Volontariato: attitudine di ascolto e apertura all'altro - Storia nr.27 tratta da "Storytelling di..

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Per ripartire Insieme Storia nr.27



incontri Volontariato: attitudine di ascolto e apertura all’altro La mia esperienza di volontaria è una narrazione di alcune giornate di attività e momenti significativi che hanno toccato e cambiato la mia vita. 15 giugno 2001 “Cosa fai ora che è finita la scuola, non vorrai iniziare a fare i compiti a giugno?” mi prende in giro mio zio Roberto, in realtà mi sta proponendo un’esperienza come animatrice in un’associazione di volontariato di cui fa parte. “Perchè no”, mi dico, ho 16 anni, il campo scout sarà a luglio e io non sono una che ama dormire o stare ferma, andrà a finire che parteciperò al Centro Estivo e sarà stancante più di ogni altra cosa mai fatta prima, ma insieme alla fatica mi porterò a casa l’entusiasmo di una bella esperienza, l’affetto dei bimbi che avrò incontrato, la soddisfazione di averli aiutati dove incespicavano, nuove amicizie e nuovi stimoli per il futuro 10 dicembre 2006 Sono demoralizzata, mi trovo in una scuola media di Mirafiori, è la prima volta che partecipo come volontaria di A.gio. a un progetto complesso: “Provaci ancora Sam” che ha come obiettivo il contrasto alla dispersione scolastica. S. è scappato di nuovo, nonostante con Grazia e Paolo avessimo organizzato dei giochi pedagogici divertenti da fare nelle ore di lezione, l’hanno recuperato e ora aspettiamo insieme i genitori. è seduto in silenzio, mi sposto accanto a lui, gli offro qualcosa da mangiare, non so bene cosa dire “Sei preoccupato?” chiedo incerta “no, voglio andare a casa” ripete più volte, “è dura stare qui” provo ad azzardare, ma proprio in quel momento compare l’operatrice, gridando “S., di nuovo sei scappato, quando ci sono io tu in bagno non ci vai più, te la fai addosso ma non ti faccio uscire!” L’incantesimo è rotto e anche le mie speranze di poter trovare un ponte comunicativo, o almeno di gettare una cima al bambino-ragazzo che si trova in un mare d’angoscia. Smaltita la rabbia penso che la buona volontà è utile, ma occorrono anche strumenti, inizierò così la mia formazione prima nei gruppi 123


incontri messi a disposizione nell’ambito del progetto, poi per conto mio, perché anche ad ascoltare si può imparare. Anche in associazione ci attrezzeremo per offrire strumenti oltre che esperienze di volontariato, perché nessuno debba più sentirsi sopraffatti da qualcosa di troppo grande per essere affrontato. 15 novembre 2007 Sono per le scale di un condominio in zona Lucento a Torino, con un agente immobiliare impomatato che mi guarda con aria diffidente. Devo vedere un appartamento, sono preoccupata, già mi manca l’aria, gli spazi sono angusti e pure un po’ malandati, anche se non è questo che mi spaventa. Aspetto un bambino per la primavera, e proprio non me lo aspettavo. Rifletto sul fatto che davvero ora la mia vita cambierà, altro che passare dalle superiori all’università, dovrò adattarmi, nella mia vita non ci sarà più molto spazio per fare ciò che mi piace o che mi sembra giusto. Ho detto al gruppo scout che avrei interrotto il mio servizio con i ragazzi, sono stata sul vago con le spiegazioni, ma ora la nausea è ben specifica e presente. “Suo marito lavora?” mi chiede l’agente con tono beffardo. “Non siamo sposati” mi affretto a dirgli “ E’ studente, ma non ha intenzione solo di studiare”, continuo sorridendo anche se proprio la cosa non mi diverte. Il mio compagno Mario ha ripreso a studiare proprio qualche mese fa e ha davanti a sé tre anni di corso di laurea in infermieristica, sempre che tutto vada bene, prima di avere un lavoro degno del rispetto di questo signore qui. Ho 23 anni e per la prima volta sto cercando di fare programmi seri e difficili, ma sono abituata solo a conciliare studio, lavoro, volontariato, vacanze e serate in compagnia e se i conti non tornano pazienza, si può sempre tornare a casa. 15 gennaio 2008 Cammino nell’atrio dell’associazione A.Gio., è un po’ di tempo che non ci entro, qualche nuovo cartellone, qualche arredo spostato, ma la stessa luce e lo stesso odore. La quiete che precede o segue l’arrivo dei ragazzi, quando le cartelle e le giacche verranno poggiate, o meglio buttate sugli attaccapanni e via di corsa a giocare a pallone . Li ho accompagnati e giocato con loro tante volte, ma ora quello mi 124


incontri sembra un tempo infinitamente lontano, chi mi restituirà la mia forma fisica, potrò concedermi ancora partite in infradito e mimi, scenette, pignatte? Mi aspettano Pasquale e Roberto, l’associazione sta cercando dei volontari che vogliano di nuovo abitare la “casetta”, un appartamento che si trova nella sede dell’associazione, rimasta vuota dopo il tempo in cui ci vivevano gli obiettori di coscienza durante il loro servizio civile, con qualche lavoretto da fare. Serve qualcuno che abiti di nuovo quell’appartamento in cui hanno sede oltre all’A.gio., altre due organizzazioni di volontariato, di notte ogni tanto qualcuno cerca di entrare, per dormire al coperto o prendere un po’ di ferro da rivendere: questi sono gli inconvenienti del mestiere quando si aiutano gli ultimi e i più fragili. Andiamo a fare un sopralluogo preliminare nella “casetta” con Pasquale, che si mostra fiducioso: “Con qualche lavoretto l’appartamento sarà a posto e se ha accolto sette obiettori potrà accogliere anche due ragazzi e un bambino; avrete oneri e onori, sarà un volontariato diverso, ma non per questo meno utile per tutti, voi compresi” mi dice ridendo. E un po’ di fiducia inizia ad arrivare anche dentro di me. 15 giugno 2008 Arranco, trascinandomi dietro un bidone dell’immondizia, abbiamo fatto la festa di fine anno scolastico e sta per iniziare il centro estivo, quest’anno non seguirò le attività come animatrice, ma visto che da qualche settimana io e il mio compagno Mario viviamo proprio nella casetta nel cortile sede di A.Gio. ci renderemo utili in altri lavori, intanto che aspettiamo l’arrivo del nostro bambino e il servizio immondizia è sempre molto gradito! Mario si da da fare per coprire qualche turno di trasporto ragazzi con il pullmino, io nel tempo libero li vedo giocare dalla finestra, mi bagnano tutti i vetri e il bucato quando si dedicano a giochi d’acqua e quando mi incontrano mi chiedono ogni genere di informazioni su nascita, gravidanza, allattamento, educazione dei figli...di cui peraltro non so quasi niente! Ma mi commuovono e mi fanno immenso piacere tutte queste spontanee e sincere attenzioni...mi sento davve125


incontri ro meno sola nelle lunghe ore delle ultime settimane di attesa. 2 febbraio 2011 Vivere qui questi anni non è stato sempre facile, a volte ho avuto la sensazione di non poter mai davvero “chiudere la porta”, c’è sempre qualche volontario che ha dimenticato a casa le chiavi dell’associazione, ha avuto un imprevisto, la carta igienica che finisce, qualche ragazzino che è caduto e proprio quel giorno abbiamo finito i cerotti e qualcuno che bussa per chiedermi “Martina, hai dell’olio, dell’aceto della coca cola e dello zenzero per fare un gioco?” . Ci è capitato di ospitare ragazzi in difficoltà i cui genitori tardavano ad arrivare, alcune volte abbiamo dovuto gestire situazioni delicate e farci un po’ genitori anche di qualche bambino che frequentava l’associazione. A volte è stato un impegno quasi totalizzante e ritagliare i propri spazi è stata una fatica e una conquista. Oggi, giorno in cui proprio qui, grazie al servizio di parto a domicilio dell’ospedale S.Anna, è nata la mia seconda figlia Cecilia, tutta questa fatica l’ho dimenticata in un attimo. Questa mattina, prima che potessi uscire a dare la notizia, ho trovato sulla porta un cestino pieno di piccoli doni fatti a mano dalle volontarie di “Regina della Pace”, associazione che condivide la sede con noi e fornisce beni di prima necessità a persone in difficoltà. Queste signore, nonostante il grande impegno di ogni giorno, hanno trovato il tempo per confezionare cuffietta, babbucce, copertina per la mia piccola. Condividere grandi impegni anche in “settori” diversi crea grandi legami tra le persone, ci allena a ricordarci dell’altro, a creare e donare con amore. 14 maggio 2013 Villaggio delle Stelle, Luserna San Giovanni. Il cielo, come suggerisce il nome del luogo, è davvero stellato questa sera, anche il giardino del villaggio di baite in pietra nel quale siamo è pieno di lucine che si muovono veloci, compaiono e spariscono...sono le torce dei ragazzi, che stanno affrontando il “gioco notturno” che abbiamo organizzato per loro. Giocano per divertirsi, ma qui il gioco servirà anche per crescere, 126


incontri mettersi alla prova, sfidare le proprie paure ed imparare a collaborare. Per questo cerchiamo di organizzare un piccolo soggiorno con pernottamento almeno una volta all’anno: vivendo insieme diventa tutto più semplice, i legami tra animatori e ragazzi si fanno più forti e profondi, e queste forze, una volta acquisite, resteranno e serviranno molto quando, una volta tornati, gli stessi volontari dovranno sostenere i ragazzi nell’affrontare esami scolastici, compiti e momenti delicati di crescita. Quest’anno abbiamo fatto le cose in grande, i ragazzi sono parecchi ma si è creato un bel clima di amicizia e allegria, io sono salita con la famiglia per dare una mano in cucina e con la logistica. 3 dicembre 2016 Questa data, apparentemente poco significativa, mi ha insegnato qualcosa di molto importante. è il giorno che le associazioni A.Gio., Regina della Pace e PANDHA, che con noi condividono la sede, hanno scelto per organizzare una grande manifestazione di protesta per sensibilizzare gli Enti Pubblici, proprietari dell’immobile presso cui operiamo e l’opinione pubblica per darci modo di continuare a svolgere la nostra “mission”, la nostra opera in servizio alla cittadinanza. Questo piccolo evento e la necessità stessa di dover lottare per qualcosa che il buon senso considererebbe scontato, mi ha dato nuova fiducia. Abbiamo organizzato un evento con giochi per ragazzi, momenti di discussione e riflessione per soci, cittadini e politici; alla fine questo impegno, unito ad un lungo lavoro di collaborazione, contrattazione, spiegazione di quello che facciamo ogni giorno di utile al nostro territorio, ha portato a risultati insperati. 10 luglio 2017 Dalla finestra della casetta in cui sto cullando la nuova nata di casa, scorgo un lungo serpentone ordinato che procede sotto il sole non più timido delle ore 9 di una mattina estiva: cappelli colorati, zainetti, gridolini allegri, facce distratte quelle dei bimbi, concentrate quelle degli animatori, stanno attraversando la strada, gesto semplice che però può diventare complicato quando si guida un gruppo di una quarantina di bambini e ragazzi! Il gruppo del centro estivo si dirige verso la fermata del bus, niente di 127


incontri strano, ma quanto lavoro ci vuole ogni anno per arrivare a tutto questo: sintonia tra volontari responsabili e giovani animatori, rapporto di fiducia, affetto, rispetto dei ruoli con i ragazzi e gioia. Non è venuto niente per caso, è stato un lungo anno di promozione della nostra idea di volontariato, di formazione e di pratica per i ragazzi delle scuole Superiori che si sono messi in gioco come aspiranti volontari. Partendo da percorsi di Alternanza Scuola Lavoro o stage formativi scolastici, hanno affrontato ogni giorno nuove sfide… ed è bello vederli partire, ma anche restare la sera, dopo la conclusione delle attività, a chiaccherare, programmare le ultime cose, fare con cura qualcosa per qualcun altro. novembre 2018 Questa sera sono stata eletta dall’assemblea soci legale rappresentante dell’Associazione A.Gio., una responsabilità che forse avrei voluto evitare... ma la vita, e questo l’ho imparato proprio qui, a volte ti pone soluzioni inaspettate. Mi chiedo come farò a gestire tutto, dovrò allontanarmi e lasciare qualche attività con i ragazzi, ho quattro figli piccoli, un compagno che lavora e ahimè una casa da tenere in ordine, o almeno provarci. 17 dicembre 2018 La mia prima uscita da presidente. C’è davanti a me un cerchio di 70 bambini di una scuola primaria di Santa Rita, con i loro insegnanti e un grande albero di Natale. I bambini stanno leggendo i loro pensieri, nati dopo una mattinata di laboratorio manuale di lumini e di giochi divertenti, ma volti a creare un clima di inclusione...sono parole davvero belle. Non abbiamo imposto compiti né dato consegne questa mattina, abbiamo solo cercato di creare oggetti luminosi in un clima di allegria natalizia, ascolto e collaborazione. Ognuno porta in sé i semi, particolari e unici, dell’attenzione all’altro e al benessere di tutti, noi non abbiamo fatto altro che dar loro terra buona e acqua. Subito sono sbocciati, e non solo quelli giovani!

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incontri 12 marzo 2019 Laboratorio di pittura. Abbiamo deciso questo mese di svolgere un laboratorio distensivo, i bimbi ci sono sembrati stanchi ed agitati, nervosi...ho pensato quindi di provare a guidare un’attività dove ognuno potesse disegnare cosa sente e dove nessuno dicesse all’altro cosa deve fare o se quello che ha dipinto è bello oppure brutto. Mentre allestiamo la stanza con gli altri volontari dico loro di non farsi grandi aspettative, provare a stare vicino ai bimbi e dipingere, uno accanto all’altro, grandi e piccoli, ognuno sul proprio foglio. Quest’anno facciamo davvero fatica a contenerli, a volte, a canalizzare le loro energie non nell’aggressione reciproca, ma nella creazione di qualcosa o nell’imparare qualcosa di bello, ma è difficile ed alcune volte esci sfiduciato. Entriamo, movimenti calmi e voce bassa per cercare di favorire l’atteggiamento tranquillo, ma subito senti i prevedibili”A me non piace pitturare”, “Io faccio schifo in disegno”, “Togliti, ti ammazzo!”, mettiamo i fogli sul muro cercando di riportare l’attenzione a ciò che stiamo facendo, non sgridare, non giudicare. Si fa silenzio, poi riprende il chiacchericcio, “Mi serve il rosso scuro”, “Il verde, come si chiama quello del muschio” “Voglio fare un fulmine”...il lavoro procede, i più veloci mettono su un secondo foglio, i disegni si riempono piano piano di colore, qualcosa desta la mia attenzione: D. dopo una carrellata di tutti i videogiochi cruenti cui dice di giocare ora fa una pausa di riflessione, poi inizia a raccontare alla sua vicina della casa in cui vive, un centro di accoglienza vicino alla nostra associazione, racconta di come ci siano altri bambini altre mamme, gli educatori, con naturalezza, mentre dipinge. Magia della pittura, non posso che osservare tra me e me, e alla fine del tempo del dipingere devo anche dire che dobbiamo interrompere, continueremo la prossima volta. La mia famiglia ha bisogno di una nuova casa, la casetta è ormai davvero stretta ed è da qualche tempo ormai che giriamo alla ricerca di un buon posto per tutti, grandi e bambini. Il mio compagno è più deciso e coraggioso, ma io, dopo 11 anni di vita qui, non riesco quasi ad immaginarmi in un altro luogo. 129


incontri La mia ormai familiare attitudine da mamma non riesce neanche a immaginare questo luogo senza noi che mettiamo fuori l’immondizia, spegniamo le luci, riordiniamo dove c’è disordine e mettiamo una pezza quando serve; abbiamo sempre rimandato, ma ora che ho un nuovo ruolo più istituzionale il mio volontariato deve davvero cambiare forma per essere più utile in modo diverso: ci sono progetti da scrivere, persone da coordinare, eventi da organizzare e soluzioni da meditare e, non ultimo, ci sono tanti giovani volontari che passano davvero, molto tempo impegnati nelle attività dell’associazione. E’ ora di trovarla questa altra casa e questo nuovo progetto, non appena mi convinco davvero di questo, ecco che si affaccia proprio davanti a noi la soluzione. Il volontariato, quando è un’attitudine di ascolto e apertura all’altro, non si cancella con un trasloco, si trasforma, cambia seguendo le strade della vita, ed è così che le associazioni “vive” sono entità fluide che prendono forma nuova ogni volta che qualcuno ci aggiunge il suo colore e la sua forza. Martina Bertoglio Associazione A.Gio. Torino Educare la gioventù di ogni ceto sociale, etnia e religione alla totalità della Vita

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