Anno VIII • Numero 11
Novembre 2013
COPIA GRATUITA
NUOVA VESTE GRAFICA Dalla ricerca alla realtà di Tea Maione
Disgrafia e psicomotricità di Daniela Caiafa
Bambini: attenzione ad un presente e futuro XXL di Francesca Maresca
Posso cancellare i miei precedenti penali? di Valerio Massimo Aiello
sommario Anno VIII • Numero 11
Novembre 2013 In copertina Monica Di Vuolo fotografata da Pino Coluccino Sant'Agnello Prodotto edito da "La Mia Penisola" Dep. Aut. Tribunale di Torre Annunziata del 09.06.2010 Periodico di attualità a
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diffusione gratuita
I bisessuali domineranno l'umanità
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di Ernesto Lupacchio
di Olga Paola Zagaroli - Sessuologa Direttore responsabile Giuseppe Damiano Progetto grafico Maurizio Manzi Bingwa Art Factory Corso Italia, 371 Piano di Sorrento (Na) Tel. 081.534.11.17 info@bingwa.it Stampa Grafica Cirillo Scafati (Sa)
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Giornata mondiale contro l'ictus cerebrale di Giuseppe De Simone - Farmacista
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Universo coppia di Bianca Pane - Psicopedagogista
20 Dalla ricerca alla realtà di Tea Maione - Audioprotesista
22 Il metodo Mézières di Veronica Di Martino - Fisioterapista
24 La disfonia cronica infantile di Mariarosaria D'Esposito - Logopedista
26 L'infarto e la dieta mediterranea di Vittorio Fabbrocini - Cardiologo
30 No agli sprechi alimentari di Carlo Alfaro - Pediatra
34 Nervo otturatore di Barbara Martino - Chiropratica
38 Disgrafia e psicomotricità di Daniela Caiafa - Neuropsicomotricista
40 Bambini: attenzione ad un presente e futuro XXL di Francesca Maresca - Nutrizionista
Scelgo la libertà
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Tra il dubbio e la verità di Domenico Casa - Filosofo
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Il miracolo di Salvatore Spinelli
50 Posso cancellare i miei precedenti penali? di Valerio Massimo Aiello - Avvocato
52 Pura... eppure! 54
Ogni famiglia ha il suo divano... di Francesco Esposito - Interior Designer
56 Adottare un cucciolo per Natale? di Adriana Pascale & Marilena Russo
58 Trekking urbano a Piano di Sorrento di Nino Aversa - Guida escursionistica
Effetto yo-yo se elimini l'olio dalla dieta
Il peperoncino scioglie i grassi Per perdere qualche chilo un buon alleato da portare in tavola è il peperoncino. Lo sostengono gli esperti della Manchester Metropolitan University (Gran Bretagna), che hanno riesaminato 90 studi pubblicati negli ultimi anni sulle riviste scientifiche internazionali da équipe di diversi Paesi. Ebbene, le ricerche mostrano che il peperoncino, se viene inserito in un regime dietetico controllato, può aiutare a perdere peso, grazie alla capsaicina, il suo principio attivo. In particolare, questa sostanza porta a bruciare circa 50 chilocalorie in più al giorno, con una perdita di peso che diventa significativa nell’arco di uno o due anni. I meccanismi d’azione della capsaicina non sono ancora ben conosciuti, ma si pensa che questa sostanza sia in grado di accelerare il metabolismo e di incrementare l’ossidazione dei grassi. In più, tende a ridurre l’appetito. Un’altra buona notizia? Il grasso che bruci è quello addominale viscerale, che si deposita intorno agli organi interni, decisamente il più pericoloso, che mette a repentaglio anche il sistema cardiocircolatorio. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Appetite.
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Perdi peso con la dieta a pezzetti Un trucco per tagliare le calorie? Fare a pezzetti il cibo. Il suggerimento arriva dal recente meeting annuale della Society for the Study of Ingestive Behavior che si è tenuto a Zurigo, in Svizzera. Un pool di ricercatori ha osservato i diversi comportamenti di 300 studenti di fronte allo stesso cibo, un panino al formaggio, servito intero o spezzettato. I risultati sono curiosi. Innanzitutto, il gruppo che aveva nel piatto il panino intero l’ha terminato, mentre chi l’ha ricevuto tagliato in quattro parti ne ha lasciato un po’. Poi, di fronte a un buffet gratuito servito dopo 20 minuti dal primo pasto, gli studenti che avevano finito il panino hanno mangiato di più, rispetto a chi aveva consumato il cibo tagliato a pezzi. Secondo gli esperti dividere il cibo in più parti inganna il cervello: a un numero più elevato di porzioni viene associata una maggior quantità di quell’alimento.
Perché molte diete falliscono nel lungo periodo? Colpa del cosiddetto effetto yo-yo: dopo un'iniziale riduzione di peso, si recuperano i chili persi. Questo avviene soprattutto se si seguono regimi a basso contenuto di grassi, sostengono i ricercatori del New Balance Foundation Obesity Prevention Center di Boston (Usa), che hanno monitorato per quattro settimane 21 persone sovrappeso. La conclusione del loro studio è che quando ci si sottopone a una dieta in cui i grassi rappresentano solo il 20% delle calorie assunte il metabolismo, quella sorta di motore interno che fa bruciare le calorie, tende a rallentare. A parità di attività fisica svolta, cioè, l'organismo consuma circa 300 calorie in meno al giorno se si segue a lungo un regime povero di grassi. Anche se si mangia poco, col passare del tempo si finisce per smaltire meno, i chili tornano ed ecco l'effetto yo-yo. Insomma, nella dieta l'olio d'oliva è un toccasana anche per la linea.
SESSUOLOGA
I bisessuali domineranno l'umanità
Dottoressa
Olga Paola Zagaroli Sessuologa Disponibile Lunedì e Giovedì dalle 15,30 alle 17,30 Cell. 335.8709595
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Gli stili di vita cambiano negli anni e nei secoli e questo influenza direttamente la sessualità delle persone. Donne e uomini assumono ruoli diversi nella società e con il tempo questo modifica in modo profondo i loro comportamenti. Alcuni luminari si sono interrogati, tra questi il prof. Umberto Veronesi, che ha parlato di "un futuro bisessuale" per l'umanità. Già da diversi anni il tema si affronta in senso scientifico, tant’è che lo stesso prof. Veronesi non propone l’argomento come una sua ipotesi, ma come conseguenza di quanto apprendiamo: “La Scienza ha dimostrato che esiste un legame profondo fra stile di vita e pensiero, assetto ormonale e sessualità. Sappiamo che il cervello elabora dei bisogni per la sopravvivenza e, attraverso l'ipotalamo, all'interno del cervello, li comunica all'ipofisi, che è la regista del sistema ormonale perché a sua volta stimola tutte le ghiandole endocrine, comprese le gonadi, cioè gli
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organi riproduttivi. Nella donna le ovaie; nell'uomo i testicoli". Partendo dal principio che i testicoli producono spermatozoi e ormoni maschili, principalmente testosterone, che induce aggressività, mentre l'ovaio produce ovociti e ormoni femminili, estrogeni e progesterone, che inducono invece all'amorevolezza, si può ben comprendere che il cambiamento dei ruoli familiari e sociali dei due generi nel tempo ha prodotto una modificazione anche nel fisico e nella biologia stessa dell’essere umano. Se andiamo ad osservare tali cambiamenti in questa prospettiva, ci sembra facile notare che più un uomo si avvicina a ruoli che non richiedono particolare mascolinità, come avveniva nell'antichità, tipo cacciare, uccidere, combattere altri uomini, faticare per procurarsi il cibo, meno la sua ipofisi riceverà stimoli dall'ipotalamo e, giorno dopo giorno, i testicoli rallenteranno la loro funzionalità. Lo stesso discorso vale
SESSUOLOGA
Il cambiamento dei ruoli familiari e sociali dei due generi nel tempo ha prodotto una modificazione anche nel fisico e nella biologia stessa dell’essere umano
per la donna, costretta invece a sviluppare aggressività per imporsi socialmente, fare carriera, comandare persone, assumersi responsabilità; per cui l'ovaio tende a ridurre la produzione di estrogeni, su istruzione dell'ipotalamo. “Il risultato è che le differenze di genere si attenuano e si attenua di conseguenza l'attrazione reciproca, che in natura avviene sempre fra poli opposti”. In questo contesto è inevitabile che la sessualità si evolva per aprirsi sempre più all’omosessualità e alla bisessualità, che del resto non sono fenomeni di quest'epoca; basta pensare alla civiltà greca, che non ha mai stigmatizzato omosessualità e bisessualità come deviazioni. Va sottolineato che le gonadi acquisiscono le caratteristiche maschili o femminili solo intorno al secondo mese di vita intrauterina e una traccia di bisessualità biologicamente esiste in ognuno di noi. Le attuali condizioni sociali stanno facendo emergere con sempre maggiore evidenza questo aspetto; è ragionevole pensare che il trend continuerà stabilmente nel futuro, salvo grandi rivoluzioni socio-demografiche. E' un'evoluzione in corso che sfocerà in una nuova e più ampia sessualità. D'altronde è da tempo che nel campo della sessualità si parla molto di “fluidità” (argomento già trattato in un mio articolo precedente) che potremmo dire è l’aspetto psicologico dei cambiamenti biologici. Mantenendoci in ambito più biologico, sebbene oggi cambiamenti e
patologia della sfera sessuale si affrontano in senso olistico, accade che in linea generale la diminuzione delle differenze fra generi ha come risultato una valorizzazione della donna e della femminilità, fino a poco fa discriminate. Questo fattore, unito al crollo di molti tabù sessuali, può influire sul desiderio di cambiare sesso, quasi sempre a favore del sesso femminile. Tema a questo correlato e di grande interesse medico è di certo l’aumento di nascite con “sesso incerto”. Biologicamente il 'sesso incerto' è una patologica accentuazione della bisessualità. Tutti siamo potenzialmente bisessuali: i maschi hanno le mammelle e la loro prostata è una specie di utero, mentre le donne hanno un clitoride che è una sorta di pene. Negli individui di sesso incerto, o intersex, c'è una discrepanza fra il genere scritto nei cromosomi, XX per la femmina e XY per il maschio, e gli organi genitali. In circa il 50% dei casi questa doppia identità sessuale alla nascita è dovuta al difetto genetico di un enzima che produce un eccesso di testosterone nel feto. Se il futuro bimbo è femmina, avviene una mascolinizzazione dei genitali: la clitoride è lunga come un pene e la vagina è quasi inesistente. Generalmente questi neonati vengono curati chirurgicamente, ma l’intervento chirurgico corregge l'anatomia, ma non risolve l'aspetto psicologico. Anche il cervello infatti nel grembo materno è stato esposto, come i genitali, ad un eccesso di ormoni maschili. Ora la domanda è: conviene operare subito nella speranza che la mente segua la variazione del corpo, oppure è meglio attendere qualche anno, o addirittura, la pubertà, per capire quale identità sessuale si è effettivamente creata nella psicologia dell'individuo intersex? E' una domanda ancora aperta su cui è necessario dibattere. La nostra speranza è che ci siano sempre più “Umberto Veronesi” a indagare su tali ipotesi.
FARMACISTA
Giornata mondiale contro l’ictus cerebrale, un contributo per la prevenzione anche dalle farmacie Si è celebrato il 29 ottobre la Giornata mondiale contro l’Ictus cerebrale, patologia grave e invalidante che colpisce ogni anno circa 200 mila persone solo in Italia ed è secondo i dati dell’organizzazione mondiale della sanità - la seconda causa di morte nel mondo dopo l’infarto. La giornata, giunta quest’anno a celebrare la sua IX edizione, è l’occasione per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica, ribadendo l’importanza non solo della conoscenza dei sintomi ma anche e soprattutto della diagnosi precoce e dell’intervento tempestivo. Il numero degli ictus potrebbe essere infatti notevolmente diminuito, così come potrebbero essere drasticamente ridotti i loro effetti invalidanti, se il paziente colpito arrivasse con la massima urgenza in ospedale e venisse curato presso le stroke unit (unità di emergenza Ictus). ‘Purtroppo le stroke unit nel nostro Paese non sono ancora diffuse in maniera capillare, come dovrebbero” denuncia Paolo Binelli, presidente di Alice Italia, l’Associazione per la lotta all’ictus cerebrale. “Su un totale stimato di oltre 350, ne risultano operative meno di 160, concentrate principalmente nel Nord Italia: nel Meridione si muore più di
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Dottor
Giuseppe De Simone Laureato in Farmacia e Specializzato in Scienza e tecniche delle piante officinali presso l’Università Federico II di Napoli. Cell. 335.5302988
ictus cerebrale che di infarto del miocardio proprio perché le unità di emergenza sono quasi assenti”. Proprio Alice ha coordinato, promosso e organizzato, attraverso le sue articolazioni territoriali, le iniziative legate alla giornata 2013. Una delle più importanti ha visto il coinvolgimento delle farmacie: molti esercizi dislocati su tutto il territorio nazionale hanno infatti aderito a una campagna di screening, monitorando gratuitamente per una settimana intera, dal 21 al 29 ottobre, parametri come la pressione arteriosa, ma anche la fibrillazione atriale, anomalia del ritmo cardiaco che colpisce un ultracinquantacinquenne su quattro. Moltissimo si può ottenere proprio con la prevenzione. Si potrebbe avere fibrillazione senza accorgersene. Scoprirla significa curarla e tenerla sotto controllo. Le categorie a rischio sono gli over 65, ipertesi, cardiopatici, obesi, diabetici, chi ha apnee notturne, broncopneumopatie, insufficienza renale, disfunzioni tiroidee o fa abuso di alcool e cocaina. In farmacia Elifani a Meta puoi eseguire la misurazione della pressione arteriosa e rilevare eventualmente la fibrillazione atriale. Info al numero 081.8786605
PSICOPEDAGOGISTA
Universo coppia
prima parte
La comunicazione nelle diverse fasi della coppia Cosa c’è di più fluido e naturale per l’essere umano della parola? Questo dono, di cui l’uomo è l’unico depositario, fiorisce con facilità sulla bocca di tutti, senza sforzo. Eppure oggi siamo riusciti a diventarne vittime. Ci sfugge, non la controlliamo, ferisce, fino a farci stare male con gli amici, nell’ambito lavorativo, coi genitori, coi figli, e soprattutto in coppia. La maggior parte delle relazioni infatti, finisce proprio per l’incapacità di comunicare col partner. I più stoici resistono tra incomprensioni e silenzi, per mollare la spugna dopo dieci o quindici anni, portando spesso in eredità, insieme all’amarezza accumulata, una malattia psicosomatica, traduzione corporea di una comunicazione di coppia difficile. Le recriminazioni più frequenti? Gli uomini delle compagne non sopportano il tono polemico e i continui rimproveri, le donne invece non riescono più a sopportare i musi e i silenzi, i confronti antipatici e la maleducazione verbale. E’ una realtà che conosciamo tutti bene: la vediamo ogni giorno rappresentata in gag comiche o drammi familiari; la ritroviamo nella vita del vicino; la viviamo tra le pareti di casa, verificando sulla nostra pelle le dannose conseguenze del comunicare male.
Uomini e donne non parlano la stessa lingua Lui dice: ‘Sei elegante stasera’, lei capisce: ‘Finalmente per una volta sei presentabile’. Lei dice: ‘Secondo me dovresti provare a fare così’, lui capisce: ‘Sei un cretino!
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Dottoressa
Bianca Pane Laureata in Filosofia e Psicopedagogia presso l’Università di Napoli Federico II, specializzata in Gestalt Counseling Bioenergetica e Terapie Olistiche - Cell. 393.9315564
Da solo non sai fare proprio niente!’. Perché per un uomo e una donna è così difficile comunicare? La ragione fondamentale è che non parlano la stessa lingua. Il linguaggio di lui è essenzialmente concreto, quello di lei tendenzialmente emotivo: è questa sostanziale differenza di approccio a generare le resistenze, gli equivoci, i malintesi, le incomprensioni che rendono ardua la comprensione reciproca. Gli uomini amano i gesti, esprimono i sentimenti con le azioni, usano le parole come strumento di informazione; le donne invece amano le parole e se ne servono per stabilire relazioni, alludere, interpretare, sottintendere. Altra grande differenza: gli uomini nella maggioranza tendono a risolvere i problemi da sé,
per parlarne poi, a cose fatte. Le donne, al contrario, di fronte alla difficoltà cedono al bisogno di parlarne subito con qualcuno, quasi fosse il primo atto risolutivo del problema. Il risultato? Lei lamenta: ‘Perché non me lo hai detto?’, mentre lui mugugna: ’Cosa te lo dicevo a fare?’. Comprendere questo ci aiuta a riconoscere che quella che noi percepiamo come carenza nel partner, non dipende da una mancanza d’amore, ma piuttosto da una diversità di stile comunicazionale. Ciò non ci autorizza però a partire prevenuti. Diffidiamo dei luoghi comuni che etichettano l’uomo come razionale, freddo e distaccato, e la donna ipersensibile, emotiva, manipolatrice. Ciascuno di noi, nella sua unicità, può imparare a sfrondare il suo modo di comunicare da condizionamenti culturali, luoghi comuni, stereotipi e ritrovare così uno stile comunicativo autentico. Infatti, più la comunicazione è autentica, più è efficace, non solo ai fini della comprensione tra noi e l’interlocutore, ma anche per la salvaguardia del nostro benessere. Le parole infatti, come fili invisibili, creano vere e proprie trame energetiche che compongono il tessuto della coppia: tessuto che può essere compatto, leggero, pesante, sfilacciato, a seconda delle parole che usiamo. Quante volte, durante un battibecco sterile col partner, ci capita di osservarci e di chiederci: ma come siamo arrivati a questo punto? Dove abbiamo sbagliato? A questo proposito ci può essere d’aiuto vedere l’evoluzione che ha la comunicazione all’interno di una relazione amorosa: come cambiano ‘le parole per dirlo’ nella coppia nascente, nella coppia strutturata, nella coppia in crisi. Infine, come tradurre ciò che vogliamo esprimere nel modo più consono, così da sciogliere eventuali tensioni, in vista di un benessere reciproco.
La comunicazione nella coppia nascente In questa fase si evitano i riferimenti alla vita quotidiana: le beghe in ufficio, le baruffe in famiglia, i soldi che non bastano mai.. Immersi nella forza dell’eros nascente, usciamo dalla nostra storia personale, come da un vestito fuori moda e, anche nel linguaggio, diventiamo originali. Nell’innamoramento, ogni parola riacquista forza creativa: non si sottovaluta mai una frase del partner, non si dice mai una cosa tanto per dire. Le parole sono sussurrate, il tono di voce è caldo e sfumato, il ritmo lento, intervallato da sospiri, risate, pause. Le telefonate sono frequenti, non per dirsi realmente qualcosa, ma per stare con l’altro. E’ la voce, più che la parola, la protagonista. Non conta tanto raccontarsi, quanto sentirsi
La comunicazione nella coppia strutturata Nella coppia strutturata, il dialogo ha un ruolo primario. Mentre l’eros si stabilizza su valori standard, la parola diventa il veicolo fondamentale della comunicazione. Nella stragrande maggioranza delle coppie si ritiene che il benessere di una relazione sia direttamente proporzionale alla presenza di un buon
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dialogo tra i partner. Se c’è un problema, il primo passo per affrontarlo è discuterne con lui o con lei: ‘Vorrei parlarti di una cosa’. Allo stesso modo, le emozioni bloccate (rabbia, tristezza, paura...), trovano una via di sfogo nelle parole: ‘Cosa c’è che non va? Su, prova a parlarne..’. Nella coppia strutturata che condivide la quotidianità, ha responsabilità comuni, vive nella stessa casa, la comunicazione è in primo luogo funzionale allo scambio di informazioni di servizio: ‘A che ora torni stasera? Passi tu a ritirare i panni in lavanderia? I bambini in palestra li accompagno io’. Ci si parla per organizzare, pianificare, decidere. E’ quindi una comunicazione che tende ad essere essenziale e sintetica. Ma attenzione. Forti della conoscenza che riteniamo di avere del partner, il rischio è quello di dare per scontato ciò che dice e quindi facciamo finta di ascoltarlo. E in momenti di tensione, quando abbiamo un grande bisogno dell’attenzione dell’altro, percepirne l’indifferenza è quanto di peggio ci sia. Per evitare l’automatismo del ‘finto ascolto’, concediamoci qualche secondo di silenzio prima di parlare o rispondere.
La comunicazione nella coppia in crisi Uno degli scenari comunicativi più frequenti in una coppia in crisi è il silenzio. Lo scambio verbale è limitato alle parole che servono, tipo: ‘Passami il sale’, o ‘Prendo io la tua macchina, perché la mia è dal meccanico’, intercalate da lunghi, pesanti silenzi, che condensano il malessere che serpeggia, più o meno incancrenito dall’accumulo di tensioni e problemi irrisolti. Il ‘non dire’ diventa sinonimo di estraneità, non condivisione, non volontà a fare l’altro partecipe del proprio disagio. Se è soprattutto uno dei due partner a non parlare, il silenzio di uno viene percepito dall’altro come tacita accusa: ‘Con te è inutile parlare’. Oppure quando i mutismi si perpetuano fino a diventare la regola, col silenzio esprimiamo la staticità di una situazione che si è arenata su un binario morto: ‘A che serve parlare? Tanto non cambia niente!’ E ancora, il silenzio continuo può essere la manifestazione più evidente dell’assenteismo dal rapporto: ‘Decidi tu, io non ci metto parola’, atteggiamento che si associa all’indifferenza e all’apatia, rispetto a una crisi che si sa insanabile. Altro scenario classico della coppia in crisi, diametralmente opposto, è il litigio perpetuo. Qualsiasi occasione diventa un pretesto per scatenare battibecchi, risse, polemiche infinite, mai costruttive e mai finalizzate alla soluzione dei problemi. Non importa tanto ciò che si dice, quel che conta è sfogare la propria aggressività con parole grosse, accuse, rinfacci. E’ interessante notare che il litigio infinito viene ritenuto meno grave del silenzio, un indice di vitalità della coppia. Attenzione però che non diventi l’unico momento vivace in una routine di scontentezza reciproca. In questo caso litighiamo per ‘sentirci vivi’, mentre di fatto l’intesa col partner è finita.
AUDIOPROTESISTA
Dalla ricerca alla realtà Mai articolo è stato più appropriato per essere dedicato, vi chiederete “a chi?”, bene mi riferisco al grande Daniele Fiorile che con la sua capacità imprenditoriale ha creato tanto in penisola, dalla ricerca appunto di novità e quant’altro alla realtà. Realizzando realtà come questo giornale d’informazione, dando voce a tanti professionisti che grazie a questo possono interagire con il pubblico. Ora tornando all’argomento audioprotesico, vi parlerò degli ultimi apparecchi acustici wireless (senza fili), che hanno da poco fatto capolino nel mondo audioprotesico, con caratteristiche che soppiantano anche i più recenti presidi wireless, un nuovo modo di collegarsi con altri dispositivi elettronici in completa libertà. Gli apparecchi acustici si sono evoluti al di là della semplice correzione dell'ipoacusia, sono diventati strumenti che consentono ai pazienti d’interagire, in modalità wireless, con dispositivi multimediali, sono diventati parte dello "stile di vita wireless" che contraddistingue la nostra società. Le aziende audioprotesiche tutte o quasi si sono affacciate sul mercato con accessori per la comunicazione wireless da circa quattro anni, ma oggi si è raggiunta la massima estetica sia negli accessori che negli stessi apparecchi acustici. Quest’ultimo accessorio per la linea di apparecchi acustici wireless che sto utilizzando ormai da nove mesi con risultati eccellenti sotto tutti i punti di vista, è un dispositivo multifunzione che combina lo streaming (la trasmissione dati) audio multimediale, con due diversi microfoni ambientali e il telecomando in un unico oggetto. Sfrutta al massimo i vantaggi della nuova tecnologia, infatti lo streaming audio trasmesso da un telefono cellulare o da un dispositivo d'intrattenimento (ad esempio, un lettore MP3 o un computer) è ricevuto direttamente dagli apparecchi acustici. Questa comunicazione wireless garantisce la qualità del flusso dati in un raggio di due metri, consentendone un uso molto pratico, tenendolo semplicemente in mano, lasciandolo sul tavolo o mettendolo in tasca durante la trasmissione dati.
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Dottoressa
Tea Maione Laureata in Tecniche Audioprotesiche. Disponibile telefonicamente Martedì dalle 9.00 alle 11.00 Cell. 338.9648341
Il design è un ulteriore carta vincente, poiché è piccolo, elegante e portatile. Con uno schermo touch “full color” e con una semplicissima interfaccia, semplice da utilizzare in modo intuitivo. Questo hardware avanzato consente uno streaming audio stereo, una comunicazione bi-direzionale con il telefono cellulare e una connettività fluida con qualsiasi dispositivo audio bluetooth. Non manca la possibilità anche di una connettività wired (con cavo) per quei dispositivi audio che non possiedono l’interfaccia bluetlooth (computer, televisione etc). I portatori di apparecchi acustici di questa linea wireless utilizzano direttamente i microfoni degli apparecchi acustici per raccogliere la propria voce al telefono. Questa caratteristica libera i pazienti dagli attuali obblighi di indossare dispositivi di streaming al collo per mantenere i microfoni in prossimità della bocca. Durante una conversazione esso utilizza flussi dati audio a due vie in tempo reale, dal telefono cellulare agli apparecchi acustici e dagli apparecchi acustici al telefono cellulare. Questo processo di streaming audio a due vie per l'uso del telefono cellulare e la possibilità di sfruttare il microfono dell'apparecchio acustico come ingresso per il telefono cellulare sono processi complessi, ma rendono l'utilizzo del telefono sorprendentemente semplice. Il segnale dal telefono cellulare con interfaccia Bluetooth è trasmesso via Bluetooth al dispositivo. Il segnale del telefono cellulare è poi convertito in un segnale a 900 MHz, e inviato in modalità wireless agli apparecchi acustici, i quali, attraverso i ricevitori degli stessi portano la voce dell’interlocutore telefonico nelle orecchie del paziente. La voce della persona che indossa gli apparecchi acustici è raccolta dai microfoni degli stessi apparecchi e inviata via 900MHz al dispositivo per poi essere trasmessa al telefono cellulare attraverso la comunicazione bluethoot. Questo processo è detto completamente a mani libere, “Hand free”. Per la comunicazione in ambienti molto rumorosi, il paziente ha la possibilità di utilizzare i microfoni incorporati del dispositivo per raccogliere la propria voce, riducendo
così il rumore di sottofondo e migliorando la qualità della comunicazione. Le chiamate in arrivo al telefono cellulare associato sono segnalate all'utente dal dispositivo con un segnale indicatore emesso dai suoi apparecchi acustici. La chiamata può essere accettata o rifiutata direttamente dal dispositivo, con il solo tocco di un tasto con il dito sullo schermo touch. Il portatore di apparecchi acustici ha solo bisogno di avere il dispositivo a portata d mano per rispondere alle chiamate in arrivo dal cellulare. Le chiamate in uscita invece devono essere selezionate dal telefono cellulare. Durante una chiamata, il volume della conversazione può essere facilmente regolato con i pulsanti sul lato del dispositivo. La comunicazione bluetooth tra un telefono cellulare ed il dispositivo avviene nello standard di questa tecnologia, che è di circa 10 metri, mentre la comunicazione sui 900 MHz tra il dispositivo e gli apparecchi acustici wireless ha un raggio di azione di circa due metri. Questo permette al paziente di parlare al cellulare con solo il dispositivo in mano. Un altro vantaggio dell’audioleso che utilizza questo dispositivo è l'ascolto della telefonata bilaterale, cioè su entrambi gli apparecchi acustici contemporaneamente. L'ascolto bilaterale di una telefonata ha evidenziato discreti vantaggi nella comunicazione, rispetto al più tradizionale ascolto unilaterale. Esso come accennato, consente anche lo streaming audio da dispositivi di intrattenimento Bluetooth o altri dispositivi audio, permettendo agli
apparecchi acustici di agire come cuffie personalizzate. Questa funzione permette all’utilizzatore di essere distante dalla fonte di intrattenimento fino a 10 metri e di fruire dello streaming audio senza fili. Inoltre, utilizzando il cavo micro USB con jack audio da 3,5 millimetri, può connettersi direttamente a eventuali dispositivi che hanno un'uscita audio adatta e trasmettere il flusso dati direttamente agli apparecchi acustici. Può essere per esempio collegato a un computer per lo streaming audio di contenuti podcast o musica direttamente agli apparecchi acustici, eliminando la necessità di utilizzare cuffie o altoparlanti. Funge anche da microfono ambientale: una funzione che fornisce un migliore rapporto segnale-rumore in ambienti di ascolto rumorosi o difficili, senza la necessità di trasmettitori FM comunemente associati all'ingresso audio "DAI". Quando usato come microfono ambientale, il dispositivo trasmette, per esempio, direttamente la voce di chi parla ad entrambi gli apparecchi acustici. Se l'interlocutore è in un ristorante rumoroso, basta abilitare l’opzione direzionale, per ridurre il rumore di sottofondo e inviare alle orecchie del paziente un segnale con migliore rapporto segnale-rumore, perfezionando di fatto la comunicazione. Quando usato come microfono ambientale per una riunione, ha una modalità omni-direzionale e, quando posizionato nel centro del tavolo, sarà in grado di raccogliere le voci dei diversi partecipanti veicolandole direttamente nelle orecchie del paziente.
FISIOTERAPISTA
Il Metodo Mézières Dottoressa
Veronica Di Martino Fisioterapista Specializzata Ginnastica Posturale Metodo Mézières Studio Ir.Ve. Tel. 081.0097352
Il Mézières, metodo posturale per “eccellenza”, induce profondi cambiamenti nel vestito muscolare e fasciale che avvolge e compenetra il corpo intero. Il Metodo Mézières si basa sui principi fondamentali scoperti da F. Mézières: le catene muscolari, il controllo riflesso della postura, i riflessi antalgici, le nozioni di compensazione (iperlordosi, asimmetrie e blocco diaframmatico in inspirazione), e permette una riabilitazione individuale ad approccio globale che, attraverso il ripristino della simmetria corporea, favorisce il recupero funzionale del paziente, partendo dalla valutazione della postura, la lettura dei diversi dimorfismi e la morfologia, incentrandosi quindi sulle tecniche e posture da adottare nel campo della patologia ortopedica vertebrale, articolare, muscolare e dismorfica. L’evento consentirà di acquisire una particolare sensibilità nella valutazione dei dismorfismi ed abilità manuali, tecniche e pratiche tali da consentire un lavoro di rieducazione finalizzato a ritrovare il riequilibrio posturale in base alla morfologia di riferimento, in tutte le patologie a carico dell’apparato locomotore.
Indicazioni Il Metodo trova applicazione in tutti i problemi di statica e le loro conseguenze, dolorose o indolenti: in ortopedia, in reumatologia, in traumatologia, (salvo nell'immediato post-operatorio), nelle patologie legate alle pratiche sportive, negli squilibri neurovegetativi che hanno provocato per via riflessa una grave perturbazione della statica, alcuni problemi digestivi o cardiaci legati alla disfunzione del diaframma, la maggior parte dei problemi respiratori e circolatori di origine meccanica o neurovegetativa, le disfunzioni della sfera urogenitale del postpartum, alcuni problemi neurologici e loro conseguenze sulla statica.
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DA COSÌ
A COSÌ
Controindicazioni I primi 3 mesi di gravidanza per il rischio di aborto spontaneo derivante dall'iperpressione addominale e dagli effetti potenti sulla statica pelvica e sul perineo prodotti dalle posture, stati infettivi ed infiammatori acuti, sindromi tumorali, malattie degenerative del muscolo, stati psicotici, tutti i casi in cui vi siano limiti dovuti alla mancanza di motivazione e quindi di partecipazione del paziente.
Collocazione del Mézières tra le terapie Il Metodo di Françoise Mézières grazie al suo approccio globale, entra, collocandosi "de facto” nella medicina olistica e si associa naturalmente con l’omeopatia, l’osteopatia e la medicina cinese, così come per tutte le terapie globali e causali.
Che cos'è il metodo Mézières plus? Il metodo Mézières Plus del Prof. Jean-Marc Cittone è l'insegnamento dell'originale Metodo Mézières arricchito di mobilizzazioni di Osteopatia e di Riflessoterapie che trovano efficace applicazione nella riabilitazione fisica.
LOGOPEDISTA
La disfonia cronica infantile Dottoressa
Mariarosaria D’Esposito Laureata in Logopedia presso l’Università di Napoli Federico II. Disponibile telefonicamente Giovedì e Sabato dalle 9.00 alle 13.00 Cell. 338.3191494
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Cosa potrebbe esserci di insano nelle grida di rabbia durante un litigio, di gioia per un goal di Ronaldinho o nelle urla di terrore mentre si scende in picchiata dalle montagne russe al Luna Park? Di certo niente, ma quando questo atteggiamento vocale diviene costante, quando per comunicare risulta necessario “sgolarsi”, allora si può sviluppare nel tempo una disfonia; questo può accadere sia agli adulti che ai bambini. Tipica di individui con una spiccata emotività, spesso iperattivi, la Disfonia Cronica Infantile è una delle più incidenti patologie della voce in età pediatrica, con un picco nell’epoca compresa tra i 5 e gli 11 anni e con una prevalenza nei maschi. Non si tratta chiaramente del calo di voce transitorio, secondario al classico colpo di freddo o ad un banale raffreddore, bensì di una condizione vocale patologica, rappresentata da un’alterazione stabilizzata. La voce del bambino assume particolari caratteristiche che possono costituire dei veri e propri campanelli d’allarme per i genitori: ♦ il marcato tratto di raucedine, che sporca in maniera costante la voce, si aggrava tendenzialmente di sera per l’affaticamento vocale dell’intera giornata. ♦ durante la fonazione è sempre evidente uno sforzo considerevole che porta spesso fino ad un’evidente dilatazione delle vene giugulari esterne, ben visibili sul collo ♦ ogni emissione vocale appare sempre accompagnata da uno stato di “fame d’aria” che talvolta non consente neppure di arrivare alla fine della parola o della frase. Parlare diviene per questi bambini un vero e proprio sforzo; una fatica di fronte alla quale però (e giustamente) non si tirano comunque mai indietro. La Sindrome Disfonia Infantile in una fase iniziale può avere come unica causa un alterato meccanico respiratorio, in un bambino che tendenzialmente abusa dello strumento vocale: parla molto, male e lo fa urlando.
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Quando però questa condizione di sforzo si protrae nel tempo, la disfonia può degenerare ed evolvere da disfuzionale ad organica, con l’insorgenza di noduli o polipi sulle corde. Il trattamento logopedico, in caso di Disfonia Cronica Infantile, risulta generalmente molto efficace. È necessario, tuttavia, che il bambino abbia raggiunto un buon livello attentivo e sia costante nell’effettuare gli esercizi, al fine di apprendere ed automatizzare la corretta modalità respiratoria e vocale. Quando, invece, il piccolo non è ancora sufficientemente maturo per intraprendere un percorso terapeutico, è possibile seguire poche e semplici regole d’igiene vocale, per limitarne l’abuso e ripulirne il tratto. Per i bambini scolarizzati risulta utile la compilazione di un diario vocale quotidiano. In particolare il paziente imparerà a: ♦ non urlare per richiamare l’attenzione ♦ non chiamare a distanza, ma avvicinarsi quando vuole parlare ♦ evitare di parlare quando c’è un forte rumore di fondo ♦ evitare di parlare dopo una corsa o uno sforzo fisico ♦ evitare di cantare ♦ evitare di “imitare” le voci ♦ evitare di schiarirsi la voce Chiaramente i genitori non saranno dispensati dal progetto di educazione vocale: oltre ad il ruolo fondamentale di monitorare la qualità della voce del proprio figlio, dovranno indagare “il perché” di tale abuso ed analizzare le proprie abitudini rispetto all’uso della voce. Si stupiranno in molti casi di scoprirsi autentici, inconsapevoli ed irriducibili urlatori!
CARDIOLOGO
L'infarto e la dieta mediterranea Parlare di malattie cardiovascolari, in particolar modo di infarto e di ictus, fa sempre un po' di impressione per le gravi conseguenze che tali fatti morbosi possono provocare al momento e nel tempo. Occorre anche dire che la situazione di questi eventi è andata sempre migliorando con la riduzione dei casi e si è avuto pertanto negli ultimi trenta anni l'allungamento della vita delle persone di circa 10 anni. Tutto ciò si è potuto avere non certo per un fatto occasionale, ma grazie agli impegni da parte della Società moderna, di quei mezzi di prevenzione e di cura per evitare o ritardare al massimo tali eventi e di poterli curare con le opportune cure. Un risultato questo di logica e buonsenso applicati nella vita di ogni individuo.
Professor Dottor
Vittorio Fabbrocini Cardiologo e Internista, è stato Libero Docente presso l’Università di Napoli, Primario ospedaliero e poi Cardiologo ambulatoriale a Napoli. Giornalista pubblicista, già Redattore scientifico de IL MATTINO di Napoli - Tel. 338.4086506 - v.fabbrocini@alice.it
I fattori di rischio Sono noti da tempo quelli che sono i cosiddetti "fattori di rischio" che possono determinare nel tempo le condizioni per questi gravi avvenimenti di tipo cardiovascolare: l'ipertensione arteriosa, l'aumento del colesterolo nel sangue, in particolar modo la parte cosiddetta "cattiva" (colesterolo LDL), il diabete mal controllato, l'obesità con notevole sovrappeso, il fumo di sigarette ed infine anche una certa ereditarietà e familiarità, in rapporto a fattori genetici (cosa questa sulla quale gli studiosi stanno svolgendo assidue ricerche). Tutte condizioni una volta per niente o poco note. Tuttavia di fronte ai consigli dei medici per l'adeguata prevenzione non sempre si risponde in modo positivo. Purtroppo capita spesso di rilevare che certi consigli in tal senso vengono sottovalutati ed attuati soltanto alla comparsa dei primi disturbi, quando è già tardi.
Importanti sudi Si calcola che con l'impiego di mezzi diagnostici moderni e preventivi, con i farmaci che abbassano i valori pressori, del colesterolo ed del diabete, si ha un abbattimento fino al 30-40 per cento non soltanto della mortalità ma anche dei casi di infarto, insufficienza cardiaca e ictus cerebrale. Questi dati hanno naturalmente rafforzato l'intento di riconoscere e ridurre nelle persone i fattori di rischio. Studi importanti nel campo scientifico, come il Framingham, Asian Pacific Cohort ed altri, hanno confermato che la presenza dei quattro maggiori fattori di rischio (ipertensione arteriosa, ipercolesterolemia, fumo di
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sigaretta e diabete non controllato) favoriscono oltre il 90 per cento i casi di infarto.
Lo stress favorisce l'infarto Nel passato si affermava che nessun essere umano può sottrarsi allo stress e che questo è necessario alla vita. Tuttavia in base ad uno studio internazionale (REMIT) sembrerebbe che uno stress mentale potrebbe favorire anche una insufficienza coronarica, con il rischio di un infarto. Infatti è stato dimostrato che una eccessiva preoccupazione ed emotività può favorire la liberazione di particolari sostanze ormonali che provocano come conseguenza una costrizione delle arterie periferiche, quindi una ipertensione arteriosa, un'alterazione del circolo coronarico, un aumento della frequenza cardiaca (tachicardia), un aumento del colesterolo, dei trigliceridi e della glicemia.
La Dieta mediterranea La tradizionale alimentazione negli anni passati degli abitanti del Meridione d'Italia, definita anche come dieta "povera", caratterizzata prevalentemente da tre componenti: grano, olio d'oliva e vino, ha finito per passare negli anni cinquanta come una dieta salutare, salva arterie, capace di poter prevenire tutti quegli incidenti cardiovascolari come l'infarto e l'ictus cerebrale. Questi che sono proprio conseguenza di gravi alterazioni dei vasi arteriosi e coronarici
CARDIOLOGO causati da depositi intravasali di grassi e colesterolo e formazioni di placche ostruenti la circolazione del sangue al cuore e al cervello. Tutto questo come conseguenza anche di un'alimentazione sbagliata, ricca di grassi, zuccheri e alcolici. E la promozione della Dieta mediterranea come l'unica vera dieta capace di poter prevenire le malattie cardiovascolari la si deve ad uno studioso americano, il biologo, fisiologo e nutrizionista Ancel Keis che ne dimostrò per primo e in maniera scientifica l'efficacia. Nella zona di Pollica, nel Parco del Cilento, lo studioso si portò per anni con la sua èquipe e poi prese casa, innamorato dalla terra e dalla vita di questa zona. Per alcuni studiosi di Barcellona questo tipo di dieta, ricco di antiossidanti, aiuta inoltre la memoria ed evita l'Alzheimer negli anziani.
Il riconoscimento dell'UNESCO Nel 1910 l'UNESCO ha riconosciuto la Dieta mediterranea come Patrimonio immateriale dell'Umanità. E proprio quest'anno, dal 24 al 26 ottobre, Napoli e Pollica hanno ospitato "Le Giornate della Dieta mediterranea"; tre giorni di convegni, durante i quali esperti italiani e di altre parti del mondo si sono incontrati per discutere su questa dieta e sui prodotti agro-alimentari legati ad essa. Accanto ad un'alimentazione sana e genuina non possono e non devono mancare, quando è necessario, gli opportuni correttivi farmacologici, come cure di quelle situazioni di iniziali quadri di malattia. Dovuti anche con
Alcuni consigli per la Dieta Mediterranea ♦ Pesce preferibilmente azzurro e legumi, almeno 3 volte nella settimana ♦ Carne rossa e uova 1 volta nella settimana ♦ Formaggi non più di 2 volte nella settimana ♦ Fette biscottate a colazione e pane preferibilmente integrale ai pasti ♦ Frutta fresca ai pasti ♦ Latte scremato o parzialmente scremato con caffè o orzo ♦ 1 litro e mezzo o 2 litri di acqua da bere al giorno ♦ Le pietanze possono venire aromatizzate con aceto, succo di limone o spezie ♦ Il caffè, the o succhi vari possono dolcificarsi con dolcificanti vari, come Aspartame, Saccarina ♦ Consentito un bicchiere di vino rosso a pranzo, evitando però la frutta e il pane ♦ Evitare fichi, uva, banane, cachi e succhi di frutta, ♦ Evitare superalcolici, bevande zuccherate, dolci, marmellata, creme e biscotti dolci ♦ Evitare maionese, mostarda, margarina, burro e strutto ♦ Evitare alimenti conservati sotto sale e sott'olio, salumi e insaccati
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un piatto tipico della dieta mediterranea
il passare degli anni, come l'ipertensione, il diabete, malattie croniche broncopolmonari e disturbi cardiaci (tachicardia, extrasistoli, dolori al petto dopo uno sforzo). Il fumo di sigarette merita poi un discorso a parte specie per gli accaniti fumatori in quanto pur fumando nel corso della giornata un numero considerevole di sigarette, 15-20 e più, difficilmente avvertono disturbi. Tuttavia col passare degli anni solo allora potranno incominciare a sentire i primi disturbi. Gli apparati interessati sono il cuore ed i polmoni: il primo con segnali di tipo coronarico (dolori precordiali) ed il secondo con episodi bronchitici con dispnea (affanno) anche dopo pochi passi e risentimento cardiaco. Non aspettare perciò questi disturbi per ridurre il numero di sigarette giornaliere o smettere del tutto. Suggeriamo perciò per le situazioni citate di consultare periodicamente il proprio medico ed attenersi ai suoi preziosi suggerimenti.
L'attività fisica Per ultimo per la prevenzione e la cura delle malattie cardiovascolari consigliamo di affiancare ad una sana alimentazione e ad un trattamento medicamentoso anche un'attività fisica. Questa va fatta almeno due-tre volte nella settimana e va regolata in rapporto all'età ed alle proprie condizioni fisiche da una passeggiata a passo svelto per 40-50 minuti ad esercizi fisici in palestra o a casa. Ciò apporta una condizione salutare immediata per il fisico e lo spirito, ma specialmente per il miglioramento del metabolismo. In particolar modo l'attività motoria porta ad abbassamento dei valori pressori per i soggetti ipertesi e della glicemia, quindi ad un migliore utilizzo glicemico. Molto utile perciò l'attività fisica nei diabetici e per coloro che hanno una intolleranza ai carboidrati con una modesta iperglicemia e non ancora un vero diabete. La Società e per essa la moderna Medicina fanno tutto il possibile per individuare con i moderni mezzi i mali che preoccupano gli uomini, dando anche i migliori e più recenti consigli per la loro prevenzione e cura, ma occorre anche che questi se ne rendano conto e se ne sappiano servire nel modo migliore.
PEDIATRA
No agli sprechi alimentari Dottor
Carlo Alfaro
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Il 16 Ottobre si è celebrata la Giornata Mondiale dell'Alimentazione, istituita dalla FAO nel 1979, che quest’anno ha avuto come priorità assoluta la riduzione degli sprechi alimentari. In quest’epoca di globale crisi economica e ambientale gli sprechi alimentari assumono più che mai rilievo. Secondo l’ultimo rapporto Fao, ogni anno più di un miliardo di tonnellate di cibo finisce nella spazzatura con uno spreco di 750 miliardi di dollari e un impatto negativo su clima, risorse idriche, utilizzo del territorio e biodiversità. Ogni anno il cibo prodotto e non consumato sperpera un volume di acqua pari al flusso annuo di un grande fiume, utilizza quasi il 30% della superficie agricola mondiale ed è responsabile della produzione di più di 3 miliardi di tonnellate di gas serra. E’ un paradosso intollerabile che un terzo del cibo prodotto nel mondo venga buttato via, mentre 870 milioni di persone soffrono la fame e la mortalità infantile – in base al rapporto Unicef sulle cause di decesso dei bambini entro i 5 anni – ha la malnutrizione come principale responsabile. L’altra faccia della malnutrizione è il dilagare dell’obesità, con 1,4 miliardi di persone sovrappeso al mondo, di cui un terzo è obeso. La lotta agli sprechi e l’educazione ad una sana nutrizione sono due temi strettamente connessi. Secondo la Fao, il 54% degli sprechi alimentari si verificano nelle fasi di produzione, raccolto e stoccaggio; il restante 46% è addebitabile ai consumi. Lo spreco maggiore riguarda i cereali, mentre lo spreco del consumo di carne è basso, ma è quello che genera l’impatto ambientale più grave in termini di occupazione del suolo, consumo di acqua ed emissioni di carbonio. Questi dati dovrebbero ispirare un cambiamento dello stile di vita a partire dal contenimento degli sprechi, dal riutilizzo degli avanzi di cibo e dal consumo sano e consapevole delle materie prime. Per quanto riguarda la situazione italiana, secondo i dati dell’ADOC (Associazione Difesa Consumatori) nella
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spazzatura finiscono quotidianamente 4 mila tonnellate di alimenti: in media, ogni italiano butta 27 kg di cibo buono all’anno, uno spreco quantificabile nella somma di circa 585 euro a famiglia. Lo spreco più importante riguarda i prodotti con scadenze brevi, in particolare latte, uova, formaggi e yogurt (39%); seguono pane e pasta (15%), carne (18%), frutta e verdura (12%). Tuttavia questi dati non tengono conto dello spreco delle grandi mense aziendali, ospedaliere e scolastiche, dei grandi alberghi o dei villaggi turistici. L’Andid (Associazione Nazionale Dietisti) è partita da questi dati per lanciare un appello alla riduzione degli sprechi, suggerendo alcune regole utili per salvare cibo e denaro e al tempo stesso per seguire una dieta sana. L’alimentazione, anzitutto, deve essere varia e bilanciata. E’ bene poi non farsi prendere da slanci consumistici al momento della spesa, ma limitarsi all’acquisto di ciò che serve davvero. Sono da preferire cibi di origine vegetale, di stagione e prodotti localmente, cibi freschi e minimamente processati, a filiera corta o direttamente dal produttore. L’acqua del rubinetto è meglio di quella confezionata. E per ridurre l’impatto ambientale si scelgano prodotti con minori quantità di imballaggio, o con imballaggio in materiale riciclato munito di eco-etichettatura, e certificati a basso impatto ambientale. Non lasciarsi ingannare dalle campagne di marketing che invitano ad acquistare sottocosto cibi in quantità superiore a quelle che poi verranno effettivamente consumate. Meglio poi fare la spesa seguendo minuziosamente la lista degli acquisti preparata a casa. E’ buona norma riprendere le ricette della nonna per recuperare gli avanzi della tavola e farne nuovi gustosi piatti. Fare sempre attenzione alla preparazione, conservazione dei cibi e al loro adeguato smaltimento.
CHIROPRATICA
Compressione dei nervi periferici
Nervo otturatore La compressione dei nervi può avvenire in qualunque zona del sistema nervoso periferico. Uno dei nervi periferici maggiormente colpiti negli arti inferiori è il nervo otturatore. Dottoressa
Barbara Martino
Anatomia
laureata in chiropratica all’AngloEuropean College of Chiropracitc in Bournemouth (Inghilterra), membro dell’Associazione Italiana Chiropratici. Disponibile telefonicamente tutti i giorni dalle 12.00 alle 16.00 Cell. 349.1381175
Il nervo otturatore nasce dalla divisione posteriore del plesso lombo-sacrale radici da L2 a L4 e decorre sul bordo pelvico. Il nervo otturatore si divide in rami anteriori e posteriori che escono dal bacino attraverso il forame otturatorio. Il ramo anteriore: decorre davanti al muscolo otturatore esterno e adduttore breve e dietro al muscolo pettineo e adduttore lungo. Inoltre, innerva il muscolo pettineo, i muscoli adduttore lungo e breve e il muscolo gracile. Il ramo cutaneo, invece, innerva la parte distale della superficie mediale della coscia. Il ramo posteriore perfora il muscolo otturatore esterno e lo innerva. Il nervo si divide, poi, in rami che si distribuiscono nella parte superiore del muscolo grande adduttore. Il ramo posteriore termina
perforando il legamento popliteo obliquo per innervare la capsula articolare, i legamenti crociati e la membrana sinoviale dell’articolazione del ginocchio. Il meccanismo d’intrappolamento del nervo otturatore non è chiaro. Tuttavia, la compressione sembra verificarsi a livello del forame otturatore dove la fascia intrappola il ramo anteriore del nervo che passa sopra il muscolo adduttore breve. Le lesioni del nervo otturatore possono essere causati da traumi al bacino e fratture che possono anche verificarsi durante il parto per la compressione esercitata dal nervo tra la testa del feto e le strutture ossee del bacino. L’intrappolamento del nervo può avvenire anche nel canale otturatore durante un intervento chirurgico come quello per le protesi totali all’anca. Altre cause potenziali includono il mal posizionamento dell’arto inferiore per periodi prolungati, la compressione dell’adduttore negli atleti e il posizionamento anormale dell’arto inferiore di un neonato durante un parto difficile.
Segni e sintomi I pazienti che hanno questa condizione di solito avvertono un dolore all’inguine di esordio insidioso, che essi descrivono come un dolore profondo nella zona dell’origine del muscolo adduttore al pube. Durante l’esercizio fisico il dolore è più grave e può irradiarsi lungo la faccia mediale della coscia verso il ginocchio. I pazienti possono, inoltre, segnalare la debolezza della gamba interessata durante gli esercizi, che è particolarmente evidente quando tentano di saltare. Raramente è riportato intorpidimento o parestesie, tranne i casi in cui la durata di questa sindrome è superiore a 12 mesi. La debolezza del muscolo adduttore e lo spasmo muscolare sono più probabili che occorrano dopo l’esercizio fisico. Con gravi lesioni potrebbe avvenire la perdita di adduzione e della rotazione interna
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della gamba. Inoltre, il paziente potrebbe Diagnosi differenziale camminare con il piede ruotato esternamente, Per diagnosticare la neuropatia del nervo con l’atrofia dei muscoli adduttori e la otturatore è, inoltre, necessario escludere riduzione della sensazione lungo la regione altre patologie muscolo scheletriche con mediale della coscia. simile presentazione. I tests usati per confermare questa patologia sono il pectineus muscle strech test o la rotazione esterna dell’anca contro resistenza. Trattamento Se questi ultimi riproducono il dolore che il Il trattamento è di tipo conservativo e include: paziente lamenta, potrebbe essere presente aggiustamenti chiropratici e mobilizzazioni la compressione del nervo otturatore. della regione lombare e pelvica, Trigger Point Therapy, Transverse Friction Massage ed esercizi di stretching attivi e passivi del nervo otturatore. Inoltre è necessaria Studi diagnostici un’adeguata rieducazione posturale volta a Le immagini radiografiche non sono ristabilire una corretta rispondenza tra rachide rilevanti nella conferma della diagnosi, ma lombare e bacino, soprattutto durante gli possono essere importanti per escludere esercizi fisici. Queste modalità, tuttavia, hanno altre patologie come la frattura del collo del un maggiore margine di successo se sono femore o del ramo pubico. Quando questa tempestive. La chirurgia è il trattamento di sindrome d’intrappolamento dura più di 3 scelta quando è presente la denervazione mesi, l’elettromiografia (EMG), eseguita nell’esame elettromiografico. inserendo l’ago nei muscoli adduttori del paziente, mostra la denervazione del muscolo adduttore lungo e breve.
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Patologie muscolo scheletriche
Caratteristiche
Trattamenti
Neuropatia del Nervo Otturatore
Dolore pubico con esercizi; esordio insidioso; profondo dolore nell’origine dei muscoli adduttori; debolezza e spasmo degli adduttori dopo gli esercizi; denervazione presente nell’EMG
Trattamento di tipo conservativo o chirurgico in caso di cronicità.
Tendinite dei muscoli Adduttori
Tensione muscolare nella zona di origine dei muscoli adduttori, dolore durante adduzione contro resistenza.
Anti-infiammatori, riposo e trattamento conservativo.
Osteite Pubica
Dolore nell’addome, nell’inguine, nel bacino e nella coscia che aumenta durante l’adduzione della coscia contro resistenza.
Riposo; inizialmente ghiaccio e anti-infiammatori; possibile uso di stampelle; stretching quando l’infiammazione è passata.
Frattura del Ramo Pubico
Dolore cronico nell’inguine, nei glutei e nella coscia.
Riposo; evitare tutte le attività che aggravano i sintomi.
Frattura del Collo del Femore
Dolore cronico nell’inguine, nei glutei e nella coscia; Dolore con la diminuzione del movimento specialmente con la rotazione interiore della gamba interessata.
Intervento chirurgico.
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NEUROPSICOMOTRICISTA
Disgrafia e psicomotricità Il tema della disgrafia è stato affrontato già dal punto di vista logopedico, ora invece vorrei evidenziare l’importanza della terapia psicomotoria in questa patologia. La disgrafia è spesso confusa con una brutta scrittura, è un disturbo specifico dell’ apprendimento che si manifesta con la difficoltà a riprodurre sia segni alfabetici che quelli numerici, essa riguarda esclusivamente il grafismo, e non le regole ortografiche e sintattiche, sebbene ci sia un influenza negativa su quest’ultime in quanto manca la rilettura e l’autocorrezione. Come si manifesta la disgrafia? Il bambino scrive in modo irregolare, la mano scorre a fatica sul piano di scrittura e l’impugnatura è scorretta. Spesso anche la postura non è adeguata il gomito non poggia sul banco e il corpo è troppo inclinato. Si nota il disimpegno dell’ altra mano, che invece di mantenere fermo il quaderno è impegnata a giocherellare con altro. Risulta alterato l’orientamento spazio grafico: non rispetta i margini de l foglio, lascia spazi irregolari tra grafemi, non segue un tratto di scrittura e procede in “salita” o in “discesa” rispetto al rigo. Talvolta la pressione spesso è eccessiva o troppo leggera, le dimensioni sono alterate o troppo grandi o troppo piccole. È noto che una diagnosi certa di DSA, quindi: dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia, si può effettuare solo verso la fine della seconda elementare, è pur vero che i campanelli d’ allerta si possono avere già intorno ai 4\5 anni. Dall’esame psicomotorio si evince nel bambino, potenzialmente, disgragico: difficoltà di equilibrio sia statico che dinamico e di coordinazione dinamica generale, la coordinazione oculo-manuale risulta carente, la strutturazione e l’integrazione spaziotemporale sono notevolmente deficitarie, la dominanza laterale non è ancora acquisita, è presente un uso
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Dottoressa
Daniela Caiafa Laureata in Neuropsicomotricità dell’età evolutiva, presso l’Università di Napoli Federico II. Disponibile telefonicamente Lunedì e Sabato dalle 9.00 alle 13.00 Cell. 347.5477785
indifferenziato della mano, la dominanza oculare è incerta. L’attività grafica è una sua faticosa produzione che risale ad un periodo poco successivo. Il trattamento psicomotorio mira a riorganizzare non solo la motricità, ma anche l’organizzazione spazio-tempo con esercizi di orientamento spaziale. Esempio definire la posizione di oggetti presenti nell’ambiente, disporre oggetti seguendo il modello dell’adulto ecc.. attività per l’orientamento temporale: rispettare sequenze di azioni, ascoltare sequenze di azioni verbalizzate dall’ adulto ed eseguirle prima in ordine poi al contrario, riordinare sequenze di vignette ecc.. integrazione spazio-temporale ascoltare e riprodurre un ritmo, riprodurre un ritmo rispettando le battute e le pause… Conoscenza e rappresentazione dello schema corporeo toccare le parti del corpo denominate, eseguire consegne verbali imitare le posizioni ecc… Il bambino disgrafico può presentare
difficoltà motorie: nell’equilibrio statico e dinamico, coordinazione dinamica generale, quindi il lavoro verte anche su attività di equilibrio statico e attività per il rilassamento. La disgrafia è associata a un’alterazione del tono muscolare e a un eccessiva tensione muscolare, causata anche, da ansia e da un senso di malessere nei confronti dei compiti che il bambino non si sente in grado di affrontare. Si effettuano giochi di contrasto veloce-lento, rumore-silenzio, pesanteleggero, movimento-immobilità, mentre per favorire la lateralità, poiché spesso i bambini disgrafici, non hanno ancora acquisito completamente la dominanza laterale, risultano incertezze che ostacolano notevolmente la coordinazione visuomotoria e i processi di apprendimento della letto scrittura. Inoltre bisogna migliorare la coordinazione visuomotoria e oculo-manuale caratterizzata da giochi di graduale difficoltà. Bisogna lavorare anche sulla coordinazione occhio-piede. Non è da sottovalutare l’aspetto emotivo di questi bambini che oltre ad avere un eccessivo carico d’ansia, sono anche molto insicuri. Per lungo tempo sono stati sottoposti a continue accuse di non impegnarsi a sufficienza, di avere una grafia orribile, e inoltre teniamo in considerazione lo sforzo a cui sono sottoposti per cercare di svolgere al meglio la consegna scolastica, che però per quanto si sforzi non sarà mai adeguata alla richiesta dell’ ambiente. I bambini tendono così a essere “scambiati” per bambini iperattivi o con labilità attentiva, in quanto
la risposta a queste continue critiche e fallimenti sono uno stato di agitazione motoria, uno scarso interesse. Inoltre nel tempo si possono strutturare manifestazioni emotive-affettive come: inibizione, aggressività, depressione. Il bambino disgrafico deve affrontare questi problemi in ogni momento della giornata: a scuola si scrive, a casa i deve fare i compiti e ciò che per gli altri è semplice per lui è difficile, lui si rende conto della differenza e se la sua scrittura non va bene è lui steso a non andare bene… tutto questo tormento dura fin quando non si fa chiarezza e finalmente tutto diventa chiaro… questi sono i motivi per il quale sarebbe importante fare prevenzione nelle scuole, per poter individuare precocemente il problema, dare il prima possibile il via a un adeguato percorso psicomotorio che aiuti questi bambini. Si potrebbe fare prevenzione nella scuola dell’infanzia individuando precocemente eventuali situazioni a rischio, accertandosi delle capacità percettive, motorie, percettive-motorie, linguistiche, attentive e menmoniche, effettuando test di valutazione psicomotoria in modo da monitorare il bambino nel tempo, evitando tutto ciò che è stato descritto. Ma purtroppo è utopia, si parla tanto di aiutare i nostri bambini, di cercare di facilitarli ma molto spesso rimangono solo parole al vento, e se ci si prova a proporre un cambiamento, il progetto rimane nel cassetto, perché c’è il progetto di musica, di sport, di danza…. ecc..ecc che invece sono più importanti…
GLAMOUR
NUTRIZIONISTA
Dottoressa
Francesca Maresca
Bambini:
Laureata in Dietistica presso l’Università di Napoli Federico II. Disponibile telefonicamente Martedì e Giovedì dalle 15.00 alle 16.30 - Cell. 334.2258132
attenzione ad un presente e futuro XXL Essere un “bambino extralarge o XXL” rappresenta uno dei problemi più critici per la salute dei bambini di oggi. Non solo l’obesità, in particolare il sovrappeso sono da considerarsi vere e proprie epidemie nei nostri ricchi Paesi occidentali, e in Italia la percentuale di bambini sovrappesi è particolarmente alta. Secondo i dati disponibili, infatti, nel nostro Paese il 24% dei ragazzi tra i 6 e i 17 anni presenta un eccesso di peso, un fenomeno che sembra interessare maggiormente le fasce di età più basse in particolar modo al sud Italia. Per contrastare il sovrappeso, che a sua volta è fonte di altri disturbi anche molto gravi, occorre fare attività fisica e seguire efficaci modelli comportamento, che devono essere dispensati attraverso l’esempio, partendo dalla famiglia fino alle istituzioni. «Dal 2008 a oggi diminuiscono leggermente i bambini di 8-9 anni in sovrappeso e quelli obesi, ma l’Italia resta ai primi posti in Europa per l’eccesso ponderale infantile. Sono ancora troppo frequenti tra i piccoli le abitudini alimentari scorrette, come pure i comportamenti sedentari, anche se aumentano, sia pur di poco, i bambini che fanno attività fisica» (dalla rilevazione a carattere biennale del Ministero della Salute, 2013). Tutti gli esperti di nutrizione affermano che l’obesità è una vera e propria malattia, e può causare diabete e problemi cardiovascolari anche nei bambini. Sovrappeso e obesità sono temi affrontati quotidianamente anche dai quotidiani, dai settimanali, dalla televisione e dal web: sembra che i Paesi industrializzati e benestanti stiano compiendo un gigantesco sforzo per combattere l’obesità, «l’epidemia del terzo millennio», «la catastrofe del XXI secolo», «la possibile causa della fine della nostra civiltà»... Si potrebbe immaginare, allora, che le famiglie, le
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istituzioni scolastiche, i professionisti della salute siano tutti rigorosamente impegnati su questo fronte per migliorare la qualità di vita dei ragazzi e per garantire loro un futuro più sano. Tuttavia, osservando con più attenzione i comportamenti individuali nelle comunità, nelle scuole e nelle famiglie, si osservano realtà completamente diverse. Ai pediatri, all’inizio di ogni anno scolastico, capita quotidianamente di dover emettere certificati per far sì che bambini grassottelli, in sovrappeso o decisamente obesi non ricevano regolarmente una doppia o tripla porzione di cibo, oppure perché a fine pasto si dia ai bambini la frutta e non merendine, budini o altri snack a base di cioccolato o creme; inoltre, dietologi ed esperti di alimentazione sono spesso obbligati ad andare nelle scuole per insegnare alle cuoche responsabili della distribuzione dei pasti a preparare porzioni corrette e non eccessive. I comportamenti appresi da piccoli sono molto difficili da eliminare, e anche da modificare, in età adulta. I bambini e i ragazzi oggi tendono a mangiare poca frutta, verdura, legumi, pane integrale. Preferiscono invece bevande dolcificate, patatine fritte, formaggi grassi, yogurt elaborati e dolcificati, succhi di frutta zuccherati; preferiscono stare davanti alla televisione o ai video giochi piuttosto che uscire a giocare all’aria aperta o dedicarsi a uno sport.
Solo lo sforzo congiunto tra istituzioni pubbliche, educatori e famiglie può dare una risposta adeguata a questo problema.
Scelgo la libertà!
Ernesto Lupacchio Central Fitness Club 1, 2, 3
Fai girare la tua vita dalla parte giusta
Se c’è qualcosa del vostro passato che vi tormenta, questo articolo potrà aiutarvi. Durante alcune esercitazioni ad un corso di PNL (Programmazione Neuro Linguistica), che ho frequentato qualche anno fa, ho visto tante persone superare in pochissimo tempo, svolgendo dei semplici esercizi, le proprie paure. Leggete l’articolo seguente di Richard Bandler, dal Corso di PNL – Scelgo la libertà e applicate l’esercizio mentale proposto. “Tempo fa, durante un seminario, mi ha avvicinato una donna. Mi ha raccontato che si trovava sull’autobus che esplose a
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Londra durante l’attentato del 7 luglio, quando vennero presi di mira i mezzi pubblici. Quest’orribile atto di terrorismo ha fortemente turbato l’opinione pubblica, ma soprattutto ha avuto un impatto tremendo sulle persone coinvolte nelle esplosioni e sui loro cari. Questa donna mi stava di fronte, saltellando nervosamente da un piede all’altro e torcendosi le mani, mentre mi raccontava di essersi trovata proprio su quell’autobus. Mi disse che, pur avendo scampato la morte, ora viveva tormentata dalla paura. Non era ancora riuscita a lasciarsi alle spalle l’accaduto. Ogni persona con uno zaino, ogni pacchetto, ogni borsa per lei era potenzialmente una bomba che le faceva rivivere il suo incubo. Era sicura che presto sarebbe morta. Diceva che era impossibile fare progetti per l’avvenire: le avevano rubato il futuro. Anche lei, come la maggior parte di coloro che hanno vissuto
un brutto trauma, era rimasta prigioniera dell’evento passato. Aveva bisogno di rompere quelle catene e le serviva un aiuto. Dietro la donna c’era una lunga fila di altre persone che aspettavano di farmi domande. E ce n’erano altre quattrocento che facevano esercizi, visto che eravamo in un’aula nel bel mezzo di un corso. Anche se il tempo stringeva, io volevo ugualmente darle qualcosa che la aiutasse a stare un po’ meglio riguardo alla sua esperienza. Le feci una domanda di cui conoscevo già la risposta e poi le diedi delle istruzioni che all’apparenza possono sembrare banali, ma che in realtà sono abbastanza potenti da spezzare le catene che ci legano a eventi che ci hanno travolto nel passato. Le chiesi se, quando pensava a quel momento, lo vedeva a dimensioni reali, ossia se le immagini erano a grandezza naturale, come se tutto stesse accadendo di fronte a lei. Rispose di sì. Aggiunse anzi che le immagini erano “gigantesche”. Improvvisamente cominciò a tremare. Troppo spesso, alle persone nella sua condizione, viene detto che per superare i propri traumi è necessario riviverli. Lei era un esempio perfetto di quanto questa teoria sia assurda. Erano mesi e mesi che riviveva quell’evento traumatico e la sua condizione non faceva che peggiorare. Sapevo che era invece il momento di sdrammatizzare.
Le chiesi: “Hai paura di treni, autobus o aeroplani?”Annuì, continuando a tremare. Le feci notare che la probabilità di essere vittima di un attentato è già di per sé bassissima, e che la probabilità che succeda due volte alla stessa persona è praticamente inesistente. Le dissi quindi che l’avrei assunta come mia guardia del corpo, e che la volevo sempre con me in aereo o in taxi, così sarei stato quasi certo di evitare il rischio di saltare per aria: nessuno è così scalognato! Si mise a ridere. Era quello che volevo. Le persone hanno spesso paura di scherzare con chi ha subito un trauma, e invece io credo che ridere dei propri problemi sia esattamente ciò che serve per cominciare a vedere le cose da un punto di vista diverso. Adesso eravamo pronti per cominciare. Aveva principalmente due problemi: il fatto di ripensare continuamente all’evento, e il fatto di immaginarselo come un filmato di proporzioni gigantesche, come se fosse ancora davanti a lei. Dovevo farle cambiare queste due cose. Le chiesi allora di sperimentare qualcosa di un po’ diverso da quello che aveva fatto fino a quel momento.“So che questo ricordo terribile ti ha terrorizzata a lungo, e voglio aiutarti a metterlo dove deve stare: nel passato. Per farlo, puoi pensare a un ricordo successivo all’esplosione? Magari qualche ora dopo, quando ti sei resa conto di essertela cavata, di essere ancora viva e tutta d’un pezzo?”La donna chiuse gli occhi e cominciò a ricordare un momento successivo all’attacco,
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poi annuì. Continuai: “Bene, ecco cosa voglio che tu faccia adesso. Immagina di entrare dentro ‘te stessa’ in quel ricordo e, mentre lo fai, ti chiedo di rivivere l’intera esperienza al contrario, come se stessi riavvolgendo un nastro. Vedrai le persone che camminano all’indietro, l’autobus che si ricompone dai rottami e comincia ad andare in retromarcia… l’intero filmato mentale dell’evento che va all’indietro. Riavvolgi il filmato, finché non arrivi al momento in cui dovevi ancora salire sull’autobus”. Arrivata a quel punto, le chiesi di fermarsi. Poi le feci ripetere la procedura qualche altra volta. Mentre eseguiva le mie istruzioni, canticchiavo una musichetta da circo: “Tatta tara ta ta tattattara”. Ridacchiava. E questo, come vi ho già detto, è molto importante. Le chiesi: “Hai finito?”. Annuì. Le avevo fatto proiettare il filmato al contrario, perché era abituata a immaginarlo nel futuro, mentre volevo che cominciasse a metterlo nel passato. Avendo ripercorso l’esperienza al contrario nella sua mente, il suo cervello era costretto a ripensarla in modi del tutto nuovi. “Ora voglio che tu rimpicciolisca il ricordo di quell’evento tragico, in modo che abbia le dimensioni di un filmato da cellulare”, dissi mentre mettevo una mano a un metro davanti a lei, “grande più o meno così”. “Guarda ciò che è successo dentro questo schermo immaginario e fai partire il filmato dall’inizio alla fine, piccolo piccolo e in lontananza”. Fece quello che le avevo chiesto con grande attenzione.“Per finire, voglio che ti immagini su un autobus, che guardi gli altri passeggeri con
zaini e borse, e che li vedi tirare fuori penne e libri per studiare. Immaginò quanto le suggerivo e sorrise. E quel sorriso significava molto. Poi le chiesi di tornare ancora una volta all’immagine che tanto la spaventava. Erano passati solo pochi minuti ed ecco che le chiedevo di fare proprio ciò che l’aveva terrorizzata per anni. Scosse il capo e disse: “Sto molto meglio del solito”. Le dissi di guardare tutti quegli sconosciuti con zaini e pacchetti. Scosse di nuovo il capo, mi guardò e, facendo spallucce, disse: “Sono tranquilla”. Naturalmente non aveva cancellato l’evento dalla sua mente. Avrebbe comunque avuto un ricordo orribile di quell’episodio accaduto nel passato. Quello che avevo fatto era stato aiutarla a smettere di consentire al ricordo di influenzare negativamente il presente. Visto che l’avevo aiutata a cambiare il modo in cui rappresentava il ricordo, adesso le era possibile diminuire l’intensità delle sensazioni che provava immaginandolo. D’ora in avanti sarebbe stata in grado di gestire la situazione, perché sapeva cosa fare. E più l’avrebbe fatto, più le sarebbe diventato facile. Aveva imparato qualcosa che la avrebbe aiutata a guadagnarsi la libertà dalle limitazioni imposte da quel ricordo. Gli eventi tragici esistono solo nella mente, sotto forma di ricordi. Un ricordo è la rappresentazione di un’esperienza. Quando cambiate il modo in cui rappresentate un’esperienza, cambiate anche le sensazioni che le sono associate, quindi come vi sentite in merito a essa”.
Tra il dubbio e la verità “LA VERITÀ È SCANDALOSA”. Fa sicuramente un certo effetto questa frase provocatoria di uno degli scrittori più bruschi e pungenti del panorama letterario europeo. Si tratta del francese MICHEL HOUELLEBECH e la frase è tratta dal suo romanzo “LE PARTICELLE ELEMENTARI”, edito da RIZZOLI. Ma, mettiamo che fosse stata pronunciata, con toni diversi, da un altro personaggio, venerato da miliardi di persone, ad esempio CRISTO, sicuramente non provocherebbe l'immediato rigetto che, senza nemmeno riflettere un attimo sul suo messaggio riposto, essa determina.. “LA VERITA' NON APPARTIENE A QUESTO MONDO”, risponde CRISTO a un PILATO smarrito il quale, probabilmente, dinanzi alla eventualità di una rivelazione della VERITÀ, non avrebbe avuto dubbi di sorta e lo avrebbe mandato libero, senza affidarlo alla fame di violenza e di sangue di cui, sempre e sotto tutte le latitudini, è assetata la folla. Dunque, se si analizzano con rigore e onestà mentale, le due frasi sono speculari. Significano che, prescindendo dalle fedi e dai rispettivi dogmi, all'uomo itinerante nel mondo non è concessa la possibilità di raggiungere giammai la verità. E chiunque affermi il contrario, e cioè di essere in possesso di una verità assoluta e definitiva sul piano umano, filosofico e scientifico, dovrebbe essere ritenuto un pazzo o lestofante. La sua pretesa di verità non può che destare scandalo. Ossia opposizione, respingimento, rigetto, ostracismo. D'altra parte i detentori di presunte verità assolute, non hanno prodotto altro, lungo il corso della storia, che violenze, pianto, guerre, stermini, genocidi. Bisogna perciò guardare, almeno con sospetto, coloro che abitano i mercati dove si vende la VERITÀ a poco prezzo. Ancora meglio, diffidare e starne alla larga. Vogliono catturare l'anima e, quando non vi riescono, sono disposti ad eliminare coloro che non condividono la loro pretesa e la loro presunzione. La VERITÀ, a partire da SOCRATE a cui risalgono le origini del PENSIERO OCCIDENTALE e la rivoluzione ininterrotta che esso produce, è fondamentalmente, se non esclusivamente, RICERCA DELLA VERITÀ. Noi siamo, sia come individui che come specie, profondamente ignoranti, cioè digiuni di verità, benché ineluttabilmente e costantemente orientati verso di essa. Solo il riconoscimento di questa unica verità, tuttavia, può fornirci la spinta per la ricerca che non ha
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Domenico Casa Consulente filosofico Cell. 3393318463 Domenico.Casa2@tin.It
mai termine. Ed ogni risultato raggiunto è da ritenersi soltanto un punto di arrivo provvisorio o una sosta prima della ripresa successiva. Il “cammino”, inoltre, non è mai facile e scontato. Esso, al contrario, è impervio, irto di ostacoli, di ripensamenti, di DUBBI. Il DUBBIO è indispensabile, anzi inevitabile, se si vuole affrontare la ricerca senza pregiudizi ideologici di sorta e con sincera onestà. A chiunque gli si avvicinava, spiattelandogli i suoi “grammi” o “quarti” di verità, SOCRATE, facendo ricorso all'ironia, chiedeva “Cos'è ciò di cui parli? Sei sicuro di quello che dici? Come sei pervenuto a questa conclusione?” Messo alle strette, l'interlocutore cadeva nella confusione e nella baraonda delleopinioni, nel DUBBIO più assoluto, fino a riconoscere la propria ignoranza. Tuttavia, da grande maestro, non di VERITÀ ma di un METODO di RICERCA, aiutava, coloro che si mostravano disponibili, a fare spazio, nella mente e nel cuore, a una RICERCA insieme. Infatti la ricerca della verità non avviene da soli, ma con il contributo di tutti, sia di quelli che ci hanno preceduto che di quelli che, attualmente, “camminano” con noi. Quanto al DUBBIO, c'è da sottolineare che c'è dubbio e dubbio. Nel senso che bisogna tenere distinto il DUBBIO degli SCETTICI dal DUBBIO METODICO. Il primo appartiene a coloro i quali ritengono che, per quanti sforzi si facciano, la VERITÀ sia irragiungibile, essendo la nostra mente, con i suoi limiti oggettivi, assolutamente incapace di attingere una verità sia pure minima. Quelle che sembrerebbero verità, altro non sarebbero che opinioni e punti di vista fallaci sull'uomo e sul mondo. Il DUBBIO METODICO (per intenderci quello di SOCRATE e di CARTESIO), invece, altro non sarebbe che un mezzo per tenere la mente lontana da false verità acquisite, spesso, attraverso luoghi comuni, pregiudizi e il “sentito dire”, che appartengono non solo al mondo del senso comune, ma talvolta anche al mondo di coloro che “pensano”. wSe si è in grado di mettere sempre in discussione i punti di vista raggiunti, se si riesce a non barare con se stessi e con gli altri, se si è in grado di pulire, almeno ogni tanto la mente da quelli che BACONE chiamava IDOLA, ossia pregiudizi, se ci si tiene lontani da falsificazioni, bluff e bugie, allora si è sicuramente incamminati sulla via della RICERCA della VERITÀ. Tutto il resto è SCANDALO.
Il Miracolo Salvatore Spinelli Poeta
Una bambina dal volto assai bello viveva con mamma, papa e un fratello, anche lui molto bello e aggraziato ma purtroppo gravemente malato.
Appresa quella ferale notizia la piccola entrò in mestizia, ma mentre piangendo stava per andare una voce d’uomo la fece fermare.
Il bambino per un’avversa sorte ogni giorno rischiava la morte, e lei proprio nulla poteva fare se non attendere e sperare.
Un signore che stava in farmacia disse: “Fermati, non andare via, forse posso evitarti tante pene, ma il problema devo capire bene”.
Il padre diceva che per salvarlo si doveva solamente operarlo, ma ciò costava una enormità, molto oltre le loro possibilità.
“Il mio fratellino sta morendo -rispose la bambina piangendosolo un miracolo lo può salvare, ma non so dove poterlo comprare”.
Per salvarlo da quel pericolo si poteva solo con un miracolo, “Un miracolo, dove si può comprare?” -la bambina cominciò a pensare-.
“Dimmi, quanti soldi hai racimolato” -chiese l’uomo con fare interessato-, “Un dollaro e qualche monetina” rispose schernendosi la bambina”.
Udito ciò dalla stanza accanto, la bambina col cuore affranto svuotò il suo salvadanaio e via corse dritta dritta in farmacia.
“Penso che potrebbero bastare, su, piccola, possiamo andare” -disse l’uomo con fare umano prendendo la bambina per mano.-
Sulla punta dei piedi e occhi severi versò sul banco tutti i suoi averi tanto che il farmacista meravigliato pensò che la bimba avesse sbagliato.
Era questi un noto scienziato, un neurochirurgo assai quotato, intenerito da quel piccolo cuore stracolmo d’un infinito amore.
“Perché questi soldi, bambina bella sufficienti per qualche caramella”, -disse il dottore incuriosito perché proprio non aveva capito-.
Il piccolo malato venne operato e a sicura morte strappato, con grande gioia di mamma e papà e della sorellina esempio di bontà.
“Sono per il mio fratellino, assai malato, povero piccino, un miracolo voglio comprare perché solo quello lo può salvare”.
“Quanto costerà?” si chiedeva la mamma “quanto per riaccendere quella fiamma?” “Un dollaro e qualche monetina!” -rispose candidamente la bambina-.
“Qualcosa gli cresce nella testa, crescita che purtroppo non s’arresta, e il mio fratellino sta morendo” -disse la piccolina piangendo-.
Ma la mamma conoscendo la verità disse: “E’ stata la tua bontà, la tua fede e quel grande amore che porti nel tuo piccolo cuore”.
Il farmacista, scuro in volto disse: “Piccola, dammi ascolto, i miracoli non si possono comprare e tu, piccola, ti devi rassegnare.
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AVVOCATO
Posso cancellare i miei precedenti penali? Nella realtà di fatto avere la “fedina penale” sporca (così come impropriamente si dice in gergo) costituisce oramai un ostacolo al raggiungimento di una miriade di obiettivi. Talvolta ciò può inficiare il mondo del lavoro essendo causa di esclusione da concorsi pubblici o di non assunzione in aziende private, considerato che sia la pubblica amministrazione che gli enti privati richiedono sempre di visionare la fedina penale dei soggetti che si apprestano ad assumere; altre volte ciò può causare, invece, disagi nella vita di tutti i giorni (si pensi ad esempio al fastidio che potrebbe scaturire a causa di un semplice controllo di polizia). Un passato sbagliato rimane, purtroppo, come una macchia nera difficile da coprire. Ed ecco che salta fuori ogni qualvolta, vuoi per motivi di lavoro vuoi per altro, ci viene chiesto di produrre un certificato penale attestante la nostra “situazione” con la giustizia.
Valerio Massimo Aiello Avvocato Penalista; il suo studio legale ha sede in Vico Equense alla via Canale 28 ed in Sorrento alla via Corso Italia 261. Cell: 3394095882 Tel/Fax: 0818015930 e-mail: valerioajello@gmail.com
Non importa, quindi, se ci siamo pentiti e abbiamo messo “la testa a posto”: vi è sempre traccia dei reati commessi in passato. Ecco perché, quando è possibile, bisogna procedere alla loro cancellazione. La legge Italiana ci offre questa possibilità, ovviamente a patto che siano presenti determinate condizioni, una su tutte quella di aver dimostrato di essere diventati persone oneste e rispettose della legge. L’istituto giuridico che consente di cancellare i propri precedenti penali è disciplinato dagli art. 178 e ss del codice di procedura penale e prende il nome di “riabilitazione”. Tecnicamente la riabilitazione viene definita come quella procedura che consente a coloro che sono stati condannati a seguito di sentenza penale passata in giudicato ovvero di decreto penale di condanna non
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opposto di chiedere ed ottenere, avendone i requisiti, la cancellazione dei reati dal casellario giudiziario e, conseguentemente, l’estinzione degli stessi. Come già detto per poter usufruire di tale istituto giuridico la legge richiede nel dettaglio che siano presenti alcune condizioni. La riabilitazione può essere concessa quando siano decorsi almeno 3 anni dal giorno dell’esecuzione della pena, e il condannato abbia dato prove effettive e costanti di buona condotta (il termine è invece di 8 anni se si tratta di reati commessi da recidivi e di 10 anni se si tratta di delinquenti abituali, professionali o per tendenza). Durante detto periodo la condotta deve essere stata buona (non ci devono essere state denunce o
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procedimenti penali pendenti); Devono essere stati risarciti i danni alle parti offese dai reati commessi; Devono, altresì, essere state pagate le spese processuali. Il richiedente non deve essere stato sottoposto a misura di sicurezza o la misura di sicurezza deve essere stata revocata e il medesimo richiedente deve aver adempiuto le obbligazioni civili derivanti dal reato (risarcimento del danno), salvo che dimostri di trovarsi nell’impossibilità di adempiere; Soltanto in presenza delle suddette condizioni l’interessato potrà avanzare richiesta di riabilitazione. Per quanto riguarda la procedura da seguire al fine di chiedere ed ottenere la cancellazione dei propri precedenti penali, quest’ultima può essere così, brevemente, schematizzata. La domanda di riabilitazione dovrà essere presentata al Tribunale di Sorveglianza esistente nel distretto in cui la persona ha la residenza. Depositata l’istanza il Tribunale di Sorveglianza competente provvederà ad acquisire tutti i documenti necessari alla decisione (copie delle sentenze, dei certificati del campione penale ecc.). Successivamente
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verrà fissata la data dell’udienza di trattazione; in questa udienza il vostro avvocato discuterà in merito alla richiesta di riabilitazione. Al termine dell’udienza il Tribunale di Sorveglianza deciderà con ordinanza se concedervi o meno la riabilitazione; tale decisione sarà comunicata al richiedente ed a tutti gli Uffici interessati, compreso il Casellario, che procederà, quindi, alla cancellazione del o dei reati dal vostro certificato penale. Attenzione, però, perché la riabilitazione potrà essere revocata se la persona riabilitata commetta un nuovo delitto non colposo entro 7 anni, per il quale sia inflitta la pena della reclusione per un tempo non inferiore a 2 anni, o un’altra pena più grave. Ricapitolando, quindi: la legge ci dà la possibilità di cancellare i nostri precedenti penali attraverso l’istituto della riabilitazione a patto però che siano presenti determinate condizioni, dettate tassativamente dall’art.179 del codice di procedura penale. Ovviamente si consiglia di rivolgersi sempre ad un avvocato penalista di fiducia che vi fornirà tutta l’assistenza tecnica necessaria al buon esito della procedura.
La materia necessiterebbe di ulteriori precisazioni non possibili in questa sede per necessità di brevità di esposizione.
Lo stress altera anche la vita dell’acqua?
Pura… eppure! Il mare è senza dubbio la maggiore fonte di ricchezza terrena, in esso confluiscono tutti gli elementi presenti in natura ed è proprio da qui che inizia il ciclo di vita dell’acqua. Le molecole, assorbendo l’energia del sole, si liberano di tutte le contaminazioni terrene e come uno spirito si ergono verso il cielo. Spinti dal vento, giorno e notte, vagano nell’aria. Durante il loro viaggio incrociano la luna, le stelle e così assorbendo sempre più energia si trasformano in nubi che aggregandosi si condensano in gocce d’acqua cadendo sulla terra. Quante volte siamo rimasti affascinati dai colori dell’arcobaleno disegnato nel cielo dalla luce del sole riflessa nelle gocce. Quante volte abbiamo sognato ammirando i fiocchi di neve che cadevano imbiancando i dintorni. Quante volte la luce di un lampo ha trafitto il nostro sguardo incutendo nel cuore una stretta di paura per il tuono che sarebbe accaduto. Ebbene tutto questo è l’espressione delle fonti
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di energia che l’acqua ha tratto dalla propria rinascita. Cadendo in terra purifica l’aria, attraversa i suoli sciogliendo i sali minerali, dilava i terreni apportando nutrimento alle piante e sgorga dalle sorgenti per dissetare. L’acqua si presenta in terra nelle più svariate forme e con le sue molteplici caratteristiche chimico fisiche ci consente di beneficiare della propria energia per migliorare il nostro stato di salute e di benessere. Purifica-scioglie –dilava–nutre–disseta sono le azioni che l’acqua ha svolto da sempre per ricoprire il proprio ruolo naturale e contribuire alla vita. L’uomo ha capito da sempre l’importanza dell’acqua eppure oggi ci ritroviamo a dover trattare e depurare l’acqua per utilizzarla: perché? Idrazina –cromopiombo–cadmio–tensioattivi sono solo alcuni degli elementi che l’acqua assorbe durante il suo percorso di vita. Tutto ciò è definito inquinamento che, a differenza del percorso naturale, provoca uno stress molecolare dell’acqua alterandone l’equilibro
bioenergetico. Oggi sempre più sovente si sente parlare di trattamenti come: osmosi –ionizzazione–ultrafiltrazione –gasazione. In pratica possiamo definirli una sorta di “doping naturale” che consentono di rigenerare la nostra acqua per renderla adeguata alle nostre esigenze. Resteranno inalterati i benefici naturali della nostra acqua?
ARREDAMENTO
Ogni famiglia ha il suo divano... Francesco Esposito Interior Designer
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Ebbene si! I fattori da valutare sono svariati... se ci sono bambini in casa meglio orientarsi verso scelte che sposano praticità e funzionalità, inoltre i materiali quali pelle, ecopelle o tessuti antimacchia, possono lasciar vivere il divano a tutti i componenti della famiglia. Se invece il salotto è anche il punto di incontro della famiglia o degli ospiti, è meglio scegliere una soluzione che consente il face-to-face ovvero con più poltrone e un numero di posti a sedere sufficiente per poter conversare o godersi la TV, senza trascurare il camino se c'è. Il divano può diventare anche un punto di relax e non solo per il capo famiglia... infatti con l'aggiunta di qualche opzione tipo il recliner o qualche poggia testa regolabile si può raggiungere il massimo del comfort. E quindi la "ricarica energetica" è assicurata per tutti. Le "chance" sono definite fino a rasentare il sofisticato, qualche modello prevede anche la possibilità di casse acustiche degne di una qualsiasi saletta Hi-Fi. Le opzioni del letto interno sono svariate, compresa la possibilità di portarlo in un'altra stanza, meccanismi e sistemi supercollaudati nel tempo e nel design. Ovviamente italiani al 100%. Nello show-room è disponibile un modello
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che ha la possibilità di trasformarsi in un comodo letto semplicemente pigiando un tasto, unendo buon gusto e praticità valorizzando al massimo gli spazi, ritenuto interessante da numerosi visitatori. Dalle nostre parti poi molto spesso il salotto è il "protagonista" dell'arredo, in effetti la tendenza recente è meno tavoli, meno sedie più salotto, ampio, stracomodo e dal colore invitante al "tuffo"! Cosa ancora più sublime se si vede uno scorcio di panorama sorrentino. Quindi è saggio scegliere in base alle proprie esigenze e perfino valutare la statura e il peso degli utenti e non ultimo se c'è la convivialità con l'ambiente cucina, cosa che può allungare o accorciare la vita stessa del divano. Niente dubbi quindi! Ognuno ha il suo salotto, ogni famiglia può concedersi e scegliersi il proprio divano più confacente alle proprie esigenze in fatto di design e non solo. E voi che salotto frequentate? A presto.
Adottare un cucciolo per Natale? Dottoresse
Pascale Adriana Russo Marilena Ambulatorio Veterinario “Tasso” Via degli Aranci 9/c Tel. 0818073845
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Il periodo delle feste di Natale è quello in cui più facilmente ci si appresta a prendere un animale in casa, vuoi per soddisfare le richieste dei figli vuoi perché inteneriti dai numerosi cuccioli esposti nei negozi come pupazzi. Infatti, ogni anno, a Natale, raddoppia il numero di cuccioli di cane e di gatto acquistati e, secondo l’AIDA (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente), sono oltre 350.000 gli animali venduti, per non parlare di quelli acquistati on line, spesso accompagnati da certificazioni veterinarie falsificate o importati illegalmente e, spesso, malati o stressati da viaggi massacranti dai Paesi dell’Est Europa. Passata l’euforia delle feste ecco però che - dati alla mano - il 40% dei cuccioli si ritrova senza casa. Accogliere un animale in casa è una scelta responsabile, che va ponderata sotto ogni aspetto. Il cane o il gatto non deve arrivare a casa come un pacco dono, ma adottare un cucciolo vuol dire aggiungere alla propria famiglia un nuovo componente. Sembra paradossale ma elencheremo adesso numerosi motivi per cui non adottare un cucciolo:
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un cucciolo comporta responsabilità per grandi e piccini; combina piccoli e grandi disastri; sporca; va educato; ha bisogno di tempo e di attenzioni; dipende in tutto e per tutto da voi; non c’è un giorno in cui si può dire: ”Oggi sono stanco, non voglio portarlo a spasso o fargli da mangiare”; ultimo, ma non meno importante, è che cresce e - sarà banale - quel tenero musino buffo, in un paio di mesi, sparirà e diverrà un animale adulto con un suo carattere. Se, valutati tutti questi motivi, siete ancora convinti di voler prendere un animale in casa, allora siete pronti ad adottare un cucciolo. Inoltre, bisogna considerare che, per ogni cucciolo comprato, ve ne è uno costretto a vivere in un canile o in un gattile dove non potrà mai conoscere il calore di una famiglia. La scelta migliore, quindi, sarebbe quella di adottare per Natale uno dei tanti animali abbandonati, bisognosi di affetto, compiendo così un gesto d’amore che farà bene al cucciolo, alla famiglia adottante che ne riceverà solo affetto ed al nostro Paese che ancora combatte la piaga del randagismo.
Trekking urbano a Piano di Sorrento Nino Aversa Guida escursionistica ninoaversa@alice.it Facebook: NINO AVERSA Tel. 334.1161642
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Ogni paese ha una storia scritta nelle sue pietre e, specialmente nei centri storici, resta impressa nella memoria delle persone anche tutta l'autenticità di queste tracce. Attraversare gli antichi collegamenti che seguivano una logica del territorio e conoscere la storia dei posti dove viviamo permette di sentirsi più vicini al territorio e più protagonisti degli eventi che hanno caratterizzato un posto così bello ed importante come la Penisola Sorrentina. Questo progetto di informazione sull'escursionismo locale ha lo scopo di far conoscere il territorio della Penisola, con informazioni sui percorsi e le tracce che attraversano gli antichi collegamenti interni dei paesi, in modo da incuriosire i lettori e convincerli a fare un “giro” per scoprire il proprio territorio. A Piano di Sorrento sono visibili numerose tracce di un glorioso passato che comprendono i ritrovamenti preistorici risalenti al 3000 A.C., le sorgenti e gli acquedotti romani di duemila anni fa, i casali di epoca medievale Angioina e Aragonese, la marineria ottocentesca con collegamenti con l'Europa e le Americhe, il commercio ed i collegamenti con la Costiera Amalfitana, le coltivazioni di arance, noci e limoni.Per semplificare una corretta visita della città bisogna partire dalla costa, dalla Ripa di Cassano e dal borgo marinaro di Marina di Cassano. “Abbascio 'a marina” le architetture delle abitazioni e la cappella della Madonna delle Grazie ci riportano, con le strutture ad un epoca cinquecentesca fatta di pesca, di costruzione di barche e di collegamenti giornalieri con Napoli. Ma la marina non era abitata, dato il pericolo dei pirati saraceni che dal XI al XIX secolo hanno infestato le nostre coste con attacchi e devastazioni (ricordiamo la più distruttiva avvenuta nel 1558), ma era un borgo di lavoro con i cantieri navali ed i pescatori. Su questa marina si costruivano barche da pesca e da trasporto e perfino grandi navi, i brigantini a palo, segnalati in documenti di carico e da ex voto, lungo le coste Mediterranee e dell' America. Il borgo quattrocentesco di Cassano era protetto
dall'alta costa ed e' ancora visibile nel centro storico presso la zona della Madonna di Rosella, dopo aver attraversato il casale di S.Giovanni. Qui vivevano tutti i capitani ed i proprietari di barche ed ancora oggi si possono notare le belle case con i cortili ed i giardini di agrumi. Nel casale di S.Giovanni esiste ancora l'edificio più antico di Piano di Sorrento riconoscibile dal portale catalano databile al 1400 e, di fronte, la cappella del 1300. Un altro casale, collegato alla Marina con una storica scala, era Savino, situato al confine del paese sul bordo del vallone S.Giuseppe, attualmente posto lungo la strada che scorre parallelamente alla via delle Rose, formato da poche case e molti giardini di arance. Lungo la strada che attraversa questi casali si possono osservare edifici storici con i portali fregiati per l'importanza e la ricchezza delle famiglie che li abitavano ed anche molte cappelle ed edicole votive a ricordo della forte influenza religiosa sugli abitanti del luogo. Alcune strade sono ancora lastricate con i basoli di pietra e molti muri di tufo ancora cingono piccoli giardini coltivati ad agrumi a ricordo di un economia fiorente come quella della seta prodotta direttamente in Penisola. Continuando lungo l'antica traccia si giunge al casale di Gottola dove ancora è visibile il palazzo che fu del vescovo Mastellone e dove, lungo la stretta via, si conservano molti preziosi portali di antiche abitazioni. Il casale successivo è Carotto, l'attuale centro della città, che comprendeva le zone di S.Michele e di S.Margherita. Tutti questi casali hanno la comune caratteristica di essersi formati intorno ad un edificio religioso e non intorno ad un palazzo signorile o un castello come nei paesi medievali dell'Italia centrale e, ancora oggi, esprimono questa forte religiosità con la partecipazione alle congreghe ed alle confraternite. Il Corso Italia, segno del progresso post-unitario che taglia in due il paese, segue comunque una traccia millenaria che era l'antica strada di accesso alla Penisola e che conduceva i pellegrini al tempio greco di Athena a Punta Campanella. A monte di questa strada esistono altri cinque casali con caratteristiche più rurali formati, ognuno, da poche case costruite intorno ad una cappella. Nel casale di Litemo (Legittimo) sono ben visibili le tracce della storia anche nei segni architettonici di Villa Enrichetta, con la torre di difesa che svetta dalla struttura e dalla cappella di S.Andrea che ricorda, forse, antichi collegamenti con i paesi amalfitani di cui, il santo, è tuttora protettore. Collegato a questo casale, attraverso piccole stradine fiancheggiate da coltivazioni di agrumi, ci sono i casali di Mortora e di S.Liborio. La costruzione delle nuove strade non ha intaccato questi antichi borghi e, quindi, si possono ancora percorrere tutte le strade che originariamente attraversavano le campagne, con i loro caratteristici muri di tufo e le pavimentazioni originali. Anche qui ci sono magnifici palazzi con archi e scale esterne che ricordano antichi splendori. Ognuno è ben identificato dallo stemma sul portale dai quali si datano molte strutture dal 1400 in poi. La strada che
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sale verso le colline era l'unico collegamento dalla piana di Sorrento verso la Costiera Amalfitana anche perche' questo borgo era ricco di acqua (ancora oggi sono visibili le tracce di un acquedotto romano che portava l'acqua alle ville sorrentine). Alla stessa quota, verso la frazione di Trinità, è ancora ben conservato il casale di S.Agostino con la sua cappella aragonese ed il monastero che fungeva da ristoro a coloro che giungevano dalle zone esterne della Penisola ed, attraverso il Ponte di Meta, risalivano verso i monti. La parte alta di Piano è tuttora occupato dal casale di Cermenna, il più antico, dato che risulta iscritto in documenti svevi del 1200. Era protetto da una torre nei pressi della chiesa di S.Maria di Cerignano dove confluivano tutti coloro che, scavalcando le colline, si dovevano recare alla Costiera Amalfitana. La traccia, ancora presente, conduceva allo Scaricatoio, dove si imbarcavano persone e cose dirette a Positano o a Salerno. Altre interessanti escursioni si possono fare lungo i sentieri del monte Vico Alvano, di facile percorrenza e molto panoramici che, scavalcando verso la sella di Arola, permettono di intercettare la traccia che conduce agli alti monti di Faito. Girando per il proprio paese si riesce a comprendere, prima di tutto, il motivo di tanto interesse per le nostre zone da parte di tantissimi studiosi ed artisti del Grand Tour che, nel 1800, scelsero la Penisola Sorrentina come uno dei pochi luoghi d'Italia da frequentare e conoscere e con la stessa importanza di Venezia, Firenze, Roma e Napoli. L'ospitalità e l'accoglienza verso gli stranieri è ancora molto percepibile nelle persone del paese e continua ad identificare le qualità di ingegno e di laboriosità dei carottesi.