Anno IX • Numero 03 • MARZO 2014
COPIA GRATUITA
Il soffio al cuore di Vittorio Fabbrocini
Maschi e femmine: dai cromosomi al cuore di Carlo Alfaro
La dieta mediterranea di Francesca Maresca
Scopriamo la zamioculcas di Giovanni Castellano
www.gerardonappo.it - Sant'Agnello
sommario Anno IX • Numero 03
MARZO 2014 In copertina Fabiola Campobasso 21 anni di S.Agnello fotografata da Pino Coluccino Sant'Agnello Cell. 331.4511034 Prodotto edito da "La Mia Penisola" Dep. Aut. Tribunale di Torre Annunziata del 09.06.2010
09 Il soffio al cuore di Vittorio Fabbrocini - Cardiologo
49 La dieta mediterranea di Francesca Maresca - Nutrizionista
Periodico di attualità a diffusione gratuita
Direttore responsabile Giuseppe Damiano Progetto grafico Maurizio Manzi Bingwa Art Factory Corso Italia, 371 Piano di Sorrento (Na) Tel. 081.534.11.17 info@bingwa.it
12 Si è rotto il dente di mio figlio: che fare?
52 Le citazioni di alcuni fra i vegetariani e vegani famosi
di Vittorio Milanese - Odontoiatra
54 A me piace riccia! 14 Le varie forme del Disturbo Ossessivo Compulsivo di Luisa Buonocore - Psicologa
18 Maschi e femmine dai cromosomi al cuore di Carlo Alfaro - Pediatra
di Anna Maione
58 Donne in palestra e la paura dei muscoli di Mariano Russo
60 Il sacco da boxe di Giuseppe Di Gregorio
22 La pubalgia Stampa Grafica Cirillo Scafati (Sa)
di Michele Trapani - Osteopata
62 Interior designer... is... di Franco Esposito
24 Il sesso è un gioco di Olga Paola Zagaroli - Sessuologa
64 Zamioculcas di Giovanni Castellano
26 Il reflusso venoso di Giuseppe De Simone - Farmacista
66 L'amore per i figli di Ernesto Lupacchio
28 La paura della paura - II di Bianca Pane - Psicopedagogista
32 L'acufene
70 Dalla civiltà alla prevaricazione e arroganza di Domenico Casa
di Tea Maione - Audioprotesista
72 Il collier di turchese 36 La disfunzione dell’articolazione sacro-iliaca di Barbara Martino - Chiropratica Scarica l'app sul tuo dispositivo mobile e fotografa il QR Code che trovi nelle pagine del magazine per accedere ai contenuti extra.
42 L'ipnosi
di Salvatore Spinelli
74 Schiamazzi notturni: posso gettare acqua dal balcone? di Valerio Massimo Aiello
di Antonio Coppola - Anestesista
46 Mutismo selettivo di Daniela Caiafa - Neuropsicomotricista
76 Trekking urbano da Sorrento a Massa Lubrense di Nino Aversa
Idroterapia
#salute Cane e gatto regolarizzano il cuore Non importa se abbaiano, cinquettano o fanno le fusa: oltre a essere un'ottima compagnia, gli animali domestici aiutano a mantenere il cuore in salute. Gli studiosi hanno scoperto, in particolare, che accogliere in casa un cane o un gatto ha un effetto anti-stress, che porta a regolarizzare il ritmo cardiaco e a proteggere, alla lunga, il sistema cardiovascolare. Ma non basta: monitorando il cuore di 191 individui affetti da diabete, ipertensione o colesterolo alto, gli autori dello studio hanno misurato anche un'altra serie di parametri positivi, per quanto riguarda la funzionalità cardiaca, che danno un vantaggio in più a chi sceglie di vivere in compagnia di Fido o Fuffi. Un beneficio che si aggiunge a quelli già noti per chi porta regolarmente a passeggio il suo amico a quattro zampe: secondo una ricerca pubblicata da Preventive Medicine, le uscite quotidiane con il cane rappresentano un'attività fisica sufficiente per mantenere in forma l'organismo. Fonte: American Journal of Cardiology
Libri antistress Se lo stress ti sta esaurendo, stasera fermati in libreria prima di rincasare. Per l'Università del Sussex 6 minuti di lettura al giorno possono abbattere il 68% dello stress accumulato, rallentare il battito e allentare la tensione muscolare. Un libro ben scritto ti stacca dai problemi quotidiani trasportandoti in una sorta di stato della coscienza alterato e zen. Fonte: Università del Sussex
L'acqua ha eccezionali qualità terapeutiche utilizzabili anche a casa propria. Contro l'insonnia, un rimedio semplice ma efficace è un bagno caldo: scioglie le tensioni accumulate e rilassa, rendendo più facile l'addormentarsi e più tranquillo il sonno. La temperatura dell'acqua deve essere calda, ma non bollente. Rimanete immersi nella vasca una decina di minuti, cercando di rilassarvi più che potete. Asciugatevi con cura, ma senza strofinarvi, con un asciugamano in cotone, poi mettetevi subito a letto. Potete potenziare l'effetto antinsonnia del vostro bagno con l'aggiunta di preparati a base di erbe officinali, sia sotto forma di oli essenziali, sia come decotti. Oli essenziali Ta gli oli più indicati contro l'insonnia ci sono la lavanda, la camomilla e i fiori d'arancio. Riempite una tazza di acqua tiepida, aggiungete 2 cucchiai di miele liquido e 3 gocce dell'olio essenziale scelto. Mescolate, versate il tutto nella vasca da bagno riempita di acqua calda e immergetevi subito. Tenete la porta del bagno chiusa in modo da respirare profondamente l'aria intrisa del profumo dell'essenza. Decotto da bagno Tra le erbe officinali, le più efficaci sono la lavanda, tiglio e petali di rosa. Portate a bollore mezzo litro di acqua e aggiungete 2 cucchiai della pianta scelta. Dopo 5 minuti togliete il decotto dal fuoco, lasciatelo raffreddare coperto e filtratelo, quindi versatelo nell'acqua del bagno calda e immergetevi.
#CARDIOLOGO
Il soffio al cuore L'argomento che poniamo questa volta all'attenzione dei nostri lettori è molto delicato e non privo di interesse: venire a conoscenza di avere un soffio al cuore Professor Dottor
Gli Atri e i Ventricoli
Vittorio Fabbrocini
Prima di soffermarci sui soffi cardiaci è bene dare a chi non ha conoscenza nel campo medico una rapida descrizione di come è fatto il cuore e come si svolge l'attività cardiaca. L'organo cardiaco funziona da pompa e consente che il sangue arriva ossigenato dai polmoni al suo interno e viene poi sospinto a mezzo dell'Aorta in periferia, al capo e agli arti, da cui ritorna sempre al cuore, privo di ossigeno, e rinviato ai polmoni a mezzo della arteria Polmonare per la necessaria riossigenazione con gli atti del respiro. Per questa sua attività il cuore ha quattro suddivisioni al suo interno, con una parte sinistra che è quella propulsiva per la circolazione arteriosa dell'Aorta e quella destra, che serve per accogliere il sangue venoso proveniente dalla periferia e sospinto poi ai polmoni. Sia la parte sinistra che quella destra dalla nascita sono isolate fra di loro e distinte rispettivamente in una zona superiore, Atrio sinistro e Atrio destro che comunicano
Cardiologo e Internista, è stato Libero Docente presso l’Università di Napoli, Primario ospedaliero e poi Cardiologo ambulatoriale a Napoli. Giornalista pubblicista, già Redattore scientifico de "IL MATTINO" di Napoli 338.4086506 v.fabbrocini@alice.it http://bit.ly/1gCxr2Z
Indubbiamente trattasi di un sintomo che può rivelare un disturbo cardiaco di una certa importanza, ma anche nessuna malattia. Perciò si parla nel campo medico di soffio patologico e di soffio innocente. Il primo riguarda la rilevazione di una condizione di malattia del cuore, che può essere sin dalla nascita o verificatasi negli anni seguenti. Il soffio innocente solo una situazione, talvolta momentanea, di un cuore sano.
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#CARDIOLOGO
rispettivamente con le camere inferiori, Ventricolo sinistro e Ventricolo destro, a mezzo di valvole che regolano il passaggio del sangue. La parte di "pompa" per la spinta del sangue viene effettuata proprio dai Ventricoli, in particolar modo quello di sinistra per la grande circolazione, mentre quello di destra per la circolazione polmonare. La valvola che separa l'Atrio sinistro dal ventricolo sinistro viene denominata come Dicuspide o Mitrale, mentre quella tra l'Atrio destro e Ventricolo destro viene denominata Tricuspide. Altre due valvole sono localizzate sia all'inizio dell'Aorta, Aortica, che dell'arteria polmonare, Polmonare, e regolano il flusso di uscita del sangue dal cuore.
I toni cardiaci Normalmente sul cuore si possono ascoltare i cosiddetti "battiti", che in termini medici vengono chiamati "toni" e sono dovuti all'attività cardiaca. Derivano dalle valvole cardiache, al loro chiudersi e dal flusso sanguigno che passa attraverso esse. Si distingue un Primo tono, causato dalla chiusura delle valvole atrio-ventricolari, Mitrale e Tricuspide, ed un Secondo tono, dovuto alla chiusura delle valvole Aortica e Polmonare. L'intervallo tra il primo ed il secondo tono costituisce la Sistole (piccola pausa), la fase espulsiva del sangue dai ventricoli; l'intervallo tra il secondo ed il primo tono la Diastole (grande pausa), quella di riempimento dei ventricoli. Altri due toni il terzo e quarto tono, di frequenza bassa e perciò non sempre percepibili dall'orecchio umano, possono essere rilevati con apparecchiature, come il Fonocardiografo, in condizioni prevalentemente patologiche.
Il soffio al cuore Il soffio al cuore si rileva quando la naturale contrazione cardiaca, che fa da pompa a tutta la circolazione sanguigna, genera un rumore anomalo che si rileva auscultando il paziente meglio con un fonendoscopio all'altezza del cuore. E' come un leggero fruscio o sibilo, simile al rumore prodotto dal passaggio dell'aria attraverso una piccola fessura, che si accompagna ai toni cardiaci. Può essere prodotto da alterazioni delle valvole cardiache, quelle dei ventricoli (Mitrale e Tricuspide) e dei grossi vasi (Aorta e Polmonare). A secondo della posizione ascoltatoria nel tempo può essere distinto in Soffio sistolico se viene apprezzato tra il primo e secondo tono; Soffio diastolico tra il secondo e primo tono e sisto-diastolico
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Uno schema del cuore e dei polmoni con i punti di ascolto delle valvole cardiache: P Polmonare, A Aortica, B Bicuspide o Mitrale e T Tricuspide
o continuo se interessa le due fasi cardiache. Altra distinzione importante, come già abbiamo segnalato all'inizio, è il soffio fisiologoco o innocente e quello anomalo o patologico.
Innocente o patologico Sin dalla nascita, ma anche in età adulta , è possibile riscontrare un soffio innocente che non deriva da alcuna situazione di malattia cardiaca e perciò si parla anche di soffio fisiologico. Può essere rilevato nel neonato sin dalla nascita. Nell'adulto per malattie organiche, come l'anemia, febbre alta e disturbi della tiroide, può apprezzarsi un soffio al cuore, pur essendo questo indenne. La comparsa di soffi innocenti può verificarsi anche temporaneamente, come nel periodo della gravidanza per un'aumentata attività del cuore e scomparire dopo il parto. Condizioni per cui nei bambini possono ascoltarsi dei soffi patologici sono per malattie congenite, come la persistenza del dotto arterioso di Botallo, della comunicazione tra i due atri (forame di Botallo), anomalie delle valvole e altre malformazioni che modificano la normale conformazione del cuore. Così come nell'adulto per alterazioni valvolari, esiti cicatriziali scaturiti dall'infarto, malattie reumatiche (Endocardite), insufficienza della pompa (Scompenso cardiaco). Una differenziazione dei soffi, innocente o patologico e le possibili cause possono essere individuate oggi molto rapidamente dalle indagini diagnostiche (fonocardiografia, ecocardiografia ed ecocolor Doppler). Il medico curante con l'ausilio dello specialista cardiologo possono in breve tempo formulare una diagnosi precisa e rasserenare il paziente o i familiari della benignità del soffio o consigliare eventualmente ulteriori indagini e terapie nel caso di un processo patologico.
#ODONTOIATRA
Si è rotto il dente di mio figlio: che faccio? Dottor
Vittorio Milanese Laureato in Odontoiatria e protesi dentiaria presso l’Università di Napoli. Socio dell’A.N.D.I. Martedì e Giovedì dalle 13.30 alle 15.00 338.4698121 http://bit.ly/1kh4FtU
Capita di ricevere una telefonata dalla scuola o dalla mamma di un amichetto o dal campo di allenamento di uno dei nostri figli per sentirci dire che il nostro bimbo ha subito la frattura di una parte di dente o, addirittura, la espulsione di esso. È un momento di grande angoscia che può tuttavia essere superato seguendo alcune semplici regole. Non appena si è verificato il trauma il bambino deve essere medicato e, se sanguinante, tamponato per poi verificare l’entità del trauma. Eseguire questa medicazione con panni puliti inumiditi e applicare immediatamente ghiaccio o sostanze fredde (contenitori ghiacciati; alimenti congelati) sulla zona colpita dal trauma. Il sanguinamento si fermerà entro qualche minuto. Se il trauma ha provocato la lesione del dente con distacco di una parte della corona dentale cercate di recuperare il frammento mancante e, quando trovato, ponetelo in un contenitore riempito con soluzione fisiologica (la trovate in farmacia) oppure nel latte. Portate il prima possibile il bambino dal vostro dentista di fiducia, con il frammento del dente: il trauma si potrà probabilmente risolvere con il solo riattacco della parte fratturata con appositi materiali. Nelle settimane successive sarà necessario verificare se il trauma abbia
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determinato danni alla polpa dentaria. Se il trauma ha invece determinato la completa espulsione del dente dalla sua sede recuperate il dente e ponetelo in soluzione fisiologica o nel latte. Non si effettua il reimpianto di un elemento deciduo, mentre se si tratta di un dente permanente esso va reimpiantato il prima possibile. E’ indispensabile che il bambino sia subito visitato dal vostro dentista, se il reimpianto dentale sarà eseguito entro la prima ora dalla fuoriuscita, la prognosi sarà molto favorevole. Un ritardo nei tempi di intervento del reimpianto dentale produrrà una riduzione delle probabilità di successo di esso nel tempo. E’ comunque necessario essere consapevoli che il dente reimpiantato, negli anni successivi può andare incontro al riassorbimento della radice dentale, che potrà anche richiedere l’estrazione del dente. Un consiglio che voglio dare a tutte le mamme… per evitare il rischio di traumi ai denti è quello di prendere in considerazione l’utilizzo di mascherine dentali di protezione (paradenti) per le attività sportive dei vostri figli. Tutti i tifosi del Napoli Calcio ricorderanno sicuramente il paradenti color azzurro di Hugo Campagnaro!!!
#PSICOLOGA
Le varie forme del Disturbo Ossessivo Compulsivo Dottoressa
Luisa Buonocore Da quando è diventata mamma, Maria vive nel terrore di potersi ammalare e contagiare suo figlio. Evita lo sporco, i germi, arriva a lavarsi le mani circa cento volte al giorno. Si lava con il sapone, poi con il disinfettante e poi ricomincia da capo, più e più volte. Disinfetta tutto, anche i vestiti, utilizzando detergenti specifici e lavaggi a gradazioni molto alte. Maria si sente tranquilla solo in alcune parti della sua casa che considera sicure e pulite. Queste aree sono vietate ai suoi familiari e perfino a suo marito.
Federica è sempre stata una ragazza attenta e scrupolosa. Non ha mai considerato i suoi comportamenti di controllo come un problema, fino a quando non ha lasciato la casa dei suoi genitori per andare a vivere in un appartamento condiviso con altre ragazze. Nel primo periodo, Federica, prima di andare a dormire, controllava solo che la porta e il gas fossero ben chiusi. Con il passare del tempo, i rituali notturni di Federica si sono arricchiti sempre di più e la lista delle cose da controllare prima di andare a dormire si è allungata giorno dopo giorno. Ogni cosa deve essere controllata con un certo ordine: se Federica viene interrotta o perde la concentrazione deve ricominciare i suoi controlli daccapo.
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Laureata in Psicologia Clinica presso l’Università “La Sapienza di Roma”. Collabora con il Centro di Terapia Metacognitiva Interpersonale di Roma. Lunedì e Venerdì dalle 10.00 alle 13.00 333.4471904 http://bit.ly/1bFShtd
Enrico è tormentato da pensieri indesiderati. Nella sua mente si presentano continue immagini che lo spaventano. In queste immagini Enrico fa del male a qualcuno, di solito a sua moglie, ma anche ai suoi colleghi o ai suoi amici più stretti. Enrico è molto confuso: non desidera assolutamente far del male agli altri e non capisce perché questi pensieri sono molto presenti nella sua mente. Quando questi cattivi pensieri invadono la sua mente, Enrico prega. La preghiera, però, deve essere recitata in un certo modo oppure deve essere ripetuta più e più volte.
Cosa hanno in comune Maria, Federica ed Enrico? Queste persone soffrono di Disturbo Ossessivo-Compulsivo. Il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (conosciuto anche come DOC) è un disturbo d’ansia caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni. Le ossessioni sono idee, pensieri, impulsi o immagini che insorgono improvvisamente nella mente della persona, causando eccessiva ansia e preoccupazione. Queste idee fisse sono ricorrenti, persistenti e vissute come incontrollabili dalla persona. Esempi di ossessioni sono pensieri come “Bevendo da quel bicchiere potrei essermi
#PSICOLOGA
contagiata con il virus HIV”, “Potrei aver lasciato la porta aperta”, “Potrei aver investito qualcuno”. Le persone affette da DOC cercano di fermare tali pensieri o di resistere all’impulso di eseguire determinate azioni (compulsioni), senza però riuscirvi. Le compulsioni, quindi, sono comportamenti (come controllare, riordinare, lavare) o azioni mentali (ad es. contare, recitare formule o preghiere) messi in atto per alleviare i pensieri ossessivi. La loro esecuzione porta a una diminuzione del livello di ansia sperimentato dal soggetto. Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali perché si possa fare una diagnosi di DOC è necessario che le ossessioni e le compulsioni creino marcata sofferenza ed enorme spreco di tempo (più di un’ora al giorno), interferendo con le normali attività del soggetto, con il lavoro o gli studi e creando difficoltà nell’ambito delle relazioni sociali. Il DOC è un disturbo molto frequente colpisce circa il 2-3% della popolazione generale. Questo disturbo può insorgere sia nell’infanzia che nell’età adulta, l’età media di esordio è intorno ai 22 anni. In genere l’esordio è graduale ma è un disturbo che, senza trattamento, tende a cronicizzarsi, anche se alternando fasi di miglioramento e di peggioramento. Esistono diverse forme di questo disturbo, vediamo le più comuni: DOC di controllo. In questo caso il disturbo si manifesta con ossessioni che implicano il timore che si verifichino eventi catastrofici o che qualcuno possa essere danneggiato a causa di una propria azione o omissione. Esempi tipici riguardano: controllare di aver chiuso porte e finestre di casa, il gas o l’acqua, aver spento gli elettrodomestici. DOC di lavaggio e pulizia. Le persone che soffrono di un DOC di lavaggio e pulizia sono ossessionate dalla paura di essere contaminate da sporco, germi, virus o sostanze sconosciute. In risposta a queste ossessioni lavano eccessivamente le mani, o altre parti del corpo, fanno lunghe docce o puliscono la loro casa per ore e ore. Molto spesso, per evitare il contatto con sostanze contaminanti, chi soffre di DOC di lavaggio e di pulizia può arrivare a chiudere alcune stanze della sua casa, rifiutarsi di toccare altre persone o di raccogliere le cose che cadono sul pavimento. DOC da accumulo. Il soggetto affetto da questa tipologia di disturbo tende ad accumulare e collezionare oggetti insignificanti (es. giornali,
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pacchetti di sigarette vuoti, bottiglie vuote, confezioni di oggetti o di alimenti) ossessionati dalla preoccupazione che “un giorno o l’altro” questi oggetti potrebbero servire. Le persone con DOC da accumulo non riescono a buttare via niente e le “collezioni” possono arrivare a occupare gran parte della casa rendendola invivibile per la persona e per i suoi familiari. DOC da ordine e simmetria. In questo caso il disturbo si manifesta come un’estrema intolleranza al disordine o all’asimmetria. Tutte le cose intorno alla persona devono essere poste in modo allineato, simmetrico, seguendo delle precise regole (es. dimensione, colore, ecc. ). Quando le cose sono percepite come asimmetriche o in disordine, la persona con DOC da ordine può impegnare anche molte ore per riordinare. Queste persone notano subito se qualcosa viene spostato e possono agitarsi molto se le cose non sono disposte secondo il loro ordine. Ossessioni pure. La persona sperimenta pensieri e immagini involontari, intrusivi e orribili che determinano pericolo o danno per gli altri o per se stesso. Alcuni pensieri tipici sono: paura di aggredire qualcuno, di essere pedofilo, tradire il partner, bestemmiare, compiere azioni blasfeme, offendere persone care, gridare oscenità ecc. Il pensiero diventa fonte di estrema ansia perché la sua presenza è interpretata come segno di essere realmente aggressivi, pedofili, perversi, blasfemi o violenti. Spesso come questi pensieri sono accompagnati da un dialogo interiore rassicurante o da un continuo controllo interno delle proprie azioni, che rappresenta un tentativo di soluzione al disagio attivato dall’ossessione. La psicoterapia cognitivo-comportamentale è, a oggi, il trattamento di prima scelta per questo disturbo. La terapia è finalizzata a breve termine a ridurre la quantità e la frequenza dei sintomi e, più a lungo termine, a rendere il soggetto meno vulnerabile ai temi e ai meccanismi cognitivi che hanno contribuito alla genesi e al mantenimento del disturbo.
#PEDIATRA
Maschi e femmine
dai cromosomi al cuore Dottor
Carlo Alfaro http://bit.ly/1dzh7MF
uno materna): 22 paia di autosomi, che sono gli stessi sia negli uomini che nelle donne, ed un paio dei cromosomi sessuali che determinano il genere di una persona: un cromosoma X ed uno Y nel maschio, due X nella femmina. Solo i gameti contengono una sola copia di ogni coppia, perché devono trasmetterla alla prole.
Il corredo genetico umano Ogni specie presenta un suo particolare numero di cromosomi, nella specie umana questo è 46. Di questi, 44 sono formati da due coppie di 22 cromosomi, poiché di ognuno esistono due copie uguali: cromosomi omologhi, cioè che portano la stessa sequenza di geni, provenienti uno dal padre ed uno dalla madre. Solo nel maschio due cromosomi non sono uguali, e sono i cromosomi sessuali, X e Y, mentre nella femmina sono omologhi anche i cromosomi sessuali, X e X. Mentre tutte le cellule del corpo hanno un numero doppio di cromosomi, i gameti, cioè lo spermatozoo e l’uovo, hanno una sola copia di ogni cromosoma, che trasmetteranno all’uovo fecondato (zigote). Il nuovo essere dalla madre riceverà sempre il cromosoma X, dal padre quello X, e sarà femmina, o Y, e sarà maschio. Dunque, ciascun essere umano, maschio o femmina, è dotato nel suo corredo genetico di 23 paia di cromosomi (per ciascun paio, uno di derivazione paterna e
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I cromosomi X e Y Mentre tutte le coppie di autosomi hanno gli stessi geni, di cui quindi ogni individuo possiede due copie, una su ogni cromosoma, il cromosoma X e quello Y sono profondamente diversi: la maggior parte dei geni del cromosoma X non ha infatti corrispondenza su Y, caratterizzato da dimensioni estremamente più ridotte (è approssimativamente lungo la terza parte del cromosoma X) e da geni che a loro volta non hanno corrispondenza su X. Infatti il cromosoma Y contiene solo 90 geni contro i circa 1500 del cromosoma X, e tutti concentrati nella MSY, la regione maschiospecifica dell'Y, non corrispondente a nessuna regione del cromosoma X. È da notare però che l'uomo possiede più geni della donna. Infatti, sebbene quest'ultima presenti due copie del cromosoma X, ed esso abbia un contenuto genico maggiore dell'Y, la donna non possiede molti geni localizzati sull'Y, che
simili tra loro. Poiché le donne possiedono due copie di cromosoma X, una ricevuta dall'ovulo e l’altra dallo spermatozoo, si pensava uno dei due cromosomi X diventasse inattivo, per "compensazione” dell’iperdosaggio genico. Di recente si è invece appurato che soltanto il 75% dei geni della seconda copia del cromosoma X rimane inattivo. La conseguenza di ciò è una maggiore variabilità genetica nel sesso femminile.
Verso l’estinzione dei maschi?
sono appunto maschio-specifici, mentre l’uomo possiede tutti i geni dell’X, sul suo cromosoma X ricevuto dalla madre. Attraverso il cromosoma Y, il padre passa al figlio i tratti “olandrici”, cioè espressi soltanto nei maschi. Questa differenza tra i due cromosomi sessuali è frutto di un lungo processo evolutivo, in seguito al quale Y ha perso il 90 per cento dei geni che originariamente aveva in comune con X. Il processo è iniziato circa 200 milioni di anni fa, quando i mammiferi erano apparsi da poco e le prime versioni dei cromosomi sessuali X e Y erano copie identiche l'uno dell'altro. Il gene più antico e “prezioso” (per la sussistenza stessa del genere maschile) del cromosoma Y è SRY (Regione determinante il Sesso sul cromosoma Y), responsabile del differenziamento dell'embrione in senso maschile. Infatti tale gene agisce da “interruttore”: se è presente e attivo l'embrione svilupperà i testicoli, se invece è assente o inattivo le gonadi diventeranno ovai. Da questo si deduce che senza l'intervento di SRY ogni individuo sarebbe geneticamente programmato a differenziarsi in senso femminile. Un'altra caratteristica peculiare del cromosoma Y è la sua limitata variabilità, sia rispetto al cromosoma X sia rispetto agli autosomi: se si confrontano gli Y di diversi individui maschili in tutto il mondo, si nota che sono tutti molto
È stato osservato che il meccanismo che ha condotto l'Y a divenire così piccolo è frutto della sua vulnerabilità. Infatti la regione mediana MSY, quella specifica del maschio, non potendo appaiarsi con un’omologa regione sul cromosoma X, non può usufruire del meccanismo di riparazione di danni ai geni che si verifica normalmente tra cromosomi omologhi, rischiando di perderli nel tempo. L'Y ancestrale conteneva infatti 1500 geni come quello X, che si sono ridotti all’attuale novantina attraverso progressive perdite di geni (delezioni) che non potendo essere recuperate dal cromosoma X , che non aveva quei geni, perché erano maschio-specifici, hanno portato al suo progressivo accorciamento, tant'è che oggi il cromosoma Y umano conserva solo 19 degli oltre 600 geni che condivideva una volta con il suo partner ancestrale. Si era ipotizzato quindi che il cromosoma Y fosse destinato a proseguire nel suo decadimento fino ad estinguersi del tutto,entro 5 milioni di anni. La natura ha posto tuttavia un rimedio a questo processo inesorabile che porterebbe all’estinzione della specie. Nel 2003, i ricercatori del Massachusetts Institute of Technology hanno scoperto un processo che rallenta il ritmo di accorciamento e degenerazione del cromosoma Y: l'Y umano è in grado di ricombinare con se stesso attraverso le proprie sequenze. Questo tipo di ricombinazione è chiamato "conversione genica" o "perdita ricombinazionale dell'eterozigosi".
La diversità tra i sessi è biologica, fisiologica, genetica, o frutto dei condizionamenti sociali e culturali? Marzo 2014
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#PEDIATRA
La regione MSY è infatti caratterizzata da un'enorme quantità di sequenze ripetute. Tali ripetizioni non sono testa-coda ma costituiscono dei palindromi, ovvero due ripetizioni invertite separate da un breve spaziatore. Dunque i geni maschio-specifici sono in copie multiple sull'Y. Pertanto queste sequenze speculari della MSY riparano le perdite e gli errori effettuando crossing over intracromosomico, che compensa la mancata ricombinazione con il cromosoma X. Praticamente, il cromosoma Y ha imparato “a fare da sé”. In base a tale studio si è giunti alla conclusione che anche agli inizi il cromosoma Y stava subendo una rapida degenerazione e perdita dei suoi geni, in seguito però si è stabilizzato.
Dalla genetica all’anima: le differenze tra uomo e donna Il dibattito sulle differenze, oltre che genetiche ed anatomo-fisiologiche, anche psicologiche tra uomo e donna non è mai stato risolto definitivamente: la diversità tra i sessi è biologica, fisiologica, genetica, o frutto dei condizionamenti sociali e culturali? Ovvio, non parliamo delle capacità cognitive, l’intelligenza, ma degli aspetti della personalità. Darwin sosteneva che uomini e donne sono sottoposti a pressioni evolutive diverse e a separare i due sessi anche sotto il profilo della personalità c'è un solco profondo. Il libro di John Gray del 1992 "Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere", 30 milioni di copie vendute e traduzionein 40 lingue, e quello di Deborah Tannen "Perché non mi capisci?", secondo cui i due sessi hanno modi di parlare completamente diversi fra loro, abbracciano in pieno questa tesi. Gli studi scientifici sulla personalità di uomini e donne tuttavia sono contrastanti. Mentre le ricerche della studiosa Janet Shibley Hyde dell'Università del Wisconsin nel 2005 hanno profondamente smussato le differenze di personalità tra i generi, riportandole come poco significative, Marco Del Giudice, psicologo dell'Università di Torino, in una ricerca condotta con due colleghi della Manchester Business School ha trovato invece importanti differenze: le donne sono superiori in sensibilità, emotività e apprensione, mentre gli uomini si distinguono per equilibrio emotivo, coscienziosità e tendenza alla dominanza. Perfezionismo, vitalità e tendenza all'astrazione vedono invece la quasi totale parità fra i sessi. Secondo BaronCohen (2004), le differenze fra uomo e donna risiederebbero proprio nel cervello: il cervello
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"Le donne sono superiori in sensibilità, emotività e apprensione, mentre gli uomini si distinguono per equilibrio emotivo, coscienziosità e tendenza alla dominanza". maschile è più propenso alla sistematizzazione, il femminile all’empatia. La “sistematizzazione” è la tendenza ad analizzare, vagliare ed elaborare sistemi, l’empatia la capacità di riconoscere i pensieri e le emozioni degli altri e di reagire con sentimenti consoni. La disuguaglianza tra quoziente di empatia e quoziente di sistematizzazione nei due sessi si nota fin da bambini, cioè nel periodo in cui i comportamenti non risentono ancora molto dell’ambiente: i maschietti prediligono giochi di strategia e tecnica, nei quali, sovente, entrano in competizione, manifestando atteggiamenti aggressivi per primeggiare sui coetanei, mentre le femminucce preferiscono giochi in cui è necessario un alto grado di cooperazione reciproca, ed instaurano, precocemente, rapporti di amicizia, basati sulla solidarietà e la comunicazione. È stato teorizzato che ciò dipenda dall’azione del testosterone, che potenzierebbe le capacità dell’emisfero celebrale destro, connesso con l’abilità visivo – spaziale, e da ciò deriverebbe la propensione maschile alla sistematizzazione, mentre nelle donne prevarrebbe l’emisfero celebrale sinistro, deputato alla comprensione e alla comunicazione, elementi dell’empatia. In conclusione, possiamo dire che, genericamente, esistono delle differenze di massima anche psicologiche tra i due sessi. Tuttavia, dato che ogni persona è un unicum, non solo in senso astratto e metafisico, ma anche a livello biologico, perché espressione di un proprio unico ed esclusivo “codice della vita”, garante di individualità, il suo DNA, è errato dare per scontata l’esistenza di caratteristiche psico-fisiche propriamente femminili, ed altre tipicamente maschili, perchè qualsiasi procedura di omologazione, incasellamento, semplificazione e generalizzazione si dimostra artificiosa di fronte all’individuo specifico e speciale che si ha di fronte. Non esiste un uomo-tipo o una donnatipo e, di volta in volta, il connubio fra natura e cultura plasma un io, unico rispetto ai membri del sesso opposto quanto a quelli del proprio.
#OSTEOPATA
La pubalgia Dottor
Michele Trapani Osteopata D.O. squadre nazionali canoa olimpica velocità - Osteopata Clever Rehabilitation Sant'Agnello 338.9021634
Per la medicina dello sport, fisiatrica ed ortopedica la pubalgia è una tendinopatia di natura infiammatoria che interessa le inserzioni pubiche dei muscoli adduttori della coscia a causa del sovraccarico funzionale o di microtraumi ripetuti. Per la medicina osteopatica la pubalgia è un'alterazione dell'equilibrio delle strutture osteo-articolari, fasciali e muscolari che confluiscono sul bacino ed in particolare sulla sinfisi pubica. Può essere traumatica o cronica. Nel primo caso il meccanismo traumatico modifica i rapporti articolari delle iliache (anteriorità, posteriorità, apertura, chiusura, superiorità) alterando la biomeccanica delle stesse. Questa alterazione causa tensione nei legamenti della sinfisi pubica e nelle inserzioni tendinee degli adduttori. Qui il trattamento osteopatico prevede quindi di ristabilire il giusto equilibrio tra il bacino e le strutture articolari e muscolari che interagiscono con esso. Nel caso in cui la pubalgia sia cronica si vanno a considerare gli eventuali squilibri tra le catene cinetiche muscolari che prendono inserzione sul pube e sull'ischio. Un eccesso o un deficit di
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una o più catene, come ad esempio un ipertono dei muscoli ischio-crurali oppure un'ipotonia dei muscoli addominali, crea un'alterazione della mobilità' delle articolazioni del bacino con conseguente sovraccarico dei muscoli adduttori. In questo caso oltre alle manipolazioni sono indicate anche sedute di rieducazione posturale (mezieres) per il riequilibrio delle catene muscolari, seguiti da esercizi mirati per il potenziamento muscolare (addominali). A queste cause biomeccaniche funzionali e per comprendere a fondo i meccanismi di questo processo patologico non possiamo tralasciare l'aspetto psichico ed emotivo. Le cinque leggi biologiche scoperte dal dott. Hamer ci aiutano a comprendere come il nostro corpo si comporta in seguito ad un conflitto emotivo. Per le 5 leggi biologiche la pubalgia è la fase di riparazione delle inserzioni tendinee in un processo di riparazione biologico sensato diretto dal cervello. La causa di tale riparazione è un trauma (stiramento/distrazione dei muscoli adduttori dell'anca) o una necrosi tendinea dovuta ad un periodo di autosvalutazione. Il cervello produce riduzione di tessuto (necrosi) quando l'individuo non riesce in una particolare funzione motoria (fase simpaticotonica). Questo "sentito di autosvalutazione" andrà a tradursi nel corpo nella gestualità propria in cui l'individuo l'ha percepita: Gestualità motoria: non essere in grado di trattenere o lasciare andare un partner come ad esempio un genitore, un fratello, un figlio, o il partner sessuale. Gestualità sportiva: non essere in grado di trattenere la palla o di dribblare. Risolto il conflitto di non riuscire (autosvalutazione) il cervello ripara la necrosi con una fase restitutiva/cicatriziale (fase vagotonica) rappresentata da falda di versamento miofasciale, dolore e riduzione della funzione muscolare. Il dolore verrà percepito quindi dopo la risoluzione del conflitto emotivo (psichica), nella fase di ricicatrizzazione (nel corpo) dei tessuti e strutture interessate. Questo processo organico sarà di intensità e durata proporzionale alla fase conflittuale di autosvalutazione.
#SESSUOLOGA
Il sesso è un gioco!! Dottoressa
Olga Paola Zagaroli Sessuologa Lunedì e Giovedì dalle 15,30 alle 17,30 335.8709595 http://bit.ly/1euymof
Mantenete il rapporto di coppia vivo, intenso e stimolante, provate a "non smettere di giocare" Di recente, leggendo l’ultimo libro di un illustre sessuologo, mi sono soffermata a riflettere su come oggi, proprio a causa della estrema libertà sessuale che per fortuna si diffonde con un sentimento di normalità sempre più condiviso, la coppia sembra sempre più bloccata da quegli stereotipi di pseudo-normalità che la costringono quasi ad un “piacere ritualizzato” dove la routine la fa da padrona. Il termine routine ha solitamente una connotazione negativa quando viene riferita
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alla coppia, si pensa subito a tutto ciò che normalmente facciamo rientrare nei nostri “doveri”. E in effetti, è così! Ma senza cadere nell’utopia, penso ci siano diversi modi anche per affrontare i “doveri” e quindi la routine. Lungi da me farvi credere che fare la spesa, cucinare, fare le faccende domestiche, piuttosto che scarrozzare i figli a destra e a manca, si possa vivere con un enorme piacere, tuttavia, molti di questi momenti possono essere condivisi e diventare momenti della coppia, piuttosto che momenti di separazione della stessa. Bisogna fare attenzione a mantenere il rapporto di coppia vivo, intenso e stimolante, mantenere viva la curiosità dell’altro e quella verso l’altro e, riprendendo ancora l’illustre sessuologo, bisogna “non smettere di giocare”. Già perché il sesso è un gioco. Un gioco che può aiutarci molto a combattere la quotidianità, a farci sentire ancora forte l’interesse per l’altro, a mantenere vivo il rapporto, a farci sentire ancora o di nuovo innamorati! È col sesso e nel sesso che la coppia si cerca, si trova e si ama. Come diceva una famosa pubblicità "far bene l’amore, fa bene all’amore” e non solo aggiungerei io.
#FARMACISTA
Il reflusso venoso Un nuovo servizio di prevenzione in farmacia. Per prevenire l' insufficienza venosa. Il reflusso venoso è un problema comune, nei paesi occidentali il 5 – 8 % della popolazione soffre di insufficienza venosa cronica (CVI). È importante effettuare una diagnosi precoce dell’ insufficienza venosa in modo da impostare un’ efficace terapia ed evitare o ritardare la cronicizzazione della malattia. Non curare in tempo una CVI può causare un’ ulcerazione degli arti inferiori.
Dottor
Giuseppe De Simone Laureato in Farmacia e Specializzato in Scienza e tecniche delle piante officinali presso l’Università Federico II di Napoli. 335.5302988 http://bit.ly/1ghBPqX
I vantaggi del test di reflusso venoso ♦ Tecnologia validata e consolidata ♦ Metodo di misurazione non invasivo effettuato su entrambi gli arti inferiori contemporaneamente ♦ Semplicità e velocità di esecuzione ♦ Completezza e chiarezza dei risultati Cosa deve fare il paziente durante l’esame? Il paziente seduto in maniera confortevole, senza indumenti che stringono (pantaloni, calze, etc.) effettua la procedura dello schema sopra riportato, per una durata massima di 5 minuti. Chi dovrebbe sottoporsi a questo tipo di test periodicamente? Le persone, sia di sesso femminile che maschile, soggette ai seguenti fattori di rischio: ♦ Debolezza congenita del tessuto connettivo ♦ Mancanza di esercizio fisico ♦ Chi è molto tempo all'impiedi ♦ Lavoro sedentario ♦ Sbalzi ormonali ♦ Gravidanza ♦ Sovrappeso ♦ Età La Tecnologia utilizzata dal test. Come funziona? La reografia a luce riflessa (Light-reflection rheography LRR) è un metodo di misurazione che consente di valutare le condizioni delle vene, ed in maniera particolare il funzionamento delle valvole venose. Il VenoScreen è l’apparecchio ideale per
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L’insufficienza venosa cronica (CVI) La dilatazione delle vene (vena varicosa) o difetti delle valvole venose possono generare una insufficienza delle stesse, non ostacolando il reflusso del sangue venoso verso il cuore e generando quindi un’alta pressione venosa. L’insufficienza venosa cronica si traduce in edema, vene varicose ed ulcere.
eseguire questo tipo di test screening, per la valutazione iniziale dell’efficienza venosa. Il metodo LRR utilizza un sistema non invasivo a luce infrarossa, trasmessa attraverso la pelle della parte inferiore della gamba. Un sensore fotometrico misura la luce riflessa dalla pelle (misurazione dispersa). L’intensità della luce riflessa fornisce informazioni relative al volume del sangue nella pelle. Sebbene il VenoScreen esamini il sangue in prossimità della superficie, esso è in grado di fornire informazioni relative all’intero sistema venoso in quanto le vene della pelle sono strettamente collegate alle vene profonde della gamba.
#PSICOPEDAGOGISTA
La paura della paura SECONDA PARTE
Nel precedente articolo abbiamo detto che la paura è un’emozione, come la rabbia o l’amore, e indica che qualcosa sta minacciando il nostro equilibrio a livello di sicurezza e sopravvivenza, ma anche di fiducia in noi stessi, negli altri e nell’ambiente che ci circonda. Si tratta di un’informazione lineare, immediata, e funzionale. Pericolo, attenzione, reazione, salvezza. In che modo questa comunicazione importante si trasforma in quel sentimento ambiguo e insidioso, in quella trepidazione senza un perché che ci annichilisce e che finisce per congelare ogni possibilità di cambiamento, costringendoci in vecchi schemi che ci fanno soffrire? E’ molto semplice: si altera quando facciamo finta che la paura non esista, quando la neghiamo con sistematicità, diventando esperti a camuffarla e a non sentirla in modo chiaro. Soprattutto, quando non la risolviamo, andandoci ‘dentro’. La ragione principale di tale negazione è di origine culturale: nella nostra società ‘non è bello avere paura’. Ammettendo di provarla, temiamo di essere etichettati come codardi, vigliacchi, buoni a niente. Non ne possiamo fare a meno poiché i modelli proposti sono sempre vincenti, coraggiosi e indomiti, dei supereroi. Per adeguarci a tali modelli dobbiamo fingere che un simile sentimento non esista nella gamma di quelli che proviamo. Ci hanno insegnato che è ‘vergognoso’ provare paura, essere insicuri, o provare qualsiasi altra sfumatura di questo sentimento. Molto presto impariamo a mascherarlo con il controllo; diventiamo maestri a simulare un coraggio senza tentennamenti. Aggiungiamo così al blocco energetico della paura quello dell’ipercontrollo: a muro si aggiunge muro. Purtroppo, anche se negata e ignorata, la
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Dottoressa
Bianca Pane Laureata in Filosofia e Psicopedagogia presso l’Università di Napoli Federico II, specializzata in Gestalt Counseling Bioenergetica e Terapie Olistiche 393.9315564 http://bit.ly/1bb6qS4
paura lavora sotto la superficie e costituisce un vero elemento frenante a vivere pienamente la nostra vita. Essa può riguardare, come vedremo nei prossimi articoli, tutti gli aspetti della nostra vita e, se non viene risolta, ci può letteralmente paralizzare. Ce ne accorgiamo quando, senza un vero perché, ci fermiamo nella corsa che è la nostra quotidianità, trattenuti da una forza ambigua e sfuggente che congiura contro di noi. Tutto diventa difficile, pesante, lento perché la paura blocca il dinamismo e la trasformazione che ci fa crescere: interrompe il movimento che è la vita. Se solo ci fermassimo un istante ad ascoltarci, ci renderemmo conto che l’ostacolo più grosso che si frappone tra noi e questo divenire è, appunto, ‘la paura della paura’. Non appena perdiamo il controllo, manifestiamo la paura in aspetti estremamente creativi: abbiamo paura degli spazi aperti oppure siamo claustrofobici, temiamo i ragni oppure le malattie, paventiamo le débacle in camera da letto o abbiamo il terrore di parlare in pubblico… Sono soltanto piccole manifestazioni di qualcosa di più grosso che non vogliamo vedere, né tantomeno risolvere. Far finta di non avere paura, tuttavia, significa non
#PSICOPEDAGOGISTA
fare le cose, rinunciare, accampare delle scuse, oppure agire con tensione. Vuol dire pesare ogni parola e ogni gesto, e temere il fallimento. Ne vale la pena?
La ‘decisione’ che determina la paura Sia che mostriamo la paura o che la nascondiamo, è importante sapere che l’abbiamo creata energeticamente con la nostra decisione di non sentirci mai al sicuro, con la percezione che qualcosa ci minaccia sempre e che dobbiamo sempre difenderci. Questa ‘strana’ decisione, che pare assurdo abbiamo creato proprio noi, va revocata. Il fatto è che nella nostra vita, le decisioni le prendiamo a volte consapevolmente, a volte in modo inconscio. Qual è dunque la decisione che ha come risultato la paura? Per quale motivo, in tempo attuale o remoto, decidiamo di essere in pericolo anche se, oggettivamente, nulla ci minaccia? Cosa ci fa pensare che il mondo sia un posto ostile, abitato da persone cattive, sempre pronte a farci del male? Da dove si origina il senso di instabilità, di incertezza e sradicamento che non ci fa procedere sicuri nella vita? Spesso questa decisione, che per lo più è inconsapevole, ha origini molto remote. Questo muro, infatti, nasce da un rapporto importantissimo che, per definizione, dovrebbe rassicurarci: quello con chi ci ha messo al mondo, la mamma. Più esattamente, dipende dalle decisioni che abbiamo preso in merito a come funzionava questo rapporto. Quando nella nostra esistenza la paura si reitera, ci procura fallimenti o malattie, dobbiamo indagare in questa direzione. In genere, nella nostra società, la funzione della mamma è quella di provvedere al nutrimento, non soltanto fisico ma anche emozionale e affettivo, e di creare una ‘tana’ sicura per i cuccioli. Il bambino, che fino all’età di tre anni le è fortemente legato dal punto di vista energetico, impara dalla mamma e dal suo modo di essere se fidarsi o sentirsi minacciato. Anche se ognuno di noi è un grande spirito, anche a quell’età, e potrebbe respingere la paura, a causa del legame preferenziale che abbiamo con lei spesso non è così facile. Per lo più finiamo per accettare il modello che ci viene proposto e ci adeguiamo. Il campo energetico del bambino, quando è molto piccolo, è aperto per definizione alle energie dei genitori e risente fortemente dell’atmosfera in cui vive. Il rapporto con la madre è di primaria importanza, da esso, infatti,
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il bambino trae le considerazioni su come ‘gira il mondo’ in fatto di soddisfacimento dei bisogni primari, cioè degli aspetti che nel futuro avranno la funzione di rassicurarlo. Ovviamente le decisioni che il bambino prende sono frutto di ciò che fa la madre, del suo modo di essere, delle sue priorità, dei suoi filtri percettivi e delle decisioni che lei stessa ha preso in precedenza. Percepire la propria madre come presente e ‘nutriente’ porterà il bambino a credere che, per quanto riguarda i bisogni primari, ‘ce ne sia sempre in abbondanza’; ma se lui si sentisse di dover faticare per avere l’attenzione della mamma, potrà interpretare l’evento come minaccioso e decidere: ‘Io sono sempre l’ultimo, chissà se ce ne sarà abbastanza per me’, oppure: ‘ Devo sempre sgomitare per avere quello di cui ho diritto’. Come ogni persona, il piccolo reagirà creandosi degli schemi mentali che, una volta cresciuto, se non li revocherà consapevolmente, applicherà a tutto ciò che rappresenta la sicurezza. Avrà forti insicurezze relative al denaro, alla casa, al lavoro, ai beni materiali e, soprattutto, alla fiducia in se stesso. Concludere che la relazione con nostra madre è stata difficile, o poco nutriente, o percepita come non sicura si riverbererà su tutto ciò che rappresenta la sicurezza nella nostra vita, con la medesima difficoltà che abbiamo incontrato da piccoli. Di contro, se abbiamo deciso che il legame con lei ci rassicurava, ci faceva sentire nutriti e protetti ed era facile, avremmo in seguito la sensazione di fiducia, di poter contare sempre su quello di cui abbiamo bisogno nella vita, e senza sforzo! Se abbiamo deciso di non sentirci al sicuro in seguito a qualcosa fatto dalla mamma, o che lei non ci ha amato come avremmo voluto, può succedere che recidiamo le nostre radici energetiche creando un muro e diamo inizio alla spirale della paura che ci porta a credere di non essere sostenuti dal flusso della vita e di esserne in balìa. Dobbiamo ricordarci, tuttavia, che non importa da quanto tempo abbiamo costruito quel muro, basta che ci riequilibriamo, riconnettendoci con l’energia del ‘materno’, della Madre Terra, per ricreare il flusso vitale e creativo. E’ importante ritrovare quel meraviglioso cordone ombelicale che ci unisce alla Terra, diventare solidamente ‘reali’, presenti nel qui ed ora e dinamicamente vivi. Ricreeremo le radici che abbiamo tagliato e da esse trarremo nutrimento, stabilità e crescita, smettendo di sentirci separati dalla natura, dalla mamma, in una parola, orfani…
#AUDIOPROTESISTA
L'acufene Dottoressa
Tea Maione Laureata in Tecniche Audioprotesiche Martedì dalle 9.00 alle 11.00 338.9648341 http://bit.ly/1gXjdO7
Nel 1986 secondo gli studi di Tyler e Babin, gli acufeni, similmente all'ipoacusia, furono classificati in tre tipologie: ♦ Acufeni dell'orecchio medio ♦ Acufeni neurosensoriali ♦ Acufeni centrali Ma è da molti anni opinione comune che, indipendentemente dalla sua regione di origine, l'acufene debba essere percepito dalla corteccia uditiva. L'aumento delle attività neurali spontanee presenti nella corteccia potrebbe essere il risultato di alcune anomalie presenti nelle regioni inferiori dell'apparato uditivo. È bene sapere che è altrettanto importante effettuare una netta distinzione tra l'acufene vero e proprio e le reazioni scatenate. In molti casi non siamo in grado di cambiare la percezione acufenica, ma quasi sempre possiamo aiutare i pazienti a modificare le loro reazioni nei confronti del problema. Nel caso in cui si cerchi di ridurre il tinnito con l'ausilio dei farmaci, ad esempio, è di cruciale importanza misurare per prima cosa l'entità del fenomeno. Se si decide di aiutare il paziente a modificare le proprie reazioni tramite il counseling è bene poterle misurare con esattezza, in modo da stabilire dei riferimenti chiari. Quali la qualità dell'acufene, che può essere descritta in base al tipo di
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suono percepito o al suo timbro più elevato ed evidente. La loudness di un tono può essere adattata a quella dell'acufene, così come il livello del rumore a banda larga può essere regolato fino ad arrivare a mascherare appena l'acufene, raggiungendo così quello che viene definito come “Livello di Mascheramento Minimo” (LMM). Il suddetto LMM, però, non può essere misurato in tutti i pazienti, in quanto in alcuni casi l'acufene non riesce ad essere mascherato. Alcuni gruppi di ricerca hanno documentato l'ampia varietà di reazioni innescate nei pazienti dal proprio problema acufenico, hanno proposto un modello secondo cui i disturbi provocati dall'acufene sono influenzati dall'entità e dalla qualità del problema e possono essere modificati dall'assetto psicologico del paziente.
"I pazienti con forme di acufene lievi soffrono apparentemente meno di stress, rispetto a coloro che dichiarano di avere un acufene molto forte". Per quantificare la disabilità provocata dall'acufene si sono sviluppati diversi questionari, tra cui quello che vi ho presentato il mese scorso, dai quali risultati poi si passa quasi sempre al counseling. Il counseling dovrebbe affrontare soprattutto i problemi emotivi relativi all'acufene. Quindi proprio come con gli apparecchi acustici, anche nel caso del trattamento dell'acufene è importante "nutrire" in modo corretto le
#AUDIOPROTESISTA
aspettative del paziente, focalizzandosi su un piano terapeutico personalizzato, non escludendo ove necessario l'applicazione della terapia cognitivo-comportamentale. Le strategie specifiche di counseling scaturiscono dall’ osservazione e dall’analisi, in primo luogo, della varietà di problematiche vissute in prima persona dai pazienti acufenici. Il counseling deve considerare tutte le difficoltà del paziente nel loro complesso e deve essere incentrato soprattutto sui problemi emotivi relativi all'acufene. È un approccio fortemente personalizzato e che, in quanto tale, richiede la completa collaborazione del paziente. II primo passo consiste nell'accertarsi che il paziente capisca realmente cosa sia il fenomeno acufenico, quali sono le cause e le diverse possibilità di trattamento. L'approccio mentale del paziente nei confronti dell'acufene esercita un impatto notevole sul suo modo di reagire al problema. Al paziente va detto chiaramente che non è possibile modificare il tinnito, ma che si può agire con successo, invece, sulla propria capacità dì gestire le reazioni. In questo senso si sono rivelati molto utili alcuni aspetti della terapia cognitivo-comportamentale. Il disturbo del sonno per il paziente acufenico è il più diffuso. Ecco alcune delle strategie mirate ad agevolare il riposo notturno: ♦ Evitare l'assunzione di caffeina e tabacco. Non fare pasti opulenti prima di mettersi a letto. ♦ Creare una stanza da letto che favorisca il riposo notturno, eliminando tutte le possibili fonti di distrazione. ♦ Dormire e svegliarsi con regolarità, allo stesso orario. ♦ Adottare delle strategie per favorire il relax, come la visualizzazione guidata ed il rilassamento muscolare progressivo. Metterle in pratica prima di andare a dormire e, nel caso emergano problemi di insonnia, anche durante la notte. Ascoltare musica a basso volume o altri suoni ambientali in modo da agevolare il riposo ed il sonno. I suoni utilizzati per favorire il riposo notturno sono suoni soft e piacevoli; musica tranquilla, rilassante, costante, per lo più classica; suoni della natura (onde, cascate d'acqua, pioggia); e/o rumore a banda larga (suoni sibilanti tipo "ssshhh"). Un altro fattore fondamentale da recuperare per il paziente acufenico è la concentrazione, essa è fondamentale per portare avanti le diverse
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attività della nostra vita. Chi perde la capacità di concentrarsi, perché stressato dall'acufene, si sente frustrato e ha bisogno di più tempo per portare a compimento qualsiasi attività. L’aiuto più consistente per il paziente acufenico rimangono le terapie sonore, da decenni ormai si ricorre all'utilizzo di suoni di sottofondo. Essi servono a: ♦ Ridurre l'attenzione nei confronti dell'acufene. ♦ Ridurre la loudness dell'acufene. ♦ Sostituire il suono sgradevole (acufene) con uno più piacevole (quello di sottofondo). Molti medici e clinici hanno riscontrato l'utilità degli apparecchi acustici nel contrastare l'acufene, gli studiosi tutti dal 1978 (Vernon ed altri) ad oggi (Searchfield), hanno fornito strategie molto dettagliate circa il fitting degli apparecchi acustici nel caso di pazienti acufenici. Già dal 1978 sono consigliati dagli studiosi l'uso dei dispositivi indossabili per produrre rumore a banda larga utile a mascherare l'acufene. Vernon ha evidenziato che il livello del rumore dovrebbe essere sotto il diretto controllo del paziente. Sebbene, nei primi anni, sia stato usato spesso il mascheramento totale, la nostra esperienza ci ha insegnato che questo approccio per molti pazienti risulta essere troppo forte, pertanto si utilizza un rumore che non mascheri completamente l'acufene, optando per il "mascheramento parziale". Si parla di mascheramento parziale anche quando il livello del suono è simile all'entità dell'acufene. Negli ultimi cinque anni sono stati immessi sul mercato diversi nuovi dispositivi portatili per i pazienti acufenici. I suoni generati possono essere soft, musica di sottofondo o rumore modellato e raggiungere complessi tonali elaborati e modulati. Ogni paziente ha le sue preferenze individuali. Molti, ormai, acquistano e traggono benefici da questi dispositivi di terapia sonora. Molti pazienti acufenici presentano anche iperacusia, ovvero una aumentata sensibilità nei confronti della loudness. Essi cioè percepiscono i suoni normalmente forti con una intensità ancora maggiore. In questi casi è consigliabile l’esposizione controllata a suoni di bassa intensità, prolungata per diverse settimane o mesi. Oggi come avete potuto constatare, insieme alla diagnostica ed all’applicazione di apparecchi acustici i centri specializzati erogano anche servizi mirati al trattamento dell’acufene.
#CHIROPRATICA
La disfunzione dell’articolazione sacro-iliaca Dottoressa
Barbara Martino Laureata in chiropratica all’Anglo-European College of Chiropractic in Bournemouth (Inghilterra), membro dell’A.I.C. Tutti i giorni dalle 12.00 alle 16.00 349.1381175 http://bit.ly/1ddlb6M
e dal basso e soprattutto, trasmettono il peso del corpo agli arti inferiori e viceversa. Questa funzione è realizzata in modo diverso a seconda della postura assunta dal soggetto. Inoltre, il bacino è il fulcro da cui inizia la deambulazione e grazie ai suoi assestamenti direziona e orienta tutto l’arto inferiore. Il movimento principale dell’articolazione sacroiliaca è costituito da un rotazione del sacro rispetto all’ilio attorno ad un asse trasversale che passa a livello di S2 definito come nutazione o contronutazione. Questo movimento combinato noto come antiversione e retroversione del bacino è garantita dall'intervento attivo dei diversi gruppi muscolari. L’articolazione sacro-iliaca, infatti, necessità di un’attività muscolare per mantenersi stabile. Se i muscoli non lavorano correttamente si sviluppano squilibri nell'azione dei vari gruppi muscolari e l’articolazione diviene instabile e dolente. Quando l’articolazione sacro-iliaca è irritata o infiamata si avverte un dolore nella zona bassa della schiena e nelle gambe.
Cause della disfunzione sacroiliaca
Il bacino è costituito da quattro ossa: le due ali iliache, il sacro ed il coccige; quello femminile è più largo e possiede un arco pubico più accentuato. Queste strutture sono stabilizzate da legamenti che sono molto resistenti: il legamento ileo-lombare, quello sacro tuberoso e quello sacro spinoso. Le quattro ossa sopra menzionate sono formate da quattro articolazioni: due articolazioni sacro iliache sinoviali, la sinfisi pubica e l'articolazione sacro coccigea. Il bacino, e le articolazioni sacroiliache (SI) possono definirsi il fulcro di ogni posizione assunta dal corpo sotto l'azione della forza di gravità. Sono infatti il punto di massimo assorbimento delle forze provenienti dall’alto
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L'articolazioni SI diventano dolorose a causa di alterazioni nel normale movimento delle articolazioni. Quest'utlime possono essere divise in quattro categorie: Lesioni traumatiche: queste sono causate da un trauma diretto e si distinguono in: lesioni di tipo sacro-iliache, che derivano da un problema di origine lombare (per esempio causati da movimento di flessione, inclinazione laterale e rotazione controlaterale) e lesioni di tipo ileo-sacrali, che invece sono causate dall'arto inferiore (esempio in caso di caduta a terra su ginocchio flesso o mancato calcio al pallone). Questi tipi di lesioni, di solito, danneggiano i legamenti che supportano l'articolazione sacroiliaca, allungandoli eccessivamente con conseuente spasmo nei muscoli che supportano la schiena e il bacino.
#CHIROPRATICA
Alterazioni biomeccaniche: i problemi biomeccanici più comuni che favoriscono la disfunzione sacro-iliaca sono: - discrepanza delle lunghezze delle gambe - overpronazione - torsione unilaterale del bacino - squilibrio muscolare dei muscoli che interessano il bacino. Inoltre due tipi di modifiche del movimento normale possono causare problemi biomeccanici all’articolazione: - troppo movimento (iper-mobilità) - troppo poco movimento (ipo-mobilità) Cambiamenti ormonali: questi si riferiscono per lo più ai cambiamenti ormonali durante la gravidanza. In preparazione del parto, infatti, i legamenti del bacino aumentano di lassità. Questo, insieme all’aumento di peso, comporta sforzo maggiore sulla spima e di conseguenza dolore nella zona del bacino. Malattie articolari infiammatorie: ci sono molti disturbi che colpiscono le articolazioni del corpo che possono anche causare l'infiammazione delle articolazioni SI. Questi includono: - Gotta - Artrite reumatoide - Psoriasi - Spondilite anchilosante
Sintomi delle disfunzione sacroiliaca Il dolore associato con la disfunzione dell'articolazione sacro-iliaca si presenta più comunemente nelle natiche e nella parte bassa della schiena. Può anche interessare le gambe, l'inguine e pesino i piedi. Il dolore può essere aggravato da: - Stare in piedi per lungo tempo - Sostenere il peso corporeo più su una gamba rispetto all'altra - Salire le scale - Correre - Posture scorrette A seconda della gravità del dolore, la disfunzione sacro-iliaca può rendere difficile: - Rigirarsi nel letto - Mettere le scarpe e le calze - Dolore nel mettere le gambe dentro e fuori dalla macchina È probabile che si avverta dolere a un lato della parte bassa della schiena durante la guida su lunghe distanze. Inoltre, il paziente avvertirà rigidità nella parte bassa della schiena nel momento di alzarsi dopo essere stati seduti per lunghi periodi e la mattina quando si alza dal letto.
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Esami Diagnostici Il primo passo nella diagnosi è ottenere una storia completa del dolore e un esame fisico effettuato da un medico. Il medico farà domande per determinare se ci sono dei disturbi di fondo che potrebbero essere la causa del dolore del paziente. Questo può anche aiutare a differenziare il dolore proveniente dalle articolazioni SI, colonna lombare, o bacino. Gli esami strumentali piu’ comunementi usati sono le radiografie, la TAC (che dà uno sguardo più dettagliato alle giunture e alle ossa) e la risonanza magnetica (che fornisce una migliore valutazione dei tessuti molli, compresi i muscoli e legamenti). Una tomografia computerizzata (CAT o CT) può anche aiutare nella diagnosi.
Trattamento Il trattamento chiropratico normalmente aiuta a ridurre il dolore più veloce, ma è importante ricordare che i legamenti non possono essere completamente guariti, anche se il dolore si è placato. Ci sono tre fasi del trattamento, ciascuno con obiettivi specifici da conseguire prima di passare al successivo. Questi sono: - La fase iniziale, durante la fase acuta, ha come scopo quello di diminuire il dolore e l'infiammazione attraverso la correzione e lo sblocco delle articolazioni della schiena e del bacino. - La seconda fase, la fase di stabilizzazione, è mirata alla stabilizzazzione del problema attraverso l’introduzione di esercizi di riabilitazione per rafforzare i muscoli e i legamenti del bacino. - La terza fase, denominata fase di manutenzione, si focalizza sulla rieducazione posturale, volta a ristabilire una corretta corrispondenza tra rachide lombare e bacino, e il ritorno alle normali attività della vita quotidiana.
#ANESTESISTA
L'Ipnosi L’Ipnosi è una procedura durante la quale un medico o uno psicologo suggerisce che il paziente faccia esperienza di cambiamenti nelle sensazioni, percezioni, pensieri o comportamenti
Dottor
Antonio Coppola Medico, pediatra, rianimatore, anestesista specializzato nella terapia del dolore 338.1705569
La Psicoterapia Ipnotica Il termine ipnosi suscita risposte diverse nelle persone; alcuni sono ancora legati al concetto di ipnosi come tecnica direttiva, dove l’ipnotizzatore esercita un potere suggestivo sul paziente che subisce passivamente quello che viene comandato. La televisione e alcuni ciarlatani hanno contribuito nel creare nell’immaginario comune l’idea dell’ipnosi come quella di un qualcosa di teatrale dove si ipnotizza la persona con un pendolo o con la frase “a me gli occhi” tornando così a concezioni e stereotipi vecchi di secoli.
Definizione di ipnosi La definizione di ipnosi è invece la seguente: Ipnosi: definizione dell'American Psychological Association Ipnosi, Ipnoterapia (adattata dalla definizione di Ipnosi dell’american psychological association - Division 30 Psychological Hypnosis)
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L’Ipnosi è una procedura durante la quale un medico o uno psicologo suggerisce che il paziente faccia esperienza di cambiamenti nelle sensazioni, percezioni, pensieri o comportamenti; tali cambiamenti vengono usati dal sanitario nel trattamento psicoterapico per problemi psichici, oltre che nel trattamento del dolore e di molti problemi psicologici che emergono in campo medico e odontoiatrico. Il contesto ipnotico è generalmente stabilito mediante una procedura di induzione che può essere fatta con tecniche dirette ("convenzionali" o comunque esplicitate) o indirette ("conversazionali" e di utilizzazione). Le persone rispondono all’ipnosi in modi diversi. La responsivita’ influisce sulla profondità della trance raggiunta dal soggetto ma non inficia un lavoro psicoterapico svolto con il modello ipnotico.
L’ipnosi moderna Per Milton Hyland Erickson (1901-1980), il famoso psichiatra fondatore dell’ ipnosi moderna (non direttiva o Ericksoniana) l’ipnosi non è altro che una condizione naturale che si verifica spontaneamente in diversi momenti della vita quotidiana (Common everyday trance, Haley 1978) e che può essere indotta nel pieno rispetto delle esigenze e delle
#ANESTESISTA
capacità della persona. Erickson si interessò in particolare ai metodi naturalistici (senza induzione formale), che lo portarono ad utilizzare l'ipnosi in modo creativo non più cioè come una serie di rituali standard ma come un particolare stile comunicativo e una particolare "situazione comunicativa relazionale" (Jay Haley). Al di la quindi di quello che si pensa nell’immaginario comune la trance ipnotica non necessita quindi che la persona si sdrai e chiuda gli occhi ma può essere sviluppata anche in una normale “conversazione” psicoterapeutica.
Cosa succede in ipnosi? L’elemento che caratterizza lo stato ipnotico è quello di provocare un’esperienza di trance, ovvero "la perdita dell’orientamento nei confronti della realtà esterna e lo stabilirsi di un nuovo orientamento nei confronti di una realtà concettuale astratta” (Erickson, 1964). È un’esperienza comune è quella ad esempio di essere assorto in un’attività (leggere un libro, guardare un film, sostenere una conversazione) e distaccarsi anche se per brevi istanti dalla realtà esterna, oggettiva, per vivere una realtà interna soggettiva. Fermarsi a riflettere su di un’avvenimento e presi dalla nostra immaginazione perdersi per qualche istante nel ricordare dei particolari che non ricordavamo di sapere, ed accorgersi che magari è passato molto tempo mentre noi pensavamo fossero passati solo alcuni minuti.
da parte di uno psicologo/psicoterapeuta diventa utile nel momento in cui l’esperienza di modificazione di coscienza viene associata ad una procedura psicoterapeutica altrimenti non produce alcune risultato. Quando lo stato ipnotico viene indotto da un terapeuta per aiutare la persona a risolvere un problema, l’obiettivo è aiutare la persona a sperimentare nuovi modi di sentire, pensare, agire rispetto alla situazione che ha presentato e che aiutino concretamente la persona a risolvere i problemi che ha presentato. In altre parole l’ipnosi non è un fine ma un mezzo attraverso il quale aiutare la persona ad uscire dalla “modalità disfunzionale” con la quale ha creato una problema (es. fobie, attacchi di panico, disturbi d’ansia) e dalla quale razionalmente o con la sola forza di volontà non riesce ad uscire. Un esempio molto chiaro è quello della persona che ha sviluppato una specifica fobia, ad esempio nei luoghi affollati o per un animale, e per quanto sappia razionalmente che non ci sia un pericolo concreto, inconsapevolmente prova paura ogni volta che vede lo stimolo fobico, una paura così invalidante da non riuscire a comportarsi diversamente. L’utilizzo della trance ipnotica in un contesto terapeutico aiuta la persona a sviluppare un diverso stato di coscienza che la renda capace di modificare le proprie reazioni.
“Perché l’ipnosi risulti efficace deve essere usata in maniera strategica”
Nuovi modelli di ipnosi ericksoniana L'ipnosi è terapeutica? NO! Se la trance ipnotica è un’esperienza comune, in sé la sola ipnosi non ha effetti terapeutici. L’utilizzo che uno psicologo fa della trance ipnotica che instaura con il paziente, può avere degli effetti terapeutici a patto che vi sia un accordo tra paziente e terapeuta nell’utilizzo dell’ipnosi stessa. In questa nuova concezione della trance ,”il soggetto riesce ad abbandonare le proprie resistenze per collaborare alla terapia soltanto quando si sente riconosciuto nella sua identità e nelle sue necessità personali” (Erickson). Ecco l’importanza di affidarsi ad uno psicologo/ psicoterapeuta; se di fatti l’esperienza di trance ipnotica è qualcosa che spontaneamente produciamo, l’utilizzo della trance terapeutica
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“Perché l’ipnosi risulti efficace deve essere usata in maniera strategica” diceva Haley, allievo e collaboratore di Erickson. Al di la delle tecniche induttive, delle prescrizioni paradossali, delle tecniche codificate dalla programmazione neuro linguistica e dagli approcci derivati dal lavoro di Erickson, l'Ipnosi Strategica utilizza una serie di procedure prima ancora di iniziare le procedure di induzione, che semplificano e tolgono un pò di quella "sontuosa impalcatura" che avvolge di mistero l'ipnosi, portandola nella sua applicazione alla massima semplicità. Il fine dell’ipnosi strategica è quello di utilizzare abilmente l’ipnosi al fine di “indirizzare l’altra persona, verso un cambiamento spontaneo.”
#NEUROPSICOMOTRICISTA
Mutismo selettivo Dottoressa
Daniela Caiafa Laureata in Neuropsicomotricità dell’età evolutiva, presso l’Università di Napoli Federico II Lunedì e Sabato dalle 9.00 alle 13.00 347.5477785 http://bit.ly/1bjyYJp
Il mutismo selettivo è una patologia ancora poco conosciuta in Italia, nonostante sia stata scoperta alla fine dell’800, gli studi e la ricerca su quest’argomento sono stati trascurati. Cos’è il mutismo selettivo? È un disturbo complesso legato all’ansia sociale, caratterizzato dall’ impossibilità per un bambino di esprimersi e comunicare in modo tranquillo in alcuni contesti sociali, principalmente a scuola. D’altra parte però, questi bambini riescono a parlare normalmente in situazioni in cui si sentono sereni. Il mutismo selettivo è una vera e propria ansia da comunicazione. Il grado di ansia del bambino in una situazione, determina la sua capacità a comunicare in quel momento. Più sarà rilassato e più riuscirà a comunicare. Meno sarà rilassato e più intuirà l’aspettativa da parte degli altri che lui parli, più sarà difficile per lui comunicare. L’aspettativa genera un aumento dell’ansia. È stata creata una scala di valutazione per definire la capacità di comunicazione del bambino, che può collocare il disturbo del bambino in base al livello d’ansia. La scala di comunicazione SM-SCCS si suddivide in 3 livelli: ♦ Livello 0 assenza di comunicazione; ♦ Livello 1 comunicazione non verbale che si suddivide in: 1.A = risponde indicando con il dito, 1.B = prende l’iniziativa
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♦ Livello2 comunicazione verbale 2.A = reagisce producendo dei suoni 2.B = inizia lo scambio attirando l’attenzione di un’altra persona. Per poter ottenere dei miglioramenti i primi obiettivi da raggiungere sono: ♦ Far capire il problema al bambino ♦ Far accettare il problema ♦ Valutarlo insieme Bisogna creare una scala per valutare il grado d’ansia che crea una situazione sociale. La valutazione va da 3 a 0. 3 la cosa per lui è spaventosa \ difficile, man mano che si scende 2,1,0, il compito è sempre più facile. Un’altra strategia è quella di non focalizzare l’attenzione sulla parola parlare così si riduce l’aspettativa, e anche perché il bambino da un valore negativo a questo termine utilizzato tantissimo e che gli provoca ansia. Questi bambini, di base ansiosi, hanno bisogno di più tempo per sentirsi a suo agio e adattarsi alla nuova situazione. Quindi qualsiasi cosa deve fare si deve preparare con anticipo. Bisogna far in modo di ridurre le aspettative perché il solo dire “buon giorno”, “ciao” richiede sforzo e tempo. Il bambino con M.S. non si comporta così perché vuole attirare l’attenzione, o per avere il controllo sui familiari, ma attraverso il mutismo controlla la situazione. Non lo fa per vendicarsi ma è in uno stato d’ansia e ha difficoltà a gestire le emozioni. Per facilitare il bambino bisogna assicurare: ordine, routine e coerenza. Per aiutare i bambini affetti da questa patologia si devono definire degli obiettivi, alcuni stabiliti con i bambini stessi, altri, invece, non detti: cioè decisi dai genitori, insegnanti, terapeuta. Sono strategie con lo scopo di aiutarlo a progredire. È consigliabile definire gli obiettivi “giochi”: in questo modo, associando il gioco al divertimento, i bambini non si sentono minacciati da questo approccio. Gli obiettivi concordati con il bambino stabiliscono la sequenza logica delle tappe nel trattamento. I bambini si sentono più
sicuri “controllando” le procedure terapeutiche. Una tecnica può essere l’uso della tabella con adesivi o semplici crocette come rinforzo positivo, premiando il bambino stimolano il raggiungimento degli obiettivi attraverso una leggera sollecitazione. Per alcuni bambini un adesivo è sufficiente a compiacerli. Però può essere più efficace dare un privilegio, che sono qualcosa di tangibile e di reale. Ogni 5\10 adesivi raccolti il bambino riceve un privilegio o un premio, andare a dormire più tardi, invitare un amico a casa ecc… il rinforzo positivo è un metodo che permette al bambino di sentirsi bene, di ricevere un riconoscimento per un lavoro effettuato, ed è un modo per incoraggiarlo a raggiungere i suoi obiettivi. Un altro aiuto può arrivare dall’intermediario verbale può essere: una persona, un peluche, un pupazzo, che può aiutare a trasferire la parola in un certo ambiente. I bambini che hanno istaurato una relazione serena con una o più coetanei, il sussurrare o il parlare con loro può comparire spontaneamente, dopo un certo periodo. Questo passaggio permette l’estendersi della verbalizzazione anche ad altri. Anche a scuola si possono adottare della strategie per aiutare a creare una buona
Il mutismo selettivo è un disturbo legato all’ansia sociale, che impedisce ad un bambino di esprimersi in alcuni contesti sociali come la scuola relazione con la maestra. Per esempio permettere alla mamma di trascorrere del tempo nella classe con il figlio e la maestra prima dell’arrivo dei bambini, durante questi momenti non è necessario che il bambino interagisca con la maestra, può stare con la mamma attribuendo così un valore meno ansiogeno a quel luogo. Così da disimparare dei comportamenti (non parlare a scuola). Per la valutazione del bambino si può registrare la lettura e poi ascoltarla in classe, se d’accordo. Il lavoro con questi bambini è lungo e c’è bisogno di collaborazione da parte di tutti, ma non dimentichiamo che sono bambini che soffrono e con loro anche le famiglie. Ma tutti insieme possono aiutare questi bambini a liberarsi dalla paura, e farsi una vita normale.
#alimentazione
Broccoli salva prostata Un contorno per la tua bistecca? I broccoli: i migliori alleati per prevenire e combattere il cancro alla ghiandola prostatica. Questi ortaggi contengono una molecola, il sulforafano, in grado di riconoscere le cellule tumorali e attaccarle, lasciando intatte le altre. Fonte: Molecular Nutrition and Food Research
Con l'olio d'oliva la frittura è migliore Per i tuoi fritti usa l'olio d'oliva o di girasole. Questi due tipi di grassi vegetali riducono il rischio di sviluppare malattie coronariche, secondo uno studio su oltre 40mila persone dell'Università Autonoma di Madrid. Questo non significa che si possa esagerare con la frittura, né che non si debba prestare attenzione alla modalità di questa cottura. "Conviene preparare alimenti che richiedono tempi brevi di frittura, come le verdure tagliate sottili", spiega Giovanni Merone, nutrizionista dell'Università La Sapienza di Roma, "perchè per più tempo si frigge, più aumentano i prodotti di degradazione dell'olio. Altra regola fondamentale: mai utilizzare lo stesso olio per più fritture. Fonte: OK Salute
Il pomodoro abbassa il colesterolo Aumentare il consumo di pomodoro aiuta a stabilizzare i livelli di colesterolo. Lo dimostra una ricerca condotta dall'Harvard Medical School di Boston su 27.261 donne dai 45 anni in su. Le volontarie, che durante l'esperimento hanno mangiato almeno dieci porzioni alla settimana di pomodoro, anche sotto forma di pizza, salsa e succo, hanno registrato livelli di colesterolo totale inferiori, e un aumento del colesterolo HDL (quello buono), rispetto alle donne di pari età che hanno consumato meno di due porzioni alla settimana. Il motivo è la presenza nei pomodori del licopene, l'antiossidante di cui sono state dimostrate anche proprietà antitumorali. Fonte: Journal of Nutrition
#NUTRIZIONISTA
La Dieta Mediterranea Dottoressa
Francesca Maresca Laureata in Dietistica presso l’Università di Napoli Federico II. Martedì e Giovedì dalle 15.00 alle 16.30 334.2258132 http://bit.ly/19ubheb
Si parla spesso di “dieta mediterranea”, anche se il termine “dieta” è improprio, poiché più che di un vero e proprio programma dietetico, si tratta di uno stile alimentare fatto di regole e di abitudini ispirate alla tradizione mediterranea. Alcuni princìpi della dieta mediterranea rappresentano tuttora la miglior difesa contro malattie come aterosclerosi,
ipertensione, infarto del miocardio, ictus, diabete e disturbi della motilità intestinale. La dieta, a base di pane, pasta (meglio ancora se integrali), verdure, pesce, olio di oliva e frutta, fornisce proteine, lipidi e zuccheri ad alto valore nutritivo, a basso contenuto di colesterolo, lipidi saturi e zuccheri semplici; è ricca di vitamine, sali minerali e fibre non digeribili. La dieta mediterranea è incentrata soprattutto sulla corretta scelta degli alimenti, mentre l'aspetto calorico gioca un ruolo di secondo piano. Ad un uomo adulto occorrerebbero ogni giorno circa 2500 calorie di cui il 50% dovrebbe provenire da carboidrati, il 30% da lipidi e solo il 20% da proteine. Scopri i princìpi più importanti della dieta mediterranea in 10 punti:
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#NUTRIZIONISTA
Cosa va evitato e cosa è consentito:
NO
Cibi grassi, burro, strutto, panna, fritti, merendine, snack, margarine, patatine fritte in busta, bevande dolci, insaccati, formaggi stagionati, cibi in scatola, dadi da brodo, estratti di carne e salse pronte.
SI
Pane, pasta riso e cereali integrali, legumi, frutta, verdure, olio extra-vergine d’oliva, latte, formaggi magri, carni magre, pesce, uova (non più di 4 a settimana), biscotti secchi, torte non farcite, aromi, spezie, aceto, succo di limone, acqua (almeno 1,5/2 litri al giorno), vino e birra (con moderazione).
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1.
CONTROLLA REGOLARMENTE IL TUO PESO E MANTIENITI ATTIVO. Abituati a muoverti un po’; un buon esercizio fisico è fare una passeggiata quotidiana di almeno 30 minuti a passo svelto. Evita le diete squilibrate: possono essere molto dannose per la tua salute (una buona dieta deve sempre essere equilibrata).
2.
CONSUMA PIÙ CREREALI, LEGUMI, ORTAGGI E FRUTTA. ♦ Assumi regolarmente alimenti ricchi di amido, preferendo quelli integrali. Il consumo moderato di questi cibi contribuisce ad aumentare il senso di sazietà e ad evitare pericolosi “picchi di fame” ♦ Consuma una porzione di legumi, sia freschi che secchi, almeno 2-3 volte Ia settimana. ♦ Consuma tutti i giorni 5 porzioni tra frutta fresca e ortaggi.
5.
ZUCCHERI, DOLCI E BEVANDE ZUCCHERATE: NEI GIUSTI LIMITI. ♦ Modera il consumo e Ia frequenza di alimenti e bevande dolci nella giornata, per non superare Ia quota di zuccheri consentita.
6.
BEVI OGNI GIORNO ACQUA IN ABBONDANZA. ♦ Bevi costantemente e in piccole quantità, almeno 1,5/2 litri di acqua al giorno. ♦ Non è vero che non bisogna bere durante i pasti: un’adeguata quantità d’acqua è utile a favorire i processi digestivi.
7.
IL SALE? MEGLIO POCO. ♦ Limita progressivamente l’uso di sale a tavola e nella preparazione dei cibi e sostituiscilo con spezie e aromi.
3.
8.
4.
9.
RIDUCI IL CONSUMO DEl GRASSI. ♦ Non eccedere nella quantità di grassi ed oli da condimento. ♦ Limita soprattutto il consumo da condimento di origine animale, preferendo condimenti di origine vegetale, in particolare olio extravergine di oliva. ♦ Se consumi tanto latte, scegli quello parzialmente scremato, che mantiene comunque inalterato il suo apporto di calcio. PROTEINE: SCEGLI LA QUALITA’, RIDUCI LE QUANTITA’. ♦ Tra le carni, preferisci quelle magre, eliminando pelle e grasso visibile prima della cottura. ♦ Consuma pesce almeno 2-3 volta a settimana. ♦ Consuma non più di 4 uova a settimana, distribuite in giorni diversi.
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ALCOL: SE “SI’”, SEMPRE CON MODERAZIONE. ♦ Se desideri consumare bevande alcoliche, fallo con moderazione, preferibilmente durante i pasti o immediatamente prima o dopo mangiato. ♦ Tra le bevande alcoliche, preferisci vino e birra, limitando Ia quantità giornaliera ad un massimo di 3 bicchieri per I’uomo e 2 per Ia donna. ♦ Non sottovalutare che l’alcol apporta pari calorie degli zuccheri e ha un effetto fortemente disidratante.
VARIA SPESSO LE TUE SCELTE A TAVOLA. ♦ Abbi cura di variare il più possibile la sc tra i diversi gruppi di alimenti.
10.
LA SICUREZZA DEl TUOI CIBI DIPENDE ANCHE DA TE. ♦ Leggi sempre le etichette, segui le corrette norme di scongelamento degli alimenti e conserva i diversi alimenti separatamente.
#VEGANI
articolo tratto dal web, fonte: http://www.vegfacile.info
Le citazioni di alcuni fra i tanti vegetariani e vegani famosi Paul McCartney "Se si vuole salvare il pianeta, tutto quel che si deve fare è smettere di mangiare carne. Questa è la singola azione piu' importante che potete compiere. È stupefacente, se ci si sofferma a pensarci! La scelta vegetariana aiuta a combattere così tante cose: la devastazione dell'ambiente, la fame nel mondo, la crudeltà”.
Red Ronnie "L'unico problema che i bambini vegani hanno è che non si ammalano e questo è un dramma per le industrie farmaceutiche. Io ho due figlie, le ho cresciute senza proteine animali, mia madre mi criticava ma loro non si ammalavano mai, a differenza delle figlie di mio fratello. Quanto a me, non prendo un antibiotico da 15 anni".
Margherita Hack "A quei medici che dicono che un bambino non può crescere senza carne, dico che io non ho MAI mangiato carne, perché quando sono nata i miei genitori erano già vegetariani. Eppure sono stata campione di salto in alto e lungo, e ora a 79 anni faccio 100 km in bicicletta, gioco a pallavolo e non ho mai avuto malattie serie" (Dichiarazione di Margherita Hack del febbraio 2001)
James Cromwell "Nelle cosiddette fattorie, oggi gli animali vengono trattati come merce in un magazzino, tagliano loro il becco e i genitali senza anestesia, infliggono loro ustioni di terzo grado per marcarli, e tutta una serie di altri maltrattamenti che, se fossero fatti su cani o gatti, sarebbero illegali e considerati pura crudeltà".
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Umberto Veronesi "La carne non è indispensabile alla nostra alimentazione, nemmeno durante lo svezzamento: le proteine necessarie al nostro organismo, oltre che nella carne e nei cibi di origine animale, si trovano anche in molti vegetali, come i legumi. È dunque possibile trarre dal mondo vegetale una dieta ricca e variata capace di fornirci vitamine, proteine, zuccheri e grassi vegetali in modo completo e calibrato. [...] Esistono poi prove scientifiche che questi alimenti, se consumati in quantità sufficiente, permettono anche di evitare alcune carenze e rinforzano la resistenza contro le malattie infettive. I vegetariani, in genere, hanno non soltanto una vita più lunga dei carnivori, ma evitano malattie croniche invalidanti".
Joaquin Phoenix "Rispettare i diritti degli animali fa parte della mia vita di tutti i giorni. Quando vivi dando l'esempio, crei un certo livello di consapevolezza. Alcuni miei amici - persone con cui non ho mai discusso di diritti animali o di scelta vegetariana - stanno diventando vegetariani perche' vedono il mio comportamento".
#FOODCROSSING
Anna Maione Esperta in comunicazione multimediale dell'enogastronomia http://bit.ly/1fbD77f
Vuoi che la tua ricetta della tradizione venga pubblicata sulla bacheca di Food Crossing? Inviala a redazione@centopercentofitness.it
A me piace riccia! La sfogliatella è un dolce ricco di tradizione che custodisce al suo interno i segreti di una lontana e magica storia. Tipica della pasticceria campana, la sfogliatella nasce nel XVIII secolo nel convento di Santa Rosa da Lima, sulla costiera amalfitana, fra Furore e Conca dei Marini. In quel sacro luogo le suore di clausura dedicavano gran parte del proprio tempo, oltre che alla preghiera e alla contemplazione della natura, anche alla cura dell’orto (essere autosufficienti significava ridurre al minimo i contatti con quel mondo esterno sempre ricco di occasioni per peccare!) e alla cucina. La sfogliatella nasce quasi per caso: la leggenda narra che un giorno la suora addetta alla cucina si accorse che era avanzata un po’ di semola cotta nel latte. Ebbe quindi l’idea di aggiungere un po’ di
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frutta secca, zucchero e limoncello sistemando la farcia tra due sfoglie ammorbidite con lo strutto, il principale grasso della Costiera sino al moderno arrivo dell’olio d’oliva, e un po’ di vino bianco dando al dolce la forma di un cappuccio di monaco, ripose poi il tutto nel forno. Il dolce riscosse molto successo tra le suore e gli abitanti delle zone vicine al convento e prese il nome di Santarosa in onore della santa a cui era dedicato il monastero, fino a quando, nel 1818, Pasquale Pintauro, titolare di una osteria a via Toledo, di fronte a Santa Brigida, entrò in possesso della ricetta segreta della Santarosa. In breve tempo Pintauro convertì la sua osteria in pasticceria e modificò leggermente la
ricetta del dolce adeguandolo ai gusti del tempo (trasformò la protuberanza a forma di cappuccio in una conchiglia dallo stile rococò); diede quindi vita all’attuale sfogliatella. La sfogliatella può essere riccia o frolla. Come si spiega bene in queste strofe. So’ doje sore: ‘a riccia e a frolla. Miez’a strada, fann’a folla. Chella riccia è chiù sciarmante: veste d’oro, ed è croccante, caura, doce e profumata. L’ata, 'a frolla, è na pupata. E’ chiù tonna, e chiù modesta, ma si’ a guarde, è già na festa! Quann’e ncontre ncopp’o corso t’e vulesse magnà a muorze. E sti ssore accussì belle sai chi so’? So’ ‘e sfugliatelle! Ed ecco quindi per la rubrica FoodCrossing di questo mese la ricetta di un dolce simbolo della pasticceria napoletana (nella sua variante riccia).
La Sfogliatella riccia Ingredienti per 6 porzioni: ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦ ♦
400 g di Farina tipo 00 250 g di Ricotta, 200 g di Zucchero a velo: 150 g di Semolino: 150 g di Canditi misti 50 g di Zucchero semolato: 170 g di Burro 1 uovo e 2 tuorli essenza di vaniglia eannella in polvere sale q.b.
Postare la farina in una capace ciotola, incorporare 100 g di burro, lo zucchero semolato, un pizzico di sale e la poca acqua sufficiente a ottenere un impasto sodo ed elastico che, datagli la forma di una palla, dovrà riposare coperto per un'ora al fresco. Bollire in una casseruola mezzo litro circa d'acqua leggermente salata, versarvi il semolino a pioggia: ripreso il bollore, mantenerlo 5 minuti, rimescolando. Tolto il semolino dal fuoco, farlo freddare e trasferirlo in una terrina: incorporare la ricotta, 150 g di zucchero a velo, un uovo, i canditi sminuzzati, una goccia d'essenza e
un'idea di cannella. Lasciar riposare il composto in frigorifero, coperto da un tovagliolo. Liquefare 50 g di burro. Stendere la pasta sulla spianatoia infarinata: la sfoglia dovrà essere più sottile possibile e di forma rettangolare: tagliarla in 4 pezzi di eguali dimensioni, spennellarli di burro e sovrapporli. Lasciar riposare mezz'ora. Arrotolare strettamente le sfoglie sovrapposte, rifilare le estremità del rotolo e tagliarlo a fette larghe 1 cm circa. Poggiata orizzontalmente una fetta sulla spianatoia, spianarla delicatamente con il matterello, agendo da centro verso sinistra in alto, quindi dal centro verso destra in basso. Si otterrà una larga losanga al centro della quale bisognerà depositare un poco di ripieno. Piegarlla in due, facendo aderire i bordi e sigillandoli: adagiare la sfogliatella su una teglia da forno imburrata. Acceso il forno, regolare il termostato 200° C. Ripetere sino a esaurimento: spennellare le sfogliatelle di tuorlo sbattuto e cuocerle per 20 minuti; abbassato il termostato a 180°C, portarlo a 160° C dopo altri 20 minuti cuocere altri 10 minuti. Servire le sfogliatelle calde cosparse dello zucchero a velo residuo. Buon Appetito!
#fitness Impara a sapere quanto sport fare alla tua età
Camminare all'aperto allunga la vita Camminare fa bene, lo dicono migliaia di ricerche scientifiche. Ora però uno studio italiano spiega che per vivere a lungo non basta muovere le gambe, ma che bisogna farlo preferibilmente all'aria aperta, specie quando si è avanti con gli anni. I ricercatori dell'unità di epidemiologia dell'Istituto dermopatico dell'Immacolata a Roma hanno tenuto sotto osservazione per dieci anni 152 anziani. Ebbene, è sana l'abitudine di fare una passeggiata fuori casa: chi lo fa per quattro giorni alla settimana vede ridursi di circa il 40% il rischio di morte rispetto agli anziani che non camminano. Fonte: Maturitas Journal
L'attività fisica fa bene a tutti. Ecco le linee guida dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per fasce d'età. Dai 5 ai 7 anni. Almeno un'ora al giorno di attività fisica moderata o intensa più attività aerobica come corsa, bici e nuoto almeno tre volte alla settimana, per rafforzare muscoli e ossa. Dai 18 ai 64 anni. Almeno due ore e mezza di attività aerobica mediamente intensa a settimana o almeno 75 minuti di attività aerobica molto intensa oppure combina le due cose; l'attività aerobica dev'essere suddivisa in periodi di tempo continui della durata minima di dieci minuti. Dai 65 anni in su. Pratica un'attività fisica adeguata al tuo stato di salute almeno tre volte alla settimana per migliorare l'equilibrio e ridurre il rischio di cadute. Fonte: OK Salute
Gli ultracinquantenni magri sono più virili Un motivo in piu per continuare a fare sport dopo i 50 anni è che, oltre a tenere sotto controllo il peso, si rallenta il calo, fisiologico con l'avanzare dell'età, del testosterone, l'ormone sessuale maschile per eccellenza. Il consiglio arriva dal meeting annuale dell'Endocrine Society, in cui i ricercatori dell'University Hospital di St. Vincent di Dublin hanno presentato i risultati di un loro studio condotto su quasi 900 uomini (54 anni l'età media) con sintomi di prediabete (una condizione che favorisce il calo di testosterone). Quelli, fra loro, che hanno seguiti un programma di 20 minuti quotidiani di attività fisica, abbinati a una dieta equilibrata con pochi grassi e calorie, hanno perso dopo un anno quasi otto chili e incrementato di circa il 10% il loro livello di testosterone, a differenza del gruppo sedentario.
Riscaldati, ma non troppo
Fonte: Endocrine Society
Fonte: Men's Health
Uno studio condotto in Tunisia rivela che scaldare troppo i muscoli può rovinare lo sprint. Gli atleti che hanno fatto 3 serie di esercizi di stretching dinamici come i calci all'indietro, hanno effettuato scatti più leti di chi ha fatto 1 o 2 serie. Più di 10 minuti di attività dinamica causano un accumulo di acido lattico nei muscoli, rallentando lo sprint.
#FITNESS
Donne in palestra e la paura dei muscoli Mariano Russo Laureato in scienze motorie Responsabile Tecnico Palestra Futura 388.3542023 http://bit.ly/1ndgCCC
Quante volte gli istruttori o i personal trainer, quando si presentano le donne in palestra, si confrontano col timore tutto femminile di ingrossare troppo? Ho perso ormai da qualche anno il conto di quante donne mi hanno detto: "si però... senza esagerare, non voglio mica ingrossarmi", oppure "quegli esercizi li ho saltati perchè non voglio mica diventare un uomo...", ed ancora "...tutto quel peso, sarai mica matto?!?". Frasi simili si sentono dire continuamente perchè le donne (non tutte) in palestra hanno paura di perdere l'armoniosità del loro corpo apparendo troppo muscolare. Come bisogna comportarli allora, per convincere le signore a non aver paura dei carichi? Occorre innanzitutto credere ai benefici legati all'aumento della massa magra e a come questo processo possa incrementare la tonicità del muscolo, che non significa necessariamente "ingrossare". A tal proposito è bene precisare che aumentare il volume muscolare non è un evento così facile per il sesso femminile. Intanto dobbiamo rilevare che è fisiologicamente impossibile, per una donna, avere un aumento della massa magra pari all'uomo, perchè la secrezione di testosterone è nettamente inferiore (non fatevi ingannare da certe donne body-builder che si vedono in TV...quella è un'altra storia). È noto infatti che la secrezione di testosterone nelle donne è di 20 volte inferiore rispetto a quello maschile. È stato dimostrato che per l'uomo, nelle ore successive a un workout intenso basato sull'utilizzo di carichi pesanti, avviene un significativo aumento della
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secrezione di testosterone, che non avviene nelle donne le quali non hanno mostrato alcun cambiamento rilevante. Diverso il discorso riguardante l'ormone della crescita (GH). Un allenamento prolungato con i pesi (come i set a scalare), per le donne di tutte le età, aumenta la secrezione di tale ormone che aiuterà a sviluppare il muscolo, ma ha un effetto molto maggiore sulla combustione dei grassi, in quanto una tecnica di questo tipo crea un accumulo di acido lattivo, che stimola, appunto, la produzione di GH. Esiste una convinzione dura a morire, sull'opportunità di raggiungere un miglioramento del tono muscolare grazie all'uso di pesi leggeri, lunghe serie e molto aerobico "perchè correndo si dimagrisce"... dicono. Nella realtà, un workout con carichi troppo leggeri ed un numero di ripetizioni elevate, equivale - più o meno - a una variazione di un allenamento aerobico prolungato. Questo può avere effetti contrari, aumentando il cortisolo (ormone dello stress), altamente catabolico per la massa magra, producendo effetti contrari a quelli desiderati, ma ancor di più potrebbe agire negativamente sull'eventuale presenza di cellulite. La cilindrata del nostro motore, per usare un esempio classico, si riduce. Ed è questo uno dei punti focaii: molte donne non si rendono che è l'aumento della massa magra a portare a un aumento del proprio metabolismo basale, che si rileva una delle armi fondamentali contro l'aumento del grasso superfluo. Ma se proprio non si riesce a convincere la cliente a usare carichi significativi, allora potete proporre l'alternativa dell'interval training. Tale metodica è più vicina a un allenamento di durata che non a una stimolazione breve e intensa. L'allenamento intervallato avvicina a un concetto di allenamento con carichi e piuttosto che far camminare la cliente sul tapis roulant si introducono ogni tanto delle stazione di esercizio isotonico.
#FITNESS
Giuseppe Di Gregorio Titolare Non Solo Fitness 333.8441595 nonsolofitness@live.it
Il sacco da boxe Un attrezzo semplice, diventato quasi leggendario per preparare campioni, dando risultati eccellenti nella forma fisica, è il sacco da boxe. Il primo vantaggio nell’utilizzare il sacco è che aumenta la frequenza cardiaca che lo rende un ottimo esercizio aerobico. Questo aumento della frequenza cardiaca rende l’utilizzo di questo metodo per l’esercizio un ottimo modo per migliorare la vostra salute del cuore, aumenta la perdita di peso, e perdere grasso corporeo. È un sacco in pelle o vinile, che pesa tra i 20 e i 100 chili, ed è usato principalmente tra pugili per formare la potenza e migliorare la tecnica di pugilato. Colpire il sacco è fisicamente impegnativo ed è una vera prova di forza e resistenza. Per essere un pezzo di attrezzatura relativamente semplice quale è, offre molti benefici sorprendenti. Si tratti di un allenamento completo del corpo, capacità di autodifesa o per scolpire il fisico Migliora la capacità aerobica Allenarsi al sacco alla giusta intensità, sarà di grande aiuto al sistema cardio respiratorio. Il semplice atto di muoversi intorno ad esso, equivale ad un allenamento aerobico (che utilizza l’ossigeno ad una minore intensità). Tirare pugni con rabbia aggiungerà un’attività anaerobica (maggiore intensità) e l’aggiunta di carico di lavoro aumenterà quella aerobica. La maggior parte delle sessioni al sacco devono durare minimo due minuti. Migliora la potenza Il sacco è stato progettato per i pugili, per aumentare la loro potenza. Consente di concentrarsi su come usare i muscoli al massimo, per garantire che ogni pugno venga sferrato con una tecnica perfetta e con la massima forza possibile. I muscoli impegnati al
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sacco sono spalle, braccia, schiena, petto e vita. Anche le gambe vengono impiegate, per dare energia alla parte superiore del corpo. I pugni diretti, sviluppano le spalle e il torace, mentre i montanti e i ganci, la schiena e le braccia. Migliora la coordinazione Muoversi attorno al sacco mentre lo si colpisce, aiuta la coordinazione. Spostare il peso da un piede all’altro per sferrare un pugno specifico, si sviluppa la stabilità di base e, di conseguenza, la coordinazione di tutto il corpo. I pugili, con un elevato grado di esperienza al sacco, hanno una postura eccellente e si muovono con una certa grazia. Migliora la tecnica Colpendo il sacco, migliorerà la tecnica di pugilato, a condizione che tutti i pugni e ogni movimento del corpo, siano eseguiti correttamente. Gomiti e mani in alto e corpo in continuo movimento, è l’approccio di base per colpire il sacco. Naturalmente, i pugni saranno tanto più puliti e potenti, quanto più si sarà rilassati e nella posizione corretta. Aiuta la capacità di autodifesa Il sacco non può reagire, quindi perfeziona la tecnica di autodifesa. Facendo oscillare il sacco per renderlo un bersaglio mobile, sarà più difficile colpirlo. Migliora la forma Anche se colpire il sacco non equivale ad un allenamento di bodybuilding puro, scolpisce spalle, bicipiti e schiena, migliorando il fisico. Diminuisce lo stress E’ stato dimostrato recentemente che, allenarsi al sacco, aiuta a sciogliere le tensioni causate dallo stress. Consente infatti una canalizzazione delle tendenze aggressive, tramutandole in beneficio per mente e corpo.
#ARREDAMENTO
Arredamento...
Interior Designer... is
Francesco Esposito Interior Designer http://bit.ly/1kHGR26
Si! esatto! Interior Designer è... aiutare una coppia che ha deciso di mettere su casa ad interpretare e valorizzare al meglio i propri spazi... spesso frutto di grandi sacrifici... ancor di più se fatti nella nostra amata e "costosa" Costiera. Interior Designer è anche accogliere quella signora che candidamente chiede un piccolo mobile per uso scarpiera e invece ha bisogno di un immenso armadio per poter sistemare
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la propria collezione di scarpe, degna da far invidia a qualsiasi diva hollywoodiana. L'Interior Designer deve sapere che tutte le donne basse... "Pardon!" non alte, vogliono la cucina con i pensili il più alto possibile perchè non è solo questione di riscatto sociale... inoltre mai consigliare specchi a colei che ha superato la 48 di taglia sarebbe un sacrilegio. L'Interior Designer è ascoltare qualsiasi richiesta perchè anche quella più sciocca fa esperienza e si somma al necessario bagaglio culturale. Interior Designer è vivere tra i colori e consigliare i colori, immergersi nelle sfumature e parlare di cromaticità fino alla cromoterapia, intendersi di forme e di volumi e dare forma e volume ove non c'è. L'Interior Designer... è visitare insieme il vostro appartamento, il loft, il pied-à-terre, la mansarda, l'attico o il monolocale e mettere armonia e vivibilità al meglio del meglio per ogni centimetro quadrato, aggiungendo calorosità e fascino a seconda dello stile che si vuole percorrere. L'Interior Designer significa variare e variegare fino a tirar fuori l'estro che è in ogni persona rispettando e progettando ciò che è più confacente all'utente finale. L'Interior Designer deve sapere che l'armadio è spesso progettato insieme alla coppia ma è destinato a diventare solo per "Lei".... L'Interior Designer prima di consigliare un divano deve sapere per poi illustrarlo alla "Lei" di casa come si può pulire e smacchiare. L'Interior Designer sa che qualsiasi scelta fatta col marito o il fidanzato che sia non ha valore nè può averne se non prima vagliata dalla moglie o dalla futura moglie. L'Interior Designer sa che la passione per il design non ha età e chiunque può rimanere contagiato in qualsiasi momento e per qualsiasi location da allestire. Interior Designer si diventa e si cresce grazie a voi, alle vostre richieste, alle vostre esigenze, al vostro buongusto, al lifestyle che si vuole condurre e che si vuole dare ai propri spazi. Interior Designer significa "condividere" insieme a voi il progetto di casa che si vuol vivere.
#FIORISTA
Giovanni Castellano Fiorista Europeo 338.1101986
Zamioculcas Tenacia e soddisfazione all'ennesima potenza Cari pollici verdi... grigi e neri... eccomi qui a cimentarmi in un nuovo articolo... Devo dire che in tanti mi avete dato soddisfazione contattandomi via mail per nuove informazioni e ciò rende ancora più piacevole il mio scrivere... sperando di poter aiutare tutti voi a rendere il soggiorno delle vostre piante più confortevole e a darvi quelle minime nozioni che occorre sapere! Nell'articolo di questo mese vi parlo delle zamioculcas, piante verdi d'appartamento veramente resistenti. La Zamioculcas è una che non molla, la partner ideale per chi non ha tempo e forse neanche l'idea di dare accortenze ad una pianta. È probabilmente la pianta che richiede meno cure in assoluto, ma che allo stesso tempo dà grandissime soddisfazioni a chi la possiede. Ecco perché sta spopolando (in tutta Europa, in America del Nord e perfino in Oceania) ed è diventata la scelta ideale per molti consumatori. Un'amica dal carattere forte, su cui contare sempre. La si innaffia poco o occasionalmente? L'aria è secca? C'è troppa luce o troppo poca? La Zamioculcas non teme nulla. Continua a crescere imperterrita indipendentemente dalle condizioni in cui si trova, che siano quelle ideali o le peggiori. Sviluppa le sue magnifiche foglie di un lucido verde scuro una dopo l'altra, quasi come se volesse dire "io so cavarmela anche da sola”!!!!!! Dovete essere davvero fieri di questa tenace amica del regno vegetale. Non ha pretese (minime), non è esigente (giusto un pò), ma è pronta a darvi tutto ciò che ha. Questa pianta esotica accumula nei suoi grossi steli coriacei e nelle foglie riserve di acqua a cui
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attingere nei momenti di necessità. Questo fa di lei una “vera dura”. Una questione genetica. Naturalmente la capacità di sopravvivere è nei geni di questa pianta. Chiunque voglia sopravvivere nelle pianure rocciose oppure ai piedi delle montagne del Kenia, dello Zimbabwe, della Tanzania o del Malawi (territori dove la disponibilità di acqua è tutt'altro che scontata) deve essere tenace, fantasioso e parsimonioso. La Zamioculcas può persino regalarvi delle sorprese inaspettatate... se curata bene vi è infatti una piccola probabilità che fiorisca. Questa pianta infatti appartiene alla famiglia delle Araceae di cui riprende le infiorescenze. Poche pretese. Amore e cura vengono generosamente ricompensati. Se terrete la Zamioculcas a temperatura ambiente, con pochissima acqua (meglio dargliene troppo poca piuttosto che troppa) e un poco di fertilizzante tutti i mesi, la pianta crescerà rapidamente. Non le importa avere una certa quantità di luce ma ama lo spazio: più grande è il vaso, più grande e rigogliosa diventerà la pianta. Ma se preferite che mantenga dimensioni più ridotte, tenetela in un vaso piccolo, la Zamioculcas rispetterà i limiti che le date. Ultimo consiglio: di tanto in tanto ruotate la pianta verso la luce in modo che cresca più uniforme siccome le foglie tengono a correre in direzione della stessa. Nulla di più facile. Impossibile trovare un “complemento d'arredo” con meno pretese, sempre reperibile e in grado di darvi tali soddisfazioni
#WELLNESS
L'amore per i figli
Ernesto Lupacchio Central Fitness Club 1, 2, 3 http://bit.ly/1couZMz
Lettera ai grandi Ti prego uomo grande, non togliermi la fantasia. Mi hai tolto il verde di un prato, il fresco profumo di un fiore, il rumore e il respiro del vento tra i rami. Mi costringi a giocare su finti prati e a guardare il sole con toppe di palazzi attaccate. Per la fretta del tuo domani, del poi, mi hai tolto anche i tuoi sorrisi, le tue parole. Ti prego uomo grande non togliermi la vita… non voglio essere un grande senza illusioni e senza sogni. Ti prego grande uomo non togliermi la fantasia. Anche questo mese continuerò a trattare il rapporto Genitori/Figli e vorrei chiedere ai genitori: “Come miglioriamo l’autostima dei nostri figli? Cosa facciamo per farli crescere più sicuri e responsabili?” In un corso di PNL (Programmazione Neuro Linguistica) di Alessio Roberti, si parlava proprio
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di questo: Come aiutare i nostri figli a credere di più in se stessi. L’autostima dei bambini è strettamente legata al giudizio delle altre persone. Il modo in cui i genitori, gli insegnanti e i coetanei li vedono, spesso, diventa il modo in cui vedranno loro stessi. E questo avviene sia nel bene sia nel male. Come possiamo aiutare bambini e ragazzi a proteggersi dalle influenze esterne? Come insegnare loro a fidarsi delle proprie opinioni e punti di vista? Ci sono domande grazie alle quali possiamo aiutare i bambini a sviluppare un “sistema personale di giudizio” ovvero un metodo di valutazione basato sui loro valori e gusti, piuttosto che su quelli degli altri. Grazie a queste domande li aiuteremo a credere di più in se stessi. Quali sono? Eccole: E tu cosa ne pensi? Tu come la vedi? Sei d’accordo? E poi quest’altra, che trovo bellissima:
A un bambino darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo Gabriel Garcia Marquez
#WELLNESS
Che cosa è importante per te? Attraverso questi interrogativi stimoleremo i nostri figli a pensare con la propria testa e quindi a dipendere meno dall’opinione degli altri. Solo in questo modo li aiuteremo a rafforzare la propria autostima, proteggendoli da chi, in modo consapevole o meno, rischierà di ferirli. Mi sembra di averlo già scritto in un altro articolo di qualche anno fa, ma voglio ribadire il prossimo concetto ancora una volta. Le parole che usiamo per descrivere gli altri, contribuiscono a crearne l’identità: Cosa accade nella mente di un ragazzino se a scuola si sente dare continuamente del somaro o dell’incapace o dello stupido? Vorrei raccomandare a tutti noi genitori, insegnanti ed educatori, di poter sì criticare i comportamenti negativi dei nostri bambini, ma senza mai esprimere giudizi sulla loro identità, correndo il rischio così di etichettarli negativamente. Non diciamo mai ad un bambino: “Sei stupido”, “Sei cattivo” o “Non sei capace”, ma piuttosto: “Hai fatto una stupidaggine”, “Ti sei comportato male” e “Non ci stai riuscendo”, perché potrebbe iniziare a crederci e a trasformare le nostre parole nella sua realtà. Critichiamo pure gli sbagli, è il nostro compito, ma, se vogliamo il bene dei nostri figli, non facciamoli mai sentire sbagliati! Ricordiamo sempre che le nostre parole su di loro hanno un grande peso e, a volte, possono essere dei macigni che non si toglieranno più, provocando insicurezze, paure e frustrazioni. Sul web ho trovato un’altra storia che mi ha fatto molto riflettere e vorrei condividerla con voi, soprattutto con tutti quelli, e sono tanti, che ormai si lasciano travolgere dalla corsa verso il successo e dai ritmi frenetici del lavoro, perdendo di vista i veri valori della vita. “Un bambino, chiede a suo padre quanto guadagna in un’ora e il padre prima non vuole
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rispondergli e poi su insistenza del figlio, gli dice 100 $ all’ora. Il bambino, un po’ intimorito e con la testa rivolta verso il basso chiede al padre: Mi presteresti 50 $? Il padre si arrabbia pensando che il figlio volesse quei soldi per comprarsi qualche stupido giocattolo o qualche altra cosa senza senso, perciò gli risponde di no e lo manda a letto in camera sua, invitandolo a riflettere sul perché stesse diventando così egoista. Dopo aver ripensato ancora come il bambino avesse potuto fare una domanda del genere solo per chiedergli soldi, si calma ed inizia a pensare che forse c’era qualche motivo per cui il figlio aveva davvero bisogno di comprare qualcosa d’importante e allora va in camera sua e si scusa dicendogli che forse era stato troppo duro e gli da i 50 $. Il piccolo bambino si siede subito e comincia a sorridere. "Oh, grazie papà!" Dopo, da sotto il suo cuscino tira via delle banconote stropicciate. L'uomo vide che il bambino aveva già dei soldi e inizia ad infuriarsi di nuovo. Il figlio comincia lentamente a contare i suoi soldi e dopo guarda il padre che gli chiede: "Perché vuoi altri soldi se ne hai già"? Il figlio risponde: "Perché non ne avevo abbastanza, ma adesso si". Ora ho 100 $. Posso comprare un’ora del tuo tempo? Per favore vieni prima domani. Mi piacerebbe cenare con te." Il padre resta impietrito. Abbraccia il suo bambino e implora di perdonarlo”. Ricordati di non lasciare che il tempo ti scivoli via tra le mani senza averne speso un po' con le persone più importanti, quelle vicino al tuo cuore. Ti ricorderai di condividere che 100 $ valgono il tuo tempo con la persona che ami? Se noi non ci fossimo più, la società per cui lavoriamo, in pochi giorni, ci potrà facilmente sostituire, ma la famiglia e gli amici che ci lasciamo dietro sentiranno la perdita per il resto delle loro vite.
#FILOSOFIA
Dalla civiltà del rispetto alla prevaricazione e all'arroganza Domenico Casa Consulente filosofico 339.3318463 Domenico.Casa2@tin.it http://bit.ly/ICygMX
Recentemente ha fatto sorpresa e scalpore l'intervento di Noam Chomsky, uno degli ultimi "Maître à penser", sulle prospettive della politica internazionale e italiana in particolare. L'illustre intellettuale, infatti, ha sostenuto che i sistemi democratici, sia quelli europei che quello statunitense, sono in affanno e si avviano verso forme di governo oligarchici. Il quadro fatto per l'Italia è tra i più foschi e preoccupanti, sia per l'assenza, da sempre, di una democrazia compiuta, sia perché avremmo già sperimentato (sia pure senza la consapevolezza necessaria) negli ultimi vent'anni una forma di oligarchia, sia perchè da essa sono discesi una confusione e un caos politico che, secondo Chomsky, metterebbero capo alla dittatura. C'è da augurarsi che le sue riflessioni siano errate e che si riesca ancora a salvare la democrazia e la libertà, valori irrinunciabili i quali, una volta perduti, richiederebbero immensi sacrifici e, talora, immani tragedie, prima di essere riconquistati. E allora verrebbe da chiedersi da quali premesse sia partito il filosofo per giungere a quelle conclusioni. Non è facile saperlo. Ma, dall'osservazione quotidiana, si potrebbe tentare di risalire alle ragioni del suo pessimismo. Una cosa è certa, infatti: sono scomparsi del tutto, o quasi, i comportamenti virtuosi e compatibili con la vita democratica. La prepotenza e l'arroganza hanno cancellato il rispetto, la tolleranza, la comprensione, l'attenzione all'altro, diventato per lo più un fantoccio o una mera illusione dinanzi a menti prevaricatrici. E non c'è bisogno di grandi analisi per capire che in Italia il tessuto democratico
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è stato lacerato e si mantiene a stento con le numerose toppe con cui si cerca di rabberciarlo. Sarebbe sufficiente, durante i periodi in cui si è costretti ad andare in macchina, trasformarsi da guidatori in osservatori. Si capirebbe che gli italiani non amano le regole, gli stanno strette come le cinture di sicurezza e, fino a qualche anno fa, il casco per abituarsi ai quali si è dovuto ricorrere alle multe. Per non parlare del linguaggio e della gestualità, che scurrili, sconci e volgari quanto mai, si sono attestati lungo tutto lo stivale. La pessima abitudine, che il più delle volte maschera mancanza di intelligenza, di argomentazioni e di vuoto culturale di fronte all'interlocutore, è invalsa a partire dai politici, i quali, nonostante le critiche che ricevono quatidianamente, rimangono i punti di riferimento per larghi strati della società in tutte le sue componenti. Se poi si passa dai comportamenti della gente a quelli dei politici, qui davvero c'è da preoccuparsi. Il rispetto delle regole, che è la sostanza stessa della democrazia, è visto con fastidio in quasi tutte le formazioni politiche, le quali, oltretutto, fanno a gara a chi più "se ne frega" dei verdetti popolari espressi nelle modalità che conosciamo, benché alcune (sondagi, voto on line, primarie) non siano ancora legittimate da leggi generali, ma riconosciute solo dai partiti. Forse il puntum dolens, come direbbero i latini, è proprio qui, nella invadenza dei partiti nella vita del paese, non prevista dalla Costituzione. Essi, i partiti, non solo hanno "occupato" tutti gli spazi politici, ma si sono spartiti tutto e di tutto hanno approfittato per i loro interessi. Lo sperpero ha prodotto nelle finanze quelle voragini che si è costretti a colmare con tasse, balzelli, imposte, pedaggi e quant'altro, riducendo allo stremo soprattutto le fasce più deboli e indifese. Di questo passo, se non si ricorre a delle correzioni sostanziali, che non possono tuttavia essere gli urli, gli strepiti e la sguaiataggine delle piazze, il rischio per la democrazia di cui parla Noam Chomsky sarebbe reale.
#POESIA
Il collier di turchese A quel punto l’orafo, prima perplesso ma dopo palesemente commosso, confezionò alla cara bambina l’astuccio con la preziosa collana. “Prendi –disse- porta a tua sorella questa collana altrettanto bella”, falle da parte mia tanti auguri per oggi e per gli anni futuri”. La bambina al colmo dell’allegria prese il pacchetto e scappò via per andar velocemente a casa assai contenta e di sé orgogliosa.
Salvatore Spinelli Poeta http://bit.ly/1fk7XnN
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Mentre all’interno del suo negozio un orafo se ne stava un pò in ozio, s’accorse che davanti alla vetrina da tempo era ferma una bambina.
Un’ora dopo, certo, inattesa, una ragazza chiaramente tesa, l’orafo se la trovò nel negozio ma questa volta non stava in ozio.
Alla fine essa entrò e chiese: “Quanto costa quel collier di turchese?”, incredulo e con un fare scaltro: “E tu quanti soldi hai?” –disse l’altro-.
Occhi azzurri, capelli color miele, insomma bellissima come il Sole, sempre irata e con decisione posò un pacchetto sul bancone.
“Non lo so! –rispose la bambina-, guardate cosa c’è in questa lattina” e senza darsi ulteriori pensieri, versò sul banco tutti i suoi averi.
Era il pacchetto con la collana che aveva venduto alla bambina, disse: “Questa è stata comprata qui?”, “L’orafo rispose: “Certamente, sì!”.
Di monete c’era una manciata, una conchiglia smangiucchiata monete di carta di piccolo taglio, “Bastano!” -poi disse con orgoglio-.
“Allora deve dirmi quant’è costata” -ribattè la ragazza molto irata-, “Sul prezzo non posso dirle niente” -rispose l’orafo molto paziente-.
“Non è per me ma è per mia sorella, una ragazza molto buona e bella, ha gli occhi azzurri come il cielo e della Vergine del santo velo”.
“Il prezzo riguarda me e il cliente perciò non posso nè voglio dirle niente”, “Mia sorella –insistette la fanciullaaveva pochi soldi, quasi nulla”.
"Da quando mamma è andata in pace mi cresce e fa tutto lei in sua vece, e poiché oggi lei compie gli anni vorrei ripagarla dei tanti affanni”.
L’orafo con pazienza certosina disse: “Se la riprenda, signorina, sua sorella ha pagato col cuore, dimostrandole tutto il suo AMORE”.
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#AVVOCATO
Schiamazzi notturni Posso gettare un bel secchio d’acqua dal balcone?
Valerio Massimo Aiello Avvocato Penalista Studio Legale: Vico Equense, Vico Stella 6 Sorrento, Corso Italia 261 339.4095882 • 081.8782870 valerioajello@gmail.com http://bit.ly/1eYpjwE
L’articolo in questione prende spunto da quanto spesso accade a causa dell’esasperazione generata dai rumori insopportabili causati dagli schiamazzi provenienti dai frequentatori dei locali notturni (pub, bar, discoteche ecc.). è ciò che succede quando, infastiditi dalla musica alta o dal vocio prodotto dai ragazzi che affollano l’ingresso di bar e discoteche, si decide di passare alla via dei fatti lanciando un bel secchio d’acqua quale soluzione finale contro il chiasso proveniente da un locale notturno. Ma cosa si rischia quando si è autori di tale gesto estremo?
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Gettare anche un solo secchio d’acqua dal proprio balcone o finestra sui responsabili degli schiamazzi in strada integra il reato di “esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone” previsto dall’ art. 393 del codice penale che punisce, con la reclusione fino ad un anno, la condotta di colui che, al fine di esercitare un preteso diritto e potendo ricorrere al giudice, si fa arbitrariamente giustizia da sé medesimo esercitando violenza o minaccia alle persone. Il reato ex art. 393 CP tutela, difatti, l’interesse dello Stato ad impedire che la violenza privata finisca col sostituirsi alla funzione giurisdizionale in occasione dell’insorgere di una controversia. Detto più semplicemente l’art. 393 CP sancisce che nessuno può farsi giustizia da solo valicando la tutela legale offerta dalla Stato ma che bisogna, sempre, rivolgersi alle forze dell’ordine (carabinieri, polizia,vigili urbani) per non incorrere nel rischio di passare dalla parte della ragione a quella del torto e di subire, altresì, anche un processo penale. Non importa, quindi, se i vigili urbani o i carabinieri, benché chiamati più volte, non siano intervenuti a vostra tutela, poiché un tale gesto potrebbe essere causa di una spiacevole denuncia penale per il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone, con le annesse sgradevoli conseguenze. A confermare tale assunto è intervenuta anche la Corte di Cassazione che con la sentenza del 25 settembre 2013 -n.39869ha punito il proprietario di un appartamento ossessionato dalla musica alta di un locale notturno.
L’uomo, per imporre il silenzio, dopo aver chiamato più volte ed invano le forze dell’ordine, aveva pensato bene di gettare, dall’alto della sua finestra, un gavettone di acqua sporca nei confronti degli avventori del locale. Pochi schizzi che gli sono costati, oltre a una condanna penale, anche un risarcimento del danno pari a mille euro. A nulla è servita la discolpa dell’uomo che si era difeso lamentando il fatto di essersi trovato in una situazione di impotenza avendo vanamente più volte sollecitato l'intervento dei vigili urbani e delle forze dell'ordine per denunciare l'irregolare andamento del locale notturno. Attenzione, quindi alla giustizia “fai da te” e ricordate che in situazioni simili dovrà essere sempre percorsa la strada della legalità segnalando la questione alle forze dell’ordine (polizia e carabinieri) e auspicando che un semplice richiamo possa far cessare tali sgradevoli schiamazzi. Nel caso che l’intervento delle forze dell’ordine non sortisca l’effetto desiderato si consiglia
di rivolgersi prontamente ad un avvocato penalista che, assodata la situazione, sarà certamente in grado di consigliarvi l’utilità di sporgere
Gettare un secchio d’acqua dal balcone integra il reato di “esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone” che punisce, tra l'altro, con la reclusione fino ad un anno una denuncia-querela contro i responsabili degli schiamazzi notturni (titolari delle discoteche ad esempio) per il reato di disturbo della quiete pubblica o per molestia. Fatto ciò vi toccherà aspettare, pazientemente, che la giustizia faccia il proprio corso. Non lasciatevi prendere, quindi, dalla rabbia del momento perché ciò potrebbe letteralmente costarvi caro! (condanna penale, risarcimento del danno e pagamento delle spese legali e processuali). Per ulteriori chiarimenti sulla materia scrivete a valeioajello@gmail.com
La dedica del Mese Una tenera smorfiosetta da piccola, oggi una splendida signorina che festeggia i suoi 18 anni! A te Francesca che sei la nostra stella speciale, auguriamo di essere sempre felice e sorridente in una vita dolce e colorata..... Meravigliosa come te. Auguri Papà, Mamma, Gaetano
#TREKKING
Trekking urbano da Sorrento a Massa Lubrense Nino Aversa Guida escursionistica 334.1161642 ninoaversa@alice.it Nino Aversa http://bit.ly/ItF7c2
Il ciclo di escursioni urbane proposte durante tutto l’inverno ha permesso di conoscere e di frequentare una parte dei sentieri e delle strade meno conosciute che attraversano i casali di tutti i paesi della Penisola Sorrentina. I percorsi proposti sono stati programmati per la loro bassa difficoltà e per permettere a tutti di fare una passeggiata comoda e rilassante ma con un alto valore di conoscenza e di curiosità. In questi mesi sono stati trattati gli antichi collegamenti tra i vari paesi spiegando la logica della posizione e dell’esistenza di tanti casali che si sono formati man mano anche per l’esigenza delle popolazioni che vivevano in Penisola (tutti gli articoli sono sul sito della rivista 100% Fitness). Da Vico Equense a Sorrento, da Meta a S.Agnello passando per Piano di Sorrento sono stati tracciati tanti itinerari storici o religiosi mettendo in risalto le tracce architettoniche, i metodi di costruzioni delle strutture abitative ed agricole e la trasformazione del territorio in base alle
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esigenze di vita o di lavoro della Penisola. È stata approfondita la ricerca degli antichi profumi di zagare, dei sapori e del paesaggio che incantarono i primi visitatori stranieri del 1700. E poi i valloni con i mulini, i vecchi frantoi a pietra, i bottai ed i cellai nelle masserie, gli agglomerati di case ben organizzate per la produzione e per la vita comune. Un altro interessante collegamento che racchiude tutte queste sensazioni, diventando un vero e proprio viaggio emozionale, è l’antica strada che collegava Sorrento con Massa Lubrense. Fino alla fine del 1800 i due comuni peninsulari erano uniti attraverso una fitta rete sentieristica,
#TREKKING
tuttora esistente, che si snoda dalla collina di Capodimonte fino a Priora per poi proseguire verso Montecorbo e Massa. Il punto di partenza è proprio in via Capodimonte che si inerpica verso la collina subito dopo la citta di Sorrento e dove il lastricato in pietra riporta all’antica costruzione del tracciato. Giunti all’altezza di Priora inizia il collegamento storico che procede senza evidenti pendenze o difficoltà fino alla collina di Montecorbo. I passaggi attraverso oliveti, agrumeti e zone coltivate delimitate da muri di tufo, pietre calcaree o pietre di Massa (tufo giallo) segnano il percorso fino alla zona massese denominata Arorella. Si raggiunge il centro di Massa attraversando via Maldacea, una interessante strada con antichi portali e tracce storiche, per visitare la chiesa principale con il suo pavimento in maiolica e la collezione dei dipinti di tutti i vescovi che si sono succeduti nell’episcopio massese dal 1200 in poi. La strada del ritorno inizia nella parte alta della piazza principale, nei pressi dell’antico palazzo
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Vespoli e procede verso le zone della Arorella e San Montano dove esiste ancora un antico frantoio a pietra ed anche la struttura dell’antica cappella dedicata al santo ed ora trasformata in una abitazione privata. Si deve percorrere un breve tratto sulla provinciale e si risale per una scala in pietra calcarea per procedere verso Vigliano e poi al rivo Spartimiento, che separa il comune di Massa da Sorrento, per giungere, infine, alla zona del Capo di Sorrento. Qui si puo decidere se scendere alla villa romana della Regina Giovanna oppure proseguire verso Sorrento che si raggiunge all’altezza di via Nastro Verde per poi scendere di nuovo verso la zona di Capodimonte. Scoprire questi tracciati ed essere consapevoli di tutte le difficoltà di spostamento e di trasporto da superare per vivere in Penisola fa anche apprezzare di più il territorio che, nonostante l’isolamento dal resto del territorio napoletano (eravamo considerata la quarta isola del golfo di Napoli fino alla costruzione della via di Scutolo a metà del 1800), è sempre stato scelto dalle grandi civiltà, dai Greci ai Romani fino ai Francesi e agli Spagnoli, per soggiornarvi o per sfruttare la favorevole posizione di difesa al Regno di Napoli. Questo progetto sta contribuendo notevolmente alla partecipazione ed all’interesse per la nostra storia legandosi ai vari cicli di conferenze e di presentazione di materiale inerente la storia, il territorio e le sue caratteristiche che si stanno organizzando in tutti i paesi della Costiera per far conoscere le tracce storiche e l’importanza della Penisola Sorrentina nei secoli.