100% Fitness Mag - N. 145

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I rischi degli integratori alimentari di Carlo Alfaro

Perché l’adolescenza dei nostri figli ci fa così paura? di Ernesto Lupacchio

Piscine in condominio: istruzioni per l’uso di Teresa Pane

#145

LA MIA PENISOLA 100% FITNESS MAGAZINE ANNO XIII

COPIA GRATUITA



Studio di progettazione grafica e stampa Corso Italia, 248 80065 Sant’Agnello (Na) Tel. Cell. Mail

081 18224133 331 5063051 | 334 3102101 328 8764019 | 380 6498285 info@bingwa.it grafica@bingwa.it


Questo mese 08 #PEDIATRA 22 I rischi degli integratori alimentari

Osteopata D.O.M.R.O.I. Dottore in Scienze delle Attività Motorie e Sportive

cell. 333 85 45 882 e-mail angelopuzzella@gmail.com

#AUDIOPROTESISTA

Sentire bene, possibile chiave contro la demenza Tea Maione

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Le nuove frontiere della riabilitazione: la realtà virtuale

cell. 338.3191494

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cell. 331.2668437 e-mail pintobrigida@gmail.com

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cell. 338.4698121

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#NUTRIZIONISTA

Dimagrire: via i chili in più con i consigli super dimagranti Francesca Maresca

I farmaci biologici (biotecnologici)

Laureata in Dietistica presso l’Università di Napoli Federico II. Disponibile tel. Martedì e Giovedì dalle 15.00 alle16.30

cell. 334.2258132

Giuseppe De Simone

cell. 335.5302988

I falsi miti sulla salute orale Laureato in Odontoiatria e protesi dentiaria presso l’Università di Napoli. Socio A.N.D.I.

#FARMACISTA

Laureato in Farmacia e specializzato in Scienza e tecniche delle piante officinali presso l’Università Federico II di Napoli.

#ODONTOIATRA

Vittorio Milanese

Brigida Pinto

Laurea in Fisioterapia e laurea magistrale in Scienze Riabilitative delle Professioni Sanitarie, entrambe conseguite presso l’Università “Federico II” di Napoli. Lunedì al Venerdì 9.00 - 12.00 e 17.00 - 20.00

La logopedia Laureata in Logopedia presso l'Università Federico II di Napoli. Disponibile tel. Giovedì e Sabato dalle 9.00 alle 13.00

cell. 338.9648341 e-mail te.macustica@alice.it #FISIOTERAPISTA

#LOGOPEDISTA

Mariarosaria D'Esposito

Laureata in Tecniche Audioprotesiche Disponibile telefonicamente Martedì dalle 9.00 alle 11.00

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L'osteopatia pediatrica Angelo Puzzella

Carlo Alfaro

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#OSTEOPATA

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#NATUROPATA

Arnica Mariateresa Caiafa cell. 338.8194524

La Mia Penisola 100% Fitness Mag Anno XIII

Numero 145

In copertina Beautician Rossella con fotografata da Fotomania - Meta


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#FISIOTERAPISTA

Rieducazione Mézières

50 #CONDOMINIO Piscine in condominio: istruzioni per l’uso.

Veronica Di Martino Laureata in Fisioterapia - Specializzata in Posturologia

Teresa Pane

cell. 327.8420706

40 #MENTALCOACH Perché l’adolescenza

Amministratrice - Responsabile Punto Casa Italia

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dei nostri figli ci fa così paura?

#AMBIENTE

Il mondo sommerso Gianluigi Di Maio Istruttore subacqueo

Ernesto Lupacchio Mental Coach

cell. 347.67.67.533

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#PERSONALTRAINER

La ricetta dell'estate! Caponata Napoletanna Anna Maione

Mi hanno insegnato

Esperta in comunicazione multimediale dell’enogastronomia

e-mail an.maione83@gmail.com

Nello Iaccarino

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#FOODCROSSING

LSM - PT - Preparatore e Consulente

Imma Gargiulo

cell. 329.6220310 e-mail infonelloiaccarino@email.it

Chef Patron del Ristorante Femmena Conduttrice di "Conserve di Casa" su Alice TV

#POETA

Il dispensatore di beni Salvatore Spinelli

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#GEOLOGO

Il Radon Erminio Esposito Consigliere Nazionale della FILP Federazione Italiana Liberi Professionisti

cell. 338.8560434

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#ARREDAMENTO

Di generazione in generazione Guenda Esposito Design passionate

Contatti e-mail redazione@centopercentofitness.it Cell. 331.5063051 - 339.2926045

60 #LIBRI Libri come fari Giovanni Pepe Mondadori Bookstore Piano di Sorrento

Periodico di attualità a diffusione gratuita Dep. Aut. Tribunale di Torre Annunziata del 09.06.2010 Direttore responsabile Giuseppe Damiano Editore Giuseppe Manzi Redazione Via Camaldoli, 18 - Vico Equense (Na) Progetto Grafico Maurizio Manzi - Bingwa Art Factory




#PEDIATRA

I rischi degli integratori alimentari Convegno a Piano di Sorrento promosso dal farmacista Palagiano

Dottor

Carlo Alfaro

Il tema della sicurezza degli integratori alimentari è venuto drammaticamente alla ribalta della cronaca da quando, quasi quotidianamente, a partire dalla prima segnalazione del 10 maggio scorso, il Ministero della Salute aggiorna il numero dei casi segnalati di epatite acuta colestatica non infettiva e non contagiosa, associati all’assunzione di integratori a base di curcuma (il cui principio attivo, la curcumina, è noto per i suoi effetti antinfiammatori e il potere protettivo sul fegato), avviando un’indagine per chiarirne le cause. In realtà, la potenziale pericolosità degli integratori risiede nel fatto che possono essere utilizzati come presidi di auto-prescrizione e auto-cura, acquistabili anche sul web, in palestra, nei negozi, senza adeguata informazione sui corretti dosaggi o i potenziali effetti collaterali e le interferenze, perché non 8

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essendo considerati farmaci sono dati per innocui e sicuri. Sullo scottante tema, l’Asmc, Accademia di Scienze Mediche e Chirurgiche, e l’Asfi, Associazione Scientifica Farmacisti Italiani, hanno organizzato un innovativo Incontro Interdisciplinare Medici/ Farmacisti, aperto ai professionisti della Sanità ma anche al pubblico dei cittadini, dal titolo “Integratori Alimentari: tra prescrizione medica e consiglio in farmacia”, che, anticipato da una tavola rotonda il giorno prima a Napoli nella sede dell’Asmc, si è tenuto la mattina del 25 maggio a Piano di Sorrento, presso Villa Fondi Di Sangro. Ha spiegato il dottor Francesco Palagiano, farmacista territoriale in Penisola sorrentina e segretario nazionale Asfi, spesso in prima linea nella promozione di attività a favore dell’educazione alla salute e al benessere sul territorio: “L’incontro è stata la proficua occasione per confrontarsi e riflettere sui vari aspetti di un fenomeno di grande attualità: la incalzante immissione in commercio di numerosissimi prodotti salutistici, registrati come semplici integratori alimentari, ma presentati e pubblicizzati alla classe medica e al grande pubblico come rimedi per curare efficacemente vere e proprie patologie, acute e cro-

niche. Molti prodotti classificati come integratori alimentari infatti appaiono nel packaging e nella grafica del foglietto illustrativo, e vengono proposti negli usi, esattamente come farmaci, rischiando di indurre prescrittori, dispensatori e consumatori nel confonderli con i medicinali, anche perché a volte contengono anche gli stessi principi attivi. Tra i rischi, quello dell’autodiagnosi e autocura di patologie anche serie acquistando, sulla base del passa parola e dei messaggi pubblicitari dei produttori di integratori, prodotti a libera vendita che promettono di essere molto efficaci, ma che non necessitano di controlli preventivi e autorizzazioni”. Tanti i nomi di rilievo che sono intervenuti al Convegno: dai moderatori, i professori Ernesto Catena, Giuseppe Ruggiero, Goffredo Sciaudone, ai relatori, come il prof. Libero Berrino, che ha discusso se le proprietà preventive, o addirittura terapeutiche, vantate dagli integratori e nutraceutici in tante situazioni patologiche siano effettivamente validate dalla ricerca scientifica; il prof. Giacomo Lucivero, che ha approfondito la veridicità dell’efficacia degli integratori nel potenziare la risposta immunitaria; il dottor Francesco Palagiano,



#PEDIATRA

che ha affrontato lo spinoso tema delle differenze che sussistono tra la legislazione che disciplina gli integratori alimentari salutistici e quella per i medicinali autorizzati; il prof. Carlo Melodia, intervenuto sulle implicazioni medico-sociali e medico-legali della crescente convinzione, da parte del grande pubblico, di poter individuare e affrontare da sé i propri problemi di salute, e scegliere in autonomia i prodotti per risolverli, sulla base del passa parola tra conoscenti e dei messaggi pubblicitari diffusi, senza controlli preventivi, dalle aziende produttrici di “integratori alimentari”. Il Convegno ha preso le mosse dalla preoccupazione espressa dall’Asfi, in un comunicato stampa del 3 settembre 2018, circa la continua e crescente immissione in commercio di nuovi prodotti salutistici, notificati presso il Ministero della Salute come integratori alimentari, ai sensi del Decreto legislativo 21 maggio 2004 n. 169, ma poi propagandati presso la classe medica come se fossero veri e propri medicinali dotati di proprietà terapeutiche, da prescrivere su ricetta medica, per curare precise patologie acute e croniche, come se fossero una valida alternativa per i medicinali autorizzati per quelle indicazioni, con implicazioni di confusione e disorientamento, sia tra i Farmacisti che operano a contatto con il pubblico, sia tra i pazienti, benchè per legge questa classe di presidi non possa vantare proprietà terapeutiche, essendo proposti come prodotti per ‘supplementare la normale dieta con elementi nutritivi utili per il mantenimento o il recupero del benessere’. A tal proposito, l’Asfi ha ricordato le sostanziali differenze che sussistono tra la legislazione che disciplina gli integratori alimentari salutistici e quella che disciplina i medicinali autorizzati: - Studi preclinici: per l’immissione in commercio di un nuovo integratore alimentare salutistico non è necessario alcuno studio preliminare che ne valuti l’efficacia; basta notificare l’etichetta del prodotto, che riporti la composizione quali quantitativa, al Ministero della Salute, e la registrazione segue il principio del silenzio-assenso; - Monitoraggio: i foglietti illustrativi inseriti nelle scatole degli integratori non sono attentamente 10

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monitorati e revisionati per legge, come previsto per quelli dei medicinali; - Controlli: per le aziende produttrici di integratori, non c’è obbligo di certificazione GMP (Good Manufacturing Practice), così come non sono previsti controlli indipendenti sulla qualità e la purezza degli ingredienti utilizzati, vige il principio dell’autocontrollo; - Informazione: non ci sono obblighi di legge riguardo la qualifica di chi ha l’incarico di occuparsi dell’informazione presso la classe medica degli integratori alimentari salutistici e dei nutraceutici, a differenza di quanto previsto per i medicinali, che possono essere propagandati solo da laureati in Informazione Scientifica sul Farmaco, triennale, o da laureati in altre discipline scientifiche che prevedano un corso di studio quinquennale; - Disciplina dei foglietti illustrativi: allo stesso modo, non vi è alcun obbligo di legge che disciplini i folder e il materiale informativo rivolto alla classe medica, e il loro contenuto non è sottoposto ad alcun controllo preventivo da parte delle autorità sanitarie, a differenza di quanto previsto per i medicinali; - Pubblicità: la pubblicità presso l’utilizzatore finale è consentita senza controlli preventivi: sono previste sanzioni (di importo relativamente modesto) solo a posteriori, se per la pubblicità sono stati utilizzati claim ritenuti ingannevoli o fuorvianti; - Siti di vendita: la commercializzazione di tali prodotti è possibile in qualsiasi punto vendita che possa vendere alimenti, quindi anche tramite un sito online. Non è necessaria la presenza o la responsabilità di un Farmacista. Al momento essi sono venduti principalmente in Farmacia, ma non c’è alcun obbligo di legge perché ciò continui ad accadere: è lecito pensare che al momento ciò avvenga soprattutto per avvantaggiarsi subdolamente del rapporto di fiducia che i pazienti hanno istaurato con il proprio Farmacista di riferimento, ma in futuro essi potranno esser sempre più spesso venduti direttamente dalle aziende produttrici, tramite propri siti di e-commerce; - Marketing: per gli integratori alimentari salutistici, non ha efficacia quanto previsto dal comma 2 dell’art. 5 del Decreto Legge 4 luglio 2006, n. 223.


Di conseguenza, sono possibili i concorsi, le operazioni a premio e le vendite sotto costo, che abbiano l’obiettivo di promuoverne l’utilizzo, anche quando esso non sia strettamente necessario. Alcuni integratori sfruttano tale possibilità: sul foglietto illustrativo inseriscono l’indirizzo del sito web aziendale, e pubblicizzano la possibilità di acquistare direttamente gli integratori prodotti, con sconti molto significativi rispetto al prezzo consigliato, se si acquistano un certo numero di confezioni; - divieto di comparaggio: allo stesso modo, per gli integratori alimentari non ha efficacia quan-

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to previsto dagli artt. 170, 171 e 172 del TULS (R.D. 27 luglio 1934, n 1265) e dal comma 5 dell’art. 147 del d. lg 24 aprile 2006, n. 219 (Codice del Farmaco), che definiscono e sanzionano il reato di comparaggio farmaceutico. “L’Asfi- ha concluso il Segretario Palagiano- ritiene che la crescita incontrollata di questa classe di prodotti, prescritti su ricetta medica e poi reperibili in commercio senza l’intermediazione esperta di un Farmacista, presenti grossi rischi a medio - lungo termine, in quanto concorre a banalizzare il concetto di farmaco, e a esporre i

pazienti al rischio di essere vittima di meccanismi economici e commerciali che nulla hanno a che fare con la tutela della loro salute. Pertanto, l’Asfi ritiene necessario che la categoria degli integratori alimentari con finalità salutistiche e quella dei nutraceutici siano oggetto di una legislazione più stringente, che impedisca possibili abusi a danno del paziente, e invita il Ministero della Salute e tutti gli Organi di vigilanza interessati ad aumentare l’attenzione con cui sorvegliano queste nuove delicate categorie di prodotti”.


#AUDIOPROTESISTA

Sentire bene, possibile chiave contro la demenza

Dottoressa

Tea Maione

Molti sono gli studi di esperti di più specializzazioni che hanno, oramai, convalidato l’accelerazione del declino mentale che si ha nei soggetti affetti da abbassamento dell’udito. Udito e cervello sono strettamente interconnessi e tale intreccio alimenta un circolo vizioso a due direzioni: un calo dell’udito è associato a un aumento di oltre 3 volte della probabilità di sviluppare una forma di demenza, mentre in 3 pazienti su 4 con un deficit cognitivo si registra anche un disturbo dell’udito. Si dimostra da anni che indossare apparecchi acustici può ridurre questo problema. Infatti un ampio studio evidenzia che i disturbi dell’udito negli anziani potrebbero aprire la porta alla demenza ed accelerare il declino mentale. Sentire bene (grazie ad un apparecchio acustico) è una possibile chiave contro la demenza e declino cognitivo. Si tratta di una vasta revisione di dati già pubblicati sul tema per un 12

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totale di 20.264 partecipanti; lavoro apparso sulla rivista JAMA Otolaryngology Head and Neck Surgery ed indica che la perdita dell’udito legata all’età raddoppia il rischio di indebolimento cognitivo e quasi triplica (+2,4 volte) il rischio di demenza. "I risultati forniscono ulteriore evidenza del fatto che la perdita di udito potrebbe essere un fattore di rischio per aumentato declino mentale, indebolimento cognitivo e demenza" spiega l'autore del lavoro David Loughrey, del Trinity College di Dublino. I risultati dello studio trovano conferma anche in un recente studio italiano, condotto all'Università di Salerno, pubblicato su Human Brain Mapping: il deficit uditivo, anche non grave, si associa ad una riduzione del metabolismo cerebrale proprio dove si origina la percezione uditiva. Gli esperti evidenziano come indossare apparecchi acustici possa ridurre il problema. "Meccanismi comportamentali potrebbero spiegare l'associazione tra perdita di udito e demenza - spiega in un editoriale al lavoro l’italiano Francesco Panza dell’Università di Bari, ad esempio la fuga dell’anziano da situazioni in cui potrebbe avere difficoltà a sentire e comunicare, cosa che può contribuire all’isolamento sociale, alla solitudine e

al conseguente declino cognitivo. Controllare l'udito è utile per evitare il peggioramento dei sintomi che portano alla depressione. Infatti, secondo quanto emerso da uno studio della Columbia University, maggiore è la perdita dell'udito, maggiore è il rischio di avere la malattia. Gli studi scientifici iniziano a fornire le prove che il trattamento della riduzione uditiva attraverso soluzioni acustiche sia efficace per ritardare la comparsa di disturbi cognitivi, mantenendo una buona funzionalità cerebrale. I ricercatori hanno analizzato i dati di 5.239 persone con più di 50 anni. È stato scoperto che chi aveva una lieve perdita dell'udito aveva quasi il doppio delle probabilità di avere sintomi di depressione clinicamente significativi rispetto a quelli con un udito normale.



#FISIOTERAPISTA

Le nuove frontiere della riabilitazione: la realtà virtuale

Dottoressa

Brigida Pinto

La riabilitazione, dopo anni di studi e ricerche, ha posto in essere un imperativo comune a tutti gli interventi: bisogna, con il proprio lavoro consentire ai pazienti il raggiungimento del massimo livello possibile di autonomia per poter mantenere una qualità di vita soddisfacente. Il concetto di “qualità di vita”, spesso abusato, acquista infatti all’interno di questo campo un significato che va al di là di qualsiasi sterile discussione retorica. Infatti, rendere centrale l’autonomia all’interno di un percorso di riabilitazione significa attuare un passaggio da un approccio medico più tradizionale, che si concentra sulla malattia, sulla dipendenza e sulle mancanze, ad un nuovo approccio integrato, che pone tutta la sua attenzione sul benessere, sull’indipendenza e sulle risorse e che diventa realizzabile, come ben spiegano 14

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Zimmerman e Warschausky, solo attraverso lo sviluppo delle potenzialità (a volte, purtroppo, residue) e la modifica delle condizioni che pongono limiti alle attività della vita quotidiana. In particolare, in una prospettiva psicologica di empowerment, i risultati desiderati di qualsiasi strategia riabilitativa dovrebbero essere un aumento del senso di autoefficacia- “quanto mi sento capace di raggiungere le mete che mi sono prefissato?” – e un aumento del senso di controllo - “ quanto sono in grado di controllare i diversi ambiti della mia esperienza personale?”. Ciò vale soprattutto se si parla di neuroriabilitazione, intendendo con questo termine tutta una serie di trattamenti riabilitativi che hanno come fine il recupero delle competenze funzionali perdute dopo malattie neurologiche o incidenti, una specialità emer-

gente che si avvale anche delle possibilità offerte dalle tecnologie per un interesse sia prettamente medico che sociale. Tra tutte le tecnologie attualmente esistenti, la realtà virtuale sembra essere uno strumento particolarmente utile per supportare lo sviluppo di una nuova classe di applicazioni neuroriabilitative volte a migliorare la qualità di vita dei pazienti. Essa consiste in una combinazione di hardware e software che consente di simulare esperienze di vita quotidiana mediante ambienti tridimensionali interattivi. Utilizzando ambienti tridimensionali e dispositivi di tipo uditivo, tattile e display immersivi, è possibile indurre nell’utente la sensazione di interagire in un ambiente reale e quindi ricreare delle situazioni e degli esercizi che possono essere di beneficio all’azione riabilitativa, condotti tuttavia nel contesto



#FISIOTERAPISTA

“protetto” del laboratorio del clinico. In genere, un sistema di realtà virtuale comprende: • un sistema di rendering grafico che genera, a 20-30 fotogrammi al secondo, l’ambiente virtuale; • un software per la modellazione degli oggetti e degli ambienti che gestisce la geometria, la struttura, il comportamento intelligente e la modellazione fisica di qualsiasi oggetto; • gli strumenti di input (i sensori di posizioni – trackers, i data gloves, o più semplicemente il mouse di un computer), che rilevano i movimenti dell’utente e li inviano al computer, in modo tale che questo possa modificare l’immagine tridimensionale presentata in funzione dell’azione dell’utente; • gli strumenti di output (visivi, uditivi e tattili) che immergono l’utente nell’ambiente virtuale. A seconda del tipo di hardware e di software utilizzato, è possibile distinguere diversi tipi di sistemi di realtà virtuale che portano a diversi tipi di esperienza per l’utente. • Realtà virtuale immersiva: con questo tipo di soluzione l’utente sperimenta la sensazione di essere completamente immerso nell’ambiente generato dal computer. Ciò è possibile grazie all’utilizzo di un dispositivo di visualizzazione, di solito un casco (head mounted display), che garantisce la possibilità di visualizzare in tre dimensioni degli ambienti virtuali, e uno o più sensori di posizione (trackers), che rilevano i movimenti dell’utente e li inviano al computer. • Computer Assisted Virtual Environment (CAVE): si tratta di una piccola stanza dove il mondo virtuale completamente generato dal computer viene proiettato sulle pareti. La sensazione, per l’utente, è di essere completamente dentro un “mondo altro”. Ciò permette anche esperienze virtuali collettive, in quanto dà la possibilità a diverse persone di condividere la stessa esperienza nello stesso momento. • Realtà aumentata: permette un arricchimento della percezione sensoriale dell’ambiente reale con oggetti virtuali. L’utente, quindi, continua a percepire e a navigare nell’ambiente reale, ma ha la possibilità di avere informazioni aggiuntive convogliate 16

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mediante dispositivi tecnologici che permettono la visione di oggetti tridimensionali. • Realtà virtuale non immersiva: con questa soluzione, il casco viene sostituito dal classico monitor del computer, garantendo all’utente la possibilità di interagire con l’ambiente virtuale attraverso un joystick o con il mouse. La sensazione di immersione può essere migliorata attraverso la visione stereoscopica. L’utente sperimenta la sensazione di vedere il mondo tridimensionale creato dal computer attraverso una sorta di “finestra”. I vantaggi dell’utilizzo dei sistemi di realtà virtuale nell’ambito della neuroriabilitazione cominciano ad essere ampiamente documentati dalla letteratura scientifica. Innanzitutto consente di utilizzare scenari progettati sui principi che regolano e facilitano la neuroplasticità (es. intensità dell’esercizio,



#FISIOTERAPISTA

frequenza dell’esercizio, “stimolazione arricchita”, ecc.), cioè quel processo neurobiologico alla base del recupero delle funzioni cognitive e motorie. In secondo luogo, la realtà virtuale permette di personalizzare l’intensità e la difficoltà del training sulla base delle specifiche esigenze del paziente. Grazie alla flessibilità di questa tecnologia, è possibile cambiare facilmente la presentazione degli stimoli, la complessità del compito e il tipo di feedback in base alla disabilità e ai progressi del paziente. In terzo luogo, la realtà virtuale permette di registrare in maniera accurata e precisa tutti i dati. Grazie ai sensori integrati nei sistemi di realtà virtuale (es. sensori di tracciamento dei movimenti della testa, sensori per gli arti superiori, data gloves, ecc.) è possibile registrare una quantità elevata di dati relativi alle azioni eseguite dal paziente all’interno dello scenario virtuale e utilizzare questi dati per costruire degli indici di performance con cui misurare, in modo quantitativo e obiettivo, i miglioramenti della performance osservabili durante il percorso riabilitativo (un esempio “banale” è l’attraversamento della strada con il sistema VR Street Crossing Test). Con la realtà virtuale è possibile controllare e manipolare gli esercizi su misura all’interno di ambienti ecologicamente validi e motivanti. In effetti, le simulazioni virtuali possono essere altamente coinvolgenti per supportare un processo noto come “trasforma18

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zione di flusso’’, definita come la capacità di una persona di sfruttare un’esperienza ottimale per identificare e utilizzare nuove e inaspettate risorse psicologiche come fonti di coinvolgimento, infatti la motivazione è particolarmente importante per i pazienti impegnati in sessioni riabilitative che sono, per loro stessa natura, particolarmente impegnative e talvolta stressanti. Questo approccio si è dimostrato molto vantaggioso nella valutazione e nella riabilitazione di deficit che riguardano le funzioni esecutive, intendendo con questo termine un insieme di funzioni cognitive di alto livello, quali la pianificazione, la capacità di mantenere per lungo tempo l’attenzione, l’abilità di coordinare attività simultanee, la flessibilità cognitiva e, più in generale, la capacità di affrontare le novità. Anche se la realtà virtuale ha sicuramente un enorme potenziale come tecnologia neuroriabilitativa, la maggior parte delle applicazioni in questo settore sono ancora in fase sperimentale, nella pratica clinica questa tecnologia sembra essere ancora uno strumento del futuro, piuttosto che una reale possibilità alla portata di (quasi) tutti, sia per mancanza di protocolli standardizzati che per i costi elevati. Per affrontare queste sfide, Riva con il suo team ha sviluppato NeuroVR, un software gratuito che fornisce a tutti i professionisti che operano nel campo della

salute uno strumento accessibile per sperimentare la realtà virtuale in campo medico. NeuroVR si compone di due applicazioni: un Editor e un Player. L’Editor consente al personale clinico di modificare in modo molto semplice gli ambienti virtuali esistenti (es. “appartamento”, “piazza”, “ristorante”), adattandoli alle specifiche necessità dei singoli pazienti. In tal modo è possibile creare uno specifico esercizio riabilitativo senza la necessità di conoscere un linguaggio di programmazione. Il Player, invece, permette la fruizione degli ambienti virtuali sia in modalità immersiva che non immersiva. L’auspicio è quello che questo tipo di riabilitazione diventi in breve tempo realmente fruibile, perché “C'è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti”.



#FARMACISTA

I farmaci biologici (biotecnologici)

Dottor

Giuseppe De Simone

La scienza, la ricerca e l’innovazione in ambito farmaceutico hanno fatto negli ultimi anni passi da gigante, producendo farmaci in grado di offrire nuove opportunità e speranze di cura. In questo scenario si inseriscono i cosiddetti farmaci biologici\biotecnologici. Prodotti per la prima volta nel 1982 (l’insulina ricombinante, che ha rivoluzionato la cura di milioni di diabetici), i farmaci biotecnologici hanno rivoluzionato la vita di molti pazienti, favorendo un maggiore accesso alle cure e off rendo nuove possibilità di trattamento per molte gravi malattie quali tumori, malattie infiammatorie, patologie autoimmuni, neurologiche e degenerative. Oltre ai farmaci che derivano da una sintesi chimica, ne esistono altri che sono prodotti da sorgenti biologiche utilizzando organismi viventi attraverso processi di produzione biotecnologica molto complessi: da qui il nome di 20

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farmaci biologici o biotecnologici. Come gli altri farmaci, anche i farmaci biologici sono sottoposti a controlli rigorosi; ciò, insieme al loro processo produttivo complesso e innovativo, determina l’unicità e le caratteristiche di qualità, efficacia e sicurezza. Negli ultimi anni le biotecnologie hanno reso più semplice alcune terapie (come il caso dell’insulina nel trattamento del diabete), ma hanno anche rivoluzionato il trattamento di gravi malattie, anche di origine genetica, rappresentando in molti casi l’unica scelta terapeutica. Ad oggi sono le principali armi contro alcune malattie rare, si utilizzano in varie aree terapeutiche, reumatologia, neurologia, dermatologia, ematologia, oncologia, gastroenterologia, endocrinologia e diabetologia. Anche i vaccini sono da considerarsi farmaci biologici\ biotecnologici. Come accade per i farmaci di sintesi chimica, anche i farmaci

biologici/bio-tecnologici sono protetti da brevetto per 20 anni. Alla scadenza del brevetto, altre aziende produttrici possono riprodurre il farmaco biologico. In questo caso, si parla di biosimilare, ossia quel farmaco biologico altamente simile per caratteristiche rispetto al suo farmaco biolo-gico originatore. “Altamente” perché un biosimilare e il suo prodotto di riferimento, essendo ottenuti mediante processi produttivi di tipo biologi-co differenti, non sono identici, ma altamente simili in terminidi qualità, sicurezza ed efficacia.I farmaci biosimilari sono prodotti per garan-tire un maggiore accesso alle cure ad un co-sto inferiore. Chiedi sempre al Tuo farmacista di fiducia. Info 0818786605



#OSTEOPATA

L'osteopatia pediatrica Dottor

Angelo Puzzella

L'Osteopatia pediatrica é una delle tante competenze dell'Osteopata, forse una delle pratiche che più di tutte può essere definita "preventiva". É la terapia manuale per il neonato, che durante la vita intrauterina, è soggetto ad innumerevoli tensioni e carichi che possono modificare il regolare sviluppo fisiologico del feto. In molti paesi del nord Europa fondamentale è il ruolo che ricopre l'Osteopata che segue la neo mamma dai primi mesi di gravidanza, fino ad arrivare alla sala parto, per assistere e prendere visione di tutte le dinamiche ad esso correlate. Una gravidanza tormentata, un travaglio troppo lungo, un cordone ombelicale intorno al collo, una fase di espulsione prolungata, un parto naturale piuttosto che uno cesareo, possono incidere sulla crescita del piccolo.

Perché portare un neonato dall'Osteopata?

L'Osteopata, con un'attenta ed accurata analisi composta da domande relative alla gravidanza, al parto, la fase di espulsione, le posizioni che il neonato assume durante il riposo, la regolarità o meno del sonno, può già avere un idea di quali possono essere le disfunzioni che il neonato può avere. Disturbi del sonno, suzione difficoltosa, rigurgiti importanti, agitazione ed irritabilità, coliche, torcicollo congenito, sono solo alcune delle disfunzioni che il trattamento Osteopatico può risolvere, e che possono essere legate ad una tensione di membrane presenti nel cranio, che andranno a creare una scorretta mobilità dello stesso od addirittura creare compressioni alla base del cranio come ad esempio il nervo vago. Le stesse anomalie si pos22

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sono ripercuotere non solo sul cranio ma su tutta la colonna vertebrale fino ad arrivare all'osso sacro e quindi creare scompensi posturali e dar luogo, durante la crescita, a patologie come scoliosi, dismetrie e anomalie degli arti inferiori (ginocchia valghe, vare, archi plantari non rispettati)

Il trattamento Osteopatico é doloroso?

L'Osteopata andrà, con un approccio gentile ad estremamente delicato ad eseguire delle tecniche cranio sacrali, che lo potranno aiutare a riequilibrare tutte le strutture. Utilizzando le mani ascolterà il ritmo cranio-sacrale con pressioni sulla testa della forza di massimo 10 grammi, garantendo al neonato la sensazione di sentirsi coccolato. Inoltre il trattamento Osteopatico, se l'Osteopata lo considera necessario, e se la madre è d'accordo, può anche essere realizzato con la partecipazione della stessa, o del padre, stabilendo una maggiore empatia tra terapeuta e neonato, che a quel punto si sentirà ancor di più in mani sicure.



#LOGOPEDISTA

La logopedia Deficit oro-nutrizionale nella Terapia Intensiva Neonatale Dottoressa

Mariarosaria D'Esposito

"Logopedia?" Dopo una prima intuizione che riconduce alla riabilitazione ed alla parola, molti ancora si iinterrogano circa gli ambiti di pertinenza e le finalità del trattamento. Per questo motivo, durante le giornate di informazione e prevenzione "Tuteliamo la salute dell'infanzia per stare bene da adulti", organizzate dall'Associazione Culturale Cyprea Onlus, ho provato a descrivere in poche parole la complessità mia professione. Il termine, di derivazione greca, riporta in maniera fortemente semplificativa, all'educazione alla parola. L'intervento logopedico mira alla valutazione e riabilitazione di un foltissimo gruppo di patologie, in soggetti in età pediatrica, adulta e geriatrica. Di seguito, una schematizzazione delle logopatie più diffuse:

Nel neonato prematuro si riscontrano frequentemente deficit della suzione. La presa in carico già dai primi giorni di vita ha lo scopo di potenziare la sensibilità e motricità della sfera orale e ridurre l'affaticabilità per scarso tono muscolare. Inoltre, nei bambini alimentanti con il sondino nasogastrico, l'inervento logopedico ha lo scopo di favorire l'alimentazione naturale tramite il seno o il biberon. L'uso del sondino, infatti, non solo non consente di ridurre il tempo di ospedalizzazione, ma è anche preventivo per eventuali futuri legati alla deglutizione e all'alimentazione.

Ritardi semplici del linguaggio

Si tratta di difficoltà del linguaggio,spesso segnalate dal pediatra o emerse in ambito familiare,non riconducibili a cause organiche. Alla valutazione del bambino con ritardo semplice si osserva una prestazione linguistica sovrapponibile a quella di un bambino di età inferiore.

Ritardi secondari del linguaggio.

In tal caso il deficit risulta riconducibile ad una causa ed inserito in un quadro patologico più complesso (ad es.sindromi genetiche).

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Disturbi Specifici del linguaggio

Si verifica in tutti quei casi in cui un unico aspetto del linguaggio risulta inadeguato. Laddove, ad esempio, il vocabolario è adeguato all'età, così come la capacità di strutturare le frasi ma solo l'aspetto fono-articolatorio risulta alterato, possiamo sospettare un Defici Specifico del linguaggio.

Disturbi Specifici dell'apprendimento (DSA)

Ci riferiamo alla Dislessia, Disgrafia, Diortografia e Discalculia, termini negli ultimi anni alquanto abusati, che indicano, nell'ordine, problematiche di lettura, scrittura, ortografia e calcolo.


Deglutizione atipica infantile

La permanenza, nel bambino o nell'adulto, della modalità di deglutizione del lattante, con spinta anteriore della lingua.

ADHD

Si tratta del "disturbo da deficit attentivo" , da qualche anno in preoccuppate aumento.

Disartria

Disturbo dell'articolazione dei suoni e dell'incoordinazione del movimento, dovuti a lesioni cerebrali o dei nervi che vanno alla lingua e alle labbra.

Disturbi dello spettro autistico

Particolari esercizi, spesso anche lontani da attività prettamente didattiche, consentono di bypassare tali difficoltà e di acquisire competenze e funzioni spesso propedeutiche agli apprendimenti accademici.

Ipoacusie

Disodie

In particolare ballbuzie e farfugliamento.

Disturbi delle voce cantata e di teatro

Disfonie

Problematiche a carico della voce causate da abitudini viziate ,alterato meccanismo respiratorio e/o alterazione dei parametri vocali.L'alta incidenza della disfonia in insegnanti, avvocati e guide turistiche rende sicuramente tali categorie a rischio.

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La deficitaria o assente percezione uditiva determina deficit più o meno estesi a caico della comprensione ed espressione verbale.

Disturbi della fluenza verbale

Afasie

Disturbi del linguaggio secondari a neuropatie(quali ictus),in cui si virifica incapacità o difficoltà a tradurre il pensiero in parole.

Disfagie

Difficoltà legate alla deglutizione, dovuta a cause organiche, funzionali o emotive

Turbe comunicative negli oligofrenici. L'iter riabilitativo si avvale di differenti e specifiche tecniche. Tuttavia, la riuscita dell'intervento terapeutico non prescinde dalla presa in carico"globale" del paziente e dalla valutazione delle problematiche che attraverso il disturbo o l'assenza di linguaggio o di voce, il soggetto esprime. Ringrazio di cuore chi, con passione e dedizione, ha reso possibile questa giornata. Grazie Professoressa Cecilia Coppola! Grazie Preside Daniela Denaro!


#ODONTOIATRA

I falsi miti sulla salute orale

Dottor

Vittorio Milanese

Sono tre i comportamenti più diffusi frutto di false credenze sulla salute orale. Lavarsi i denti subito dopo aver mangiato Sciacquarsi la bocca con l’acqua per liberarsi del dentifricio Bere succhi di frutta pensando che siano meno dannosi delle bibite gassate.

1. 2. 3.

Lo rivela uno studio della FDI – World Dental Federation (Federazione dentaria internazionale) condotto in 12 paesi per scoprire cosa sa la popolazione della salute orale e quali regole di comportamento adotta. Per il 56% degli intervistati, lavarsi i denti appena finito di mangiare è una buona pratica. Al contrario i dentisti raccomandano di aspettare almeno trenta minuti dopo ogni pranzo prima di prendere in mano lo spazzolino. Il 68% si sciacqua la bocca con l’acqua per togliere il residuo di 26

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dentifricio credendo di far bene. E invece anche questo può essere un comportamento sbagliato. L’indicazione dei professionisti della salute orale è infatti di evitare il risciacquo con l’acqua, limitandosi a sputare il dentifricio in eccesso. In questo modo la massima esposizione al fluoro è assicurata. Si attesta al 36% il numero di quelli che pensano che i succhi di frutta siano meno dannosi delle bibite gassate. La verità è che in entrambi i casi il livello di zuccheri contenuti è elevato, quindi possono essere causa di carie. Ricordo infine che per preservare la salute orale è importante: bere alcol in maniera moderata, evitare il fumo ed un consumo eccessivo di zuccheri e fare una visita odontoiatrica una volta l’anno o appena si evidenziano segnali di cattiva salute orale.



#NUTRIZIONISTA

Dimagrire: via i chili in più con i consigli super dimagranti

Dottoressa

Francesca Maresca

Sovrappeso: un problema in continuo aumento

Sono poche le persone con il cosiddetto peso normale e l’età a cui si comincia a ingrassare continua ad abbassarsi. In genere, il problema è che mangiamo più di quello che riusciamo a consumare, per vari motivi: vita sedentaria, malumori che invece di portarci a smaltire tendono a far accumulare chili, tentazioni quotidiane di mille golosissimi cibi esposti e pubblicizzati ovunque e in ogni momento, stress che accompagna le nostre giornate. In questi casi si può cercare di mettersi a dieta ma, se questa ci rende infelici e ci fa sentire emarginati, non è sorretta da una motivazione adeguata e finiremo per interromperla. E rischiamo di riprendere quei pochi chili persi in un baleno e anche di più in preda alla frustrazione. 28

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Dimagrire può essere un’esperienza piacevole

Dimagrire, invece, dovrebbe essere un’esperienza piacevole e gratificante, altrimenti il percorso che abbiamo scelto non funzionerà. E non si può nemmeno pensare che si possa perdere peso in modo sano ed equilibrato continuando a fare vita sedentaria e senza i suggerimenti giusti per tamponare un momento di crisi

oppure un attacco improvviso di fame o impedire che una cena fuori casa ci esponga al rischio “sovrappeso”. Ecco allora per te alcuni consigli super efficaci. Ci sono fatti e situazioni che caricano di energia. Può essere un momento favorevole per il lavoro, un cambio di mansioni, un aumento di stipendio. Può trattarsi di nuove conoscenze interessanti, di un innamoramento, della pro-



#NUTRIZIONISTA

spettiva di una vacanza molto desiderata. Scegliere di iniziare una dieta in un periodo in cui sei piena di entusiasmo e di positività significa avere una marcia in più, fare meno fatica, avere determinazione.

Evita i periodi faticosi

Quando sei sotto stress, tesa, nervosa, carica di responsabilità, non iniziare una dieta: essere impegnati su troppi fronti è inutilmente faticoso e facile prospettiva di fallimento. Mantieni intatto il tuo proposito, ma riservalo per un’occasione più opportuna.

Fissa un obiettivo realistico

portarsi la colazione appresso: così, quando verrà fame, lo yogurt, la frutta e le fette biscottate saranno a portata di mano.

Fatti un regalo

Scegli di premiarti con qualcosa di davvero “consistente”. Non si tratta di comprare qualcosa, ma di dedicarsi piacere. Forse è il momento di riprendere ad andare a ballare, di suonare uno strumento, concedersi un ciclo di massaggi. Non perché queste cose facciano dimagrire, ma perché fanno parte del progetto “mi voglio bene e mi prendo cura di me”.

Dedicati il tempo che Comincia con passi piccoli, spe- ti serve cialmente se il peso da perdere è molto. Un traguardo da raggiungere in breve tempo è gratificante. Due chili, per esempio. Poi ne fisserai un altro. Suddividendo la strada, il cammino diventa lieve.

Mangia quando hai fame, non quando “devi”

È vero che seguire gli orari dei pasti aiuta a “mettere ordine” nel modo di mangiare di chi tende a spiluccare in continuazione. Ma ognuno ha i suoi ritmi e più li ritrova, meglio sarà per il suo corpo. Chi riesce a seguire il proprio istinto, libero da condizionamenti di ogni genere, non ingrassa. Per esempio: una colazione abbondante è una buona mossa per la linea. Ma qualcuno non ha fame la mattina appena sveglio. Allora, piuttosto che forzarsi, è meglio 30

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Prova a pensare: quanto tempo hai impiegato per prendere i chili che stai cercando di perdere? Sicuramente non una settimana, forse nemmeno un mese. Dai al tuo corpo il tempo di cui ha bisogno: adattandosi gradualmente alle nuove misure, sarà meno facile che “recuperi” il peso. Non dire a nessuno “sono a dieta” “Quanto hai perso?”, “Sei sicura che funzioni?”, “Ma non ti viene fame?” sono le più seccanti e inutili domande che si possano ricevere quando ci si mette a dieta. Non sono incoraggianti, costringono a rendere conto delle proprie azioni e aumentano l’ansia. L’antidoto migliore è non dire ad amici e parenti che vuoi dimagrire. Puoi invece cercare un “socio” che voglia perdere peso come te: un’amica, il partner. Se

anche loro sono davvero motivati, in due sarà più facile. Vai pure a cena con gli amici Quando si va a cena fuori, mangiare di più è quasi inevitabile. Non è grave. Meglio un’abbuffata gratificante che un accumulo di frustrazione (che verrebbe comunque compensata col cibo, prima o poi). Non si può pensare di avere il peso giusto solo finché ci si comporta come asceti in una grotta. Si può imparare a scegliere, si può fare un assaggio di tutto invece di un piattone di tutto e si possono ridurre i pasti del giorno seguente.

Se esageri una volta, non comprometti niente

Il giorno seguente a un’abbuffata, la bilancia può segnare anche 2 chili di più. Si tratta di semplice ritenzione, che se ne andrà nel giro di pochi giorni, tornando a mangiare normalmente. E ti spieghiamo perché. Un chilo di adipe significa aver introdotto 7000 kcal in più. Due chili sono dati da 14.000 kcal. Nessuno è in grado di mangiare tanto in una volta sola! Né il corpo, in un giorno, riesce a “stoccare” tanto adipe.





#NATUROPATA

Arnica

Mariateresa Caiafa

Nei prati delle Alpi e dell’Appennino settentrionale, cresce una piacente pianticella erbacea perenne i cui fiori spiccano di un color giallo-arancio con il suo gradevole, forte odore aromatico e dal gusto acre e amaro. Da essa si estrae un olio essenziale che evidenzia una spiccata azione vulneraria pari a quella della canfora, va sempre usata con prudenza poiché l’arnicina contenuta potrebbe dar luogo a gravi fastidi su pelli delicate (in particolare quella dei bambini piccoli) come irritazioni o reazioni allergiche. Quando si utilizza la tintura madre per via orale va sempre diluita con abbondante acqua perché l’arnica è considerata una pianta velenosa, assumere dosi forti potrebbe dar luogo a fenomeni irritativi del tubo digerente e a disturbi nervosi centrali come vertigini, tremito o angoscia, va sempre usata sotto controllo medico. In omeopatia è utilizzata come rimedio del trauma come shock, incidenti, fratture, emorragie, parto, interventi chirurgici o per l’affaticamento muscolare o nei disturbi capillari e venosi, sfiammando e permettendo il rientro dei vasi contrastando la fragilità capillare. Nella tradizione popolare è conosciuta come “tabacco di montagna” poiché le foglie essiccate 34

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vengono usate come tabacco da fiuto che mescolate ad altre specie contrastano bronchiti, catarri e tosse stizzosa. L’arnica è maggiormente utilizzata per via esterna, consigliatissimo per traumi o se si soffre di dolori muscolari o articolari, grazie alle sue doti antinfiammatorie e analgesiche lenisce il fastidio o l’irritazione dovuta a punture di insetti o all’acne. In commercio esistono svariati prodotti a base di arnica; dal gel (di solito unito con boswellia e artiglio del diavolo, utilizzato a freddo, si conserva in frigo ed è ottimo per le tendiniti) alla pomata (ha un’alta percentuale di principio attivo e lavora in sinergia con il calore, quindi coprire la zona con un panno di lana dopo aver fatto assorbire la crema) all’olio che è utilizzato soprattutto dagli operatori del benessere o massaggiatori sportivi nei loro efficienti massaggi, un suo uso prima dell’attività sportiva aiuta a riscaldare i muscoli degli atleti e a prevenire gli strappi, usato dopo l’allenamento evita le contratture. L’arnica non va mai utilizzata sulle ferite aperte. Sempre più mamme, nella loro farmacia naturale, la utilizzano per le cadute frequenti dei loro bambini lenendo il dolore e favorendo la guarigione dei tessuti, per i lividi o rigonfiamenti svolge un’azione riassorbente. Considerate questa straordinaria pianta come rimedio che dovrebbe essere tenuto fra i farmaci di pronto soccorso, in passato era considerata una pianta magica, legata al Sole.


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#FISIOTERAPISTA

Rieducazione Mézières Dottoressa

Veronica Di Martino

La complessità del nostro organismo richiede un approccio multidisciplinare alla posturologia; un riassetto posturale infatti riguarda l'organismo nella sua completezza e il protocollo di rieducazione posturale quindi prevede un'equipe di esperti di posturologia che collaborano sinergicamente. Una delle migliori discipline posturali proposte per la riabilitazione delle patologie articolari è rappresentata dal metodo Mézières, ideato dalla Terapista francese Françoise Mezieres e strettamente legato al concetto di riequilibrio e allungamento globale. Il Metodo Mezieres utilizza come concetto chiave l’idea che i numerosissimi muscoli del nostro corpo, in particolare quelli dorsali, si comportano come un solo muscolo, una catena muscolare; in particolare ci sono 4 catene muscolari: catena posteriore; catena antero-interiore; catena brachiale anteriore; catena anteriore del collo. Queste catene, sempre ipertoniche ed in costante retrazione, sono la causa di tutti i principali dismorfismi: scoliosi, dorso curvo, periartriti, sciatalgie, ernie discali, artrosi, gambe vare, valghe, alluce valgo. 36

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Il lavoro del metodo Mezieres è incentrato principalmente sulla riarmonizzazione della catena posteriore costituita da: • muscoli plantari e flessori delle dita del piede • mm posteriori della gamba • mm posteriori della coscia • mm della regione glutea • mm paravertebrali fino all’occipite alla cui retrazione sono riconducibili tutti i principali squilibri posturali. Lo scopo del trattamento posturale è quello di lavorare sulle rigidità muscolari e le loro cause primarie attraverso la graduale "messa in tensione", cioè attraverso alcune

posture mantenute nel corso della seduta accompagnate da una respirazione specifica che permettono di ottenere un progressivo e duraturo allungamento della catena posteriore. Le principali posture di trattamento sono: Posizione a terra: il paziente è disteso supino con esclusione della tensione degli arti inferiori, ci si sofferma principalmente sul capire come deve essere eseguita la respirazione e quali movimenti devono essere eseguiti durante la fase espiratoria. Si può integrare questo tipo di approccio con un posizionamento delle braccia particolare in base all’obiettivo che il terapista si vuole raggiungere.


Posizione con gambe elevate: con questa posizione in associazione alla respirazione c’è la possibilità sia di allungare la catena superiore che di lavorare su tutti gli arti inferiori che sono posti in elevazione; il paziente, infatti, non solo deve controllare la posizione del sacro affinché non salga, ma deve mantenere in tensione tutto il distretto posteriore (colonna lombare, ischio-crurali, polpaccio e volta plantare) determinando un vero e proprio allungamento dalla testa ai piedi. Posizione seduta: il paziente, seduto con il tronco a 90° rispetto alle gambe, lavora per mantenere allineati l’asse di nuca, quinta

vertebra dorsale, prima lombare e l’appoggio ischiatico, cercando contemporaneamente di stendere le ginocchia e flettere le caviglie. Posizione in piedi: il paziente è in piedi con il tronco flesso a 90°, le mani appoggiate al suolo e con le ginocchia piegate; a questo punto, sempre in combinazione con la respirazione, dovrà applicare una tensione posteriore stendendo le ginocchia senza mollare il contatto delle mani con il pavimento. Ogni seduta, che dura all’incirca 45 minuti, viene ben tollerata dal paziente che percepirà una sorta di allungamento; ciò che può risultare difficile è coordinare le varie richieste durante la fase in cui

si butta fuori l’aria per mantenere lo stato di tensione globale. Le principali indicazioni al Metodo Mezieres sono: • Protusioni discali • Scoliosi • Ipercifosi • Rigidità della colonna • Disfunzioni del piede • Squilibri del cingolo pelvico. Le controindicazioni, invece, son rappresentate da: • Stati patologici acuti • Gravidanza • Età infantile • Labilità psichica.


#SALUTE

Comunicato stampa - Studio Diessecom

Pazienti affetti da Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali

Fino al 25% dei ricoveri ospedalieri dovuto a infezioni I rischi di TBC, epatiti, sepsi. L’importanza dei vaccini “Le MICI hanno rischi di infezione sia intrinseci, come malnutrizione, età avanzata e comorbidità, decorso postoperatorio, sia estrinseci, dovuti all’uso di certi farmaci” spiega il Prof. Alessandro Armuzzi, Segretario generale IG-IBD Le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali – MICI (Malattia di Crohn e Colite Ulcerosa) colpiscono circa 250mila italiani. Queste patologie (note anche come IBD – Inflammatory Bowel Diseases) hanno un rischio intrinseco di complicanze infettive; un rischio che aumenta con l’avanzare delle patologie stesse, con l’età e con l’uso dei farmaci. La prevenzione, il riconoscimento e la gestione delle complicanze infettive nelle malattie infiammatorie croniche intestinali è dunque di estrema importanza nell’ambito della corretta gestione multidisciplinare del paziente. In questo approccio, il gastroenterologo svolge il ruolo di coordinatore di un team eterogeneo di specialisti, tra cui ricopre rilevanza assoluta anche l’infettivologo.

Le infezioni nei pazienti affetti da mici

Il paziente affetto da MICI è riconducibile alla categoria del paziente fragile, cioè quell’insieme di individui con un sistema immunitario compromesso; è il caso di anziani, malati cronici, bambini. In particolare, il paziente affetto da MICI ha un rischio infezione intrinseco e uno estrinseco. “I rischi estrinseci sono dovuti anzitutto al fatto che le MICI colpiscono l’intestino e possono generare malnutrizione, terreno fertile per favorire le 38

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infezioni – sottolinea il prof. Alessandro Armuzzi, Segretario Nazionale IG-IBD, Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS - Università Cattolica di Roma. – Le MICI inoltre rendono il soggetto vulnerabile e maggiormente esposto ad altre malattie: l’avanzare dell’età e la comorbidità sono altri fattori intrinseci che incrementano i rischi di infezione. Infine, bisogna ricordare che circa il 50% dei pazienti con malattia di Crohn e fino al 20% dei pazienti con colite ulcerosa necessitano di intervento chirurgico entro 10 anni dalla diagnosi: l’intervento espone il soggetto a infezioni nel periodo post operatorio. Ci sono poi i rischi estrinseci, legati all’uso di certi farmaci: cortisone, immunosoppressori, farmaci biologici, e le piccole molecole hanno un rischio infettivo legato alla loro assunzione”.

I rischi di tubercolosi

La tubercolosi in Italia è in costante leggero calo. Ciò non toglie che ogni anno ci siano circa 4mila nuove diagnosi, con un’incidenza nazionale di 6,5 per 100mila abitanti. L’aspetto più preoccupante per un paziente affetto da MICI però è un altro: secondo il rapporto della OMS del 2018, il 23% della popolazione mondiale, circa un miliardo e settecentomila persone, ha una tubercolosi latente. “Se il sistema immunitario reagisce subito bene, infatti, il micobatterio della tubercolosi causa un’infezione senza sviluppare la malattia - spiega il Prof. Massimo Galli, Presidente SIMIT - il batterio è costretto a nascondersi in particolari cellule, i macrofagi, ove resta ‘sotto sorveglianza’ per tutta la


Antinori, Professore Ordinario di Malattie Infettive presso l’Università di Milano – in particolare la sepsi, la polmonite e l’enterite da Clostridium difficile aumentano di quattro volte il rischio di morte. Tuttavia la disponibilità di nuovi strumenti per la diagnosi precoce così come farmaci di nuova generazione permettono di raggiungere percentuali di successo elevate”.

L’importanza dei vaccini per i pazienti affetti da mici durata della vita dell’ospite. Può riattivarsi, causando malattia, in circa il 5-10% dei casi: ciò dipende principalmente dalle condizioni (più povertà, più disagio, più riattivazione), dalla durata della vita (riattivazioni nell’anziano fragile), dall’insorgenza di malattie debilitanti e dalla necessità di assumere farmaci immunosoppressori. È questo il caso delle persone con MICI che, nell’eventualità che siano anche portatori di TB latente devono assumere particolari trattamenti. La dovuta attenzione va anche riservata all’accertamento dello stato di infezione tubercolare prima dell’inizio di terapie immunosoppressive”.

I rischi di epatite, sepsi e altre infezioni

Tra le infezioni virali, quelle a cui il paziente affetto da MICI risulta esposto sono soprattutto l’epatite B e C. Sebbene la ricerca scientifica abbia compiuto significativi progressi, trovando anche terapie in grado di eliminare l’HCV in poche settimane e senza effetti collaterali, resta un ampio sommerso, circa 200mila persone che ancora devono essere sottoposte a trattamento; inoltre, alcune categorie più deboli, come detenuti, tossicodipendenti, migranti, possono costituire un serbatoio del virus. Ci sono poi infezioni virali cosiddette opportunistiche, come l’herpes zoster: senza particolari conseguenze per un paziente con un sistema immunitario efficiente, se contratte da un soggetto immunosoppresso possono avere effetti anche molto gravi. Uno studio ha dimostrato che oltre il 25% dei ricoveri ospedalieri nei pazienti affetti da MICI sono legati a infezioni. “Tali infezioni, - spiega il prof. Spinello

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Le vaccinazioni proposte nel paziente fragile, come quello affetto da MICI, sono molto diverse da quelle per l’infanzia. Oltre che alla protezione individuale, le vaccinazioni destinate al bambino sono necessarie per raggiungere l’immunità di gregge, ossia la copertura del 95% della popolazione, per ridurre la possibilità che un agente infettivo circoli e vada a colpire anche le persone non vaccinate. Nel caso delle vaccinazioni del paziente fragile, l’obiettivo principale è proteggere il singolo individuo immuno-compromesso, una persona fragile che può essere colpita da infezioni più facilmente e in forma più violenta. Inoltre, negli adulti immuno-compromessi, le vaccinazioni attuate in età infantile possono non offrire più copertura. Diventa pertanto utile stabilire con test diagnostici se una persona sia ancora protetta o abbia bisogno di un richiamo vaccinale anche per i vaccini dell’infanzia. “I vaccini possono prevenire le infezioni in pazienti affetti da MICI nella misura in cui si usino i vaccini consigliati dalle Linee Guida nazionali e internazionali – spiega il Prof. Armuzzi. – Oltre alla ovvia profilassi obbligatoria, la profilassi vaccinale annuale contro l’influenza o quella periodica contro lo pneumococco (il batterio che provoca la polmonite) sono particolarmente suggerite, specialmente se siano in corso terapie immunosoppressive. L’ipotesi che si slatentizzi la riacutizzazione di una malattia nel momento del vaccino è totalmente falsa. Le vaccinazioni antiinfluenzale, antipneumococcica, ma anche contro varicella o herpes zoster, sono molto importanti per la prevenzione che possono garantire”.


#MENTALCOACH

Perché l’adolescenza dei nostri figli ci fa così paura? Perché la vita con gli adolescenti sembra sempre un estenuante tiro alla fune? Possibile che i genitori siano sempre sbagliati ai loro occhi?

Ernesto Lupacchio

Ufficialmente l’adolescenza è quella fase della vita che va, nell’accezione più ampia, dai dodici ai venti anni e che conduce dall’infanzia all’età adulta. È il periodo in cui non ci si capisce: spesso non si capisce neanche se stessi, figuriamoci gli altri; è un colpo di acceleratore: a un certo punto tutto cambia in fretta e i ragazzi stessi iniziano a “funzionare”in fretta, cambiare in fretta, mentre sono convinti di essere impantanati in un lunghissimo e immutabile presente che li opprime. Nei vecchi tempi gli adolescenti partecipavano intensamente alla società…oggi sembra che fanno parte solo della società chiamata “social media”. Li vediamo sempre di più attaccati ai cellu40

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lari, i-pad, videogiochi etc. come se il mondo reale fosse là dentro invece che fuori. Che ci piaccia o no questo nuovo modo di comunicare fa parte di quest’era. L’adolescenza, dunque, è crescere e cambiare: ma non solo per i figli. Loro crescono e cambiano in modo evidente, si allungano e i loro corpi crescono. E tu genitore? Sei obbligato a crescere e cambiare almeno quanto loro, ma non hai più la spinta della gioventù, e spesso il tuo corpo cambia ma in un’altra direzione. Durante questi cambiamenti, è facile perdersi di vista, non rico-

noscersi più: “tu non capisci, tu non mi capisci”. Bisogna ricalibrare tutto e quindi ritrovare le parole per dialogare, diverse da quelle dell’infanzia, diverse da quelle che saranno da adulti. Essenzialmente l’adolescenza fa paura a te genitore perché fa paura a loro e tu non hai strumenti per scacciare questa paura, come hai fatto per le paure dei mostri, del buio e dei lupi cattivi o delle streghe. Stavolta devi scacciare paure che assomigliano sempre più alle tue e devi combattere pericoli reali, sei costretto a guardarli in faccia e chiamarli con il nome delle preoccupazioni



#MENTALCOACH

vere, difendendo figli che ti sfuggono, perché quello è il loro compito. I figli nell’età adolescenziale, spesso, hanno bisogno di odiarti, di contraddirti, ma soprattutto hanno bisogno che tu genitore sopravviva a quest’odio. A loro non importa su cosa contrastarti: sui compiti, i panni sporchi, la stanza incasinata, uscire, restare a casa, andare via di casa, ma hanno bisogno di lottare con te su queste cose e che tu lo faccia con loro. È come un tiro alla fune: hanno bisogno che tu genitore mantenga l’altro capo della corda, che ti ci aggrappi forte mentre loro strattonano il capo dall’altra parte, mentre cercano di trovare appigli per vivere questo nuovo mondo cui sentono di affacciarsi nella delicata fase dell’adolescenza. Prima sapevano chi fossero loro, chi fossi tu genitore, ma ora non lo sanno più, cercano i loro confini, e riescono a trovarli solo quando tirano questa fune, solo quando spingono quello che conoscevano al limite. Solo allora sentono di esistere, e per un attimo riescono a respirare. Hanno bisogno del tuo amore anche quando sanno di essere stati pessimi, anche quando sembra che ti odino. Questo è il conflitto che insegnerà che la loro ombra non è più grande della loro luce. E’ il conflitto che insegnerà loro che i sentimenti negativi non significano la fine di una relazione, il conflitto che insegnerà loro come ascoltare se stessi anche quando sono una delusione per gli altri. Questo conflitto finirà e come ogni tempesta sarà spazzato via. E loro dimenticheranno e tu 42

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genitore dimenticherai e loro avranno bisogno di te e tu di loro. Non importa quanto sia difficile e qualche volta doloroso e quanto duri questo tiro alla fune ma è importante che tu genitore sia dall’altra parte della fune. Questo è il lavoro più importante che qualcuno possa mai fare per loro in questo momento così delicato. In questa tappa, carica di turbolenze emotive, i figli chiedono gridando la presenza, l’affetto e l’autorità paterna, anche se mostrano il contrario. I ragazzi hanno bisogno di questa lotta e hanno bisogno di vedere che per quanto tremendi ed esagerati i loro sentimenti non distruggeranno loro né te genitore. Ecco alcune frasi che ricordano ai figli che si cerca sempre il meglio per loro perché l’amore che si prova per un figlio è infinito e inspiegabile. Le parole sono molto potenti, ancor di più quando provengono dai genitori! 1. “Puoi farcela” 2. “Tutto nella vita richiede uno sforzo” 3. Impara dagli errori 4. “Ti vogliamo bene, e per questo ti correggiamo” 5. “Valorizza ogni momento e ogni cosa che hai” Cerca di comprendere i tuoi figli, non assillarli, non farli sentire “spiati” o “ inquisiti”, ma fai capire loro che il tuo amore è incondizionato, dedica loro il tuo tempo, non sovraccaricarli di impegni e aspettative, lasciali liberi di esplorare e vivere la loro adolescenza e non giudicarli per i loro risultati perché il segreto dell’educazione è la felicità non la perfezione.

L’adolescente non vuole essere capito, ed è per questo che si lamenta tutto il tempo di essere frainteso. Stephen Fry



#PERSONALTRAINER

Mi hanno insegnato

1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10.

I pesi non sbagliano mai (gli umani sbagliano);

Nello Iaccarino

I pesi sono come i fatti, ognuno dovrebbe farsi i propri; Ciò che non uccide fortifica;

Ognuno a tanta storia tante facce nella memoria tanto di tutto, tanto di niente, le parole di tanta gente. Questa è una piccolissima parte del testo della canzone “Sempre” dell'immensa Gabriella Ferri. In tanti anni di militanza in palestra come Gestore e come atleta, ho conosciuto alcune persone che mi hanno insegnato tanto e ho fatto tesoro degli insegnamenti derivanti dai pesi. In pratica potrei stilare un decalogo utile ai neopraticanti della sala attrezzi.

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Datti un metodo e sarai il migliore;

I perdenti trovano scuse, i vincenti si allenano;

Nella vita ci sarà sempre uno più forte di te, se lo incontrerai togliti il cappello e rispettalo; Il corpo è un mercante che non ti paga il sabato ma ti presenta sempre il conto (nel bene e nel male); Solo gli ignoranti, i disonesti e i mediocri vedono il doping ovunque; Nessun ciuccio anabolizzato diventerà un nobile destriero; Se lo vogliamo, possiamo migliorare fino ad un attimo prima della morte.



#POESIA

Il dispensatore di beni ovvero (l’irriconoscenza) Salvatore Spinelli

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Egli era là, era notte fonda, nella solitudine più profonda, lontano, davanti a se guardò e le mura di una città notò.

“Perché vivi in questa maniera sapendo che può non esser veritiera”? Il giovane si voltò, lo riconobbe e per quell’uom questa risposta ebbe:

Verso essa s’avvicinò lesto e nei suoi pressi arrivò presto, di molta gioia sentì un tramestio e dell’allegria sentì il brusìo.

“Ero lebbroso e tu mi guaristi, certo, grandissima costa facesti ma adesso, dimmi sinceramente come potrei vivere diversamente?”

Dopo che queste cose ascoltò alla porta d’una casa bussò, alcuni custodi gli aprirono e di entrarvi gli consentirono.

Uscito, sulla strada fece ritorno continuando a guardarsi intorno, una giovin vide dagli occhi dipinti e vestita con abiti discinti.

C’erano colonne inghirlandate e c’erano pareti istoriate, in quella casa c’era l’opulenza, di ogni cosa c’era abbondanza.

Dietro a lei un giovane la guardava e con gli occhi quasi la spogliava; egli dietro a lui piano si pose, lo toccò sulla spalla e gli chiese:

Ammirato attraversò ambienti dove molti servi eran presenti, poi giunse nella sala dei banchetti colmo di costosissimi oggetti.

“Perché quello sguardo assai voglioso pieno d’insana smania, lussurioso?” Il giovin si voltò, lo riconobbe e per quell’uom questa risposta ebbe:

Col capo di rosse rose ornato e da servi e serve contornato, su di un divano tutto di raso un bel giovane vi era disteso.

“Ero cieco e la vista mi donasti, certo, grandissima cosa facesti, ora, rispondi, cosa posso fare, poss’io queste cose non guardare?”

Egli lo guardò intensamente mentre qualcosa gli venne in mente, poi dietro a lui, furtivo, si pose, lo toccò sulla spalla e gli chiese:

Dopo di che dietro a lei si mise la toccò sulla spalla e le chiese: “Se tanta bellezza Dio t’ha dato perché percorri la via del peccato?”

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La giovin si voltò, lo riconobbe e per quell’uom questa risposta ebbe: “La vita mia era sol di peccato ma tuttavia tu mi hai perdonato”.

L’uomo si voltò, lo riconobbe e per l’altro questa risposta ebbe: “Ero morto e tu mi resuscitasti e, certo, grande cosa tu facesti”.

“Certo, grandissima cosa facesti perchè il rispetto mi ridonasti, fu bello quel che potetti avere però questa è la via del piacere.”

“E’ vero, tornai a novella vita e grande fu la gioia, infinita, ma guardati intorno, non puoi fingere, cosa posso fare se non piangere!”

Così egli un po’ amareggiato abbandonò la città del peccato, sulla strada, lento, s’incamminò ma il singhiozzo d’un uomo lo fermò. Dietro a lui furtivo egli si pose, bussò sulla sua spalla e gli chiese: “Dimmi, perché piangi, derelitto, che cos’hai, con chi sei in conflitto?”

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#DESIGN

Di generazione in generazione

Guenda Esposito

È tutto racchiuso lì, nella poltroncina in camera da letto dove la cliente si sedeva per allattare i bambini; nel baule in legno che contiene il corredo, prezioso regalo che si tramanda di madre in figlia; nella prima cameretta colorata dei bambini. I vostri ricordi sono tutti nei vostri pezzi d’arredo storici, che hanno segnato alcuni dei piu` importanti momenti della vostra vita e hanno pertanto un significato particolare. Rappresentano la vostra storia, i vostri amori, i vostri momenti con famiglia e amici. Passano gli anni e l’usura del tempo li rende un po’ age`. Buttarli? Rottamarli? Certo che no! Magari rivisitarli, in modo che possano facilmente accordarsi con il nuovo. Sono dei piccoli interventi di retrofit, che aiutano a far convivere vecchio e nuovo in armonia. Così, i mobili comprati da noi tempo fa, quando Giorno&Notte era una falegnameria, possono essere ancora in auge, rivisitati 48

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e ben accostati in chiave moderna, con l’aiuto dei nostri consigli. Dunque passate pure da noi, per scoprire tutte le novità del mondo dell’arredamento, per amalgamarle al meglio con l’arredo che avete a casa: il risultato vi sorprenderà. Così facendo, tramanderete i “pezzi storici” di generazione in generazione ed è lì che vi sarà racchiusa l’essenza della vostra casa e della vostra storia.



#CONDOMINIO

Piscine in condominio: istruzioni per l’uso. Teresa Pane

A chiunque abita in condominio, piacerebbe potersi tuffare nell’acqua fresca di una piscina condominiale o ancor meglio di una piscina privata posta su un proprio terrazzo per trovare refrigerio dall’afa estiva. È importante analizzare quali siano le responsabilità del condominio in persona dell’amministratore p.t. nel caso di una piscina condominiale e le altrettanti responsabilità del proprietario che installi una piscina sul proprio terrazzo. Nel caso della piscina condominiale è chiaro che il bene viene considerato comune ai sensi dell’art. 1117 c.c. che elenca a titolo semplificativo e non esaustivo le parti comuni dell’edificio. Le spese per la ripartizione dei costi di manutenzione gravano su tutti i condòmini secondo il disposto dell’art. 1123 c.c. primo comma e quindi secondo la tabella generale di proprietà, salvo che il regolamento condominiale preveda una ripartizione diversa o che i condòmini all’unanimità dei partecipanti stabiliscano un criterio differente rispetto a quello legale indicato nel predetto 1123 c.c. L’Amministratore che si trovi a gestire una piscina condominiale, vede aumentate le sue responsabilità: egli infatti dovrà ben certamente analizzare il numero di persone che utilizzano il bene, curare gli impianti, verificare la qualità dell’acqua conferendo opportuni incarichi a ditte specializzate, posizionare cartelli e tutto quanto è necessario onde evitare di incorrere in gravi rischi sia per se stesso che per i condòmini trattandosi comunque di luogo pericoloso ove si possono facilmente verificare incidenti. In tema di responsabilità, la Cassazione ha indivi50

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duato dal 2004 una responsabilità del condominio per danni da cosa in custodia ex art. 2051 c.c ma con delle eccezioni. È esclusa infatti la responsabilità del condominio per un uso improprio del bene da parte dell’utilizzatore: è quanto affermato con decisione dalla Suprema Corte di Cassazione nella pronuncia del 28 ottobre 2009, n. 22807. Nel caso di specie, durante una festa notturna, un ospite tuffandosi nella piscina condominiale, riportava gravi lesioni. Richiedeva, quindi, risarcimento del danno al condominio adducendo la scarsa illuminazione e l’assenza del bagnino. Ebbene la Corte ha escluso la responsabilità del custode del bene, evidenziando che era stata la condotta superficiale e sconsiderata dell’ospite. Gli amministratori che gestiscono in condominio piscine, possono disporre di una guida utile dell’Inail che nel 2016 ha pubblicato il manuale “Le piscine” nella Collana Quaderni per la Salute e sicurezza, che oltre ad analizzare gli adempimenti tecnico-normativi concede ampio spazio agli aspetti organizzativi e comportamentali con misure di prevenzione specifiche alla tutela della salute e sicurezza degli utenti delle piscine. Al controllo della piscina occorre ricordare l’assistente bagnanti che deve assicurare la propria presenza durante l’orario di funzionamento della piscina e secondo quanto previsto dagli accordi Stato-Regioni. L’installazione di una piscina viene considerata innovazione e pertanto necessita dell’approvazione con le maggioranze di cui all’art. 1120 c.c. (maggioranza degli intervenuti che rappresentino i 2/3


del valore dell’edificio). Si ricorda che occorre sempre visionare il regolamento condominiale per comprendere se vi siano norme contrarie e che inoltre l’innovazione non pregiudichi il godimento della cosa comune anche ad un solo condòmino. Ovviamente è necessario il permesso a costruire delle competenti autorità pubbliche. Per quanto riguarda, invece la possibilità di installare una piscina privata su un proprio terrazzo di proprietà esclusiva occorre verificare se il regolamento detta espliciti divieti ed inoltre se detta installazione risponda ai requisiti di stabilità, sicurezza dell’edificio in quanto

il peso dell’acqua potrebbe comportare danni ed infiltrazioni. Sarà necessario un’analisi tecnica del terrazzo o del balcone anche per le mini-piscine gonfiabili onde evitare danni strutturali e pericoli di crollo. Si ricorda infatti che il condòmino ai sensi dell’art. 1122 c.c. non può eseguire opere che rechino danno alle parti comuni ovvero determinano pregiudizio alla stabilità, sicurezza o al decoro architettonico dell’edificio. Ricordo che se la piscina viene posizionata su un terrazzo condominiale comune, oltre a tutto quanto detto, sarà necessario anche rispettare il pari uso ex art. 1102 non arrecando pregiudizio

agli altri e non impedendo agli altri condòmini il parimenti uso. In ogni caso, è opportuno, mettere sempre a conoscenza l’amministratore di condominio se si vuole utilizzare uno spazio comune o privato installando una piscina fissa o mobile oppure vasche idromassaggio, in modo che questi possa assumere tutte le misure necessarie: regolamento condominiale – prove di carico – richiesta di documentazione tecnica, accorgimenti igienico-sanitari ed altro onde salvaguardare il condominio e gli utenti da possibili insidie. Buon bagno!


#AMBIENTE

Il mondo sommerso Gianluigi Di Maio

È difficile datare le prime esplorazioni subacquee, il desiderio di andare sott’acqua è probabilmente sempre esistito: per cercare cibo, trovare tesori, recuperare manufatti o semplicemente per appagare l’irresistibile curiosità umana. Già dai tempi dei Faraoni Egizi esisteva un commercio delle spugne greche ed Erodoto racconta di nuotatori greci che durante la battaglia di Salamina, con tuffi a varie profondità, tagliarono gli ancoraggi delle navi Persiane, in Polinesia usavano le perle e le conchiglie - pescate in “apnea”- come moneta di scambio, le popolazioni Yaghan si cospargevano di grasso di foca per resistere alle gelide acque dello stretto di Magellano nelle quali si immergevano per raccogliere mitili e per non parlare delle AMA Giapponesi pescatrici considerate al pari di una casta di Samurai sino a qualche decennio fa. Quindi nell’antichità, la subacquea consisteva sostanzialmente nell’esplorare gli abissi marini utilizzando la sola resistenza nel trattenere il respiro (ap-

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nea). Infatti bisogna arrivare al XVIII secolo perché l’uomo si spingesse oltre ed iniziasse - con l’ausilio di cassoni e compressori - a portare con se riserve di aria sotto la superfice marina per rimanerci per un tempo che superasse i propri limiti fisici dettati dall’immersione in apnea. Di pari passo agli ingegneri meccanici , che inventano nuove attrezzi per prolungare la durata delle immersioni, alcuni medici iniziano a studiare la fisiologia del corpo umano - in immersione prolungata - per prevenire ed evitare incidenti ai primi pionieri della subacquea con respiratori ad aria Nel 1907 compaiono le “tabelle di decompressione” che stabilivano, per le varie profondità, i tempi massimi di fondo. Da questo momento la storia della subacquea cambia direzione e, grazie agli studi del dott. Haldane, si inizia a considerare un aspetto che precedentemente era stato sottovalutato: la sicurezza. Questa norma, che oggi rappresenta una sorta di comandamento quasi inderogabile per qualunque subacqueo, per quei tempi si rilevò un concetto rivoluzionario ed un grande passo in avanti. Le due guerre mondiali furono l’occasione ideale per la sperimentazione di nuove tecnologie ed attrezzature in ambito militare; infatti grazie all’oceanografo Cousteau ed all’Ing. Cagnan nel 1943 nasce l’erogatore automatico Royal Mistral: sarebbe stato l’inizio della era della subacquea moderna ormai accessibile a tutti. Oggi sono milioni le persone che ogni anno conseguono un brevetto subacqueo liberi di esplorare il mondo sommerso ancora sconosciuto a tanti.



#FOODCROSSING

La ricetta dell'estate! Diamo il benvenuto all'estate mettendo in tavola un piatto fresco e gustoso: la Caponata napoletana.

Anna Maione

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Base di questa pietanza semplice ma dal gusto ricco è la fresella (o frisella o frisa). Si tratta di un pane biscottato oggi consumato soprattutto nel periodo estivo in tutto il Sud Italia, ma che per secoli è stato l’alimento principale dei marinai e viaggiatori. Grazie alla facilità di conservazione e alla sua durata illimitata, era divenuto il sostituto naturale del pane fresco per chi doveva trascorrere mesi e mesi su una nave. Per essere consumata, la fresella, a causa della sua durezza, deve essere necessariamente bagnata, un tempo con l'acqua marina, oggi, per ovvi motivi, con l'acqua

di rubinetto o di bottiglia. La fresella, anticamente, veniva venduta a Napoli dal "tarallaro" che girava per le strade della città con la sua cesta sulla testa, ripiena di taralli "nzogna e pepe " e freselle. Il condimento “base” della fresella è un mix di olio, pomodorini, basilico e sale. Un piatto semplicissimo ma fresco, adatto e consumato dai napoletani soprattuto nelle afose giornate estive. La Caponata può essere definita, invece, una versione più ricca di quella “base”. Sicuramente, la versione attuale, risale almeno all’ultimo decennio del ‘400, quando grazie alla sco-


© FOTO DI ANNA MAIONE

Caponata Napoletanna

Imma Gargiulo

perta dell’America, dal nuovo continente, in Europa, vennero importati i pomodori, un altro ingrediente essenziale della caponata. Perché si chiama caponata? Il termine deriva da “capone“, un pesce dalla carne pregiata e asciutta. E proprio con questo tipo di pesce si preparava questo piatto anche se oggi è comunemente sostituito dal tonno in scatoletta. Ricollegandoci ai marinai, inoltre, il termine caponata potrebbe derivare anche da “caupone“, che indicava le taverne in cui l’equipaggio delle navi si recava per trovare ristoro. Probabilmente qui veniva preparato questo piatto. La Caponata napoletana non va assolutamente confusa con quella siciliana (un piatto di ortaggi fritti, soprattutto melanzane, conditi con salsa di pomodoro e senza l'utilizzo della fresella).

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Ingredienti per 4 persone • Olive taggiasche denocciolate • Fresella integrale • Acqua salata • Pomodorini datterini • Pomodorini gialli • Capperi dissalati • Cetriolini • Melanzane sott'olio • Ventresca di tonno • Menta • Basilico • Aglio • Olio evo • Scorza di limone Preparazione Strofinare l'aglio sulla fresella prima di bagnarla. Sciogliere il sale nell'acqua calda e farla raffreddare per poi bagnare la fresella. Condire con le olive, i pomodorini, i capperi, i cetriolini, il tonno, le melanzane. Aggiungere menta, basilico, olio evo e la scorza del limone grattuggiata.


#GEOLOGO

Il Radon

Erminio Esposito

L’inquinamento indoor è dato dalla presenza di contaminanti fisici, chimici e biologici non presenti naturalmente nell’aria degli ambienti confinati; tra gli elementi contaminanti un ambiente indoor vi è sicuramente il Radon, elemento chimico naturale ma radioattivo. È un gas nobile inerte e più pesante dell’aria che viene prodotto per decadimento nucleare del Radio, proveniente a sua volta dal decadimento alfa dell'uranio-238. Il suo isotopo più importante è il radon-222 che ha un tempo di dimezzamento di poco meno di 4 giorni. 56

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In atmosfera si disperde rapidamente e non raggiunge quasi mai elevate concentrazioni, ma nei luoghi chiusi quali ad esempio case, scuole, cantine, negozi o altri ambienti di lavoro, può in alcuni casi arrivare a concentrazioni tali da rappresentare un rischio notevole. È contenuto nel suolo e nel sottosuolo ed in comuni materiali da costruzione quali ad esempio cementi, tufi, laterizi, pozzolane o graniti, ed il suo peso lo fa esser presente nei piani interrati o nei piani terra in ambienti quali ad esempio abitazioni, deposi-

ti, magazzini, cantine, taverne e garage, con possibilità tuttavia di arrivare ad irradiarsi anche nei piani più alti. Il radon entra nelle case direttamente dal suolo attraverso fessure, crepe, o materiali permeabili all’aria e la principale causa dell’afflusso di radon negli ambienti chiusi è la differenza di pressione che si viene a creare tra l’interno e l’esterno degli edifici dovuti all’effetto vento e all’effetto camino, legato alla differenza di temperatura tra interno ed esterno della casa. Per l’effetto camino con una differenza di temperatura di 20 °C,



#GEOLOGO

si crea normalmente una depressione di circa 1 Pa in grado di far aspirare dal terreno attraverso una crepa larga 1 mm e lunga qualche metro, fino a diversi metri cubi d’aria all’ora. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato il radon nel gruppo 1 tra le sostanze fino ad oggi classificate come cancerogene per l’uomo; infatti il gas Radon viene rapidamente espirato, ma i suoi prodotti di decadimento, che sono solidi, rimangono sulle pareti interne dei polmoni e qui emettono particelle alfa, producendo danni alle cellule broncopolmonari. L’unità di misura del Radon è il Becquerel per metro cubo (Bq/ m3) che rappresenta il numero di disintegrazioni nucleari che ogni secondo sono emesse in un metro 58

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cubo di aria. In pratica, se si ha una concentrazione, ad esempio, di 100 Bq/m3 vuol dire che 100 nuclei di radon si stanno trasformando, ogni secondo, in ogni metro cubo di aria, emettendo radiazioni dannose. Il livello di attenzione in Italia è pari a 200 Bq/m³. Si stima che il Radon sia la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo di sigaretta, ed alcuni studi evidenziano sinergie fra le due cause. Più alta è la concentrazione nell'ambiente più alto è il rischio di contrarre il tumore. Gli strumenti per la misurazione del radon indoor funzionano ad elettrete. Si tratta di un dispositivo da porre nell’ambiente da monitorare in cui è presente un materiale sensibile alle radiazioni alfa emesse dal radon e dai suoi

prodotti di decadimento che vi imprimono delle tracce indelebili. Il numero delle tracce rivelate è proporzionale alla concentrazione del gas radon presente nell’ambiente in esame. Per ottenere una misura attendibile e non falsata da modifiche sporadiche occorre protrarre la misura per periodi di tempo predeterminati a seconda del tipo di misura da compiere, ad un costo decisamente alla portata di tutti. Una volta quantificata la presenza del radon, a seconda del risultato ottenuto, si potrà valutare l'opportunità di procedere ad una bonifica degli ambienti, con la realizzazione di interventi edilizi sulle abitazioni esistenti o adottando criteri anti-radon in stabili di nuova costruzione, che possono essere anche di facile realizzazione. In considerazione della complessità e importanza del problema qualora occorressero ulteriori informazioni, approfondimenti, o valutazioni gratuite, è possibile contattare la mail geologoerminioesposito@virgilio.it



#LIBRI

Libri come fari Giovanni Pepe

L’albatro di Simona Lo Iacono - Neri Pozza Romanzo Palermo, 1903. Giuseppe Tomasi di Lampedusa è un bambino solitario e contemplativo, uno di quelli che preferiscono «la stranezza delle cose alle persone», avendo «per compagnia solo il silenzio». Figlio unico di una nobile famiglia siciliana, vive nello sfarzoso palazzo di via Lampedusa, circondato unicamente da adulti, dei cui discorsi, tuttavia, capisce ben poco. Un giorno, nella sua vita, arriva Antonno: nessuno si prende la briga di presentarli e i due bambini si ritrovano all’improvviso l’uno dinnanzi all’altro, Giuseppe con il completo all’inglese in gabardine blu, i pantaloni sotto il ginocchio e il gilet bordato di seta. Antonno con la camicia arrotolata, di due misure più grande, le scarpe estive, i calzettoni invernali e in testa una paglietta bucata sulla punta. È un misto di stagioni e taglie sbagliate, Antonno, un bambino «tutto al contrario»: se sfoglia un libro comincia dall’ultima pagina, se vuole andare avanti cammina all’indietro e non c’è verso di fargli iniziare la settimana di lunedì o di togliergli dalla testa che si 60

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nasce morendo. Giuseppe non sa nulla del passato di Antonno, né tantomeno i motivi per i quali gli sia stato messo accanto. Sa però che Antonno non è come gli altri bambini e che la fedeltà che dimostra nei suoi confronti è pari solo a quella dell’albatro: tenacissimo, l’albatro non abbandona il capitano nemmeno nella disgrazia, seguendolo nella buona e nella cattiva sorte. Da quel momento, non c’è avventura, per quanto discutibile, in cui Antonno non lo affianchi.

E non c’è notte in cui non vegli su di lui, come un fedele custode. Fino al giorno in cui, all’improvviso, così come è arrivato, Antonno svanisce. Divenuto adulto, Giuseppe partecipa ai due conflitti mondiali; dopodiché si ritira a vita privata, viaggiando e dimorando per lunghi periodi all’estero, dove conosce Alexandra Wolff, detta Licy, che diverrà sua moglie, e dove inizia a confrontarsi con i grandi della letteratura europea. Saranno questi viaggi a portarlo a cimentarsi, quasi alla fine della sua vita, nella stesura di un romanzo ispirato alla figura del bisnonno paterno Giulio Fabrizio, l’astronomo, il sognatore. Un romanzo che avrà per protagonista un personaggio fugace, un nobiluomo colto e malinconico che perde il suo sguardo nel cielo per fuggire la terra: si intitolerà Il Gattopardo e, dopo lunghi anni, ricondurrà da lui Antonno e la sua visione rovesciata del mondo.



#LIBRI

Il consiglio di Anna

L'amurusanza di Tea Ranno - Editore Mondadori La storia prende piede nei primi anni Novanta in un piccolo borgo siciliano, poco distante da Catania, che, dall'alto di una collina, domina il mare. Deturpato, negli anni Cinquanta, dalla costruzione di una raffineria di petrolio, nella comunità di cinquemila anime, che si conoscono tutte per nome, regnano l'ignoranza, il tirare a campare, il tempo passato a bere birra, giocare a carte e sparlare della gente, l'omertà e la politica fatta solo per arricchirsi. A dominare i lati principali della piazza ci sono due grandi edifici, nonché poli di riferimento attorno ai quali brulica la vita del paese: la tabaccheria di Agata e di suo marito Costanzo e il municipio, amministrato dal sindaco "Occhi Janchi" e dai suoi scagnozzi. Quando Costanzo muore all'improvviso, Agata, che è una delle donne più belle del paese e il sogno proibito di molti compaesani, giovani o adulti che siano, viene presa di mira dal sindaco e dai suoi scagnozzi. L'obiettivo non è solo quello di mettere le mani sul corpo della tabacchera ma anche di sottrarle la Saracina, il terreno paradisiaco coltivato ad aranci e limoni, vanto di Costanzo, con l'intento di trasformarlo in una discarica. Agata non ha alcuna intenzione di restare a guardare e, affiancata da un'inaspettata serie di alleati, darà il via ad una vera e propria prova di resistenza. Ha inizio così una lotta tra chi detiene il potere e chi cerca di riconquistare la propria indipendenza e autonomia a suon di poesie, gesti gentili e buon cibo, le cosiddette amurusanze. Una lotta che porrà le basi per il cambiamento a cui, necessariamente, dovrà andare incontro l'intera comunità. Ancora una volta l'autrice dà prova delle sue capacità mettendo in scena una rappresentazione capace di calamitare l'attenzione del lettore dalla prima all'ultima pagina. Nonostante il perno della narrazione coincida, come già ci ha abituati nei precedenti lavori, con una figura femminile forte e combattiva che veste i 62

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panni di Agata, la Ranno, in questa occasione, sposta il baricentro della narrazione sulla comunità, in un alternarsi di voci e vite che fanno della coralità l'elemento pregnante. I suoi personaggi, buoni o cattivi che siano, hanno una valenza identitaria tale da renderli estremamente credibili e capaci di emergere, in egual maniera, attraverso le righe inchiostrate. Una vera e propria forma di rispetto che l'autrice mostra nei confronti delle figure nate dalla sua immaginazione e connotate da tutta una serie di sfumature fisiche, caratteriali e psicologiche che permettono al lettore di apprezzarle a tutto tondo. Vi imbatterete in Occhi Janchi, un avvocato che ha fatto della politica l'arena dei suoi spassi e che, usando l'arte dell'imbroglio, continua a truffare il prossimo accumulando denaro e ricchezze a suon di mazzette; in Lucia Montalto, la Piangimorti che va a tutti i funerali, che non ha parenti e che è malata di solità, parola che meglio rappresenta lo stato di solitudine della sua anima; in Tonino Scianna, professore di Lettere e segretissimamente poeta, che cova un sentimento proibito per la giovane Violante, un amore che lo rende incapace di formulare pensieri; in Lisabetta, l'erborista che prepara pietanze miracolose per la pancia e per l'anima. Sono le loro sorti ad intrecciarsi a quelle della protagonista in un'ambientazione tutta siciliana che si riflette anche nella musicalità di una lingua e di un dialetto che pervadono il ritmo di una narrazione in cui la corposità della prosa ben si interfaccia alla costruzione dei dialoghi che permettono di respirare il profumo ammaliatore dell'isola. Un classico esempio di come l'unione, in questo caso degli umili, gente di poco conto rispetto alla cricca che detiene il potere, faccia la forza, quella del cambiamento e della rinascita, per riprendere tra le mani la propria vita e quella di un'intera comunità.



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