Inizia la scuola, inizia la prevenzione di Veronica Di Martino
Fino a dove è corretto controllare tuo figlio? di Ernesto Lupacchio
Lunghe liste d'attesa in ospedale? di Pierluigi D'Apuzzo
#137
LA MIA PENISOLA 100% FITNESS MAGAZINE ANNO XII
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AL CENTRO DEL TUO BENESSERE
Questo mese 08 #MEDICINAESTETICA Sei diventata
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nera, nera, nera…!
Inizia la scuola… inizia la prevenzione
Francesco Somma
Veronica Di Martino
Medico Chirurgo specialista in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica. Disponibile telefonicamente dal Lunedì al Venerdì 9.00 - 12.00 e 17.00 - 20.00
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Laureata in Fisioterapia - Specializzata in Posturologia
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#PEDIATRA
Distrofia Muscolare di Duchenne
#FISIOTERAPISTA
L’ABC degli esami strumentali
cell. 393.9315564
#ODONTOIATRA 30 Postura e ortondonzia Vittorio Milanese Laureato in Odontoiatria e protesi dentiaria presso l’Università di Napoli. Socio A.N.D.I.
Laurea in Fisioterapia e laurea magistrale in Scienze Riabilitative delle Professioni Sanitarie, entrambe conseguite presso l’Università “Federico II” di Napoli. Lunedì al Venerdì 9.00 - 12.00 e 17.00 - 20.00
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Intolleranza al lattosio Laureata in Dietistica presso l’Università di Napoli Federico II. Disponibile telefonicamente Martedì e Giovedì dalle 15.00 alle16.30
Settembre, è tempo di rinforzare le difese immunitarie Laureato in Farmacia e specializzato in Scienza e tecniche delle piante officinali presso l’Università Federico II di Napoli.
#NUTRIZIONISTA Francesca Maresca
#FARMACISTA
Giuseppe De Simone
Le emozioni inutili il senso di colpa Laureata in Filosofia e Psicopedagogia presso l’Università di Napoli Federico II, specializzata in Gestalt Counseling Bioenergetica e Terapie Olistiche
Brigida Pinto
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#PSICOPEDAGOGISTA
Bianca Pane
Carlo Alfaro
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#FISIOTERAPISTA
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#MENTALCOACH
Fino a dove è corretto controllare tuo figlio? Ernesto Lupacchio Personal Coach
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La Mia Penisola 100% Fitness Mag Anno XII
Numero 137
In copertina una rappresentanza dello staff del Centro Ulysse Wellness, di Sorrento fotografati da Pino Coluccino - S.Agnello
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40 #FITNESS Esercizio fisico e
50 #FILOSOFO Rousseau e la condizione
sistema immunitario
umana tra natura e civiltà
Alfonso Galano
Domenico Casa
Dottore in Scienze Motorie Personal Trainer certificato I.S.S.A. specializzato in allenamento a corpo libero CALISTHENICS
Consulente filosofico
e-mail domenico.casa2@tin.it
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#DANZA
Danzare, educare, crescere
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Claudia Pastena
#AVVOCATO
L’incidente probatorio nel processo penale
Dottoressa in Scienze Motorie ed Insegnante di danza Classica e Moderna
Valerio Massimo Aiello
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#PERSONALTRAINER 44 Pensieri semiseri
Avvocato penalista
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Nello Iaccarino LSM - PT - Preparatore e Consulente
46 Salutiamo l’Estate
Lunghe liste d'attesa in ospedale? Pierluigi D'Apuzzo cell. 327.1323324
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#FOODCROSSING
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#POETA
La perla Salvatore Spinelli
con la sua Regina Anna Maione Esperta in comunicazione multimediale dell’enogastronomia
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Imma Gargiulo
60 #CONDOMINIO L'amministratore risponde Teresa Pane
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Progettazione e piscina Le norme di riferimento Tecnoambiente srl
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Periodico di attualità a diffusione gratuita Dep. Aut. Tribunale di Torre Annunziata del 09.06.2010 Direttore responsabile Giuseppe Damiano Editore Giuseppe Manzi Redazione Via Camaldoli, 18 - Vico Equense (Na) Progetto Grafico Maurizio Manzi 42 Adv&Print
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#MEDICINAESTETICA
Sei diventata nera, nera, nera…!
Dottor
Francesco Somma
L’estate è tempo di amici, aperitivi, cenette all’aperto, ma sopratutto di spiaggia, mare e tintarella. Purtroppo ancora oggi non tutti si espongono correttamente al sole, ancora troppe persone non usano creme protettive o scelgono quelle con fattori di protezione molto bassi; la mancanza di informazione circa i danni prodotti dal sole unita alla moda che impone un colorito bronzeo tutto l’anno, non aiutano. E così che a settembre sul viso possiamo osservare rughe che non c’erano e, una volta andata via l’abbronzatura, anche nuove macchie. Un’esposizione al sole prolungata e senza protezione danneggia fortemente la pelle. I raggi UVA e UVB generano radicali liberi che danneggiano le cellule del viso deputate alla produzione di collagene e acido ialuronico, di conseguenza si formano nuove rughe e quelle già presenti peggiorano, la pelle perde tono ed appare anelastica. Inoltre, i raggi UVA e UVB in eccesso comportano un’esagerata 8
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produzione di melanina che si accumula nella pelle portando alla formazione di macchie. Fortunatamente il chirurgo plastico ha numerose armi a disposizione per combattere questi inestetismi, scopriamoli insieme. Sieri e creme antiossidanti: da applicare mattina e sera prima della crema giorno e della crema notte, per contrastare i radicali liberi e “ridurre lo stress da sole”. Biostimolazione: mediante un piccolo ago, si iniettano sotto pelle piccole quantità di acido ialuronico arricchito ad elementi nutritivi fondamentali per la pelle. L’acido ialuronico costituisce l’impalcatura del nostro viso; iniettandolo in profondità promuoviamo una rigenerazione profonda riducendo le rughe. Peelings e laser: utili per le macchie solari. Vi sono peelings soft che non danno né rossore né esfoliazione e non influisco-
no così sulla vita di relazione, i risultati non sono immediati ma richiedono più sedute, sono indicati per macchie non molto scure. I laser ed i peelings strong danno un’esfoliazione profonda, per alcuni giorni la paziente avrà il viso arrossato con una marcata desquamazione e talvolta crosticine. Pian piano la pelle si rigenererà completamente, apparendo rosea e compatta. Sono indicati per macchie scure e diffuse. Radiofrequenza: mediante una sonda che si passa sul viso, in maniera del tutto indolore andiamo a stimolare la produzione di collagene, restituendo tono e compattezza. La seduta dura 30 minuti e si consiglia un ciclo di 6-8 sedute. Dunque cancella le rughe e macchie dal tuo viso e sorridi nonostante le vacanze siano terminate.
#PEDIATRA
Distrofia Muscolare di Duchenne Quando un gene difettoso mina i muscoli Dottor
Carlo Alfaro
La Distrofia Muscolare di Duchenne (DMD) è una patologia genetica progressiva, invalidante e potenzialmente letale. Colpisce principalmente gli individui di sesso maschile, mentre le femmine sono portatrici (questo tipo di trasmissione, dalle mamme portatrici ai figli maschi, si definisce X-linked), anche se il 10% circa delle femmine portatrici presentano alcuni sintomi della malattia. La DMD è la più comune forma di distrofia muscolare dell’infanzia. Colpisce un maschio ogni 3600-6000 nati vivi. In Italia si stimano 1500-1800 pazienti affetti dalla malattia. La DMD è causata da mutazioni del gene che codifica per la “distrofina”, proteina che conferisce stabilità alle fibre muscolari durante la contrazione, compor10
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tandosi da ammortizzatore che permette alle cellule muscolari di scorrere le une sulle altre e tornare allo stato iniziale dopo lo sforzo. Nel 30% dei soggetti colpiti da DMD non è presente una storia familiare e la malattia è dovuta all’insorgere di una nuova mutazione (“de novo”) nel gene della distrofina. Sono state identificate più di 7000 diverse mutazioni del gene, che è il più grande del genoma umano. Le mutazioni causano assenza o alterazione della struttura della distrofina, che provoca degenerazione delle cellule muscolari e sostituzione delle fibre del muscolo con tessuto adiposo e connettivo fibroso. I bambini affetti vanno incontro a un progressiva perdita di muscolatura e debolezza che si manifestano a partire dall’età di 2-3 anni e portano a perdere via via la capacità di camminare, fino a dover ricorrere alla sedia a rotelle entro i primi anni dell’adolescenza; col tempo sopraggiungono complicazioni cardiache, ortopediche e respiratorie. L’età media alla diagnosi è solitamente 4,5-4,11 anni.
#PEDIATRA
La storia naturale tipica della malattia prevede: fino a 2 anni eccessiva staticità, ridotti movimenti, lieve ritardo delle tappe dello sviluppo motorio (deambulazione, parola), faciltà di cadute, difficoltà nei movimenti di tutti i giorni, incremento inspiegabile delle transaminasi; dai 3 ai 4 anni difficoltà nel saltare, correre e salire le scale, resistenza fisica ridotta rispetto ai coetanei, difficoltà a strizzare gli occhi, increspare le labbra, sollevare la testa dalla posizione distesa, necessità di aiutarsi con le braccia per alzarsi, andatura ondeggiante, iperestensione delle gambe per camminare, camminatura sulla punta dei piedi, ingrossamento dei polpacci (pseudoipertrofia, causata dalla deposizione di tessuto adiposo e fibroso nei muscoli del polpaccio), segno di Gowers, che consiste nell’alzarsi dal pavimento con il tronco flesso in avanti facendo forza con le braccia poggiate sulle ginocchia; dai 5 agli 8 anni arresto dello sviluppo motorio, movimenti anomali come oscillazioni delle braccia, andatura ampiamente ondeggiante, deambulazione sulla punta dei piedi; entro i 13 anni perdita della deambulazione indipendente; dopo, indebolimento della muscolatura (tronco, braccia, mani), scoliosi neuromuscolare, indebolimento dei muscoli respiratori, cardiomiopatia, aritmie, deterioramento della capacità di parlare e deglutire, fino all’insufficienza cardiorespiratoria, con conseguente mortalità precoce. C’è un’ampia variabilità individuale nella velocità di progressione della malattia. Primo step diagnostico in caso di sospetto di DMD è il dosaggio della creatininchinasi (CPK), il cui aumento è indicativo di danno muscolare. Incrementi moderati della CPK (1-2 volte il valore normale) devono essere monitorati nel tempo; aumenti notevoli della CPK (> 3 volte il valore normale) sono fortemente evocativi. Per la conferma diagnostica si utilizzano i test genetici, che identificano e caratterizzano la mutazione responsabile, attraverso la MLPA, che identifica le grandi mutazioni del gene della distrofina, e attraverso il sequenziamento del gene della distrofina, che identifica le piccole mutazioni o di un singolo codone. Qualora i test non confermino la diagnosi clinica, si procede alla biopsia muscolare. Le funzioni, la qualità di vita, lo stato di salute e l’aspettativa 12
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di vita possono essere migliorati dal trattamento farmacologico e da appropriati interventi in ambito riabilitativo, ortopedico, respiratorio, cardiaco. Identificando precocemente i segni di debolezza e di deterioramento della funzione muscolare, si possono indirizzare subito i pazienti verso l’opportuno iter diagnostico e terapeutico, cercando di sviluppare il loro massimo potenziale e mantenere le abilità residue. Principale obiettivo è rallentare il declino della funzione motoria nei bambini che sono ancora in grado di camminare. Data la complessità della patologia la sua gestione richiede un approccio multidisciplinare e coordinato di un ampio numero di specialisti che lavorino in team. Le linee guida per la gestione del paziente con DMD, pubblicate nel 2010,12,13, sono state ulteriormente aggiornate nel gennaio di quest’anno. La fisioterapia e il trattamento con glucocorticoidi rappresentano la chiave di volta del trattamento sia nella fase deambulatoria che non deambulatoria. Recenti evidenze hanno confermato l’utilità di intraprendere precocemente la terapia con glucocorticoidi, allo scopo di posticipare la fase non deambulatoria e di preservare la funzionalità respiratoria e degli arti superiori. I glucocorticoidi sono capaci infatti di rallentare il declino della forza e della funzione muscolare e, di conseguenza, di preservare la capacità deambulatoria del paziente e limitare le complicanze respiratorie, cardiache e ortopediche come la scoliosi. In generale, i glucocorticoidi sono sconsigliati prima dei due anni e si raccomanda prima di iniziarli di eseguire tutte le vaccinazioni disponibili. La somministrazione di glucocorticoidi deve essere accompagnata da un monitoraggio attento e continuo degli effetti collaterali. Può essere necessario supplementare vitamina D, calcio e bisfosfonati contro l’osteoporosi. La riabilitazione mira a contrastare le contratture articolari, le compensazioni posturali e le perdite funzionali dovute alla progressiva degenerazione muscolare. Devono essere messi in atto programmi personalizzati per posticipare il più possibile la perdita della deambulazione e prevenire contratture e deformità.
La terapia fisica prevede esercizi di stretching e posturali, e può giovarsi di ausili assistenziali quali ortesi di diverso tipo, atti a prevenire deformità o far mantenere la stazione eretta al paziente durante la terapia. Talvolta le contratture muscolari conseguenti alla prolungata immobilità richiedono trattamento chirurgico. Particolare attenzione va posta nell’adolescente per i disturbi della crescita, il ritardo della pubertà e l’insufficienza surrenalica. Attualmente sono in corso numerose sperimentazioni cliniche che propongono approcci specifici per il tipo di mutazione, in quanto mirano a correggere la causa genetica alla base della malattia. Una di queste strategie ha portato all’approvazione da parte dell’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) del farmaco “ataluren” (Translarna™) per il trattamento della forma muscolare di Duchenne dovuta a mutazione nonsenso nel gene della distrofina (11% dei pazienti), nei quali consente la produzione di una distrofina completa e funzionale, rimuovendo la mutazione del
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gene sull’Rna messaggero. La grande speranza per il futuro sarebbe poter sostituire in ogni paziente il gene difettoso della distrofina con uno completamente sano, ma le sue grandi dimensioni rendono l’impresa molto ardua, dato che al momento non c’è possibilità di inserirlo nella maggior parte dei vettori virali usati normalmente per la terapia genica. È importantissimo anche l’intervento dal punto di vista dell’integrazione scolastica e sociale, dell’inserimento lavorativo, del supporto psicologico anche per le famiglie. In tal senso, sono attivissimi i volontari dell’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare (Uildm). Dal 2 all’8 ottobre, ogni anno, Uildm dedica un’intera settimana a promuovere il volontariato, con lo slogan “Dare mi dà”, che esprime un valore profondo: volontariato è uno scambio reale che porta a ricevere molto più di quello che si dà.
#FISIOTERAPISTA
L’ABC degli esami strumentali
Dottoressa
Brigida Pinto
Sempre più in uso, purtroppo, tra gli uomini del terzo millennio è l’insana abitudine di “googlare” i propri sintomi, diagnosticarsi una patologia e auto-prescriversi un esame strumentale per “capire meglio” di cosa si tratti. Proviamo insieme a fare chiarezza sugli esami strumentali, indagini fondamentali ma necessariamente collegate ad un pensiero diagnostico più profondo di quello di Wikipedia (senza nulla togliere all’Enciclopedia più utile e frequentata del Web). Per esame strumentale s’intende appunto un’indagine che si esegue con uno strumento che permette di studiare le strutture del nostro corpo. Tale indagine può essere invasiva, quando lo strumento entra nel corpo del paziente - come nel caso dell’endoscopia - e non invasiva quando invece lo esplora dall’esterno, come nel caso di una risonanza magnetica. Innanzitutto bisogna chiedere in14
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formazioni sia sul motivo per cui tale esame è stato prescritto dal medico di base o dallo specialista sia sulla tipologia dell’esame cui ci sottoporremo: servirà per chiarire i disturbi o per trattare una malattia? Che tipo di apparecchiatura sarà utilizzata? L’esame prevede sedazione, anestesia, iniezione di sostanze? Ci sono alternative all’esecuzione di tale esame? Come verrà eseguito? Ci sono momenti in cui è preferibile eseguirlo? Serve una particolare
preparazione? Necessita di un accompagnatore? Nel momento in cui si incontra lo specialista che esegue l’esame, non bisogna essere “timidi”, anzi, raccontare la propria storia clinica e gli eventuali stati patologici e fisiologici (gravidanza, allattamento) può solamente incrementare le possibilità di riuscita dell’esame, come anche chiedere informazioni su benefici e eventuali rischi. Se c’è qualcosa che può preoccupare, chiedere
#FISIOTERAPISTA
sempre di avere spiegazioni in merito a qualcosa che non si conosce: durata, sensazioni percepite, eventuale dolore, necessità di restare immobili e così via. Di seguito una breve e semplice descrizione dei principali esami a cui quasi tutti si sono sottoposti almeno una volta nella vita. • La radiografia utilizza radiazioni ionizzanti, serve soprattutto nelle indagini dell’apparato scheletrico e nella valutazione delle problematiche toraciche. • L’ecografica non utilizza radiazioni ionizzanti, ma ultrasuoni,” vede” tutti gli organi del corpo ad eccezione dello scheletro e con delle limitazioni sul polmone e intestino, ha una durata che oscilla intorno ai 15 minuti ed è molto utile nelle diagnosi di problematiche degli organi interni, ma anche 16
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dei muscoli. E’ fortemente legata all’esperienza e all’abilità del medico che la pratica.
neurochirurgico, traumatologico, oncologico, ortopedico, cardiologico, gastroenterologico.
• La TAC utilizza radiazioni ionizzanti e viene prescelta (solitamente come “secondo esame”, dopo una Rx o un ecografia) per lo studio analitico di patologie neoplastiche, neurologiche, cardiovascolari e ortopediche. Riesce ad acquisire dati con estrema precisione, ricostruendo sezioni del corpo anche di meno di un millimetro. Può richiedere l’iniezione, per via venosa, di un liquido composto da iodio che prende il nome di “mezzo di contrasto”.
Come avete potuto notare, sistemi e ambiti si ripetono, motivo per cui, mi auguro, da oggi deciderete di chiedere ad uno specialista ogni qualvolta sentirete la necessità di indagare rispetto a qualche sintomo percepito. L’aiuto che potete dare a lui è descrivere con attenzione ciò che sentite realmente, non quello che avete cercato on line, l’aiuto che potete dare a voi stessi è fidarvi e affidarvi ad una persona di scienza e non ad uno schermo!
• La risonanza magnetica non sfrutta radiazioni ionizzanti, ma un enorme campo magnetico. Ha una durata lunga, rispetto agli altri esami che sono più “immediati” e trova riscontro in moltissimi ambiti: neurologico,
#FARMACISTA
Settembre, è tempo di rinforzare le difese immunitarie
Dottor
Giuseppe De Simone
Settembre è uno dei mesi più impegnativi dal punto di vista psicofisico. Per affrontarlo al meglio, tutelare la salute su tutti i fronti ed evitare malanni di stagione precoci, è importante che adulti e bambini seguano alcune buone regole di vita e adottino qualche accorgimento mirato a supportare le difese immunitarie nella lotta a virus e batteri responsabili delle malattie da raffreddamento, che la faranno da padrone
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durante l’autunno e l’inverno. In settembre, quasi per tutti, le vacanze sono ormai finite o, addirittura, un lontano ricordo ed è necessario riprendere abbastanza rapidamente i ritmi di studio e di lavoro abituali. È esperienza comune che questo contrasto può generare irritazione, nervosismo, insofferenza e, in definitiva, stress. Questa è una prima criticità. Proprio per cercare di limitare tale “frustrazione” o, comunque, di approfittare al meglio del tempo libero rimasto a disposizione, in genere, si cerca di sfruttare ogni momento non dedicato a impegni scolastici o professionali per incontrare gli amici, praticare sport all’aria aperta, divertirsi, organizzare gli ultimi week end al mare o passeggiate in montagna. Un’ottima strategia,
che impone però all’organismo un dispendio di energia e risorse abbastanza elevato, nonché, talvolta, una certa deprivazione di sonno, poiché per riuscire a fare tutto si sottraggono ore al riposo. E questa è la seconda criticità. Nel frattempo, le temperature iniziano a calare, soprattutto di sera, durante la notte e al mattino, richiedendo un corrispondente riassestamento del metabolismo energetico, mentre molti microrganismi patogeni amanti del freddo iniziano a diffondersi nell’ambiente con maggiore efficienza e a diventare più aggressivi. Ciò aumenta nettamente la probabilità di contrarre raffreddore, tosse, mal di gola, mal di testa, influenza e tutto un ampio ventaglio di sindromi parainfluenzali un po’ più lievi, ma non certo meno spiacevoli. Criticità numero tre. Evitare di esporsi ai colpi d’aria e agli sbalzi di temperatura tipici di questo periodo dell’anno e avere l’accortezza di vestirsi usando un abbigliamento adatto, utilizzando la ben nota strategia “a cipolla”, per non sudare durante il giorno, quando fa ancora caldo, e non rabbrividire quando inizia a imbrunire, aiuta a non stressare troppo l’organismo sul piano termico.
#FARMACISTA
Se si ha la sfortuna di essere interessati da febbre, raffreddore, mal di testa e dolori alle ossa nel mese di settembre, di solito, non si tratta di influenza stagionale, ma più probabilmente di una sindrome para-influenzale più modesta, causata da virus meno aggressivi, benché comunque fastidiosi. Si deve sapere, infatti, che in Italia e, più in generale, in Europa e in tutto l’emisfero settentrionale, i virus influenzali stagionali cominciano a diffondersi in modo apprezzabile soltanto nella prima metà di ottobre, quando la temperatura ambientale inizia a ridursi in modo apprezzabile e i temporali a moltiplicarsi, per diventare un reale e importante problema di salute pubblica nel periodo che va dalla metà novembre alla metà di febbraio dell’anno successivo. Oltre ai classici malanni di stagione di tipo respiratorio, nei mesi di settembre e ottobre tendono a colpire abbastanza spesso i virus intestinali: un ampio gruppo di microrganismi patogeni, responsabili di quella che viene chiamata “influenza intestinale”, anche se ha cause e implicazioni ben diverse da quelle dell’influenza stagionale. I principali responsabili dell’influenza intestinale sono i rotavirus e i loro principali bersagli sono i bambini, mentre gli adulti vengono aggrediti da virus intestinali di questo tipo abbastanza raramente. L’influenza intestinale può essere talvolta accompagnata da sintomi che ricordano una lieve forma influenzale classica, ma in generale la sua manifestazione 20
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chiave (punto di riferimento per la diagnosi da parte del medico o del pediatra oppure, in caso i primi due non siano reperibili, della guardia medica) consiste in una gastroenterite caratterizzata diarrea, crampi addominali, inappetenza e nausea (talvolta anche vomito). Di solito, l’influenza intestinale si risolve da sola nell’arco di qualche giorno (senza che sia necessario somministrare farmaci) e, se il bambino è in buono stato di salute generale, non comporta particolari criticità né complicanze gravi. La principale avvertenza da considerare riguarda l’idratazione e la somministrazione di sali minerali per reintegrare quelli persi con le feci. Per garantire un apporto di liquidi e sali minerali sufficiente è bene incentivare il bambino a bere frequentemente acqua, camomilla, tè deteinato, spremute e frullati di frutta, brodi, centrifughe o passati di verdure, evitando invece il latte per 2-3 giorni poiché potrebbe peggiorare i sintomi. Bevande a base di frutta e verdura (o frutti e ortaggi interi) rappresentano anche ottime fonti di vitamine, di cui è bene aumentare l’assunzione per compensare il minore assorbimento intestinale dovuto alla gastroenterite. La raccomandazione di garantire una buona idratazione dell’organismo e di integrare l’apporto di sali minerali e vitamine vale anche in caso di influenza stagionale e sindromi influenzali in genere. In questi casi, la perdita di liquidi che deve essere compensata è quella do-
vuta alla sudorazione associata alla febbre, mentre vitamine e altri composti antiossidanti sono importanti per supportare la piena efficienza del sistema immunitario nella lotta ai virus e per neutralizzare i radicali liberi e gli altri composti ossidanti dannosi prodotti in maggior quantità durante episodi infettivi e infiammatori. A riguardo, va ricordato che l’influenza e le sindromi parainfluenzali sono malattie virali contro le quali non esistono farmaci realmente efficaci. I farmaci antivirali disponibili permettono di accelerare leggermente la guarigione e ridurre la severità della malattia, ma non costituiscono una “cura” vera e propria, mentre le medicine di norma usate in caso di febbre e influenza (acido acetilsalicilico, paracetamolo, farmaci antinfiammatori non steroidei) costituiscono rimedi sintomatici. In caso di comune influenza gli antibiotici non servono e indeboliscono ulteriormente l’organismo. Vanno in ogni caso prescritti dal medico. Esiste poi la possibilità di sottoporsi al vaccino antinfluenzale, raccomandato dal Ministero della Salute ad alcune categorie a rischio (come per esempio gli ultrasessantacinquenni, i malati cronici e le donne in gravidanza) per proteggersi con sicurezza durante la stagione invernale dai virus influenzali. Info FARMACIA ELIFANI 0818786605
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Inizia la scuola… inizia la prevenzione
Dottoressa
Veronica Di Martino
I bambini e i ragazzi dai 5 ai 18 anni passano gran parte della loro giornata tra i banchi di scuola e la scrivania della loro cameretta. Cattive abitudini ed errori, come zaini troppo pesanti o posture scorrette durante lo studio e il gioco, possono creare problemi alla schiena dei nostri ragazzi poiché è proprio durante gli anni di scuola che avviene la crescita principale del nostro corpo. Assumere una postura scorretta può comportare uno sviluppo inadeguato e una minore elasticità della muscolatura a sostegno della colonna vertebrale che negli anni può portare a spiacevoli disturbi, dolori articolari e vere e proprio patologie a carico della colonna vertebrale come la scoliosi. Per questo è molto importante mantenere una buona postura soprattutto in orario scolastico. La protezione della schiena del bambino, come la corretta gestione del peso dello zaino e la po24
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stura durante lo studio e il gioco, devono essere collocati all’interno di una più ampia educazione alla salute e alla promozione di corretti stili di vita, come una sana alimentazione e una buona attività fisica.
Consigli utili
Insegnare ai bambini ad assumere una corretta postura appena iniziano ad andare a scuola, sia in posizione eretta che da seduti Quando il bambino è seduto, deve mantenere una posizione dritta della colonna vertebrale.
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Banchi e sedie devono essere di altezza adeguatamente proporzionata al bambino che li usa, per evitare una posizione forzatamente curva della colonna vertebrale. Correggere la postura al bambino anche quando utilizza apparecchi elettronici e videogiochi. L’uso sempre più frequente di monitor, videogiochi, smartphone, ecc., anche al di fuori delle ore scolastiche, può favorire una prolungata posizione scorretta e inadeguata
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to del peso corporeo dell’alunno che lo indossa. È consigliabile scegliere un modello adeguato all’età e al peso del bambino, con bretelle ampie e imbottite, con un rinforzo schienale e una cintura addominale. Prestare attenzione a segnali di possibili problemi alla schiena. Nel periodo tra la quinta elementare e la prima media i ragazzi si trovano in quella fase dell’età evolutiva in cui possono manifestarsi alcune patologie della colonna vertebrale. Si tratta principalmente della scoliosi idiopatica, del dorso curvo, del mal di schiena (causato a volte da spondilolistesi), che pur essendo patologie poco frequenti, (ad esempio la scoliosi idiopatica può interessare il 2-2,5% della popolazione), necessitano di una diagnosi precoce e corretta. Considerare le insidie di un’età "critica". Il periodo dell’adolescenza può rendere difficile da parte dei genitori e degli insegnanti l’individuazione di un problema alla schiena: spesso una deformità in ipercifosi della colonna vertebrale può essere erroneamente scambiata per una postura assunta per timidezza.
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Sport e bambino… diamoci una mossa! L'attività fisica, fuori e dentro la scuola, è importante perché nella fase della crescita (in altezza e peso) contribuisce ad allenare la muscolatura del dorso, che sostiene la colonna vertebrale del bambino. Importanti sono i corsi di attività mirata come la ginnastica posturale proprio per far sì che il bambino o adolescente acquisisca da solo la capacita di autocorreggersi. Alleggerire zaini e maxi zaini. Il peso dello zainetto non dovrebbe superare il 10-15 per cen-
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Cosa fare quindi?
Prevenzione. Controlli “globali” della crescita del bambino e del suo apparato muscolare e scheletrico, dai denti ai piedi, contribuiscono a proteggere la schiena e alla diagnosi e trattamento precoce delle malattie della colonna. Fondamentale è lo Screening Po-
sturale su bambini e adolescenti, basato su osservazione e valutazione clinica di eventuali paramorfismi e dismorfismi, come l’atteggiamento scoliotico e il piede piatto, e sul controllo del peso corporeo. Ginnastica posturale. Diventa quindi fondamentale educare e far capire ai bambini quanto sia importante proteggere e trattare bene il proprio corpo, assumendo una posizione giusta e corretta sin dai banchi di scuola, per aiutare e preservare la loro salute e il benessere di tutto il corpo. Grazie alla ginnastica posturale si ottiene un lavoro di correzione specifico per bambini e adolescenti attraverso esercizi di allungamento delle retrazioni miofasciali e di potenziamento dei muscoli deficitari, finalizzati non solo a migliorare mobilità articolare e flessibilità muscolare ma soprattutto a prevenire un futuro possibile peggioramento. Inoltre, lavorare sulla presa di coscienza e quindi curare la postura anche a casa, quando si guarda il televisore, si è seduti, si studia, si gioca, permette di valorizzare ulteriormente il lavoro svolto in palestra: un atteggiamento più consapevole permette di limitare abitudini e comportamenti errati e può essere utile a mantenere una postura corretta nel tempo.
#PSICOPEDAGOGISTA
Le emozioni inutili il senso di colpa Dottoressa
Bianca Pane
Nella vita, le due emozioni più futili sono il senso di colpa per ciò che è accaduto, e l’inquietudine per ciò che potrebbe accadere. COLPA significa che il tuo tempo presente se lo porta via la paralisi determinata da un comportamento passato, mentre INQUIETUDINE è il congegno che ti immobilizza nel presente su qualcosa che appartiene al futuro, e che spesso sfugge al tuo controllo. Benchè l’uno sia un modo di reagire al futuro, e l’altro al passato, queste reazioni servono entrambe a tenerti inquieto o immobile nel presente e a buttare via il presente. “Non è l’esperienza dell’oggi che fa impazzire gli uomini. È bensì il rimorso per qualcosa avvenuto ieri, e il timore di ciò che il domani porta con sé”. Esempi di colpa e di inquietudine se ne vedono ovunque, praticamente in ogni persona che si incontra. Il mondo è pieno di gente terribilmente addolorata per cose che non avrebbe dovuto fare, oppure impaurita per cose che potrebbero accadere o non accadere. È probabile che tu non faccia eccezione. Se ti senti sopraffatto da sensi di colpa e di inquietudine, devi sbarazzartene, o disinfettarli, sterilizzarli una volta per tutte. Lìberati da questi parassiti che infestano tanti aspetti della tua vita.
Il senso di colpa visto da vicino
Siamo stati in molti a venire prescelti come vittime di una cospirazione, di un complotto non premeditato per trasformarci in vere e proprie macchine da colpa. Tutto accade nel modo seguente: qualcuno invia un messaggio destinato a ricordarti che, facendo o non facendo, dicendo o non dicendo una certa cosa, sei 26
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stato CATTIVO. Tu rispondi a quel messaggio con tristezza. Sei la macchina da colpa, un congegno strano, che cammina, parla, respira, e che reagisce con un senso di colpa ogni qualvolta le venga somministrato il combustibile appropriato. Se poi hai avuto un’immersione totale in una cultura come la nostra, che produce colpa, come macchina sei ben oliato. Come mai non hai respinto i messaggi di colpa e di inquietudine che ti sono stati inviati in tutti questi anni? In gran parte per il fatto che, per la cultura e la mentalità comune, se non TI SENTI COLPEVOLE, non sei ‘una brava persona’ e se non ti preoccupi, non sei ‘responsabile’. Se qualcuno o qualcosa ti sta veramente a cuore, lo devi dimostrare sentendoti colpevole per le cose terribili che hai commesso, oppure dando prova, visibilmente, di preoccuparti del futuro. È quasi come se tu dovessi dimostrare la tua nevrosi per guadagnarti l’etichetta di persona dotata di ‘cuore’ o persona ‘perbene’. Di tutti gli sprechi di energia emozionale, quello del senso di colpa è di gran lunga il maggiore. Perché? Ma perché, per definizione, ti senti paralizzato nel presente per una cosa che ha già avuto luogo: ciò che è stato, è stato, e nessun senso di colpa può mutarlo. Invece, non è sentirsi in colpa quando si sta imparando dal proprio passato e ci si ripromette di non ricadere in determinate azioni o parole. Si prova un senso di colpa solo quando, come risultato di un certo comportamento precedente, si è impossibilitati ad agire nel presente. Imparare dai propri errori è un aspetto salutare e necessario della crescita. Il senso di colpa è invece malsano perché inutilmente consumiamo energia
#PSICOPEDAGOGISTA
nel presente a sentirci offesi, irritati, depressi per una cosa già successa. È oltretutto futile: non c’è senso di colpa che possa ‘disfare’ il fatto.
Le origini del senso di colpa
Il senso di colpa viene a far parte del bagaglio emozionale di un individuo in due modi. Nel primo, il senso di colpa viene appreso in tenerissima età e persiste nell’adulto come una residua reazione infantile. Nel secondo, l’adulto si autoimpone il senso di colpa per una infrazione a un codice al quale professa di credere. Il senso di colpa RESIDUO è la reazione emotiva scatenata da ricordi dell’infanzia. A produrla, a volte, sono frasi che hanno inciso sul bambino il quale, da adulto, continua a portarsele dentro. Tra queste frasi si annoverano ammonizioni quali: ‘Se lo fai un’altra volta non ti voglio più bene!’ Oppure: ’Dovresti vergognarti!’ E ancora: ‘Non potevo che aspettarmi questo da te!’ Il significato e le implicazioni contenute in queste frasi possono ancora ferire l’adulto che, per tanti motivi, può deludere le persone che gli stanno intorno o nelle quali egli ravvisa quasi dei genitori. Persiste il tentativo di conquistarsi la loro approvazione, e persiste il senso di colpa se i tentativi falliscono. Il senso di colpa legato all’infanzia viene alla superficie anche nella vita sessuale e nel matrimonio. Lo si scorge nei numerosi autorimproveri e nel non smettere di chiedere scusa per azioni passate. Tali reazioni di colpa risultano dall’aver imparato a lasciarsi manipolare dagli adulti nell’infanzia, e possono essere ancora operanti quando il bambino si è ormai fatto un adulto. Il senso di colpa AUTOIMPOSTO è quello che, per l’appunto, ci si autoimpone allorchè si vìola una norma o un codice morale da adulti. Lo si prova quando si è messo qualcuno alla porta, e ci si detesta per averlo fatto, per non essere andati in chiesa, per aver detto una frase infelice.. Puoi dunque considerare il tuo senso di colpa come il risultato del tentativo, fallito, di essere all’altezza di certi standard che ti hanno imposto o che ti sei autoimposto, ma che in realtà non hai fatto tuoi se non a parole. Ma, la verità è che, se anche ti dolessi in eterno di quanto sei stato ‘cattivo’, non cambieresti 28
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ciò che è stato, nemmeno in minima parte. Puoi invece cominciare a cambiare il tuo atteggiamento nei confronti di ciò che desta in te un senso di colpa. La nostra cultura presenta molte tracce di mentalità puritana che inviano messaggi pericolosi come: “Se sei felice, devi sentirti in colpa”, o anche “Se provi piacere, devi sentirti in colpa”, e ancora “se ti diverti, devi sentirti in colpa”. Gran parte dei sensi di colpa che infliggiamo a noi stessi, può essere fatta risalire a questo tipo di mentalità. Forse hai imparato che non devi essere indulgente con te stesso, che non devi ridere quando senti una barzelletta piccante, che un certo comportamento sessuale non dev’essere il tuo, etc.. Se nella nostra cultura i messaggi repressivi sono onnipresenti, è anche vero però che il senso di colpa per un alcunchè di poco conto è spesso autoinflitto. Potresti imparare a gustare il piacere senza sentirti in colpa, a considerarti un individuo capace di fare tutto ciò che rientra nel suo proprio sistema di valori e che non reca danno agli altri, e capace di farlo senza colpa. Se fai una cosa, quale che sia, e non ti piace, o tu stesso non ti piaci dopo che l’hai fatta, puoi sempre riprometterti di non rifarla in futuro. Ma subire una sentenza che ti dichiara colpevole di una colpa che ti sei autoinflitta, è uno di quei viaggi nevrotici che puoi evitare. Il senso di colpa non serve, non aiuta; non solo ti tiene immobilizzato, ma moltiplica le probabilità che tu ricada in un comportamento indesiderato. Il senso di colpa può essere fine a se stesso, ed essere anche una sorta di permesso per rifare una data cosa. Si, perché rimani attaccato al potenziale tornaconto di ‘assolverti’ col tuo senso di colpa, come fosse il prezzo che paghi per aver commesso l’errore e resti incatenato a quella macina da mulino che non trita nulla se non infelicità… Nel prossimo articolo vedremo nel dettaglio: • Il senso di colpa inculcato dai genitori sui figli • Il senso di colpa ispirato dai figli • Il senso di colpa nella coppia • Religione e senso di colpa • Il senso di colpa ispirato dalla scuola • Le strategie per eliminare il senso di colpa.
#ODONTOIATRA
Postura e ortondonzia
Dottor
Vittorio Milanese
Cos'è la Postura
Possiamo definire la Postura molto semplicemente come la nostra capacita di mantenere I'equilibrio al massimo del comfort e con il minimo dispendio di energia, interagendo con l'ambiente che ci circonda. In realtà si tratta di un sistema molto complesso formato da una serie di sotto-sistemi, definiti "recettori" (occhio, orecchio, bocca, piedi e pelle, oltre a piccoli corpuscoli situati all'intemo di muscoli, articolazioni e visceri) che raccolgono le informazioni dall'esterno e dall'interno del nostro corpo e li inviano al sistema nervoso, sorta di "computer centrale". Il sistema nervoso elabora i programmi che ci permettono di mantenere l'equilibrio mentre siamo fermi in piedi o seduti, mentre camminiamo o corriamo, in definitiva, mentre lottiamo contro un avversario invisibile ma potentissimo: la forza di gravità. Se anche uno solo dei recettori non funzionasse correttamente, tutti gli altri ne risentirebbero ed il nostro corpo cercherà sistemi 30
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di compenso per adattarsi alla nuova situazione. Fino a quando gli adattamenti si mantengono in un certo limite, definito come "soglia individuale di resistenza allo stress" di qualsiasi natura esso sia (fisico, alimentare, psichico) il sistema compensa bene, anche se appaiono lievi disturbi di carattere periodico e saltuario. Se il problema è trascurato e si cronicizza o la soglia di adattamento si abbassa (anche a seguito di una semplice indigestione), all'improvviso compare un fastidioso mal di testa, una riduzione della vista, una sensazione di vertigine, un dolore o un rumore all'articolazione della mandibola con difficoltà ad aprire la bocca o a masticare, oppure un dolore
alla spalla o al ginocchio o alla schiena. Si potrebbero elencare tutti sintomi che purtroppo ben conosciamo e per cui di volta in volta ci si rivolge a medici specialisti diversi (oculista, otorino, dentista, ortopedico), ognuno dei quali prescrive esami diagnostici specifici e relative terapie.
Il ruolo delll'ortodonzia
II dentista - ed in particolare l'ortodonzista (cioè chi si occupa del corretto allineamento dei denti) - può svolgere un compito molto importante in senso preventivo. L'organizzazione posturale parte dal cranio ed inizia già nell'utero materno. È la crescita cranio-facciale che determina la posizione
della testa nello spazio; e dalla testa partono tutti i messaggi per una corretta postura. L'occlusione dei denti e tutte le funzioni della sfera oro-nasale (respirazione, deglutizione, masticazione) hanno perciò un'importanza fondamentale per l'equilibrio posturale. Un bambino che respira male con il naso (per riniti, ipertrolie dei turbinati o deviazioni del setto, adeno-tonsilliti frequenti) o che non deglutisce correttamente (deglutizione atipica da allattamento artificiale, suzione del dito, uso prolungato del succhiotto) o che non mastica bene, non sviluppa un'occlusione dentale cor-
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retta e di conseguenza una buona postura. Così appaiono le prime alterazioni della colonna vertebrale (iperlordosi, dorso curvo, atteggiamenti scoliotici), delle ginocchia (valgismo e varismo), del piedi (piatti o cavi)... Una visita precoce, intorno ai 3-4 anni, permette all'ortodonzista di evidenziare le disfunzioni e di correggerle spesso con interventi di impatto ridotto, ma di fondamentale importanza per la futura salute del bambino. In caso contrario, qualora la malocclusione si fosse instaurata, è necessario in genere fare ricorso
ad apparecchiature ingombranti, ma sempre con attenzione all'equilibrio posturale ed, in caso, avvalendosi del consulto e dell'intervento di altri specialisti del settore. In conclusione va sottolineato che non bisogna andare dal dentista solo perchè i denti fanno male oppure sono storti e l'estetica del sorriso non soddisfa, ma anche perché un professionista adeguatamente preparato ed aggiornato è in grado di svolgere una prevenzione che riguarda la salute dell'intero organismo.
#NUTRIZIONISTA
Intolleranza al lattosio Facciamo chiarezza
Dottoressa
Francesca Maresca
Che cos’è l’intolleranza al lattosio?
È l’incapacità dell’intestino a scindere lo zucchero complesso lattosio (si trova nel latte di mucca, di capra, di asina oltre che nel latte di donna) in due zuccheri semplici: glucosio e galattosio che sono assorbibili dall’intestino. Tale incapacità è data dalla mancanza totale o parziale di un enzima (lattasi) che si trova a livello della superficie delle cellule che rivestono l’intestino. Se non viene digerito, il lattosio che rimane nel lume intestinale viene fatto fermentare dalla flora batterica presente nell’intestino stesso con produzione di gas e di diarrea.
Che frequenza ha?
Raramente si può avere un deficit congenito di lattasi, mentre più frequentemente si può assistere al progressivo declino dell’attività di questo enzima che si manifesta con incidenza crescente dall’età 34
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prescolare a quella adulta. L’incidenza dipende anche dal gruppo etnico di appartenenza: si ha nel 80-95% dei neri e degli orientali, nel 50% dei popoli mediterranei e nel 15% nei popoli del nord Europa. Esistono anche forme secondarie, di solito dovute ad un deterioramento della mucosa intestinale secondario ad un processo infiammatorio o infettivo. Il problema in questo caso è temporaneo e dura fino a che
Come si manifesta?
I sintomi più comuni dell’intolleranza al lattosio sono: dolori addominali di tipo crampiforme, meteorismo intestinale, diarrea, in rari casi è anche pre-
sente perdita di peso e malnutrizione. La gravità della sintomatologia dipende dalla quantità di lattosio che ogni individuo riesce a tollerare. Molto spesso i sintomi, soprattutto i dolori addominali e la diarrea, compaiono poco dopo l’assunzione di alimenti contenenti lattosio.
Come si diagnostica?
Molto spesso una storia clinica accurata che metta in evidenza un rapporto di causa-effetto tra assunzione di lattosio e comparsa dei sintomi è già sufficiente per porre diagnosi di intolleranza al lattosio. Nei casi dubbi, il test che permette di fare diagnosi di cer-
#NUTRIZIONISTA
tezza è il breath test al lattosio, di semplice esecuzione. Consiste nel far soffiare il paziente -a digiuno - dentro uno speciale palloncino. Si fa bere poi al soggetto una quantità definita di lattosio. Quindi il paziente dovrà soffiare, sempre dentro lo speciale palloncino, ogni 30 minuti per le tre ore successive. Il respiro così raccolto viene esaminato e viene valutato nel respiro il contenuto di idrogeno proveniente dalla fermentazione del lattosio non digerito che rimane nel lume intestinale. Se nel respiro raccolto dopo l’assunzione di lattosio, il contenuto di idrogeno è molto superiore a quello presente nel respiro raccolto prima di aver bevuto il lattosio, vuol dire che il paziente è intollerante al lattosio. In questo caso nelle ore successive al test si potranno osservare dolori addominali transitori e alcune scariche di diarrea che confermano la diagnosi.
Come si cura?
Il trattamento consiste in una dieta che escluda cibi contenenti lattosio e quindi principalmente latte vaccino, latte di capra, latticini freschi, gelati, panna e molti dolci e biscotti contenenti latte. Bisogna stare molto attenti alle fonti “nascoste” di lattosio in quanto tale sostanza è usata frequentemente come additivo soprattutto nel prosciutto cotto, nelle salsicce e negli insaccati in genere. Anche molti cibi precotti e alcuni tipi di pane in cassetta possono contener lattosio. 36
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Si consiglia di legger sempre bene le etichette. Solitamente, è consigliabile evitare di assumere all’inizio della dieta anche piccoli quantitativi di lattosio per verificare la scomparsa dei sintomi. Una volta stabilito che effettivamente tutti i disturbi presenti sono scomparsi con l’eliminazione del lattosio dalla dieta, ogni individuo può provare ad assumere dosi sempre crescenti di lattosio per verificare il limite della propria tolleranza. Si ricorda che molto spesso il deficit di lattasi è solo parziale e che la quantità di lattosio tollerata varia da individuo ad individuo e può modificarsi nel tempo.
Quali sono gli alimenti da evitare?
Ogni tipo di latte (sostituirlo eventualmente con latte privo di lattosio - latte HD o di soia, Formaggi freschi almeno quelli ricchi di lattosio non inclusi nella lista, Burro ed ogni fonte occulta di latte: • Yogurt 'dolci' (alla frutta, etc.) per l'aggiunta di crema di latte, non quello “naturale” in cui il lattosio viene digerito dai fermenti lattici presenti • Prodotti per l'infanzia (minestrine, pappe, biscotti, etc.) • Dolci commerciali in genere come: caramelle, tutti i gelati eccetto quelli alla frutta (senza aggiunta di latte), chewinggum (alcuni tipi) • Cioccolato al latte • Creme • Prosciutto cotto al latte
• Alimenti e farmaci confezionati con la dicitura lattosio, caseina o caseinato tra gli ingredienti. Possono essere utilizzati (e provati): formaggi poveri di lattosio (stracchino, pecorino, grana, caciocavallo, mozzarella, camembert) se non esistono allergie precedenti o intolleranze. Infine è utile impiegare, durante i pasti con ingredienti a base di latte o latticini, l’enzima lattasi (che digerisce il lattosio) in compresse o in gocce, disponibile in commercio. In ultimo bisogna differenziare l’intolleranza al lattosio dall’allergia alle proteine del latte (dipendente dalle IgE) e dall’intolleranza al latte che invece, dipendono da una reazione del sistema immunitario e possono causare sia una reazione allergica (nel caso delle IgE) sia tutti i sintomi della “infiammazione da cibo”, che vanno dal meteorismo all’emicrania, dall’artrite al reflusso, dalla diarrea alla dermatite. Si tratta di una reazione che non dipende dalla dose introdotta nell’organismo, possono bastare piccole quantità per scatenare la reazione. Per la diagnosi sarà necessario effettuare test specifici al fine di individuare correttamente la propria problematica. Per diagnosticare l’allergia alle proteine del latte si farà ricorso ai test allergologici (Rast, Prick test..).
#MENTALCOACH
Fino a dove è corretto controllare tuo figlio? Ernesto Lupacchio
Siamo sicuri di fare il meglio per i nostri figli e di aiutarli davvero nel loro percorso quando controlliamo o gestiamo ogni cosa che fanno, quando gli compriamo ogni cosa da loro richiesta, dall’Iphone all’abbigliamento griffato, quando esaudiamo ogni loro desiderio o capriccio, quando li accompagniamo ovunque pur di non farli andare a piedi per evitare che si stanchino o per la paura che possa succedergli qualcosa, quando li aiutiamo a fare i compiti, quando prendiamo le loro difese nei confronti degli altri, quando pensando di farli felici li lasciamo, per ore
Quando i genitori fanno troppo per i figli, va a finire che i figli non faranno abbastanza per se stessi. Elbert Green Hubbard
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intere, giocare a playstation e/o chattare sui social col telefonino...? Siamo davvero sicuri di aiutarli? Di certo ci sentiremo tranquilli perché in quel momento li abbiamo resi felici, ma nel tempo scopriremo di averli invece danneggiati. Tu vuoi veramente danneggiare tuo figlio? No??? Allora cambia!!! Questo modo di educare i giovani mi fa riflettere molto; è come la nota storia del cane: “un cane morde una bambina e, alla fine viene ucciso... perché? Prima di prendere una decisione, quasi sempre, si da per scontato che la colpa non sia dei nostri figli ma di qualcun altro, purtroppo così si rischia di fare scelte superficiali e sbagliate, proprio come nel caso della storia del cane. Infatti non ci si era accorti che la bambina aveva messo delle pinze nell’orecchio dell’animale,ma è stato scoperto solo dopo, quando il cane ormai era già morto. Quale è la morale di questa storiella? Fino a che punto dobbiamo controllare i nostri figli affinché non mettano le pinze nelle orecchie dei cani? E fino a che punto dobbiamo lasciare che sbaglino da soli anche rischiando che ricevano un morso da un cane per arrivare a comprendere così che alcune cose non vanno fatte? Ecco…questo è il dilemma! Il punto è che nella società attuale i genitori non lasciano abbastanza spazio ai propri figli per “FARE ESPERIENZA e CRESCERE”.
Abbiamo dimenticato che i figli maschi hanno bisogno di essere maschi, si difendono in un certo modo (sarebbe preferibile meglio senza violenza). Abbiamo dimenticato che le femmine, invece, sono fatte in un certo modo, con le loro emozioni da esprimere senza reprimerle. Perché questo approccio esageratamente protettivo nei confronti dei figli di oggi? Pensando che i nostri figli siano perfetti, spesso pronunciamo frasi del tipo “mio figlio non è cosi” “mio figlio non farebbe mai una cosa del genere” etc…, dobbiamo invece mettere in conto che potremmo sbagliarci. Solo perché alcuni ragazzi hanno la sfrontatezza o disinvoltura di rendere pubblici ed evidenti i loro comportamenti, le loro ribellioni, le loro trasgressioni vuol dire che solo loro sono quelli sbagliati? O dovremmo chiederci se i nostri figli sono davvero cosi “bravi” da raccontare solo le loro versioni dei fatti nascondendo il resto? Svegliamoci e soprattutto svegliatevi mamme! So che “suona duro” ma i nostri figli hanno bisogno di crescere, di rischiare, di sbagliare, di essere capaci di risolvere le cose da soli. Soprattutto voi mamme gestite la vostra ansia perché rischiate di impedire ai vostri figli di crescere e di imparare a vivere. Smettete di interferire nelle loro situazioni a scuola, nello sport, smettete di sostituirvi ad insegnanti o allenatori. Voi non siete a scuola e non conoscete le dinamiche esatte degli eventi e non siete nello spogliatoio o nel campo di gioco. Sostituirsi a lui non è fare il suo bene, non è semplificargli la vita, ma è impedirgli di crescere, impedirgli di essere se stes-
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si, di sviluppare la propria identità e personalità, per essere come voi volete che siano, per timore di deludere le aspettative del proprio genitore e di non essere accettati. Così potrebbero cominciare a raccontare bugie rischiando di creare un’immagine di sé “sfalsata” vivendo e pensando, per anni, di essere in un certo modo per poi scoprire, ad un certo punto, di non essere così. E allora cosa potrebbe succedere ai nostri figli? • Si sentono continuamente giudicati dagli altri • Fanno fatica ad esprimersi con gli altri • Sono molto sensibili se qualcuno condivide le loro opinioni • Hanno difficoltà a prendere decisioni • Inventano più bugie anche su se stessi per apparire in modo “migliore” • Rimangono chiusi nella loro dimensione razionale/ mentale invece di esprimere le loro emozioni e probabilmente faranno la stessa cosa nelle relazioni. E allora ricordiamoci che bisogna essere genitori guida attraverso l’esempio e il dialogo senza mai sostituirsi ai figli e senza avere la presunzione di poter controllare tutto, ma allenandoli ad essere felici delle piccole cose.
“La cosa più importante che i genitori possono insegnare ai loro figli è come andare avanti senza di loro”. Frank A. Clark, scrittore
#FITNESS
Esercizio fisico e sistema immunitario
Alfonso Galano
L’attività sportiva intensa e prolungata soprattutto di endurance, come nel caso della maratona, può, in soggetti predisposti indebolire il sistema immunitario esponendo il soggetto ad un maggior rischio di contrarre patologie di natura infettiva; viceversa, l’esercizio fisico regolare di moderata intensità, sembrerebbe invece stimolare il sistema immunitario, esercitando sull’organismo effetti di tipo protettivo. Si è visto che i soggetti moderatamente attivi, rispetto ai sedentari e agli atleti i quali spesso si sottopongono a pesanti allenamenti, sembrano essere la categoria a minor rischio di contrarre infezioni. Possiamo paragonare l’attività fisica ad un farmaco, che va opportunamente dosato al fine di ottenere le risposte fisiologiche dovute. Molti degli effetti che l’esercizio fisico induce sulle cellule del sistema immunitario sono legata a ciò che succede all’interno del 40
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muscolo durante e al termine dell’attività in oggetto. A seconda dell’intensità della durata del carico sostenuto il muscolo mostra segni di lesioni, sono dei veri e propri microtraumi mio-fibrillari detti anche DOMS (Delayed Onset Muscle Soreness) che sopraggiungono solitamente tra le 24 e le 48 ore dal termine dell’esercizio fisico. La formazione di microlesioni entro certi limiti è considerata parte integrante dei processi di adattamento cui i muscoli si sottopongono in risposta dello stimolo allenante, tuttavia se un soggetto si sottopone ad una seduta troppo intensa per quello che è il suo livello di allenamento si può verificare che i dolori muscolari post-allenamento siano protratti per ben più di 48 ore creando allo stesso tempo uno scompenso dell’assetto immunitario il quale si trova a dover affrontare questa problematica inducendo inappropriati stimoli migratori leucocitari
dal circolo sanguigni verso i muscoli sede del danno, sbilanciando la loro distribuzione nell’organismo, aumentando cosi il rischio di contrarre patologie. In definitiva l’esercizio fisico moderato misto (aerobico/anaerobico) si è rivelato in grado di migliorare diversi parametri immunologici ed è senz’altro la linea guida consigliata a tutti per mantenere il nostro sistema immunitario stabile e forte nel tempo.
#WEB
Danzare, educare, crescere
Claudia Pastena
Ogni anno si riparte come fosse il primo con la stessa passione e la stessa tenacia del primo giorno. Questo alle porte è un anno speciale rispetto agli altri e per l’esattezza il 10°. Un traguardo importante a testimonianza della passione e dell’amore che ogni anno mi porta a credere nel progetto nato ben 10 anni fa. DanziAmo di Claudia Pastena scuola di danza classica, modern-jazz, contemporaneo e hip-hop sin dall’apertura ha sempre fondato le sue basi sull’attenzione alla crescita e formazione di ogni allievo dal punto di vista artistico, disciplinare e personale. La danza deve essere considerata un mezzo educativo che, alla stregua di altre discipline, collabora alla formazione della personalità, oltre a garantirne benefici fisico – psichici ed intellettuali. I vari esercizi raggruppati in relazione alla finalità sono tutti utili per conferire eleganza e bellezza al portamento, per migliorare 42
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l’efficienza dei muscoli, l’elasticità delle articolazioni, la funzionalità degli organi interni. La danza è una disciplina che educa tutta la persona, si prefigge il corretto ed armonico sviluppo del corpo, considerato però nella sua totalità fisica e spirituale. “La personalità umana ed il suo sviluppo pieno ed equilibrato sono strettamente connessi ad un corretto ed armonico sviluppo del corpo”. La danza è sinonimo di distensione, allegria, gioia, felicità, libera espansione. La danza esercita una notevole influenza sui vincoli sociali della persona, piccola o grande che sia. La vicinanza dei compagni, il bisogno di esprimersi e di comunicare con loro, il desiderio di
essere capito, stimolano l’allievo e lo invogliano a rinsaldare il rapporto di amicizia. Ci si può avvicinare a questa arte sin dalla prima infanzia, per garantire un sano ed armonico sviluppo del corpo. Come sosteneva anche la grande educatrice Maria Montessori, il principio fondamentale deve essere la libertà dell'allievo, poiché solo la libertà favorisce la creatività del bambino già presente nella sua natura. Dalla libertà deve emergere la disciplina. Un individuo disciplinato è capace di regolarsi da solo quando sarà necessario seguire delle regole di vita. Il periodo infantile è un periodo di enorme creatività, è una fase della vita in cui la mente del bambino assor-
be le caratteristiche dell'ambiente circostante facendole proprie, crescendo per mezzo di esse, in modo naturale e spontaneo, senza dover compiere alcuno sforzo cognitivo. Attraverso la danza l’allievo: migliora la sua consapevolezza corporea, sperimenta le relazioni interpersonali, acquisisce nuove abilità compositive a livello di movimento, rafforza le sue capacità espressive, valorizza le personali potenzialità attraverso un canale espressivo, migliora e potenzia le capacità di attenzione e sviluppa la sua autonomia. La danza ci fa conoscere la magia che nasce dal desiderio di con-
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dividere qualcosa che va oltre il gesto e l'immagine, qualcosa che nasce dal cuore e poi si trasforma in movimento , ma è una creazione e in quanto creazione è ARTE; l'arte di far parlare il corpo di renderlo trasparente, comunicativo e sensibile, morbido e forte nello stesso tempo, capace di raccontare storie e regalarci grandi… EMOZIONI! Attraverso la danza l'allievo impara a conoscere il proprio corpo e a usare il movimento come mezzo di comunicazione con gli altri, impara a scoprire che la qualità del movimento varia a seconda delle emozioni e delle sensazioni provate ed è strettamente collegata
allo spazio usato, alla musica, al ritmo, e, non ultimo, alle persone che lo circondano. La danza rappresenta per i bambini un’importante occasione di crescita corporea ed emotiva, in quanto attraverso essa l’allievo impara a conoscere il proprio corpo e ad usare il movimento come mezzo di comunicazione con gli altri. Imparare a danzare non va considerato esclusivamente un problema di esecuzione di passi e abilità fisiche, ma va investito come un prezioso strumento di formazione della persona e dell’individuo.
#PERSONALTRAINER
Pensieri semiseri
Nello Iaccarino
Quando ero Gestore Palestra dovevo continuamente sfatare, nel mio piccolo, miti e leggende riguardanti tematiche quali allenamento, alimentazione, integrazione, ecc. Molte nozioni, all'epoca, erano difficili da reperire (non era così presente e invadente internet) e le fonti (spesso provenienti dagli USA o da URSS e paesi dell'Est) erano abbastanza attendibili. Oggi, da cliente palestra, nonostante sul web si trovi quasi di tutto (anche molto fake), ancora la maggior parte degli utenti ha conoscenze in merito molto basse. Siccome, nell'era della conoscenza, restare ignoranti è una scelta penso che ci sia, da parte della maggior parte della clientela che affolla le palestre,una colpevole volontà a rimanere tali. Questo fenomeno che persiste nel tempo avvantaggia i furbi, i disonesti, gli approfittatori, chi ciurla nel manico, ecc. Vero è che è più facile rompere un atomo che un pregiudizio (Einstein docet). A riguardo potrei fare tantissimi esempi, ma ne sceglierò solo 44
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alcuni e scusatemi per le parole che userò. Qualche palestra invita i potenziali clienti a fare zumba a fini dimagranti promettendo consumo calorico/ora di ben 800 Kcal. Lo so che gli esseri umani hanno una sottostima di ciò che mangiano e sovrastima di ciò che consumano; tuttavia, questo è possibile se un cliente ha un peso corporeo intorno ai 100 Kg (a quel punto non sarebbe zumba ma ballo dell'ippopotamo). L'ultima volta che ho bruciato 1000 Kcal/ora è stata quando ho dimenticato il panettone nel forno, riesco a perdere anche 200 Kcal in 1” semplicemente se mi cade a terra un panzarotto dalle mani. Tutti gli studi sulla stima del consumo calorico in relazione al peso corporeo ed al livello atletico del soggetto non servono a nulla se bastasse fare zumba. Non me ne vogliano gli Istruttori/trici di zumba perchè non è un articolo contro di loro o la loro disciplina ma bisogna informare correttamente la clientela. Ci sono anche persone in estate che corrono indossando fasce di neoprene o similari credendo che sudare faccia dimagrire; a loro chiedo: “Perchè soffrire tanto?”. Se volete suicidarvi in modo facile e veloce basta fare in Circumvesuviana un biglietto di sola andata per Seiano, scendere e scegliere se buttarsi a candela o a palla di cannone, è un attimo.
Altre persone, in prossimità dell'estate, si mettono a correre, richiamate forse da qualche istinto tipo rondini a primavera, quando per un inverno intero non si sono mai allenati o sono stati la rappresentazione vivente di Lady Godiva di Goya. Conosco una ragazza che abita al terzo piano di un palazzo che, per dimagrire, si è messa a correre tutti i giorni; ovviamente dopo 2 settimane i suoi arti inferiori hanno accumulato tanta ritenzione idrica (perdita di massa magra e migrazione dei soluti verso gli spazi extracellulari). Presa dallo sconforto ha deciso di suicidarsi buttandosi dalla sua abitazione, poi fortunatamente ci ha ripensato, non sarebbe stato un suicidio ma un gavettone. Infine altri all'avvicinarsi dell'estate smettono di mangiare, o limitano fortemente, pane, pasta, dolci; ho letto un romanzo dove il personaggio principale fa questo... alla fine lui muore. Potrei continuare negli esempi ma mi limito a consigliare alla clientela che affolla le palestre di studiare, studiare, studiare, perchè la cultura è rivoluzione (Ernesto Che Guevara).
#FOODCROSSING
Salutiamo l’Estate con la sua Regina
Anna Maione
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Portate in Europa dagli Arabi, le melanzane hanno attraversato i secoli e le leggende, fino a diventare un ingrediente molto diffuso nella cucina mediterranea La melanzana è un ortaggio tipico delle zone temperate, che smette di crescere al di sotto dei 12°C. La sua semina è prevista nel mese di marzo e giunge a maturazione nei mesi estivi, agosto in particolare. Molte sono le varietà esistenti di melanzana, che, oltre che per il colore si differenziano per la forma, ovale, tonda e bislunga. In linea di massima le melanzane di forma allungata hanno la buccia
di colore nero-violaceo, la polpa bianco-verdastro e un sapore leggermente piccante con una punta amarognola. Le melanzane tonde hanno bacche piuttosto grandi dalla buccia di colore viola più chiaro con eventuali striature biancastre, il loro gusto è più delicato e la polpa più bianca. Per il suo alto contenuto di acqua, la melanzana è considerata innanzitutto depurativa dell’organismo. La buona presenza di potassio e di altri minerali le conferisce poi proprietà rimineralizzanti e ricostituenti. Ha un buon contenuto di fibra alimentare, che promuove un regolare transito in-
© FOTO DI ANNA MAIONE
Marmellata di melanzane testinale degli alimenti e facilita il processo digestivo. Inoltre contiene pochissimi grassi e zero colesterolo. Le melanzane fresche devono essere sode, con la buccia naturalmente lucida (non cerata) e ben tesa, senza grinze. Le melanzane viola la cui parte biancastra risulta piuttosto ingiallita, è segno che sono troppo mature (per cui piene di semi) o che hanno patito la siccità (per cui sono molto amare). Se al momento dell’acquisto sono freschissime, in frigorifero si conservano per 6-7 giorni ben chiuse in un sacchetto di carta o in un sacchetto di plastica con qualche piccolo foro. Meglio non togliere il picciolo che contribuisce a mantenere più a lungo la freschezza. Curiosità Il colore viola intenso della melanzana, quasi nero, è una forma di difesa geneticamente selezionata dalla pianta quale difesa dai raggi ultravioletti del sole. Il nome melanzana veniva popolarmente interpretato anche come mela insana, perché l'ortaggio non è commestibile da crudo. Durante la Seconda Guerra Mondiale le foglie delle melanzane venivano essiccate al sole e usate per confezionare sigari o sigarette al posto del tabacco, introvabile in quel periodo.
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Imma Gargiulo
INGREDIENTI • 800 gr di melanzane • 500 gr di zucchero • 1 Limone • 1 Bicchiere d’acqua • 30Gr di radice di zenzero grattugiato. PROCEDIMENTO Lavare le melanzane e sbucciarle. Tagliare la polpa a tocchetti e schiacciarle. Preparare uno sciroppo con l’acqua e lo zucchero. Una volta sciolto lo zucchero ed
arrivato a bollore versarlo sulle melanzane poste in una pentola antiaderente ed aggiungere la radice di zenzero grattugiata. Cuocere a fiamma bassa, mescolando spesso per circa un’ora. Trascorso questo tempo aggiungere il succo di limone cuocere per altri 5 minuti. Invasare con la marmellata ancora calda, mettere i barattoli a testa in giù per creare il sottovuoto e, dopo che si sono raffreddati, riporli in un luogo asciutto e buio. Questa marmellata avrà un sapore che ricorda molto la marmellata di fichi. È buonissima spalmata su del pane integrale o ai semi misti, ma raggiunge la perfezione con dei formaggi piccanti e a lunga stagionatura.
#WELLNESS
Progettazione e piscina Le norme di riferimento
Tutte le piscine devono svolgere un adeguato e delicato compito su aspetti igienici, sanitari e di sicurezza, oltre che ambientali ed estetici. In passato una generale mancanza di chiarezza dovuta all’assenza di una legge nazionale specifica ha portato all’alternarsi di disposizioni differenti ed a realizzazioni e gestioni fuori controllo, affidate solo al buon senso di chi le mette in atto. L’atto di intesa del 17/02/1992 tra Stato e Regioni è stato il documento di riferimento per uniformare e regolamentare gli aspetti igienico sanitari in materia di costruzione, manutenzione e vigilanza delle piscine fissando i principi generali e i livelli minimi di sicurezza da rispettare in tutto il territorio nazionale. 48
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La regione Campania ha legiferato a proposito con il BURC n. 40 del 2001. Fino ad oggi si sono succedute una serie di norme e, al momento, la norma Europea UNI 10637-2016 è il riferimento per la progettazione e la gestione di una piscina. Tale norma fornisce una classificazione delle piscine e specifica i requisiti di progettazione, costruzione e gestione degli impianti di trattamento dell’acqua. La norma fornisce inoltre le indicazioni relative alle prove ed ai controlli atti a garantire una qualità dell’acqua di piscina adeguata alla balneazione. Per tutto ciò è importante partire con le idee chiare per poter redigere un progetto di costruzione o di adeguamento di impianti esistenti, conforme alle
direttive UNI ad evitare problemi di gestione. L’aspetto della sicurezza dei bagnanti è all’apice dello scopo normativo e per questo ogni componente ed accessorio devono essere certificati dalle aziende produttrici e così gli impianti eseguiti dovranno avere le rispettive dichiarazioni di conformità. Tutte le piscine si devono adeguare a queste direttive per garantire l’incolumità dei bagnanti, devono dotarsi di un piano di prevenzione e gestione per non incorrere in sanzioni ed essere in grado di rispondere in modo appropriato in caso di incidenti.
#FILOSOFO
Jean Jacques Rousseau e la condizione umana tra natura e civiltà
Domenico Casa
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"I pochi popoli primitivi degli angoli dimenticati della Terra comprendono meglio di noi questa semplice realtà della nostra natura. Sono in perpetuo movimento. I bimbi bruno-dorati del Kalahari non piangono mai e sono tra i bimbi più contenti del mondo. E diventano anche, crescendo, persone mitissime. Sono felici della loro sorte, che , considerano ideale...Perché crescono bene? Perché non sono frustrati da un'infanzia tormentosa."
Così scrive Bruce Chatwin in "Anatomia dell'irrequietezza" edito da Adelphi, a pag. 123. Questo testimonierebbe che la civiltà e i processi di civilizzazione producono infelicità? Secondo lo scrittore-viaggiatore, il quale si ricollega alle teorie del filosofo svizzero, non si sa se consapevolmente, la risposta è affermativa. La civiltà con le sue richieste onerose, rende gli uomini infelici, non solo, ma anche malvagi. Contrapposta radicalmente allo stato naturale, la civiltà educa gli uomini alla menzogna e alla cattiveria, al punto tale che Pirandello, in quasi tutte le sue opere non esita a definire l'uomo una maschera (in realtà egli indossa "centomila" maschere a seconda delle circostanze, delle convenienze e delle opportunità, oltre che del suo sentire), sempre apparente e mai reale, distante dalla verità sostituita dal "così è se vi pare". Quale sarebbe, secondo Rousseau, la causa dell'infelicità diffusa? Sicuramente la responsabilità non va attributa ad enti trascendenti o alla natura, come voleva Leopardi, ma agli uomini stessi. La stessa storia del nostro poeta indica negli adulti (nella fatti-
specie i suoi genitori, l'ambiente circostante dell'arretrata Recanati, la cultura asfittica dei suoi contemporanei) la causa della sua profonda inquietudine. Leopardi, in fondo, è la testimonianza di quel che sosteneva Rousseau: che gli uomini "all'interno della società sono profondamente viziati da un'attitudine ineliminabile alla menzogna e all'ipocrisia." Purtroppo allo stato di natura (che tra l'altro sarebbe una condizione ideale assimilabile ai primi anni di una gioiosa fanciullezza) non si può tornare. Il bambino/a divenuto adulto, dopo avere assimilato per imitazione e/o per imposizione i mo-
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delli comportamenali degli adulti, si comporterà come loro. Dunque non c'è speranza che all'interno della società si possano ristabilire le condizioni di sincerità e di autenticità che consentano di essere felici? Parrebbe che Rousseau, come Leopardi del resto, siano pessimisti a tale proposito. Benché Leopardi sembri indicare la solitudine come antidoto all'infelicità dovuta al conformismo sociale. "D'in su la vetta dell'anica torre - passero solitario, cantando vai - finché non muore il giorno - ed erra l'armonia per questa valle." Ma, la soluzione leopardiana è molto soggettiva, non risolve il
problema del male diffuso dalla e nella società. E per Rousseau? Per il filosofo, il quale nell'"Emilio" aveva sostenuto che l'uomo è naturalmente buono, l'unica strada percorribile per ritrovare un universo perduto di valori, in testa la bontà, è l'educazione. Un'educazione permanente, come suggerisce ne "Il Contratto sociale". Ma la società, mediante le istituzioni pedagogiche, riuscirà a rinunciare ai dis-valori su cui è fondata?
#AVVOCATO
L’incidente probatorio nel processo penale
Valerio Massimo Aiello
Partiamo dall’assunto che il processo penale si articola schematicamente in varie fasi (indagini preliminari, udienza preliminare e dibattimento) e che la prova si forma nella fase del dibattimento nel contraddittorio delle parti. Tuttavia vi sono determinati casi, tassativamente indicati dalla Legge, che in deroga alla regola generale prevedono la possibilità di anticipare l’acquisizione di una prova in una fase precedente a quella dibattimentale al fine di ovviare al fatto che l’attesa della fase dibattimentale possa compromettere la genuinità della stessa prova. L’incidente probatorio (‘incidente’ perché si tratta di un evento che interrompe il regolare svolgimento del procedimento; ‘probatorio’ perche attiene all’assunzione di una prova) disciplinato dall’art. 392 del codice di procedura penale è l’istituto procedurale previsto dal nostro Legislatore per “fronteggiare” appunto a tale evenienza ovvero evitare che una 52
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prova decisiva ai fini della decisione finale, per esigenze di ordine temporale, possa andare dispersa. A titolo esemplificativo pensiamo ad un soggetto che ha assistito ad un omicidio, per il quale si è aperto un procedimento penale, che si trova in pericolo di vita per una grave malattia e che pertanto potrebbe decedere prima dell’inizio del processo; in tal caso alla parte interessata sarà consentito avanzare richiesta di incidente probatorio per escutere il soggetto/testimone prima che le indagini siano concluse e si apra la fase dibattimentale. In termini tecnici si tratta di una vera e propria udienza che può definirsi come un’ anticipazione del “processo” poiché nel corso dell’udienza stessa le parti – confrontandosi in contraddittorio avanti ad un Giudice terzo – parteciperanno all’assunzione di una prova non rinviabile, purché pertinente e rilevante, giustificata, si ripete, dall’esigenza che l’eventuale attesa della fase dibattimentale possa compromettere la ‘veridicità’ della stessa prova. La richiesta di procedere ad incidente probatorio potrà pervenire sia dal Pubblico Ministero (anche su sollecitazione della parte offesa) sia dalla difesa dell’imputato secondo quanto disposto dall’art. 393 del codice di procedura pena-
le. Depositata la richiesta il Giudice deciderà pronunciando ordinanza di accoglimento, inammissibilità o rigetto. L’udienza, con tutte le caratteristiche del dibattimento eccetto la presenza del pubblico, si celebrerà davanti al GIP o al GUP (Giudice per le indagini preliminari o Giudice dell’udienza preliminare) e la documentazione degli atti eseguiti confluirà nel fascicolo del Giudice che dovrà decidere (successivamente alla fine del dibattimento) dell’innocenza ovvero della colpevolezza dell’imputato. Una volta che le prove siano state assunte saranno utilizzabili in dibattimento ma solo nei confronti degli imputati i cui difensori abbiano partecipato alla loro assunzione. La materia necessiterebbe di ulteriori precisazioni non possibili in tale sede per esigenze di brevità di esposizione.
#CONSUMATORI
Lunghe liste d'attesa in ospedale? Ecco che cosa fare per ottenere visite in tempi certi.
Pierluigi D'Apuzzo
Purtroppo a molti di noi è capitato di attendere mesi, se non anni, per una visita specialistica, un esame diagnostico o un intervento chirurgico in ospedale. Non tutti sanno, però, che se le attese sono incompatibili con i propri bisogni di cura, si ha diritto a esigere la prestazione in tempi certi. Il decreto legislativo numero 124 del 1998 detta delle direttive ben precise in materia di liste d'attesa. In particolare il comma 10 art. 3 stabilisce che le Regioni, attraverso i direttori delle Aziende Unità Sanitarie locali e ospedali, devono stabilire i tempi massimi che intercorrono tra la prestazione quando viene richiesta e quando viene erogata. Questo intervallo di tempo deve essere ben pubblicizzato e dovrebbe essere comunicato all’assistito al momento della richiesta della prestazione. L’articolo 3, infatti, tutela il diritto alla prestazione, e prevede 54
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che l’assistito abbia la possibilità di chiedere che la prestazione venga effettuata privatamente al costo del ticket, allorché i tempi massimi di attesa superino quelli stabiliti. Addirittura, ma solo in subordine, deve ritenersi possibile ricorrere anche a prestazioni interamente private come tutela rispetto all'inadempienza dell'amministrazione. In entrambi i casi, la differenza di costi è posta a carico dell'azienda unità sanitaria locale di appartenenza e dell'azienda unità sanitaria locale nel cui ambito è richiesta la prestazione. Il cittadino si fa carico, invece, del solo costo del ticket. Quanto tempo si deve attendere per una prestazione? Il Piano nazionale di governo delle liste d’attesa (Pngla) 20102012 ha imposto ad Asl e ospedali il dovere di rispettare i tempi massimi stabiliti per le prestazioni elencate in tale Piano ed in particolare le visite specialistiche (come cardiologica e oculistica) devono essere garantite entro 30 giorni dalla richiesta; diagnosi strumentali (come mammografia e Tac) devono essere erogate entro 60 giorni; gli interventi chirurgici in day surgery
o in regime di ricovero ordinario (per esempio: tumore al colon) vanno eseguiti entro 30 giorni. Nel caso, come è accaduto in alcune realtà, che le ASL blocchino di fatto le liste di attesa non accettando le prenotazioni dei cittadini che vengono poste nella condizione di "attesa di entrare nella lista di attesa" , l’articolo 3 assicura ugualmente il diritto alla prestazione privata pagando il solo ticket. Bloccando le liste, infatti, l’ASL si pone nella situazione in cui non è in grado di ottemperare al suo dovere di garantire un'adeguata tempestività delle prestazioni da rendere. Cosa fare quindi? Per far valere i propri diritti, il cittadino deve compilare un’istanza chiedendo la prestazione in regime di attività libero – professionale. L’istanza va intestata all’Azienda Sanitaria di appartenenza, ed è necessario allegare all’istanza la ricetta medica e la prescrizione del cup (Centro Unico di Prenotazione). Per qualsiasi delucidazione sulla problematica segnalata è possibile rivolgersi alla Sede Territoriale Adiconsum di Piano di Sorrento.
#POESIA
La perla Alla fine della creazione l’Onnipotente ebbe un’intuizione, disse: “Perché ognuno possa averla voglio creare anche la perla”. Salvatore Spinelli
Si recò fuori, sulla strada, prese una goccia di rugiada, nel candido latte la immerse e poco dopo la perla emerse, la gettò, quindi, nell’immenso mare dicendo: “Và, là ti devi moltiplicare!” L’uomo, modificandone la natura, l’ha fatta grigia e anche più scura ma la cosa che non sembra vera, è che ha fatto anche la perla nera, naturalmente, perché rara, è la più preziosa e cara. Ma di perle uniche era il pianto di quella Donna dal cuore affranto che non avendo più voce, piangeva l’Amato Figlio sulla Croce.
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#CONDOMINIO
L'amministratore risponde
Teresa Pane
Gentile Amm.re ho un quesito da porle. Nel Condominio dove risiedo hanno deciso di installare l’ascensore. Io mi sono opposta in quanto non interessata, ma mi chiedo: le innovazioni su aree condominiali non dovrebbero essere assunte con l’unanimità? (Anna E.) Gentile Anna, l'assemblea, con un numero di voti che rappresenta la maggioranza dei partecipanti al condominio e i due terzi del valore dell'edificio, può disporre tutte le innovazioni dirette al miglioramento o all'uso più comodo o al maggior rendimento delle cose comuni (art. 1120 c.c.). In determinati casi, tuttavia, è sufficiente un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli intervenuti e almeno la metà del valore dell'edificio. Si tratta delle ipotesi in cui l'installazione dell'ascensore sia finalizzata all'eliminazione delle barriere architettoniche, per le quali si fa riferimento al comma 2 dell'articolo 1136 c.c.. A prevederlo è oggi il comma 2 dell'articolo 1120, come modificato a seguito della grande riforma in materia condominiale del 2012. In realtà, però, già prima di tale intervento il quorum richiesto per un tal genere di innovazioni era abbattuto, in caso di finalità di eliminazione delle barriere architettoniche, in forza delle previsioni di cui all'articolo 2 della legge numero 13/1989. 60
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Salve sig.ra Pane. Spero riesca a rispondere alla mia domanda. Ho un appartamento molto grande ed avrei intenzione di dividerlo per ricavarne due. Ciò implicherebbe l’esigenza di avere una ulteriore porta di accesso sul ballatoio. Vorrei sapere se è possibile e se è necessario richiedere il consenso agli altri condomini. Su punto il Regolamento non fa alcuna menzione. Attendo la sua risposta. Grazie di cuore (L.A). Salve a lei e grazie per avermi scritto. Lei può certamente aprire un varco per una nuova porta sul ballatoio condominiale, ma, chiaramente, dovrà comunicarlo all’Amministratore e dovrà ottenere il consenso dell’Assemblea. In linea generale l'apertura di una porta di accesso all'appartamento sul pianerottolo condominiale è una attività consentita in quanto pacificamente riconosciuta dalla giurisprudenza come espressione del diritto di utilizzo e modificazione del bene comune stabilito dall'art.1102 cod.civ. Quanto alla maggioranza necessaria, non richiedendo il Regolamento una maggioranza particolare, basterà la maggioranza ordinaria ex art.1136 co.3 cod.civ., rapportata ovviamente ai soli aventi diritto al voto nella delibera (es. escludendo dal voto i proprietari nei negozi esterni). Spero esserle stata d’aiuto.
Nel corso dell’ultima assemblea di condominio è stato deliberato di sostiutire la serranda bascultante di accesso all’area box, ovvero l’area dove sono presenti tutti i box di proprietà privata. Nel riparto di questa spesa, l’Amministratore ha utilizzato la tabella millesimale dei box. Personalmente mi sono opposta e le spiego subito il perché: in quell’area, vi è anche il locale dell’impianto di ascensore (ascensore utilizzata da tutti, anche da chi non possiede box), nonché il locale dove vi sono i contatori di energia elettrica dei singoli appartamenti. Alla luce di ciò, utilizzare la tabella millesimale dei box non è corretto, perché esclude dalla spesa tutti i condomini che non sono titolari di box ma che utilizzano ugualmente la serranda per accedere ai suddetti locali condominiali. Vero è anche, che questi locali sono comunque accessibili da una ulteriore porta pedonale posta al piano terra della cassa scale. Vorrei una sua opinione. Grazie. (Luigi D.)
Caro Luigi, spesso il riparto delle spese è complesso e non sempre pacifico poiché non espressamente regolato dalla legge. Nel caso di specie sarei orientata a concordare su quanto ha previsto il suo Amministratore, per vari ordini di motivi che le spiego. Al fine di identificare con ragionevole certezza il criterio di spesa, deve prevalere la destinazione principale del bene, mentre gli utilizzi secondari devono considerarsi recessivi. Orbene, nel nostro caso la destinazione principale del bene da sostituire (la serranda) è quella di consentire l’accesso carrabile e, secondariamente, pedonale alla zona box. Questa a sua volta è destinata in via assolutamente preponderante e principale al transito e alla manovra delle vetture dei proprietari di box, mentre la accessibilità della centrale ascensore e dei contatori singoli deve considerarsi funzione puramente secondaria ed aggiuntiva della principale. Tanto più se si considera, poi, che comunque i suddetti locali condominiali sarebbe accessibili dalla porta pedonale con accesso dalla cassa scale.
#LIBRI
Libri come fari Giovanni Pepe
L'animale femmina di Emanuela Canepa La reazione, la resistenza ad un tentativo di plagio non è già un'alterazione di uno stato di essere? La reazione ad uno stimolo violento, sia che si cede ad esso sia vi si oppone, non ci segna inevitabilmente? Ed ancora Rosita è una vittima? L'avvocato è effettivamente il carnefice/il mostro? Queste ed altre domande rimangono in sospeso alla fine del libro. Il lettore potrà confrontarsi, con una serie di interrogativi sulla natura umana, sull' universo maschile e femminile, ma soprattutto sul cosa accadrà. Romanzo con una scrittura diretta, immediata, scorrevole, che si lascia leggere in un fiato. È la storia di Rosita scappata dal suo paesello, ma principalmente da una madre asfissiante, per andare a studiare a Padova. Dopo 7 anni si ritrova fuori corso, con un lavoro in un misero supermercato, che a stento le permette di sopravvivere, una relazione con un uomo sposato e la minaccia costante di non farcela e dover ritornare al suo paese. Quando un incontro fortuito con un avvocato prestigioso, austero ed enigmatico che si interessa a lei e le offre un lavoro part time come segretaria, fa intravedere a Rosita la possibilità di farcela. Ma a che prezzo? Si perché l'avvocato esercita su di lei una sottile manipolazione che la cambia a poco a poco, trasformandola e Rosita si lascia condizionare per necessità. Ma sara' poi così? 62
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Le spose sepolte di Marilù Oliva "A tutte quelle che non hanno fatto ritorno" È con questa dedica che ha inizio il libro di Marilu' Oliva, straordinario ed intenso che affronta il delicato tema del FEMMINICIDIO. Un giallo, un thriller, un romanzo che racconta di feroci ed efferrati omicidi di uomini che, anche se indagati e indiziati, non sono mai stati condannati per mancanza di prove, della scomparsa delle loro mogli. Mogli, donne, mamme sparite nel nulla, private non solo della loro esistenza, ma soprattutto dell'affetto dei propri figli. Donne normali che scompaiono senza lasciare traccia, donne di cui si è parlato tanto, ma a cui non viene resa GIUSTIZIA. Se non per mano del killer che invece vuole far trovare la verità e punire i colpevoli per stabilire un ordine, per fare giustizia, rispondendo alla mera legge del taglione, dente per dente, occhio per occhio. Il tutto è ambientato in un paesino dell'Appennino Bolognese, chiamato città delle Donne, dove ogni cosa è coniugata al femminile: il sindaco, la Giunta, il Consiglio... Un esperimento sociale con l'intento di creare un paradiso terrestre per poi scoprire che così non è, visto che ogni abitante nasconde qualcosa. Donna è anche l'ispettore Micol Medici che fa parte della squadra investigativa che si occupa delle indagini e che riuscirà grazie alla sua caparbietà, alle sue capacità anche "sensoriali" e soprattutto mettendo a nudo un suo percorso di crescita personale e professionale, ad arrivare alla VERITÀ. Una storia molto forte, con una scrittura scorrevole, diretta ed immediata.