Vignaia

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Gianni Dentini

Quaderni del Volontariato 2017

Vignaia

Vignaia

Storia e testimonianze di un borgo umbro

sociale Centro Servizi per il Volontariato Perugia Terni

CESVOL PERUGIA EDITORE

creato/da/filippo

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Quaderni del volontariato 2017

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Quaderni del volontariato 1

Edizione 2017


Cesvol Centro Servizi Volontariato della Provincia di Perugia Via Campo di Marte n. 9 06124 Perugia tel 075 5271976 fax 075 5287998 www.pgcesvol.net pubblicazioni@pgcesvol.net

Edizione Giugno 2017 Coordinamento editoriale di Stefania Iacono Copertina a cura di Filippo Dentini Stampa Digital Editor - Umbertide

tutti i diritti sono riservati ogni produzione, anche parziale, è vietata

ISBN 9788896649596


Il coraggio della testimonianza Non soffermatevi adesso su questa breve introduzione. Tornateci dopo. Quando avrete colto senza mediazioni di sorta, il significato o i significati dei quali chi ha scritto il libro ha voluto renderci partecipi. In qualche caso anche senza troppa consapevolezza, il che, se possibile, rende questa trasmissione di saperi e conoscenze ancora più preziosa, in quanto naturale ed “istintiva”. Ma di cosa stiamo parlando? Di una scelta coraggiosa. Gli autori di questi testi, di questi racconti, hanno fatto una scelta coraggiosa perché hanno pensato di testimoniare la propria esperienza. Ma in quale tipo di società? Una società per la quale forse queste esperienze rimangono tutt’altro che virali (usando un termine contemporaneo) e spesso rischiano di rimanere nell’ombra. Una società che ha fra i propri tratti dominanti dei suoi componenti una innegabile riduzione del senso di appartenenza alla comunità, ad un gruppo allargato che sia in grado di condividere non solo ideali e visioni, ma anche obiettivi e cose da fare insieme per il bene comune. Certamente il quadro è stato complicato ed accelerato dalla individualizzazione della comunicazione nella scatola dei social, che hanno creato di fatto una nuova forma di relazione, che per qualcuno integra la relazione pre-digitale, per altri l’ha completamente sostituita. Ebbene, quale sarebbe questa scelta coraggiosa? Questi autori non si sono limitati ad un inutile e sterile lamento che parlasse dei bei tempi che furono, di quando c’era la piazza, di quando il Welfare era in un certo senso il vicinato, la famiglia allargata, la comunità solidale per natura. Di fronte al nuovo adagio che “non c’è più nessuno o nessun organismo sociale e relazionale che sia in grado di restituire alla nostra società la flebile speranza di quello che potremmo definire un umanesimo post-


moderno” che “stiamo coltivando la cultura del nemico”, chi ha scritto questo libro ha capito che l’organismo sociale e relazionale in grado di ricomporre e tenere unito il tessuto connettivo più profondo delle nostre comunità può essere ancora il fare associazionismo. Mettersi in relazione con altre persone per condividere una certa visione della realtà, dare senso al proprio tempo valorizzando quello che ognuno sa fare per metterlo in circolo nella propria comunità, occuparsi del prossimo o, più laicamente, dedicarsi alla relazione d’aiuto. Sono tutte azioni possibili, visto che una certa fetta della popolazione, in Italia ed in Umbria, sembra dedicarsi con una certa continuità ad un qualche tipo di impegno “solidale” e di cittadinanza attiva. E lo fa traendo linfa vitale dalla “dotazione di base di ogni persona”, da quel patrimonio di umanità e di empatia che, ognuno porta con sé dalla nascita. Quella sorta di componente genetica di solidarismo, che non tutti hanno la fortuna di concretizzare per vicende personali o per altre esperienze del proprio vissuto che, ad un certo punto della vita, ci rendono forse troppo attenti a noi stessi, al nostro individualismo.. e ci fanno perdere di vista l’altro, l’affresco complessivo delle relazioni, il cosiddetto bene comune. E allora? Cogliamo il valore di queste esperienze dal racconto diretto di chi le pratica nel suo quotidiano. E’ uno dei modi possibili per apprezzare il significato sotteso di queste testimonianze e per prendere consapevolezza che oggi, più di sempre, dedicarsi al volontariato, all’associazionismo e, più in generale all’impegno di cittadinanza attiva resta una scelta, adesso sì, coraggiosa. Salvatore Fabrizio Cesvol Perugia I Quaderni del Volontariato


Gianni Dentini

VIGNAIA

Storia e testimonianze di un borgo umbro



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Premessa In questi ultimi anni non sono stati pochi i lavori che hanno riguardato la storia del territorio di Magione e dei personaggi, più o meno famosi, che vi sono nati. A realizzarli sono stati vari soggetti, dotati di conoscenze più o meno approfondite nel settore storico. Ricercatori professionisti o semplici appassionati della storia non importa, l’importante è rilevare la vivacità culturale che comunque anima il nostro territorio, non solo rivelatrice di una sensibilità marcata verso la materia storica, ma anche della consapevolezza di vivere in una realtà in grado di raccontarsi e raccontare le vicende che l’hanno interessata nel corso dei secoli, almeno a mio avviso. Questo lavoro di Gianni Dentini su Vignaia, una piccola comunità a sud-est del territorio magionese, si aggiunge così alle opere sugli altri luoghi nei diversi periodi e a quelle sui singoli personaggi. La breve bibliografia a margine può indirizzare il lettore verso approfondimenti eventuali. Grazie dunque all’autore per il contributo arrecato ad una maggior conoscenza del nostro territorio. Giacomo Chiodini Sindaco di Magione

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Quando ti affacci dal castello di Agello, che spaziando dal Subasio al Trasimeno di sicuro è uno dei balconi più belli dell’Umbria, ti rendi conto di quanto il territorio appartenente al nostro paese sia vasto e variegato. Vedi infatti da lassù Montebuono, la collinetta di Bovaica e poi il Bivio sulla strada Pievaiola, e, se vai dietro le scuole, scorgi Montemelino sotto il quale c’è la pianura di Vallupina...ma Vignaia dov’è? In realtà, per salire ad Agello provenendo dall’antica via Chiugiana, il piccolo e raccolto borgo vignaiese sta all’altezza del primo toppo, delimitato dagli uliveti e da un bosco; è un manipolo di case che preannuncia , salendo la carreggiata , il paese principale, ma è bello fermarcisi per una sosta, con la sua piazzetta e la bella chiesina. I “ confini” che delimitano Vignaia sulla strada provinciale sono, in basso, la “ casella”, in alto il “ passo del Lupo”: non cito a caso questi “ confini”, perché nella mentalità in voga fino a pochi anni fa, anche un paese come Agello viveva questi “limiti” e ne eravamo tutti un pò segnati. Ad esempio, se eri del Castello o di Piazza Agilla non eri come uno che viveva in basso, già a “ Brizio “ o al “Paccone”: era una specie di demarcazione fra centro e periferia, che obiettivamnente fa sorridere in uno spazio così piccolo, ma che un tempo era sentita. Ed ogni zona, poi chiamata “ i rioni “ quando sono sorti i nuovi quartieri, voleva e vuole il suo ruolo, dentro un microcosmo paesano che, a dire il vero, avrebbe bisogno di aria nuova ... Vignaia è a parte, in un certo senso: un borgo molto legato alla fede religiosa ( un tempo non lontano era come un fiore bianco fra tanti fiori rossi...), una piccola comunità di gente buona ed operosa. Sì, guardando ai vignaiesi, fra i quali ho anch’io diversi amici, conoscenti, anche dei compagni di scuola di anni ormai un pò lontani, tante persone che la vita ha portato altrove e di cui sento anche la mancanza per averne goduto amicizia e collaborazione in passato, ripeto, guardando loro penso ad una COMUNITA’, una famiglia. 9


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Non immune da difetti e problemi, con qualche tentazione antica di sentirsi un’isola...senza mare attorno;come una normale famiglia, fatta di gente che ti sa accogliere con bontà, persone forse non esuberanti nei modi, ma concreta, coi piedi per terra, che ha saputo custodire le sue tradizioni, ma che ha anche ha saputo superare il “ confine”, per salire verso il paese ed andare verso i paesi vicini, verso orizzonti più larghi. Concludo: penso che viviamo in un posto incantevole per la sua bellezza e la varietà dei paesaggi, in un fazzoletto piccolo di terra, un paese che può imparare da questi nostri amici di mezza collina ad essere una fraternità di gente che custodisce la sua anima, e la sa portare oltre ogni possibile barriera. Luca Oliveti

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Prefazione Ho accettato di buon grado l’invito a scrivere alcune note su Vignaia e, in particolare, della sua chiesa per l’amore e l’attaccamento che provo nei confronti del nostro territorio, che non ho mai identificato esclusivamente con il paese di Agello ma allargato alla frazione di Vignaia e alle più piccole realtà di Vallupina e Montebuono, legate dal fatto di far parte dello stesso nucleo parrocchiale e di condividere la maggior parte di interessi sociali ed amministrativi. Del resto i miei ricordi risalgono ai primi anni del dopoguerra, quando in tenera età percorrevo le strade polverose che portavano a Vignaia, appollaiato su un carretto trainato da Rondinella (un bellissimo cavallo con il manto morello corvino), insieme a mio nonno “Peppino porcascannata” per raccogliere le uova ed i polli presso i contadini che allora conoscevo come ‘l diavlino (la famiglia Moretti), zampetta (la famiglia Alberati), l’contino (la famiglia Corgna) ‘l chierca e bigarino. In epoca più recente ricordo la collaborazione degli abitanti di Vignaia alle numerose manifestazioni che si svolgevano ad Agello, sia quelle religiose che culturali organizzate dalla nostra Banda Musicale e dalla Pro Loco. Anche con il tramite di alcune iniziative (ricordo particolarmente il Carnevale ed i concerti sulla piazzetta e sul sagrato della chiesa) ho potuto coltivare una profonda amicizia con alcuni “vignaiesi” che dura tuttora e ai quali sono particolarmente legato. Vorrei ricordare a questo proposito Rita Chierico, Mauro Abbandoni, Franco Chierico, Valter Macchiarini, Giuliano Sodacci e Alberati Dino. Insomma, mi sento agellese ma anche abitante di Vignaia, Vallupina 11


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e Montebuono. E’ per questo che ringrazio Ezio ed Annalisa Benagiano per l’incoraggiamento datomi e per l’attaccamento dimostrato nei confronti del territorio in cui sono nato e vivo. Un ringraziamento particolare a Franco Chierico per l’aiuto ricevuto nel reperire notizie e curiosità su Vignaia. Gianni Dentini

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Vignaia: una piccola realtà Vignaia è una frazione del comune di Magione in provincia di Perugia. Dista 7,70 km dal capoluogo comunale e circa 2 km dalla frazione di Agello alla quale è storicamente legata sia dal punto di vista amministrativo che dei servizi. La frazione si raggiunge facilmente percorrendo la strada provinciale 317 di Agello che collega le strade statali 75 e 220 fino al km. 6 Dall’ultimo censimento nazionale del 2011 risulta che la sua popolazione è di 125 abitanti, dei quali ottantasette sono maschi e i restanti ottantacinque femmine. Vi sono settantadue individui celibi e ottantatre coniugati o separati di fatto, un individuo separato legalmente, tre divorziati e quindici vedovi. Sempre in base ai dati dell’ultimo censimento la popolazione straniera residente a Vignaia risulta essere di sei individui. Per quanto riguarda i livelli di scolarizzazione a Vignaia sono residenti 14 laureati, 52 diplomati, 46 con licenza di scuola media, 42 con licenza di scuola elementare e nessun analfabeta. A Vignaia ci sono 63 famiglie che vivono in 35 abitazioni di cui solo 10 costruite precedentemente al 1919. Vignaia fa parte della Parrocchia San Michele Arcangelo di 13


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Agello che comprende, oltre alle due frazioni di Agello e Vignaia, anche le localitĂ di Vallupina, Madonna del Giglio e Montebuono

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Note storiche Nel pliocenico il territorio agellese e limitrofo era sommerso dalle acque del vasto e profondo lago Tiberino che si estendeva dall’attuale Borgo San Sepolcro fino alla conca ternana. Un ramo di questo lago occupava le attuali valle del Nestore e Pian dell’Abate. Alle soglie della storia e poco prima dell’arrivo dell’uomo, del vasto bacino lacustre, rimanevano solo il lago Trasimeno ed altri piccoli specchi d’acqua. I primi insediamenti umani dovettero, per necessità, costituirsi sulle alture come Agello e le colline circostanti, per poi scendere in pianura e stanziarsi nelle aree più fornite di pascoli e quindi più ricchi di selvaggina come testimoniano i numerosi ritrovamenti in pietra scheggiata. La vicinanza con lo strategico passo di Montebuono che, da epoca remota fino al 1800, costituiva l’unico collegamento tra Perugia ed il Trasimeno, determinò l’importanza strategica del territorio. Esistono importanti testimonianze lungo la via Chiugina che, in epoca romana e forse già da quella etrusca, metteva in comunicazione la città di Perugia e Chiusi. Come pubblicato da G.Riganelli, la strada “muoveva da Porta Trasimena, poi Porta S.Susanna (…..) giungeva a Chiugiana. All’altezza dell’attuale insediamento corcianese (…..) valicava il torrente Caina, presso l’attuale Ponte Forcione e, passando a nord di Solomeo, entrava nel territorio magionese” cioè proprio nelle vicinanze di Vignaia, passaggio obbligato per raggiungere il Castello di Agello, strategicamente importante per la difesa di Perugia. Del resto alcuni studiosi sostengono che il nome “Caina” 15


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sia di origine etrusca dove sono presenti sia il prenome “cae” che il gentilizio “caina”. In prossimità delle sorgenti sulle pendici del monte Tezio, in una tomba etrusca, si legge l’iscrizione “caianina”. Ma la testimonianza più importante è la presenza di una epigrafe sepolcrale romana inserita sul lato sinistro della chiesa di Vignaia, precisamente sulla parete esterna di un piccolo edificio attaccato alla chiesa (forse una stalla o rimessa). Secondo gli studi della professoressa Maria Antonietta Pagnotta si tratta “della copertura di un sepolcro di età imperiale fatta realizzare da Lucius Hostilia per la moglie Domitilla”. Secondo la studiosa non è l’unica pietra ritrovata nel territorio di Agello ma ne esisteva un’altra che documenta l’appartenenza alla tribù Tromentina, in cui era iscritta Perugia. La citata studiosa scrive “la zona di Agello sta restituendo testimonianze della sua storia più antica , anche se non risulta che siano mai stati fatti scavi o ricerche sistematiche, ma basterebbero questi due ritrovamenti per darci un’idea delle origini e della storia di questa zona”.

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epigrafe sepolcrale romana

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reperti rinvenuti presso Vignaia

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Per quanto riguarda la parte storica relativa al medioevo si fa riferimento soprattutto alle ricerche del dottor Giovanni Riganelli riportate nel suo volume “Castrum Agelli” edito nel 1992 dalla Pro Loco. Il 7 luglio 1186, Agello entrava ufficialmente a far parte del contado di Perugia secondo quanto decretato da Enrico VI che concedeva al Comune cittadino alcuni privilegi sancendo così l’ingresso di questa comunità nella giurisdizione territoriale perugina con la divisione in tre unità: castrum Agelli, villa Ancaiale e villa Vignale. A questo proposito si rende necessario il tentativo di identificare tre denominazioni comprese nelle elencazioni del contado perugino di Porta Santa Susanna nel 1258, 1260 e 1282 e cioè: villa Vignalis. Vignalie e villa Vignale. Una comunità Colle de Vignali è menzionata nel 1072. Il 9 luglio di quell’anno, in villa que vocatur Colle de Vignali, in comitato Peruxino, fu tenuto un placito da Beatrice contessa e duchessa e da sua figlia Matilde parimenti contessa e duchessa, in pratica la contessa Matilde di Canossa e sua madre. La diffusione dei toponimi riconducibili a vinea in area perugina, come appunto Vignaglia, Vignale ed altro è variamente testimoniata sulla documentazione catastale trecentesca del settore territoriale di Porta Santa Susanna. La presenza in Vignaglia, nei pressi di Agello, di un insediamento di una certa consistenza, dotato di elementi architettonici e di un impianto urbano riconducibili al medioevo, il suo essere contrata del territorio agellese nel secolo XIV legittimano, secondo Giovanni Riganelli, una proposta di identificazione di essa con quella menzionata nel documento del 1072. 19


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All’atto della stesura dell’impianto catastale del 1361, Agello, da un punto di vista amministrativo, appare suddiviso in due contrade urbane: Burgo Sancti Angeli e Burgo Sancti Donati, e ben sei contrade rurali: contrata Scornabecchi, contrata Collis Genetri, contrata Vignaglie, contrata Bovalche et Plani de Fracta, contrata de Plano Prugneti, contrata Ripe et Anchaialle. Lo storico Alberto Grohmann scrive che “la seconda strada del contado di Porta S.Susanna è quella che congiunge Perugia con Chiusi e quindi con il tracciato della Cassia. La prima comunità che deve contribuire al mantenimento e alla salvaguardia della strada è il castello di San Mariano ….. le ville di Monte Frondoso e Solomeo, il cui confine si estende fino al ponticello sito in loco dicto Vignalglia. La comunità degli uomini di Montemelino deve contribuire al mantenimento di detta strada per il tratto che ha come confine un ospitium filiorum ser Petri ser Dini de Perusio, sito nel detto vocabolo di Vignaglia. Da quota 235 la strada, con un’ampia curva, si inerpica gradatamente fino a quota 411, toccando il primo dei toponimi di un certo rilievo posti sul tracciato, il castello di Agello, ricco nel 1282 di ben 208 focolari” La vicende storiche del medioevo a Vignaia si confondono e si intersecano con quelle di Agello, patendo le sofferenze e le tragedie provocate dal passaggio di gruppi armati che risalgono le contorte strade che dalla piana del Caina muo20


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vevano alla conquista dello strategico castello agellano. A questo proposito è sufficiente ricordare le vicende relative alla guerra del 1390 quando Agello venne conquistato dagli esponenti della fazione cittadina dei “raspanti” estromessa dal governo della città di Perugia. Il 6 marzo 1390, il capitano di ventura Michelozzo Michelotti* insieme ad altri membri della fazione dei “raspanti” attraversò la Caina, passando per Vignaia, entrò in Agello e ne conquistò il cassero custodito da Guido Montesperelli e da 35 armati. Il 29 marzo i raspanti organizzarono una sortita con ruberie e violenze nel circondario. L’8 aprile, l’esercito perugino ripercorse la strada già percorsa da Michelotti, forte di 400 cavalieri e mille fanti e dotato di molte vettovaglie razziate. Ma ben 800 cavalieri “tra tedeschi ed ungari” arrivarono a dar manforte agli assediati recando altre vettovaglie. Il 20 maggio dello stesso anno l’esercito dei “beccherini” pose l’assedio fino alla resa dei soldati di Michelozzo, provocando però distruzione e morte in tutto il territorio circostante. Tra i passaggi di eserciti è doveroso ricordare quello di Federico I di Hohenstaufen noto come “Barbarossa”*, imperatore del Sacro Romano Impero, che il 31 dicembre del 1177 era nei pressi di Agello e alloggiò nei possessi di Matilde di Canossa* a Vignaia proveniente da Assisi. Tornato nei giorni successivi ad Assisi, ripartì alla volta di Siena seguendo il tracciato della strada “Chiugina” e quindi ripassando nei pressi di Vignaia. Ma per la stessa strada passò a piedi 1211 San Francesco nel tragitto da Assisi al Lago Trasimeno dove, nell’Isola * Vedi: “personaggi storici” p.89

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Maggiore, trascorse il periodo della Quaresima. Nel 1223 il Beato Egidio ed alcuni suoi frati percorsero la stessa strada per edificare fuori delle mura di Agello uno dei primi conventi francescani Per descrivere come si viveva in questo territorio nel medioevo e soprattutto nei secoli XIV e XV mi sono avvalso delle dotte ricerche di G.Riganelli così come scritte nel già citato volume Castrum Agelli. Nonostante la notevole consistenza dell’insediamento urbano, il territorio rimaneva un’area con forte vocazione agricola. Simile vocazione si traduceva, a livello di tipologia insediativa, nella presenza, accanto al nucleo castrense, di abitazioni rurali variamente disseminate nel territorio. Le case dei contadini, ubicate in prossimità o al centro dei campi da lavorare, risultavano estremamente funzionali all’attività agricola. Esse, oltre a consentire una “vigilanza” pressoché continua dei campi, consentivano l’annullamento dei “tempi morti” dovuti alle distanze, non di rado anche chilometri, che separavano il campo da lavorare dalla propria abitazione all’interno del castello. Questi chilometri di strada venivano percorsi a piedi e colmare queste distanze richiedeva parecchio tempo. E’ evidente che coloro che vivevano in queste abitazioni, “antenate” delle case coloniche d’età moderna, non avevano gli stessi problemi. Nel secolo XIV la presenza di queste abitazioni sparse nel territorio era già rilevante ed oltre a quelle esistenti nelle contrade già citate, altre abitazioni si possono riscontrare in ben 28 toponimi catastali. Gli edifici non erano dissimili da quelli ubicati all’interno 22


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dei nuclei abitati. Costruiti su una superficie di una sessantina di metri quadrati, si componevano di uno o due ambienti dove si mangiava, si dormiva e si svolgevano tutti i lavori domestici. In certi casi essi erano dotati di un piano rialzato con le stalle a piano terra e gli ambienti per l’uomo al piano superiore. Queste abitazioni, come le case coloniche in età moderna, divennero anche momento di conservazione ed espressione della cultura contadina propria di quella società rurale, che ha proiettato fino ai nostri giorni le sue manifestazioni più radicate e sentite. Le case rurali sparse nel territorio erano collegate tra di loro da sentieri appena accennati, fiancheggiati da campi coltivati che attraversavano boschi e fossi. Su questo reticolo, spesso cancellato dalle piogge, ma subito ripristinato con il primo sole, viaggiava quella solidarietà contadina che ha resistito fino alla fine della II guerra mondiale. Questi sentieri, percorsi di notte al chiarore della luna e di qualche lanterna, con il pericolo costituito da animali e briganti, facilitavano il radunarsi nella casa di qualche vicino, per la veglia serale la cui eco è giunta fino ai nostri giorni, perpetrando la cultura espressa dalla società contadina. Un interessante esempio dell’arredo delle case rurali si evidenzia dalla descrizione e l’inventario degli oggetti che si trovavano all’interno, redatto il 7 settembre del 1489 e relativo alla proprietà di donna Griselda Marchioni Gori, situata nel territorio agellese (vedi appendice). Nei secoli successivi Vignaia subì le conseguenze della vicinanza con Agello condividendo le sorti, spesso tragiche, dei numerosi avvenimenti bellici. In particolare tutto 23


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il territorio fu percorso dalle truppe di Cesare Borgia che nel 1503 si recava a Roma portando distruzione e miseria nei territori attraversati. Nel 1642 Vignaia subì insieme ad Agello l’occupazione delle truppe del Granducato di Toscana nella guerra barberina, poi tornò sotto la sudditanza di Perugia con l’obbligo del pagamento delle gabelle e della fornitura di milizie. Durante il dominio pontificio entrò a far parte del comune appodiato di Agello al quale, nel 1809, sotto la dominazione napoleonica, vi fu aggregato anche Solomeo. Con l’avvento del Regno d’Italia, il comune venne soppresso e tutto il territorio venne annesso al Comune di Magione. Durante il I ed il II conflitto mondiale furono numerosi i giovani che partirono per il fronte, alcuni di questi non tornarono e i loro nomi sono ricordati presso la Cappella di San Rocco all’ingresso del centro storico di Agello. Altri, soprattutto nel corso della II Guerra mondiale, furono fatti prigionieri e rientrarono nelle loro case solo dopo la fine del conflitto. Nei cimiteri del Monte Grappa e di Redipuglia sono presenti le spoglie di alcuni dei giovani caduti tra il 1915 ed 1918, mentre nel mausoleo friulano di Ialmicco riposano le spoglie di quelli tragicamente morti durante la Campagna di Russia dell’ultimo conflitto. Negli anni ’60 e ’70, con l’abbandono delle campagne da parte dei contadini ed il loro spostamento verso le zone del perugino, dove stavano sorgendo numerose fabbriche, il territorio subì una forte diminuzione dei propri abitanti e solo alla fine del 1900 c’è stata una ripresa con il ritorno di alcuni emigrati dall’estero e con l’arrivo di alcune famiglie di nazionalità straniera che si sono, quasi sempre, ben ambientate partecipando attivamente alla vita sociale. 24


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Michelozzo: scultura realizzata da Fabrizio Alumo Ricci 25


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casa del borgo

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Ricordi del secolo scorso Il professore Franco Lorenzetti, nato a Vignaia dove ha vissuto la sua infanzia e dove tuttora trascorre una parte importante della sua vita, ha permesso di arricchire questa mia ricerca con i suoi ricordi di vita negli anni precedenti la II Guerra mondiale, quando Vignaia aveva una popolazione inferiore a 200 abitanti (nda) Sono nato nel borgo di Vignaia nel 1928 quando gli abitanti erano sicuramente meno di oggi, perché molti si trovavano disseminati nelle case coloniche in campagna al confine tra il comune di Magione e Corciano. Nei primi trentanni del 900 a Vignaia la fornitura di energia elettrica raggiungeva le case degli operai e degli artigiani, mentre mancava nelle case contadine. Nella borgata mancava l’acqua nelle abitazioni e si poteva attingere da una cannella pubblica che la riceveva, tramite una sua conduttura, da una sorgente non ricchissima situata in una grotta ai piedi del colle sopra il paese. La cannella era stata posta sul lato sinistro della strada che sale verso il paese in uno “smanco” del muro; non è stata posta entro l’abitato perchè non esisteva una pendenza sufficiente per raggiungerlo; costringeva pertanto a prelevare l’acqua con “broccoli” pesanti trasportandola per centinaia di metri. Durante i mesi estivi siccitosi diventava necessario andare a prendere l’acqua per cucinare a Fonte Viscola, vicino a Solomeo, a 1 km circa di distanza. E’ ovvio che in quel periodo non esisteva acqua corrente in alcuna abitazione dove non esistevano bagni, ma solo bacili, acquai in cucina, vasi da notte, suppliti talvolta all’aperto. Vennero realizzate anche cisterne annesse alle abitazioni per raccogliere l’acqua piovana e vasche adiacenti le case per innaffiare le pianticelle degli orti. In alcune abitazioni 28


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furono costruiti più tardi bagni sporgenti rispetto al muro perimetrale, ormai scomparsi. Per l’acqua all’interno delle case si provvide successivamente all’impianto con fondi messi a disposizione dal Comune per il 50% e dei privati per l’altro 50%. Questi ultimi li raccolsi io lavorando con impegno e successo. L’accesso a Vignaia, così come ad Agello, era assicurato da una strada brecciosa che per molto tempo è stata tenuta in cura con “breccia” preparata da artigiani locali. Nel primo periodo della mia infanzia ho vissuto in una abitazione presente in un fabbricato che ospitava altre due famiglie. Alla casa erano annessi: una piccola stalla per allevare un vitello, un piccolo pollaio, un piccolo porcile dove ogni anno veniva allevato un maiale che si rendeva pronto per la macellazione verso la fine dell’anno, sopra al porcile c’era una sorta di solaio dove trovava posto una covata di conigli e a lato del pollaio c’era, sotto il tetto di una capanna, un certo spazio lasciato ad una pecora per avere agnello e latte. In casa tutti trovavano impegno per gestire le attività connesse. Il lavoro principale del nonno e del babbo era quello di calzolaio, che lasciava tempo per la coltivazione di appezzamenti con olivi, in collina, e con vigneti, in pianura, tutti in coltivazione promiscua cereali e situati a 1-2 km da casa. Circa 4000 metri quadrati di bosco fornivano ghiande per il maiale. Il nonno e il babbo sono stati anche coinvolti, per un certo periodo, come uomini di fiducia in una fattoria di Montefreddo, nei periodi della trebbiatura e della mietitura. Nel periodo della mia infanzia a Vignaia funzionava una scuola elementare dislocata su un ambiente a piano terra di un’abitazione privata, disponendo solo di un bagno situato all’esterno. Questa scuola ospitava in contemporanea una decina di alunni o poco più, frequentanti le prime tre classi. Una nuova scuola fu costruita negli anni 50 avendo sempre una sola aula e tre classi; era dotata di semplice arredamento e un bagno. In tempi recenti essa è scomparsa 29


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ed ospita un circolo ricreativo. A Vignaia non c’era ovviamente la possibilità di frequentare asili, né si poteva contare su un’assistenza familiare continua; il tempo veniva inizialmente trascorso col gioco tra piccolo coetanei che non era facile trovare, per cui, nell’anno scolastico 1933/34 venni accettato, anche se non in modo continuativo e ufficiale, nell’aula scolastica dimostrando interesse a traendo profitto, acquisendo la capacità di leggere e scrivere. All’inizio dell’anno successivo la stessa maestra Aldina Gentili Simonini, suggerì a mia madre di trarre profitto di quanto avevo appreso e di iscrivermi alla seconda classe. Nel 1934/35 mi trovai così iscritto alla seconda, con il vantaggio di un anno nell’intera carriera scolastica e, successivamente, accademica che si concluse a 22 anni, anziché 23. Compiuto il ciclo elementare di Vignaia, iniziai a frequentare la quarta classe ad Agello, percorrendo 3 km all’andata ed altrettanti al ritorno, in compagnia di Bruno ed Augusto Cristaldini, con i quali si competeva nella capacità di colpire con i sassi gli isolatori posti sui pali sostenitori dei fili elettrici. Nella quarta classe ebbi come maestra la signora Bianca Cesarini Boni che, alla fine dell’anno scolastico, mi fece avere come premio, tramite la mamma, un volume per bambini ricavato da “I quattro Moschettieri”. L’anno successivo ebbi una nuova maestra e completai tranquillamente il ciclo elementare conseguendo il relativo diploma. Terminate le scuole elementari, quando ancora in famiglia non era stata presa alcuna decisione sul mio futuro (del quale non avevo mai sentito parlare) arrivò da Magione una comunicazione che poteva risolvere, almeno senza piani decisamente soddisfacenti e definitivi, la situazione maturata, scartando un possibile orientamento verso l’artigianato o la condizione operaia. La comunicazione del Comune di Magione informava che in quella sede, nel 1938/39 sarebbe stata attivata la prima classe di una scuola di avviamento professionale di tipo agrario e invitava le famiglie a iscrivere i figli in possesso di 30


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diploma di scuola elementare. Nella mia famiglia non ci fu discussione sull’adesione all’invito, anche se bisognava sciogliere il nodo di collegamento autonomo tra Vignaia e Magione (12 km di strada brecciosa) mancando qualsiasi mezzo pubblico. Il problema venne risolto immediatamente dal nonno Riccardo Tinarelli che mi regalò una bicicletta con ruota 22 che aveva un raggio molto più piccolo di quelle normali La cosa andò bene anche perché Augusto e Bruno Cristaldini con i quali avevo frequentato le elementari di Agello fecero con me i 24 km al giorno in autunno, inverno e primavera percorrendo strade imbrecciate o usufruendo spesso, nella bella stagione, il viottolo presente su un argine del torrente Caina. Nel primo anno la scuola aveva carattere statale e venne rinnovata per l’anno successivo (1934/40); il terzo anno di corso venne attivato, senza l’aggettivo statale (non so nemmeno oggi chi fu il responsabile del mantenimento temporale e della spesa) per cui la licenza finale ed ufficiale della scuola poteva essere ottenuta solo presso un’istituzione statale che per noi venne individuata e fruita a Castiglione del Lago. Nel giugno del 1941 fu fatta la nuova esperienza del movimento giornaliero in treno per raggiungere la cittadina prima sconosciuta. Il ragazzino tredicenne conquistò brillantemente la licenza della scuola di avviamento ed il momento diventava maturo per la scelta della professione futura. Dopo la conclusione positiva maturata nella scuola di Magione insieme alle prove di esame a Castiglione del Lago, un giovane vissuto in un ambiente intriso di agricoltura anche nei minimi dettagli e ben conosciuto per impegno, capacità e maturazione non poteva che essere considerato per la formazione di un tecnico agricolo (perito agrario). Il luogo adatto allo scopo nell’ambiente umbro, tipicamente agricolo, era l’ormai collaudato, noto ed attraente Istituto Tecnico Agrario di Todi. Franco Lorenzetti 31


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Durante gli anni del conflitto mondiale (dal 1941 al 1946) frequentò l’Istituto Tecnico Agrario pur tra le mille difficoltà del periodo bellico e del passaggio del fronte, raggiungendo l’obiettivo di ottenere il diploma agrario con ottimi voti e nel 1946 Franco Lorenzetti si iscrisse alla Facoltà Agraria di Perugia. Nel 1950 si laureò con il il massimo dei voti: 110/110 e lode. Dopo varie ed importanti esperienze sia in Italia che all’estero, nel 1980 assunse la carica di Direttore dell’Istituto di Allevamento Vegetale presso la facoltà di Agraria e nel 1982 fu eletto Preside della stessa Facoltà. Nel 1996 fu l’ispiratore ed il principale protagonista delle celebrazioni per il Centenario della istituzione della Facoltà di Agraria. Nel 2001 terminò la sua esperienza con il collocamento in pensione (nda)

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la chiesa vista dall’esterno

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La Chiesa di Vignaia Percorrendo la strada provinciale che da Ellera porta ad Agello, dopo una ripida salita delimitata da querce secolari, si nota sulla destra, un interessante complesso edilizio costituito da una piccola chiesa e da un antico imponente edificio di proprietà privata ristrutturati recentemente con molta cura dagli attuali proprietari. La chiesa, in particolare, costituisce un punto importante di aggregazione del piccolo borgo di Vignaia. Di questo complesso edilizio non è stato facile reperire notizie storiche precise ed approfondite e pertanto mi sono limitato a raccogliere la scarsa documentazione e le testimonianze orali che, in qualche caso, potrebbero risultare ripetitive o addirittura discordanti.

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Chiesa vista dall’interno

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(dal sito web Magione Eventi) “Notizie certe sulla chiesa, dedicata alla Vergine, risalgono al 1654 quando, come ricorda una data impressa sopra la porta principale, venne probabilmente restaurata. Accanto alla chiesa si trova un caseggiato circondato da un alto muro. Nel 1836 esso fu acquistato dal conte Conestabile della Staffa* e successivamente passò alla famiglia Oddasso. Numerosi ritrovamenti di ossa umane potrebbero confermare la voce popolare che la chiesa ed il caseggiato fossero un complesso monastico e che nel terreno dove si è avuto il ritrovamento dei resti umani vi sia stato il cimitero dei religiosi che vi dimoravano. Nella chiesa si celebra in maniera solenne la festa di S. Rita il 22 maggio e, alla fine del mese, quella in onore della Madonna delle Vincaie”

* Vedi: “personaggi storici” p.89

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Alfredo Bolloni, nelle sue note storiche sul territorio agellese così scrive sulla Chiesa di Vignaia “Il Fabbretti, nel suo volume manoscritto n.1942, non fa alcuna menzione dell’epoca di costruzione della Chiesa della Madonna del Rosario delle Vincaie, ma si ritiene di tempi assai lontani. Fu riparata nel 1654, come indica una targa sopra la porta principale e, di nuovo riparata nel 1966 con il concorso di tutta la popolazione di quella borgata e rifatto l’altare secondo la nuova liturgia, in occasione della solenne festa di S.Rita che in detta chiesa si venera. Vi soggiornarono Fra Bevignate* nel 1268 e Fra Ravello nel 1331, religiosi di santa vita. Accanto alla chiesetta vi è un caseggiato che un tempo era la casa padronale di Fabrizio Ciuffetti e, nel 1836 fu acquistata dal Conte Conestabile della Staffa. Nel muro del fondo accanto alla chiesa vi sono due pietre: in una si legge questa data A 1799 D, che può darsi voglia indicare la data di costruzione di quel fondo, e nell’altra pietra, che è spezzata, si legge Ostiliaed – Laeihosi. Aderente alla casa padronale vi è un piccolo quadrato di terra, cinto da antiche mura, ove attualmente si coltivano fiori, e da voci tramandate da famiglia in famiglia, pare che quel caseggiato, in tempi assai lontani, sia stato adibito a convento, e che in quel quadrato di terra vi sia stato il cimitero dei monaci. Ad avvalorare queste notizie c’è un continuo ritrovamento in quel luogo di frammenti di ossa umane. Vi è poi un altro muro che circonda tutto il fabbricato e si dice che quel recinto, oltre che a salvaguardia di tutto il fabbricato, servisse * Vedi: “personaggi storici” p.89

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anche a rinchiudervi gli armenti nelle soste che facevano i pastori durante i loro spostamenti. E’ da tenere presente a tale proposito che a circa trecento metri da questo caseggiato scorreva l’antica strada che da Perugia conduceva a Castiglione del Lago, traversando il colle delle Gracinesche, come fa menzione il Danzetta nel suo volume 1884 Lago Trasimeno, pag.36� (Alfredo Bolloni da Miscellanea)

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Don Antonio Fedeli, parroco di Agello dal 1939 al 1956, così scrive sul registro parrocchiale della Chiesa di Vignaia “Si dice che la Cappella di Vignaia sia stata l’oratorio di una comunità religiosa femminile che doveva abitare l’edificio attiguo, trasformato poi in casa colonica. La struttura dell’edificio, il suo porticato ed alcune pietre spezzate con iscrizioni indecifrabili fanno pensare alla ragionevolezza di questa supposizione. Ad epoca sconosciuta allo scrivente il podere e la Cappella passarono in proprietà dei Conti Conestabile della Staffa di Montemelino*. La Cappella venne lasciata aperta al pubblico ed il popolo di Vignaia ci si affezionò molto, anche per la notevole distanza dalla Chiesa Parrocchiale. Il popolo provvide, con le proprie offerte, all’acquisto degli arredi per l’esercizio del culto. Circa il 1935 venne istaurato in questa Cappella il culto di Santa Rita da Cascia ed i fedeli provvidero all’acquisto della statua, che venne messa in venerazione nella nicchia a destra dell’altare il 5 maggio del 1937. Questo culto ebbe un meraviglioso incremento per il miglioramento improvviso ed inaspettato di tale ………….., donna sulla trentina d’anni, sposata a tale ……… con figli, abitante in vocabolo Casengoli, sulla strada che da Agello va a Vignaia. Costei giaceva in letto, immobile ormai da mesi e mesi, ormai si attendeva, da un momento all’altro, la morte della poveretta, quando questa, per suggerimento di un devoto di S.Rita, tale Lorenzetti Giovanni, fece ricorso alla Santa degli Impossibili compiendo alcuni atti di devozione. Una sera, prima di notte, disse di sentirsi in forze, volle alzarsi e, fra lo stupore di gente accorsa, da sola, cioè senza essere sostenuta da * Vedi: “personaggi storici” p.89

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alcuno, volle recarsi nella Cappella di Vignaia, dinnanzi alla statua di S.Rita. Da quel giorno, anche se non completamente guarita, può attendere alla sua famiglia, frequenta ordinariamente la Chiesa, alle volte va anche a raccogliere nei boschi la legna e anche per i campi a lavorare. Per questo fatto straordinario il culto di S.Rita ebbe un meraviglioso incremento e si diffuse anche per le parrocchie circonvicine. Da allora la cappella si arricchì di doni votivi e di arredi sacri che vengono annotati in questo quaderno. Nel 1942 la Cappella passò in proprietà del comm.dott.prof.Oddasso di Roma. Il Pievano. Don Antonio Fedeli, Economo Spirituale di S.Donato, ebbe subito il pensiero di mettere al corrente il nuovo proprietario delle ufficiature solite a farsi nella Cappella di Vignaia, al quale il signor Oddasso rispose: “molto Reverendo Don Fedeli, Ho ricevuto il Vostro Gentilissimo biglietto e ricambio il cortese saluto che mi avete mandato, sperando che le occupazioni mi consentano di venire prossimamente a conoscerVi di persona. Mi affretto intanto a darVi la chiesta autorizzazione a per officiare nella Cappellina di Vignaia sia nelle domeniche che nei giorni delle due feste di S.Rita (22 maggio) e della Madonna (prima domenica di giugno). Vi riverisco. Firmato I.M.Oddasso” (don Antonio Fedeli da Notizie storiche riguardanti la Cappella di Vignaia)

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l’abside della chiesa

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In occasione della visita pastorale dell’Arcivescovo di Perugia mons.Chiaretti, fu redatta la seguente relazione “Eccellenza reverendissima, buonasera e grazie di essere qui con noi in questa piccola cappella di campagna alla quale siamo tanto legati ed affezionati. Vorremmo parlarLe della storia di questa chiesetta che, anche noi lo abbiamo scoperto da poco tempo, è molto antica. Non conosciamo con precisione le origini della cappella di Vignaia, anticamente dedicata alla Madonna del Rosario delle Vincaie, si pensa che fosse di una comunità religiosa femminile che abitava nell’adiacente edificio; le prime notizie certe si hanno a partire dalla fine del 1200: nel 1268 infatti vi soggiornò fra Bevignate, nel 1331 fu ospite della comunità fra Ravello. La cappella fu sottoposta a lavori di restauro nel 1654, come testimonia la targa che si trova sopra la porta principale e che per decenni è stata erroneamente considerata la data di costruzione della chiesa. Il restauro fu effettuato come ex voto per la scampata “peste nera” che aveva colpito tutta l’Italia. Nel 1836 l’intera proprietà fu acquistata dai conti Conestabile della Staffa di Montemelino che, vista la lontananza dell’abitato dalla chiesa parrocchiale di Agello, mantennero aperta al culto la cappellina tanto che la popolazione con le proprie offerte provvide all’acquisto di tutti gli arredi necessari allo svolgimento delle celebrazioni. Nel 1935 venne instaurato il culto di Santa Rita da Cascia e, con l’aiuto di tutti i fedeli, qualche anno dopo venne acquistata la statua della santa che ancora oggi si venera. La grande devozione per Santa 43


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Rita, molto amata nella nostra zona, ha fatto si che la cappellina di Vignaia diventasse un punto di riferimento e di preghiera per tutti i paesi limitrofi e per le campagne intorno, allora molto popolate. Nel 1942 la proprietà passa alla famiglia Oddasso di Roma che autorizza a mantenere le tradizioni ormai consolidate. Nel 1982 la proprietà è passata alla Signora Annalisa Castelli Benagiano che ha provveduto alla ristrutturazione della cappellina nel suo aspetto attuale e, per garantire anche in futuro l’apertura della cappellina al culto a tutta la comunità, ha voluto stipulare un atto di comodato gratuito, di cui copia è stata consegnata al parroco don Vando. Sin dal 1935 nel mese di maggio si recita il santo Rosario in preparazione della festa di Santa Rita (il giorno 22) e della festa della Madonna (ultima domenica di maggio) conclude il mese mariano. In precedenza la cappellina ha avuto altre visite pastorali, che dai documenti in nostro possesso risultano essere: - 30/5/1941 Arcivescovo Giovanbattista Rosa - 23/4/1945 Arcivescovo Lambruschini - 21/5/1955 Arcivescovo Vianello - 6/5/1964 Arcivescovo Raffaele Baratta Per rispondere alle esigenze pastorali di coloro che hanno difficoltà a raggiungere la chiesa di Agello, le celebrazioni vengono officiate con cadenza settimanale , ma dalla partecipazione si nota come l’affezione a questa cappella sia estesa a tutto il circondario di Vignaia e non limitata alla sola comunità del luogo. Per concludere questa breve presentazione, tutta la comunità di Vi44


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gnaia invita Sua Eccellenza a partecipare almeno una volta alla celebrazione che si svolge tutti gli anni il 22 maggio. Quest’anno, in particolare, tutti i riti del mese di maggio saranno per le vocazioni, visto il momento delicato che sta attraversando la Parrocchia di Agello, dopo la morte del caro don Vando� (dalla relazione del 27/5/2002 redatta in occasione della visita pastorale a Vignaia di mons.Chiaretti)

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festa di Santa Rita del 1938 46


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pellegrinaggio a Cascia all’inizio del 1900 47


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Gli arredi sacri - La Sacrestia venne aggiunta alla Chiesa nel 1939 con una spesa di lire 1.187 interamente sostenuta dalla comunità di Vignaia - Nel corso del 1943 vennero celebrate S.Messe con triduo ed esposizione del Santissimo per i circa 40 soldati partiti per la II Guerra Mondiale e nel settembre dell’anno successivo venne celebrata una Giornata di ringraziamento subito dopo il passaggio del fronte di guerra - Nel 1954 i proprietari del tempo (Oddasso), dietro le insistenti richieste degli abitanti provvidero a togliere la vegetazione che ricopriva le pareti laterali della Chiesina e ad eseguire un primo sommario intervento sulle mura perimetrali gravemente danneggiate - Nel 1982 gli attuali proprietari, Ezio e Annalisa Benagiano, iniziarono un’importante opera di restauro dato che la Chiesina si trovava in un grave stato di abbandono - Il campanile, dopo lo spostamento dall’angolo nord della struttura alla posizione attuale, risulta dotato di tre campane: 1) La piccola esistente da epoca storica 2) La media donata da Lorenzetti Giovanni 3) La grande acquistata, con il contributo degli abitanti, dalla parrocchia di Colpiccione nel dopoguerra

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il campanile

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la festa attuale

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Dagli inventari degli arredi sacri e degli ex voto, risulta evidente il ruolo che i fedeli di Vignaia hanno svolto con impegno costante a favore della loro Chiesa per la sua conservazione ed il suo mantenimento. Dal 1983 in poi, decisivo è stato l’intervento della famiglia Benagiano, proprietaria della Chiesa, della fattoria e del terreno annesso che con generosità e competenza hanno reso veramente bella ed accogliente questa importante testimonianza di fede. Si deve soprattutto alla generosità del professor Ezio Benagiano e alla sua consorte Annalisa se i fedeli di Vignaia possono continuare a frequentare la loro chiesa, come hanno fatto per secoli, e testimoniare la devozione verso la Madonna delle Vincaie e la patrona Santa Rita che continuano a festeggiare nel mese di maggio con la partecipazione di tante persone che sono nate o vissute a Vignaia e che, per i casi della vita, abitano fuori dal loro paese Inventario degli arredi sacri acquistati con offerte dei fedeli e custoditi nella Cappella di Vignaia, redatto in data 16 novembre 1945 da Fedeli don Antonio • Statua della Madonna in legno, eseguita nelle artistiche fabbriche di Valgardena, alta circa mt.1,60, benedetta nell’aprile 1940, in occasione delle SS.Missioni in Agello • Statua di Santa Rita in gesso, alta circa mt.1,90 • Candelieri in sfoglia di metallo di ottone 52


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con Croce dello stesso stile, numero 10 alti cm.63 (la croce e 4 candelieri vanno venduti alla Cappella della Madonna del Giglio) • Cantaglorie e leggio • Due lampade di metallo, con impianto elettrico, ai piedi dell’altare • Un lampadario, con impianto elettrico, sospeso al soffitto • Impianto elettrico fatto nel 1941 • Due credenzine di legno, ai lati dell’altare, per custodire gli ex voto • Due tavole di marmo murate ai lati dell’altare (vanno regalate all’asilo) • Un piccolo armonium • Confessionale in legno, senza schienale, con tendina • 14 piccoli quadretti della Via Crucis con vetro • Incensiere con navicella • Concolina con aspersorio • Calice con patena • Piattello di metallo per la Comunione • Campanello 53


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• 2 pisside, una in buono stato, l’altra in mediocre stato • Ostensorio con lunetta • Reliquiario con reliquia di Santa Rita • Stendardo di Santa Rita con asta di metallo • Messale • Paratorio in legno con credenza sovrapposta , fatto nel 1940 • Basamento di legno per portare in processione la statua • Vari quadri ex voto appesi alla parete • Pianete: 1 gialla donata dai Sig.ri Vicarelli, una a due colori bianca e rossa, una viola con un po’ di ricamo a macchina fatta nel novembre 1941, una verde fatta nel novembre 1945, una nera fatta nel novembre 1945 • Velo donato da Lorenzetti Giovanni • Un camice, una cotta per sacerdote, tre cotte per bambini con due mozzette, un cingolo, quattro amitti, sei purificatori, due corporali con amitti, cinque tovaglie e sottotovaglie Aggiunte all’inventario nel 1949 • Simulacro di Gesù Crocifisso in legno lavorato in 54


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Valgardena , posto sull’altare maggiore; offerto da Rosina Alunni per voto (costo Lit. 25.000) • Dieci panche tutte uguali (costo Lit. 1.500) Aggiunte all’inventario nel 1950 • Una campanella di bronzo alla porta della sacrestia offerta da Artemio Macchiarini (costo Lit. 1500) • Porta nuova sul lato destro • Una tovaglia grande con merletto filet e sopratovaglia • Un tappeto Aggiunte all’inventario nel 1953 • Porticina di metallo per il Tabernacolo • Croce di ottone (lit. 4.350) Aggiunte all’inventario nel 1954 • Costruito il campaniletto sulla porta della sacrestia ove è stata posta, con le altre due campanelle già esistenti, la campana dal peso di una cinquantina di chilogrammi acquistata dalla parrocchia di Colpiccione per il prezzo di lit. 30.000. La campana suonò, per la prima volta, il 22/5/1954 • Acquisto immagine di Gesù Bambino 55


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Aggiunte all’inventario nel 1956 • Acquistato un incensiere nuovo di ottone (lit. 5.000) • Donato un calice dalla famiglia Chierico in memoria della cara Giovina Aggiunte all’inventario nel 1960, redatte dal parroco Moroni Don Vando e controfirmate dal cassiere Chierico Antonio • Fatto eseguire l’altarino in legno da Bruno Paccaduscio per le celebrazioni all’aperto (lit. 7.000) Aggiunte all’inventario nel 1966 • Lavori per il rifacimento totale dell’interno, pavimento, altare e tinte Aggiunte all’inventario nel 1967 • Acquistati n.15 inginocchiatoi (lit.67.500) Aggiunte all’inventario nel 1975 • Revisione totale del tetto della Cappella eseguito dalla ditta Cristaldini Augusto (lit. 830.000); il materiale fu fornito dalla baronessa Oddasso (lit. 500.000) Aggiunte all’inventario nel 1980 56


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• Acquisto di un amplificatore GBC dalla ditta Scorzoni (lit. 125.000) Aggiunte all’inventario nel 1985 • Acquisto organo elettrico “Farfise” (lit. 1.250.000) • Acquisto di una casula bianca (lit. 350.000) • Lavori eseguiti dai proprietari Ezio e Annalisa Benagiano in occasione delle Feste Giubilari del SS.Crocifisso di Agello del 1987 Sono stati eseguiti i lavori di ampliamento interno, di rinforzo dei muri perimetrali, la chiusura della porta laterale di destra, l’apertura del doppio arco con colonna, il rivestimento interno con le pianelline antiche, il pavimento nuovo, un nuovo impianto della luce. Si è fatto arrivare l’acqua nella sacrestia, si è fatto l’impianto di riscaldamento con caldaia esterna a gas, è stata ridisegnata la sacrestia, è stata ripresa e restaurata la facciata e i muri esterni, è stato rinforzato in ferro e rivestito in cotto il campanile, è stato aggiunto il marciapiede esterno e sono state rifatte le porte. Le statue di S.Rita e della Madonna sono state tolte dai lati del Crocifisso (le nicchie avevano lesionato il muro di fondo) e la statua di S.Rita è stata posta di lato al quadro della Madonna, posto per l’occasione al centro della parete della sacrestia. La statua della Madonna è stata riposta sul piano del mobile della sacrestia che è stato allargato. Ci sono: 57


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a) Un nuovo tabernacolo b) Un nuovo altare in legno con piano di marmo in cui sono state poste le reliquie dei Santi oltre le già presenti c) Una nuova lampada per il Santissimo d) Un nuovo leggio e) Vetrinette con ex voto Inoltre sono state acquistate 25 sedie impagliate ed una grande cornice per il Crocefisso rivestita in stoffa. Anche le acquasantiere sono nuove ed in marmo. La greca in alto è stata dipinta e cotta sui vecchi mattoni a Deruta dal maestro Margaritelli. Per l’occasione sono stati fatti sistemare e dorare i due calici e l’antico Ostensorio Lavori eseguiti successivamente al 1987 Dal 1987 fino al 2010 furono eseguiti numerosi lavori, in particolare: - Restauro della statua di S.Rita e della Madonna per una spesa globale di lire 2.295.000 - Acquisto personaggi presepio e vari oggetti per il culto per complessive lire 555.000 - Aquisto oggetti vari (microfoni, trombe, altoparlanti, tappeto ecc.) per la chiesa per lire 1.700.000 58


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Aggiunte all’inventario del 1989 • Messale romano offerto in memoria di Antonio Chierico

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arredo sacro (reliquiario)

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(foto festa attuale)

particolore del reliquiario 61


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fattura acquisto Crocifisso

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fattura acquisto statua Madonna 63


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ex voto 64


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Gli ex voto In occasione del passaggio della guerra venne fatto l’inventario degli oggetti più preziosi e messi al sicuro. Questa è la copia dell’inventario fatto il 19 ottobre 1943 subito dopo la Messa, alla presenza della popolazione: 1) Anelli d’oro

n. 32

2) Pendenti d’oro

n. 29

3) Fermagli con piccoli coralli

n. 4

4) Catenine d’oro

n. 2

5) Braccialetti d’oro

n. 3

6) Piccole perle infilate

n. 4

7) Catenine d’argento

n. 2

8) Braccialetti d’argento

n. 9

9) Braccialetti con catenina

n. 1

10) Orologi di cui 4 in argento

n. 6

firmato da don Antonio Fedeli, pievano e Lorenzetti Giovanni, Chierico Antonio, Paletta Dina, Chierico Cesare, Lorenzetti Lina, Cochetta Serenella N.B. oltre l’elenco degli oggetti citati vi sono varie collane di corallo, altri oggetti di poco valore, quadri con cuori d’argento e con alcuni oggettini d’oro

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11 agosto 1946: un cuore con quadro d’argento con tre fotografie donata dalla famiglia Agabitini di San Martino dei Colli 1 aprile 1947: l’altare contiene le reliquie di Sant’Andrea, San Costanzo e San Francesco (testimoniato da don Genesio Censi, vice parroco di Agello) 29 aprile 1947: Pompilia Bigarini offre un anello d’oro 13 luglio 1947: pia persona offre una catenina d’oro con medaglietta Anno 1966: vengono venduti tutti gli ex voto per avere i mezzi per il rifacimento della Chiesa, dato il non interesse, da parte della famiglia Oddasso di impegnarsi nelle spese del restauro. E’ stata realizzata la cifra di lire 148.000 nella vendita e lire 70.000 per il ritiro da parte dei donatori che si sono ricomprati gli ex voto più cari affettivamente

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La Testimonianza di Rosina Era il mese di maggio del 1945 quando Rosina, secondo la sua testimonianza registrata durante un colloquio privato, venne ricoverata al policlinico di Perugia per una grave forma di malattia all’apparato digerente, prima diagnosticata come appendicite cronica. Rosina aveva solo 15 anni quando contrasse la malattia. Sulla base della sua testimonianza ho fatto delle ricerche su documentazioni mediche attuali e ritengo che si trattasse di uno stato infiammatorio dell’utero, detto anche salpingovarite, esteso anche agli organi vicini, con dolori al basso ventre, accompagnati da forti febbri, che aumentano con il movimento e gli sforzi. La malattia può provocare un ascesso e trasformarsi in peritonite acuta. I medici quantificarono la grandezza di tale ascesso come un grosso arancio. Prima del ricovero Rosina, sognò che mentre andava da Solomeo a Vignaia, all’altezza di un pozzo tuttora esistente, le apparve una Croce grandissima rivestita di velluto nero ma senza l’effigie di Cristo, accanto vide la Madonna, con un Rosario in mano, che la invitava a pregare. Il sogno si ripetè per tre notti consecutive fino al ricovero presso il Policlinico di Perugia, dove fu sottoposta a vari esami e traferita in ginecologia. Rimase in ospedale per quattordici mesi e non tornò a casa neppure per le feste natalizie, data la gravità del suo stato. Un giorno, mentre si girava sul letto, si ruppe l’ascesso provocando una grave setticemia. I medici furono costretti ad operarla d’urgenza il 5 gennaio 1946, nell’ultimo disperato tentativo di salvarle la vita. La madre andò a trovarla all’o67


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spedale utilizzando, per la prima volta, il treno che passava per Montemelino. Rosina racconta che la madre pagò una multa al controllore perché, non sapendo che per salire sul treno occorreva acquistare il biglietto, non aveva provveduto a farlo. Vista la gravità della malattia della figlia, la madre le portò una camicia da notte benedetta e alcune rose di Santa Rita. Dopo aver indossato la camicia e fatta la Comunione Rosina si sentì ancora più male e cercò disperatamente la madre che si era allontanata assistita dalle suore infermiere per non farsi vedere a piangere dalla figlia. Ma dopo mezzora Rosina riprese e la febbre scese fino a scomparire e dopo quattordici mesi di degenza tornò a casa completamente guarita. Il padre, mentre andava a lavorare, si raccomandava a Santa Rita perché gli restituisse la figlia sana. A guarigione avvenuta i genitori chiesero a Don Antonio Fedeli di offrire alla chiesa di Vignaia qualcosa come ringraziamento. Il parroco, molto titubante per il costo da sostenere, propose, dopo molte insistenze, l’acquisto di un Crocifisso. Alcune famiglie di Vignaia, in particolare Gemma Bartoccini Tribbiani, proposero di contribuire alla spesa ma i genitori rifiutarono e, rinunciando a comprare una cucina economica, incaricarono Don Antonio dell’acquisto sostenendo la spesa di 15 mila lire. Durante la malattia di Rosina gli abitanti di Vignaia si impegnarono in numerose pratiche religiose (recite del Rosario e i Giovedì di Santa Rita) per implorare la grazia della sua guarigione. 68


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Rosina 69


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Il nuovo parcheggio Il piccolo borgo di Vignaia protagonista del parco agrario della Fondazione Brunello e Federica Cucinelli. Settanta ettari di terreno a cavallo tra i comuni di Corciano e Magione, ai piedi di Solomeo, che saranno oggetto di una riqualificazione finalizzata a realizzare un “equilibrio perfetto” tra natura e uomo, corrispondente alla filosofia del proprietario della nota azienda umbra. Il progetto, denominato “per la bellezza”, è stato illustrato nei giorni scorsi ai cittadini di Vignaia alla presenza di Michele Baiocco, agronomo di Brunello Cucinelli. Il piano di riqualificazione della valle tra Solomeo, comune di Corciano, e Vignaia, comune di Magione, è stato presentata agli abitanti in occasione di una delle assemblee pubbliche che l’amministrazione comunale sta organizzando nelle varie realtà del territorio. «L'idea del parco agrario - ha spiegato Baiocco nell'illustrazione - è intimamente connessa con gli altri due parchi limitrofi, quello dedicato a don Alberto Seri, vocato allo sport e ai giovanissimi, e l'altro industriale, dove la Fondazione Cucinelli sta demolendo alcuni capannoni legati al terziario avanzato per ripristinare un ambiente naturale. Il progetto guarda dunque alle future generazioni, offrendo - ha concluso Baiocco - un concetto di “bellezza” che coinvolge in pieno anche la frazione di Vignaia». Una prospettiva che ha trovato grande favore sia tra gli abitanti. Erano presenti, oltre al sindaco di Magione Giacomo Chiodini, gli assessori Eleonora Maghini, Nazareno Annetti e Sauro Montanelli. I rappresentanti del Comune hanno 70


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ricordato il sostegno fondamentale dato dalla Fondazione alla realizzazione di un parcheggio nel centro storico di Vignaia, sottolineando l’aumentato interesse per la zona creato dalle attività di Brunello Cucinelli ed il miglioramento ambientale e viario dell’area circostante.

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La Scuola di Vignaia Sulla base di alcuni documenti dell’archivio scolastico di Magione e di alcune testimonianze, si può affermare che a Vignaia la scuola venne istituita alla fine della I Guerra Mondiale e sicuramente non oltre il 1920. Certamente era presente una pluriclasse nell’anno scolastico 1924/25. In quell’anno la maestra era la sig.ra Rina Menigatti e la scuola era intitolata a Enzo Valentini. Vennero ammessi a sostenere l’esame, che si tennero nei primi giorni di luglio, otto alunni (tutti maschi) ma solo sei si presentarono e, di questi, cinque vennero promossi. Le materie sulle quali gli alunni vennero esaminati erano: canto, disegno e bella scrittura, lettura espressiva e recitazione, ortografia, lettura ed esercizi di lingua italiana, aritmetica e contabilità, nozioni varie, geografia, lavori donneschi e lavori manuali, oltre al giudizio annuale sulla condotta, sulla volontà e carattere dimostrati nella ginnastica e nel gioco, sul rispetto dell’igiene e della pulizia personale, sulla religione. La valutazione era espressa con un giudizio sintetico del tipo: lodevole, buono, sufficiente, mediocre ed insufficiente. Dal registro si notano numerose assenze senza giustificato motivo, sicuramente attribuibili al fatto che gli alunni aiutavano i genitori nel lavoro dei campi. La prima sede della scuola era situata nella piazzetta centrale e lì rimase fino all’anno scolastico 1959/60, quando venne costruito un edificio, tuttora esistente ed utilizzato come circolo ricreativo. La scuola ospitava solo gli alunni delle prime tre classi che poi completavano l’obbligo scolastico presso la Scuola Elementare di Agello. Alla fine dell’anno scolastico 1973/74 la scuola di Vignaia venne definitiva72


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mente chiusa e gli alunni trasferiti nella scuola a tempo pieno di Agello.

le due sedi della scuola

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Il problema dell’acqua Visto che il territorio di Agello e Vignaia si presenta perlopiù collinare ed arido, un problema è sempre stato il rifornimento idrico soprattutto quello riguardante l’uso domestico. I fossi hanno da sempre svolto le funzioni importantissime di far defluire le acque piovane e di servire per poter abbeverare il bestiame, mentre per l’uso domestico venivano utilizzati gli scarsi pozzi esistenti. A volte bastava che una vena affiorasse in superfice perché diventasse un punto di riferimento unico. Dove invece la presenza di una falda acquifera permettava uno sfruttamento più adeguato sorgeva un pozzo come sulla zona dei Casengoli oppure una “canellina” tuttora funzionante come quella che si trova sulla strada delle Gracinesche. A Vignaia, lungo la strada provinciale all’inizio dell’abitato del paese, è visibile la ormai centenaria “canellina di Vignaia” e proprio di quest’ultima voglio parlare per sviluppare il tema di questo capitolo. Nell’agosto del 1901 gli abitanti di Vignaia chiedono al Municipio di Magione di provvedere a rifornire il paese di acqua potabile. Il 30 maggio 1907, l’Amministrazione Comunale, viste le condizioni igieniche di Vignaia, delibera di dare il via alla procedura per la realizzazione di un piccolo acquedotto utilizzando una falda acquifera presente nel terreno di proprietà del conte Conestabile della Staffa Il 30 maggio 1909, il Ministro Segretario di Stato concede un mutuo di lire 5.700 da contrarre con la Cassa Depositi e Prestiti ed i lavori vengono affidati alla ditta edile Zuc74


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chetti Guglielmo di Nazareno che provvede ad eseguire il progetto. Il 11 giugno 1909, la Prefettura di Perugia approva il progetto proposto. Il 2 gennaio 1914, la Giunta Municipale di Magione, presieduta dal Sindaco Guido Casini, prende atto della fine dei lavori e decide che l’acquedotto di Vignaia venga inaugurato il giorno 11 gennaio 1914. A nome di tutti gli abitanti Alessandro Lorenzetti invita il Sindaco a presenziare all’inaugurazione. Da quel giorno comincia a funzionare la “canellina di Vignaia” dove gli abitanti si recano per approvigionarsi di acqua potabile, mentre al conte Conestabile viene riconosciuto di utilizzare l’acqua per le necessità dei propri coloni, il bestiame e i vari usi agricoli. Tale situazione rimane inalterato fino al 1961, quando l’acqua potabile, proveniente dalla Cisterna comunale situata nella parte alta di Agello, permette agli abitanti di Vignaia di rifornire direttamente le proprie abitazioni. I lavori vengono sostenuti dall’Amministrazione Comunale, presieduta dal Sindaco Vincenzo Giannoni con il contributo volontario degli utilizzatori. Negli anni ’80, constatato l’aumento del consumo di acqua potabile, comune alle aumentate esigenze sanitarie, l’Amministrazione Comunale provvede al rifacimento della conduttura e ad aumentarne la portata. Da quel periodo il problema del rifornimento idrico di Vignaia può dirsi definitivamente risolto, ma la “canellina” ora non è più funzio75


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nante e si trova in un triste stato di abbandono. L’augurio è che, prima o poi, qualcuno provveda a restaurare il piccolo spazio ricordando l’importante funzione che la stessa ha svolto per tutto il 1900.

la canellina di Vignaia

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Toponimi e luoghi noti Storicamente il territorio di Vignaia è delimitato da due toponimi cartografati: il passo del lupo e la casella, ma esistono numerosi altri toponimi sia cartografati che non cartografati. I più anziani ricordano l’gioco, un tratto di strada per giocare in primavera a ruzzolone e la strada de le concimaie che portava al luogo dove veniva depositato il letame degli animali allevati in paese. Nella macchia del Chierca un tempo c’era una piccola cava conosciuta come ‘l burrone, mentre uno scoglio di pietra arenaria è conosciuto come scoièa. Sempre nella stessa località si trova la troscina, una pozza nella proprietà della famiglia Benagiano che si riempe d’acqua nella stagione invernale che risulta molto frequentata dai cinghiali secondo la testimonianza dei cacciatori. Oltre a questa, c’è da ricordare uno specchio d’acqua naturale denominato la peschea perché in passato vi si trovavano alcune specie di pesce di acqua dolce. La zona pianeggiante che da Vignaia arriva fino alla Pievaiola ha il toponimo cartografato ‘l pian de la Vèrna dal nome del torrente che l’attraversa. Al confine con Solomeo esiste il toponimo non cartografato fosso dei bovi evidentemente usato per abbeverare questi animali indispensabili, in passato, per i lavori dei campi. Nel centro abitato di Vignaia, tutti conoscono la casa del por Pompo, le stalle e la piazza del por Bertino, personaggi caratteristici del paese. Personalmente ricordo proprio il macellaio Bertino Cochetta, con il quale la mia famiglia condivideva la stessa attività commerciale e con il quale avvenivano frequenti scambi d’affari. 77


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Testimonianze Non conoscevo l’Umbria e nel lontano 1965, dopo essermi laureato, sono venuto a Perugia, come “assistente di medicina” presso il Policlinico Universitario di Monteluce. Piano piano mi sono inserito in un ambiente nuovo per me e con mia moglie ci siamo messi a cercare una casa di campagna per noi. Siamo così arrivati ad Agello e, nella strada che porta a Solomeo, abbiamo visto un grande ed abbandonato cascinale, quasi un rudere, con annessa una cappellina dal tetto parzialmente caduto ma il tutto pieno di fascino e con intorno un bell’appezzamento di terreno. Ce ne siamo innamorati a prima vista e grazie ad una piccola impresa del posto, però guidata da un galantuomo come Augusto Cristaldini e l’aiuto di due architetti di Roma amici di famiglia, Mazzocca e Nunnari, ci siamo imbarcati nella ricostruzione ed il recupero dell’intera struttura. Un altro fatto che abbiamo capito poi e che ci ha permesso di richiamare l’attenzione di Vignaia per la Cappellina è stata una valigia di cartone, recuperata in un angolo del sottotetto caduto, pieno di carte arrotolate alla rinfusa che hanno salvato degli ex voto semplicissimi: foto e lettere di ringraziamento per il ritorno a casa dalla guerra di tante persone. Questo lo consideriamo il punto di partenza dell’unione nostra a Vignaia e dello spirito che ci ha guidato alla ricostruzione della Chiesina. Oggi dopo tanti anni (1965-2016) e la guida di diversi sacerdoti (don Vando, don Giuliano, don Benito, padre Abele) con noi c’è un frate cappuccino, padre Francesco, che sempre sotto il suo vigile sguardo e conoscenza, ci ha permesso il culto domenicale e nei giorni festivi, che ci riempiono di gioia e la grande responsabilità particolare 78


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di custodire sempre il Santissimo. Un ultimo ringraziamento in preghiere alla bravissima sacrestana Mafalda Calzoni Bigarini e Tonino Chierico, ormai scomparsi ma presenti per noi nel Signore, che hanno dato con amore e devozione gratuitamente il loro lavoro per la cura materiale della Cappellina. Per ultimo, sentiamo, sotto l’assoluto controllo del nostro parroco padre Francesco, la responsabilità di migliorare sempre più l’uso della Chiesina che vorremmo più viva con capitoli semplici di cultura religiosa, con l’istituzione di una formazione per chierichetti e, per chi lo richiedesse, possibilità, con eventuale aiuto economico, di studiare musica per riattivare l’armonium durante le funzioni. Questa è la nostra storia, ma sappiamo molto bene che la Cappellina è tanto antica per almeno tre fattori; la data sulla porta d’ingresso, la lapide rotta sul muro delle porte laterali, sicuramente romana, e una campana del piccolo campanile. Questo della storia sarà la fatica di Gianni Dentini a cui va tutta la nostra stima e gratitudine. Ezio ed Annalisa Benagiano

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L’archivio storico comunale In quanto deposito di materiale documentario, l’archivio storico si propone come luogo prezioso in cui lo storico di professione, ma non solo, seleziona gran parte della documentazione che lo metterà poi sulle tracce dell’oggetto della sua indagine. Sia che rappresenti un complesso organico di carte prodotto da una persona oppure da un ente, durante lo svolgimento della sua attività, l’archivio è indubbiamente uno strumento fondamentale per la ricostruzione del passato. Gli archivi storici comunali in genere, come anche quello di Magione, costituiscono una fonte inesauribile di informazioni riguardanti avvenimenti grandi e piccoli, accaduti il più delle volte in ambito locale, ma che rimandano sovente ad una dimensione storica ben più vasta. Proprio per questa ragione, e in quanto oggetto dinamico di conoscenza, si rende quanto mai necessario parlare di archivi aperti, fruibili da coloro che per motivi di studio necessitano della loro consultazione. In questi ultimi anni il patrimonio documentario archivistico, e qui mi riferisco all’esperienza di Magione, grazie ad una sensibilità culturale dimostrata da un numero sempre più crescente di insegnanti, sta diventando oggetto di laboratori di storia rivolti anche a studenti delle scuole medie inferiori. I ragazzi, sapientemente guidati, attraverso un’attività stimolante ed innovativa, hanno l’opportunità di acquisire nuove competenze. Mentre con l’apprendimento mnemonico dal manuale scolastico si giunge ad una conoscenza riproduttiva, il lavoro diretto sul documento lascia il posto ad una tipologia di studio più critica, ragionata e dunque produttiva. Sapersi districare tra centinaia di documenti è veramente un’esperienza coinvolgente ed appassionante che, oltre a rivestire una funzione formativa, mette nelle condizioni il ricercatore di sentirsi fornitore di conoscenze, informazioni, magari piccole, ma frutto del proprio lavoro. Ed è proprio questa intima soddisfazione che poi lo spinge a cimentarsi in altre 80


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indagini. Il primo approccio al documento d’archivio, la sua analisi ed interpretazione è indubbiamente un fatto di alta specializzazione che, almeno nella fase iniziale, può creare delle difficoltà. Tuttavia, il “privilegio” di poter ricostruire sequenze storiche proprio da fonti dirette innesca spesso nel ricercatore, che non sempre è un addetto ai lavori, competenze o meglio capacità a lui sconosciute. L’indagine storica, attraverso la documentazione d’archivio, diventa allora quasi una sfida tesa a concludere una sorta di puzzle, dove i tasselli sono rappresentati dalle varie carte contenenti le informazioni ricercate. Ed è quello che è successo a chi scrive e credo anche all’amico Gianni Dentini nelle sue ultime due pregevoli pubblicazioni. Proprio l’archivio storico comunale di Magione mi ha dato l’opportunità di conoscerlo, di apprezzarne i modi garbati e la gentilezza, ma soprattutto il suo forte desiderio di ripercorrere, attraverso la ricerca d’archivio, la storia dei luoghi in cui è vissuto e di condividere con gli altri quanto da lui appreso.

Francesco Girolmoni Addetto alla biblioteca ed archivio storico comunali di Magione

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Un parere personale su questo lavoro In questi ultimi anni, a Magione e nel suo territorio, molti sono coloro che hanno scritto e continuano a scrivere libri, sia di natura storica, locale e non, sia a livello di narrativa. Ne deriva un fermento culturale che, al di là dell’opera prodotta, si connota comunque come fattore positivo. Tra questi vi è a pieno titolo il volume di Gianni Dentini su Vignaia che si connota per la consapevolezza, del nostro autore di non essere uno storico, ma un semplice appassionato della storia del suo territorio. E questo lungi dall’essere un difetto, è al contrario un pregio che fa di Gianni una persona che, legata alla propria terra e alla propria gente, cerca in qualche modo di raccontare questo suo legame fissandolo sulla carta e arrecando un contributo personale alla conservazione della memoria storica delle sue zone. Giovanni Riganelli

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Appendice Nell’inventario perugino dei beni ereditari, redatto da ser Severo di Pietro di messer Meo, protocollo n.450, aa.14861490, il 28 agosto 1489, vengono descritti gli oggetti presenti in una casa colonica di proprietĂ di donna Griselda Marchionis Gori ubicata nelle pertinenze del castello di Agello. La casa è composta di due sole stanze, ove la famiglia contadina vive e conserva gli attrezzi agricoli e le poche derrate alimentari di cui dispone. Nella prima stanza, oltre una lectiera vechia, una coltre cum uno poco di piume, un saccone de paglia e due paia di lenzuole usate, vi sono uno caldaiolo grande, uno spidone, uno padeletto de ramo, uno caldaiolo piccolo, una ceptarella, uno coltellacio de macello, una stradiera de ferro mezzana, un paio de pectene de stoppa, ed inoltre una serie di attrezzi agricoli: una gomea quasi nova, una palavanga roticia, uno zappone, doy palevanghe de ferro, uno vente scornato, uno bevente bono, una zappetella bona, uno scorcino grande, doy falcine grande da legniare, una falce da mietere, uno falcinello da fare erba, una altra gomea vechia, una zappa picola, una roncha, uno paio de forbece picole. Nella seconda stanza vi sono: certe tavole aconce per lectiera, uno saccone de paglia, uno paio de linzoli usati, una coltre de piuma, uno piumaccio de piuma, uno linzolo straciato, in alio licto certe tavole aconce per dormire, uno saccone de paglia, uno paio de linzoli usati, doy linzoli straciati, tre mantilelle usate, uno mantile grande da parecchiare, una matera vecchia da pane, una cassa cavata come uno trono, uno bigonzo voito, una gonella da donna de lazo quasi nova, una gonella de bisscio da donna usata, uno guarzone bianco de panno de lino, uno barletta picola, uno mortaio picolo, doy patene de tavola, 83


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infra scudelle, vasa, broche e pigniatte peze trenta. Ed inoltre vi sono conservate: una saccola cum mine, doy de grano, uno sacco cum meza mina de ciece, una saccola cum vente cascia, doy saccha piene de farina, uno sacco de remmolo, uno meza e mina da mesurare. L’elencazione dei beni di cui sopra ci porta a considerare un altro problema di cui sappiamo assai poco, quello, ossia, degli attrezzi agricoli di cui i coloni dispongono per lavorare la terra. In tutti gli inventari reperiti se ne dà una dettagliata descrizione dato che erano beni assai preziosi per l’economia familiare. Gli attrezzi elencati sono sempre gli stessi: aratri a vomere, palavanghe, zappe e zapponi, falci di varie misure ed usi, accette e asce da legna, ma non si trova mai traccia dell’aratro a ruote poiché tale strumento era diffuso solo nell’area centro settentrionale. Un altro elemento che si trova sia nelle case dei coloni come in quelle dei borghesi e dei nobili è relativo all’attrezzatura per lavorare l’uva e per conservare il vino.

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Bibliografia GIOVANNI RIGANELLI Castrum Agelli, un castello perugino ed il suo territorio nel medioevo Pro Loco Agello, 1992 ALBERTO GROHMANN Città e territorio tra Medioevo ed Età Moderna Volumnia Editrice Perugia, 1981 MARIA ANTONIETTA PAGNOTTA Due iscrizioni latine inedite in territorio perugino Bollettino Deputazione Storia Patria per l’Umbria, 1981 ORNERO FILLANTI Agello: nomi, persone, luoghi Centrostampa provincia di Perugia, 1993 FRANCESCO GIROLMONI Ricerche archivio storico Comune di Magione PIO RIGHI Ricerche archivio storico Distretto Scolastico Magione VARI Archivio parrocchiale di Agello ALFREDO BOLLONI Miscellanea FRANCO LORENZETTI Note autobiografiche 85


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Nomi citati Abbandoni Mauro Alberati Dino Alunni Rosina Bartoccini Tribbiani Gemma Baldoni Benito Benagiano Ezio Bigarini Pompilia Bolloni Alfredo Calzoni Bigarini Mafalda Castelli Annalisa Chierico Antonio Chierico Cesare Chierico Franco Chierico Giacomo Chierico Rita Chiodini Giacomo Ciaffoloni Francesco Cochetta Umberto Cochetta Serenella Conestabile Della Staffa Cristaldini Augusto 86


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Fedeli Antonio Governatori Giuliano Lorenzetti Giovanni Lorenzetti Franco Moroni Vando Macchiarini Artemio Macchiarini Valter Oddasso Oliveti Luca Paccaduscio Bruno Pagnotta Maria Antonietta Paletta Dina Riganelli Giovanni Sodacci Giuliano

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(*) Personaggi storici citati MATILDE DI CANOSSA (n. 1046 – m. 1115) Figlia di Bonifacio, signore di Canossa e marchese di Toscana e di Beatrice di Lorena, nacque probabilmente a Mantova, dove il padre aveva il suo palatium, ma ci sono altre città che rivendicano tale onore. Visse nel periodo più acuto della lotta delle investiture e fu la più valida sostenitrice della politica papale. Aveva possedimenti soprattutto in Italia settentrionale ma anche in Toscana ed Umbria. L’episodio culminante del duello tra la Chiesa e l’Impero, l’umiliazione di Enrico IV di fronte al pontefice Gregorio VII, avvenne nel 1077 nel castello di Canossa, di proprietà della contessa. Continuò a difendere il papato resistendo a Canossa fino alla sua morte. Anche il territorio di Agello e Vignaia fece parte dei suoi possedimenti MICHELOZZO MICHELOTTI (morto nel 1390) Appartenente all’autorevole famiglia perugina dei Michelotti, della fazione dei Raspanti e quindi avversaria dei Baglioni. Furono espulsi dalla città di Perugia nel 1382 dato che parteggiavano per l’antipapa Clemente VII , le loro case furono bruciate e sulla loro testa venne messa una taglia di 1000 scudi. Michelozzo nel 1390 tentò di rioccupare Perugia penetrando in città di nascosto dall’orto di San Domenico con 300 seguaci. La mattina dopo raggiunse la piazza e chiamò il popolo alla rivolta contro i Baglioni. La rivolta dei perugini non ebbe i risultati sperati e i nobili respinsero i fuorusciti uccidendone molti. Fra i cadaveri fu trovato anche il corpo di Michelozzo. 88


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FEDERICO I detto il BARBAROSSA (n.1125 – m. 1190) Figlio di Federico II, duca di Svevia. Alla morte di Corrado III, re di Germania, fu eletto suo successore. Assunse ben presto un atteggiamento di indipendenza verso il papato e nel 1155 discese in Italia ed incoronato re d’Italia a Monza. Proseguì verso Roma dove soppresse il Comune che vi si era costituito. Nel 1177 tornò in Italia e, nel viaggio verso Roma, alloggiò con il suo esercito a Vignaia nei possedimenti del successore di Matilde di Canossa. Da Vignaia, probabilmente emanò un editto di cui però non sono riuscito a trovare traccia CONESTABILE DELLA STAFFA La nobile famiglia che ancora risiede nella antica villa di Montemelino e che tanto ha influenzato la storia moderna di Perugia e della stessa Magione, è originaria di Narni. Arrivò a Perugia a seguito del matrimonio di Giovanni Conestabile Clementini con Anna Della Staffa Alfani e il loro figlio Francesco riunì i due casati. Per molti anni la famiglia ebbe parte attiva nell’Amministrazione Comunale di Magione. L’ultimo a ricoprire incarichi da assessore e consigliere fu il conte Francesco che aveva sposato una nobile russa. Le proprietà della famiglia comprendevano anche la maggior parte del territorio agricolo di Vignaia e, nella prima parte del secolo scorso, molti furono gli abitanti di Agello e Vignaia che lavorarono come braccianti nelle proprietà del Conte FRA BEVIGNATE (morto nel 1500) Nacque a Perugia e prese l’abito monacale, un rozzo vesti89


to bianco con una cintura turchina, in tenera età. Fece vita eremitica presso nei pressi della città natale, dove visse in penitenza e contemplazione. Soggiornò per un certo periodo anche a Vignaia. Morì nel suo tugurio il 14 maggio 1500 e i perugini eressero una chiesa (presso il cimitero cittadino) sulla sua tomba. La Chiesa era officiata dai Cavalieri di Malta e, dal 1640, passò agli agostiniani


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Sommario Premessa pag. 7 Prefazione pag. 11 Vignaia: una piccola realtĂ

pag. 13

Note storiche pag. 15 Ricordi del secolo scorso

pag. 28

La Chiesa di Vignaia

pag. 34

Gli arredi sacri

pag. 48

Gli ex voto pag. 64 La testimonianza di Rosina

pag. 67

Il nuovo parcheggio pag. 70 La scuola di Vignaia

pag. 72

Il problema dell’acqua

pag. 74

Toponimi e luoghi noti

pag. 77

Testimonianze pag. 78 Appendice pag. 83 Bibliografia

pag. 85

Nomi citati pag. 86 Personaggi storici citati

pag. 88

Sommario pag. 91 91


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Ringraziamenti pag. 93 L’autore pag. 94

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Ringraziamenti Giacomo Chiodini Francesco Girolmoni Giovanni Riganelli Pio Righi Piero Dentini Riccardo Cacioppolini Alessandra Moroni Filippo Dentini Luca Oliveti Ezio e Annalisa Benagiano Franco Chierico Giacomo Chierico Franco Lorenzetti Gli abitanti di Vignaia

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Gianni Dentini: l’autore E’ nato ad Agello il 1 dicembre 1945. Si è diplomato nel 1964 e ha frequentato il corso di laurea in Scienze Statistiche presso l’Università “La Sapienza” di Roma. In seguito alla partecipazione con successo a corsi di elaborazione elettronica e programmazione informatica presso l’IBM ha lavorato come programmatore-analista nei centri elaborazione dati di importanti aziende umbre. Nel 1976 è stato assunto dalla Cassa di Risparmio di Perugia dove ha lavorato fino al pensionamento nel 2004. E’ stato uno dei fondatori della Pro Loco Agello ed ha promosso, in particolare, l’attività culturale della stessa, curando mostre di pittura e scultura con la partecipazione di grandi artisti internazionali. Dal 2001, in collaborazione con il critico d’arte Eugenio Giannì, ha organizzato nove mostre di grafica internazionale presso la Sala Vincioli ad Agello, ad Arcidosso, a Marsciano, a Monte Castello Vibio, a Castiglione del Lago, a Rieti e al Museo d’Arte Moderna di Roma con l’esposizione di opere grafiche di grandi artisti italiani ed europei. In particolare l’ultima è stata dedicata a Gerardo Dottori con la presentazione dei disegni preparatori dell’affresco realizzato dal grande maestro perugino presso la Cappella dell’ex-ospedale di Monteluce. Attualmente è membro del “tavolo della cultura” del Cesvol di Perugia e rappresenta lo stesso nel comitato “InVitro” per la promozione della lettura fin dalla prima infanzia. E’ vicepresidente del “Centro d’iniziativa sociale” di Magione e collabora a numerose attività culturali promosse nel territorio comunale. E’ membro della Commissione comunale di Toponomastica. 95


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Ha iniziato un’intensa attività teatrale nel 1970 come attore principale con la compagnia Amici del Teatro di Agello e successivamente ha recitato con registi come Giampiero Frondini, Medhi Kraiem e Domenico Madera. Dal 2010 collabora con alcune compagnie teatrali amatoriali come regista di spettacoli teatrali e recitals di musiche e poesie. Dal 2014 è il regista della Compagnia Le Ginestre, dal 2016 cura la regia del gruppo teatrale di Montegabbione. Dal 2015 collabora, come volontario, con la casa protetta per disabili Nuova Alba e tiene, insieme alla moglie, un laboratorio teatrale. Nel 2014 ha pubblicato un piccolo volume di poesie “Continuo a cercare” ed alcune di queste hanno avuto riconoscimenti in concorsi letterari italiani e sono presenti in alcune antologie. Nel dicembre del 2015 ha pubblicato il libro “Un vecchio castello che vigila fiera” che ripercorre le tappe più significative della sua attività ad Agello nel campo culturale e sociale. Nel 2016 ha pubblicato un nuovo volume di poesie con il titolo “20 x 70”

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