100% Fitness Mag - N. 139

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Quel famoso “nervo accavallato” di Brigida Pinto

Con la Slow Medicine una cura sobria e giusta di Carlo Alfaro

Il dissesto idrogeologico in Italia di Erminio Esposito

#139

LA MIA PENISOLA 100% FITNESS MAGAZINE ANNO XII

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PATTY SCHISA Piano di Sorrento Via dei Platani,13

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SCUOLA DI DANZA Tel. 081 878 86 19 Sorrento Via S. M. Pietà, 24

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Questo mese 08 #FARMACISTA Come smaltire

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correttamente i farmaci scaduti o inutilizzati?

Laureata in Tecniche Audioprotesiche Disponibile telefonicamente Martedì dalle 9.00 alle 11.00

Laureato in Farmacia e specializzato in Scienza e tecniche delle piante officinali presso l’Università Federico II di Napoli.

cell. 338.9648341 e-mail te.macustica@alice.it

cell. 335.5302988

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La dipendenza dal gusto del cibo

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cell. 334.2258132

cell. 331.2668437 e-mail pintobrigida@gmail.com

#FISIOTERAPISTA

Lorena Pastena

#ODONTOIATRA 30 Sotto accusa l’odontoiatria

commerciale low

Fisioterapista specializzata nella riabilitazione del pavimento pelvico

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Vittorio Milanese

Laureato in Odontoiatria e protesi dentiaria presso l’Università di Napoli. Socio A.N.D.I.

#PEDIATRA

Con la Slow Medicine per tutti una cura sobria e giusta

cell. 338.4698121

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Carlo Alfaro

20 Un ladro di nome Mariarosaria D'Esposito

Laureata in Logopedia presso l'Università Federico II di Napoli. Disponibile tel. Giovedì e Sabato dalle 9.00 alle 13.00

cell. 338.3191494

La Mia Penisola 100% Fitness Mag Anno XII

Numero 139

#FISIOTERAPISTA

La Fisioestetica è una nuova branca della Fisioterapia Veronica Di Martino

#LOGOPEDISTA

Alzheimer

Quel famoso “nervo accavallato” Laurea in Fisioterapia e laurea magistrale in Scienze Riabilitative delle Professioni Sanitarie, entrambe conseguite presso l’Università “Federico II” di Napoli. Lunedì al Venerdì 9.00 - 12.00 e 17.00 - 20.00

Laureata in Dietistica presso l’Università di Napoli Federico II. Disponibile tel. Martedì e Giovedì dalle 15.00 alle16.30

Il Pavimento Pelvico: salute e prevenzione

#FISIOTERAPISTA

Brigida Pinto

Francesca Maresca

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Avete mai sentito parlare di misofonia??? Tea Maione

Giuseppe De Simone

#NUTRIZIONISTA

#AUDIOPROTESISTA

Laureata in Fisioterapia - Specializzata in Posturologia

cell. 327.8420706

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#PERSONALTRAINER

Il tuo Personal Trainer Vincenzo De Gennaro Personal Trainer

In copertina Giorgia Guida e Noemi Russo fotografate da Foto Aminta - Sorrento


www.centopercentofitness.it

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#WELLNESS

Il Pilates: La disciplina del benessere che cura il mal di schiena Mattia Aversa

Insegnante di Pilates e danzatore

40 L'amministratore

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Teresa Pane

Amministratrice - Responsabile Punto Casa Italia

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Mondadori Bookstore Piano di Sorrento

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C’è sempre un modo diverso di vedere le cose

#GEOLOGO

Il dissesto idrogeologico in Italia

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Vogliamo fare un pò di storia della grande guerra?

#WEB

5 idee per la tua Marketing Strategy di Natale Digital Strategist @ 42 adv&print

e-mail antoraf83@gmail.com

60 #FOODCROSSING La Ricetta del Sole! Anna Maione

Esperta in comunicazione multimediale dell’enogastronomia

e-mail an.maione83@gmail.com

Imma Gargiulo

Consigliere Nazionale della FILP Federazione Italiana Liberi Professionisti

#FILOSOFO

Il sonno degli anziani

Antonella Raffone

Erminio Esposito cell. 338.8560434

#ARREDAMENTO Luigi Gargiulo e-mail info@lgarredamenti.it

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Ernesto Lupacchio cell. 347.67.67.533

Libri come fari Giovanni Pepe

#CONDOMINIO

risponde

#LIBRI

Chef Patron del Ristorante Femmena Conduttrice di "Conserve di Casa" su Alice TV

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#POETA

I soldi

Salvatore Spinelli

Domenico Casa e-mail domenico.casa2@tin.it

50 #AVVOCATO La differenza tra

l’arresto ed il fermo Valerio Massimo Aiello Avvocato penalista

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Contatti e-mail redazione@centopercentofitness.it Cell. 331.5063051 - 339.2926045

ERRATA CORRIGE In copertina sul numero #138 la Dottoressa Tea Maione e la dottoressa Marianna Grazioso De Pascale fotografate da Maria Cristina Vecchi di Sorrento

Periodico di attualità a diffusione gratuita Dep. Aut. Tribunale di Torre Annunziata del 09.06.2010 Direttore responsabile Giuseppe Damiano Editore Giuseppe Manzi Redazione Via Camaldoli, 18 - Vico Equense (Na) Progetto Grafico Maurizio Manzi 42 Adv&Print




#FARMACISTA

Come smaltire correttamente i farmaci scaduti o inutilizzati? Dottor

Giuseppe De Simone

Quante volte ci siamo chiesti in che modo poter smaltire i farmaci scaduti o inutilizzati e, alla fine, abbiamo buttato tutto nella spazzatura? Smaltire i farmaci scaduti in maniera sicura e corretta consente di limitare gli innumerevoli danni all’ambiente. I farmaci non smaltiti correttamente infatti raggiungono direttamente gli impianti di depurazione, le acque superficiali, le acque potabili e quelle di falda. Tale contaminazione è altamente dannosa in maniera diretta per l’uomo, ma anche indiretta, passando per gli animali. Per alcune categorie di farmaci, come gli antibiotici, c’è un danno diretto all’ecosistema acquatico, creando anche in tal caso, come nell’uomo, resistenza batterica, ovvero, rendendo i batteri sempre più invincibili, dando loro la possibilità di difendersi diventando “resistenti” al principio attivo. 8

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Pertanto, ecco alcuni consigli pratici su come smaltire correttamente i farmaci scaduti o non utilizzati. Si parte dalla parte esterna del prodotto, ovvero l’imballaggio, che nella maggior parte dei casi è di carta e va smaltita nell’apposito contenitore. Stesso ragionamento si applica al foglietto illustrativo di carta. Blister (contenitori di compresse e capsule), tubetti e bustine vuote, che generalmente sono in alluminio ma anche in sostanze plastiche, vanno smaltite negli appositi contenitori domestici, a seconda di cui è fatto il materiale. Attenzione però, se tali parti contengono residui di farmaco, è bene effettuare lo smaltimento nell’apposito contenitore che si trova in farmacia. Per gli integratori, che non sono veri e propri farmaci, si deve differenziare la carta nell’apposito contenitore, il blister nella plastica e l’integratore nell’indifferenziata. Per quanto attiene blister e boccette che contengono ancora un certo quantitativo di farmaci, vanno smaltiti esclusivamente negli appositi contenitori, solitamente disposti all’esterno della farmacia di fiducia. Può capitare che in alcuni casi

tale contenitore è disponibile all’esterno della casa comunale. Questa regola vale anche per siringhe, termometri, disinfettanti e simili, che vanno smaltiti a seconda del materiale di cui sono fatti e a seconda che contengano materiale residuo o che siano stati usati o meno: in questo ultimo caso, vanno smaltiti negli appositi contenitori etichettati come “smaltimento farmaci”, o, in alternativa, seguire le regole di smaltimento previste da ogni Comune. I farmaci inutilizzati, fino a 8 mesi dalla data di scadenza, possono essere riposti in un apposito contenitore presente in farmacia, e destinati al progetto UN FARMACO PER TUTTI, destinati ad enti assistenziali o indigenti che ne abbiano bisogno. Il progetto è stato fortemente voluto dal Cardinale Crescenzio Sepe e dal Presidente dell' Ordine dei Farmacisti di Napoli e provincia Vincenzo Santagada. Info farmacia Elifani 0818786605



#NUTRIZIONISTA

La dipendenza dal gusto del cibo Quando sale, zucchero e grassi sono troppi

Dottoressa

Francesca Maresca

Possiamo andare incontro a dipendenza dal gusto del cibo quando mangiamo cibi con alto contenuto di zucchero, sale o grassi. Queste componenti agiscono sui sistemi dopaminergico e limbico come oppioidi endogeni favorendo in noi il desiderio dello stesso gusto. La genetica dell’uomo può rivelarsi spietata con coloro che tentano di stravolgerne la logica: per migliaia di anni l’uomo è stato attivo, dinamico (una circostanza che odiernamente può essere mimata con l’attività fisica) e nutrizionalmente focalizzato solo su determinati alimenti, quelli disponibili in natura. Cosa succede se mangiamo cibi alterati? Attualmente, siamo di fronte a nuovo paradigma alimentare: consumare un buon cibo (e spesso lo si intende come “artefatto”) è un’esperienza emblematica 10

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dell’uomo odierno. Nulla di male, se non fosse per il fatto che i cibi di oggi hanno più presa sui centri di ricompensa del cervello portandoci spesso a sviluppare una dipendenza dal gusto del cibo. Questo potrebbe significare aver bisogno di mangiare di più per trovare maggiore soddisfazione, portando quindi a maggior rischio di obesità.

Gusto per i cibi: si influenza nei primi 18 mesi di vita

L’esperienza nutrizionale che inizia con lo svezzamento porta l’individuo a consolidare, e in qualche modo “congelare”, scelte alimentari abbastanza rigide, rafforzate dall’esperienza. Successivamente, quando il bambino inizia a camminare sviluppa gradualmente una resistenza a nuovi alimenti, denominata neo-

fobia: egli non vuole modificare le sue certezze, la sicurezza degli alimenti. Questo meccanismo innato ha permesso ai bambini che iniziavano a camminare in un ambiente pieno di pericoli alimentari (erbe pericolose, alimenti deteriorati ecc) di limitare l’esposizione ad alimenti che non erano già stati registrati durante i primi 18 mesi di vita, sotto la tutela materna. Di conseguenza chi non ha conosciuto vegetali fin dallo svezzamento – con la loro componente moderatamente amara legata a polifenoli, flavonoidi, terpeni glucosinolate e altre molecole benefiche – tenderà a respingerli con forza nel secondo anno di vita. Se non si cambia comportamento, la divisione tra gli alimenti diventa con il tempo sempre più netta e sarà sempre più difficile far sperimentare al bambino nuovi piatti poco



#NUTRIZIONISTA

portamenti: questo è dovuto da neuroni dopaminergici dell’area ventrale tegmentale che si attivano inizialmente all’arrivo del cibo. In altri termini lo scopo è suscitare una vera e propria dipendenza dal gusto di determinati alimenti.

Dipendenza dal gusto: si guarisce

invitanti o prodotti salutari che “bisogna mangiare”, come, tipicamente, le verdure e la frutta.

Dipendenza dal gusto: perché cerchiamo alcuni cibi

L’industria alimentare investe molte risorse per produrre cibi che sollecitino il piacere fino ad una vera e propria dipendenza. Gli ingredienti che maggiormente legano il consumatore a determinati cibi sono il contenuto di sale, grassi e zuccheri. Questo fenomeno viene definito bliss point. Alla base di quest’ultimo ci sarebbe un mix di ingredienti – come quelli citati – in grado di alterare i nostri sistemi percettivi. In natura, infatti, tendiamo a preferire quegli alimenti dolci o salati, ricchi di grassi, con un’al12

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ta densità energetica. Da alcuni studi è risultato che, nelle cavie, i neuroni del globo pallido ventrale vengono attivati quando si sottopongono rapide sequenze di impulsi in presenza della presentazione ed assunzione di stimoli alimentari piacevoli come lo zucchero. Ne deriva, altresì, una maggior produzione di dopamina e di endorfine, le quali vengono considerate oppioidi endogeni, che ci conducono verso la preferenza di cibi con un’alta palatabilità. Ad essere coinvolto in questo meccanismo, dunque, vi è il nostro sistema dopaminergico e il sistema limbico. Secondo alcune ricerche si è ipotizzata l’esistenza di un meccanismo attraverso cui alcune ricompense, come il cibo in questo caso, rinforzano particolari com-

La scelta dei cibi è in riferimento principalmente al nostro passato (educazione gustativa) e all’intervento di terzi nella produzione di artefatti alimentari (Bliss point). La buona notizia è che nel giro di poche settimane, mangiando in maniera più sana, le nostre sensazioni gustative si assoggetterebbero ad un cambiamento, così che gli alimenti con quantità minore di sale, zucchero e grassi apporterebbero al nostro palato un sapore migliore. Le sperimentazioni hanno fornito le prove che dimostrano che se evitiamo per qualche settimana il cibo “spazzatura” e i prodotti di origine animale dalla nostra dieta, i nostri gusti cominciano a cambiare. Inserire, ad esempio, gradualmente frutta e verdura, oltre a depurare il nostro organismo, permetterà di eliminare la dipendenza dal gusto di cibo dai sapori forti. Quanto più a lungo si consumano cibi più sani, migliore sarà il sapore che verrà percepito dai nostri sensi successivamente



#FISIOTERAPISTA

Il Pavimento Pelvico salute e prevenzione Dottoressa

Lorena Pastena

Fondamentale per la salute di ogni donna ma ad oggi ancora spesso ignorato, il pavimento pelvico rappresenta l’insieme di muscoli, fasce e legamenti che, estendendosi dalla sinfisi pubica al coccige, chiude in basso la cavità del bacino. Esso dà forma agli sfinteri, protegge i visceri pelvici, contribuisce al mantenimento dell’equilibrio e della postura, è implicato nei processi di inspirazione ed espirazione, ha un ruolo fondamentale nell’espressione della sessualità e nella riproduzione. I muscoli pelvici garantiscono la continenza fecale ed urinaria, stabilizzano il bacino, sostengono organi come l’uretra e la vescica, la vagina e l’utero, l’ano ed il retto. Il pavimento pelvico, inoltre, lavorando in modo sinergico con altri gruppi muscolari, quali gli addominali profondi, il diaframma e i muscoli della colonna, formano un complesso chiamato “core” che stabilizza ed equilibra il corpo. Fin tanto che tutte queste strutture non subiscono alterazioni, lavorano efficacemente, ma quando questo equilibrio cambia si può andare incontro a condizioni patologiche (incontinenza, prolassi, dolore cronico, stipsi) caratterizzate dall’alterazione della tonicità dei muscoli pelvici e dalla perdita della funzionalità degli organi. Basti pensare alle ripercussioni più o meno gravi che la donna può avere nelle varie fasi della propria vita (pubertà, gravidanza e puerperio, menopausa), legate alle modifiche che il corpo subisce sia da un punto fisico, che ormonale che psicologico. Ciò può avere conseguenze che si ripercuotono nella quotidianità, sul benessere dell’individuo e sull’intimità della coppia. Esempi sono la sensazione di peso e fastidio che si può avvertire in caso di prolasso, il disagio che si sente nel perdere gocce di urina du14

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rante uno sforzo o mentre si ride, la solitudine che si prova durante un rapporto doloroso. Il fisioterapista, specializzato nella riabilitazione del pavimento pelvico, fa fronte a queste evenienze prendendo in carico il paziente affetto da disfunzione a 360°; ristabilendo il giusto tono e recuperando le funzioni organiche alterate. Egli si avvale di diverse tecniche come la terapia manuale (interna ed esterna), la terapia posturale e l’esercizio terapeutico e di strumenti quali l’elettrostimolazione ed il biofeedback.

Perineo in armonia

Perineo in armonia, nasce con l’obiettivo di sensibilizzare ed educare su di una zona del nostro corpo, ancora oggi purtroppo troppo ignorata. È una rieducazione di gruppo, dove saranno svolti esercizi mirati alla prevenzione delle disfunzioni pelviche, alla rieducazione della postura e della respirazione, al miglioramento della sessualità. Attraverso un approccio olistico partiremo con la sensibilizzazione e la presa di coscienza del piano pelvico, quindi passeremo al rinforzo del core con esercizi focalizzati a migliorare l’attività sinergica del perineo con le strutture che lo sostengono, i muscoli respiratori e gli addominali rispristinando così una giusta postura. È chiaro che questa terapia di gruppo non vada a sostituire una sano percorso individuale in caso di patologia conclamata ma piuttosto abbia lo scopo di prevenire le disfunzioni pelviche soprattutto nei momenti più critici per ogni donna come il post-partum e la menopausa. Inoltre, permette la partecipazione anche a quelle donne che hanno seguito o stanno seguendo un percorso di terapia individuale. Il pavimento pelvico è fonte di vita, forza e sicurezza. È energia. Fa parte del nostro centro e contribuisce a numerose funzioni vitali per il nostro organismo. Conoscerlo e prendercene cura è un atto dovuto, un piccolo impegno per il nostro benessere psico-fisico che può portare a traguardi inattesi.



#PEDIATRA

Con la Slow Medicine per tutti una cura sobria e giusta Dottor

Carlo Alfaro

La “Slow Medicine” è un recente orientamento sanitario che interpreta la salute come frutto di armonica interazione ed equilibrio tra molteplici elementi: biologico, psichico, spirituale, sociale, ambientale, e di conseguenza chiede ai Medici di occuparsi del paziente nella sua globalità di individuo inserito nel suo contesto. La Slow Medicine si può dire origini dal 1996, quando il Journal of American Medical Association (JAMA) pubblicò un articolo scritto da un paziente ammalato di Morbo di Chron, dal titolo “A piece of my mind” (Un pezzo della mia mente), nel quale rivendicava che il Medico per poterlo curare efficacemente dovesse conoscere informazioni non contenute nella cartella clinica, quali vicende di vita, gusti, preferenze, sentimenti e aspirazioni, e garantirgli presenza, partnership di cura, speranza. Nel 2010 questa nuova filosofia di vedere la Medicina è stata formalizzata in un movimento che, attingendo metodi e nozioni da tante aree già esistenti come il counselling, la medicina narrativa, l’umanizzazione delle cure, l’analisi e la valutazione della qualità degli interventi, la prevenzione e l’educazione terapeutica del paziente, la Medicina della decrescita felice, ha guadagnato in pochi anni una vasta diffusione a livello mondiale. Il movimento, che trova punti di contatto con lo “slow food”, nato con la stessa filosofia, si pone l’intento di cambiare l’attuale paradigma della Medicina, ipertecnologico, frettoloso, poco attento alle parole dei 16

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pazienti, orientato solo alla parte organica del corpo, abbondante nella prescrizione di esami diagnostici e farmaci, sostituendolo con procedure di cura minimaliste e personalizzate piuttosto che stabilite da protocolli standardizzati. Le tre “parole chiave” della cura in Slow Medicine che, espresse in un Manifesto pubblicato sul British Medical Journal, devono fare da cardine ad ogni intervento, sono: sobrietà, rispetto e giustizia. Al centro di tutto ci deve essere il recupero di un’alleanza tra medico e paziente, un dialogo, uno scambio di informazioni che porti a prendere le decisioni insieme. In questo tipo di rapporto si realizza una cura rispettosa, cioè basata sulla fiducia reciproca e sulla alta considerazione della dignità della persona, sobria, cioè misurata, e giusta, perché cure appropriate ed eque significano uguali opportunità a tutti senza disuguaglianze. Applicare questo tipo di approccio richiede in primo luogo un cambiamento di atteggiamento mentale. In una interazione tra persone, si considera “fast”, cioè frettolosa e incompleta, la predominanza di uno sugli altri, la mancanza di empatia, comunicazione e confronto, l’inflessibilità delle regole, la relazione soffocata dalla gerarchia, l’arroganza del potere. Nell’atteggiamento mentale fast, la complessità propria della persona viene semplificata fino alla banalizzazione, e si tende all’omologazione che, in quanto cancellazione della diversità, è una scorciatoia mentale, una arbitraria semplificazione di ciò che è complesso.


del percorso di cura, che implicano il costante coinvolgimento dei pazienti nella gestione della salute. Di ogni atto medico devono essere presi in considerazione, e discussi col paziente e i care-givers, tutti i possibili effetti, positivi e negativi, e il rapporto tra benefici, rischi e incertezze. Non c’è demarcazione netta tra sano e malato: Slow Medicine ritiene inoltre che tra stato di malattia e stato di salute non esista una netta separazione. Ogni persona sperimenta nel corso della vita un percorso continuo, una oscillazione costante tra i due estremi, il massimo disagio e il massimo benessere possibile. Non esistono verità assolute: deve esserci la continua possibilità di modificare decisioni e percorso terapeutici. No alle logiche di mercato: Slow Medicine è rigorosamente indipendente dalle forze del mercato, ed è critica con le logiche di economia che influenzano la salute. Su un articolo su British Medicine Journal si è detto giustamente che ci stiamo avviando verso la “financed based medicine”, dove l’interesse prevalente non è quello di salvaguardare la salute ma di raggiungere la più ampia fetta di mercato. La “sovradiagnosi”, che consiste nell’individuare malattie e disturbi silenti il cui trattamento è inutile perché non avrebbero causato problemi e può provocare conseguenze negative sulla salute delle persone, oltre a sprecare preziose risorse, muove purtroppo interessi, consumi e profitti.

2 Una Medicina slow non si limita alla correttezza di diagnosi e terapie, ma richiede la presa in carico completa della persona, e non mira alla pura regressione dei sintomi e guarigione della patologia ma alla conquista del benessere e della salute. Questo tipo di orientamento prevede dunque un approccio sistemico, globale al malato, e appropriato nelle specifiche situazioni cliniche, personalizzato il più possibile per il singolo paziente. In questo tipo di cura, al metodo scientifico si affiancano le “medical humanities” (filosofia, etica, narrativa, poesia, arte, antropologia, pedagogia, sociologia, psicologia…) e le medicine alternative. Aborrendo la medicalizzazione eccessiva, la Slow Medicine punta al cambiamento degli stili di vita. La tecnica medica, se impiegata da sola, senza il supporto delle capacità umane, per quanto raffinata e sofisticata, è “fast”. Perché sia “slow”, la tecnica va accoppiata alla conoscenza e al rispetto della persona e nella sua unica e irripetibile complessità. I principi della Slow Medicine si possono così riassumere: Il paziente al centro: qualunque interventi sanitario deve avere come unico scopo è aumentare il benessere psico-fisico e l’autonomia anche decisionale dei pazienti, sena mai farli mai sentire fragili o dipendenti, anche grazie ad una scrupolosa e onesta informazione su benefici e possibili danni dei trattamenti. Il Medico “slow” è, prima ancora che un tecnico competente, un educatore: di qui la centralità degli aspetti comunicativi, pedagogici e relazionali

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Quali sono le caratteristiche del Medico slow?

Il Medico slow si pone in relazione col paziente e il suo mondo, la sua vita, non la sua malattia. In pratica: ascolta il paziente con attenzione, lo prende sul serio, lo lascia parlare, si interessa delle sue richieste ed esigenze, fa domande sulle sue difficoltà nel seguire la cura, non trascura mai gli aspetti di prevenzione e di educazione, visita ripetutamente, prende sempre le decisioni assieme al paziente, lo incoraggia a fargli domande per capire meglio, lo invita e aiuta a raccontare, coinvolge la famiglia nel percorso di cura da definire.


#PEDIATRA

Perché considera la voce della vita altrettanto importante della voce della medicina. Per ottemperare a tutto questo, il Medico slow deve fare innanzitutto un percorso di conoscenza di se stesso. Obiettivo precipuo di Slow Medicine, è ricorrere esclusivamente a prestazioni sanitarie utili, necessarie ed efficaci, contrastando il sovrautilizzo di esami e cure. Per far questo, mira a individuare- ed escludere- le pratiche che sono a rischio di essere inappropriate nel loro specifico ambito di cura, ai fini della tutela della salute dei pazienti ma anche della sostenibilità economica e ambientale. In quest’ottica, il movimento ha ispirato in USA nel 2012 il progetto “Choosing wisely” (“Scegliere saggiamente”), ad opera della fondazione statunitense “American Board of Internal Medicine” con la collaborazione dell’associazione dei consumatori “Consumer Reports”. L’iniziativa parte dall’osservazione che una quota rilevante della spesa sanitaria è dovuta a sprechi che potrebbero essere evitati, anche perché molti esami vengono eseguiti solo per consolidate abitudini non suffragate dall’evidenza scientifica o per medicina difensiva, per timore dei sanitari di essere accusati di non aver fatto tutto il possibile. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, una percentuale compresa tra il 20 e il 40% circa dei costi della salute a livello mondiale è dovuta a un uso inefficiente delle risorse. Affinchè queste pratiche inutili vengano abbandonate, anche i pazienti devono essere informati e consapevoli di non pretenderle nell’idea di sentirsi più protetti e tutelati. Perché un intervento medico sia appropriato, deve essere di comprovata utilità supportata dall’evidenza scientifica, non comportare alcun rischio per il paziente che non sia strettamente necessario, deve realmente contribuire al benessere clinico, non deve costituire una ripetizione di interventi già effettuati, non deve avere un costo maggiore di altri, di uguale efficacia, disponibili ad un costo inferiore. Il movimento in USA ha chiesto a tutte le associazioni mediche di individuare cinque pratiche a rischio di inappropriatezza: oltre 70 società di specialità mediche hanno aderito al progetto, presentando ciascuna una lista di cinque prestazioni ritenute obsolete o inappropriate. 18

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Sulla scia dell’esempio americano, in Italia è stato lanciato il progetto “Fare di più non significa fare meglio”, che chiede alle associazioni scientifiche italiane di segnalare cinque pratiche, che possono causare più danni che benefici alla salute del paziente, impegnandosi poi a diffonderle ai medici perché ne riducano la prescrizione o il consiglio ai loro pazienti. Ben 44 Società Scientifiche hanno aderito al progetto Choosing Wisely Italy, iniziativa sostenuta anche dalla FNOMCeO, dall’IPASVI, da Altroconsumo e da molte altre associazioni di pazienti e cittadini. Nel giugno 2014, nel corso di una tavola rotonda internazionale ad Amsterdam, si è costituito il movimento “Choosing Wisely International”, per raccordare e coordinare le esperienze sviluppate all’interno dei Paesi aderenti movimento, oggi 22, distribuiti su 5 Continenti. Non mancano però le controversie, per esempio alcuni osservatori fanno notare che le Società scientifiche in alcuni casi tendono a bandire pratiche poco usate o poco costose, non quelle realmente più dibattute e impegnative sul piano economico. Recentemente, un articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine “The less is more crusade - are we overmedicalizing or oversimplifying?” (“La crociata meno è meglio, stiamo sovra-medicalizzando o sovra-semplificando?”) ha posto dubbi sul controverso tema dell’appropriatezza, paventando il rischio che la campagna “Choosing Wisely” conduca a un’eccessiva semplificazione della Medicina, esponendo all’inevitabile rischio che qualcuno non riceva le cure di cui ha effettivamente bisogno se non si tiene debito conto della complessità delle variabili che interagiscono e condizionano i comportamenti e le decisioni del medico e del paziente.



#LOGOPEDISTA

III FASE

Un ladro di nome Alzheimer

Dottoressa

Mariarosaria D'Esposito

Potrebbe capitare a chiunque un giorno, di rientrare in casa, magari dopo le vacanze estive e, spalancata la porta, ritrovarsi di fonte uno spettacolo inquietante e realizzare in brevissimo tempo di essere stato vittima di un furto. Il trauma per la violenza subita e la sensazione di assoluta impotenza che investe il derubato, scatena uno tsunami emotivo di rabbia, perdita e paura. Così l'Alzheimer, un ladro invisibile che si “inflila” in punta di piedi e pian piano porta via tutte le risorse vitali. Ma di certo non possiamo rimanere sulla soglia a guardare! Vinto lo shock iniziale, recuperiamo le energie ed iniziamo la conta dei danni e la compilazione del penoso elenco di quello che è stato portato via. Magari poi, nel compilarlo, potremmo stupirci del fatto che al 20

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ladro sia sfuggito qualche oggetto prezioso, ora da proteggere e preservare. Sono, nella persona affetta da Alzheimer, le competenze cognitive ancora integre (o almeno parzialmente), per le quali occorre studiare ed applicare strategie di mantenimento. Questo lo scopo della terapia abilitativa e farmacologica che vanno iniziate immediatamente dopo la formulazione della diagnosi. Già in un primo stadio, quando la malattia sembra non manifestarsi, o almeno non in maniera costante, è necessario seguire e sostenere la persona affetta. Come accade per la terapia medica, anche quella abilitativa non offre grandi aspettative di recupero delle capacità già compromesse, rispetto alle quali l'unico intervento possibile è rappresentato dall’adozione di sussidi volti ai bypassare la funzione stessa. La terapia mira, mediante stimolazioni cognitive, a mantenere le capacità procedurali e l'autonomia personale. Le numerose sollecitazioni linguistiche hanno, inoltre, lo scopo di rallentare il deterioramento delle capacità espressive e nel contempo aiutano la relazione ed il ricordo.

In uno stadio più avanzato della malattia, con l'insorgenza della disfagia, l'intervento abilitativo si concentrerà sulla deglutizione fisiologica e sulla riduzione del rischio di soffocamento. Particolari accorgimenti dietetici, relativi anche alla consistenza dei cibi ed alla posizione del capo durante l'atto di deglutizione, contribuiranno a rendere pasti un momento quanto più piacevole possibile. L'Alzheimer è una malattia forte e terribile per la quale è necessario un ricco arsenale di rimedi, di strumenti uguali per tutti e diversi per ciascun paziente, calibrati su ogni personale e straziante storia, su ogni malato e ogni suo familiare, su tutte le memorie perse, sulle gioie rubate, su tutte le facce dimenticate, su tutti gli abbracci mai ricambiati.





#AUDIOPROTESISTA

Avete mai sentito parlare di misofonia??? Dottoressa

Tea Maione

La misofonia è una forma di ridotta tolleranza al suono. Si ritiene possa essere un disturbo neurologico risultante da un'esperienza negativa avuta in età infantile, riguardo ad uno specifico suono, indipendentemente dal fatto che sia forte o debole. Si è visto che la misofonia è caratterizzata da una reazione negativa e intollerante a uno o più suoni, indipendentemente dal fatto che sia forte o debole o dalle caratteristiche acustiche del suono stesso. Il tipo di suono che scatena la reazione è specifico di ogni individuo e può scatenare (apparentemente) ingiustificate reazioni di rabbia, ansia o addirittura panico. Nel 2014 un gruppo di studiosi dell’Università della Florida del Sud, guidato dagli psicologi Monica Wu ed Eric Storch, indagò la presenza dei sintomi della misofonia tra 483 studenti selezionati tra quelli dei primi anni dell’università. Nello studio, Wu e i suoi colleghi rilevarono che il 20% degli studenti analizzati presentavano sintomi rilevanti di misofonia con reazioni estreme a precisi 24

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stimoli sonori. Wu nel suo studio confermò che i sintomi della misofonia si accompagnavano a sintomi di ansia, depressione e disturbo ossessivo compulsivo. I suoni o rumori che possono scatenare reazioni emozionalmente violente nelle persone che soffrono di misofonia sono numerosissimi e dipendono dall’individuo stesso che ne è affetto, tra i più comuni abbiamo: - I suoni nasali (russamento, singhiozzo) - I suoni orali (sgranocchiare, mangiarsi le unghie) - Il pianto dei bambini - I suoni degli animali (cinguettio degli uccelli, gracchiare delle rane) - I suoni emessi con i movimenti del corpo (scrocchiare le articolazioni)

- I suoni ambientali (suonerie dei cellulari, ticchettio degli orologi) La misofonia resta un disturbo ancora pieno di interrogativi, ragion per cui non esiste una cura specifica che permetta di guarirla. Nonostante questo, però, si può affermare che buoni risultati si sono avuti con la cosiddetta "terapia del suono": questa terapia serve ad alzare la soglia di sopportazione di determinati suoni, riducendone l'intolleranza. Definita TRT (Tinnitus Retraining Therapy), o terapia del suono, essa consiste nel sottoporre il paziente al rumore incriminato in volumi progressivamente crescenti, in maniera da desensibilizzarlo tramite un processo di adattamento.



#FISIOTERAPISTA

Quel famoso “nervo accavallato” Dottoressa

Brigida Pinto

Quel famoso “nervo accavallato”… che, mi dispiace dovervelo rivelare, non ESISTE, nella maggior parte dei casi è un trigger point attivo. La definizione di Trigger Point è stata inventata nel 1943 dalla dottoressa Janet Travell, la quale definiva con questo termine le masse o i noduli dolorosi percepiti all’interno di bande tese del muscolo. Per spiegarci meglio: immaginiamo un muscolo come un insieme di corde che grazie al loro accorciamento (contrazione muscolare) muovono segmenti ossei: una sorta di “nodino” su una o più fibre muscolari, percepibile dall’esterno mediante la palpazione è il TP. Questi punti se stimolati evocano un dolore sia sul punto sia a distanza in una zona irradiata e per questo molto spesso la diagnosi può essere ritardata. Janet Travell fu una tra le prime persone a studiare il dolore miofasciale, utilizzando una tecnica 26

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che prevedeva l’uso di un ago e una siringa per trapassare e iniettare un farmaco anestetico nella zona fibrosa sede del TP. Ma quali sono le caratteristiche comuni ai Tp? • Il nodulo è racchiuso all’interno di una banda tesa del muscolo: si apprezza una piccola area dura, che può essere della grandezza di un chicco di riso, fino ad essere una vera nocciolina • La pressione produce e provoca dei sintomi dolorosi, irradiati con una distribuzione specifica e precisa che è stata appunto mappata da Travell & Simons, anche se oggi quella mappa è stata leggermente modificata, e resa più completa rispetto a punti e zone irradiate. • Il dolore non è sempre presente, piuttosto in alcuni movimenti, in alcune ore, e tende a migliorare se si sottopone la zona ad una sorgente calorosa, spesso è lontano dalla zona dolorosa primaria.

• Il muscolo che ospita un trigger point attivo solitamente presenta un deficit evocabile con un test muscolare. • La cute subito sopra è spesso più calda rispetto alla cute circostante a causa di un aumento dell’attività metabolica, oltre ad una congestione della circolazione. È sempre necessario cercare l’origine del problema, piuttosto che focalizzarsi esclusivamente sul punto che fa male. Il trattamento di un TP prevede tre fasi fondamentali:

Fase 1: l’intervista

Parlare con il nostro paziente, discutere con lui del suo dolore, di come insorge, di come magari peggiora. Studiare la storia del paziente, il suo lavoro, lo sport che pratica, servono al fisioterapista per indagare e farsi un idea di quale muscolo potrebbe essere responsabile del dolore avendo tra le sue fibre un Trigger Point attivo.



#FISIOTERAPISTA

Fase 2: la valutazione

Una volta che si hanno le idee chiare, si inizia quello che è considerato l’esame principe: la valutazione muscolare. Si ricerca una perdita di forza di un muscolo o un gruppo muscolare e un determinato movimento che provoca il dolore. Una volta individuato, si procede con la palpazione.

Fase 3: il trattamento

È la parte più importante e se la diagnosi miofasciale è corretta, il paziente potrebbe veder scomparire come per magia il suo dolore. Esistono tantissimi modi per trattare e dissipare la banda tesa e forse non esiste il trattamento migliore, esiste l’esperienza del fisioterapista che sa manipolare la fascia e dissipare la banda tesa. Esistono tante tecniche o strumenti a disposizione del fisioterapista. 28

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La Tecnica della Compressione ischemica o Digito pressione: è la modalità più veloce e la più utilizzata. Il Massaggio, la tecnica più antica, che permette di manipolare il tessuto muscolare, in maniera grossolana. La Tecnica dello Stretch and Spray: Individuato il muscolo disfunzionale, si pone il muscolo in allungamento, e una volta raggiunto il massimo grado di allungamento si passa per qualche secondo uno spray freddo (ghiaccio spray). Al termine si riporta dolcemente in accorciamento. La tecnica Hold-Relax (Contrazione e Rilascio): si chiede una contrazione del muscolo antagonista a quello disfunzionale, cercando di ottenere un rilasciamento del muscolo disfunzionale Il Foam roller: è un cilindro compatto, con uno strato gom-

moso come rivestimento, che ha come obiettivo di utilizzo, un automassaggio su una determinata area, lavorando non sulla qualità, ovvero sul singolo punto, ma lavorando globalmente, sperando quindi di dare un movimento al tessuto connettivo e automassaggiare la muscolatura. Laserterapia, Onde d’urto, Tecarterapia, ultrasuoni, tutte terapie fisiche validissime nel trattamento, come già ripetuto spesso è necessario solo individuare la strada migliore!



#ODONTOIATRA

Sotto accusa l’odontoiatria commerciale low Dottor

Vittorio Milanese

Il tema delle cosiddette “catene” e dell’odontoiatria (apparente) low cost, comincia fortunatamente ad avere visibilità mediatica e a dare la rilevanza di un problema che, prima ancora degli addetti ai lavori, coinvolge tutti i cittadini. Dopo alcuni servizi usciti nel recente periodo sulle testate nazionali televisive e sulla carta stampata, nel mese di Novembre sia la nota trasmissione “Report” che “Striscia la Notizia” hanno affrontato la questione. I servizi hanno preso le mosse dal sempre più difficile accesso alle cure odontoiatriche di crescenti fasce di popolazione e di come le sirene di una pubblicità aggressiva e border line con i canoni dell’etica, abbiano facile appiglio su molte famiglie italiane alle prese con la quotidiana “quadratura del cerchio” dei propri bilanci domestici. Promesse che purtroppo vengono spesso disattese, quando i costi allettanti ed evidentemente ingannevoli esposti in manifesti e 30

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brochure subiscono brusche impennate con la contabilizzazione di tutto quanto non compreso nel prezzo di partenza e, se poi va male, con interventi sovradimensionati rispetto alle effettive esigenze terapeutiche dei pazienti. Un sistema che non soltanto colpisce i pazienti, ma anche gli odontoiatri che lavorano in queste strutture e che devono assoggettarsi ad una sorta di sudditanza commerciale che va contro la loro etica e che svilisce professionalmente ed economicamente il loro operato. Nel servizio è stato anche evidenziato come la preponderanza commerciale su quella sanitaria sia sancita anche dalla titolarità di queste società, spesso riconducibili ad attività e capitali che nulla hanno a che vedere con la professione medica: da immobiliaristi a fantomatiche società di servizi, addirittura a commercianti di pesce all’ingrosso! Come già ribadito recentemente da Carlo Ghirlanda, Presidente

dell’Associazione Nazionale Dentisti Italiani: “Il problema del costo delle prestazioni odontoiatriche è indiscutibile, ma non si speri di ritrovare la soluzione nelle strutture low cost, che tali sono solo di facciata e spesso creano bisogni di salute, né nei viaggi all’estero, che la gran parte delle volte si traduce in recidiva e danni ulteriori per il paziente.” “È evidente come queste strutture siano motivate dalla ricerca del profitto ad ogni costo e non alla salute del paziente - dichiara Raffaele Iandolo Presidente CAO – un vero e proprio ciclone che, dopo la Spagna con la chiusura di grosse catene Odontoiatriche Low Cost (che già avevano intascato le parcelle di prestazioni non ancora eseguite), si sta abbattendo anche in Italia (come denunciato dal servizio del noto TG satirico)”. Fonte: ANDI NEWS





#FISIOTERAPISTA

La Fisioestetica è una nuova branca della Fisioterapia Dottoressa

Veronica Di Martino

La Fisioestetica è una nuova branca della Fisioterapia, che prevede gli stessi operatori e le stesse apparecchiature elettromedicali utilizzate nella Fisioterapia Riabilitativa, con l’obiettivo di migliorare il funzionamento biologico del corpo innescandone la normale fisiologia. La Fisioestetica non è altro che l’associazione della Fisioterapia alla Medicina Estetica grazie a tecniche non invasive atte a riportare il corpo alla naturale bellezza tramite un percorso che ha lo scopo di migliorare il funzionamento del corpo. Il Fisioterapista è un tutor che accompagna il paziente con trattamenti specifici e personalizzati. Grazie a tecniche non invasive si agisce su patologie, per esempio di natura vascolare (come lipoedemi e linfedemi, sia primari che secondari) che confluiscono con il loro aggravamento a produrre, oltre che patologie, anche dei disturbi e danni dal punto di vista estetico e psicologico. Agendo con vari tipi di apparecchiature medicali, si correggono sia le disfunzioni che a monte li provocano, sia gli effetti stessi, cioè gli inestetismi. Così che agendo da una parte su determinate cause patologiche, dall'altra sullo stile di vita (per esempio correggendo la postura: oggi si sa che è una delle cause di formazione di cuscinetti fibro-cellulitici..), si migliora la qualità di vita dell'individuo. Senza contare che si possono ottenere validissimi risultati anche su patologie totalmente diverse, ma comunque riconducibili alla fine, ad un danno estetico procurato e difficilmente eliminabile a posteriori. Si somma quindi l'uso di macchinari medicali, alla 34

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manualità e competenza dell'operatore, che agisce usando tecniche di correzione posturale e di linfodrenaggio. I trattamenti che vengono maggiormente richiesti in FisioEstetica sono: • Radiofrequenza • Diatermia • Cavitazione ad ultrasuoni • Mesoterapia • Trattamenti viso Anti-Age • Onda d urto • Trattamenti dietologici

Quali sono gli inestetismi più diffusi

Gli inestetismi che vengono maggiormente trattati in medicina estetica sono: • Cellulite • Rughe e ringiovanimento del viso • Inestetismi della pelle • Adiposità localizzate • Linfodrenaggio


ca, rinoplastica, cheloidi, innesti e trapianti di cute, dermatiti ed eczemi.)

Radiofrequenza

Il Linfodrenaggio manuale secondo il Dr. Vodder

Rappresenta la terapia d’elezione nell’approccio fisioterapico di Linfedemi primari e secondari, ma notevoli sono le indicazioni in cui il LDM può essere inserito come terapia associata/complementare a quella fisioterapica e/o farmacologica al fine di favorire una più rapida risoluzione della patologia o ridurne i sintomi correlati. Sempre maggiori sono le richieste di utilzzo di questa tecnica in particolare in caso di: • Insufficienze venose, • Disturbi circolatori, • Infiammazioni delle vie respiratorie È indicato anche post intervento chirurgico plastico o estetico (liposuzione, lifting, blefaroplastiwww.centopercentofitness.it

La radiofrequenza è una metodica non invasiva e non dolorosa che contrasta efficacemente i segni dell’invecchiamento cutaneo e consente di ottenere un duraturo miglioramento della qualità della pelle del corpo e del viso, attenuando con una certa stabilità i principali inestetismi che la riguardano come le rughe o le lassità. Viene applicata anche per trattare in maniera efficace gli inestetismi della pelle cauati dalla cellulite. L’utilizzo della radiofrequenza in campo estetico rappresenta una grande opportunità per l’operatore estetico qualificato: è in costante aumento infatti la richiesta di trattamenti di ringiovanimento cutaneo soprattutto della zona del viso, del collo e del decoltè e dell’addome, assicura grandi risultati nella tonificazione tessutale, nel trattamento delle rughe, nella riduzione delle zone colpite dall’inestetismo della cellulite e nel processo di snellimento

Onde d’urto radiali per sconfiggere la celllulite

Ringiovanire con le onde d’urto Radiali. È questa l’ultima novità nel campo della medicina estetica. Parliamo di un trattamento completo in grado di contrastare cellulite e piccoli accumuli di grasso, ma anche e soprattutto di restitu-

ire alla pelle un tono più giovane. Un trattamento che praticamente non ha controindicazioni e i cui risultati sono visibili fin da subito. Già utilizzate fortemente in campo fisioterapico ormai sono conosciute per la loro capacità di contrastare i piccoli accumuli di grasso, le onde d’urto hanno trovato un ampio utilizzo nel ringiovanimento della pelle grazie alla capacità di rigenerazione cellulare che sono in grado di attivare. «Agendo direttamente sul metabolismo cellulare infatti hanno un effetto rigenerativo importante . Questo sia quando si tratta di intervenire su cellulite e piccoli accumuli di grasso, sia quando si vuole restituire alla pelle una maggiore tonicità. Si ottiene così un effetto antiage. Rispetto a trattamenti simili, le onde d’urto Radiali hanno il vantaggio di non essere invasive, azzerando praticamente la comparsa di eventuali effetti collaterali. Ma soprattutto sono applicabili su quasi tutto il corpo, volto compreso, portando a risultati che sono visibili fin da subito». Il trattamento è indolore, al di là del fastidio della vibrazione che la paziente può percepire, può comparire al termine del trattamento un leggero rossore destinato a scomparire nell’arco di pochissimo tempo.


#PERSONALTRAINER

Il tuo Personal Trainer

Vincenzo De Gennaro

Immagina di iniziare la tua sessione d’allenamento personale e che il tuo Personal Trainer ti piazzi una kettlebell di 4 Kg nella mano destra, ti dica di toccarti la punta del naso con la sinistra, cantare la tua canzone preferita al contrario e fare dei cerchi con il piede destro… gli chiederesti se è pazzo e perché dovresti fare un “esercizio” del genere! Ovviamente nessun Personal Trainer chiederebbe un “esercizio” simile (spero!). Il punto è che le persone fanno esattamente ciò che i propri Personal Trainer dicono, non perché hanno fiducia nelle loro capacità, ma più spesso perché si sentono “ignoranti” in materia e temono di dire qualcosa di sbagliato. Chiedere è legittimo! Questi professionisti vengono pa36

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gati non solo per il proprio tempo, ma anche per il proprio discernimento, la propria preparazione e competenza. Lavoro da poco nel mondo del Personal Training, ma non sono inesperto nel settore, essendo cresciuto in Sud Africa, dove ho fatto parte della squadra nazionale di vela per sei anni, con la quale ho partecipato ai campionati mondiali in Argentina, in Svezia, negli Stati Uniti, a Dubai e in Francia; posso quindi dire che so cosa significhi essere seguiti da un Personal Trainer, un Nutrizionista, un Fisioterapista che conoscono l’atleta e le sue esigenze. Un/a professionista preparato/a non dovrebbe solo prendersi cura di te limitatamente alla propria competenza; sia che si tratti di fi-

sioterapia, nutrizione, allenamento o qualsiasi altro campo, infatti, questo/a deve istruirti in modo da permetterti di prenderti cura di te stesso in futuro. Vorrei condividere l’episodio che mi ha dato l’idea per scrivere quest’articolo. Considerato il fatto che io sono di madrelingua Inglese, mi capita di gridare cose come “let’s go, bro!” oppure “yeah, one more!” etc. per motivare le persone. Una mattina, mentre ero nel mezzo di una sessione di allenamento con un caro amico, ho gridato “let’s go, bro!” per motivarlo ed incentivarlo a spingere per altri 10 secondi con la corda. E l’avevo fatto fin dal primo giorno, per quattro settimane, fino a quando quella mattina lui prese la corda, mi guardò e disse candidamente


e con fierezza la parola “scopro!”. Nel sentire questo, io feci un passo indietro, non capendo cosa intendesse, così gli chiesi “scopro cosa?” e lui mi rispose perplesso “lo dici sempre!”. Fu solo quando ripetetti le parole magiche “let’s go, bro!” che lui improvvisamente saltò e disse “vedi? Lo hai detto di nuovo!”… Pensava che le parole “let’s go, bro” fossero “scopro”, poichè, dette velocemente, potrebbero sembrare molto simili nella pronuncia, con l’unica differenza che, mentre la prima espressione ha effettivamente senso nel contesto della palestra, l’altra non ne ha per niente! Allora mi sono confrontato con lui e gli ho chiesto perché non mi avesse

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semplicemente chiesto cosa stessi blaterando ogni volta che dicevo “let’s go, bro” e lui rispose che non ci aveva pensato e che credeva fosse solo qualcosa che si dice in palestra. Tutto in palestra deve avere un senso e una logica, ogni esercizio, ripetizione, serie, tempo di recupero, schema/piano delle sequenze degli esercizi. Ci sono dei protocolli e dei metodi studiati che i Personal Trainer seguono o dovrebbero seguire per dare ai clienti la qualità del servizio che conduce al risultato in modo sano e sicuro. Per esempio, se una persona è diabetica, i Personal Trainer avranno i propri protocolli e “percorsi” da seguire in palestra, e lo stesso

vale per una persona con tiroide pigra (ipotiroidismo)/pressione alta/squilibri posturali etc.. Troppe “schede” sono fatte con il classico metodo “copia e incolla”, passate da una persona all’altra come se fossero un sacchetto di popcorn al cinema, o peggio, sono fatte senza attenzione, metodo, logica, impegno. La morale della storia è che bisogna fare al proprio Personal Trainer quante più domande possibili. “Perché quest’esercizio? Perché queste ripetizioni?” etc. per capire il suo metodo ed il mondo del fitness e per riuscire a strutturare la propria sessione di allenamento per se stessi un giorno.


#WELLNESS

Il Pilates

La disciplina del benessere che cura il mal di schiena

Mattia Aversa

Il metodo Pilates è un tipo di ginnastica dolce inventata un secolo fa da Joseph Pilates, durante la prigionia nella Grande Guerra. Le discipline che influirono sul nuovo metodo di allenamento furono il culturismo, la lotta, lo yoga, il Tai Chi, la meditazione zen e la ginnastica, unite a un grande studio della biomeccanica del corpo e al corretto utilizzo della respirazione. Tale metodo consiste in una serie di esercizi dolci che migliorano la forza e la resistenza di tutte le fasce muscolari, con particolare attenzione ai muscoli posturali e alla coordinazione respirazione-movimento e concentrazione. Dopo aver osservato i movimenti spontanei dei bimbi piccoli e dei gatti, inventò una serie di esercizi con i quali superò i suoi problemi di rachitismo, divenendo un vero e proprio atleta. Negli anni successivi sviluppò e divulgò il suo 38

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metodo, ideando e realizzando macchine e attrezzi. Il Metodo divenne subito molto popolare soprattutto tra i ballerini, visto che gli esercizi Pilates li aiutavano a migliorare le loro performances e a recuperare la forma dopo traumi o incidenti. Il Pilates si pratica sia a corpo libero (Pilates Matwork), sia con attrezzi specifici (Pilates Studio). La durata delle lezioni è mediamente di 50 minuti, e le lezioni possono essere sia private, che collettive. Il Pilates è una delle discipline più praticate nel trattamento e nella prevenzione del mal di schiena, disturbo tra i più diffusi, visto che a soffrirne almeno una volta nella vita, sono otto persone su dieci. La popolarità di questo metodo, negli anni è andata rapidamente crescendo anche grazie all'adesione entusiastica di personaggi famosi, divenendo oggetto di stu-

dio da parte di medici e scienziati, com’ è evidente dalla quantità di pubblicazioni medico-scientifiche sull'argomento. Un gruppo di ricercatori italiani dell'Università di Palermo si è chiesto se tale popolarità sia giustificata, e se il metodo Pilates sia davvero più efficace di altri esercizi riabilitativi nel trattamento del dolore lombare cronico, persistente e senza cause specifiche, come patologie vertebrali o compressioni radicolari. Secondo numerose riviste mediche sembra che effettivamente ci sia un forte consenso della comunità medico-scientifica, sul fatto che il Pilates sia più efficace di altri tipi di esercizi. I fondamenti del metodo pilates sono sei: La concentrazione – la mente deve sempre mantenere il completo controllo (contrologia) dei diversi movimenti.

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ingrossamenti muscolari tipici del body building. Combatte lo stress Attraverso il controllo della respirazione e la concentrazione richiesta dagli esercizi, si ottiene un allentamento dello stato di stress e delle tensioni muscolari che si accompagnano ad esso. Il Pilates può trasformarsi in una pausa mentale nella quale ritrovare l’equilibrio e rimettere in contatto corpo e mente in modo positivo, come avviene con la meditazione.

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Il controllo – ogni movimento deve essere eseguito con precisione, senza fretta e in modo puntuale. Il baricentro – chiamato anche (Power House) è situato nella cintura addominale ed è il punto di forza e di controllo di tutto l’organismo. La fluidità – come sintesi e risultato degli elementi precedenti. La precisione – ogni movimento deve avvicinarsi il più possibile alla perfezione. La respirazione – deve essere sempre ben controllata e sincronizzata all’esercizio: di solito, salvo diversa indicazione dell’insegnante, all’inizio del movimento si inspira e si espira nel momento dello sforzo maggiore.

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I benefici: è adatto a tutti

Innanzi tutto è una disciplina calibrata sulle capacità fisiche di chi lo pratica e nei limiti di ciascuno. È quindi adatto anche a chi ha qualche problema muscolo-scheletrico o articolare, giovani, meno giovani, e donne in gravidanza in fase pre e post parto. Il metodo viene spesso adoperato quale tecnica di supporto, quando si deve effettuare una rieducazione posturale o in fisioterapia. Rimodella il corpo in modo armonioso Gli esercizi si eseguono lentamente e con il massimo controllo. Lo scopo è soprattutto ottenere l’allungamento dei muscoli, non il loro potenziamento, per migliorare la funzionalità dell’intera struttura corporea nel rispetto delle condizioni di salute di ciascuno. Il corpo ne esce tonico e rimodellato in modo armonioso, senza gli

Cura il mal di schiena Rinforzando i muscoli del tronco, come la cintura addominale, ma anche glutei, adduttori e zona lombare, si ottiene un miglioramento posturale e un riallineamento della colonna vertebrale, attenuando mal di schiena e dolori al collo e alla zona cervicale. L’importante è affidarsi sempre ad un istruttore qualificato che insegni i movimenti più adatti e verifichi che gli esercizi vengano eseguiti correttamente. Inoltre Il Pilates è una disciplina dolce, ma che può essere praticata anche in modo intensivo, con notevole dispendio energetico. È adatta dunque anche per perdere peso, e nello stesso tempo per migliorare la tonicità muscolare. Nel nostro centro di Piano di Sorrento, da anni aiutiamo i nostri clienti a risolvere patologie fisiche e posturali talvolta croniche, e a sostenerli in un percorso di equilibrato benessere fisico.


#CONDOMINIO

L'amministratore risponde

Teresa Pane

L’assemblea può imputare delle spese ad un singolo condomino?

Gentile Amministratore, a seguito di un “incidente” accadutomi durante il trasloco dei mobili di casa mia mi trovo in una diatriba condominiale senza precedenti. In particolare, mentre eseguivo le operazioni di trasloco di alcuni mobili dal mio appartamento, ho imbrattato accidentalmente le scale e l’androne dell’edificio in cui abito e, mea culpa, non ho provveduto subito alla pulizia. L’Amministratore, incitato da alcuni condomini, ha provveduto a far eseguire una “pulizia straordinaria” del fabbricato ed ha addebitato la spesa solo ed esclusivamente al sottoscritto, adducendo che la pulizia extra si è resa necessaria a causa del mio imbrattamento. Intendo impugnare questa assurda delibera, reputandolo con corretto. È possibile? (Antonio M.)

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Caro Antonio, certamente si, ha la possibilità di impugnare la delibera assembleare che ha deliberato che la spesa di questa “pulizia extra” venga imputata solo a lei. Può impugnare perché tra i poteri dell'assemblea di condominio non vi è quello di addebitare le spese ai condomini, se non sulla base dei millesimi e delle attribuzioni spettanti all'assemblea stessa inerenti, cioè, alla conservazione, innovazioni e godimento delle parti comuni dell'edificio e alla prestazione dei servizi nell'interesse comune. Questo significa che l'assemblea dei condomini non può “farsi giustizia da sé” imputando determinati costi, anche a titolo sanzionatorio, ad uno dei condomini. Perché ciò possa avvenire è necessario sempre che intervenga una sentenza di condanna del giudice. L'unica ripartizione che l'assemblea può disporre è quella secondo millesimi, non potendo derogare da tale disciplina legale neanche con il consenso di

tutti i proprietari (Trib. Milano, sent. n. 5195 del 27.04.2016). Mi consenta, tuttavia, a seguito del mio parere puramente tecnico, di fornirle anche un parere “morale”: mi sembra di dedurre pacificamente, come lei stesso ammette, che questa pulizia straordinaria si è resa necessaria solo ed esclusivamente a causa del suo imbrattamento e della sua mancata prontezza del provvedere alla pulizia. Mi consenta di dirle, che se da un punto di vista tecnico-giuridico il suo rilievo è corretto, da un punto di vista morale non reputo altrettanto, in quanto era suo onere procedere quanto prima per porre rimedio all’incidente da lei causato, nel rispetto di tutti gli abitanti lo stabile. Fermo restando che tale giudizio, se da lei non accolto, potrà essere oggetto di giudizio da parte dell’eventuale A.G. adita dal Condominio.



#CONDOMINIO

Verifica della documentazione contabile condominiale

Amministratore Pane, le scrivo per una consulenza e spero che risponda al mio quesito. Premetto che da pochi mesi mi occupo delle incombenze che riguardano la gestione dell’appartamento dove vivo in quanto i miei figli, trasferitisi al nord Italia, non hanno più tempo per occuparsene. Ho partecipato all’ultima assemblea di condominio dove era in discussione ed approvazione il bilancio consuntivo dell’anno 2017. Mi sono fermamente opposta alla sua approvazione in quanto l’Amministratore mi ha inviato il bilancio con un elenco “generico” delle spese sostenute ed il riparto. Avrebbe dovuto mandarmi tutta la documentazione contabile, tutte le fatture, scontrini ecc. che giustificassero le spese. Solo così avrei potuto dare il mio voto favorevole. Invece, nulla mi è stato inviato, per cui ho reputato corretto non approvare per manca consegna ai condomini dei documenti giustificativi delle spese. Ho ragione? Grazie (Lucia S.) Carissima Lucia, mi spiace dirle che, purtroppo, no, non ha ragione. L’Amministratore correttamente le ha inviato (spero in tempi utili) il bilancio che elenca tutte le spese da lui sostenute (genericamente per categoria come ad esempio “spese pulizia fabbricato”) ed il relativo riparto. Orbene, l’Amministratore non ha assolutamente l’obbligo di inviare a prescindere a tutti i condomini i giustificativi delle spese sostenute, così come non è assolutamente tenuto a farlo in sede assembleare. Le ricordo, infatti, quanto disposto dall’art. 1130-bis c.c.: “i condomini e i titolari di dritti reali o di godimento sulle unità immobiliari possono prendere visione dei documenti contabili giustificativi di spesa in ogni tempo ed estrarne copia a proprie spese”. Orbene, lei ha la possibilità di chiedere l’accesso ai documenti contabili condominiali, sia per prenderne visione, sia per estrarne copia, sia prima dell’Assemblea che dopo la stessa. Dunque, il suo diniego all’approvazione causata da un suo mancato controllo preventivo dei documenti, non è da imputare ad un condotta errata del suo Amministratore, ma alla sua inerzia nell’esercitare un diritto riconosciutole dalla legge e, mi sembra, non negato dal suo Amministratore. 42

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Decoro architettonico anche nella proprietà privata

Salve, le scrivo per chiederle un consiglio/consulenza. Ho appena acquistato un appartamento al piano terra e sto procedendo a lavori di ristrutturazione. Siccome mi sono avanzate alcune mattonelle che sono utilizzabili anche per gli esterni, ho pensato di sostituire le mattonelle dei balconi, con queste avanzatemi, ma sono di un altro colore. L’Amministratore mi ha intimato di non procedere assolutamente, in quanto viene alterato il decoro del fabbricato e sarei attaccato dagli altri condomini. La reputo una assurdità! Il balcone è di mia proprietà e non del condominio. Perché il Condominio deve impormi quali mattonelle utilizzare? Spero mi risponda quanto prima. Grazie (Federico A.). Gentile Federico, vero che il balcone è di sua proprietà esclusiva, ma vero anche che nel Condominio viene tutelato (per fortuna!) il decoro architettonico dello stabile. Alterare il decoro architettonico vuol dire peggiorare l'estetica dell'edificio, recando un danno economicamente valutabile alle parti comuni e/o alle unità immobiliari di proprietà esclusiva (Cass. n. 1286/2010). Quando si parla di decoro architettonico con riferimento ai balconi si è soliti guardare alla parte frontale ed al così detto sottobalcone. Eppure anche la pavimentazione ha il suo valore in relazione all'estetica. La pavimentazione del balcone è pacificamente di proprietà di chi utilizza il balcone (Cass. n. 637/00). In tali casi, quindi, bisogna fare applicazione dell'art. 1122 c.c. a mente del quale: ”Nell'unità immobiliare di sua proprietà ovvero nelle parti normalmente destinate all'uso comune, che siano state attribuite in proprietà esclusiva o destinate all'uso individuale, il condomino non può eseguire opere che rechino danno alle parti comuni ovvero determinino pregiudizio alla stabilità, alla sicurezza o al decoro architettonico dell'edificio”. Dunque, sarebbe il caso che lei avesse cura di non alterare il decoro del suo fabbricato mediante l’apposizione di mattonelle diverse da quelle esistenti. Trattasi di rispetto non solo dei Condomini, ma anche del valore del suo immobile: un immobile collocato in uno stabile “poco decoroso” esteticamente, perde valore.



#MENTALCOACH

C’è sempre un modo diverso di vedere le cose Non puoi cogliere un fiore senza pensare di turbare una stella. Galileo Galilei

Ernesto Lupacchio

Ogni giorno scopro che il mio lavoro mi piace sempre di più! Infatti, dopo aver lasciato la gestione delle palestre Central Fitness Club di Sorrento e Vico Equense, impegnandomi esclusivamente nel “personal coaching” nel mio Studio Wellny, mi sento molto più soddisfatto professionalmente. Dare benessere alle persone che seguo mi entusiasma e mi gratifica sempre di più: far raggiungere ai miei clienti gli obiettivi prefissati è un successo per me che va oltre il ritorno economico. Uno degli obiettivi prioritari che mi pongo quando inizio a lavorare con un cliente che poi diventa amico, oltre a migliorare l’aspetto e il benessere fisico e mentale, è quello di renderlo consapevole che ogni nostra scelta, ogni nostra decisione, ogni nostro comportamento, ogni nostra 44

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azione, CAMBIA IL NOSTRO DESTINO. Il segreto è riuscire a capire, che siamo noi e solo noi gli artefici della nostra vita: per questo dobbiamo imparare a sintonizzarci quotidianamente sulle onde energetiche positive. Quando ci capita qualcosa che può sembrare negativo, dobbiamo con convinzione pensare che “non è un evento a determinare un nostro stato d’animo, ma il significato che noi attribuiamo ad esso”. Per cui, come recita il titolo dell’articolo, basta guardare le cose, o quell’evento in un modo diverso e in un attimo può cambiare la percezione della situazione con il conseguente comportamento e stato emozionale. Per questo, cerco di motivare i miei amici/clienti/familiari a pensare positivo ed attrarre a sé sempre persone, cose o situazioni positive e potenzianti per il loro “essere”. Dobbiamo prendere coscienza che “Tutto è uno”! Tutte le cose sono unite da legami invisibili. La Fisica Quantistica e le altre Scienze in evoluzione stanno semplicemente cercando di ren-

derci consapevoli che l’Universo è uno specchio e reagisce ai nostri pensieri e alle nostre emozioni. Ogni volta in cui emettiamo un pensiero proiettiamo nella realtà la sua intenzione. Il nostro “cervello” emette e riceve continuamente informazioni sotto forma di energia. Il fatto di essere connessi spiega numerosi fenomeni, come il sentire che qualcuno ti sta pensando, oppure sentire come sta qualcuno che ami anche se non è lì vicino a te o ancora le coincidenze significative, cioè gli eventi sincronici, di cui ho raccontato nell’articolo del mese scorso.


In fisica quantistica: ‘Se due particelle interagiscono e poi vengono separate non possono essere più descritte come entità distinte, poiché tutto quello che accade a una, continua ad influenzare il destino dell’altra”. Anche a distanza di anni luce. No, non è filosofia, è scienza, è fisica quantistica Siamo connessi con tutto ciò che ci circonda, su un livello che va ben oltre quello razionale. Ora non ti resta che fare una scelta: continuare a dubitare e vedere tutto come un “caso” (sopravvalutando, di molto, il potere del caso)… o comprendere a fondo la teoria delle coincidenze significative, in cui tutto è informazione e in cui l’Universo comincia ad assomigliare più a un grande pensiero. In un mondo guidato dalla razionalità non è semplice, ma il solo fatto di esserne cosciente, fin da oggi stesso, ti aiuterà ad osservare tutto ciò che ti accade sotto un’altra luce, da un altro punto www.centopercentofitness.it

di vista: “c’è sempre un modo diverso di vedere le cose”! Le persone e gli avvenimenti che animano la vostra vita nascondono importanti motivi, significati e spiegazioni. Per questo sbagliamo a pensare che incontri e rapporti sono casuali: tutto dipende da una forza potente che ci unisce e favorisce determinate eventi e relazioni. Sfruttiamo questa forza per attirare nella nostra vita le persone e gli eventi che più desideriamo, così da cambiare la visione che abbiamo di noi stessi e del mondo per aprirci a nuove prospettive. Tutto ciò che scorre nella nostra vita, dal passato, al presente e al futuro, ogni singolo caso o incidente in cui ci imbattiamo è collegato. Ogni tua azione crea un’ondulazione nell’universo, trasmettendo i tuoi pensieri agli altri. Non v’è alcuna separazione tra te, niente e nessuno. Siamo tutti connessi.

Non ci sono coincidenze, nessun incidente. Ogni caso ha un messaggio per te. Conosci il detto “Quando l’allievo è pronto, il maestro appare?” Questo è esattamente la spiegazione della “Legge dell’Attrazione”. Ogni volta che sei sincronizzato con qualcosa che vuoi veramente, hai maggiori probabilità di incontrare quella cosa, questo è il motivo per cui le persone simili si incontrano “accidentalmente”. Esse sono in sintonia sulla stessa frequenza e la sincronicità le associa . Nella nostra vita niente avviene per caso. Tu sei uno specchio di tutto ciò che fai o credi, e il tutto si rifletterà di nuovo su di te. Se riuscirai a prenderne coscienza sarai una persona migliore, più sicura ed impegnata in ogni azione che compi vivendo così una vita straordinaria e piena di significato!

Il modo migliore per prevedere il tuo futuro… è crearlo!


#GEOLOGO

Il dissesto idrogeologico in Italia

Erminio Esposito

Le ultime notizie in termini di alluvioni risultano decisamente allarmanti e preoccupanti, basti pensare all’emanazione da parte delle Regioni e dei Comuni di allerta meteo che arrivano in certi casi fino all’arancione. A seguito delle ingenti precipitazioni registrate, miste a forti venti fino a 130 km orari, si sono avuti numerosi allagamenti e/o crolli che sono risultati decisamente catastrofici. Si conta, solo nell’ultimo mese, un totale in Italia di 37 morti, di cui per le regioni maggiormente colpite, 12 in Sicilia e 7 nel Lazio. Tali eventi, che sono divenuti addirittura luttuosi, sono da mettere in relazione all’attuale cambiamento del regime climatico e pluviometrico con avverse condizioni meteo frequenti e di notevole intensità. Infatti le precipitazioni atmosferiche, fino a non più di circa 10-15 anni fa, erano maggiormente distribuite nell’arco dell’anno e decisamente più moderate. Oggi sono maggiormente concentrate in periodi particolarmente ristretti e soprattutto si manifestano con una cresciuta intensità. Inoltre le intense precipitazioni erano prima sporadiche ed eccezionali mentre ora sono decisamente più frequenti e oltremodo durature. Il precedente regime climatico aveva condotto nel tempo ad una modellazione del territorio che aveva raggiunto così una sua conformazione di equilibrio che poteva considerarsi abbastanza stabile. L’attuale modifica sostanziale delle precipitazioni però determina la destabilizzazione di detti equilibri, che 46

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divengono pertanto instabili, determinando una situazione che può condurre a condizioni ingestibili e determinare eventi fuori controllo e potenzialmente disastrosi. In questo momento le forze che sono preposte alla gestione del territorio devono far fronte comune ed operare mettendo quanto possibile in atto al fine di scongiurare il proseguire di dette calamità, oltre che, nel tempo, a provvedere a mitigare gli effetti di detti eventi. Un primo importante passo da compiere è quello di provvedere ad operare un’adeguata manutenzione ordinaria programmata e straordinaria dei canali e delle vie di sfogo delle acque ruscellanti, con un’accurata pulizia che deve comprendere anche la rimozione dei materiali, anche ingombranti, accumulatisi nel tempo lungo dette vie di deflusso, che devono risultare invece sempre sgombre e libere. Occorre inoltre procedere in un futuro prossimo alla rivalutazione dei nuovi regimi idraulici ed idrogeologici nel tempo modificati dal nuovo regime climatico, con una conseguente revisione della funzionalità e dell’efficienza della rete di smaltimento delle acque di ruscellamento. Utile sarebbe inoltre, come richiesto dal Consiglio Nazionale dei Geologi, una maggiore presenza di professionisti geologi, esperti del settore, presso gli Enti/Istituzioni preposti alla gestione del territorio, che ad oggi mancano o scarseggiano.



#FILOSOFO

Vogliamo fare un pò di storia della grande guerra?

Domenico Casa

Il 4 novembre scorso, si sono celebrati i cento anni della Grande Guerra. Ora, al di là della retorica, è giusto gettare un po’ di luce, ovvero fare memoria di quell’evento drammatico che aprì le porte al nazi-fascismo e alla seconda guerra mondiale, non avendo risolto alcuno dei problemi per cui era scoppiata, come lo sfrenato nazionalismo, il conseguente imperialismo, anzi aggravandoli. Allo scoppio del conflitto il 28 luglio 1914, dopo l’assassinio, a Sarajevo, del’Arciduca Francesco 48

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Ferdinando d’Asburgo, l’Italia, alleata con l’Austria e la Germania, dichiarò la sua neutralità, per poi passare, un anno dopo, “con un giro di valzer”, come si disse sarcasticamente allora, all’alleanza opposta, la Triplice Intesa, composta da Inghilterra, Francia e Russia, avendo ricevuto, con il Patto di Londra, promesse di laute ricompense territoriali dalla Grecia all’Africa. Promesse che non verranno mantenute per l’entrata degli americani sul finire della guerra nel più disastroso dei conflitti, paragonabile neppure alle guerre puniche dei romani contro i cartaginesi: il presidente americano Wilson pose delle condizioni che gravarono, nei trattati di pace, sull’Italia, quasi accomunata ai vinti. La gente comune, tranne alcuni gruppi e individui arsi del fuoco della guerra rigeneratrice, era contraria e avrebbe voluto che

il paese e il governo rimanessero neutrali. Erano consapevoli che il peso umano, economico, e sociale sarebbe ricaduto sui ceti medi e sulle classi più deboli. Di essa si fecero interpreti più voci, a cominciare dal pontefice Gregorio XV, il quale definì la guerra “un’inutile strage”, come poi sarebbe stata realmente. Contrari erano i socialisti in linea con l’Internazionale Socialista, secondo la quale, il conflitto, più che per ragioni territoriali, nasceva per motivi economici, dal momento che il Capitale aveva la necessità di dare una lezione forte ai lavoratori, le cui pretese sociali ed economiche apparivano insostenibili. Contrari erano i Popolari di don Luigi Sturzo, così come i liberali di Giolitti, il quale, essendo stato al governo per circa un decennio, conosceva la debolezza del paese e dell’esercito. Ebbero la meglio


gli interventisti, tra cui Benito Mussolini, minoritari nel paese, abbagliati dal bottino promesso e dalla possibilità di aggiungere all’Italia, in una sorta di quarta guerra d’indipendenza, alcuni territori irredenti come Trieste e Trento. Così il 23 maggio 1915 l’Italia dichiarava guerra all’Austria-Ungheria e il giorno successivo entrava pienamente nel conflitto. Per l’Italia furono tre anni di stallo e di pesanti sconfitte (Caporetto). Alla fine della guerra, i trattati di pace, che si tennero a Parigi, nella reggia di Versailles, il 18 gennaio 1919, si tradussero in un’amara e cocente delusione, al punto che,

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il ministro Orlando uscì dalla sala delle riunioni sbattendo la porta per le misere ricompense ottenute. Cosa produsse la guerra? Innanzitutto abbandono di terre e di bestiame dal Sud al Nord, 1.200.000 morti, per lo più giovani, per mano dei nemici, per il freddo, le malattie e la mancanza di cibo; migliaia di soldati furono passati al fucile come disertori, lavoratori quasi scomparsi, ceti medi impoveriti, oltre che distruzione delle terre trasformate in campi di battaglia. Per non parlare di donne e bambine, vittime di angherie, di violenze e di stupri. Gli unici che si arricchirono furono gli industriali con

la produzione di materiale bellico i tre anni di trincea estenuante e logorante. L’immediata conseguenza in Italia furono le manifestazioni e gli scioperi, noti come “biennio rosso”, contro cui Mussolini, insieme con le grandi imprese del Nord e i latifondisti del Sud, pensarono di muovere il fascismo, dopo avere aggirato, con promesse non mantenute, i lavoratori e i deboli ceti medi. Questi ultimi rimasti senza rappresentanza politica, impoveriti, socialmente ed economicamente, come gli operai, dall’inutile guerra.


#AVVOCATO

La differenza tra l’arresto ed il fermo

Valerio Massimo Aiello

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Sempre più spesso la cronaca giudiziaria ci parla di giudizio abbreviato, omicidio premeditato, applicazione di misure cautelari, arresto, fermo ecc. Tuttavia tra gli istituti giuridici costantemente menzionati quelli che riguardano l’arresto ed il fermo indiziato di delitto sono oggetto di maggior confusione per i non tecnici del diritto. Vediamo quindi che cos’è l’arresto in flagranza di reato e cos’è invece il fermo indiziato di delitto e

quali sono le differenze tra i due istituti giuridici. Premesso che l’arresto ed il fermo non vanno assolutamente annoverati tra le misure cautelari personali previste dal nostro Legislatore (arresti domiciliari, custodia in carcere ecc.. che vengono invece applicate dall’Autorità Giudiziaria in presenza di differenti e determinati presupposti di legge onde evitare che l’indagato/imputato possa rendere vano il procedimento ad esempio dandosi alla


fuga inquinando le prove o reiterando la condotta criminosa) si sottolinea che anche se i due istituti presentano apparentemente alcune affinità in realtà una cosa è essere arrestati un’altra è invece essere fermati. Arresto e fermo non sono quindi misure cautelari bensì misure pre-cautelari ovvero misure che intervengono ancor prima delle misure cautelari e che a differenza di quest’ultime non necessitano inizialmente di alcun provvedimento del Giudice essendo poste in essere, come vedremo, direttamente dalla polizia giudiziaria o per ordine del pubblico ministero. L’arresto è eseguito direttamente dalla polizia giudiziaria quando una persona viene colta in flagranza di reato cioè nel momento di commettere un crimine; poiché come detto non si tratta di una misura cautelare gli agenti possono procedere senza dover attendere il permesso del Giudice bloccando immediatamente il responsabile. Presupposto indispensabile dell’arresto è la flagranza di reato; tecnicamente è in flagranza di reato colui che viene colto nell’atto di commettere un reato ovvero chi subito dopo il reato viene inseguito dalla polizia, dalla persona offesa o da altre persone od ancora sorpreso con cose e tracce dalle quali appaia che egli abbia commesso il reato immediatamente prima. L’arresto può essere facoltativo oppure obbligatorio a seconda della normativa codicistica e può essere operato anche dal privato www.centopercentofitness.it

cittadino (anche se per questi è sempre facoltativo). Simile all’arresto ma diverso è il fermo indiziato di delitto; la differenza principale tra i due istituti risiede nel fatto che solo il primo presuppone lo stato di flagranza mentre il secondo può essere disposto dal PM o dalla Polizia quando sussistano gravi indizi di colpevolezza in riferimento a fatti non lievi ovvero ci sia il fondato pericolo di fuga del soggetto a cui è ascritto il reato; il fermo può essere disposto solo per alcune fattispecie di reato con determinati limiti di pena. Non importa quindi quando il reato sia stato commesso. Essendo misure provvisorie che implicano una restrizione della libertà personale di un cittadino sia l’arresto che il fermo per la loro stabilità necessiteranno, entro le 96 ore esatte dalla loro esecuzione, della convalida da

parte del Giudice (Giudice delle indagini preliminari o Giudice del dibattimento in caso di giudizio direttissimo) che, in udienza in camera di consiglio, dopo aver accertato che le stesse risultino legittime e che siano stati osservati i termini di legge, deciderà con ordinanza se convalidare l’arresto o il fermo, disponendo eventualmente l’applicazione di una misura coercitiva, ovvero ordinare l’immediata liberazione dell’arrestato o del fermato. Si precisa che sia nell’ipotesi di mancata convalida che in quella di convalida non seguita dall’irrogazione di una misura coercitiva, il Giudice dovrà disporre la liberazione dell’arrestato/fermato. La materia necessiterebbe di ulteriori precisazioni non possibili in tale sede per esigenze di brevità di esposizione.


#LIBRI

Libri come fari Gli Squali Giovanni Pepe

Buonanotte a te di Roberto Emanuelli

Capita a tutti, sai? Capita a tutti di guardare le stelle, prima di addormentarsi, e desiderare che ci regalino qualcosa di buono. Capita a tutti, alla fine di una giornata storta, di sperare che quella dopo sia migliore. Capita a tutti di credere nel destino. Ma il destino, a volte, è solo una scusa. Il destino esiste se noi ne siamo padroni: lui ti passa accanto, sta a te decidere se coglierlo al volo o lasciarlo andare. È quello che succede ai protagonisti di questa storia. Due coppie, due mondi apparentemente lontanissimi che si sfiorano come universi paralleli, con un unico vero punto di contatto: l’amore. Sally è giovanissima, esplosiva e passionale, cerca la sua strada e vive sempre alla massima intensità. Quando canta, la sua voce è pura magia; quando ama, dà tutta se stessa, anche se sa che chi mette il cuore nelle mani di qualcun altro spesso rischia di farsi male. Simone, invece, ha trentacinque anni e si è già perso. Dell’amore sembra essersi dimenticato, perché ha fatto altre scelte: lavoro, soldi, successo, un futuro già scritto in cui adesso fa fatica a riconoscere i suoi sogni. Eppure basta così poco per essere felici: sono i piccoli gesti quelli che ti cambiano la vita. Ed è grazie a un piccolo, grande gesto che i destini di Sally e Simone si incroceranno in un modo magico e inaspettato. Perché l’amore non è quello che poteva essere e non è stato, ma quello che sarà, se lo vorrai...

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di Giacomo Mazzariol “È da un bel po’ che penso a questo libro, e poi è successo che un giorno mi sono messo a scriverlo, seduto davanti al computer e allo sfondo con la faccia di Bob Dylan e alla mia di faccia quando lo schermo si spegneva perché mi incantavo pensando che non sarei mai stato all’altezza di John Fante. L’ho scritto tutto di seguito, senza un giorno di pausa, digitavo come un pazzo, ce l’avevo dentro e chi sa com’è uscito, questo lo chiedo a voi, ora è vostro." L'estate della maturità. L'estate in cui puoi fare quello che ti pare. L'attendi, la sogni, la organizzi, e può succedere che all'ultimo momento salti tutto. Perché l'estate della maturità è anche quella in cui la vita sta per diventare tua e basta. Devi scegliere da solo e, per la prima volta, conosci la paura del futuro. Max frequenta l'ultimo anno di liceo in una cittadina della provincia veneta; è uno come tanti, bravo con i computer. Filippo, Anna, Beatrice e Andrea sono i suoi amici di sempre: con loro ha diviso ogni istante fin dall'asilo e con loro ha progettato di trascorrere i mesi che precedono l'inizio dell'università. Ma un semplice algoritmo, creato nella sua cameretta da figlio unico, gli stravolge in un attimo l'esistenza: invece che in giro per l'Europa a sentire concerti si ritrova a Roma a lavorare in un incubatore di start-up. In poche settimane il vecchio Max non c'è più. Il mondo in cui è cresciuto si sgretola sotto i suoi occhi mentre lui cerca disperatamente di conservarne frammenti. Cambiano le aspirazioni, le compagnie, si modificano i rapporti con i genitori; l'amore si presenta in maniera inaspettata. Tutto troppo rapido, tutto troppo presto. Forse è meglio rallentare. A patto di non fermarsi.



#ARREDAMENTO

Il sonno degli anziani

Luigi Gargiulo

Il sonno è un bisogno primario e ad esso dedichiamo circa un terzo della nostra vita, in ogni età, ma quale ruolo e importanza riveste il sonno nelle persone anziane? Molte ricerche sono state dedicate anche al riposo degli anziani. Con l’avanzare dell’età, cambiano i ritmi fisiologici ed il ciclo circadiano non è immune dai vari microequilibri che l’organismo assesta di giorno in giorno. Il cambiamento, allora, avviene come conseguenza naturale ma inaspettata anche negli schemi del sonno. Anche se è un opinione diffusa, è errato collegare l’avanzare dell’età ad un minor bisogno di sonno, perché i principali istituti di ricerca decretano che le ore di riposo necessarie restano costanti per tutta l’età adulta: le cause di sonni meno lunghi non sono da ricercare nell’età anagrafica. La National Sleep Foundation spiega che “in quella che gli esperti chiamano architettura del sonno […] all’avanzare dell’età le persone tendono ad avere più frequentemente periodi di sonno leggero piuttosto che di sonno profondo o attivo (REM)”. 54

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È stato rilevato che il principale antagonista del sonno nella terza età è l’insonnia, che annovera le cause più disparate. Anche se non è ancora del tutto chiaro, la principale scuola di pensiero collega l’insonnia in questa fase alle terapie impiegate per curare patologie e disfunzioni, oltre che ai disturbi fisici provocati dalle stesse patologie. Quanto al ritmo circadiano, le funzioni dell’organismo nella terza età subiscono degli slittamenti negli orari: accade che ci si addormenti molto presto di sera e che ci si svegli abbastanza presto al mattino. Questo disturbo è chiamato dagli esperti “sindrome da sonno anticipato” e si registra prevalentemente dopo i 65 anni. Alcuni ricercatori hanno provato a studiare come migliorare il riposo delle persone affette dalla sindrome ricercando nell’attività fisica un alleato. Ed è stato scoperto che dei regolari esercizi fisici, per

la precisione 150 minuti a settimana, migliorano con buona sensibilità la qualità del sonno degli anziani, oltre a generare una serie di effetti benefici a catena. Fare passeggiate, una modesta attività aerobica o esercizi per l’equilibrio migliorano la circolazione, riducendo anche la sindrome delle gambe non riposate, migliorano la respirazione, diminuendo la frequenza delle apnee notturne, e infine migliorano l’equilibrio, favorendo negli anziani una riduzione nel rischio di cadute e una maggiore fiducia nelle proprie capacità fisiche, senza dimenticare l'importanza di un'adeguato sistema letto, dove il materasso in particolare deve essere adatto alle singole esigenze. Deve offrire un appoggio confortevole, deve sostenere la colonna vertebrale, deve avere una buona capacità di assorbimento e deve garantire, soprattutto a chi soffre di allergie, l’anallergicità.



#WEB

5 idee per la tua Marketing Strategy di Natale 3. Antonella Raffone

La tentazione di utilizzare il Natale come pretesto per essere decisamente poco originali è sempre dietro l’angolo. Tutti amano alberelli, palline e fiocchi di neve. Ma rivestire a festa il proprio marchio o sito web non è certamente la soluzione ideale per aumentare le vendite, il traffico o le conversioni. È fondamentale affiancare quest’attività di restyling ad una corretta strategia di Content Marketing che ti consenta di distinguerti dalla concorrenza. Quindi, a che tipo di contenuti e strategie dobbiamo ricorrere per questo Natale? Vediamo insieme alcuni suggerimenti. Via a promozioni e codici sconto Il Natale è sicuramente un’ottima occasione per sfruttare la tendenza dei consumatori a spendere di più. È importante non rilassarsi prima del tempo ma piuttosto incrementare la frequenza di pubblicazione con contenuti di qualità, amplificare le reti sociali e adottare nuove strategie di marketing. Scegli le parole con saggezza Un “dono” o un “regalo” rappresentano entrambi la stessa cosa se avvolti in una bellissima confezione regalo da posizionare sotto l’albero, ma lo stesso non può dirsi per il web. La SEO ci insegna che la scelta delle parole giuste in termini di Keyword Research è fondamentale per essere trovati dagli utenti. Stilare un elenco delle parole chiave specifiche per l’occasione sarà sicuramente un primo passo per spiccare rispetto ai competitor.

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Prova con il remarketing Durante le festività la rete è completamente satura di campagne di marketing e riuscire ad emergere nel rumore può rivelarsi difficile e dispendioso. Il miglior investimento, in questo caso, è rappresentato dagli utenti che hanno già acquistato sul nostro sito, si sono iscritti alla Newsletter o hanno messo mi piace alle nostre pagine social. La creazione di contenuti ad hoc mirati al coinvolgimento di questo pubblico può rivelarsi maggiormente efficace rispetto al tentativo di raggiungere gli utenti per la prima volta. Ottimizza il tuo sito su Mobile Lo sapevi che il 77% delle ricerche su mobile durante le feste vengono effettuate da casa o da lavoro? La differenza principale tra le ricerche da un dispositivo mobile o da desktop, dunque, riguarda il modo diverso in cui gli utenti interagiscono con i contenuti: le ricerche da mobile sono di solito Local e focalizzate su fornitori di prodotti e servizi. Naturalmente per non vanificare gli accessi dai dispositivi mobili è necessario che quest’ultimo sia il più responsive possibile. Sfodera la creatività La stessa immaginazione che utilizzi per fare regali a parenti e amici puoi riversarla anche sul web per catturare l’attenzione degli utenti e rendere ogni canale più attraente. Per la tua Social Media Strategy di Natale sarà importante lavorare sul coinvolgimento dei consumatori e fare in modo che tutte le pagine d’atterraggio delle call to action siano ben ottimizzate. Utilizza i social media per aumentare il dialogo con i clienti, entrare in empatia con loro e magari spostare le loro preferenze di consumo.

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In conclusione, lavorando bene su tutte queste leve potrai approntare una valida strategia di marketing e convincere più utenti ad acquistare i tuoi prodotti!





#FOODCROSSING

La Ricetta del Sole! Anna Maione

Alzi la mano chi, come noi, in queste giornate piovose ha sentito più forte la nostalgia del sole, del mare, dei profumi e dei colori vivaci dell’Estate. Ecco, adesso chi ha alzato la mano corra ai fornelli, vi proponiamo un gustosissimo antidoto: un pesto rosso che sa di bella stagione. Io ho appena assaggiato quello preparato da Imma e posso assicurarvi che è riuscita a prendere il sole e a metterlo in un barattolo! Il Pesto di Pomodori secchi è un condimento molto saporito, ideale per preparare un primo piatto dal gusto deciso, che fin dal primo assaggio ricorda il Sud Italia e le sue tradizioni. Questo pesto viene infatti preparato con i pomodori secchi, prodotto tipico della Calabria, della Puglia e della Sicilia. I pomodori secchi, che sono l’ingrediente chiave di questa ricetta, sono una conserva molto popolare nel sud Italia, in particolare in Calabria, Puglia e Sicilia. In queste regioni, alla fine dell’estate, si mettono a seccare i pomodori al sole e poi si conservano nell’olio. Il risultato è un prodotto che conferisce a qualsiasi ricetta un sapore deciso e leggermente piccante, con il quale dare un tocco mediterraneo e un gusto intenso alla vostra pasta! Conservazione Il pesto di pomodori secchi si mantiene in frigorifero in un contenitore ermetico per 3 giorni. Prima di riporlo in frigo aggiungete a filo dell’olio. Si può congelare. Fatelo scongelare in frigorifero al momento del bisogno. Consiglio Nel pesto di pomodori secchi non viene utilizzato il sale, perché i pomodori secchi sono già conservati in olio e sale e conferiscono una nota acidula al pesto. 60

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© FOTO DI ANNA MAIONE

Crema di sole

Imma Gargiulo

INGREDIENTI Per il battuto • 200 gr pomodori secchi sott’olio • 80 gr di mandorle in farina • Buccia di ½ limone • 50 gr capperi dissalati • 1 spicchio d’aglio • 50 ml d’olio DOP Penisola Sorrentina Gargiulo • 2 rametti di prezzemolo Per il completamento • Spaghettini PREPARAZIONE Scolare leggermente i pomodori del loro olio ed inserirli in un cutter o un mini pimer. Sciacquare sotto acqua corrente fresca i capperi e tamponarli leggermente per eliminare l’acqua in eccesso ed aggiungerli ai pomodori. Aggiungere lo spicchio d’aglio, le foglie del prezzemolo, la farina di mandorle (in alternative delle mandorle intere). Iniziare a frullare ed aggiungere pian piano l’olio extravergine d’oliva. www.centopercentofitness.it

Frullare il tutto fino ad ottenere una crema; per la consistenza della crema ci si baserà sul proprio gusto e su quale carattere vogliamo dare alla nostra pasta. Per un effetto più glamour si frulla fino ad ottenere una consistenza setosa, mentre per un effetto grintoso e croccante basterà frullare senza troppa decisione, lasciando qualche pezzetto ancora intero. Mentre organizzavamo la crema avremo messo a bollire l’acqua per la pasta (1lt per ogni 100gr di pasta e 2gr di sale ogni litro di acqua). E’ preferibile non avere una pasta molto sapida in quanto la nostra crema sarà decisamente saporita. Scolare gli spaghetti al dente, ma non troppo, e conservare l’acqua di cottura a parte (questo passaggio è fondamentale in quanto la nostra crema è molto densa per cui avremo bisogno dell’elemento liquido ma ricco d’amido per ottenere la cremosità giusta del nostro piatto). In una pentola aggiungere una cucchiaiata generosa di crema e stemperarla con l’acqua di cottura. Aggiungere poi gli spaghetti e continuare a mantecare il tutto aggiungendo, se occorre, dell’altra acqua di cottura e/o di olio. Il consiglio è quello di assaggiare sempre man mano che si manteca. Completare con una grattugiata grossolana di scorza di limone.


#POESIA

I soldi

Salvatore Spinelli

Con i soldi, tutti ormai lo sanno, ti compri il letto ma non il sonno, certo ti compri il sonnifero, lo sai, ma il sonno naturale, quello mai. Puoi comprare gli orologi che vuoi, ma il tempo no, quello proprio non puoi , puoi comprarlo d’ogni tipo e qualità il tempo no, quello ti sfiora e va. Compri un libro in tutta coscienza ma di certo non compri la conoscenza, anche il saggio Socrate diceva che più apprendeva e più non sapeva. Insomma tutto coi soldi puoi comprare ma la vita no, te la puoi scordare, perché chi la nostra vita controlla quando decide di venire, non molla. Perciò se hai soldi fai anche del bene, la cosa t’assicuro che ti conviene, perché il sudario tasche non ne ha: prendi atto dell’unica vera realtà. 62

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