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CHIESA CRISTIANA DELLA GRAZIA Maggio - Agosto 2019

“Ed egli alzatosi, lo seguì”. Matteo 9:9

Un senso pag. 6


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EDITORIALE

di Greg Williams

Celebriamo la Chiesa

ara Famiglia e Amici della Grace Communion International, di recente, ho avuto l'opportunità di visitare e di predicare in una chiesa nello stato americano della Carolina. Il passaggio biblico principale e centrale della mia predicazione è stato Luca 15. Questo capitolo racconta tre storie, e in tutte si parla di “cose perdute”. Sia che parlasse di una pecora smarrita, di una moneta persa o di un figliolo perduto, Gesù ha magistralmente intrecciato queste storie ponendo in luce il tema dell’opportunità di organizzare una festa per rallegrarsi e celebrare l’evento del ritrovamento di ciò che era perso. Dopo aver trovato la pecora smarrita, il Pastore dice: “e giunto a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la mia pecora che era perduta"(Luca 15:6). Dopo che la donna ritrova la moneta persa, vediamo lo stesso tipo di esortazione: “Quando l'ha trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: "Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta". (Luca 15:9). E la celebrazione diviene ancora più grandiosa quando il figlio prodigo torna a casa: “Ma il padre disse ai suoi servi: "Presto, portate qui la veste più bella e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei calzari ai piedi; portate fuori il vitello ingrassato, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita; era perduto ed è stato ritrovato". E si misero a fare gran festa”(Luca 15:22-24). Il motivo della celebrazione in queste storie è senz'altro chiaro: la gioia di un peccatore salvato, il cui cuore si è rivolto verso il Suo Padre celeste. E la celebrazione terrena è ampliata dalla festa degli angeli che si tiene nei cieli alla presenza del Padre, del Figlio e dello Spirito. Soffermiamoci con senso di stupore su questo punto: quando una persona per così dire "torna in sé", riacquista la consapevolezza e comprende la propria appartenenza al Padre divino, in quanto figlio o figlia, quando apprende di essere già amato ed accettato in Gesù, e quindi prende possesso di questa realtà, la conseguenza logica e naturale è quella di organizzare e celebrare una festa. Nel 2019, le riunioni regionali della nostra Chiesa negli Stati Uniti vengono chiamate “Celebrazioni Regionali”. Sebbene le conferenze del passato siano state valide ed istruttive, noi vogliamo andare oltre la semplice trasmissione e condivisione di informazioni; vogliamo unirci tutti insieme in uno spirito di gioia per vivere uno spirito festoso e di celebrazione in onore a Dio. Come credenti, abbiamo motivo di festeggiare più di qualsiasi altra persona sulla terra. Il senso di gioia che proviamo per la nostra salvezza, per le relazioni che condividiamo nella comunità della chiesa e per il nostro obiettivo eterno, deriva dal fatto che attendiamo la speranza del peccatore perduto, che è stato salvato e ritrovato, e che partecipa alla festa che è tenuta sia in cielo che sulla terra, come anticipazione di quella finale. Una Chiesa in Salute è una chiesa che celebra e organizza regolarmente feste gioiose per persone che erano perdute ma che sono state ritrovate. Continuiamo a celebrare la Buona Notizia. Festeggiamo, Chiesa!

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SEGUIMI viene diffusa in Italia dalla Chiesa Cristiana

della Grazia (già Chiesa di Dio Universale) aderente alla denominazione internazionale Grace Communion

International.

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24030 Brembate di Sopra (BG).

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SOMMARIO 2 Editoriale

Celebriamo la Chiesa 3 Parole di vita Dio ti cerca

4 Bibbia a 360°gradi

Gesù è l’unica via di Salvezza? 6 Un Senso 7 Cos’è la Chiesa? 11 Studio biblico Il Regno di Dio - Seconda parte 14 Notizie dal mondo Una comunità di pratica europea

Greg Williams Eventuali manoscritti o foto inviate dai lettori, non sa-

ranno restituiti. Seguimi è disponibile online e scari-

cabile in formato pdf sul sito www.ccdg.it e può essere

richiesta tramite email all’indirizzo info@ccdg.it. EDITORE

Porcu Giovanni Vittorio

Autorizzazione del Tribunale di Sassari n°1/2016 del 29 Aprile 2016

DIRETTORE RESPONSABILE Giovanni Vittorio Porcu REDATTORE CAPO Francesco Bernardi

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE Alice Porcu

TRADUTTORI E COLLABORATORI Vera Derrigo Vladimiro Meandri Massimo Mare Vincenzo Scannapieco

Fonti fotografie e immagini

Immagini da Freepik.com: pag.3 e 6 designed by Freepik, immagine di copertina designed by Alice Porcu, immagine retro copertina designed by freepik, pag. 9 designed by Jcomp, immagine pag.4 di 盧 da Pixabay; immagini pag. 7,14,15 fonte sito GCI.ORG.


DIO TI CERCA

Parole di Vita

“In questo è l'amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che Egli ha amato noi, e ha mandato suo Figlio per essere il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati” . (1 Giovanni 4:10) Dio è amore! Quando la Bibbia ci dice che Dio è amore, sta affermando che Egli ama tutti gli uomini anche se, per loro natura, essi si allontanano da Lui: Dio manifesta il Suo amore come quello di un Padre misericordioso che li và cercando. Un credente ha lasciato la seguente testimonianza: “Per molti anni ho lottato contro Dio. Oggi mi rendo conto che durante tutto quel tempo, Dio mi cercava e voleva rivelarmi il Suo amore”. Quando riconosciamo le nostre colpe e mettiamo la nostra fiducia in Gesù Cristo, scopriamo l'amore di Dio che ci accoglie. Dio ci aspetta senza stancarsi e noi possiamo avvicinarci al Suo amore senza timore di essere condannati o respinti. La porta per ritornare a Dio è sempre aperta, anche quando siamo confusi, disperati o pieni di vergogna per i nostri peccati. Dio aspetta il nostro ritorno come un padre impaziente di riabbracciarci e, quando ci vede tornare, ci prende fra le sue braccia e fa festa per noi, gioendo del nostro ritorno (Luca 15:20).

Lasciarsi raggiungere da un tale amore e abbandonarsi nelle braccia del Padre è una scoperta fondamentale, fonte di gioia e felicità immensa. È la scoperta che cambia tutto, è la svolta della vita di ogni uomo e di ogni donna. Da quel momento in poi niente sarà più come prima, tutto sarà nuovo e diverso perché l’amore di Dio sosterrà il peccatore pentito ogni giorno di vita e lo illuminerà di abbondante gioia in ogni circostanza. Ma cosa ci impedisce di ricevere l’amore di Dio? Qual è l’ostacolo che si frappone fra noi e il desiderio di Dio di incontrarci? Le ragioni sono molte ma, sicuramente, l’incredulità, la diffidenza ed il dubbio giocano un ruolo fondamentale nella distanza che ci separa da Dio e dal Suo amore perfetto e giusto. Ci illudiamo di potercela cavare da soli, come se la vita fosse sotto il nostro controllo, ma questi atteggiamenti, insieme a tutte le altre motivazioni che ci allontanano da Dio, impediscono all’amore di Dio di toccare il nostro cuore, perché l’amore

di Dio è vero amore, e in quanto tale non è imposizione. Niente che venga imposto si potrebbe infatti definire come amorevole; il vero amore è invece libertà, il vero amore non costringe ma attira, il vero amore lascia liberi di andare e di tornare, il vero amore non è possesso o costrizione ma libertà e attesa nella speranza del ritorno dell’amato. L’unico ostacolo affinché l’amore di Dio possa raggiungerti sta in te stesso, nei tuoi timori, nelle tue paure infondate, nei tuoi dubbi e incredulità. L’amore di Dio è sempre rivolto verso di te, sempre disponibile e sempre in attesa. Dio Padre è sempre pronto a far festa per il tuo ritorno.

È la scoperta che cambia tutto, è la svolta della vita di ogni uomo e di ogni donna.

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di Joseph Tkach

Gesù è l’unica via di Salvezza? C

ome rispondiamo alla Grazia di Dio?

La gente a volte dubita della fede cristiana. Ad esempio una delle affermazioni che induce a dubitare riguarda il fatto che il cristianesimo afferma che la salvezza sia possibile soltanto attraverso Gesù Cristo. La nostra società pluralistica si aspetta tolleranza verso tutte le religioni, a volte la si esige esplicitamente. Spesso, il concetto, o diritto, di libertà di religione, secondo il quale tutte le religioni devono potersi esprimere liberamente, viene frainteso o distorto con l’idea che tutte le religioni siano uguali. “Tutte le strade portano allo stesso Dio” dicono alcuni, come se le avessero percorse tutte e fossero approdati alla stessa destinazione. Non si tollerano le persone con la "mente chiusa" che credono in un’unica via di salvezza; altri si oppongono all'evangelizzazione, perché viene ritenuta come un tentativo oltraggioso di voler cambiare il credo degli altri. Chi la pensa così, però, tenta a sua volta di cambiare il credo di coloro che credono in una sola via di salvezza. Ma il Vangelo insegna veramente che Gesù è l'unica via di salvezza?

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ALTRE RELIGIONI Molte religioni sono esclusiviste: i giudei ortodossi dichiarano di conoscere la vera via di salvezza; i musulmani sostengono di avere la migliore rivelazione di Dio; gli induisti credono di essere loro nel giusto e i buddisti credono in quello che fanno perché, naturalmente, pensano di essere nel giusto. A loro volta, i pluralisti moderni credono che il pluralismo sia l'idea suprema rispetto a tutte le altre. Ma non tutte le strade portano a Dio. Le varie religioni descrivono perfino “dèi” differenti. Gli induisti hanno molti “dèi” e descrivono la salvezza come un ritorno al nulla, che è certamente una destinazione differente da quella in cui credono i musulmani, i quali enfatizzano il monoteismo e la ricompensa divina. Né i musulmani né gli induisti sarebbero d'accordo sul fatto che alla fine le loro vie portino alla stessa destinazione. Essi lotterebbero piuttosto che cambiare le proprie idee! I pluralisti del mondo occidentale, invece, sarebbero rigettati da entrambi, proprio per la loro tolleranza, considerata dai credenti quasi come un'offesa, che però i pluralisti non hanno alcuna intenzione di arrecare.

Noi crediamo che il Vangelo sia la verità anche se, allo stesso tempo, permettiamo alle persone di non credere. E crediamo che la fede consenta che le persone abbiano anche la libertà di non credere. Tuttavia, anche se affermiamo il diritto delle persone di decidere il loro credo, ciò non significa che crediamo che tutte le fedi siano vere. Il permettere alla gente di credere in ciò che desidera, non significa che noi dobbiamo smettere di credere che Gesù sia l'unica via di salvezza. LE DICHIARAZIONI BIBLICHE I primi discepoli di Gesù affermano che gli dichiarò di essere la sola e unica e via per raggiungere Dio. Gesù disse che chi non lo avrebbe seguito non sarebbe entrato nel regno di Dio (Matteo 7:26-27); e disse ancora che chi lo avesse rigettato non avrebbe trascorso con Lui l'eternità (Matteo 10:32-33).Gesù disse che Dio “ha affidato tutto il giudizio al Figlio, affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non onora il Padre che lo ha mandato” (Giovanni 5:2223). Gesù dichiarò di essere l'unica via di verità e di salvezza. Coloro che lo rigettano, rigettano anche Dio.


Bibbia a 360 gradi “Io sono la luce del mondo”, disse ancora Gesù (Giovanni 8:12). “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se m'aveste conosciuto, avreste conosciuto anche mio Padre” (Giovanni 14:6-7). In definitiva, secondo Gesù, coloro che dichiarano che ci sono altre vie di salvezza si sbagliano. Pietro fu ugualmente chiaro quando disse ai capi giudei: “E in nessun altro è la salvezza, poiché non v'è sotto il cielo alcun altro nome che sia stato dato agli uomini, per il quale noi abbiamo ad essere salvati” (Atti 4:12). Riguardo alle persone che non conoscevano Cristo, Paolo disse chiaramente che erano “morte nelle loro colpe e nei loro peccati” (Efesini 2:1). Non avevano speranza e, nonostante i loro credi religiosi, non conoscevano veramente Dio (verso 12). C'è solo un Mediatore, disse ancora Paolo, solo una via per arrivare a Dio (1 Timoteo 2:5). Gesù era il riscatto di cui ognuno di noi aveva bisogno (1 Timoteo 4:10). Se ci fosse stata qualche altra legge o qualche altra via per offrire la salvezza, Dio l'avrebbe scelta (Galati 3:21). È attraverso Cristo che il mondo è stato riconciliato con Dio (Colossesi 1:2022). Paolo fu chiamato a predicare il Vangelo ai gentili, la cui religione era priva di valore (Atti 14:15). Come dice la lettera agli Ebrei, Cristo non è solo migliore di altre vie, Egli è efficace anche dove non ce n’è nessuna (Ebrei 10:11-12). Qui si tratta di scegliere il tutto o nulla, non esiste una via di mezzo. L'insegnamento cristiano della salvezza esclusiva è basato su cosa Gesù stesso ha detto e cosa le Scritture insegnano. E questo è strettamente collegato a chi è Gesù e al nostro bisogno della Grazia. IL NOSTRO BISOGNO DI GRAZIA La Bibbia dice che Gesù è il Figlio di Dio. Dio si fece carne e diede la Sua vita per la nostra salvezza. Gesù pregò perché ci fosse un'altra soluzione, ma nessun'altra via era possibile (Matteo 26:39). La salvezza viene a noi solo attraverso Dio stesso, che è entrato nel mondo per soffrire le conseguenze del peccato e per liberarci dai peccati, un dono per tutti noi.

Molte religioni insegnano che bisogna fare determinate azioni, o dire preghiere specifiche, o fare determinate cose nella speranza che ciò sia abbastanza per essere salvati. Ma il cristianesimo insegna che tutti noi abbiamo bisogno della Grazia, perché non possiamo essere buoni abbastanza per essere salvati, qualunque cosa facciamo e nonostante tutti i nostri sforzi. È impossibile che entrambi questi concetti siano veri allo stesso tempo. La dottrina della Grazia insegna che nessun'altra via porta alla salvezza, che ci piaccia oppure no. LA GRAZIA FUTURA Cosa avverrà a coloro che muoiono senza sentire parlare di Gesù? E a coloro che hanno vissuto prima della venuta di Gesù o che vissero molto lontano dal luogo dove Lui visse? Hanno qualche speranza? Sì, perché il Vangelo è il Vangelo della Grazia. Le persone sono salvate per Grazia di Dio e non pronunciando il nome di “Gesù” o avendo particolari conoscenze o pronunciando speciali formule. Gesù morì per i peccati di tutta l'umanità, sia che ne siamo coscienti oppure no (2 Corinzi 5:14; 1 Giovanni 2:2). La Sua morte fu un sacrifico di espiazione per tutti: passati, presenti, futuri, palestinesi e peruviani. Confidiamo che Dio è verace nella Sua Parola quando dice che vuole che “tutti giungano a ravvedersi” (2 Pietro 3:9). Anche se le Sue vie e i suoi tempi non ci possono essere rivelati, nondimeno noi confidiamo in Lui, che ama gli uomini che ha creato. Gesù disse chiaramente: “Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il Suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in Lui non perisca, ma abbia vita eterna. Infatti Dio non ha mandato il Suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui” (Giovanni 3:16-17). Crediamo che Gesù risorto abbia vinto la morte, quindi neanche la morte può porre alcuna barriera al Suo potere di condurre le persone a credere in Lui per la salvezza. Non sappiamo come e quando, ma possiamo confidare nella Sua Parola.

di Joseph Tkach

Perciò possiamo credere che in un modo o nell'altro Egli incoraggi ogni persona che sia vissuta, o che vivrà, a confidare in Lui per la salvezza, sia prima che muoiano, sia sul punto di morte o anche dopo la morte. Se alcune persone, nel giudizio finale, si rivolgeranno a Cristo dopo avere saputo cos'ha fatto per loro, Egli non le rifiuterà. Non importa quando le persone sono salvate, ciò che conta è che comprendano che solo attraverso Cristo possono essere salvate. Le buone e ben intenzionate azioni non salveranno nessuno, a prescindere da quanto sinceramente le persone credano di poter essere salvate mediante i propri intensi sforzi. Il punto focale della Grazia e del sacrificio di Gesù è che nessuna quantità di buone azioni o di azioni religiose potrà salvarci. Se ci fosse stata un’alternativa a una via del genere, Dio l'avrebbe scelta (Galati 3:21). Se le persone hanno sinceramente provato ad ottenere la salvezza con opere, meditando, flagellandosi, immolandosi o con altro mezzo umano, impareranno che dalle loro azioni non hanno guadagnato niente. La salvezza è per Grazia e solo per Grazia. Il Vangelo cristiano insegna che nessuno può guadagnarla ma che, allo stesso tempo, è disponibile a tutti. Non importa quale via religiosa le persone abbiano seguito, Cristo può salvarle e portarle sulla Sua via. Lui è l'unigenito Figlio di Dio che ha provveduto all'unico sacrificio espiatorio di cui ognuno di noi ha bisogno. Egli è l'unico canale per la Grazia di Dio e per la salvezza. Questo è quello che Gesù stesso insegnò come verità. Gesù è inclusivo ed esclusivo allo stesso tempo, la via stretta e il Salvatore del mondo intero, la sola via di salvezza, ma disponibile a tutti. La Grazia di Dio, mostrata perfettamente in Gesù Cristo, è esattamente ciò di cui ognuno di noi ha bisogno e la buona notizia è che è donata a tutti liberamente. È una buona notizia che vale la pena condividere ed anche qualcosa su cui vale la pena riflettere. . Da Joseph Tkach

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Un senso N

essuno di noi, credo, sia disposto a possedere un oggetto o qualcosa di cui non se ne conosca lo scopo. Quale senso avrebbe conservare, custodire o prendersi cura di qualcosa il cui utilizzo ed il cui fine sia a noi sconosciuto? Nessuno terrebbe per se qualcosa di cui non ne conosca il modo di usarla. Tutto quello che noi compriamo e di cui ci occupiamo deve sempre avere una finalità, un obiettivo e uno scopo, altrimenti, giustamente, sarebbe assurdo e stupido spendere il proprio tempo ed energie per nulla. Spesso si parla di religione, di dottrine, oppure di prove necessarie per credere in Dio. Io credo che questi discorsi vadano già oltre il necessario per giungere alla fede, oltre quello che occorre per iniziare una semplice, seria, onesta e coerente ricerca di Dio. Dietro discorsi troppo complessi, spesso si cela invece la ricerca di pretesti finalizzati a mettere in dubbio la fede, piuttosto che un modo per procedere verso una ricerca sincera. Dovremmo chiederci molto più semplicemente: la vita, il mondo, l’universo e tutto quello che ci circonda, è tutto quello che c’è? Il senso della vita è tutto qui senza niente di più? Oltre tutto questo non c’è nient’altro? Finisce tutto qui in pochi anni, tutto il nostro affanno e la nostra inquietudine? So che potrà apparire troppo semplicistico, ma io non posso fare a meno di guardarmi intorno e vedere nella natura, nel mondo, nella vita, nella bellezza, nei

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colori, nella musica, nella comunicazione, negli occhi di chi amo e intorno a me, le prove di quella realtà che mi trascende e che va oltre quello che mi circonda. Pur volendo fare un discorso un po’ egoistico, questa consapevolezza, non solo mi spinge a ricercare l’autore di tutto questo, ma mi chiama alla responsabilità e al dovere verso me stesso di guardare oltre le apparenze per scorgere il senso di tutto ciò e della mia stessa vita. Si tratta in sostanza di qualcosa che devo a me stesso e non agli altri, e restando su un ragionamento egoistico non lo devo nemmeno a Dio stesso. Benché, una volta incontrato Dio, non si può non riconoscere in un simile ragionamento tutta l’arroganza e la bestialità del cuore umano. Per dirla con le parole di Paolo: “Fratelli, io non ho potuto parlarvi come a spirituali, ma ho dovuto parlarvi come a carnali” (1 Corinzi 3:1). Io non posso vivere senza ricercare il vero scopo del mio esistere, altrimenti sarei come quel tale che si prende cura di qualcosa di cui non ne conosce l’utilizzo e lo scopo, sarei uno stupido. Ritengo che chiunque guardandosi onestamente intorno, scorgendo la realtà trascendente, abbia il dovere morale almeno verso sé stesso, di cercare Dio, l’unico in grado di rivelare lo scopo dell’esistenza e di dare un senso ai propri giorni. Come si fa, altrimenti, a ritenere giustamente stupido chi perdesse tempo con qualcosa di inutile, di cui non se ne conosce lo scopo ed il senso, e poi vivere una

vita intera senza un senso? Come si fa a consumare i giorni, gli anni e l’esistenza come fosse tutta una bolla di sapone? Come si fa a non accorgersi che questa vita è solo la piccola parte di un tutto e che solo nella scoperta di quel tutto possiamo trovare la nostra completezza, e che il nostro destino senza quel tutto è vuoto e inutile perdita di tempo? Sarebbe forse stato meglio non essere mai nati piuttosto che vivere una vita inutile. Non ci si può accontentare di attraversare il tempo ed i pochi anni di vita rincorrendo una posizione sociale ed economica, alcuni scopi professionali e familiari, una vecchiaia (per chi ci arriva) dignitosa, come se la vita fosse tutta qui e nient’altro. Troppo triste, troppo inutile, troppo stupido! Una corsa verso la morte e verso il nulla vissuta affannosamente come per raggiungere chissà cosa, per poi lasciare tutto vanamente. Io so, che oltre il visibile esiste l’invisibile, e che il vero scopo della vita si nasconde proprio lì. Io so, che il vero scopo della vita non può essere una rincorsa affannosa verso un traguardo buio che si chiama morte, o il nulla. Io voglio correre, ma verso la vita; io voglio correre, ma verso la luce; io voglio correre, ma verso il tutto che mi trascende. Se cercherai seriamente, sinceramente e onestamente l’invisibile, esso diverrà per te visibile e tangibile, ma è necessario che tu sia sincero/a, onesto/a e coerente con te stesso/a senza nasconderti e ingannarti con vani ragionamenti volti soltanto a trovare scuse e ostacoli che non esistono. Se vuoi, puoi smettere di correre verso il nulla per correre verso il tutto. Dio è con te, e per te. Geremia 29:14: “Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore”. Vangelo secondo Matteo 7:8: “perché chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa”.

Francesco Bernardi


Che cos’è la Chiesa?

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a Bibbia dice che le persone che hanno fede in Cristo diventano parte della “chiesa”. Ma cos’è la chiesa? Com’è organizzata? Qual è il suo scopo?

GESÙ STA COSTRUENDO LA SUA CHIESA

Gesù disse: “Io costruirò la mia chiesa” (Matteo 16.18). La chiesa è importante per Lui, l’ha tanto amata che ha dato la Sua vita per lei (Efesini 5:25). Se avessimo la mente di Cristo, anche noi ameremmo la chiesa e daremmo noi stessi per lei. La parola greca tradotta con “chiesa” è ekklesia, che significa “assemblea”. In Atti 19:39-41, l’assemblea era un luogo noto a gran parte dei cittadini, ma tra i cristiani, la parola ekklesia acquisì un significato particolare, e si riferiva a tutti coloro che credevano in Gesù Cristo. Per esempio, la prima volta che Luca usa questa parola, egli scrive: “Allora un gran timore venne su tutta la chiesa” (Atti 5:11). Luca non doveva spiegare che cosa

significasse quella parola, perché per i let era un parola già nota, stava ad indicare tutti i cristiani, non quelli che capitavano lì per un’occasione particolare. “La chiesa” sta a indicare tutti i discepoli di Cristo, essa si riferisce alle persone e non a un luogo. Ogni gruppo locale di credenti è una chiesa. Paolo scrisse alla “chiesa di Dio in Corinto” (1 Corinzi 1:2); in altri brani si riferiva a “tutte le chiese di Cristo” (Romani 16:16) e alla “chiesa dei Laodicesi” (Colossesi 4:16). Ma avrebbe potuto usare la parola “chiesa” anche per riferirsi a tutti i credenti in ogni luogo: “Cristo ha amato la chiesa e ha dato sé stesso per lei” (Efesini 5:25). La chiesa può essere vista su diversi piani. In primo luogo c’è la chiesa universale, che comprende tutte le persone, in tutto il mondo, che hanno accettato Gesù Cristo come personale Signore e Salvatore. Poi ci sono le chiese locali, che comprendono persone che si riuniscono regolarmente. Le varie denominazioni si trovano invece ad un livello intermedio e contengono gruppi di congregazioni che lavorano a stretto contatto tra di loro, in quanto condividono storia e credo. Le congregazioni locali includono, tal-

volta, anche non credenti: parenti o amici che non hanno ancora accettato Gesù come Salvatore e che si riuniscono regolarmente con i credenti. Le congregazioni locali possono anche includere persone che si considerano cristiane ma potrebbero non esserlo. L’esperienza mostra che alcune di queste, in seguito, ammetteranno di non essere mai state realmente cristiane.

PERCHÉ ABBIAMO BISOGNO DELLA CHIESA Molte persone affermano di credere in Gesù Cristo, ma non vogliono frequentare nessuna delle Sue chiese. Il Nuovo Testamento mostra che il normale modello per il credente è che egli si riunisca con altri credenti (Ebrei 10:25). Paolo ripetutamente esorta i cristiani a fare diverse cose “l’uno verso l’altro” (Romani 12:10; 15:7; 1 Corinzi 12:25; Galati 5:13; Efesini 4:32; Filippesi 2:3; Colossesi 3:13; 1 Tessalonicesi 5:13). Sarebbe difficile obbedire a tali comandamenti, così chiari in

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questi versetti, senza incontrarsi regolarmente con altri credenti. Una congregazione locale può darci un senso di appartenenza e di coinvolgimento con altri credenti; può darci sicurezza spirituale, evitando così di perderci in strane e bizzarre idee. Una congregazione può darci anche amicizia, fratellanza e incoraggiamento, può insegnarci cose che non impareremmo mai restando da soli. Una congregazione può aiutarci a formare i nostri figli, aiutarci a lavorare per un ministero più efficace e a darci le opportunità per servire, aiutandoci a crescere in modi che non ci saremmo mai aspettati. In generale, il valore che otteniamo da una congregazione locale è proporzionato a quanto ci lasciamo coinvolgere in essa. Ma forse, per ogni credente, il motivo più importante per frequentare una congregazione è che ogni membro ha bisogno dell’altro. Dio ha donato diverse qualità o "doni" a diversi credenti e vuole che si lavori insieme “per il bene comune” (1 Corinzi 12:4-7). Se solamente una parte della “forza lavoro” si adopera per il bene comune, non dobbiamo poi sorprenderci se la congregazione non è in grado di agire come vorremmo o non può essere salutare come vorremmo. Sfortunatamente, alcune persone trovano più facile criticare che aiutare. Il nostro tempo, le nostre abilità, le nostre risorse sono necessarie a compiere il lavoro e la missione della chiesa. L’impegno delle persone concentrate nella comune missione è essenziale affinché la chiesa rifletta effettivamente Gesù e il Suo amore per il mondo. Gesù disse di pregare per gli “operai” (Matteo 9:38); Egli vuole che ognuno di noi lavori e non stia seduto ai margini. Gli individui che provano ad essere cri-

di Michael Morrison

Non temere, piccolo gregge; perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno. Luca 12:32 stiani senza la chiesa vengono meno al compito di impiegare le proprie risorse per aiutare le persone che la Bibbia ci chiede di aiutare. La chiesa è come una società di mutuo soccorso, noi ci aiutiamo l’un l’altro sapendo che ci sarà un giorno in cui anche noi avremo bisogno di essere aiutati.

DESCRIZIONE DELLA CHIESA

La chiesa viene descritta in diversi modi: il popolo di Dio, la famiglia di Dio, la sposa di Cristo. Siamo un edificio, un tempio e un corpo. Gesù ci descrisse come un gregge, un campo di grano, una vigna, e ogni analogia descrive diversi aspetti della chiesa. Molte parabole sul Regno, citate da Gesù, descrivono in effetti anche la chiesa. Essa è simile a un piccolo granello

di senape che poi cresce e diventa grande (Matteo 13:31-32). La chiesa è come un campo in cui le zizzanie sono sparse in mezzo al grano (vv. 24-30); essa è anche come una grande rete che raccoglie il pesce cattivo insieme al pesce buono (vv. 47-50). La chiesa è come una vigna in cui alcuni lavorano per molto tempo e altri lavorano per poco tempo (Matteo 20:1-16), o ancora, la chiesa è simile ai servi a cui fu dato del denaro da investire per il padrone e poi alcuni produssero più frutto di altri (Matteo 25:14-30). Gesù descrisse sé stesso come un pastore e i Suoi discepoli come il suo gregge (Matteo 26:31); la Sua missione era quella di cercare la pecora perduta (Matteo 18:11-14). Egli descrisse il Suo popolo come un gregge che doveva essere nutrito e curato (Giovanni 21:15-17). Anche Paolo e Pietro usarono la stessa analogia, dicendo che i leader delle chiese sarebbero stati i pastori del gregge (Atti 20:28; 1 Pietro 5:2). “Voi siete…l’edificio di Dio”, dice Paolo in 1 Corinzi 3:9. Il fondamento

La chiesa è come una società di mutuo soccorso, noi ci aiutiamo l’un l’altro sapendo che ci sarà un giorno in cui anche noi avremo bisogno di essere aiutati.

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è Gesù Cristo (v.11), e i credenti sono l’edificio che poggia su esso. Pietro disse che siamo tutti “pietre viventi…edificati per formare una casa spirituale”(1 Pietro 2:5). Messi tutti insieme, diventiamo “una dimora in cui vive Dio per mezzo del Suo Spirito” (Efesini 2:22). Siamo il tempio di Dio, il tempio dello Spirito Santo (1 Corinzi 3:17; 6:19). Anche se Dio può essere lodato in qualsiasi posto, la chiesa adora come un unico corpo secondo gli scopi di Dio. Noi credenti siamo “il popolo di Dio” (1 Pietro 2:10); siamo ciò che il popolo d’Israele doveva essere: “un popolo scelto, un sacerdozio reale, una santa nazione, un popolo appartenente a Dio” (v.9; vedi Esodo 19:6). Apparteniamo a Dio, perché Cristo ci ha comprati col Suo sangue (Apocalisse 5:9). Siamo Suoi figli, ci è stata data una grande eredità e in risposta a questa cerchiamo di piacergli e lodiamo il Suo nome. Le scritture ci chiamano anche “sposa di Cristo”, un'espressione che implica il Suo amore per noi e un grandissimo cambiamento dentro noi stessi, cambiamento che ci porta ad avere una relazione stretta e personale con il Figlio di Dio. In alcune parabole, vediamo che delle persone sono invitate a partecipare a un banchetto di matrimonio, e noi siamo invitati a essere proprio la sposa. “Rallegriamoci ed esultiamo e diamo a Lui la gloria, perché sono giunte le nozze dell’Agnello e la Sua sposa si è preparata!” (Apocalisse 19:7). Come faremo a essere pronti a questo evento? In effetti, è un dono: “Le è stato dato di vestirsi di lino fino, risplendente e puro” (v.8). Cristo ci purifica, “..lavandola con l’acqua della Parola” (Efesini 5:26). Egli fa comparire davanti a sé la chiesa, gloriosa, senza macchia, santa e irreprensibile (v. 27); Gesù sta lavorando in noi.

capo del corpo, cioè della chiesa” (Colossesi 1:18) e tutti noi siamo le membra del corpo. Se siamo uniti a Cristo, siamo anche uniti l’uno all’altro e abbiamo delle responsabilità l’uno verso l’altro. Nessuno può dire “non ho bisogno di te” (1Corinzi 12:21), e nessuno può dire “non sono una parte della chiesa”(v.18). Dio distribuisce le nostre abilità in modo che lavoriamo insieme per il bene comune, aiutandoci l’un l’altro ed essendo aiutati, lavorando insieme. “Non dovrebbe esserci alcuna divisione nel corpo” (v.25). Paolo frequentemente ammoniva contro il peccato di provocare divisioni, dicendo anche che la persona che causa divisione dovrebbe essere allontanata dalla chiesa (Romani 16:17; Tito 3:10). Cristo fa crescere la chiesa “quando ogni parte lavora”, quando le varie membra cooperano (Efesini 4:16). Sfortunatamente, il mondo cristiano è diviso in denominazioni che a volte polemizzano l’una contro l’altra. La chiesa non è ancora perfetta, dato che nessun membro è perfetto. Ciò nonostante, Cristo vuole che la chiesa sia unita (Giovanni 17:21). Questo non richiede una fusione di organizzazioni, ma suggerisce uno scopo comune. La vera unità può essere raggiunta solo quando operiamo stando più vicini a Cristo, predicando il Vangelo e vivendo come Lui vorrebbe. Lo scopo è promuovere Gesù, non noi stessi. L’esistenza di diverse denominazioni, in un certo senso,

di Michael Morrison

ha i suoi vantaggi: tramite approcci differenti, molte più persone vengono raggiunte dal messaggio di Cristo nel modo in cui riescono a conoscerlo meglio.

ORGANIZZAZIONE

Il mondo cristiano poggia su tre approcci basilari per l’organizzazione della chiesa e della leadership: gerarchia, democrazia e rappresentanza. Questi tre tipi di struttura organizzativa danno luogo a chiese chiamate episcopali, congregazionali e presbiteriane. All’interno di ognuna esistono delle varianti ma, in generale, il modello episcopale è organizzato in modo che un funzionario denominazionale ha il potere di stabilire la linea politica e l’ordine dei pastori. Nel modello congregazionale sono invece i membri della chiesa che scelgono i loro funzionari e i loro pastori. Nel sistema presbiteriano, infine, il potere è suddiviso tra denominazione e congregazione: i pastori vengono eletti e viene dato loro il potere di guidare la chiesa. Nelle scritture del Nuovo Testamento non viene privilegiata alcuna particolare struttura. In esse si parla di "coordinatori" (vescovi), "anziani" e "pastori" come ad indicare una stessa tipologia di leader. Pietro disse agli anziani di essere pastori e

LAVORARE INSIEME

L’immagine che meglio illustra il modo in cui i membri sono legati l’uno all’altro è quella del corpo. “Siete il corpo di Cristo”, dice Paolo; “ognuno di voi è una parte di esso” (1 Corinzi 12:27). Gesù Cristo “è il

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di Michael Morrison coordinatori (1 Pietro 5:1-2). Similmente, Paolo disse a un gruppo di anziani che fossero pastori e coordinatori (Atti 20:17,28). La chiesa di Gerusalemme fu guidata da un gruppo di anziani; la chiesa a Filippi fu guidata da diversi coordinatori (Atti 15:26; Filippesi 1:1). Paolo disse a Tito di ordinare degli anziani e scrisse un unico versetto riguardo gli anziani, poi altri versi riguardanti i responsabili, come se fossero termini sinonimi per i capi della chiesa (Tito 1:5-9). Nel libro degli Ebrei, i capi sono semplicemente chiamati “guide e conduttori”(Ebrei 13:7). Alcuni conduttori della chiesa furono chiamati “dottori” (1 Corinzi 12:29; Giacomo 3:1). L'analisi grammaticale di Efesini 4:11 indica che i pastori e i dottori appartengono alla stessa categoria. Una delle prime funzioni di un capo della chiesa è quella di insegnare, una delle qualità del pastore è “essere capace di insegnare”(1 Timoteo 3:2). Una cosa è certa: alcune persone furono designate per essere delle guide e le chiese locali avevano questo tipo di organizzazione, sebbene il titolo esatto dell’incarico non fosse preciso. I membri venivano esortati a rispettare ed obbedire a queste guide (1 Tessalonicesi 5:12; 1 Timoteo 5:17; Ebrei 13:17). Ovviamente, se un leader ordina qualcosa di sbagliato, i membri non dovrebbero obbedirgli, ma nella maggior parte dei casi essi devono sostenerlo. Cosa fanno i leader? Essi “dirigono gli affari della chiesa” (1 Timoteo 5:17); guidano il gregge con l’esempio e con l’insegnamento; vegliano sulla chiesa (Atti 20:28); non devono spadroneggiare sugli altri, ma servirli (1 Pietro 5:2-3). I leader si adoperano per “il perfezionamento dei santi, in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione del corpo di Cristo" (Efesini 4:12). Come vengono scelti i leader? Nelle Scritture troviamo solo pochi esempi: Paolo nominava i pastori (Atti 14:23), incaricò Timoteo di scegliere dei coordinatori (1 Timoteo 3:1-7) e autorizzò Tito di scegliere i pastori (Tito 1:5). In questi casi c’era una gerarchia. Non troviamo invece nessun esempio biblico in cui i membri scelgano i loro pastori.

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DIACONI Tuttavia, in Atti 6:1-6 vediamo che i membri scelsero alcune guide per aiutarli a distribuire cibo per i bisognosi e gli apostoli poi ne incaricarono altri per compiti diversi. In questo modo, gli apostoli potevano occuparsi dei problemi spirituali e altri potevano prendersi cura dei problemi materiali (v. 2). Questa distinzione tra leadership spirituale e materiale si vede anche in 1 Pietro 4:11-12. I leader che servono nei compiti manuali sono spesso chiamati diaconi, dalla parola greca “diakoneo”, che significa “servire”. Anche se tutti i membri e i leader devono servire, alcuni in particolare hanno l’incarico di servizio. Solo ad un’unica donna fu dato l’incarico di diacono (Romani 16:1). Paolo dette a Timoteo una sorta di lista delle caratteristiche necessarie per un diacono (1 Timoteo 3:8-12), ma non specificò di che cosa si dovessero occupare. Di conseguenza, diverse denominazioni assegnano loro ruoli diversi, compreso il compito della custodia e gestione finanziaria. Comunque, la cosa più importante della leadership non è ciò per cui è stata chiamata, com'è stata organizzata o com'è stata incaricata, ma è che aiuti il popolo di Dio a crescere nella maturità assomigliando sempre di più a Cristo (Efesini 4:13). GLI SCOPI DELLA CHIESA Cristo ha costruito la Sua chiesa, ci ha dato doni differenti, ci ha dato una guida e ci ha dato dei compiti. Quali sono gli scopi della chiesa? Lo scopo più grande della chiesa è l’adorazione. Dio ci ha chiamati perché “proclamiamo le virtù, le lodi di Colui che ci ha chiamati dalle tenebre alla Sua luce meravigliosa”(1 Pietro 2:9). Dio cerca le persone che lo adoreranno (Giovanni 4:23), che lo ameranno sopra ogni altra cosa (Matteo 4:10). Ogni cosa che facciamo, sia come individui che come congregazione è per la Sua gloria (1 Corinzi 10:31). Siamo chiamati “costantemente a offrire a Dio un sacrificio di lode” (Ebrei 13:15). Ci è stato comandato di “parlarci con salmi, inni e cantici spirituali” (Efesini 5:19). Quando ci riuniamo, can-

tiamo lodi a Dio, Lo preghiamo e ascoltiamo la Sua parola. Queste sono forme di adorazione, così come lo sono la Cena del Signore, il battesimo e l’obbedienza. Insegnare è un altro scopo della chiesa. È sicuramente l’incarico più importante e che sta molto a cuore al Signore: “insegnando loro a obbedire a ogni cosa che vi ho comandato” (Matteo 28:20). Le guide della chiesa dovrebbero insegnare e i membri dovrebbero istruirsi gli uni con gli altri (Colossesi 3:16). Dovremmo incoraggiarci l’un l’altro (1 Corinzi 14:31; 1 Tessalonicesi 5:11; Ebrei 10:25), i piccoli gruppi sono un eccellente strumento per realizzare questo scopo. Se vogliamo essere spirituali, come dice Paolo, dobbiamo voler “edificare la chiesa” (1 Corinzi 14:12). Lo scopo è edificare, rafforzare, incoraggiare e confortare (v.3). L’intera riunione dovrebbe “essere fatta per il rafforzamento della chiesa" (v.26). Siamo chiamati a essere discepoli, persone che imparano e applicano la parola di Dio. La prima chiesa fu elogiata perché “erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nella comunione fraterna, nel rompere il pane e nella preghiera” (Atti 2:42). Il Ministero è il terzo grande scopo della chiesa. Paolo scrive: “Così dunque, finché ne abbiamo l'opportunità, facciamo del bene a tutti; ma specialmente ai fratelli in fede” (Galati 6:10). Il nostro primo dovere è verso la nostra famiglia, poi verso la chiesa e infine verso il mondo intorno a noi. Il secondo grande comandamento è amare il nostro prossimo (Matteo 22:39). Questo mondo ha molti bisogni materiali e non dobbiamo ignorarli. Ma ha soprattutto bisogno del Vangelo e non dovremmo ignorare questo importante bisogno. Come parte del nostro ministero per il mondo, la chiesa ha il compito di annunciare la buona notizia della salvezza attraverso Gesù Cristo. Nessun altra organizzazione lo farà, questa è la missione primaria della chiesa. C’è bisogno di operai, qualcuno che stia nelle prime linee e altri che fungano da sostegno. Alcuni pianteranno, altri daranno da mangiare e altri ancora raccoglieranno; quando lavoriamo tutti insieme, Cristo fa crescere la chiesa (Efesini 4:16). Michael Morrison


di Gary Deddo

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Studio biblico

Il Regno di Dio

uesta è la seconda parte di una serie di 6 studi di Gary Deddo sull'importante, ma spesso incompreso, tema del regno di Dio. L'ultima volta abbiamo visto come Gesù sia il centro del regno di Dio ed il supremo Re dei re e Signore dei signori. Questa volta vedremo le implicazioni che sono legate alla comprensione di come il Regno di Dio sia presente in mezzo a noi adesso. LA PRESENZA DEL REGNO IN DUE FASI La rivelazione biblica ci annuncia due aspetti difficili da mettere insieme: da un lato il Regno di Dio è già presente, dall'altro è anche futuro. Biblisti e teologi hanno spesso colto solo uno di questi due aspetti, dando risalto all’uno o all'altro. Ma una comprensione più unitaria e significativa si è sviluppata nel corso degli ultimi cinquant’anni sul modo migliore per coniugare e cogliere queste due dimensioni del Regno: questa comprensione ha a che fare con l'identità di Gesù. Il Figlio di Dio si è incarnato nel seno della vergine Maria circa duemila anni fa e ha vissuto da essere umano nella nostra decaduta condizione terrena per trentatre anni. Si è come "rivestito" della nostra natura umana [1], dal concepimento alla morte; ha poi attraversato morte e risurrezione e, dopo alcuni giorni di apparizioni è salito corporalmente e umanamente al cielo per tornare alla presenza del Padre, in piena comunione con Lui. Il risultato è che, anche se condivide ancora la nostra natura umana ormai glorificata, Gesù non è presente nel modo in

Seconda parte

cui lo era prima della Sua ascensione. Egli è, in un certo senso, assente dalla terra, ed ha mandato lo Spirito come un "altro consolatore" per essere con noi; Lui, nella Sua persona non è disponibile per noi come lo era prima di morire, ma ci ha promesso che tornerà. Parallelamente a questo c'è la natura del Regno. Il Regno è stato davvero "vicino" e attivo durante il ministero terreno di Gesù. Era così vicino e disponibile, che Gesù disse che Lui era la porta per entrarvi. Tuttavia, come Gesù ha insegnato, il Suo regno non era ancora giunto alla pienezza. C'era ancora dell'altro in serbo, che si attuerà con il ritorno di Cristo (spesso indicato come la sua "seconda venuta"). Così la fede nel Regno include anche la speranza della piena realizzazione del regno. Il regno era già presente in Gesù e continua ad essere presente oggi tramite il Suo Spirito, ma la sua pienezza non è ancora arrivata. Questo aspetto, o concetto, è spesso descritto affermando che il regno di Dio è già qui, ma non completamente. L'attento lavoro del teologo americano George Ladd stabilisce alcuni punti fermi nella comprensione di questo argomento, o almeno per molti credenti cristiani ortodossi/evangelici nel mondo di lingua inglese. IL REGNO E LE DUE EPOCHE La comprensione del messaggio biblico ci porta a una chiara distinzione tra due tempi, o due epoche: la presente epoca malvagia e quella che viene chiamata “l'età a venire”. Attualmente, noi viviamo

nella speranza dell’ "età a venire", ma non viviamo ancora in quell'età; siamo ancora, secondo la prospettiva biblica, nell'epoca malvagia, che corrisponde con l’era presente. È come se vivessimo tra due tempi storici. Ecco alcuni passi biblici che indicano chiaramente questo schema: • "La qual potente efficacia della Sua forza Egli ha spiegata in Cristo quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla propria destra nei luoghi celesti, al di sopra di ogni principato e autorità e potestà e signoria, e d'ogni altro nome che si nomina non solo in questo mondo, ma anche in quello a venire" (Efesini 1:2021). • "Grazia a voi e pace da Dio Padre e dal Signor nostro Gesù Cristo, che ha dato se stesso per i nostri peccati per sottrarci al presente secolo malvagio, secondo la volontà del nostro Dio e Padre" (Galati 1:3-4) . • "Ed egli disse loro: Io vi dico in verità che non v'è nessuno che abbia lasciato casa, o moglie, o fratelli, o genitori, o figliuoli, per amor del regno di Dio, il quale non ne riceva molte volte tanto in questo tempo, e nell’età futura la vita eterna" (Luca 18:29-30). • "Così avverrà alla fine dell'età presente. Verranno gli angeli, toglieranno i malvagi di mezzo ai giusti" (Matteo 13:49).

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Studio biblico • [Alcuni] "hanno gustato la buona parola di Dio e le potenze del mondo a venire" (Ebrei 6:5). Questa duplice comprensione dei tempi, o epoche, è purtroppo resa meno chiara dal fatto che la parola greca che indica le "età" ("aion") è stata tradotta in vari modi, tra cui "eternità", "mondo", "per sempre" e "molto tempo fa." Queste traduzioni mettono in contrasto il tempo presente con l'infinito, o questo regno terrestre con un futuro regno celeste. Ma l'idea di età o epoche diverse non implica questi contrasti temporali o spaziali; in realtà mette in evidenza un contrasto molto più completo tra i diversi tipi di vita presente e futura. Così, in alcune traduzioni leggiamo che i semi che crescono in alcuni suoli sono soffocati dalle "preoccupazioni di questo mondo" (Marco 4:19). Ma dal momento che la parola greca usata è "aion", dovremmo anche considerare il significato di "soffocata dalle cure di questo mondo perverso." Anche in Romani 12:2 leggiamo che non dobbiamo conformarci a questo "mondo", ma dovremmo capire meglio cosa significa non conformarsi a questa "età" presente. Le parole tradotte con "vita eterna" si possono intendere anche nel senso di "avere la vita del mondo a venire". Ciò è reso evidente in Luca 18:29-30, sopra citato. La vita eterna è sì "eterna", ma c'è molto di più in quella vita rispetto alla vita di questo mondo perverso: oltre ad essere molto più lunga, è la vita che appartiene ad un'età totalmente nuova e diversa. Il contrasto non è solo temporale, ovvero riguardante solo una vita infinitamente lunga, ma piuttosto tra la vita nella nostra epoca attuale, che è ancora infettata dal male, dal peccato e dalla morte e la vita nell'era a venire, dove verranno sradicate tutte le tracce del male. Nell’età a venire saranno istituiti un nuovo cielo e una nuova terra e una nuova relazione tra loro; sarà una vita totalmente diversa, nella qualità e nella forma, sarà cioè la vita secondo Dio. Il regno di Dio è, in definitiva, allineato con l'età a venire, con il tipo di vita che è eterna e anche con il ritorno di Cristo. Prima del Suo ritorno, noi viviamo nel "mondo perverso" e restiamo in attesa

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nella speranza dell'età a venire. Continuiamo a vivere in condizioni di peccato dove niente è ideale, dove tutto è imperfetto, anche se Cristo è risorto e asceso al cielo. La cosa sorprendente, però, è che anche se noi continuiamo a vivere nella presente epoca malvagia, per grazia di Dio, possiamo in parte già sperimentare il regno di Dio proprio adesso. C'è una via che è presente qui ed ora, prima che il mondo perverso venga distrutto. Inaspettatamente, il regno futuro è penetrato nel presente senza portare il giudizio finale di Dio e la fine di questa età. Il regno di Dio è qui adesso come un’ "ombra" dell'avvenire, ovvero ci viene già data una sua anticipazione, e possiamo sperimentare alcune delle sue benedizioni qui ed ora. Noi credenti apparteniamo al Regno, il che significa appartenere a Cristo qui ed ora, anche se rimaniamo in questa età presente. Questo è possibile perché il Figlio di Dio è venuto nel tempo presente, ha completato la Sua missione e ci ha mandato il Suo Spirito, anche se Lui non è più fisicamente presente. Godiamo ora le primizie del Suo regno vittorioso. Ma c'è un periodo intermedio (o un "pausa escatologica", come a T.F. Torrance piaceva definirla) prima che Cristo ritorni, dove lo scopo salvifico di Dio continua ad operare in questa età.

di Gary Deddo

di Dio, il futuro è penetrato nel presente! Le implicazioni sono che la verità totale e la realtà di ciò che Cristo ha fatto sono ora significativamente nascoste perché stiamo vivendo nella condizione di peccato. In questo mondo perverso il regno di Cristo è reale, ma nascosto. Nell'età a venire, invece, il regno di Dio si manifesterà pienamente perché tutti gli altri effetti della caduta saranno rimossi. Allora tutti gli effetti dell'opera di Cristo saranno gloriosamente e universalmente manifestati [2]. Il contrasto che viene fatto è tra il regno nascosto e quello pienamente manifestato, non tra un regno presente rispetto a uno che è assente. LO SPIRITO E LE DUE EPOCHE Questa visione del regno corrisponde a ciò che viene rivelato nelle Scritture circa la persona e il ministero dello Spirito Santo. Gesù ha promesso e, insieme al Padre, ha inviato lo Spirito Santo per essere con noi. Soffiò prima sui discepoli il Suo Spirito e poi alla Pentecoste lo Spirito discese su tutte le persone raccolte. Lo Spirito diede il potere alla chiesa primitiva di essere testimone fedele di ciò che fu compiuto in Cristo, in modo che anche altri potessero entrare nel Suo regno.

Il regno di Dio è qui adesso come un’ "ombra" dell'avvenire e

possiamo sperimentare alcune delle Sue benedizioni qui ed ora Basandosi sul vocabolario biblico, biblisti e teologi hanno utilizzato una varietà di parole per esprimere questo concetto complesso. Molti studiosi, dopo George Ladd, hanno espresso questo contrasto dicendo che il governo di Dio si adempì in Gesù, ma deve ancora essere “consumato” da Gesù al Suo ritorno. Il regno di Dio è già presente, ma non è ancora qui nella sua pienezza. Un altro modo per esprimere questa realtà dinamica è quello di dire che il regno è stato inaugurato, ma siamo in attesa del suo completamento. Questa comprensione è a volte indicata come "escatologia inaugurata". Per grazia

Lo Spirito manda il popolo di Dio fino ai confini della terra per annunciare il Vangelo del Figlio di Dio. Quindi noi ci uniamo a questa missione dello Spirito. Tuttavia, adesso non abbiamo ancora la completa pienezza dello Spirito, ma viviamo nella speranza di raggiungere un giorno quella pienezza. Paolo indica infatti che la nostra esperienza di oggi è solo un inizio. Egli usa la metafora del versare un acconto, con impegno e serietà ("arrabon"), per trasmettere l'idea di un anticipo parziale, che è comunque una garanzia per l'attribuzione completa (2 Corinzi 1:22; 5:5). L'immagine dell'eredità, utiliz-


Studio biblico

zata nel Nuovo Testamento, trasmette anche l'idea di avere ora nel presente qualcosa che sarà sicuramente maggiore in futuro. Notate queste parole di Paolo: "In lui siamo anche stati fatti eredi, a ciò predestinati conformemente al proposito di Colui che opera tutte le cose secondo il consiglio della propria volontà ... Il quale [Spirito Santo] è il pegno della nostra eredità fino alla piena redenzione di quelli che Dio s'è acquistati, a lode della sua gloria. ... Egli illumini gli occhi del vostro cuore, affinché sappiate a quale speranza Egli vi abbia chiamati, qual sia la ricchezza della gloria della sua eredità nei santi” ( Efesini 1:11, 14, 18). Paolo utilizza anche l'immagine di noi aventi ora solo le "primizie" dello Spirito, non la sua pienezza. Noi adesso sperimentiamo solo l'inizio del raccolto, non le sue benedizioni complete (Romani 8:23). Un'altra immagine biblica importante è quella di avere adesso un "assaggio" di quello che verrà (Ebrei 6:4-5). Nella sua prima epistola, Pietro mette insieme molti dei pezzi del mosaico quando scrive di coloro che sono stati "santificati dallo Spirito": "Benedetto sia l'Iddio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, il quale nella Sua grande misericordia ci ha fatti rinascere mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, ad una speranza viva in vista di una eredità incorruttibile, immacolata ed immarcescibile, conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio, mediante la fede, siete custoditi per la salvazione che sta per esser rivelata negli ultimi tempi" (1 Pietro 1:3-5). La nostra attuale esperienza nello Spirito Santo è indispensabile, ma è anche parziale. Questa esperienza presente del ministero dello Spirito è però correlata ad un maggiore appagamento che un giorno sarà pienamente manifestato. La nostra esperienza attuale genera una speranza che non sarà delusa.

QUEST’ERA PERVERSA È cruciale comprendere che stiamo vivendo in questo presente mondo perverso. L'opera terrena di Cristo, anche se completa e vittoriosa, non ha ancora sradicato in questa epoca tutti gli effetti della caduta e tutte le sue conseguenze. Quindi non dobbiamo aspettarci che gli effetti della caduta siano cancellati prima del ritorno di Gesù. Nel Nuovo Testamento è molto presente la testimonianza della continua condizione decaduta del cosmo (che include anche l'umanità). Nella Sua preghiera sacerdotale riportata in Giovanni 17, Gesù prega che noi non siamo portati fuori della nostra situazione attuale e sa che dovremo soffrire ed essere anche provati o perseguitati in questa età. Nel suo discorso della montagna, Gesù fa notare che qui ed ora non riceveremo tutte le benedizioni del regno, così come non avremo soddisfatta la nostra fame e sete di giustizia. Piuttosto, sperimenteremo una persecuzione che rispecchierà la Sua. Altrettanto chiaramente, Egli dice che tutti i nostri desideri saranno assecondati in futuro.

di Gary Deddo

"la forma attuale di questo mondo passerà" (1 Corinzi 7:31, 1 Giovanni 2:8, 17), ma che non ha ancora raggiunto la fine. L'autore della Lettera agli Ebrei ammette prontamente che non sembra ancora che tutte le cose siano in sottomissione a Cristo e al Suo popolo (Ebrei 2:8-9), anche se Cristo ha vinto il mondo (Giovanni 16:33). Nella sua epistola alla Chiesa di Roma, Paolo fa notare come tutta la creazione "geme con dolori di parto" e "anche noi che abbiamo le primizie dello Spirito, anche noi stessi gemiamo in noi medesimi, aspettando l'adozione, la redenzione del nostro corpo" (Romani 8:23). Anche se Cristo ha completato il suo ministero terreno, il nostro stato attuale non manifesta la pienezza del suo regno e della Sua vittoria. Rimaniamo all'interno di questo mondo perverso. Il regno è presente, ma non ancora nella Sua pienezza. Nel prossimo articolo di questa serie, vedremo la natura della nostra speranza nella futura realizzazione del Regno e il compimento delle promesse bibliche.

Siamo come vasi di creta, che contengono la gloria della presenza di Cristo, che ancora non appare nella Sua pienezza, ma un giorno sarà "manifestata in gloria"

L'apostolo Paolo ricorda che il nostro vero io non è adesso chiaramente visibile, ma è « nascosto con Cristo in Dio" (Colossesi 3:3). Egli fa notare che siamo come vasi di creta, che contengono la gloria della presenza di Cristo, ma che ancora non appare nella sua pienezza (2 Corinzi 4:7), mentre un giorno sarà "manifestata in gloria" (Colossesi 3:4). Paolo indica che

Godiamo ora le primizie del Suo regno vittorioso.

Ma c'è un periodo intermedio prima che Cristo ritorni, dove lo scopo salvifico di Dio continua ad operare in questa età

Note [1] In Ebrei 2:16 la parola greca "epilambanetai" è meglio tradotta con "cogliere", non "aiutare" o "interessato". Cfr. Ebrei 8:9, dove la stessa parola è usata quando Dio sta portando Israele fuori dalla schiavitù d'Egitto. [2] La parola greca usata in tutto il Nuovo Testamento, e sottolineata con il nome dell'ultimo libro del Nuovo Testamento, è Apocalypsis. Può essere tradotta con "rivelazione", "manifestazione", "scoperta", "apparizione" e "venuta".

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dal Mondo

Comunità di pratica europea NOTIZIE

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ari amici e famiglia della Grace Communion Iinternational (Chiesa Cristiana della Grazia), Durante l'ultima settimana di aprile, Susan ed io abbiamo avuto il piacere di incontrare a Parigi diversi leader e relativi consorti della Grace Communion International. Abbiamo incontrato il sovrintendente europeo James Henderson (con Shirley), il leader del Ministero Nazionale dei Paesi Bassi Frans Danenberg (con Lamberta), il leader del team del Ministero Nazionale del Regno Unito e dell'Irlanda Gavin Henderson (con Sinead) e la leader del Ministero Nazionale della Francia Marie-Angelique Alcindor Picard (con Jean-Philippe). Ha partecipato alle riunioni anche la squadra formata da Mat e Pat Morgan, marito e moglie, rispettivamente Tesoriere e Coordinatore delle Operazioni di GCI. Questa è stata la nostra prima riunione per la Comunità di Pratica Europea. Una "Comunità di Pratica" è un gruppo di leader, affini nelle idee, che lavorano insieme

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per realizzare una visione condivisa, sostenendosi a vicenda e condividendo le rispettive risorse. Questi importanti incontri vengono sfruttati per condividere notizie sul nostro stato attuale (punti di forza, di debolezza, opportunità e minacce); per condividere le lezioni che abbiamo appreso, idee innovative che potrebbero essere utili per il gruppo e per considerare i modi in cui possiamo sostenere gli sforzi del ministero in tutta la regione. Abbiamo sei di questi gruppi nell’ambito della GCI. Quest’incontro ha avuto luogo nella casa dei Picards, dove abbiamo ricevuto un assaggio della vita francese con molti cibi deliziosi nell'ambiente confortevole di una casa privata. James ha dato inizio al nostro incontro con la comunione; è sempre un modo buono e appropriato per riconoscere la presenza di Gesù nelle nostre vite e nelle nostre discussioni, mentre cerchiamo di seguirlo nella cura delle nostre chiese. Molti hanno riferito in merito allo stato attuale delle nostre chiese, compreso le

sfide e le opportunità. Ho soprannominato il 2019 il mio "Anno della Scoperta" e, durante questi incontri, ho imparato molto riguardo le nostre chiese sparse in tutta la regione europea (con ancora molto da imparare). Per quanto la comprensione dello stato delle nostre chiese sia parte del mio lavoro, l’instaurare relazioni con i leader è di pari importanza. Stabilire una chimica relazionale è vitale per instaurare fiducia e ci vuole fiducia per formare relazioni di lavoro significative che ci aiutino a collaborare e sperimentare l'energia sinergica del team. Permettetemi di condividere una storia che meglio descriva la chimica relazionale (con il permesso di Marie-Angelique). Poco dopo la condivisione della comunione da parte di James, l'incontro è sfociato in aperta discussione. Marie-Angelique, che è nota per la sua onestà e per la sua cortese ospitalità, dichiarò apertamente: "Conosciamo Joseph Tkach, ma lei, noi non la conosciamo." Ho pensato che ciò fosse corretto e decisi di


Notizie dal mondo mettere da parte la mia presentazione PowerPoint. Abbiamo trascorso del tempo a conoscerci a vicenda e ho permesso all'incontro di seguire il corso degli argomenti che più riguardavano il gruppo. Il giorno seguente i nostri incontri, abbiamo frequentato la chiesa di Parigi e celebrato il culto con i membri locali nella nuova sala che hanno potuto acquistare. La sala è ancora in fase di modifica verso una struttura più funzionale per la chiesa, ma siamo entusiasti perché si trova in una parte meravigliosa della città. Durante il servizio, i membri sono stati forniti di cuffie in modo che potessero ascoltare la traduzione in francese del mio sermone. Purtroppo, le cuffie non funzionavano correttamente e, prima del mio messaggio, Marie-Angelique mi disse: "Dovremo afre una traduzione consecutiva". Ciò significava che avrei pronunciato una o due frasi in inglese e che lei, quindi, avrebbe tradotto in francese. Sebbene questa situazione sembri imbarazzante, i commenti dei molti presenti furono straordinariamente positivi. Sembrava che Marie-Angelique ed io stessimo dando il sermone con una sola voce e il nostro affiatamento era evidente ed era cotruito sulla chimica e sulla fiducia reciproca. Ho trascorso l'ultimo giorno con James ricapitolando ciò che avevamo ascoltato e stabilendo piani provvisori per il lavoro che avrebbe intrapreso; anche se buono, il lavoro di un supervisore non ha fine. Il mio lavoro con i nostri fratelli e sorelle europei continuerà mentre sto pianificando di visitare il Regno Unito a novembre. Siederò come ospite alla loro riunione del consiglio di amministrazione e passerò del tempo con Gavin presso la loro Casa Ufficio. Sto anche pianificando di tornare in Francia nel 2020 e dedicare più tempo all’edificazione della nostra relazione durante la loro celebrazione annuale a Evian. Sto scoprendo quanto siano meravigliosi i nostri leader all’interno della Grace Communion International e ringrazio continuamente Dio di aver scelto per un periodo come questo uomini e donne così ripieni di fede. Lodando Dio per leader fedeli, Greg Williams

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Ma noi abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché questa grande potenza sia attribuita a Dio e non a noi.

2 Corinzi 4:7

Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver annaffiato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, Scarica SEGUIMI affinché dia seme al seminatore sul sito WWW.CCDG.IT e pane da mangiare, 11 così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: Copyright ©vuoto, Grace Communion International essa non torna a me a senza aver compiuto ciò che io voglio e condotto a buon fine ciò per cui l'ho mandata.

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