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BRIGITTE LÖWENTHAL

(Berlino 1916 – Malindi 2000)

Come Rita, anche Brigitte subisce gli effetti delle persecuzioni razziali ai danni degli ebrei. La sua famiglia, originaria di Berlino, è costretta a lasciare la Germania nel 1933. Il padre Robert, eccellente tipografo, grazie all’aiuto di Giovanni Mardersteig nel 1937 viene chiamato a Verona da Mondadori, che lo assume come direttore tecnico e continuerà a sostenerlo economicamente anche dopo il suo forzato allontanamento a causa delle leggi antiebraiche del 1938. A Verona Brigitte entra in contatto con un gruppo di artisti – lei stessa è scultrice – che diffonde materiale propagandistico ed è attivo nella lotta antifascista. Conosce così il futuro marito, Berto Zampieri, che, come gappista, prenderà parte nel luglio del 1944 alla liberazione del sindacalista Giovanni Roveda dal carcere degli Scalzi. Brigitte opera invece con il nome di battaglia “Giuseppina”. Il 28 febbraio del 1945 i Löwenthal, vedendo le milizie fasciste avvicinarsi all’abitazione di Marcemigo di Tregnago presso cui si erano rifugiati, assumono una dose letale di sonniferi. Robert e la moglie Anne Rosenwald muoiono. Solo Brigitte si salva, ma viene arrestata per la sua attività partigiana. Liberata alla fine della guerra, nel 1958 ottiene il riconoscimento della Croce al Merito di Guerra.

In alto: Brigitte Löwenthal accanto al padre Robert. A fianco: splendida immagine di Brigitte Löwenthal in tenuta da escursionista, in posa per terra. Archivio privato famiglia Zampieri.

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