ALIME ENTAZ ZIONE E PER I TUOI FIGLI
LA A PAU URA DI DECID DERE
IP PERT TROFIA A MIOFIB BRILL LARE
A OGN NI SAN NTO LA A SUA CA ANDE ELA
di Franccesca Marescaa
di Biancca Pane
di Nello Iaccarinno
di Giovannni Peppe
LA MIA PENISOLA 100% FITNESS MAGAZINE | ANNO X | NUMERO 03
#1112 | MA ARZO 20 016 | FRE EE PRES SS
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18 LA MIA PENISOLA 100% FITNESS MAGAZINE Anno X • NUMERO 3
MARZ ZO 20 016 In copertina Teresa Vinaccia, 25 anni di Sorrento Fotografata da Gianni Coppola Piazza Casale - Meta 081.02.84.663 - 338.94.84.709 Periodico di attualità a diffusione gratuita Dep. Aut. Tribunale di Torre Annunziata del 09.06.2010 Direttore responsabile Giuseppe Damiano Editore Giuseppe Manzi Redazione Via Camaldoli, 18 | Vico Equense (Na) Progetto Grafico Maurizio Manzi Bingwa Art Factory maurizio@bingwa.it Stampa Grafica Cirillo - Scafati (Sa) Contatti Tel. 081.5341117 | Cell. 331.5063051 redazione@centopercentofitness.it
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#PSICOPEDAGOGISTA
LA PAURA DI DEC CIDERE di Bianca Pane
#NUTRIZIONISTA
ALIME ENTAZ ZIONE E EQUIL LIBRAT TA PE ER I TU UOI FIG GLI di Francesca Maresca
#ODONTOIATRA
I DE ENTI DEL GIU UDIZIO O di Vittorio Milanese
#AUDIOPROTESISTA
L’ACU UFEN NE di Tea Maione
#FISIOTERAPISTA
PROBL LEMI DI POS STURA A? di Vincenzo Cozzolino
#FARMACISTA
LA COSM MESI IN N FARMACIA A di Giuseppe De Simone
#NEUROPSICOMOTRICISTA
SINDR ROME DI ASPER RGER di Daniela Caiafa
#OSTETRICA
L'UT TILIZZ ZO DEL LL'ACQUA NEL PER RCORS SO NASCITA A di Angela Maria Flinio
#CARDIOLOGO
INTER RVENT TI AL CUOR RE SENZA A BIST TURI di Vittorio Fabbrocini
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#PEDIATRA
ITA ALIA A, COM ME STA AI? II PAR RTE E di Carlo Alfaro
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LA MASTUR RBAZ ZIONE E COM ME CHIA AVE DI VO OLTA PE ER LA GU UARIGIIONE E di Olga Paola Zagaroli
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#WELLNESS
NON SPE EZZARE E LE ALII A TUO FIIGLIO di Ernesto Lupacchio
#PERSONALTRAINER
IPER RTROF FIA A MIOF FIB BRILL LARE E SA ARCOP PLA ASM MAT TICA di Nello Iaccarino
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NON È PIÙ REATO O GUIDARE SENZA A PATENTE di Valerio Massimo Aiello
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I NUO OVI PAPERO ONI NO ON PUNT TANO PIÙ SU ULL’IM MMO OBILE MA SU ULLA TECN NOLOG GIA di Giovanni Fontanarosa
#LIBRI COME FARI
A OG GNI SANT TO LA A SUA A CAN NDEL LA di Giovanni Pepe
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COSA SIG GNIFICA A VOLTA ARS SI INDIE ETRO O di Domenico Casa
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QUAN NDO DIO O CRE EÒ IL PAP PÀ di Salvatore Spinelli
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L'OC CCHIO O DI TIIGRE di Carla Savino
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CREA ARE UNA NEWS SLETTER DI SUC CCESS SO di Antonella Raffone
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LA PASTA A DEL PALIO O AL PROFU UMO DI NA APOLI! di Anna Maione & Imma Gargiulo
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GLI ESPERTI di questo mese #AUDIOPROTESISTA
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Dott.ssa Tea Maione Laureata in Tecniche Audioprotesiche
Prof. Dott. Vittorio Fabbrocini Cardiologo e Internista, è stato Libero Docente presso l’Università di Napoli, Primario ospedaliero e poi Cardiologo ambulatoriale a Napoli. Giornalista pubblicista, già Redattore scientifico de "IL MATTINO" di Napoli
cell. Martedì dalle 9.00 alle 11.00 e-mail 338.9648341
#FARMACISTA Dott. Giuseppe De Simone Laureato in Farmacia e Specializzato in Scienza e tecniche delle piante officinali presso l’Università Federico II di Napoli.
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#NEUROPSICOMOTRICISTA Dott.ssa Daniela Caiafa Laureata in Neuropsicomotricità dell’età evolutiva, presso l’Università Federico II
cell. 338.4086506 e-mail v.fabbrocini@alice.it
#FISIOTERAPISTA Dottor Vincenzo Cozzolino Laureato in Fisioterapia Osteopata, Master in Posturologia
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Lunedì e Sabato dalle 9.00 alle 13.00 cell. 347.5477785
#NUTRIZIONISTA
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Martedì e Giovedì dalle 15.00 alle 16.30 cell. 334.2258132
Dott. Vittorio Milanese Laureato in Odontoiatria e protesi dentiaria presso l’Università di Napoli. Socio A.N.D.I.
Dott.ssa Francesca Maresca Laureata in Dietistica presso l’Università di Napoli Federico II.
Martedì e Giovedì dalle 13.30 alle 15.00 cell. 338.4698121
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Dott.ssa Bianca Pane Laureata in Filosofia e Psicopedagogia presso l’Università di Napoli Federico II, specializzata in Gestalt Counseling Bioenergetica e Terapie Olistiche
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Dott.ssa Angela Maria Flinio Laureata in Ostetricia presso l'Università di Napoli Federico II. Libero Professionista
#SESSUOLOGA Dott.ssa Olga Sessuologa
Paola Zagaroli
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#PSICOPEDAGOGISTA archivio articoli http://bit.ly/b-pane
ecidere è una libertà, ma anche un compito che può diventare difficile, fino a trasformarsi in un peso insostenibile. Più l’umanità si è evoluta, più complessa è diventata la realtà con cui l’uomo entra in relazione, e di conseguenza più faticoso è diventato districarsi nella giungla delle scelte. La difficoltà aumenta in proporzione al ruolo occupato da chi decide nelle gerarchie della famiglia, della società, dell’economia; dal genitore al manager, dall’insegnante al politico. Non è opportuno concentrarsi solo sull’aspetto razionale e trascurare le oscure forze emotive che sono i veri ostacoli del decidere: la paura e le sue manifestazioni disfunzionali, lo stress e il dubbio patologico,
l’angoscia e il panico. La paura di sbagliare, di non essere all’altezza o di esporsi non dev’essere negata, ma compresa e gestita con strategie mirate, in grado di trasformarla da handicap ad arma vincente. Solo così possiamo ritrovare il coraggio e la serenità di affrontare i numerosi bivii del percorso della vita.
La paura di sbaagliare La paura di sbagliare è forse la più ricorrente tra le tipologie di timore di fronte al rischio di una decisione: quanto più questa è cruciale, tanto più l’esitazione si fa pressante fino a diventare paralizzante. Non a caso, infatti, chi ricopre un ruolo di grossa responsabilità è più esposto al rischio di arrendersi a causa dello stress.
Dottoressa
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Il timore di commettere errori di valutazione o di decidere fuori tempo rappresenta un dubbio lancinante, che tiene il soggetto responsabile in uno stato simile a quello di colui che è di fronte a un plotone di esecuzione con i fucili spianati pronti a fare fuoco. Immaginate di essere nei panni di chi deve decidere, in un caso di rapimento di ostaggi, se cedere alle richieste dei rapitori o rischiare l’uccisione delle vittime; oppure di un partner tradito che deve decidere se interrompere la relazione; dell’ufficiale che deve decidere chi tra i suoi uomini inviare in una missione suicida; del datore di lavoro che, a causa della crisi, deve licenziare, scegliendo tra persone fedeli
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#PSICOPEDAGOGISTA La paura di deciderre
e affidabili; o di chi, infine, si trova a scegliere tra aspirazioni di lavoro diverse ma che offrono tutte grandi opportunità di guadagno e soddisfazioni. Ognuno è un caso a sé, ma tutti sono caratterizzati dalla responsabilità di una scelta da cui non si può recedere. La realtà degli ultimi decenni, che spesso supera anche la più fervida fantasia, ci mostra come anche chi non ricopre ruoli cruciali può soffrire in modi davvero torturanti del timore di prendere una decisione sbagliata. Per quanto sembri sconcertante, può soffrire di più chi deve decidere tra due partner rispetto a chi deve assumersi la responsabilità della vita o della morte, poiché quest’ultimo di solito è bene addestrato alla valutazione delle opzioni e al controllo delle proprie emozioni. Pertanto, ciò che rende la paura di prendere una decisione sbagliata una vera e propria tortura non è la situazione oggettiva, ma la percezione da parte del soggetto che deve decidere, e questa percezione dipende dalle sue caratteristiche personali e dalle sue capacità acquisite. Come ammoniva Epitteto: ‘ Non sono i fatti in sé che turbano gli uomini, ma i giudizi che gli uomini formulano sui fatti’.
I sintomi Forma lieve: costante indecisione, tempi prolungati nell’agire, ricerca del supporto altrui, ansia elevata prima di decidere, angoscia eccessiva in attesa degli effetti delle scelte attivate. Forma media: indecisione limitante l’efficienza professionale e personale, tempi dilatati prima di agire e, in casi di criticità, incapacità
di decidere. Delega ad altri della responsabilità, ansia costantemente elevata, angoscia relativa alla perdita del proprio ruolo. Forma severa: blocco dei processi decisionali, totale invalidazione, evitamento o fuga dalla condizione di dover decidere, delega o ricerca di rassicurazione, attacchi di panico ed episodici momenti depressivi.
Strategie per su uperare la paura e gestiire l’ansia da decisione La paura non può essere eliminata, ma può essere trasformata in coraggio. Il coraggio è il risultato della gestione vincente della paura, non la sua cancellazione. La differenza tra chi è coraggioso e chi è pavido sta nel fatto che l’uno accetta la paura e la gestisce, l’altro non l’accetta e la subisce. Dallo studio delle strategie terapeutiche e delle tecniche di addestramento efficaci nel condurre le persone a superare i limiti imposti dalle paure, emerge chiaramente che il primo passo consiste sempre nell’accettazione della paura, vista come risorsa e non più come limite, il secondo nell’evocarla e alimentarla volontariamente per produrre l’effetto paradossale del suo azzeramento. Anziché rifiutare la paura, gestirla portandola all’esasperazione nelle fantasie permette di non sentirla più così minacciosa e incontrollabile. ‘La paura evitata si trasforma in timor panico’. Questa antica sentenza ci introduce al secondo elemento terapeutico contro la paura invalidante, ossia ‘l’evitare di evitare’. Più si evita la paura, più la si alimenta, tanto che il graduale esporsi a ciò che spaventa è una fase centrale sia
delle terapie dei disturbi fobici sia delle tecniche di addestramento al coraggio. La ‘psicotrappola’ dell’evitamento è caratterizzata dall’effetto benefico iniziale dato dal sottrarsi a ciò che spaventa; successivamente, però, l’esito sarà il devastante non sentirsi in grado di fronteggiare la realtà evitata. Per questo motivo si deve pensare che ogni evitamento o fuga condurrà inevitabilmente all’incremento di ciò di cui abbiamo timore, unito alla sfiducia nelle nostre risorse personali. La somma dei due effetti genererà una paura sempre più invasiva e l’incapacità di fronteggiare le situazioni. Dunque nell’addestramento al coraggio contro la paura invalidante si procede alzando sempre di più l’asticella del rischio delle situazioni e delle condizioni da affrontare in modo da sviluppare, esperienza dopo esperienza, la capacità di fronteggiare le circostanze estreme. Anche l’aiuto non necessario danneggia, ovvero: se chiedo aiuto a qualcuno per affrontare una circostanza che dovrei fronteggiare in prima persona, danneggio gravemente la fiducia nelle mie capacità personali. Come nel caso dell’evitamento, chiedere aiuto o delegare costituiscono subdole psicotrappole quando vengono attivati in situazioni che si teme di non saper gestire. Il meccanismo è il medesimo: ciò che dapprima mi fa sentire protetto e salvo, conferma poi la mia incapacità. Se reiterata, questa soluzione finisce per incrementare sia la paura, sia la sfiducia in se stessi.
Dottoressa
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Francesca Maresca
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PER I TUOI FIGLI
nell’infanzia che si formano le abitudini alimentari che si manterranno da adulti. La corretta nutrizione nei primi anni di vita ha un impatto cruciale sulla salute: impedisce l’insorgenza di patologie legate all’obesità e al sovrappeso, di coliti e infiammazioni intestinali in genere. I genitori possono fare molto per insegnare ai bambini le regole di una sana alimentazione: se mamma e papà mantengono uno stile di vita sano e mostrano di gradire frutta e verdura, i piccoli faranno proprie le stesse buone abitudini!
Le proteeine lo aiutano a cresccere bene Fondamenttali anche per nutrire i muscoli dei bam mbinii e rafforzare le difese immunitarie Le proteine rappresentano la parte più importante, dopo l’acqua, del nostro organismo. Svolgono una funzione plastica, sono cioè fondamentali per la crescita, la riparazione dei tessuti, il funzionamento e la struttura di tutte e cellule viventi. Sono anche precursori di ormoni e neurotrasmettitori fondamentali per molte funzioni biologiche. Possiedono inoltre una funzione immunitaria perché componenti principali del nostro sistema immunitario. Tuttavia nei bambini
(ma anche negli adulti) non devono essere in eccesso. Per fare questo nell’arco dei 14 pasti principali (pranzo e cena) della settimana dobbiamo dare una rotazione equilibrata di alimenti proteici. E non dimentichiamo che la colazione è un momento importante per coprire il fabbisogno proteico: 200 ml di latte o 150 g di yogurt forniscono ben 5-7 g di proteine nobili.
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#NUTRIZIONISTA Alimentazzione per i tuoi figlii
Il men nu quootidian no ideeale? re… … Ecco come dovrebbbe essser Cinque pasti perr aiutarlli ad aveere sem mprre nti a dissposizion ne. energia e nutrien Giusto apporto calorico e tante sostanze utili In alcuni bambini l’assunzione di ferro, calcio, vitamine A e D e vitamina C può essere inferiore ai livelli consigliati, anche se nella maggior parte dei casi le carenze sono improbabili, purché l’apporto energetico e proteico sia adeguato e si mangino cibi diversi, compresa frutta e verdura. Pasti regolari e spuntini salutari che comprendano alimenti ricchi di carboidrati, frutta e verdura, latticini, carni magre, pesce, pollame, uova, legumi e noci dovrebbero contribuire a una crescita e a uno sviluppo corretti senza introdurre calorie eccessive con la dieta. Per assicurarsi le giuste dosi di nutrienti, la giornata alimentare del tuo bambino andrebbe suddivisa in cinque pasti: una colazione, uno spuntino, il pranzo, la merenda e una cena leggera. la colazione dovrebbe comprendere latte o yogurt (meglio scegliere latte e derivati biologici), un cucchiaino di miele o di marmellata (quelle dolcificate con il miele o il succo d’agave sono le più adatte) spalmato su una fetta di pane oppure su una fetta biscottata e un frutto. Lo spuntino di metà mattina ideale è un yogurt, un frutto o un pacchetto di cracker. Meglio evitare pizza, focacce o patatine. Il pranzo dovrebbe comprendere preferibilmente un piatto unico come, una torta rustica con ripieno di verdure o un piatto di pasta condito con ragù di carne, accompagnato da una porzione di verdura e da un frutto. La merenda dovrebbe essere un po’ più energetica dello spuntino di metà mattina, specialmente se il bambino svolge attività di gioco: si possono offrire, allora, una fetta di torta non troppo ricca di grassi (meglio se fatta in casa) o, in alternativa, yogurt e frutta. La cena è l’occasione per integrare i nutrienti non assunti nell’arco della giornata. Se il bambino ha pranzato con un piatto di pasta, può mangiare carne o pesce a cena, e viceversa. L’importante è mantenere il pasto serale leggero per favorire la digestione e il sonno.
La dietta cor rrettaa rigen ner ra la floora inttestinale e previeene laa colitte. La dieta corretta a rigenerra la florra inttestiinale ne la colite. e previen Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “National proceedings ofthe national academyof sciences”, frutto di un’indagine condotta all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, ha messo a confronto la dieta standard ricca di proteine, grassi, e zuccheri di 15 bambini italiani con quella di altrettanti piccoli africani sani di una zona rurale del Burkina Faso, con una dieta a base di miglio macinato, piccoli fagioli, verdure e cereali coltivati nei villaggi. Ebbene, la flora batterica di questi ultimi risulta molto più ricca ed eterogenea, cosa che li protegge da malattie infiammatorie intestinali, come malattia di Crohn e colite ulcerosa, in rapido aumento nei paesi occidentali anche in età pediatrica. Le differenze nella flora intestinale sono minori nella prima infanzia, quando i bimbi ricevono ancora una quota di latte materno. Ma, crescendo, le cose cambiano. Inoltre, i bimbi italiani hanno una flora batterica ricca di batteri associati all’obesità, i Bacteroidetes, mentre quelli africani una quantità maggiore di germi legati alla magrezza. In quelli del Burkina, infine, c’è una presenza superiore di acidi grassi dalla catena corta, almeno tre volte di più di quelli riscontrati nelle feci dei bimbi italiani. E questi acidi sono determinanti per il metabolismo delle cellule del colon nella lotta contro agenti patogeni come la salmonella, e vengono prodotti da un tipo particolare di batteri della nostra flora intestinale. La conclusione dello studio è che la cosa migliore da fare è modificare l’alimentazione dei bambini, integrando nella dieta cibi ricchi di fibre per favorire la flora intestinale, che protegge l’organismo da agenti patogeni. Per incrementare l’apporto di fibre basta seguire la nostra dieta mediterranea, con frutta, verdura e legumi. Un’alimentazione che, purtroppo, è stata soppiantata da una dieta ricca di proteine, grassi e zuccheri.
Dottor
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Vittorio Milanese
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denti del giudizio sono i terzi - nonché ultimi - molari che spuntano nelle arcate dentarie. Chiamati anche ottavi, i denti del giudizio devono il loro singolare nome all'età in cui erompono attraverso le gengive: rispetto agli altri denti, quelli del giudizio tardano ad affiorare per comparire normalmente tra i 18 ed i 25 anni, un'età che - almeno teoricamente - potrebbe essere definita "epoca del giudizio". La comparsa dei quattro denti del giudizio stabilisce il completamento della dentizione permanente. Tuttavia, non sempre i terzi molari fanno il loro esordio: non è infatti raro che uno o più denti del giudizio, rimanendo inglobati nell'osso e nella gengiva, manchino di spuntare. Altre volte, pur riuscendo parzialmente ad erompere dalla gengiva, i denti del giudizio non completano il proprio sviluppo: in simili circostanze, i terzi molari, non trovando lo spazio sufficiente per concludere la crescita, rimangono ancorati nell'osso mascellare o mandibolare. Lo sviluppo
incompleto dei denti del giudizio può, a sua volta, predisporre alla formazione di focolai d'infiammazione cronica, tanto da rendere necessaria l'estrazione del dente. Spesso mi viene chiesto se è necessario procedere con l'estrazione di uno o più denti del giudizio. Quando sono perfettamente allineati e non creano disturbi di alcun tipo, i denti del giudizio possono anche rimanere nella loro sede naturale per tutta la vita. Nonostante ciò, alcuni dentisti sono del parere che i denti del giudizio vadano sempre e comunque rimossi chirurgicamente, in quanto inutili ai fini della masticazione e (soprattutto) possibile fonte di disturbi gengivali e patologie parodontali (es. piorrea). Ad ogni modo, ciò che è certo, è che l'estrazione dei denti del giudizio si rivela indispensabile nelle seguenti circostanze: I denti del giudizio sono colpiti da carie o pulpiti: in questo caso, sconsiglio vivamente di sottoporsi ad un intervento di otturazione o di devitalizzazione per correggere l'infezione. Una
Martedì e Giovedì dalle 13.30 alle 15.00
scelta simile non avrebbe molto senso proprio perché si andrebbe a salvare un dente "inutile" ai fini della masticazione, sottoponendosi perciò ad un intervento superfluo. I denti del giudizio sono gravemente danneggiati da ascessi dentali, cisti, granulomi dentali od altre gravi complicanze. Il dente del giudizio cresce in modo scorretto e non è allineato con gli altri denti: la posizione anomala assunta dal terzo molare non solo impedisce od ostacola la corretta pulizia dentale con dentifricio, spazzolino e filo interdentale, ma espone anche lo stesso dente al rischio di carie, mal di denti, gengive gonfie ed infiammate e, nei casi più gravi, ascesso dentale. Il mancato/incompleto sviluppo dei terzi molari può causare mal di denti ed infiammazione gengivale (pericoronite). Inoltre, un difetto di crescita dei denti del giudizio crea una sorta di avvallamento gengivale, entro il quale i batteri possono penetrarvi, dando avvio ad una serie di danni ed infezioni che vanno via via degenerando. Un dente parzialmente intrappolato nella gengiva può minare salute e stabilità dei denti attigui: non trovando spazio a sufficienza, i denti del giudizio spingono gli altri, provocando denti storti, difficoltà masticatorie ed affollamento dei denti, ponendo le basi per una malocclusione dentale più grave. I denti del giudizio rimangono inclusi, ovvero incastrati nell'osso mandibolare/mascellare e non sono visibili ad occhi nudo.
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La permanenza di questi denti nei mascellari può predisporre allo sviluppo di cisti che, a lungo andare, possono favorire infezioni od indebolire l'osso portante. I denti del giudizio crescono orizzontalmente e, spingendo sui secondi molari, provocano dolore durante la masticazione. La crescita obliqua dei denti del giudizio favorisce il deposito di residui di cibo sulle fessure gengivali che, inevitabilmente, si vengono a formare: anche in questo caso, i batteri trovano le porte aperte per avviare un processo infettivo che si traduce in carie e pulpiti. I denti del giudizio si scheggiano o si rompono: in simili circostanze, denti rotti o
scheggiati possono favorire la penetrazione dei batteri al loro interno, ponendo le basi per la formazione di pulpiti e granulomi dentali. Nel caso da un’indagine radiografica si dovesse prevedere un’inclusione dei denti del giudizio è consigliabile un'estrazione precoce. Premesso che ogni paziente dev'essere attentamente valutato dal proprio dentista di fiducia, i denti del giudizio si possono comunque estrarre precocemente, anche in assenza di dolore o di altri disturbi. L'estrazione precoce del dente del giudizio, prima della sua estrusione dalla gengiva, è vantaggiosa perché: - Riduce le difficoltà d'estrazione: la rimozione
chirurgica di un terzo molare già pienamente formato richiede un intervento più invasivo rispetto a quella che richiederebbe un dente del giudizio con le radici non totalmente formate. - Favorisce un miglior decorso post-operatorio: il paziente recupera più velocemente la totale capacità masticatoria dopo l'estrazione precoce del dente del giudizio - Minor complicanze postestrazione: legate all’intervento meno invasivo e meno complesso - Riduce il rischio di lesionare le strutture anatomiche contigue al dente del giudizio
Dottoressa
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Tea Maione Cell. 338.9648341 Martedì dalle 9.00 alle 11.00
IPOA ACU USIA NEU URO OSENSOR RIA ALE (Sensorineural hearing loss – SNHL)
acufene, o tinnitus in inglese, è una condizione caratterizzata dalla presenza di suoni nelle orecchie o nella testa che non provengono da fonti esterne. I suoni possono variare, includendo squilli, ronzii o fischi simili ad un bollitore a vapore, cinguettii e colpi. Ogni suono che non proviene da una fonte esterna è definito come acufene. Nella lingua inglese, vi è una certa confusione per quanto riguarda la corretta pronuncia della parola tinnitus. Molte persone la pronunciano tinnight'-noi, mentre altri, tra cui la maggior parte dei medici, preferiscono dire tin'-i-tus. Entrambe le pronunce sono considerate corrette ed elencate in molti dizionari in entrambi i modi. Tuttavia, l’Old English
Dictionary, rinomato per i suoi approfondimenti sulla storia delle parole, descrive il primo utilizzo derivante dall’antico tedesco come tin-night’-us. L’acufene colpisce milioni di persone a vari livelli. Fortunatamente, non rappresenta un problema grave per la maggior parte delle persone. Tuttavia, ogni anno, un numero impressionante di persone lamentano questo fastidiso ronzìo e si rivolgono alle cure di un’otorinolaringoiatra in cerca di aiuto. In molti casi, a queste persone viene detto che non c'è nulla che si possa fare. In alcuni casi, è possibile trovare una causa fisica che abbia un’opzione di trattamento. In questo articolo cercheremo di spiegare le cause dell’acufene e le opzioni di trattamento disponibili.
L’ipoacusia neurosensoriale (Sensorineural hearing loss) si verifica quando c’è un danno alla coclea o al nervo uditivo che passa attraverso l’orecchio interno fino alla corteccia uditiva nel cervello. Molte sono le cause della SNHL, ma le più diffuse sono due: la perdita di udito legata all'età e l'eccessiva esposizione al rumore. Secondo l'American Tinnitus Association, il 70% dei casi sarebbe causato da esposizione al rumore. Perdite correlate all’età si verificano con l’invecchiamento e si chiamano presbiacusia (presbycusis). Il processo d’invecchiamento, insieme alle carenze nutrizionali, fattori ambientali e differenze individuali, degrada gradualmente la funzione uditiva e le nostre orecchie non rispondono più come quando eravamo giovani. Per cui, mentre cala la soglia uditiva, spesso può insorgere un acufene. I forti rumori danneggiano le cellule ciliate all'interno della coclea che sono responsabili del rilevamento della vibrazione sonora, convertendolo in un segnale elettrico. I danni da esposizione al rumore sono cumulativi; possono scaturire da un singolo episodio esplosivo o possono accumularsi nel tempo
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#AUDIOPROTESISTA L'acufeene
da un certo numero di episodi meno traumatici ma comunque dannosi. La SNHL non può essere trattata dal medico o dal chirurgico. È considerata una perdita permanente dell'udito. Il glutammato è un neurotrasmettitore utilizzato dall'orecchio per trasmettere segnali attraverso le sinapsi, che arrivano al cervello. Esso è prodotto dalle cellule cigliate dell'orecchio interno durante la conversione del suono vibrazionale in segnali elettrici. Quando le cellule ciliate sono danneggiate, producono eccesso di glutammato, che inonda i neuro-recettori nel cervello e nel nervo uditivo. L'eccesso di glutammato eccita i recettori e li induce all’attività continua fino a quando diventano chimicamente impoveriti e alla fine muoiono. Questo processo è noto come neurotossicità da glutammato (glutamate neurotoxicity) ed è responsabile di molte malattie neurologiche come il morbo di Parkinson, il morbo di Alzheimer, la SLA, l’epilessia e l’acufene. L’acufene causato dalla tossicità del glutammato è chiamato acufene sinaptico cocleare. La frequenza del tinnitus di una persona si trova in genere all'estremità inferiore del range di perdita dell'udito. Cioè, se una persona ha un’ipoacusia concentrata nella gamma da 4000 a 8000 Hz, l'acufene è spesso a circa 4.000 Hz. È analoga alla "Sindrome dell'arto fantasma" che accade quando qualcuno perde un arto, per esempio in un incidente ma ancora ne sente il dolore all’estremità, anche se non c’è più. In questo caso, il paziente avverte l’acufene in una frequenza in cui si è verificata la perdita dell’udito. La maggior perdita dell'udito da esposizione
al rumore è nelle frequenze più acute e l'acufene ad alta frequenza è molto comune.
Farrmacci ottottossicci Oltre 300 tipi di prescrizioni farmacologiche possono causare l'acufene o peggiorarne la situazione (così come alcuni prodotti che non necessitano la prescrizione medica), quanto male questi farmaci facciano al nostro udito, dipende dalla singola medicina e per quanto tempo la si è presa. Se un individuo interrompe l’assunzione di un farmaco ototossico subito dopo che l’acufene è diventato evidente, è probabile che la coclea non subisca danni permanenti. Se si continua, tuttavia, perdita dell'udito permanente ed acufene diventano più probabili. È molto importante che le persone che assumono farmaci prescritti dallo specialista, siano a conoscenza dei potenziali effetti collaterali di questi farmaci. L'industria farmaceutica ha un database molto grande di possibili effetti collaterali e la maggior parte di questo è su Internet. In troppi casi, i medici non sono a conoscenza di tutti gli effetti collaterali, come dovrebbero. Spetta soprattutto a noi essere informati su ciò che ingeriamo.
Acu ufen ne so omatico o L’acufene somatico (Somatic tinnitus) si verifica quando i segnali sensoriali dal corpo incontrano i segnali uditivi della coclea. Ciò accade in una zona del tronco cerebrale chiamata nucleo cocleare dorsale (NCD). Questo è il primo punto relais, o sinapsi, che i segnali uditivi attraversano nel loro cammino verso la corteccia uditiva per essere elaborati. È anche la sinapsi per i segnali sensoriali del corpo che viaggiano verso altre aree del cervello. Se il NCD viene danneggiato, attraverso l'esposizione al rumore, da danni come il colpo di frusta o un colpo alla testa, disturbo dell’ATM, o spasmo muscolare, i segnali sensoriali si mescolano con i segnali uditivi e influenzano l’acufene, di solito in maniera negativa. Le persone con tinnitus somatico sono spesso in grado di cambiare la frequenza e l'intensità del loro acufene, cambiano la posizione di testa, collo, mandibola o la posizione del corpo.
Dottor
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#FISIOTERAPIA
LA DEFIN NIZ ZIONE DII POSTU URA La defin nizzione di “Posstura” ...”la postura è espressione di un vissuto ereditato, di un vissuto personale, della formazione e deformazione culturale, di memorie dei propri traumi fisici ed emotivi (cisti emotive), del tipo di vita e di stress che conduciamo, del tipo di lavoro e di sport a cui ci siamo assoggettati nel tempo; postura è il modo in cui respiriamo, il modo in cui stiamo in piedi, ci atteggiamo e ci rapportiamo con noi stessi e con gli altri, il modo come parliamo e gesticoliamo…” È il risultato dell’ottimizzazione del rapporto tra le varie parti del corpo in buona relazione biomeccanica e psicofisica. …espressione di un vissuto ereditato… ciò che prendiamo come bagaglio genetico dai nostri genitori, dal concepimento al vissuto personale; tutto ciò che si forma nel bambino e che farà parte del bambino divenuto adulto. Tutta la componente caratteriale legata alla componente “Psiche e Postura”… la postura è l’espressione della nostra psiche. …formazione e deformazione culturale… legata alla sfera intellettuale, intesa come capacità di conoscenza, scelta e correzione dei propri atteggiamenti. …memorie dei propri traumi fisici ed emotivi… il corpo ricorda, i tessuti e le cellule ricordano! Il trauma fisico è spesso legato al trauma emotivo, che si manifesta attraverso il fisico. Un trauma fisico però è rivolto alla struttura, (ossa, muscoli, legamenti) e lascia una traccia, limitando il movimento di una articolazione, un accorciamento muscolare, una lassità legamentosa, “una cicatrice”. Il trauma emotivo rimane impresso nella memoria e messo da parte, ma è legato sempre ad un ricordo attraverso gli organi di senso; per esempio ho visto un colore, ho sentito un suono, un rumore, una canzone, un odore, che mi ha riportato a quell’episodio, triste o felice, e che mi provoca ancora una reazione. Naturalmente sono reazioni “non consce”, automatiche, di cui non ci rendiamo conto ma che se persistono alterano la nostra postura. Esempi di traumi emotivi sono un lutto, un litigio, un pensiero ansiogeno, situazioni che provocano condizioni di
grande stress, ma anche paure, insoddisfazioni ed infelicità. Sono tutte condizioni che creano tensioni muscolari, che alterano i movimenti articolari ed i delicati rapporti tra i vari sistemi corporei. Le cicatrici: oltre ad un danno fisico strutturale, c’è sempre il ricordo legato ad un intervento chirurgico ma anche cicatrice dovuta ad una caduta, ad un litigio o incidente, ad una frattura o al parto. Insomma è un argomento molto vasto, articolato e complesso, non del tipo lineare “questa causa provoca questo effetto”. ...del tipo di lavoro e di sport a cui ci siamo assoggettati nel tempo… ovviamente inteso come gestualità ed abitudini ripetute e prolungate nel tempo, legate ad uno sport ad alti livelli ma soprattutto all’attività professionale; vedi il salumiere che affetta in continuazione e sempre con lo stesso braccio, il barbiere, l’impiegato al computer, piuttosto che l’imbianchino sempre con un braccio in alto. Non posso citarli tutti, ma ogni professione per quanto sia più o meno usurante comporta un vizio posturale che non obbligatoriamente crea problemi. Fortunatamente il corpo umano è in grado di compensare ed adattarsi modificando la postura, ma sempre entro certi limiti, superati i quali, manifesta il sintomo “dolore” all’anello più debole della catena, che spesso non coincide con l’origine del problema. …il modo in cui respiriamo, il modo in cui stiamo in piedi, ci atteggiamo e ci rapportiamo con noi stessi e con gli altri, il modo come parliamo e gesticoliamo Il modo in cui respiriamo è un indicatore di stress a cui siamo assoggettati; ci dice come i nostri visceri funzionano attraverso il muscolo diaframma e come ci ossigeniamo. Allo stesso modo sono indicatori caratteriali il modo come parliamo, gesticoliamo, come ci presentiamo agli “altri” e ci rapportiamo. Senza ancora entrare troppo nei particolari, partendo da una definizione e provando ad analizzarla, emergono riflessioni spesso scontate e tralasciate, riducendo banalmente un difetto posturale ad una semplice alterazione meccanica del corpo. Ma le domande principali da porsi sono: perché quel corpo stà funzionando in quel modo? Cosa stà compensando o cercando di difendere?
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Dottor
#FARMACISTA
Giuseppe De Simone
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a farmacia si afferma come canale preferenziale per consulenza, offerta e vendita dei prodotti dermocosmetici. È il segno che i consumatori le riconoscono fiducia, affidabilità e competenza nella conoscenza e nella proposta di soluzioni e servizi per la cura e la bellezza. Il farmacista infatti offre soluzioni complete ed integrate di prodotti uso esterno (creme, sieri, lozioni), di integratori alimentari specifici e trattamenti per i più comuni inestetismi. Il farmacista punta alla relazione approfondita con la persona e razionalizza quindi la sinergia tra consulenza specializzata e rapporto di continuità nel tempo. Questo è il motivo per cui sempre più si preferisce la farmacia per i propri acquisti di prodotti
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Dottoressa
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#NEUROPSICOMOTRICISTA archivio articoli http://bit.ly/d-caiafa
el 1940 un pediatra viennese, Hans Asperger, descrisse in modo molto accurato un gruppo di bambini con disordini dello sviluppo, tale sindrome è stata riconosciuta ufficialmente nel 1994 ed è molto più comune di quanto si possa pensare, l'epidemiologia è di circa 20-25 su 10000, è più frequente nei maschi che nelle femmine. In alcuni casi c'è una chiara componente genetica, con un parente (più spesso il padre) che mostra o un quadro completo di AS o alcuni dei tratti associati con AS; fattori genetici sembrano essere più comuni, da soli o in combinazione, in genitori di bambini con AS. Tale sindrome è classificata tra i disturbi dello spettro autistico. Anche qui, le cause sono sconosciute. I sintomi abbracciano tre categorie di sviluppo: capacità relazionali, uso del linguaggio per scopi comunicativi e infine interessi limitati. I bambini con tale sindrome sono caratterizzati da: - insistenza sulla monotonia;
- compromissione delle interazioni sociali; - raggio ristretto di interessi; - concentrazione limitata; - limitata coordinazione motoria; - difficoltà accademiche; - vulnerabilità emotiva. Spesso questi bambini sono considerati eccentrici e "particolari", le cui scarse capacità relazionali li portano ad essere vittime o capri espiatori. La scarsa capacità di gestire i cambiamenti e l'inflessibilità li rende vulnerabili emotivamente e facilmente stressati. C'è da dire che solitamente hanno un quoziente intellettivo superiore alla media e ottime capacità mnemoniche. Un aspetto distintivo della sindrome è l'interesse selettivo di questi bambini, soprattutto nell'area intellettuale. I bambini con Asperger, infine, si mettono raramente in disparte. Molti esprimono il desiderio di inserirsi socialmente, di avere amici e la mancanza di efficacia nelle interazioni genera frustrazione e fastidio.
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In un bambino al di sotto dei tre anni nel quale il linguaggio non ha ancora raggiunto il livello normale, la diagnosi può essere difficoltosa e solo il tempo può chiarire la diagnosi. Va sottolineato, tra l'altro, che a causa della vasta gamma di sintomi della sindrome di Asperger, molti bambini colpiti non vengono riconosciuti come tali e sono semplicemente considerati bizzarri o ricevono diagnosi erronee (Disturbo da Deficit di Attenzione, disturbo emotivo). Il trattamento prevede: pratiche e approcci d'istruzione con le strategie per supporto emozionale, la tecnica di gestione comportamentale, le attività verso il sociale e la competenza, la capacità di comunicazione. L'auto valutazione, l'autostima e la fiducia dovrebbero essere promosse. Il bambino è incoraggiato a diventare più fiducioso in sé stesso per favorire la formazione di un adulto più autonomo possibile.
SMAGLIATURE
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Dottoressa
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#OSTETRICA archivio articoli http://bit.ly/am-flinio
in dall'antichità l'acqua ha avuto un valore "sacro", è sempre stata considerata dalle varie civiltà e culture come fonte originaria di vita, come luogo di rinascita, di purificazione, di forza e di concepimento, ma anche di morte, quindi elemento primario purificatore, ma anche elemento misterioso ed inquietante intimamente connesso all'idea della vita acquatica intrauterina. L'acqua è estremamente utile prima e dopo il parto, utile perche' in gravidanza nei primi mesi di vita del bambino si ha una forte attrazione verso questo elemento che fa intrinsecamente parte del nostro corpo e dal quale è iniziata la nostra vita. Negli ultimi anni è stato pubblicizzato molto il parto in acqua consentendo alle mamme di poter conoscere e scegliere una valida alternativa alla nascita in posizione ginecologica classica, ma ancor poco si parla di quelli che sono i benefici dell'utilizzo dell'acqua anche prima e dopo il parto, infatti tantissime mamme pur avendo una gravidanza del tutto fisiologica hanno timore di non poter fare questo tipo di attività e di avere il rischio di infezioni, parto pretermine e altre amenità del genere, che non trovano alcun riscontro nelle evidenze scientifiche. In gravidanza l'attività in acqua ha anzi innumerevoli vantaggi che vanno anche oltre la preparazione al parto e del perineo, primi da questi sono la possibilità di conoscere il proprio corpo, imparare ad ascoltarlo e sentire i suoi bisogni, questo è possibile perché l'ambiente acquatico, caldo ed accogliente senza il peso della gravità, consente una regressione del proprio io verso una dimensione primaria uterina ed un profondo rilassamento. Gli esercizi in acqua proposti dall'ostetrica possono inoltre essere eseguiti con il proprio partner e questo fa molto bene alla coppia che si dedica del tempo, impara a conoscersi e si mette in connessione con il proprio piccolo. Quindi ai vantaggi fisici più noti (la ginnastica in acqua migliora il trofismo muscolare, la flessibilità dei legamenti, aumenta la resistenza fisica e respiratoria, aiuta la colonna vertebrale a tollerare l'aumento di peso, rinforza l'apparato cardio respiratorio, stimola le difese immunitarie, migliora il
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metabolismo, contrasta l'aumento di peso, favorisce il transito intestinale) se ne aggiungono degli altri meno conosciuti ma altrettanto importanti e di natura psicologica (il movimento in acqua accresce l'autostima e la socializzazione, agevola il rilassamento ed il sonno, consente alla donna di ritrovarsi prima del parto in un incontro intimo con il proprio bambino ed impara così a conoscerlo prima di vederlo). Logicamente tutti questi benefici continuano anche dopo il parto sia per la mamma che per il suo cucciolo. La madre in piscina può ritrovare se stessa dopo il parto sia a livello psicologico, perché il dediarsi del tempo e la condivisione con altre mamme allevia lo stress e la stanchezza, sia a livello fisico perché l'ostetrica la aiuta, con degli esercizi mirati, a recuperare a pieno la funzionalità del perineo e la forma fisica. Il neonato inoltre avendo il ricordo dell'ambiente acquatico può godere a pieno dei benefici dell'acqua. Compito dell'ostetrica non è insegnare al neonato le tecniche di nuoto ma di aiutare la triade a raggiungere uno stato di benessere psicofisico che consente di creare l'unione familiare costruttiva, di dare piacere al bambino che si sentirà amato ed ascoltato, di consentire al neonato, attraverso degli esercizi ed il movimento libero in acqua, un sano sviluppo psicomotorio. Il neonato inoltre in acqua socializza e sperimenta, il tutto corredato dal gioco che diverte e gratifica genitori e figli. In acqua l'ostetrica da ai genitori delle indicazioni che consentono, attraverso semplici gesti, come le carezze, la voce, il contatto ed il massaggio, di andare a rafforzare quel magico legame naturale che è il bonding. La stimolazione tattile delle calde e sicure mani dei genitori aiutano il bambino a rilassarsi, a dormire sereno, a velocizzare la crescita neurosensoriale, ad avere sollievo dalle coliche e dai doloretti della crescita. ua è Concludo con una frase di Montale: "...l'acqu la forzza che ti tempra , neell'acqua ti ritrovi e ti rinnoovi..."
Professor Dottor
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Vittorio Fabbrocini
#CARDIOLOGO archivio articoli http://bit.ly/v-fabbrocini
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Neggli ultimii tem mpi si rieescee a sostittuiree le va alvole ca ardia achee senzza in ntervventto chiru urgiico
ino a pochi anni fa per i disturbi alla normale circolazione cardiaca dovuti ad alterazioni degenerativa delle valvole che regolano i vari passaggi del sangue all’interno del cuore occorreva la mano del Cardiochirurgo. Oggi si va affermando una nuova tecnica interventistica molto più semplice e l’operatore principale non è più il Cardiochirurgo ma il Cardiologo con una particolare specializzazione.
L’Em modin namiista Una volta questo Specialista, che per la sua attività nel campo cardiologico si chiama Emodinamista, si interessava solo di valutare le condizioni cardiache e circolatorie dei vari distretti arteriosi come quello delle Coronarie (Coronarografia). Oggi lo stesso Emodinamista
pratica oltre che interventi di Angioplastica (una dilatazione con uno speciale “palloncino” dentro i vasi arteriosi e Coronarie per ostruzioni aterosclerotiche che causano l'infarto) negli ultimi anni sta portando avanti una particolare tecnica per la sostituzione delle valvole cardiache malate.
Le vaalvolle dell cuorre Per regolare i vari flussi di sangue che entrano ed escono dal cuore, che funge da vera macchina-motore, occorrono delle aperture e chiusure che favoriscono l'accesso del sangue al cuore ed il non-ritorno nel momento della spinta propulsiva. Per questi motivi il cuore ha quattro dispositivi, che vengono chiamati Valvole. Il sangue attraverso tutto il Sistema venoso che proviene dall’intero
corpo umano giunge all’Atrio destro del cuore e da qui passa per la valvola Tricuspide nel sottostante Ventricolo destro. Per la sua ossigenazione e rilascio di sostanze tossiche raccolte lungo il suo percorso il sangue viene sospinto da questo ventricolo, attraversando la valvola Polmonare raggiunge i polmoni. Dopo la sua ossigenazione (cede Anidride carbonica e si combina con l’Ossigeno) dai polmoni il sangue arriva all’Atrio sinistro e attraversando la valvola Mitrale si riversa nel sottostante Ventricolo sinistro ed infine si avvia nell’Aorta attraversando la valvola Aortica. Le valvole sono costituite da due o tre lembi - detti anche cuspidi - che si aprono al passaggio del sangue e si richiudono ermeticamente allorchè viene spinto avanti..
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Le vaalvullopattie Queste valvole nel tempo possono andare incontro a alterazioni dei lembi, sia per disturbi congeniti che per processi morbosi che si verificano nel tempo. Possono diventare valvole stenotiche (con un orifizio troppo stretto) oppure insufficienti (non più in gado di chiudersi bene) e ciò interferisce notevolmente nella circolazione cardiocircolatoria. La causa di queste alterazioni valvolari dipende da alcuni processi morbosi e nell'età avanzata dopo i 65-70 anni. Nell'età della fanciullezza e giovanile una delle cause più frequenti è quella reumatica (Reumatismo articolare acuto) preceduta sempre da una tonsillopatia cronica, con localizzazioni alla Mitrale e all'Aortica. Nell'età avanzata le cause di Stenoinsofficienza più frequenti sono a carico della Valvola Aortica per depositi calcarei sulle cuspidi valvolari.
La so ostitu uzion ne valvo olaree Queste alterazioni valvolari, che rendono l'impegno del cuore difficoltoso sino allo scompenso cardiaco, da tempo la Cardiochirurgia riesce a migliorare la situazioni con interventi operatori di
sostituzione valvolare. Si tratta di operazioni impegnative per il paziente per cui se le condizioni del cuore sono molto compromesse viene sconsigliato l'intervento. La sostituzione delle valvole alterate avviene con due tipi di Protesi valvolari: le Meccaniche e le Biologiche, ogni tipo con pregi e difetti.
Le prrotessi vallvolari Quelle meccaniche hanno una durata più lunga, quasi illimitata, dovuta alla durezza dei materiali che la compongono: un anello di acciaio ricoperto di carbonio e da due foglietti mobili di carbonio. L'inconveniente di queste protesi è la necessità di tenere il paziente continuamente sotto terapia anticoagulante perchè il carbonio favorisce la formazione di coaguli di sangue con ripercussioni sul funzionamento delle valvole. Le protesi valvolari biologiche sono fatte da tessuti valvolari cardiaci di animali (bovini e suini) e hanno bisogno di trattamento anticoagulante per poco tempo. Il loro svantaggio è la durata per le deposizioni di calcio sui foglietti valvolari. Per tali motivi oggi sono stati trattati alcuni tipi di protesi biologiche con speciali sostanze per evitare i depositi di calcio.
Il traattam mento o percu utan neo Quando le condizioni dell'ammalato non consentono la sostituzione valvolare da parte del Cardiochirurgo allora è l'Emodinamista che riesce ad applicare una nuova protesi senza neppure l'intervento dell'Anestesista. Vengono impiegate protesi autoespansibili che si ripiegano al momento dell'attraversamento in appositi cateteri sino al loro posizionamento. Si tratta della diffusione di una tecnica di cui è stato pioniere il Cardiologo francese Alain Cribier nel 2002 e oggi si va diffondendo con buoni risultati anche in Italia. Questo trattamento è definito percutaneo perchè si arriva al cuore prevalentemente dall'arteria femorale o per via transapicale, praticando una piccola incisione sulla parete sinistra del torace. Secondo i relatori al 36° Congresso del GISE (Società Italiana di Cardiologia Invasiva), che hanno riferito sui risultati di questa metodica, gli effetti hanno inciso sull'allungamento della vita media di circa cinque anni.
Alcuni tipi di protesi valvolari
1. Protesi valvolare meccanica 2. Una protesi aortica 3. Protesi valvolari biologiche fatte da valvole cardiache di animali (bovini e suini)
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#PEDIATRA archivio articoli http://bit.ly/c-alfaro
Dottor
Carlo Alfaro
SECONDA PARTE Le nasciite Le nascite diminuiscono progressivamente in Italia, e la Campania perde il primato storico di natalità elevata: nella nostra Regione il tasso di natalità è pari a 1,39 figli per donna, inferiore alla media nazionale, ed è in costante diminuzione. Sicuramente ciò è collegato alla grave crisi economica, che al Sud è più sentita. L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha calcolato che oggi crescere un figlio fino alla maggiore età costa mediamente 171.000 euro, e la fase più impegnativa, dal punto di vista economico, sicuramente è il primo anno di vita del bambino, con un costo che va da un minimo di 6.766,90 euro ad un massimo di 14.427,73 euro, con un aumento medio del 2-3% rispetto al 2013. Una causa di riduzione delle nascite è anche l’aumento dell’infertilità che interessa attualmente il 20-30% delle coppie italiane (circa 1 coppia su 5), il doppio di venti anni fa. Aumentano anche di conseguenza le nascite mediante metodi di fecondazione assistita: sono quasi triplicate in dieci anni. Sono cresciuti i casi in cui l’infertilità è dovuta al partner maschile: si è calcolato che negli ultimi 50 anni il numero medio di spermatozoi dei maschi italiani si sia ridotto della metà. Sicuramente incidono sulla fertilità sia maschile che femminile ancora una volta gli stili di vita errati: fumo, sedentarietà, alcool, obesità. Ad aggravare le difficoltà per le coppie italiane ad avere un figlio naturalmente c’è' anche l’innalzamento dell’età media al concepimento, che negli ultimi 30 anni è aumentata di quasi 10 anni. L’età media a cui una donna partorisce in Italia è 32 anni, e rispetto al 2012 le mamme over 40 sono raddoppiate fino a raggiungere il 6,2%, mentre quelle che danno alla luce il primo figlio dopo i 40 anni sono passate dall’1,5 al 4%.
Ado olesccenzza inq quietaa In una società in crisi come la nostra, sono gli adolescenti, già popolazione "di confine” per definizione, ad assorbirne i conflitti e le inquietudini. L’indagine annuale "Abitudini e stili di vita degli adolescenti” della Società Italiana di Pediatria ci rimanda anche quest’anno la fotografia di una generazione perennemente immersa nel mondo digitale, che noi adulti crediamo solo virtuale, ma che è del tutto reale per loro, soprattutto con la capillare diffusione degli smartphone (il 93% degli adolescenti
si collega ad internet dallo smartphone). Aumentano parallelamente i comportamenti a rischio sul web, quali restare collegati in qualunque momento della giornata, chattare nelle ore notturne, inviare proprie foto, dare informazioni personali, farsi vedere in webcam, accettare incontri con sconosciuti, praticare “cyber-sex” (sesso virtuale) e soprattutto la piaga del “cyber-bullismo”. Stazionari, nonostante le campagne di sensibilizzazione, i consumi di sigarette, alcol e droga, si fanno tuttavia strada sempre più tra i giovani modalità di consumo ad alto rischio, come il “binge drinking” (assumere grandi quantità di alcol in poche ore), il consumo di droghe alternative come l’ecstasy, erroneamente percepita come meno pericolosa, o l’assunzione di sostanze inalanti, come solventi e colle. I nostri ragazzi mangiano male, sono sempre più pigri (meno del 50% dei maschi e 30% delle femmine svolge attività fisica regolare, e purtroppo aumenta al 17% la percentuale di adolescenti che dichiarano di non poter praticare attività sportiva extrascolastica per motivi economici), vivono una sessualità sempre più precoce e spinta ma con grande superficialità e disinformazione in materia di contraccezione e di protezione dalle malattie sessualmente trasmissibili. Aumentano anoressia e bulimia: anche se il picco si riscontra tra i 13 e i 17 ani, l'età si sta abbassando arrivando fino agli 8 anni. Colpisce la sfiducia di questi ragazzi nelle istituzioni, nel lavoro, nel futuro. Il gioco d'azzardo è un altro comportamento a rischio sempre più diffuso tra i nostri adolescenti, soprattutto i maschi, e soprattutto al Sud. Il 13% degli adolescenti ha anche provato il gioco d'azzardo online. Compaiono poi comportamenti a rischio nuovi ed estremi, come "eyeballing”, che consiste nel versare superalcolici ad altissima gradazione negli occhi, "balconing”, in cui i ragazzi si sfidano a saltare nel vuoto da un balcone all’altro, il “car surfing” in cui si abbandona lo sterzo dell’auto lanciati a forte velocità. L’Italia è tra le peggiori in Europa per gli abbandoni scolastici: nel nostro Paese lasciano la scuola superiore il 17,6% degli alunni (la media Ue è del 12,7%). Aumentano anche in Italia i "Neet” (Not education, employment or training): giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano e non studiano: secondo i dati Istat, rappresentano circa il 24% dei giovani tra i 15 e i 29 anni (mentre la media europea è del 15,9%).
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Dottoressa
#SESSUOLOGA
Olga Paola Zagaroli
archivio articoli http://bit.ly/op-zagaroli
asturbarsi vuol dire toccarsi in modo sensuale e sessuale – a prescindere che si raggiunga o meno un orgasmo. Molti sopravvissuti non si masturbano affatto. La masturbazione, invece, fa bene alla salute, è uno degli strumenti più potenti per la “guarigione sessuale” di chi ha subito un trauma. Attraverso la masturbazione, infatti, si possono mettere in pratica tutte le componenti della “cura” che permettono una “guarigione sessuale”. E’ possibile sperimentare cosa vuol dire avere un corpo, sentirlo muoversi e piano piano rinascere. Si può fare una esposizione e lavorare proprio su quegli stimoli corporei e sui quei ricordi intrusivi che scatenano la memoria del trauma subito, che attivano il corpo e con esso l’istinto a “fuggire”. Si può iniziare già adesso, gentilmente e al proprio ritmo, a capire dove il corpo si sente congelato o anestetizzato a seguito dell’abuso. Sempre attraverso la masturbazione, nel tempo, si potrà sperimentare e imparare a essere presente, senza dissociarsi, durante il sesso. La masturbazione potrà aiutare a vedere in che modo l’abuso ha influenzato la corporeità, la sessualità, l’espressione sessuale. Non si dovrà, dunque, aspettare ad esempio l’arrivo di un partner
per portare a galla le risposte emotive a stimoli sessuali scatenanti. Attraverso la masturbazione sarà possibile scoprire esattamente dove risiedono gli effetti dell’abuso sul corpo, sulle emozioni e sui pensieri e questo permetterà di superarli e faciliterà in futuro il rapporto di coppia. Se leggendo questa news hai intuito che l’abuso sessuale ti ha influenzato al punto che temi il sesso, la masturbazione ti offre un modo lento e sicuro per scoprire il tuo sé sessuale in mezzo alla devastazione dell’abuso. Per molti sopravvissuti la masturbazione viene vista come qualcosa di sbagliato, da cui ritrarsi, questo perché si collega all’abuso sessuale subito: molto spesso gli abusatori, infatti, la praticano nella convinzione di dare piacere agli abusati. L’aver provato piacere, inoltre,
Cell. 335.8709595
viene percepito come una colpa, come se fosse “la prova” di aver in qualche modo acconsentito all’abuso subito. Ed è questo il motivo per cui molte donne abusate non si masturbano affatto. Certo, se non vuoi masturbarti, non devi farlo. Ma prima che tu decida di non farlo, vorremmo che ti ponessi le seguenti domande: “Quali emozioni provo quando mi masturbo o immagino di farlo?”, “Provo autocritica, vergogna, colpa, rabbia o dolore?”, “Mi sento allo stesso modo anche ripensando all’abuso?”, “Mi sento allo stesso modo anche rispetto al sesso in generale?”. Fai un elenco di tutte le motivazioni per cui non vuoi masturbarti. Stai facendo una scelta consapevole e personale, o è l’abuso a decidere per te? Questo articolo è tratto dalla collaborazione con “ilvasodipandora.org”
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Ernesto Lupacchio
#WELLNESS
Personal Coach
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cell. 347.67.67.533
Noon dannegggiate i vosstri figli reendendo a vita. lorro facile la Robert Anson Hein nlein
Come riconoscere quando facciamo troppo rischiando di danneggiare i nostri figli?
a cosa sto scrivendo? Se facilito la vita a mio figlio, lo danneggio? Penserete che sono un folle, un genitore superficiale ed egoista che non vuole bene ai suoi figli! In effetti ciascun genitore vorrebbe che la vita dei figli fosse il più semplice possibile, sgombra da ogni problema, difficoltà e preoccupazioni, una vita bella, costellata di successi, raggiunti magari senza troppi sacrifici e rinunce. Chi non lo vorrebbe?! E invece non è così. Non c’è cosa più entusiasmante del vedere crescere i propri figli. Ma per vederli crescere non dobbiamo sostituirci a loro, né chiaramente metterli di fronte a problemi troppo grandi per la loro età. Lasciamoli correre quei piccoli rischi o qualche pericolo imprevisto; stimoliamo
in loro il senso di responsabilità, il coraggio e la fiducia in se stessi, dicendo loro che possono e devono sbagliare, ma che è necessario, poi, riconoscere i propri errori e ritentare. Spieghiamo loro che c’è sempre una soluzione possibile anche nelle situazioni più difficili e problematiche. “Ogni volta che i pulcini ritorneranno indietro noi li rimanderemo avanti: Così li aiuteremo a edificare quell’importante sentimento che è l’autostima, la fiducia in se stessi, la sicurezza nel comprendere, affrontare e vincere le difficoltà della vita; tutti sanno che i figli crescono sotto il grande ombrello protettivo della famiglia, ma pochi sanno che si perfezionano e si rafforzano seguendo il grido della chioccia che, respingendoli
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quando tuo figlio rifiuta di fare le cose, anche quelle più semplici in casa; se fai tutto in casa anche se lui è in grado di fare le cose da solo; se non fa i compiti senza la tua presenza; se senti più dolore o ansia tu per una “sua” situazione o per un “suo” problema; se sei tu a risolvere tutto per lui; se gli imponi le cose da fare senza rispettare la sua libertà; se lui ti tratta senza rispetto; se per le tue paure e non le sue gli eviti di fare quello a cui piace a lui; se non hai più tempo per te e ti senti esausto perché pensi solo a lui; se in ogni spostamento sei sempre tu ad accompagnarlo, trasmettendogli, inconsciamente, tutte le tue ansie, preoccupazioni e paure.
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#WELLNESS No on spezzzare le ali a tuo fi figglio
da sé, li pungola in avanti verso la loro vita, inevitabilmente cosparsa di ostacoli. (da: Le madri non sbagliano mai)” Amo smisuratamente le mie figlie e proprio per questo, per aiutarle, per non annullarle, non mi sostituisco a loro mai, neppure nei momenti più difficili, cerco invece di responsabilizzarle su tutto ciò che fanno. In più occasioni e dai vari corsi di formazione che ho fatto come: “Da Genitore a Coach” ho appreso che il compito di un genitore è dare un’educazione, trasmettere i sani valori della vita, guidare i figli nelle scelte, sostenerli nei problemi ma non risolvere i loro problemi. Certo non è facile, ma la differenza per fare la differenza ed elevarsi dalla media è proprio questa. Difficoltà, problemi ed ostacoli non vanno certo ricercati con il lumino, ma rifuggirli è un errore ancor più grave.
I risultati di essere un genitore troppo protezionista si raccolgono intorno all’adolescenza: rispondono male, non collaborano in casa, non riescono a risolvere i problemi da soli, passano la giornata con i telefonini o play station, hanno paura del confronto con gli altri ragazzi, diventano pigri e non sanno come comunicare in modo costruttivo con gli altri. Dobbiamo ricordare che fino agli 8 anni dei nostri figli il genitore è un insegnante, insegna le cose, fino a 12 anni è un amministratore, porta i figli ovunque, organizza le cose, etc. Dopo i 12 anni il ruolo del genitore deve assumere la veste di “Coach”, una persona capace di guidare, orientare ed indirizzare, rimanendo dietro le quinte. Questo cambiamento non è facile per un genitore, ma è indispensabile. A proposito del titolo di questo articolo, per non spezzare le ali e far volare i propri figli, voglio condividere con voi questa semplice storia che ho estrapolato dal web. La storia della farfalla “Un giorno un contadino, riposandosi sotto un’ombra al termine di una giornata sfiancante, si accorse di un bozzolo di una farfalla. Il bozzolo era completamente chiuso ad eccezione di un piccolo buchino sulla parte anteriore. Incuriosito, il contadino osservò attraverso il piccolo buchino, riuscendo ad intravedere la piccola farfalla che si dimenava con tutte le sue forze. Il contadino osservò a lungo gli sforzi eroici dell’elegante bestiolina, ma per quanto la farfalla si sforzasse per uscire dal bozzolo, i progressi apparivano minimi. Così, il contadino, impietosito
dall’impegno della piccola farfalla, tirò fuori un coltellino da lavoro e delicatamente allargò il buco del bozzolo, finché la farfalla poté uscirne senza alcuno sforzo. A questo punto accadde qualcosa di strano. La piccola farfalla, aiutata ad uscire dal bozzolo, non aveva sviluppato muscoli abbastanza forti per potersi librare in aria. Nonostante i ripetuti tentativi, la fragile farfalla rimase a terra e riuscì a trascinarsi solo a pochi centimetri dal bozzolo, incapace di fare ciò per cui la natura l’aveva fatta nascere. Il contadino si accorse del grave errore fatto ed imparò una lezione che non dimenticò per il resto della sua vita”. “Attraverso le difficoltà la natura ci rende più forti e degni di realizzare i nostri sogni.” Attraverso le asperità si arriva alle stelle. Seneca era ben consapevole di come le difficoltà fossero in grado di forgiare il carattere di un essere umano. Tale principio ha validità universale. I diamanti si formano nelle viscere della terra, sottoposti a pressioni inimmaginabili; le specie animali sopravvivono adattandosi alle difficoltà del loro habitat; le fibre muscolari crescono solo grazie a micro-lacerazioni (con gli allenamenti in palestra… ovviamente al Central).
Passia amo i prim mi dodicii mesii della a viita dei nosstri figgli ad inssegna are lorro a cam mmina are e a parlarre, e i segu uenti dodicii annii a dirre loroo di sed dersi e taceere. Ph hyllis Diller
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Nello Iaccarino
#PERSONALTRAINER archivio articoli http://bit.ly/n-iaccarino
a Palestra molto spesso ha, tra i suoi Clienti, coloro che hanno come obiettivo l'ipertrofia muscolare; questa consiste nell'aumento del volume muscolare (a carico soprattutto dei muscoli striati volontari). Questo processo può avvenire sia a livello miofibrillare che sarcoplasmatico. E' noto che le miofibrille sono le componenti della fibra muscolare (cioè quelle che contengono i miofilamenti di actina e miiosina che determinano la contrazione); il sarcoplasma è la componente liquida nella quale le miofibrille sono immerse. Quando si programma un processo di allenamento possiamo stabilire su quale componente della fibra muscolare vogliamo agire per conseguire specifici risultati.
Se l'allenamento è basato su carichi sub-massimali (>80% e oltre del massimale) con esercizi prevalentemente multi-articolari, alatticidi o parzialmente lattacidi (che attivano massivamente ATP), con forte impegno neurale, si va verso l'ipertrofia miofibrillare; viceversa con allenamenti con carichi <80% del massimale, lattacidi o aerobici (che attivano i macronutrienti), con impegno muscolare, si va verso l'ipertrofia sarcoplasmatica. Se osserviamo la morfologia dei pesisti, powerlifters, strongmen, ci accorgiamo che i loro allenamenti sono basati essenzialmente sulla ricerca dell'ipertrofia miofibrillare (e dell'iperplasia muscolare); invece i body-builders, i cross fitters,
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i calistenici ricercano quella sarcoplasmatica. La differenza di impostazione del processo di allenamento spiega una delle differenze morfologiche tra questi gruppi di atleti. Entrambi si allenano con il “ferro” ma con modalità ed obiettivi diversi. Nelle loro programmazioni comunque i pesisti includono microcicli o mesocicli di ipertrofia sarcoplasmatica e viceversa lo fanno i body-builders. Infine, è notorio che allenamenti selettivi producono risposte selettive ed adattamenti epigenetici specifici. Chi si allena per l'ipertrofia miofibrillare non ha bisogno di grosse quantità di carboidrati (i pesisti come già scritto attivano massivamente ATP) nella loro alimentazione, invece per l'ipertrofia sarcoplasmatica, in fase di bulk (massa) si ha un gran bisogno di carboidrati soprattutto complessi (e di una moderata dose di proteine).
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Valerio Massimo Aiello
#AVVOCATO
Avvocato penalista
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llecito amministrativo e non più reato per la guida senza patente. È quanto stabilito dal decreto legislativo n.8/2016, entrato in vigore lo scorso 6 febbraio, con il quale il Governo ha proceduto alla depenalizzazione di un cospicuo numero di reati tra i quali quello della guida senza patente previsto e disciplinato dall’art. 116 comma 15 del Codice della Strada. Niente più sanzione penale ma soltanto quella amministrativa quindi per colui che viene “pizzicato” per la prima volta a guidare senza patente. Se infatti prima della riforma il conducente sprovvisto del documento di guida per non averlo mai conseguito ovvero con patente revocata o non rinnovata per mancanza dei requisiti era soggetto alla sanzione penale dell’ammenda da euro 2.257 a euro 9.032 (con arresto fino a un anno in caso di recidiva nel biennio) adesso in caso di violazione verrà comminata una sanzione amministrativa che varia da un minimo di 5.000 ad un massimo edittale di 30.000 euro. Attenzione però perché restano ancora sanzionate penalmente le seguenti due ipotesi ovvero la guida senza patente in caso di recidiva nel biennio punita con l'arresto fino ad 1 anno e la guida senza patente da parte di persona sottoposta a misura di prevenzione con provvedimento definito punita con l'arresto da 6
mesi a 3 anni ai sensi dell'art. 73 del D.Lgs. n. 159/2011. In conclusione colui che sarà sorpreso a guidare senza patente eviterà per la prima volta il processo penale ma dovrà pagare una sanzione che varia dai 5.000 ai 30.000 euro viceversa in caso di reiterazione della violazione nell’arco di un biennio si rischierà l’arresto fino ad un anno oltre il calcolo della recidiva. Si precisa che la riforma non tocca coloro che hanno regolarmente conseguito la patente di guida ma che ne risultino sprovvisti al momento del controllo da parte delle Forze dell’ordine. In tal caso infatti scatterà soltanto la sanzione prevista dall’art.180 CDS (mancanza momentanea della
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patente) ovvero una multa di euro 41 e l’obbligo di presentarsi in genere entro 24 al comando di Polizia per esibire il documento agli agenti. Nelle ipotesi su esposte si consiglia di rivolgersi prontamente al proprio avvocato di fiducia.
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Giovanni Fontanarosa
#ECONOMIA
Laureato in Economia Aziendale Consulente Finanziario iscritto all’albo nazionale
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ome ogni anno la rivista americana Forbes ha censito i miliardari sparsi in tutto il mondo. Dalla lettura di questa classifica è interessante notare come in trent’anni la ricchezza mondiale sia cresciuta ed abbia pian piano guadagnato nuove latitudini geografiche. Compaiono sempre meno giapponesi, più Americani e cresce il numero di Paperoni dei Paesi Emergenti. Nel 2016 la rivista Forbes ha contato circa 1810 miliardari, circa 16 in meno rispetto al 2015, con un patrimonio totale di 6.500 miliardi di dollari, circa 500 miliardi in meno rispetto alla valutazione effettuata 12 mesi fa. I numeri di oggi confermano come l’effetto combinato del forte deprezzamento del petrolio, dell’andamento valutario e dei mercati agitati dai timori per il rallentamento dell’economia
cinese abbiano avuto un forte impatto anche nei portafogli dei miliardari sparsi nel mondo. Eppure se si allarga lo sguardo agli ultimi tre decenni, dal 1987, i patrimoni detenuti dai ricchi di tutto il mondo sono progressivamente aumentati, addirittura accelerando tra il 2000 e il 2015, come se lo scoppio della crisi mondiale non avesse lasciato il segno. Come mai? Le cause vanno analizzate in profondità, in questi ultimi trent’anni abbiamo vissuto un cambiamento epocale: la globalizzazione, la digitalizzazione e la progressiva finanziarizzazione dell’economia hanno neutralizzato le varie crisi economiche che si sono succedute negli anni ed hanno sostenuto la crescita della ricchezza a livello globale. L’ultima fotografia incorona nuovamente come uomo più ricco del mondo il fondatore
dell’azienda americana di software per computer, la Microsoft di Bill Gates con un patrimonio di 75 miliardi di dollari, seguito dallo spagnolo Amancio Ortega (patrimonio di 67 miliardi di dollari) patron del gruppo manifatturiero che ha come azienda di punta, Zara. Gli ultimi 12 mesi hanno scalato la classifica di uomini più ricchi del mondo, l’ideatore di Facebook, Mark Zuckerberg con un patrimonio di circa 44,6 miliardi di dollari e il creatore di Amazon, il sito di acquisti on line, detenuto dal patron Jeff Bezos con un patrimonio personale di circa 45,2 miliardi di dollari. Interessante al di là di questi numeri è come in un trentennio l’identikit del miliardario sia cambiato, sia per paese d’appartenenza sia per origine della ricchezza. Si è assistito ad un vero e proprio passaggio di testimone fra giapponesi ed americani e con tech e terziario che hanno sostituito gli investimenti nell’immobiliare e nel manifatturiero. In sostanza la new economy ha ridisegnato la mappa della ricchezza con i miliardari “tecnologici” che hanno surclassato coloro che negli anni passati hanno investito nel settore immobiliare e dei media, incoronando come nuova capitale mondiale dei Paperoni, la cinese Pechino.
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Giovanni Pepe Mondadori Bookstore Piano di Sorrento
#LIBRI
LIBRI COME FAR Ri
tefano Crupi con il suo nuovo romanzo, A ogni santo la sua candela, edito da Mondadori (€ 18). Dopo il successo di Cazzimma lo scrittore casertano torna con il suo secondo libro. Questa volta Stefano Crupi affronta senza moralismi e ipocrisie un tema di grande attualità, l’Italia del potere corrotto, delle scorciatoie e delle raccomandazioni. Il cuore del romanzo è però la storia vivida e spietata di una madre pronta a tutto per suo figlio e del loro rapporto simbiotico ed esclusivo. Trovare lavoro in Italia in tempo di crisi non è poi così difficile, basta capire come funzionano le cose. E Maristella, donna ambiziosa e calcolatrice rimasta presto vedova con un unico figlio da far arrivare in alto, lo sa bene, e sa che la prima cosa è “mettersi dietro il santo giusto”. Ernesto si è finalmente laureato in economia e la sua spasmodica ricerca di un’affermazione personale nasce proprio dagli insegnamenti della madre che, cresciuta nei Quartieri Spagnoli di Napoli tra mille difficoltà, ha sempre accarezzato l’idea di un radicale riscatto sociale. In gioventù il suo debole per uomini carismatici e potenti aveva fatto incrociare la sua strada con quella di Alfonso Malatesta, che anni dopo sarebbe diventato un potente boss. Ernesto è il mezzo attraverso il quale Maristella può finalmente realizzare il suo sogno, e Malatesta potrebbe essere il santo giusto per sistemare suo figlio, trovandogli
un impiego adeguato. E così avviene. D’altronde Ernesto ha ereditato da lei la determinazione e l’assenza di scrupoli: per diventare davvero qualcuno non bisogna mai mostrare debolezze, bisogna avere i peli sul cuore, e lui non esita ad applicare la lezione della madre nella sua nuova vita d’ufficio, tra grandi regalie e piccole meschinità. A ogni santo la sua candela racconta la rapida ascesa di un ragazzo convinto di potersi emancipare dalle sue umili origini inserendosi a ogni costo in un meccanismo che si fa sempre più pressante. Dove lo condurrà questa sua smania di farsi strada nel mondo?
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Domenico Casa Consulente filosofico
#FILOSOFO archivio articoli http://bit.ly/d-casa
'è un versetto evangelico che recita: "Chi pone mano all'aratro e poi si volta indietro, non è degno del regno dei cieli". Ma, prima ancora della stesura dei Vangeli, il concetto del voltarsi indietro come esperienza negativa (i cieli, intanto, rappresenano la positività dell'esistere, laddove il voltarsi indietro significa non solo segnare il passo e non avanzare, ma addirittura retrocedere a situazioni psicologiche ed esistenziali negative o infernali), in alcune leggende mitiche del'area mediterranea (culla di tutte le civiltà antiche dall'Egitto, alla Mesopotamia, all'Asia Minore, alla Grecia, alla Palestina) il concetto è ben presente. Lo troviamo nel passo biblico che racconta di Lot, nipote di Abramo, e sua moglie. È presente nel racconto di Orfeo ed Euridice. Infine Virgilio ne parla nell'Eneide, a proposito di Creusa, moglie di Enea, mentre abbandona Troia in fiamme. In tutti i tre casi le figure mitiche interessate sono state avvertite, direttamente o attraverso altri personaggi ad esse legate per via parentale, a intraprendere il cammino volgendo lo sguardo avanti. Il venir meno all'ordine delle forze superiori, comporterà pene pesanti e irreversibili. La moglie di Lot non resisterà alla tentazione di guardare da lontano Sodoma e Gomorra in fiamme e verrà trasformata in una statua di sale. Orfeo, il grande cantore greco, dopo la
morte dell'amata Euridice, è inconsolabile. Scende agli inferi e, con il suo canto, convincerà gli dei infernali a riportarla alla luce della vita. Essi però gli ordinano categoricamente di non voltarsi, lungo l'itinerario del ritorno, fino all'uscita. Orfeo non rispetta l'ordine. Spinto dall'amore, si volta e non vede più Euridice. Creusa è affine alla moglie di Lot. Anche a lei, che insieme al marito Enea e a tutta la famiglia è scampata alla distruzione di Troia, le divinità protettive hanno imposto di guardare sempre avanti. Creusa non resiste, forse per pietà verso la sua città, si gira indietro e rimane pietrificata. Il senso dei tre racconti mitici non è neppure tanto nascosto come accade per altri miti i quali, come sogni collettivi, richiedono interpretazione. Se la vita, per sua essenza, è un continuo farsi, un crescere incessante, cercare di trattenerla o arrestarla significa affidarla alla morte. Guardare al passato è la morte. Purtroppo, però, benché sia possibile capire i sentimenti di nostalgia, di rimpianto (sul piano individuale) e il bisogno di radicamento e di sicurezza (sul piano collettivo e storico), non è dato rimanere ancorati in situazioni che sono alle nostre spalle. Il rischio, sul piano individuale, è una continua perdita di valore della vita, cullarsi in trappole infernali fino alla depressione e alla morte. Sul piano storico e
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collettivo si conoscono bene le conseguenze. Le pagine di storia sono piene di eventi che fanno della conservazione del passato il loro obiettivo. Si badi bene che qui non si parla di conservazione di opere del passato che è altra cosa, ma di fuorvianti e spesso catastrofici tentativi di fermare il corso della storia con modalità diverse e sempre fallimentari. Con la sopraffazione e le guerre, ad esempio. Il nazi-fascismo ieri e lo stato islamico oggi, ne sono la prova inconfutabile per coloro che potessero nutrire dei dubbi. Benchè lo si pensi spesso, la storia individuale e collettiva non può essere fermata, neppure da un Cesare, neppure da un Alessandro, neppure da un Napoleone. Anzi, come dirà Alessandro Manzoni, a proposito di quest'ultimo ne "Il 5 maggio", a lui, inconsapevole strumento della Storia, verrà affidato il compito di far uscire gli individui e i popoli da un secolo e da un periodo storico stagnante e di incamminare l'Europa verso i nuovi orizzonti della modernità.
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#POETA archivio articoli http://bit.ly/s-spinelli
Salvatore Spinelli Poeta
Nel frattempo l’angelo s’addormentò, mentre Dio alacremente lavorò, e al mattino, sveglio di buon ora, vide che Dio disegnava ancora. “Ma che fai, stai ancora lavorando?” -disse l’angelo quasi sbadigliando-; “Si!” –rispose Dio calmo e sereno-, il progetto richiede tempo pieno”. L’angelo, sbirciando su quel disegno e non cogliendo del Divino il segno, disse: “Perché così grosso, e i bambini, invece li fai minuti, piccini”. Allora Dio, con calma e dolcezza, rispose: “E’ della giusta grandezza, così com’è protegge, dà amore, ma deve incutere anche timore”. Un giorno avendo un po’ di libertà, Dio disse: “Voglio creare il papà!”, così con pazienza e molto impegno cominciò a stenderne il disegno.
“Timore e non terrore, ho detto, perché i figli gli portino rispetto, non approfittino della sua bontà, perciò è grande e grosso il mio papà”.
Con la vetusta mano, ma sempre svelta, disegnò una figura robusta e alta; un angelo che volava tranquillo, incuriosito disse: “Cos’è quello?”.
L’angelo a chiedere ancor si mosse e disse: “Perché le mani così grosse?”; Dio rispose: “In esse le sue creature si sentono protette e molto sicure”.
Dio rispose: “E’ un grande progetto e l’ho realizzato quasi di getto”; l’angelo: “E che nome gli hai dato?”, e Dio rispose: “Papà l’ho chiamato”.
“E gli occhi così grandi e profondi -disse l’angelo- spiega, che intendi?”; E Dio: “Perché ad essi non sfugge niente, angelo caro, furbetto e saccente”.
Disegnando sempre sul bianco foglio disse: “L’ho fatto con molto orgoglio”, l’angelo: “Ma che significa papà, dimmi perché e la sua utilità”.
Alla risposta l’angelo non s’arrese, storse il naso e a parlar riprese: “Signore, lo sguardo, a dire il vero, a me sembra un po’ troppo severo”.
Il papà –rispose Dio- aiuta i figli dando loro utilissimi consigli, per il futuro sa indirizzarli e nei momenti <no> sa incoraggiarli”.
“Guardali meglio” –rispose il buon Dio e potrai capire l’operato mio-. L’angelo guardò con più attenzione e quasi venne meno dall’emozione.
“A sera anche se stanco dal lavoro come un bambino gioca con loro, dice molti <si> con tanta dolcezza, ma anche <no> con molta fermezza”.
Si accorse che gli occhi di quel papà s’eran velati di lacrime là per là guardando con orgoglio il suo bambino che placido dormiva nel suo lettino.
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#CRISTALLOTERAPIA
occhio di tigre è un cristallo di quarzo, il cui colore e la striscia dorata al suo interno richiamano il colore dell'iride della tigre. Contiene inclusioni di crocidolite, un minerale contenuto nell’amianto, che con presenza di tale fibra all’interno della pietra, dona un fenomeno ottico detto gatteggiamento; tale fenomeno si evidenzia come un particolare riflesso ondeggiante che attraversa la pietra nel senso della lunghezza. É antica credenza che esso abbia un effetto protettivo sugli occhi. Il colore va dal giallo al bruno al marrone. É una pietra che proviene principalmente dall’Africa meridionale, ma si trova anche in altre parte del mondo come India, Brasile,
Birmania, Australia e Stati Uniti. Questa pietra è usata molto durante la meditazione, grazie alla sua luce, il raggio dorato. Si dice sia utile per migliorare la creatività, ad aiutare le persone distratte e svogliate ad assumersi impegni e portarli a termine. Dona coraggio e forza d’animo. Questa pietra aiuta a essere più attivi sia mentalmente sia fisicamente. É una pietra di forza, dona grinta e combattività. Nell’antichità questa pietra era usata come talismano per scacciare il malocchio e ogni altro sortilegio o pericolo. In tempi più recenti, veniva riposta all’interno del porta banconote/portamonete perché considerata un portafortuna eccellente, portatrice di ricchezza e prosperità.
Carla Savino Crystal - Piano di Sorrento
É nota la reputazione di gemma meravigliosa per attrarre ricchezza materiale e per mantenere stabilità necessaria per tale ricchezza. In alcuni paesi è usata come portafortuna nel gioco, per il suo colore "oro chiama oro". Fra le virtù sembra avere un effetto benefico su qualsiasi commercio e negli affari a rischio. Gli si attribuisce il potere di persuadere i compratori indecisi. Secondo lo zodiaco l’occhio di tigre è la pietra d'eccellenza dei gemelli, in particolare l’uomo dei gemelli a cui dona intuito e lungimiranza. Soffermiamoci a pensare su quante meraviglie il mondo offre: i minerali creatosi in modo naturale e che alla vista sono piccoli spettacoli della natura. Quando si decide di acquistare una collana, un bracciale, un ciondolo realizzato con questi minerali, si ha la consapevolezza di acquistare non solo un pezzo unico, ma un vero e proprio pezzo di mondo.
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Antonella Raffone Digital Strategist
#WEB
ome mai la newsletter sta acquistando sempre più importanza? Inviare mail ad una lista di contatti selezionati non è solamente un modo veloce ed efficace per comunicare ma anche una vera e propria tecnica di web marketing utile per aumentare il traffico sui nostri siti, fortificare il nostro brand e fidelizzare i nostri clienti. Perché mai bisognerebbe dare la precedenza alla creazione di una newsletter piuttosto che alla gestione delle altre fonti di traffico? Per un semplice motivo, la newsletter è l’unica fonte di traffico che possiamo orientare dove vogliamo. Vediamo i principali vantaggi dell’invio di una newsletter ai nostri clienti/lettori iscritti: • Consente di interagire con le persone stabilendo un rapporto di fiducia; • Fidelizza i clienti; • Aumenta il traffico del sito; • Supporta la promozione di prodotti e/o servizi; • Aggiorna sulle ultime novità di un sito o di un settore; • Consente di diversificare i clienti.
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Cosa dobbiamo fare per creare una newsletter efficace? • Contenuti d’eccezione: se attraverso la newsletter vogliamo creare traffico su un blog o un sito di contenuti, riserviamo ai clienti fedeli promozioni speciali in esclusiva per loro in modo da incentivare gli utenti a rimanere attivi, leggere le mail e cliccare sul sito internet; • Non svelare tutto subito: se vogliamo che gli utenti clicchino i link che li indirizzano al nostro sito internet, generando così il traffico, limitiamoci ad un assaggio del contenuto per far continuare la lettura sul nostro sito; • Usare programmi professionali di invio: questi programmi danno la possibilità di creare mail dall’aspetto professionale e personalizzato, ottimizzare visivamente l’inserimento dei contenuti, procedere con invii di massa e soprattutto permettono di tenere monitorato il numero di invii, di aperture della mail e di conversioni generate; • Invogliare l’iscrizione: pubblichiamo contenuti di
qualità e offriamo qualcosa in cambio, ad esempio uno sconto speciale L’importante è far capire all’utente che la sua iscrizione è importante e rispettata. Un ultimo consiglio che ci aiuterà a creare la newsletter più giusta per noi Prendiamoci un po’ di tempo per iscriverci ad una serie di newsletter online. Ovviamente ci interesseranno le newsletter dei nostri concorrenti, ma può anche risultare utile riceverne alcune riguardanti interessi personali o i nostri hobby. Ora cerchiamo gli elementi che ci fanno aprire certe newsletter preferendole ad altre. Creiamoci un’opinione su quali formati sono più allettanti alla vista, considerando lo stile e il tono dei testi. È sempre sorprendente scoprire quante idee si generano in questo modo, anche dalle più improbabili.
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#FOODCROSSING archivio articoli http://bit.ly/food-cross
pici sono un tipo di pasta fatta a mano, simili agli spaghetti ma più larghi, tipici del sud della Toscana, della val d'Orcia e della val di Chiana, della provincia di Siena, della provincia di Grosseto e della Provincia di Arezzo e della confinante provincia di Viterbo dove però sono chiamati umbrichelli. In alcune zone sono detti anche "lunghetti" che secondo alcuni si differenziano per una maggiore quantità di uova e per essere stesi sulla spianatoia invece che tra le dita. La storia dei pici senesi affonda le sue radici in epoca etrusca
ed arriva sino ai giorni nostri. Questa pasta tipica della Val d'Orcia veniva preparata infatti già in tempi antichi, miscelando farina di grano tenero, acqua ed olio extra vergine di oliva, e tirando la pasta in fili lunghissimi ma dallo spessore consistente. Nellle città di Montepulciano, Pienza e Montalcino tradizionalmente vengono chiamati "Pinci". Quando si parla di Pici in Toscana, l'accezione "senese" non viene mai aggiunta perché pur essendo un piatto della provincia di Siena, questi spaghettoni fatti in casa sono universalmente conosciuti come
Anna Maione Esperta in comunicazione multimediale dell’enogastronomia
"Pici" tout court. Il condimento più tradizionale, oltre all'aglione, una salsa al pomodoro intensamente aromatizzata con aglio ed un pizzico di piccante, è quello "alle briciole", servito soprattutto a Montepulciano. In tutto in comprensorio del Monte Amiata i Pici sono un piatto altrettanto noto ed apprezzato ed il condimento più usato in quest'area è con ragù di cacciagione (cinghiale principalmente) e ragù toscano. La tradizione popolare di questo alimento si manifesta nelle moltissime sagre dedicate, come ad esempio quella di Celle sul
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Imma Gargiulo Chef Patron del Ristorante Femmena Conduttrice di “Conserve di Casa” su Alice TV
© FOTO DI ANNA MAIONE
IN NGRED DIENTTI Per r la pasta
Per r il coondim mentoo
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• Olio evo • 1 Spicchio d’aglio • Prezzemolo
200 gr grano duro 100 gr grano tenero 350 ml acqua 15 gr di peperoncino 10 gr di paprika affumincata dolce • Sale
Rigo (nel comune di San Casciano dei Bagni), che si tiene ormai da più di quarant'anni. Da qualche anno anche a Monte San Savino, comune della Valdichiana Aretina , si tiene una "Sagra dei Pici" riscuotendo un notevole successo.
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Curiosità: I Pici rappresentano, come tanti altri piatti della tradizione italiana, il genio culinario delle vecchie massaie di campagna che, con un po' d'acqua e un po' di farina, riuscivano a creare un piatto sostanzioso, appetitoso e che non lasciava certo con la sensazione di fame. Siena ha tentato di accaparrarsi il marchio Igp per i "pici senesi", attraverso la costituzione, anni fa, di un apposito comitato; ad oggi tale riconoscimento non è ancora arrivato e il picio, fatto a mano con acqua e farina, rimane per fortuna "patrimonio gastronomico" di tutta la Toscana!
Riscaldare l’acqua fino a 35° e farvi sciogliere il sale. Miscelare le farine con le spezie (peperoncino e paprika). Formare una fontana ed amalgamare pian piano l’acqua. Le farine potrebbero assorbirne meno o richiederne un po in più. Lavorare bene la pasta per poco meno di 20 minuti fino ad ottenere un impasto liscio e morbido. Coprire con una pellicola e lasciare riposare l’impasto per almeno un’ora. Riprendere la pasta, stenderla fino ad uno spessore di mezzo centimetro e formare
delle stringhe di 20cm circa. Strofinare tra i palmi delle mani o contro il piano di lavoro le stringhe ed torcendole leggermente si farnno allungare fino ad un massimo di 30cm. Cuocere in acqua leggermente salata. In un tegame far andare a fuoco lentissimo la polpa dello spicchio d’aglio. A cottura ultimata la pasta va fatta saltare nell’intingolo d’olio aggiungendo un po di acqua di cottura per ottenere una mantecatura cremosa. Aggiungere il prezzemolo tritato e ... Favurit!