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rivista del

dal 1928

MENSILE N.7-8 L U G L I O - A G O S T O 2 0 1 0 € 3,50

FENOMENO

ANTEPRIME 2010

Predators

I FILM PIU’ ATTESI E LA RIVOLUZIONE DEI GENERI

RITORNO ALLE ORIGINI, CON ADRIEN BRODY PROTAGONISTA

PERSONAGGI PUPI AVATI IN ESCLUSIVA: “LA MIA SECONDA GIOVINEZZA”

Leonardo Di Caprio alias Dom Cobb, ladro senza precedenti in Inception

RUBARE UN’IDEA

Ilnuovoinizio MONDI SGRETOLATI E RAPINE A “MENTE” ARMATA. NOLAN INGAGGIA DI CAPRIO E COSTRUISCE UN ALTRO LABIRINTO: INCEPTION

Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano

fondazione ente™ dello spettacolo





rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo Nuova serie - Anno 80 N. 7-8 luglio-agosto 2010 In copertina Leonardo Di Caprio in Inception di Christopher Nolan

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Rigenerazione

REDAZIONE Gianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio Sammarco CONTATTI redazione@entespettacolo.org PROGETTO GRAFICO P.R.C. - Roma ART DIRECTOR Alessandro Palmieri HANNO COLLABORATO Luca Barra, Giulio Bassi, Orio Caldiron, Gianluigi Ceccarelli, Steve Della Casa, Bruno Fornara, Antonio Fucito, Maria Pia Fusco, Pier Paolo Mocci, Massimo Monteleone, Franco Montini, Morando Morandini, Valentina Neri, Peppino Ortoleva, Giorgia Priolo, Roberta Pugliese, Boris Sollazzo, Marco Spagnoli, Chiara Supplizi, Paolo Zelati REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA N. 380 del 25 luglio 1986 Iscrizione al R.O.C. n. 15183 del 21/05/2007 STAMPA Società Tipografica Romana S.r.l. - Via Carpi 19 - 00040 Pomezia (RM) Finita di stampare nel mese di luglio 2010 MARKETING E ADVERTISING Eureka! S.r.l. - Via L. Soderini, 47 - 20146 Milano Tel./Fax: 02-45497366 - Cell. 335-5428.710 e-mail: info@eurekaidea.it DISTRIBUTORE ESCLUSIVO ME.PE. MILANO ABBONAMENTI ABBONAMENTO PER L’ITALIA (10 numeri) 30,00 euro ABBONAMENTO PER L’ESTERO (10 numeri) 110 euro SERVIZIO CORTESIA S.A.V.E. Srl, Fiano Romano (RM) tel. 0765.452243 Fax 0765.452201 abbonamenti@save-online.it. PROPRIETA’ ED EDITORE

PRESIDENTE Dario Edoardo Viganò DIRETTORE Antonio Urrata UFFICIO STAMPA ufficiostampa@entespettacolo.org

Il cinema? Un’invenzione senza futuro. Così parlarono i Lumière, padri del dispositivo e suoi becchini. Dopo vennero gli altri, profeti di sventura nei passaggi a vuoto della sua storia. L’occhio del Novecento si appanna? E’ cinema che muore: strozzato dalla spinta tentacolare della tv, sorpassato dalla tecnologia, fantasma negli spazi virtuali. Alla fine degli anni’90 – in piena postmodernità – la profezia è tornata, assordante. Crisi: di forme, di generi, di visibile. Come un mantra ossessivo è tornata, perché ci liberasse dal peso del suo imminente declino. Che non è avvenuto.

di profondo turbamento? Che dire poi dell’horror, che alla strategia della tensione ha preferito l’estetica del raccapriccio, il gioco al rialzo sui limiti del mostrabile? Non è uno specchio e insieme un ambiguo normalizzatore della violenza che ogni giorno viaggia liberamente nel tube? Il cinema si sta riorganizzando, ridefinendo la sua e l’identità del pubblico in un contesto tecnologico mutato e giocato sul dialogo obliquo tra vari media.

L’ultima decade è stata vitale per il cinema. Abbiamo eletto i generi – la loro mutazione – a fil Americano in primis. Incassi alle stelle, rouge dello stage di critica da poco conclusosi a esplosione del 3D – da souvenir a nuova frontiera dello sguardo - ritorno agli archetipi e Torino e ora li riproponiamo qui, tema centrale del numero doppio della Rivista. alle grandi narrazioni. Rinascita dei generi. Che Con loro non intendiamo esaurire hanno cambiato pelle ma non ogni considerazione sul cinema Il cinema è senso, confermando di essere contemporaneo. Non vogliamo strumenti operativi centrali nascondere le pratiche di frontiera un’invenzione senza delle strategie hollywoodiane – i maestri come Eastwood, gli futuro. L’avevano già e ottimi indicatori degli umori outsider alla Nolan – le differenze detto i Lumière, del pubblico. Prendiamo il nazionali – che ne è del cinema sbagliando neo-fantasy, un genereitaliano? – il bisogno di esperienze contenitore (action, avventura, altre – ce lo ricordano due romanzo di formazione, kermesse appena concluse, il fantascienza): cos’altro è se Festival di Pesaro e quello di non il riassorbimento a livello industriale del Bologna. Ma nemmeno negarne l’efficacia, la pastiche autoriale in voga tra gli ’80 e i ’90? E funzione basamentale. Sarebbe l’errore come spiegare il suo successo globale e colossale di una critica ancora asserragliata trasversale, senza coglierne l’elasticità dietro vecchi pregiudizi di valore, imbalsamata. ideologica e la gratificazione simbolica in tempi Questa sì senza futuro.

COMUNICAZIONE E SVILUPPO Franco Conta comunicazione@entespettacolo.org COORDINAMENTO SEGRETERIA Marisa Meoni mmeoni@entespettacolo.org DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE Via G. Palombini, 6 - 00165 Roma - Tel. 06.96.519.200 Fax 06.96.519.220 - amministrazione@entespettacolo.org Associato all’USPI Unione Stampa - Periodica Italiana Iniziativa realizzata con il contributo della Direzione Generale Cinema - Ministero per i Beni e le Attività Culturali La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250

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NOW SHOWING AT

A CINEMA 21: 9 PRODUCTION STARRING SUPERIOR PICTURE QUALITY, ADVANCED SOUND TECHNOLOGY AND AMBILIGHT BASED ON AN OBSESSION FOR CINEMA‘PARALLEL LINES’ PRODUCED BY PHILIPS IN ASSOCIATION WITH RIDLEY SCOTT ASSOCIATES


sommario

n. 7-8 lugli o-agosto 2010

PERSONAGGI 43 Freddy “ero” io Intervista a Robert Englund, storico protagonista di Nightmare

46 Avati segreto Steve Della Casa incontra il cineasta, oltre 40 film all’attivo in 40 anni di carriera

54 Dottrina Monroe Leggendaria Marilyn, diva senza eguali e mito immortale

SERVIZI 25 Collezione autunno-inverno Alla scoperta delle nuove uscite: l’ultimo Shrek capeggia l’animazione, Shyamalan il fantasy. Ma attenzione agli italiani e all’horror

FILM DEL MESE 58 Toy story 3 - La grande fuga 62 Il solista 63 Fish Tank 63 Splice 64 Howl 65 The Box 65 Solomon Kane 66 Butterfly Zone - Il senso della farfalla 66 Giustizia privata 68 Panico al villaggio 68 La scomparsa di Alice Creed

51 Brody tra i Predators Muscoli addio: per combattere le creature mostruose il produttore Rodriguez cambia strategia. E l’ex Pianista ringrazia

Marilyn Monroe, intramontabile mito

Una scena di Toy Story 3. A sinistra, il ritorno di Freddy Krueger

20 COVER Rivoluzione Nolan Ladri di idee e architetture della mente: arriva Inception, con Di Caprio per la prima volta diretto dal regista di Batman


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10 Morandini in pillole Aforismi azzeccati e citazioni strampalate: (d)annozero?

72 Dvd & Satellite

12 Circolazione extracorporea Se mi “cambi” ti cancello: storie di titoli traditi

14 Glamorous News e tendenze: Roma si tinge di Fiction Fest

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Mostri e Cronenberg in Blu-ray, l’Histoire(s) di Godard in cofanetto

78 Borsa del cinema Doppio Germano: premiato a Cannes, invisibile in sala

80 Libri Per non dimenticare Corso Salani. Altri studi sul Vangelo secondo Matteo

Colpo d’occhio Cappuccetto rosso sangue: la Hardwicke “rilegge” la fiaba

82 Colonne sonore Violoncello solista, Giardini di Mirò per Il fuoco

L’ultimo dominatore dell’aria di M. Night Shyamalan


pensieri e parole Quello che gli altri non dicono: riflessioni a posteriori di

un critico DOC

MORANDINI in pillole

di Morando Morandini

L’unica rivoluzione riuscita nel Novecento? Quella delle donne

Tacchi e parenti – E’ la battuta più spiritosa di La nostra vita, commedia drammatica o dramma dai risvolti di commedia? Di Daniele Luchetti che ripete l’en plein di Mio fratello è figlio unico (2007): “I tacchi sono come i parenti: sono scomodi, ma aiutano”. Che è un aforisma molto italo-mediterraneo, familista e femminile. Per me, tenace e lento camminatore metropolitano, da tre anni senz’auto, i tacchi sono qualcosa d’altro: un segno – un simbolo? - sonoro di quella che considero l’unica rivoluzione riuscita del Novecento: quella delle donne. In Milano ascolto il loro duro ticchettio alle mie spalle: è il battere dei tacchi di una donna, quasi sempre giovane, che sta per sorpassarmi. E’ il suono di un passo di chi non passeggia, ma va da un sito all’altro con energica determinazione. E’ l’inconsapevole suono – non soltanto un rumore secco – di chi dice: ci sono anch’io, ci siamo anche noi, donne, in questo mondo malato che cambierà in meglio, forse, soltanto per merito nostro.

“Accerchiato dagli indiani che tirano frecce da tutte le parti”: Santoro Seduto?

Come Custer? Sui quotidiani tra il 21 e il 23 maggio scorso il caso di Annozero e di Michele Santoro ha avuto, sin dalle prime pagine, grande spazio. Santoro aveva molti motivi per essere furioso e, ovviamente, sono dalla sua parte. Quando, però, in un attacco di divismo cita il generale Custer e si sente, come lui, “accerchiato dagli indiani che tirano frecce da tutte le parti”, dice una stupidaggine – anzi, più di una – in uno sfogo solo. Intanto George Armstrong Custer (1839-76) comandante del 7° reggimento di cavalleria, era nel 1876 colonnello, non generale. Poi nei pressi del fiume Little Big Horn (Wyoming) Custer fu sconfitto e vi morì con 212 dei suoi uomini. Che nesso c’è con la censura su Annozero? Infine accostare gli “indiani” (circa 2000 Sioux, comandati da Toro Seduto) ai suoi avversari, più o meno legati all’attuale governo di destra, è un onore che sicuramente non meritavano. Claudio G. al fronte – Nella preziosa collana delle edizioni liguri “Le Mani” è uscito Guerre in 1000 film di Claudio G. Fava. Noto soltanto che l’anno più ricco è il 1970 (5 film) e il decennio più fecondo gli anni ’60 (19 titoli). Quel che ho ammirato di più nel libro è la conoscenza militare e marinaresca dell’autore. Sono amico di Claudio G. da decenni. D’accordo: è genovese. Ma la ignoravo, e adesso gliela invidio. Non si conoscono mai abbastanza i meriti degli amici.

FINE PEN(N)A MAI VISIONI FORZATE E INDULTI CRITICI “Luglio col bene che ti voglio, vedrai non finirà”: dopo un giugno di tremenda siccità, le sale invocano Riccardo Del Turco. Ma i Carboni restano ardenti: “Mare mare mare ma che voglia di arrivare…”. #### Il solista: quando un film se la canta e se la suona. #### 10 minuti, un succulento antipasto, sneak preview, due clip, mezzo teaser: di questo passo, in anteprima ai festival andrà qualche lettera dei titoli. #### Lei è troppo per me? Il film pure. #### Sogni di Akira Kurosawa, Stanno tutti bene di Giuseppe Tornatore, Cuore selvaggio di David Lynch, Taxi Blues di Pavel Lounguine, Korcazk di Andrzej Wajda, Nouvelle Vague di Jean-Luc Godard, Daddy Nostalgie di Bertrand Tavernier, e ci fermiamo qui. Uscivano in sala a luglio-agosto 1990: 20 anni dopo, rispondiamo con Pandorum di Christian Alvart e La Polinesia è sotto casa di Saverio Smeriglio e Andrea Goroni.

ALMOST (IN)FAMOUS: DALLE STALLE ALLE STARLETTE Riceviamo e volentieri inoltriamo: “Sarah Nile da Coniglietta ad Angelo: sorvolerà le Dolomiti Lucane agganciata ad un cavo d’acciaio”. STOP “Ma una maglietta non ce l’ha?!?”: Robert Pattinson all’ennesimo torace nudo di Taylor Lautner. E la chiamano Eclipse… STOP Nuda, legata, umiliata: altro che Gemma. La Arterton è Alice ( Creed ) senza paese delle meraviglie. STOP Soggetto di Franco Lucentini, regia di Emidio Greco: Notizie degli scavi. Ma anche no?!? STOP Kristen Stewart: “Non voglio essere una star come Angelina Jolie”. Grazie, ne prendiamo atto. Federico Pontiggia

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COLONNA SONORA DISPONIBILE SU CD E DOWNLOAD DIGITALI UNIVERSAL MUSIC


circolazione extracorporea

QUEL CHE RESTA DEL TITOLO

Fruizioni multiple nell’era della riproducibilità a cura di Peppino Ortoleva

TRADUZIONI FANTASIOSE (IN ITALIA) E SPETTATORI ARRABBIATI (ONLINE): QUANDO VEDERE LO “STESSO” FILM È IMPRESA IMPOSSIBILE

SE MI “CAMBI”...

Jim Carrey in Eternal Sunshine of the Spotless Mind, in Italia Se mi lasci ti cancello. Poi il primo Die Hard, da noi Trappola di cristallo

C’era una volta la “scoperta” del film appena uscito in sala. Da qualche anno, invece, buona parte del pubblico che ancora va al cinema, non solo a Natale, fa parte di una schiera mediamente informata di appassionati, che incontrano il film più volte, e sempre prima, nei vari momenti della sua “circolazione extra-corporea”: lo spettatore può vedere i trailer originali e le clip selezionate da altri utenti su YouTube, leggere le critiche dei giornali italiani e stranieri, incrociare i dati su Imdb, seguire i festival internazionali, controllare le recensioni degli utenti su Rotten Tomatoes, consultare i suoi blog di riferimento, e così via. Si inizia a sentir parlare del film molto prima rispetto al suo arrivo nelle sale italiane, talvolta se ne anticipa persino l’uscita internazionale. E in questo modo i tempi (e le forme) del discorso sul film e quelli della sua visione diventano meno lineari, si accavallano, ora si incrociano e ora si allontanano. Estremizzando, può sembrare persino che non tutti vedano davvero lo stesso film. Ci si prepara a lungo all’arrivo delle novità, e così la difficoltà di tanti film stranieri di trovare adeguata visibilità, o comunque il loro ritardo di arrivo “nella periferia dell’Impero” che amplifica gli sfasamenti di discorso, diventano “colpa” del distributore italiano. Che sembra fare di tutto per sbagliare persino le piccole cose, come, per esempio, i titoli e i sottotitoli, cercando invano di “renderli più attrattivi”. Quella che dovrebbe essere una semplice necessità – tradurre un titolo per gente che parla un’altra lingua (e vede il film doppiato) – diventa spesso, con la scusa dell’adattamento, un fantasioso esercizio di stile, un chiaro indicatore di cosa i distributori pensino del pubblico, persino una “trappola” per l’ignaro spettatore. Non è un fenomeno nuovo: l’Italia è il Paese in cui un film di Truffaut è uscito nelle sale come Non drammatizziamo… è solo questione di corna!, e dove esiste un Die Hard 2 (58 minuti per morire) ma non un Die Hard, perché il primo capitolo della saga si chiamava Trappola di cristallo. Lo straniamento si amplifica, però, quando si legge (o si scrive) del film già da molto tempo: una volta iniziato a far riferimento al film con il titolo originale, il confronto improvviso con il corrispondente italiano stride parecchio. La tendenza a sfruttare precedenti di successo ha generato mostri (da Eternal Sunshine of a Spotless Mind a Se mi lasci ti cancello) e, andando a spulciare tra i film usciti nel 2010, si trovano numerosi travisamenti, come Una proposta per dire sì (Leap Year), Colpo di fulmine – Il mago della truffa (I love you Phillip Morris) o Appuntamento con l’amore (Valentine’s Day). Nella scelta dei titoli c’è molto di casuale, e un’altra tendenza emergente è quella, opposta, di lasciare il titolo originale. In tempi di anticipazioni e hype vari, una riduzione del “fastidio” sta nell’equilibrio tra la fedeltà “filologica” e l’appeal per il pubblico più vasto. In fondo, “le parole sono importanti”. Figuriamoci i nomi delle cose.

Le parole sono importanti, figuriamoci i nomi delle cose

LUCA BARRA

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nuove tecnologie

DALLE BARRE AI PUNTINI

RIVOLUZIONE TRADIZIONE E INNOVAZIONE, CONNUBIO VINCENTE ANCHE SU RdC. ALLA SCOPERTA DEI CONTENUTI VIDEO AGGIUNTIVI PRESENTI NELLE VARIE RUBRICHE: BASTA UN TELEFONO CELLULARE, ATTENZIONE ALLE ICONE QUADRATE Il ponte più veloce tra la tradizione (cartacea) e l’innovazione (multimediale): anche la Rivista del Cinematografo mette a disposizione dei suoi lettori la possibilità di accedere a contenuti video aggiuntivi grazie al dispositivo QR (Quick Response): trailer, clip e approfondimenti sulle varie rubriche della rivista raggiungibili semplicemente con un click del vostro telefono cellulare. Basterà “seguire” la legenda in basso a destra e scoprire in quali pagine sono presenti le icone quadrate con i codici QR. Buona lettura, e buona visione!

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In principio erano i codici a barre. L’evoluzione si chiama QR, quadratino composto da una serie di puntini neri. Per “attivarlo” basterà inquadrarlo con la fotocamera del telefono cellulare che, altra condizione necessaria, deve disporre della connessione a Internet. Tutti modelli di nuova generazione prevedono già il lettore di serie installato. Sul web sono disponibili vari software di lettura.

DAI PUNTINI AL VIDEO Accedere ai contenuti video aggiuntivi della Rivista è semplicissimo: fotografate i vari codici che incontrerete durante la lettura e in pochi secondi sul vostro display compariranno le immagini relative al codice di riferimento. Qui sotto il menu dei QR presenti su questo numero di RdC.

DOVE TROVARE I VIDEO DA SCARICARE IN QUESTO NUMERO > COVERSTORY INCEPTION PAG 22 > SPECIALE USCITE: IL FANTASY PAG 37 > FILM DEL MESE: HOWL PAG 64



glamo rous Ultimissime dal pianeta cinema: news e tendenze

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a cura di Gianluca Arnone


Accanto i protagonisti di Hawthorne. A destra Ian McKellen e Jim Caviezel in Prisoner. Sotto una scena de La ladra

ROMA CAPUT FICTION RomaFictionFest ha chiuso la 4a edizione (5-10 luglio) confermando la crescita di spettatori. Accesso gratuito alle proiezioni, qualità delle proposte e prestigio degli ospiti – Andy Garcia premiato con l’Artistic Excellence Award, Michael Vartan, volto della serie medical Hawthorne, Wendell Pierce e Khandy Alexander, protagonisti di Treme di Agnieszka Holland - i punti di forza di una kermesse che, come ricorda il direttore artistico, Steve Della Casa, “presenta il meglio della fiction”. Che ha avuto l’inedito Body of Proof – col rapper LL Cool J, intervenuto alla kermesse – i nuovi episodi di Prisoner, e Seawolf, miniserie ispirata all’omonimo romanzo di Jack London. “Note” a margine: le anteprime di In Exile, doc sugli Stones, e Lennon: Naked, biopic sul leader dei Beatles. Dall’Italia La Ladra, neo-fiction Rai con Veronica Pivetti, e Il sorteggio di Giacomo Campiotti, con Beppe Fiorello e Giorgio Faletti, ambientato nella Torino operaia del ’77, dove un giudice è alle prese col primo processo alle Brigate Rosse.

Sebastian Koch e Tim Roth in Seawolf. Sotto, a sinistra una scena di In Exile, accanto Eric Dane e Justin Chambers, in Grey’s Anatomy

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c olpo d’occhio

FE ST IVAL DE L M ES E di Massimo Monteleone

Restauri a Narni, ragazzi e star a Giffoni, Lubitsch a Locarno LE VIE DEL CINEMA 1 XVI edizione della “Rassegna

PREMIO SERGIO AMIDEI 5 XXIX edizione del Premio

di cinema restaurato”. Quest’anno il programma è dedicato ai “colonnelli” della commedia all’italiana (Sordi, Gassman, Tognazzi, Mastroianni, Manfredi).

Internazionale alla Miglior Sceneggiatura Cinematografica, il più importante appuntamento italiano dedicato alla scrittura filmica. Previsti un concorso, sezioni tematiche, omaggi, incontri con gli autori e tavole rotonde. L’evento speciale è la retrospettiva sul cineasta e sceneggiatore Robert Guédiguian, ospite della rassegna. Località Gorizia, Italia Periodo 22-31 luglio tel. 3933377592 Sito web www.amidei.com E-mail info@amidei.com Resp. Giuseppe Longo

Località Narni (Terni), Italia Periodo 4-13 luglio tel. (0744) 747282 Sito web www.comune.narni.tr.it E-mail leviedelcinema@comune.narni.tr.it Resp. Alberto Crespi, Giuliano Montaldo LAURAFILMFESTIVAL 2 VII edizione del festival ligure.

Attenta al lupo! CAPPUCCETTO ROSSO sangue. Gotica, quasi horror, sarà la rivisitazione cinematografica della fiaba di Red Riding Hood, l’eroina raccontata da Charles Perrault e dai fratelli Grimm, diretta da Catherine Hardwicke (Nativity, Twilight) e interpretata tra gli altri da Amanda Seyfried (nel ruolo principale), Julie Christie, Gary Oldman (nella foto in basso accanto alla Seyfried) e Lukas

Haas. Sceneggiato da David Leslie Johnson ed ambientato in un villaggio medioevale, il film vedrà Cappuccetto Rosso – che non è affatto una bambina, ma una procace donzella - alle prese con un licantropo spaventoso. La protagonista è poi al centro di un triangolo amoroso, contesa fra il figlio del fabbro e un affascinante taglialegna.

Due le sezioni sul cinema italiano: lungometraggi e documentari. Il 18 luglio ha luogo il convegno “Cinema e informazione”. Prevista una retrospettiva su Fabio Carpi. Si conclude con la proiezione di L’uomo che verrà di Giorgio Diritti. Località Levanto (La Spezia), Italia Periodo 14-18 luglio tel. (0187) 802257 opp. 3312597403 Sito web www.laurafilmfestival.com E-mail laurafilmfestival@fastwebnet.it Resp. Amedeo Fago, Morando Morandini GIFFONI EXPERIENCE XL appuntamento con il festival internazionale del cinema per ragazzi. Una giuria di circa 2800 giovanissimi da tutto il mondo assegna i “Grifoni” ai migliori film (lungometraggi e corti). Sezioni secondo le età: “Elements” (+3, +6, +10), “Generator” (+13), “Generator” (+16), “Sguardi inquieti” (+18). Previsti ospiti e dibattiti. Località Giffoni Valle Piana (Salerno), Italia Periodo 18-31 luglio tel. (089) 8023001 Sito web www.giffoniff.it E-mail info@giffoniff.it Resp. Claudio Gubitosi

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VISIONI SONORE IV edizione della kermesse, organizzata da “Cinemazero”, in cui grandi nomi della musica italiana contemporanea incontrano il cinema. Inedite sperimentazioni suoni/immagini, musicazioni dal vivo e proiezioni a tema musicale: post-rock, jazz, blues e serate-omaggio ai Beatles. Località Pordenone, Italia Periodo 5 luglio - 28 agosto tel. (0434) 520404 Sito web www.cinemazero.it E-mail cinemazero@cinemazero.it Resp. Riccardo Costantini

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FESTIVAL INTERNAZIONALE DEL FILM DI LOCARNO LXIII edizione della prestigiosa manifestazione competitiva. Anteprime delle novità più attese, opere in concorso per il Pardo d’Oro, realizzate da autori emergenti o innovativi. Previsti cortometraggi, sezioni tematiche e omaggi. La retrospettiva integrale è su Ernst Lubitsch.

Località Locarno, Svizzera Periodo 4-14 agosto tel. (0041-91) 7562121 Sito web www.pardo.ch E-mail info@pardo.ch Resp. Marco Cacciamognaga MAGNA GRAECIA FILM FESTIVAL VII edizione della rassegna dedicata totalmente alle “Opere Prime”, che ha visto finora protagonisti i giovani autori italiani. Grazie all’accordo con il Cinema Italian Style a Los Angeles (curato da Silvia Bizio), e con il festival di Annecy, si garantisce all’opera-prima vincitrice a Soverato l’accesso al concorso di entrambe le manifestazioni. Località Soverato (Catanzaro), Italia Periodo 24 luglio - 1 agosto tel. (0967) 576444 Sito web www.magnagraeciafilmfestival.it E-mail magnagraeciafilmfestival@gmail. com Resp. Alessandro Casadonte, Gianvito Casadonte

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SANDRO PARENZO

PRESENTA

DAL REGISTA DI THE CUBE ADRIEN BRODY SARAH POLLEY DELPHINE CHANEAC

NON È UMANA... NON DEL TUTTO

13 AGOSTO WWW.MOVIEPLAYER.IT/SPLICE


COVER

La copertina del manuale “Dream-Share�

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Pazza idea di Valerio Sammarco

Spionaggio onirico e architettura della mente: Inception. Il nuovo illusionismo rivoluzionario di Christopher Nolan

UOMINI CHE FLUTTUANO tra pareti oblique e stringenti, città che si accartocciano su se stesse, mondi che si sgretolano: l’universo cinematico di Christopher Nolan, talento tra i più puri del panorama registico internazionale degli ultimi dieci anni, sembra (dis)farsi e ricomporsi ogni volta ripartendo da un punto, ulteriore tassello di un mosaico che si costruisce procedendo di volta in volta non tendendo verso un “fine”, ma alla ricerca costante di un nuovo “inizio”: Inception. Che proprio come avvenne quattro anni

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COVER fa con The Prestige arriva sugli schermi fra un Batman e l’altro, forte però di un’attesa amplificata dal grande successo ottenuto con Il cavaliere oscuro, oltre un miliardo di dollari incassati a livello internazionale: proprio per questo, dunque, a precedere il film (che negli States esce il 16 luglio, in Italia bisogna attendere il 24 settembre) è stata messa a punto da Warner Bros. una campagna promozionale e virale che ricorda, sotto molti aspetti, quella adottata per l’uscita di The Dark Knight. Alcuni secondi di un criptico ma quanto mai evocativo teaser, seguiti qualche settimana dopo da numerose versioni di trailer più estesi, accompagnati poi da spettacolari artwork e character poster (che svelano l’identità dei vari personaggi), ai quali bisogna aggiungere il PASIV Device (pagina web che “spiega” il funzionamento del “Portable Automated Somnacin IntraVenous”) e il “misterioso” pacchetto fatto recapitare a Wired Magazine, contenente il “Dream-Share: Tactical Employment Procedures”, sorta di storyboard in 24 pagine e 7 capitoli con i testi nascosti da un pesante inchiostro

nero: l’intento è abbastanza chiaro, in un suo film, il ruolo principe del più soprattutto se ad ognuno di questi step il abile ladro di segreti provenienti dal potenziale spettatore continua ad subconscio umano: Dom Cobb, questo il associare la vorticosa Mind Heist di Zack suo nome, estrae le idee entrando in una parallela piattaforma onirica, sfruttando Hemsey, tema musicale scelto un particolare dispositivo ormai utilizzato esclusivamente per i trailer del film, in qualsiasi azione di spionaggio “rapina della mente” intorno cui ruota aziendale. E proprio l’intero Inception, come in ogni spy-story scritto in solitaria da che si rispetti, il Nolan (cosa che non protagonista potrà avveniva dal ’98, con illudersi di riavere il folgorante esordio indietro tutto quello Following), sci-fi di che ha perduto in ambientazione nome della “carriera” metropolitana, dove (anche la moglie, ogni confine tra la Marion Cotillard) realtà delle cose e la solamente se riuscirà plasticità dei sogni a portare a termine la viene drasticamente più ardua delle neutralizzato, e a imprese: non rubare farla da padrone è INQUADRA IL CODICE QR un’informazione o un l’architettura della CON IL TELEFONINO PER VISUALIZZARE IL segreto, ma piantare mente. Per CONTRIBUTO VIDEO SUL FILM un’idea. Perché “una completare la singola idea della costruzione di un “edificio” al tempo stesso indistruttibile e mente umana può costruire città”: e quelle di Christopher Nolan incredibili pericolante, il regista di Memento affida universi. % a Leonardo Di Caprio, per la prima volta

Leonardo Di Caprio è Dom Cobb, il più abile ladro di segreti provenienti dal subconscio umano

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speciale

La rivolta dei generi

ANIMATI, FANTASTICI E RICERCATI: LA COLLEZIONE AUTUNNO-INVERNO PROMETTE DIVERTIMENTI E SCINTILLE. MA QUALCOSA STA CAMBIANDO luglio-agosto 2010

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speciale animazione

QUANDO LA VITA ERA MERAVIGLIOSA Shrek atto finale: alla Frank Capra e in 3D, apre la stagione dei cartoon. Pi첫 vivace che mai, tra made in Usa e progetti europei di Marina Sanna

Il Gatto con gli Stivali in versione extralarge. Nelle pagini seguenti il regista Mike Mitchell e gli altri protagonisti di Shrek e vissero felici e contenti

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LA VITA (prima) era meravigliosa. Ma se per James Stewart c’era stato bisogno dell’intervento divino del quasi angelo Henry Potter (per chi non lo ricordasse era proprio questo il nome del personaggio interpretato da Lionel Barrymore), figuratevi che cosa accade con l’Orco Shrek. A prima vista i due non hanno niente in comune, eppure il film di Frank Capra e l’atto conclusivo (ahinoi) della saga di Shrek girano intorno alla stessa domanda: “E se non fossi mai nato?”. Una supplica e un’invocazione in La vita è meravigliosa di Capra, un tranello mascherato da una ricompensa invece in Shrek e vissero felici e contenti. Intanto, la premessa: l’Orco che abbiamo imparato ad apprezzare ed amare nel corso degli anni (il primo

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speciale animazione risale al 2001), è sempre stato molto di più di un “cartoon”. Non solo per il team alle spalle, ossia la DreamWorks di Jeffrey Katzenberg e Steven Spielberg, ma perché politicamente scorretto, in controtendenza con i prodotti Disney. Fin dal primo episodio ha destrutturato un genere tradizionalmente rivolto a famiglie e bambini, l’animazione appunto. I primi ad accorgersene sono stati i francesi, tanto che nel 2004 il festival di Cannes, tra la sorpresa generale, prese in concorso il sequel (Shrek 2). La trama sovversiva narrava di un mostro verde che vive nella sua palude finché la placida esistenza non viene sconvolta da un turbinio di personaggi in fuga, tutti provenienti da fiabe di altri tempi: Pinocchio, i tre porcellini, il Lupo Cattivo, i topolini ciechi, il biscottino di zenzero…Shrek si ritrova a salvare un regno (Lontano lontano, la parodia di Hollywood), e a condannare per amore una principessa, Fiona, in orchessa per sempre. Di acqua ne è passata sotto i ponti, altri protagonisti si sono aggiunti strada facendo (il magnifico Gatto con gli stivali, una specie di Zorro felino modellato sulla figura di

MEGAMIND DI TOM MCGRATH USCITA DICEMBRE

Megamind è il criminale più furbo che sia mai esistito (mega-mind appunto). Per sua sfortuna, però, nessuna delle sue ‘imprese’ ha avuto successo. Più volte è stato sul punto di conquistare Metro City, ma i suoi tentativi sono stati vanificati dall’intervento di Metro Man,

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un vero supereroe, bello e invincibile. Per un caso fortuito però avviene l’impensabile: Megamind riesce ad avere la meglio sul suo nemico e a ucciderlo, la sua vita diventa improvvisamente priva di senso. Per ritrovarlo, Megamind decide di creare Titan, un nuovo supereroe molto più forte e potente di quanto non lo sia mai stato Metro Man. Titan però sembra essere molto più attratto dal male che dal bene e, a quanto pare, il supercriminale per una volta dovrà trasformarsi in eroe... Come si diceva prima: alla DreamWorks non dormono mai… Jeffrey Katzenberg docet.

Antonio Banderas), Fiona e Shrek si sono sposati e hanno procreato tre orchini. Ciuchino, l’amico inseparabile, a sua volta si è innamorato di una draghessa e hanno figliato asinelli volanti. Insomma tutti felici e contenti? Neanche per sogno. Nel quarto film, in sala dal 25 agosto diretto dal bravo e simpatico Mike Mitchell, Shrek non ne può più del menage famigliare. E’ stufo di cambiar pannolini, di essere svegliato nel sonno dai tre bricconcelli e di essere l’attrazione turistica locale. Se solo, anche per un giorno, la sua vita potesse tornare quella di prima, quando non aveva responsabilità, e soprattutto faceva paura ai bambini…Per incanto si materializza un ometto, dall’apparenza miserevole, che non attende altro: restituirgli la


CANI E GATTI: LA VENDETTA DI KITTY 3D DI BRAD PEYTON USCITA SETTEMBRE

Patto con il diavolo per ritrovare la “libertà perduta”: guai in vista per l’Orco Secondo episodio: gli amici a quattro zampe devono fronteggiare la megalomane Kitty Galore, una felina

dall’indole sociopatica ed ex spia dell’organizzazione MEOWS. Decisa a eliminare per sempre non solo la razza canina, ma anche a dominare i suo compagni gatti, Kitty sta mettendo in atto un diabolico piano. Cani e gatti si troveranno perciò costretti a unire le loro forze per sconfiggere la temibile nemica e allo stesso tempo salvare se stessi e i loro amici umani. In 3D.

CATTIVISSIMO ME DI P. COFFIN, C. RENAUD USCITA OTTOBRE

“Essere buoni è troppo semplice”: è lo slogan del primo progetto animato europeo finanziato dalla Universal. Anche se invece la trama non lo è: tra variopinte villette di un tranquillo

libertà in cambio di una firma. Il nanetto però non è innocuo e Shrek scopre da lì a poco di essere precipitato in un incubo senza fine. Il patto con il diavolo si rivela molto più impegnativo, quelle che ha ceduto non sono 24 ore qualunque ma il giorno

della sua nascita. Shrek così non è mai esistito, il regno di Lontano lontano è posseduto dalle streghe, Fiona capeggia la ribellione degli orchi ridotti in schiavitù, Pinocchio è diventato ancora più bugiardo e il Gatto un ozioso ciccione felino

quartiere di periferia ce n’è una che si distingue per il suo triste aspetto. È quella di Gru, un oscuro personaggio che ha in mente un progetto più folle che criminale: rubare la luna. Per mettere in atto il suo piano, ha messo a punto una serie di macchine da guerra e organizzato l’esercito dei ‘minion’ (piccoli mostri gialli in miniatura), che spazzeranno via chiunque osi mettersi sulla sua strada. Ma l’inaspettato incontro con le orfanelle Margo, Edith e Agnes forse riuscirà a distogliere Gru dal suo proposito...

domestico. Insomma, in casa DreamWorks le idee non mancano, tanto è vero che riposto il libro di Shrek, nei titoli di coda si vede il protagonista del prossimo cartoon: Puss in Boots, il Gatto con gli Stivali. Il % tutto in 3D, che meraviglia.

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speciale i più attesi Freida Pinto in Miral di Julian Schnabel

Miral e Somewhere attesi al Lido, poi subito sugli schermi

IN CERCA D’AUTORE di Valerio Sammarco

Oltre ad Inception, il settembre italiano ospita altri due grandi registi: Sofia Coppola e Julian Schnabel, autori rispettivamente di Somewhere (Medusa) e Miral (Eagle Pictures), entrambi previsti in sala il 3 settembre. La data parla da sola, con la Mostra di Venezia pronta ad ospitarli. Curiosità enorme, poi, per il nuovo lavoro di David Fincher,

che in The Social Network (12 novembre, Sony Pictures) racconta la nascita di Facebook. Prima di allora, spazio all’ultimo film di Luc Besson, Les Aventures Extraordinaires d'Adèle Blanc-Sec (1 ottobre, Medusa) e Wall Street: il denaro non dorme mai (15 ottobre, Fox), con Oliver Stone di nuovo sulle tracce di Gordon Gekko.

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LE SCOMMESSE Non solo autori affermati o blockbuster spettacolari: ad ottobre ci sarà spazio anche per alcuni titoli da non sottovalutare: l’opera seconda di Ben Affleck, The Town (Warner), storia di una gang di rapinatori nella città di Boston, il cult dell’ultimo Sundance, Buried – Sepolto, diretto da Rodrigo Cortés e interpretato (chiuso dentro una bara…) da Ryan Reynolds (Moviemax, 8 ottobre), e il doc sulla vita dell'ex primo ministro pakistano Benazir Bhutto, per la regia di Duane Baughman e Johnny O'Hara, in sala dal 15 ottobre con Mikado.

STELLE IN AZIONE Il primo ad arrivare sarà George Clooney, The American per Anton Corbijn (10 settembre, Universal), girato tra i luoghi colpiti dal terremoto nei pressi de L’Aquila e in predicato per il Festival di Venezia. Poi sarà la volta, esplosivi e senza un attimo di tregua, di Tom Cruise e Cameron Diaz (di nuovo insieme dopo Vanilla Sky), protagonisti per James Mangold dell’adrenalinico Innocenti bugie (24 settembre, Fox). Da Cannes arriva invece Fair Game di Doug Liman (22 ottobre, Eagle Pictures), con Sean Penn e Naomi Watts, mentre Angelina Jolie veste i (duplici) panni della spia in Salt di Phillip Noyce (29 ottobre, Sony). Smesse le vesti di Bourne, infine, Matt Damon è protagonista per George Nolfi (già sceneggiatore della saga sull’agente smemorato) di The Adjustment Bureau (26 novembre, Universal): al suo fianco Emily Blunt.

SENTIMENTI E RISATE C’è anche un po’ d’Italia nella trasposizione del bestseller di Elisabeth Gilbert, Mangia, prega, ama (Sony, 1 ottobre), diretto da Ryan Murphy e interpretato da Julia Roberts. Che dopo un doloroso divorzio, viaggia in cerca di se stessa: oltre al Belpaese, l’India e l’Indonesia saranno le tappe di un percorso rigenerante. Ancora Londra, invece, per il nuovo Woody Allen – You Will Meet a Tall Dark Stranger (3 dicembre, Medusa) – interpretato tra gli altri da Naomi Watts e Josh Brolin e già apprezzato al Festival di Cannes. Per un Natale all’insegna delle risate grasse, infine, torna la mitica famiglia Fockers: il terzo capitolo della saga è Ti presento i piccoli (Universal), le new entry Harvey Keitel e Jessica Alba.

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speciale italiani

IMPORT EXPORT Il 150° dell’Unità? Da Avati a Castellitto, passando per Sharm El Sheikh, per arrivare (finalmente) a Martone di Federico Pontiggia

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CLAUDIO CUPELLINI promette Una vita tranquilla al suo Toni Servillo, Carlo Mazzacurati dichiara di avere una Passione per Kasia Smutniak: che scegliamo? Entrambi, perché l’autunno tricolore si annuncia caldo - e non solo a Pomigliano… - ma solleticato da una brezza che non ti aspetteresti. Sì, la bella notizia è che il Fus che va a fondo non si è – ancora - trascinato appresso il nostro cinema: la nuova stagione si presenta ricca e variegata, alta e bassa, dispensa risate e non lesina sugli autori. Parole su carta, ma tocca avere fede, perché Daniele Vicari, in cantiere Diaz sui (mis)fatti del G8 di Genova, ha ragione quando parla di “un cinema italiano che, sul piano creativo, è in buono stato di salute, con molti

Claudio Bisio ci dà il Benvenuti al Sud; sopra, Kasia Smutniak per La passione di Mazzacurati; a fianco, Toni Servillo e Una vita tranquilla

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speciale italiani registi più o meno giovani e film diversi che possono contare sull’apprezzamento internazionale. Paradossalmente, la nostra è oggi una delle cinematografie più conosciute in Europa”. E i nuovi biglietti da visita dovrebbero confermare e amplificare questo trend positivo: C’è chi dice no, ma col sorriso, come Giambattista Avellino, che dopo le co-regie con Ficarra & Picone fa di testa propria (ma il titolo viene da Vasco Rossi, e pare una moda…), portando sul set i freschi sposi Luca Argentero e Myriam Catania. Dal 12 novembre in sala (Universal) con Paolo Ruffini e Paola Cortellesi, si troveranno ad affrontare un “male” comune: i raccomandati. Se son risate, rideremo, e lo stesso si può dire del postino Claudio Bisio, che ci dà il Benvenuti al Sud con fuoricampo politico: “Non c’è bisogno di far apparire Bossi: il mio personaggio è

Cortellesi, Ruffini e Argentero: C’è chi dice no; sotto Sharm El Sheikh

LA BELLEZZA DEL SOMARO DI SERGIO CASTELLITTO USCITA DICEMBRE

Primo: il titolo è bello, molto. Secondo: speriamo non faccia la fine – brutta – de L’eleganza del riccio, altro

promettente incipit tradito. Scritto dalla moglie Margaret Mazzantini, la nuova prova di Sergio Castellitto, regista e interprete, conta su cast all star – Laura Morante, Marco Giallini, Gianfelice Imparato, Emanuela Grimalda, Barbora Bobulova, Lola Ponce, Enzo Jannacci e intimismo formato famiglia. Sotto il sole della Toscana, Marcello e Marina si preparano a conoscere il nuovo amore della figlia Rosa, ma ancora non sanno ancora che cosa (e chi) li aspetta... E’ il somaro, bellezza!

UNA SCONFINATA GIOVINEZZA DI PUPI AVATI USCITA AUTUNNO

Il suo cuore, si sa, è sempre altrove, ma poco cambia la cifra del suo cinema: dopo il “furbetto” e contemporaneo

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Figlio più piccolo, l’incontenibile Pupi Avati torna nell'immediato dopoguerra, inquadrando un gruppo di giovani che tenta con entusiasmo di trovare un nuovo senso di unità. Questo recita la scarna sinossi, ma saranno davvero giovani? Protagonisti, il 53enne Fabrizio Bentivoglio, la 46enne Francesca Neri e la 52enne (rediviva) Serena Grandi. Meglio puntare sullo “sconfinamento”: commedia o dramma, nostalgia o preveggenza, chissà, l’unica certezza è il 71enne Avati.

un protoleghista, un ignorantone settentrionale convinto che il sud Italia sia il peggio possibile, tanto da presentarsi con il giubbotto antiproiettile”. Dal 7 ottobre sugli schermi con Medusa, il remake del fortunatissimo Giù al nord del francese Dany Boon (in cammeo) conta pure su Valentina Lodovini, Alessandro Siani e Angela Finocchiaro nel cast, Massimo Gaudioso alla sceneggiatura e Paolo Miniero in regia: “Più di un remake vero e proprio, mi piace considerarlo un trapianto, perché il contrasto nord-sud è molto presente in Italia, più profondo e antico dell’attuale dibattito politico”. Meglio, dunque, espatriare? A dar retta a Enrico Brignano e Giorgio Panariello Sharm El Sheikh sarebbe la meta più adatta per Un’estate indimenticabile. Dal 24 settembre con Medusa e la regia di Ugo Fabrizio Giordani, sul lettino ci sarà anche Michela Quattrociocche, soprattutto i fantasmi in carne e ossa che agitano il 2010 tricolore: crisi, “furbetti del quartierino”, precarietà e gioco d’azzardo, perché ok la vacanza, ma in valigia finiscono pure i problemi. E questa sottile linea nera è così infida da celarsi pure dietro Una vita tranquilla, quella di Toni Servillo, che ha dovuto abbandonare terra e passato e rifarsi una seconda esistenza: altra identità, altro lavoro, altra famiglia, altro paese, sperando sia la volta


FIGLI DELLE STELLE DI LUCIO PELLEGRINI USCITA OTTOBRE

Un portuale di Marghera (Fabio Volo), un precario cronico (Pierfrancesco Favino), un ricercatore stagionato

buona, ma… Ma Claudio Cupellini, messe nel cassetto le Lezioni di cioccolato, tingerà i suoi orizzonti di nero, anzi noir: distribuito da 01 in autunno, Una vita tranquilla potrebbe ritrovarsi in Laguna, chissà. Di certo, all’ottimo Servillo Le conseguenze dell’amore non sono bastate… Un effetto notte che si mangia pure le commedie, quelle, appunto, meta cinematografiche: in attesa che Boris Il film del trio Ciarrapico Torre e

Vendruscolo sposti il mirino dalla fiction al grande schermo, tocca a Carlo Mazzacurati raccontare La passione e i dolori del non più giovane Gianni Dubois (Silvio Orlando), ex promessa alle prese con l’ultima possibilità, una star televisiva e un impiccio edilizio. Con Fandango, 01 e un piede al Lido, una Via Crucis tragicomica, che tra una stazione e l’altra vede pure Giuseppe Battiston, Cristiana Capotondi e Corrado Guzzanti. Verrebbe da dire con Mario Martone, Noi credevamo: più che altro, lo vedremo a Venezia, con il Mazzini di Servillo, il Crispi di Luca Zingaretti e Luigi Lo Cascio in formato risorgimentale. In attesa di istruzioni e istituzioni, il 150° anniversario dell’Unità d’Italia passa dal cinema… %

(Beppe Battiston), una giornalista televisiva (Claudia Pandolfi) e un fresco ex galeotto (Paolo Sassanelli): preda della "passione antipolitica", rapiranno un ministro, chiedendo un riscatto… "Strettamente ancorato alla realtà, ma radicato nel solco della più classica commedia italiana", promette Lucio Pellegrini, tra comico e sentimentale, amaro e improbabile, alla ricerca delle stelle cadenti. Quelle del firmamento socio-politico tricolore: sapremo vederle o faremo gli gnorri?

LA DONNA DELLA MIA VITA DI LUCA LUCINI USCITA SETTEMBRE

Brillante, sentimentale, comunque Luca Lucini, enfant terrible della commedia tricolore. Dopo il corale e lieve Oggi sposi, qui incontra due “fratelli poco coltelli”, Leonardo (Luca Argentero) e Giorgio (Alessandro Gassman): affidabile e sensibile il primo; incostante e donnaiolo il secondo. Uniti, tuttavia, finché Giorgio scopre che la nuova fidanzata del fratello altri non è che Sara (Valentina Lodovini), sua ex fiamma extraconiugale. Spetterà alla madre Alba (Stefania Sandrelli) riportare l’ordine in famiglia e… le risate sullo schermo. Sarà lei la donna della nostra vita?

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speciale fantastico L’ultimo dominatore dell’aria. In basso il regista M. Night Shyamalan

OCCHIO AL KOLOSSAL Fantasy, action, amore e avventura: di che genere è il nuovo filmone americano? Da Tolkien a Shyamalan, ecco l’ultimo dominatore di Hollywood di Gianluca Arnone

DOPO FRODO ED HARRY POTTER toccherà a un altro ragazzino salvare il mondo. Aang è un Airbender, il più giovane dell’ordine monastico col potere di controllare l’aria. C’è dell’altro: Aang è un Avatar (dalla parola sanscrita Avatāra, che significa “disceso”), capace di manipolare tutti e quattro gli elementi e ristabilire l’equilibrio sulla terra. Saltato da quando gli attaccabrighe della Nazione del Fuoco – uno dei regni che governa il mondo insieme a quelli dell’Aria, dell’Acqua e del Fuoco –

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si sono messi in testa di sottomettere a colpi di palle roventi il resto del Pianeta. Aang, come Frodo ed Harry Potter, non è solo nell’impresa. Si sposta sul suo bisonte volante accompagnato da Sokka il farfallone e Katara la bella, fratelli e intrepidi guerrieri della Tribù dell’Acqua del Sud. Più semplicemente di così l’incipit di The Last Airbender – primo capitolo di una trilogia annunciata, diretto dal maestro dell’horror M. Night Shyamalan - non sapevamo raccontarlo. D’altra parte la con-fusione sembra essere il tratto caratteristico del neo-fantasy americano. La riprova è che nemmeno Wikipedia sa come definirli certi film. Sulla web enciclopedia The Last Airbender è un action-adventure-


INQUADRA IL CODICE QR CON IL TELEFONINO PER VISUALIZZARE IL CONTRIBUTO VIDEO SUL FILM

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speciale fantastico

HARRY POTTER E I DONI DELLA MORTE DI DAVID YATES USCITA NOVEMBRE

3D): la prima il 19 novembre, la seconda l’anno prossimo. Estasi di un’agonia protratta, ragioni di portafoglio e ovviamente limiti da cinema, perché un paio d’ore stavolta non bastano per avere ragione di un libro decretato dai fan come il più avvincente della serie. Magie d’amore (Harry e Ginny) e malefici di sorte si sprecano, mentre la verità pian piano La parola fine si sdoppia. Harry Potter viene a galla. Con amletico dubbio annesso: e se fosse un trucco anche e i doni della morte, ultimo romanzo lei? della saga, uscirà in due parti (e in

DYLAN DOG - IL FILM DI KEVIN MUNROE USCITA OTTOBRE

Dylan Dog: ovvero l’indagatore dell’incubo nell’era della globalizzazione. Origini italiche (il personaggio è di Tiziano Sclavi), trascorsi inglesi (la Londra del comic Bonelli), naturalizzato americano (e

in sala con la Moviemax dal 29 ottobre). Lo interpreta Brandon Superman Routh, che qualche somiglianza con l’omologo di carta ce l’ha. Il paranormale si sposta a New Orleans, che quanto a misteri è la Londra d’America. Nota dolente? L’assenza del travolgente Groucho, assistente di Dylan e clone del più caustico dei fratelli Marx. Gli eredi hanno detto no. Pazienza, ecco Marcus al suo posto. Dal nome del modello più pagato al mondo. La globalizzazione è anche questo: adattamento. Lo faranno anche i fan del fumetto?

I GUARDIANI DI GA’HOOLE 3D DI ZACK SNYDER USCITA OTTOBRE

Fin quando ci saranno imitatori di Tolkien, Hollywood dormirà sogni tranquilli. Salutata al principio come una piccola rivoluzione rosa nell’industria culturale (fateci caso:

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son quasi tutte scrittrici), la rinascita del genere ha spinto quote sempre più grosse del mercato editoriale a “fantasyzzarsi”. L’ultima creatura è Legend of the Guardians: The Owls of Ga’Hoole, da una serie di 15 romanzi scritta dalla Rowling di turno, Kathryn Lasky, e incentrati sulle disavventure di un gufo goffo e gaglioffo cui tocca di guidare la sua specie contro i guerrieri-zombie che minacciano il regno. Rigorosamente in digitale e 3D. Dirige Zack Snyder, artefice dell’ottimo Watchmen.

Alcune sequenze del film di Shyamalan, L’ultimo

fantasy movie. Come dire tre film al prezzo di uno. Con buona pace dei generi. E’ l’ ultima Hollywood, bellezza. O se preferite, la solita: cambia purché convenga. E conviene: il macrogenere fantastico – come altro definire questo mega minestrone di archetipi, codici, innesti culturali e stili discorsivi? – ha ridato fiato alle trombe del grande cinema, garantito la sua sopravvivenza quando tutti lo davano per spacciato. Il 2009, tra un Avatar e un Harry Potter, è stato l’anno record per il botteghino americano. In barba ai puristi. Il vero filmone per famiglie oggi è questo, lo dicono in molti, lo dimostrano i numeri. Solo qualche anno fa se ci avessero parlato di un film-contenitore privo di star (e anche The Last Airbender non presenta grandi nomi), capace di miscelare insieme avventura, amore, formazione, mito, paganesimo, magia, occulto, saremmo scoppiati a ridere chiedendoci: che marmellata è questa? Eccola: una buona per tutti i gusti, ideologicamente elastica (il fantasy non è di destra né di sinistra), tecnologicamente seducente, psicologicamente efficace, economicamente redditizia. Così Hollywood è sopravvissuta alla crisi sistemica esplosa in piena era postmoderna. Se non ci sono più i generi, avranno ragionato i capoccia dell’industria americana, perché non provarne uno che li sostituisca tutti? Uno spettacolo che sia la summa di tutti gli spettacoli, formato dai grandi architesti della narrativa, nutrito a digitale, adattabile ovunque (piace da oriente a occidente), servito su enormi sale multiplex fornite di comfort e attrezzate di ogni congegno futuribile? Individuare ne il successo de Il signore degli anelli l’origine di una tendenza non aiuta a comprenderne ancora le cause né le strategie esperite. La critica psicanalitica ha messo in luce il carattere palliativo dei grandi racconti archetipici e seriali in periodi particolarmente opachi e travagliati della storia. Non pensare all’11 settembre è impossibile.


dominatore dell’aria, in sala dal 24 settembre distribuito da Universal

L’archetipo permette l’ancoraggio a un quadro di riferimento chiaro, stabile, di facile lettura. La serialità apre il testo a una progressione potenzialmente infinita, esorcizzando (allegoricamente) la morte. D’altra parte l’evasione non è un invenzione di Bin Laden. La serialità la tv l’ha scoperta molto prima. Il cinema ha seguito l’esempio virtuoso del piccolo schermo. Anzi, proprio The Last Airbender – tratto da un cartoon – dimostra una volta di più la sua dipendenza da universo mediale

composito: tv, fumetto, letteratura per ragazzi, videogame, costituiscono un serbatoio inesauribile di storie di cui il cinema sembra non potere fare a meno. E’ il suo limite e il suo punto di forza. Come per la tecnologia. I profeti della realtà virtuale e dei new-media avevano già mandato in pensione il grande schermo. Invece proprio la CG e il 3D sono stati alla base del suo risorgimento. Certo è un cinema che deve costantemente inseguire. Che deve adattarsi al mutamento. Ma che sa

Avatar ha ridato vigore al cinema, restituendo all’invenzione dei Lumière il carattere di un’esperienza sociale

anche rilanciare. Avatar ha alzato l’asticella qualitativa del neo-fantasy non solo perché ha dispiegato tutta la potenza del cinema come tecnologia, ma perché ha restituito all’invenzione dei Lumière il carattere di un’esperienza sociale. Da non perdere. Uno scaltro eppur miracoloso equilibrio di classica mitopoiesi e mirabilia all’avanguardia. Che il ritorno in grande del cinema sia ancora merito di un blockbuster probabilmente non piacerà a tutti, e preoccuperà più di uno tra filmaker autarchici e produttori indipendenti. D’altra parte, come ebbe a dire una volta un grande maestro americano, William Gibson, “il futuro è arrivato. Solamente non è ancora stato uniformemente distribuito”. Ma questa è un’altra storia, forse davvero un altro cinema. %

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speciale horror

L’INCUBO CONTINUA Dai sequel al remake, Nightmare 25 anni dopo. Con Freddy Krueger ancora piÚ malvagio e al passo coi tempi di Paolo Zelati

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TRA I SERIAL KILLER più famosi della storia del cinema, Freddy Krueger è anche uno dei più amati dal pubblico più giovane. Dal 1984 ad oggi lo psicopatico dal maglione rosso e verde ha subito una metamorfosi comico-grottesca che lo ha portato a differenziarsi nettamente dai tipici “assassini silenti” come Jason (Venerdì 13) e Michael (Halloween). Il remake di Samuel Bayer mira a riportare Freddy alla sua dimensione più crudele, ridimensionando lo humour

e spingendo l’acceleratore sui lati oscuri delle sue origini. Dopo otto film, Robert Englund “abdica” e lascia il compito di questo “restyling” all’istrionico Jackie Earle Haley. Dopo il successo di L’ultima casa a sinistra (1977), Wes Craven e Sean Cunningham continuavano a ricevere offerte per realizzare altri “rape and revenge”. I due amici, però, non avevano nessuna intenzione di ripetersi e, proseguendo ognuno per la sua strada, si accingevano a creare due

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speciale horror

PARANORMAL ACTIVITY 2 DI TOD WILLIAMS USCITA OTTOBRE

Mentre il regista Oren Peli si dedica al suo nuovo progetto (Area 51), la Paramount non vede l’ora di capitalizzare il sequel di Paranormal Activity, piccolo film quasi amatoriale che si è trasformato nel più grande successo commerciale nella storia della casa di produzione. Diretto

da Tod Williams il film è stato scritto da Michael Perry (trama rigorosamente top secret) e, forse, vedrà il ritorno della coppia di attori Katie Featherston e Micah Sloat. Paranormal Activity 2 uscirà il prossimo Halloween in diretta concorrenza con Saw VII 3D.

delle più amate saghe horror della storia del cinema. Mentre Cunningham girava Venerdì 13 (1980), Craven mandava in giro per tutta Hollywood un copione intitolato Nightmare. Dopo aver girato, senza fortuna, quasi tutte le scrivanie che contavano, il copione arrivò fra le mani di Robert Shaye della New Line il quale, in controtendenza rispetto agli altri produttori (“i sogni non fanno paura a nessuno”) si innamorò subito del progetto contattando Craven il giorno stesso: il resto è storia. Dopo sette, fortunatissimi sequel era impensabile che Nightmare On Elm Street sfuggisse alle diaboliche spire della contemporanea remake-mania (segno tangibile della crisi creativa in cui

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Hollywood si è impantanata) e, infatti, così non è stato. Il modesto Samuel Bayer, nel tentativo di “omaggiare” il film originale, si gioca la mossa “carta carbone”, dimenticando, però, per strada, interi pezzi di sceneggiatura. E non importa se il bravo Jackie Earle Haley (con il pesantissimo compito di rimpiazzare Robert Englund) restituisce un Freddy ancora più malvagio di quello visto nel 1984 (il tema “pedofilia”

emerge in modo chiaro); l’unico motivo per rifare Nightmare sarebbe stato quello di “reinventare” la storia, rinverdire la mitologia proprio come ha fatto Alexandre Aja con un altro film di Craven: Le colline hanno gli occhi. Invece, nonostante un paio di sequenze azzeccate, il film di Bayer è un ibrido senza magia. Speriamo solo che le nuove generazioni abbiano la curiosità di risalire alle origini… %

Samuel Bayer, nel tentativo di omaggiare l’originale, si gioca la mossa “carta carbone” ma perde qualche pezzo di sceneggiatura


RICORDI DI UN BOOGEYMAN Lo storico protagonista, Robert Englund: “Il successo è un mix di paura e ironia”

Cosa rappresenta Freddy per te? Freddy è stata una benedizione. Grazie alla serie di Nightmare, infatti, sono diventato famoso in tutto il mondo e ho potuto lavorare dappertutto: Africa, Romania, Spagna, Italia. Freddy ha cambiato la mia vita e non sarò mai abbastanza grato per questo. Anche la serie tv Visitors mi aveva regalato una certa notorietà, ma è stato il ruolo di Freddy Krueger a fare la differenza per la mia carriera. E voglio citare un

altro esempio: nel 2003 ho partecipato al Festival di Venezia come attore del film di Ciprì e Maresco, Il ritorno di Cagliostro; il pubblico ci ha dedicato 10 minuti di applausi ed è stato uno dei momenti più belli della mia vita. Ma anche in questo caso lo devo a Freddy: se non fosse stato per lui non mi sarei mai trovato a Roma a girare della pubblicità e non avrei mai incontrato Ciprì e Maresco. Perché, secondo te, Freddy è così efficace come Boogeyman? Freddy esiste solo nell’immaginazione delle sue vittime, è una creatura totalmente larger than life che vive nel mondo dei sogni, nel subconscio della gente come un’infezione. Wes Craven ha avuto questa geniale invenzione di riferirsi agli incubi, che sono un concetto universale al quale tutti possono relazionarsi: questa è la chiave del successo di Freddy e dell’intera saga. Una delle caratteristiche più marcate in Freddy è il suo dark humour: si trattava di una cosa già presente nello script o lo dobbiamo al tuo contributo personale? L’elemento umoristico era già presente nello script che ho ricevuto

quando ho studiato per la parte del primo Nightmare. Magari, nel corso dei sequel, abbiamo esasperato un po’ troppo questo lato del personaggio ma, nonostante Wes Craven non abbia mai digerito questa evoluzione di Freddy, i fan adorano questo lato del personaggio e quindi abbiamo sfruttato lo humour in tutti i modi. Addirittura, mi ricordo che giravamo il finale di alcune scene in due modi: uno che finiva in modo comico-grottesco e l’altro dark e violento. La maggior parte delle volte il montatore finiva con lo scegliere la prima opzione anche per questioni di ritmo narrativo. P.Z.

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speciale pacchi di natale

NON CI RESTA CHE Sotto l’albero? Stanno tutti bene: dal Natale di De Sica alla Banda di Aldo, per Raperonzolo targato Disney e i due cuori e una provetta di Jennifer di Pier Paolo Mocci SI ACCENDONO I MOTORI della nuova stagione cinematografica. Gran parte dell’attesa - ma non tutta - sarà come sempre rivolta ai titoli in campo nel periodo più caldo della stagione, le feste di Natale. Un’uscita che, da qualche anno, si è spalmata ed estesa, e che durerà più o meno una quarantina di giorni. Da metà novembre ai primi di gennaio, insomma, con il clou della sfida concentrato in quel fatidico giovedì 16 dicembre 2010 (venerdì 17 era insostenibile, specie per

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un partenopeo come Aurelio De Laurentiis), in cui faranno tappa nelle sale il nuovo cinepanettone della Filmauro ambientato nel Continente Nero e il nuovo film di Aldo, Giovanni e Giacomo. Si sfideranno così a colpi di box-office Natale in Africa con Christian De Sica e Belen Rodriguez (naturale trasposizione degli spot-tormentone) e il trio comico di successo tornato davanti alla macchina da presa per La Banda dei Babbi Natale, con una trama natalizia doc, ideata proprio nel giorno

della Vigilia (i tre, accusati di furto, racconteranno al commissario Angela Finocchiaro la propria vita e da lì si dipanerà, con i flashback, la storia del film tra gag, ilarità e momenti di riflessione). Dopo La Principessa e il Ranocchio la Disney si prepara a portare al cinema un’altra favola: Raperonzolo (in originale Tangled, significa aggrovigliato in riferimento ai capelli della nuova principessa). Tratto dalla celebre fiaba dei fratelli Grimm, Raperonzolo è la storia di una


Sarah Felberbaum. E soprattutto con il ritorno di Massimo Boldi, che dopo aver saltato un turno per il televisivo I fratelli Benvenuti (flop di ascolti), a fine novembre sarà in sala con A Natale mi sposo, con Vincenzo Salemme ed Elisabetta Canalis (o se preferite signora Clooney). Massiccia, come sempre, la legione straniera. E’ ambientata invece proprio a Natale (vedi l’albero in locandina) anche se uscirà qualche settimana prima, Stanno tutti bene, il remake americano del film di Giuseppe Tornatore con Bob De Niro nei panni che furono di Marcello

Mastroianni. La Moviemax porta invece sotto l’albero Due cuori e una provetta con Jennifer Aniston. Da tenere assolutamente in considerazione anche il nuovo Verdone. L’attore e regista romano, tornato nella scuderia Filmauro dopo Io loro e Lara per la Warner, uscirà nelle sale a gennaio 2011 con la sua nuova commedia dedicata stavolta agli uomini (tre mariti separati dalle rispettive mogli e maldestramente costretti a dividere lo stesso tetto). Prima di allora, il 22 dicembre arriverà la nuova fatica di (e con) Silvio Muccino: Un altro mondo. %

Anche Belen Rodriguez in Africa per l’appuntamento abituale con il cinepanettone Filmauro

RIDERE Giovanni e Giacomo, passando Aniston

principessa che ha vissuto tutta la sua vita rinchiusa in una torre (ma dai!) intenta a fuggire per conquistare il cuore di un bel cavaliere. Ma, come detto – complice la commedia novembrina di qualche anno fa Matrimonio alle Bahamas con Massimo Boldi - il Natale al cinema inizierà con circa un mese d’anticipo. Idealmente con il nuovo lavoro dei Vanzina, Ti presento un amico, cucito addosso a Raoul Bova, conteso dalle bellissime Barbora Bobulova, Martina Stella e

Neri Parenti sul set di Natale a Rio. Sopra Belen Rodriguez; in apertura il Trio e Salemme

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esclusivo Steve Della Casa intervista il regista Pupi Avati

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“Ho 71 anni, ma il bambino che è in me è ancora vivo”: Pupi Avati si racconta a Steve Della Casa, presidente Film Commission Piemonte

GIOVINEZZA luglio-agosto 2010

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esclusivo 48

di leggende contadine. Spesso vengono messi in parallelo con l’horror italiano, Bava o Argento. In realtà hanno una matrice completamente diversa. La famiglia è un altro tema molto importante. I due mestieri più difficili sono il regista e il marito della stessa moglie per 46 anni, e in queste note c’è ovviamente la mia vita. Io ho fatto di tutto per sposarmi con mia moglie che era la più bella ragazza del nostro giro di giovani, ho anche inventato un mio finto compleanno per convincerla a stare con me. La nostra è stata una relazione molto intensa e anche molto travagliata. Abbiamo vissuto situazioni difficili, sono stato fuori casa otto mesi. Vedevo i miei figli soltanto il giovedì, mi stringevano la mano come se fossi un estraneo. E questo ha alimentato in me un grande senso di colpa perché ho capito che avevano diritto ad avere un padre e una madre. Siamo tornati insieme, anche questo non è stato facile. La famiglia di oggi è deresponsabilizzata soprattutto per quanto riguarda il ruolo del padre e

Pupi Avati, i tuoi film hanno un’ambientazione temporale molto varia. Il Medioevo, il Novecento, l’attualità. Sembra che la memoria sia molto importante nel tuo cinema, e che al tempo stesso l’attualità sia un’esigenza dalla quale non puoi prescindere. Ho 71 anni e più di 40 film al mio attivo. Continuo a guardare avanti, ma mi piace anche guardarmi alle spalle. Penso che il bambino che sono stato sia sempre vivo, e forse non ha avuto ancora tutte le possibilità di manifestarsi. Quando dico del bambino penso proprio al fanciullino di Pascoli. Per me il bambino che è in me significa credere sempre e fortemente che l’impossibile è possibile. Sognare, progettare, non avere paura di pensare a un futuro nel quale quello che sogno abbia ancora il tempo e la forza di

secondo me era convinta che loro sentissero e rispondessero. Mia zia Aldina da viva si era già fatta costruire la lapide funeraria e andava spesso a portare i fiori in quella che sarebbe stata la sua tomba. La morte come parte della vita è sempre stata una costante nella mia formazione. Forse per questo mi stimola così tanto il Medioevo, tanto da averci ambientato alcuni dei film ai quali tengo di più. Nel Medioevo questo patto tra morte e vita era nella filosofia di tutti. E in questo senso vanno letti i miei horror, che poi altro non sono se non la visualizzazione

realizzarsi. Quanto a Pascoli è stato molto importante per la mia formazione. Mia madre da piccola, come tutta la sua generazione e poi anche la mia, aveva imparato a memoria le sue poesie più importanti. Sembrava quasi che sapesse quanto sarebbe stato importante per lei. Mio padre morì in un incidente automobilistico a Sant’Arcangelo di Romagna nello stesso punto in cui morì il papà di Pascoli, come lui stesso racconta nella poesia più famosa. Chissà, forse era premonizione quando io e mio fratello recitavamo ridendo le sue poesie e lei si metteva a piangere. Anche se la morte, per noi che siamo di cultura contadina, non è un dramma totale così come viene vissuto oggi nell’Occidente. Per noi la morte fa parte della vita. Mio nonno Carlino negli ultimi anni della sua vita faceva il giro dei cimiteri per scegliere quale fosse il più bello, quello migliore per accoglierlo una volta defunto. Mia zia Amabile vestiva i morti del mio paese e ogni volta parlava con loro, e

“Il mondo dei giovani di oggi è contenuto tra due

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Pupi Avati sul set. Sopra con le protagoniste de La cena per farli conoscere e con gli attori de Il papà di Giovanna


Pupi con il fratello produttore Antonio e Fabio De Luigi sul set de Gli amici del Bar Margherita

estremi, e incontrarli è più utile di leggere un trattato di sociologia” non mi piace per questo. Ma penso comunque che se si sta insieme è meglio. Ho raccontato tante volte le responsabilità dei padri deresponsabilizzati, Silvio Orlando e Diego Abatantuono lo sono stati in due miei film recenti (Il papà di Giovanna e La cena per farli conoscere, ndr). Parli di storie e parli di attori. Che importanza hanno per te gli attori? Ho lavorato con tutti gli attori più importanti e devo molto a loro. Soprattutto a uno, a Ugo Tognazzi, che accettò di fare gratis un film per me che ero, agli inizi della mia carriera, considerato un regista già finito. Cerco gli attori con grande cura, e credo che i giovani attori con il loro comportamento simboleggino l’Italia di oggi, quella dei loro coetanei. Ci sono attori che vengono al colloquio gobbi, con lo sguardo per terra, in attesa di un rifiuto che danno già per scontato. Hanno già

pronto l’alibi: il mondo fa schifo, passano solo i raccomandati, il regista ha strane tendenze e quindi… Poi ci sono quelli che ci credono e si presentano al casting come se fosse un’ordalia. Tendono al grasso, sudano, aprono il book fotografico come se fosse un messale, pendono dalle tue labbra. Il mondo dei giovani di oggi è contenuto tra questi due estremi, e incontrare giovani attori è più utile di leggere un trattato di sociologia. Hai detto che il mestiere di regista è un mestiere difficile, che peraltro tu pratichi con un’intensità e un ritmo realizzativi invidiabili. Lavoro molto, è vero, ma perché ho tante storie da raccontare. Per quanto riguarda la difficoltà del lavoro vorrei rifarmi al regista più importante che abbia mai conosciuto, un uomo che ho frequentato molto negli ultimi anni della sua vita. Parlo ovviamente di

Federico Fellini. Un vero e proprio monumento di cinema. Ma anche una persona che viveva in modo maniacale il suo lavoro. Quando girò quello che sarebbe stato il suo ultimo film, La voce della luna, organizzò una proiezione alla CDS in via Margutta per una decina di persone, tra le quali io e Sergio Zavoli. Ci salutò all’inizio poi se ne andò, come fanno sempre in quel caso i veri signori. Giulietta Masina restò vicino alla consolle. Ogni quarto d’ora suonava il telefono e Giulietta rispondeva sottovoce: “Sì Federico, sì hanno riso proprio in quel momento… Sì, ti dico che hanno riso”, e poi un quarto d’ora dopo: “Sì Federico hanno pianto… sì ti dico che hanno pianto”. E’ un mestiere che richiede una partecipazione quasi monastica e se lo si fa bene questa è una regola cui non sfugge nessuno. Nemmeno Fellini, il più grande di tutti. %

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fenomeni LA FOX TORNA ALLE ORIGINI DELLA SAGA, CON UN “FINTO” REBOOT CHE SI PREANNUNCIA VIOLENTISSIMO. RODRIGUEZ PRODUTTORE, BRODY INEDITO DI VALENTINA NERI

RAPITI DAI PREDATORS luglio-agosto 2010

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fenomeni DIMENTICATE il cross-over in due episodi in cui Alien e Predator si affrontano in uno scontro al vertice tra miti della fantascienza. Ora si torna sotto i riflettori ognuno per conto proprio. La 20th Century Fox ha decretato il rilancio delle saghe sci-fi che negli anni ’80-’90 fecero sfaceli al botteghino. E in attesa di sapere se partirà un episodio n. 5 di Alien o un prequel, eventualità paventata dai vertici della Fox, a patto che ci sia Ridley Scott, il semaforo verde è già scattato per Predators che arriva nelle sale il 14 luglio. Creatura aliena dalla struttura antropomorfa, Predator ha avuto origini meno nobili del cugino

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Alien, che arrivato sul grande schermo nel 1979 con la regia di Scott e Sigourney Weaver protagonista, ha riempito le pagine dei critici grazie alla paura dell’ignoto, suscitata dalle atmosfere cupe, e tanti temi metaforizzati come solitudine, maternità, e fobia da contagio: con un organismo che si sviluppa all’interno di un corpo, cibandosene, fino ad ucciderlo. Meno pretenzioso, Predator strizza invece l’occhio all’action movie e

non al fanta-horror. Connotazione chiara fin dal primo film, quel Predator del 1987 in cui John McTiernan, regista pure di Die Hard, dirige un già famoso Arnold Schwarzanegger, in una serie di combattimenti contro la creatura aliena. L’ex culturista che interpreta un agente CIA, finisce per uccidere Predator. Proprio da questa sconfitta nasce il plot alla base di Predators, il nuovo episodio, che dovrebbe corrispondere ad un terzo capitolo, ma

Niente montagne di muscoli ma una squadra che, fino ad oggi, con l’action non ha mai avuto


Adrien Brody in una scena di Predators. In basso a destra il regista Nimród Antal

scelta del cast. Niente montagne di muscoli ma una squadra variegata capitanata da un interprete, Adrien Brody, che con l’action non ha niente a che spartire. Premio Oscar per Il pianista, Brody - che ha già dato l’adesione per tornare in ipotetici episodi futuri della saga - veste i panni di Royce, un mercenario rapito dai Predator e portato sul loro pianeta, dove troverà un gruppo di borderline come lui. C’è Danny Trejo (Machete), attore amatissimo da Rodriguez, nei panni di un esponente del cartello della

droga messicano, Topher Grace, un dottore caduto in disgrazia, e la bella Alice Braga, agente operativo CIA. Costretti a fare squadra, i combattenti scoprono di trovarsi sul pianeta per essere studiati e cacciati dai Predator: le creature hanno selezionato gli esseri umani più pericolosi e in gamba per carpirne le tattiche di lotta e scongiurare la morte di altri alieni per mano umana. Ad aiutare il gruppo di combattenti anche Laurence Fishburne, ex soldato che sfugge ai Predator nascondendosi nelle grotte del pianeta. %

Da McTiernan a Nimród Antal Diretto da Nimród Antal, regista dell’horror Vacancy e dell’action Blindato, voluto dal produttore Robert Rodriguez, Predators è un film che mira a rivitalizzare il franchise mescolando ingredienti più vintage che moderni. La sceneggiatura è stata realizzata sulla base di un trattamento scritto 16 anni fa da Rodriguez e vuole rimarcare il concetto di “homo homini lupus” già tratteggiato da McTiernan. Rodriguez punta ad ampliare l’universo delle creature con nuovi alieni realizzati non al Pc, ma sui bozzetti dal mago degli effetti visivi Stan Winston, a cui si deve il Predator originale (che deve il suo tratto più distintivo, le grandi mascelle, a un suggerimento di Cameron). Ma la computer grafica è ridotta all’osso anche per le ambientazioni: parte delle riprese sono state effettuate alle Hawaii, dove non manca la vegetazione fitta, simile a quella di una giungla. Peccato sia sfumato il cameo di Schwarzanegger: sarebbe stato il tocco finale di questa operazione che vuole V.N. rifare il trucco a Predator con un tuffo nel passato.

che la Fox promuove come fosse un reboot della serie, puntando ad azzerare il poco riuscito Predator 2, con Danny Glover protagonista. Predators, il cui titolo vuole omaggiare il secondo capitolo di Alien (quell’Aliens diretto da James Cameron) e al contempo, con il plurale, indicare la presenza massiccia di creature aliene, è prodotto da Robert Rodriguez sulla base di un plot scritto da lui. Il film si preannuncia violentissimo e molto originale nella

guidata da un interprete niente a che fare luglio-agosto 2010

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ritratti 54

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Alchimia tra candore e artificio: da Giungla d’asfalto a Billy Wilder, l’esplosione hollywoodiana della Monroe di Orio Caldiron

Mito

Marilyn

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ritratti

impegnativo. Gli uomini preferiscono le bionde (1953) di Howard Hawks inaugura la sua grande stagione nel segno del teatro, che esaspera fino alla caricatura la sua traboccante femminilità e ne rivela la segreta alchimia tra candore e artificio. In coppia con Jean Russel, canta e balla in un musical scintillante di gag irresistibili e di eccessi scenografici, affermandosi come una splendida show girl fissata con i diamanti, “i migliori amici di una ragazza”. Come sposare un

milionario (1953) di Jean Negulesco traghetta il personaggio della bionda a caccia del marito ricco dal palcoscenico alle sfilate di moda. Ma non basta fare l’indossatrice per riuscirci prima del “The End”. Miope come una talpa, si ostina a non portare gli occhiali, sbaglia aereo, s’impiglia strappandosi il vestito, strabuzza gli occhi, scambia il cameriere per il ricco accompagnatore. L’innocente svagatezza di Marilyn s’impone accanto alle più mature Lauren Bacall e Betty

Marilyn Monroe in Come sposare un milionario. In alto con Jack Lemmon in A qualcuno piace caldo

SEMBRA IMPOSSIBILE, ma prima nessuno si era accorto di lei, nessuno l’aveva notata nello sciame delle dumb blonde, le cinguettanti ochette della Fox. Soltanto la folgorante apparizione in Giungla d’asfalto (1950) di John Huston, nel ruolo dell’ambigua nipotina del losco avvocato di malaffare che dietro le quinte finanzia il colpo grosso, consente a Marilyn Monroe (nata il 1 giugno 1926 e morta il 5 agosto del ’62) di ricominciare da capo la carriera che da pin up girl la fa diventare nel giro di un decennio una stella di prima grandezza nel firmamento hollywoodiano. Mentre gli uffici stampa pescando dalla sua biografia – l’assenza del padre, le disavventure giovanili, il precoce matrimonio – costruiscono l’immagine scandalosa e allusiva che accompagnerà per sempre il suo mito, dalla voce calda alla camminata inconfondibile, dalla bocca dischiusa alle battute irripetibili, le major cercano di lanciarla nel melodramma torrido con titoli come Le confessioni della signora Doyle (1952) di Fritz Lang, La tua bocca brucia (1952) di Roy Baker, Niagara (1953) di Henry Hathaway. Strizzata in bikini, jeans, impermeabili che sembrano scoppiarle addosso, cerca in tutti e tre i film di essere un’attrice e qualche volta ci riesce, anche se nell’ultimo il confronto con le famose cascate è particolarmente

Il capolavoro assoluto rimane A qualcuno piace caldo, dove rivela il genio comico prima intravisto solo a tratti 56

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Grable, mentre anima con singolare leggerezza la sofisticata commedia degli equivoci. Quando la moglie è in vacanza (1955) di Billy Wilder è uno dei suoi film più memorabili, in cui l’inequivocabile sapore metacinematografico fa lievitare in modo imprevedibile ogni situazione. Nel ruolo della ragazza del piano di sopra, infiamma l’immaginario maschile del protagonista e insieme lo dissolve nella provocazione più sorridente e naîve. Ma il capolavoro assoluto è A qualcuno piace caldo (1959), ancora di Wilder, dove rivela il genio comico che prima aveva fatto intravedere solo a tratti. Quando Sugar cerca di sbloccare Tony Curtis, il falso miliardario che colleziona conchiglie Shell, o quando si perde in discorsi di donne nella cuccetta di Jack Lemmon in vestaglia, non c’è gara, nessun’altra avrebbe potuto far meglio, prima che l’attrice ceda per sempre all’icona, tra i manifesti strappati sui muri della città come in un quadro di Mimmo Rotella. %


DA L R E G I S TA D I “DONNIE DARKO” E DA L L’AU TO R E D I “IO SONO LEGGENDA”

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DAL 21 LUGLIO AL CINEMA


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Toy Story 3 - La Diverte ed emoziona la terza avventura della serie Pixar, destinata come i suoi giocattoli a non invecchiare mai

i film del mese

in sala PER ANDY DAVIS non è più tempo di giochi: ha 17 anni, la partenza per il college è vicina. Il tempo però ha solo sbiadito un po’ i colori di Woody il cowboy, di Buzz l’astronauta e di tutti gli altri giocattoli che hanno accompagnato e allietato la crescita di Andy, senza scalfire l’affetto che lo legano a lui. È per questo

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Regia Lee Unkrich Genere Animazione, Colore Distr. Walt Disney Studios Motion

che, all’inizio di Toy Story 3, soli nel Pictures disordine della stanza, si cercano, si trovano e condividono l’ansia per il Durata 109’ loro destino. Che sarà di loro? Finiranno tutti insieme in soffitta o nella spazzatura? Troveranno un 1995 da John Lasseter - per la prima bambino con cui giocare e vivere ancora? volta il progetto fu sviluppato Il terzo film della serie Pixar, creata nel esclusivamente in grafica computerizzata


grande fuga

I giocattoli Pixar son tornati. E c'è anche spazio per Barbie e Ken

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i film del mese

con Buzz e gli altri finisce nella spazzatura. Woody se ne accorge, non resiste, deve salvarli e riesce avventurosamente a cambiare la loro destinazione. Si ritrovano tutti, compresa Barbie (di cui Molly, la sorellina di Andy si è stancata), a Sunnyside, un asilo per bambini, un ambiente festoso e piacevole, ideale per vivere una vita da giocattoli. Ma la realtà è molto più dura, perché un orso profumato di fragola con un bambolotto-neonato hanno instaurato un regime dittatoriale, con tanto di torture, per cui i nuovi arrivati sono

Pretestuose le polemiche femministe. Trionfano solo i buoni sentimenti personaggi, tra i quali una scimmia esaltata che controlla il sistema di sicurezza. Le femministe americane hanno accusato il film perché i giocattoli sono in prevalenza maschi. Non sarà un’esagerazione? In fondo i buoni sentimenti trionfano, e Andy consegna i giocattoli a una tenerissima Bonnie, una bambina che li tratterà con la stessa amorosa fantasia e accende la speranza di una quarta avventura. MARIA PIA FUSCO %

- smentisce la regola secondo cui è raro che i sequel raggiungano il successo del primo, già smentita per altro da Toy Story 2 che nel 1999 superò di gran lunga gli incassi del precedente. E non è soltanto grazie allo stupore del 3D che Toy Story 3, 110 milioni di incassi nei primi dieci giorni di programmazione, sembra avviato a conquistare un ulteriore record. Il fatto è che si tratta di gioco e giocattoli, tema su cui la fantasia non conosce confini: non ci sono i limiti di una storia normale, all’animazione tutto è possibile, i giocattoli non invecchiano. In Toy Story 3, firmato dal regista Unkrich, già collaboratore di Lasseter, il ragazzo Andy vorrebbe lasciare gli amati giocattoli in soffitta, tutti tranne Woody. Ma in un attimo di distrazione la scatola

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destinati ai bambini più piccoli che, più che giocare, massacrano i giocattoli con innocente ferocia. Tra stereotipi rovesciati, citazioni di film e sfide al politicamente corretto Toy Story 3 alterna una varietà di stimoli da fiato sospeso: la scoperta della cattiveria insospettata, il romanticismo di Barbie che incontra Ken, la grande paura quando Woody, Buzz e tutti gli altri in una fantastica sequenza horror stanno per finire nell’inceneritore, la commozione per l’addio di Andy alla verde età. Ma si ride anche parecchio: con i dialoghi – c’è spesso una doppia lettura per il pubblico adulto – con Barbie che sfrutta la vanità del macho Ken per salvare gli amici, con Buzz che dopo un reset danza e canta un flamenco in spagnolo, con i tanti nuovi



i film del mese

Il solista

Regia Con Genere Distr. Durata

Jamie Foxx, Robert Downey Jr. Drammatico, Colore Universal Pictures

Assolo troppo lungo per Joe Wright, che inscena

una vera favola metropolitana. Un po’ scordata

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SI SA CHE IN JOE WRIGHT Espiazione, Orgoglio e pregiudizio sono un tutt’uno di inestricabile ed elegante retorica. Certo è che con Il solista, abbandonando i costumi d’epoca per stracci e un casual molto sciatto, scoprendo l’attualità, il cineasta dà il meglio e il peggio di sé. Un barbone schizofrenico con tanto di carrello della spesa che è casa, camerino, archivio umano e creativo, coperta di Linus e un giornalista del Los Angeles Times, solo e ancora con troppi pacchi da aprire dall’ultimo trasloco, ecco i due protagonisti. Si incontrano, complice un incidente in bici del secondo e una performance al violino del primo per strada, che quasi gli provoca un altro incidente, questa volta in macchina (il giornalista in questione bravo con la penna, molto meno con manubri e volanti). Nathaniel Ayers è

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in uscita

Joe Wright

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l’homeless svitato in questione, Steve Lopez il reporter, la storia è vera e il buon Wright l’ha raccontata mettendo a nota spese, come comparse e consulenti, ben 500 senzatetto e non facendo un passo senza che i veri protagonisti approvassero. Ne è uscito fuori un duetto molto jazz tra due grandi attori che raccontano una favola metropolitana, quella di un violoncellista

Il regista Joe Wright sul set

che ha visto il suo talento bruciato dalla follia e recuperato da una bella amicizia con un “gemello diverso” (Lopez con i suoi articoli realizzerà il suo sogno, suonare alla Walt Disney Hall, ma non lo convincerà mai a farsi curare). E’ vero che a volte esagerano, il regista soprattutto, ma l’effetto è quello di un assolo troppo lungo: il tono della recitazione spesso è sopra le righe, quello delle scene madri eccessivo (come nella scena degli uccellini, neanche fosse lo spot di un’acqua minerale), ma mai spiacevole. Anche grazie alla colonna sonora di Marianelli, a cui Wright dovrebbe fare una statua (senza, la sua regia così caricata sarebbe molto meno armoniosa). E così è impossibile non immergersi nello sguardo vuoto, perso e a volte vivacissimo di Foxx o in quello ironico, ammirato, commosso e a volte frustrato di Downey Jr. Musica, maestri. BORIS SOLLAZZO %


Fish Tank

Splice Creazione e mostruosità del creato: tra suspense e osceno, l’horror di Vincenzo Natoli

Regia Con Genere Distr. Durata

anteprima

Discreto “romanzo di riformatorio” per Andrea Arnold: premiato a Cannes, con la ribelle Katie Jarvis ESSEX, UK: Mia (Katie Jarvis) ha 15 anni, un carattere imperioso, nessuna amica, una madre “coetanea” (Kierston Wareing), una sorellina sboccata e l’hip hop per passione. Ogni giorno è uguale all’altro, fin quando non compare un amichetto di mamma, Connor (Michael Fassbender): l’aitante giovanotto porterà l’amore, e non solo. E’ Fish Tank, opera seconda dell’inglese Andrea Arnold che, bissato a Cannes il premio della Giuria per Red Road nel 2006, si muove agevolmente tra romanzo di formazione - dovremmo dire riformatorio - e ritratto d’interni, sul basso continuo drammatico. Gran parte del merito va a Katie Jarvis, deb reclutata mentre litigava col ragazzo in stazione: la sua spontaneità, valorizzata dalla sceneggiatura liquida, fa conquistare a Mia, dolce e volitiva neet, le simpatie dello spettatore, che si ritrova nel white trash, tra alcool e junk food, istruzione molto facoltativa, immaginario hip-hop e il ballo per collante familiare e generazionale. Ne succederanno di tutti i colori, molti prevedibili, ma la Arnold sa frenare sull’enfasi melodrammatica e arrestare le lacrime. Nel fuoricampo, si sente la lezione del connazionale Ken Loach, ma anche dei disperati adolescenti di Gus Van Sant. FEDERICO PONTIGGIA %

Regia Con Genere Distr. Durata

Vincenzo Natali Adrien Brody, Sarah Polley Horror, Colore VIDEA – C.D.E. 104’

CLIVE (Adrien Brody) ed Elsa (Sarah Polley) sono giovani, carini e occupati: a far (fanta)scientifiche cazzate. Oltrepassando confini etici e steccati legali, combinano DNA umano e animale, partorendo l’acronimo di quel che sono, nerd: Dren (Delphine Chaneac) ha coda da scorpione, zampe, ali, viso da Bjork, cranio solcato e appetiti da mangusta. Frullando Frankenstein, Alien e - prima di Cameron – Na’vi, Vincenzo Natali, già regista dell’interessante The Cube, porta sullo schermo un progetto accarezzato per 10 anni e “catalizzato” da Guillermo Del Toro, produttore esecutivo o, meglio, nume tutelare: tra complessi edipici e perversioni sessuali, maternità negata e poi delegata, derive incestuose e approdi luttuosi, Splice – traducibile in giunzione, sutura – sconfessa parte delle (im)morali premesse, ma tiene alta la tensione e, soprattutto, non molla il triangolo lui, lei, l’altra ma davvero altra - fino alle estreme conseguenze. Niente di nuovo, ok, ma non pochi punti di questa sutura vanno a segno: “il miracolo dell’osceno” fa scena, la creazione del mostro indaga la mostruosità del creato, il determinismo va – letteralmente – a farsi fottere. Comunque, una ferita aperta: e no, non è fantascienza. FEDERICO PONTIGGIA %

anteprima

Andrea Arnold Katie Jarvis, Michael Fassbender Drammatico, Colore OneMovie 124’

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i film del mese

Howl Regia Con Genere Distr. Durata

James Franco, Todd Rotondi Biografico, Colore Fandango

James Franco fa rivivere Allen Ginsberg:

tra arte e animazione, the Beat goes on!

90’

“HO VISTO LE MENTI MIGLIORI della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate isteriche nude...”: scegliamo un incipit scontato, ma no, non è vero. Perché, ancora oggi, bisogna farci i conti, e non solo quelli letterari: Allen Ginsberg è stato di più, altro, meglio, oscuro che un poeta. Definizione, peraltro, perfettibile, almeno a suo avviso: “Solo lo scienziato è vero poeta: ci dà la luna, ci promette le stelle, ci farà un nuovo universo se sarà il caso”, ma da dandy marginale pure quel camice bianco sarebbe riuscito a indossarlo. Se ne è andato 13 anni fa, senza essere dimenticato, nemmeno dal cinema, che oggi ne insegue il Beat con Howl, diretto a quattro mani dai premiati documentaristi Rob Epstein e Jeffrey Friedman, passato da Berlino e Sundance e ben accolto in patria: “Mirabile, se non fondamentale, esplorazioni sulle origini,

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anteprima

Rob Epstein e Jeffrey Friedman

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l’impatto e il significato del lavoro di Allen Ginsberg”, e sottoscriviamo Variety. Si torna a San Francisco, 1957, quando la sua prima raccolta di poesie, Howl and other poems, finisce sul banco degli imputati, trascinandosi appresso la definizione di osceno, la libertà d’espressione e la natura dell’arte. Come

INQUADRA IL CODICE QR CON IL TELEFONINO PER VISUALIZZARE IL CONTRIBUTO VIDEO SUL FILM

finirà? Se già non lo sapete, vedetevi il film, anzi, fatelo comunque. Ginsberg è James Franco, perfetto nel ridar voce e fascino alle sue originali interviste, Kerouac è Todd Rotondi, Neal Cassady ha il volto di Jon Prescott, mentre l’amore di una vita, Peter Orlovsky, è Aaron Tveit e il pubblico ministero Ralph McIntosh il David Strathairn di Good Night and Good Luck. Non solo, dalla Thailandia, sotto l’occhio vigile del suo ex collaboratore Eric Drooker, arrivano suggestive animazioni a dare corpo e colore al suo Urlo (Howl), per cercare l’isomorfismo tra questo film e quel poema: raggiunto? Sostanzialmente sì, e non credete a quanti lamenteranno l’assenza, il fuoricampo dell’uomo Ginsberg. No, Ginsberg era corpo, sangue e spirito in quei versi, strappati alla morte e consegnati alla vita, e alla storia. And the Beat goes on! FEDERICO PONTIGGIA %


The Box Solomon Kane Buon prodotto di genere, nonostante il budget ridotto. Finale prevedibile, ma il ritmo è sostenuto Regia Con Genere Distr. Durata

Michael J. Bassett James Purefoy, Max von Sydow Azione, Colore Eagle Pictures, Colore 104’

in uscita

Lo spunto è il bel racconto sci-fi di Matheson, la resa povera e fine a se stessa PARLARE DI ADATTAMENTO È INESATTO. The Box traspone il bel racconto di Richard Matheson Button Button (già alla base di un episodio de Ai confini della realtà) solo per mezz’ora, il tempo di gettare le premesse (un uomo misterioso consegna a una coppia una scatola con un bottone che, se premuto, darà a loro un miliardo di dollari e a uno sconosciuto la morte); dopodichè, campo libero a un delirio non sempre esente da incongruenze narrative e salti logici. A tratti è arduo seguire pazienti le imprese di Cameron Diaz e James Marsden: tra gente che sanguina dal naso, vorticosi inseguimenti in labirintiche biblioteche e richiami alla sci-fi maccartista anni ’50 con rimandi scenografici telefonati (da Lynch a Kubrick), il surrealismo di Kelly è sempre imposto e non coinvolge mai, anzi irrita. Perché procede per accumulazione senza creare narrazione, semplicemente la sospende fino ai minuti finali, in cui peraltro non veniamo a sapere niente di trascendentale rispetto a quanto Matheson, evocando, non diceva. La fantasiosa rilettura di Kelly è, paradossalmente, povera e fine a se stessa. E il film è un prodotto fiero della propria anomalia: francamente, non se ne sentiva la mancanza. GIANLUIGI CECCARELLI %

Regia Con Genere Distr. Durata

VAGAMENTE ISPIRATO AL CLASSICO Hammer Il grande inquisitore (1968, di Michael Reeves), Solomon Kane ibrida le caratteristiche del fantasy con quelle del filone cappa e spada, senza rinunciare a qualche rimando all’horror puro. Diretto da Michael J. Bassett (Deathwatch, Wilderness), ovvero uno degli esponenti del nuovo cinema di genere britannico, racconta la storia di Solomon (James Purefoy), figlio reietto di un castellano (Max von Sydow) che, a causa di una vita dissoluta e basata sulla violenza, si ritrova l’anima maledetta direttamente dal diavolo. Per redimersi dovrà combattere il male. Considerando il basso budget a disposizione, Solomon Kane risulta migliore di quanto ci si potesse aspettare; Bassett conferma di avere un certo talento visivo, grazie al quale riesce a sfruttare al meglio gli effetti CGI integrandoli con il live action. Nonostante una sceneggiatura piuttosto povera e strutturata a “compartimenti stagni” (siamo dalle parte dei videogame), il film non annoia e scorre verso lo scontato finale con un ritmo abbastanza sostenuto. A luglio abbiamo visto di (molto) peggio. PAOLO ZELATI %

in uscita

Richard Kelly Cameron Diaz, James Marsden Fantascienza/Thriller, Colore Key Films 115’

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Butterfly Zone - Giustizia Il senso della privata farfalla Ottima partenza e declino inesorabile: colpi di scena “incredibili” per un thriller dal verdetto scontato Regia Con Genere Distr. Durata

in sala

Tentativo “fantastico” di Capponi: imperfetto, ma coraggioso CI VUOLE SCIENZA, ci vuol costanza ad invecchiare senza maturità. Rivendicazione e ammissione di Guccini, che andrebbe bene anche per Luciano Capponi che cento ne pensa e cento ne fa. Pilota d’aerei e regista, tra le altre cose, di sicuro non ha paura di volare, metaforicamente e non. E così in un cinema italiano che teme la novità, lo sguardo eccentrico, il genere - soprattutto se fantasy - lui decide di buttarsi in una storia rischiosissima, con tratti onirici e fantastici che terrorizzerebbero molti altri. Con un vino - poi prodotto veramente - tre ragazzi scoprono una strada per l’aldilà. Il guaio è che è a doppio senso e dove entrano loro, esce, nel mondo dei vivi, un serial killer. Una spy-story fantastica, che ha momenti che ricordano il fantasy americano e altri quello più artigianale alla Chiarini del bellissimo L’uomo fiammifero, e che pur nelle sue imperfezioni, si fa voler bene. Per tutte le partecipazioni (Bouchet, Colangeli, De Razza, Vincent Riotta, persino il campione di boxe Patrizio Oliva, ottimo senatore romano) e per costumi e scenografie che non sembrano da basso budget. Per una regia che ha bei guizzi, per una storia strampalata e piacevole. E alla fine è impossibile non sorridere, tornando un po’ bambini. BORIS SOLLAZZO %

Regia Con Genere Distr. Durata

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Luciano Capponi Pietro Ragusa, Francesco Martino Fantasy, Colore Borgo dello Spettacolo 100’

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F. Gary Gray Gerard Butler, Jamie Foxx Thriller, Colore Moviemax 108’

CHI BEN COMINCIA è a metà dell’opera. Benedetta saggezza popolare, ha sempre ragione, anche al cinema. Quasi sempre. Già, perché Giustizia privata ha un inizio clamoroso, durissimo, potente. Un uomo felice, Gerard Butler, viene sorpreso dal male assoluto, inspiegabile, implacabile nella sua casa. Due ladri psicopatici sterminano la sua famiglia, lasciandolo in vita, condannato a ricordare l’orrore. Si affida alla legge, fiducioso, scoprendo che la giustizia è solo l’illusione della brava gente. Il procuratore (Jamie Foxx, due film in quest’estate italiana, è il protagonista di The Soloist), più preoccupato della sua percentuale di processi vinti che di fare la cosa giusta, patteggia. Il complice viene condannato a morte, il capo si fa pochi anni, ridendogli in faccia. L’unico modo per vendicare il suo dolore, è farsi giustizia da solo. Contro i colpevoli. Tutti. I carnefici e il Sistema. Un film estremo e coraggioso nel portarsi ben oltre i limiti della morale comune, ma il regista F. Gary Gray si abbandona ad eccessi di ogni tipo. Dialoghi, sceneggiatura e colpi di scena che vorrebbero essere geniali sono solo incredibili, nel senso più letterale e negativo del termine. E Butler continua a nascondere il suo talento dietro le faccette d’ordinanza. BORIS SOLLAZZO %

anteprima



Panico al villaggio

La scomparsa di Alice Creed Un thriller

e un saggio di cinema sul sacrificio dell’attore: sorprendente prova della Arterton Regia Con Genere Distr. Durata

in sala

Dal Belgio un esempio di “claymation” anarcoide e strampalata, tutta gag e catastrofi. Faticosa NON POSSIEDE LA MAGIA DELLA PIXAR né la poesia in stop motion di Tim Burton. Panico al villaggio del duo belga Patar/Aubier è invece esempio di animazione artigianale che punta sulla libera immaginazione per aggirare la penuria drammaturgica. Basata su una striscia televisiva di successo e Platinum Grand Prize all’ultimo Future, l’operazione è una claymation (animazione con pupazzi) stralunata dove personaggi di plastica, sostenuti dalla tipica pedana dei vecchi modellini per l’infanzia, danno prova d’imbranata inettitudine generando continue catastrofi. Qualcuno ha scomodato Tati e Keaton per via dello humor strampalato e anarchico del film. A noi sempre piuttosto un’ innocua comicità tutta gag e confusione, travalicata dalla continua invenzione di mondi (i 3 protagonisti – Chaval, CoBoy e Indien - vengono catapultati fino alle viscere della terra, in fondo all’oceano e ai poli) e dal retrogusto nostalgico di silhouette condannate a spostarsi saltellando lungo l’asse orizzontale dell’inquadratura. Oltre la loro frontalità nulla o quasi: divertimento estemporaneo, estetica povera, recitazione esagitata. Che non risparmiano la fatica dell’ora e passa di durata. A riprova che la buona televisione può sempre diventare cattivo cinema. GIANLUCA ARNONE %

Regia Genere Distr. Durata

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Vincent Patar, Stéphane Aubier Animazione, Colore Nomad Distribution Srl 75’

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J Blakeson Gemma Arterton , Eddie Marsan Thriller, Colore Mikado 100’

SI TOCCANO, si (con)fondono quasi. Film e Cinema. L’ostaggio è nelle mani dei due aguzzini, l’attrice in quelle di spettatore e regista. La scomparsa di Alice Creed autorizza una lettura obliqua. Storia di un rapimento dove non si vede il rapimento. Né situazioni coeredi al genere (famiglie in ansia, poliziotti, fughe). L’azione tutta all’interno di un appartamento, il climax delegato al flusso emotivo, le strategie manipolatorie e le informazioni che regolano gli scambi tra i 3 personaggi. Indizi discorsivi rimandano a uno schema teorico soggiacente. Il punto di vista oscilla, scambiando incessantemente oggetto e soggetto scopico. L’istanza narrativa chiama in causa – in una sorta di controcampo sorgivo - il regista (l’autore del piano), lo spettatore (il complice) e l’interprete (la vittima). La vera messa in scena riguarda il sadismo al lavoro sul corpo dell’attore. Tutto – pelle, orifizi, deiezioni, iniezioni - viene offerto sull’altare amorale dello sguardo. E lì Gemma Arterton – nuovo volto del firmamento hollywoodiano - non si risparmia, redimendo un film che altrimenti darebbe solo sorprese idiote e pulsioni misogine. La scomparsa di Alice Creed è soprattutto la storia del suo coraggioso disvelamento. GIANLUCA ARNONE %

anteprima



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teratura: novità e bilanci let e a tri us ind a, sic mu , eo vid me Ho

DVD L’ultimo Diritti, poi mostri, extra e Blu-ray Borsa del Cinema Non solo Palme, Elio Germano “invisibile” in sala Libri In ricordo di Corso Salani. Monografie Cissé e Wong Kar-wai Colonne sonore Il nostro Marianelli per il violoncello del Solista

Per la prima volta in un unico cofanetto la straordinaria opera audiovisiva di Godard

Histoire(s) du cinéma


Telecomando

DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE

DVD

di Valerio Sammarco

Alle origini di Predator e il nuovo Wolfman: creature pericolose e spettacolari, in Blu-ray

Estate mos 72

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COME SPESSO ACCADE, la sinergia tra i mercati theatrical e homevideo “genera mostri”. Nell’accezione più spettacolare del termine, l’estate cinematografica si appresta ad ospitare nelle sale Predators e la 20th Century Fox Home Entertainment ne approfitta per arricchire la propria offerta di titoli nel formato Blu-ray proponendo “Predator Hunter Edition”, accattivante edizione con l’insuperato capostipite della saga

of, “Predator: evoluzione della specie – cacciatori di estrema perfezione”, “Scene tagliate e outtakes”. Lo stesso “Predator Hunter Edition” è disponibile nel cofanetto Predator Le Origini – Duo Pack, che include anche il secondo film della serie, diretto senza troppe fortune nel 1990 da Stephen Hopkins. L’accoppiata estiva di mostri da salotto è completata da Wolfman, che Universal Pictures International Entertain-

inaugurata nel 1987 da John Mc Tiernan e Arnold Schwarzanegger. Neanche a dirlo, oltre all’opportunità di potersi confrontare nuovamente con il film (ottenuto dal Master HD completamente rinnovata), sarà possibile penetrare ulteriormente nell’inospitale giungla che fa da sfondo all’opera grazie ai numerosi contenuti speciali, tra i quali il Making

ment propone in varie versioni: la più interessante, e spettacolare, è la Blu-ray Disc Extended Edition, con 16’ inediti di film e oltre un’ora di contenuti speciali, tra i quali i “Finali alternativi”, “Il creatore della Bestia”, “I segreti della trasformazione”. E un fantastico regalo grazie al BD Live: la possibilità di vedere in streaming l’originale Uomo lupo del 1941, con Lon Chaney Jr.

truosa

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DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE

DVD Arte e politica Histoire(s) di Godard e doc su Bologna: in cofanetto

L’uomo che verrà Intervista a Giorgio Diritti e backstage negli extra

Gran Premio della Giuria e Premio del pubblico al Festival di Roma, David di Donatello per il miglior film: finalmente in home video, arricchito da un approfondimento nei contenuti speciali (oltre al trailer e alla galleria fotografica, il backstage del film e l’intervista con il regista curata da Barbara Sorrentini), è L’uomo che verrà di Giorgio Diritti, recitato in antico dialetto emiliano e incen-

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trato sulla strage di Marzabotto (780 civili uccisi dalle SS, in prevalenza donne e bambini, nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1944) e raccontato attraverso gli occhi della piccola Martina (Greta Zuccheri Montanari, splendida), che proprio quella notte vedrà nascere il suo piccolo fratellino, l’Uomo che verrà.

Come sempre, quando si tratta di edizioni curate dalla Cineteca di Bologna, sarebbe bene non perdere l’occasione: duplice in questo caso, perché da una parte si può finalmente “collezionare” la fondamentale Histoire(s) du cinéma di Jean-Luc Godard, serie realizzata in dieci anni e raccolta ora in due Dvd, realizzati con il Museo Nazionale del Cinema di Torino e accompagnati da un booklet che propone un’antologia dei migliori testi di studiosi francesi e italiani che hanno affrontato la complessa sfida posta dall’opera godardiana. Dall’altra, sempre in cofanetto con booklet allegato, l’interessante La febbre del fare. Bologna 1945-1980 di Michele Mellara e Alessandro Rossi, documentario che raccoglie rare immagini d’archivio e testimonianze dalla città ideale della sinistra italiana: storie di cittadini e di governo, di un “prospero paradosso e di un’utopia realizzata”. ED. CINETECA DI BOLOGNA

DISTR. DOLMEN HOME VIDEO


Laclassedeiclassici

a cura di Bruno Fornara

REGIA Frank Capra CON Warner Baxter, Mirna Loy GENERE Commedia (1934) DISTR. Eagle Pictures

A History of Violence Il grande film di Cronenberg in Blu-ray. Occhio agli extra

Strettamente confidenziale I grandi registi si riconoscono tali anche nei loro film cosiddetti “minori”. Frank Capra è un grande regista anche in questo Broadway Bill che non è neppure tanto minore. Anzi: risulta “capriano” a tutti gli effetti. Broadway Bill è un cavallo di provincia, senza carriera alle spalle, senza nessuna fama, ma con un gran cuore. È talmente semplice questo cavallo che ha per amico un gallo che gli sta in groppa e gli fa chicchirichì in piedi sulla testa. Oltre al cavallo, ci sono nel film Warner Baxter, Mirna Loy e Walter Connolly. Il primo dovrebbe dirigere una fabbrica di scatole ma ha la passione

per l’ippica. La seconda è innamorata del primo che però ha sposato una sua sorella. Il terzo è il burbero proprietario di tutte le fabbriche e banche che ha affidato ai pallidi mariti delle figlie. Si capisce fin dall’inizio come andrà a finire: ma come sempre in Capra quel che conta è la voglia di stare accanto agli ultimi, è la decisione, per chi è infelice, di cambiare vita. Tutti punteranno su Broadway Bill che correrà il derby. E anche Dan sarà premiato: abbandonato dalla gelida e inutile mogliettina avrà al fianco l’appassionata sorella (oltre al non più burbero e sempre ricco suocero).

Fi lm in or bi ta a cura di Federico Pontiggia

Walter Matthau (Studio Universal)

A 10 anni dalla morte, i primordi pirotecnici di Matthau, lanciato sul palco a 45 anni da Neil Simon ne La strana coppia (1965). Omaggio in 5 film, tra cui il cult di Wilder Non per soldi... ma per denaro.

First Years (Joi)

Con Samantha Mathis, ecco la prima stagione di First Years, remake Usa del BBC This Life. Protagonisti degli avvocati 30enni: stessa azienda, università e casa, ma non chiamateli Friends…

Sir Arthur Conan Doyle (Hallmark)

Se n’è andato 80 anni fa, ma lo scrittore e medico scozzese non ci lascia: tutte le domeniche di luglio e agosto, Il taccuino di Sherlock Holmes, l’ultima raccolta sul celebre investigatore di Scotland Yard.

IN ATTESA DEL NUOVO A DANGEROUS METHOD (ancora in lavorazione), con Viggo Mortensen impegnato nei panni di Sigmund Freud, si torni alla prima – straordinaria – collaborazione (bissata poi con La promessa dell’assassino) tra l’attore newyorkese e il regista canadese David Cronenberg, A History of Violence (2005), così lontano e così vicino agli orrori sottocutanei raccontati nei film d’esordio ed esplorati in seguito (si pensi a Dead Ringers o al più recente eXistenZ): qui si parte dal romanzo a fumetti di John Wagner e si giunge ad un altro, inesorabile, racconto di (de)formazione, con il protagonista Tom Stall costretto dagli eventi a disseppellire il lato oscuro, e violentissimo, di una vita apparentemente dimenticata. Attenzione agli extra: oltre alla duplice versione (americana e internazionale) del film, lo speciale “Atti di violenza” e la spiegazione sul perché la “scena 44” sia stata tagliata. DISTR. 01 DISTRIBUTION

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DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE

DVD Gusto misto Action, romantici e fumetti: le altre novità

La volpe perde il pelo... In alta definizione il Mr. Fox in stop-motion di Anderson

Arriva (dal 25 agosto) in formato Blu-ray HD + DVD e Disco singolo l’ultimo, divertente lavoro di Wes Anderson, Fantastic Mr. Fox, tratto dall’omonimo racconto di Roald Dahl e realizzato in stopmotion. Oltre a poter (ri)apprezzare il film, l’occasione è ghiotta intanto perché finalmente si potranno riascoltare le voci dei doppiatori doc dell’originale (da Clooney a Meryl Streep, da Jason

Schwartzman a Bill Murray), poi perché attraverso i contenuti speciali sarà possibile intraprendere un affascinante viaggio alla scoperta del mondo di Roald Dahl, scoprire i segreti del making of del film e della stop motion, gettare uno sguardo sul mondo dei colori e delle musiche dal gusto retrò in stile anni ’60 o ’70 che – come al solito – hanno ispirato il geniale Anderson. DISTR. 20TH CENTURY FOX ENTERTAINMENT

La fiera dell e nov ità

E3 2010 A Los Angeles i videogiochi e le periferiche del futuro Da qualche giorno si è conclusa a Los Angeles l’E3, la fiera più importante al mondo dedicata all’intrattenimento videoludico, grazie alla quale è possibile visionare tutti i videogiochi e le periferiche che usciranno nel prossimo futuro. Le novità sono state tante, ma quelle più importanti sono tutte legate alla maniera con cui si interagirà con i videogiochi stessi. La prima proviene da Microsoft con “Kinect”, telecamera che permette di giocare e navigare senza alcuna periferica, se non muovendo le mani o il corpo

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per interagire con quello che accade a schermo. La seconda è di Nintendo, che ha presentato una nuova console portatile, il 3DS, che permetterà di giocare con una nuova profondità e in tre dimensioni, perlopiù senza la necessita di occhialini… Potere della tecnologia! Per saperne di più visitate www.multiplayer.it ANTONIO FUCITO

E’ l’estate di Nimród Antal, in sala con il nuovo Predators, in homevideo con Blindato, action dello scorso anno mai arrivato sugli schermi, forte di un cast niente male (Dillon, Reno, Fishburne) e dall’adrenalina garantita. Distribuisce Sony Pictures Home Entertainment, che sul fronte commedie romantiche, propone anche Che fine hanno fatto i Morgan? (edizione Bluray ricca di extra). Sentimentali, ma senza risate, Amelia di Mira Nair, con Hilary Swank e Richard Gere (Fox) e Io sono l’amore di Luca Guadagnino (Dolmen, interviste e backstage negli extra). Numerosi i contenuti speciali per il Blu-ray dell’apocalittico Codice Genesi (01 distribution) e Collector’s Edition per Satanik di Piero Vivarelli e The Diabolikal Super-kriminal di SSSunda (CG Home Video), “eroi” del fumetto nero anni ’60. Dal primo libro della saga best seller di Rich Riordan, infine, arriva Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo (Fox): tra i molti extra, “Scopri i tuoi poteri” e “Dove si addestrano gli eroi”. Buon divertimento.



Telecomando

DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE

Borsa del cinema di Franco Montini

Germano premiato a Cannes per La nostra vita, mai in sala per La bella gente di Ivano De Matteo

Elio nascosto Dopo il prestigioso riconoscimento come miglior attore conquistato al Festival di Cannes per La nostra vita, Elio Germano è in questo momento, fra gli interpreti italiani, il nome di maggior richiamo. Sull’onda del prestigio e della notorietà derivate dal premio, sarebbe logico approfittarne e, avendone l’occasione, proporre sul mercato qualche altro film con Germano, prima che, senza nulla togliere al talento dell’attore, destinato a crescere

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ulteriormente, il momento magico fatalmente si dissolva. Invece sta accadendo esattamente il contrario; ancora prima di girare il film di Luchetti, Elio Germano è stato il protagonista de La bella gente per la regia di Ivano De Matteo. Il film denuncia il perbenismo ipocrita di una famiglia progressista, che prima decide di prendersi cura di una giovane prostituta dell’est, poi quando il figlio, interpretato da Germano, se ne invaghisce e la ragazza diventa una

presenza scomoda e ingombrante, non esita ad abbandonarla. Oltre a Germano, nel film ci sono Monica Guerritore, Antonio Catania e Victoria Larchenko. La bella gente ha già alle spalle un lungo e prestigioso curriculum festivaliero: ha partecipato al festival di Torino, ha vinto il Grand Prix ad Annecy e conquistato vari riconoscimenti a Villerupt, Grenoble, Tolosa, Bastia, Istanbul. Acquistato dalla distribuzione francese Bellissima di Fabio


Cast & Crew

di Marco Spagnoli

L’isola che c’è Incontro con Giorgio Ginori, l’organizzatore di rassegne estive

Conversi, il film uscirà presto sul mercato transalpino, ma, al momento, non ha ancora una distribuzione italiana. Il caso dimostra che c’è qualcosa che non funziona nel mercato italiano, dove pure il numero dei film distribuiti continua ad essere ampio (355 nel 2009) e comprende anche molti titoli del tutto inutili. Nonostante il contenuto volutamente provocatorio, c’è da credere che l’ostracismo finora dimostrato nei confronti del film di De Matteo non nasca da censure di tipo politico, quanto da una colpevole disattenzione da parte delle case di distribuzione e dalla penalizza-

Un evento unico nel suo genere: una manifestazione che da 16 anni prende vita nel cuore di Roma proponendo per 70 giorni, da giugno a settembre, una programmazione da Festival in un clima festoso e familiare. L’Isola del cinema, ideata e diretta da Giorgio Ginori è un sofisticato sistema di arene e di spazi di incontro, situato sulle sponde dell’Isola Tiberina. L’Isola del Cinema dura tutta l’estate… Le prime edizioni erano limitate alla durata classica di questi eventi, massimo un mese. Poi, però, è stata la location a reclamare un tempo così lungo diventando uno spazio aperto di confronto e di incontro culturale, prima ancora, quasi, che evento cinematografico. Come? Costruendo intorno quelle che chiamiamo scherzosamente ‘cinergie’, luoghi dove i legami tra letteratura, musica, archeologia e cinema, nonché tutta la parte legata ai mestieri dell’audiovisivo possa giocare un ruolo importante per coinvolgere il pubblico.

Qual è il segreto del successo? L’importante è crederci, perché solo così puoi affrontare la fatica, offrendo “mente, corpo e anima”. Al tempo stesso, però, la rilevanza di alcune parti di questo lungo progetto sono quelle che hanno determinato la grande attenzione del pubblico.

Una qualità irrinunciabile per questo impegno? Un alto tasso di ottimismo che consenta di potere vedere i problemi e affrontarli con lo spirito giusto. Mai lasciarsi prendere dalla malinconia.

L’ostracismo nasce da una colpevole disattenzione da parte delle distribuzioni zione di cui è vittima la produzione indipendente. La bella gente è stato realizzato con il decisivo apporto dei fondi ministeriali, intervenuti per un importo di 450mila euro, e non ha alle spalle nessuna casa di produzione che conti. Si tratta di un film poco attraente per i listini delle grandi distribuzioni e molto rischioso per le piccole case. La verità è che gli spazi di visibilità per il cinema d’autore firmato da registi che non siano già consacrati da un

acclamato prestigio si stanno progressivamente riducendo. Le distribuzioni forti tendono ad investire sempre meno più sulle novità e gli emergenti; le distribuzioni attente alla ricerca incontrano crescenti difficoltà a fare uscire i propri prodotti in sala. Mentre per il cinema commerciale si assiste ad una crescita ed ad una proliferazione di circuiti, fenomeno che favorisce la concorrenza e offre spazi di libertà, per il

cinema di qualità sta accadendo esattamente il contrario: si sta determinando una sorta di monopolio dell’esercizio, che fa capo a Circuito Cinema e che tende a penalizzare i film che non appartengono alle distribuzioni che partecipano al circuito stesso. E così se La bella gente non ha trovato una distribuzione, altri film si sono dovuti accontentare di uscite quanto mai aleatorie e disordinate, come accaduto di recente a Non è ancora domani e La cosa giusta. Si assiste, insomma, ad una dilapidazione di energie creative e di talenti che potrebbero fornire occasioni di rinnovamento e di ricambio alla nostra industria cinematografica. Un autentico peccato.

box office (aggiornato al 5 luglio) 1 Eclipse .......................................................... € 2 A-Team ...................................................... € 3 Poliziotti fuori ............................................ € 4 The Hole .................................................... € 5 Prince of Persia: le sabbie del tempo... €

7,802,936 1,972,742 322,437 1,666,314 6,598,898

6 5 appuntamenti per farla innamorare... 7 Tata Matilda e il grande botto................ 8 Il segreto dei suoi occhi........................... 9 L’imbroglio nel lenzuolo........................... 10 Bright Star ...............................................

€ 669,687 € 1,348,260 € 706,016 € 272,944 € 549,352

N.B. Le posizioni sono da riferirsi all’ultimo weekend preso in esame. Gli incassi sono complessivi

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Libri In ricordo di Corso

L’ultimo viaggio Per non dim ent ica re

La div a allo spe cch io

Era il regista dell’altrove e se n’è andato improvvisamente, lasciandoci attoniti e increduli a domandarci se non sia un’altra delle sue storie di viaggio che, unendo in modo unico la sua vita con la finzione, rimangono in sospeso, davanti al Mar Baltico o su un altopiano argentino. Il modo più bello per ricordare Corso Salani è rivedere i suoi film, rari e quasi introvabili come le gemme preziose. Siamo fortunati: poco prima di morire, Corso aveva tirato fuori uno dei suoi gioielli: Gli occhi stanchi è appena uscito in DVD allegato al volume di Giuseppe Gariazzo Conversazioni, il cinema nelle parole dei suoi autori (Lineadaria, pagg 380, € 24,00), una bella raccolta di interviste a una quarantina di registi, tra cui due inedite allo stesso Salani. Per approfondire il suo cinema ricordiamo l’ottima raccolta di saggi South by Southwest di Morsiani e Agusto (Il Castoro).

Quale mondo era nascosto dietro i grandissimi occhi bistrati di Greta Garbo? Attrice divina, leggenda, dea, sogno proibito di qualsiasi uomo, ma anche donna dal passato misterioso, segnato da povertà, rassegnazione e pigmalioni affascinanti capaci di traghettarla fino all’Eden dorato di Hollywood. Il mito, ma anche la donna vengono raccontati da Italo Moscati nel suo Greta Garbo diventare star per sempre (Edizioni Sabinae, pagg. 232, € 18,00). A vent’anni dalla sua morte, arriva una biografia che è anche il ritratto di un’epoca e di una diva capace, come il secolo che ha attraversato, di trasformarsi mille volte per poi abbandonare silenziosamente le scene, prima che il suo volto bellissimo fosse solcato dalle rughe, diventando per sempre aura, ricordo, senza però mai rinunciare alla sua più grande ambizione, vivere.

GIORGIA PRIOLO

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CHIARA SUPPLIZI

FOTO DI NICOLA CASAMASSIMA

Salani, tra i registi delle Conversazioni firmate Gariazzo. Con Gli occhi stanchi in allegato


Cissé, Africa Monografia dedicata ad uno dei massimi autori del cinema africano, il maliano Souleymane Cissé, primo regista dell’Africa subsahariana a portare un film in concorso a Cannes (Yeelen, Premio della Giuria nel 1987). Souleymane Cissé. Con gli occhi dell’eternità di Maria Coletti e Leonardo De Franceschi (Kaplan, pagg. 240, € 20,00) sintetizza un quadro biofilmografico, un’analisi delle opere e un’antologia di interviste in tre parti: L’uomo ricostruisce il percorso umano e professionale del regista; I film presenta una rilettura testuale delle principali opere; Il mondo ripercorre l’opera filmica di Cissé in una prospettiva trasversale, in relazione ai quattro elementi alla base dei sistemi cosmologici (Terra, Aria, Fuoco, Acqua). Con questo volume, gli autori continuano il loro lavoro di promozione del cinema d’Africa già instaurato con il portale Cinemafrica.org.

Studiare Il Vangelo Pier Paolo Pasolini: un’altra chiave di lettura di Roberta Pugliese

GIULIO BASSI

Inedito Wong “Il film è come una stanza che via via si riempie di mobili collocati alla rinfusa. Dopo, io rimetto la stanza in ordine”. È così che compone i suoi film Wong Kar-wai: riprendendo i suoi attori sulla base di un istinto e una sensibilità uniche e costruendo la narrazione filmica al montaggio. È paradossale ma proprio l’autore più esteticamente raffinato e formalmente ineccepibile confessa di non sapere in anticipo che film farà e quella che a noi giunge come studiatissima perfezione è in realtà frutto di un talento visivo potente in libertà. È una lettura interessante, dunque, il nuovo volume de Il Castoro Cinema su Wong Kar-wai (pagg. 227, € 15,50) in cui Silvio Alovisio segue cronologicamente e in dettaglio l’evolversi del percorso artistico di un autore che sfugge ai tentativi di classificazione critica, ma che è sicuramente una figura chiave del cinema contemporaneo. GIORGIA PRIOLO

Romanzo di celluloide “Papà aveva occhi da cinema. Occhi grigiazzurri, un po’ metallici… amati dai registi, perché assorbono la luce dei proiettori e la rifrangono… cangianti e dunque compatibili con le diverse vite interiori che debbono far affiorare in superficie…”. Esordisce così nel prologo di Occhi da Cinema (Ibsiskos Ulivieri, pagg. 178, € 15,00) Leandro Castellani, noto autore e regista che ha dato un valido contributo alla tv, al cinema e alla radio spaziando dal grande sceneggiato alla biografia. In questo singolare romanzo familiare, fra memoria e invenzione, si narra la vicenda a tratti patetica e umoristica di Lucio Mario Dani, giovane attore in cerca di gloria travolto nelle spire del cinema muto. Uno sguardo scanzonato su alcune pagine del cinema italiano. Un viaggio disincantato fra i fragili miti del cinema, arricchito da citazioni, figure e simboli in un ardito e divertente pastiche. GIULIO BASSI

Tomaso Subini Tre studi su “Il Vangelo Secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini Ed. Cortina € 13,00 Pagg. 113

Approfondendo il quadro storico e culturale degli anni in cui si svolse il Concilio Vaticano II, Tomaso Subini in Tre studi su “Il Vangelo Secondo Matteo” di Pier Paolo Pasolini (Raffaello Cortina, pagg. 113, € 13), ripercorre la storia di Gesù raccontata nel Vangelo Secondo Matteo. I tre studi, riproposti nel libro in traduzione, analizzano la struttura dell’opera cinematografica, i criteri usati per selezionare i protagonisti, la scelta delle ambientazioni e della colonna sonora. Rimasto fedele al testo originale, nella stesura della sceneggiatura, Pasolini non realizza scene portanti: proprio come nel Vangelo, ogni scena è di importante rilevanza. Attraverso articoli, testimonianze e lettere inviate a Pasolini da parte di amici intellettuali e spettatori dopo l’uscita del film, si manifesta, almeno in parte, l’impatto che l’opera ebbe sul pubblico. Partendo da un’accurata descrizione del contesto sociale in cui viene ideato il film, e passando alla fase di realizzazione e distribuzione, viene approfondita una delle opere più discusse di Pasolini che, presentata al Festival Internazionale di Venezia nel 1964, vinse prestigiosi premi. Subini pone l’attenzione su come sia possibile interpretare l’opera attraverso diverse chiavi di lettura: i tre studi non sempre concordano nell’interezza dell’analisi. Dialoghi e dibattiti accesi tra cattolici e comunisti fanno da sfondo a tale opera pasoliniana.


Telecomando

DVD • BORSA DEL CINEMA • LIBRI • COLONNE SONORE di Gianluigi Ceccarelli

Colonne Sonore Visti da vicino

Anima solista Il Premio Oscar Marianelli per lo straniamento del violoncellista homeless Jamie Foxx Dario Marianelli, pisano trapiantato in America e meritato vincitore dell’Oscar per la soundtrack di Espiazione, replica in The Soloist il proprio personale, “diegetico” approccio al commento musicale, che mai esula dalle immagini e dai suoni interni alle inquadrature. Se in Espiazione il tema per pianoforte era contrappuntato dal battere incessante di Saoirse Ronan sui tasti della macchina per scrivere, qui il violoncello di Jamie Foxx è utilizzato da Marianelli come strumento solista, per tratteggiare un protagonista assolutamente isolato dal contesto che lo circonda. Se il senso di solitudine in This is My Apartment è pressoché totale, A City Symphony e la sovrapposizione di sonorità da camera e

rumori urbani evocano lo straniamento di un Foxx homeless e alle prese coi problemi della propria mente, in una metaforica impossibilità di armonizzare con l’orchestra circostante (There is no escape, la drammatica Falling Down). Marianelli orchestra il buio della mente, squarciato da spiragli di luce (la dolcezza di Sister, col piano a far da rassicurante accompagnamento) e da una strabiliante Cello Lesson che è saggio di tecnica e rivelazione febbrile della propria anima. La lunga Mr. Ayers and Mr. Lopez è una placida, omogenea armonia tra strumenti che conclude l’evoluzione del personaggio, non più mina vagante ma parte integrante di un sistema perfetto o perfettibile: il mondo.

Per tut ti i gus ti a cura di Federico Pontiggia

Un microfono per due Il compositore canadese Christophe Beck per la nostalgia canaglia e canterina di Jason Schwartzman e Ben Stiller. Troppo teatro e troppo a cappella, perché questo microfono non stoni…

82

rivista del cinematografo fondazione ente dello spettacolo

luglio-agosto 2010

Il fuoco Il post rock strumentale dei Giardini di Mirò per Il fuoco, capolavoro del muto tricolore diretto nel 1915 da Giovanni Pastrone con Gabriele d’Annunzio. Il 21 luglio a Pordenone per “Visioni sonore”.

Shrek e vissero felici e contenti Il primo Shrek lo divise con John Powell, poi è rimasto solo: Harry GregsonWilliams risfodera la bacchetta per il quarto e ultimo Orco Verde. Indimenticabile il lullaby d’apertura, uno spartito per grandi e piccini.



UNA PARTNERSHIP A SOSTEGNO DELLE CAUSE AMBIENTALI Leonardo DiCaprio e TAG Heuer uniscono le loro forze per contribuire alle iniziative di Green Cross International. Per saperne di pi첫, www.tagheuer.com - 800.99.11.66


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