MAGGIO 2015 La voce di Mariarosaria D'Esposito
Estate in salute con i minerali di Francesca Maresca
La magia delle parole e dei pensieri di Ernesto Lupacchio LA MIA PENISOLA 100% FITNESS MAGAZINE - Anno IX • NUMERO 5 COPIA GRATUITA
LA MIA PENISOLA 100% FITNESS MAGAZINE Anno IX • NUMERO 05 ★ In copertina
Raffaella Lavinia Iaccarino di Piano di Sorrento ★ fotografata da
Pino Coluccino Sant'Agnello Cell. 331.4511034
Periodico di attualità a diffusione gratuita
SOMMARIO
Dep. Aut. Tribunale di Torre Annunziata del 09.06.2010 ★ Direttore responsabile
Giuseppe Damiano ★ Editore
Giuseppe Manzi ★ Redazione Via Camaldoli, 18 - Vico Equense ★ Progetto Grafico
Maurizio Manzi Bingwa Art Factory maurizio@bingwa.it ★ Stampa
Grafica Cirillo Scafati (Sa) Contatti
Tel. 081.5341117 redazione@centopercentofitness.it
QUALITY PARTNERS
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Appunti
Il legame tra corpo e mente
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di Daniela Caiafa
Gli esperti del mese
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Il tumore del cavo orale
La voce di Mariarosaria D'Esposito
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Comunicazione di una brutta notizia in Medicina
Novità per il cuore
di Carlo Alfaro
di Vittorio Fabbrocini
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di Vittorio Milanese
Salute e sessualità
Lower crossed syndrome II parte
di Olga Paola Zagaroli
di Barbara Martino
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Aderenza alla terapia indispensabile il ruolo del farmacista
Estate in salute con i minerali
di Giuseppe De Simone
di Francesca Maresca
L'aforisma del mese:
Ci sono sempre due scelte nella vita: accettare le condizioni in cui viviamo o assumersi la responsabilità di cambiarle" Denis Waitley
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Le emozioni parlano. La vergogna del nostro corpo
Il denaro
di Bianca Pane
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di Salvatore Spinelli
L’aromaterapia
Perché hai bisogno di un Digital Strategist?
di Mariateresa Caiafa
di Antonella Raffone
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La relazione che cura
La magia delle parole e dei pensieri
di Anna Sallustro
48 Processi archiviati se il fatto è di tenue entità di Valerio Massimo Aiello
50 2005-2015: asd SPAZIODANZA Sorrento compie 10 anni! di M. Gargiulo e M. Morvillo
di Ernesto Lupacchio
60 Il riso abbonda sulla bocca dei golosi! di Anna Maione
61 Il sartù di riso di Imma Gargiulo
APP UNTI
LA MARCIA DEL CUORE È l'attività perfetta per giovani, adulti ed anziani, ideale anche per chi ha sofferto di malattie cardiovascolari. La marcia veloce è l'esercizio aerobico consigliato dal docente di medicina dello sport dell'Università di Parma, Gianfranco Beltrami, soprattutto per la sua funzione preventiva delle malattie vascolari e del cuore.
Boom pollini 6 Milioni gli italiani affetti da allergie alle graminacee Esplode la stagione delle graminacee: questo caldo improvviso al termine della stagione delle piogge ha fatto in modo che l'impollinazione sia avvenuta in maniera ancora più evidente del solito. Eppure il diffondersi dei pollini di questi giorni, seppure in quantità più visibile del solito, rientra nel quadro standard di tutti gli anni: quando le temperature sono più basse e la stagione è piovosa, le persone affette da allergie rimangono in stato asintomatico. La concentrazione atmosferica alta di questi giorni ha provocato un'esplosione della sintomatologia: sei milioni sono le per-
sone colpite in questi giorni dalle allergie ai pollini. COME CURARSI - “Per la cura delle allergie alle graminacee – spiega il Prof. Oliviero Rossi della SIAAIC, Società Italiana di Allergologia, Asma ed Immunologia Clinica - si consigliano i vaccini antiallergici in compresse o gocce sublinguali che vanno somministrate 3-4 mesi prima della fioritura. Questa cura è da proseguire fino all'arrivo della stagione dei pollini. In alternativa, per i ritardari, ci sono anche i nuovi farmaci per uso locale in spray, che comprendono antiinfiammatori e antistaminico per bloccare i sintomi: bastano una settimana o 10 giorni per avere
un sollievo immediato”. FUGA IN CAMPAGNA - “E' imprevedibile il momento in cui arriverà la sintomatologia – aggiunge il Prof. Rossi - il periodo interessa il mese di maggio fino a metà giugno. Ad influire sono le condizioni climatiche e l'inquinamento. Al contrario di quanto si possa pensare, i pazienti allergici ai pollini stanno peggio in città che in campagna . Infatti l'inquinamento atmosferico ha un effetto di amplificazione, e la temperatura della città è più alta rispetto alla campagna. Ancora meglio puntare al mare, la cui brezza comporta una quantità di pollini ancora minore”.
Germi multiresistenti
In aumento i germi antibioticoresistenti. Quali sono le cause? Le cause che sono alla base dell’antibioticoresistenza sono molteplici, ma un ruolo particolare gioca l’uso inappropriato di antibiotici. Il largo uso che ne è stato fatto negli ultimi 60 anni in medicina umana, medicina veterinaria, in zootecnia e persino nell’agricoltura ha esercitato e continua ad esercitare una potente azione selettiva nei confronti dei batteri, che per sopravvivere sono costretti a mutare. L’uso inappropriato di questi farmaci rischia di disperdere una risorsa preziosa non immediatamente rinnovabile: negli ultimi anni l’industria farmaceutica ha registrato un numero sempre più limitato di nuove molecole antibiotiche, per cui già oggi è difficile trattare efficacemente alcuni microrganismi multiresistenti agli antibiotici disponibili. “Un altro fattore importante nella diffusione dell’antibioticoresistenza – aggiunge il Prof. Massimo Andreoni, Presidente SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali - è rappresentato dalla trasmissione di infezioni sostenute da microrganismi antibioticoresistenti, soprattutto in ambito assistenziale (ospedali, strutture di lungodegenza, ecc.). Le manifestazioni cliniche più rilevanti sono polmoniti, infezioni urinarie, infezioni delle ferite chirurgiche e del catetere venoso con quadri di sepsi. Certamente il tempo di degenza e la durata di trattamenti antibiotici sono i fattori principali che si correlano al rischio di infezione”.
ASPARAGI AMICI DELLA LINEA E DELLA BELLEZZA Gli asparagi costituiscono un alimento molto apprezzato e vengono impiegati nelle preparazioni di svariate ricette. Sono particolarmente indicati nelle diete dimagranti e, riducendo il ristagno di liquidi nei tessuti, sono consigliati per chi vuole combattere la cellulite
La presbiacusia come fenomeno sociale Cause, implicazioni e soluzioni Il 9 giugno ed i l’1 dicembre 2015, si svolgerà un corso per medici di medicina generale con crediti ECM, organizzato dal centro audioprotesico Temacustica di Tea Maione convenzionato con ASL ed INAIL. Il corso è aperto a tutti i medici di medicina generale della penisola sorrentina. Tema del corso sarà il fenomeno dell’ipoacusia che si evidenzia sempre più come vero e proprio fenomeno sociale. Circa il 12% della popolazione italiana è affetta da problemi più o meno evidenti riguardanti l’udito e di questi la forte maggioranza riguarda le persone presbiacusiche. Scopo del corso è quello di analizzare le cause di un fenomeno in espansione, evidenziando gli strumenti a disposizione del clinico per una diagnosi corretta e dell’audioprotesista per una rimediazione efficace, al fine di offrire la possibilità di migliorare l’ascolto nei soggetti colpiti da questa patologia. Questo corso è stato fortemente voluto dal dott. Cappiello Francesco, Presidente Associazione Medici di famiglia Penisola Sorrentina. Il dott. Cappiello da anni esprimeva la necessità di approfondire un argomento di così grande rilevanza per i propri pazienti, dove il medico di famiglia è anello importante soprattutto quando deve supportare i propri assistiti anche nell’iter per l’ottenimento di apparecchi acustici attraverso il convenzionamento da parte dell’ASL od INAIL.
Gli ESPERTI di questo mese #AUDIOPROTESISTA
#CARDIOLOGO
Dott.ssa Tea Maione
Prof. Dott. Vittorio Fabbrocini Cardiologo e Internista, è stato Libero Docente presso l’Università di Napoli, Primario ospedaliero e poi Cardiologo ambulatoriale a Napoli. Giornalista pubblicista, già Redattore scientifico de "IL MATTINO" di Napoli
Laureata in Tecniche Audioprotesiche Martedì dalle 9.00 alle 11.00
338.9648341
#CHIROPRATICA Dott.ssa Barbara Martino
338.4086506
Laureata in chiropratica all’AngloEuropean College of Chiropractic in Bournemouth (Ingh.), membro dell’A.I.C. Tutti i giorni dalle 12.00 alle 16.00
v.fabbrocini@alice.it
349.1381175
#FARMACISTA Dott. Giuseppe De Simone Laureato in Farmacia e Specializzato in Scienza e tecniche delle piante officinali presso l’Università Federico II di Napoli.
#COUNSELOR Dott.ssa Anna Sallustro
Laureata in “Scienze per la formazione infanzia e preadolescenza” all’Università degli studi di Salerno. Master in Counseling Pluralistico Integrato presso ASPIC Napoli. Iscritta all'elenco counselor REICO
338.1356920
335.5302988 #NATUROPATA #NEUROPSICOMOTRICISTA
Mariateresa Caiafa
Dott.ssa Daniela Caiafa Laureata in Neuropsicomotricità dell’età evolutiva, presso l’Università Federico II
Naturopata - Operatore del Benessere Specializzata in Massaggi Olistici, Riflessologia plantare, Fiori di Bach, Intolleranze Alimentari
Lunedì e Sabato dalle 9.00 alle 13.00
347.5477785
338 8194524
#NUTRIZIONISTA
#ODONTOIATRA
Dott.ssa Francesca Maresca Laureata in Dietistica presso l’Università di Napoli Federico II.
Dott. Vittorio Milanese Laureato in Odontoiatria e protesi dentiaria presso l’Università di Napoli. Socio A.N.D.I.
Martedì - Giovedì dalle 15.00 alle 16.30
Martedì e Giovedì dalle 13.30 alle 15.00
334.2258132
338.4698121
#PSICOPEDAGOGISTA
#SESSUOLOGA
Dott.ssa Bianca Pane
Dott.ssa Olga Paola Zagaroli
Laureata in Filosofia e Psicopedagogia presso l’Università di Napoli Federico II, specializzata in Gestalt Counseling Bioenergetica e Terapie Olistiche
Sessuologa Lunedì e Giovedì dalle 15.30 alle 17.30
393.9315564
335.8709595 ilsessoelamente@gmail.com
#LOGOPEDISTA http://bit.ly/1c9PCsk
Dott.ssa Mariarosaria D’Esposito Giovedì e Sabato dalle 9.00 alle 13.00
338.3191494
La Voce “Brava! Brava! Sono tanto brava!” Era il 1965 quando Mina lasciava sbalordita l'Italia intera con la sua voce ed il suo talento eccezionali. Ma cos'è la voce? Si tratta forse del meccanismo fisiologico che forse più di ogni altro sfugge ad una definizione univoca. Senza ombra di dubbio costituisce il supporto fondamentale alla nostra comunicazione verbale: è lo strumento privilegiato che utilizziamo per trasferire all'altro i nostri contenuti informativi. La voce inoltre porta con sé e genera emozioni in chi l'ascolta; questo accade ancor più nella voce di canto che può arrivare a manifestazioni di espressività straordinaria. In termini più prosaici si tratta di un fenomeno sonoro che si verifica nell'uomo grazie alla vibrazione a livello laringeo dell'aria polmonare compressa. Quando parliamo o cantiamo il soffio aereo in fase espiratoria, “sonorizzato” grazie all'oscillazione delle corde vocali, risulta ancora un suono “grezzo” che più in alto, nelle cavità di risonanza, verrà arricchito di elementi timbrici ed articolato come linguaggio o canto. Alla produzione della voce e della parola collaborano più organi e sistemi, nati in realtà con finalità differenti da quella vocale. La cavità orale e l'apparato respiratorio erano specializzati unicamente in attività indispensabili alla vita. L'evoluzione filogenetica ha dotato queste strutture e l'uomo dell'ineguagliabile dote vocale e quindi della parola e del canto. Ma le voci non sono tutte uguali! Potremmo dire che, come accade per le impronte digitali, è propria e unica di ciascuna di noi. . Alla base di quest'enorme varietà ci sono le differenti proporzioni anatomiche degli individui: corde vocali lunghe e laringe larga producono tendenzialmente voci gravi e viceversa. In rapporto all'altezza ed al timbro le voci vengono distinte in voci femminili e maschili. La classica schematizzazione delle tipologie vocali le suddivide, a partire dalla più alta alla più bassa, in tenore, baritono e basso per le voci maschili e soprano, mezzosoprano e contralto per le quelle femminili. La prima voce, in termini temporali, quella dei bambini in epoca prepuberale, viene definita “voce bianca”. In passato le sonorità dei soggetti che non avevano
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ancora sviluppato la muta vocale piacevano tanto al pubblico ed ai compositori, al punto che si ricorreva alla castrazione. Grazie a questa pratica il cantante manteneva una voce da soprano con un'estensione maggiore di circa un'ottava in acuto rispetto ad un uomo, seppure mantenendo immutate potenza e ampiezza di una voce virile. Carlo Maria Michelangelo Nicola Brosch, in arte Farinelli, vissuto nel 700, è forse il più famoso dei castrati; si esibì nelle più importanti corti e teatri di tutta l'Europa. Attualmente una prestazione vocale vagamente simile è quella che si ottiene ricorrendo al falsetto. La voce una prerogativa dell'homo sapiens sapiens, un prodotto creato dall'individuo ed ha una sua ben precisa costituzione acustica. L'allenamento vocale, la postura e la respirazione possono contribuire in maniera importante nel potenziarne le qualità. Demetrio Stratos rappresenta un esempio di voce “coltivata come uno strumento”. Di origine greca, trasferitosi in Italia nel 1962, inizia la sua carriera artistica nel gruppo dei Ribelli, poi con gli Area, interpretando per lo più versioni italiane di grandi successi stranieri. Pare che abbia cominciato a giocare con la voce subito dopo la nascita della figlia. Come normalmente accade per captare l'attenzione di un bambino, si fanno dei semplici versi onomatopeici. Dopo quest'inizio quasi fortuito, Demetrio ha continuato lo studio e l'allenamento della sua voce, attingendo anche alle tecniche canore degli asiatici. Nonostante Demetrio Stratos. avesse corde vocali e strutture anatomiche assolutamente normali, è riuscito comunque a spingersi fino al limite delle umane possibilità canore, con giochi pirotecnici vocali che hanno fatto di lui un personaggio unico, punto di riferimento nello studio del canto diplofonico. La diplofonia rappresenta una complessa tecnica di canto nella quale enfatizzando gli armonici presenti nel suono, si riesce ad emettere simultaneamente due note distinte. La voce diventa, quindi, l'inizio e la base di un lavoro individuale dagli esiti straordinariamente inimmaginabili. “...vai per la strada, ricerca la tua propria unicità, non disperderti in quisquilie, bazzecole o pinzillacchere: come essere umano hai dovere di dare il meglio di te stesso e se questo è cantare fino a perdere la voce, che così sia.” (cit. Demetrio Stratos) ★
#CARDIOLOGO
Professor Dottor Vittorio Fabbrocini
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Novità per il cuore
L'abbassamento eccessivo della pressione può peggiorare la circolazione cardiaca e quella cerebrale - L'occlusione coronarica e l'infarto - Gli anticoagulanti orali: una innovazione
Questa volta faremo un breve riepilogo delle novità scientifiche venute fuori in questi ultimi mesi riguardanti il cuore, la pressione arteriosa, come meglio affrontare la cura del colesterolo elevato e l'impiego dei nuovi anticoagulanti. Tutto ciò alla luce di quanto è emerso in questi ultimi mesi dai principali Consessi mondiali di Cardiologia, che periodicamente redigono delle cosiddette Linee Guida dopo i risultati dei diversi Trial (Studi e Ricerche scientifiche) che vengono effettuati in diverse parti del mondo. Tali Linee
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Guida sarebbero come il timbro notarile delle esperienze e dei risultati conseguiti.
L'ipertensione arteriosa In questi ultimi mesi nel campo cardiologico è venuto fuori un nuovo concetto, che ha in parte modificato quanto era stato detto e scritto negli anni passati. Era stato detto che la Pressione arteriosa sistolica, quella cosiddetta Massima, doveva essere sempre quanto più bassa possibile. Invece nuovi studi hanno dimostrato che una pressione troppo
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bassa può provocare una bassa irrorazione a livello coronarico e a livello circolatorio cerebrale, favorendo l'Infarto cardiaco o un Ictus ischemico cerebrale. E ciò in base alla esperienza clinica di anni su migliaia di persone. In particolare soggetti molto anziani, diabetici non controllati da tempo, scompensati cardiaci, defedati, affetti da insufficienza renale, per i quali portando con farmaci un eccessivo abbassamento pressorio ha contribuito a ridurre ulteriormente una già precaria circolazione sanguigna a livello del cuore e del cervello. Da questi studi le nuove Linee Guida dell'European Society of Cardiology (ESC) stabiliscono che i valori normali della Pressione Arteriosa possono essere mantenuti a 140 mmHg (millimetri di mercurio) per la Massima e 90 mmHg per la minima..
#CARDIOLOGO
coronarico o l'angioplastica con l'immissione di Stent intracoronarici, con una rivalutazione della terapia medica con nuove molecole farmacologiche. Per la prima volta nelle ultime Linee Guida dell'European Society of Cardiology viene ribadito che tra le cause della Cardiopatia ischemica stabile (Angina e Infarto cardiaco) la occlusione delle coronarie non è una condizione necessaria nè sempre sufficiente per la sua insorgenza.
Gli anticoagulanti orali
Il Colesterolo cattivo Anche per la riduzione del Colesterolo, in particolare quello LDL (Low Density Lipoprotein), cosiddetto cattivo, vi sono delle novità in quanto è stato evidenziato in tutti questi anni l'utilità dei farmaci denominati Statine (vari sono i nomi commerciali) nel ridurre agevolmente questo tipo di colesterolo nel sangue. Le Lipoproteine LDL, messe definitivamente sul banco degli imputati, sono responsabili delle formazione aterosclerotiche sia nei grossi vasi che nei piccoli, come l'Aorta, le Coronarie, le Carotidi e quelle cerebrali. Al Congresso dell'American Heart Association sono stati presentati i risultati dello studio IMPROVE IT., della durata di circa nove anni. Lo studio, che ha seguito circa 18mila soggetti con ipercolesterolemia e pazienti affetti da malattie coronariche recenti, ha dimostrato che l'impiego delle Statine aveva portato ad una forte riduzione delle Lipoproteine LDL e che le Statine con l'aggiunta di
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un altro farmaco, L'EZETIMIBE, riducevano le Lipoproteine di un ulteriore 20 per cento. E questo perchè le Statine bloccano la produzione di Colesterolo da parte del fegato, mentre l'EZETIMIBE riduce l'assorbimento del Colesterolo dall'intestino. Ciò comporta una riduzione della mortalità e malattie cardiovascolari. Entrano nel piano di lotta anche l'aumento dei Trigliceridi e quando v'è la riduzione del Colesterolo HDL (quello buono), ma queste situazioni non assumono più l'importanza che avevano prima.
Cardiopatia ischemica Sulle condizioni delle coronarie negli infarti cardiaci è stato aperto tutto un nuovo capitolo sul fatto che sono stati evidenziati in questi anni numerosi casi di persone decedute per infarto cardiaco con coronarie libere, non occluse, e persone decedute per altre cause con occlusioni coronariche molto serrate e senza infarto. Da ciò si evince che non sempre è risolutivo l'intervento di By pass Aorto
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E' dalla fine del 2013 che anche in Italia vengono impiegati i nuovi anticoagulanti per via orale in alternativa a quelli precedentemente usati, tipo Warfarin, per la prevenzione degli episodi tromboembolici nella Fibrillazione atriale e per la prevenzione e la terapia delle trombosi venose e dell'embolia polmonare. Sono farmaci noti come Nuovi anticoagulanti orali (NOAC) o anticoagulanti orali diretti (DOAC) e agiscono grazie ad un meccanismo competitivo diretto inibendo un fattore della coagulazione. I risultati positivi rilevati da ben quattro studi hanno fatto decidere al Food and Drug Administration ed European Medicines Agency ad autorizzare per queste indicazioni tre nuovi farmaci sin dal 2010 e anni seguenti. I DOAC si sono dimostrati più efficienti nella prevenzione delle tromboembolie e anche più sicuri per le temibili complicanze emorragiche. Inoltre non richiedono un monitoraggio periodico dell'attività anticoagulante. Gli Italiani purtroppo hanno potuto beneficiare di questi farmaci solo tre anni dopo la loro immissione in commercio negli Stati Uniti e nel resto dell'Europa. ★
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Dott.ssa Olga Paola Zagaroli Lunedì e Giovedì dalle 15,30 alle 17,30
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Salute e sessualità Uno dei cambiamenti più importanti della rivoluzione sessuale degli anni Settanta, è stato il riconoscimento del piacere sessuale della donna. Ciò ha comportato la possibilità per le donne di esperire esperienze diverse, anche fuori da un rapporto di coppia stabile, senza provare disagi e sensi di colpa. Parallelamente a tale cambiamento epocale, tuttavia, si è registrato un aumento della prostituzione a carico dell’uomo e nuove forme di perversioni maschili anche legate al mondo delle nuove tecnologie. Lo sviluppo di questi studi ha portato la comunità sessuologica a dedurre che l’identità di genere, che orienta il maschio e la femmina nella costruzione della propria identità, resta ancorata a bisogni e motivazioni sostanzialmente differenti. Infatti, gli studiosi della moderna sessuologia concordano nel ritenere che le donne cercano la fiducia del partner e la stabilità nella relazione: è questo il caso in cui esse si rendono maggiormente disponibili sessualmente; gli uomini, invece, hanno bisogno del sesso e sono portati ad amare solo se tale bisogno è preso seriamente in considerazione dalla controparte. Appare, dunque, evidente come l’identità sessuale maschile e femminile, si integrano costantemente tra biologia e cultura: potremo dire che il nostro corpo parla di noi e della nostra storia attraverso tanti codici diversi. Abbiamo parlato di cultura perché tra le influenze più rilevanti a rendere complesso l’oggetto “corpo” c’è proprio il peso notevole dei modelli culturali così diversi tra maschi e femmine. Se per entrambi vale l’idea di un corpo giovane e sempre in forma, rimane invariato il primato della donna che è l’oggetto della bellezza per eccellenza, in grado di attrarre sessualmente e di rendere appetibile la vendita di qualsiasi cosa. La “vista”
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è la via privilegiata con la quale si attiva la stimolazione erotica del maschio, tanto che tale meccanismo viene ben sfruttato a livello commerciale. Un altro punto di rilevante differenza tra i sessi viene dagli studi clinico/statistici dai quali arrivano alcune osservazioni che sottolineano il primato dell’erezione attorno al quale ruota l’identità sessuale del maschio “potente”. Le dimensioni del pene, più o meno grande o piccolo, è oggi una fonte di preoccupazione del mondo maschile fin dal periodo della pubertà. Ciò si verifica perché si tende ad estendere le proprietà fisiche dell’organo genitale all’identità complessiva. In questo tipo di preoccupazione e modalità di pensiero indubbiamente c’è un contesto di competizione tra maschi e modelli culturali che esigono dal maschio di essere invulnerabile e impenetrabile dalle passioni; esattamente all’opposto di ciò che accade per le donne. In alcuni casi, queste diversità si traducono in difficoltà nella relazione con il proprio partner e in ricadute a livello della funzione sessuale. Ancora un altro punto di profonda diversità tra i sessi, fa riferimento a ciò che in gergo psicologico si chiama “alessitimia”, che sta a indicare un insieme di deficit della competenza emotiva ed emozionale, palesato dall'incapacità di percepire, riconoscere e descrivere verbalmente i propri e gli altrui stati emotivi. Questa caratteristica è molto più presente nel sesso maschile che in quello femminile. Storicamente maschi e femmine hanno avuto ruoli differenti all’interno della famiglia e nella vita di società. Mediamente, la femmina ha potenziato il registro emotivo più del maschio e ha coltivato una maggiore sensibilità verso le emozioni proprie e altrui. Queste diversità sembrano quanto mai presenti quando si è davanti ad un problema della
#SESSUOLOGA
coppia. La donna desidera parlarne fino in profondità, mentre il maschio è proiettato sulle soluzioni pratiche del problema e ritiene i discorsi della donna essenzialmente delle lungaggini talvolta esasperanti. Nella pratica clinica sembra, in effetti, difficile uscire dal racconto “essenziale” che fa il paziente riguardo il problema sessuale di cui si fa portatore ed è difficile soffermarsi sugli aspetti della relazione che invece sarebbero utili ai fini della valutazione diagnostica. La sessuologia moderna cerca di intervenire sulle difficoltà presentate dal paziente attraverso un approccio integrato, ovvero, esplorando sia gli aspetti biologici che quelli psico-relazionali. È importante che la valutazione sia discussa a livello multidisciplinare (ginecologo, andrologo, sessuologo) e successivamente condivisa dal paziente. Nel caso dell’alessitimico è importante provare a coinvolgere entrambi i partner per approfondire i risvolti del sintomo sulla vita di coppia. Può succedere, infatti, che il paziente sia percepito dal compagno come insensibile al problema e di conseguenza cresca il suo senso di frustrazione e di rabbia per la perdita di attenzione che viene dalla controparte. Spesso però il soggetto alessitimico non sente il bisogno di rivolgersi allo
specialista e questa mancanza di motivazione può rappresentare un ostacolo alla terapia. Il valore che oggi si attribuisce alla sessualità non ha precedenti, tant’è che vi è una tendenza crescente a confondere la qualità del rapporto sessuale con la bontà complessiva della relazione della coppia. Nonostante ciò, le separazioni delle coppie sono in aumento e gli studi sessuologici ci informano di un incremento delle disfunzioni di natura sessuale, legate anche al calo del desiderio. Ora, se è implicito nella coppia, il progetto di ridefinirsi a livello di identità maschile e femminile, c’è anche da riconoscere la presenza di due mondi differenti tra loro e talvolta difficili da mettere d’accordo. Ecco allora che la conoscenza dei meccanismi biologici e psicologici implicati nella sessualità di coppia, potrebbe divenire un aiuto nel favorire una maggiore comprensione del problema nell’affrontare le difficoltà di relazione. In questi casi la terapia con la coppia è la più consigliata, tuttavia, è prevista la possibilità della terapia individuale nel caso di uomini o donne single, oppure in situazioni in cui l’altro partner non sia disponibile. ★
#FARMACISTA
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Aderenza alla terapia indispensabile il ruolo del farmacista
È ovvio affermare che una prescrizione di farmaci risulti efficace solo quando il paziente ne rispetti dosi e modalità di assunzione. Non è per niente scontato però che avvenga proprio così, la prescrizione viene infatti spesso disattesa. Motivo questo per cui l' aderenza alla terapia sta diventando obiettivo imprescindibile per i vantaggi sia in termini di salute, minori complicanze, minori rischi di ospedalizzazione, che di riduzione di costi per il Sistema Sanitario Nazionale. Lo hanno ben capito in altri paesi europei dove il farmacista viene coinvolto proprio per garantire
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il controllo sull' uso appropriato dei farmaci prescritti. Si diffonde quindi ora anche nel nostro paese la cultura della Pharmaceutical Care, che riconosce alla farmacia un ruolo centrale nella presa in carico dei pazienti cronici, con l'obiettivo di migliorare i risultati terapeutici. La scarsa aderenza alle terapia coinvolge il 40% circa della popolazione europea ed è un fenomeno multidimensionale. Le motivazioni sono molte e varie: gli adolescenti spesso non accettano il loro disturbo e temono i potenziali effetti collaterali delle cure; non seguire inoltre la prescrizione può significare una
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forte affermazione della propria indipendenza. Per gli anziani invece il problema è legato alla presenza di più malattie in contamporanea che impone di assumere molti farmaci durante la giornata e questo proprio mentre la memoria incomincia a tradire. La soluzione passa quindi per la farmacia perchè è un luogo familiare, perchè è qui che si può instaurare un rapporto confidenziale, perchè la capillarità la rende comoda da trovare e facile da frequentare, perchè in farmacia si offrono servizi di telemedicina, come la telecardiologia oppure la teledermatologia, ed anche prestazioni di operatori sanitari come infermieri e fisioterapisti ed analisi di prima istanza, test di prevenzione di insufficienza venosa o di osteoporosi. Ed altro ancora. Perchè la farmacia rappresenta sempre di più un punto di riferimento fondamentale sul fronte del counselling e della fidelizzazione. ★
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Il legame tra corpo e mente Durante la prima infanzia il corpo è il mediatore tra l'ambiente e il bambino, permette di raccogliere e processare le informazioni ed a elaborare una risposta adattiva. Inoltre è il principale mezzo espressivo e comunicativo. Il bambino esplora attraverso il corpo, apprende e sviluppa funzioni adattive, cioè quelle che modificano l'ambiente esterno: linguaggio verbale ed extraverbale, capacità motorie, capacità di svolgere le prassie quotidiane, capacità grafiche, coordinazione dei movimenti oculari, capacità mnestico-attentive… ecc. Quindi attraverso il corpo il bambino sviluppa le competenze cognitive, sociali e motorie. Dalle ultime ricerche emerge come le esperienze ricavate dal corpo hanno un ruolo essenziale nella relazione tra esperienza corporea e mente. La conoscenza è determinata dalle percezioni e la possibilità di agire sulle percezioni. La percezione della realtà non coincide con la realtà stessa, poiché nella percezione sono inclusi aspetti individuali fisici ed emotivi. Quindi nella prima infanzia la motricità e la psiche (aspetto cognitivo - relazionale - emozionale) sono strettamente collegate, e si sviluppano insieme.
Le abilità prassiche ed apprendimento Quando si parla di prerequisiti scolastici si intende l'insieme delle abilità che devono essere
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strutturate prima dell'ingresso alla scuola primaria e che permetteranno al bambino gli apprendimenti in età scolastica. L'apprendimento della letto scrittura e dei prerequisiti logico-matematici coinvolge abilità visuo-cinestetiche, cognitive, procedurali e di pianificazione oltre che mnemestico e attentive. A tale scopo è importante osservare dall'inizio della scuola dell'infanzia: • le abilità manuali • motricità globale • autonomie • comportamento relazionale e sociale. Inoltre • capacità senso-motorie • abilità visuo spaziali e visuo costruttive • coordinazione oculo-manuale • coordinazione grosso e fino-motoria e l'equilibrio • controllo posturale • organizzazione prassica • abilità grafo motorie
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• sequenze e procedure • problem solving • funzioni esecutive. Tutto ciò che abbiamo citato sono in linea con le linee guida del MIUR, in cui si indicano i segnali di rischio da identificare precocemente nei bambini della scuola dell' infanzia, accanto alle difficoltà fonetico-fonologiche, la goffaggine motoria, scarsa abilità nella manualità fine, difficoltà a riconoscere destra e sinistra, le difficoltà di memoria e nelle filastrocche. Inoltre si sottolinea l'importanza di incrementare “in forma ludica gli esercizi mirati allo sviluppo delle competenze necessarie” ai fini sia di prevenzione delle difficoltà sia di promozione di un corretto e armonioso sviluppo del bambino della scuola dell'infanzia. Quando si notano difficoltà in questi ambiti la terapia neuropsicomotoria aiuta l'armonizzazione dello sviluppo del bambino. ★
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Dott. Vittorio Milanese Martedì e Giovedì dalle 13.30 alle 15.00
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Il tumore del cavo orale Il tumore del cavo orale è una forma di cancro che colpisce le cellule di rivestimento della bocca e si sviluppa più frequentemente sulla lingua, sulla mucosa interna delle guance, sul pavimento della bocca, sulle labbra e sull’orofaringe. Nella sua fase iniziale si presenta frequentemente attraverso lesioni pre-cancerose come macchie o placche bianche e/o rosse, piccole erosioni o ulcere all’interno della bocca. Sottovalutandole siamo spesso portati a etichettarle come semplici “infiammazioni” ma se non si risolvono spontaneamente, o con comuni terapie, possono rappresentare l’inizio di qualcosa di più grave. Per questo sottoporsi a uno screening puntuale e periodico, eseguito da uno specialista, è fondamentale per capire se queste lesioni siano patologie non evolutive o se rappresentino lo stadio iniziale di un vero e proprio cancro. Il tumore del cavo orale nel nostro Paese colpisce oltre 27.000 persone con una sopravvivenza del 5% oltre il tempo di cura. Questo perché la diagnosi è ancora troppo tardiva e riduce drasticamente l’efficacia delle terapie e la prognosi finale. Quando la diagnosi è precoce, invece, la percentuale di sopravvivenza sale anche all’80%. Nel 75% dei casi il tumore del cavo orale è legato all’abuso di alcol e fumo, la cui combinazione può aumentare la probabilità di sviluppare la malattia di ben 15 volte. Sono inoltre fortemente associati all’insorgenza di questo tumore i microtraumi continui, causati da protesi dentarie irritanti, denti scheggiati o fratturati, insieme a una cattiva igiene orale e a una dieta povera di frutta e verdura che determina carenze vitaminiche importanti. Da non sottovalutare sono anche altri fattori di rischio che riguardano la presenza di alcune infezioni - per esempio quelle causate dal Papilloma Virus (HPV 16) che colpisce prevalentemente i giovani, tanto che il Ministero della Salute ha rilasciato delle nuove linee guida per la prevenzione delle patologie orali nell’età evolutiva - e l’eccessiva esposizione ai raggi solari, responsabile, in particolare, della comparsa di carcinomi alle labbra. Anche l’età rappresenta fattore di rischio, specie per chi ha già superato i 45 anni, poiché la mucosa orale
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perde col tempo alcune proprietà difensive nei confronti di stimoli esterni nocivi. Il tumore del cavo orale è fortunatamente uno dei più prevedibili. Possiamo tutti prevenirlo conducendo un corretto stile di vita, avvalendoci di controlli per una diagnosi precoce e facendoci insegnare da un dentista come fare un autoesame della bocca. La periodicità dei controlli aumenta concretamente la probabilità di essere curati con il minimo danno, senza gravi deformazioni al volto.
Lo sapevi che… Il dentista è il primo specialista in grado di rilevare i sintomi e i segnali del carcinoma orale. Rivolgiti a lui con fiducia e segui con costanza i suoi suggerimenti. Insieme possiamo dire STOP al tumore della bocca.
La storia di Lisa Nelle scorse settimane la stampa si è occupata della vicenda di Lisa Epsom, 34 anni, mamma di quattro figli che, aprendo una bottiglia di succo di frutta con i denti ne ha spezzato uno. Recatasi dal suo dentista per ricostruire il dente spezzato si è vista diagnosticare un tumore al cavo orale in stato avanzato. Il suo volto sfigurato ha fatto il giro dei giornali online. Il danno provocato dall’apertura della bottiglietta ha però salvato la vita a Lisa che se non si fosse recata dal dentista avrebbe scoperto del tumore quando la situazione clinica non le avrebbe più consentito di curarsi. Fonte: il tuo dentista informa
#PEDIATRA
Dott. Carlo Alfaro Pediatra
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La comunicazione di una brutta notizia in Medicina
Scrisse Anthony Robbins: “Le parole possono essere mura, ma anche ponti: è importante servirsene come mezzo di unione e non di scissione”. Frase quanto mai adatta alla circostanza della comunicazione di una diagnosi di malattia grave da parte del medico, processo nel quale occorre sì fornire tutte le informazioni più rilevanti sul piano assistenziale e prognostico, ma anche individuare e potenziare le risorse personali della famiglia per affrontare la nuova situazione. È dimostrato che le modalità di comunicazione della diagnosi e il contenuto delle informazioni fornite rappresentano un momento cruciale ai fini dell’accettazione e della successiva gestione della malattia. Una cattiva comunicazione può causare nel paziente, o in chi se ne prende cura, sfiducia, rabbia, rifiuto, insoddisfazione, negazione, paura, ansia, angoscia, compromettendo l’accettazione della diagnosi, l’adattamento alla nuova situazione e l’alleanza col personale sanitario. Il momento della diagnosi ha un impatto talmente forte che, a distanza di anni, molti pazienti continuano a rammentare le esatte parole del medico, l’atteggiamento, le proprie reazioni, con sentimenti spesso ancora negativi nei confronti del professionista. Spesso viene lamentato che la comu-
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nicazione sia stata brutale, frettolosa, inopportuna, insensibile, fredda, asettica, superficiale, indifferente, incerta, tardiva, ma molte volte si attribuisce al metodo di comunicazione un vissuto interiore negativo che riguarda piuttosto la non accettazione del contenuto. La maggior parte dei pazienti ammette che sia d’aiuto, per attutire il colpo, il poter parlare liberamente, esprimere emozioni, avere il maggior numero di informazioni, intravedere soluzioni e speranze. Di fronte ad una cattiva notizia, è noto che l’individuo passa attraverso le classiche fasi della “elaborazione del lutto”: lo shock iniziale, la negazione, il senso di colpa e rabbia, la contrattazione (“venire a patti” con la nuova realtà che deve sostituire quella che ci si era prefigurati), e infine l’accettazione. Il medico sa che, nel comunicare una brutta diagnosi, metterà in atto delle reazioni emotive che spetta solo a lui saper indirizzare verso una risposta costruttiva. Le regole di una comunicazione efficace di una brutta notizia sanitaria sono: precocità (se il paziente scopre di essere stato tenuto all’oscuro perde fiducia); chiarezza, con adattamento del livello verbale al grado di comprensione, cultura, conoscenze, emotività della famiglia; precisione sulle caratteristiche della malattia, evoluzione, possibili complicanze più comuni, prognosi, cure; sottolineatura dei punti di forza (esempio, corporatura robusta, altri esami nella norma); setting adeguato (spazio privato, senza interruzioni ed interferenze); tempo (dare la sensazione di poter fare tutte le domande che si vogliono); atteggiamento empatico, comprensivo, aperto, di ascolto e accoglienza, e anche di cauto e realistico ottimismo, per non uccidere la speranza, evitando parole negative come “sfortuna”, “purtroppo”, “peccato”; operatività, con indicazione del piano diagnostico-terapeutico-assistenziale da mettere in atto,
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il centro specialistico di riferimento, i servizi territoriali, le associazioni di pazienti; attenzione alla comunicazione non verbale (gesti, mimica, sguardi), che deve essere concordante con le parole, per non essere confondente (esempio sorridere mentre si dice qualcosa di pesante).
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Lo studioso Buckman ha indicato con l’acronimo SPIKES i 5 steps per comunicare una brutta diagnosi ai pazienti: S = Setting up: Organizzare il colloquio. Consiste nell’individuare spazio e momento ideali, prendersi il tempo giusto, dare tutte le informazioni utili nel modo migliore possibile. P= Perception: Capire cosa sanno il paziente o i suoi familiari della malattia, per integrare, correggere, sfatare miti e pregiudizi, infondere speranza, senza però minimizzare o banalizzare. I= Invitation: Invitare i pazienti ad esprimere liberamente dubbi ed emozioni. K= Knowledge: Condividere e confrontare le informazioni fornite con i pazienti, per capire che messaggio è arrivato.
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E= Emotion: Accogliere le reazioni emotive dei pazienti. S= Strategy and Summery: Tirare le somme dal colloquio e progettare le tappe successive, in maniera costruttiva e fattiva.
In conclusione, il medico che si trova a comunicare ad un paziente o ai suoi familiari una diagnosi di malattia importante, deve rendersi conto che, fornendo una notizia che sconvolgerà l’esistenza di chi ha di fronte, non può limitarsi a dare risposte tecniche e corrette, ma deve entrare nella dimensione esistenziale dei suoi interlocutori, stabilendo una relazione di ascolto, accoglienza, empatia, sostegno, affiancamento, supporto. Liberamente tratto da “La comunicazione diagnostica nella sindrome di Down o nelle disabilità congenite”, Vittozzi C., “Oikia”, Esperienze e Prospettive in clinica e prassi riabilitativa, 2012. Un grazie particolare alla dottoressa Maria Teresa Martello, grande neuropsichiatra infantile, per avermi segnalato l’articolo e per la luminosa guida dei suoi preziosi consigli. ★
#CHIROPRATICA
Dott.ssa Barbara Martino
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Lower crossed syndrome La sindrome crociata inferiore, scoperta e studiata dal Dr. Vladimir Janda (1988), è causata da uno squilibrio muscolare nel compiere il movimento di rotazione anteriore e posteriore del bacino causando atteggiamenti posturali scorretti. Nell’articolo precedente mi sono concentrata sulla rotazione anteriore del bacino mentre in quest’articolo parleremo della postura scorretta causata dal continuo atteggiamento del bacino in rotazione posteriore.
Rotazione posteriore del bacino Questo squilibrio muscolare interessa individui che passano lungo tempo seduti durante la giornata. Mentre una rotazione anteriore del bacino è generata da una posizione verticale alla scrivania, una rotazione posteriore del bacino avviene quando una persona si siede sul sacro, si appoggia indietro e s’incurva sopra la scrivania come mostrato nella foto. Nello specifico la continua contrazione dei muscoli addominali insieme con la continua contrazione dei muscoli grande e medio gluteo, inibisce i muscoli flessori del bacino, come illeopsoas e retto femorale, insieme gli estensori toraco-lombari, rendendoli deboli.
Atteggiamento posturale scorretto La rotazione posteriore del bacino (figura B) crea la seguente postura: • Protrazione della testa; • Ipercifosi della colonna toracica; • Ipolordosi della colonna lombare; • Iperestensione delle ginocchia a causa della contrazione continua dei muscoli ischio crurali; • Squilibrio muscolare dei muscoli del tronco (Janda 1987).
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Parte II
Sintomi Solitamente la cattiva postura del tronco influenza la regione pelvica, infatti, il bacino cerca di fornire la giusta inclinazione per trovare un contrappeso. La rotazione posteriore del bacino può portare a dolore in tutto il corpo. I problemi più comuni sono: sciatica, mal di schiena, dolore alla colonna toracica e dolore al collo.
Trattamento Per il trattamento dei pazienti con la sindrome crociata inferiore i muscoli contratti devono essere rilassati prima di rinforzare i muscoli deboli sulla base della legge di reciproca inibizione. Quindi, in caso di rotazione posteriore del bacino, il primo obbiettivo è quello di rilassare le articolazioni del bacino e della colonna lombare. In seguito, si può passare a distendere con esercizi di stretching specifici i muscoli addominali (soprattutto il retto addominale), il grande e medio gluteo e i muscoli ischio crurali. Infine, è necessario rinforzare i muscoli flessori del bacino e gli estensori della colonna lombare. Tutto ciò, sarà più facile se il paziente si sottopone prima e durante a un trattamento chiropratico, poiché l’aggiustamento chiropratico assicura all’articolazione della colonna vertebrale e del bacino libertà di movimento in assenza di dolore e al pieno della loro funzione. Dato che, il trattamento chiropratico è volto a curare la causa primaria delle contrazioni e delle debolezze muscolari, sarà consigliato un programma di esercizi di correzione posturale per correggere l’atteggiamento scorretto a casa, al lavoro, durante la guida e durante la notte. ★
#NUTRIZIONISTA http://bit.ly/19ubheb
Dott.ssa Francesca Maresca Martedì e Giovedì dalle 15.00 alle 16.30
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Estate in salute con i minerali In estate, questi preziosi elementi che sono i sali minerali, possono facilmente andar persi con la sudorazione. Ecco come reintegrarli. Per poter funzionare, il nostro organismo necessita non solo dei nutrienti ma anche di alcuni elementi chimici inorganici che intervengono in molti processi biochimici e fisiologici. Questi componenti sono presenti nel sangue e nei tessuti e si dividono in due gruppi: Minerali: come calcio, fosforo, sodio, potassio, magnesio, zolfo e cloro. Sono essenziali per le funzioni elettrochimiche del sistema nervoso e dei muscoli, indispensabili per la formazione delle ossa, per l’attivazione degli enzimi e per il trasporto dell’ossigeno; ne occorrono più di 100 milligrammi al giorno. Oligoelementi: come ferro, iodio, rame, manganese, zinco, molibdeno, nichel, silicio, vanadio, selenio, cromo; ne occorre una quantità inferiore ai 100 milligrammi al giorno. Andare in carenza di sali minerali è facile e più frequente di quanto si pensi. Le persone più a rischio sono quelle che seguono diete ipocaloriche, gli anziani, le donne incinte, chi assume diuretici, ma anche chi suda molto a causa di attività sportiva o lavoro intenso. In estate, quando il caldo provoca forte sudorazione, il pericolo di perdere troppi sali minerali interessa tutti. Per recuperarli, si devono mangiare ortaggi, frutta e legumi e bere molta acqua che è una discreta fonte di questi elementi. Scopri quali sono quelli che non devono mancare nella tua dieta estiva. DIMAGRANTI: • Cromo: controlla la glicemia (carne, cereali e derivati integrali). • Iodio: stimola il metabolismo (pesce di mare, alghe, sale iodato). • Manganese: è un bruciagrassi (frutta oleosa, cereali integrali, vegetali a foglia verde).
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DRENANTI: • Potassio: vince la ritenzione (patate, pomodori, avocado, banana, carote, vegetali in genere). • Magnesio: depura e rilassa (alghe, cereali e derivati integrali, germe di grano, mandorle, anacardi, cacao). • Calcio: riduce l’ipertensione (latte e derivati, vegetali a foglia verde, sesamo, tofu). ANTIOSSIDANTI: • Selenio: così elimini le rughe (germe di grano, cereali e derivati integrali, aglio, noci brasiliane). • Zinco: contrasta l’invecchiamento (frutti di mare, pesce, cereali integrali, semi oleosi). • Germanio: regala salute e giovinezza (aglio, funghi). OLIGOELEMENTI PER UNA CARICA D’ENERGIA: • Rame: quando si è stanchi per carenze nutritive (ostriche, cereali integrali, legumi). • Zolfo: quando si hanno cali di zucchero (uovo, vegetali, carne). • Ferro: quando una leggera anemia provoca fatica (carne rossa, semi di zucca). • Fosforo: favorisce la concentrazione (pesce, uova, latte). ★
#PSICOPEDAGOGISTA
Dott.ssa Bianca Pane
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Le emozioni parlano
La vergogna del nostro corpo Ascoltare i messaggi del nostro corpo dovrebbe essere la cosa più semplice e naturale del mondo: ci avvisano quando abbiamo fame e ci indicano il cibo che contiene i nutrienti di cui abbiamo bisogno in quella circostanza e non altri; analogamente ci giungono indicazioni forti e chiare quando troviamo sessualmente attraente qualcuno, innescando quella meravigliosa alchimia che si chiama desiderio. Tali messaggi ci permettono di renderci conto che stiamo provando delle emozioni e ci suggeriscono di ascoltarle. Eppure, la decodifica così semplice e immediata delle informazioni che ci provengono dal nostro corpo è spesso ignorata, incompresa e misconosciuta. Per non parlare dei casi in cui, ricevendo questi messaggi, ci sentiamo imbarazzati, li neghiamo perché ne abbiamo vergogna o li sottovalutiamo. La ragione è semplice: siamo vittime di un fortissimo condizionamento culturale che ci porta a credere che il corpo sia ‘meno degno’ di altri aspetti del nostro essere, quali la mente e lo spirito. Nel corso dei secoli il corpo è stato demonizzato, così da smettere di essere guardato come un ‘tempio’, e noi ci siamo persi nella insanabile dicotomia tra spirito e materia. Il risultato è la vergogna. Ci vergogniamo del nostro corpo, perché è troppo grasso o troppo magro, perché a volte puzza e prova delle pulsioni, ci vergogniamo persino di sentire le emozioni.
Ascoltare l’ansia di ingozzarsi o di rifiutare il cibo Attraverso il senso di fame, il nostro corpo ci comunica che ci servono dei nutrienti per riequilibrare la nostra energia, e ce ne serve una certa quantità, e soltanto quella. Se la comunicazione col nostro corpo è diretta ed equilibrata, noi lo ascoltiamo attentamente senza sottovalutare le indicazioni che ci fornisce. Spesso invece accade che, anziché fidarci di noi stessi, crediamo piuttosto a idee che ci arrivano da fuori, come la dieta del momento o il suggerimento di qualche rivista. Sminuendo il valore della nostra comunicazione energetica interiore, non saremo più in grado di riconoscere i messaggi che il nostro corpo ci invia. Questo succede soprattutto per il senso di fame continuo, anche se
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riconoscere il tranello può risultare più facile di quanto pensiamo perché questo tipo di voracità non è mai appagata e, se tentiamo di soddisfarla, ci lascia nauseati e frustrati. Questa pseudo-fame cerca di coprire un disagio profondo attraverso il cibo, un meccanismo che ci porta ad assumere dosi esagerate o a rifiutarlo. In questo caso la fame, o la sua assenza, non è determinata da un processo chimico che indica carenza o sovrabbondanza di certe sostanze nutrienti come nella norma, ma nasce da un malessere che traduciamo in desiderio di mangiare (o non mangiare), pensando così di esorcizzare ciò che ci fa star male. Mangiamo smodatamente o non mangiamo affatto perché abbiamo paura, o perché non ci riteniamo sessualmente attraenti; perché abbiamo timore di vivere pienamente la nostra sessualità e ingrassando o dimagrendo in modo spropositato, in qualche modo, ci ‘mascheriamo’, così da non essere più oggetti sessuali appetibili. Perché non ci sentiamo amati e tentiamo di trovare una via di consolazione per questo immane dolore, oppure perché, nel caso del rifiuto del cibo, ci illudiamo di tenere sotto controllo la vita. Celebriamo un rito per esorcizzare il vuoto che sentiamo dentro riempendoci di cibo, nel tragico tentativo di colmare ciò che sicuramente non può essere riempito, quantomeno non con dolci e cioccolato. Oppure non mangiamo perché temiamo di perdere il controllo e cerchiamo di ricrearlo con quella prova di forza che è il negarci il cibo. E così, a livello di manifestazione fisica, il disagio inascoltato si trasforma in bulimia, anoressia o in compulsioni alimentari. Il corpo è sacro e anche l’atto di nutrirlo dovrebbe esserlo: anche il cibo è energia, non va vissuto come un nemico in un eterno conflitto, ma come una modalità per riportarci al nostro stato naturale di equilibrio.
Ascoltare la vergogna di desiderare Il corpo si esprime anche attraverso un altro indicatore insopprimibile: il desiderio. Anche in questo caso si tratta di un messaggio lineare, immediato, potente. Sfortunatamente, ci viene insegnato a diffidare di ciò che ci dà piacere, che viene inteso come qualcosa di
#PSICOPEDAGOGISTA pericoloso e fuorviante. Ci insegnano a reprimere i messaggi sessuali che riceviamo dal nostro corpo, spesso giudicati sbagliati o inopportuni e, quasi sempre, socialmente disdicevoli. La sessualità è una forza vitale che crea la vita, equilibra, dà sollievo, rigenera. E, come tutti gli aspetti della nostra esistenza, poiché è energia, semplicemente scorre o si blocca. Dunque non c’è alcun giudizio morale o sociale che deve accompagnare il suon manifestarsi; poiché ognuno reagisce sessualmente a certi stimoli e non ad altri, ovvero si ‘attiva’ per alcune persone e non per altre, è necessario che il nostro corpo ci avvisi in merito a ciò che ritiene attraente. In una situazione equilibrata noi dobbiamo semplicemente accogliere l’informazione, la quale prescinde da considerazioni sul ceto sociale dell’individuo che ci attira, dalla sua capacità di stare a tavola correttamente o dalla sua abilità dialettica. Ovviamente, per rimanere in equilibrio, non significa che si debba seguire ogni impulso sessuale che ci arriva, ma soltanto si tratta di ascoltare e riconoscere la bellezza del desiderio che ci fa tendere verso un altro essere e poi decidere cosa farne. Quello che è importante è accettare l’informazione senza giudizio, senza reprimerla o ignorarla e, soprattutto, senza mistificarla attribuendole altri significati, come l’abitudine di rivestire il sesso con l’amore, che è socialmente molto più accettabile! Questo crea fraintendimenti e aspettative che, per definizione, verranno disattese, facendoci sentire inadeguati e sbagliati. Nella maggior parte dei casi, invece, uccidiamo il messaggio sotto strati di ‘non si deve e non va bene’, ignorando la cosa giusta da fare per restare in equilibrio energeticamente: prendere atto dell’informazione, senza reprimerla o evitarla. Quindi, dobbiamo fare attenzione a non subire l’influenza di messaggi fuorvianti. Se lasciamo passare tali messaggi, potremmo incorrere in alcune delle patologie che analizzeremo, che ci impediscono la sessualità, come l’impotenza, o che ne scoraggiano la pratica, come la candidosi vaginale.
La vergogna di sentire le emozioni L’ultimo aspetto importante dell’ascolto del nostro corpo e della vergogna è quello di riconoscere e ascoltare le nostre emozioni. Se abbiamo paura, permettiamoci di sentirla ed esternarla, senza fingere di non provarla. Se siamo arrabbiati, entriamo nella rabbia senza reprimerla e senza averne timore delle conseguenze, così non la incisteremo e non diventerà rancore livido tale che possa tradursi per davvero in furia aggressiva. Quando proviamo dolore, permettiamoci di essere addolorati, non cerchiamo di controllarci. Anche perché, a furia di negare l’aspetto emozionale della comunicazione con noi stessi, arriviamo ad un livello di maestria tale per cui non riusciamo neppure
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più a sentire le emozioni belle, come l’amore, il desiderio, la gioia, perché le vivremmo come destabilizzanti, esattamente come quelle che ci fanno star male. Purtroppo, anche qui il condizionamento della nostra società ha impresso una connotazione negativa all’essere ‘emotivi’, che è diventato sinonimo di debolezza, paura, inaffidabilità e, per certi versi, persino volubilità. E, chiaramente, noi non vogliamo fare parte di quelle schiere, noi che siamo ‘uomini duri’ e ‘donne tutte d’un pezzo’! E allora, molliamo un po’ l’ipercontrollo e permettiamoci di sentire e agire le emozioni perché, in questo modo, scioglieremo disagi e non creeremo le basi per l’instaurarsi di malattie e nevrosi.
Le patologie della vergogna Il secondo Chakra è il centro energetico compromesso quando siamo afflitti dal disagio della vergogna. Esso è collocato al centro dell’addome e il plesso nervoso che gli compete è quello lombare. Le ghiandole endocrine di questo centro energetico sono le gonadi, cioè le ovaie nelle donne e i testicoli negli uomini. Perciò le patologie come le cisti ovariche, i tumori dell’ovaio o del testicolo sono da ascriversi a questo gruppo (e tutto ciò che è legato al sistema di riproduzione). Per le donne, le malattie infettive, come la candidosi vaginale e la vaginite; l’amennorrea e le altre disfunzioni del ciclo mestruale, l’endometriosi, la menopausa precoce, i fibromi uterini, derivano da un non ascolto dei messaggi del nostro corpo in merito alla sessualità o alla volontà di generare. Inoltre, sono patologie del non ascolto il colon irritabile, l’ernia inguinale, la diverticolite e anche il cancro colon-rettale.
Suggerimento per tornare in equilibrio Per ripristinare una situazione armonica di fronte al disagio della vergogna, dobbiamo cominciare a vedere la perfezione che siamo, la bellezza del dialogo col nostro corpo. Riconosciamo che il desiderio è un dono sacro, perché genera vita, e che il nostro corpo, magro o grasso che sia, è il tempio dove il rito si compie. Smettiamo una buona volta di censurare e ripulire le esigenze e i bisogni che il nostro corpo ci comunica. Vacciniamoci dalla nostra finta imperturbabilità e dal nostro distacco, che non fanno altro che farci perdere il contatto con noi stessi. Affidiamoci dunque alla nostra comunicazione interiore, autorizzandoci a vivere pienamente la bellezza delle nostre emozioni e del nostro corpo: non possono ferirci. Quello che fa male, ci fa ingrassare o dimagrire troppo, vergognare del desiderio o ipercontrollare i sentimenti è la nostra assurda pretesa di essere ciò che non siamo e di disconoscere quello che siamo veramente. Dedicato a Milena a cui voglio molto bene ★
#NATUROPATA
Mariateresa Caiafa
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L’aromaterapia
L’aromaterapia deriva dal francese “aromathérapie”, nome scelto da Renè Maurice Gattefossé, conosciuto oggi come il padre della moderna aromaterapia, un valido metodo basato sull’utilizzo degli oli essenziali utilizzati per lenire o addirittura far sparire tanti fastidi quotidiani. Noti e apprezzati sin dall’antichità, in Oriente 5.000 anni fa; nei primi del Novecento ne fu studiato il potere antisettico e negli anni Cinquanta prese vita un test di laboratorio denominato “aromatogramma”, atto a determinare la capacità antibiotica delle essenze. Tuttavia, questa medicina naturale dalle molteplici applicazioni fu ancora per molto tempo oggetto di ostracismo da parte della classe medica ortodossa, uno sviluppo decisivo si ebbe in seguito al contributo offerto dal medico Jean Valnet
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che, dopo numerosi studi pubblicò nel 1944 un volume nel quale vennero riportati parecchi esempi pratici e casi in cui l’aromaterapia si è dimostrata vincente nel trattamento di disturbi sia fisici che psichici. È importante sapere che, anche se si tratta di prodotti naturali, prima di iniziare una cura è sempre necessario rivolgersi a un terapeuta esperto o al medico. Gli oli essenziali sono concentrati di principi attivi, sono potentissimi ed è per questo che vengono sempre diluiti solitamente con olio di mandorla o olio di oliva o germe di grano (100g) con l’aggiunta di qualche goccia di olio essenziale. Si diffondono in tutti gli organi attraverso il sistema circolatorio ed escretore, un processo che dura in tutto dai 30 minuti alle 12 ore. Ogni organo trae dei benefici a seconda dell’olio utiliz-
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zato, difatti hanno poteri terapeutici sia direttamente, per il senso di sollievo e di piacere che emanano, sia indirettamente, poiché possono modificare positivamente gli stati d’animo dato che mediante l’olfatto il profumo arriva fino all’area del cervello influendo sull’equilibrio chimico dell’organismo. Si possono preparare anche creme, comprando in erboristeria creme neutre (200ml) per poi aggiungere l’olio essenziale (2-5ml), questo metodo è utilizzato per le cure di bellezza, problemi della pelle, ustioni, ferite. L’aromaterapia, tramite l’utilizzo di diffusori aiuta: l’insonnia, il riequilibrio del sistema nervoso in caso di depressione o esaurimento, migliore capacità a respirare e a normalizzare la tensione arteriosa, riducono gonfiore, rimuovono impurità, riequilibrano le emozioni, vivacizza la memoria. Sono sufficienti 15-20 minuti per riempire una stanza delle micro-particelle dell’essenza vaporizzata, prima di passare per i polmoni agiscono su tutto il sistema nervoso (in inverno consigliato l’eucalipto, la menta o la cannella mentre in autunno le foglie di arancio amaro). Si possono fare frizioni sul petto, il ventre, la schiena, la nuca, le braccia e le gambe o bagni con essenze mettendo dalle 5 al massimo 12 gocce e la temperatura dell’acqua intorno i 27°-28° e massaggiare il corpo con la spugna Cleopatra e poi immergersi, questa operazione elimina le cellule dalle scorie e cellule morte, dilata i pori preparando la pelle ad assorbire al meglio i principi attivi contenenti
#NATUROPATA
nell’acqua. I pediluvi sono efficaci per chi soffre di nevralgie, cefalee, stitichezza e dolori mestruali, invece per i semicupi l’acqua deve arrivare a coprire il bacino, consigliato per emorroidi, affezioni genitali, urinarie ed intestinali o anche solo immergere le mani fino ai polsi, stranamente questi bagni parziali sono più efficaci di quelli totali perché nelle mani e nei piedi ci sono tanti punti riflesso logici che corrispondono a vari organi del corpo. Con il massaggio, gli oli essenziali impiegano dai 20 ai 70 minuti per entrare in circolo nel sangue, ma il loro effetto benefico sul corpo e sulla mente ha una durata di gran lunga superiore e come specificato prima, anche tramite olfatto si riscontrano tanti benefici. La combinazione olio-massaggio, favorisce la circolazione del sangue e sembra aiutare la crescita delle cellule della pelle, dandole un aspetto liscio e morbido, accelerando il processo di eliminazione delle vecchie e di conseguenza delle scorie attraverso il sistema linfatico, che pulisce e nutre il sangue. Si allevia stress e tensioni. Dopo un bagno caldo o una sauna è sconsigliato fare massaggi con oli perché il corpo si trova in fase di eliminazione e non assorbirebbe a dovere e quindi i benefici terapeutici andrebbero sprecati, salvo che donare il piacere profumo nell’ambiente. Possono essere utilizzati anche per uso interno ma questo procedimento viene sconsigliato da tanti testi perché gli oli essenziali possono condurre a fenomeni allergici o addirittura al decesso. Piccoli esempi delle principali proprietà degli oli essenziali: • Proprietà antisettica e antimicrobica, inibiscono cioè lo sviluppo dei microrganismi quali batteri, virus, funghi e fra queste piante troviamo: ori-
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gano, timo, santoreggia, fiori d’arancio, lavanda, ginepro, eucalipto, salvia, finocchio. Proprietà cicatrizzanti, cioè facilitano il processo di riparazione delle ferite, stimolando la rigenerazione cellulare. Tra queste abbiamo tea tree, benzoino, rosa, cipresso, geranio. Proprietà antireumatiche, utili nel trattamento di dolori articolari e muscolari quali il rosmarino, camomilla, ginepro, canfora, verbena, benzoino, noce moscata, zenzero . Proprietà insetticide e antiparassitarie, allontanano insetti, tarme, acari, alcune di queste piante sono citronella, mirto, cipresso, ginepro, alloro, cannella. Proprietà espettoranti bucoliche, utili per i problemi dell’apparato respiratorio quali rosmarino, eucalipto. Proprietà digestive, facilitano la digestione, stimolano l’appetito, combattono la formazione di gas come il finocchio, cumino, cardamomo, coriandolo, menta, verbena, angelica. Proprietà tonificanti, agiscono sia sul sistema nervoso come tonificante dei nervi, sia a livello generale (stress) sia a livello intellettivo in caso di stanchezza mentale, poca concentrazione quali menta, basilico, timo, salvia, rosmarino, rosa, fiori di arancio. Proprietà calmanti, rilassanti, utili in casi di insonnia, ansia, stress, tensione nervosa come melissa, verbena, lavanda, camomilla, arancio, sandalo, mandarino. Proprietà flebotoniche e linfotoniche, cioè svolgono una funzione benefica con evidenti effetti di miglioramento a carico della circolazione venosa e linfatica in caso di cellulite, gonfiori agli arti inferiori come
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il cipresso, vetiver, tea tree, mirto, limone, geranio. • Proprietà analgesiche, alcuni oli essenziali possiedono proprietà sedative, tolgono il dolore come la camomilla, ylang ylang, chiodi di garofano, menta. • Proprietà riscaldanti, contengono sostanze capaci di attivare la circolazione locale come cannella, pepe nero, rosmarino, canfora, zenzero. • Proprietà afrodisiache, stimolano la sessualità si manifestano a livello ghiandolare, riattivazione energetica, possono stimolare la fantasia o aiutare nell’espressione dei sentimenti e delle emozioni, tra questi troviamo salvia, pino, cannella, pepe, rosmarino, ylang ylang, muschio. • Proprietà eudermiche, utili per la bellezza e la cura della pelle, e per contrastare alcuni inestetismi quali acne (tea tree) cellulite (rosmarino, limone, cipresso), smagliature (limone, patchouli, menta), couperose (rosa, Palmarosa, geranio). • Proprietà antimicotiche, Salvia, Eucalipto, Menta Piperita, Cannella, Garofano, Finocchio • Proprietà antinfiammatorie Eucalipto, Cannella, Garofano. • Principali antibatterici Timo, Origano, Santoreggia, Cannella, Garofano, Tea tree. • Contro i dolori mestruali, gelsomino e lavanda. Non dimenticate mai che non tutti gli oli essenziali sono per uso interno, invece quando si usano per via esterna, è necessario provarne una piccola quantità diluita in olio vegetale sulla pelle del gomito, per escludere eventuali allergie. Non vanno mai utilizzati puri e non superate mai le dosi consigliate perché potrebbero provocare danni all’organismo. ★
#COUNSELOR
Dott.ssa Anna Sallustro
338.1356920
Counselor / Educatrice
La relazione che cura L’altro possiamo incontrarlo, non possiamo conoscerlo Una relazione di cura si qualifica come tale in quanto intende prendersi cura, occuparsi, farsi carico, dell’altro in quanto persona, o, anche, dell’altro nella sua soggettività. Questo tipo relazione può essere curativa e riparatrice. Le qualità indispensabili affinché una relazione sia efficace sono: autenticità, empatia e neutralità.
Autenticità significa che il counselor è presente come “persona” con le proprie qualità umane oltre che professionali, ciò non vuole dire, come alcuni pensano e praticano, mancanza di regole nel setting e intercambiabilità di ruoli.
Empatia significa sentire il problema dell’altro mettendosi nei suoi panni, senza divenire l’altro. Il counselor partecipa alla relazione non solo con il proprio pensiero, l’esperienza e il bagaglio culturale, ma anche con il proprio sentire. Due universi umani s’incontrano, si percepiscono, si esprimono, entrambi in contatto con le proprie emozioni, coinvolti nel processo di cambiamento.
Neutralità è la posizione assunta dal counselor, basata sulla convinzione profonda che chiedere aiuto non significa aver bisogno di consigli e soluzioni, ma piuttosto poter contare su qualcuno che sappia offrire supporto e stimolo affinché la persona stessa, già in possesso delle sue risposte di benessere, anche se dimenticate, ritrovi il proprio “sapere” e la propria autonomia e con essa la capacità di agire in maniera non ripetitiva, ma creativa ed efficace. Senza la capacità di mostrarsi cosi come si è, autenticità ed empatia diventano parole vuote di significato e la relazione non potrà essere riparatrice di nulla perché ricalcherà le orme di rapporti passati, carenti emotivamente. Il rapporto counselor – cliente rievoca in parte il rapporto genitori – figli: caratteristica comune è la
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volontà di sostenere e aiutare l’altro sino a quando egli trova la forza di camminare da solo nel mondo. Autenticità, empatia e neutralità sono fondamentali anche nella relazione con i figli poiché sono le qualità che più di altre hanno la facoltà di infondere fiducia e portarli a riconoscersi appieno in quanto esseri meritevoli d’amore. Se ci si sente amati con i propri limiti si diventa capaci di amare l’altro così com’è e la vita acquista una nuova dimensione: quella di non dover rinunciare a se stessi e alla propria identità per nessuna ragione al mondo. Ogni relazione che noi abbiamo, è una relazione d'amore, se partiamo dal presupposto che in quella relazione ci siamo noi e che l'altro, il counselor, può essere uno strumento prezioso per aiutarci a sanare quella ferita d'amore che ci porta ad essere come siamo. Si può essere preparati quanto si vuole ma se non c’è amore in ciò che si fa, significa che non si mettono le basi per costruire quella relazione che cura. E questo non significa che bisogna caricarsi la persona sulle spalle, ma che bisogna prenderlo in carico: solo se si resta vicini ma differenziati, è possibile sperimentare la possibilità di accompagnare la persona nel suo viaggio verso la risalita. ★
#DIRITTO 339.4095882
Valerio Massimo Aiello Avvocato praticante abilitato al patrocinio Consiglio Ordine Avvocati di Torre Annunziata
Processi archiviati se il fatto è di tenue entità La nuova normativa introdotta dal d.Lg n.28/2015 Procedimenti e processi penali archiviati quando il fatto sarà considerato di tenue entità. E’ quanto stabilito dal decreto legislativo n. 28/2015 entrato in vigore lo scorso 2 Aprile che, in riforma al codice penale, ha inserito il nuovo art. 131 bis prevedendo la non punibilità per i reati sanzionati con pena massima fino a 5 anni o con sanzione pecuniaria, quando l’offesa sia caratterizzata da comportamenti occasionali e considerati di scarsa gravità, ovvero da condotte connotate da un grado di offensività di consistenza limitata. Irrilevanza del fatto: ecco quindi la nuova motivazione con la quale i Giudici potranno procedere all’archiviazione di una serie indefinita di procedimenti penali ancora pendenti. Condizioni necessarie affinché si possa “usufruire” della nuova ipotesi di archiviazione contemplata dall’art. 131 bis CP sono la lieve entità del fatto reato e la condotta non abituale del reo. In parole blande, laddove si accerti (durante le fase delle indagini preliminari o in quella processuale) che il crimine commesso dall’indagato-imputato sia stato di non rilevante entità ovvero abbia causato un danno di scarsa gravità e che la sua condotta sia stata soltanto occasionale lo stesso non verrà condannato ma prosciolto. Nei suoi confronti, infatti, scatterà l’archiviazione per “tenuità del fatto” e il procedimento si concluderà o con un decreto di archiviazione (fase indagini preliminari) o con una sentenza di proscioglimento dichiarativa della non punibilità della condotta dell’agente ex art. 131 bis CP (fase processuale). Il provvedimento di archiviazione sarà però inserito nel casellario giudiziale del colpevole per ben 10 anni, onde permettere al Giudice di conoscere se la stessa persona abbia già commesso in passato altri reati, anche se di minima gravità, e abbia già usufruito altre volte della causa di non punibilità. Decorso tale termine lo stesso verrà cancellato. Attenzione perché la non punibilità non potrà invece essere invocata quando l’indagato-imputato abbia già commesso altri fatti che risultino simi-
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li per condotta,scopo od oggetto di offesa ovvero abbia commesso un reato che riguardi comportamenti abituali,plurimi o reiterati (ad esempio il caso dello stalking, per il quale il colpevole non potrà ottenere la non punibilità, neanche per una volta) ovvero sia stato dichiarato delinquente abituale, professionale o per tendenza. Non si potrà pervenire inoltre all’archiviazione del fatto quando l’autore del reato abbia agito per motivi abbietti o futili, con crudeltà o con sevizie ovvero abbia approfittato delle condizioni di età o di altre condizioni della vittima (es. anziano, minore, disabile) oppure quando il reato abbia provocato nella vittima lesioni gravissime o la morte. In tali casi ci sarà sempre il processo e l’eventuale condanna. È doveroso sottolineare che la decisione sulla tenuità o meno del fatto sarà sempre valutata dal Giudice, senza alcun automatismo. Il giudice dovrà esprimere la propria valutazione anche in base alla personalità dell’autore del fatto, tenendo in debito conto l’eventuale opposizione delle vittime, e comunque attenendosi rigorosamente ai criteri fissati dall’art. 133 CP (gravità del reato). In ogni caso l’indagato potrà opporsi all’archiviazione intervenuta nella fase delle indagini preliminari, manifestando la volontà di voler proseguire il giudizio al fine di veder dimostrata la sua piena innocenza. L’intervenuta archiviazione in sede penale non pregiudicherà inoltre l’esperimento dell’azione civile da parte della persona offesa dal reato che, in forza del provvedimento penale di archiviazione attestante comunque la commissione di un reato, avrà titolo nel richiedere il risarcimento del danno ingiustamente subito. Rivolgetevi quindi al vostro avvocato penalista di fiducia qualora abbiate procedimenti o processi penali in corso, al fine di poter valutare la sussistenza delle condizioni atte ad avanzare istanza all’ Organo procedente circa la definizione del procedimento ex art. 131 bis codice penale. La materia necessiterebbe di ulteriori precisazioni non possibili in tale sede per esigenze di brevità di esposizione.
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#DANZA
Mariana Gargiulo e Mariangela Morvillo spaziodanzasorrento@live.it
2005-2015 asd SPAZIODANZA Sorrento compie 10 anni!
Le direttrici Mariana Gargiulo e Mariangela Morvillo sono liete di festeggiare con voi i loro primi 10 anni di danza. La scuola di danza classica e moderna con sede in Via Marziale 24/b in Sorrento (nei pressi delle scuole medie T.Tasso) mette a disposizione una struttura di 190mq. La scuola punta alla semplicità, alla spontaneità affinché i ragazzi possano muovere i loro passi di danza in un'atmosfera serena dove anche la competizione sia sana; è così che ballando ci si possa sentire davvero liberi! Le direttrici ed insegnanti della scuola continuano a studiare ed a perfezionarsi tra stages, corsi e seminari e da sempre si avvalgono di insegnanti altamente qualificati per poter dare ai loro allievi il massimo sia in ambito artistico che in ambito umano. Anche quest'anno, la scuola ha ospitato tanti maestri professionisti come Alessandra Frigerio, Roberta Albano, Massimo De
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Rogatis e Valery Stuck, in occasione degli INCONTRI DI DANZA, che si sono tenuti lo scorso dicembre, che hanno dato il loro prezioso contributo affinché gli allievi abbiano un buon livello di preparazione. Il 15 giugno presso il Teatro Delle Rose in Piano di sorrento alle ore 20.00, Mariana Gargiulo e Mariangela Morvillo presenteranno il decimo spettacolo di fine anno accademico, dove sono previsti momenti di danza classica, moderna, hip hop, break dance, ginnastica ritmica diretti da Federica Gaudenzio, che dal prossimo anno entrerà a far parte del corpo docenti della scuola e quest'anno le direttrici sono liete di ospitare sul loro palco un esibizione di danze caraibiche coreografate dai maestri e ballerini Marianna Gargiulo e Alfredo Contaldo (iscritto alla federazione FIDS MIDAS) con la collaborazione di Antonio Gargiulo, che nel corso degli ultimi anni hanno riscosso un notevole
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successo appassionando un vasto pubblico di tutte l'età ed insieme hanno dato vita al Sorrento Salsa Group. Vi aspettiamo tutti al Teatro delle Rose il prossimo 15 giugno per festeggiare con noi... 10 anni di danza! ★
#POETA
Salvatore Spinelli
http://bit.ly/1fk7XnN
Poeta
Il denaro Adorando il dio denaro l’uomo scorda quello vero, scorda l’etica, la morale e al suo simile fa del male. Il danaro dà pure il sorriso, non fa comprare il Paradiso, non fa comprar la buona sorte e men che meno la nera Morte.
E’ il mezzo indispensabile per un vivere vivibile, per comprar beni materiali, certo, non quelli spirituali.
Coi soldi si comprano bambini come fossero oggettini e con azioni ad effetto si vuol comprare anche l’affetto.
Con esso non commetter sbaglio perché è arma a doppio taglio, esso, come amore a prima vista ti lusinga e ti conquista.
Chi ha molti soldi, in fondo, padrone si sente del mondo, tutto, pensa, gli sia dovuto specie se dal basso è venuto.
Ti avvolge nelle forti spire e t’impone le fredde mire, ti fa smarrire la ragione procurandoti amara delusione.
I soldi sfasciano le famiglie, si scontrano figli e figlie e quelli ch’erano fratelli si parlan solo coi coltelli.
Con esso l’uomo s’abbrutisce e l’amico migliore, poi tradisce, per esso si perde la dignità e non si fanno atti di bontà.
Accumulare molto denaro è il vangelo dell’avaro, diventa schiavo del suo possesso e se lo guarda come ossesso.
Da utile mezzo diventa fine e per averlo non c’è confine, diventando, così, il padrone e prende lui ogni decisione.
Chi ha le leve del comando? Chi è che decide nel mondo? Il denaro in mano a pochi chi dirigon tutti i giochi.
Il danaro è tentatore e allontana dall’Amore, distoglie l’uomo dalla verità rendendolo alieno dalla pietà.
I tre quarti di questo mondo vive nel buio più profondo, l’altro quarto ha tanta luce che il danaro gli produce.
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Per danaro l’uomo, meschino, si mette a fare lo strozzino e così uccide il debitore nella tasca e nell’onore. Oggi l’uomo vale quel che HA e a quel che E’ valor non dà, vale solo il portafoglio che lui ostenta con orgoglio. Ma quel che l’uomo E’ vien fuori e quando accade son dolori perché capisce finalmente che non valeva proprio niente. L’uomo è nudo quando nasce e nudo resta quando esce... e quel che aveva cumulato dovrà essere lasciato. Ti succhia in gorgo profondo finché non ti porta a fondo, ti scombussola l’esistenza perché non potrai starne senza. Allora il denaro cos’è? Il danaro, vile oggetto, giustamente è stato detto con parole d’esatto conio che è lo sterco del demonio.
#WEB
Antonella Raffone
antoraf83@gmail.com
Digital Strategist
Perché hai bisogno di un Digital Strategist? Il Digital Strategist (lo stratega digitale) si occupa di pianificare, analizzare, indicare e mettere in atto strategie multi-canale di successo per promuovere e migliorare l’immagine di un’attività sul web. In altre parole, ha una visione chiara degli obiettivi che si prefigge un’azienda e si occupa di raggiungerli utilizzando sia le ultime tecnologie disponibili, sia le attività tradizionali di marketing. Sembra un po’ fumoso, ma non lo è: chiunque di noi mette in atto ogni giorno una strategia digitale, dalla lettura della mail ad una determinata ora fino ai post sui diversi social network con la stessa cadenza. Per un’azienda funziona allo stesso modo, ma tali attività hanno la necessità di essere organizzate strategicamente per permettere il raggiungimento di obiettivi condivisi, come l’aumento delle vendite o delle prenotazioni. Spesso le aziende lamentano di non ottenere risultati dai social network… Evidentemente le aspettative sono errate ed ancor peggio l’utilizzo del medium è scorretto: post in ogni momento del giorno con fastidiosi tag piazzati ovunque, mancanza delle informazioni basilari, assenza di contenuti di valore che fidelizzano il cliente, immagini non attinenti all’attività e di bassa qualità… Si potrebbe continuare all’infinito ma aggiungo solo che la gestione di qualsiasi social deve essere portata avanti con metodo, ascoltando il proprio pubblico e seguendo una pianificazione: se tutto ciò viene messo in atto con costanza i risultati arriveranno! Non dimentichiamo che i social network per funzionare al meglio devono essere sostenuti dai contenuti del sito web, il fulcro attorno al quale ruotano le varie azioni che uno stratega digitale compie online. Da qui si declinano le attività da effettuare sullo stesso sito web e quelle da sviluppare sui social network, attraverso i quali, i messaggi acquisiscono più forza.
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A corredo si inseriscono l’email marketing, ovvero l’invio di newsletter studiate per creare un rapporto diretto con i clienti, la pubblicità on line a pagamento e il marketing tradizionale, con lo studio di eventi, promozioni e pubblicità ad hoc. Ricapitolando, l’attività dello stratega digitale può essere divisa in 5 grandi branche: • La creazione di contenuti: un blog o articoli scritti nel modo giusto sul sito web aziendale intercettano il favore dei motori di ricerca e si concretizzano in maggiori visite; • Social networking: l’ottimizzazione dell’utilizzo dei social network per promuovere messaggi ad hoc e i contenuti scritti sul sito/blog; • Email marketing: la raccolta degli indirizzi email dai visitatori del sito web, i clienti esistenti e futuri, per coltivare relazioni attraverso l’invio periodico di email; • Pubblicità a pagamento: la pianificazione di campagne pubblicitarie per promuovere l'azienda e/o i suoi prodotti/servizi; • Strategia offline: tutte le azioni di cui sopra devono essere supportate da un'adeguata promozione dell'azienda anche fuori dal mondo digitale. Fondamentale è la coerenza trala strategia adottata sul web dall’azienda e quella messa in pratica al di fuori di essa. La comunicazione online ha fortemente bisogno di metodo e analisi. Progettare e monitorare un sito web, aprire e gestire dei profili sui social network, scrivere su un blog aziendale, sono tutte azioni che devono essere inserite in una strategia di comunicazione più ampia, che riguarda la presenza di un’azienda nella rete, la sua identità e reputazione. Ecco perché un consulente capace di gestire tutto ciò è indispensabile. ★
#WELLNESS
Ernesto Lupacchio
http://bit.ly/1couZMz
Central Fitness Club 1, 2, 3
La magia delle parole e dei pensieri Le parole che usiamo per descrivere la nostra esperienza… creano la nostra esperienza! Se continui a pensare a quello che avresti potuto fare, non vedrai quello che invece puoi fare adesso!
Oggi, su richiesta di alcuni miei lettori e considerando che sto per concludere i seminari di “Emotional Fitness” che mi hanno visto come esperto e relatore per la formazione rivolta ai docenti di due grandi scuole della penisola sorrentina, ripropongo un articolo (dal testo di Roberto Re) già scritto cinque anni fa sulla PNL (Programmazione Neuro Linguistica), per la gestione degli stati d’animo e il controllo delle emozioni, al fine del miglioramento della qualità della vita, della nostra salute, per raggiungere la felicità, il benessere e il successo. “Oggi la nostra società, ci induce ad essere in continuo conflitto con noi stessi; siamo assaliti dallo stress, siamo sempre preoccupati (chissà poi per che cosa), viviamo spesso nell’ansia, nella paura e ci creiamo sempre più problemi di ogni genere. Nell’ultimo seminario a cui ho partecipato, mi ha colpito molto, un argomento di PNL (Programmazione Neuro Linguistica), ed
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in particolare, come l’uso delle parole possa influenzare straordinariamente, in positivo o negativo, i nostri stati d’animo e la vita in generale. Ho compreso, così, in parte, il perché viviamo alcune problematiche e credo che, leggendo le prossime righe, possa confermarmelo anche tu. Innanzitutto, è stato provato che un italiano medio usa, nel suo linguaggio quotidiano, non più di mille parole, rispetto alle duecentomila a disposizione. Inoltre è curioso notare che su centinaia di vocaboli che esprimono emozioni di ogni genere, il numero delle parole che utilizziamo per descrivere sensazioni negative è circa il doppio di quelle che connotano sensazioni positive. E visto che è provato che, quanto più conosciamo un argomento o una materia, tanto più abbiamo a disposizione un vocabolario di parole ricco e specifico (per esempio un esperto di computer userà una terminologia più vasta di termini
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informatici rispetto a chi dello stesso argomento ne capisce poco o nulla), se usiamo il doppio delle parole per descrivere sensazioni negative rispetto alle positive, vuol dire che siamo più esperti di “Malessere che di Benessere”. Non ci credi? Ora te lo dimostro: Prendi carta e penna e prova per un minuto a scrivere su un foglio tutte le parole che ti vengono in mente, o sinonimi che esprimano il termine “paura” o tutti i modi di dire che fanno pensare all’aver paura. Fatto?... Ora fai lo stesso con il termine “coraggio” ed “aver coraggio”. Bene!
#WELLNESS
…Se hai provato a farlo, sono certo che hai scritto più sinonimi e parole sulla paura che sul coraggio. Terrore, panico, spavento, ansia, angoscia, fobia, batticuore, preoccupazione, e tante altre, sono parole di uso comune, mentre invece, ardimento, audacia, temerarietà, sicuramente non sono parole di uso corrente. Se mai ce ne fosse bisogno, abbiamo un’immediata dimostrazione di come mediamente conosciamo meglio un’emozione controproducente e depotenziante come la paura, che non l’emozione potenziante come il coraggio. E tutto questo viene inequivocabilmente rappresentato dal nostro linguaggio, facendoci capire come i sentimenti che ho descritto prima, l’ansia, lo stress e la paura stessa, prevalgono sulle sensazioni positive come gioia, passione o coraggio. Ma la cosa più incredibile è che, negli ultimi anni, i vocaboli negativi hanno riempito così tanto il linguaggio comune e vengono così frequentemente utilizzati per trasmettere intensità emozionale, da essere usati addirittura a sproposito al posto di quelli positivi, per indicare cose molto belle, piacevoli, numerose o entusiasmanti. Quante volte abbiamo sentito, soprattutto
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nella comunicazione giovanile, che in quanto tale, rappresenta la comunicazione più moderna e attuale, frasi di questo tipo: E’ stato bello da paura; E’ stato un concerto apocalittico; Sono stato bravissimo, li ho ammazzati tutti; E’ una bomba; E’ stato sconvolgente; E’ stato un successo devastante; Mi piace di brutto. Paura? Apocalittico? Devastante? Brutto? Sconvolgente? Ma che roba è questa? Perché usare termini così negativi per enfatizzare qualcosa di positivo? E ora vuoi sapere qual è il più incredibile modo di dire, usato per descrivere la cosa più bella che esista, il sentimento più straordinario del mondo, “l’amore”, ma utilizzando un’espressione tra quella più negative? Ti potrà far sorridere analizzarla da questo punto di vista, perché è una frase talmente classica che, almeno una volta nella vita, l’abbiamo usata tutti.
“Ti amo da morire”! Non ci avevi mai fatto caso…eh? E’ incredibile, ma per dire che amiamo davvero, in modo straordinariamente totalizzante e meravigliosamente vitale, tanto da far vibrare di passione ogni cellula del nostro corpo (e nota invece che splendide sensazioni trasmette e stimola quest’altro tipo di linguaggio), insomma, per esaltare al massimo la nostra capacità d’amare, usiamo il verbo morire. E poi ci stupiamo se, inconsciamente, molti associano il dolore all’idea di amare. Concludo invitandoti ad usare sempre meno le parole depotenzianti, come la paura, perché la nostra mente, nel suo inconscio si abitua e quasi quasi inizia a crederci. La paura è soltanto uno stato mentale, è solo una creazione della nostra mente; e il modo più semplice per superarla è affrontarla!!!” ★
“Un giorno la paura bussò alla porta, il coraggio andò ad aprire e non c’era più nessuno”! Johann Wolfgang Goethe
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#FOODCROSSING
Anna Maione
http://bit.ly/QWy93W
Esperta in comunicazione multimediale dell’enogastronomia
IL RISO ABBONDA SULLA BOCCA DEI GOLOSI!
“
O’ riso scaldato era na zoza Fatt’a sartù, è tutta n’ata cosa Ma quale pizz’e riso, qua timballo! Stu sartù è nu miracolo, è nu sballo. Ueuè, t’o giuro ‘ncopp’a a chi vuò tu: è chiù meglio d’a pasta c’o rraù!”.
La gente di Napoli è incline al riso! Se pensiamo al termine riso inteso come risata questa affermazione è assolutamente veritiera! Se invece la parola riso la leggiamo nel suo significato di alimento, dobbiamo riconoscere che nei
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suoi confronti l’atteggiamento dei napoletani è stato sempre ambivalente. La prima comparsa del riso sulle tavole dei napoletani, avvenne nel XIV secolo, in seguito agli scambi commerciali con la Spagna, nazio-
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ne di provenienza della dinastia degli Aragonesi, gli allora signori del regno di Napoli. All’inizio però, questo cereale non riscosse grande successo, del resto a Napoli già trionfava l’uso della pasta che, con le verdure, la faceva da padrona nell’alimentazione quotidiana (un tempo, prima che mangiamaccheroni, i napoletani furono detti mangiafoglie). Il riso inoltre era considerato un rimedio medico per la cura di malattie gastriche o intestinali tanto da essere chiamato “sciacqua-
Imma Gargiulo
© FOTO DI ANNA MAIONE
Chef Patron del Ristorante Femmena Conduttrice di "Conserve di Casa" su Alice TV
panza” e per lo più veniva preparato in bianco, destinato a chi stava davvero male, nei lazzaretti o nei primi “spitali”. Solo a partire dal ‘700 il riso iniziò ad essere apprezzato. Infatti, quando a Napoli governavano i Borboni delle Due Sicilie, ramo della dinastia d’ Oltrealpe, vennero chiamati a lavorare nelle cucine di corte e di molte famiglie aristocratiche napoletane, alcuni cuochi francesi, nominati Monzù (dal francese Monsieur). Cuochi sopraffini, introdussero il riso a corte utilizzando una scenografia della tavola di derivazione rinascimentale allora molto in voga tra signori e reali. Si trattava di un grande centrotavola chiamato Surtout: un pezzo monumentale di porcellana con molti bracci per poggiare vassoi e piatti. Il braccio più importante e centrale era il Surtout, al di sopra di tutto. Pian piano il riso, a Napoli, da cibo triste iniziò a diventare allegro e saporito. I monzù trovarono ingredienti notevoli per prepararlo con tanti colori, dalle cervellatine di maiale ai piselli della campania Felix, olio di oliva, sopraffini latticini, e soprattutto tanto ragù fatto con i pomodori migliori del mondo. Il timballo di riso, sempre più spesso, cominciò a sostituire il più naturale timballo di pasta sul Surtout. E’ proprio da questa ricetta e dal termine francese “sur-tout” cioè “sta sopra a tutto” che deriva il nome di questo piatto tipico della tradizione napoletana. Con il tempo poi dalla tavola dei ricchi il sartù passò via via anche a quella dei poveri, soprattutto nei giorni di gran festa, quando c'era più tempo per dedicarsi alla sua lunga e impegnativa preparazione.
INGREDIENTI Per le polpette ★ 500 gr macinato misto ★ 100 gr parmigiano grattugiato ★ 1 uovo ★ 200 gr pane raffermo ★ 50ml latte ★ Sale ★ Pan grattato ★ Olio extravergine d’oliva Per la farcia ★ 450 gr pisellini ★ 1 cipolla piccola ★ Olio evo ★ Sale ★ 1 Mozzarella
Per il ragu ★ 2 costine di maiale ★ 5 salsiccette ★ 3 lt passata di pomodoro ★ ½ bicchiere vino rosso ★ 1 cipolla ★ Olio evo ★ Basilico ★ 1 foglia d’alloro Per il riso ★ 750 gr riso carnaroli ★ 2 uova ★ 200 gr Parmigiano Reggiano ★ Burro
PROCEDIMENTO Preparare innanzitutto il ragù facendo rosolare con dell’olio una cipolla tagliata a metà, subito dopo inserire in pentola le costine tagliate in 3 pezzi ciascuna ed infine le salsicce. Sfumare con il vino rosso ed infine inserire il sugo di pomodoro con il basilico e l’alloro. Cuocere a fiamma bassissima coperto per metà per almeno 3 ore. Preparare poi le polpettine mettendo a bagno il pane nel latte. Strizzare per bene il pane e sgranarlo per bene prima di mescolarlo con il macinato. Amalgamare con le uova ed il parmigiano. Passare poi le polpette nel pan grattato e friggerle in abbondante olio extravergine. Tagliare la cipolla in cubetti piccolissimi e farla soffriggere in olio evo e lasciare cuocere con i piselli dapprima coperti e per gli ultimi 10 minuti scoperti. A metà cottura salare. Nel caso in cui si asciugassero basterà aggiungere un po d’acqua. Cuocere il riso in abbondante acqua salata per 4/5 minuti. Comunque al dente.
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