100% Fitness Mag - N. 135

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#SESSUOLOGA

Imparare a riconoscere e a esprimere le emozioni positive Dottoressa

Olga Paola Zagaroli

A volte può accadere che ci abituiamo a certe sensazioni fisiche o emozioni e non ci rendiamo conto di averle, oppure non sentiamo parti del nostro corpo e non ce ne rendiamo conto. Le sensazioni fisiche sono correlate alle emozioni: infatti, se pensi al tuo colore preferito, ad un brano musicale o a un luogo dove hai provato pace e serenità, potrai notare che quello che provi è visibile nelle sensazioni fisiche che ne conseguono. Potrai sentire che il tuo petto magari si rilassa e si apre, lo stomaco si ferma, oppure potresti sentire un piacevole calore nelle gambe. Notare le tue emozioni come espressioni di sensazioni fisiche ti aiuta a diventare emotivamente flessibile, a muoverti più facilmente tra gli stati emotivi e ad avere uno spazio interno abbastanza grande per poter sperimentare e interpretare le emozio8

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ni quando si verificano. Ma come fai a sapere quando sei felice o triste? Un importante esercizio potrebbe essere, appunto, quello di cominciare a chiederti dove lo senti sul corpo. Cerca di essere curioso delle tue sensazioni fisiche e chiediti “che emozione sto provando?”, “cosa mi sta passando per la testa?”, “è un pensiero, un’emozione o una sensazione fisica?”. Quando riusciamo a rispondere a queste domande, significa che siamo emotivamente centrati. Quando si è emotivamente centrati, consapevoli, si è in grado di gestire le emozioni, notarle,

sentirle, e viverle, e non, invece, doversene sbarazzare o fuggire da esse. Essere emotivamente centrati ci permette, quindi, di sperimentare appieno le nostre sensazioni fisiche, allo scopo di prenderci cura di noi stessi. Uno dei modi che abbiamo per sviluppare l’abilità di riconoscere ed esprimere le emozioni, è la scrittura espressiva. Vi riposto un esempio sull’usare parole per esprimere le emozioni positive. Questo tipo di esercizio è molto utile, ad esempio, quando si scrive della propria esperienza traumatica, poiché facilita una maggior salute dopo l’esercizio stesso.


Ecco alcune parole usate per descrivere le emozioni positive: amore gioia felice premuroso carino simpatico pace buono risate forte dignità fiducia coraggioso accettante calma divertimento gentile humor ispirante bacio perfetto orgoglio appagato sicuro sfatto contento lieto romantico grato facile

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Per alcune persone usare parole che denotano emozioni positive quando si scrive della propria esperienza traumatica richiede pratica. Pe fare questo esercizio, prova a scrivere di un’esperienza negativa per 10 minuti usando il numero più alto possibile delle parole sopra elencate. Puoi anche utilizzare tutte le parole di emozioni negative che vuoi. Per tutto il tempo, cerca di essere onesto, ovvero non mentire a te stesso e non scrivere che qualcosa è stato positivo se non lo è stato. Quando individui un evento negativo, comincia con qualcosa di solo leggermente negativo. Non andare al cuore del trauma. L’obiettivo qui è quello di esercitarsi nell’uso delle parole che descrivono le emozioni positive e, quando necessario, quelle delle emozioni negative. Ad esempio, se usi “non calmo”, invece che “preoccupato”, avrai usato una parola positiva. Alcuni studi suggeriscono, infatti, che dire “non felice” sia meglio per la propria salute rispetto a dire “triste”. Quindi, per i 10 minuti successivi, descrivi un’esperienza negativa. Scrivi quello che è accaduto, come ti sei sentito allora e ora e qualsiasi altra cosa rilevante. Prova a usare più parole possibili, mantenendo però fede alla tua esperienza. Scrivi in modo continuativo senza fermarti. Se i calcoli sono corretti, gli ultimi 10 minuti di scrittura saranno stati più difficili di quanto pensassi. Leggi quello che hai scrit-

to e vedi dove hai usato parole che denotano emozioni positive rispetto a quelle negative. Dove sei stato onesto con te stesso e dove no? Con il senno del poi, come avresti potuto usare parole di emozioni positive nella descrizione dell’evento e delle sue conseguenze? Proviamo questo esercizio ancora una volta. Ora, però, non guardare la lista delle emozioni positive. Scrivi la stessa esperienza per 10 minuti e pensa agli occasionali sentimenti positivi che potrebbero emergere. Ora che hai completato entrambi gli esercizi di scrittura, rifletti su come ti sei sentito dopo ciascuno di essi. La maggior parte delle persone si sente molto più a suo agio e soddisfatta dopo il secondo esercizio rispetto al primo. Presta attenzione al modo in cui usi le parole quando parli o scrivi della tua esperienza traumatica. Riconosci ed esprimi le emozioni positive quando puoi. Con il tempo, imparerai a vivere le emozioni pienamente e a fare le tue scelte in base a esse. Sviluppare questo tipo di abilità, ti permetterà di avvicinarti e poi raggiungere una centratura emotiva. Questa ulteriore abilità ti potrà essere utile anche nell’intimità. La potrai usare anche nel tuo processo di guarigione sessuale, argomento che approfondiremo nel prossimo articolo. Questo articolo è liberamente tratto dalla mia collaborazione con “Il Vaso di Pandora, la speranza dopo il trauma”. “ilvasodipandora.org”


#FARMACISTA

Pensi di essere intollerante al glutine? Informati in farmacia

Dottor

Giuseppe De Simone

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Mercoledì 6 giugno, dalle 9 alle 13 in farmacia Elifani a Meta un dietista dell' ADI (Associazione Dietisti Italiani) sarà a Tua disposizione per una consulenza specializzata e gratuita su dubbi e domande correlate al glutine. L'evento è organizzato nel mese di giugno in 400 farmacie in Italia. La sensibilità al glutine/frumento è un disturbo funzionale non-allergico arrecato dal glutine. Quando si soffre di sensibilità al glutine/frumento, il corpo reagisce al glutine o ad altri componenti presenti nel frumento con

sintomi non specifici. Non si è però in presenza di celiachia o di un’allergia al frumento. L'assenza di biomarcatori specifici permette di diagnosticare questa intolleranza al glutine solo per esclusione. L’ipersensibilità al glutine o al frumento può presentarsi all’improvviso e a qualsiasi età. La sensibilità al glutine/frumento può comunque anche essere un fenomeno transitorio che migliora se si segue una dieta senza glutine. I sintomi della sensibilità al glutine/frumento sono molteplici e si



#FARMACISTA

tavia diversa da persona a persona e deve essere verificata con prudenza. La celiachia si manifesta in modi molto diversi. Spesso, ma non sempre, si presentano disturbi gastro-intestinali quali: - diarrea - gonfiore addominale - dolori addominali - nausea - vomito manifestano in modi diversi: - dolori addominali, anche associati a una sensazione di bruciore alla bocca dello stomaco, nausea e vomito, flatulenza, senso di pesantezza, stitichezza e diarrea - affaticamento, intorpidimento di braccia e gambe, crampi muscolari e dolori articolari - mal di testa, mente annebbiata, malessere, mancanza di energia, disorientamento, problemi circolatori - eczemi, lingua arrossata o ingrossata Dato che tanti di questi sintomi sono uguali a quelli di altre patologie, la sensibilità al glutine/ frumento non viene molto spesso riconosciuta e quindi di conseguenza non trattata. La diagnosi di sensibilità al glutine/frumento è molto complessa e richiede innanzitutto l’esclusione della celiachia e dell’allergia al frumento, oltre a una reazione positiva a un’alimentazione senza glutine. La mancanza di un biomarcatore affidabile, cioè di un indicatore 12

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misurabile, per una sensibilità al glutine/frumento, nonché i sintomi aspecifici ne permettono la diagnosi solo con il procedimento di esclusione. Prima di verificare la reazione a un’alimentazione senza glutine, si devono inequivocabilmente escludere soprattutto la celiachia e l’allergia al frumento. La diagnosi di sensibilità al glutine/frumento può essere definitivamente confermata, se i disturbi migliorano sensibilmente eliminando il glutine dalla dieta e peggiorano di nuovo quando lo si riassume. La terapia per una sensibilità al glutine/frumento consiste in un’alimentazione senza glutine. La grande differenza dalla celiachia è che la dieta senza glutine, in questo caso, non deve essere così rigida e, generalmente, nemmeno per tutta la vita. Si deve comunque seguire la dieta per un periodo di almeno uno o due anni. Solo dopo tale periodo si può di nuovo provare a ingerire piccole quantità di glutine. La tolleranza al glutine è tut-

Anche altri sintomi generali sono indicatori di una possibile celiachia: - perdita di peso e di energia - perdita dell’appetito - carenza di ferro con anemia - osteoporosi - desideri di gravidanza insoddisfatti o aborti spontanei - carenza di vitamine e/o di minerali Nei bambini la celiachia si sviluppa nei primi anni di vita, spesso già dopo lo svezzamento quando passano dal latte materno ai cibi contenenti glutine. Se non la si scopre in tempo, i bambini potrebbero soffrire di disturbi di crescita e sviluppo. I bambini che soffrono di celiachia hanno spesso una costituzione esile, sono facili al pianto e molto sensibili. Per maggiori informazioni vieni in farmacia Elifani mercoledì 6 giugno p.v. Info 0818786605



#AUDIOPROTESISTA

Indossare apparecchi acustici? Facile! Una chiacchierata con Loredana!!!

Dottoressa

Tea Maione

Come molti giovani con problemi d’udito, Loredana, 38 anni, di professione mamma di due splendide ragazze e moglie di un importante hair stylist di Castellammare di Stabia, non era certo entusiasta di indossare apparecchi acustici. Preferiva, piuttosto compensare l’ipoacusia e cercare in qualche modo di “funzionare” senza di loro. Durante una visita di fitting audioprotesico le ho chiesto come e quando avesse notato per la prima volta di avere problemi d’udito: in realtà non era dipeso da lei, i genitori se ne erano accorti per primi, e che non ricordava quanti anni avesse, solo che era all’asilo, pronta per la scuola primaria. Per i genitori era evidente che Loredana avesse un calo d’udito. In effetti, nella famiglia del papà, l’ipoacusia era ereditaria. Nasce così una chiacchierata spontanea per capire quali sfide 14

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avesse dovuto affrontare a causa del suo deficit. “Da piccola me la sono cavata abbastanza bene, a dire il vero, nella mia mente non pensavo di avere un problema. Ho messo gli apparecchi quando frequentavo la scuola elementare, li ho indossati, accesi e spenti fino forse al quinto anno, senza preoccuparmene troppo. A volte li toglievo e dicevo: non mi servono. Vado a sedermi nei banchi davanti, cosi risolvo il problema. In effetti facevo cosi, mentre avrei potuto avere molti più benefici se li avessi usati meglio e di più. Poi ad un certo punto sono cresciuta e arrivata al quinto anno ho smesso di portarli… mi sedevo sempre davanti in aula. Ero talmente ansiosa che dopo le lezioni andavo sempre a parlare con i miei insegnanti o con i compagni, per paura di essermi persa qualcosa. In pratica lavoravo il doppio e facevo una fatica im-

mensa, per essere sicura di aver capito e di riuscire a seguire le lezioni. Insomma in qualche modo c’è l ho fatta, ma ora, guardando a ritroso, mi sembravo pazza.” Allora le ho chiesto cosa poi l‘avesse indotta, a decidere d’indossare gli apparecchi acustici con regolarità. “Beh, quando per motivi di studio sarei dovuta partire dopo qualche mese per Madrid. In quell’occasione i miei genitori mi diedero un ultimatum: se vuoi andare devi fare un esame audiprotesico, mettere gli apparecchi acustici e prometterci d’indossarli sempre. Erano preoccupati della lontananza e della difficoltà della lingua diversa, ma soprattutto del fatto che non sentendo bene non avevo consapevolezza di ciò che mi circondasse… così si sono rivolti al vostro centro audioprotesico, dove sono stata visitata in primis dall’otorinolaringoiatra



#AUDIOPROTESISTA

che valutando come unica possibile soluzione quella audioprotesica, mi ha affidata alla vostra professionalità. Da allora ho dato una possibilità ai miei nuovi apparecchi acustici. Del resto, anche con i miei genitori, vivevo una fase completamente nuova. Mi stavano aiutando e mi ero finalmente resa conto che con il mio problema d’udito avrei dovuto convivere per sempre, insomma lo dovevo accettare. Dottoressa in tal senso le racconto una storia divertente: un amica, conosciuta all’università, mi riteneva una persona molto scortese, in quanto credeva che la ignorassi, quando si rivolgeva a me. Anzi come cercava di legare parlandomi anche in aula, io mi allontanavo, a volte cambiando posto. Finalmente dopo due anni, quando avevo iniziato ad indossare gli apparecchi,un giorno sistemandoli davanti a lei, le spiegai che avevo problemi d’udito. Cosi ridendo ai molteplici episodi che le venivano in mente, mi ha chiaramente svelato che nei due anni di conoscenza era convinta fossi scortese, e superba e che ciò spesso la innervosiva. Ora tutti gli episodi di scortesia avevano un senso.” Ora a distanza di anni come vivi il tuo deficit? “La mia vita è diventata sicuramente molto più semplice. Se al mare quando tolgo gli apparecchi qualcuno mi si siede accanto ed inizia a parlare, non mi vergogno 16

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più e dico appunto di darmi un attimo per indossare gli apparecchi acustici…” Ma il rifiuto negli anni precedenti, a cosa era dovuto, eri comunque piccola. “In fase di crescita, avevo disagio. Rifiutavo queste cose strane nell’orecchio, le vedevo brutte e non volevo che la gente facesse domande. Probabilmente per l’80% era questa la ragione per cui ero tanto restia ad indossarli. Per una buona parte della mia vita ho vissuto i problemi d’udito come un handicapp, una mancanza a causa delle persone che mi giudicavano STRANA. Poi crescendo con l’aiuto dei miei genitori, ho preso consapevolezza, mi sono aperta, non più vergognata. Anzi alla fine mi resi conto che le persone non avevano reazioni negative al riguardo quando scoprivano portassi gli apparecchi, e che in effetti non cera motivo in effetti di averne.” “Alla fine, abbracciare con consapevolezza la mia perdita uditiva mi ha portato solo vantaggi. Oggi mi sento più a mio agio e sono più sicura di me stessa, quando porto gli apparecchi. “ “Penso che se una persona soffre di ipoacusia, deve portare gli apparecchi acustici. Punto. La vita può solo migliorare. È molto più facile se sei in grado di sentire quello che ti accade intorno. “



#CARDIOLOGO

Cuore e pressione d’estate

Nel periodo caldo occorre molta attenzione nel seguire i valori pressori, specie chi fa uso di medicinali ipotensivi. Si rischiano cali improvvisi della pressione arteriosa Dottor

Vittorio Fabbrocini

Ci siamo anche quest’anno a scrivere e parlare di Pressione arteriosa. Ne abbiamo parlato negli anni passati e anche questa volta occorre ricordare ai nostri affezionati lettori, specie coloro che hanno superato i cinquanta - sessanta anni, che non bisogna trascurare determinati controlli per il nostro organismo specie in questo periodo pre-estivo. Il nostro giornale magazine ha una funzione divulgativa e certamente utile per chi desidera vivere in buona salute. Non ci vogliamo sostituire al medico curante, ma cerchiamo di dare dei consigli-ricordi per come stare bene.

Cos’è l’ipertensione arteriosa

L’ipertensione arteriosa è caratterizzata da un aumento dei valori pressori del sangue nel circolo, detto sistemico, che riguarda tutte le arterie che dal cuore e dall’Aorta si portano in tutto il corpo. V’è poi il Circolo polmonare, detto anche “Piccolo circolo”, che dal cuore va ai polmoni e ritorna per la ossigenazione del sangue proveniente dalla periferia del corpo. Vanno distinti ancora due tipi di Ipertensione in rapporto ai dati pressori: quella sistolica e diastolica. La prima si riferisce a quella cosiddetta alta ed è dovuta alla contrazione del cuore ed alla spinta susseguente del sangue nel circolo arterioso generale; la Pressione diastolica, detta anche minima, dovuta al rilasciamento successivo del cuore. A riposo 18

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i valori normali della pressione sistolica variano normalmente da 110 a 140 millimetri di mercurio (mmHg) mentre quella diastolica da 60 a 90. In genere viene considerata una Ipertensione arteriosa quando i valori pressori superano i 140 di massima e i 90 di minima.

Le ricerche scientifiche

Già nel 1600 ad opera del medico William Harvey fu descritta la circolazione del sangue nel suo lavoro scientifico De motu cordis e poi Stephen Hales, un sacerdote inglese, effettuò le prime misurazioni della pressione arteriosa. Ma solo in seguito l’Ipertensione fu considerata come una malattia. E nel 1896, con l’introduzione dell’apparecchiatura per la misurazione dei valori pressori. lo Sfigmomanometro a mercurio ad opera dell’italiano Scipione Riva Rocci, si annoverò come entità clinica. La pressione arteriosa quando va al di sopra dei normali parametri può avere origine da un processo morboso, come una malattia cardiaca, una insufficienza renale e disturbi della Tiroide. In tal aso si parla di Ipertensione secondaria, ma la sua origine può rimanere anche sconosciuta e in tal caso si definisce come Ipertensione Primaria. Negli ultimi anni le persone affette da ipertensione arteriosa nel mondo sono tante, anche se in numero ridotto al confronto degli anni precedenti, e ciò per l’impiego dei nuovi farmaci antiipertensivi sempre


Lo Sfigmomanometro usato molto negli anni passati per la misurazione della pressione arteriosa

Un apparecchio automatico per l'automisurazione della pressione arteriosa

più usati. Si calcola che ne soffrono circa 800 milioni nel mondo, il 20 per cento di persone in Occidente e 13 milioni di Italiani. Da notare che i valori pressori sono più elevati in rapporto all’età avanzata ed in numero maggiore negli uomini che nelle donne. Negli ultimi tempi è stato rilevato un aumento di ipertesi anche fra i giovani.

Effetto caldo e ipotensivi

Effetto Camice bianco

I valori pressori in ogni soggetto possono subire delle modifiche in rapporto a varie situazioni. Innanzitutto nei vari periodi dell'anno: d'inverno per il freddo si può avere una vasocostrizione delle vene e delle arterie, e conseguentemente un innalzamento pressorio. D'estate il contrario: un abbassamento della pressione arteriosa per una notevole vasodilatazione periferica. Più c'è afa, sudorazione corporea con perdita di Sodio (elemento necessario per l'equilibrio pressorio nel sangue) e più la pressione tende a scendere. V'è poi una nuova situazione, che da alcuni anni è stata fonte di studio anche della European Society of Hipertension sui valori elevati pressori negli ambulatori medici al confronto dei valori più bassi se la misurazione avviene a casa dell'ammalato e specie se l'esecutore dell'esame è lo stesso paziente. Viene definita questa situazione come "Reazione di allarme" (effetto camice bianco) per cui vengono date maggiore credibilità alle misurazioni fatte al proprio domicilio. www.centopercentofitness.it

Dopo quanto è stato precisato va raccomandato a tutti coloro che soffrono di Ipertensione e fanno uso dei moderni farmaci ipotensivi, di essere particolarmente attenti in questo periodo caldo. Oltre all'effetto certamente importante dell'afa che abbassa, e non poco, la pressione arteriosa v'è anche l'effetto non trascurabile del farmaco ipotensivo. Da ciò può derivarne un abbassamento della pressione superiore a quello previsto e può dare episodi di collassi, vertigini e malesseri. Per questo motivo occorre controllare in Estate periodicamente la Pressione arteriosa e riferire al proprio medico allorchè questa scende al di sotto dei parametri consentiti (come valori di 110- 100 di Massima). Sarà poi il medico a consigliare l'ulteriore periodo di cura.

Le complicanze dell'Ipertensione

Di regola nei giovani e negli adulti la Pressione arteriosa va controllata periodicamente negli anni, anche quando è buona. I danni a seguito di una Ipertensione essenziale sconosciuta per i primi anni può non dare alcun segno, ma nel tempo gli organi interessati sono innanzitutto il Cuore (Cardiopatia ipertensiva, Infarto) il Cervello (Ictus, Encefalopatia), l'occhio (Retinopatia ipertensiva) ed il Rene (Nefropatia). L'ipertensione arteriosa va scoperta in tempo e seguita senza alcuna sottovalutazione.


#FISIOTERAPISTA

Dolore e dolori... Dottoressa

Brigida Pinto

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Il dolore è uno di quei concetti “innati”, cosi semplici da idealizzare e altrettanto difficili da verbalizzare. Basti pensare che l’OMS, la più importante organizzazione mondiale che si occupa di salute, l’ha definito con la parafrasi “è dolore ciò che ciascuno di noi dice essere dolore”. Proviamo a descriverlo. Può essere localizzato, irradiato o riferito. Nel primo caso si riesce ad indicare il preciso punto del corpo dove si avverte il dolore, nel secondo si riferisce un “prolungamento” della sensazione dolorosa dal punto di origine lungo un decorso preciso, nell’ultimo caso invece viene identificata un'area di dolore cutaneo più o meno vasta senza una chiara localizzazione. Possiamo poi distinguerlo in acuto, se compare all'improvviso

e ha una durata limitata perché cessa con la guarigione della causa che lo ha provocato, o cronico, che tende ad essere più sordo e insistente del dolore acuto: il sintomo, infatti, dura più del previsto e compromette la vita sociale e la personalità del paziente. Sono coinvolte differenti fibre di trasmissione neuronale, perché il significato del dolore è differente. Purtroppo si, il dolore ha un senso. Nel caso del dolore acuto per esempio è quello di suonare un campanello d’allarme che indichi all’organismo di modificare il suo agire per evitare danni maggiori, producendo reazioni sul sistema nervoso autonomo (vomito, sudorazione, alterazione della frequenza), sulla postura e sull’umore. Se il dolore supera l’arco tem-



#FISIOTERAPISTA

porale “previsto” per una data condizione si definisce cronico. Opprime centinaia di milioni di persone nel mondo e altera le loro capacità fisiche, emozionali e lavorative. Le persone affette da dolore cronico soffrono anche di disturbi del sonno, depressione, affaticamento, e vedono ridotte le loro facoltà intellettive. Abbiamo poi un dolore somatico che è un dolore bidimensionale, di facile individuazione e localizzazione, trafittivo e puntorio che varia secondo la posizione che si assume. All'interno di questa categoria è possibile operare un'ulteriore distinzione tra il dolore somatico superficiale e il dolore somatico profondo. Spesso si presenta con sintomi acuti, che coinvolge e trova origine nel corpo senza coinvolgere il sistema nervoso, attraverso l'eccitazione dei sensori del dolore situati nella cute, nei muscoli, nelle articolazioni e nelle ossa e un dolore viscerale, ossia il dolore che nasce dagli organi interni, percepito come uno stimolo doloroso profondo, tridimensionale, diffuso, non facilmente localizzabile. In entrambi i casi lo stimolo doloroso è acuto. Nel dolore cosiddetto psicosomatico al dolore fisico si accompagna sempre una componente emotiva che molto spesso ne moltiplica gli effetti fino a renderlo insopportabile o, al contrario, riesce ad attutirlo fino a cancellarlo. Perché questo accada non è ancora del tutto chiaro. Secondo gli studiosi la situazione del dolore stimolerebbe l'individuo 22

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a compiere atti di "lotta o fuga" per conservare se stesso. Rimane comunque difficile classificare "categorie" emotive riferite al dolore. Ogni individuo vive infatti il dolore in modo del tutto personale a causa di molte variabili, che spingono alcuni studiosi ad affermare che il 70% del dolore percepito è collegato al nostro vissuto, piuttosto che allo stimolo nocicettivo puro. Non esistono strumenti capaci di misurare il dolore. Ognuno di noi ha un metro di giudizio e percezione del dolore. La sua valutazione, quindi, viene fatta ponendo attenzione alla descrizione che il paziente fornisce al medico del proprio dolore. L'intensità viene valutata lieve, moderata, forte, atroce, fino a dire: "il più forte dolore mai provato!" Può inoltre essere pulsante, bruciante, lancinante, fastidioso. Esiste comunque un sistema "analogico" (visivo e numerico), molto utile, dove il dolore viene rappresentato da una linea retta di 10 cm che unisce due punti numerati - 0 all'inizio e 10 alla fine - che simboleggiano rispettivamente l'assenza di dolore e il massimo dolore immaginabile. Nel descrivere il dolore quindi, quando ci si rivolge ad uno specialista, non basta dire “mi fa male”, provate a raccogliere prima queste informazioni nella mente, perché potrebbero aiutare di molto la diagnosi! Quando è comparso? Dove è iniziato e come si irradia? Posso collegarlo ad una par-

ticolare emozione vissuta, ad un movimento fatto, a cibi mangiati, alla variazione di clima? Ci sono altri sintomi più o meno concomitanti con l’insorgenza/ permanenza del dolore: nausea, sudorazione, vertigini, pallore, stanchezza? Come è stata la sua evoluzione? Varia di intensità se mi muovo o se sto fermo? Se effettuo una pressione sulla parte dolente peggiora o migliora l'intensità? Disturba o condiziona il mio sonno? L’ho mai avuto in passato? Se si, in quali tempi e modalità è regredito? Il dolore è una cosa seria, molto seria. Tanto seria che in Italia esiste una Legge avanguardistica, la 38 del 2010, che tutela il diritto dei cittadini italiani di accedere a cure palliative e terapia del dolore, la cui normativa è conosciuta solo dal 27% della popolazione italiana. Domenica 27 maggio è stata indetta la domenica del Sollievo, una giornata per rimarcare l’attenzione su questo tema, ancora troppo sconosciuto e poco diffuso. Foscolo nei Sepolcri affermava a gran voce che una civiltà che non rispetta i morti non merita di sopravvivere, non so perché non si sia mai sbilanciato sulle civiltà che non rispettano il dolore dei vivi. Forse saranno mancate le parole anche a lui.



#ODONTOIATRA

Abituarsi sin da giovani a prendersi cura di denti e gengive per evitare problemi e costi futuri

Dottor

Vittorio Milanese

Secondo i dati dell’OMS, il 6090% dei bambini in età scolare, in tutto il mondo, hanno carie dentale mentre la malattia parodontale si riscontra nel 5-20% degli adulti di mezza età, con tasso variabile tra le regioni geografiche. In Italia, la malattia cariosa, a 4 anni di età, vede l’interessamento del 21,6% degli individui; a 12 anni sono affetti da carie il 43.1% degli individui, mentre nella fascia di età compresa tra i 19 e i 25 anni l’88,2% delle persone presentano lesioni cariose. Relativamente alla malattia parodontale, negli individui di età maggiore di 35 anni, tale patologia si manifesta nel 60% degli individui per raggiungere l’80% nelle persone di età superiore ai 55 anni. Quadri clinici di edentulismo sono presenti nel 6.7% degli individui di età superiore ai 45 anni e nel 60% delle persone con età maggiore di 80 anni. Il 24

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carcinoma orale, invece, si manifesta con una frequenza di 8,44 casi/100.000 uomini e 2.22 casi/100.000 donne. Il fardello delle malattie orali e delle altre malattie croniche può essere ridotto affrontando in modo simultaneo i fattori di rischio comuni, come fumo e alimentazione scorretta. Una diminuita assunzione di zuccheri ed una alimentazione equilibrata aiutano a prevenire la carie e la prematura perdita dei denti. Smettere di fumare e ridurre il consumo di alcol diminuiscono il rischio di cancro orale, malattia parodontale, perdita dei denti. Il consumo di frutta e verdura ha un’azione protettiva contro il cancro orale. L’utilizzo di fluoro, specie per via topica, aiuta a prevenire la carie nei bambini e negli adulti. Utilizzando queste strategie di prevenzione, l’elevato costo delle cure dentali può essere evitato e il peso delle malattie orali ridotto.

La corretta prevenzione primaria e secondaria delle patologie di maggiore rilevanza sociale, carie e malattia prodontale, consente di evitare l’insorgere dei quadri clinici più gravi per esempio l’edentulismo che comportano invalidanti menomazioni psico-fisiche e impegno di cospicue risorse finanziarie per la terapia e la riabilitazione attraverso interventi protesici. La prevenzione e corretti stili di vita sono alla base per prevenire le malattie del cavo orale soprattutto se attivate fin da piccoli. Lavarsi i denti dopo ogni pasto ed effettuare regolari visite di controllo dal dentista e sedute di igiene fin dall’età evolutiva, sono i consigli base per mantenere sani denti e gengive. Fonte: il mio dentista informa



#NUTRIZIONISTA

Prepararsi alla prova costume Chili di troppo, pelle a buccia d’arancia o poco tonica … Prendiamoci cura del nostro corpo per affrontare l’estate con serenità.

Dottoressa

Francesca Maresca

Ogni anno, a ridosso delle vacanze estive, si ripropone il solito problema: quei chili di troppo, accumulati durante i mesi invernali, vanno persi al più presto! Il bikini è impietoso, la nostra pelle, un po' bianchiccia e spesso poco tonica, dopo l'inverno passato sotto i vestiti, non aiuta. In estate non si può barare: i vestiti leggeri o, ancora peggio, il costume mettono in evidenza in modo impietoso la nostra “linea”. Bisogna, quindi, mettersi d'impegno e, con davanti un mese e mezzo almeno si può pensare di ridare al nostro corpo, un aspetto più desiderato; è importante non perdersi d'animo e avere un po' di buona volontà e di costanza. Vediamo su quali punti possiamo agire per superare dignitosamente la prova costume: 26

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Alimentazione

È fondamentale adottarne una che consenta sia di eliminare le tossine accumulate, sia di dare una sferzata alla pelle facendole riacquistare la lucentezza dimenticata. L'apporto dei liquidi è fondamentale: bevete molta acqua (almeno un litro e mezzo al giorno), tè e infusi (asparago, tarassaco, betulla verrucosa e vitis vinifera sono ideali per un'azione disintossicante e depurativa) La vostra dieta dovrà dare la priorità a verdure e frutta per consentirvi di fare il pieno di sali minerali e vitamine (che miglioreranno la vostra pelle) Utilizzate poco il sale (che favorisce la ritenzione dei liquidi)

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Preferite allo zucchero bianco quello di canna o il miele Sostituite i grassi animali (margarina, burro ecc.) con quelli vegetali, specie olio extravergine di oliva Scegliete il pesce al posto della carne Arricchite la dieta con legumi e cereali, ricchi di fibre che aiuteranno la motilità intestinale Preferite il pane integrale a quello bianco, ma senza abusarne Imparate a fare una ricca prima colazione (a base di yogurt, frutta fresca, caffè d'orzo o tè), un pranzo completo (cereali integrali, verdure cotte o crude e una piccola quantità di proteine come tonno o un uovo), con-

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cedetevi una cena dignitosa scegliendo, ad esempio, tra zuppa di legumi e cereali, pesce, verdura cotta o cruda, formaggio magro e frutta.

Attività fisica:

Per 'rimodellarsi' nei punti giusti sono necessari degli esercizi fisici mirati,e quindi in tal caso per ottenere risultati significativi sarebbe necessario affidarsi ad un professionista. Ma in sostituzione una passeggiata a passo svelto per almeno 30 minuti al giorno permette di migliorare la circolazione sanguigna, consentendo così una migliore ossigenazione dei tessuti e di attivare un po’ un metabolismo impigrito dall’inverno.

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Qualche consiglio:

• Scendere alcune fermate dell’autobus prima rispetto al solito oppure andare a lavoro a piedi o in bicicletta • Fare le scale anziché prendere l'ascensore o la scala mobile • Fare una passeggiata quando ci si sente annoiati, ansiosi o arrabbiati… • Scegliere alcune attività da fare con gli altri (es. calcio, pallavolo, passeggiate, tennis…) • Evitare intere giornate davanti alla tv, magari alzarsi per prendere un bicchiere d’acqua, fare qualche esercizio fisico… • Sedersi al posto di sdraiarsi. Stare in piedi invece di sedersi. Muoversi invece di stare fermi.

Qualche accorgimento in più...

1. Evitate abiti troppo stretti e tacchi alti (ostacolano la circolazione) 2. Non bevete alcolici e superalcolici 3. Saune e bagni turchi sono utili sia a tonificare la pelle sia ad eliminare le tossine 4. Fatevi consigliare da un erborista un buon trattamento, adatto al vostro tipo di pelle, a base di prodotti esfolianti, idratanti e nutrienti.


#PEDIATRA

Medici in campo contro le bufale on line

Dottor

Carlo Alfaro

“Una bufala ci seppellirà?” è il titolo, estremamente provocatorio, della campagna shock lanciata a partire dal mese di maggio 2018 dalla Fnomceo (Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri) per sensibilizzare i cittadini contro le fake news diffuse in rete in tema di salute. Obiettivo è restituire al medico il ruolo centrale di veicolo per il paziente di messaggi e informazioni sulla sua salute. Per farlo, la Federazione ha progettato l’affissione in 31 città italiane di manifesti con immagini molto forti, una lapide con epitaffi sovrastati da una croce con frasi come “Ho curato il cancro con il bicarbonato di sodio”, “Non mi hanno vaccinato per paura dell’autismo”, “Avevo acquistato sul web un farmaco miracoloso”, mentre un poster ammonisce: “Diffidate delle bufale sul web. Chiedete sempre al medico”. L’iniziativa nasce dalla presa di 28

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coscienza che il “dottor Google” è diventato il “medico” più amato dai pazienti, soprattutto giovani e giovanissimi, ma “non è laureato in Medicina”, e consultarlo acriticamente espone a rischi per la salute. Il fenomeno appare preoccupante e in crescita: secondo la Ricerca Censis Assosalute 2017, sono 15 milioni gli Italiani, circa uno su tre, che cercano sul web informazioni sulla loro salute, e lo fa il 36,9% dei millennials. Ma sono 8,8 milioni gli Italiani che sono stati vittime di false notizie nel corso dell’anno, benchè il 44,6% dei giovani internauti ritenga che l’allarme sulle fake news sia sollevato dalle vecchie élite, come i giornalisti, che a causa del web hanno perso potere. Poiché invece un uso consapevole del web, se si fa riferimento a fonti sicure e autorevoli, può diventare strumento di arricchimento per il paziente, la Fnomceo ha varato da qualche mese il sito “dottorema-

everoche”, allo scopo di mettere a disposizione dei cittadini informazioni di salute fondate sulle migliori evidenze scientifiche contro l’attacco a Medicina e sanità perpetrato da uno uso anti-scientifico della rete e dei social network. “Dottoremaeveroche” si compone di una sezione contro le fake news, dedicata al cittadino, che potrà trovare risposte semplici ed argomentate alle più comuni domande in tema di salute, e di una sezione dedicata agli operatori con un vero e proprio “kit di primo soccorso comunicativo” composto da informazioni grafiche e brevi clip, da condividere con il proprio paziente durante la spiegazione di determinati argomenti. La Fnomceo è impegnata già da due anni nella lotta contro le fake news sulla salute, attraverso l’emanazione del “Documento sui vaccini” e i corsi accreditati per giornalisti, tenuti al Ministero della Salute, “Perché vaccinarsi”


(2016) e “La comunicazione della salute al tempo delle fake news” (2018), oltre a quello proposto, nel 2017, nell’ambito del Festival della Tv e dei Nuovi media di Dogliani, dal titolo “Mitologia della salute e false argomentazioni, l’era delle bufale” e, sempre nel 2017, quello di Siena “Comunicare in sanità: Relazione di cura e cura della relazione”. Anche L’Istituto Superiore della Sanità (ISS) ha messo in rete da febbraio 2018 “ISSalute.it”, il primo portale istituzionale dedicato interamente al cittadino per informarsi, conoscere e scegliere in tema di salute, organizzato in quattro sezioni: “la salute dalla A alla Z” (con oltre 1.700 schede redatte sulle cause, i disturbi, le cure, la prevenzione delle malattie), “stili di vita e ambiente”, “falsi miti e bufale”, “news quotidiane” a cura dell’agenzia Ansa sui temi di attualità in medicina e ricerca, tutto scritto con linguagwww.centopercentofitness.it

gio chiaro, semplice e accessibile per offrire ai cittadini un punto di riferimento rigoroso e autorevole, un’informazione certificata all’origine coerente con le evidenze scientifiche disponibili. Alla presentazione alla stampa del progetto, il grande Piero Angela ha commentato: “Oggi col web la disinformazione circola rapidamente ed è pieno di pifferai magici, ma la scienza non è democratica, non prevede par condicio”. Sempre al fine di promuovere cultura della salute, l’ISS ha dato il via alla mostra itinerante “Mondovaccini”, un viaggio alla scoperta della storia affascinante dei vaccini. Tutte queste iniziative mirano a contrastare la costruzione da parte degli utenti di percorsi autonomi di informazione e conoscenza svincolati dal vaglio e dalla interpretazione dei sanitari, con esiti a volte disastrosi, come nel caso del calo delle coperture vaccinali.

Addirittura, si sta facendo strada una nuova patologia, la “cybercondria”, caratterizzata da ossessiva ricerca di malattie online, di cui si è di recente occupato uno studio su “NIHR Journals Library”, che ha rivelato che negli ospedali britannici fino al 20% degli accertamenti diagnostici è fomentato da ansia per la propria salute mutuata da notizie lette sul web. Mettere i pazienti a conoscenza dei progressi scientifici attraverso la rete può essere utile, in quanto, proprio anche grazie alla diffusione di internet, sta emergendo il concetto di “skillful participation”, cioè una partecipazione esperta, “abile”, del paziente al proprio percorso di prevenzione, benessere, diagnosi e cura, in una relazione con il medico non più totalmente asimmetrica, ma sempre più condivisa e paritaria. Tutto ciò ha però risvolti positivi solo se l’interlocutore dall’altra parte della rete è un professionista accredita-


#PEDIATRA

to a promuovere l’alfabetizzazione scientifica dell’utente. Invece, la salute può essere messa a rischio se si dà credito a contenuti pubblicati in rete senza controllo: è importante dunque per l’utente verificare serietà, attendibilità e veridicità delle fonti delle informazioni, affidandosi a siti istituzionali o pagine ufficiali di società scientifiche, che garantiscono autorevolezza e rigore scientifico, mentre blog e forum possono recare storie di vita, emozioni, esperienze, casi personali, idee proprie, teorie strampalate, ipotesi assolutistiche, scenari catastrofici, cure non comprovate inefficaci quando non pericolose, notizie inventate, senza preoccuparsi di scientificità ed oggettività. Altri rischi della rete sono la presenza di notizie vecchie e superate che continuano a circolare senza 30

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essere mai aggiornate, la difficoltà del nell’interpretazione di sintomi, diagnosi e cure per chi non è addetto ai lavori (non si possono inventare competenze che si acquisiscono dopo anni e anni di studio e pratica medica!), la perdita di fiducia nella Medicina ufficiale. Notizie prive di qualsiasi fondamento scientifico rischiano, nel turbinare di condivisioni sui social, fatte in modo acritico e sull’onda di coinvolgimento emotivo e paura, di acquisire nell'immaginario collettivo parvenza di verità assoluta, interferendo con il ricorso a cure scientificamente validate, sicure ed efficaci. Il pericolo è che passi il messaggio che la scienza sia un’opinione, su cui ognuno può esprimere il proprio gusto o preferenza, che si insinuino sospetti di colossali giochi di interesse di natura eco-

nomica, complotti e rischi globali, che si diffondano confusione, timori irrazionali, psicosi, che infine si affermino scelte anacronistiche e reazionarie, contrarie ad anni di studi e ricerche per la promozione della salute. Rischi ben espressi da Umberto Eco nel corso di una lectio magistralis nel 2015: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel”. La differenza tra scienza e opinione è nel metodo. Il metodo scientifico, che ha avuto le sue origini con Galileo Galilei, consiste nell’osservare un fenomeno, fare delle ipotesi, formulare una teoria, quindi eseguire esperimenti atti a verificare o confutare la teoria. La scienza allunga la vita. Non facciamocela rubare.





#NATUROPATA

Bromelina

Mariateresa Caiafa

Non è sempre semplice sostituire un farmaco chimico ma non impossibile e oggi, anche in farmacia, si ha la possibilità di scegliere tra tanti prodotti naturali validi. Ero alla ricerca di un antinfiammatorio e sono stata soddisfatta con una “cura dolce” a base di bromelina, sicuramente l’avrete sentita... esatto!!! È quell’enzima che si trova nella polpa dell'ananas e in forma più concentrata nel gambo, che dona un bel po’ di proprietà benefiche al nostro corpo. Chissà quanti di voi lo snobbano, per l’industria alimentare rappresenta la parte più economica da lavorare essendo il gambo d’ananas uno scarto, abbassando di conseguenza i costi dei prodotti. “Antinfiammatorio??? Ma che dice??? L’ananas fa dimagrire !!! ”, uuuhhhh quante volte ho sentito questa frase, precisiamo che l’ananas non ha un effetto dimagrante in senso stretto ma possiede proprietà benefiche, tra queste la bromelina, che stimola sia stomaco che fegato nello svolgere al meglio le loro funzioni 34

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e questo grazie al gruppo di enzimi proteolitici che partecipano attivamente alla digestione delle proteine (carne, formaggi ad esempio sono cibi ad alto contenuto proteico), tutto ciò evita gonfiori addominali o problemi di stipsi. Aggiungiamo le proprietà drenanti e diuretiche e il dado è tratto, poiché: si riducono gli edemi e i ristagni d’acqua, inoltre la bromelina è capace di diminuire il senso della fame a favore di quello della sazietà ed è ovvio che tante caratteristiche peculiari aiutino a snellire la figura. Ricapitoliamo: la bromelina se assunta a stomaco pieno facilita il processo digestivo; per ottenere l’effetto antinfiammatorio, principalmente dei tessuti molli, va presa a stomaco vuoto. È molto amata dagli sportivi perché migliora la funzionalità muscolare dopo l’attività fisica o la si utilizza per trattare contusioni, strappi, etc, perché agisce subito sull'infiammazione del tessuto, riducendo il dolore e aiutando a guarire in tempi brevi evitando per di più il danno gastrointe-

stinale tipico di quando si fa un “abuso” di farmaci antinfiammatori. Non è finita qui; e’ antiaggregante, quindi previene la formazione di trombi e coaguli mantenendo così il sangue più fluido. Svolge un’azione mucolitica, per questo utile nei disturbi delle vie respiratorie perché la bromelina fluidifica e diminuisce le secrezioni bronchiali. Se assunta con antibiotici, ne aumenta il loro assorbimento. La bromelina non va usata in gravidanza e durante l’allattamento; chi soffre di ulcera peptica; se si assumono farmaci anticoagulanti o antinfiammatori di sintesi; chi ha una predisposizione costituzionale alle emorragie e può indurre tachicardia. In caso di dubbi è bene chiedere consiglio al proprio medico.



#MEDICINA

COMUNICATO STAMPA - Studio Diessecom

Robotica rivoluzione nelle protesi per anca e ginocchio In Italia 12 postazioni e già 4500 interventi effettuati Tra le moderne innovazioni della medicina, la robotica costituisce una di quelle tecnologicamente più avanzate e l’Italia si è distinta in questo settore. Negli ultimi anni, i due ospedali pionieristici della robotica ortopedica sono stati la casa di cura San Francesco di Verona e il Policlinico di Abano Terme (Padova). Tre anni fa, i due ospedali pubblici che hanno investito in questo settore e che insieme ai precedenti costituiscono gli ospedali a maggior volume sono la Asl 8 di Arezzo e il Policlinico di Modena. Nell’ambito dell’ultimo anno, le postazioni sono già passate da 4 a 12 totali. “Il presupposto scientifico è che i parametri di precisione con cui la robotica impianta una protesi non siano paragonabili alla semplice visione oculare del chirurgo” spiega il dott. Patrizio Caldora, primario dell’Ospedale pubblico San Donato di Arezzo. “Un chirurgo molto esperto, ossia uno che fa oltre 200 protesi ogni anno, ottiene senza dubbio buoni risultati, in linea con la letteratura mondiale; ma la robotica può dare un valore aggiunto, consistente in una preci36

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“Maggiore precisione, movimenti più ampi e protesi più longeve. Queste i principali vantaggi della chirurgia robotica” dott. Patrizio Caldora, primario Ospedale pubblico San Donato di Arezzo

sione notevolmente superiore, non solo sotto il profilo millimetrico come profondità rispetto all’osso, ma anche per quanto riguarda le cosiddette versioni, ossia le rotazioni su un piano assiale di un’anca; la robotica, infatti, consente sia una più precisa centratura nello spazio delle componenti protesiche, che una più ampia cinematica della protesi”.

In altri termini, il miglior posizionamento consente alla protesi una maggior longevità. Un maggior costo della tecnologia sarà ripagato da un decremento delle revisionia d oggi dovute al mal posizionamento degli impianti. Negli Stati Uniti questo processo è già in atto. Negli ultimi 11 anni, nel mondo sono state eseguite 125.000 pro-


cedure chirurgiche di protesi totale di anca e parziale di ginocchio, di cui 42.000 solo nel 2017. La protesi totale di ginocchio, introdotta un anno fa, è stata già eseguita nel mondo su 16.000 pazienti. In Italia, primo paese europeo in cui si è installata la robotica, gli interventi complessivi eseguiti con il robot sono 4.500 su oltre 220.000 interventi all’anno, rappresentando ancora oggi una tecnologia di avanguardia poco diffusa. “Vogliamo sottolineare l’importanza di un sistema paese dove si possono davvero sviluppare progetti con le istituzioni” - sottolinea Marco Miniero. “Vogliamo ringraziare l’Istituto Ortopedico Rizzoli

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che ci ha messo a disposizione il suo know how per stilare il nostro Algoritmo di Trattamento. Lo IOR avrà la possibilità di utilizzare tale modello e la nostra struttura per lo svolgimento di attività di ricerca e medico-sanitarie. È nostra intenzione ascoltare il punto di vista dei medici e le esigenze alle quali la sanità dovrà rispondere nel prossimo futuro”. “Le patologie degenerative, soprattutto in campo ortopedico prevedono in una fase finale, l’impossibilità ad essere trattate in maniera conservativa. A questo punto è necessario ricorrere ad un impianto protesico. La chirurgia robotica è senz’altro la

scelta migliore per il paziente” risponde Marco Miniero, presidente di Tiss’You. “Il nostro obiettivo è sempre quello di unire ricerca, sviluppo, produzione di Biomateriali e Medical Device per la medicina rigenerativa con le reali necessità cliniche di ciascun paziente. Lo scopo finale è quello di estendere le opzioni terapeutiche, semplificare le procedure chirurgiche, ridurre i tempi di ricovero e recupero” continua Marco Miniero.


#MENTALCOACH

Il tempo scorre lentamente, ma passa velocemente

Ernesto Lupacchio

In questo momento della mia vita il mio lavoro di PERSONAL COACH mi impegna molto, tanto da non riuscire a fare tutto quello che vorrei. Così ho sentito l’esigenza di rivedere gli appunti di un corso sulla gestione del tempo fatto qualche anno fa e ne sto già raccogliendo i benefici. Per questo motivo vorrei condividere con te il segreto dell’importanza della “gestione del proprio tempo”. Infatti sono molte le persone che non riescono a fare nemmeno la metà di ciò che vorrebbero fare, quelli che non ottengono i risultati desiderati, quelli che restano costantemente ancorati ad un livello di pensiero dal quale non riescono ad elevarsi; ma sono molti anche quelli che ottengono qualche risultato, ma con sforzi di gran lunga sproporzionati, grazie ad una ferrea volontà: ogni obiettivo raggiunto è ottenuto solo con 38

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Il tempo è troppo lento per chi soffre, troppo breve per chi gioisce, troppo lungo per chi aspetta… ma per chi ama il tempo non ha tempo. un notevole sacrificio. Di contro ci sono altre persone che con il minimo sforzo o con grande facilità e naturalezza perseguono risultati eccellenti. In solo 24 ore riescono a conquistare il mondo, con le loro idee, con i loro libri, con le loro aziende e con il loro successo. Un esempio classico di persona della prima categoria potrebbe essere un laureato, che va al lavoro tutti i giorni e che già per questo in Italia è al di sopra la media. Tuttavia vorrebbe realizzare il suo

sogno di scrivere un libro, ma non ha tempo. La sera è stanco, ha troppe cose da fare e non riesce a focalizzarsi sul suo desiderio. Un altro esempio potrebbe essere un manager o un imprenditore dell’azienda accanto, che vorrebbe far crescere la sua attività: ha 100 idee al giorno, ma portarle a termine richiede sempre molto più tempo di quanto ne abbia a disposizione. La colpa non è solo sua, sembra che anche i suoi dipendenti e i suoi collaboratori non riescano a concludere granché



#MENTALCOACH

durante il giorno. Perciò il nostro manager ha spesso la sensazione di andare più lento del mercato nel quale si trova a concorrere. Ci riconosciamo in queste persone?vSogniamo una giornata da 25, anche 30 ore al giorno, per poter portare a termine ciò che dobbiamo fare? O invece siamo in grado di usare soltanto 24 ore in un giorno per realizzare le nostre più grandi ambizioni. Quale la differenza? La risposta più scontata è “la differenza è solo la capacità di gestire meglio il tempo”. In realtà 24 ore non sono né tante né poche. Così come non è né tanto né poco il tempo a nostra disposizione. La differenza la fa il modo in cui NOI USIAMO QUEL TEMPO… o meglio: “che risultati riusciamo ad ottenere con il tempo a nostra disposizione?” Perché sono i risultati che cambiano la nostra esistenza, non il tempo che dedichiamo ad ottenere quegli obiettivi. Purtroppo la capacità di ottenere 40

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il massimo dal tempo che si ha è una delle fondamentali cose che non vengono insegnate a scuola e che ciascuno di noi deve riuscire ad imparar più o meno da solo. Per questo motivo oggi voglio suggerirti di osservare una semplice regola che, se deciderai di seguire, ti aiuterà ad ottenere il massimo dal tempo che hai a disposizione. “FAI UNA COSA ALLA VOLTA”, una soltanto… e mentre la fai non distrarti, non rispondere al telefono, non fare niente, bandisci distrazioni, mail e tutto quanto ne consegue. Spesso infatti siamo convinti che fare più cose contemporaneamente possa farci risparmiare tempo perché c’illudiamo di portarle avanti tutte insieme nel modo migliore. Niente di più sbagliato, è solo una illusione. Se anche tu vuoi migliorare il tuo tempo oggi…allora, ricordati: RIMANI FOCALIZZATO su una cosa soltanto. E solo quando

hai finito, passa alla successiva. Prova! Rimarrai sbalordito. E i benefici li avvertirai non solo nella tua attività lavorativa e professionale, ma anche nella tua vita personale e familiare Ti accorgerai all’improvviso di avere il tempo di fare cose che non hai mai fatto prima. Che sia investire per guadagnare di più, che sia portare a scuola i tuoi bambini, che sia avere il tempo di realizzare i tuoi sogni. Insomma ne guadagnerai in salute …ma soprattutto ne guadagnerai in AUTOSTIMA. Essere in grado di fare di più in meno tempo è come essere in grado di guadagnare di più lavorando meno. Questo effetto chiaramente si amplifica a dismisura quando consideri il tempo dei tuoi collaboratori. Prova solo a immaginare come sarebbe un’azienda in cui tutti sono in grado di ottenere il massimo dal tempo che hanno a disposizione. Quell’azienda spiccherebbe il volo, farebbe la differenza rispetto a tutte le altre. Potrebbe infatti avere meno personale e fare le stesse cose che fanno gli altri o potrebbe avere lo stesso personale degli altri e produrre molto, ma molto di più. (tratto da corsi.it). In definitiva se vuoi ottenere qualcosa come diceva Einstein: “non puoi pensare di ottenere risultati diversi se continui a ragionare sullo stesso livello di pensieri che ti ha portato ad avere quei risultati”.



#FITNESS

L’importanza del riscaldamento

Alfonso Galano

Il riscaldamento è la parte preparatoria di una seduta di allenamento, il cosiddetto warm-up, a cui segue una parte centrale di allenamento vero e proprio chiamata work-out e la parte finale di defaticamento denominata cool-down. Analizzeremo in quest’articolo la prima parte, il riscaldamento, spesso sottovalutato ma di fondamentale importanza indipendentemente dalla disciplina praticata per due scopi principali: prevenire gli infortuni e ottimizzare la performance.

I vantaggi del riscaldamento

Gli effetti più importanti che ri42

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scontriamo a seguito di una corretta fase di riscaldamento sono:

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come detto un aumento della temperatura corporea con maggior afflusso di sangue ai gruppi muscolari coinvolti per mezzo dell’incremento della frequenza cardiaca;

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una trasmissione facilitata degli impulsi nervosi e un conseguente aumento della sensibilità dei recettori neuro-muscolari;

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una diminuzione del tempo di latenza ovvero tra arrivo dello stimolo nervoso e risposta muscolare, quindi una più rapida



#FITNESS

esecuzione e controllo dei movimenti;

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riduzione della viscosità muscolare con miglioramento del range di movimento articolare dovuto ad una maggior produzione di liquido sinoviale permettendo quindi di avere delle articolazioni più lubrificate e permettere movimenti più ampi in sicurezza;

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diminuzione degli infortuni muscolo-scheletrici;

aumento della vigilanza, della percezione visiva e della disponibilità mentale alla prestazione.

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Tutto questo si traduce in una maggiore capacità di esprimere forza, potenza, resistenza e flessibilità muscolare.

In che modo farlo

Il riscaldamento è suddiviso in due parti: una di tipo generale e uno di tipo specifico. La prima fase a carattere generale, prevede l’utilizzo di esercizi globali e multi-articolari che interessano tutto il corpo ma di intensità bassa, esercizi come il salto della corda oppure i più semplici jumping jacks permettono di aumentare la temperatura corporea anche in soli 5 minuti. A questa fase segue quella di riscaldamento specifico carat-

terizzata da esercizi di mobilità specifici per il gesto che si sta per compiere, permettendo una maggiore fluidità nelle articolazioni che verranno chiamate in causa, per poi passare ad esercizi specifici veri e propri, indipendentemente dal tipo di esercizio che andremo a fare, quindi se si tratterà di un lavoro con sovraccarichi andremo a simulare il gesto prima a corpo libero e poi con un carico relativo e se si tratterà di esercizi a corpo libero andremo a utilizzare le propedeutiche di minor intensità rispetto a quel determinato gesto, questa fase può durare dai 5 fino anche ai 20 minuti, il minutaggio dipende dal livello atletico della persona e dalla difficoltà della prestazione che dovrà svolgere, ovviamente più la prestazione sarà di livello maggiore sarà il minutaggio necessario perché l’organismo sia pronto per affrontare l’allenamento. In definitiva il riscaldamento inizia blando e aspecifico e termina intenso e specifico per poter garantire poco dopo una maggiore capacità di tollerare i carichi, quindi di evitare gli infortuni, ed una prestazione di livello superiore.





#PERSONALTRAINER

La cellulite in palestra

Nello Iaccarino

La cellulite (da wikipedia – lipodistrofia ginoide – pannicolopatia edemato fibrosa – pannicolopatia edemato fibro sclerotica - liposclerosi, ecc) è un inestetismo che colpisce essenzialmente il sesso femminile nella zona pelvica e addominale, nei fianchi, sui glutei e nelle cosce. È un inestetismo che ha origini multifattoriali tra le quali: 1. Razza (quella bianca caucasica è la più predisposta); 2. Disordini ormonali; 3. Disturbi del microcircolo; 4. Alterazioni nel sistema linfatico; 5. ecc. Essa normalmente è classificata con la scala di Nürberger- Müller chela divide in 4 stadi;ovviamente la cellulite è aggravata da: 1. Abiti troppo stretti; 2. cattiva alimentazione ricca in carboidrati semplici e/o grassi saturi; 48

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3. fumo e alcool; 4. obesità; 5. postura sbagliata; 6. uso eccessivo di tacchi alti; 7. vita sedentaria; 8. allenamento non specifico; 9. ecc. In Palestra i soggetti con cellulite vengono spesso allenati come quelli sovrappeso e cioè: 1. Corsa e camminata a velocità basse sui simulatori aerobici; 2. Corsi di aerobica, step, gag, spinning, zumba, ecc; 3. Uso minimo di pesi con ripetizioni alte o altissime; 4. Intensità basse e volumi medio-alti; 5. Alta frequenza allenante. In aggiunta a ciò, alcune persone associano un'alimentazione ipocalorica a bassi carboidrati e/o grassi. Questi approcci sono uno splendido modo per aggravare la situazione. Già 50 anni

fa, sono stati creati dei protocolli di allenamento efficaci che contrastano la cellulite. Avevano già capito che bisognava evitare: 1. Allenamenti lattacidi; 2. Allenamenti esclusivamente concentrati sulla parte inferiore; 3. Allenamenti che influenzano negativamente il sistema linfatico; 4. Elevata frequenza allenante. Sul web impazzano anche miriadi di proposte di allenamento anticellulite in gran parte sbagliati o addirittura dannosi ed all'utente medio oltre al danno si associa la beffa. Quindi un Tecnico (LSM, Istruttore o PT) in Palestra dovrebbe conoscere tutto ciò e stilare un programma corretto; sarebbe cosa buona e giusta che egli si affianchi o collabori anche con un Dietologo. Buon Allenamento a tutti.



#FOODCROSSING

© FOTO DI ANNA MAIONE

Carciofi alla Romana Riproponiamo la ricetta dei Carciofi alla Romana non inserita per un errore editoriale sullo scorso numero del 100% Fitness Mag.

Imma Gargiulo

INGREDIENTI • 4 carciofi del tipo mammole • 4 patate nuove medie • Aglio novello • Prezzemolo • Sale&pepe • Olio extravergine DOP Penisola Sorrentina • 1 limone PROCEDIMENTO Preparare una ciotola capiente con acqua fredda ed aggiungere il succo del limone e le parti di limone strizzate. Tagliare dai carciofi il gambo all’altezza della corolla. Con un coltello speluchino (piccolo coltello con la lama semicurva) eliminare i primi petali del carciofo (si petali, perché il carciofo non è un ortaggio ma un’infiorescenza). Quando iniziano a comparire i petali con attaccatura più chiara 50

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infilare lo speluchino a metà dei petali ed eliminare dalla prima fila solo la parte superiore. Infine con un coltello da chef (coltello di dimensione media e lama larga) eliminare la corona centrale a circa 1 o 2 centimetri dalla parte alta. Infine con il coltellino ritagliare il gambo rimasto ed immergere il carciofo nell’acqua acidula. Pulire anche il gambo eliminando solo la parte esterna lasciandosi guidare dal diverso colore tra la parte esterna ed il cuore interno. Ripetere la stessa operazione per ciascun carciofo. Tritare poi l’aglio ed il prezzemolo. Riprendere i carciofi e batterli contro un angolo di un tagliare per aiutarsi ad aprirlo, salare e pepeare per bene ed imbottire ciascun carciofo con parte del ripieno. Sbucciare le patate e tagliarle

a tocchi grandi; questo farà in modo che le patate non si disfino in cottura. Sistemare questo punto i carciofi in una casseruola con i bordi alti a testa in su, aggiungere le patate ed i gambi facendo in modo che gli ingredienti siano disposti vicini ma non pressati o troppo sovrapposti. Condire ciascun carciofo con abbondante olio extravergine e lasciare cuocere lentamente con coperchio. Durante la cottura, che durerà all’incirca 45/50 minuti, controllare la cottura e se occorresse aggiungere un pochino di acqua calda. I carciofi saranno cotti quando sarà semplice infilzarli con una forchetta.



#CONDOMINIO

Privacy e condominio Regolamento Ue 2016/679 (Gdpr “General data Protection Regulation)

Teresa Pane

Il 25 maggio 2018 è entrato in vigore il Regolamento Ue 2016/679 (Gdpr “General data Protection Regulation) sulla protezione dei dati delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali ed alla loro circolazione. Le disposizioni del Regolamento riguardano, di riflesso, anche gli Amministratori di Condominio che, per ragioni professionali, vengono in possesso di dati personali ed effettuano operazioni su di essi anche con ausilio di processi automatizzati. Il diritto alla protezione dei dati personali è un diritto assoluto rispetto alla propria vita privata e familiare, appartiene a tutte le persone ed è sancito dall’art. 8 della Carta dei diritti fondamentali della Ue. Le imprese, i professionisti e gli enti hanno il dovere di attuare le idonee misure di protezione per evitare che con la diffusione incontrollata di tali dati tale diritto venga leso.

Trattamento dei dati personali. Dove nasce

Spesso in questa rubrica ho parlato dell’obbligo che sorge in capo all’Amministratore ai sensi dell’art. 1130 c.c. di “curare la tenuta del registro di anagrafe condominiale contenente le generalità dei singoli proprietari e dei titolari di diritti reali e di diritti personali di godimento, comprensive del codice fiscale e della residenza o domicilio, i dati catastali di ciascuna unità immobiliare, nonché ogni dato relativo alle condizioni di sicurezza delle parti comuni dell’edificio”. È in primis da tale obbligo che sorge quello che viene definito il c.d. trattamento di dati personali. 52

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Dati personali

Per dato personale si intende qualsiasi informazione riguardante una persona fisica identificata o identificabile (art. 4 Gdpr). In riferimento al settore condominiale, la sentenza della Corte di Cassazione n. 1593/2013 afferma che dato personale è “qualunque informazione” relativa a “persona fisica, persona giuridica, ente o associazione”, che siano “identificati o identificabili”, anche “indirettamente, mediante riferimento a qualsiasi altra informazione” ha già avuto modo di affermare, i dati dei singoli partecipanti al condominio raccolti ed utilizzati per le finalità di cui agli artt. 1117 ss. c.c. sono senz’altro da ricondurre a tale nozione, … in ambito condominiale, le informazioni relative al riparto delle spese, all’ entità del contributo dovuto da ciascuno e alla mora nel pagamento degli oneri pregressi possono essere peraltro oggetto di trattamento anche senza il consenso dell’interessato”.

Trattamento dei dati personali in ambito condominiale

L’elaborazione dell’elenco condomini, la tabella millesimale, il verbale dell’assemblea sono operazioni legittime di trattamento dei dati personali in quanto riferite a informazioni pertinenti e non eccedenti le finalità da perseguire con il trattamento stesso. È invece vietato riportare nell’elenco dei condomini in formato cartaceo o elettronico, accanto ai nomi dei condomini (o dei conduttori) annotazioni personali (es. single, non verrà in assemblea, ecc.) in quanto tali informazioni sono lesive della privacy



#CONDOMINIO

poichè non sono pertinenti ed eccedono la finalità per la quale i dati sono raccolti (es. convocazione in assemblea). I dati personali devono essere (art. 5 Dgpr): - trattati in maniera da garantirne un’adeguata sicurezza in termini anche di integrità e riservatezza; - raccolti in modo lecito, corretto e trasparente nei confronti dell’interessato; - per finalità determinate, esplicite e legittime; - trattati successivamente solo in modo compatibile con le superiori finalità; - adeguati, pertinenti e limitati al necessario per le finalità del trattamento; - esatti e, se necessario, aggiornati; - conservati in una forma che consenta l’identificazione degli interessati solo per il tempo strettamente necessario per le finalità del trattamento.

Ruolo e poteri dell’amministratore

Il titolare del trattamento è colui che mette in atto misure tecniche ed organizzative adeguate per garantire, ed essere in grado di dimostrare, che il trattamento è effettuato secondo quanto disposto dal Regolamento (art. 24 Gdpr). Il Responsabile del trattamento è il soggetto che tratta i dati personali per conto del Titolare (art. 28 Gdpr). La compagine condominiale, come insieme organizzato dei singoli condomini per gestire un interesse comune, è già stata riconosciuta dal Garante per la privacy come “Titolare del trattamento dei dati” cioè il soggetto che assume “le decisioni in ordine alle finalità, alle modalità del trattamento di dati personali e agli strumenti utilizzati, ivi compreso il profilo della sicurezza” (art. 4 c. 2 lett. f) D.Lgs 196/2003). L’amministratore rappresentante legale del condominio può assumere il duplice ruolo di titolare e di responsabile del trattamento dei dati per tutte le attività svolte nella gestione condominiale presso il suo studio; i dipendenti dello studio assumono il ruolo di incaricati, ossia i soggetti che 54

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operativamente trattano i dati dello studio stesso e dei condomini. Lo studio dell’amministratore deve essere adeguato ed organizzato in termini di sicurezza fisica e tecnologica (documenti non accessibili al pubblico, parco macchine aggiornato, antivirus, backup). L’amministratore può trattare i dati che non eccedono le finalità di gestione e amministrazione del condominio, quali i dati anagrafici, l’indirizzo, nonché i numeri di telefono, fisso e cellulare, l’indirizzo di posta elettronica e anche dati sensibili (ad es. concernenti la salute) o giudiziari indispensabili per l’amministrazione del condominio, se forniti direttamente dal condomino. Spetta al titolare del trattamento il compito di decidere autonomamente le modalità, le garanzie e i limiti del trattamento dei dati personali, nel rispetto delle disposizioni normative e alla luce di alcuni principi specifici indicati nel regolamento. Il titolare del trattamento può rispondere per risarcimento del danno(art. 82 Dpgr) e delle sanzioni (artt. 83-84 Dpgr). Il Responsabile risponde in solido con il titolare (che è il destinatario principale degli obblighi e delle sanzioni) qualora dovesse dare corso a trattamenti contrari al regolamento, seppur su indicazione dello stesso titolare, o se ha agito in modo difforme o contrario rispetto alle legittime istruzioni del titolare del trattamento.





#ECONOMIA

Le pensioni

tema sconosciuto per gran parte degli italiani ma sempre d’attualità

Giovanni Fontanarosa

Nel 2017 il patrimonio globale della previdenza integrativa ha superato il record dei 41 mila 300 miliardi di dollari. Cifra difficile anche da leggere, peccato che nel nostro paese vale solo il 10% del Pil mentre se ci confrontiamo con altri paesi quali per esempio l’Olanda è al 194% e negli Stati Uniti al 131%! In Italia gli iscritti sono poco più di 8 milioni e gli strumenti dedicati investono poco in borsa. Ora una nuova regola permette un utilizzo flessibile del proprio TFR, chissà se basterà per convincere gli italiani ad investire nel loro futuro! Secondo l’ultima ricerca “La ri-evoluzione delle pensioni: rapporto sullo stato dell’arte delle pensioni italiane” realizzata da State Street Global Advisors in collaborazione con Prometeia, il 75% degli under-35 italiani afferma di avere nozioni limitate o inesistenti sulle pensioni. 58

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Praticamente per i Millennial la pensione è un argomento quasi sconosciuto! Cosa ancora più grave è che la situazione non è molto diversa per il resto degli italiani: dalla survey emerge, infatti, che il 70% delle famiglie pensa di non avere informazioni sufficienti sulle pensioni integrative e, allo stesso tempo, l’81% degli interpellati ritiene che la propria pensione futura non sarà soddisfacente. Inoltre, per la maggior parte degli intervistati, i costi rappresentano il principale ostacolo all’utilizzo di fondi pensione complementari, probabilmente non sanno che le commissioni dei fondi pensione integrativi sono meno di un quarto di quelle dei fondi comuni e di altri prodotti pensionistici privati e sicuramente ignorano anche, le diverse agevolazioni fiscali e le minori imposte sul capital gain che questi strumenti riservano ai propri sottoscrittori.

In Italia è necessario un maggiore impegno, promosso dal Governo, per informare ed educare la popolazione in merito ai vantaggi dell’investimento nei fondi pensione integrativi e sfatare quindi, falsi miti sul tema. Questo potrebbe essere utile anche per ripristinare la fiducia dei lavoratori nelle pensioni.



#POESIA

La guaritrice delle anime Salvatore Spinelli

A chi dell’anima era la guaritrice una giovane che si sentiva infelice disse: “Ti prego di farmi capire perché nella vita io debba soffrire”.

Neanche il cuore, sappilo, fa male, fa male l’amore, quello materiale, ma è proprio l’Amore, mia signorina che contiene la più potente medicina.

L’anziana donna la fissò in volto e disse: “Allora dammi ascolto, devi sapere che le sofferenze ce le procurano le circostanze”.

Ovviamente parlo dell’Amore vero, quello pulito, che vien da Dio, sincero, quello basato sul reciproco rispetto che nulla c’entra con quello del letto.

Sappi che non è la testa che fa male, ma sono i pensieri l’arma letale, non fa male la schiena, lo sappiamo, fa male il peso con cui la carichiamo. Non fanno male gli occhi, se ci pensiamo, ma le ingiustizie cui assistiamo, fa male la troppa indifferenza che sta minando l’umana coscienza. Ovviamente non fa male la gola ma ciò che non esce con la parola, fa male tutto ciò che è chiuso in gabbia, fa male ciò che si esprime con rabbia. Non fa male lo stomaco, si capisce, ma ciò che l’anima non digerisce, nemmeno il fegato, è naturale, invece è la bile che fa male.

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Da un pensiero di Ada Luz Marquez



#LIBRI

Libri come fari Giovanni Pepe

La prima ora del giorno di Anna Martellato

Il tempo passato è sempre la chiave giusta per interpretare quello futuro. E per fare in modo che gli errori commessi e i sacrifici non siano vani. Una narrazione che si svolge su un doppio piano temporale: da un lato la vita di Zoe, ventisettenne sveglia e dinamica, alle prese con un lavoro dai ritmi serrati che cerca di tenersi stretta tenendo testa ai colleghi competitivi. Da un altro la vita di sua nonna, cresciuta nella vivacissima Rodi, isola che, nonostante sia stata invasa dalla guerra, non smette di far riaffiorare alla mente di nonna Anna ricordi piacevoli. Un imprevisto accade nella vita di Zoe: resta incinta. Destabilizzata non ha dubbi che quello sia il momento sbagliato: lei è alle prese con la sua carriera e il padre del bambino è un uomo sposato. Tuttavia non immagina che il passato della nonna si intreccerà in maniera inestricabile con il suo presente e la costringerà a mettere tutto in discussione, a prendere quella decisione che le cambierà la vita e che mai avrebbe pensato di poter considerare

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Aglio, olio e assassino di Pino imperatore

Un ispettore di polizia scapolo incallito, un commissario con la faccia da duro e due maestri della cucina napoletana con la battuta sempre pronta: la squadra investigativa più divertente del giallo italiano! Nell’affascinante quartiere di Mergellina, Francesco e Peppe Vitiello gestiscono la premiata trattoria Parthenope, dispensando buoni piatti e aneddoti ancor più saporiti. L’ispettore Gianni Scapece, amante della cucina non meno che delle donne, lavora nel commissariato appena aperto di fronte al locale e dove si racconta che viva il fantasma di una vedova allegra. Nelle settimane che precedono il Natale, però, Napoli è scossa dall’omicidio di un ragazzo, il cui corpo viene letteralmente “condito” dall’assassino con aglio, olio e peperoncino. Perché un rituale così macabro? Quale messaggio nasconde? Per trovare la risposta, l’ispettore dovrà scavare tra simboli, leggende e credenze della cultura partenopea, aiutato dalla tenacia del suo capo, il commissario Carlo Improta, e dalle scoppiettanti intuizioni dei Vitiello. Un’avvincente corsa contro il tempo, con uno straordinario, pirotecnico finale.




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