Anno VIII • Numero 12
DICEMBRE 2013
VERSIONE ON-LINE
Cari Teletubbies... è ora di andare in pensione!!! di Mariarosaria D'Esposito
Novità per il colesterolo di Vittorio Fabbrocini
Adolescenza e nuove dipendenze di Luisa Buonocore
Agli italiani piace il risparmio garantito dallo Stato di Mario De Simone
sommario Anno VIII • Numero 12
Dicembre 2013 In copertina Francesco Fiondo 2 anni di S.Agnello fotografato da Pino Coluccino Sant'Agnello Prodotto edito da "La Mia Penisola" Dep. Aut. Tribunale di Torre Annunziata del 09.06.2010 Periodico di attualità a diffusione gratuita
Direttore responsabile Giuseppe Damiano
20 Cari Teletubbies è ora di andare in pensione di Mariarosaria D'Esposito - Logopedista
24 È Natale di Daniela Caiafa - Neuropsicomotricista
28 Adolescenza e nuove dipendenze di Luisa Buonocore - Psicologa
Progetto grafico Maurizio Manzi Bingwa Art Factory Corso Italia, 371 Piano di Sorrento (Na) Tel. 081.534.11.17 info@bingwa.it Stampa Grafica Cirillo Scafati (Sa)
30 Denti dritti: il segreto di una postura corretta! di Vittorio Milanese - Odontoiatra
34 Artrite Psoriasica di Antonio Coppola - Anestesista
38 Perchè fare l'esame baropodometrico di Veronica Di Martino - Fisioterapista
40 Numerosi i servizi che la farmacia offre di Giuseppe De Simone - Farmacista
42 Novità per il colesterolo di Vittorio Fabbrocini - Cardiologo
46 Bonding di Tiziana Giglio - Ostetrica
52 Nervo Peroneo Comune di Barbara Martino - Chiropratica
56 Le parole che minano la coppia di Bianca Pane - Psicopedagogista
60 Riaccendi il metabolismo di Francesca Maresca - Nutrizionista
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Che cavolo! di Anna Maione
66 Vacanze green e solidali di Carlo Alfaro
68 Essere e non Avere! di Ernesto Lupacchio
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La malattia dei legionari
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Home fitness di Giuseppe Di Gregorio
80 Tecniche e allenamento di Nello Iaccarino
82 Epilazione laser permanente 84
Il favoloso mondo di Eros di Domenico Casa
86 L'uomo che invidiava la moglie di Salvatore Spinelli
88 Il femminicidio di Valerio Massimo Aiello - Avvocato
90 Agli italiani piace il risparmio garantito dallo Stato di Mario De Simone - Consulente
92 Trekking urbano a Sorrento di Nino Aversa
96 Per non dimenticare... di Vincenzo Astarita
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Più intelligente chi sogna a occhi aperti
Gli spinaci proteggono dall'infarto Mangia spinaci e avrai il cuore più protetto. Questa in estrema sintesi la conclusione di un ponderoso studio giapponese dell'Università di Osaka condotto per 15 anni su oltre 58mila persone dai 40 ai 79 anni. I ricercatori hanno osservato che a fronte di consumi più elevati di magnesio (247 milligrammi al giorno) il rischio di morte per malattie cardiovascolari è risultato più basso del 36% se confrontato con un'assunzione quotidiana inferiore (174 milligrammi). Che cosa c'entrano gli spinaci? Come gli altri ortaggi a foglia verde sono una buona fonte di magnesio, elemento che puoi portare in tavola anche con la frutta secca, i legumi e il cioccolato fondente. Non solo: negli spinaci, di stagione da settembre e per tutto l'inverno, sono contenute alte quantità di potassio, un altro minerale che gioca un ruolo chiave nelle protezione delle malattie cardiovascolari. Secondo la ricerca, pubblicata sulla rivista Atherosclerosis, gli effetti positivi del magnesio nei confronti del rischio di infarto sono evidenti soprattutto nelle donne, mentre negli uomini il minerale sembra in grado di ridurre anche i casi di emorragie cerebrali.
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Ginseng contro l'influenza Gli estratti di ginseng aiutano ad aumentare le difese naturali contro influenza e raffreddore. Perché? Incrementano le quantità di interferone, una classe di proteine prodotte dalle cellule del sistema immunitario in risposta all'attacco di agenti esterni come virus, batteri, parassiti e cellule tumorali. Già si conoscevano le innumerevoli virtù di questa pianta, che ha una notevole azione antifatica e aiuta a prevenire le infezioni. Ma uno studio recente ha evidenziato anche il suo effetto immunomodulatore nei confronti dell'influenza. Ne esistono di vari tipi, ma il migliore è il rosso coreano. La radice essiccata viene usata per preparare tavolette o capsule, estratti e tè. Il dosaggio consigliato è di 900 milligrammi 2-3 volte al giorno, va assunto al mattino e nel primo pomeriggio. Si può iniziare una cura di tre mesi, poi è consigliato interromperne l'assunzione. Il ginseng, però, non va assunto la sera, perché può provocare un innalzamento della pressione. In generale è sconsigliato a chi soffre di ipertensione. Può provocare disturbi intestinali e diarrea.
Quando la mente è libera di correre e si astrae dalla realtà quotidiana non è un periodo di black out, ma un ottimo allenamento per il cervello. Gli effetti positivi del divagare sui neuroni sono stati dimostrati da un ampio studio condotto dall’Università della Southern California (Stati Uniti), una revisione di ricerche precedenti condotte da psicologi e neurologi per capire che cosa succede quando la mente è a riposo. Ebbene, i vantaggi riguardano vari aspetti: il sognare a occhi aperti potenzia la capacità di apprendere nuovi concetti, rafforza la memoria, migliora la consapevolezza di sé e rende più creativi, aiutando poi a trovare soluzioni nuove e inaspettate, quando si torna operativi. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Perspectives on Psychological Science.
Arrabbiato? Scaccia lo stress in dieci minuti Nei momenti di stress e ansia, capita spesso di perdere le staffe e cedere alla tensione. Se sei nervoso perché ti hanno fatto arrabbiare, al lavoro o in famiglia, oppure sei agitato per uno spavento, prova a rilassarti con il metodo del neuropsichiatra americano David Servan-Schreiber. Il principio di questo esercizio d'emergenza contro la rabbia, basato sul respiro, è che il ritmo coerente del cuore influisce positivamente sulle funzioni cerebrali. Prova la sequenza anti-stress, suggerita da Giampaolo Perna, professore onorario di psichiatria e neuropsicologia all'Università di Maastricht (Olanda), per scacciare le tensioni negative in dieci minuti. ♦ Mettiti in posizione comoda e tranquilla e cerca di allontanare pensieri e preoccupazioni. ♦ Concentrati sulla respirazione: fai due respiri lenti e profondi per stimolare l'attività del sistema parasimpatico. ♦ Segui con cura particolare la fase di espirazione, fino al termine, poi fai una pausa di qualche secondo finché l'inspirazione successiva si avvierà spontaneamente. ♦ Ora porta l'attenzione sulla zona cardiaca, immaginando di respirare attraverso il cuore. Servan-Schreiber consiglia di visualizzare il proprio cuore come un bambino che fluttua nell'acqua tiepida. Questo risveglia nel petto una sensazione di calore e di amore, che puoi incoraggiare con il pensiero e il respiro. ♦ Se ti aiuta, riporta alla memoria un fatto piacevole della tua vita.
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Due ore al cellulare e inizi a sbavare Parlare a lungo al telefonino fa aumentare notevolmente la salivazione. A dirlo sono gli studiosi indiani del Vidya Shikshan Prasarak Mandal’s Dental College and Research Center, che hanno condotto uno studio su 142 persone. Il risultato? I volontari che avevano parlato due ore al cellulare mostravano un ingrossamento delle parotidi (le ghiandole salivari più importanti) e una maggior produzione di saliva, in particolare nel lato del volto su cui era appoggiato il telefonino. I ricercatori ipotizzano un effetto delle onde elettromagnetiche sui tessuti delle ghiandole che entrano in contatto con il cellulare, anche se saranno necessari ulteriori studi per dimostrarlo.
Nichel a tavola? Anche se l'allergia al nichel, che risulta attualmente in costante aumento, è prevalentemente dovuto al contatto con oggetti che lo contengono (bottoni, fibbie, gioielli...), piuttosto che di tipo alimentare, anche se il rischio legato al nichel contenuto nei cibi non deve essere trascurato. Tra le sostanze presenti negli alimenti in quantità minori, il nichel è infatti quella che presenta il maggior rischio di provocare allergia. Il nichel si trova allo stato naturale soprattutto in alcuni alimenti di origine vegetale, mentre è scarsa o nulla la sua concentrazione nei prodotti di originale animale e in particolare nelle carni, nel latto e derivati e nelle uova. Chi ha problemi di allergia al nichel dovrebbe fare attenzione, oltre ai cibi in scatola metallica di qualsiasi tipo, a pomodori, spinaci, arachisi, nocciole, lenticchie, asparagi, fagioli, piselli, ceci, carote, cipolle, funghi, farina integrale, limone, ma anche liquirizia, margarina, aringhe, ostriche, pere, cacao e cioccolato. Non dimentichiamo che anche l'acqua delle reti idriche cittadine ne può contenere in quantità variabili. Attenzione anche alle pentole in cui sono preparati gli alimenti: i soggetti sensibili dovrebbero evitare pentole o teglie di acciaio inossidabile, mentre non presentano problemi altri materiali.
L'alcol non scaccia i brutti ricoldi
Si ammala meno chi non racconta un sacco di bugie Viva la sincerità, ne guadagna la tua salute. A sostenere i benefici fisici della franchezza è un recente studio condotto da un team di psicologi dell'University of Notre Dame, nell'lndiana. I ricercatori statunitensi hanno preso in esame per 75 giorni 110 persone. A un gruppo è stato chiesto di non mentire mai, anche a costo di restare zitti. I volontari del secondo gruppo, invece, hanno potuto raccontare frottole liberamente. La sincerità dei partecipanti è stata misurata grazie ai test della macchina della verità. Risultato? Le persone obbligate a non dire bugie si sono ammalate con minor frequenza. I guai più comuni tra i bugiardi? Mal di gola, mal di testa e depressione. I risultati dello studio, presentato al meeting annuale dell'American Psychological Society che si è tenuto a Orlando, non devono far pensare che si debba essere sinceri a tutti i costi. «La bugia, dal punto di vista sociale e comportamentale, è necessaria per sopravvivere», puntualizza Sean Spence, docente di psichiatria all'Università di Sheffield, in Gran Bretagna. «A tutto c'è un limite, però. Può essere comprensibile la fandonia raccontata per evitare guai o imbarazzi. Ma quando si esagera, la menzogna diventa patologica e fa male a chi la racconta».
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Bere per dimenticare? Un'assurdità. Oltre a fare un danno al proprio corpo per I'eccesso di alcol, i cattivi pensieri non se ne vanno. Anzi, secondo un recente studio americano, la classica sbornia scacciaguai sortirebbe I'effetto contrario, tendendo a prolungare le reazioni a un evento traumatico. La ricerca, pubblicata nella versione online della rivista Nature Neuroscience, è stata condotta su topi da laboratorio, ma gli studiosi dell'University of North Carolina e del National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism concordano nell'affermare che I'ubriacatura sortisce gli stessi effetti anche negli essere umani: l'alcol fa perdere lucidità e, con essa, la via d'uscita ai problemi.
Dalle banane verdi la pasta per i celiaci È fatta con la farina di banane verdi, è più gustosa dei normali prodotti senza glutine e costa meno. La nuova pasta, che potrebbe arricchire la dieta di tante persone celiache, è stata messa a punto dai ricercatori dell’Università del Brasile. Gli studiosi hanno fatto assaggiare maccheroni e spaghetti prodotti con l’inusuale farina a 75 volontari, che hanno giudicato buono il sapore. Non solo: la pasta con questa farina ha mostrato anche un buon livello di proteine e una ridotta quantità di grasso (il 98% in meno rispetto ad altri prodotti per celiaci, in cui il glutine viene compensato con sostanze lipidiche). «Le banane verdi sono considerate un sottoprodotto di scarso valore», ha commentato Renata Puppin Zandonadi, prima firmataria dello studio. «Per questi vegetali, invece, adesso potranno aprirsi nuove possibilità di sviluppo». Lo studio è apparso sul Journal of the Academy of Nutrition and Dietetics.
Carie addio con una nuova molecola
Via la tosse con il miele
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Consigliato anche dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), il rimedio della nonna per eccellenza funziona e, secondo alcuni studi scientifici, è addirittura più efficace che prendere un sedativo a base di destrometorfano. A confermare la bontà del miele anche per i piccoli ora c'è uno studio israeliano dell'Università di Tel Aviv, pubblicato sulla rivista Pediatrics. La sperimentazione ha coinvolto 300 bambini da uno a cinque anni, tutti con la tosse. Ad alcuni, prima di andare a letto, è stato dato un cucchiaino di miele, ad altri un cucchiaino di estratto di silan, uno sciroppo dolce che nel test fungeva da placebo. Chi ha preso il prodotto dell'alveare ha mostrato evidenti miglioramenti già la mattina successiva, mentre gli altri bimbi hanno continuato a tossire per qualche giorno. I ricercatori hanno così dimostrato che il miele può essere utile nella lotta contro le infezioni respiratorie perché ricco di antiossidanti, tra cui la vitamina C e i flavonoidi. Non solo: la consistenza densa allevia il fastidio della gola irritata e aiuta a lubrificare le vie aeree. Nello studio la varietà che ha dato i risultati migliori è stata quella di limone, ma anche eucalipto e lavanda si sono comportati bene. Il miele, però, contiene molti zuccheri: meglio quindi non superare la dose giornaliera di un cucchiaino.
100%fitnessmag • dicembre 2013
Buone notizie per quel 73% di popolazione mondiale alle prese con le carie: gli scienziati delle Università di Yale (Stati Uniti) e di Santiago del Cile hanno scoperto una molecola che sembra capace di difendere i denti con molta maggiore efficacia, rispetto ai dentifrici tradizionali. L’hanno battezzata Keep32, alludendo alla possibilità di difendere dalle carie tutti e 32 i denti. I test in laboratorio hanno rivelato che questa sostanza sarebbe capace di debellare, in particolare, il batterio Streptococcus mutans, fra i principali responsabili della trasformazione degli zuccheri in sostanze acide, che arrivano poi a corrodere lo smalto dentale e a produrre la carie. Non solo: Keep32 sarebbe in grado di agire in un solo minuto. Occorreranno, però, nuovi studi e una sperimentazione su un numero ampio di volontari, prima di avviare la commercializzazione.
Gli spaghetti? Meglio a cena
Via libera alla spaghettata di mezzanotte: se vuoi perdere peso devi concentrare i carboidrati in un pasto invece che distribuirli durante la giornata, come ha dimostrato uno studio dell'Università di Gerusalemme (Israele). Non solo i chili sul display della bilancia si abbasseranno, ma avrai pure un giro-vita più snello
#LOGOPEDISTA PEDIATRA
Dottoressa
Mariarosaria D’Esposito Laureata in Logopedia presso l’Università di Napoli - Federico II. Disponibile telefonicamente Giovedì e Sabato dalle 9.00 alle 13.00 - Cell. 338.3191494
Cari Teletubbies... è ora di andare in pensione!!!
Gli articoli di Mariarosaria D'Esposito su http://bit.ly/1c9PCsk
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Era il “piccolo schermo”, la vecchia, cara mamma TV, oggi sostituita da maxi monitor, extraslim ed ipertecnologici. Ma qualcosa di piccolo ancora c'è... forse di troppo piccolo: l'età di molti dei telespettatori. Le statistiche sono preoccupanti: circa il 60% dei bambini, tra i 9 mesi ed i 2 anni d'età, viene “parcheggiato” per più di due ore al giorno davanti alla TV ed il 25% ha una “scatola magica” nella propria cameretta. L'esposizione precoce alla televisione, entro i 2 anni di vita, dovrebbe essere fortemente limitata per gli innumerevoli danni che può creare, in rapporto all'apprendimento del linguaggio, allo sviluppo dell'attenzione e della capacità di socializzare e relazionarsi. Il Professor Dimitri Cristakis, pediatra e docente all'Università di Washington, ha
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studiato ed approfondito gli effetti che troppa televisione può determinare, nelle diverse fasce d'età, dai 9mesi all'adolescenza. Le conclusioni alle quali è arrivato, che l'hanno poi portato a bandire per i suoi figli gli apparecchi televisivi fino ai 3 anni, sono a dir poco sconcertanti. Le ore trascorse con “l'amica virtuale” potrebbero essere inversamente proporzionali allo sviluppo delle competenze linguistiche del soggetto. Inoltre pare esista una correlazione tra l'uso eccessivo della TV da bambini e l'inclinazione alla violenza da adulti. Nei primi 2 anni di vita la plasticità neurologica è al massimo. Il bambino è una “spugna” capace di apprendere un'incredibile quantità di dati ad una velocità sorprendente; questa dote tende ad
#LOGOPEDISTA
Le ore trascorse davanti alla TV potrebbero essere inversamente proporzionali allo sviluppo delle competenze linguistiche del bambino
affievolirsi man mano che cresce. La TV “impigrisce” il cervello che tende ad una condizione di passività e scarsa elaborazione, a differenza di quanto avviene nel gioco che invece stimola l'immaginazione e la creatività. Inoltre i programmi destinati ad intrattenere ed “ipnotizzare” i piccoli telespettatori determinano una iperstimolazione della vista e dell'udito, a scapito degli altri canali sensoriali. I cambi repentini di intensità dei suoni e le continue variazioni di immagini è possibile che interferiscano con la percezione della realtà che potrebbe apparire troppo “grigia”, lenta e monotona, in rapporto a quella virtuale. L'intrattenimento mediatico protratto per un tempo eccessivo, induce il bambino all'isolamento e può causare nel tempo disturbi di tipo comportamentale. Il disinteresse per l'altro, la scarsa attitudine a socializzare e comunicare non favoriscono l'arricchimento del linguaggio: deficit di tipo articolatorio, inadeguatezza morfo-sintattica e lessicale, ma soprattutto una prosodia poco spontanea, possono essere i primi sintomi da overdose da TV. Studi condotti dallo stesso Dimitri Cristakis su campioni di piccoli telespettatori, esposti al monitor per tempi diversi, hanno dimostrato
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come il linguaggio dei baby-dipendenti sia più povero e meno contestuale. Tanti i canali, i programmi e i DVD destinati alla prima infanzia, efficaci al punto da incollare al monitor questi giovani telespettatori ancora in erba. Alcuni format si propongono quali programmi educativi, che stimolano l'attenzione, arricchiscono il vocabolario o addirittura avvicinano all'arte pittorica o alla musica classica. Nella realtà, dietro molti di questi programmi, che promettono di trasformare un bambino normodotato in un “Little Einstein”, vi è un'industria enorme che frutta milioni e milioni di euro. Non esiste una vera e propria letteratura scientifica che possa provare il valore didattico di questa fetta di mercato televisivo e ritengo sarebbe opportuno che specifiche ricerche ed un'adeguata informazione ne attestassero la validità. Ma la TV non è tutta da demonizzare e non è solo spazzatura. Non diversamente dai videogame o dal PC basta fruirne con misura ed attenersi a qualche semplice regola. E quindi: ♦ via la TV dalla cameretta: che non intacchi la qualità del sonno e non si sostituisca alla fiaba da leggere prima di dormire ♦ via la TV dalla camera da pranzo: bisogna tutelare il tempo a tavola evitando “dall'intrusa” e favorendo invece la comunicazione verbale. ♦ evitare l'uso della TV come sfondo, durante i compiti, il gioco o altre attività ♦ stabilire preventivamente il tempo, preferibilmente coincidente con il programma scelto ♦ prediligere trasmissioni adatti ai piccoli per età e contenuto ♦ distrarre i bambini durante il bombardamento pubblicitario ♦ rimanergli accanto a guardare e commentare i programmi, riportando sempre, per quanto possibile, ad un piano di realtà ♦ evitare di ricorrere all'amica in 2D come baby-sitter telematica. Un giusto tempo e qualche precauzione consentono di approcciare a quella fonte di odio-amore che è TV, con serenità e cautela, tutelando allo stesso tempo uno sviluppo sociale e linguistico adeguato.
#NEUROPSICOMOTRICISTA
È Natale Dottoressa
Daniela Caiafa Laureata in Neuropsicomotricità dell’età evolutiva, presso l’Università di Napoli - Federico II. Disponibile telefonicamente Lunedì e Sabato dalle 9.00 alle 13.00 Cell. 347.5477785
Gli articoli di Daniela Caiafa su http://bit.ly/1bjyYJp
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Come ben sappiamo il Natale è per eccellenza la festa dei bambini che si apprestano con grande entusiasmo ai preparativi dell’albero, del presepe, delle decorazioni. Le luci che illuminano tutti i palazzi, le case e le strade aiutano a rendere questo periodo dell’anno magico… Le vacanze di Natale sono trascorse perlopiù in famiglia, tutte le varie attività dei bambini vengono sospese. Le mamme, i papà e i figli sono tutti più “rallentati”: non bisogna correre a scuola, in palestra, ecc... Il tempo libero è tanto e così si riscopre il piacere di stare insieme anche con gli zii, cugini ed amici. Durante questi giorni si rispolverano le tradizioni che ci caratterizzano, le visite ai presepi, le tombolate, le partite a carte, la messa di mezzanotte, tutto è fatto sempre con mamma e papà. Durante questi giorni è palpabile la gioia, la felicità, i sorrisi che si
notano un po’ ovunque, questa la condizione di tante famiglie… ma può essere il periodo più triste dell’anno per tutti quei bambini che hanno i genitori separati, come poterli aiutare cercando di non farli soffrire? Possono apparire tristi e apatici, altri più vivaci del solito, altri invece sono arrabbiati, musoni e rispondono in modo scortese e aggressivo. Comunque manifestano, a modo loro un malessere, per una scarsa accettazione della situazione. Purtroppo si devono dividere tra mamma e papà distribuendo le feste in modo equo, e ogni volta vengono costretti a rivivere e a ricordare i vecchi tempi in cui la famiglia era unita, sentendo la distanza e l’assenza dell’altro genitore lontano. Ci sono dei comportamenti che però possono rendere migliori o per lo meno tranquille le festività per i nostri piccoli. La cosa migliore sarebbe sicuramente
#NEUROPSICOMOTRICISTA
trovare un accordo con il nostro ex e stabilire già con largo anticipo, per evitare improvvisate e permetterci di preparare psicologicamente i piccoli, le visite per le festività, spiegando tranquillamente al bimbo che ad esempio per la sera della cena della vigilia sarà a casa con noi e magari per il pranzo di Natale con il papà, senza creare confusione e soprattutto facendo capire al piccolo che mamma e papà anche se non stanno più assieme, per lui son sempre presenti, e che entrambi passeranno un pò di questa magica festa con lui, per rivivere le vecchie tradizioni e scartare assieme i pacchetti. Sbagliatissimo invece è fare una sorta di gara per chi farà il regalo più costoso o grande al bimbo! Purtroppo sebbene sia una cosa molto infantile, molte coppie si trovano a scegliere regali inutili pur di far vedere quanto hanno speso senza pensare che un pensiero molto più piccolo ma più adatto al bimbo sarebbe stato sicuramente più gradito e più opportuno! Evitiamo di allevare figli despoti e materialisti, insegniamo loro ad apprezzare i piccoli pensieri nati dal cuore senza cercare per forza "quel che han tutti" o "quel che costa di più"; e questo lo insegniamo solo con il nostro esempio! Nel ricevere regali
“importanti” potrebbero pensare che mamma e papà vogliano comprarsi il loro affetto con i regali, e che con questi i piccoli debbano sentirsi in dovere di passare più tempo comprese le festività, con il genitore più generoso, cosa veramente terribile e squallida. Quindi anche per i doni, se con l'ex corre un buon rapporto, mettiamoci d’accordo su cosa regalare entrambi, evitando di metterci in competizione e di fare regali esagerati e costosi e soprattutto per evitare di sprecare soldi in regali magari doppi! Se la separazione è recente e quindi fresca, probabilmente anche i bimbi stanno soffrendo di più in questo periodo e sicuramente non sarà come gli anni precedenti quando l'atmosfera natalizia cresceva giorno dopo giorno; il nostro compito è cercare di mantenere viva la tradizione con la consapevolezza che non sarà come prima quindi impegniamoci credendoci veramente, per ricreare un'atmosfera magica, compriamo assieme al piccolo delle nuove decorazioni o mettiamoci noi direttamente a crearle con lui, cantiamo insieme le tipiche canzoncine natalizie e cerchiamo di tenere ben lontana quella tremenda sensazione ed atmosfera di vuoto che ha
Durante questi giorni la gioia, la felicità, i sorrisi si notano un po’ ovunque… ma può essere il periodo più triste dell’anno per tutti quei bambini che hanno i genitori separati. Come poterli aiutare cercando di non farli soffrire?
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lasciato la lontananza dell'altro partner, i bambini hanno il diritto di essere felici e noi siamo responsabili della loro felicità, e ci vuole veramente poco. Quindi sfoderiamo tutta la nostra allegria e se è ben lontano sforziamoci e cerchiamo per nostro figlio di sorridere! Facciamo l'albero assieme a lui, divertiamoci a decorare i cartoncini d'auguri, prepariamo il presepe, ritagliamo un pò di spazio per giocare con lui, se possibile invitiamo cuginetti o altri bimbi che possano fargli passare allegramente qualche ora senza pensare troppo alla situazione. Ricordiamoci sempre che il regalo più bello che possiamo fare a nostro figlio è il nostro tempo, per lui sarà molto più importante passare qualche ora con mamma e papà, serenamente senza sentire il fiato sul collo e sbuffi per il "tempo perso" giocando o leggendogli una favola. Se possibile nella massima civiltà cerchiamo di dare serenità a tutti questi bambini che in cuor loro chiedono a babbo natale di far riunire la loro mamma e papà. Che inevitabilmente sperano che tutto torni come prima quando erano una famiglia, cerchiamo in ogni modo di far capire loro che anche se non si vive più insieme, si ci vuole sempre bene, perché si sarà sempre i genitori di… la mamma e il papà di… sarebbe bello riuscire a trascorrere le festività tutti insieme senza illudere i figli con una riconciliazione, ma dando, solo, una dimostrazione di grande amore. Come primo proposito per il Natale proponiamoci di rendere felici i nostri bambini, conservare il più possibile la magia del natale affinchè siamo sereni e possano vivere il periodo più bello dell’anno con il giusto entusiasmo. Tanti auguri di Buon Natale a tutti!!!
#PSICOLOGA
Adolescenza e nuove dipendenze come riconoscere i primi segnali di disagio
Dottoressa
Luisa Buonocore Laureata in Psicologia Clinica presso l’Università “La Sapienza di Roma” Collabora con il Centro di Terapia Metacognitiva Interpersonale di Roma. Disponibile telefonicamente il Lunedì e il Venerdì dalle 10.00 alle 13.00 Cell. 333.4471904
Riferimenti bibliografici: - Caretti V., La Barbera D. (2005). Le dipendenze patologiche. Clinica e psicopatologia, Milano: Raffaello Cortina Editore. - Steiner J. (1993). I rifugi della mente, trad. it. Torino: Bollati Boringhieri, 1996.
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L’adolescenza è una fase dello sviluppo dell’individuo caratterizzata da profonde trasformazioni fisiche e psicologiche, come indica l’etimologia stessa della parola: adolescere significa in latino “crescere”. Questo stadio dello sviluppo presenta caratteristiche complesse e articolate: è un periodo caratterizzato da cambiamenti radicali per quanto riguarda il corpo, la mente, i comportamenti; tali trasformazioni sono estremamente importanti perché riguardano la maturazione biologica, lo sviluppo cognitivo, i rapporti con gli altri e i valori sociali. Diventare grandi è un compito difficile: crescere e maturare avviene anche attraverso momenti di difficoltà, di crisi e di disagio. Le manifestazioni di disagio sono diverse e variabili. Uno dei comportamenti a rischio messi in atto dall’adolescente e che più preoccupa le figure genitoriali è l’uso di sostanze stupefacenti. Attualmente, però, accanto alle tradizionali forme di dipendenza (droghe e alcool) è sempre più vivo l’interesse per un altro gruppo di dipendenze, legate ad oggetti o comportamenti presenti nella vita quotidiana di tutti e che non hanno a che vedere con l’uso di sostanze: le new addiction. Il termine “new addiction” o “dipendenze comportamentali” fa riferimento a una vasta gamma di comportamenti patologici tra i cui: la dipendenza dalle nuove tecnologie, il gioco d’azzardo patologico, lo shopping compulsivo e le dipendenze affettive. Si fa riferimento, quindi, a diversi comportamenti disfunzionali messi in atto in modo sempre più frequente dagli adolescenti. In particolare tra le giovani generazioni, molto diffuse sono le dipendenze tecnologiche caratterizzate da un uso compulsivo di dispositivi tecnologici (Computer, Internet, Videogames, Cellulare). In questo tipo di dipendenze, il mondo
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virtuale diventa un vero e proprio rifugio della mente (Steiner, 1993) con la funzione di creare una realtà interiore più favorevole di quella reale. L’utilizzo indiscriminato e compulsivo del mezzo tecnologico, nonostante si accompagni a uno stato di sollievo momentaneo, diventa a lungo termine una modalità d’isolamento, di compromissione delle relazioni sociali e di perdita di contatto con la realtà. Questi comportamenti sembrano, quindi, essere l’espressione di un disagio psichico profondo e richiamano la nostra attenzione sulla necessità di ascoltare e decodificare una domanda d’aiuto che si esprime spesso in modo paradossale. È fondamentale, dunque, riconoscere i principali segnali di rischio per determinare quando questi comportamenti diventano condotte disfunzionali, addittive o compulsive. Vediamone alcuni: ♦ Ritiro e disagio all’interno delle relazioni sociali ♦ Calo della prestazione scolastica ♦ Richieste inspiegabili di denaro ♦ Perdita d’interesse nelle attività prima svolte (sport e hobby) ♦ Alterazione del ciclo sonno-veglia ♦ Sensazione di non riconoscere più il proprio figlio. I genitori che notano questi segnali possono rivolgersi a figure specialistiche quali Psichiatri, Psicologi e Psicoterapeuti esperti nel campo delle dipendenze che possono aiutare il loro figlio attraverso un trattamento specifico individuale o di gruppo. Molto importante è la disponibilità del genitore a essere coinvolto nel percorso terapeutico al fine di favorire nuove modalità di comunicazione e supportare l’evoluzione sana del proprio figlio.
#ODONTOIATRA PEDIATRA
Denti dritti: il segreto di una postura corretta!
Dottor
Vittorio Milanese Laureato in Odontoiatria e protesi dentiaria presso l’università di Napoli Socio dell’A.N.D.I. Disponibile telefonicamente Martedì e Giovedì dalle 13.30 alle 15.00 Cell. 338.4698121
Ormai è sempre più frequente sentire associati problemi posturali ad una non corretta occlusione dei denti! L’organismo umano è un sistema dinamico, che si muove costantemente regolato dal sistema nervoso centrale. Quest’ultimo determina una risposta muscolare ad ogni input periferico che riceviamo. All’interno di questo sistema, l’apparato stomatognatico - la nostra bocca - è la parte del nostro corpo che si muove di più. Viene da sé che se il movimento della bocca non è corretto l’intero sistema dinamico può risentirne. I denti, con la loro complessa struttura anatomica, condizionano la postura mandibolare la quale, a sua volta, condiziona la postura generale. Se mastichiamo male, se deglutiamo scorrettamente, i muscoli che sono alla base di tali movimenti ne risentono provocando fastidi che possono andare da cefalee muscolo-tensive fino a difetti sull’appoggio plantare. Ecco perché se mi viene chiesto se un mal di testa può dipendere da un malfunzionamento del sistema bocca (o più semplicemente dai denti) la risposta è certamente SI!
mastica bene, non sviluppa un'occlusione dentale corretta e di conseguenza una buona postura. Così appaiono le prime alterazioni della colonna vertebrale (iperlordosi, dorso curvo, atteggiamenti scoliotici), delle ginocchia (valgismo e varismo), del piedi (piatti o cavi)... Una visita precoce, intorno ai 5-6 anni, permette all'ortodonzista di evidenziare le disfunzioni e di correggerle spesso con interventi di impatto ridotto, ma di fondamentale importanza per la futura salute del bambino. In caso contrario, qualora la malocclusione si fosse instaurata, è necessario in genere fare ricorso ad apparecchiature più ingombranti, ma sempre con attenzione all'equilibrio posturale. In conclusione va sottolineato che non bisogna andare dal dentista solo perchè i denti fanno male oppure sono storti e l'estetica del sorriso non soddisfa, ma anche perché un professionista adeguatamente preparato ed aggiornato è in grado di svolgere una prevenzione che riguarda la salute dell'intero organismo.
Il ruolo dell'ortodonzia II dentista - ed in particolare l'ortodonzista (cioè chi si occupa del corretto allineamento dei denti) - può svolgere un compito molto importante sia in senso curativo (in caso di problemi posturali già in atto) che preventivo. L'organizzazione posturale parte dal cranio ed inizia già nell'utero materno. È la crescita cranio-facciale che determina la posizione della testa nello spazio; e dalla testa partono tutti i messaggi per una corretta postura. L'occlusione dei denti e tutte le funzioni della sfera oro-nasale (respirazione, deglutizione, masticazione) hanno perciò un'importanza fondamentale per l'equilibrio posturale. Un bambino che respira male con il naso (per riniti, ipertrofia dei turbinati o deviazioni del setto, adeno-tonsilliti frequenti) o che non deglutisce correttamente (deglutizione atipica da allattamento artificiale, suzione del dito, uso prolungato del succhiotto) o che non
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#ANESTESISTA PEDIATRA
Artrite Psoriasica Cos’è l’artrite psoriasica? L’artrite psoriasica (AP) è una malattia infiammatoria cronica delle articolazioni (caratterizzate da dolore, gonfiore, calore, rigidità articolare e a volte arrossamento) associata alla presenza di psoriasi cutanea o alla familiarità per psoriasi, descritta per la prima volta nel 1818 da un medico francese, Jean Lous Alibert. La malattia colpisce in percentuale lievemente superiore il sesso maschile e la maggior parte dei pazienti manifesta la malattia fra i 30 e 50 anni. Nella maggioranza dei casi (75%) la psoriasi precede la comparsa di artrite; più rara è l’insorgenza contemporanea del coinvolgimento articolare e cutaneo (15%) mentre ancora meno frequente è la comparsa dell’artrite prima della psoriasi (10%). In un piccolo sottogruppo di pazienti l’AP può essere diagnosticata anche in assenza di psoriasi (AP sine psoriasi). Fra la manifestazione clinica e quella articolare non ci sono correlazioni: l’artrite può comparire o peggiorare quando la psoriasi migliora ma può accadere il contrario.
Cos’è la psoriasi? La psoriasi è una malattia infiammatoria della pelle, solitamente cronica, non infettiva. Le manifestazioni più comuni sono rappresentate da chiazze arrossate ben delimitate ricoperte da desquamazioni color argento o opalescenti. Le lesioni sono di varie dimensioni e la severità può variare da pochi punti di desquamazione di tipo forforoso a forme più estese con esfoliazioni ed eruzioni più importanti. Il prurito non è sempre presente. Le sedi cutanee più interessate sono: gomiti, ginocchia, cuoio capelluto, regione lombare; meno frequentemente può manifestarsi nelle superifici di flessione, sui genitali, sulla pianta dei piedi e il palmo delle mani. Possono essere coinvolte anche le unghie delle mani e dei piedi che appaiono ispessite, giallastre e di consistenza friabile, con irregolarità della superficie.
Qual è la causa dell’artrite psoriasica? Sebbene finora non sia ben nota la causa dell’AP, si ritiene che in soggetti geneticamente predisposti, sotto l’influenza di fattori scatenanti (traumi fisici, infezioni, stress, etc.), il sistema immunitario che normalmente difende l’organismo dagli agenti esterni, possa attaccare le articolazioni e la pelle.
Quali sono le manifestazioni articolari? L’artrite può svilupparsi lentamente con sintomi
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Dottor
Antonio Coppola Medico, pediatra, rianimatore, anestesista specializzato nella terapia del dolore Cell. 338.1705569
lievi oppure rapidamente ed in forma severa. Generalmente, il paziente manifesta uno dei seguenti sintomi e/o segni: rigidità (specialmente al mattino); dolore e gonfiore in una o più articolazioni delle mani, dei piedi oppure gomiti, ginocchia e caviglie, di solito a carattere asimmetrico; riduzione dell’ampiezza dei movimenti; rigidità mattutina; alterazioni delle unghe (per esempio: separazione dell’unghia dal letto ungueale, a tratti infossata da mimare un’infezione fungina). Tendiniti e borsiti (infiammazione dei tendini e delle borse – strutture contenenti fluido situtate tra i tendini e l’osso o adiacenti l’articolazione con funzione di cuscinetto e lubrificazione) possono essere segni distintivi. Manifestazioni più caratteristiche di questa malattia rispetto alle altre artropatie, come ad esempio l’artrite reumatoide, sono: la dattilite (il cosiddetto dito a “salsicciotto”, che si manifesta con gonfiore omogeneo di un dito della mano o del piede per infiammazione dei tendini e delle articolazioni del dito interessato) e l’entesite (infiammazione del sito di inserzione dei tendini e dei legamenti sull'osso, la localizzazione più frequente è a carico dell’inserzione del tendine di Achille, posteriormente alla caviglia). Altri pazienti possono riferire episodi di lombalgia che può indicare la presenza di infiammazione delle articolazioni sacroiliache (articolazioni posteriori del bacino).
Come si fa diagnosi di artrite psoriasica? Non ci sono esami specifici e la diagnosi si pone essenzialmente in base al quadro clinico (segni di infiammazione a carico delle articolazioni o dei
#ANESTESISTA PEDIATRA tendini, presenza di psoriasi cutanea, psoriasi delle unghie) e la storia clinica (storia di psoriasi nei familiari di I grado). E’ importante comunicare al proprio medico l’eventuale presenza di psoriasi cutanea. Gli esami di laboratorio non sono specifici e sebbene l’AP a volte si associ ad anemia e aumentati valori degli indici di infiammazione (VES, proteina C reattiva, fibrinogeno) e dell’acido urico (in base alla presenza e gravità della psoriasi cutanea), tali alterazioni sono presenti anche in altre malattie reumatiche, come la gotta, e tra l’altro non è raro osservare dei casi di AP con normalità di tali valori. Nei pazienti con diagnosi dubbia, l’artrocentesi (prelievo del liquido presente nella cavità articolare) per l’analisi del liquido sinoviale può essere dirimente. Distinguere una forma di artrite gottosa da una forma di artrite psoriasica è importante poiché diversa è la terapia. Una caratteristica dell’AP è l’assenza di un anticorpo chiamato fattore reumatoide, spesso associato all’artrite reumatoide. Dal punto di vista degli esami strumentali, nelle primissime fasi della malattia la radiografia convenzionale non è utile per la diagnosi poichè le alterazioni caratteristiche della malattia (fenomeni di riassorbimento e proliferazione dell’osso) compaiono dopo mesi o anni dall’insorgenza dei sintomi. L’ecografia articolare è un esame utile sia nelle prime fasi che in quelle successive, poiché ha una maggiore sensibilità rispetto alla radiografia nel rilevare segni di infiammazione nelle diverse strutture dell’articolazione (versamento nello spazio articolare, studio della membrana sinoviale, etc..).
Qual è la terapia dell’artrite psoriasica? Una diagnosi e trattamento dell’AP possono aiutare a prevenire o limitare il danno articolare che compare negli stadi avanzati della malattia. La terapia è consigliata dal medico in base alla storia clinica del paziente, alla severità del coinvolgimento articolare e alla tollerabilità ai diversi tipi di farmaci. Obiettivi della terapia sono quelli di alleviare il dolore, ridurre il gonfiore, prevenire il danno articolare. In prima istanza vengono consigliati i farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS), al bisogno; essi non curano la malattia ma sono efficaci nel controllare il dolore e la rigidità articolare; agiscono rapidamente ed il loro effetto si esaurisce dopo alcune ore o comunque nell’arco della giornata, per cui il paziente dovrebbe assumerli in maniera continuativa. I FANS devono essere prescritti dal medico che valuterà sia l’eventuale interazione con altri farmaci assunti dal paziente, sia possibili effetti collaterali (ipertensione arteriosa, disturbi digestivi, diarrea, riduzione della diuresi). Qualora i FANS perdano di efficacia oppure peggiora la severità della malattia, è necessario iniziare l’uso dei farmaci di fondo, così chiamati
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perché agiscono anche sul gonfiore e sul danno articolare modificando il decorso della malattia (in inglese sono definiti con l’acronimo DMARDs). Tali farmaci, a differenza dei FANS, non agiscono rapidamente e prima che si manifesti il loro effetto necessitano di diverse settimane. Quelli più comunemente usati sono: gli antimalarici (clorochina, idrossiclorochina) e la sulfasalazina (somministrati con cautela per il possibile peggioramento della psoriasi cutanea); più utilizzati oggi sono il metotrexate e la ciclosporina, efficaci sia sull’artrite che sulla psoriasi cutanea. Recenti studi medici hanno evidenziato l’efficacia della leflunomide, farmaco comunemente usato per trattare l’artrite reumatoide ma ancora privo di autorizzazione per il trattamento dell’artrite psoriasica. I DMARDs possono essere usati anche in associazione tra di loro. Essendo dei farmaci immunosoppressori, con possibili effetti collaterali sulle cellule del sangue, fegato e reni, è necessario effettuare periodicamente dei prelievi di sangue per controllare eventuali alterazioni della funzione di questi organi. L’uso dei corticosteroidi è limitato nelle forme aggressive, in primo luogo per via intra-articolare (iniettando il farmaco all’interno dell’articolazione infiammata) che per via sistemica (per bocca, intra-muscolo o endovena). Da poco meno di 10 anni viene utlizzata un’altra categoria di farmaci chiamati farmaci biologici dove il termine “biologico” si riferisce alla modalità con cui sono prodotti: essi sono potenti immunosoppressori vengono utilizzati nei pazienti che non hanno avuto beneficio dalle terapie con i farmaci precedentemente elencati. Un loro uso tempestivo, tuttavia, sembrerebbe bloccare l’evoluzione della malattia limitando i danni delle articolazioni. Prima di iniziare il trattamento con i farmaci biologici è importante escludere la presenza di malattie infettive latenti o pregresse, come la tubercolosi o le infezioni da virus dell’epatite. Altri trattamenti possono essere: ♦ UVB PUVA ♦ immobilizzazione con ortesi ♦ attività fisica, riabilitazione ♦ terapia fisica (per migliorare e mantenere la funzionalità articolare e muscolare) ♦ terapia occupazionale (per migliorare l’abilità ad eseguire le comuni attività quotidiane) ♦ gestione dermatologica della psoriasi cutanea, se presente ♦ valutazione chirurgica (per riparare o sostituire le articolazioni danneggiate; se giustificato, questo solitamente avviente anni dopo la diagnosi).
#FISIOTERAPISTA PEDIATRA
Perchè fare l'esame baropodometrico Dottoressa
Veronica Di Martino Fisioterapista Specializzata Ginnastica Posturale Metodo Mézières Studio Ir.Ve. Tel. 081.0097352
L'esame baropodometrico è un test che permette di valutare la qualità dell'appoggio a terra dei piedi. Il test fornisce informazioni sulle pressioni che vengono scambiate tra la superficie di appoggio del piede ed il terreno e valuta in modo approfondito la modalità di esecuzione del passo ed eventuali alterazioni della deambulazione.
Esame baropodometrico statico Valuta l'appoggio del piede identificando le aree di maggiore e minore carico. Nella stessa seduta in pochi minuti, si registrano anche: ♦ Valori quali distribuzione del carico, delle superfici, posizione del centro di pressione del poligono di appoggio e di quello dei singoli arti. ♦ Una scala colorimetrica a 10 livelli di colore che evidenza le caratteristiche dell’appoggio e segnala eventuali ipo ipercarichi. ♦ I valori pressori sono comparabili tra piede destro e sinistro. ♦ Simmetrie di carico e di superficie: CARICO L’indagine statica restituisce dati di differenza di carico percentuale tra il piede destro e quello sinistro. Questo indicatore é raffrontato a quanto rilevato in dinamica e deve essere sempre rapportato al medesimo indicatore di carico dinamico. SUPERFICIE Questo indicatore consente inoltre di inquadrare la simmetria fra la superficie occupata dai due piedi e il grado di piattismo o cavismo
Esame baropodometrico dinamico Viene effettuata chiedendo al paziente di camminare sulla pedana fino alla sua estremità e ritorno. La camminata può essere ripetuta più volte. Questa analisi verifica lo spostamento del peso, l'appoggio, i tempi di carico, durante la camminata. A monitor è possibile evidenziare la
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percentuale di appoggio sull'avampiede rispetto al retropiede, ed il dispiegarsi della deambulazione. Questo esame deve essere correlato all’indagine statica per verificare variazioni dei valori rispetto ai parametri di base. Lo studio permette di approfondire patologie strutturali (eterometria-dismetria,piattismocavismo, atteggiamenti in varo-valgo, ecc.), riflessi algogeni, influenze dell’apparato visivo-vestibolare e scompensi del SNC.
La valutazione L'esame permette una valutazione anatomica e funzionale del piede, fornendo inoltre una registrazione grafica della pressione esercitata sul terreno, sia quando il paziente si trova in posizione completamente eretta, sia quando cammina. Lo studio della distribuzione di queste pressioni consente di valutare la biomeccanica posturale e locomotoria unitamente alle sue variazioni patologiche. L'esame pertanto è utile nel descrivere la morfologia, la funzione e disfunzione statica e dinamica del piede. L'esaminatore ne riceve anche un'impressione di eventuali patologie proprie del piede così come di altri segmenti corporei interconnessi anatomicamente e funzionalmente con esso.
#FARMACISTA PEDIATRA
Numerosi i servizi che la farmacia offre Dottor
Giuseppe De Simone Laureato in Farmacia e Specializzato in Scienza e tecniche delle piante officinali presso l’Università Federico II di Napoli. - Cell. 335.5302988
Per il controllo della pressione arteriosa ci avvaliamo di un apparecchio in grado di rilevare non solo il valore della pressione sistolica (pressione massima), pressione diastolica (pressioneminima) e frequenza cardiaca (numero di battiti), ma anche l’eventuale presenza di fibrillazione atriale (l’anomalia del ritmo cardiaco più comune nella popolazione adulta e tra le piùimportanti cause di ictus). Per monitorare invece la pressione arteriosa nel corso delle 24/48 ore abbiamo a disposizione l’apparecchio per l’Holter pressorio. Con questo strumento è possibile individuare eventuali alterazioni della pressione mediante la registrazione diurna (una misurazione ogni quarto d’ora) e notturna (una misurazione ogni mezz’ora) della pressione sistolica, diastolica e della frequenza cardiaca. La consegna del referto, validato da un cardiologo, avviene entro due giorni lavorativi dall' esame. Allo stesso modo noleggiamo l'Holter ECG dinamico, con il quale è possibile registrare un elettrocardiogramma in continuo per 24/ 48 ore, evidenziando alterazioni della funzionalità cardiacache non sono spesso rilevabili nel breve lasso di tempo di un classico ECG. Mediante prelievo capillare effettuiamo autoanalisi dei principali parametri del sangue: la glicemia e
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Gli articoli di Giuseppe De Simone su http://bit.ly/1ghBPqX
l'emoglobina glicata, che misurano la quantità di zucchero nel sangue del momento e degli ultimi 3 mesi, il colesterolo, i trigliceridi, il tempo di protrombina (INR) che deve essere monitorato con frequenza da pazienti che necessitano di assumere farmaci anticoagulanti. La farmacia offre inoltre servizio di prenotazione CUP presso la ASL e centri privati convenzionatio e non. In particolare, si possono prenotare visite specialistiche e strumentali, esami diagnostici e clinici, prestazioni infermieristiche e fisioterapiche a domicilio e servizi di assistenza domiciliare, Periodicamente offriamo la possibilità di effettuare alcuni test di prevenzione su prenotazione. La Moc (Mineralografia Ossea Computerizzata) da indicazioni circa il grado di mineralizzazione delle ossa, mediante un esame non invasivo, della durata di 15 minuti circa, con consegna del referto immediata; Le intolleranze alimentari per verificare il proprio stato mediante un test indolore e non invasivo, di breve durata, che evidenzia quali cibi sono mal tollerati dal nostro organismo e quali invece sarebbe meglio privilegiare; per la prevenzione dell’insufficienza venosa è invece possibile effettuare un test con un apparecchio che controlla il refilling time, cioè la circolazione del sangue nel polpaccio. Vi è inoltre la possibilità di controllare la correttezza della propria postura mediante un semplice test effettuato da un posturologo con e senza l’ausilio di uno specifico plantare. Una volta al mese è a disposizione un tecnico audioprotesista per effettuare l’esame dell’udito mediante un test audiometrico. Una consulente dermatologica dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata di Roma (IDI) presta consulenza gratuita effettuando l’esame della pelle e del capello con un’apposita apparecchiatura in grado di rilevare l’idratazione, la sebometria e la pigmentazione. Il Servizio di prenotazione di visite specialistiche ed analisi cliniche presso ASL e cliniche private, prestazioni infermieristiche e di assistenza domicilare. Info 081.8786605.
#CARDIOLOGO PEDIATRA
Novità per il
colesterolo
Secondo gli ultimi studi americani si possono usare meno farmaci contro i grassi nel sangue e puntare più sull'attività fisica e su una sana dieta. Occorre educare il paziente e non curare il colesterolo quando non è necessario
Non passa tempo che non ci sono novità da parte del mondo scientifico per la cura e la prevenzione delle malattie cardiovascolari, come l'infarto cardiaco e l'ictus cerebrale. E come causa principale, quindi da prevenire e combattere, v'è la presenza dei grassi nel sangue ed in particolar modo il colesterolo, oltre agli altri elementi responsabili. Tra questi il sovrappeso, l'ipertensione arteriosa trascurata, il fumo di sigaretta, il diabete non curato e una vita particolarmente stressante. Il colesterolo viene prodotto dallo stesso organismo (80%) ed in parte proviene dagli alimenti di origine animale (15-30%). È particolarmente necessario in piccola quantità ma in grandi quantità può determinare notevoli danni, specie alle arterie ed alla circolazione ostacolando l'arrivo del sangue a organi vitali come il cuore e il cervello.
I due tipi di colesterolo Gli articoli di Vittorio Fabbrocini su http://bit.ly/1gCxr2Z
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I grassi, compreso il colesterolo, circolano nel sangue conglobati in elementi definiti come Lipoproteine. Queste sono delle particelle con un centro lipidico (fatto da grassi) avvolto da un guscio di sostanza proteica. In questo
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Professor Dottor
Vittorio Fabbrocini Cardiologo e Internista, è stato Libero Docente presso l’Università di Napoli, Primario ospedaliero e poi Cardiologo ambulatoriale a Napoli. Giornalista pubblicista, già Redattore scientifico de IL MATTINO di Napoli Tel. 338.4086506 - v.fabbrocini@alice.it
modo i grassi raggiungono i vari organi. Per la loro densità queste Lipoproteine sono state distinte in HDL, Lipoproteine ad alta densità, e in LDL, Lipoproteine a bassa densità. Le prime HDL, definite anche come "colesterolo buono", sono considerate "spazzini" del sangue perchè nelle arterie prelevano il colesterolo e lo portano al fegato, che poi lo elimina per le vie
#CARDIOLOGO
intestinali. Le LDL, definite come "colesterolo cattivo", in eccesso vanno incontro a modificazioni strutturali, causate da agenti ossidanti come i cosiddetti "radicali liberi" e si depositano sulle pareti dei grossi e piccoli vasi arteriosi, Aorta e Coronarie. Ciò determina gravi svantaggi: ostacolo meccanico al flusso sanguigno perchè le LDL ossidate vanno a depositarsi sulla parete arteriosa; in tali sedi cominciano a proliferare le cellule muscolari che costituiscono la parete dell'arteria.
La placca aterosclerotica Si costituisce in tal modo una placca, detta "aterosclerotica" che tende a crescere con il passare del tempo. In tal modo si riduce il lume dell'arteria ed il sangue passa con notevole difficoltà. A questa situazione la stessa placca riduce notevolmente l'elasticità della parete del vaso, particolarmente necessaria a trasmettere l'azione propulsiva della pompa cardiaca e quindi peggiora la circolazione arteriosa e capillare. Come conseguenza di tutto ciò alcune parti della placca possono rompersi e staccarsi in microscopici pezzi (trombi) che, attraverso il flusso sanguigno, possono otturare dei capillari impedendo l'arrivo ai tessuti periferici (cuore, cervello, arti). Per quanto è stato scritto in precedenza mentre negli anni passati nei controlli del sangue veniva effettuato soltanto l'esame del colesterolo totale. Oggi invece viene effettuato un riscontro anche delle Lipoproteine HDL. LDL e Trigliceridi. In un soggetto normale il colesterolo totale deve essere inferiore a 200 milligrammi per decilitro di sangue; il colesterolo "buono" (HDL) superiore ai 50mg/dl; il colesterolo "cattivo" inferiore a 150 mg/dl; i Trigliceridi tra i 50 ne 170 mg/dl. Va sottolineato che questi valori in genere sono considerati nei limiti in soggetti che non hanno altre condizioni favorenti una implicazione cardiovascolare, come ad esempio una pressione arteriosa elevata da vari anni e non controllata, così per chi fuma da anni molte sigarette, o per i sovrappesi o diabetici scompensati, per coloro che non hanno già un "fattore di rischio" cardiovascolare.
Meno farmaci Secondo recenti studi americani andrebbero cambiate le linee guida che modificano la strategia di prevenzione delle malattie
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cardiovascolari. Di fronte ad un soggetto che ha avuto dei problemi cardiovascolari (infarto o altro) il suggerimento è quello di somministrare Statine (farmaci per ridurre il colesterolo). Ciò viene chiamato dai medici "Prevenzione secondaria". Nei casi in cui il colesterolo è alto ma non vi sono disturbi si deve attuare una "Prevenzione primaria", cioè fare in modo che non si possa verificare un evento di malattia. Gli Americani in tal caso fanno una valutazione dei soggetti: se il soggetto ha più di 21 anni e valori di colesterolo cattivo (LDL) superiore a 190 mg/ ml o è un diabetico o altri fattori di rischio: pressione elevata, fumatore, ridotti valori di colesterolo buono (HDL) conviene attuare una terapia farmacologica con Statine. Negli altri casi si farà ricorso non ai farmaci ma ad una adeguata dieta e ad una continua attività fisica. In Europa anche si fanno le distinzioni tra Prevenzione primaria e secondaria, come gli americani, ma nel contempo si è più impegnati, specie nel passato e forse anche per motivi commerciali, al trattamento farmacologico delle ipercolesterolemie.
L'attività fisica Secondo le linee guida europee oggi si è meno aggressivi nel trattamento dei soggetti cardiopatici con valori di colesterolo poco elevati. Così l'impiego di farmaci diversi o uniti alle Statine per il trattamento non solo del colesterolo ma anche dei Trigliceridi. Le nuove strategie che si vanno attuando, non solo in America ma anche in Europa, riguardano anche l'aumento del colesterolo "buono" e la diminuzione di quello "cattivo". A parte i farmaci l'attività fisica è in grado di aumentare la concentrazione delle HDL (colesterolo buono). Così gli estrogeni nelle donne fino alla menopausa riducono le alterazioni cardiache al confronto degli uomini. Una dieta particolarmente efficace per ridurre il colesterolo è quella Mediterranea, di cui ci siamo occupati nel numero scorso di 100% Fitness, in quanto contiene olio di oliva, frutta e verdura che contengono vitamine e sostanze antiossidanti, capaci di impedire l'ossidazione del colesterolo cattivo e la formazione delle suaccennate placche, pericolosissime per le arterie.
#OSTETRICA
Bonding
o legame profondo tra madre, padre e figlio Cos’è e come avviene Il bonding è un processo nel quale si stabilisce un legame emotivo ed affettivo profondo tra i genitori e il loro bambino. Lo definirei come l’amore che inebria la nuova famiglia. Spesso si parla di bonding tra madre e figlio, in realtà è importante che questo processo non riguardi solo una coppia, ma una triade: madre, padre e figlio. Questo legame è indispensabile, perché permette alla specie umana di accudire e proteggere i propri piccoli e di non abbandonarli. Il processo del bonding può iniziare già da quando il bambino è nell’utero materno, quando i genitori cominciano ad immaginarlo, ci parlano, lo percepiscono. Questo legame profondo si stabilisce, solitamente, appena dopo la nascita, nel cosiddetto “periodo sensibile”, ovvero nelle due ore successive al parto, in cui la mamma gode di alti livelli di ormoni prodotti durante il travaglio, quali in particolare l’ormone dell’amore (l’ossitocina) e le endorfine, che donano alla donna sensazioni di profondo benessere, raggiungendo anche l’estasi. Nel periodo sensibile questi ormoni fanno innamorare la madre del proprio
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Dottoressa
Tiziana Giglio Ostetrica - Disponibile telefonicamente lunedì e giovedì dalle 18.00 alle 20.00 - Cell. 347.4526208
cucciolo e stimolano in lei l’accudimento, senza il quale il piccolo non ha garantita la sopravvivenza. Anche il feto durante il travaglio ha prodotto degli ormoni, in particolare l’adrenalina raggiunge livelli altissimi. Questo fa sì che nelle due ore dopo il parto, tutti gli stimoli che il neonato riceve, rimangano impressi nella sua mente per tutta la vita, quindi quel legame profondo che instaura con i suoi genitori
#OSTETRICA
rimarrà in lui per sempre. Il bonding può comunque avvenire in qualsiasi momento della vita. Non è mai troppo tardi per creare un legame.
Elementi attraverso cui si crea un legame Nei primi 60-90 minuti dopo la nascita, il bambino si trova nello stato di veglia tranquilla nel quale può aprire gli occhi, guardare e conoscere i genitori, ascoltare la loro voce, sentirsi rassicurato da quell’abbraccio che simula quello dell’utero. Guardarsi favorisce il bonding, perchè gli occhi sono un mezzo di comunicazione molto efficace. La natura ha fatto sì che i cuccioli d’uomo alla nascita riescano a vedere ad una distanza di circa 18-30 cm, corrispondente alla distanza che si stabilisce quando il bimbo è tra le braccia della mamma o del papà. Inoltre il neonato alla nascita è capace di distinguere i contrasti, come quello che c’è tra l’iride e la sclera degli occhi dei genitori oppure tra la pelle del seno e dei capezzoli della mamma. Così il piccolo è come rapito dagli occhi dei suoi genitori e quest’ultimi, catturati dallo sguardo del loro bambino, se ne innamorano. Se il papà è presente durante questo “periodo sensibile”, la donna può raggiungere con gli occhi anche lui e ri-innamorarsi del suo partner, fortificando il loro rapporto di coppia. Un elemento fondamentale che contribuisce a creare un legame profondo con il proprio bambino è il contatto. Per questo, ad esempio, è importante che il bambino, appena nasce, venga adagiato sull’addome materno. Il contatto tra genitori e figli dona a quest’ultimi sicurezza, fiducia e affetto. Una volta adagiato il neonato sull’addome materno subito dopo la nascita, il piccolo sarà in grado di cercare da solo il seno della madre. Questo fenomeno viene chiamato in inglese “breast-crawl”. L’allattamento, oltre che nutrimento, è un’ulteriore forma di contatto che rassicura il neonato e rafforza il legame. Anche l’udito contribuisce a questo processo. Il feto in utero può sentire la voce dei suoi genitori e quando nasce può riconoscerla. Oltre alla voce il neonato riconosce l’odore della propria madre, uguale a quello del liquido amniotico che sentiva nell’utero materno. Così anche i genitori possono riconoscere l’odore del proprio bambino. Si consiglia alle mamme e ai papà di non usare profumi o deodoranti profumati dopo il parto, perché oltre ad essere fastidiosi per il bambino, impediscono al piccolo di riconoscere il loro odore. Il bonding richiede comunicazione per poter avvenire. Si comunica con gli occhi, con la voce, con il tatto e il neonato comunica anche con il pianto. Il pianto favorisce il processo del bonding perché fa sì che i genitori possano comprendere i bisogni del
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loro bambino, stimola l’accudimento e nella donna anche l’allattamento. Infatti quando la mamma sente il suo neonato piangere, i suoi livelli di ossitocina aumentano e quindi viene favorita la fuoriuscita del latte. Si comunica anche col sorriso, che contagia il bambino e che così lo ripropone ai genitori. Quest’ultimi sono soddisfatti di vedere il loro piccolo sorridere. Mentre nel terzo trimestre di gravidanza il feto diventa indipendente dai ritmi materni, dopo la nascita il bambino “si ri-sincronizza” con la madre e viceversa. Questa sincronia tra madre e figlio favorisce il legame tra di loro. Il neonato imita i genitori, apprende e stampa dentro di se’ ciò che impara, le esperienze significative. Queste esperienze sono quindi delle impronte nel neonato, è così che questo processo prende il nome di “imprinting”. Per favorire il bonding, quindi, è importante lasciare il neonato con i genitori nella loro intimità subito dopo il parto, una volta asciugato con un telino tiepido ed essendosi assicurati che sta bene. Qualsiasi altra manovra può essere fatta dopo il “periodo sensibile”. Prima bisogna dare spazio a questo legame importante. Il bonding dipende da diverse variabili: l’ambiente, le caratteristiche dei genitori, il tipo di parto, lo stato di salute della mamma o del bambino, ecc. Ciò che potrebbe ostacolare questo processo, ad esempio, è lo stato emotivo della madre, il suo stato psicosociale, aver subito delle violenze oppure allontanare subito il neonato dai genitori, promuovere l’allattamento artificiale piuttosto che l’allattamento al seno o l’aver avuto un parto difficile. A volte la situazione è difficile, ma altre volte basta stare attenti alle piccole cose per far si che si possa verificare un’esperienza così importante per la nuova famiglia.
#CHIROPRATICA
Compressione dei nervi periferici
Nervo Peroneo Comune Il nervo peroneo comune è frequentemente coinvolto nei casi di lesione o intrappolamento a livello dell'arto inferiore.
Anatomia Il nervo peroneo comune deriva dal nervo sciatico e le sue fibre provengono dai rami anteriori dei nervi spinali L4-L5-S1 e in minima parte S2. Il tronco del nervo peroneo origina all'estremità superiore della fossa poplitea e subito dopo la sua origine gira di lato alla testa del perone. Poi, il nervo passa tra la fibula e i due capi del muscolo peroneo lungo, dove si divide in due rami terminali: il nervo peroneo profondo e il nervo peroneo superficiale. Il primo corre anteriormente nella gamba fino alla caviglia e al dorso del piede. Innerva i muscoli dorso-flessori del piede e delle dita (tibiale anteriore, estensore lungo dell'alluce, estensore lungo delle dita ed estensore breve delle dita) e assicura l'innervazione sensitiva di una piccola area cutanea compresa tra l'alluce e il II dito. Il secondo si distribuisce ai muscoli peroneo lungo e breve ed innerva la cute della parte laterale e distale della gamba ed il dorso del piede.
Cause d’intrappolamento del nervo peroneo
Gli articoli di Barbara Martino su http://bit.ly/1ddlb6M
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La maggior parte delle lesioni del nervo peroneo occorrono in corrispondenza della zona della testa del perone. La causa più comune di compressione neurale in quest’area può scaturire dall’abitudine di incrociare le gambe e/o dalla pressione del nervo contro il letto o materasso duro in pazienti debilitati o immobili per lungo tempo (come quella osservata nei pazienti sotto anestesia). Tuttavia, sono frequenti anche cause d’intrappolamento traumatiche come distorsioni della caviglia con associate fratture del perone prossimali, lussazioni del
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Dottoressa
Barbara Martino Laureata in chiropratica all’Anglo-European College of Chiropracitc in Bournemouth (Inghilterra), membro dell’Associazione Italiana Chiropratici. Disponibile telefonicamente tutti i giorni dalle 12.00 alle 16.00 - Cell. 349.1381175
ginocchio, osteotomie tibiali e artroscopie. L’intrappolamento del nervo può anche avvenire contro gli strati fibrosi o fasciali di muscoli ben sviluppati delle gambe come negli atleti. I quali di solito presentano dolore alla gamba associato con gli esercizi. Anche la perdita di peso eccessivo può essere un fattore che contribuisce alla compressione del nervo peroneo perché provoca la perdita del cuscinetto adiposo sopra la testa del perone. Cosi come le ingessature possono provocare compressione esterna sulla stessa regione. Inoltre, ipertiroidismo e diabete mellito possono essere la causa di mononeuropatie di questo nervo. Infine, la compressione del nervo peroneo può avvenire anche a causa
#CHIROPRATICA
causa della difficoltà nell’usare i muscoli dorsi flessori della caviglia. Di conseguenza, tutto ciò provoca perdita d’equilibrio e l’assunzione di una posizione antalgica. L'esame neurologico dei muscoli innervati dal nervo peroneo spesso rivela che il muscolo estensore breve comune delle dita è il più colpito. Anche la dorsi flessione della caviglia e delle dita possono essere significativamente colpiti. La dorsiflessione è meglio testata con la caviglia in posizione neutra che poi il paziente dorsiflette e inverte (Tibiale Anteriore). di tumori intraneurali o extraneurali, gangli intraneurali o extraneurali, angiomi, neuromi, esostosi, condromatosi, cisti di Baker e anomalie vascolari.
Segni e sintomi La lesione del nervo peroneo avviene perlopiù con la perdita della capacità di dorsiflettere il piede (piede cadente); occasionalmente, si ha un deficit sensitivo nella parte antero-laterale inferiore della gamba e nel dorso del piede o nello spazio interdigitale tra il 1° e il 2° metatarso. Il dolore che di solito i pazienti lamentano è spesso legato alla causa specifica della compressione del nervo. Per esempio, una lesione traumatica del nervo sarà probabilmente accompagnata dal dolore provocato dall’edema del tessuto molle e dall'infiammazione; mentre la compressione cronica secondaria all’abitudine di accavallare le gambe spesso non è dolorosa. Un test molto efficace per diagnosticare l’interessamento del nervo peroneo è chiamato Tinel’s sign che è positivo nel caso in cui lo stimolo (Tapping) del nervo alla testa del perone produce dolore e formicolio nella distribuzione sensoriale del nervo peroneo. Osservare il cammino del paziente è utile nella diagnosi di debolezza della dorsiflessione della caviglia. Infatti, il paziente spesso si presenta con un cammino chiamato steppage in cui il piede colpito è sollevato eccessivamente dal terreno durante la fase di oscillazione della deambulazione, al fine di non strisciare il piede. Ciò si traduce in un'eccessiva flessione dell'anca e del ginocchio, come quando ci s’inciampa su un oggetto. Inoltre, il paziente non riesce a controllare la discesa del piede verso il pavimento a
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Studi diagnostici L’anamnesi e l'esame fisico sono i più utili strumenti clinici iniziali nel determinare una lesione del nervo peroneo. Le radiografie possono essere utili per escludere lesioni traumatiche sottostanti, come ad esempio una frattura prossimale della testa del perone e/o tumori ossei. La tomografia computerizzata (TC) e la risonanza magnetica (MRI) sono utili nella ricerca della zona in cui il nervo è compresso. L’elettromiografia è senza dubbio il metodo migliore per valutare una potenziale lesione del nervo peroneo.
Trattamento Il trattamento è di tipo conservativo per le neuropatie compressive e include: l’identificazione della causa e la sua rimozione (per esempio evitare di incrociare le gambe), aggiustamenti chiropratici e mobilizzazioni della regione lombare e pelvica, del ginocchio e della caviglia. Mentre, per il recupero del piede cadente dove presente, è necessario un programma di riabilitazione volta al ripristino del movimento di dorsi flessione con mobilizzazioni ed esercizi passivi/assistiti dei muscoli del piede. Inoltre, può essere utile l’utilizzo di un’ortesi tibio-tarsica come la molla di codivilla. Tutto ciò accompagnato dall’eletrostimolazione dei muscoli interessati (tibiale anteriore e peroneo tertius) e dal kinesiotape per stimolare la propiocezione e il funzionamento dei muscoli stessi. È anche molto importante un’adeguata rieducazione posturale volta a ristabilire una corretta rispondenza tra rachide lombare e bacino e a correggere la postura antalgica. Se non avviene la guarigione, l'intervento chirurgico può essere indicato.
#PSICOPEDAGOGISTA PEDIATRA
Le parole che minano la coppia
Dottoressa
Bianca Pane Laureata in Filosofia e Psicopedagogia presso l’Università di Napoli Federico II, specializzata in Gestalt Counseling Bioenergetica e Terapie Olistiche - Cell. 393.9315564
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Perché parliamo? Per dimostrare di essere qualcuno, per farci conoscere, accettare e amare possibilmente da tutti e in particolare dal partner, col quale condividiamo l’esistenza. Non sempre però utilizziamo il linguaggio in modo corretto e funzionale: al contrario, sempre più spesso, le nostre modalità comunicative diventano una gabbia che, al posto di favorire e cementare il rapporto con l’altro, lo rende difficile o addirittura lo distrugge. E questo avviene il più delle volte nella più totale inconsapevolezza. Ecco allora affiorare incomprensioni, tensioni continue, insoddisfazioni, che trovano nelle parole ‘sbagliate’ il terreno ideale per nutrirsi e
Gli articoli di Bianca Pane su http://bit.ly/1bb6qS4
rafforzarsi, fino a compromettere, spesso irrimediabilmente, il rapporto di coppia o, nei casi più gravi, a tradursi in malattie psicosomatiche. Si, perché come i saggi insegnano, ‘la parola si fa carne’, e le parole sbagliate ammalano. E’ molto importante allora imparare ad ascoltarsi e a riconoscere nel nostro modello comunicativo, i segnali delle trappole in cui può cadere la nostra coppia.
Le parole della simbiosi E’ il sogno che ciascuno di noi accarezza all’inizio di una relazione amorosa: aver trovato nell’altro l’anima gemella, la persona con cui creare l’armonia perfetta, una cellula che basta a se stessa. Eppure è proprio
#PSICOPEDAGOGISTA PEDIATRA questo il pericolo maggiore in cui può incorrere una coppia: entrando in simbiosi con l’altro, azzeriamo progressivamente la nostra identità, fino a perdere la percezione dei nostri bisogni profondi. Questo stile relazionale inibisce lo sviluppo autonomo dei membri della coppia tant’è che, quando uno dei due, com’è naturale che avvenga, sente il desiderio di emanciparsi dall’altro, il legame spesso si rompe senza possibilità di riconciliazione. LE FRASI A RISCHIO ♦ Ordina tu per me, tanto conosci i miei gusti ♦ Facevamo meglio a stare da soli ♦ Vedi, è inutile, gli altri non ci capiscono! ♦ Aspettami, sai che mi piace fare tutto con te
tragitto tra noi e una decisione da prendere e ci dà l’illusione di semplificare la vita. Per questa strada finiamo per ragionare sempre più allo stesso modo, e quando diciamo ogni giorno, nella stessa sequenza, le stesse cose, condanniamo la vita di coppia a cristallizzarsi in una forma statica, quella che se da un lato ci rassicura, facendoci dire ‘è tutto a posto’, dall’altro, nei momenti di lucidità, ci fa percepire con terrore che ‘non cambia mai niente’. LE FRASI A RISCHIO ♦ Vai piano, non affaticarti, copriti… ♦ Meglio quel ristorante, così non avremo sorprese! ♦ Faccio questo, così mi porto avanti ♦ Com’è andata in ufficio?
Le parole della dipendenza affettiva
Le parole delle aspettative
In un regime di dipendenza il partner è la stampella alla quale ci appoggiamo, la spalla su cui piangiamo, senza la quale ci sentiamo persone ‘a metà’. La dipendenza può essere reciproca, situazione che si verifica spesso all’inizio di una relazione o dopo molti anni di convivenza; oppure può riguardare soprattutto uno dei due, quello che senza l’altro non fa un passo. In ogni caso è uno stato che genera ansia; l’eventualità di perdere il partner viene vissuta con grande angoscia, perché fa affiorare tutte le paure e il senso di inadeguatezza che la dipendenza nasconde. LE FRASI A RISCHIO ♦ Prima devo sentire mio marito/ moglie ♦ Da sola? Non ci penso neanche! ♦ Se non ci sei tu non mi diverto
L’idea portante che giustifica l’aspettativa è che nella coppia debba vigere una sorta di equa distribuzione degli oneri, secondo la quale se oggi è toccato a me, domani, di dovere, spetta a te. Il problema nasce dalle interpretazioni soggettive che ciascuno dà al proprio operato: azioni che per l’uno rivestono un grande valore, possono non essere riconosciute tali dal partner, che le valuta secondo altri parametri. Di qui il senso di ingiustizia e la delusione sofferti dall’uno e l’insofferenza dell’altro che si sente ‘obbligato a’. ‘Adesso voglio vedere cosa fai tu’. Il linguaggio dell’aspettativa assume spesso un tono polemico, quasi di sfida. Il giudizio è in costante agguato. Chi si sente in diritto di aspettarsi qualcosa…aspetta realmente che l’altro si muova ed agisca. LE FRASI A RISCHIO ♦ Speravo proprio che stavolta ci arrivassi da solo! ♦ Almeno un grazie per quello che ho fatto!
Le parole delle abitudini La comodità: è questa la chiave dell’abitudine. L’abitudine è comoda perché accorcia il
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♦ Mi sembra il minimo! ♦ Questo me lo dovevi proprio!
Le parole dell’insoddisfazione E’ taciturno e introverso? Lo vorresti compagnone e brillante. E’ seria e fidata? Meglio allegra e imprevedibile. E tutta la nostra attenzione si focalizza lì, su quei comportamenti ‘sbagliati’, senza poter cogliere sfumature piacevoli e cambiamenti di altro genere, anche se significativi. La sindrome dell’’io ti cambierò’ colpisce indistintamente uomini e donne, con l’aggravante, soprattutto per il sesso femminile, di associarsi spesso all’’io ti salverò’, ovvero al tentativo di ricondurre il partner su quella che riteniamo essere la giusta via per lui. Di fatto, voler cambiare l’altro nasce dal desiderio forte di pilotarlo, di fargli fare ciò che vorremmo noi, di vederlo finalmente inserito in quel modello in cui l’abbiamo idealmente collocato. E lo sforzo di riuscire nell’intento finisce a volte per prosciugare la nostra energia vitale e vederci comunque sconfitti. Nella comunicazione imperversa il consiglio: lui assume il tono paternalistico del Pigmalione, lei quello saputo della maestrina. Ogni pretesto è buono per dare indicazioni al partner su come cambiare: dall’abbigliamento, al comportamento, al modo di muoversi. Si applaude quando l’altro esegue, si brontola quando l’altro si ribella. ‘Non ti offendere, la mia è una critica costruttiva!’ Tale critica è l’alibi che autorizza ad aver sempre da ridire sul modo di essere e di agire dell’altro. Il suo obiettivo? Il calo dell’autostima del partner che, pressato dalle continue sollecitazioni, si spera si arrenda.
#NUTRIZIONISTA
Gli articoli di Francesca Maresca su http://bit.ly/19ubheb
Riparti alla grande riaccendi il tuo metabolismo Normale, lento o veloce
Dottoressa
Francesca Maresca Laureata in Dietistica presso l’Università di Napoli Federico II. Disponibile telefonicamente Martedì e Giovedì dalle 15.00 alle 16.30 - Cell. 334.2258132
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Il metabolismo è un processo biochimico che trasforma il cibo in energia. Se non riesce a farlo del tutto, l’organismo raccoglie ciò che avanza e lo fa diventare scorta: cioè adipe! Nessuno di noi è uguale all’altro, non funzioniamo tutti allo stesso modo. Se ciò fosse, sarebbe facile determinare di quante calorie abbiamo bisogno. In realtà sono numerosi i fattori che influenzano il nostro fabbisogno calorico. Ciò significa che, pur
introducendo la stessa quantità di energia con la dieta e avendo uno stile di vita simile, una persona può tendere a ingrassare di più rispetto ad un’altra. I ritmi che modificano il metabolismo: L’orologio biologico. Il metabolismo è influenzato dall’età: soprattutto per le donne, ma anche per gli uomini, dopo i trent’anni subisce una riduzione costante che arriva al 30% dopo i settant’anni.
#NUTRIZIONISTA 10.30 – 11.00 A quest’ora il metabolismo è pienamente attivo, il rendimento psicofisico aumenta e si bruciano più calorie. Mangia un frutto di stagione o una barretta ai cereali: ti forniranno l’energia necessaria per non arrivare affamata a pranzo e permettere al tuo “motore” di continuare a funzionare a pieni giri.
12.00 – 14.00
Le ore del giorno. La mattina tra le 8.00 e le 9.30 circa il metabolismo è più attivo La stagione. In inverno aumenta perché, a causa del freddo, il corpo sostiene uno sforzo per mantenere costante la temperatura corporea. E le cause che lo rallentano: Il peso corporeo. Se la superficie corporea aumenta (quando ingrassi), il metabolismo rallenta. Ma se a crescere è la massa muscolare, il metabolismo diventa più veloce. La depressione e l’ansia. La depressione in genere lo rallenta, gli stati d’ansia possono aumentarlo o diminuirlo anche fino al 50%. La temperatura corporea. Se è bassa il metabolismo rallenta La mancanza di cibo. Le riduzione drastiche di cibo mettono in stand-by il metabolismo, spingendolo a non utilizzare le calorie ingerite che, inevitabilmente, si trasformano in adipe.
L’orologio del metabolismo Ecco le ore per perdere peso
8.00 – 9.00 È il momento più adatto per un abbondante colazione. Se non sai rinunciare ai dolci, questo è il momento per concederti una brioche o una fetta di torta.
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È il momento del pranzo e il sistema digestivo è naturalmente predisposto a essere pienamente attivo. Ciò significa che in questa fascia oraria il tuo organismo crea le condizioni ideali per metabolizzare bene il cibo evitando l’accumulo di adipe… Ma se non mangi il corpo si protegge rallentando il metabolismo e predisponendosi a fare scorta (vale a dire accumulare grasso), non appena ingerirai qualcosa, anche un semplice frutto! Scegli un piatto a base di cereali o derivati (riso, orzo, pizza, pasta) con verdure a piacere e un alimento proteico.
16.30 – 17.00 È l’ora della merenda! In questo momento il corpo subisce un rapido calo di energie e il metabolismo ha già cominciato a rallentare. Uno yogurt, un frutto di stagione oppure un pezzeto di cioccolata fondente ti daranno lo sprint necessario per continuare le tue attività senza sentirti stanco e ti impediranno di arrivare a cena affamata. 19.30 – 20.00 Gli ormoni prodotti dall’organismo in questo momento del giorno fanno diventare particolarmente acuti gusto e olfatto, ciò significa che puoi soddisfare il palato con piccole porzioni. Se ceni a quest’ora potrai mangiare meno senza fatica preferisci un alimento proteico come pesce carne o uova, accompagnato da verdure e una fetta di pane integrale. Dormi fino a tardi e ceni dopo le 21.00? Se la mattina fai fatica ad alzarti e ti senti sempre stanca, se ami fare tardi la sera, perché nelle ore “buie” ti senti carica di energia, e il giorno dopo ti svegli alle 10.00 di mattina… potrebbe voler dire che il tuo orologio biologico va avanti di un paio d’ore. Non ti preoccupare: anche se mangi una fetta di torta alle 10.30 del mattino e ceni alle 10.00 di sera, non si trasformerà in adipe il tuo metabolismo la elaborerà perfettamente.
#FOODCROSSING
Che Cavolo! Anna Maione Esperta in comunicazione multimediale dell'enogastronomia
L’ingrediente protagonista della prima ricetta della rubrica Food Crossing è un ortaggio che non dovrebbe mai mancare sulle tavole d' inverno, le cui proprietà sono particolarmente benefiche per la salute e per la dieta: il cavolfiore! Molto diffuso in Italia, il cavolfiore fa parte della famiglia delle crocifere, insieme ai broccoli, ai cavoli e ai cavoletti di Bruxelles, e più nello specifico alla varietà Brassica Oleracea. Il suo nome deriva dal latino “caulis” (cavolo) e “floris” (fiore). E’ infatti così che si presenta, con un fusto di circa 15 o 20 cm di altezza e con delle foglie dalle varie tonalità del verde, più grandi all'esterno, che circondano il vero e proprio frutto. Ortaggio tipico della stagione invernale, periodo
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in cui la qualità è migliore e il prezzo notevolmente inferiore (anche se oramai è possibile trovarlo tutto l’anno), il cavolfiore va acquistato quando si presenta con la testa ben soda e compatta, di un bel colore bianco o violaceo, a seconda della varietà scelta, e con le foglie di colore verde brillante. È opportuno evitare di acquistarlo quando presenta macchie scure o segni di fioritura. Testimonianze archeologiche dimostrano che il cavolfiore è conosciuto da circa 2.500 anni e che in Egitto veniva coltivato 400 anni prima di Cristo. Già dai tempi antichi venivano infatti apprezzate le sue qualità nutritive ed officinali che lo rendono oggi un alimento sano ed equilibrato. La presenza di Calcio, Potassio, Zolfo, Iodio, Ferro e Fosforo, nonché di vitamine A, B1, B2, C, K, PP e Acido Folico, rende infatti questo ortaggio particolarmente benefico ed energetico. Inoltre, tra tutti i componenti della famiglia dei cavoli, il cavolfiore, per la presenza di acido citrico e acido malico, è il più digeribile.
Curiosità: Il cavolfiore durante la cottura emana un odore molto forte; è possibile ovviare a questo inconveniente aggiungendo un po’ di mollica di pane bagnata con aceto nella padella.
Insalata di Rinforzo Inauguro la bacheca del Food Crossing con un piatto tipico della tradizione natalizia napoletana che non manca mai nelle case campane e sulle tavole allestite per il cenone della Vigilia di Natale: l’insalata di rinforzo. Della ricetta sicuramente incuriosisce il nome: perché questa insalata si chiama "di rinforzo"? Ci sono diverse spiegazioni. Una delle tradizioni vuole che questo piatto, preparato per il cenone della Vigilia di Natale, venga di giorno in giorno “rinforzato” per integrare quello che viene consumato, fino alla Vigilia di Capodanno. Altri vogliono che la definizione “di rinforzo” sia dovuta al fatto che uno degli ingredienti fondamentali della ricetta sia l’aceto che appunto rafforza il sapore del piatto. La terza e ultima versione è che questa speciale insalata veniva usata per rinforzare la cena della Vigilia che secondo la tradizione popolare doveva essere di magro e per questo tutta a base di pesce. Come ogni ricetta tradizionale che si rispetti anche per l'insalata di rinforzo esistono diverse varianti e ogni famiglia ha la propria, io vi propongo la ricetta di mia nonna.
Ingredienti: ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦
Cavolfiore Olive nere di Gaeta Olive verdi Acciughe sott’olio Sott’oli Papaccelle Aceto Olio Extravergine d’Oliva Sale
1 medio 100 gr 100 gr
100 gr q.b. q.b. q.b.
Procedimento: Dividete il cavolfiore in tante piccole cime e lessatele in acqua bollente salata. Fatele cuocere per circa 10 minuti (le cime dovranno essere cotte ma ancora croccanti), scolatele ancora al dente e ponetele a raffreddare in uno scolapasta. Una volta che le cime di cavolfiore si saranno raffreddate sistematele in maniera ordinata su un piatto da portata e guarnite con, acciughe private della lisca e tagliate a metà, olive nere di Gaeta, olive verdi, sott’oli (giardiniera) e papaccelle. In una ciotola a parte preparate un'emulsione con 4-5 cucchiai d'olio e 3 di aceto, che andrete poi a versare con un cucchiaio sull'insalata di rinforzo. Servite a temperatura ambiente. Buon appetito! Vuoi che la tua ricetta della tradizione venga pubblicata sulla bacheca di Food Crossing? Inviala a redazione@centopercentofitness.it
#WELLNESS
Vacanze green, vacanze solidali: verso un nuovo senso del “partire”
Dottor
Carlo Alfaro
Gli articoli di Carlo Alfaro su http://bit.ly/1bQdoib
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La parola “vacanza” suscita immediatamente nel nostro immaginario vissuti di gioia, spensieratezza, divertimento. Tuttavia si stanno facendo strada nuove tipologie di “partenza”, che arricchiscono di nuovi contenuti il classico concetto di vacanza. Soggiorni in ostelli ecosostenibili o agriturismi , vacanze in bicicletta, gite in fattorie e parchi naturali, viaggi solidali, sono nuove modalità di concepire il tempo libero. Gli ostelli ecologici puntano a ridurre al minimo il consumo di energia elettrica attraverso pannelli solari, ad evitare lo spreco di acqua attraverso sistemi di raccolta dell’acqua piovana, e a limitare l’uso di detergenti, inoltre utilizzano materiali biologici per l’arredamento, carbon neutral, a impatto zero emissioni. Poi ci sono le vacanze negli agriturismi, che offrono la possibilità di un ritrovato contatto con la natura e le tradizioni popolari. In Italia le aziende agricole autorizzate all’esercizio dell’agriturismo sono 20.413, e di queste ben il 58% svolge anche attività diverse dal semplice alloggio e ristorazione, come: “earthing”, passeggiare sull’erba bendati e a piedi nudi; “tree therapy”, abbracciare un albero per un effetto rasserenante e ricco di energie positive; massaggi all’olio extravergine di oliva; cene al buio per allenare e rivitalizzare le proprie percezioni; lezioni e attività sportive all’aria aperta come equitazione, tiro con l’arco, trekking; scuola di cucina con le ricette della tradizione. Per “turismo verde” si intende anche una vacanza a contatto intimo con la natura in fattoria o parchi naturali, con lunghe passeggiate nei boschi, rapporto stretto con gli animali e la terra, scoperta di tradizioni gastronomiche locali attraverso piatti tipici e specialità del posto, salvaguardia dell’ambiente e delle specie in estinzione, percorsi archeologici. Il turismo solidale si riferisce invece a viaggi pensati per portare benessere nei luoghi
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visitati, oltre ad ampliare la conoscenza su realtà difficili e diverse. Esiste un ampio ventaglio di formule e proposte: i soggiorni nelle terre difficili di mafia per sostenere le iniziative che difendono la legalità; i viaggi che fanno crescere le economie locali dei piccoli borghi dell’Italia dimenticata, recuperando anche vecchi mestieri e antiche lavorazioni destinati a scomparire, tipo essiccatoio delle castagne o allevamento delle trote; le partenze all’estero per recare la solidarietà internazionale nei posti in difficoltà come la Bosnia, che si affacciano al turismo per uscire da una difficile economia, o in Africa e Asia a contatto con le etnie locali che cercano attraverso il turismo la realizzazione di idee e capacità; partecipazione a progetti di volontariato con le associazioni di cooperazione allo sviluppo in tutto il mondo per mettere a disposizione le proprie competenze in campi di lavoro; prendere parte a scambi culturali, educativi e linguistici in posti lontani. Il turismo solidale appartiene ad un nuovo codice etico che unisce il bisogno di evasione alla solidarietà e alla comprensione di realtà differenti. Questo tipo di vacanza rappresenta in un certo senso un’inversione di rotta dal turismo che finora ha usato i luoghi, ad uno di conoscenza e approfondimento che non vuole cambiare i territori, ma rispettarli all’insegna di un grande scambio multiculturale nel senso di accoglienza e di confronto arricchente. Ci sono diverse associazioni, enti umanitari e ONG che si occupano dell’organizzazione di vacanze solidali che coniugano il volontariato con attività turistiche culturali e poi reinvestono sul territorio in cui operano per la realizzazione di progetti vari. Le ricadute sul benessere personale di questo tipo di vacanze può essere notevole in termini di rilassamento, autostima, miglioramento delle costanti vitali, crescita interiore.
#WELLNESS
Essere e non Avere!
Gli articoli di Ernesto Lupacchio su http://bit.ly/1couZMz
“La gioia non è nelle cose… è in noi.” Richard Wagner
Ernesto Lupacchio Central Fitness Club 1, 2, 3
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Tutti abbiamo una mente ed un corpo, spesso però ci dimentichiamo di farli vivere in armonia, perché siamo ossessionati dalla necessità di avere ed apparire piuttosto che dalla gioia di essere. Negli ultimi tempi, molto più che in passato, mi ritrovo con persone che prima d’iscriversi in palestra, chiedono lo sconto perché c’è la crisi, poi mi accorgo che i figli o loro stessi, hanno l’Iphone, l’Ipad, le Hogan, etc….e allora mi chiedo; ma davvero l’avere o l’apparire conta più dell’essere? Non sarebbe meglio emozionarsi di fronte la semplicità e il miracolo della vita o per esempio, soffermarsi a guardare la meraviglia di un tramonto? La bellezza della natura ci sollecita a stabilire contatti di vita ma non siamo più in grado di comprendere il suo linguaggio. Siamo pronti a prendere senza impegnarci per avere. Temo molto che possiamo perdere perfino le meravigliose sensazioni che solo l’amore sa donarci. È necessario recuperare l’armonia tra corpo e mente e migliorare la qualità della nostra vita. Fare attività fisica, magari in una palestra bella, accogliente, efficiente e professionale, come quella del “cuore”, lontani dallo stress e dalla freneticità che caratterizza la vita di tutti i giorni o pattinare sul ghiaccio alla pista
del “Central” a Sant’Agnello, potrebbe essere un bell’inizio. Potremo così riscoprire la nostra ricchezza interiore e cominciare ad essere piuttosto che apparire. Sul web ho letto un racconto che mi ha colpito molto perche fa capire proprio come oggi viviamo: Sembrerebbe che l’essenza vera dell’essere sia l’avere. Chi non ha nulla, non è nulla, invece è un piccolo universo che va tutelato. Ecco il racconto di cui parlavo: “Un padre ricco, volendo che suo figlio sapesse cosa significasse essere povero, gli fece trascorrere un po’ di tempo con una famiglia di contadini umili con sani valori. Il bambino passò tre giorni e tre notti nei campi. Di ritorno in città, ancora in macchina, il padre gli chiese: Che mi dici della tua esperienza? Bella, rispose il bambino. Hai appreso qualcosa? Insistette il padre. Il figlio allora rispose con una serie di pensieri e valutazioni. Abbiamo un cane; loro ne hanno quattro. Abbiamo una piscina con acqua trattata che arriva in fondo al giardino; loro hanno un fiume, con acqua cristallina, pesci, fiori colorati e diverse piante. Abbiamo la luce elettrica nel nostro giardino; loro hanno le stelle e la luna per illuminarli.
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#WELLNESS
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Il nostro giardino arriva fino al muro; il loro, fino all’orizzonte. Noi compriamo il nostro cibo; loro lo coltivano, lo raccolgono e lo cucinano. Noi ascoltiamo Cd; loro ascoltano una sinfonia continua di pappagalli, grilli e altri animali, tutto ciò, qualche volta accompagnato dal canto di un vicino che lavora la terra. Noi utilizziamo il microonde; ciò che cucinano loro, ha il sapore del fuoco lento. Noi per proteggerci viviamo circondati da recinti con allarme; loro vivono con le porte aperte, protetti dall’amicizia dei loro vicini. Noi viviamo collegati al cellulare, al computer, alla televisione; loro sono collegati alla vita, al cielo, al sole, all’acqua, ai campi, agli animali, alle loro ombre e alle loro famiglie. Il padre rimane molto impressionato dai sentimenti del figlio. Alla fine il bambino conclude: Grazie per avermi insegnato quanto siamo poveri!”
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In quest’ottica ogni giorno diventeremo sempre più poveri e ci preoccuperemo sempre di AVERE, AVERE E AVERE SEMPRE DI PIÙ, senza renderci conto che la ricchezza è dentro di noi, unicamente nel nostro ESSERE. Non sono i beni materiali, per quanto numerosi, a determinare ciò che siamo, ma i valori che ci portiamo dentro e l’impegno che mettiamo nelle cose che
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facciamo. Per vivere in armonia con sé stessi, con gli altri e con la natura dobbiamo essere ricchi dentro e non avere un grosso conto in banca. I nostri giovani hanno bisogno di questo messaggio per convincersi che il benessere non è consumismo, ma è stare bene con la mente, con il corpo e con gli altri. La più grande ricchezza è questa, non certamente i beni materiali, come una Ferrari invece di una Fiat 5Central, che fra l’altro è bellissima! Spesso, siamo così convinti che l’avere sia un modo per rimarginare le ferite nei rapporti tra le persone fino ad usarlo anche come mezzo per recuperare il rapporto con i propri cari. Quanti litigi tentiamo di recuperare con un bel regalo anche se inutile? Quanti genitori credono di rimettere tutto in ordine comprando ai figli un bel giocattolo pubblicizzato oltre misura, una maglietta firmata, le scarpe più fashion, lo scooter già a 14 anni o, come dicevo all’inizio, l’iphone? A mio parere, non è così che si dimostra il bene ad un figlio, anzi, non si fa altro che accontentarlo al momento, per renderlo in
futuro, insicuro e senza i valori di sacrificio, abnegazione, impegno, passione per il desiderio di conquistare qualcosa, dalla più semplice alla più grande. Un uomo è ricco in proporzione alle cose di cui riesce a fare a meno, perché la gioia è in noi e non nelle cose che abbiamo.
Un uomo è ricco in proporzione alle cose di cui riesce a fare a meno, perché la gioia è in noi e non nelle cose che abbiamo.
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#WELLNESS
La malattia dei legionari
Gli articoli della "Tecnoambiente" su http://bit.ly/ILfIdn
Un'infezione da non sottovalutare Che cos’è? Quanti sono i casi in Italia? La legionellosi è un infezione dovuta ad un genere di bacilli gram negativi asporigeni, mobili per la presenza di flagelli, appartengono alla famiglia delle legionellaceae, la più pericolosa per l’uomo del siero gruppo uno è identificata con il nome di Legionella Pneumophila. Il suo ambiente naturale è legato alla presenza dell’acqua e quindi essendo questo elemento alla base della vita dell’uomo e presente negli ambienti comunitari (sistemi di distribuzione idrica, scalda acqua ad accumulo, impianti termici, circuiti di aria condizionata, piscine, centri termali e SPA) facilmente può veicolarne le spore e di conseguenza provocare contaminazioni diffuse. L’uomo contrae l’infezione attraverso aerosol, cioè quando inala acqua in piccole goccioline (1-5 micron) contaminata da una sufficiente quantità di batteri; quando questa entra a contatto con i polmoni di soggetti a rischio, insorge la legionellosi, spesso in passato scambiata per una polmonite. Non è mai stata dimostrata la
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trasmissione per via contagiosa. L’infezione da legionella può dare luogo a due distinti quadri clinici: la febbre di Pontiac e la malattia del legionario. La febbre di Pontiac, ha un periodo di incubazione di 24-48 ore e si risolve in 2-5 giorni. È accompagnata da malessere generale e cefalee seguiti da febbre. La Malattia dei legionari ha un periodo di incubazione medio di 5-6 giorni ed è molto più grave: oltre a malessere, cefalee e tosse, possono essere presenti sintomi gastrointestinali, cardiaci
e neurologici e complicanze varie; nei casi più gravi può addirittura essere letale. Una polmonite da legionella non si distingue da altre forme atipiche o batteriche di polmonite, ma è riconoscibile dalle modalità di coinvolgimento degli organi extrapolmonari. I principali fattori di rischio che facilitano l’acquisizione della legionellosi sono: età avanzata, il fumo, immunodeficienza, sesso maschile, patologie cronicodegenerative. In Italia sono registrati
#WELLNESS
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2001
2002 2003 2004 2005 2006
mediamente qualche centinaio di casi di legionellosi ogni anno ma, si ritiene che tale numero sia in realtà sottostimato, anche perché a volte la malattia non viene diagnosticata. La malattia è letale nel 5-15% dei casi. Nel 2012 sono stati notificati all’ISS (Istituto Superiore della Sanità) complessivamente 1.350 casi di legionellosi, con un incremento del 33% rispetto ai casi notificati nel 2011. Nel diagramma sopra sono riportati il numero del casi e il tasso di incidenza della legionellosi dal 2000 al 2012. Dei 1.350 casi notificati, 72 (5,3%) erano stati ricoverati in ospedale o in clinica, 137 casi (10,1%) avevano pernottatoalmeno
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2007
2008 2009
2010
2011
2012
N. assoluto di casi
N. di casi per milione di abitanti
una notte in luoghi diversi dall’abitazione abituale (hotel, campeggi, navi, abitazioni private), 42 casi (3,1%) erano residenti in comunità chiuse, 22 casi (1,6%) avevano altri fattori di rischio. Il test dell’antigene urinario si conferma lo strumento diagnostico più utilizzato (96%). Nel 100% dei casi l’agente responsabile della patologia è stato Legionella Pneumophila. La Tecnoambiente, già dagli anni 80’ si è dedicata allo studio dei sistemi di prevenzione e risanamento dei circuiti di acqua dalla contaminazione batterica. In relazione alla propria esperienza maturata sul campo, ha sviluppato un sistema di trattamento anti legionella molto semplice in grado di risanare gli impianti contaminati e di prevenire la contaminazione degli stessi. Il sistema, denominato TAPRESIL, può essere applicato su tutti gli impianti a circuiti di acqua calda o fredda, su circuiti di acqua potabile, in serbatoi di stoccaggio e nei sistemi di condizionamento. La tecnologia consente il risanamento degli
impianti mediante il dosaggio proporzionale del TABIOSIL, una soluzione ecologica a base di ossigeno attivo e ioni oligodinamici. Il prodotto è in grado di sanificare i circuiti inquinati da biofilm, da batteri e da formazioni biologiche perché consente di degradare le membrane cellulari distruggendone il nucleo. Difatti, la contaminazione da biofilm nei circuiti e nei serbatoi è favorita dalla presenza di incrostazioni calcaree e da corrosioni, inoltre dal ristagno dell’acqua e da zone particolarmente umide. Purtroppo non è sufficiente intervenire soltanto per il risanamento ma, occorre prevenire la successiva contaminazione, dovuta alla presenza dei bacilli che sempre più frequentemente possono riscontrarsi anche nelle falde acquifere e che resistono all’azione del cloro che comunemente è utilizzato per la disinfettazione dell’acqua.
#SPORT&FITNESS
Home Fitness Giuseppe Di Gregorio Titolare Non Solo Fitness Cell. 333.8441595 E-Mail: nonsolofitness@live.it
L'home fitness (allenamento praticato tra le mura domestiche) offre indubbiamente numerosi vantaggi in grado di contrastare gli oneri di una vita frenetica che spesso ci sottrae tempo ed energie da dedicare alla cura ed al benessere del nostro corpo. Studi scientifici attestano che un’attività fisica regolare, associata ad una sana ed equilibrata alimentazione, porta diversi benefici alla persona e soprattutto aiuta a svolgere le diverse attività quotidiane in modo più semplice e ad ammalarsi meno. Allenarsi tra le mura domestiche significa: avere a disposizione un luogo famigliare, discreto e riservato dove svolgere i propri allenamenti in piena tranquillità usufruendo delle comodità che offre il proprio domicilio (musica,
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televisione, internet). Inoltre è possibile evitare i problemi di sovraffollamento di cui soffrono molti centri fitness, risparmiare tempo e stress evitando di doversi spostare continuamente, ottimizzare il tempo a disposizione, a risparmiare sui costi di abbonamenti in palestra che magari non riusciamo ad usufruire. Non occorre molto spazio, né troppi soldi per allestire la propria palestra: ognuno sceglierà l'attrezzatura più adatta in relazione alle proprie disponibilità economiche e di spazio. Se hai scelto di praticare l'home fitness, ti devi porre le seguenti domande: ♦ Quali sono i miei obiettivi e di quali attrezzature ho bisogno per raggiungerli? ♦ Quanto sono disposto a spendere per il mio benessere? ♦ Di quanto spazio dispongo? Molteplici gli attrezzi che possono aiutarci a raggiungere lo scopo prefissato: Tapis roulant, cyclette, ellittica, spinbyke, vogatori, stepper, panche per pesistica, panche addominali ecc.. Esiste un concetto base dal quale partire ed è la costanza. Per recuperare la forma e mantenerla bisogna allenarsi poco ma spesso, l’attività fisica praticata con una certa regolarità nella maggior parte dei casi porta ad
ammalarsi meno. Una filosofia che va a mettersi in contrasto con una vita sedentaria, stressante, alla continua mancanza di tempo che siamo ormai soliti vivere. Per chi ha problemi di spazio esistono attrezzi che, una volta utilizzati, con un piccolo gesto, si riducono drasticamente le dimensioni così da poterli mettere dietro una porta, sotto il letto o in un ripostiglio. Ci sono anche altri due aspetti fondamentali che non si devono assolutamente sottovalutare: dove acquistare e il postvendita. La gamma offerta sul mercato è piuttosto vasta e per essere sicuri di fare l’acquisto giusto, che possa soddisfare le nostre esigenze potrebbe essere utile recarsi in un punto vendita per provare l’attrezzo ed essere consigliati da esperti del settore. Ultimo aspetto, e forse il più importante, è il post-vendita. Tutte le attrezzature che si acquistano sono, naturalmente, coperte da garanzia di almeno 2 anni. Acquistare in un punto vendita specializzato in questo settore dove in caso di qualsiasi tipo di problematica, che sia di montaggio o di malfunzionamento, possiamo recarci e ricevere adeguata assistenza tecnica può risultarci comodo sicuro e affidabile.
#SPORT&FITNESS
Tecniche Allenamento e Fitness Professor
Nello Iaccarino Personal Trainer Laureato in Scienze Motorie Consulenza Fitness Disponibile telefonicamente dalle 15.00 alle 16.00 - Cell. 329.6220310
L’introduzione di tecniche nel Fitness nasce dalla necessità di elevare il livello qualitativo dell’allenamento. Le tecniche di allenamento in realtà, nella maggior parte dei casi, sono state inventate per elevare il livello di addestramento militare, paramilitare o per addestrare legionari. Successivamente, i pesisti, i powerlifter, i culturisti le hanno fatte proprie. Infine esse sono passate al Fitness. Al giorno d’oggi, non ce ne sono tante nuove. Inutile dire che esse sono centinaia, alcune molto valide, altre poco efficaci. Nel Fitness esse si usano, essenzialmente, per i seguenti obiettivi: 1. definizione muscolare; 2. dimagrimento; 3. ipertrofia; 4. tono muscolare. Ovviamente esse trovano la giusta applicazione su atleti o soggetti intermedi o avanzati. Le tecniche di allenamento devono essere correttamente applicate all’individuo o sui suoi gruppi muscolari; il loro incauto o
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non corretto uso, le renderebbe inefficaci o dannose. Ad esempio, se il nostro obiettivo è l’ipertrofia dei glutei, è inutile applicare un PHA di Bob Gajda; se ricerchiamo la definizione muscolare per i bicipiti non applichiamo mai ad essi un piramidale. Inoltre, se il gruppo muscolare da allenare ha elevata componente rossa, bisogna adottare delle tecniche appropriate; la stessa cosa bisogna fare per l’inverso (cioè gruppo muscolare ad elevata componente bianca). Infine evitare di ripetere sempre le stesse tecniche, ma modularle in relazione alla periodizzazione o ciclizzazione programmata.
#BELLEZZA
L'epilazione Laser Permanente invece sulla matrice, la struttura cellulare situata alla base del follicolo pilifero e responsabile della formazione del pelo.
Epilazione permanente
Peli, capelli, peluria I follicoli piliferi presenti sulla pelle di un adulto sono circa 5 milioni, di cui 100.000 sul cuoio capelluto. Le uniche parti del corpo prive di peli sono le palme delle mani e le piante dei piedi. La differenza numerica dei follicoli legata al sesso o alla razza sono minime, mentre l'avanzare dell'età ne determina la diminuzione: da circa 615 follicoli per cm2 tra i 20/30 anni a circa 435 dopo gli 80 anni. Il pelo adulto può iniziare il suo sviluppo come un pelo vellus e tornare, dopo anni, a questo stato come ad esempio nel processo fisiologico di invecchiamento. Le variazioni nel tipo di pelo sono determinate dalla costituzione genetica e dallo stato endocrino. Da ricordare che, al di fuori dei periodi embrionale e fetale, nella cute non si generano nuovi follicoli; le variazioni a cui assistiamo sono legato alla maggiore o minore attività dei follicoli presenti.
Depilazione - Epilazione Epilazione permanente Con il termine "depilazione" sono indicati i trattamenti che eliminano solo la parte del pelo che fuoriesce dalla cute (rasoio, creme, dischetti) mentre con "epilazione" si intendono le metodiche che rimuovono il pelo dalla radice (cerette, epilatori elettrici, pinzette). L'epilazione permanente agisce
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Viene eseguita con apparecchiature di ultima generazione laser. L'energia della luce emessa viene catturata dalla melanina e trasformata in calore, il quale danneggia la matrice pilifera. La durata di ogni impulso luminoso è lungo abbastanza da essere assorbito dal follicolo e indebolirlo e distruggerlo, ma non abbastanza per essere trasferito alla pelle che lo circonda. Questa azione è molto selettiva e quindi sicura per la pelle. La radice del pelo è a contatto con la matrice solo nella sua fase di crescita (fase anagen), dopo la quale il pelo migra verso la superficie della cute (fase catagen) e infine viene espulso (fase telogen). Solo le matrici dei peli in crescita (fase anagen: 20-30% dei peli presenti) subiscono l'azione degli impulsi luminosi: questo è il motivo per cui non è possibile eliminare tutti i peli in una sola seduta. Le tecniche epilatorie tradizionali sono decisamente superate: oggi con la tecnologia realizziamo la distruzioni del follicolo pilifero in maniera selettiva, rapida, sicura, indolore e soprattutto permanente. La diminuzione dei peli è visibile già dopo il primo trattamento.
#FILOSOFIA
Il favoloso mondo di Eros Domenico Casa Consulente filosofico Cell. 339.3318463 E-Mail: Domenico.Casa2@tin.it
Si sa che Sigmund Freud era affascinato dal mondo grecoromano. A parte i suoi viaggi alla scoperta di resti archeologici (era letteralmente innamorato di Pompei), si nutriva soprattutto di miti greci. Era convinto che lo studio di essi rendeva possibile entrare in quel mondo semisepolto per ritrovare le tracce del passato. Quel passato che, solo rimosso e mai dissolto, ritorna nella nostra vita quotidianamente, nonostante tutte le energie spese, da molti autori cristiani per distruggerlo definitivamente. Quel mondo coincide, tuttavia, con la nostra natura profonda. Ed è bastato che Freud sollevasse il coperchio dove, come in un vaso di Pandora, erano stati rinchiusi tutti i venti e le passioni dell'anima, da San Paolo in poi ritenuti peccaminosi, (“sento una voce nella mia carne che è contraria alla voce dello spirito”, da cui si è generata quella ipocrisia o doppiezza tipica di molti orizzonti comportamentali), che quei venti
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e quelle passioni hanno ripreso a scuotere il mondo interiore. Eros non è esterno alla vita ma è la vita stessa. Infatti per Freud riguarda tutto ciò che unisce, fa gioire, reca felicità, al contrario del suo opposto, Thanatos, che si nutre di affezioni negative, quali l'odio, il rancore, l'invidia, la rabbia e, nei casi estremi, la violenza. Ma, a differenza del nostro mondo culturale, in cui Eros, almeno apparentemente, è “presente solo per consentire che l'unione raggiunga il suo scopo, vale a dire la procreazione di figli legittimi”, scrive Eva Cantarella nel suo saggio “L'amore è un Dio” (Feltrinelli 2007), “l'amore in Grecia, l'amour passion, veniva sperimentato in rapporti diversi”. Eros, infatti non conosce regole. Egli, continua la Cantarella “faceva nascere l'amore , indifferentemente, fra esseri mortali, dèi, eroi, figure semiumane, animali, uomini, donne...persino i fiumi si innamoravano, o le sorgenti”. Non esisteva momento della vita in cui Eros non fosse presente per offrire all'esistenza un po' della gioia e della magia dell'amore. Da allora le cose sono cambiate generando buona parte delle forme di nevrosi e di infelicità legate alla repressione di un sentimento fondamentale che vive sull'espansione e sul bisogno di esprimersi comunque. L'Eros o “l'amore - come scrive Umberto Galimberti, in Le Cose Dell'Amore, Feltrinelli 2004 – è faccenda dell'anima”. Ma, su esso sono state calate cortine
Gli articoli di Domenico Casa su http://bit.ly/ICygMX
di nebbia, foschie, quando non si è trattato di coltri. Si è incatenato ciò che, per sua natura, è estremamente libero e anarchico, come successe per Ares e Afrodite, sorpresi a tradire nel letto dall'oscuro Efesto. Questi costruì “una rete sottile come la tela di un ragno, invisibile ma robustissima, la stese intorno al talamo: chiunque vi fosse entrato sarebbe stato imprigionato.” (Eva Cantarella). Ed è accaduto, allora, che esso ha escogitato tutte le varie forme di clandestinità oppure ha trovato il suo rifugio privilegiato tra “gli artisti e i poeti che, per creare, attingono al caos primitivo, dove non c'è regola, non c'è legge, non c'è riconoscimento della differenza, ma restaurazione simbolica di quell'indifferenziato che precedeva la creazione, e a cui forse bisogna attingere perché prenda vita un nuovo genere di realtà, al di là di quella esistente che più non affascina e non richiama amore.” (Umberto Galimberti). Ma, per farlo uscire dai luoghi non propri, è necessario liberarsi dal conformismo indotto. “Più l'EROS è appagato, più si potrà aspirare a essere felici e sereni in ogni momento della quotidianità. Ciò tuttavia contrasta, ancora oggi, con una visione della vita intesa come sacrificio, come valle di lacrime, come terreno dolente, utile per meritarsi l'aldilà.” (Paolo Crepet: Sull'amore. Einaudi Stile Libero, 2006).
#POESIA
L'uomo che invidiava la moglie Salvatore Spinelli Poeta
Lavorava dieci ore al giorno ed era assai stanco al ritorno, la moglie, invece, che non lavorava, secondo lui in casa bighellonava.
Fattosi pomeriggio e tutta sola andò a prendere i figli a scuola, e facendo di ritorno il tragitto s’intrattenne con loro sul profitto.
Perciò in base a tal convinzione l’uomo pensava a una soluzione e pensando pensando, una sera rivolse a Dio un’accorata preghiera.
Parecchio stanca e poco serena si mise ad approntar la cena, dopo, essendo di casa la regina, lavò i piatti e pulì la cucina.
“Vorrei provare a cambiare sesso, oggi o domani, per me è lo stesso, il corpo di mia moglie scambia col mio, è questo che con ardore Ti chiedo io”.
Dopo cena, fatto loro il bagnetto accompagnò i bambini a letto, e dopo quell’intensissimo lavorio disse tra se: “Vado a letto anch’io!”.
Dio nella Sua bontà infinita volle concedergli di cambiar vita, infatti la sua preghiera ascoltò e al mattino l’uomo, donna si svegliò.
La poverina voleva dormire ma il marito non volle capire... e alla fine e a malincuore dovette fare anche l’amore.
Essa con un tempismo perfetto fu la prima ad alzarsi dal letto, fece la sveglia ai suoi bambini approntando per loro i grembiulini.
Il mattino seguente, il poveretto saltò velocemente dal letto e con grande, grandissimo ardore rivolse questa preghiera al Signore.
Bevuto il latte senza dir parola, li prese e li accompagnò a scuola, poi durante il ritorno a casa, trovò il tempo per fare la spesa.
“Dio, ho commesso un grave errore e adesso ci penso con terrore, io invidiavo la povera moglie mia ma era solamente pura follia”.
Tornata a casa ancora felice, mise in moto la lavatrice, preparò il pranzo, andò in banca, in tintoria e ancor non era stanca.
“Perciò ti prego, ti scongiuro, mio Dio fa che io riprenda il corpo mio, io ti prometto che lavorerò, e ti giuro che mai più mi lamenterò”.
Intanto aspettando una risposta, fece una puntata alla posta, rientrata alla dimora, detto fatto, pulì anche la lettiera del gatto.
Dio nella Sua infinita bontà disse: “Vorrei farlo ma come si fa, sì, ti sei pentito, l’invidia è vinta, ma stanotte sei rimasta incinta”.
Mischiando poi della carne col pane preparò la ciotola del cane, rifece i letti, pulì i bagni ma la stanchezza già dava i segni.
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#AVVOCATO
Il femminicidio
e la nuova normativa a tutela della violenza sulle donne
Valerio Massimo Aiello Avvocato Penalista; il suo studio legale ha sede in Vico Equense alla via Canale 28 ed in Sorrento alla via Corso Italia 261. - Cell: 339.4095882 - Tel/Fax: 081.8015930 e-mail: valerioajello@gmail.com
Lo scorso 25 Novembre si è “celebrata” la giornata internazionale contro laviolenza sulle donne. Una data simbolica, in ricordo dell’assassinio avvenuto nel 1960, nella Repubblica Domenicana, delle tre sorelle Mirabal, torturate e strangolate per la loro opposizione alla dittatura trentennale di Rafael Leonidas Trujillo. Tante sono state le iniziative poste in essere nelle varie Regioni Italiane per dire basta e per dimostrare il proprio dissenso contro ogni forma di abuso e sopraffazione sulle donne. La violenza sulle donne, che solitamente si spinge fino all’omicidio della stessa donna, è uno dei fenomeni presente, purtroppo, in tutti i Paesi del mondo e che desta, attualmente, maggior allarme sociale. E’ il cosiddetto “femminicidio”, termine che sta ad indicare l’omicidio della donna quale tragico epilogo delle atroci violenze perpetrate ai loro danni. Oggi tale espressione è entrata, prepotentemente, a far parte del nostro linguaggio ed ha finito per riempire quotidianamente titoli di giornali e notizie dei mass media. I dati sono agghiaccianti. Secondo l’Istat, in Italia le donne tra i 16 e i 70 anni che hanno subito una qualsivoglia forma di violenza (maltrattamenti familiari, stalking, violenza sessuale ecc.) sono 6 milioni e 743 mila, il 31,9% del totale: una su tre. Già nelle scorse edizioni di questo giornale ho avuto modo di parlarvi del reato di stalking, uno dei tanti reati (attualmente il più preoccupante) che si configura a carico di chi esercita un’ossessiva e perseverante forma di persecuzione nei confronti
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Il 70% delle donne vittime di violenza muore a causa dell’amore malato del proprio partner o ex fidanzato.
soprattutto della donna e che rappresenta, nelle sue sfaccettature più estreme, una delle principali cause che portano la donna verso la morte. Basti solo pensare che il 70% delle donne vittime di violenza muore a causa dell’ “amore malato” del proprio partner o ex fidanzato. Ecco perché lo Stato Italiano ha deciso nuovamente di intervenire per porre un freno a tale fenomeno dilagante. Il decreto legge 14 agosto 2013 n. 93 ha inasprito le pene nei confronti di chi esercita violenza nei confronti delle donne.
Ecco in sintesi i punti salienti della nuova normativa a tutela della violenza sulle donne. Pene più severe: il decreto prevede l’aumento di un terzo della pena se alla violenza assiste un minore, se la vittima è in gravidanza o se la violenza è commessa dal coniuge (anche se separato) e dal compagno (anche se non convivente). Arresto obbligatorio in flagranza: è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza per i reati di maltrattamento in famiglia e stalking. Allontanamento del coniuge dalla casa familiare: alle Forze di Polizia viene data la possibilità di “buttare” fuori casa il coniuge violento se c’è rischio per l’integrità fisica della donna. Viene così impedito a chi è violento in casa di avvicinarsi ai luoghi domestici. I destinatari di questo provvedimento potranno essere controllati attraverso il braccialetto elettronico. Querela irrevocabile: una volta sporta querela per violenza e maltrattamenti, quella querela sarà irrevocabile. Si sottrae dunque la vittima dal rischio di una nuova intimidazione tendente a farle ritirare la querela. Corsia giudiziaria preferenziale: Con questo decreto, i tribunali potranno adottare delle corsie preferenziali per i processi per femminicidio e per maltrattamenti.
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Patrocinio gratuito: Per chi è vittima di stalking o maltrattamenti e non si può “permettere” un avvocato, è ora previsto il patrocinio legale gratuito. Permesso di soggiorno alle vittime straniere: si è deciso di concedere un permesso di soggiorno per motivi umanitari agli stranieri che subiscono violenze. Vittime informate sull'iter giudiziario: La vittima di violenza o maltrattamenti sarà costantemente informata sulla condizione giudiziaria del colpevole (se si trova in carcere o in libertà, se è stato condannato, ecc...).
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Il problema della violenza sulle donne è purtroppo un problema culturale che trova fondamento nel rapporto di soggezione e discriminazione che le donne fin dall’antichità hanno sempre vissuto. Ecco perché risulta fondamentale parlarne il più possibile per educare e sensibilizzare tutti, giovani e meno giovani. Le violenze ricevute, lievi o gravi che siano, non vanno in alcun modo né giustificate né quantomeno sottaciute. Non bisogna allora nascondersi ed avere paura di denunciare, trincerandosi dietro l’erronea convinzione che la denuncia non serva a nulla. Denunciare le violenze subite rappresenterà, invece, il primo passo verso la riconquista della vostra libertà personale.
#FINANZA
Agli italiani piace il risparmio garantito dallo Stato
Dr. Mario De Simone Cell. 3385458815 dr.mariodesimone@hotmail.it
400 miliardi tra titoli di Stato e prodotti postali Almeno 400 miliardi di euro del risparmio delle famiglie oggi risulta essere investito in titoli emessi dal Tesoro. I buoni postali e i libretti postali, che ammontano a 230 miliardi di euro circa, equivalenti al 14,4% del risparmio delle famiglie sono prodotti speciali, emessi dalla Cassa depositi e prestiti, collocati da Poste e garantiti dallo Stato. Altri 170 miliardi di euro circa del risparmio degli italiani sono investiti direttamente in titoli di Stato: si tratta del 10% circa dei titoli emessi dal Tesoro e in circolazione (BTP, BOT , CCT etc.). E’ abitudine radicata negli italiani investire i propri risparmi negli strumenti finanziari emessi, collocati o garantiti dallo Stato. Ancora oggi, lo Stato come il materasso ed il mattone, da sicurezza è una cassaforte che garantisce gli interessi. I titoli di Stato ed i prodotti del risparmio postale fanno “dormire sonni tranquilli” gli investitori, che decidono di prestare il proprio denaro allo Stato, piuttosto che a una banca o ad un'impresa. La prima settimana di Ottobre, per il ministero dell'Economia, è stata da incorniciare. Attraverso il collocamento di titoli di Stato, ha raccolto sui mercati 19,5 miliardi di euro in soli cinque giorni, pagando tassi d'interesse in netto calo rispetto agli ultimi collocamenti. Il costo medio del debito emesso fino ad ora nel 2013 è sceso così al 2,18% dal 3,11% medio del 2012. Eppure questi numeri, positivi per le casse dello Stato, visti sotto un altro aspetto offrono l'ennesima dimostrazione del fatto che il Paese sia ancora in profonda crisi. Questo perché a comprare non sono solo i risparmiatori, che sempre più impauriti dalla crisi stanno riducendo i consumi per aumentare i risparmi, ma, soprattutto, stanno comprando come non mai le banche, che preferiscono ancora ingozzarsi di BTP piuttosto che allargare i cordoni del credito. Tale fenomeno è documentato dai numeri, infatti, secondo i dati della Bce, a fine agosto le banche italiane avevano nel loro “pancione” 423 miliardi di euro di titoli di Stato, in gran parte italiani. Si tratta di 82 miliardi in più dell'agosto 2012 e di 162 miliardi in più dell'agosto 2011, in pratica ogni anno le nostre banche “mangiano” 80 miliardi di euro di debito pubblico.
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Di per sé questo non sarebbe un problema, lo diventa però se si considerano due fattori. In primo luogo, a questo attivismo sul mercato dei BTP non ha fatto da contraltare altrettanta vivacità nell'erogare credito. Si pensi che mentre le banche (da agosto 2012 ad agosto 2013) aumentavano i titoli di Stato in bilancio del 24%, contemporaneamente diminuivano il credito alle imprese del 4,6% e alle famiglie dell'1,2%. Le banche comprano titoli di Stato perché non “vogliono” ancora finanziare l'economia reale. Questa è una sconfitta per il Paese, non un successo. In secondo luogo, e questo forse è un fenomeno ancor più grave, in Italia si sta creando una sempre maggiore concentrazione del rischio. Questo significa che se lo spread dovesse salire, per qualsiasi ragione, le banche tornerebbero a soffrire e con esse ancora di più l'economia italiana. Negli ultimi tempi, sta emergendo un fenomeno nuovo: gli italiani sono tornati a risparmiare, le famiglie preferiscono ridurre i consumi, e rinunciare a qualcosa, per mettere da parte un gruzzoletto per affrontare le incertezze del domani. Fino all'anno scorso le famiglie bruciavano i risparmi pur di mantenere inalterato il tenore di vita. Tra il secondo trimestre 2012 e il primo del 2013, si calcola che i consumi in Italia si sono ridotti di 2,7 miliardi, ma i risparmi sono aumentati di 4,4 miliardi. Riassumendo, le famiglie preferiscono ora rinunciare alla vacanza per comprare BTP. Lo Stato ringrazia, ma l'economia interna del Paese no: si stima che se le famiglie non avessero aumentato il tasso di risparmio, tenendo conto della dinamica del reddito, avrebbero speso 8 miliardi in più. E forse la recessione sarebbe meno grave. Per fortuna una buona fetta di acquisti sui titoli di Stato arriva dall'estero. Questo fenomeno è, invece, molto positivo, significa che l'Italia, in un contesto europeo più tranquillo, sta recuperando la fiducia dei grandi investitori mondiali. Stima Bank of America, in uno studio intitolato «tutti amano l'Europa», che il Vecchio continente stia attirando capitali internazionali da 15 settimane di fila, un tale flusso non si vedeva da 11 anni. L'Italia, ovviamente, beneficia di questo fiume.
#TREKKING
Gli articoli sul Trekking Urbano su http://bit.ly/ItF7c2
Trekking urbano a Sorrento Nino Aversa Guida escursionistica ninoaversa@alice.it Facebook: NINO AVERSA Tel. 334.1161642
La città di Sorrento conserva tracce di storia lungo tutte le sue strade. Già la sua costruzione è molto interessante, dato che segue il classico schema romanico dei Cardini e dei Decumani, e sarebbe molto importante approfondirne la conoscenza dai molti libri che ne descrivono la storia nelle varie epoche. Ma, nella stessa città, ci sono alcuni particolari quasi dimenticati ma molto importanti. Tra tutti vi segnalo di visitare i ninfei Romani a Marina Piccola ed il palazzo Veniero in via Pietà. I primi sono sotto l’hotel Sirene e sono liberamente accessibili attraverso gli stabilimenti balneari d’estate e con un passaggio aperto sotto le strutture d’inverno mentre, per il palazzo Veniero, basta alzare gli occhi entrando in via Pietà dalla piazza Tasso. I ninfei costituivano le uscite a mare di un’immensa villa romana che comprendeva l’hotel Sirene, tutta la piazza Vittoria e l’edificio dell’attuale istituto S.Paolo. Sono ben visibili le tre arcate scavate
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nel tufo collegate fra loro da cunicoli e canali che permettevano giochi d’acqua e frescura ai luoghi frequentati nelle ore calde dai ricchi patrizi. Il palazzo Veniero è stato costruito nel XII Secolo, circa 900 anni fà, ed ha una facciata molto interessante e particolare costituita da un sistema di intarsio architettonico che, con i vari colori del materiale usato per la costruzione, forma decorazioni e figure geometriche. Ma, oltre alle interessanti tracce conservate nella città, ci sono gli antichi collegamenti tra i casali che conservano intatte le forme architettoniche ed agricole di un’epoca florida. Molti non conoscono le zone di Casola, Lavaturo, S.Valerio, Baranica, Li Simoni e Parise. Queste sono tutte collegate tra loro da antichi percorsi, fortunatamente intatti, dato che non sono stati intercettati dalle costruzioni delle nuove strade. Tra i tanti itinerari che si possono
#TREKKING
organizzare per visitarli ve ne segnalo due di almeno mezza giornata. Il primo parte dalla zona di Sottomonte, vicino alla chiesa di S.Pietro a Mele, dove inizia una piccola scala che conduce verso la zona di Casola. Si intercetta una strada che corre parallelamente al corso Italia per centinaia di metri fino ad incrociare le scale che salgono verso Casarlano. L’antica scala, contornata da alberi di carrubi (Sciuscèlle), offre un panorama eccezionale sulla città ripreso già nei dipinti dei paesaggisti dell’800. Giunti a Casarlano è d’obbligo fare una visita alla chiesa che conserva, lungo tutta la navata di destra, la sua forma architettonica originale fatta di colonne e fregi di tufo che riportano ad antichi splendori. Il percorso prosegue fino alla zona di Baranica, frazione formata da antiche costruzioni e collegamenti fra zone agricole. Al centro del borgo c’è la piccola chiesa di S.Biagio e qui bisogna svoltare verso via Cala e cominciare a scendere verso valle. Si attraversano strade delimitate da antichi muri a secco (mangiarine), aranceti ed oliveti fino a raggiungere Cesarano attraversando via Palomba. Il punto più basso corrisponde con il passaggio del piccolo ruscello lungo un letto di pietre di basolato. Qui venivano le donne a lavare i panni usando l’acqua del rivolo come raffigurato nelle stampe di Sorrento dell’800. Da Cesarano al centro di
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Sorrento si costeggia il vallone, attualmente colmato, che poi sfocia al porto. Un escursione più lunga e panoramica parte da Cesarano dove, di fronte alla struttura sportiva, inizia via Vecchia Atigliana. Subito ci troviamo immersi in un’atmosfera antica fatta di alti muri di tufo e strade lastricate di pietra, scavate a trincea tra gli aranceti. Le prime abitazioni che si incontrano hanno archi e forme antiche ed anche la cappella di S.Anna è posta in un luogo insolito. La salita si fa più impegnativa dato che l’attuale manto ha coperto le antiche scale e, a seguire, percorre un tratto cementato costruito per la messa in opera di una tubatura moderna. La quota si conquista rapidamente ed il panorama si apre su tutta la Penisola fino a vedere chiaramente la forma del golfo di Napoli. Un incontro interessante è una calcara insolitamente costruita in tufo. Queste strutture erano delle fornaci dove si “cuocevano” le pietre calcaree per trasformarle in calce e funzionavano direttamente in montagna dove si servivano delle pietre locali e della legna dei boschi. Il percorso continua a salire verso le zone collinari costeggiando una piccola grotta. La leggenda dice che da queste parti c’era il cosiddetto “munaciello”, una forza misteriosa che percuoteva i giovani che passavano di notte, ma una testimonianza verbale ci riporta alla realtà dicendo che le botte provenivano dai fratelli delle belle ragazze di S.Agata che non volevano gli incontri con i giovanotti sorrentini. Si giunge alle prime case di S.Agata, nella zona di Zatri e si percorre la strada che arriva all’incrocio tra via Nastro Azzurro e via Nastro Verde. Un giro nel centro del paese per visitare il prezioso altare e si imbocca via Termine per cominciare la discesa verso Sorrento. Appena imboccata la strada già si nota la parte piuù antica del paese ed anche la casa che ospitò il famoso poeta Salvatore di Giacomo. La discesa permette una vista molto panoramica sulla Penisola e rende piacevole il cammino. Questa zona è piena di uliveti e finisce in una valle fino alla zona del Circumpiso. Un’altra leggenda diede il nome a questa zona infatti il toponimo deriva da “Cierco (quercia) dell’appeso” a ricordo di un’ipotetica impiccagione. La strada, via Talagnano, termina in località S.Lucia, a fianco della chiesa, dove esiste ancora una struttura che comprende un’antica torre di avvistamento aragonese con un portone molto interessante. Questi percorsi fanno riscoprire le sensazioni, i profumi ed i panorami per i quali Sorrento è diventata famosa nel mondo. I Greci, i Romani, i Francesi, gli Spagnoli ed i viaggiatori del Grand Tour dell’800 sceglievano Sorrento per il clima, l’agricoltura e l’ospitalità della gente e, su queste caratteristiche, si è costruito un sistema turistico che ancora attira viaggiatori da tutto il Mondo. Ma bisogna saperli difendere.
#MEMORIA
Cap.D.M. Vincenzo Astarita Presidente Associazione Professionale Capitani Marittimi
Per non dimenticare…
Come ogni anno ci ritroveremo intorno all’altare del Signore per commemorare i marittimi scomparsi trentadue anni fa nell’affondamento della motonave Marina d’Aequa. Come tutti ricordiamo, il suo intero equipaggio, trenta persone, la maggior parte della Penisola sorrentina, scomparve con la nave in una tempesta nel Golfo di Guascogna il 29 dicembre del 1981. Nonostante gli anni trascorsi, il ricordo di quel doloroso avvenimento mi è sempre vivo e così il susseguirsi degli eventi in quel tragico martedì di fine anno. La tecnologia delle comunicazioni in quegli anni non era quella dei giorni nostri e le notizie non giungevano in tempo reale. In quei giorni mi trovavo imbarcato su una nave proveniente da Malta e diretta a Reggio Calabria. Ero in servizio nella sala di controllo dell'apparato motore quando dal ponte di comando il collega di guardia mi telefonò che la nave Theodore Fontane aveva ricevuto alle 14.43 una richiesta di soccorso da parte del Marina D’Aequa e che quella nave, dopo aver invertito la rotta, si stava dirigendo sul punto per accorrere in aiuto. Da quel momento a bordo della nostra nave fu un susseguirsi di contatti, l’immedesimarsi nella situazione, il vivere le stesse angosce…. un pensiero alla famiglia. Intanto la nostra navigazione continuava in condizioni di mare particolarmente agitato, consapevoli, tuttavia, che nulla era in realtà paragonabile alle avversità e a quei tragici momenti che stavano vivendo quei nostri sfortunati colleghi. Arrivammo in porto alle 22.30, con mezz’ora di ritardo rispetto all'orario di linea a causa del mare grosso: la tragedia dei nostri fratelli sul mare si era già conclusa ormai da poco meno di sei ore. Sgomento e commozione oppressero ognuno di noi. Ricordo che tutti noi dell'equipaggio, ultimate le operazioni commerciali, ci raccogliemmo spontaneamente in silenzio nella sala dei passeggeri ormai vuota, gli sguardi attoniti, smarriti, incapaci di profferire una parola, un pensiero, una preghiera. Poi lo sfogo liberatorio, qualche timido commento,
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ognuno conosceva qualcuno dello sfortunato equipaggio, ricordava un parente, un amico, un conoscente. Come ogni anno, è giusto e doveroso ricordare questa mesta ricorrenza. Per non dimenticare. Il tempo lenisce il dolore, induce all'oblio. Rinverdire il pensiero conduce alla meditazione. Questa volta il ricordo di quei tragici giorni mi pesa ancora più, mi costa un sacrificio particolare. Ne rivivo ogni attimo, la stessa commozione, lo stesso sgomento di allora, il disappunto, oserei dire la stessa rabbia, la rabbia dell'impotenza e il disagio di vedersi più fortunato di fronte a un destino crudele. Anch’io avevo tra gli scomparsi un amico, un collega che abitava nell'appartamento accanto al mio. La visione di trenta persone abbracciate l’un l’altra con lo sguardo verso il cielo ed il pensiero ai loro cari mi apparve e mi appare tuttora come in un film mai sbiadito. Vedo i loro corpi calare negli abissi e le loro anime sollevarsi leggere verso la luce. Il senso di unione che sbocciò tra l’equipaggio di quella mia nave sono certo, per la conoscenza che ho dello spirito degli uomini di mare, chiama ancora una volta a raccoglierci in un atto di fede, di preghiera, di comunione nella memoria degli scomparsi. Una commemorazione vera e sincera accanto ai familiari di tutti i dispersi in mare, in pace e in guerra, e sono tanti. Tutti insieme, tutti uniti, i cittadini della nostra Penisola sorrentina, le autorità civili, militari, religiose, le associazioni marinare, le altre associazioni. Purtroppo le tragedie del mare pare non debbano avere mai fine. Come non ricordare ancora una volta gli scomparsi nelle tragedie accadute in questo anno che volge alla fine. Gli scomparsi nella tragedia della Costa Concordia e quelli abbandonati nelle centinaia di bare allineate in riva al mare di Lampedusa? Riuniamoci, dunque, tutti in preghiera in suffragio delle anime dei morti nelle sciagure del mare con una invocazione al Signore affinché illumini i responsabili allontanandoli da egoismi e insensibilità e nulla tralascino nella promozione e nell'attuazione di quanto occorre per scongiurare tragedie e lutti. Incontriamoci e saremo, in questi tempi pesanti e carichi di incertezze, di esempio per i giovani sempre più scoraggiati, continuamente fuorviati dai buoni ideali e spinti verso falsi idoli. Domenica 29 Dicembre 2013 alle ore 16.30 ci ritroveremo ancora una volta nella Chiesa di San Giuseppe in Sant'Agnello per la celebrazione della Santa Messa e per la cerimonia dinnanzi alla lapide che ricorda i nostri caduti sul mare.