, “sì, sono qui, sì, vi salverò”. Questo essere mandati nel mondo non è il semplice completamento di un lavoro, ma è una relazione con Gesù, il quale ci manda per condividerla con gli altri; vedi Romani 2:4 “ Ovvero disprezzi le richezze della Sua be-

nignità, della Sua pazienza e longanimità, non conoscendo che la bontà di Dio ti spinge al ravvedimento?”. È la compassione e l’amore fraterno di Cristo dentro di noi che ci sprona a spargere l’amore di Dio verso gli altri. 2 Corinzi 5:14 “Poiché l’amore di Cristo ci costringe, essendo giunti alla conclusione che, se uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti”. La nostra missione inizia nelle nostre case, ogni cosa che facciamo è associata al mandato che Dio ci ha affidato “Ora perché voi siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio Suo nei vostri cuori che grida: “Abba, Padre” (Galati 4:6). Come Cristo, da Cristo siamo stati mandati come testimoni del Vangelo verso i nostri coniugi, verso le nostre famiglie, i nostri parenti, i nostri amici, i vicini, i colleghi, e verso tutti quelli che incontriamo per strada, chiunque ed ovunque. La chiesa primitiva, nel suo proposito, si collocava come partecipe e attiva nel grande incarico ricevuto da Dio. Paolo definì quelli senza “il messaggio della croce” come esseri appartenenti ad un processo di “morte”, a meno che il Vangelo non fosse loro predicato (1 Corinzi 1:18). Indipendentemente dalla risposta delle persone al messaggio del Vangelo, i credenti devono emanare la “fragranza di Cristo” ovunque vadano (2 Corinzi 2:15). Paolo era così preoccupato e impegnato dal fatto che la gente dovesse ascoltare il Vangelo, che arriva a considerare la predicazione come una responsabilità. Infatti, 1 Corinzi 9:16 afferma: “se io predico l’Evangelo, non ho nulla da gloriarmi, poiché è una necessità che mi è imposta; e guai a me se non predico l’Evangelo!” e in Romani 1: 14-15 “io sono debitore ai greci e ai barbari, ai savi e agli ignoranti. Così, quanto a me, sono pronto ad evangelizzare anche voi che siete in Roma”. Paolo desidera fare l’opera di Cristo, andando oltre un senso di speranza e gratitudine “perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo”(Romani 5:5). Per lui essere un apostolo, nel senso di “essere mandato”, così come lo siamo tutti noi, è un privilegio di grazia per fare l’opera di Cristo (Romani 1:15). “La Cristianità è missionaria per sua stessa natura esprimendo in questo la ragione ed il motivo della sua esistenza, altrimenti negherebbe la sua stessa natura e la sua vera ragione di essere”. (Bosch 1991, 2000: 9).

di James Henderson

Così come avviene oggi nella società moderna, anche al tempo degli Atti degli Apostoli il mondo era ostile verso il Vangelo. 1 Corinzi 1:23 “Ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che è scandalo per i giudei e follia per i greci”. Il messaggio cristiano non era il benvenuto nella società. I fedeli come Paolo furono “oppressi da ogni parte, però non schiacciati, perplessi, ma non disperati, perseguitati ma non abbandonati” 2 Corinzi 4:8-9. A volte accadeva che gruppi interi di credenti abbandonassero il Vangelo (2 Timoteo 1:15). Non fu affatto facile adempiere il mandato cristiano nel mondo, generalmente la maggior parte dei cristiani e delle chiese erano costretti a convivere con “pericoli e opportunità” (Bosch 1991, 2000:9). Fu nel riconoscere e afferrare le opportunità che la chiesa iniziò a crescere numericamente e in maturità spirituale. Non avevano paura di essere considerati dei provocatori. Lo Spirito Santo guidò i credenti verso le opportunità per il Vangelo. Iniziando con il sermone di Pietro in Atti 2, lo Spirito Santo afferrò occasioni ed aprì porte al Vangelo e alla fede (Atti 14:27; 1 Corinzi 16:9; Colossesi 4:3). Uomini e donne di fede, persone come Filippo in Atti 8, Paolo, Silas, Timoteo, o Aquila e Priscilla in Atti 18, cominciarono ad essere audaci per il Vangelo e nel fondare chiese. Qualunque cosa facessero, i credenti si adoperavano e si comportavano come mandati per essere “compagni d’opera” nel Vangelo (Filippesi 4:2-3). Proprio come Gesù Cristo fu mandato per diventare uno di noi affinché gli esseri umani potessero essere salvati, così i credenti erano mandati per adempiere gli obiettivi del Vangelo, per poter condividere la Buona notizia con il mondo intero e per diventare “tutto in tutti” (1 Corinzi 9:22-23). Il libro degli Atti termina con Paolo che adempie il grande compito affidatogli in Matteo 28. Atti 28:31 “predicando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo con tutta franchezza senza alcun impedimento”. Tutto questo è un esempio per la chiesa del futuro (essere una chiesa in missione). La grande missione assegnata alla chiesa, riguarda la continuazione della diffusione del Vangelo e dell’opera di Cristo. Siamo tutti inviati da Lui nel mondo, proprio come lo fu Cristo dal Padre. Questo suggerisce l’immagine di una chiesa piena di credenti attivi che fanno l’opera del Padre.

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NOTIZIE

Il

Passaggio di testimone

14 ottobre 2018 a Charlotte, NC si è tenuta la cerimonia di passaggio di testimone fra il Dr. Joseph Tkach e Greg Williams alla presidenza della GCI. Quello che segue è il racconto dell’evento scritto dal pastore regionale GCI-USA Rick Shallenberger. “Nei miei 58 anni con la chiesa GCI non ho mai vissuto una transizione nella leadership così tranquilla e così significativa. Alla cerimonia di Passaggio del testimone l’onore da parte dei membri verso Joseph e Tammy Tkach è andato pari passo verso Greg e Susan Williams evidenziato dal sostegno mostratogli. Durante la cerimonia sono state mostrate delle diapositive nelle quali si raccontava il percorso di cambiamento della GCI sotto la guida di Joseph Tkach. Russell Duke (Vicepresidente del Consiglio di amministrazione di GCI) ha fornito una panoramica della presidenza Tkach. Michael Morrison (Decano della Facoltà di Grace Communion Seminary) ha poi raccontato brevemente come è iniziato il GCS, seguito da una presentazione in cui Celestine Olive (membro del consiglio di amministrazione di GCI) ha raccontato come è cambiato l'insegnamento di GCI a proposito del ministero delle donne. Ted Johnston (GCI Publications Editor) ha quindi esaminato il processo mediante il quale il nome della denominazione è stato cambiato in Grace Communion International ed il significato del nuovo nome. Gary Deddo (presidente GCS) ha

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dal Mondo

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poi affrontato il percorso di GCI nell’abbracciare la teologia trinitaria. La parola è passata al presidente Tkach che ha invece parlato del significato e del processo del passaggio di testimone della presidenza di GCI a Greg Williams. Dopo il passaggio del testimone, Greg ha parlato del futuro di GCI e del suo entusiasmo per come il Padre, il Figlio e lo Spirito stanno guidando la nostra chiesa. Il servizio di adorazione speciale si è concluso con la Comunione e una benedizione sulla fine di un'epoca di GCI e l’inizio di una nuova. È difficile spiegare a parole la meraviglia di quello che è stato un giorno molto speciale. Speriamo che le testimonianze, le immagini fornite in questo resoconto e i video che potete trovare sul sito www.gci.org possano rendere l’idea”. “Venendo da lontano, è stato un vero privilegio poter partecipare a questo passaggio di testimone. Dall’adorazione fino alla benedizione di Greg Williams, è stato un servizio davvero molto stimolante. Il coro e il culto hanno creato un'atmosfera meravigliosa in cui gli oratori hanno delineato gli eventi e i traguardi raggiunti durante il mandato del Dr. Tkach. La Cena del Signore guidata da Joseph e Tammy Tkach insieme a Greg e Susan Williams, riassumeva l'amore, l'unità e la pace di Cristo che ha dominato tutto l’evento”. Daphne Sydney (Assistente Direttore Nazionale, GCI-Australia) “È stato un onore partecipare alla cerimo-

nia di transizione presidenziale. È stato un esempio vivente di come un cambiamento di leadership può essere pacifico, piacevole, ma anche profondo, quando è guidato dallo Spirito Santo. È stato un esempio per qualsiasi congregazione, grande o piccola, di come queste cose possano e debbano essere fatte. Complimenti a coloro che sono stati coinvolti, in particolare a Joseph Tkach per la sua disponibilità a passare il testimone della leadership della GCI con una tale umiltà, grazia ... e umorismo!” Randy Bloom (Regional Pastor, GCI-USA). “Il modo migliore per descrivere il passaggio della leadership da Joseph a Greg è immaginare il bagliore arancione, giallo e rosso dell'orizzonte quando il sole tramonta, dopo aver chiuso per alcuni secondi gli occhi, li riapri solo per vedere magicamente il primo raggio di sole che trapassa il cielo del mattino seguito dalla luce che porta a un nuovo giorno. È stato un momento grandioso per la GCI” Jeffrey Broadnax (coordinatore nazionale, ministeri delle generazioni GCI-USA). “Il Passaggio di testimone è stato un evento molto commovente e una potente testimonianza della Grazia nella leadership di Joseph Tkach. Guardiamo al futuro della chiesa con entusiasmo e siamo pronti a partecipare a questo nuovo capitolo di GCI, supportando pienamente la leadership di Greg. È bello appartenere alla GCI!” Eugene Guzon (Mission Develo-


per, GCI-Philippines). “Spesso in passato il passaggio di testimone veniva vissuto come uno stop alla gara seguito di conseguenza da una ripresa incespicante che portava spesso a un cambio di direzione. Il 14 ottobre, non ho visto alcun passo falso o interruzione. La direzione è chiara e lo slancio guadagnato dal presidente uscente porta in modo naturale ed evidente al nuovo presidente”. Tim Sitterley (Regional Pastor, GCI-USA) “È stato emozionante essere presente all'inizio di questo nuovo capitolo di GCI. Ho apprezzato molto la guida di Joseph Tkach che ci ha portato fino a questo punto della storia della nostra chiesa. Sono sicuro di essere portavoce di tutti i membri canadesi di GCI quando dico che tutti ora guardiamo al futuro sotto la guida di Greg Williams”. Bill Hall (Direttore nazionale, GCI-Canada)

“Con tutta la famiglia di GCI in tutto il mondo, siamo entusiasti dell'amore, della grazia e della dignità che ha permeato questo evento commovente e di importanza storica nella nostra comunione. Non possiamo sottovalutare il valore degli anni di servizio e sacrificio che il presidente Joseph Tkach e sua moglie Tammy, hanno messo a disposizione della chiesa, per questo è stato un onore celebrare questo evento con ringraziamento verso di loro. Poi Greg e Susan Williams sono stati introdotti nel nuovo ruolo con amore ed entusiasmo e con grande ed edificante sostegno. A Dio sia la gloria!” -Rod Matthews (Mission Developer in pensione, Asia del Sud e Pacifico del Sud) “I membri in Europa salutano Joseph e Tammy Tkach per il meraviglioso lavoro

Passaggio di testimone

che hanno svolto per la nostra fratellanza, e celebrano questo passaggio con Greg e Susan Williams. La nostra gratitudine va a loro per l'ispirazione che danno alle nostre chiese in tutto il mondo! merci beaucoup, muchas gracias, muito obrigrado, dank u zeer, vielen Dank, mange tak, grazie mille, tusen takk, Благодаря ти много, tak så mycket, Ευχαριστώ πολύ, большое спасибо вам—thanks so much!” —James Henderson (Mission Developer, Europe/UK). “È stato un privilegio partecipare a questo culto, compresa la cerimonia di transizione in cui Joseph Tkach ha passato il testimone simbolico del ruolo di Presidente di GCI a Greg Williams. Joseph è stato usato per fornire stabilità e direzione dottrinale attraverso le acque più turbolente. Per me, è stato un leader e amico autorevole e di sostegno per il quale ho il più profondo rispetto. È stato meraviglioso assistere a questa transizione

pacifica alla leadership fedele e appassionata di Greg”. Gary Moore (in pensione Mission Developer, GCI-Canada) “Sono stato onorato di ricevere il testimone come quarto presidente di GCI. Ho molti ricordi di quel giorno e ho sentito un sostegno travolgente da parte di tutti coloro che erano presenti. Un'esperienza particolarmente significativa è stata il sostegno della mia famiglia - tutti i miei figli e nipoti erano presenti. Il mio fratello più giovane, Mark, e la sua famiglia sono venuti per mostrare il loro sostegno. Mark non è membro attivo di GCI da 27 anni e si è avvicinato intenzionalmente a Joseph Tkach per congratularsi con lui per i grandiosi cambiamenti avvenuti nella chiesa durante i 23 anni della sua presidenza. Questi cambiamenti includono il passaggio all'ortodossia, l'inclusione delle donne in posizioni ordinate come anziane della chiesa, il cambio di nome a Grace Communion International, l'aggiunta di Grace Communion Seminary e Ambassador College of Christian Ministry, l'immersione nella teologia trinitaria incarnata e il passaggio da un consiglio di amministrazione unico aziendale a un consiglio di amministrazione. Abbiamo una base solida per costruire il futuro della chiesa!” - Greg Williams (presidente GCI).

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Il SIGNORE è la mia rocca, la mia fortezza, il mio liberatore; il mio Dio, la mia rupe, in cui mi rifugio, il mio scudo, il mio potente Salvatore, il mio alto rifugio. Salmo 18:2

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