100% Fitness Mag - Febbraio 2018

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Addio alla dipendenza psicologica di Bianca Pane

Pigrizia o ritardo del linguaggio?

fitness mag #132

LA MIA PENISOLA 100% FITNESS MAGAZINE ANNO XII

COPIA GRATUITA

di Mariarosaria D'Esposito

Siamo ciò che pensiamo di essere di Ernesto Lupacchio




Questo mese 08

#PSICOPEDAGOGISTA

Addio alla dipendenza psicologica

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Bianca Pane

Laureata in Dietistica presso l’Università di Napoli Federico II. Disponibile telefonicamente Martedì e Giovedì 15.00 - 16.30

cell. 334.2258132

cell. 393.9315564

#MEDICINAESTETICA

Orientarsi nella giungla dei trattamenti estetici per il corpo Francesco Somma

Medico Chirurgo specialista in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica. Disponibile telefonicamente dal Lunedì al Venerdì 9.00 - 12.00 e 17.00 - 20.00

20 #PEDIATRA Campania poco “felix” per i suoi giovani

Carlo Alfaro

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cell. 333.3526056 e-mail info@drfrancescosomma.com

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Mariarosaria D'Esposito

cell. 338.4698121

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cell. 338.3191494

Luigi Marrocco

Laureato presso Università degli studi di Firenze, specializzato in neurochirurgia. Disponibile telefonicamente dal Lunedì al Venerdì dalle 9.00 alle 12.00

cell. 338.3372923

La Mia Penisola 100% Fitness Mag Anno XII

Numero 132

#FARMACISTA

Finalmente detraibili le spese di alimenti a fini medici speciali Giuseppe De Simone

Laureato in Farmacia e specializzato in Scienza e tecniche delle piante officinali presso l’Università Federico II di Napoli.

#NEUROCHIRURGO

Low back pain syndrome Diagnosi e trattamento

Spazzolino elettrico vs spazzolino manuale Laureato in Odontoiatria e protesi dentiaria presso l’Università di Napoli. Socio A.N.D.I.

Laureata in Logopedia presso l'Università Federico II di Napoli. Disponibile telefonicamente Giovedì e Sabato dalle 9.00 alle 13.00

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#ODONTOIATRA

Vittorio Milanese

#LOGOPEDISTA

Pigrizia o ritardo del linguaggio?

Legumi segreto di lunga vita Francesca Maresca

Laureata in Filosofia e Psicopedagogia presso l’Università di Napoli Federico II, specializzata in Gestalt Counseling Bioenergetica e Terapie Olistiche

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#NUTRIZIONISTA

cell. 335.5302988

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#SESSUOLOGA

Una giornata per la vita Olga Paola Zagaroli

Disponibile telefonicamente Lunedì e Giovedì dalle 15.30 alle 17.30

cell. 335.8709595

In copertina Biancamaria Apreda di Piano di Sorrento fotografata da Pino Coluccino di Sant'Agnello


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#FISIOTERAPISTA

Terapia diamagnetica

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Veronica Di Martino

Il Sanguinaccio è vegetariano!

cell. 327.8420706

Esperta in comunicazione multimediale dell’enogastronomia

Laureata in Fisioterapia - Specializzata in Posturologia

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#FITNESS

Perchè è importante l’efficienza del sistema aerobico

Anna Maione

e-mail an.maione83@gmail.com

50 #BELLEZZA Trattamento viso

all’acido glicolico Rosaria Rossi

Alfonso Galano

Dottore in Scienze Motorie Personal Trainer certificato I.S.S.A. specializzato in allenamento a corpo libero CALISTHENICS certificato BURNINGATE.

cell. 339.4577850

Estetista ed operatrice olistica

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40 #MENTALCOACH Siamo ciò che Ernesto Lupacchio Personal Coach

cell. 347.67.67.533

Domenico Casa Consulente filosofico

e-mail domenico.casa2@tin.it

Come scrivere un post su facebook? Digital Strategist @ 42 adv&print

e-mail antoraf83@gmail.com

54 #POETA L'amore non ha età Salvatore Spinelli

#FILOSOFO

Socrate, Nietzsche, Freud e la conoscenza di sé

#WEB

Antonella Raffone

pensiamo di essere

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#FOODCROSSING

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#CONDOMINIO

Rispondo alle vostre domande Teresa Pane

Amministratrice - Responsabile Punto Casa Italia

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#AVVOCATO

Cosa fare se il condannato non paga il risarcimento Valerio Massimo Aiello Avvocato penalista

60 #LIBRI Libri come fari Giovanni Pepe

Mondadori Bookstore Piano di Sorrento

cell. 339.4095882

Contatti e-mail redazione@centopercentofitness.it Cell. 331.5063051 - 339.2926045

Periodico di attualità a diffusione gratuita Dep. Aut. Tribunale di Torre Annunziata del 09.06.2010 Direttore responsabile Giuseppe Damiano Editore Giuseppe Manzi Redazione Via Camaldoli, 18 - Vico Equense (Na) Progetto Grafico Maurizio Manzi 42 Adv&Print




#PSICOPEDAGOGISTA

Addio alla dipendenza psicologica

Dottoressa

Bianca Pane

Nell’articolo precedente ci siamo affacciati al panorama dell’indipendenza psicologica soffermandoci soprattutto sui particolari tranelli, spesso inconsapevoli, che ritroviamo nei rapporti familiari, nella relazione genitori-figli, nella coppia e in tutte le relazioni dove la dipendenza ci impedisce di scegliere, di essere spontanei ed assertivi e dunque, essere noi stessi. Questa volta useremo una lente di ingrandimento... per osservare più da vicino le caratteristiche concrete della dipendenza nei vari tipi di relazioni e alcuni comuni modi di comportarsi improntati alla dipendenza o che la favoriscono. Chissà... magari riflettendoci… potremmo scoprire qualcosa di noi... Non sentirsi capaci di lasciare il nido, oppure lasciarlo ma con malumori da entrambe le parti. Sentirsi in dovere od obbligati a fare visite, telefonare, intrattenere conversazioni, fare da autista, e simili. 8

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Chiedere al partner permessi di ogni sorta, compresi quelli di aprire bocca, fare una spesa o adoperare l’automobile. Subire invasioni nella sfera privata. Frugano nei tuoi cassetti, sfogliano il tuo diario, controllano il cellulare.. Pronunciare frasi come “Non riuscirei mai a dirgli ciò che provo. Non gli piacerebbe”. Cadere nella depressione e nell’inazione dopo la morte della persona amata. Sentirsi legato mani e piedi a un determinato lavoro e non prendere mai l’iniziativa di cimentarsi in un altro. Maturare delle attese circa come dev’essere un coniuge, un genitore o un figlio. Sentirsi in imbarazzo per il comportamento di un figlio, del coniuge o di un genitore, come se se ne fosse personalmente responsabili. Passare l’intera vita a fare il tirocinio, rispetto a un impiego o una professione. Non uscire mai da questa fase per entrare in quella della fiducia in se stessi. Sentirsi offesi da ciò che altri dicono, provano, pensano, fanno. Essere contenti o soddisfatti soltanto se anche il partner lo è. Prendere ordini. Permettere che altri decidano per noi. Chiedere sempre consiglio prima di decidere. Non fare una data cosa in presenza di un genitore o di altra persona

dominante, perché non approverebbe. Non fumare, non bere, non arrabbiarsi, non mangiare un gelato ricoperto di caramello e cioccolato, o che so io, perché il tuo ruolo è quello della persona sottomessa. Vivere di rinunce se è morta la persona amata o si ammala gravemente. Misurare le parole quando si parla di una persona dominante, e per


Vediamo di seguito quali sono i vantaggi più comuni che si traggono dal mantenersi in uno stato di dipendenza: >> La dipendenza può tenerti sotto l’altrui custodia protettiva, con l’infantile beneficio di non essere responsabile del tuo comportamento. >> Restando dipendente puoi dare la colpa agli altri dei tuoi difetti. >> Se dipendi da altri, non devi sobbarcarti la fatica e i rischi di cambiare. Altri, al tuo posto, si assumeranno la responsabilità e, contando su di loro, ti senti al sicuro.

giunta lì presente, perché non si irriti. Costantemente mentire sul proprio operato o comportamento, o anche soltanto dover distorcere la verità, perché ‘loro’ non si arrabbino con te.

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Le ricompense psicologiche della dipendenza

Le ragioni per continuare a tenere questo comportamento frustrante non sono molto complicate. Forse le conosci…ma sai anche quanto sono distruttive? La dipendenza può sembrare innocua, ma è nemica di ogni felicità e soddisfazione.

>> Puoi compiacerti con te stesso perché sei compiacente con gli altri. Hai appreso da bambino che il modo di essere buono è di far piacere alla mamma; ora, sono molte le simboliche ‘madri’ che ti manipolano. >> Non è necessario che tu scelga o decida di testa tua. Ti modelli sul genitore, coniuge o altra persona da cui dipendi. Fintanto che pensi con la loro testa o provi ciò che essi provano, non c’è bisogno che ti affatichi per stabilire ciò che pensi o provi tu.


#PSICOPEDAGOGISTA

>> È più facile andar dietro che mettersi alla testa e condurre. Puoi fare quello che ti si dice ed evitare le seccature, anche se non puoi dire che ti piace eseguire gli ordini. È tuttavia molto più semplice che correre i rischi che comporta l’essere una ‘persona’. Lo stato di dipendenza è sgradevole perché ti sminuisce: non fa certo di te una persona a tutto tondo, che opera autonomamente. Ma non vi è dubbio che sia più facile.

Qualche suggerimento per sbarazzarsi della dipendenza

Stila una tua personale ‘Dichiarazione d’indipendenza’ per iscritto, dove stabilisci punto per punto quali funzioni intendi avere in ogni rapporto, senza con ciò escludere la possibilità di compromesso, ma spazzando via ogni manipolazione arbitraria nei tuoi riguardi. Parla con ciascuna delle persone nei confronti delle quali ti senti in uno stato di dipendenza. Spiega che cosa provi quando fai una cosa solo perché ti senti in obbligo di farla.

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È un’eccellente strategia, ed è un avvio, perché può darsi che l’altro non si renda nemmeno conto di che cosa provi nel tuo stato di dipendenza. Concediti cinque minuti, poi affronta una persona da cui dipendi. Prova quest’unico proiettile in canna: "No, non voglio farlo”, e osserva come reagisce alla tua reazione. Tieni presente che genitori, coniuge, capoufficio, amici, figli e altri, disapproveranno spesso il tuo comportamento, e che ciò non ha alcun rapporto con chi e che cosa sei. È scontato che in qualsiasi tipo di rapporto tu incorra in una certa disapprovazione. Se te lo aspetti, non ne sarai travolto e potrai spezzare molti dei legami di dipendenza che ti tengono emozionalmente schiavo. Anche se eviti le persone da cui dipendi, sei pur sempre sotto il loro controllo, anche in loro assenza, se ti procurano la paralisi emozionale. Se ti senti in obbligo di tenere in piedi certe relazioni, considera quanto sia poco dignitoso un rapporto tenuto in piedi per obbligo.

Prendi atto del tuo desiderio di coltivare una sfera privata e di non dividere con altri tutto ma proprio tutto ciò che provi o che desideri fare per conto tuo, nella tua unicità. Lasciali andare! Lasciati andare! Smetti di dare ordini! Smetti di prenderne! Ricorda che non sta in te rendere felici gli altri. Sono gli altri che si rendono felici. Se reputi di avere la "missione" della felicità altrui, finirai col dipenderne perché, quando sono giù di corda, ne risenti anche tu o, peggio, hai l’impressione di averle trascurate. Tu rispondi dei tuoi propri stati d’animo, e questo vale per ciascuno di noi. Ricorda che l’abitudine non giustifica nulla. Che tu sia sempre stato sottomesso agli altri non è una buona ragione per continuare ad esserlo. Sebbene forse ti spaventi la prospettiva di liberarti da rapporti di dipendenza, perché sei vittima della credenza errata di non essere più amato ed accettato, se tu lo domandassi a coloro dai quali dipendi emozionalmente, ti stupiresti nell’apprendere che le persone che essi ammirano di più sono quelle che pensano ed agiscono autonomamente. E, cosa ancor più paradossale, quanto più sei indipendente, tanto più sei rispettato, soprattutto da coloro che fanno di tutto per tenerti sottomesso… Che strano, vero? ;)



#MEDICINAESTETICA

Orientarsi nella giungla dei trattamenti estetici per il corpo Dottor

Francesco Somma

Chi non ha mai sognato un corpo in forma, una pelle tonica, compatta e senza cellulite?!? Il voler realizzare questo sogno può spingere ad affidarsi ad annunci sensazionali, che promettono risultati incredibili con il minimo sforzo, ma ciò che si ottiene può essere talvolta solo una gran delusione. Cerchiamo dunque di chiarire alcuni concetti e fare un po’ di ordine per orientarsi meglio ed ottenere risultati tangibili. I trattamenti estetici ed i trattamenti medici sono due cose ben diverse: le apparecchiature mediche, utilizzabili da medici o sotto la loro supervisione, sono più potenti ed efficaci, le apparecchiature estetiche (di centri estetici ed affini) sono per legge depotenziate e dunque meno performanti. Dunque, in linea generale è sempre consigliabile rivolgersi ad un medico, in particolare ad un Chirurgo Plastico: le celluliti e le lassità non 12

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sono tutte uguali, le cause che le determinano sono diverse e solo gli gli specialisti di questa branca hanno le migliori competenze per valutare la patologia alla base dell'inestetismo e consigliare il miglior trattamento modulato sulle necessità della singola paziente. Solo un medico inoltre può raccogliere un'anamnesi ed eseguire una visita medica, cosa importante prima di effettuare qualsiasi trattamento corpo, perché ad esempio una radiofrequenza se eseguita su zone colpite da vene varicose può peggiorarle. Bisogna informarsi sull'apparecchiatura che ci propongono: mediante il nome dell'apparecchio e della casa produttrice è facile reperire su internet pareri e recensioni di persone che si sono già sottoposte allo stesso trattamento e sopratutto capire se l'azienda produttrice è un'azienda seria, se la macchina viene prodotta in Europa o negli Stati Uniti (e non in Cina come sempre più spesso accade). Bisognerebbe verificare sopratutto se ciò che ci viene proposto ha il marchio FDA. Il marchio FDA certifica che la Food and Drug Administration (il ministero della salute statunitense) ha testato l'apparecchio e verificato che si possono realmente ottenere i

risultati promessi, che l'apparecchio realmente è efficace nel suo campo di applicazione. Il marchio CE, altrettanto importante, attesta solo la sicurezza della macchina dal punto di vista del suo assemblaggio, ma non la sua efficacia. Il Velashape 3, con la sua innovativa combinazione di radiofrequenza, laser infrarossi e vacuum, può fregiarsi del marchio FDA per la riduzione della cellulite, per il contrasto della lassita' cutanea e per ridurre i centimetri di troppo. Se vengono misurate e fotografate le aree da trattare prima di iniziare ogni trattamento, ciò è sinonimo di serietà: solo chi è sicuro dei risultati, misura e fotografa la paziente per mostrarle seduta dopo seduta i miglioramenti, verba volant, scripta manent dicevano gli antichi romani. Infine ricordiamoci che qualsiasi trattamento, anche il più innovativo, non è una panacea: va sempre abbinato uno stile di vita sano, con una corretta alimentazione, ricca in frutta e verdura, bisogna bere tanta acqua e praticare un'attività sportiva, meglio se nuoto. Dunque non andare a caso, informati e rifletti prima di scegliere a chi affidare la tua salute e la tua bellezza!



#LOGOPEDISTA

Pigrizia o ritardo del linguaggio?

Dottoressa

Mariarosaria D'Esposito

"Giovanni ha compiuto 3 anni lo scorso ottobre ed ancora non si decide a parlare! Oltre a "mamma", "papà" e qualche vocalizzo, i suoi strumenti di comunicazione sono esclusivamente il pianto (al quale pare ricorra molto spesso) e l'indicazione." Così comincia il racconto di Piamamma di Giovanni, preoccupata per l'assenza di linguaggio del suo bambino. Da quest'anno, con l'inserimento in asilo, la mancanza di comunicazione verbale sta diventando un problema "sociale", anche segnalato dalle insegnanti: sono emersi infatti episodi di aggressività con i compagni e isolamento. "Giovanni capisce tutto", continua Pia, ed esclude, avendo fatto già gli esami audiometrici, che possa avere un deficit uditivo. Conclude il suo racconto dicendo che Giovanni è molto svogliato, viziato dai nonni e perfettamente compreso, talvolta anticipato, in ambito familiare ed in tutte le sue 14

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richieste. Ai tanti i genitori che, come Pia, così motivano l'assenza di linguaggio, sia chiaro: la pigrizia non c'entra assolutamente nulla! Ma andiamo per tappe! Le capacità e i tempi di sviluppo del linguaggio sono caratterizzati da grande soggettività, attribuibile ai più svariati fattori, come la predisposizione biologica e la stimolazione ambientale. Ogni bambino ha i suoi tempi di apprendimento del linguaggio: da chi chiacchiera tanto e bene precocemente, fino al parlatore tardivo. Nonostante quest'enorme variabilità, l'acquisizione del linguaggio è un percorso a "tappe". Ha solo 9 mesi il bambino quando inizia a combinare consonanti e vocali , nella produzione delle prime sillabe, spesso ripetute ed in sequenza, a volte simili a parole. Siamo in piena lallazione, gradualmente arricchita dei diversi toni ed inflessioni e presto usata, insieme all'indicazione, per esprimere richieste. Al raggiungimento dei 12 mesi, i bambini iniziano a stupire i genitori, con le prime parole, mostrando di coglierne pienamente il significato: inizia a strutturarsi il primo pesonale vocabolario, costituito prevalentemente da nomi di persona, di oggetti familiari e versi degli animali. Iniziano a comparire le prime pa-

role funzionali, utili nell’interazione sociale ("ciao!", "no!", "finito!"). È tra i 18 e i 24 mesi che assistiamo ad un vero e proprio boom dell'espansione del lessico con un ritmo di arricchimento pari a 40 parole a settimana. A circa 2 anni arriviamo a ben 300 parole. Tra i 2 e 3 anni, il bambino inizia a comunicare ricorrendo a frasi strutturate: si esprime utilizzando il verbo e gli aggettivi e dispone di un vocabolario che può arrivare a 600 parole. Va ribadito che le tappe indicate non rappresentano una tabella statica, ma un indicatore di sviluppo variabile. Ma torniamo a Giovanni! Il suo macroscopico ritardo nell'acquisizione del lingiuaggio verbale, atteso per età, rende necessaria ed urgente una valutazione specialistica. Solo mediante l'osservazione del bambino nella sua globalità sarà possibile indagare e stabilire la causa di tale assenza progettare un intervento terapeutico mirato. Il linguaggio non rappresenta soltanto lo strumento comunicativo per eccellenza, ma risulta indispensabile per un equilibrato sviluppo cognitivo e sociale. Pertanto mai giustificare, rimandare o risolvere il problema con la sua (o nostra???) semplice pigrizia!!!



#NEUROCHIRURGO

Low back pain syndrome (il comune mal di schiena)

DIAGNOSI E TRATTAMENTO

Dottor

Luigi Marrocco

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La Low back spine sindrome,comunemente denominata "mal di schiena" o "colpo della strega" nella sua variante acuta, é un disturbo molto comune, che coinvolge l'apparato osteomuscolare della schiena. Si stima che a livello mondiale abbia un episodio di lombalgia ad un certo punto della vita circa l'80% delle persone appartenenti al cosiddetto mondo sviluppato. Possiamo distinguere fondamentalmente 3 tipi di lombalgia,a seconda della causa: MECCANICA (comprende le cause muscolo-

scheletriche aspecifiche, ernie del disco, stenosi del canale lombare, fratture etc); NON MECCANICHE (tumori, infiammazioni a tipo spondiloartrite o infezioni); e infine lombalgie dovute a organi interni (coliche renali, biliari, aneurisma dell'aorta). Primo passo dunque è eseguire una corretta diagnosi, il paziente quindi non dovrà mai sottovalutare la sintomatologia e rivolgersi subito al proprio curante che indirizzerà subito dallo specialista, in genere il neurochirurgo o un chirurgo spinale.


Una volta fatta la diagnosi ci troviamo di fronte a due possibilità terapeutiche:quella conservativa o quella chirurgica. La conservativa è fondamentalmente rappresentata da una terapia medica che si accompagna a riposo e cicli di fisiokinesiterapia (rieducazione posturale individuale con tecnica di Souchard o di Mezieres). Ma la vera novità sta nella terapia chirurgica, opzione da scegliere nel caso in cui la lombalgia sia ribelle a terapia medica e riabilitativa o compaiano deficit neurologici (come la perdita di un movimento o comunque limitazioni della deambulazione gravi). Ciò che un tempo era la chirurgia spinale a cielo aperto, é stata oggi soppiantata dalla MISS (Minimally invasive spine surgery), in italiano chirurgia mini-invasiva della colonna. Innanzitutto perché scegliere la MISS? Perché l'incisione è minima e, estetica a parte, danneggia meno i muscoli della colonna, provoca meno dolore ed accorcia i tempi di ricovero. Per tali ragioni le ernie del disco sono ormai quasi esclusivamente trattate in endoscopia: i moderni endoscopi, attraverso una incisione di meno di 1 cm, consentono all'operatore di avere un'ampia visione del disco e del nervo coinvolti. www.centopercentofitness.it

La MISS viene utilizzata anche nella patologia degenerativa della colonna, soprattutto nelle spondilolistesi (il disallineamento di due o più vertebre); la chirurgia, anche in questo caso mini-invasiva, utilizza viti peduncolari con barre che possono essere inserite attraverso minuscole incisioni (meno di un cm) che andranno a bloccare le vertebre "scivolate" ed in alcuni casi anche a decomprimere le strutture ossee e nervose. Alcuni tipi di lombalgie, come quelle dovute a stenosi foraminale (il forame di coniugazione è quello attraverso cui passa la radice nervosa) possono essere curate con chirurgia mini-invasiva: attraverso una incisione di pochi cm, e senza incidere i muscoli, viene posto un distrattore tra le apofisi spinose (la parte posteriore della vertebra) che funzione proprio come il crick delle macchine quando si cambia una ruota:allontanando le due

vertebre il forame si allarga e la radice nervosa respira. È difficile sintetizzare in poche righe, ed in termini intellegibili ai non addetti ai lavori, l'enorme progresso ottenuto nel campo della chirurgia spinale negli ultimi 30 anni. Basti sapere questo: 30 anni fa, quando chi scrive iniziò ad interessarsi di chirurgia spinale, da quando si faceva diagnosi a quando si tornava a casa dimessi dopo un semplice intervento di ernia del disco, potevano passare settimane, in alcuni casi mesi; al giorno d'oggi, dalla prima visita all'intervento alla dimissione e infine alla ripresa dell'attività lavorativa possono passare pochi giorni, ovviamente nei casi in cui l'operatore utilizzi una tecnica mini-invasiva.


#NUTRIZIONISTA

Legumi segreto di lunga vita

Dottoressa

Francesca Maresca

Riportiamo i legumi sulle nostre tavole, come facevano i nostri nonni! Sono più sani della carne e tengono lontane le malattie neurodegenerative. Ecco quali privilegiare

Un tempo la carne si mangiava di rado, non così i legumi. E ancora oggi tra le buone abitudini di chi vive a lungo vi è proprio l’assenza, o la scarsa presenza sulla tavola, di bistecche, salumi e affettati. Le proteine di origine animale sono, in base a quanto sta emergendo dalla ricerca scientifica, una delle componenti meno salutari della nostra dieta. Per essere giovani “di testa” (e non solo) meglio ridurre la carne, in particolare quella rossa e "riammettere" sulle nostre tavole i legumi, troppo spesso dimenticati. È questa una delle conclusioni cui è arrivato l’Istituto neurologico Besta di Milano che da tre anni si occupa di studiare quanto ciò che mangiamo influenzi la comparsa di malattie neurodegenerative. Digerire e assimilare le proteine di origine animale inoltre porta alla produzione di tossine acide e cataboliti, che dobbiamo poi smaltire. Un eccesso di queste sostanze di scarto affatica il cervello, rallenta l’intero metabolismo e aumenta la produzione di radicali liberi. Ma in una dieta vegetariana le proteine non mancano di certo. A fornirle sono i legumi, così presenti nell’alimentazione contadina e oggi spesso assenti dalle nostre tavole.

Ricchi di ferro, i legumi portano ossigeno al cervello

I legumi sono una delle fonti più ricche di ferro, un minerale indispensabile per avere energia e per la 18

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sintesi di emoglobina, la proteina specializzata nel trasporto di ossigeno al cervello e a tutto il corpo. Fagioli, lenticchie, cannellini hanno 8 mg di ferro ogni 100 g, il doppio della carne di cavallo, che ne contiene 3,9 mg per 100 g. Per renderlo più assimilabile sottoponi i legumi secchi all’ammollo.

I legumi regalano anche riflessi più pronti

Dai, nel tuo menu settimanale, un posto d’onore alle lenticchie: questi legumi contengono aminoacidi che servono per produrre norepinefrina, un neurotrasmettitore che garantisce riflessi pronti.

Il segreto della lunga vita in oriente? La soia

Tra i segreti di longevità delle popolazioni orientali c’è la soia. È uno dei legumi più usati nelle diete vegetariane perché fornisce proteine di buona qualità, insieme a grassi polinsaturi che, a differenza di quelli presenti nella carne, non aumentano il rischio di ictus o infarto. Ci sono diversi modi per consumarla. Dalla soia si ottiene ad esempio il tofu, ma anche il tempeh, una cotoletta ottenuta dai suoi fagioli fermentati, un vero toccasana anche per l’intestino.



#PEDIATRA

Campania poco “felix” per i suoi giovani Dottor

Carlo Alfaro

La Campania, secondo i dati Istat aggiornati al gennaio 2017 e diffusi da Radioimmaginaria, la radio gestita da adolescenti, è la Regione con più adolescenti in Italia: su poco più di 4 milioni di cittadini italiani tra gli 11 e i 17 anni, pari circa al 6,6% della popolazione, Napoli e Caserta sono le province con più giovani, rispettivamente con l’8,3% e l’8% della popolazione in età adolescenziale. In tanti, dunque, gli adolescenti in Campania, ma molti non vivono in condizioni favorevoli: secondo lo studio HBSC (Health Behaviour in School-aged Children - Comportamenti associati alla salute in ragazzi di età scolare), un rapporto multicentrico internazionale che ha lo scopo di descrivere e monitorare la salute degli adolescenti di 11, 13 e 15 anni, in 27 Paesi europei, circa 2 adolescenti su 10 in Campania vivono in condizioni di profondo disagio socio-economico. I dati Istat del 2016 stimano siano 1 milione e 619mila le famiglie residenti in Italia in condizione 20

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di povertà assoluta, composte da 4 milioni e 742mila individui e 1 milione e 292mila minori. Esistono disuguaglianze profonde tra Nord e Sud, con incidenza di povertà assoluta del 4,1% al Nord, 4,7 per cento al Centro, e 8,8 per cento nel Mezzogiorno. Tra le Regioni del Sud, la Campania ha l’incidenza di povertà relativa più elevata. Vivere sotto la soglia di povertà, cioè in famiglie con un reddito inferiore al 50% della media nazionale, significa avere meno opportunità educative, minor sicurezza sociale, sanitaria e relazionale, utilizzare i servizi sanitari ospedalieri e di emergenza piuttosto che quelli primari e preventivi, andare più facilmente incontro ad uso di sostanze, fumo di tabacco, alcool, errate abitudini alimentari (diete scorrette e ipercaloriche), mancanza di esercizio fisico, obesità, comportamenti a rischio per incidenti, malattie e ricoveri (il tasso di ospedalizzazione infantile nella città di Napoli è tra i più alti d’Italia), e, da adulti, avere una

maggiore frequenza di malattie cardiovascolari, e una maggiore mortalità evitabile per tutte le cause. Inoltre, la povertà economica si ripercuote anche sulle opportunità educative. A questo proposito, l’associazione internazionale Save the Children, dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo di tutto il mondo e tutelarne i diritti, denuncia, nell’ottavo Atlante dell’infanzia a rischio “Lettera alla scuola”, pubblicato da Treccani, e disponibile nelle librerie italiane da fine novembre, che il numero di bambini in Italia in condizioni di povertà assoluta è salito quest’anno a 1 su 8, il 14% in più rispetto all’anno precedente, e questa diseguaglianza sociale comporta anche povertà educativa, per cui andiamo verso l’affermazione di una società sempre più ingiusta, in cui chi parte svantaggiato non ha possibilità di recuperare. I ragazzi delle famiglie povere hanno infatti poche possibilità di accesso ad attività culturali e formative come



#PEDIATRA

lettura di almeno un libro, sport continuativo, concerti, spettacoli teatrali, visite a monumenti e siti archeologici, visite a mostre e musei, accesso a internet. Proprio a Napoli, Save the Children presentò il precedente Atlante dell’Infanzia (a rischio) “Bambini senza. Origini e coordinate delle povertà minorili”, dove si sottolineavano i troppi “senza” di minori deprivati di una vita dignitosa e delle opportunità per sviluppare i propri talenti. In Campania solo 1 bambino su 10 della scuola primaria ha il tempo pieno, il servizio di mensa scolastica è attivo solo nella metà degli istituti (49%) e la dispersione scolastica è una realtà che riguarda 1 ragazzo su 5. Oltre alle deprivazioni sociali ed educative, l’organizzazione sottolinea come a pregiudicare le opportunità e il futuro dei ragazzi nel nostro Paese sia la dilagante illegalità, di cui sono vittime dirette e indirette. Almeno 85 i bambini e adolescenti, denuncia l’Atlante, sono stati uccisi dalle mafie dal 1896 ad oggi, di cui 16 nella sola provincia di Napoli, che peraltro registra il più alto indice di presenza mafiosa, con 30 Comuni sciolti per mafia dal 1997 al 2015, e molti ragazzi che hanno assistito all’uccisione di familiari, o sono stati adescati e arruolati giovanissimi nelle file della criminalità organizzata. E poi ci sono le vittime dello scempio della “Terra dei Fuochi”, dove le popolazioni sono state esposte a inquinanti ambientali, smaltiti illecitamente e in maniera criminale. Nelle Asl Napoli 3 Sud e Caserta, secondo le conclusioni dell’indagine conoscitiva parlamentare su “Inquinamento ambientale, tumori, malformazioni feto-neonatali ed epigenetica in Terra dei Fuochi”, presentata l’8 novembre scorso in Commissione Igiene e Sanità al Senato, l’incidenza oncologica (insieme di tutti i tumori maligni), è risultata superiore rispetto al resto del Sud Italia (nei maschi +46%, nelle femmine +21%), con un aumento eccessivo dei carcinomi della tiroide nella fascia d’età 15-19 anni. Ai nostri ragazzi non resta che la fuga dalla Campania: sono circa 160.000 i giovani tra i 15 e i 29 anni trasferirsi al Nord dal 2002 al 2013 per trovare lavoro e condizioni di vita migliori. Save the Children, che segue in Italia oltre 5.400 bambini nei suoi 16 Punti Luce, centri ad alta densità educativa, si sta impegnando direttamente sul mar22

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toriato territorio campano, e, nell’ambito della campagna “Illuminiamo il Futuro”, avviata dall’Organizzazione nel 2014 per contrastare la crescente povertà educativa fra bambini e adolescenti, ha aperto 3 Punti Luce a Napoli, nei quartieri di Barra, Chiaiano e Sanità. Si tratta di centri socio-educativi in aree urbane svantaggiate che, con l’aiuto di associazioni partner, danno la possibilità a bambini e adolescenti di sviluppare il loro potenziale, grazie ad attività ricreative, sportive, espressive e di sostegno allo studio. I centri operativi a Napoli contano quasi 800 beneficiari tra bambini e ragazzi, 425 solo nel Punto Luce di Sanità. Il problema della povertà e del disagio sociale riguarda in particolar modo le famiglie con uno o entrambi i genitori stranieri, costantemente in crescita, in Campania come nel resto d’Italia. Secondo i dati Istat 2015, i minori stranieri in Italia nel 2015 sono 1.085.734, rispetto ai 933.228 del 2011: in pratica sono aumentati del 16% in quattro anni. Nell’ultima indagine conoscitiva annuale “Abitudini e Stili di Vita degli Adolescenti Italiani”, condotta da SIMA e Laboratorio Adolescenza su un campione di 2107 studenti di terza media di età compresa tra i 12 e i 14 anni rappresentativo di tutto il territorio nazionale, i ragazzi che hanno entrambi i genitori italiani sono, oggi, l’80% del campione (76% nelle grandi città), mentre nel 2010 risultavano es-


sere il 95%. Disagio, marginalità ed esclusione sociale riguardano soprattutto le migliaia di minori stranieri che giungono nel nostro Paese soli, senza alcun adulto di riferimento al loro fianco, e che dopo aver affrontato viaggi lunghi e pericolosi nei quali hanno messo a repentaglio la loro stessa vita si ritrovano ulteriormente esposti al rischio di subire abusi e sfruttamento. Sono circa 15550 i minori stranieri non accompagnati sbarcati sulle nostre coste da gennaio 2017 al 1 dicembre scorso. Il loro numero è cresciuto di 6 volte dal 2011. La maggior parte dei minori soli fa il suo ingresso in Italia nelle regioni del Sud. Dopo essere sbarcati sulle nostre coste, i minori stranieri non accompagnati vengono accolti da un sistema di prima accoglienza basato dal 2016 su 21 progetti specializzati ministeriali, che dovrebbero garantire strutture con standard adeguati

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per un totale di 1000 posti circa distribuiti in 11 regioni. In Campania ce ne sono 150. La limitata capacità ricettiva di questi centri rispetto al flusso di arrivi, fa sì però che a questi si continuino ad affiancare tante strutture temporanee o straordinarie che spesso non offrono condizioni adeguate di accoglienza. La capacità complessiva del sistema di seconda accoglienza, si è rivelata spesso carente. Fino a quest’anno la legge prevedeva un percorso di integrazione sociale e civile di 3 anni per i minori soli, da completare entro il compimento del 18° anno ai fini della conversione del permesso di soggiorno per minore età in permesso per motivi di studio o accesso al lavoro o di lavoro subordinato o autonomo, ma ciò penalizzava i ragazzi che avevano 16 o 17 anni al loro arrivo, cioè la maggioranza. Per questo, nell’ottobre 2013 Save The Children si è fatta promotrice di una proposta di legge per l’accoglienza e la protezione dei minori stranieri non accompagnati, finalmente approvata in via definitiva in Parlamento lo scorso 29 marzo. La nuova legge 47/2017, prima in Europa nel suo genere, supera l’approccio emergenziale fin qui seguito, e prevede un sistema nazionale strutturato ed efficace, dalle procedure per l’identificazione e l’accertamento dell’età alla necessità di rispettare gli standard minimi per tutte le strutture di accoglienza, dalla promozione dell’affido familiare alla figura del tutore volontario, dalle cure sanitarie all’accesso all’istruzione, e

semplifica le procedure di conversione del permesso di soggiorno al compimento del 18° anno di età per maggior tutela del percorso di integrazione. In base alla legge, chi ha intenzione di diventare tutore legale di uno di questi minori potrà iscriversi ad un albo istituito dal Tribunale dei Minori, dopo aver frequentato un corso ad hoc. A otto mesi dall'approvazione della legge, più di 2.700 privati cittadini si sono già candidati a offrire tutela a bambini e ragazzi stranieri non accompagnati e a sostenerli così nel percorso d'integrazione nel nostro Paese. La bella notizia che è arrivata pochi giorni prima del Natale 2017 è che il 15 dicembre Save the Children e l’Autorità Garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano hanno annunciato la firma di un protocollo d’intesa per la realizzazione di iniziative congiunte a tutela dei diritti dei bambini nel nostro Paese, dalla promozione della figura dei tutori volontari dei minori stranieri non accompagnati al contrasto alla povertà minorile ed educativa, dalla prevenzione di abusi e maltrattamenti nei confronti dei bambini ad azioni volte a favorire la loro partecipazione e ascolto nelle scelte che li riguardano direttamente. È lo spirito di solidarietà e l’attenzione ai problemi delle fasce più vulnerabili, come bambini e adolescenti, che potrà portare la nostra terra, nota al mondo antico con l’appellativo “felix”, ad essere se non altro una Campania non “infelix” per i suoi figli.


#ODONTOIATRA

Spazzolino elettrico vs spazzolino manuale. Quale il migliore?

Dottor

Vittorio Milanese

Dottore, ma è meglio lo spazzolino elettrico o quello manuale?

È la domanda che i dentisti ANDI si sentono fare più spesso durante le sedute di igiene e quelle di insegnamento alle corrette pratiche di igiene orale domiciliari. Una domanda che sembra banale ma che non lo è, come molto personale è la risposta. Per dare una corretta risposta bisogna ricordare che la placca dentale è un biofilm che va disgregato con una azione meccanica e che il ruolo del dentifricio è di protezione ma non di rimozione. La scelta dello strumento per la rimozione della placca - spazzolino elettrico o manuale - è essenzialmente legata alla “manualità” del paziente, alla sua capacità di utilizzarlo. Indubbiamente lo spazzolino manuale, usato correttamente, consente di controllare meglio il movimento e quindi di andare a 24

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pulire con precisione determinate zone. Inoltre la varietà di prodotti in commercio permette al dentista di prescrivere lo spazzolino più adatto alle esigenze cliniche del singolo paziente. Quello elettrico è sicuramente più “comodo” da utilizzare ed è adatto alle persone che faticano più di altre a spazzolare, per esempio bambini e persone anziane. Ha una buona azione pulente anche negli spazi interdentali ed una maggiore capacità di rimuovere pigmenti superficiali riducendo la formazione del tartaro. La scelta quindi dipende da molti fattori ed il vostro dentista ANDI saprà sicuramente consigliarvi. La scelta e l’efficacia dell’uso è variabile e dipende molto dalla manualità del paziente, dall’anatomia della dentatura, dalla patologia predominante, dalla situazione delle gengive. Indifferentemente poi dallo strumento che si utilizza,

fondamentale rimane il modo di utilizzarlo ed il tempo. Sia quello elettrico che manuale devono essere utilizzati per un tempo che va dai 2 ai 3 minuti, spazzolando con metodo ogni quadrante delle arcate dentarie e devono essere sostituiti ogni 3-4 mesi oppure ogni volta che le setole risultino piegate per non danneggiare le gengive.

Il tuo dentista consiglia

Non solo denti e gengive vanno “spazzolate”, anche la lingua merita attenzioni. L’obiettivo è quello di rimuovere i microrganismi responsabili dell’alitosi. La pulizia della lingua va effettuata con appositi strumenti che possono essere temporaneamente sostituiti dallo spazzolino. Fonte: il mio dentista informa



#FARMACISTA

Finalmente detraibili le spese di alimenti a fini medici speciali Dottore

Giuseppe De Simone

Nella dichiarazione dei redditi 2018 sarà possibile detrarre, insieme alle spese sanitarie, anche il 19% delle “spese di alimenti a fini medici speciali” con l’esclusione di quelli destinati ai lattanti. Per “alimenti a fini medici speciali” si intendono tutti i prodotti alimentari espressamente elaborati per l’uso sotto controllo medico e inseriti nella sezione A1 del Registro Nazionale del Ministero della Sanità. L’agevolazione, in sintesi, riguarda: >> gli alimenti speciali per i malati metabolici congeniti, >> gli alimenti speciali diabetici, >> gli alimenti per chi ha esigenze nutrizionali determinate da condizioni cliniche che non possono essere soddisfatte semplicemente variando dieta. Da questo elenco sono esclusi, oltre ai prodotti per i lattanti, anche 26

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gli integratori alimentari, i parafarmaci e gli alimenti per celiaci, che rientrano invece nella sezione A2 riguardante le tipologie di alimenti senza glutine erogabili gratuitamente ai celiaci dal Servizio Sanitario Nazionale. La detrazione fiscale sulle spese sanitarie viene calcolata sulla parte che supera l’importo di € 129,11 ed è concessa solo in presenza di fattura o scontrino fiscale (“scontrino parlante”) che ne certifichi l’acquisto. I giustificativi devono infatti riportare: >> la natura e la quantità dei prodotti acquistati, >> il codice identificativo della qualità del farmaco, >> il codice fiscale del destinatario. I dati degli scontrini vengono inviati al Fisco per la preparazione del modello 730 online precompilato,

entro il 31 gennaio, da farmacie, medici, strutture sanitarie e, da quest’anno, anche da parafarmacie, psicologi e veterinari. Dato che spesso gli scontrini diventano illeggibili nel tempo, è consigliabile farne una fotocopia soprattutto se sono stampati su carta chimica. L’Agenzia delle Entrate ha infatti chiarito che in questi casi la copia dello scontrino o il modello 730-2 debitamente compilato rappresentano documenti sufficienti. Il beneficio fiscale per le spese di alimenti a scopo medico è al momento previsto solamente per i periodi di imposta 2017 e 2018. Il governo ha già stanziato 20 milioni di euro per le dichiarazioni compilate nel 2018 e 11,4 milioni per quelle del 2019.



#SESSUOLOGA

Una giornata per la vita Dottoressa

Olga Paola Zagaroli

Il 4 febbraio si è celebrata la 40° giornata per la vita. Diverse associazioni ne hanno “approfittato” per promuovere discussioni su aborto e biotestamento. In questo articolo scelgo di parlarvi del primo punto. Come accade spesso per le leggi che mettono in moto la nostra morale e la nostra etica, anche nel caso della legge sull’aborto ci sono opinioni discordanti. Personalmente e professionalmente non posso che condividere 28

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l’esistenza di una legge che permetta ad una donna di decidere liberamente se portare avanti una gravidanza, anche se, questa mia scelta, non mi esime dal capire le preoccupazioni dei tanti che sono contrari. Infatti, sebbene dai resoconti del Ministero della Sanità risultano diminuite le I.V.G. (Interruzione Volontaria di Gravidanza), è pur vero che sono in aumento le vendite delle pillole del giorno dopo e dei 5 giorni dopo. Può anche risultare sconcertante che una buona percentuale delle I.V.G. venga praticata su minorenni. Se a questo aggiungiamo gli aborti clandestini che ancora oggi si praticano nel nostro paese e tenendo conto di quante minorenni chiederanno alle loro amiche maggiorenni di acquistare per loro la pillola del giorno dopo, il quadro

che ne deriva potrebbe apparire a molti drammatico. Ebbene, dato per certo che non resto indifferente a tali resoconti, non posso pensare che la soluzione a questo problema debba essere un’eliminazione o un irrigidimento della legge sull’aborto, cosa, invece, auspicata da molte di queste associazione. La strada da perseguire, a mio avviso, deve essere quella dell’informazione, della conoscenza e dell’istruzione sulla sessualità, sulla affettività, sui rischi che si corrono, i rimedi che si possono utilizzare, sulla prevenzione o infine, su ciò che è possibile fare nel momento in cui dovesse, comunque, capitarci una gravidanza indesiderata. A dispetto dell’evidente avanzare delle tecnologie, della medicina, delle scienze in generale, quando si parla di educazione sessuale



#SESSUOLOGA

nelle scuole ci si irrigidisce (imbigottisce rende meglio il mio pensiero), pensando che questa potrebbe portare ad un ulteriore incremento dell’“atteggiamento libertino” che oggi sembra preoccupare molti genitori e non solo. In realtà, quello che accadrebbe è esattamente l’opposto. Iniziare ad insegnare fin dalla scuola materna e nelle scuole elementari i diritti dei bambini, nonché il diritto ad un’affettività rispettosa del proprio corpo, insegnare ciò che è il limite oltre il quale nessun adulto può andare, ci permetterebbe non solo di favorire chi oggi cerca di lottare contro l’aborto, ma sarebbe l’unica strada perseguibile per sperare di far diminuire anche i casi di pedofilia e incesto nel nostro paese, argo30

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mento, a mio avviso, molto più preoccupante dell’aborto e sicuramente, però, altrettanto diffuso. Insegnare ai ragazzi delle scuole medie a cosa stanno andando incontro durante la pubertà e l’adolescenza da un punto di vista strettamente sessuale ed affettivo, permetterebbe loro di approcciarsi al sesso con maggiore consapevolezza di che cosa è, di quali rischi corrono, di quali malattie possono prendere o trasmettere, di quali precauzioni si DEVONO usare per non incorrere in questi aspetti, che definirei il rovescio della medaglia della cosa più bella che Dio ci ha dato e dell’età più bella che loro stanno vivendo. La maggior parte dei ragazzi e delle ragazze delle scuole medie, ancora oggi, sono all’oscuro di che

cosa siano i genitali, di come sono fatti i loro genitali, di che cosa sono i caratteri sessuali secondari, non sanno usare un preservativo e non sanno che il petting può essere soddisfacente quanto la penetrazione, sono manchevoli di qualsiasi base informativa, ma, a differenza di quando io ero una ragazzina e mi fidavo e affidavo ai racconti di chi aveva già vissuto una qualche esperienza, oggi i ragazzi e le ragazze sono “drammaticamente” informati da internet, dai siti porno, da informazioni che sono per la quasi totalità disinformanti. É ovvio che, come tutte le cose, vanno esperite per essere realmente conosciute, tuttavia, come per tutte le cose, se prima la studiamo, la impariamo e la conosciamo da un punto di vista teorico, la possiamo sicuramente affrontare con maggiore consapevolezza e meno rischi.





#FISIOTERAPISTA

Terapia diamagnetica

Innovazione al servizio della vostra salute

Dottoressa

Veronica Di Martino

Per diamagnetoterapia s’intende l’insieme degli effetti terapeutici ottenuti dall’esposizione di una parte del nostro corpo a campi magnetici ad alta intensità, iperpulsati; questa innovativa metodica si basa sul principio che i liquidi corporei sottoposti ad un campo magnetico particolarmente intenso generano una forza di repulsione con effetti specifici all’interno dei tessuti esposti. La terapia Diamagnetica svolge tre importanti azioni: Movimentazione dei liquidi: drenaggio dei liquidi extra cellulari con espulsione di tossine e residui metabolici; Stimolazione endogena: generando campi magnetici ad alta intensità riattiva la funzione cellulare accelerando la trasmissione dell’impulso nervoso e stimolando i processi di guarigione dei tessuti molli; Somministrazione di molecole attive: somministrazione di farmaci direttamente sulla parte interessata. 34

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La diamagnetoterapia attiva meccanismi di risposta fisiologica nell’organismo risultando utile in diverse patologie, soprattutto in quelle a carico dell’apparato muscolo-scheletrico e del tessuto nervoso, riducendo i tempi di risoluzione e migliorando la qualità di vita dei pazienti. La diamagnetoterapia svolge un ruolo fondamentale nella terapia del dolore, ha un’azione antinfiammatoria e rigenerante, rappresenta uno strumento indispensabile per la prevenzione e la cura delle malattie osteoarticolari e reumatiche e nella riabilitazione postchirurgica. I campi di applicazione della terapia Diamagnetica sono vari, tra cui: >> Ortopedia e traumatologia: artrosi, artriti, periartriti, lesioni, traumi, fratture; >> Controllo del dolore acuto e cronico di diversa origine

>> Medicina dello sport: pubalgie, tendiniti, contratture, strappi muscolari, distorsioni, contusioni; >> Reumatologia: nelle malattie reumatiche, infiammatorie e nell’osteoporosi localizzata; >> Flebologia e angiologia: edemi linfatici, traumatici, infiammatori; >> Dermatologia ed estetica: piaghe, ulcere, cellulite, tonificazione del tessuto lasso. I campi magnetici utilizzati sono assolutamente indolori ed innocui sotto ogni punto di vista, sia per l’operatore che per il paziente. Non possono effettuare diamagnetoterapia i portatori di pace maker e di protesi metalliche di qualsiasi tipo, come pure pazienti affetti da malattie infettive molto gravi, cardiopatie importanti o da tumori in fase avanzata.



#FITNESS

Perchè è importante l’efficienza del sistema aerobico

Alfonso Galano

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Conosciamo bene quanto sia importante il sistema cardiovascolare nel concetto generale di fitness, come accennato in un precedente articolo, questa efficienza riflette la capacità del cuore come pompa e quella dei vasi arteriosi come canali, di portare sangue ai tessuti. La funzionalità del cuore e di tutto il sistema vascolare è efficacemente migliorata dalla pratica di un esercizio fisico adeguato. Le attività da considerarsi vantaggiose per il condizionamento

cardiovascolare sono gli esercizi aerobici, ovvero attività che generino un buon aumento della frequenza cardiaca e che impegnino un gran numero di distretti muscolari per un tempo medio-lungo. Il falso mito che sudare faccia dimagrire è purtroppo tutt’ora quotidianità, si vedono persone fare ore e ore di tappeto, grondare di sudore con lo scopo di perdere peso, il che in parte è vero, ci sarà si una perdita di peso, ma questo non è sempre un bene, vediamo


perché: purtroppo la bilancia non ci dice cosa andiamo a perdere, l’attività aerobica continuata per quanto sia comunque efficace sotto il profilo cardiaco, risulta poco conveniente se il nostro obiettivo è quello di perdere grasso, in quanto porta per lo più ad una perdita di acqua, ed in percentuale minore tessuto adiposo (grasso) e muscolo. Sapendo quanto i muscoli siano importanti per mantenere alto il nostro metabolismo è opportuno, a mio parere, se il nostro scopo è sempre quello di perdere grasso, trovare una valida alternativa in modo tale da ottimizzare il rapporto tempo-beneficio

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HIIT e circuit training per la perdita di grasso

L’HIIT (High-Intensity Interval Training), rappresenta una strategia allenante intervallata che alterna fasi di lavoro aerobico intenso con periodi di recupero meno intensi con l’obiettivo di migliorare la potenza aerobica. Sulla base di numerosi studi, è considerato l’allenamento cardiorespiratorio migliore come rapporto tempo impiegato/ benefici ottenuti. Dal punto di vista del dimagrimento, soprattutto per quanto riguarda la diminuzione del grasso viscerale profondo, particolarmente pericoloso per la salute, l’allenamento HIIT è riconosciuto come estremamente efficace rispetto al classico approccio aerobico “lungo lento”, il principale motivo è da ricercare nel fatto che quest’approccio determina un consumo di calorie significativamente maggiore nelle 24 ore successive all’allenamento, rispetto al classico approccio.

Un’ulteriore metodologia che permette di migliorare la performance cardiorespiratoria e la composizione corporea è rappresentata dal circuit training, ovvero allenamento a circuiti dove si va a lavorare con esercizi metabolici (ovvero quelli composti, che coinvolgono più distretti muscolari) eseguiti in sequenza, senza riposo, o con un riposo minimo, andando a mettere in questo modo in crisi il sistema cardiaco che si troverà a dover pompare il sangue in più distretti, costringendolo a far ricorso anche alle nostre riserve adipose (di grasso). In conclusione l’efficienza del sistema aerobico ricopre un ruolo fondamentale oltre che per migliorare quella che è la performance sportiva, soprattutto da un punto di vista salutare, se pensiamo che ridurre la frequenza cardiaca a riposo significa avere un’aspettativa di vita più lunga!




#MENTALCOACH

Siamo ciò che pensiamo di essere

Ernesto Lupacchio

Quante volte ci capita di avere brutti pensieri o di ricordare episodi spiacevoli della nostra vita, che ci portano a provare sensazioni negative? Ebbene, la PNL (Programmazione neuro Linguistica), che ormai seguo da molti anni, mettendone in pratica nozioni e didattica nella mia vita personale ma soprattutto in quella professionale come PERSONAL COACH, attraverso un esercizio mentale, può aiutarci a rimuovere ricordi negativi che ci fanno stare male e a rivivere invece momenti piacevoli ed emozionanti che ci fanno stare bene. Innanzitutto, è necessario precisare che ciò che comunemente chiamiamo “PENSARE” è la somma di tre attività principali: Visualizzare delle immagini mentali, quasi come dei film

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Parlare a noi stessi Provare delle sensazioni

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"E' ciò che pensiamo già di sapere che ci impedisce di imparare cose nuove" Claude Bernard Attraverso un esercizio di PNL che ora vi propongo, toccherete con mano che è proprio il modo in cui pensiamo a cose e fatti a determinare lo stato d’animo che proveremo per quelle cose e per quei fatti. Ciò significa che per cambiare gli stati emozionali associati ai nostri pensieri, più o meno ricorrenti, dobbiamo innanzitutto imparare ad assumere il controllo dei “films” che proiettiamo nella nostra mente e dei dialoghi interni che li accompagnano. Immagino che tutti voi andiate al cinema almeno una volta ogni

tanto, perciò sarà capitato anche a voi di aver visto un film che vi è piaciuto molto sul grande schermo, ma che a vederlo in televisione non trasmette la stessa emozione. Questo accade perché la dimensione dell’immagine ci coinvolge ed emoziona di più. Non occorre cambiare il contenuto: se cambiate le qualità dell’immagine, la dimensione, la luminosità, la distanza e il colore, cambia anche la vostra esperienza. “Ed ora cominciamo ed iniziamo l’esperimento mentale: rilassate-


vi, fate dei respiri lenti e profondi, se volete, ascoltate una musica in sottofondo rilassante. Pensate a qualcosa che vi è successo di recente e che ancora vi turba, qualcosa che vorreste togliervi dalla mente. Prendete quell’immagine e concentratevi a visualizzarla sempre più piccola. Poi allontanatela da voi e toglietene i colori. Se nel rivivere l’esperienza sentite anche le voci e i rumori associati a quell’episodio, smorsateli insieme alla luminosità e ai colori dell’immagine. Rimpicciolitela tanto da dover strizzare gli occhi per vederne il contenuto e man mano sempre di più. Quando avrà raggiunto la dimensione di una briciolina di pane, soffiatela via scacciandola con un gesto della mano. State già meglio, vero? Ottimo. Allora vi suggerisco di lasciare tutto lì come sta”. A questo punto qualcuno potrebbe chiedere: “E se dovesse tornare come prima?”, beh, se capitasse, investite altri dieci secondi della vostra vita – non dovreste metterci di più – e ripetete l’esercizio. Dopo che lo avrete ripetuto un paio di www.centopercentofitness.it

volte, il vostro cervello avrà capito il meccanismo e inizierà a farlo da sé. Ora voglio mostravi un altro modo per produrre un cambiamento positivo. Questa volta voglio che pensiate a qualcosa di divertente o piacevole. So che alcuni di voi sono abituati a pensare sempre al peggio, ma non è mai troppo tardi per essere felici. Se ci pensate è assurdo: chiedete ad una platea di pensare a qualcosa di terribile e subito tutti si mettono ad annuire; poi chiedete di pensare a qualcosa di divertente e… niente, sguardi persi nel vuoto. Quindi, voglio che pensiate a qualcosa di FA-VO-LO-SO, e poi andremo ad esplorare insieme la vostra sala di controllo. Proprio così: il luogo in cui avviene la magia, i cui artefici siete voi. Immaginate uno schermo dritto davanti a voi, su cui visualizzare

tutto quello che volete. Ora tornate con la memoria ad un’esperienza davvero piacevole, che vi ha divertito proprio tanto. Dico sul serio: se il ricordo non vi fa venir voglia di ridere anche adesso, pensate a qualcos’altro. Visualizzate ciò che vedevate allora, riascoltate tutto come se lo sentiste con le vostre orecchie e rievocate le stesse sensazioni di allora. Lasciatevi avvolgere dal ricordo, come se stesse accadendo in questo momento e gustatevelo fino in fondo. Ora lasciate che l’immagine e il ricordo di questa esperienza cosi frizzante si faccia sempre più vicina, più grande e più luminosa… Aggiungeteci colori, fatelo letteralmente brillare, osservatene i dettagli… E mentre lo farete, sentirete una voce dentro di voi che dice: “È ORA DI DIVERTIRSI.”

Le persone raramente raggiungono il successo a meno che non si divertano nel fare ciò che stanno facendo. Dale Carnegie


#FILOSOFO

Socrate, Nietzsche, Freud e la conoscenza di sé Domenico Casa

Siamo ignoti a noi stessi, noi uomini della conoscenza, noi stessi a noi stessi: è questo un fatto che ha le sue buone ragioni. Non abbiamo mai cercato noi stessi. Come potrebbe accadere, un bel giorno, di trovarci?" Così Nietzsche, per il quale appare molto improbabilde che, "un bel giorno", l'uomo ponga il problema della conoscenza di sé al centro delle sue ricerche. Eppure, tra i tanti motivi ricorrenti nella storia del pensiero occidentale, da Socrate in poi, quello della conoscenza di sé è il più diffuso e pressante, quello su cui si insiste maggiormente, come se da esso discendessero molte soluzioni ai problemi della condizione umana. Socrate esordisce sostenendo che il punto centrale della sua ricerca della verità è "gnoti se auton", conosci te stesso, di cui gli uomini sarebbero profondamente ignoranti, benché non riconoscono di "sapere di non sapere". A distanza di di quasi due millenni e mezzo, gli fa eco Sigmund Freud, secondo il quale, dal momento che "siamo stranieri in casa nostra", il compito della filosofia e, nel suo caso, anche dell'analisi profonda, sarebbe quello di portare "l'io (la mente cosciente) dove è l'es (la mente inconscia o oscura)". Sia Socrate che Freud erano consapevoli del fatto che la conoscenza di sé non è il conseguimento di un obiettivo raggiungibile in un giorno, un mese, e nemmeno in anni molti anni di ricerca. Freud che usava il metodo terapeutico per approdare all'inconscio, aveva parlato, sì, di analisi terminabile, ma aveva anche messo in guardia dall'illusione che l'analisi potesse realmente avere un punto di arrivo. Egli stesso non si era mai sottratto all'autoanalisi che conduceva, tra 42

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l'altro con l'analisi dei sogni, "la via regia che porta all'inconscio", cui dedicò una delle sue opere voluminose, "L'interpretazione dei sogni". Terminare un'analisi poteva significare solo gettare un pò di luce nelle profondità della psiche per consentire, a chi a lui si rivolgeva, di potersi muovere nella realtà con minori problemi e difficoltà. Ben aveva detto Eraclito, in uno dei suoi Frammenti, che "i confini dell'anima, per quanto tu cammni, non potrai mai raggiungerli." E sul finire del Novecento, un altro filosofo, lo staunitense Dewey, aveva affermato con un paradosso "Io posso dire - Io sono - soltanto nel momento della morte." Come a dire: "badate bene, il processo di conoscenza di voi stessi si conclude soltanto con il vostro ultimo respiro". Eppure il mondo moderno, si afferma come tempo di assoluta padronanza e conoscenza di sé. "Io so", "io so chi sono io" risultano affermazioni ripetute milioni di volte in un giorno. Pare, al contrario, che, mai come oggi, gli uomini siano lontani dalla conoscenza del proprio sé. Lo aveva già preannunciato con estrema chiarezza Pascal. Secondo il filosofo francese, l'uomo non riesce quasi mai a stare con se stesso. Avvicinarsi a sé significa il più delle volte sperimentare angoscia, paura, se non terrore. E allora scatta la fuga, quella che egli definisce "divertissemant". Che non si traduce solo come divertimento e distrazione, benché sia anche divertimento, ma come tutto ciò che può allontanare da sé, compreso il lavoro. Fin qui i filosofi. È tuttavia da ritenere, proprio per le ragioni che i filosofi hanno indicato, che gli uomini abbiano una conoscenza di sé sia pure oscura e vaga. Ma non vogliono saperne di portarla alla luce. Ovvero di accettarsi per quello che sono, secondo il motto di Pindaro: "Diventa quel che sei". Preferiscono stare presso altri o altre cose piuttosto che presso di sé.



#ECONOMIA

I figli una risorsa… ed una spesa da programmare!

Giovanni Fontanarosa

I nostri figli negli anni avranno innumerevoli esigenze e progetti. Sin da piccolini sognano il mestiere del futuro; diventare cuoco, chirurgo o scienziato oppure aprire una pasticceria o un centro estetico o anche molti scelgono di cambiare il percorso degli studi mentre frequentano il liceo per seguire le proprie passioni e creare qualcosa. A queste ed ad altre scelte imprevedibili dei figli, i genitori non sono preparati. Qualche volta può anche capitare un imprevisto e quindi è bene dotarsi di un paracadute per essere al riparo da tanti rischi e tutelare gli interessi patrimoniali dei propri eredi. Certamente avere le risorse finanziarie per far fronte a tutti gli imprevisti può essere d’aiuto, soprattutto quando il progetto di vita richiede tanti anni di studio e dunque un orizzonte di tempo molto lungo. Come farlo? Molto dipende sicuramente dal reddito della famiglia e dunque dalla capacità di risparmio di ciascuno e soprattutto da una 44

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buona pianificazione sia nel creare un gruzzoletto sia nel metterlo al riparo da tutti i possibili rischi. Stando all’ultima ricerca ISTAT gli italiani nel 2017 si sono riconfermati ottimi risparmiatori e tra le motivazioni principali è emerso il desiderio di mantenere ed educare al meglio i propri figli. I figli non hanno prezzo ma l’esperienza insegna che per farli diventare grandi le famiglie debbano affrontare costi decisamente onerosi e crescenti nel tempo, preoccupazione che si traduce in un impegno che ovviamente varia a seconda del reddito e della capacità di risparmio dei singoli. Il tutto può essere gestito al meglio con una buona pianificazione finanziaria che aiuta, passo dopo passo, al momento debito, a rendere disponibile le risorse necessarie a far fronte al costo dei figli. Ovviamente per ben pianificare è indispensabile quantificare il perimetro di quello che è genericamente il costo dei figli che può essere suddiviso in due macro aeree: Costo di mantenimento e accrescimento fino a i 19 anni (asilo nido, i costi per l’educazione, gli sport e le passioni…) Costo di mantenimento e accrescimento oltre l’età minima (costi universitari, studi all’estero, master, sport, passioni..) Ci sono famiglie in cui il costo può essere coperto dai redditi corren-

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ti, viceversa c’è ne sono altre dove bisogna mettere a punto un piano di accumulo di risparmio che aiuti a raggiungere l’obiettivo. Una giusta pianificazione finanziaria è importante in quanto stando allo studio annuale “The Value of Education” su un campione di famiglie in 15 paesi del mondo il 74% dei genitori sottrae la spesa del proprio reddito annuale e mensile, il 21% fa affidamento su piani di accumulo del risparmio mentre il 36% è costretto ad attingere a risparmi personali o a chiedere aiuto ai famigliari. Almeno un quarto delle famiglie in tutto il mondo è costretto a modificare le proprie abitudini, lo stile di vita, le amicizie e gli orari di lavoro appositamente per far fronte agli ingenti costi dell’istruzione dei figli. Il rischio principale, se si sottovaluta il budget da dedicare ai figli, è di ritrovarsi in difficoltà nel far fronte alle spese ricorrenti e straordinarie che inevitabilmente si porranno nel corso degli anni o peggio di dover rinunciare a opportunità importanti per il futuro dei figli come un periodo di studi all’estero o un master!



#AVVOCATO

Processo penale:

Cosa fare se il condannato non paga il risarcimento Valerio Massimo Aiello

Partiamo dall’assunto che colui che è vittima di un reato ha diritto di ottenere dal colpevole il risarcimento dei danni subiti; per conseguire ciò la persona offesa dal reato può scegliere di chiedere il risarcimento sia all’interno del processo penale avvalendosi della costituzione di parte civile sia attraverso un’autonoma azione in sede civile. Ipotizziamo che la persona offesa abbia scelto la prima soluzione e pertanto si sia costituita parte civile in un processo penale definitosi con la condanna dell’imputato anche al risarcimento dei danni; cosa succede se il condannato non adempie spontaneamente al pagamento dei danni e quali sono le azioni esperibili affinché la persona offesa possa veder riconosciute le proprie ragioni? Per rispondere esaustivamente alle suddette domande va premesso che il Giudice penale nel disporre la condanna dell’imputato per l’addebito contestatogli, può provvedere alla richiesta di risarcimento del danno con una delle seguenti modalità: Liquidare in sentenza l’intero danno quantificandone l’ammontare; Condannare l’imputato genericamente al risarcimento del danno e rimandare in sede civile la quantificazione dello stesso; Disporre, su richiesta della parte civile, una provvisionale cioè una somma di denaro come anticipo sull’importo integrale che verrà determinato successivamente a seguito di un’azione in sede civile. È ovvio che la cosa migliore per la persona offesa è che in sentenza il Giudice abbia disposto e quantificato la liquidazione integrale del danno; in tal caso difatti

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sarà possibile, non appena la sentenza penale sia divenuta definitiva (cioè non più oggetto di alcuna impugnazione) notificare al condannato la sentenza e l’atto di precetto, cioè l’intimazione al pagamento di quanto dovuto ponendo così le basi per procedere all’esecuzione forzata in caso di perdurante inadempimento. Andrà invece esperita un’autonoma azione civile per la quantificazione del danno, ma solo quando la sentenza sia passata in giudicato, nel caso in cui il Giudice penale abbia condannato genericamente l’imputato al risarcimento dei danni senza stabilire però alcuna cifra. Successivamente, in caso di inadempimento da parte del condannato, la persona offesa dovrà procedere con l’atto di precetto e nella peggior delle ipotesi con l’esecuzione forzata sui beni del condannato. Se invece in sentenza è stato disposto il pagamento di una provvisionale (la quale è sempre immediatamente esecutiva) la persona offesa, cosi come nella prima ipotesi, dovrà notificare al condannato l’atto di precetto ed il condannato sarà obbligato, anche nel caso in cui abbia proposto tempestiva impugnazione, a corrispondere la cifra statuita; successivamente, quando la condanna sarà divenuta definitiva, andrà instaurata l’azione in sede civile per l’accertamento del residuo del danno e nuovamente (nel caso di inadempimento) la procedura sopra descritta del precetto ovvero dell’esecuzione forzata per il recupero integrale della cifra. Va sottolineato che la provvisionale andrà interamente restituita al condannato nel caso in cui lo stesso venga assolto nei successivi gradi di giudizio. Ovviamente prima di esperire una delle azioni descritte è scelta consigliata sincerarsi degli effettivi beni patrimoniali e non posseduti dalla persona condannata, quantomeno per evitare di spendere tempo e soldi inutili. La materia necessiterebbe ulteriori precisazioni non possibili in tale sede per esigenze di brevità di esposizione.



#FOODCROSSING

Il Sanguinaccio è Vegetariano! Anna Maione

Il sanguinaccio è un dolce tipico partenopeo dalle origini molto antiche: come indica anche il nome, originariamente veniva preparato con il sangue del maiale, ritenuto prezioso ricostituente per persone cagionevoli e anemiche. Ma perché proprio il maiale? E perché proprio in questo periodo dell’anno? Il Carnevale ha inizio precisamente il 17 gennaio, giorno in cui si celebra Sant’Antonio Abate,

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Santo da sempre invocato per la guarigione dell’herpes zoster, il cosiddetto “fuoco di Sant’Antonio”, che in origine si curava con il grasso di maiale (ed è per questo motivo che il santo viene sempre raffigurato con le fiamme e con un maiale accanto). In questo giorno i contadini napoletani erano soliti recarsi nell’Abbazia del Santo, di fronte l’Albergo dei Poveri in piazza Carlo III, per far benedire i loro maiali con l’augurio di buona salute e prosperità.


© FOTO DI ANNA MAIONE

Ma l’uso del sangue di maiale per il dolce carnevalesco deriva anche dalla tradizione delle campagne, dove l’uccisione dei maiali si è sempre collocata tra gennaio e febbraio, periodo in cui i contadini potevano finalmente godere di cibi prelibati, frutto della loro fatica, prima del digiuno imposto dalla Quaresima. Attualmente, della peculiarità di utilizzare il sangue del maiale per la preparazione di questo dolce rimane solo il nome, dato che dal 1992 la vendita del sangue di maiale è vietata per legge per evitare il rischio di infezioni. In alcune zone di campagna, dove la macellazione dei maiali avviene in casa, si continua a preparare il sanguinaccio alla maniera antica. Fortunatamente, l’arte dei pasticceri napoletani è stata in grado trovare una valida alternativa a questo ingrediente, conservando il suo inconfondibile gusto.

Ricetta INGREDIENTI • 1 l di latte • 500 g di zucchero • 150 g di cacao amaro • 50 g di farina • 2 bustine di vanillina • 1 pizzico di cannella macinata • 100 g di cioccolato fondente • 50 g di burro • 100 g di cedro PROCEDIMENTO Versare in una pentola lo zucchero, la farina e il cacao amaro. Mescolare con un mestolo di legno. Aggiungere il latte, la vanillina e la cannella. Dopo aver amalgamato per bene per bene gli ingredienti, portare il tutto sul fuoco a fiamma bassa, mescolando lentamente e in maniera continua. Non appena il composto inizierà ad addensarsi versare il cioccolato fondente tagliato a pezzetti, facendolo sciogliere per bene. Aggiungere il burro e girare per altri 10 minuti. Spegnere il fuoco e lasciar raffreddare. Quando il sanguinaccio sarà tiepido, aggiungere il cedro o i canditi. Servire con biscotti secchi o chiacchiere.

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#BELLEZZA

Trattamento viso all’acido glicolico Rosaria Rossi

Nel campo dell’estetica e della cosmetica, l’acido glicolico risulta essere un grandissimo alleato per combattere diversi inestetismi e problemi cutanei, grazie al suo grande potere esfoliante. Partiamo dunque dalla sua definizione scientifica: l’acido glicolico è un acido della frutta di derivazione naturale, che viene estratto principalmente dalla canna da zucchero, ma anche dalla barbabietola ed uva acerba. È un acido carbossilico, che ha una molecola più piccola rispetto agli altri e proprio per questo motivo risulta avere un potere più penetrante negli strati superficiali della pelle. Infatti, gli alfa-idrossiacidi come l’acido glicolico sono preziosissimi alleati per il rinnovamento cutaneo, andando a contrastare in modo tempestivo ed efficace gli inestetismi medio-superficiali della pelle come macchie, cicatrici, smagliature o segni del tempo. Parlando in senso tecnico, questo acido va ad eliminare le cellule morte, favorendo l’ossigenazione dei tessuti ed andando a stimolare la produzione di nuove cellule cutanee. Proprio per questo motivo, i trattamenti a base di acido glicolico sono indicati per ogni tipo di pelle, da quella grassa con tendenza acneica a quella secca. Chiaramente, avendo un effetto “corrosivo” (nel senso buono del termine) sulla cute, i trattamenti con acido glicolico non sono consigliabili per le pelli particolarmente sensibili, vanno sempre eseguiti da mani esperte e richiedono un’attenta cura della pelle prima e dopo il trattamento. Inoltre, bisognerà sempre ricordare di non effettuare troppe applicazioni di acido glicolico in un breve lasso di tempo, di utilizzare un ottimo fattore di protezione solare e di evitare di truccarsi pesantemente nei 50

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giorni dopo il trattamento, dal momento che la pelle potrebbe sensibilizzarsi molto. Dato atto che l’acido glicolico è presente in piccole quantità anche in prodotti cosmetici “da tutti i giorni” (come sieri, tonici e creme), volendo andare a scegliere un trattamento con un suo uso specifico, si consiglia solitamente un peeling, per il quale si può arrivare ad usare una percentuale di acido glicolico che va dal 30% fino all’80%, in base alla necessità ed alla tollerabilità di chi riceve il trattamento. In questo caso, l’acido viene applicato solitamente sulla cute detersa con un pennello o una garza e lasciato in posa per non più di quindici minuti. Dopo di ciò, si passa alla neutralizzazione dell’acido con acqua o con soluzione a base di bicarbonato ed in ultimo viene applicata una crema lenitiva per evitare eventuali arrossamenti. Un peeling intenso a base di acido glicolico può regalare degli effetti immediati già dalla prima volta, andando immediatamente a rendere la pelle più luminosa e compatta, grazie al suo agente esfoliante e schiarente. Un trattamento a base di acido glicolico, quindi, ha diversi benefici sulla pelle del viso, dal momento che non solo ne migliora la grana e la rende più compatta, ma la prepara anche ad un adeguato trattamento idratante, necessario per l’elasticità della cute.



#WEB

Come scrivere un post su Facebook? 5 dritte per creare testi efficaci e ottenere il massimo coinvolgimento

Antonella Raffone

Nel mare magnum che è diventato il newsfeed di Facebook catturare l’attenzione di un potenziale cliente ed emozionarlo è oramai un'impresa davvero difficile. Dobbiamo colpire al cuore il nostro cliente o potenziale tale: deve poter sognare attraverso una narrazione, deve poter rendersi conto di avere un problema che noi possiamo risolvere, deve essere stimolato a formulare un desiderio che fino a quel momento era rimasto latente ed ora finalmente prende forma. Quindi, scrivere testi di qualità per i nostri post è fondamentale, soprattutto se poi decidiamo di investire qualche euro sulla loro promozione. Ecco le mie 5 tips per creare testi efficaci: Concentrarsi sul lessico Un lessico pertinente, studiato e in linea con il settore di riferimento è il pilastro su cui costruire

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un post di successo. Attenzione, l'italiano (o la lingua in cui si posta) deve essere sempre perfetto, quindi attenzione ad apostrofi, errori o refusi.

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Generare curiosità Invitare alla riflessione ponendo domande (anche retoriche) è una strategia che porta il consumatore verso il clic. Le parole giuste, come una magia, faranno scattare la voglia di saperne di più.

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Invitare all’azione in modo semplice La richiesta verso l'utente target deve essere chiara, semplice ed efficace. Ciò che è fondamentale quindi, è far percepire sin da subito a chi legge quale sarà il valore aggiunto su cui potrà contare dopo aver compiuto quella determinata azione.

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Coinvolgere il pubblico Quando stabiliamo un contatto di tipo emotivo con il nostro target, riusciamo a scavalcare tutte quelle barriere che naturalmente esistono nella comunicazione. Ed è proprio qui che una comunicazione che faccia leva sull’empatia è la chiave giusta per coinvolgere gli utenti e spingerli all’azione.

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Far leva sulla riprova sociale Una delle emozioni che influenzano enormemente le decisioni di acquisto dei consumatori è la paura. Ecco perché il sistema di valutazione delle recensioni è uno dei sistemi a cui ci affidiamo online. Se qualcuno ci fa notare che altre 458 persone hanno acquistato quel frullatore, hanno soggiornato in quel bed and breakfast o hanno comprato quelle scarpe e sono soddisfatte, saremo più portati a scegliere la stessa strada. Infine assicuriamoci che l'immagine (o il video) a corredo del testo scritto sia sempre coerente con esso! Spesso si vedono post con immagini che non rispecchiano il contenuto del testo e questo genera confusione nell’utente. Ciò fa sì che non si riesca effettivamente a comprendere subito quale sia il prodotto o servizio protagonista. E ora tocca a voi! Ricordate, non esiste la formula magica, bisogna provare, testare e riprovare per ottenere risultati sempre migliori.



#POESIA

L'amore non ha età Salvatore Spinelli

È la tenera, bellissima storia d’un anziano, che Dio l’abbia in gloria, che pur essendo d’età molto avanzata incappò in una solenne sbandata.

“Non poterle dire <ti voglio bene> metteva il fuoco nelle mie vene, quell’amore per me era un’ira di Dio perché lo vivevo solamente io”.

In poche parole ebbe la sventura d’innamorarsi di una dolce creatura, una fanciulla poco più che ventenne che il suo cuore non lasciò indenne.

“Immanuel Kant diceva dell’amore che esso è gioia ma anche dolore, lei è la mia delizia, il mio tormento, la guardo e il cuore schizza a duecento”.

Ma essendo ancora sano di mente l’anziano gestì la cosa egregiamente, alla sua età non gli era permesso di esser sfrontato, di fare il fesso.

“Come vorrei essere il suo cuscino per starle dolcemente più vicino, dirle: <Non destarti o fior del Paradiso ch’io vengo in sogno per baciarti in viso>.

Diceva: “Quando la vidi la prima volta la mente mia rimase sconvolta, un fremito attraversò la mia persona fremito che più non m’abbandona”.

Poi non si vide più dalla fanciulla e del nonnino non si seppe più nulla..., ma quella vicenda fuori dalla realtà ci dice che l’AMORE NON HA ETA’.

“Quel giorno oltreché dalla bellezza, venni colpito dalla sua dolcezza, sono convinto, certo di fare centro se dico che è bella anche dentro”. “Ricordo ancora quella giornata, era un incanto di luce ammantata, capelli raccolti e occhi belli: vidi la Venere di Botticelli”. “A quel punto cosa potevo fare, la potevo solamente guardare, d’ammirarla quindi m’accontentavo facevo il pieno e me ne andavo”.

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#CONDOMINIO

Rispondo alle vostre domande Teresa Pane

La vendita di un bene condominiale: come funziona?

Gentile sig.ra Pane abito in uno stabile dotato di quella che viene comunemente chiamata “casa del portiere” ovvero un appartamento che era destinato ad ospitare il portiere e la sua famiglia. Da molti anni non abbiamo più il portiere e questa casa viene concessa in locazione. Alcuni condomini hanno proposto di vendere l’appartamento e dividerne il profitto per millesimi. Come funziona in questi casi di vendita di un bene condominiale? Grazie. (A.S.) Gentile lettore, è chiaro che un bene condominiale come la c.d. “casa del portiere” può essere oggetto di alienazione. In primo luogo i partecipanti al Condominio devono tutti manifestare preventivamente il loro unanime consenso alla vendita. Tale manifestazione di volontà può avvenire in assemblea, oppure con qualsiasi altro mezzo. Accertata la comune volontà di vendere, si passa alla fase delle trattative con l'aspirante acquirente Le trattative possono essere svolte anche dall'Amministratore, a seguito di preciso incarico ricevuto dai condomini, ricordando sempre però che l'amministra-

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tore è privo di qualsiasi legittimazione in materia di vendita di parti comuni. La vendita di una parte comune deve essere fatta a mezzo di rogito notarile. Davanti al notaio devono dunque comparire personalmente le parti, condomini venditori e acquirente, per rendere le dichiarazioni previste dalla legge e sottoscrivere l'atto. La presenza personale dei condomini venditori davanti al Notaio può presentare problemi soprattutto quando i condomini sono numerosi, o quando vi sono altre difficoltà (ad esempio, persone anziane, persone residenti in luoghi lontani dalla sede del Condominio). Dal momento che la legge consente alle parti di un contratto di farsi rappresentare da un'altra persona nella stipulazione del contratto stesso, anche nel caso di vendita di parti comuni si può ricorrere a tale rappresentanza. Occorrerà dunque che i condomini che non possono, o non intendono, presenziare alla stipulazione del rogito rilascino "procura speciale notarile" contenente tutte le condizioni di vendita, a favore di un'altra persona che li rappresenterà legalmente alla stipulazione del rogito. In ordine alla ripartizione del prezzo della vendita del bene, si ricorre alla tabella millesimale di proprietà generale.


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#CONDOMINIO

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Canna fumaria in disuso: a chi spetta la rimozione?

Negozi: partecipano oppure no alle spese per l’androne e le scale?

Cara dottoressa Pane, ho acquistato un appartamento ed un box in un condominio da circa un anno. Il box è attraversato dalla canna fumaria a servizio del riscaldamento condominiale che è stato ormai dismesso da alcuni anni. Ho chiesto all’Assemblea l’immediata rimozione della canna fumaria e mi è stato riferito che le spese per la rimozione spettano a tutti i condomini in base ai millesimi. Tale affermazione è, a parer mio, del tutto errata. Perché dovrei partecipare anche io a tale spesa? Consideri anche che nell’atto di compravendita e nell’atto di provenienza non si fa alcuna menzione di questa servitù. Spero possa chiarire i miei dubbi. (Luca D.) Gentilissimo Luca, la canna fumaria di cui parla, come da lei stesso affermato, era a servizio del riscaldamento condominiale e, dunque, è certamente un bene comune per cui il suo smantellamento deve essere autorizzato da tutti gli altri condomini ed il costo dell’intervento deve essere ripartito per millesimi. Si consideri che, anche se nell’atto di provenienza e nell’atto di acquisto non esiste l’indicazione della servitù di passaggio della canna fumaria, appare molto probabile che si sia perfezionato l’usucapione della servitù, a causa del passaggio della canna fumaria nel box per oltre venti anni.

Gentile Amministratore, a breve avranno inizio nel mio Condominio dei lavori di manutenzione. Tra i lavori appaltati vi è anche la pitturazione dell’androne e della cassa scala. Studiando con attenzione il riparto contabile predisposto dal mio Amministratore, ho notato che arbitrariamente ha escluso dal pagamento di queste spese, tutti i negozi. I negozi fanno parte del Condominio, non capisco per quale motivo non dovrebbero partecipare a questa spesa per lavori che comunque riguardano “parti comuni”. Grazie. (Valentina G.) Cara Valentina, l’esclusione dei negozi dal pagamento di lavori che riguardano androne e scale è corretta se ed a condizione che i negozi non abbiamo alcun accesso o uso di tali aree. Mi spiego meglio: se il negozio non ha accesso all’androne o alle scale, salvo diverse disposizioni rilevabili dai titoli di proprietà, appare evidente che non vanta alcun diritto su quelle aree e pertanto non è tenuto alla compartecipazione alle relative spese (ordinarie e straordinarie). Ma vi sono delle eccezioni. Ipotizziamo che i negozi, ad esempio, hanno le antenne TV sul lastrico condominiale e a tale lastrico si accede esclusivamente con accesso dall’androne/ scale, oppure, sempre a titolo esemplificativo, hanno i contatori dell’energia elettrica collocati all’interno dello stabile: in casi del genere, vi è l’uso dell’androne e delle scale e, pertanto, sorge certamente un obbligo di partecipazione alle spese. In genere dalle tabelle millesimali emergono tali circostanze: se nella tabella millesimale riferita alle scale ed all’androne alcun millesimo è attribuito ai negozi, appare chiaro che è legittima la loro esclusione.

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Libri come fari Il tuo anno perfetto inizia da qui Charlotte Lucas

Un romanzo brillante rivela una storia in bilico tra la vita e la morte, una storia che scuote le più recondite profondità umane. Chi di noi non ha mai provato a stilare una lista dei buoni propositi per l'anno nuovo? Jonathan è una di quelle persone che ci hanno rinunciato da tempo. La separazione dalla moglie e un senso di insoddisfazione generale lo hanno portato a perdere interesse nelle cose e a limitarsi ad esistere più che vivere. Una mattina di capodanno lo attende qualcosa di inaspettato: al manubrio della sua bicicletta trova appesa una busta con un'agenda per l'anno nuovo, già tutta compilata con appuntamenti originali e particolari che per Jonathan risultano decisamente stravaganti. Tuttavia, spinto da qualcosa che non riesce a definire, decide di seguirne i propositi e pian piano inizia a riscoprirsi come una persona diversa, più attenta a ciò che lo circonda, pronta ad accogliere ciò che di buono la vita ha ancora in serbo per lui. Quello che non sa è che dietro quell'agenda si cela molto di più di ciò che immagina, perché chi l'ha riempita lo ha fatto per donarla come un ultimo regalo d'amore alla persona più importante della sua vita. Questo è un romanzo fitto, intenso e ognuna delle sue 440 pagine ci offre un'emozione che non si potrà dimenticare perché ci fa capire che in qualsiasi situazione ci si trovi, qualunque sia il momento che stiamo attraversando, la vita è un bene decisamente troppo prezioso per lasciare che, distrattamente, ci scivoli tra le dita.

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Giovanni Pepe

La felicità arriva quando decidi di cambiare vita Raphaelle Giordano

Bellissimo romanzo! L'audacia della protagonista rivela come per cambiare vita spesso si ha bisogno di cambiare mentalità, aprendosi all'ascolto e alla gentilezza. Raphaelle Giordano approda nelle librerie con un altro, avvincente romanzo. La protagonista, Romane Gardener, è una life coach che tiene seminari sul fenomeno dell'arroganza maschile acuta. Aiuta le persone afflitte da questa forma di egocentrismo a guardare se stesse da un' altra prospettiva per far rinascere in loro doti come calma ed empatia, che aiutano tutti a vivere appieno ed essere in comunicazione con gli altri. Tra le persone che incontra nelle sue riunioni, una la affascina in modo particolare: Maximilien Vogue, noto imprenditore e direttore generale di un' importante azienda cosmetica. Incarna l'arroganza in persona e con lui una grande sfida si staglia di fronte a Romane. Questo romanzo andrebbe letto da tutti, per ricordarci che la gentilezza e l'umiltà, sono alla base di ogni successo, sia nella sfera professionale che in quella privata.






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